Newsletter di Progetto - Agorà dei diritti

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Newsletter di Progetto - Numero 3

Anno 2008 - Numero Unico

QUALE CITTA’ PER QUALE SVILUPPO? I RISULTATI DELLA PARTECIPAZIONE PER PREPARARE LA SFIDA DEL PIANO STRATEGICO Una sintesi del “Rapporto definitivo” sulle attività di Agorà dei Diritti, che illustra le indicazioni e gli orientamenti emersi per la definizione del progetto di sviluppo per il territorio ed il Piano Strategico. Il progetto Agorà dei Diritti, nel corso di circa due anni di attività, si è posto lʼobiettivo concreto di costruire le condizioni per garantire una maggiore partecipazione dei cittadini e degli attori del territorio nella scelta di politiche e programmi finalizzati a promuovere lo sviluppo del sistema economico e sociale, ma anche la qualità del contesto urbano. Tale percorso è stato realizzato attraverso una serie di attività ed iniziative tese a creare canali di dialogo e di ascolto tra lʼAmministrazione Comunale ed i cittadini, ma anche a stimolare il dialogo ed il confronto fra questi ultimi e tra i soggetti rappresentativi delle categorie economiche e sociali, in relazione ai temi legati alla capacità di promuovere e gestire lo sviluppo per il territorio. Ciò è stato fatto, tra lʼaltro, sperimentando metodi e strumenti di partecipazione ed anche le nuove tecnologie per la comunicazione, al fine di ricercare modalità nuove ed efficaci e di realizzare veri spazi di partecipazione. Lo sviluppo di tale percorso certamente non semplice - il primo processo di partecipazione “strutturato” che è stato organizzato sul nostro territorio - ha dato vita ad una serie di risultati, alcuni di questi “concreti e tangibili” [continua in pagina 2] di Fabrizio Alaimo

La città di Favara vista dai Ragazzi La Città dei ragazzi e delle ragazze viene rappresentata in una mappa on line, che ci descrive come e perché viene da loro “usata” la città e come la vorrebbero. Nellʼambito del progetto “Agorà dei diritti” è stato sviluppato un ulteriore progetto, “La città dei ragazzi e delle ragazze”, che ha coinvolto i giovani e le scuole di Favara e di cui abbiamo già parlato nei precedenti numeri di questa Newsletter. Tra le attività - peraltro non ancora concluse - che hanno visto coinvolto il gruppo di ragazzi e ragazze di Favara, guidati dai loro docenti- tutor, vogliamo illustrare in questo numero, in particolare, quanto emerso attraverso la Costruzione della mappa degli usi della città dei ragazzi e delle ragazze. I giovani favaresi del progetto “La città dei ragazzi e delle ragazze” hanno sperimentato la loro capacità di poter essere soggetti attivi anche nel processo di pianificazione dello sviluppo urbano, provando a rappresentare la loro “visione” di città con i suoi spazi attraverso una “Mappa degli usi della città“ costruita attorno ai punti nevralgici “vissuti e attraversati” dai ragazzi. Con lʼausilio delle tecnologie digitali i giovani delle scuole hanno individuato i nodi fondamentali della mappa della “loro” città, realizzando delle schede descrittive di questi spazi ed esprimendo alcune [continua in pagina 8] di Giusy Amella

L’esperienza di Agorà dei Diritti vista dai partecipanti: le valutazioni di alcuni attori coinvolti nelle attività Ascolto e partecipazione sono due parole chiave dellʼesperienza di Agorà dei Diritti, le cui attività sono state pensate proprio come inedito spazio di incontro ed esercizio di cittadinanza attiva. Coerentemente con questi presupposti e con la metodologia fin qui praticata, nella fase conclusiva del progetto, abbiamo avviato un breve percorso di valutazione che ha coinvolto alcuni degli attori del territorio precedentemente impegnati in vari momenti del progetto. Il coinvolgimento dei partecipanti nel processo di valutazione di unʼesperienza complessa come quella di Agorà è infatti cruciale per comprendere appieno i significati, gli esiti e le opportunità aperte dalle azioni dispiegate nel corso del progetto. Ai nostri interlocutori, impegnati nel mondo delle professioni, del sociale o nelle istituzioni, abbiamo dunque chiesto, nel corso delle interviste, di esprimere il proprio punto vista rispetto al tema dellʼefficacia e dellʼutilità del progetto, tenendo presenti le caratteristiche ed i vincoli espressi dal contesto socioculturale di Favara. Questa ulteriore fase di ascolto ha permesso di cogliere posizioni e rappresentazioni nel complesso assai favorevoli sulle attività svolte nellʼambito di Agorà dei diritti. Considerando lʼinsieme delle attività proposte dal progetto (sia i tavoli per il piano strategico che “la città dei ragazzi”) è stato sottolineato che “lʼimpatto cʼè stato, cʼè stata la capacità di occupare anche gli spazi di comunicazione, cosa che è fondamentale. [il progetto] ha avuto impatto perché è stata curata la comunicazione allʼesterno”. Importante, secondo qualcuno il ruolo dellʼélite imprenditoriale [continua in pagina 8] di Simone Lucido e Maurizio Giambalvo


QUALE CITTA’ PER QUALE SVILUPPO? I RISULTATI DELLA PARTECIPAZIONE PER PREPARARE LA SFIDA DEL PIANO STRATEGICO di Fabrizio Alaimo

Una sintesi del “Rapporto conclusivo” sulle attività di Agorà dei Diritti, che illustra le indicazioni e gli orientamenti emersi per la definizione del progetto di sviluppo per il territorio ed il Piano Strategico. prendimento” del territorio, facendo emergere quegli elementi di contesto, di natura strettamente “qualitativa” (identità, conoscenze, sistema di relazioni, approccio culturale, etc...) che contribuiscono a formare - insieme ai fattori fisici e infrastrutturali - quel sistema di risorse senza il quale un territorio e la propria comunità non possono sviluppare efficaci processi di crescita economica, sociale e culturale; [continua dalla prima] (ne è un esempio il finanziamento del progetto del Piano Strategico, che in questi giorni sta formalmente prendendo avvio), altri meno tangibili, ma non per questo meno importanti: ci riferiamo, in particolare, ai “contenuti” emersi attraverso le attività di ascolto dei partecipanti, ovvero alle idee, le percezioni ed i concetti attraverso cui i cittadini e gli attori locali rappresentano ed interpretano la città, il territorio ed i temi legati allo sviluppo dello stesso. Sono questi i risultati che abbiamo raccolto e descritto nel “Rapporto sui risultati emersi dalle attività realizzate con il progetto Agorà dei Diritti”, e di cui è prevista la presentazione nellʼambito del Workshop conclusivo del Progetto. I contenuti del Rapporto - insieme ad altri già restituiti nel corso dei mesi scorsi - rappresentano un ulteriore contributo al processo reale di pianificazione partecipata, scaturito direttamente dal Progetto Agorà dei Diritti, che ha consentito alla città di sperimentare il primo Forum pubblico per lo Sviluppo e di predisporre un progetto di Piano Strategico, che giusto in questi giorni sta per essere formalmente avviato. Per due motivi, fondamentalmente: - il primo perché lʼattività di ascolto sviluppata con Agorà dei Diritti (e sinteticamente restituita dal Rapporto) ha consentito una forma nuova di “ap-

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- il secondo motivo è perché la disponibilità di tali informazioni consente di leggere ed interpretare meglio il contesto territoriale in relazione alla necessità di definire obiettivi di sviluppo futuro condivisi e rispondenti alle reali potenzialità ed esigenze della comunità che ci vive. Il Rapporto, inoltre, essendo la restituzione di quanto espresso dai partecipanti nellʼambito del Forum per lo Sviluppo (ma anche nellʼambito dei forum on line e del progetto La città dei ragazzi e delle ragazze) consente, se considerato parte integrante della Proposta di Piano Strategico, di attribuire alla stessa il valore di “documento condiviso di orientamento” per il Piano Strategico, ovvero frutto di un processo di analisi partecipata del problema oggetto del confronto, e non, invece, della sola elaborazione di tecnici esperti. Ciò garantirebbe al Piano Strategico una valenza particolarmente innovativa, in quanto certificherebbe la natura partecipativa di questo processo sin dalle sue primissime fasi. Ma la funzione del Rapporto non si esaurisce in questʼaspetto: restituendo anche considerazioni e valutazioni in relazione ai “fattori critici” riscontrati nel corso del processo partecipativo sviluppato da Agorà dei Diritti, il Rapporto rappresenta anche un utile “strumento” per chi, da qui in avanti, avrà il compito di governare il processo partecipativo che dovrà animare il Piano Strategico, in quanto avrà la pos-

sibilità di valutare in anticipo rischi ed opportunità che potranno emergere in relazione alle condizioni specifiche del nostro contesto territoriale ed organizzativo.

In fondo, la necessità di “costruire le condizioni culturali ed organizzative” per rendere capace il territorio di costruire progetti condivisi e partecipati - evitando di mettere in atto processi di promozione dello sviluppo in grado di produrre solo esiti insignificanti e deludenti, come è avvenuto finora - è stata la ragione principale che ha mosso, circa tre anni fa, lʼidea di realizzare il progetto Agorà dei Diritti. Continuare a perseguire tale obiettivo, attraverso il Piano Strategico, sarà il prossimo banco di prova, per gli organi di governo locale e per coloro che saranno chiamati a partecipare nella costruzione di questo processo; banco di prova, su cui si potrà misurare la capacità di que-

sto territorio di costruire politiche trasparenti, autenticamente condivise ed in grado di cambiare veramente il nostro territorio.


verso una “meta” finale da conseguire, al fine di raggiungere un maggior livello di benessere economico e sociale. Il Piano Strategico, di conseguenza, rappresenta il piano dʼazione che individua ed organizza modalità, risorse e tempi per conseguire la “meta” e quindi realizzare la vision. Lʼindividuazione della vision (cosa vogliamo ottenere, verso quale direzione vogliamo andare), ossia dellʼobiettivo strategico del Piano è, infatti, il passo iniziale che va fatto in un processo di pianificazione strategica, per poter poi costruire una coerente strategia di intervento da adottare (con cosa e come realizzare la visione?) per conseguire gli obiettivi individuati. La questione della vision, nellʼambito del Forum, è stata posta sinteticamente in questi termini: “quale prospettiva credibile di sviluppo la città ed il territorio possono perseguire per i prossimi 10 anni? Quale idea-forza o quale risorsa (culturale, economica, sociale), se opportuna-

mente valorizzata, può consentire al territorio la possibilità di costruire un progetto di sviluppo fattibile tramite cui ottenere maggiore competitività economica e/o maggiore benessere sociale?” Inoltre, in seguito a tale domanda, è stato chiesto pure di riflettere su un altro aspetto fondamentale nella costruzione di un disegno di sviluppo, ovvero la questione delle criticità percepite, dai soggetti ascoltati, come di ostacolo o risorsa in relazione allo sviluppo dello stesso. Per criticità si intende, generalmente, un fattore (comportamento, prassi, stati di fatto, condizione ambientale etc…) percepibile in modo negativo (punto di debolezza, minaccia) o positivo (punto di forza, opportunità) in relazione agli obiettivi di sviluppo prefissati. La riflessione e la valutazione sui fattori critici, tra le altre cose, è utile a valutare le reali condizioni di fattibilità della vision, e quindi il livello di “concretezza” del progetto di sviluppo territoriale.

La visione di sviluppo La prima considerazione che si può fare in relazione agli elementi emersi attraverso le attività dʼascolto del territorio, è che non pare emergere, in modo chiaro ed univoco, una visione futura ben identificabile di sviluppo o una prospettiva chiara e precisa di cambiamento. Non si individua ancora unʼidea-forza o una visione immediatamente riconoscibile ed unificante del territorio, specie se si esce fuori dai confini ristretti dei singoli territori comunali e ci si pone in una prospettiva di “area vasta”, come quella che interessa il Piano Strategico. Il territorio del Piano non viene ancora percepito come un sistema territoriale unitario ed integrato nei suoi elementi, pur essendo in effetti connesso da diversi fattori di carattere territoriale, economico ed amministrativo (ricordiamo che Comuni del Piano hanno un medesimo baricentro geografico ed amministrativo che è Agrigento, condividono infrastrutture e servizi, sono attraversati dagli stessi assi di collegamento); evidentemente, la visione unitaria di questo territorio da parte della sua comunità è ancora un obiettivo da conseguire, piuttosto che un dato di fatto o una risorsa. E ciò risulta abbastanza comprensibile, se si considera che fino ad ora non sono stati sviluppati in modo incisivo e stabile processi o politiche di reale connessione in campo economico-sociale. Invece emerge in modo chiaro la percezione delle forti potenzialità che il territorio potrebbe sviluppare (con benefici effetti) in direzione di un processo di integrazione e “messa a sistema” dei fattori strutturali di cui si compone (viabilità, strutture urbane, risorse naturali, servizi pubblici, conoscenze). Un processo di integrazione che, nella percezione degli attori del territorio, dovrebbe servire, da un lato a costruire un sistema di cooperazione stabile e maturo tra i Comuni del Piano sulla base della valorizzazione delle specifiche identità e delle peculiarità dei diversi Comuni, dallʼaltro a “ridefinire” e rafforzare il sistema di relazioni tra gli stessi Comuni e quello di Agrigento, al fine di valorizzare - e non deprimere - le diverse vocazioni e la diversa capacità di attrazione. Fatta questa considerazione di carattere preliminare, passiamo ad illustrare le opzioni che sembrano attualmente emergere dalla percezione dei molteplici attori che hanno avuto modo di esprimersi. Attraverso un necessario processo di ri-elaborazione e sintesi, siamo riusciti a tradurre i diversi elementi emersi in quattro principali visioni di sviluppo futuro:

SEGUE

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per il Piano Strategico di Favara e dei Comuni dell’interland agrigentino

Il confronto realizzato nellʼambito del Forum e delle attività di “ascolto” del Progetto si è sviluppato attorno ad una questione preliminare, ma fondamentale, per lo sviluppo della proposta di Piano Strategico: ci riferiamo allʼindividuazione della “visione di sviluppo futuro” per la città ed il territorio di riferimento, alla definizione quindi dellʼobiettivo “strategico” che il territorio deve individuare per promuovere un progetto di sviluppo forte e condiviso. La vision, come viene denominata in gergo tecnico, può essere descritta come una positiva rappresentazione futura del territorio, che identifica in modo più o meno chiaro un obiettivo di sviluppo che si ritiene di conseguire per una città o un territorio in un periodo di tempo medio lungo (in genere 10-15 anni). La vision, se condivisa da unʼintera comunità o dagli attori forti del territorio (istituzioni, associazioni, imprese, Università, etc..) diventa il progetto forte di quel territorio, in grado di motivare ed orientare politiche, risorse e progettualità

Visioni di sviluppo, criticità e questioni aperte

IL “RAPPORTO” SUI CONTENUTI EMERSI DAL FORUM PER LO SVILUPPO


Quattro possibili opzioni, un unico filo OBIETTIVO FINALE DI SVILUPPO E FINALITA’ DEL PIANO STARTEGICO DA CONSEGUIRE IN 10 ANNI

Un territorio coeso, con un più alto live benessere economico, città più vivibil maggiore qualità sociale ed ambienta

VISIONI DI SVILUPPO

DISTRETTO

EMERSE

AGRO-ALIMENTARE

FATTORI NEGATIVI PER LO SVILUPPO

STATO ATTUALE DEL TERRITORIO

FATTORI POSITIVI PER LO SVILUPPO

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TERRITORIO DELLE CITTÀ

VIVIBILI


ello di li e con ale DISTRETTO

Il primo scenario intravede per Favara ed i comuni che circondano Agrigento la possibilità di proporsi come reticolo di centri urbani con unʼeconomia “orientata” al turismo, ovvero un territorio-prodotto che si candida ad essere fattore di attrazione turistica insieme ed oltre la Valle dei Templi, ma anche un sistema di offerta di prodotti e servizi che utilizzano il turismo anche come leva strategica e non solo come mercato di diretto riferimento. Un prodotto-territorio che da un lato valorizza la propria identità e la propria originalità per diventare percorso di attraversamento e di attrazione per i visitatori costruendo pretesti e idee di viaggio “per restare un giorno in più” nellʼitinerario che vede al centro la Valle dei Templi, dallʼaltro organizza il proprio sistema produttivo (dei propri prodotti tipici e dellʼartigianato) per stimolare il mercato interno ed intercettare i mercati di consumo nazionali ed esteri. Le risorse del territorio su cui puntare per realizzare tale scenario? il sistema dei beni culturali e architettonici, i centri storici, le produzioni tipiche legate alla tradizione, il mare ed il paesaggio.

DELL’ENERGIA

VISIONE ORIENTATA AL MERCATO AGRO-AL IMENTARE : UN DISTRETTO DI QUALITÀ DELL’AGRO-ALIMENTARE E DEI PRODOTTI TIPICI Il secondo scenario “vede” il territorio come un possibile distretto di qualità dei prodotti tipici e del settore agro-alimentare, in grado di assumere un ruolo competitivo nel mercato nazionale ed internazionale, valorizzando alcuni prodotti “di punta” dellʼagricoltura e della gastronomia locale ed ottimizzando le filiere produttive per intercettare in modo efficace i mercati. Attivare questo settore economico, tra lʼaltro, può consentire di avviare proficue sinergie con i flussi turistici che comunque interessano il nostro territorio, individuando canali di commercializzazione “dedicati” in ambito locale al fine di valorizzare eventi, spazi e contenitori culturali. Tra i prodotti da valorizzare, però, non emergono particolari fattori di specializzazione “maturi” nellʼeconomia del territorio, fatta eccezione per i prodotti artigianali nel settore dolciario. In tale scenario, le strategie di prodotto sono dunque tutte da costruire.

VISIONE ORIENTATA ALL A QUAL ITÀ URBANA E SOCIALE: IL TERRI TORIO DE LLE CITTÀ VIVI BIL I Il terzo scenario emerge da una forte percezione dello stato di disagio e di frammentazione sociale che la comunità vive a causa del degrado e dellʼassenza di servizi che si avverte nelle nostre città. Il degrado urbano e la frammentazione del contesto sociale, sono talmente forti da far pensare che il vero e prioritario obiettivo di sviluppo deve rappresentare una risposta a tale attuale condizione. Ciò si traduce, dunque, in una visione positiva di città (e di territorio) vivibile, accogliente e capace di garantire alla comunità servizi di qualità nelle diverse dimensioni di vita urbane. Luoghi di costruzione delle relazioni sociali, centri per la promozione culturale e della tradizione locale, spazi e paesaggi urbani “rigenerati”, servizi efficienti per il cittadino e per le imprese che consentano di agganciarsi effettivamente agli standard di sviluppo e di benessere “europeo”. In definitiva, città “sostenibili” e di qualità in grado di favorire la rinascita ed il potenziamento di quel “capitale sociale” quale sicura risorsa competitiva nello scenario dellʼeconomia globale. Da non sottovalutare gli effetti benefici dello sviluppo della qualità urbana per lʼattivazione dellʼeconomia nel settore del welfare, dei servizi avanzati e della cultura.

V ISIONE ORIE NTATA AL SETTORE DELLE R ISORSE ENERGETICHE : UN DISTRETTO DEL L’E NERGIA E DE LLE FONTI ALTE RNATIVE Il quarto scenario assume un ruolo “alternativo” rispetto ai precedenti, perché fa riferimento ad una visione del territorio quale piattaforma geografica dedicata alla produzione di energia e sviluppo di impianti per le energie rinnovabili. Pur essendo emersa “timidamente” nellʼambito del dibattito e delle attività di ascolto del Forum, riteniamo che questa visione meriti una definizione ed una sua collocazione alla pari delle visioni precedenti, in quanto da una valutazione -anche superficiale- delle dinamiche produttive in atto, spontanee ed implicite, pare emergere spontaneamente ed in modo preponderante nel contesto produttivo del territorio. Le centrali eoliche sono ormai una realtà consolidata ed il rigassificatore di Porto Empedocle è sempre più nellʼagenda degli investimenti di questo Comune. Eʼ ovvio poi suggerire che anche per il settore fotovoltaico (energia dal sole) ci sarebbero tutte le condizioni per un suo sviluppo. Una “visione in costruzione” di fatto, che certamente proietterebbe lʼeconomia del territorio in una dimensione innovativa e strategica, ma che potrebbe generare processi e dinamiche contrastanti con le visioni precedenti (quanto è sostenibile questa visione di sviluppo con una prospettiva di sviluppo turistico-culturale del territorio che passa da una strategia di conservazione e valorizzazione delle sue risorse?).

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per il Piano Strategico di Favara e dei Comuni dell’interland agrigentino

VISIONE ORIENTATA AL TURISMO: OLTR E L A VAL LE DEI TEMPL I, UN PRODOTTO-TERRITOR IO CH E SI OFFR E AI TURISTI E NON SOLO AI TUR ISTI

Visioni di sviluppo, criticità e questioni aperte

conduttore: il territorio come risorsa


per il Piano Strategico di Favara e dei Comuni dell’interland agrigentino

Visioni di sviluppo, criticità e questioni aperte

Le questioni aperte in attesa del Piano Strategico Dal Forum emergono le quattro “questioni critiche” che dovranno essere affrontate già nelle prime fasi del Piano Strategico: la vision di sviluppo, il coordinamento con il Comune di Agrigento ed i Piani di diversa scala, la partecipazione dei Partner e Cittadini. Il problema che probabilmente si dovrà affrontare nelle prossime fasi di costruzione del Piano Strategico è quello di scegliere (anche alla luce delle criticità sopra indicate) se individuare unʼunica visione di sviluppo che raccoglie e traduce efficacemente in “progetto” questo filo conduttore comune ed integra in modo coerente gli elementi forti delle diverse visioni emergenti (visione polifonica), oppure fare una scelta più “selettiva” forse anche rischiosa, ma in grado di restituire una visione di sviluppo maggiormente definita ed identificabile (visione univoca). La fase di scelta della visione o le visioni che possono meglio interpretare la funzione di “meta” di sviluppo per il territorio e quindi rappresentare lʼobiettivo trainante del Piano Strategico, è ovviamente una fase fondamentale. Bisogna tenere in considerazione, infatti, che la logica del Piano Strategico è improntata proprio alla selezione di possibili opzioni e soluzioni ed alla individuazione di priorità (strategiche, appunto), per evitare di individuare obiettivi poco raggiungibili, insostenibili finanziariamente, elaborando il cosiddetto “libro dei sogni” che avrà lʼunico effetto di svuotare la capacità del Piano di catalizzare e motivare gli attori dello sviluppo e quindi di renderlo inefficace. Lʼindividuazione di un disegno di sviluppo futuro chiaramente definito ed ampiamente condiviso, dunque, va considerata una questione ancora aperta, una questione da approfondire e definire meglio proprio nelle prossime fasi di costruzione del Piano Strategico, anche se gli elementi emersi dal Forum per lo Sviluppo (che saranno integralmente restituiti nella Proposta Condivisa di Orientamento) costituiscono certamente una piattaforma di discussione utile da cui proseguire.

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In qualche modo connesso al problema della vision è quello relativo ai rapporti da stabilire tra il Piano Strategico di Favara e quello del Comune di Agrigento, sviluppatosi per altro con una certa autonomia rispetto agli altri Comuni. Come tradurre in termini di visioni e strategie il ruolo di “baricentro geo-economico” del comune capoluogo? Come ridefinire il sistema di connessioni (nelle diverse dimensioni del sistema territoriale e nella dimensione della governance) tra il capoluogo ed i Comuni satelliti del Piano Strategico promosso dal Comune di Favara? Questi quesiti sono certamente stati posti sul tavolo del Forum ripetutamente, ed impongono una ulteriore e più compiuta articolazione del principio di convergenza e di collaborazione (nel rispetto dellʼautonomia organizzativa dei due processi di pianificazione) che è stato sancito attraverso il protocollo di intesa tra Comune di Favara e Comune di Agrigento.

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La stessa questione (ovvero costruire processi di convergenza e coordinamento) si pone per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione che intervengono, su scale diverse, nel

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territorio. In particolare è emersa ripetutamente la questione di un “dialogo” tra Piano Strategico e Piani Regolatori (soprattutto in relazione alla realtà del Comune di Favara, per il quale sarebbe un peccato sprecare lʼopportunità di ricercare una convergenza fra i due Piani, quando entrambi si trovano nella fase iniziale del loro processo di elaborazione). Da non sottovalutare inoltre, il problema di trovare modalità e processi di integrazione tra il Piano Strategico ed il Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale (ed in questo senso, ovviamente va affrontato anche il problema di “completare” la dimensione verticale della governance anche con la Provincia di Agrigento…). Per ultimo (ma non in ultimo) vogliamo porre come “questione aperta” la questione centrale della partecipazione. Come integrare efficacemente ed in modo concreto il principio della partecipazione nel processo di costruzione del Piano Strategico e nel modello istituzionale-organizzativo che lo governerà? In diverse circostanze gli interventi del Forum hanno dimostrato lʼapprezzamento di fondo rispetto al metodo avviato e sperimentato con Agorà dei diritti, tra lʼaltro in funzione del modello partecipativo che dovrebbe essere applicato per il Piano Strategico. Nello stesso tempo, però, sono emerse forti perplessità (o paure) rispetto alla capacità dellʼAmministrazione di garantire una strutturazione stabile e trasparente del metodo proposto. Soprattutto in riferimento alla reale capacità di promuovere gli organismi partecipativi in grado di esercitare un peso reale nei processi decisionali ed in grado di proporsi come interlocutori autorevoli nei confronti degli organismi politico-istituzionali. Nella prassi della pianificazione strategica, questo si è dimostrato tra i problemi più spinosi e critici da affrontare. La partecipazione di cittadini ed attori locali, infatti, costituisce una condizione di “qualità” delle scelte e delle soluzioni che la Pubblica Amministrazione dovrà fare in tema di sviluppo, e non solo un fatto di consenso e di trasparenza. Ciò comporta un uso appropriato degli strumenti e dei metodi per rendere efficace la partecipazione, ma soprattutto la necessità di usare la partecipazione non in modo episodico ed estemporaneo, bensì attraverso soluzioni che garantiscano in modo stabile e credibile la possibilità per cittadini ed attori locali di esercitare in modo reale un peso nelle scelte che si dovranno fare. Anche in relazione a questo ultimo elemento di criticità, dunque, va avviata una accurata valutazione in sede di pianificazione ed organizzazione degli strumenti di controllo del Piano, non solo a livello politico-istituzionale e tecnico, ma anche a livello del partenariato sociale.

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Le politiche sociali e lo sviluppo: l’ufficio di Servizio Sociale come centro di analisi delle problematiche di ordine collettivo e di promozione culturale di Loredana Mazza - Assistente Sociale Coordinatrice dell’Ufficio di Servizio Sociale Professionale

Quando ci si ferma a guardare al proprio futuro si ha sempre un attimo di esitazione: il futuro rappresenta per ciascun essere umano unʼincognita, un vuoto da dover colmare e lʼimpossibilità di conoscere anticipatamente ciò che ci attende, genera una certa dose di ansia, naturalmente connessa allʼincertezza, che irrefrenabile erompe dinanzi ad un vuoto di conoscenza. In considerazione del fatto che tuttʼal più siamo in grado di ipotizzare come potrebbe essere il nostro futuro, ma non saremo mai in grado di affermare come effettivamente esso sarà, lʼunica certezza possibile è data dalla consapevolezza che non tutto nella nostra esistenza risulta perfettamente controllabile. Tante sono le variabili, peraltro abbastanza imprevedibili, che entrano in gioco svolgendo un ruolo rilevante nel definire il futuro di ciascun essere umano. Il discorso non cambia se il futuro di cui stiamo parlando è quello di unʼintera popolazione di un grosso comune dellʼagrigentino che ha intrapreso un cammino di sviluppo inevitabilmente destinato a condizionare la sua storia. Stiamo parlando di Favara, il comune presso il quale opero ormai da quasi 10 anni, allʼinterno di un ufficio che apparentemente non ha nulla a che vedere con il concetto di sviluppo: lʼufficio di Servizio Sociale. Lʼassistenza e la solidarietà in favore dei nuclei familiari in condizione di disagio multifattoriale sono infatti i compiti assegnati ai professionisti che in esso operano. Il sostegno, la vigilanza, la verifica rappresentano le funzioni al massimo riconosciute in talune specifiche situazioni… Ma parlare di sviluppo sicuramente non si addice ai compiti di un ufficio deputato, nellʼimmaginario collettivo, al trattamento dei problemi della gente! Di fatto ad esso viene semplicisticamente attribuito un “ruolo di cura” in favore delle persone in difficoltà, in considerazione delle “condizioni invalidanti” che qualunque forma di disagio genera in ciascun soggetto interessato. Eppure il Servizio Sociale, annovera tra i principi fondanti della disciplina, quello dellʼautodeterminazione che implica un ruolo assolutamente attivo e partecipativo a carico degli attori coinvolti nelle stesse situazioni, in assenza del quale, risulta assolutamente infruttuoso qualsivoglia tipologia di intervento. Sembrerebbe contraddittorio ma in realtà non lo è. Lʼintervento del Servizio Sociale, infatti, trae la sua ragion dʼessere dal riconoscimento che in ciascun essere umano sono sempre presenti delle “capacità di fronteggiamento” rispetto alle situazioni problematiche vissute. Ciò equivale a riconoscere che allʼinterno di ciascun problema esistono elementi di criticità ma anche elementi di forza. Il ruolo del Servizio Sociale consiste nel puntare allʼemersione degli elementi di forza insiti in ciascuna situazione problematica in quanto propria di un essere umano, dotato di per sé di “capacità di fronteggiamento”. Posto inoltre che ogni uomo vive la sua esistenza allʼinterno di un contesto sociale allargato, le proprie modalità di relazione interagiscono costantemente con quelle dei soggetti che a vario titolo entrano in contatto con questʼultimo, condizionando a loro volta le capacità di relazione e di rappresentazione delle proprie situazioni problematiche e delle possibilità/risorse presenti per la loro eventuale soluzione/gestione. Nella relazione con il proprio contesto di apparte-

nenza, dunque, lʼessere umano sperimenta nuove “opportunità di fronteggiamento” utili ai fini dellʼattivazione di percorsi di emancipazione della propria condizione esistenziale. Tutto ciò per ricondurmi al concetto di sviluppo e per sottolineare la stretta relazione che di fatto esiste tra lʼufficio deputato per antonomasia alla soluzione dei problemi della gente e le questioni legate allo sviluppo. Invero, è innegabile che tra i compiti fondamentali del Servizio Sociale si riconosce il “ruolo della cura” in favore delle situazioni di grave disagio multifattoriale ma è altresì fondamentale ritagliare nel proprio spazio di lavoro un percorso di sperimentazione di modalità innovative di attivazione di risorse personali e comunitarie. Ciò non vuol dire intraprendere strade parallele di intervento ma accompagnare il proprio tradizionale ruolo, riconosciuto ampiamente alle professioni sociali, con modalità operative promozionali che possano incardinare nello stile professionale il principio fondante dellʼautodeterminazione non più, o quanto meno non solo in termini individuali, ma in termini collettivi, attivando nella comunità comportamenti diffusi di sostegno vicendevole e di fronteggiamento collettivo. Ciò genera certamente una discussione sulla definizione del problema ma anche delle sue eventuali possibilità di soluzione, ovvero di gestione individuale o collettiva, e dunque, la necessità di mediazione rispetto alle molteplici rappresentazioni da parte dei diversi attori sociali coinvolti, nellʼobiettivo finale di giungere ad una visione il più possibile condivisa e co-costruita che porti ad individuare percorsi di soluzione possibili. In tale esigenza di mediazione si configura il ruolo del Servizio Sociale in ambito comunitario: nella promozione della discussione e dellʼascolto finalizzati alla definizione degli elementi frenanti di un territorio e allʼindividuazione delle linee di sviluppo possibile costruite dai soggetti in primo luogo interessati. Ad “Agorà”, dunque, il riconoscimento del merito di avere avviato tavoli di discussione sulle questioni centrali dello sviluppo del comune: agli operatori il compito promozionale di stimolare, attraverso tali strumenti, processi, seppur lenti, di sviluppo culturale e ai cittadini la possibilità di riappropriarsi degli spazi di discussione e di costruzione del proprio futuro per Ente coordinatore Comune di Favara riuscire a controllare alcune delle variabili STAFF DI PROGETTO prevedibili e limitare Direzione Calogero Marrella lʼansia connessa allʼimpossibilità di Progettazione e coordinamento Fabrizio Alaimo - Giusy Amella - Alessio Amico conoscere anticipatamente ciò che ci RECAPITI E INFORMAZIONI tel: +39 0922 448843 fax: +39 0922 448844 attende, per colagora@comune.favara.ag.it mare, in tal modo, il www.agoradeidiritti.it vuoto esistente al di là del nostro presente, attraverso scenari simbolicamente prefigurabili e significativamente accettabili.

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La città di Favara vista dai Ragazzi [continua dalla prima] semplici considerazioni sulla funzionalità e sulla “qualità percepita”. Lo staff di Agorà dei Diritti ha collocato tali punti in una “Google Map” per consentirne una facile ed utile visualizzazione. Esplorare la Mappa della Città ci aiuta a fare una “prima analisi” dei bisogni dei giovani abitanti della città e del loro modo di entrare in relazione con gli spazi fisici in cui vivono. Il risultato finale è una Mappa interattiva pubblicata sul portale di Agorà dei diritti www.agoradeidiritti.it e qui illustrata, allʼinterno della quale vi sono sette punti che i navigatori posso “cliccare” accedendo in tal modo alle schede descrittive. Quali sono, dunque, gli spazi preferiti dai ragazzi di Favara? Che percezione hanno di tali spazi e come, invece, li vorrebbero vedere? Proviamo ad evidenziare alcune indicazioni che emergono dalla “mappa”: Pare che i luoghi dʼincontro privilegiati, quelli contornati dal verde ed attrezzati con panchine e giochi per bambini. Tra i luoghi di maggiore interesse ritroviamo, ancora, sia gli spazi storici della città, che “danno la possibilità ai giovani di incontrarsi con le vecchie generazioni”, sia le strutture di recente costruzione poste nella zona periferica di Favara. Tra questi ultimi ritroviamo anche il “palazzetto dello sport” che permette ai giovani favaresi di poter praticare svariati sport e rappresenta allo stesso tempo un importante luogo di aggregazione. Da questo lavoro emerge che i pochi spazi in cui i giovani possono ritrovarsi esistenti a Favara (la maggior parte dei quali sorti peraltro solo negli ultimi anni, in seguito ad alcuni interventi di riqualificazione urbana), hanno iniziato a dare una risposta ai bisogni di aggregazione e di socialità dei giovani, anche se ancora si dimostrano carenti in diversi aspetti. Inoltre, lʼimportanza che viene data a questi luoghi dimostra che se gli spazi vengono realizzati e costruiti da parte dellʼAmministrazione Comunale, i giovani sono molto attenti alle opportunità che vengono loro messe a disposizione e non esistano ad utilizzare e fruire di ciò che la città offre loro: i pochi spazi e luoghi che Favara ha, infatti, sono ampiamente frequentati dai ragazzi. Evidenziamo, infine, come i giovani, dimostrano maggiore attenzione alla dimensione estetica della città ed alla funzionalità degli spazi di quanto non possa sembrare,

manifestando una notevole sensibilità alla qualità ed alla salubrità dellʼambiente fisico cosi come agli elementi del paesaggio.

L A PA R O L A A I R A G A Z Z I Quando ci è stato proposto di partecipare al progetto “La città dei ragazzi e delle ragazze”, abbiamo deciso di farne parte con qualche perplessità. Assumere impegni nella fase conclusiva di un percorso di studi, risulta quasi sempre arduo e faticoso. Certa appariva, comunque, la possibilità di essere soggetti attivi di unʼiniziativa di effettiva partecipazione democratica in una fase importante per la nostra comunità qual è lʼelaborazione del Piano Strategico. Partecipare agli incontri programmati con i diversi attori del progetto è stato importante. Non sono mancati momenti di aggregazione, di confronto e di crescita, la comunicazione è stata di tipo dialogica, giocata cioè sulle dinamiche di confronto e feedback, una comunicazione circolare in cui manca un emittente e un ricevente e tuttavia i soggetti attraverso il dialogo costruiscono idee condivise da tutti. In altre occasioni abbiamo rivestito il ruolo di ricercatori sociali coinvolgendo o almeno sollecitando i nostri coetanei a svestire i panni dellʼindifferenza per proporsi come cittadini con un ruolo attivo verso le cosiddette “istituzioni”. Momenti significativi in cui non sono mancate fasi di contrasto e di tensione ai quali si contrapponevano spazi di significativa collaborazione e di dialogo. Forte anche il momento conclusivo: lʼelaborazione di “un’ idea per Favara”. Questa fase ci ha visto attenti osservatori del contesto sociale in cui viviamo e progettisti di opere utili per segmenti della comunità spesso poco considerati. Rivestire ruoli diversi è stato importante per la nostra formazione, abbiamo capito che essere presenti è una necessità per parlare di effettiva partecipazione democratica egualitaria.

Gli alunni dellʼIPSSARCT “G. Ambrosini”Giusy Pistritto e Rosanna Zambito

L’esperienza di Agorà dei Diritti vista dai partecipanti: le valutazioni di alcuni attori coinvolti nelle attività [continua dalla prima] e professionale che si è distinta nel partecipare ai momenti topici. A proposito del ruolo dei tavoli come strumento di elaborazione collettiva del futuro della città sottolineata la particolarità del clima in cui si sono svolte le discussioni: “se penso ai tavoli di Agorà mi viene in mente il confronto con quelli della 328; i tavoli del gruppo piano sono tavoli istituzionali nei quali non necessariamente ci deve essere coinvolgimento emotivo… i tavoli di Agorà invece hanno avuto un coinvolgimento diverso, da questo punto di vista molto più positivo…”.

Espresso anche lʼapprezzamento per la sperimentazione di un percorso di riaffermazione dei diritti di cittadinanza: “lʼesperimento di Agorà dei diritti è stato molto utile per abituare le persone a relazioni più trasparenti, allʼidea che ci sono anche dei diritti e non solo i favori che qualcuno ti fa…”. Sullʼattività del portale, altrettanto positivi i commenti espressi rispetto alla qualità tecnica e contenutistica, senza tuttavia trascurare le difficoltà di penetrazione dellʼattitudine alla comunicazione on-line. Un altro tema ricorrente riguarda i giovani rispetto ai quali Agorà dei Diritti

sembra aver rappresentato unʼoccasione molto utile “per sperimentare altre forme di comunicazione che qui non sono molto praticate…”. In alcune interviste, il tema della forma prevalente della comunicazione viene messo in relazione sia con la descrizione del contesto socio-culturale che con le possibilità del cambiamento: “secondo me il progetto non dovrebbe finire… è unʼoccasione per i ragazzi per capire che le cose possono cambiare se loro si impegnano e comunicano diversamente...”.


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