POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NO/CN - ANNO XV - N. 08•2017 - NOVEMBRE 2017 - CONTIENE I.P.
N. 08 • 2017 U N I O N E
P R O V I N C I A L E
È emergenza fauna selvatica
A G R I C O L T O R I
Razza Piemontese, la carne che piace
Annata agraria con produzioni in calo
Sommario
Fauna selvatica: si ascolti chi produce! Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo
L’Agricoltore cuneese Testata mensile di Agrimpresa Srl Rivista fondata nel 1946 Direttore responsabile: Paolo Ragazzo Redazione e grafica: Autorivari studio associato
“R
itorniamo, ancora una volta, in questo numero de “L’Agricoltore cuneese” sull’annosa e sempre più grave situazione dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole. Lo facciamo provando a rendere conto anche dei principali aspetti normativi che regolano la gestione di questa importante tematica in Piemonte. Proprio a partire da questo fronte, riteniamo che sia necessaria
una revisione profonda delle norme per mettere al centro dell’attenzione non solo la tutela della fauna, ma anche e soprattutto le esigenze delle aziende agricole e la sicurezza stradale. Chiediamo, dunque, una presa di posizione netta sulle diverse problematiche che riguardano la gestione del comparto e un più serrato confronto. Confagricoltura Cuneo è da sempre disponibile al dialogo per trovare delle soluzioni. La tendenza delle
nostre istituzioni ad ascoltare sempre più volentieri le rimostranze di animalisti e ambientalisti, rispetto a quelle degli agricoltori, sta però generando una proliferazione di selvatici ormai senza precedenti. Vorrei vedere se, chi difende strenuamente gli animali selvatici, continuerebbe a farlo nel caso venisse coinvolto, suo malgrado, in un incidente da loro provocato o subisse danni ingenti alla propria attività economica...
C.so IV Novembre, 8 - Cuneo Tel. 0171/601962 E-mail: upa@autorivari.com Società editrice: Tipolitografia Subalpina snc C.so Gramsci, 18/c - Cuneo Tel. e Fax 0171/692077 Info@tipografiasubalpina.it Pubblicità: Tec Pubblicità e Grafica Via dei Fontanili, 12 - Fossano Tel. 0172/695897 adv@tec-artigrafiche.it Stampa: Tipolitografia Subalpina snc Chiuso in redazione il 15/11/2017 Poste Italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NO-CN Iscrizione al Tribunale
IN QUESTO NUMERO IN PRIMO PIANO È emergenza fauna selvatica 4 La legge 157 è da rivedere 5 Balocco: "Ci sono troppi vincoli normativi" 7 Bianchi: "Tra le aziende c'è un clima di sfiducia" 7 ANNATA AGRARIA 2017 Annata avara di produzioni 8 Il bilancio dei comparti 9 A TUTTO CAMPO Pac: le aziende aspettano i soldi 10 Ritardi assicurativi, il vaso è colmo 11 CALAMITÀ Dopo gli incendi, urge la nuova legge 12 EMERGENZA IDRICA Acqua, c'è una cabina di regia 13 AGRICOLTURA & SCIENZA Glifosate, un altro rinvio 14
ZOOTECNIA Multe latte, adesso si paga 15 Razza Piemontese, la carne che piace 16 Successo per la Mostra al Miac di Cuneo 16 Con il veterinario aziendale altri costi 17 A Mario Vinai la "Cioca d'or" 17 VITIVINICOLTURA Stabiliti i valori indicativi delle uve 18 CONFAGRICOLTURA NEWS Pensionati a Caramagna 19 Rinnovato il Consiglio della Proprietà Fondiaria 20 "Tutti in campo" in tv e sui social 20 Le convenzioni 21 LE NOSTRE AZIENDE La riscossa del kiwi parte dall'innovazione 22 IL TECNICO IN FRUTTETO Come difendersi dalla Cytospora in noccioleto 24 IL MERCATINO DELL'AGRICOLTORE
ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI DELL’IMPRESA FAMILIARE DI CUNEO VENERDÌ 15 DICEMBRE 2017 in prima convocazione alle ore 6 presso gli uffici di Cuneo - Via Bruno Caccia 4/6/8 e in seconda convocazione alle ore 16 presso gli uffici di Cuneo – Via Bruno Caccia 4/6/8 ORDINE DEL GIORNO: • Comunicazioni del Presidente • Adeguamento statuto Federazione Impresa Familiare Coltivatrice di Cuneo e cambio denominazione • Approvazione Conto Economico anno 2016 • Approvazione Conto Previsionale anno 2017.
di Cuneo 17/12/1948 al n. 36
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In primo piano
Nelle foto di Marigrazia Carpignano e Antonio Marino alcune tipologie di danni provocati dalla fauna alle coltivazioni
È emergenza fauna selvatica IN TUTTA LA PROVINCIA GLI AGRICOLTORI SONO ALLE PRESE CON LA PESANTE CONTA DEI DANNI PROVOCATI ALLE PRODUZIONI di Paolo Ragazzo
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opo un’estate e un inizio di autunno siccitoso, le aziende agricole cuneesi sono costrette a fare i conti anche con i danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni. Non è certo una novità, ma ormai da tempo la questione non è più limitata a qualche zona specifica del territorio. È un’emergenza che riguarda pressoché ogni angolo della provincia e della regione. A destare preoccupazione è la popolazione di animali selvatici (i cosiddetti “nocivi”) in continua crescita. Facciamo una panoramica dei danni provocati dalle principali specie di selvatici. CINGHIALI “La situazione è molto critica – sottolinea Adriano Rosso, direttore di Confagricoltura zona di Cuneo -. A causa di un inverno, lo scorso, particolarmente mite, c’è stato un picco di aumento della popolazione di cinghiali, comprovato anche dall’elevato numero di abbattimenti finora refertati dai centri di controllo, rapportati con lo stesso periodo della precedente stagione venatoria. In alta quota si è verificato un aumento esponenziale dei danni su pascoli e prati da sfalcio (il picco in valle Maira); meno critica, ma comunque preoccupante la situazione in bassa valle, dove i danni sono stati particolarmente marcati sul mais. Da segnalare, in questo caso, importanti danni da cinghiale a Cuneo, nell’area del parco fluviale”. Anche nell’Albese il problema è fortemente sentito e ugualmente grave: “I cinghiali sono assidui frequentatori dei corileti in tutte le stagioni, ma nel momento della caduta a terra delle nocciole si cibano del prodotto rompendo i gusci e lasciando a terra i segni del loro passaggio – dice Mario Viazzi direttore di Confagricoltura zona di Alba –. Nel momento in cui hanno prole al seguito, inoltre, devastano ancor di più le piante, perché gli adulti per mostrare ai
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piccoli come cibarsi insegnano a tirare giù con i denti i rami e a estirpare con il corpo le giovani piante, che vengono rotte o compromesse in maniera definitiva, costringendo l’agricoltore a tagli di ritorno e potature energiche”. “Nei noccioleti un po’ più umidi, ricchi di humus e insetti terricoli, lo scenario è devastante – aggiunge Antonio Marino, tecnico di Confagricoltura zona di Alba -, perché con la loro azione di grufolamento, i cinghiali creano solchi e buche, devastando il piano di coltivazione e costringendo l’agricoltore a un continuo lavoro di richiusura e livellamento dei solchi. Vi è comunque la perdita di parte del prodotto perché le macchine da raccolta non riescono poi ad operare in maniera corretta”. La situazione non cambia se ci si sposta nel Monregalese: “La forte presenza di cinghiali, con ingenti danni soprattutto alle coltivazioni di mais già minati dalla siccità estiva, ha obbligato molti nostri soci a chiedere l’autorizzazione alla Provincia per il posizionamento delle gabbie di cattura - spiega Cristiano Gallio, tecnico di Confagricoltura zona di Mondovì -. Per sopperire ai danni le aziende sono costrette a recintare i propri terreni, ma gli appezzamenti sono frammentati, ci vuole troppo tempo e i costi sono elevati”. Cosa fare? “Per cercare di arginare il problema cinghiale si dovrebbe permettere la caccia sulla neve anche negli ambiti territoriali di caccia (ATC) dove oggi è preclusa, e la cosa più importante sarebbe quella di prorogarla in Piemonte per tutto il mese di gennaio” dichiara Confagricoltura Cuneo. CAPRIOLI Nelle valli albesi e del Roero sono pesanti i danni provocati dai caprioli alle coltivazioni. “Segni evidenti del passaggio degli ungulati si possono trovare nei lembi di vigneti ubicati nei pressi di zone boschive, da dove gli animali fuoriescono per cibarsi dei teneri germogli che vengono inevitabilmente brucati e moncati in maniera repentina – sottolinea Luca Maggiorotto, tecnico della zona di Alba -. Il danno è importante perché le viti si presentano completamente rasate, compromettendo così la produzione anche per l’anno successivo. Non parliamo poi delle giovani barbatelle che vengono danneggiate nella fase di allevamento, la più importante, quando il viticoltore dà la forma definitiva all’impalcatura della pianta. Inoltre abbiamo constatato che i caprioli sono ghiottissimi di uva, cibandosi di interi filari proprio nel periodo della vendemmia. Oltre ai vigneti i caprioli rovinano in modo tangibile i corileti, brucando i teneri germogli, decorticando il tronco e rovinando la sensibile corteccia delle piante più vecchie con lo
sfregamento del palco”. Particolarmente delicata la situazione anche altrove in provincia. “Sulla collina di Mondovì, ad esempio, dove ci sono importanti realtà frutticole, la situazione è al limite con impianti letteralmente devastati dai maschi che con le loro corna sfregano i tronchi o provocano problemi di ‘cimatura’ dell’apparato fogliare, acuito anche dalla siccità degli scorsi mesi. Per non parlare poi degli incidenti stradali, ormai all’ordine del giorno, provocati da questo animale che ha colonizzato indisturbato tutto il territorio”, aggiunge Valter Roattino direttore di Confagricoltura zona di Mondovì. Cosa fare? “È fortemente auspicabile una modifica del sistema di caccia di questo piccolo cervide perché solo con la caccia di selezione il problema capriolo ormai non si argina più”, sottolinea Confagricoltura Cuneo. GHIRI E CORVI Devastante è l’azione dei ghiri, piccoli roditori presenti soprattutto in prossimità delle aree boschive nelle Langhe, ma non solo: “Iniziano a invadere i corileti dal momento in cui il frutto è in accrescimento, erodendo grosse quantità di frutti e lasciando a terra i segni della loro attività – spiega Marino –. Riescono a spogliare della produzione intere piante, arrecando un danno enorme. Inoltre ad oggi sono i selvatici più ‘subdoli’, perché il loro contenimento è più difficile”. Anche corvi, cornacchie e taccole stanno raggiungendo densità di popolazione difficilmente tollerabili dall’ambiente agro-silvo-pasto-
La legge 157 è da rivedere IN PIEMONTE IL SETTORE È REGOLATO DAL TESTO DEGLI ANNI '90. CONFAGRICOLTURA: "NORMA NATA CON FINALITÀ SUPERATE" di Paolo Ragazzo
I
danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni cuneesi, sono in parte anche il riflesso della situazione di vacatio legis (mancanza della legge) in cui si trova il Piemonte da quando nel 2012 la Regione decise di abrogare la legge regionale 70 del 1996. Attualmente viene applicata quindi la legge nazionale 157 del 1992 – “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e si resta in attesa che il Consiglio regionale dia il via libera alla nuova legge regionale, al momento ancora all’esame della terza Commissione. Confagricoltura Cuneo, che negli ultimi anni ha prodotto diverse proposte per una gestione più efficace della fauna selvatica, ritiene più che mai urgente una revisione della Legge nazionale 157/92, concepita con altre finalità tra cui il ripopolamento della fauna selvatica nei nostri territori, e ritiene necessario avere quanto prima certezze sulla nuova legge regionale. Vigente la legge 157, tuttavia, vale la pena ricordare alcuni punti di questa norma per capire meglio il contesto legislativo in cui ci si muove, senza voler fare un compendio esaustivo della norma al cui testo si rimanda per ogni dettaglio e approfondimento.
rale, causando danni principalmente su frutteti e mais in maturazione nella zona di pianura. “Auspichiamo un intervento deciso e immediato da parte degli enti preposti al controllo, in sinergia con il mondo venatorio, nei confronti di tali specie”, sottolinea Rosso. LUPO Infine, sono ormai all’ordine del giorno gli avvistamenti del lupo in tutta la provincia, con attacchi ‘refertati’ o molto più che probabili non solo sugli alpeggi in alta quota, ma anche alle porte di paesi dislocati in un territorio pedemontano o di pianura (Vicoforte, Pratavecchia, Sanfront, Revello per citare i casi più recenti). “Non c’è purtroppo più da stupirsi di fronte a questi casi, se si pensa che la maggior parte dei lupi delle Alpi censiti dal progetto europeo LIFE WolfAlps staziona stabilmente in provincia di Cuneo – sottolinea il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio -. Da tempo chiediamo alle istituzioni soluzioni concrete e urgenti, ma le proposte lasciano a desiderare. Cosa che non succede altrove. In Veneto, ad esempio, la Regione ha messo in campo diverse iniziative tra cui la richiesta all’Ue di rivedere lo status di ‘specie protetta’ riconosciuto al lupo e di fissare un tetto massimo di esemplari nelle zone più zootecniche. Inoltre il Consiglio regionale veneto ha deciso di non aderire più al programma WolfAlps. Ai nostri allevatori servono risposte concrete, non parole, se vogliamo che l’uomo continui a vivere e a lavorare nelle zone montane e pedemontane della provincia di Cuneo”. FAUNA, PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLO STATO Anzitutto l’articolo 1 sancisce che ”la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale”. Ciò significa che viene abbandonato il concetto che considerava la fauna selvatica res nullis (cosa che non appartiene a nessuno), per adottare quello che riconosce alla fauna un proprietario, ossia lo Stato, che la tutela consentendo la caccia solo come eccezione. Secondo l'articolo 12 (comma 6), il cacciatore diviene proprietario della fauna solo se la caccia nel rispetto della legge (tra le altre cose in possesso di: licenza di caccia, polizza assicurativa e tesserino venatorio). La fauna oggetto di tutela, definita dall’articolo 2, è rappresentata da tutte quelle specie di mammiferi e di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi, stabilmente o temporaneamente, in stato di naturale libertà nel territorio nazionale. Tra i mammiferi tutelati spiccano, ad esempio, il lupo (Canis lupus) e l’orso (Ursus arctos), mentre sono esclusi talpe, ratti, topi e arvicole. COSA INTENDE LA LEGGE PER ESERCIZIO VENATORIO A normare l’esercizio venatorio, che resta come detto un’eccezione, ci pensa l’articolo 12 che lo definisce “ogni atto diretto all’abbattimento o alla cattura di fauna selvatica” mediante ricerca o attesa, secondo i mezzi e i tempi stabiliti dal legislatore. Ma allo stesso modo lo è anche: “il vagare o il soffermarsi con i mezzi destinati a tale scopo o in attitudine di ricerca della fauna selvatica o di attesa della medesima per abbatterla”. “Ogni altro modo di abbattimento è vietato, salvo che non avvenga per caso fortuito o per forza maggiore”. La caccia è consentita, inoltre, “purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”. L’Agricoltore cuneese N. 08 • NOVEMBRE 2017
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In primo piano 2014 2015
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L’ammontare dei danni da fauna selvatica denunciati nel 2014 e 2015 in Piemonte (Elaborazione Regione Piemonte su dati di Province, ATC e CA)
PRINCIPALI LIMITI TEMPORALI E DI SPAZIO La legge 157 stabilisce anche alcune limitazioni all’esercizio venatorio, che possono essere di tempo e di luogo. Tra le prime l’articolo 18 definisce che il “numero delle giornate di caccia settimanali non può essere superiore a tre. Le ragioni possono consentirne la libera scelta al cacciatore, escludendo i giorni di martedì e venerdì, nei quali l'esercizio dell'attività venatoria è in ogni caso sospeso”. È previsto inoltre che le Regioni, “sentito l’'Istituto nazionale per la fauna selvatica, pubblicano, entro e non oltre il 15 giugno, il calendario regionale e il regolamento relativi all'intera annata venatoria” e con l’indicazione del numero massimo di capi da abbattere in ciascuna giornata di attività venatoria. In generale la stagione venatoria si apre la terza domenica di settembre, si chiude il 31 gennaio salvo casi specifici, come il cinghiale cacciabile dal 1° ottobre al 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio. Con l’articolo 21 vengono posti inoltre parecchi divieti all’esercizio dell’attività venatoria, tra cui numerose limitazioni di luogo. La caccia è vietata, ad esempio: nei giardini, nei parchi pubblici e privati, nei parchi storici e archeologici e nei terreni adibiti ad attività sportive e nei parchi nazionali, nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali conformemente alla legislazione nazionale in materia di parchi e riserve naturali. È vietato inoltre a chiunque “cacciare su terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve, salvo che nella zona faunistica delle Alpi, secondo le disposizioni emanate dalle regioni interessate” e “cacciare negli stagni, nelle paludi e negli specchi d'acqua artificiali in tutto o nella maggior parte coperti da ghiaccio e su terreni allagati da piene di fiume”.
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PIANI FAUNISTICI VENATORI L’articolo 10 stabilisce che “tutto il territorio agro-silvo-pastorale nazionale è soggetto a pianificazione faunistico-venatoria finalizzata, per quanto attiene alle specie carnivore, alla conservazione delle effettive capacità riproduttive e al contenimento naturale di altre specie e, per quanto riguarda le altre specie, al conseguimento della densità ottimale e alla sua conservazione mediante la riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del prelievo venatorio”. Sono le Province a dover predisporre, articolandoli per comprensori omogenei, piani faunistico-venatori. Alla Regione spetta il compito di coordinarli accogliendo e correggendo le indicazioni dei piani stessi. AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA (ATC) E COMPRENSORI ALPINI (CA) Gli articoli 15 e 16 disciplinano la gestione programmata della caccia sul territorio non riservato alla protezione della fauna o alla gestione privata della caccia. Questo territorio è ripartito in ambiti territoriali di caccia, “di dimensioni subprovinciali, possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali”, e in comprensori alpini. Rappresentano i principali istituti di gestione faunistico venatoria. L’Atc ha compiti di programmazione limitati alle attività che si svolgono all’interno del territorio di propria competenza. La pianificazione e la programmazione generale sono affidate alla Regioni e alle Province. “Le Regioni stabiliscono con legge le forme di partecipazione, anche economica, dei cacciatori alla gestione, per finalità faunistico-venatorie, dei territori compresi negli ambiti territoriali di caccia e nei comprensori alpini”.
"Ci sono troppi vincoli normativi" PAOLO BALOCCO, DIRIGENTE DELLA REGIONE PIEMONTE FA IL PUNTO SULLA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA di Paolo Ragazzo
A
bbiamo interpellato sul tema Paolo Balocco, dirigente del settore “Conservazione e gestione della fauna selvatica e acquacoltura” della Regione Piemonte. Dottor Balocco, ritiene che la legge nazionale 157 del 1992 sia ancora attuale o meriterebbe una revisione? “La legge in questione riconosce la fauna selvatica come un bene indisponibile della Stato ed è di fondamentale importanza considerare questo aspetto che caratterizza il nostro Paese rispetto al contesto europeo. Ciò detto, tuttavia, la situazione oggi è molto differente rispetto agli anni ‘90, con diverse specie, in particolare gli ungulati, aumentati considerevolmente nel numero rispetto ad allora. C’è quindi l’esigenza di aggiornare alcuni passaggi legislativi per dotare il settore di strumenti che ci consentono di intervenire con più snellezza”. Ci faccia un esempio. “Da più parti è stato richiesto di modificare l’art. 19 della legge nazionale per ampliare i soggetti deputati all’attività di controllo che per legge attualmente sono: le guardie della Provincia, i proprietari/conduttori dei fondi sui quali vengono effettuati gli interventi, le guardie forestali e le guardie comunali munite di licenza per l’esercizio venatorio. È necessario inserire altri soggetti autorizzati ad intervenire”. Si è infatti proposto di aggiungere altri soggetti autorizzati dalle Province e dalle Regioni , previamente formati”. Come funziona il piano di controllo? “Il piano di controllo è una pratica straordinaria autorizzata dalla Provincia solo dopo aver sentito il parere dell’Ispra. Tra le motivazioni di un piano ci sono i gravi danni alle coltivazioni, determinati sulla base delle denunce raccolte dalla Provincia. I soggetti preposti al controllo sono quelli definiti dall’art. 19, che come detto ha dei limiti oggettivi su cui ci auguriamo che lo Stato intervenga, come indicato peraltro in ambito di Conferenza Stato Regione”.
Detto che questo è un limite della normativa nazionale, di certo non aiuta però non avere ancora una legge regionale. “La legge 5 del 2012 ha abrogato la precedente legge regionale 70 del 1996, così attualmente si applica in Piemonte esclusivamente la legge nazionale, oltre alle diverse disposizioni amministrative emanate dalla Regione in questi anni. Ci auguriamo, quindi, che possa presto vedere la luce la nuova legge regionale per regolamentare gli aspetti specifici e peculiari dei nostri territori. Senza entrare nel merito del testo in discussione, infatti, è comunque sempre meglio avere una legge organica regionale, che non averla”. Gli agricoltori però lamentano danni sempre più ingenti alle coltivazioni. Come si può intervenire? “La situazione dei danni, già molto complicata da affrontare, lo è ancora di più dal 2014 quando l’Ue ha introdotto il regime ‘de minimis’, che considera come
aiuto di Stato il risarcimento dei danni da fauna. Serve una gestione più equilibrata ed efficace della caccia, tenendo conto che i cacciatori sono sempre meno e più anziani: in Piemonte dai 48mila del 1982 oggi siamo passati a circa 22mila e in alcuni casi risulta complicato anche completare i piani di abbattimento. A livello normativo, inoltre, non abbiamo le armi necessarie: ci sono troppi vincoli e le risorse sono spesso limitate”. Nel 2016 la riduzione degli ATC e CA e la riorganizzazione dei Comitati di gestione da parte della Regione ha generato non poche polemiche… “Siamo in attesa di conoscere a breve l’esito del ricorso al Tar, ma l’idea di accorpare alcune realtà e di rivedere l’organizzazione interna delle varie rappresentanze, migliorerà la gestione e ridurrà i costi. I bilanci dei singoli ATC e CA, ad esempio, saranno controllati direttamente da un revisore della Regione Piemonte in modo oggettivo”.
C O N F A G R I C O LT U R A P I E M O N T E
Filippo Bianchi: "I danni sono pesanti e tra le aziende c'è un clima di sfiducia" Filippo Bianchi è il funzionario di Confagricoltura Piemonte che da anni segue le problematiche venatorie i loro riflessi sulle aziende agricole. Quali sono i problemi più urgenti? “Per prima cosa il fatto che in Piemonte si stia applicando dal 2012 esclusivamente la legge nazionale in materia di gestione della fauna sta creando più di un problema a tutti, agricoltori in primis. Al ritardo cronico con cui avviene il risarcimento dei danni alle colture, inoltre, si somma un aumento esponenziale dei danni stessi, dovuto soprattutto ad uno sviluppo incontrollato dei nocivi ormai in tutta la regione, con la fauna selvatica che non solo arriva a valle, ma addirittura alle porte di città come Torino”. Cosa serve per affrontare questa emergenza? “Occorre urgentemente trovare soluzioni alternative e nuove per riportare in equilibrio questa situazione; le attuali misure infatti non hanno prodotto gli effetti sperati. Siamo ormai da tempo in uno stato di emergenza che oltre a penalizzare gli agricoltori, con perdite pesanti sui raccolti, li induce a presentare denuncia dei danni sempre di meno”. In che senso? Ci spieghi meglio. “Il semplice fatto che i risarcimenti dei danni da fauna vengano considerati dall’Ue all’interno del regime “de minimis”, che li equipara ad aiuti di Stato e prevede un massimale di 15mila euro per impresa agricola nei tre anni, a cui si aggiungono i ritardi con cui i risarcimenti giungono nelle tasche degli agricoltori, stanno sempre più spingendo le aziende agricole dannegiate a non rivolgersi agli organi preposti per sporgere denuncia. Si sta generando un clima di sfiducia preoccupante a cui occorre porre rimedio”.
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Annata agraria 2017 L AT T E
Il prezzo non 'decolla' La domanda da alcuni mesi è tonica. L’aumento delle richieste di burro – a causa delle polemiche sull’impiego dell’olio di colza – ha rappresentato un’opportunità i prodotti italiani di qualità. Il prezzo del latte però non ha però tratto beneficio da questa situazione: oggi alla stalla il latte è pagato da 36,50 a 38 euro per 100 litri, in aumento del 15% circa rispetto allo scorso anno. Il prezzo del latte “spot”, ossia di quello sul mercato libero, non contrattualizzato, è di 43,80 euro per 100 litri (44,85 euro un anno fa). Il prezzo del latte piemontese alla stalla è in ogni caso inferiore a quello della Lombardia, mediamente di un 6 – 8%. Da rilevare inoltre che nel 2007 valeva 36 euro per 100 litri e nel 1997 era pagato 39 euro per 100 litri (prezzo superiore a quello odierno). Un litro di latte al consumo allora – 1997 - costava 2.000 lire, poco più di 1 euro, mentre oggi costa da 1,60 a 1,80 euro al litro. Da rilevare ancora l’aumento dei costi di produzione, a partire dall’estate, per l’incremento del prezzo del foraggio: il fieno maggengo è passato da 8 euro al quintale dell’anno scorso agli attuali 15 euro al quintale, con punte di 18 euro.
SUINI
Comparto in ripresa Il buon andamento della domanda, collegato alla ripresa dei consumi, in crescita sia per quanto riguarda le carni suine fresche, sia per i salumi, ha fatto sì che il 2017 si sia confermato un buon anno per l'andamento delle quotazioni dei suini, dopo un 2016 tonico (fu invece particolarmente critico il 2015). Le produzioni, in generale, sono in aumento. Da segnalare, a causa del caldo estivo eccessivo, una minor produzione. In aumento anche i prezzi dei suini lattonzoli.
Annata avara di produzioni LA CONFAGRICOLTURA HA TRACCIATO IL BILANCIO DEL 2017 SEGNATO DALLA GRAVE SICCITÀ ESTIVA, MA NON SOLO
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onfagricoltura Piemonte ha tracciato il bilancio dell’annata agraria che si è chiusa il giorno di San Martino, l’11 novembre. Produzioni in forte calo, ma di elevata qualità hanno caratterizzato il 2017 in Piemonte. L’annata agraria 2017 sarà ricordata per il particolare andamento meteorologico caratterizzato da una grande siccità estiva che ha posto in primo piano la questione dell’approvvigionamento idrico e la necessità di interventi strutturali per affrontare le emergenze legate al clima. Gli incendi di fine ottobre hanno inoltre messo a dura prova le montagne piemontesi (che rappresentano il 45% della superficie subalpina) e confermato che è sempre più urgente definire un’efficace politica di gestione del territorio che veda l’agricoltura parte integrante della stessa. Per molte colture il raccolto 2017 è stato scarso in termini quantitativi, con costi di produzione elevati dovuti al ricorso all’irrigazione a causa della siccità. Le 54.522 aziende agricole piemontesi (20.615 quelle cuneesi) rappresentano il 12,3% di tutte le imprese subalpine. Il dato (Infocamere) è in costante contrazione: tengono quelle più strutturate, che sanno investire in innovazione e guardano ai mercati.
F R U T TA
Le gelate primaverili hanno compromesso i raccolti In generale l’annata siccitosa ha fatto aumentare i costi di produzione per quanto riguarda le irrigazioni. L’andamento climatico siccitoso ha peraltro favorito il contenimento delle crittogame, limitando la necessità di trattamenti contro le malattie fungine. Da segnalare, purtroppo, una recrudescenza degli attacchi di cimice asiatica (Halyomorpha halys) che sta provocando gravissimi danni a tutte le coltivazioni di fruttiferi. Le gelate primaverili hanno fortemente compromesso le produzioni, mentre la siccità e le alte temperature hanno fatto anticipare i raccolti di 10 – 15 giorni rispetto all’anno scorso. Per tutte le varietà di frutta si registra un crescente interesse per le produzioni biologiche che spuntano prezzi decisamente superiori a quelle ottenute con metodo convenzionale; sul fronte della redditività il bilancio però non sempre è positivo. Scarsa la produzione di actinidia, con un calo del 30-40% rispetto al 2016. Prezzi in tensione, con le qualità migliori scambiate con prezzi attorno a 80 – 110 euro al quintale. Da segnalare
una sempre più preoccupante intensificazione del fenomeno della “moria del kiwi” che sta costringendo all’estirpazione vaste superfici. Stagione difficile per la frutta estiva, in particolare per le pesche, a causa di un mercato interno non remunerativo, della mancanza di competitività con i produttori esteri e dei danni provocati dall'embargo russo. Dal 2000 a oggi il Piemonte ha perso circa il 40% della superficie coltivata a pesche, il doppio di quanto ha perso complessivamente l'Italia. Nel Cuneese molta merce è rimasta stoccata dei magazzini e, in alcuni casi, i produttori iniziano a riconvertire gli impianti, procedendo con le operazioni di estirpo, anche se permane una profonda incertezza sulle nuove colture da adottare. La produzione 2017 è risultata in contrazione, dal 20 al 30%, rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda le albicocche la produzione si è rivelata scarsa in Piemonte (-30-40%), ma abbondante in Romagna, nelle regioni meridionali e nella penisola iberica. Ciò ha determinato un vero e proprio crollo dei prezzi (-40% e oltre) rispetto
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all’anno scorso. Produzioni ridotte anche per ciliegie e susine (-40% circa), con prezzi stazionari. Le gelate del mese di aprile, periodo in cui i meleti erano in fioritura, hanno limitato fortemente i quantitativi di mele prodotti. Il Piemonte ha patito meno di altre regione, ma il raccolto si è comunque ridotto di un 20– 25% rispetto all’anno scorso. La produzione più bassa non è comunque stata “compensata” sul fronte dei ricavi, nonostante il miglior prezzo rispetto allo scorso anno. Le pere quest’anno sono state colpite in modo violento dagli attacchi di cimice asiatica, in particolare le varietà Kaiser e Williams (meno colpita la varietà Abate). Le gelate hanno causato, in generale, una contrazione del raccolto nell’ordine del 20% circa. Eccellente la qualità organolettica dei frutti, ma con pezzature e aspetto non sempre idonei. Buono sotto il profilo produttivo (+ 10% circa rispetto al 2016) il raccolto di castagne, ma con una qualità non eccellente. I prezzi indicano un calo del 40 – 45% rispetto allo scorso anno (80 euro al quintale).
BOVINI
A V I C O LT U R A
La Piemontese dà risultati
Mesi delicati per le uova
Prezzi stabili, ormai da oltre un decennio, per le razze da carne francesi, ma con un moderata tendenza all’aumento negli ultimi mesi. Continua invece l’interesse per la Piemontese, unica razza che fa segnare aumenti un po’ più consistenti delle quotazioni (vedi servizio a pag. 16-17). Attualmente (novembre 2017) le vitelle Piemontesi della coscia valgono 3,90 euro al kg, mentre i maschi di Limousine valgono 2,78 euro e quelli di Garronese 3 euro. In aumento del 5-10% anche i prezzi dei capi da allevamento di razza Piemontese. Il caldo eccessivo dell’estate ha provocato, in determinati periodi, lievi perdite di incremento ponderale.
Andamento di mercato positivo per gli avicunicoli, con incremento dei consumi e, di conseguenza, della domanda. I listini hanno fatto segnare un leggero miglioramento delle quotazioni rispetto al 2016, ma la siccità e il caldo dell’estate hanno fatto salire i costi, principalmente per l’aumentato utilizzo dell’energia elettrica per il condizionamento degli impianti produttivi. Annata delicata per quanto riguarda l'avicoltura, con la vicenda Fipronil e Amitraz che ha inciso negativamente sulla capacità produttiva, anche a causa del coinvolgimento di alcune aziende piemontesi nell'emergenza. Il prezzo delle uova alla produzione non ha avuto ripercussioni significative da questa vicenda; i prezzi sono aumentati, in misura variabile, a seconda dei contratti, dal 5 al 7%. Confagricoltura Piemonte collaborerà con le autorità sanitarie per la diffusione dei piani di autocontrollo da realizzarsi con una cadenza regolare, con esami di laboratorio miranti a escludere la contaminazione delle uova. Confagricoltura Piemonte sostiene inoltre la richiesta della timbratura delle uova a livello di ogni singola azienda di allevamento, al fine di salvaguardarne l’origine e di tutelare la provenienza del prodotto nazionale.
U VA
Nei filari meno grappoli Secondo le stime di Ismea quest’anno il Piemonte vitivinicolo produrrà il 27,5% in meno rispetto al 2016, a causa di caldo, siccità gelate tardive e grandinate primaverili ed estive. Il germogliamento – rileva Ismea nel suo rapporto sulle previsioni vendemmiali - è iniziato con circa due settimane di anticipo rispetto alla media e anche fioritura e allegagione sono state anticipate, ma non sempre hanno potuto contare su condizioni climatiche favorevoli, mostrando quindi una certa disomogeneità tra le diverse zone. L’accelerazione dello stato vegetativo si è ripresentata con l’invaiatura, con situazioni di totale eccezionalità: molte delle vigne hanno invaiato nei primi 20 giorni di luglio, con una ventina di giornate di anticipo sul dato medio. L’anticipo della raccolta è stato in alcuni casi anche di 30 giorni rispetto a una vendemmia considerata normale. Le uve si sono presentate sane alla vendemmia, ma in molti casi i viticoltori hanno preferito anticipare il raccolto di qualche giorno per cercare di mantenere il miglior equilibrio zuccheri – acidi. La scarsità di produzione e la riduzione delle giacenze oltre i limiti fisiologici ha determinato aumenti dei prezzi delle uve nell’ordine del 10-15% in Langa e Monferrato e del 20% nell’Alto Piemonte, a seconda delle varietà.riequilibrio contrattuale delle parti.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ALLASIA “L’andamento altalenante di questi ultimi e gli evidenti cambiamenti climatici - afferma il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, Enrico Allasia – mettono a dura priva il settore primario, che in Piemonte ha ancora annose questioni da risolvere. È il caso del peso della burocrazia, della mancanza di un impianto integrato di filiere in grado di valorizzare i nostri prodotti, ma anche del sistema macchinoso di accesso ai contributi comunitari che frena lo sviluppo della nostra agricoltura e della proliferazione dei selvatici. In questo quadro, certamente complesso, la nostra organizzazione continua a lavorare ogni giorno con l’obiettivo di tutelare, in primo luogo, gli interessi delle imprese agricole che rappresenta e, più in generale, della collettività, del territorio e dell’ambiente”. Alle forze politiche e ai rappresentanti delle istituzioni Confagricoltura chiede di dedicare attenzione e rispetto al lavoro dell’imprenditore agricolo, ricordandosi dell’importanza del settore primario non soltanto di fronte alle emergenze, ma quotidianamente, per sostenere un settore produttivo che può ancora offrire molto a tutto il Paese.
CEREALI
Crescono orzo e mais I prezzi decisamente bassi della scorsa annata hanno fatto sì che alcuni agricoltori abbiano deciso di abbandonare la coltivazione del grano tenero anche in Piemonte. La nostra regione, pur confermandosi al secondo posto in Italia (16,6% del totale) con 84.196 ettari, dietro all’Emilia Romagna con 127.706 ettari, ha perso l’1,9% delle coltivazioni di grano tenero rispetto all’anno precedente. A livello nazionale la perdita è stata del 3,9%. La produzione piemontese di grano tenero (stime Istat), a causa dell’andamento stagionale siccitoso, è diminuita del 3,3% rispetto all’anno scorso, con un raccolto di 503.643 tonnellate, pari al 17,4% del totale nazionale. Il frumento raccolto si è rivelato generalmente di buona qualità, con un buon tenore proteico ma con un peso specifico tendenzialmente scarso. Prezzi sostanzialmente stabili rispetto al 2016. Il Piemonte ha visto crescere, invece, i campi coltivati a orzo del 6,2% rispetto al 2016. La produzione (stime Istat) non è cresciuta di pari passo: l’aumento è stato del 4,4% sul 2016, con un raccolto totale di 105.289 tonnellate (10,4% del totale dell’Italia, al 4° posto per volumi di produzione). Il raccolto si è presentato di qualità ordinaria. Dopo un buon avvio delle quotazioni, attualmente i prezzi si stanno rivelando più prudenti, in linea con i valori della scorsa annata. Per quanto riguarda il mais la superficie, dal 2016 al 2017, è leggermente aumentata, passando da 138.959 ettari a 139.665. In un’annata particolarmente siccitosa la disponibilità di acqua per l’irrigazione ha fatto la differenza. Gli agricoltori hanno dovuto fronteggiare, in particolare, gli attacchi di piralide e di diabrotica. Nelle aree dov’è stato possibile irrigare, pur tenendo presenti gli alti costi che hanno dovuto sopportare i produttori per assicurare il mantenimento delle disponibilità idriche alla coltura, la produzione si è rivelata soddisfacente e di buona qualità, in linea con quella del 2016, mentre nelle altre aree non irrigue i raccolti si sono rivelati particolarmente scarsi. Complessivamente, a campagna conclusa da poco più di un mese, le stime dei tecnici di Confagricoltura indicano un raccolto in diminuzione di circa il 10% rispetto al 2016. Prezzi in linea rispetto alla scorsa annata.
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A tutto campo
Pac: le aziende aspettano i soldi CONFAGRICOLTURA SOLLECITA I PAGAMENTI MA CI SONO REALTÀ CHE NON INCASSERANNO QUANTO PROMESSO LORO di Gilberto Manfrin
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fine ottobre una parte di imprese agricole piemontesi ha ricevuto un acconto di circa il 70% dei cosiddetti “contributi Pac”, il premio per la Domanda Unica 2017 riservato ai conduttori di terreni agricoli. L’anticipo del 70% del contributo – pari a circa 104 milioni di euro erogati a partire dal 24 ottobre scorso – ha riguardato il regime di pagamento di base (titoli Pac), il regime dei piccoli agricoltori, il greening e il premio per i giovani agricoltori. Priorità di erogazione è stata accordata alle imprese che in Piemonte coltivano il riso, ma un’altra tranche di pagamenti, di circa 100 milioni di euro, dovrebbe essere erogata entro la fine del mese di novembre. “È necessario – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – che Arpea acceleri il più possibile anche l’operazione di pagamento di tutti gli altri
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acconti ancora esclusi. Infatti il settore primario quest’anno vive un periodo particolarmente delicato, a causa della siccità estiva che ha ridotto le produzioni e di un mercato non particolarmente favorevole”. FARE IN FRETTA Allasia ricorda le difficoltà degli allevatori, specie di quelli che pascolano in alpeggio, e dei frutticoltori, colpiti dall’andamento di mercato sfavorevole e dalle fitopatie, moria del kiwi e cimice asiatica in particolare. “Sollecitiamo Arpea a fare in fretta, per dare una boccata d’ossigeno ai nostri agricoltori: la tenuta delle imprese è messa a dura prova - conclude Allasia - e le istituzioni hanno il dovere di intervenire con rapidità, non per fare regali, ma per mettere gli agricoltori piemontesi nelle stesse condizioni dei loro colleghi europei”. ZONA MONTANA PENALIZZATA Ma non è tutto oro quel che luccica. Purtroppo infatti, ci sono dei grossi problemi all’orizzonte: come già avevamo anticipato in un ser-
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Av pubviata un blica a co sulla nsult nuo azion va P e ac
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vizio su "L’Agricoltore cuneese" di marzo (vedi miniatura), i pagamenti si porteranno dietro gli errori del calcolo dei titoli di Agea del 2015, ben due anni fa. Ricordiamo infatti che Agea, con una circolare di febbraio 2017, aveva informato della mancanza di risorse per l’assegnazione dei titoli da Riserva 2016 per giovani e nuove aziende, considerate categorie primarie, e della mancata copertura per i titoli assegnati nel 2015. Per porre rimedio all’errore la fattispecie C2 zona montana viene penalizzata del 27,5 % del valore titoli, dell’1,45% tutte le altre zone. La cosa è ormai ufficiale. Ci saranno aziende che nel 2017 prenderanno i contributi ridotti ai minimi termini. “Li hanno presi nel 2015 e nel 2016, ma quest’anno saranno chiamate a restituire ciò che hanno ‘erroneamente’ percepito nei due anni precedenti - dice Gualtiero Dalmasso, responsabile del Caa provinciale di Confagricoltura Cuneo -. Alcune dovranno ridare ben 50-60 mila euro. Nel 2017 quindi molte aziende si vedranno tagliati contributi in modo inaspettato e soprattutto con investimenti già posti in essere”. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ASSENTE “Si sono nuovamente alimentate false speranze, con soldi distribuiti malamente che ora sono da recuperare - commenta Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -. Alle imprese non sarà richiesto di restituire i soldi: semplicemente, con il pagamento del 2017, saranno stornati gli errori di calcolo commessi da Agea. Torniamo a ribadire come, ancora una volta, il mancato dialogo e il confronto che da sempre richiediamo alla Pubblica amministrazione si ritorce contro gli imprenditori agricoli. Riteniamo che il comportamento di Agea sia quanto meno discutibile. A ormai tre anni di distanza dall’applicazione della nuova Pac e a un anno e mezzo dall’assegnazione dei titoli definitivi le aziende dovranno di fatto ridare indietro ciò che era stato loro promesso. Questo per sanare situazioni di errore di calcolo dell’Amministrazione pubblica. Senza considerare che molte aziende, giustamente convinte del loro portafoglio titoli, hanno già intrapreso investimenti. I loro bilanci aziendali rischiano di essere messi in grave dIfficoltà”.
Confagricoltura Cuneo aveva già lanciato l'allarme con un articolo sul numero di marzo de "L'Agricoltore cuneese"
Ritardi assicurativi, il vaso è colmo
Enrico ALLASIA Presidente Confagricoltura Cuneo
CONFAGRICOLTURA DENUNCIA I GRAVI RITARDI NELLE AGEVOLAZIONI PER LE AVVERSITÀ ATMOSFERICHE. ALLASIA: "OCCORRE RENDERE GLI AIUTI PIÙ FRUIBILI"
"S
ul tema delle assicurazioni agevolate occorre sviluppare un ragionamento complessivo, rivedendo la normativa per adattarla meglio alle esigenze delle imprese: non si tratta di incrementare gli aiuti, ma di renderli più fruibili, limitando la burocrazia allo stretto necessario”. Confagricoltura denuncia, per bocca del proprio presidente provinciale e regionale, Enrico Allasia, i ritardi nelle agevolazioni per le avversità atmosferiche. L’organizzazione agricola è fortemente preoccupata per le numerose anomalie informatiche che ancora oggi bloccano il pagamento dei contributi assicurativi relativi alle polizze agevolate sottoscritte nel 2015 dagli agricoltori per proteggere le coltivazioni dalle avversità atmosferiche. In pratica, con la riforma del sostegno alle assicurazioni agricole agevolate, l’agricoltore paga il 100% del costo della polizza assicurativa e lo Stato, con fondi comunitari, rimborsa successivamente circa il 65% della spesa. I tempi tra le due operazioni si dilatano però a dismisura. ASSICURAZIONI 2015: SITUAZIONE DRAMMATICA “Ai ritardi, purtroppo ormai consueti, ai quali siamo già abituati, si aggiungono ulteriori difficoltà - sottolinea Confagricoltura - dovute a mancanza di allineamento dei dati tra il sistema informatico piemontese e quello nazionale. Questo fatto ritarda, e in alcuni casi impedisce, l’erogazione completa
degli aiuti”. Il problema interessa numerose aziende e per certe coltivazioni, fruttiferi in particolare, si arriva in alcune province al 30% dei pagamenti attualmente ancora in sospeso. Le domande sono fatte, ma sono da pagare almeno ancora per il 30%”. Gualtiero Dalmasso, responsabile del Caa provinciale di Confagricoltura Cuneo, entra nel merito della problematica: “Le assicurazioni 2015 versano ancora in una situazione drammatica. In particolare, il settore della zootecnia, ad oggi, risulta completamente non pagato. Ci sono aziende che attendono migliaia di euro, altre hanno preso fino al 70%, ma nessuno ha recuperato il 100%”. RITARDI ANCHE PER 2016 E 2017 Una situazione tragicomica che coinvolge anche altre due annualità: “Per il 2016 sono uscite le domande di sostegno, che sono solo un passo: per poter richiedere i soldi bisogna allestire le domande di pagamento, che non sono ancora pronte”. Peggio va sul 2017: “Abbiamo potuto allestire solo i Pai (Piani assicurativi individuali). Mancano ancora le domande di sostegno e di pagamento. La situazione è inverosimile. Il problema - spiega Dalmasso - è l’applicazione certa, per di più complicata della normativa. Perché dover preparare la manifestazione d’interesse? Perché il Pai? Perché la domanda di sostegno e poi infine quella di pagamento per arrivare ad avere un contributo? La burocrazia schiaccia le azien-
BISOGNA AFFRONTARE QUESTA PROBLEMATICA TECNICO-BUROCRATICA CHE STA CREANDO GRAVI DANNI AL SETTORE PRIMARIO E CHE DEVE ESSERE RISOLTA IN TEMPI RAPIDI, LIMITANDO LE PENALIZZAZIONI AL SISTEMA PRODUTTIVO de”. “È una situazione che desta sempre maggiore preoccupazione - aggiungono i tecnici di Confagricoltura - poiché costringe gli agricoltori a sopportare, pur in presenza di un’agevolazione prevista dalla legge, un onere finanziario ragguardevole, con il rischio di mettere a repentaglio l’operatività degli stessi Consorzi di difesa”. ATTIVARE UN TAVOLO REGIONE-MINISTERO “Chiediamo all’assessore all’Agricoltura Ferrero e al viceministro delle Politiche agricole Olivero - conclude Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte - di attivare un tavolo di confronto tra la Regione e il Ministero per affrontare una problematica tecnico-burocratica che sta creando gravi problemi al settore primario e che deve essere risolta in tempi rapidi, limitando le penalizzazioni al sistema produttivo, già sottoposto a una serie di difficoltà pesanti, quale la crisi dei mercati frutticoli e le numerose fitopatie, dalla moria del kiwi alla cimice asiatica, che scoraggiano l’iniziativa d’impresa”.
CAMPAGNA 2015
Il punto della situazione sulle Domande PSRN Mis.17 relativo alle campagne assicurative 2015-2016-2017
100 % PAI i
preparati
96,8%
74,4%
66,8%
sostegno
pagamento
pagate al
Le domande di presentate
Le domande di presentate
Le domande 31/10/2017
CAMPAGNA 2016 • PAI: presentati. Domande di sostegno: aperta la possibilità di presentazione solo in data 16 ottobre 2017 quindi in corso di elaborazione da parte degli uffici. Domande di pagamento: non ancora attive a sistema. CAMPAGNA 2017 • PAI: in corso di presentazione
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Calamità questione degli invasi, sempre più urgenti per fronteggiare i periodi di siccità”.
Un'immagine degli incendi che a fine ottobre hanno devastato molte vallate della Granda
Dopo gli incendi, urge la nuova legge TERMINATA L'EMERGENZA È TEMPO DI APPROVARE IL NUOVO TESTO CHE POTREBBE RIDARE VALORE ALLA MONTAGNA, CONTRO IL SUO ABBANDONO di Ilaria Blangetti
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spettiamo da anni una legge che valorizzasse la montagna, creando i presupposti per una gestione ‘moderna’ per permettere che l’economia delle terra alte torni ad essere in primo piano, con benefici per il territorio, per chi ci vive e per chi ci lavora”. Parla così Confagricoltura Cuneo, in riferimento alla nuova Legge Forestale: un testo atteso da tempo che potrebbe cambiare la prospettiva dei nostri boschi e che, a breve, inizierà l’iter per l’approvazione. “È arrivata l’ora – rimarca l'Unione Agricoltori - di introdurre una legge in linea con i tempi”. Una questione particolarmente attuale anche dopo gli incendi che da metà a fine ottobre hanno devastato le zone collinari e montane del Cuneese, colpendo soprattutto le valli Varaita e Stura, bruciando preziosi ettari di bosco che potranno essere ripristinati solo dopo decenni. “Sono anni ormai che il Mipaaf non ha una direzione forestale. Le normative al momento in vigore sono troppo vincolanti – commenta ancora Confagricoltura Cuneo – e, a forza di ingabbiare tra paletti troppo stretti, hanno finito per allontanare gli imprenditori agri-
coli dalla montagna con un duplice danno. La montagna, infatti, se abbandonata, può trasformarsi in un pericoloso alleato dei disastri ambientali, dagli incendi alle alluvioni, inoltre si sono persi interessanti sbocchi economici e produttivi per il mondo agricolo. Proteggere, ma al tempo stesso gestire in modo consapevole, permetterà di valorizzare il bosco anche come risorsa economica”. "MANCANO PREVENZIONE E PROGRAMMAZIONE" In riferimento all’ottobre caldo che ha causato danni l'associazione aggiunge: “Purtroppo mancano prevenzione e programmazione, si stanziano fondi e si corre ai ripari sempre troppo tardi, quando ormai i danni ci sono. Il problema parte da lontano, dalla siccità estiva fino agli incendi che hanno devastato di recente le nostre montagne, la questione è la stessa. Serve una politica preventiva e adeguati fondi per attuarla, pensando ad interventi che spaziano dalle fasce tagliafuoco, protezioni contro gli incendi che permettono di frenare il propagarsi delle fiamme, fino all’annosa
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OLIVERO: "CON LA NUOVA LEGGE IL BOSCO SARA UNA RISORSA" Intanto il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero ha commentato negli scorsi giorni lo spirito che animerà la prossima nuova Legge Forestale alla quale sta lavorando da due anni: “È un testo atteso da decenni, che cambia completamente la prospettiva del bosco: dalla conservazione, quasi museale, alla gestione sostenibile, per renderlo vivo e capace di rappresentare anche una risorsa economica per il territorio". La volontà è infatti quella di valorizzare i milioni di ettari di patrimonio forestale, al momento in gran parte inutilizzati. E sulle misure per affrontare i danni degli incendi ha detto: "La Regione Piemonte, come hanno annunciato il presidente Chiamparino e l’assessore Valmaggia, ha assicurato di collocare 42 milioni di euro su opere di ripristino. Inoltre, sto seguendo l’iter per il riconoscimento della calamità naturale, affinché le imprese agricole e agroforestali colpite dagli incendi possano avere un risarcimento adeguato”. L'OTTOBRE PIÙ SECCO DAL 1950 Dal vallone dell’Arma, a Demonte, a Casteldelfino in valle Varaita, passando per l'incendio tra Sambuco e Pietraporzio, in alta Valle Stura, dove per giorni è rimasta chiusa la statale 21 del Colle della Maddalena. Sono alcune delle situazioni più gravi provocati dagli incendi che hanno interessato la Granda. Per giorni gli elicotteri dei Vigili del Fuoco hanno lavorato per domare le fiamme ma, solo grazie al cambio di temperature e all'arrivo di pioggia e neve, l'emergenza è davvero finita, anche se rimangono i danni ad una vasta area montana. Danni che rimarranno visibili per anni, forse decenni. Sono il risultato di un'estate e di un inizio autunno davvero povero d'acqua che ha portato siccità, caldo fuori stagione e smog. Dopo le scarse precipitazioni estive, infatti, come ha evidenziato l'Arpa, la situazione di carenza idrica si è ulteriormente aggravata nei primi due mesi autunnali. "Nel mese di ottobre, statisticamente il più piovoso in Piemonte, sull'intero bacino idrografico del Po sono stati registrati appena 3 mm di precipitazione media risultando l’ottobre più secco dal 1950 e tra i più scarsi di piogga dal 1930". Tra le aree che più hanno subito il fenomeno, c'è proprio il Cuneese.
Emergenza idrica
Acqua, c'è una cabina di regia CONFAGRICOLTURA CUNEO HA ADERITO ALL'INIZIATIVA DELLA CCIAA. FERRUCCIO DARDANELLO SPIEGA LE FINALITÀ di Paolo Ragazzo
L
a Confagricoltura di Cuneo, tramite il presidente Enrico Allasia, ha aderito all’iniziativa con cui la Camera di Commercio provinciale intende fare sintesi delle istanze e delle specificità sulla tematica dell’acqua, sottoscrivendo una dichiarazione di intenti insieme a tutti i rappresentanti provinciali del mondo economico, delle imprese e delle professioni, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, al Politecnico di Torino e all’Accademia Terre Alte. Ne è nata così una “Cabina di regia” specifica sul tema. Abbiamo chiesto al presidente della Cciaa di Cuneo, Ferruccio Dardanello, promotore di questa iniziativa di entrare nel merito e spiegarci obiettivi e strategie dell’organismo appena costituito. Presidente Dardanello, la siccità eccezionale di quest’anno, sommata agli incendi di queste settimane, ha evidenziato l’urgenza di mettere in campo strategie ampie condivise nella gestione dell'acqua. Con quali obiettivi nasce la “Cabina di regia”? “La ‘Cabina di regia’, espressione delle diverse istanze e specificità di tutti i settori economici, professionali, sociali e culturali, avrà il compito di confrontarsi con le istituzioni locali, amministrazione provinciale, enti regionali e nazionali, ai quali compete la programmazione degli interventi. Facendosi interprete dei bisogni idrici del territorio, s’impegnerà nell’individuare soluzioni condivise per l’attuazione di programmi concreti, che possano portare a un miglior utilizzo dell’acqua, evitandone gli sprechi”. Il mondo agricolo chiede da tempo la realizzazione di invasi e una gestione organica della risorsa idrica. Quali risposte si auspicano su entrambi i fronti con questa iniziativa?
Il presidente Dardanello (al centro) durante l'incontro che si è svolto in Cciaa
“Dobbiamo lavorare insieme a un progetto complessivo di utilizzo della risorsa acqua che ci consenta di dare risposte efficaci non soltanto alle emergenze ambientali, ma anche ai bisogni delle imprese. Gli invasi e le moderne politiche di efficientamento rappresentano un’importante opportunità per creare un sistema gestionale organico, che possa rispondere in modo adeguato alle esigenze dell’agricoltura. La consapevolezza che opere condivise possano soddisfare il bisogno idrico espresso dai diversi settori economici, non solo il primario, ma anche l'industria, il turismo e il commercio, ci fa comprendere che è tempo di pensare a un piano di ampio respiro, che possa affrontare in modo congiunto e multidisciplinare opere coerenti, facenti parte di un unico sistema complesso. Non possiamo più permetterci di sprecare ogni anno 5 miliardi di metri cubi di acqua. La vera sfida sta nel riuscire a trattenere l’acqua quando disponibile, per poterla utilizzare al bisogno per la nostra crescita e per i bisogni anche primari della nostra società”. C’è poi la questione delle risorse necessarie per questi interventi, dove possono essere individuate? “Su progetti condivisi si cercherà di intercettare risorse regionali, nazionali e comunitarie, in collaborazione con le Fondazioni bancarie. Una prima disponibilità di sostegno è già arrivata da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Grazie al coinvolgimento di esperti qualificati potranno essere individuate soluzioni comuni per dare concretezza ai programmi e valutare, di volta in volta, gli investimenti necessari e sostenibili”.
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Agricoltura & Scienza
Glifosate, un altro rinvio CONFAGRICOLTURA CUNEO: "LE AZIENDE AL MOMENTO NON HANNO ALTERNATIVE VALIDE, VA RINNOVATO" di Monica Arnaudo
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ncora un rinvio sul fronte glifosate. Giovedì 9 novembre la Commissione europea, riunita per decidere il possibile rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida per i prossimi cinque anni, ha incassato il voto favorevole di quattordici Paesi, mentre altri nove, tra cui l’Italia hanno votato contro, cinque gli astenuti. Niente maggioranza quindi. La Commissione europea ha deciso di portare la proposta in Comitato d’Appello nella prossima data utile a fine novembre. Se, anche in questa occasione, non si dovesse arrivare ad una maggioranza qualificata, la Commissione europea avrebbe la facoltà di adottare la proposta anche in assenza del via libera dei Paesi membri. A dare il via alla querelle è stata la richiesta, avanzata dal Parlamento europeo, di vietare totalmente l’utilizzo dell’erbicida, il più diffuso al mondo, entro il dicembre 2022. Tre erano i punti del piano: eliminare da subito l’uso domestico del glifosate e, entro la fine del 2022, di quello agricolo; rendere pubbliche le
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valutazioni dei possibili rischi da parte della Commissione europea; far votare i paesi dell’Unione europea sul rinnovo della licenza. Ed è qui che la situazione si è “ingarbugliata”. Tra stop e nuovi rinvii, la questione è ancora in una fase di stallo e, a poche settimane dalla scadenza dell’ultima proroga, fissata per il 15 dicembre2017, gli operatori ancora non sanno come dovranno comportarsi nel 2018. Le posizioni dei vari paesi europei sono infatti divergenti. Lo stesso Governo italiano è parso spesso spaccato,con posizioni contrastanti. La maggioranza degli agricoltori e degli operatori, così come anche il Copa e il Cogeca associazioni che riuniscono oltre 23 milioni di produttori e 22 mila cooperative in Europa, ne chiede invece a gran voce il rinnovo. Secondo uno studio effettuato dalla Compag, Federazione Nazionale Commercianti di Prodotti per l’Agricoltura, inoltre, nel caso Bruxelles decidesse di non rinnovare l’autorizzazione per il glifosate, il costo per ettaro per le operazioni di diserbo aumenterebbe di oltre il 30%. “L’uso del glifosate va assolutamente rinnovato almeno fino a quando non ci sarà un’alternativa valida ed economicamente conveniente per le aziende – dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio -. La non autorizzazione avrebbe un effetto deleterio per le nostre aziende, già fortemente provate, perché metterebbe in pericolo la loro competitività sui mercati europei, dove sono presenti altri produttori extra Ue che potranno continuare ad usarlo. Purtroppo si sta portando avanti una campagna anti glifosate basata su supposizioni e non su certezze scientifiche. Dire di ‘no’ a priori, senza pensare a possibili alternative non ha nessun senso”.
INSERTO TECNICO
U N I O N E
P R O V I N C I A L E
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NOTIZIE SEMPRE AGGIORNATE E APPROFONDIMENTI SU WWW.CONFAGRICOLTURACUNEO.IT O SU WWW.FACEBOOK.COM/CONFAGRICOLTURACUNEO
PSR: "CREAZIONE E SVILUPPO DI ATTIVITÀ EXTRA-AGRICOLE"
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on la DD. 1069 del 30 ottobre scorso è stato aperto dalla Regione Piemonte il nuovo bando "Creazione e sviluppo di attività extra-agricole" Operazione 6.4.1. L' operazione prevede (alle condizioni e con le specificazioni indicate nei paragrafi successivi) un sostegno alla realizzazione nelle aziende agricole di investimenti finalizzati a consentire lo svolgimento di attività complementari a quella di produzione agricola nei seguenti ambiti: a) agriturismo; b) agricoltura sociale (fattorie didattiche; ospitalità per salariati agricoli avventizi). BENEFICIARI La domanda di sostegno deve essere presentata dal titolare dell’azienda. I beneficiari sono: agricoltori o coadiuvanti familiari dell’agricoltore che diversificano la loro attività avviando attività extraagricole (Per “coadiuvante familiare” si intende un soggetto, che non riveste la qualifica di titolare, di imprenditorie, di socio o di contitolare dell'azienda e neppure di lavoratore dipendente, ma che è comunque stabilmente dedito alla attività agricola nella azienda agricola di cui è titolare un famigliare. Il “coadiuvante familiare” è iscritto come tale negli elenchi previdenziali). È necessario per le aziende agricole richiedenti (senza distinzione tra aziende agricole condotte da persone fisiche e aziende agricole condotte da società o società cooperative) il possesso di partita IVA riferita al settore dell’agricoltura e, salvo che per le aziende rientranti nei limiti di esenzione ai sensi della normativa di settore, l’iscrizione al Registro imprese presso la Cciaa. RISORSE Le risorse ammontano a 5,8 milioni di euro SCADENZA La domanda potrà essere presentata dal 20 novembre 2017 fino al 28 febbraio 2018. ATTIVITÀ AMMISSIBILI A - Agriturismo interventi di ristrutturazione / restauro / risanamento conservativo (secondo le disposizioni e nel rispetto dei limiti di cui alla legge regionale 23 febbraio 2015, n. 2 ‘Nuove disposizioni in materia di agriturismo’ ed ai Regolamenti di attuazione n. 1/R 2016 e n. 5/R 2017) di edifici facenti parte della azienda agricola (con eventuale ampliamento massimo del 10% in superficie limitato a volumi accessori quali ad esempio servizi igienici, accessi privi di
barriere architettoniche, centrali termiche, scale e simili) per una superficie massima complessiva (compreso l’eventuale ampliamento massimo del 10%) di metri quadri 100; eventuali impianti elettrici / idrici / termici e simili possono rappresentare al massimo il 40% della spesa totale richiesta in domanda per gli interventi di ristrutturazione / restauro / risanamento conservativo degli edifici; gli interventi saranno valutati con riferimento al vigente prezzario regionale (sezione 24 “agricoltura”); attrezzature fisse per la preparazione dei pasti (con esclusione di mobili, corredi e materiale minuto) per un importo massimo di spesa pari al 30% della spesa relativa agli interventi di ristrutturazione / restauro / risanamento conservativo di edifici previsti in domanda, comprensivi dell’eventuale ampliamento nei imiti precedentemente indicati; Non potrà essere erogato il contributo per le iniziative di carattere agrituristico a richiedenti che non abbiano adempiuto agli obblighi previsti dalla legge regionale 23 febbraio 2015, n. 2 e dai relativi provvedimenti attuativi per l’autorizzazione allo svolgimento della attività grituristica (da conseguire prima della erogazione del saldo). B1 - Fattorie didattiche (limitatamente ad aziende agricole iscritte all’Elenco regionale delle fattorie didattiche o che vi si iscriveranno successivamente alla realizzazione dell’intervento oggetto della richiesta di sostegno). B2 - Ospitalità per salariati agricoli stagionali avventizi, coerentemente a quanto previsto dalla legge regionale n. 12/2016 (limitatamente ad aziende agricole operanti nel settori produttivi frutticolo e/o viticolo, che sono caratterizzati da forti picchi di fabbisogno stagionale di manodopera; le aziende richiedenti, per essere ammesse al sostegno, devono essere in grado di documentare con versamenti previdenziali l’effettivo impiego a partire dall’anno 2015 compreso di salariati agricoli stagionali avventizi per un minimo di 200 giornate lavorative annue). INTERVENTI NON AMMISSIBILI L’acquisto o acquisizione di macchine e/o attrezzature usate; l’acquisto di fabbricati e di terreni; la realizzazione di investimenti riferiti ad abitazioni per uso del richiedente o famigliari; la realizzazione di investimenti riferiti ad adeguamento a norme obbligatorie; la realizzazione di investimenti di manutenzione ordinaria e straordinaria; l’acquisto di materiale di consumo o di beni non durevoli (compresi mobilio, teleria, stoviglie e simili); i contributi in natura in relazione ai quali non è stato effettuato alcun pagamento giustificato da fatture o documenti di valore probatorio equivalente, compresi i lavori realizzati con prestazioni lavorative volontarie dell'imprenditore e dei suoi familiari (cd. lavori in economia); la sistemazione di aree esterne (cortili, giardini, parcheggi e simili); la realizzazione di piscine; la ristrutturazione, riattamento ed adeguamento di fabbricati rurali per la realizzazione la realizzazione di aree benessere (cosiddette SPA) e/o l’acquisto / acquisizione delle relative attrezzature; la realizzazione di strutture per la vendita diretta e/o degustazione dei prodotti agricoli e/o ’acquisto / acquisizione di autocarri attrezzati come negozi ambulanti. Per informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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PSR: BANDO PER RIDURRE LE EMISSIONI IN ATMOSFERA
È
stato pubblicato sul Bollettino Regionale il nuovo bando PSR dell'operazione 4.1.3 "Investimenti per la riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca in atmosfera”. L’operazione” è specificamente volta a migliorare la sostenibilità ambientale delle attività agricole e di allevamento, comparto da cui si libera in atmosfera una quota significativa dell’ammoniaca di origine agricola. FINALITÀ I finanziamenti sono rivolti all’ottimizzazione delle strutture di allevamento degli animali e di stoccaggio degli effluenti zootecnici e dei digestati, nonché alla dotazione di attrezzature, impianti e macchinari per la gestione degli effluenti e digestati medesimi e la loro distribuzione in campo per l’utilizzo agronomico, con l’obiettivo di ridurne le emissioni in atmosfera, in consumo di acqua ad uso zootecnico, riducendo il volume di effluente prodotto dall’attività di allevamento, concorrono a limitare le emissioni azotate in atmosfera.
BENEFICIARI A) Imprenditori agricoli professionali, sia persone fisiche che persone giuridiche, singoli o associati. Il possesso del requisito di imprenditore agricolo professionale deve già sussistere all’atto della presentazione della domanda. B) Giovani agricoltori, singoli o associati, che si insediano per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di capi dell’azienda usufruendo della Misura 6.1.1 del PSR 2014-2020. C) Giovani agricoltori, singoli o associati, che si sono già insediati durante i cinque anni precedenti la domanda di sostegno usufruendo della Misura 112 del PSR 2007-2013. è necessario il possesso del requisito di imprenditore agricolo professionale, che deve già sussistere all’atto della presentazione della domanda, deve permanere fino alla data di conclusione del vincolo di destinazione degli interventi e si verifica in base ai dati presenti nel fascicolo aziendale.
LA SCELTA VINCENTE, DAL 1936 LA SCELTA VINCENTE, DAL 1936 LA SCELTA VINCENTE, DAL 1936
INTERVENTI AMMISSIBILI Sono ammissibili al sostegno le seguenti tipologie di intervento: A) investimenti volti a migliorare l’efficienza gestionale degli effluenti zootecnici e dei digestati; B) investimenti volti a ridurre l’emissione ammoniacale da strutture di allevamento esistenti; C) investimenti volti a ridurre il consumo di acqua nelle strutture di allevamento esistenti. È ammissibile al sostegno la spesa compresa tra i seguenti valori: - minimo euro 30.000, massimo euro 100.000 per gli investimenti collettivi ad uso comune; - minimo euro 10.000, massimo euro 50.000 per gli altri investimenti. L’aliquota di sostegno prevista nel PSR è pari al 40% della spesa ammissibile, fino al 50% in caso di investimenti ANNI collettivi. Per informazioni rivolgersi a Confagricoltura Cuneo.
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RISORSE La dotazione finanziaria prevista per questo bando è fissata in tre milioni di euro di spesa pubblica.
SCADENZA ANNI La domanda di sostegno può essere presentata entro e non oltre il 31 gennaio 2018.
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guardo alle denominazioni meno conosciute e con minori quantitativi di produzione; D) favorire sinergie tra produzioni di qualità appartenenti a territori diversi e comparti produttivi diversi in modo da moltiplicarne il valore aggiunto; E) promuovere il brand Piemonte incrementando in tal modo il valore aggiunto dei territori e delle produzioni piemontesi.
BANDO OCM VINO: 10,4 MILIONI PER LA PROMOZIONE
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a Regione ha approvato l’attuazione della misura comunitaria "Promozione del vino sui mercati dei paesi terzi" - OCM Vino annualità 2017/2018. Il finanziamento riguarda i progetti di promozione nei Paesi fuori dall'Unione Europea prioritariamente a favore dei vini di qualità piemontesi a denominazioni di origine. RISORSE E BENEFICIARI Le prime risorse a disposizione per l’annualità 2017/2018 sono di 10,4 milioni di euro. I bandi si rivolgono ai produttori vitivinicoli in particolare se associati in Consorzi di tutela o altre forme associative. Della cifra complessiva, 8,2 milioni sono riservati ai progetti regionali e i rimanenti 2,2 milioni a favore dei progetti multiregionali. OBIETTIVI A) Rafforzare la qualità delle produzioni vitivinicole e piemontesi attraverso la valorizzazione delle Denominazioni di origine; B) stimolare l’aggregazione tra aziende, soprattutto micro e piccole imprese, al fine di creare sinergie e sopperire alla piccola dimensione del mondo produttivo piemontese in rapporto ai mercati globalizzati; C) incrementare il valore delle nostre produzioni nel la competizione globale con particolare ri-
ENTRO IL 19 DICEMBRE LE DOMANDE PER I CONTRIBUTI SUI DANNI DELLE GELATE PRIMAVERILI
SOGLIE DI SPESA Sono stabilite delle soglie di spesa massima ammissibile che favoriscano la valorizzazione delle denominazioni di origine e l’aggregazione declinate nel seguente modo per progetti presentati da: A) Consorzi di tutela, autorizzati ai sensi della Legge n. 238/2016 e loro associazioni e federazioni (anche in forma non esclusiva), per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile di 2.000.000 euro; B) forme aggregate di almeno 16 produttori, per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile pari a 1.500.000 euro; C) forme aggregate di almeno 10 - 15 produttori, per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile pari a 1.000.000 euro; D) forme aggregate di almeno 5 - 9 produttori, per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile pari a 500.000 euro; E) forme aggregate di almeno 2 - 4 produttori, per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile pari a 200.000 euro; F) produttore singolo, per cui si stabilisce una soglia di spesa massima ammissibile pari a 50.000 euro. DURATA DEI PROGETTI I progetti hanno durata massima di tre anni. Le Regioni, nei propri avvisi, possono stabilire una durata massima inferiore per i progetti regionali e multiregionali; per cui si stabilisce, sia per i progetti regionali che multiregionali, una durata massima del progetto di 12 mesi.
ESONERO CONTRIBUTI PER I GIOVANI, CHIARIMENTI DELL’INPS
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero per le Politiche Agricole che riconosce il carattere di eccezionalità alle gelate che, dal 18 aprile al 21 aprile scorsi, hanno colpito il Piemonte creando danni alle coltivazioni. Le aziende agricole colpite dalla calamità e che hanno subito danni in misura supreriore al 30% della PLV potranno accedere al Fondo di solidarietà nazionale, come richiesto dalla Regione Piemonte e secondo quanto previsto dall’Unione Europea, facendo partire le domande di aiuto entro il 19 dicembre. Sono interessati dal provvedimento i comuni della provincia di Cuneo indicati dal decreto ministeriale del 23/10/2017 Per maggiori informazioni e inoltrare le domande di intervento rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
L’Inps fornisce chiarimenti in merito all’esonero contributivo triennale (e allo sgravio parziale per altri due anni) riconosciuto dalla legge di bilancio 2017 in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a 40 anni, che possano vantare una nuova iscrizione alla previdenza agricola nel corso del 2017. Secondo la nuova circolare, per l’ammissione al beneficio rileva soltanto che il giovane agricoltore non sia mai stato iscritto alla previdenza agricola in qualità di capo del nucleo familiare coltivatore diretto per cui chiede l’iscrizione. E così un nuovo coltivatore diretto under 40 può essere ammesso al beneficio contributivo anche se ha fatto parte di un preesistente nucleo in qualità di coadiuvante familiare, a prescindere dalla circostanza che i componenti (del vecchio e del nuovo nucleo) siano gli stessi.
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LOCAZIONI INFERIORI AI TRENTA GIORNI, ASPETTI IMPORTANTI
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i redditi che derivano dai contratti di locazione breve, stipulati dal 1° giugno 2017, può applicarsi, su opzione del locatore, il regime della cedolare secca con l’aliquota del 21%. Questo si applica ai contratti di locazione di durata inferiore a 30 giorni e stipulati, anche per finalità turistiche, tra persone fisiche che agiscono al di fuori dell’attività di impresa. L’Agenzia delle Entrate, con Circolare n. 24/2017, ha chiarito alcuni aspetti della disciplina. Con riferimento al tipo di immobili e servizi, l’Agenzia precisa: • la locazione si riferisce a unità immobiliari situate in Italia e appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11 (esclusa la A10 - uffici o studi privati) e le relative pertinenze (box, posti auto, cantine, soffitte, ecc), oppure singole stanze dell’abitazione; • il contratto può avere ad oggetto, oltre alla messa a disposizione dell’alloggio, la fornitura di biancheria, la pulizia dei locali, e tutti quei servizi strettamente funzionali alle esigenze abitative di breve periodo, come, ad esempio, la fornitura di collegamento wi-fi e di aria condizionata; • sono esclusi i contratti che includono servizi non necessariamente correlati con la finalità residenziale dell’immobile, come per esempio la colazione, la somministrazione dei pasti, la messa a disposizione di auto a noleggio o di guide turistiche; • ai fini della stipula del contratto, non è richiesta l’adozione di un particolare schema contrattuale. Per quanto concerne gli adempimenti cui sono tenuti gli interme-
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diari immobiliari coinvolti, la Circolare chiarisce che: • l’intermediario non è tenuto a operare la ritenuta del 21% se non ha la materiale disponibilità delle risorse finanziarie su cui operare la ritenuta (ad esempio, nel caso di pagamento tramite assegno bancario intestato al locatore); • non rilevano né la forma giuridica del soggetto che intermedia (forma individuale o associata) né la modalità con cui l’attività è svolta (contratti di locazione stipulati on line e off line); • la trasmissione dei dati è dovuta solo dall’intermediario che fornisce un supporto professionale o tecnico informatico in fase di perfezionamento dell’accordo.
OBBLIGO DI DENUNCIA INFORTUNI
Dal 12 ottobre i datori di lavoro sono tenuti a comunicare a fini statistici e informativi gli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento. La comunicazione va effettuata in via telematica entro 48 ore dalla ricezione dei dati identificativi del Certificato medico che viene trasmesso all’INAIL direttamente dal medico/struttura di pronto soccorso. L’assolvimento a tale obbligo comporterà la comunicazione all’INAIL anche degli infortuni con prognosi non superiore a tre giorni (il cui indennizzo rimane interamente a carico del datore di lavoro), prima esclusi da qualsiasi obbligo di segnalazione all’Istituto. Considerevoli le sanzioni per il mancato assolvimento: da 548 a 1.978,80 euro per l’assenza di un giorno; da 1.096 a 4.932 euro per le assenze superiori a tre giorni. Per informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura.
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Zootecnia
Multe latte, adesso si paga L'UE HA CHIESTO IL CONTO AGLI ALLEVATORI. CONFAGRICOLTURA: "DIFETTO DI TEMPISMO" di Gilberto Manfrin
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ondannata a pagare. Nuovo capitolo della lunga telenovela sulle quote latte che vede contrapposte l'Italia e la Commissione Europea. La Corte di Giustizia dell'Ue ha dato torto al nostro Paese che dovrà ora recuperare dagli allevatori il versamento degli interessi sulle multe inflitte per l'eccessiva produzione tra il 1992 e il 2002, importo che era stato rateizzato senza interessi, con pagamento in 14 rate delle multe maturate tra la campagna 199596 e 2001-2002. In gioco vari milioni di euro. Il problema riguarda gli interessi non riscossi dal 2003: se l'Italia non dovesse incassarli, rischia di essere a sua volta sanzionata dall’Ue. Diversa invece la vicenda delle quote mai incassate, pari a 1,35 miliardi, per le quali è in corso un altro contenzioso su cui dovrà esprimersi la Corte. Nel dettaglio, il sostegno illegittimo, secondo le norme Ue, riguarda la proroga di sei mesi del pagamento della settima rata relativa al 2010, che equivale ad un prestito senza interessi dello Stato, peraltro non autorizzato dall’Ue che aveva chiesto a Roma di recuperare le somme dai produttori che avevano goduto della proroga, oltre agli interessi. L'Italia si era rivolta al Tribunale dell'Ue, che nel 2015
le aveva dato parzialmente ragione. Ma nei giorni scorsi la decisione è stata completamente ribaltata dalla Corte di Giustizia. Come ricorda l’Informatore Agrario 39/2017 in un articolo di Ermanno Comegna, erano circa 12mila i produttori che beneficiavano ai tempi della rateizzazione senza interessi delle multe accumulate nei 7 anni. Di questi però, solo 1.291 si avvalsero della proroga. Gli altri pagarono la settima rata entro la scadenza del 31 dicembre 2010, una scelta che a posteriori ha permesso loro di evitare guai economici. A quei 1.291 che sfruttarono la proroga, sarà ora chiesto di restituire gli interessi a partire dalle rate del 2003 fino all’ultima del 2017. E il conto rischia di essere salato. L’autorizzazione era stata riconosciuta dopo un lungo negoziato con l’Ue, la quale aveva acconsentito che le sanzioni imputate agli allevatori per le sette campagne di commercializzazione comprese tra il 1995 e il 2002 fossero pagate in maniera differita e senza interessi da parte dei soggetti interessati. In realtà le casse comunitarie hanno già incassato i soldi, con gli interessi, questi ultimi computati sotto forma di aiuti di Stato, e finiti sul bilancio nazionale. Il punto è che per poter essere trattati come aiuti di Stato, questi fondi versati a rate dovevano essere pagati regolarmente e senza interruzioni. Obbligo disatteso dall’Italia, che ora dovrà pagare. “Questa comunicazione difetta per lo meno di tempismo, visto che si parla di recupero fondi relativi a vicende che risalgono a vent’anni fa con aziende che nel frattempo potrebbero anche essere non più attive - commenta Confagricoltura Cuneo -; è anche vero che la questione dovrebbe insegnare alla Pa italiana che non si possono commettere errori di valutazione di fronte alle norme Ue. E chi autorizzò i versamenti degli aiuti di Stato ai produttori, avrebbe dovuto osservare le regole”.
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Zootecnia
Razza Piemontese, la carne che piace ALBERTO BRUGIAFREDDO: "IL CONSUMATORE CERCA SEMPRE DI PIÙ QUESTA CARNE DALL'INDISCUSSA QUALITÀ, FAVORENDO LA REMUNERATIVITÀ DEI PREZZI PER CHI ALLEVA" di Ilaria Blangetti
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arne di indiscussa qualità, riconosciuta e ricercata sulle tavole, e non solo più quelle italiane. La Razza Piemontese incontra sempre più il gusto dei consumatori per la sua carne tenera, magra, gustosa e ricca di proteine. “La Razza Piemontese è particolarmente sempre più apprezzata – commenta Alberto Brugiafreddo, presidente della sezione Bovini da Carne di Confagricoltura Cuneo -. La tipologia di carne è riconosciuta dal consumatore finale che cerca dal macellaio questa carne di indiscussa qualità, favorendo così la remuneratività dei prezzi per gli allevatori”. UNA RAZZA IN SALUTE CON ALLEVATORI PIÙ GIOVANI Un settore, come sottolinea l’ultimo studio dell’Anaborapi, l'Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese, di assoluta rilevanza: nel 2016 i soci erano 4.200, oltre 2.100 in provincia di Cuneo, per un totale di quasi 269 mila capi allevati. Un settore particolarmente prezioso per la provincia di Cuneo dove viene quindi allevata la maggior parte di questi capi. "Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo assistito ad un ricambio generazionale - commenta Albino Pistone, presidente dell'A-
naborapi, l'associazione che riunisce gli allevatori della razza bovina Piemontese che aderiscono al relativo Libro Genealogico -, e si è abbassata a 46 anni l'età media degli allevatori. Grazie alla certificazione e ai processi di selezione degli animali che hanno reso il settore più interessante, anche da un punto di vista economico, i giovani hanno potuto avvicinarsi a questa attività o continuare quella dei padri". 14/2020 per la biodiversità degli animali. COALVI: "SIAMO A 300 PUNTI VENDITA, ANCHE FUORI REGIONE" La Piemontese, come razza da carne, è la prima per numeri in Italia e rappresenta oltre il 50% del totale. Un successo frutto di tanto lavoro sulle caratteristiche di questa carne e di un lungo processo che ha portato ad esaltarne non solo il gusto ma anche le proprietà, facendola conoscere ai consumatori. “Sicuramente, fermo restando le innate caratteristiche qualitative di questa razza, oggi si raccogliamo i frutti di 15 anni di lavoro sull’etichettatura – commenta Giuseppe Franco, vicedirettore del Consorzio Coalvi, Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, che con 1500 allevamenti e 250 macellerie certifica ogni anno 20 mila bovini -. Come Coalvi, dal 1984 cercavamo
LA RAZZA IN VETRINA
Successo per la Mostra al Miac di Cuneo Si è svolta nell'area Miac dei Ronchi a Cuneo, la 38esima edizione della Mostra Nazionale bovini di Razza Piemontese: all’evento hanno partecipato oltre 250 animali in concorso, suddivisi in 15 categorie, presentati da una trentina di appassionati allevatori, che hanno portato alla ribalta una razza - la Piemontese - con delle peculiarità uniche al mondo. Già dalla prima occhiata, infatti, tutti gli animali hanno evidenziato caratteristiche morfologiche di assoluto livello e i giudici hanno faticato non poco per assegnare i titoli del toro più prestante e delle bovine dalle forme più armoniose. Accanto alla mostra, il padiglione gastronomico di “Sapori della Carne” ha consentito ai visitatori di degustare piatti di carne certificata sapientemente cucinati. La mostra è stata l’occasione anche per ricordare le novità che l’Ananorapi si si pone partecipando al progetto I - BEEF, il Bando previsto nel Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014/2020 per la biodiversità degli animali. "Il buon andamento del mercato e l'introduzione di nuovi criteri per l'esposizione dei capi hanno determinato l'aumento delle adesioni alla Mostra", commenta il presidente Anaborapi Albino Pistone.
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di tirar fuori dall’anonimato la Piemontese, ma senza una normativa che imponesse l’etichettatura era difficile. Ormai qualcosa è cambiato, il consumatore ha iniziato ad apprezzarla e non vuole più abbandonarla: oggi l’unica carne che non conosce flessioni è la Piemontese. Siamo arrivati a 300 punti vendita, e negli ultimi 3-4 anni abbiamo assistito soprattutto ad un aumento dei negozi fuori Regione, sintomo che questa carne è sempre più conosciuta e ricercata. Abbiamo aperto a Napoli, Palermo e siamo molto presenti in Puglia”. LA GRANDA: "LA PIEMONTESE È APPREZZATA ANCHE IN USA E ASIA Oggi il consumatore è informato, e decide di acquistare la Piemontese perchè ne ricerca le sue qualità. “Siamo riusciti a ricreare, grazie all’impegno degli allevatori del Consorzio, una passione per la Piemontese – commenta il presidente del Consorzio La Granda, Sergio Capaldo -: fino a dieci anni fa era impensabile trovare la Razza Piemontese in determinati mercati, anche
4.200 soci 50%
in provincia di
Cuneo
269.000 capi iscritti in tutta Italia
I numeri dell'Anaborapi nel 2016
nazionali, ora grazie a canali importanti come SlowFood e Eataly, la nostra carne è acquistata ed apprezzata anche negli Stati Uniti e in Asia. La Piemontese è una carne raffinata e magra, è stato quindi necessario formare un processo che sapesse esaltarne le caratteristiche. Mi piace paragonarla alla seta, un tessuto prezioso ma delicato, per apprezzarlo bisogna trattarlo con sapienza”. La Razza bovina Piemontese deve la sua fama principalmente alla sua carne, ma non bisogna dimenticare, un altro prodotto ottenuto dagli animali, ossia il latte di buona qualità che è trasformato in formaggi tipici: in particolare i il Nostrale d'Alpe, la Raschera, la Tome e il Bra.
COMPRAL: "CONTINUARE CON IL PROCESSO DI VALORIZZAZIONE" “La Piemontese è ormai un comparto produttivo di assoluta importanza: rappresenta il 5-6% della produzione nazionale - dice ancora Bartolomeo Bovetti, direttore Compral -. Possiamo dire di essere di fronte all’unica razza autocnoma che ha un suo significato in termini di volumi rispetto ad altre razze. Sviluppa un volume di circa 500 milioni di euro alla stalla ciò significa che siamo di fronte ad un comparto di assoluto valore. C’è un perché in tutto questo: viene infatti portato avanti un discorso qualitativo di tutta eccellenza che ormai tutti riconoscono. Coloro che mangiano carne sono intenditori che si orientano proprio sulla Piemontese. Sul piano del mercato bisogna continuare il processo di valorizzazione frutto degli investimenti effettuati dai vari enti, alzare l’attenzione sulle contrattazioni, sui sistemi di tracciabilità e fare in modo che commercialmente anche la Gdo riconosca, in termini di prezzo, quelli che sono i costi di approvvigionamento, sempre molto alti e quindi da ‘ribaltare’ in modo congruo sul consumatore/intenditore”.
A Z I E N D E P R E M I AT E
A Mario Vinai la "Cioca d'or" Alla "Festa dei Bergè" di Rocca de' Baldi è stato assegnata la ”Cioca d’or” all'allevatore Mario Vinai per "aver saputo tramandare ai suoi figli la memoria storica dell’attività lavorativa della sua famiglia". Alla cerimonia (foto sotto), presentata dal giornalista Piero Dadone, hanno presenziato anche il sindaco di Rocca de’ Baldi, Bruno Curti e Iole Caramello, sindaco di Frabosa Soprana, nel cui territorio comunale la famiglia Vinai portava gli animali all’alpeggio. Un riconoscimento è arrivato anche ad un altro allevatore associato a Confagricoltura: si tratta di Enzo Gallesio di Benevello che si è classificato secondo alla "Grande rassegna di bovini piemontesi di sottorazza albese della coscia” di Alba nella sezione "Vitelloni della coscia interi". La premiazione è avvenuta il 12 ottobre in piazza Prunotto ad Alba, la rassegna è organizzata dal Comune e patrocinata dal Mipaaf e dalla Regione Piemonte.
La consegna del riconoscimento all'allevatore a Rocca de' Baldi
Con il veterinario aziendale altri costi ORESTE MASSIMINO COMMENTA LA NOVITÀ CONTENUTA NELLO SCHEMA DI DECRETO APPROVATO DALLA CONFERENZA STATO-REGIONI: "PORTERÀ SOLO NUOVA BUROCRAZIA" di Paolo Ragazzo
“L
’istituzione del veterinario aziendale sarà un ulteriore aggravio burocratico e un costo in più per le aziende. Ogni allevamento, infatti, possiede già un veterinario di fiducia che ne segue l’attività e fornisce l’assistenza sanitaria necessaria. La preparazione specialistica del veterinario e la conoscenza del tipo di allevamento, inoltre, deve essere molto elevata e presuppone l'esperienza di anni. Il veterinario aziendale, così come previsto dallo schema di decreto ministeriale approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, rischia di diventare un doppione del veterinario ufficiale, appesantendo ulteriormente le attività aziendali”. Così Oreste Massimino, pre-
sidente della Federazione nazionale Avicola di Confagricoltura e rappresentante degli allevamenti avicoli anche per la provincia di Cuneo e per il Piemonte, interviene in merito alla novità contenuta nel testo approvato dalla Conferenza Stato – Regioni lo scorso 9 novembre concernente il sistema di reti di epidemio-sorveglianza e i compiti, le responsabilità e i requisiti professionali del veterinario aziendale. Del veterinario aziendale, figura alla quale affidare le responsabilità e le sorti sanitarie dell’allevamento, si parla ormai da molti anni, ma ora questa figura sembra assumere connotati più definiti. Con alcuni limiti tuttavia, stando alle parole di Massimino. Il testo dell’intesa descrive il veterinario
aziendale come “un medico veterinario libero professionista che opera professionalmente e con carattere di continuità, con un rapporto diretto con l’operatore, definito con atto formale. II veterinario aziendale è iscritto all’Ordine dei medici veterinari; ha partecipato in ambito Ecm ad un corso di formazione per veterinario aziendale; non è in condizioni che configurino un conflitto di interessi; non svolge attività a favore di imprese che forniscono servizi all’azienda zootecnica o di ditte fornitrici di materie prime, materiali, prodotti o strumenti”. “Che cosa si intende per conflitto di interesse? – si domanda Massimino – Il testo è troppo generico in alcuni suoi passaggi e superficiale, poi, se si pensa che in 16 ore di corso si riesca ad acquisire la preparazione necessaria per gestire un allevamento, prescrivendo le adeguate terapie in caso di necessità. Quanto previsto, a mio avviso, genererà nuova burocrazia a carico delle aziende. Tutti dicono che occorre diminuire gli obblighi e gli adempimenti, ma poi si agisce all’esatto contrario, senza che né il produttore né il consumatore abbiano dei vantaggi concreti”. Seguiranno aggiornamenti sulla vicenda sui prossimi numeri de “L’Agricoltore cuneese”.
L’Agricoltore cuneese N. 08 • NOVEMBRE 2017
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Vitivinicoltura
Art. 45 legge 203/82 L stabiliti i valori indicativi delle uve CAMPAGNA VENDEMMIALE 2017 VALORI INDICATIVI (in €/Kg) ACCORDO COLLETTIVO ART. 45 LEGGE 203/82 DA
A
Valore Medio
UVA DESTINATA ALLA DOCG Nebbiolo per vino “BAROLO” 4,40 4,80 4,60 Nebbiolo per vino “BAROLO” con menzione aggiuntiva 4,80 5,20 5,00 Nebbiolo per vino “BARBARESCO” 2,40 2,80 2,60 Nebbiolo per vino “BARBARESCO” con menzione aggiuntiva 2,80 3,40 3,10 Dolcetto per vino “DOGLIANI” e “DOGLIANI superiore” 1,10 1,30 1,20 Dolcetto per vino “DOLCETTO DI DIANO D’ALBA” 1,10 1,30 1,20 Nebbiolo per vino “ROERO” 1,90 2,40 2,15 Arneis per vino “ROERO ARNEIS” 1,10 1,40 1,25 Pinot e Chardonnay per vino "ALTA LANGA" ACCORDO INTERPROFESSIONALE 1,22 €/Kg Moscato per vino “ASTI” e “MOSCATO D’ASTI” ACCORDO INTERPROFESSIONALE 1,075 €/Kg UVA DESTINATA ALLA DOC Barbera per vino “BARBERA D’ALBA” 1,30 1,70 1,50 Barbera per vino “BARBERA D’ALBA superiore o selezionata” 1,70 2,00 1,85 Dolcetto per vino “DOLCETTO D’ALBA” 1,10 1,30 1,20 Nebbiolo per vino “NEBBIOLO D’ALBA” 1,80 2,20 2,00 Nebbiolo per vino “LANGHE NEBBIOLO” 1,70 2,10 1,90 Arneis per vino “LANGHE ARNEIS” 1,00 1,20 1,10 Freisa per vino “LANGHE FREISA” 1,00 1,20 1,10 Dolcetto per vino “LANGHE DOLCETTO” 1,00 1,10 1,05 Favorita per vino “LANGHE FAVORITA” 1,00 1,20 1,10 Pinot Nero per vino “LANGHE PINOT NERO” 1,00 1,20 1,10 Chardonnay per vino “LANGHE CHARDONNAY” 1,00 1,20 1,10 Pelaverga per vino “VERDUNO PELAVERGA” 1,10 1,30 1,20 Pelaverga per vino “COLLINE SALUZZESI PELAVERGA” 1,10 1,30 1,20
unedì 23 ottobre si è riunita la Commissione di cui all’art. 45 dell’accordo collettivo sui contratti agrari della provincia di Cuneo (legge 203/82), per determinare i valori indicativi delle uve per ogni singola Denominazione, in modo che possa trovare applicazione il calcolo del canone d’affitto annuale dei vigneti secondo i parametri di percentuale convenuti nei singoli contratti. Dopo l’approfondita analisi circa l’andamento dell’annata agraria, della vendemmia e del mercato delle uve, la commissione nominata dalle Organizzazioni di Categoria, Confagricoltura, Coldiretti e Cia, che hanno sottoscritto l’accordo collettivo, ha espresso i valori. “La vendemmia 2017 si annovera tra le più precoci a memoria d’uomo: l’andamento climatico ha inciso non poco sulla quantità che anche in Piemonte è stata minore a causa delle gelate primaverili, prima, delle grandinate, poi, e infine della siccità – sottolinea Mario Viazzi, direttore di Confagricoltura zona di Alba -. Tuttavia i vitigni, sia bianchi che rossi, sono stati caratterizzati da una qualità molto elevata sotto tutti i punti di vista. I prezzi definiti dalla Commissione, dunque, non possono che riflettere l’andamento complessivo dell’annata, con valori in decisa crescita specie per alcuni rossi (Nebbiolo, Barolo e Barbaresco e Barbera) e più contenuti, ma pur sempre in aumento, sulle varietà di bianco. Sono prezzi che anche quest’anno dimostrano una notevole vivacità del settore e riflettono la grande cura e attenzione con cui i viticoltori cuneesi hanno operato in un’annata per molti aspetti tutt’altro che semplice”.
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18 L’Agricoltore cuneese N. 08 • NOVEMBRE 2017
Confagricoltura news
Pensionati a Caramagna CENTINAIA DI AGRICOLTORI ANPA DI CONFAGRICOLTURA PIEMONTE HANNO PRESO PARTE ALL'INCONTRO REGIONALE di Paolo Ragazzo
O
ltre 350 pensionati, giunti da tutte le province del Piemonte, hanno partecipato al raduno regionale dell’Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori (ANPA) di Confagricoltura che si è svolto sabato 4 novembre a Caramagna Piemonte, presso il ristorante Lago dei Salici. “È con orgoglio che dopo cinque anni dall’ultimo incontro regionale l’Unione di Cuneo è tornata ad ospitare questo importante momento di confronto – ha esordito Remo Tortone, presidente di ANPA Cuneo -. Questa giornata non è solo una ricorrenza istituzionale, ma soprattutto un’occasione per rinsaldare la forte amicizia che ci lega e per ricordarci che nonostante il periodo di difficoltà il nostro sindacato continua a registrare buoni risultati”. Dopo gli interventi di Ernesto Balma, presidente ANPA Piemonte, e Luca Brondelli di Brondello, membro della Giunta nazionale di Confagricoltura, ha preso la parola Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e Cuneo, per ricordare il ruolo centrale svolto dall’associazione pensionati, che raccoglie oltre 3.000 aderenti in provincia di Cuneo, 12.200 in Piemonte e 150.000 a livello nazionale: “Se oggi l’Italia è il primo Paese in Europa per prodotti agroalimentari certificati di qualità lo dobbiamo al lavoro di tutti voi che siete stati lungimiranti nelle scelte e operosi nelle vostre attività – ha detto rivolgendosi alla platea –. Non possiamo però fermarci qui, perché le sfide globali dell’agricoltura sono sempre più complesse e necessitano talvolta di risposte nuove. Ma in fondo per noi agricoltori innovare è una tradizione”. A seguire c’è stato l’interessante e apprezzato intervento del notaio Michele Testa di Busca che, servendosi di esempi concreti, ha trattato il delicato argomento del ricambio generazionale in azienda e come affrontarlo dal punto di vista
Dall'alto: il pranzo sociale; il tavolo dei relatori con l'intervento di Angelo Santori, segretario generale ANPA; Roberto Abellonio, direttore Confagricoltura Cuneo, con Remo Tortone, presidente ANPA Cuneo; il pubblico accorso per il raduno regionale al Lago dei Salici a Caramagna
civilistico e fiscale. A chiudere i momenti ufficiali, invece, è stato Angelo Santori, vice presidente vicario nazionale e segretario generale ANPA: “Il ruolo dell’associazione pensionati dà forza a tutta la Confagricoltura sotto molti punti di vista – ha sottolineato –, ma occorre fare sempre di più, in particolare organizzandosi a livello regionale per riuscire a intervenire efficacemente sulle politiche socio assistenziali che interessano da vicino gli associati. Ci tengo poi a sottolineare come grazie alla onlus ‘Senior – L’Età della Saggezza’ siamo riusciti ad intervenire concretamente nei territorio terremotati di Marche, Abruzzo,
Lazio e Umbria. Rivendichiamo dunque un peso importante all’interno del sistema Paese, in quanto i pensionati sono quasi diventati gli ammortizzatori sociali nelle famiglie e nella società”. Dopo aver annunciato date e meta del prossimo soggiorno pensionati ANPA Confagricoltura, che sarà a Montegrotto Terme dal 20 febbraio, la giornata di festa è proseguita anche in compagnia del viceministro alle Politiche agricole, Andrea Olivero, che ha portato i saluti alla numerosa platea e si è unito al pranzo. Il pomeriggio si è chiuso, come di consueto, con la consegna degli omaggi a tutti i partecipanti.
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Confagricoltura news
Rinnovato il Consiglio della Proprietà Fondiaria di Enzio Isaia
“C
’è bisogno di dare maggior visibilità al ruolo svolto dalla Proprietà Fondiaria che non è solo a tutela dei proprietari dei terreni, ma anche delle aziende affittuarie e cerca, così, di mantenere in equilibrio il settore. È fondamentale, quindi, non solo stabilire un canone d’affitto giusto, ma anche concentrarsi su tutti gli altri termini dei contratti, continuando a coltivare quel rapporto di fiducia che da tempo ormai si è instaurato tra proprietari e affittuari”. Questo il messaggio che Isabella Moschetti, appena eletta presidente provinciale della Proprietà Fondiaria, ha lasciato al nuovo Consiglio direttivo che si è costituito martedì 17 ottobre nella sede di Confagricoltura a Cuneo. Del nuovo Consiglio del Sindacato provinciale dei Proprietari con beni rustici in affitto, che rimarrà in carica per il triennio 2017-2020, fanno parte: Enrico Marchetti San Martino di Muraglio, Alessandro Roccavilla, Giuseppe Guidobono Cavalchini Garofoli, Enrico Sandra, Paolo Brondelli di Brondello, Valter Roattino, Roberto Abellonio e Pietro Cordero di Montezemolo. Quest’ultimo è stato nominato presidente onorario da parte dell’assemblea. IL 55% DELLA SAU PIEMONTESE È IN AFFITTO Da sempre legata alla Proprietà Fondiaria, Isabella Moschetti è stata segretaria dello storico presidente il conte Luigi d’Agliano e vicepresidente nello scorso mandato condotto da Pietro Cordero di Montezemolo. “In Piemonte oltre il 55% della Superficie agricola utilizzata (Sau) è concessa in affitto e sono sempre di più le aziende miste, ossia quelle che conducono parte di terreni in proprietà e gli altri in affitto – ha proseguito Moschetti -. Questo negli ultimi anni ha consentito alle imprese agricole di crescere di dimensioni accorpandosi e ottimizzando i costi, due fattori decisivi per la com-
petitività del settore primario. Mi impegnerò dunque con passione per portare avanti le istanze della Proprietà; ringrazio tutti, in particolare Pietro Cordero di Montezemolo, per la fiducia in me riposta e la Confagricoltura di Cuneo che da sempre mette a disposizione sede e struttura per le diverse attività”. Si apre ora un nuovo corso per i proprietari con beni rustici in affitto, che intendono dare il loro concreto apporto per la soluzione dei problemi che interessano l’agricoltura anche in provincia di Cuneo. Una partecipazione non imposta, ma sinergica con quanti conducono i fondi, per aiutarli nella scelta di strategie mirate e funzionali alla gestione dei fondi. La Proprietà Fondiaria aderisce alla Confagricoltura e si propone di tutelare gli interessi dei fondi rustici, studiare i problemi che riguardano più da vicino la proprietà nella nostra provincia, trattare e stipulare contratti ed accordi di carattere sindacale e designare i propri rappresentanti in tutte quelle commissioni locali previste per legge. Tra gli spunti programmatici l’esigenza di mettere in calendario momenti di aggiornamento in campo economico, legale e fiscale rivolti sia ai proprietari che ai delegati, ossia coloro che in base alla legge 203/82 possono sottoscrivere i contratti in rappresentanza della Proprietà Fondiaria.
Il nuovo Consiglio con la presidente Isabella Moschetti
"Tutti in campo" in tv e sui social TRASMISSIONE REALIZZATA DA ERAPRA-CONFAGRICOLTURA PIEMONTE NELL'AMBITO DELLA MISURA 1 DEL PSR
H
a preso il via su Telecupole il ciclo di 90 trasmissioni “Tutti in campo” dedicate all’agricoltura sostenibile, realizzate nell’ambito della Misura 1 del Psr del Piemonte e curate da ERAPRA–Confagricoltura Piemonte. L’agricoltura piemontese approda così in tv con un nuovo format e sbarca sul web. Si tratta di puntate monotematiche che spiegano, in dieci minuti, ciò che si sta realizzando sul fronte della sostenibilità ambientale, economica e sociale nel settore primario subalpino. I temi specifici sono quelli inerenti le linee del Psr dettate dalla Regione Piemonte, arricchite dalle buone pratiche degli agricoltori che le mettono in atto.In ogni
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puntata sono protagonisti gli stessi agricoltori che aprono le porte delle loro aziende, insieme agli esperti che spiegano gli aspetti teorici degli interventi. Le puntate vanno in onda su Telecupole il mercoledì alle ore 19 (con replica il giovedì alle 8 e alle 23,30), il venerdì alle ore 20,40 (con replica il sabato alle 7,25 e alle 19) e la domenica alle ore 13,40 (con replica alle 20,40 e il lunedì alle 7,20). Su VideoNovara vanno in onda tutti i lunedì, mercoledì e venerdì alle 19,50, con repliche il martedì, giovedì e sabato alla stessa ora. Il 6 dicembre partirà inoltre la programmazione anche su Telecity 7Gold, ogni mercoledì alle 12,15. Tutte le puntate sono sul canale YouTube di Erapra–Confagricoltura Piemonte, su Facebook (Agricoltura Sostenibile), Twitter (AgriSostenibile) e Instagram (blogincampo–Agricoltura Sostenibile).
LE CONVENZIONI del mese di Novembre
Salute, viaggi e tecnologia TANTI SCONTI E CONDIZIONI FAVOREVOLI RISERVATE NON SOLO AI SOCI, MA ANCHE AI LORO FAMILIARI E AI DIPENDENTI di Paolo Ragazzo
C
onfagricoltura Cuneo, per offrire sempre più servizi ai propri associati, ha stipulato alcune interessanti convenzioni per permettere agli iscritti, ma anche ai loro familiari e dipendenti, di ottenere sconti e agevolazioni in diversi settori. L’elenco aggiornato si può consultare sul sito www.confagricolturacuneo.it, nella sezione Convenzioni.
UNIEURO
La Confagricoltura ha siglato una convenzione con il gruppo Unieuro. Le aziende associate e i dipendenti Confagricoltura potranno usufruire di condizioni vantaggiose per l’acquisto, della telefonia ai prodotti per la casa, con sconti dal 3% al 12%. Per usufruire della convenzione occorre richiedere la Fidelity Card “Unieuro Club” presso i punti vendita Unieuro, presentando la tessera associativa di Confagricoltura e comunicando il seguente codice: CAG. Per maggiori informazioni: Francesca Dalmasso (0171/692143 - f.dalmasso@confagricuneo.it).
CENTRO DENTALE SAVIGLIANESE
Confagricoltura Cuneo ha stipulato una convenzione con il Centro Dentale Saviglianese (via S. Carello, 2 - Savigliano) che prevede sconti tra il 5 e il 10% per gli associati, i dipendenti e i collaboratori di Confagricoltura Cuneo. Per informazioni telefonare al numero 0172-717412, scrivere a cdssavigliano@tiscali.it o consultare il sito internet www.centrodentalesaviglianese. it, dove è possibile conoscere nel dettaglio la tipologia di servizi svolti nel centro.
LAB TRAVEL (CUNEO)
Continuano le agevolazioni con Labtravel, agenzia di viaggi con sede a Cuneo. La convenzione prevede per i soci sconti dal 6 al 10% sui cataloghi dei maggiori tour operator (tra cui Alpitour, Francorosso, Villaggi Bravo, I Grandi Viaggi, Columbia, Msc, ecc). Tutte le proposte sono visionabili sul sito www. al-volo.it (per ottenere le credenziali di accesso contattare gli uffici di Confagricoltura Cuneo allo 0171/692143 – f.dalmasso@ confagricuneo.it). Inoltre, prezzi agevolati sulla programmazione di viaggi di gruppo con accompagnatore e partenza da Cuneo e dintorni. Tra le proposte delle prossime settimane l’escursione a bordo del Trenino Rosso del Bernina, in programma per il 2 e 3 dicembre e il weekend tra i mercatini di Natale a Bressanone e Vipiteno sempre in programma per il primo fine settimana di dicembre. Per maggiori informazioni e per effettuare le prenotazioni contattare il call center dedicato allo 0171/451473 o inviare un’e-mail all’indirizzo prenotazioni@al-volo.it; in alternativa, è possibile recarsi direttamente presso l'agenzia di corso Santorre di Santarosa,19 a Cuneo.
P R O D U T T O R I E I N C O N T R I T E M AT I C I
Successo per Confagricoltura alla Fiera del Marrone di Cuneo Un successo di pubblico, favorito anche dalle buone condizioni meteo, ha contraddistinto la partecipazione di Confagricoltura di Cuneo alla 19esima edizione della Fiera nazionale del Marrone, che si è svolta dal 13 al 15 ottobre a Cuneo. Particolarmente apprezzati dai visitatori gli incontri, aperti a tutti, dal titolo “L’orto in città” e “Vini e birre: gli abbinamenti dell’autunno”. Nel primo caso, si trattava di una lezione di agricoltura urbana su come coltivare un piccolo orto sul balcone di casa, a cura dei tecnici dell’Unione provinciale agricoltori. Nel secondo, sono state presentate le migliori proposte per coniugare le birre artigianali e i vini piemontesi con i prodotti autunnali del territorio. L’associazione era presente in piazza Galimberti con uno stand istituzionale e numerosi produttori di vino, birra artigianale, nocciole, miele, frutta e lavorati, aglio e zafferano. All’interno dello spazio dell’Unione provinciale agricoltori hanno trovato collocazione anche i Consorzi di Tutela dei formaggi Raschera DOP e Bra DOP.
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Le nostre aziende
La riscossa del kiwi parte dall'innovazione A SCARNAFIGI L'AZIENDA DEI FRATELLI BOSSOLASCO HA PUNTATO SU NUOVE VARIETÀ E L'IMPIEGO DI TUNNEL PER PROTEGGERE I FRUTTETI di Paolo Ragazzo
I
l nostro viaggio alla scoperta delle tipicità agricole del territorio ci porta questo mese alle porte di Scarnafigi, appena lasciato il comune di Saluzzo, cuore della frutticoltura cuneese e piemontese. Qui opera l’azienda dei fratelli Bossolasco, Silvio (54 anni) e Valter (52 anni), da oltre 20 anni specializzata nella coltivazione di piante da frutto. Le dimensioni aziendali sono notevoli: quasi 100 giornate piemontesi su cui sono stati messi a dimora negli anni frutteti di pesche, mele, susine, pere e kiwi, affiancati da interventi importanti per favorire l’irrigazione localizzata, come i due pozzi (nel 1992 e
nel 2010), ma anche un laghetto per l’antibrina (nel 1998). DALLE ORIGINI ALLA SPECIALIZZAZIONE “Le origini della nostra azienda risalgono al 1967, quando nostro papà e nostro zio decisero di trasferirsi qui da Staffarda, iniziando ad affittare terreni e strutture dall’Ordine Mauriziano – spiega Silvio -. Piantarono 4 ettari di frutteti, ma vi affiancarono anche un allevamento di bovini da carne. Io dopo gli studi superiori all’Itis, ho deciso di fermarmi in azienda dove già lavorava mio fratello, così da aiutarlo e insieme subentrare alla guida
dell’attività”. Negli anni ‘90 progressivamente si mette da parte l’allevamento per dedicarsi completamente alla frutta. “Abbiamo avuto anche vacche da latte, ma la nostra passione è sempre stata la frutta – dice Valter -, ancora di più da quando nel 2009 abbiamo deciso di acquisire tutta la proprietà dal Mauriziano. È stata una scelta impegnativa, ma che ci dato nuovi stimoli per continuare a crescere”. IL KIWI PROTAGONISTA E questo spirito si vede chiaramente anche nei più recenti orientamenti aziendali: la scelta
Silvio Bossolasco mostra il kiwi rosso, ultima scommessa dell'azienda di Scarnafigi
di convertire buona parte dei frutteti alla coltivazione biologica e, soprattutto, la decisione di credere nelle potenzialità del kiwi (cosa tutt’altro che scontata in questi anni difficili, ndr), coprendoli con tunnel e sperimentando sempre nuove varietà. “In effetti da qualche anno abbiamo deciso di investire in modo importante nell’actinidia, che tuttavia rappresenta il 20% della nostra produzione – spiegano i fratelli Bossolasco –. Lo abbiamo fatto, da un lato, puntando su tipologie di frutti diversi dal più noto e diffuso Hayward e, dall’altro, difendendo le piante dal rischio batteriosi mettendole ‘sotto serra’, per così dire”. La pioggia è infatti uno dei principali veicoli della malattia e la strategia aziendale è stata quella di coprire tutti i frutteti con dei tunnel. “L’impiego di risorse
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la nostra intenzione è di crescere in questa direzione”.
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è stato notevole, ma i risultati si vedono con le infezioni del batterio decisamente sotto controllo”, dicono Silvio e Valter. Diversificare la produzione di kiwi ha portato poi l’azienda Bossolasco a “fare il triplete” grazie alla presenza di kiwi verdi, gialli e…rossi. “Quest’ultima varietà, nata in Cina e messa a dimora nel 2015, non è ancora sul mercato ed è la
nostra sfida più recente: siamo gli unici in Italia ad averne prodotto in pieno campo - racconta orgoglioso Silvio –. Il frutto ha un sapore diverso da tutti gli altri kiwi, il dolce ricorda i frutti tropicali, e il colore rosso della parte centrale la rende particolare anche dal punto di vista estetico, funzionale agli usi più differenti in cucina. Se i risultati di mercato saranno confortanti
IL BIOLOGICO, PRESENTE E FUTURO AZIENDALE C’è poi la scelta del passaggio al biologico. “Da qualche anno soffriamo una crisi della pesche molto importante che ci ha portato a convertire e diversificare la produzione verso altre varietà di frutta (mele, pere…) – sottolineano i due fratelli – e in questo momento la strada del bio, oltre a convincerci in linea di principio, ci sta dando buoni riscontri commerciali, consentendo ad alcuni nostri impianti di mele già vecchiotti, ad esempio, di restare in produzione ancora per una decina di anni”. Certo anche su questo fronte si tratta di un impegno importante da sostenere specie nei tre anni del periodo di conversione. In ultimo, un pensiero sull’annata appena conclusa: “Non è stata un granché – ammettono i Bossolasco –. Abbiamo risenti-
to, in generale, degli effetti delle gelate primaverili specie sulle mele, mentre nel caso delle pesche alla buona produzione non c’è stato un adeguato ritorno economico sul mercato. Notizie migliori dal fronte pere e susine, mentre il kiwi, nonostante le rese dimezzate, ha retto abbastanza bene l’urto di un’annata partita con segnali non positivi”. E da come lo dicono, c’è da scommettere che sarà proprio l’actinidia il cavallo di battaglia dell’azienda Bossolasco nei prossimi anni.
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In alto: una lunga sequenza di tunnel Sopra: Silvio e Valter Bossolasco con Davide Risso (al centro) Sotto: delegazione di cinesi, inventori del kiwi rosso, in visita a Scarnafigi
L’Agricoltore cuneese N. 08 • NOVEMBRE 2017
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Il tecnico in frutteto
Come difendersi dalla Cytospora in noccioleto DOPO UNA STAGIONE CON BASSE TEMPERATURE IN PRIMAVERA E SICCITÀ ESTIVA, LE PRIME PIOGGE FAVORISCONO IL FUNGO
L’
andamento climatico della campagna appena trascorsa, segnata da eccessi di cui si è scritto e detto ormai molto, ha lasciato in noccioleto segni indelebili. A primavera gli abbassamenti termici hanno creato forti danni alla vegetazione rimasta poi ferma per oltre un mese, successivamente l’andamento siccitoso che ha caratterizzato tutto il periodo estivo ed è perdurato fino a pochi giorni fa ha stressato le piante creando delle situazioni anomale. La caduta delle foglie, anticipata e forzata dalla siccità mette a nudo ulteriormente i segni evidenti di questi eccessi, infatti dove il gelo ha fatto il
suo passaggio è evidente la presenza di vegetazione necrotica da dove le gemme non sempre sono ripartite lasciando dei buchi nella vegetazione, o peggiorando la forma della chioma nelle piante in fase di allevamento, nel periodo della potatura sarebbe buona norma eliminare la vegetazione secca ormai non più necessaria. Il problema riscontrato con maggior frequenza dall’ultima decade di luglio è stata l’esplosione, soprattutto a carico dei corileti più vecchi e debilitati dei sintomi riconducibili al fungo Cytospora corylicola sacc. agente del 'Mal dello Stacco' colpendo tutte le parti della
pianta tronco, branche, polloni. SINTOMI DEL 'MAL DELLO STACCO' Il fungo penetra attraverso lesioni e provoca una profonda necrosi partendo dalla corteccia fino ad estendersi al legno con la successiva comparsa in condizioni di umidità favorevoli, delle caratteristiche macchie irregolari di colore bruno – rossastro che alla vista sembrano delle piccole goccioline o in condizioni particolarmente favorevoli assumono la forma di lunghi cirri vitreo-gelatinosi che rappresentano i conidi del fungo (vedi foto a lato) provocando il disseccamento
della parte distale dei rami. "Le piante interessate dal fungo presentano sviluppo stentato spiega Antonio Marino, tecnico di Confagricoltura Cuneo e nei tessuti insediati dal fungo in stato di necrosi si originano zone poco resistenti alle azioni meccaniche del vento e della neve che si spezzano con estrema facilità nel caratteristico modo a 'sedia', dando origine al nome Mal dello Stacco". A livello territoriale, dall’Alta Langa alla pianura del Tanaro, si riscontrano situazioni molto compromesse dove il fungo ha letteralmente fulminato le piante più debilitate e in parte già affette dal fungo. COME AGIRE IN CAMPO Questa situazione ricorrente impone da parte del corilicoltore un’attenzione puntuale sulla gestione agronomica dei singoli appezzamenti che necessitano in questo periodo delle seguenti operazioni
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Cytospora su noccioleto e un taglio per asportare la parte infetta dal fungo
1. asportare con la potatura invernale tutti i rami, branche e polloni infetti; 2. effettuare i tagli con organi taglienti e ben affilati, possibilmente fatti a "fetta di salame" inclinati per favorire lo sgrondo delle acque meteoriche; 3. cercare di asportare il legno malato di colore marrone/ ocra, fino a raggiungere gli strati di tessuto sano e vitale in modo da preservare lo sviluppo futuro della pianta; 4. effettuare la disinfezione dei tagli con mastici cicatrizzanti in commercio o autopro-
dotti, per garantire una efficiente copertura delle ferite proteggendole da ulteriori penetrazioni di patogeni secondari; 5. allontanare dai corileti il legno infetto dal fungo ed evitare categoricamente di accatastare il legno di risulta della potatura di piante infette nelle immediate vicinanze dei corileti, per contrastare efficacemente la diffusione del fungo in condizioni particolarmente favorevoli; 6. effettuare adeguati trattamenti alla completa caduta
delle foglie sul bruno con sali rameici, avendo cura di distribuire uniformemente tutta la pianta; 7. come "ultima ratio" adottare la soluzione drastica, ma necessaria di sostituire le piante secche con nuove piante, poiché da prove fatte risulta che anche i giovani polloni allevati con tanta cura, in corileti particolarmente compromessi hanno vita breve, e tendono nel breve periodo ad essere colonizzati dal fungo. UTILIZZARE SEMPRE MATERIALE CERTIFICATO Si preme sottolineare che in previsione dei nuovi impianti programmati nel breve periodo o per la sostituzione delle fal-
lanze nei corileti adulti, si raccomanda l’utilizzo di materiale vivaistico sano e certificato, affidandosi esclusivamente ai vivai che producono piante in ottemperanza alle normative vigenti in materia e che risultano accreditati presso la Regione Piemonte. Il materiale acquistato presso produttori non autorizzati, quindi abusivi, non è soggetto ad alcun tipo di controllo. L’elenco delle aziende vivaistiche autorizzate alla produzione di piante di nocciolo è consultabile sul sito della Regione Piemonte all’indirizzo http:// www.regione.piemonte.it/ agri/area_tecnico_scientifica/ settore_fitosanitario/vigilanza/ dwd/2016/accreditati_NOCCIOLO.pdf
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Il mercatino dell'agricoltore
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