POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NO/CN - ANNO XVI - N. 07•2018 - OTTOBRE 2018 - CONTIENE I.P.
N. 07 • 2018 U N I O N E
P R O V I N C I A L E
La Piemontese va alla grande
A G R I C O L T O R I
Il lavoro del viticoltore fa la differenza
Acqua, l'agricoltura la valorizza
Sommario
Tra il dire e il fare...c'è la fatturazione elettronica Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo
L’Agricoltore cuneese Testata mensile di Agrimpresa Srl Rivista fondata nel 1946 Direttore responsabile: Paolo Ragazzo Redazione e grafica: Autorivari studio associato
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l 2019 porterà con sé quella che si preannuncia come una vera e propria rivoluzione nella gestione aziendale. Dal 1° gennaio, infatti, tutte le fatture emesse per le cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti in Italia, potranno essere solo elettroniche, cambiando per sempre il rapporto tra cittadini e fisco. Introdotto dalla Legge di Bilancio 2018, tale obbligo vale sia nel caso in cui la ces-
sione del bene o la prestazione di servizio sia effettuata tra due operatori Iva (cosiddette operazioni B2B, cioè Business to Business), sia nel caso in cui la cessione/prestazione è effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale. La disposizione interesserà anche il settore agricolo, comportando non pochi problemi. Se infatti questo cambiamento avrà degli impatti sulla macchina dello Stato, altrettanti e più pesanti
saranno quelli sull’organizzazione delle aziende agricole. Confagricoltura si sta muovendo in tutte le sedi opportune, anche sul territorio provinciale, affinché l’obbligo possa essere perlomeno derogato. Perché gli obiettivi della fatturazione elettronica (semplificazione fiscale, riduzione degli adempimenti, lotta all’evasione) sono senza dubbio condivisibili, ma tra il dire e il fare… non ci possono rimettere gli agricoltori.
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Con il mese di ottobre tutti gli uffici di zona e i recapiti di Confagricoltura Cuneo hanno ripreso ad osservare i soliti orari: non sono più in vigore gli orari estivi. In ultima pagina dell'inserto tecnico sono pubblicati gli indirizzi e gli orari degli uffici di zona.
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La Pac sia davvero comune, no ai tagli
4 Latte, idee per il rilancio
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Valutare bene gli accordi mediterranei
5 La Piemontese va alla grande
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Cresce l'export verso il Canada
5 Convegno scientifico a Carrù
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A TUTTO CAMPO
Tipolitografia Subalpina snc
Acqua, l'agricoltura valorizza non spreca
6 VITIVINICOLTURA
Assicurazioni: la strada è giusta, ma non basta
7 Nelle vigne è il viticoltore a fare la differenza
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Chiuso in redazione il
Il "bonus verde" va riconfermato
8 Diradare è fondamentale
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04/10/2018
Voucher, deluse le attese delle aziende
8 CONFAGRICOLTURA NEWS
AREE MONTANE
Peste suina, urgono interventi drastici
Alba e Cuneo, aziende in vetrina
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Poste Italiane S.p.a.
Va ridotto il divario digitale
10 Festa a Prazzo per il ritorno dagli alpeggi
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Spedizione in abbonamento
Foreste, dove sono i decreti?
11 Successo per le fiere di fine estate
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postale - D.L. 353/2003
FRUTTICOLTURA
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
Mele, timori per prezzi non adeguati
art. 1, comma 1, NO-CN
CORILICOLTORI
Iscrizione al Tribunale
Nocciole: produzione in calo, ma alta qualità
Sconti su veicoli FCA Fiat e Peugeot
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12 LE NOSTRE AZIENDE Si gioca in campo il futuro del "Cuneo"
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13 IL MERCATINO DELL'AGRICOLTORE
di Cuneo 17/12/1948 al n. 36
L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
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In primo piano
La Pac sia davvero comune, no ai tagli L'APPELLO DAL GLOBAL FOOD FORUM DI CONFAGRICOLTURA E FARM EUROPE. PRESENTE UNA DELEGAZIONE PIEMONTESE di Paolo Ragazzo
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l taglio delle risorse al prossimo bilancio UE, gli effetti della Brexit, le esigenze di sostenibilità ambientale e crescita economica, la sicurezza alimentare per i consumatori. Sono questi i temi principali di cui si è parlato al Global Food Forum (GFF), organizzato nella seconda metà di settembre da Farm Europe (un gruppo di esperti che stimola il pensiero sulle economie rurali), e Confagricoltura, a Cascina Erbatici, in provincia di Pavia. Una due giorni di discussione aperta a cui hanno partecipato oltre duecento rappresentanti del sistema agricolo ed agroalimentare nazionale ed europeo, con l’obiettivo di formulare proposte concrete da presentare al Parlamento europeo. Tra i presenti anche una folta delegazione dal Piemonte, guidata dal presidente Enrico Allasia che ha così commentato: “La maggior parte del dibattito è ruotato attorno a quanto la Commissione europea ha presentato sul quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027. A prezzi costanti, è stata indicata una riduzione degli aiuti diretti di circa 15 punti percentuali. Per i programmi
Enrico ALLASIA Presidente di Confagricoltura Piemonte e Cuneo
L'UE HA PROPOSTO UNA RIDUZIONE DEGLI AIUTI DIRETTI DI 15 PUNTI PERCENTUALI, PER I PROGRAMMI DI SVILUPPO RURALE IL TAGLIO IPOTIZZATO SUPERA IL 20%
di sviluppo rurale, sempre a prezzi costanti, il taglio proposto supera il 20 per cento. Quelle di Bruxelles sono proposte per noi inadeguate", ha ribadito, prendendo spunto dalle parole del presidente Massimiliano Giansanti che a sua volta ha dichiarato: "Non è questo il modo di rilanciare e rafforzare la costruzione europea. Per questo chiediamo di far salire la dimensione del bilancio della UE sul livello indicato dal Parlamento europeo. L’agricoltura europea ha bisogno di una politica veramente comune che sappia indirizzare e far crescere la competitività delle imprese, oltre a far fronte alle nuove sfide, come quelle dei cambiamenti climatici; una politica agricola più flessibile e semplificata, più vicina agli interessi degli agricoltori”. Anche dai gruppi di lavoro del GFF, a cui hanno partecipato i componenti della Giunta nazionale di Confagricoltura (tra cui Luca Brondelli, presidente di Confagricoltura Alessandria), è emerso chiaramente che la proposta della Commissione europea di tagliare il bilancio UE limitando le risorse all’1,08% del PIL è inaccettabile. Ma è anche necessario spiegare meglio l’importanza della Politica Agricola Comune (PAC) ai cittadini, mettendo in luce le garanzie che dà alle imprese agricole e all’intera collettività. Occorre evitare, poi, un’applicazione della PAC troppo diversificata tra gli Stati membri, mentre bisogna creare un collegamento tra la politica agricola, la politica di bilancio e la politica commerciale per sfuggire al pericolo di una concorrenza falsata e perché si applichi davvero il criterio della reciprocità, con criteri comuni per i prodotti di importazione. Sulla Brexit - hanno concordato i partecipanti al Global Food Forum - è quanto mai urgente raggiungere un accordo già per il periodo di transizione, essendo l’agricoltura il settore più interessato dall’uscita del Regno Unito dalla UE. Riguardo al nuovo giro di vite nella guerra commerciale Usa-Cina, infine, il presidente
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di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, ha espresso preoccupazione per i dazi voluti dal presidente Usa, Donald Trump, su altri 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi entrati in vigore (il 40% di quelle complessive), con Pechino che ha accusato Washington di “intimidazioni economiche” nel braccio di ferro commerciale tra le due economie che sta assumendo dimensioni globali ed annunciato che i negoziati sono bloccati. “Come avevamo previsto, i dazi aprono la strada a nuove misure di ritorsione – ha detto Giansanti –. Una prolungata guerra commerciale ridurrebbe il potenziale di crescita dell’economia su scala mondiale e inciderebbe sul normale andamento dei rapporti di cambio tra le principali valute, con il risultato di alterare artificialmente
Massimiliano GIANSANTI Presidente di Confagricoltura
CHIEDIAMO DI FAR SALIRE LA DIMENSIONE DEL BILANCIO UE. L'AGRICOLTURA HA BISOGNO DI UNA POLITICA CHE SAPPIA FAR CRESCERE LA COMPETITIVITÀ la competitività delle merci su consolidati mercati di sbocco. Non è affatto scontato, ad esempio, che le tensioni tra Usa e Cina si traducano in una contrazione generalizzata dell’export agroalimentare americano. È già partita infatti a Washington un’iniziativa supportata da generosi finanziamenti pubblici per trovare nuovi mercati sui quali collocare le commodities americane”. L’occasione è stata infine propizia anche per ribadire al ministro per le Politiche Agricole Gianmarco Centinaio le priorità dell’agricoltura nazionale e piemontese: “Abbiamo chiesto al ministro di vigilare attentamente affinché le nuove politiche in via di definizione da parte del Governo tengano conto delle reali necessità delle aziende agricole anzitutto su temi importanti come: mercato del lavoro, fisco, semplificazione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e innovazione” – ha concluso Allasia.
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l Ceta, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, non nuoce alla nostra agricoltura, anzi può incentivare l’export di prodotti, anche della Granda. La Confagricoltura lo sostiene da sempre, ora arrivano a supportare questa tesi anche i dati. A un anno dall’entrata in vigore in via transitoria dell’accordo, per i detrattori spauracchio per la tutela delle tipicità italiane, i numeri confermano le potenzialità di questo strumento. Sulla base dei dati delle esportazioni agroalimentari comunitarie verso il Canada diffusi a fine settembre dalla Commissione europea, infatti, l’Italia ha fatto registrare un aumento del 7,4%. “I dati indicano con assoluta chiarezza che per il primario nazionale i risultati sono positivi e che gli allarmismi lanciati nei mesi scorsi sono ingiustificati e azzardati – commentano da Agrinsieme, il coordinamento di cui fa parte la Confagricoltura insieme a Cia-Agricoltori Italiani, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari -, dal momento che tali previsioni sono state categoricamente smentite dalle statistiche dell’esecutivo comunitario”. I dati della Commissione Ue, infatti, realizzati sulla base delle ultime statistiche disponibili relative al periodo ottobre 2017-giugno 2018, indicano per il settore agricolo un aumento delle esportazioni del 29% per la frutta e la frutta secca, del 34% per il
Cresce l'export verso il Canada TRA OTTOBRE 2017 E GIUGNO 2018 LE ESPORTAZIONI AGROALIMENTARI ITALIANE SONO AUMENTATE DEL 7,4% cioccolato e dell’11% per i vini frizzanti, con i formaggi, che nel primo semestre del 2018 sono cresciuti del 19%. Il Ceta tutela ben 41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo, ed elimina le tariffe doganali per il 98% dei prodotti che la Unione Europea esporta verso il Canada. “Il Ceta non è ovviamente privo di aspetti critici, sui quali occorre continuare a lavorare – prosegue Agrinsieme -. Per la ratifica non ci sono tuttavia scadenze e tempistiche precise, l’applicazione provvisoria può quindi continuare a lungo. Nel frattempo, la Commissione Ue sta continuando a lavorare su ‘particolari questioni d’interesse’ dell’accordo”. “Gli accordi di libero scambio sono delle opportunità – commentano dalla Confagricoltura Cuneo -. Ovviamente occorre rispettare le regole da entrambe le parti, come prevede il Ceta. Detto questo è comunque indispensabile vigilare con estrema
Valutare bene gli accordi mediterranei CONFAGRICOLTURA CHIEDE AL COMMISSARIO HOGAN DI VIGILARE SUGLI SCAMBI COMMERCIALI COL NORD AFRICA di Ilaria Blangetti
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l presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale Phil Hogan per richiamare la sua attenzione sulla necessità di valutare attentamente i sistemi produttivi e gli scambi commerciali dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. I Paesi del Nord Africa sono forti esportatori di arance e di prodotti ortofrutticoli, come le fragole, verso il territorio dell’Unione. “Oggi – scrive il presidente Giansanti - in un contesto internazionale sempre più competitivo, è indispensabile che le aziende agricole vengano messe
nelle stesse condizioni per competere ma, quasi sempre, questo non accade. Gli elevati standard richiesti per la sicurezza nei luoghi di lavoro, i notevoli costi dei fattori di produzione, la limitata disponibilità di agro-farmaci consentiti nelle coltivazioni, incidono in maniera determinante sulla redditività delle aziende europee rendendole meno competitive. Inoltre, in molte occasioni, le nostre produzioni non vengono adeguatamente tutelate dal pericolo di importare fitopatie non presenti nel territorio dell’Ue”. Al fine di salvaguardare le produzioni europee in maniera appropriata, a
attenzione, anche con valutazioni di impatto periodiche. Il nostro Paese produce una grande quantità di specialità agroalimentari di altissimo livello che non possono trovare uno sbocco completo sul mercato interno. Anche per questo, quindi, è necessario che le esportazioni siano agevolate da accordi internazionali sicuri, chiari ed equilibrati, che consentano uno sviluppo delle imprese migliorando anche la loro redditività”. Gli incrementi di esportazione verso il Canada grazie al CETA nel periodo 10-2017 / 06-2018
Formaggi
Frutta e frutta secca
Vini frizzanti
+19% +29% +11% parere di Confagricoltura, sarebbe opportuno prevedere, più in generale, una accurata revisione degli accordi euro-mediterranei in essere e realizzare puntuali e preventive valutazioni di impatto sul mercato dell’Ue prima che qualsiasi accordo venga esteso o un nuovo accordo venga ratificato. Questi mercati, però, non sono esclusivamente dei competitors, almeno per la nostra provincia: “L’Egitto è un Paese consumatore delle nostre mele, fare degli accordi bilaterali può essere interessante commenta Claudio Sacchetto, presidente della sezione frutta di Confagricoltura Cuneo -. Chiaramente questi accordi, perché da opportunità non si trasformino in rischi, vanno gestiti con regole ben precise a salvaguardia degli alti standard ai quali siamo abituati in Italia e in Europa. In primis devono esserci disciplinari specifici per alzare i livelli di sicurezza igienico sanitari, inoltre servono migliori garanzie nei pagamenti. In questo caso mi riferisco soprattutto alle nostre mele che vengono vendute e consumate nel Paese nordafricano”.
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A tutto campo
Acqua, l'agricoltura valorizza non spreca LO RIBADISCE CONFAGRICOLTURA ALLA REGIONE PIEMONTE NELL'AMBITO DELLA REVISIONE DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE di Silvia Agnello
“L’
agricoltura svolge un ruolo essenziale nella manutenzione del territorio e nel governo delle acque superficiali: per questo deve essere tenuta nella massima considerazione nell’elaborazione delle politiche ambientali”. Con queste parole Confagricoltura Piemonte e, per Cuneo, Isabella Moschetti intervengono sul documento che, approvato lo scorso luglio dalla Giunta regionale, sancisce l’avvio dell’iter di revisione del Piano regionale di Tutela delle Acque. Si chiede alla Regione Piemonte che il comparto agricolo sia parte attiva nella stesura dei regolamenti attuativi in virtù “dell’importante ruolo di salvaguardia idraulica dato dal settore primario alla collettività, tenendo presente, a titolo di esempio, il contributo fornito a livello di regimazione e allontanamento delle acque di scorrimento superficiali”. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) è uno strumento normativo in vigore dal marzo 2007 che si pone come obiettivo la protezione e valorizzazione del sistema idrico piemontese. Con il progetto di revisione, la Regione intende rafforzare la resilienza degli ambienti acquatici e degli ecosistemi connessi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico. L’iter prevede che si proceda ora con la Valutazione ambientale strategica (Vas), a cui seguirà l’adozione da parte della Giunta del Piano revisionato e, infine, l’adozione da parte del Consiglio regionale.
LE OSSERVAZIONI DI CONFAGRICOLTURA Confagricoltura Piemonte, dopo una attenta analisi del Progetto di revisione del PTA, ha evidenziato e portato all’attenzione della Regione Piemonte alcune importanti criticità. In generale, si richiede che le politiche di tutela ambientale tengano conto degli sforzi già compiuti dal settore primario, evitando di minarne ulteriormente la sostenibilità economica. Si chiede inoltre che il PTA e gli altri strumenti di programmazione e sostegno in campo ambientale (dal Piano di qualità dell’aria al PSR) si raccordino e siano coerenti non solo nei contenuti, ma anche nei tempi di attuazione. MISURE PER IL RISPARMIO IDRICO Al fine di promuovere comportamenti virtuosi nell’utilizzo dell’acqua, la Regione Piemonte sta elaborando un metodo di calcolo dei canoni che tenga conto dei volumi derivati e
restituiti in conformità al principio dettato dai regolamenti europei del “chi inquina o usa paga”. A questo proposito – come bene è stato espresso dal presidente Allasia - preoccupa il fatto che in nessun punto del PTA emerga la dimensione ecosistemica dell’irrigazione nelle sue varie forme. Confagricoltura sottolinea dunque la necessità di superare il concetto di un’agricoltura che consuma solo l’acqua e inquina, valorizzando invece i benefici generati dalla pratica irrigua. TUTELA AREE DI PERTINENZA Per le diverse categorie di corsi d’acqua, il PTA detta regole per la gestione della vegetazione ripariale o per la sua ricostituzione entro fasce ben definite rispetto al limite di soglia. Le norme attuative in parte sono già coperte da quelle dei criteri di condizionalità, ma in molti casi le superano, andando a sottrarre all’agricoltura importanti spazi di
Un'opera di derivazione irrigua in provincia di Cuneo
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produzione. A questa situazione già di per sé problematica sottolinea Confagricoltura - si aggiunge la questione della definizione dei soggetti tenuti a provvedere alla manutenzione delle aree di pertinenza dei corsi d’acqua. Se venissero individuati come responsabili i proprietari dei terreni su cui insistono le fasce ripariali, vorrebbe dire che interventi a beneficio dell’intera comunità dovrebbero essere sostenuti in larga parte dal settore agricolo. Oltre alla perdita di reddito derivante dalla minore superficie coltivabile, i conduttori si troverebbero dunque a proprio carico anche gli oneri per la manutenzione. DEFLUSSO ECOLOGICO E RIEQUILIBRIO IDRICO In relazione alle modalità di calcolo del deflusso ecologico, cioè della portata che occorre lasciare nei corsi d’acqua a valle delle derivazioni, Confagricoltura chiede che essa venga determinata come valutazione complessiva per tratto. In alcuni corsi d’acqua, infatti, l’acqua si infiltra immediatamente a valle delle derivazioni per riemergere dal subalveo successivamente. Una misurazione puntuale realizzata a valle della derivazione porterebbe dunque a rilevare un valore inferiore alla media reale del segmento.
FORTE ACCELERATA NEI RIMBORSI ALLE AZIENDE, MA RESTANO DA COMPLETARE LE EROGAZIONI DEL 2016 E 2017
Assicurazioni: la strada è giusta, ma non tutto è risolto di Fabio Rubero
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opo un inizio di 2018 caratterizzato da una perdurante e dunque preoccupante situazione di empasse, grazie ai ripetuti interventi dei vertici di Confagricoltura in sede ministeriale, nel mese di settembre il lungo e macchinoso iter che porta all’erogazione dei rimborsi assicurativi destinati agli agricoltori ha finalmente subìto una forte accelerazione. Complice il fatto che, ciò che non viene erogato entro il 31 dicembre 2018 dovrà essere restituito a chi questi fondi li elargisce (l'Unione Europea), l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (A.G.E.A.) ha compiuto significativi passi in avanti in tal senso tanto che si può osservare come la situazione sia decisamente migliorata. “Per quanto con-
Lo specialista italiano del fotovoltaico
cerne l'anno 2015 – dichiara Gualtiero Dalmasso, responsabile provinciale del Caa di Confagricoltura Cuneo – si può affermare che i pagamenti sono avvenuti quasi nella loro totalità. Del 2016 è stato erogato più del 60% dei contributi ed anche del 2017 ne è stata elargita un'importante porzione. Per quanto resta di queste ultime due annualità, occorre presentare le domande di pagamento entro il prossimo 20 novembre in modo che l'erogazione possa avvenire entro la fatidica soglia di San Silvestro”. Una corsa contro il tempo anche per quanto concerne il 2018: “Siamo in attesa dell'uscita del bando per poter presentare le domande di pagamento” dichiara Graziano Giacosa, consigliere
di Confagricoltura Cuneo e vice presidente di Condifesa Cuneo. "I notevoli passi in avanti e l'erogazione agli agricoltori dei fondi relativi ai rimborsi assicurativi nelle ultime settimane non possono che rappresentare ottime notizie - commenta Confagricoltura Cuneo -. Il nuovo Governo si è insediato da poco, ma a quanto pare si è messo subito al lavoro per dirimere alcune questioni, come quella dei rimborsi assicurativi, che trascinandosi da molto tempo, mettevano e mettono in grave difficoltà le aziende agricole. Ad oggi il ministro Centinaio ha dimostrato di lavorare nell'interesse del mondo agricolo e di avere dunque imboccato la giusta direzione. Se il buongiorno si vede dal mattino...".
Gruppo
L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
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A tutto campo
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e aziende agricole cuneesi, in particolare quelle impegnate in queste settimane nelle diverse operazioni di raccolta, confidavano molto nella reintroduzione di uno strumento in grado di gestire al meglio le prestazioni di lavoro occasionale, come avveniva con i vecchi voucher, ma nonostante gli sforzi profusi dal Governo, secondo la Confagricoltura di Cuneo le difficoltà burocratiche stanno vanificando ogni aspetto positivo delle novità introdotte con il cosiddetto Decreto Dignità. Le modifiche alla disciplina delle prestazioni occasionali non solo non hanno reintrodotto i voucher, ma non stanno neppure semplificando la vita agli imprenditori del settore né, di conseguenza, producendo gli attesi effetti positivi a livello occupazionale. “Sono ancora troppe le complessità burocratiche delle procedure con cui gli imprenditori del settore si devono confrontare e queste, di fatto, limitano fortemente l’utilizzo di questo strumento – sottolinea Jessica Cerrato, responsabile dell'Ufficio Paghe di Confagricoltura Cuneo –. Se si considera che l’agricoltura è costantemente condizionata da agenti atmosferici difficilmente prevedibili, sarebbe stato necessario prevedere uno strumento di più facile utilizzo e di immediata applicabilità”. A parere della Confagricoltura cuneese il Decreto Dignità, nel rivedere la disciplina del
Voucher, deluse le attese delle aziende LE COMPLESSITÀ BUROCRATICHE STANNO LIMITANDO IL RICORSO DEI NUOVI CONTRATTI DI PRESTAZIONE OCCASIONALE contratto di prestazione occasionale, non ha adeguatamente snellito o semplificato gli adempimenti a carico delle aziende e dei lavoratori che sono rimasti i medesimi e con le stesse tempistiche. Sono diversi, infatti, gli aspetti critici che scoraggiano l’utilizzo del contratto PrestO (Prestazione Occasionale). Ne citiamo solo alcuni: sia il datore di lavoro che il lavoratore sono obbligati a iscriversi sulla piattaforma Inps, l’azienda deve prevedere anticipatamente le ore di lavoro inerenti le prestazioni occasionali, comunicare in via telematica tutti i dati relativi alla prestazione, l’eventuale revoca della prestazione e versare i compensi mediante il modello F24. L’azienda, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione è tenuta a trasmettere le informazioni inerenti la comunicazione di inizio lavoro. Inoltre, coloro che lo scorso anno sono stati assunti come operai agricoli non possono essere assunti attraverso il PrestO e, ancora, l’utilizzo di questo strumento
Il "bonus verde" va riconfermato LO CHIEDE CONFAGRICOLTURA PER LA PROSSIMA LEGGE DI BILANCIO. "FA BENE AD AMBIENTE, ECONOMIA E SALUTE"
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Col bonus verde previste detrazioni fiscali
l bonus verde con le detrazioni fiscali per la sistemazione a verde di giardini, terrazze e balconi va riconfermato anche nella legge di Bilancio 2019”. Lo chiede Confagricoltura in una nota. “Con il bonus verde si è sfatato il pregiudizio che le opere a verde privato debbano essere considerate una spesa ‘estetica’ e non un beneficio per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per il loro portafoglio – sottolinea la Federazione Florovivaismo di Confagricoltura -. Ha ragione il ministro per le Politiche agricole Centinaio quando afferma che il bonus verde è importante per l’ambiente, l’economia e la salute. La
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è riservato solo alle imprese che hanno meno di 5 dipendenti, non considerando dunque le aziende più grandi e strutturate. “Tutte queste condizioni rallentano la programmazione delle aziende e non rendono il nuovo strumento agile e flessibile per semplificare l’assunzione di manodopera in periodi limitati da parte delle aziende.Tant'è che nessun contratto di questo tipo è stato siglato in vendemmia o in raccolta sul nostro territorio”, conclude Confagricoltura Cuneo.
"SAREBBE STATO NECESSARIO UNO STRUMENTO DI PIÙ FACILE UTILIZZO E APPLICABILITÀ"
sua applicazione non solo ha generato un aumento dell’interesse per i giardini, ma ha favorito anche giardinieri e aziende che operano alla luce del sole”. DETRAZIONE IRPEF DEL 36% Attualmente con il bonus – ricorda Confagricoltura - è prevista un’apposita detrazione ai fini IRPEF nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. La detrazione spetta a condizione che i pagamenti siano effettuati con strumenti idonei a consentire la tracciabilità delle operazioni (bonifici ‘parlanti’, ecc.). “Auspichiamo – conclude Confagricoltura - che, con la prossima Finanziaria, sia possibile proseguire con il bonus verde e magari, come accaduto per il settore edile, incrementarne la percentuale a detrazione o l’imponibile”.
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Va ridotto il divario digitale PER CONFAGRICOLTURA CUNEO È URGENTE DOTARE LE ZONE MARGINALI DI RETI VELOCI di Paolo Ragazzo
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a digitalizzazione e la diffusione della banda larga in tutte le zone della nostra provincia, ma in particolare in quelle rurali, rappresenta un fattore di sviluppo per la competitività delle imprese agricole cuneesi. Si guardi, ad esempio, a quanto stanno facendo da questo punto di vista gli Stati Uniti che, a fianco di politiche protezionistiche più volte contestate dalla nostra associazione, hanno tuttavia riconosciuto la riduzione del divario digitale tra aree rurali marginali e città tra le priorità per promuovere la crescita dell’economia agricola americana”. Confagricoltura Cuneo rimarca con forza la necessità di ridurre anche sul territorio provinciale il divario ancora esistente nell’accesso delle aziende alle reti internet più veloci e, di conseguenza, a tutte le opportunità connesse anche in termini economici. Secondo un recente rapporto dell’Istat, nel 2017 in Piemonte quasi una famiglia su tre non ha avuto a disposizione un accesso a internet da casa (29,7%), un dato superiore alla media
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nazionale (28,1%) e alle principali regioni del Nord: ad esempio in Lombardia è del 24,3%, in Veneto del 26,4% e in Emilia Romagna del 26,2%. Inoltre, il 3,6% non ha alcuna connessione proprio perché nella propria zona non c’è banda larga. Si tratta soprattutto di vallate e aree collinari dove per gli operatori privati l’investimento è poco remunerativo. Per questo la Regione Piemonte ha attivato il piano per la banda ultra larga, mettendo a disposizione 284 milioni di euro per portare la fibra nelle periferie e nei piccoli centri, cui si dovranno affiancare altri 200 milioni di investimenti privati. Le aree rurali guardano con interesse a questo investimento che potrebbe aiutare a cogliere al massimo le opportunità della sfida digitale. L’Unione Europea ha stabilito che, entro il 2020, il 100% della popolazione degli stati membri deve poter disporre di banda ultralarga da almeno 30 Mbps, e il 50% della popolazione di banda ultralarga veloce da almeno 100 Mbps. Su entrambe le connessioni resta ancora molto da fare. “L’investimento digitale deve essere considerato a tutti gli effetti una priorità alla stregua della realizzazione di un’infrastruttura di collegamento stradale e ferroviario – conclude Confagricoltura Cuneo –. Proprio le zone rurali marginali più distanti da importanti centri abitati e dalle più frequentate vie di comunicazione sono quelle che maggiormente necessitano di farsi conoscere tramite internet e valorizzare così vocazioni economiche riconducibili alla qualità dell’ambiente, alla tipicità dei prodotti agricoli e al turismo. Guardando a quest’ultimo comparto non è pensabile che tanti turisti, stranieri o italiani, arrivino nei nostri territori e non trovino, in molte zone, un’adeguata copertura”.
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Il Piemonte è la prima regione italiana per estensione dei boschi
Foreste, dove sono i decreti? CONFAGRICOLTURA PIEMONTE SOLLECITA I PROVVEDIMENTI ATTUATIVI DEL TESTO UNICO APPROVATO LO SCORSO APRILE
“O
ccorre dare quanto prima piena attuazione al Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 aprile scorso ma ancora in attesa dell’approvazione dei decreti”. Confagricoltura Piemonte interviene sulla questione che interessa da vicino la regione subalpina, prima in Italia per estensione della superficie boschiva. “Siamo in attesa degli undici decreti attuativi che renderebbero
fruibili i contenuti del Testo Unico, strumento che dà alle Regioni un quadro di riferimento per la declinazione dei provvedimenti locali e che mira a promuovere una migliore gestione dei boschi sul territorio nazionale. Non dobbiamo dimenticare – evidenzia la Confagricoltura regionale – che il migliore sfruttamento delle riserve naturali di legno può rappresentare un’interessante opportunità di sviluppo per il Piemonte”. Il comparto è infatti un segmento importante dal punto di vista ambientale ed economico: il 49% del territorio subalpino è montuoso e i boschi coprono 930mila ettari, ovvero il 38% dell’intera superficie regionale, primato italiano per estensione delle foreste. Le province che negli anni hanno registrato un incremento maggiore sono Torino e Alessandria, anche se Cuneo rimane la provincia con più boschi. Questa particolare conformazione - evidenzia Confagricoltura Piemonte - richiede impegno, manutenzione costante, prevenzione e valorizzazione del patrimonio esistente, anche in considerazione dei cambiamenti climatici e degli eventi atmosferici che possono causare gravi problemi. Lo scorso anno – ricorda Confagricoltura - la siccità aveva causato incendi di vaste proporzioni in bassa Val di Susa, in Val Chisone, nel Pinerolese e nel Canavese per la provincia di Torino e nelle valli Varaita e Stura in provincia di Cuneo, per un totale di quasi 10mila ettari bruciati, la maggior parte boscati e per oltre il 30% ricadenti in aree protette. “Come imprenditori– conclude l'organizzazione – auspichiamo uno snellimento della burocrazia a carico delle aziende operanti nel settore. In questo momento il mercato è tonico, c’è richiesta di legno e la semplificazione delle regole permetterebbe uno slancio economico importante”.
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Frutticoltura
Mele, timori per prezzi non adeguati RACCOLTA IN SVOLGIMENTO, RESE IN NETTO RIALZO SUL 2017 SPECIE PER VIA DEI NUOVI IMPIANTI ENTRATI IN PRODUZIONE di Ilaria Blangetti
“L
a campagna delle mele è in pieno svolgimento ma nei frutteti si fanno già le prime considerazioni. Iniziata a metà agosto, la raccolta si prospetta come interessante da un punto di vista qualitativo ma non sembra garantire, almeno per il momento, un’adeguata remunerazione per i frutticoltori. Le produzioni, infatti, si prospettano abbondanti e rischiano di non essere del tutto assorbite dalla domanda. “C’è molta offerta, a livello italiano ed europeo, con i prezzi che purtroppo ne stanno risentendo – spiega Claudio Sacchetto, presidente della sezione Ortofrutta della Confagricoltura di Cuneo -. Il prodotto è buono, con rese per ettaro interessanti, possibili grazie al positivo clima di questa estate. C’è però una produzione elevata anche in provincia di Cuneo, data soprattutto dal fatto che i tanti nuovi impianti messi a dimora gli anni scorsi hanno iniziato a produrre. I primi segnali dall’industria della trasformazione in merito ai corrispettivi non sono molto incoraggianti, ma ci auguriamo che il mercato dia dei segnali di risalita. È infatti presto per fare bilanci: quanto l’alta qualità delle mele cuneesi riuscirà ad essere equamente retribuita dal mercato lo sapremo solo a dicembre. Bisogna comunque iniziare a pensare a forme di programmazione degli impianti”. “La qualità è buona, le pezzature sono medie, ma omogenee e questo è un aspetto positivo anche se dovuto alla
sovrapproduzione – commenta Marco Bruna, segretario della zona di Saluzzo e Savigliano della Confagricoltura -. Le mele estive si sono presentate esteticamente belle e colorate, oltre che interessanti da un punto di vista organolettico. Anche in provincia, ci sono numerosi nuovi impianti già entrati in produzione: in molti, infatti, hanno deciso di abbandonare coltivazioni considerate più ‘rischiose’ come il kiwi per convertirsi alle mele. Indubbiamente l’attuale surplus di prodotto spaventa un po’, ma sarà ne-
cessario vedere anche come reagiscono i consumatori e se si riuscirà ad assorbire gran parte del prodotto e riequilibrare la situazione. Noi restiamo fiduciosi”. In provincia di Cuneo, infatti, la coltivazione del melo, soprattutto negli ultimi anni, è in rapida espansione specie per via dei nuovi meleti piantati in sostituzione del kiwi: dai 4.396 ettari coltivati a melo del 2015, si è passati ai 4.750 del 2016, per raggiungere nel 2017 quota 5.047 ettari, per una percentuale di crescita del 6,25%, solo tra il 2016 e il 2017. Dopo
vite (15.761 ettari) e nocciolo (14.971 ettari), il melo è la coltivazione frutticola più presente sul territorio provinciale, precedendo kiwi, pesche e nettarine. Nel 2017 la produzione di mele è stata di 1milione e 253mila quintali, in deciso calo rispetto all’anno precedente. In controtendenza invece la Mela Rossa Cuneo IGP che nel 2017 è stata immessa sul mercato in 288 tonnellate, in aumento rispetto alle 219 del 2016. Un segno, anche questo, del crescente interesse verso questa coltura da parte dei produttori cuneesi (Fonte: Camera di Commercio di Cuneo). “Il marchio IGP resta un’opportunità importante per la nostra frutticoltura, ma va potenziato maggiormente, attraverso azioni mirate per far sì che venga conosciuto e apprezzato sempre di più dai consumatori di tutto il mondo”, conclude Confagricoltura Cuneo.
POSIZIONE SUL TEMA
"Se si crede nel libero mercato le aste a doppio ribasso non andrebbero permesse" “La vendita di prodotti agricoli sottocosto e le aste a doppio ribasso sono attività distorsive del mercato, che ledono la dignità dei produttori agricoli e minano la stabilità dei loro redditi, sfruttandone la frammentazione e lo scarso potere contrattuale; tali pratiche vanno quindi a tutti gli effetti considerate delle forme di concorrenza sleale, poiché travalicano le logiche di concorrenza, imponendo prezzi che nulla hanno a che vedere con il mercato, ma sono dettati dalla asimmetria contrattuale che penalizza il contraente più debole”. È quanto sostiene Agrinsieme sul fenomeno della vendita dei prodotti agricoli sottocosto e delle aste a doppio ribasso dei prodotti medesimi. “Dobbiamo metterci d’accordo su quale tipo di mercato diciamo di riconoscere – aggiunge Claudio Sacchetto, presidente della sezione Ortofrutta di Confagricoltura Cuneo –, perché se parliamo di libero mercato allora il fenomeno delle aste a doppio ribasso non andrebbe permesso o, perlomeno, i produttori di merci altamente deperibili, come molte varietà di frutta, avrebbero bisogno di maggiori tutele da parte del legislatore”. Quello della vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto è un fenomeno che vede
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gli acquirenti riconoscere ai fornitori prezzi talmente bassi che i ricavi non bastano neanche a coprire i costi di produzione; le aste elettroniche al doppio ribasso sono invece un meccanismo perverso, sempre più diffuso, che va letteralmente a ‘schiacciare’ intere filiere produttive, poiché ha come principale effetto quello di scaricare sui produttori agricoli il ribasso dei prezzi delle derrate. Il ruolo della Gdo non va demonizzato, perché è un importante alleato per politiche di filiera che rafforzino e valorizzino i prodotti agricoli italiani di qualità, ma, secondo Agrinsieme “vanno necessariamente rivisti i ‘rapporti di forza’ che regolano la contrattazione, eliminando le asimmetrie contrattuali”. “L’ortofrutta italiana – conclude Sacchetto - ha bisogno inoltre di linee guida operative condivise ed efficaci per rafforzarsi sui mercati internazionale e nazionale. Dal catasto ortofrutticolo per la programmazione e pianificazione delle produzioni ad azioni strutturate per sviluppare export, promotion e tracciabilità, sono queste le principali esigenze del comparto, come ben rimarcato dalla delegazione di Confagricoltura alla riunione del ‘Tavolo Ortofrutta’ presso il Ministero per le Politiche Agricole”.
Corilicoltura
L
a raccolta delle nocciole in provincia di Cuneo è andata in archivio con un calo generalizzato della produzione, in media del 20%, anche a causa di fenomeni atmosferici intensi e improvvisi che in alcune zone della Granda hanno rallentato se non addirittura compromesso le lavorazioni. A dirlo è la Confagricoltura di Cuneo che sottolinea, tuttavia, l’ottima qualità dei frutti, grazie ad una minor presenza di danni da cimice asiatica rispetto al 2017, e la necessità di prestare la massima attenzione alle operazioni di essicazione necessarie per una ottimale conservazione del prodotto. MENO DANNI DA CIMICE “L’annata sarà ricordata per una diminuzione dei danni provocati dalla cimice asiatica, con un cimiciato che secondo i riscontri sulle prime partite si attesta in media al 3%, ma altresì registriamo un calo di produzione importante, anche se non omogeneo su tutta la provincia – spiega Aldo Gavuzzo, presidente della sezione Frutta in Guscio di Confagricoltura Cuneo –. Nelle zone pianeggianti e di bassa collina si è avuta una produzione con una diminuzione più contenuta, mentre peggio è andata in Alta Langa, cuore storico della produzione corilicola cuneese e piemontese, con produzioni in deciso calo a causa della cascola e dei violenti temporali che si sono abbattuti sulla zona alla fine di agosto, rallentando e complicando di molto le operazioni di raccolta delle nocciole. A soffrire meno sono state le piantagioni in aree di media/bassa collina”. “Le piogge primaverili e, più in generale, il particolare andamento climatico 2018 ha inciso sulla gestione e sulla difesa del noccioleto, rallentando di molto le operazioni agronomiche: dalla gestione dei
Una fase di raccolta nei noccioleti della provincia di Cuneo
Nocciole, produzione in calo ma alta qualità L'ANDAMENTO CLIMATICO HA INFLUENZATO LA RACCOLTA NEI 15MILA ETTARI A CORILETO DELLA PROVINCIA DI CUNEO polloni, allo sfalcio e controllo del cotico erboso, oltre alla difesa mirata al contenimento dell’acaro galligeno Eriofide del nocciolo – aggiunge Antonio Marino, tecnico corilicolo della Confagricoltura di Cuneo –. C’è da segnalare una riduzione dei danni provocati dalla cimice asiatica che, a differenza dei gravi problemi creati nel 2017, non ha destato particolare preoccupazione, a parte gli ultimi 20 giorni quando la sua presenza ha avuto un innalzamento repentino. Le nocciole hanno in media un calibro o due in più rispetto alla scorsa campagna e la resa alla sgusciatura ha raggiunto dei buoni livelli”. Mario Viazzi, segretario della zona di Alba di Confagricoltura, aggiunge: “Dai dati in nostro
ALDO GAVUZZO: "RIDOTTI DANNI DA CIMICE, MA IN ALTA LANGA LA PRODUZIONE HA RISENTITO DEI TEMPORALI"
possesso è possibile stimare un calo del 20% dei raccolti, con una produzione stimata in Piemonte non superiore ai 160/170mila quintali. Ci auguriamo tuttavia che, considerata l’ottima qualità delle nocciole e la costante richiesta da parte delle aziende di trasformazione, il prezzo possa trarre dei benefici garantendo la giusta remunerazione ai produttori. Le piogge improvvise cadute a ridosso della raccolta, inoltre, richiedono la massima attenzione delle imprese nella cernita del prodotto e, soprattutto, nella sua essicazione”. IL PROBLEMA SELVATICI Destano sempre più preoccupazione, infine, i danni causati dai selvatici: i cinghiali con il loro grufolamento rovinano il piano di coltivazione richiedendo molte ore di lavoro per ripristinare le condizioni idonee, mentre i caprioli devastano le giovani piante con il palco delle corna e arrecano danni irreversibili. Confagricoltura Cuneo torna a chiedere interventi urgenti perché la presenza dei selvatici è ormai un elemento limitante per la
IL 26 OTTOBRE CONFAGRICOLTURA PROTAGONISTA DELL'INCONTRO SUL SETTORE UE-TURCHIA AD AGEN IN FRANCIA coltivazione di noccioleti. Su un totale di oltre 21mila ettari coltivati a noccioleto in Piemonte, nel 2017 sono stati 14.971 gli ettari destinati a questa coltura in provincia di Cuneo (fonte Camera di Commercio di Cuneo), in aumento rispetto ai 13.799 del 2016 (+ 8,46%), mentre la produzione cuneese è passata nello stesso periodo dai 205.000 ai 150.600 quintali. Le prospettive del comparto corilicolo nazionale ed europeo saranno al centro del consueto incontro annuale UE-Turchia che si terrà il 26 ottobre prossimo ad Agen, in Francia. La Confagricoltura, nell’ambito del coordinamento Agrinsieme, sta predisponendo un quadro aggiornato dell’andamento della campagna corilicola.
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Zootecnia
Latte, idee per il rilancio INTERVISTA A RENZO NOLLI PRESIDENTE FNP LATTIERO CASEARIA DI CONFAGRICOLTURA di Fabio Rubero
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bbiamo analizzato l'attuale momento che vive il comparto latte con il presidente della FNP Lattiero Casearia di Confagricoltura nazionale Renzo Nolli, imprenditore zootecnico di Casalmorano in provincia di Cremona. Presidente Nolli qual è la situazione generale del comparto latte in Italia? Quali gli aspetti positivi e le criticità? "La situazione è piuttosto complicata. Prima di tutto per via della differenza tra le aree geografiche del Paese e del tipo di destinazione finale del latte prodotto in azienda. Nel corso degli ultimi venti anni si è verificato la spostamento e la specializzazione degli allevamenti da latte. Oggi circa i tre quarti del latte prodotto in Italia é collocato in Pianura padana o comunque nel nord del Paese. In tutte altre aree, a differenza di alcuni decenni fa, il latte prodotto localmente è avvantaggiato, o per la questione dei trasporti o perché legato a produzioni di nicchia; quindi può trovare adeguata remunerazione. Nel Nord ci troviamo di fronte a due grosse realtà: una grande produzione di formaggi tipici, sia di caseifici cooperativi che privati, e un forte assorbimento di latte da parte dell’industria alimentare o per la produzione di prodotti freschi. Nel primo caso la remunerazione del latte alla stalla viene garantita, soprattutto in caso di cooperative, dal prezzo del prodotto finale; nel secondo invece il problema è più complicato ed è legato ai rapporti di forza tra produttori e trasformatori. In sintesi, per rispondere alla seconda parte della sua domanda, la prima situazione può essere l’aspetto positivo, mentre la seconda quella più critica. Ultimamente, tuttavia, la forbice del prezzo pagato alla stalla tra le due destinazioni si è assottigliata. Sta comunque emergendo una tendenza preoccupante: il livello medio internazionale del prezzo del latte che tende ad abbassarsi pericolosamente; questo finisce con incidere anche sulla remunerazione del latte utilizzato per prodotti di pregio". Qual è il nostro stato di salute rispetto ai paesi competitor? Quale ruolo può giocare il nostro latte nel panorama internazionale e quali azioni si possono intraprendere? "Il latte italiano che viene utilizzato per le produzioni di particolare pregio, i formaggi Dop, gode della tutela che esse garantiscono. Vale a dire il legame con il territorio della materia prima: il latte deve essere prodotto nell’areale della Dop, così come una certa quota di foraggi per l'alimentazione delle vacche. Per il latte alimentare non vi sono vincoli e quindi è un prodotto che è più esposto alla concorrenza internazionale. Da questo punto di vista non siamo molto competitivi, certamente non per scarsa competitività degli allevatori, ma per costi di produzione molto più alti legati a condizioni strutturali del paese, come il costo del lavoro, dell’energia, della burocrazia, ecc. Dunque credo che nel panorama internazionale i nostri formaggi tipici, vista la grande varietà, possano essere l'ancora di salvezza del latte e dei suoi produttori. Le faccio l’esempio del Grana padano: nel corso degli ultimi anni la produzione è andata sempre crescendo, oggi siamo quasi a cinque milioni di forme, di cui il 25% destinato
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all’esportazione. Ciò significa avere garantito l’assorbimento di crescenti quantità di latte prodotto in loco e mediamente remunerato tra il 10 e il 20% in più rispetto a quello con destinazione industriale. Per cui per valorizzare il latte è indispensabile lavorare sull’export dei formaggi tipici, visto che il mercato nazionale è saturo, e quindi garantire crescita e remunerazione ai produttori. O puntare su prodotti di nicchia o accordi specifici". In Piemonte il tavolo latte non sta producendo gli effetti sperati e così la differenza tra il prezzo al consumo del latte e quanto viene pagato a chi lo produce continua ad essere troppo alta. Come si può intervenire? "In Lombardia in questi giorni il prezzo pagato ai produttori è di 36 centesimi contro un prezzo del latte intero al pubblico di almeno 1,50€. Ma vi è un problema ancora più serio e preoccupante: il calo dei consumi. Una priorità è riavvicinare i consumatori al latte e ai suoi derivati. Poi è indispensabile lavorare ad accordi di filiera per fare aumentare la quota di valore che dal prodotto finito arriva al produttore. In questo un ruolo fondamentale ce l'ha la politica che deve trovare i mezzi per costruire una filiera responsabile ed in cui tutte le componenti abbiano uguale dignità, diritti e doveri. Il pacchetto latte di recente approvato dall’Unione europea e in vigore anche in Italia, anche se spesso disatteso, qualche indicazione in questo senso la fornisce". Che cosa ci si attende nel comparto per il prossimo futuro? "La risposta è semplice e allo stesso tempo complessa. Quella semplice: una maggiore remunerazione del latte. Quella complessa è un'altra domanda: come fare? In parte le ho già risposto: valorizzando i prodotti tipici e promuovendone l’export, quindi il ruolo dei Consorzi e del Governo investendo in promozione e in sostegno all’export. Per parte allevatoriale sostenere l’aggregazione dei produttori e della cooperazione. Ma anche incentivare, attraverso la Pac ed i Piani di sviluppo, gli investimenti in grado di sostenere e migliorare la dotazione tecnologica dei produttori per contenere i costi di produzione e migliorare la qualità del prodotto. Inoltre, predisporre misure di ristrutturazione del comparto cercando di privilegiare le aziende più competitive ed in grado di sostenere la sfida della internazionalizzazione dei mercati. O sostenere la permanenza di aziende minori, ma con interventi mirati legati all’ambiente e alla manutenzione territoriale. In entrambi i casi è necessaria una seria programmazione di politica economica che parta dalla prossima Pac. Per il latte alimentare è necessario combattere il calo dei consumi e fare educazione alimentare nelle scuole. Fenomeno alimentato da cambiamenti nelle abitudini alimentari e da campagne mediatiche che in genere si sviluppano sui “social network” da gruppi di persone vicine al mondo animalista o vegano che non si accontentano di coltivare i loro stili di vita, ma pretendono di influenzare quello degli altri. E spesso lo fanno con “cattiveria” ricorrendo ad ogni mezzo: in particolare notizie false e tendenziose. E i social media sono lo strumento ideale per diffondere notizie di questo genere. Ritengo che si tratti di una emergenza vera e propria che va contrastata con forza e con l’impegno anche del Governo perché riguarda diversi aspetti della moderna società. Si tratta di forze che tendono a destabilizzare alcune certezze, nel nostro caso nell’alimentazione, ma che potrebbero essere utilizzate anche in modo strumentale per specifiche campagne “anti” con fini commerciali. Quindi il primo aspetto è di riavvicinare i consumatori al latte e ai suoi derivati".
INSERTO TECNICO
U N I O N E
P R O V I N C I A L E
A G R I C O L T O R I
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NOTIZIE SEMPRE AGGIORNATE E APPROFONDIMENTI SU WWW.CONFAGRICOLTURACUNEO.IT O SU WWW.FACEBOOK.COM/CONFAGRICOLTURACUNEO
REGISTRI E QUADERNI DI CAMPAGNA: COME FARE PER LA COMPILAZIONE
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a Domanda Unica 2018 (Pac) e/o le Domande PSR Misure Agroambientali sono state predisposte dagli uffici della Confagricoltura nei tempi previsti dalla normativa vigente e dal 15 giugno scorso le domande sono in istruttoria. Si informa dunque che i controlli di “condizionalità e ammissibilità” sono ormai iniziati. Ogni azienda, in fase di impostazione domanda, ha fornito indicazioni sul soggetto che avrebbe compilato i registri di concimazioni/spandimenti, che sono obbligo imprescindibile sia per il percepimento dei contributi sia per il rispetto delle normative ambientali vigenti. Chi avesse delegato la compilazione alla Confagricoltura Cuneo, è invitato a presentarsi presso gli uffici del CAA a disposizione fino a fine ottobre. Ai fini della compilazione del quaderno di campagna e del registro concimazioni, ogni socio dovrà fornire in maniera puntuale e precisa le fatture di acquisto dei mezzi tecnici (agrofarmaci, diserbi, concimi, ecc.) che dovranno rispettare tassativamente le date di acquisto. Per quanto riguarda gli spandimenti dei reflui zootecnici, dovrà semplicemente fornire indicazioni su quando, quanto e su quali terreni sono stati distribuiti. Si ricorda che i registri vanno sempre detenuti presso l’azienda: finita la compilazione, pertanto, saranno restituiti ad ogni socio. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Confagricoltura Cuneo.
MODIFICA DENOMINAZIONE "MIPAAF" IN "MIPAAFT" SULLE ETICHETTE
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l Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo ha pubblicato due note riguardanti la modifica della denominazione Mipaaf in Mipaaft sulle etichette dei prodotti DOP IGP STG e di Agricoltura Biologica, con le seguenti modalità. PRODOTTI DOP, IGP, STG Le diciture “Certificato da Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf” e “Certificato da Autorità pubblica designata dal Mipaaf” riportate sulle etichette dei prodotti DOP, IGP ed STG, dovranno essere sostituite dalle diciture “Certificato da Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaft” o, in caso di controllo effettuato da Autorità pubblica da “Certificato da Autorità pubblica designata dal Mipaaft”. Si specifica inoltre che nella dicitura si potrà utilizzare sia l’acronimo Mipaaft che citando per esteso Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. PRODOTTI DI AGRICOLTURA BIOLOGICA La dicitura da riportare in etichetta “Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf” prevista dal Decreto ministeriale 27 novembre 2009, n. 18354, dovrà essere sostituita da “Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaft”. Le aziende in entrambi i casi potranno smaltire le etichette presenti in azienda alla data del 9 agosto riportanti le diciture sostituite, fino ad esaurimento. Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
Geocap S.r.l. Via del Chiosso 27 Caramagna Piemonte (CN) Tel. 0172 810283 info@geocap.it • www.geoagri.com
INSERTO TECNICO L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
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PAGAMENTI GASOLIO AGRICOLO PER AZIENDE IN REGIME SPECIALE
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INTERVENTI IN TERRENI A VINCOLO IDROGEOLOGICO: NUOVE NORME REGIONALI
Agenzia delle Entrate ha chiarito che le imprese agricole che determinano il reddito su base catastale, ex art. 32 del TUIR, sono esonerate dall’obbligo di garantire la tracciabilità dei pagamenti per l’acquisto di carburante destinato alle macchine agricole. Viene confermato l’esclusione dall’obbligo della fattura elettronica per l’acquisto di carburante destinato alle macchine agricole (non destinate a circolare su strada). L’Amministrazione finanziaria, con la circolare n. 13/E/18, in risposta ad apposite questioni emerse dal confronto con associazioni di categoria e singoli contribuenti, aveva già chiarito che le cessioni di carburanti per trattori agricoli e forestali e per altri veicoli agricoli di varia tipologia, sono esclusi dall’obbligo di fatturazione elettronica. Relativamente alla questione della tracciabilità, l’Agenzia evidenzia che considerato che le imposte non sono determinate in modo analitico (costi e ricavi), viene meno il presupposto che impone l’uso di mezzi di pagamento tracciabili, ossia individuare puntualmente i costi sostenuti e l’Iva pagata per rivalsa. Ne consegue che, nel caso di imprenditore agricolo che determina il reddito secondo le risultanze catastali,viene meno l’obbligo di utilizzare mezzi di pagamento tracciabili per effettuare acquisti di carburante agricolo destinato alle macchine agricole, fermo restando il rispetto delle norme generali sull'antiriciclaggio, riguardanti l’uso del contante (ex art. 49, co. 1, D.lgs. n. 231/2007). Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
L
a Regione Piemonte ha emanato la circolare 3-AMB 2018 che detta nuove interpretazioni e indicazioni procedurali relative alla Legge regionale 9 agosto 1989, n. 45 (Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici), revocando nel contempo la circolare 4/AMD/2012. Le amministrazioni competenti al rilascio delle autorizzazioni in materia di vincolo idrogeologico sono così definite: alla Regione competono gli interventi che interessano superfici superiori a 5.000 metri quadri o volumi di scavo superiori a 2.500 metri cubi; interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico che, indipendentemente dalle dimensioni, interessano il territorio di più comuni; opere sottoposte alla valutazione di impatto ambientale di competenza dello Stato; impianti di risalita a fune e piste per la pratica dello sci, nonché le relative strade di accesso ed opere accessorie, quali impianti di innevamento artificiale; interventi di cui all’art. 81 del D.P.R. n. 616/1977 ed opere pubbliche da eseguirsi da amministrazioni statali o comunque insistenti su aree del demanio statale e di interesse statale localizzate nel territorio regionale per le quali è richiesta l’intesa ai sensi del D.P.R. n. 383/1994 (che ha abrogato i commi 2 e 3 dell’art. 81 del D.P.R. n. 616/1977). Competono invece ai Comuni gli interventi che interessano superfici fino a 5.000 metri quadri o volumi di scavo fino a 2.500 metri cubi.Ulteriori particolari nella circolare 3-AMB 2018.
Coltiviamo il futuro Richiedi gratuitamente negli uffici della tua zona la bandiera di Confagricoltura!
Caro associato, il nostro Paese è ricco di grandi eccellenze enogastronomiche, con prodotti unici e capolavori frutto dell’ingegno, dell’inventiva e della laboriosità che hanno reso l’Italia famosa nel mondo. Confagricoltura è al tuo fianco, per aiutarti a far crescere le tue eccellenze, giorno dopo giorno, e impegnandosi a tutelare i tuoi interessi. Ti invitiamo quindi a rinnovare la tua adesione alla Confagricoltura di Cuneo... per coltivare insieme il futuro!
Tesseramento 2019
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INSERTO TECNICO L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
RINNOVA LA TUA ADESIONE
TRACCIABILITÀ PAGAMENTO DIPENDENTI ALCUNE INDICAZIONI
L'
Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha fornito chiarimenti sull’obbligo di tracciabilità dei pagamenti relativi alla retribuzione dei lavoratori in vigore dal 1° luglio 2018. Il primo importante chiarimento fornito dall’INL è relativo al fatto che il divieto di pagamento in contanti riguarda tutti gli importi erogati a titolo di retribuzione, compresi eventuali anticipi e acconti, nonché le indennità di trasferta. Restano invece esclusi i meri rimborsi o anticipi di spese sostenute in nome e per conto del datore di lavoro. Le somme dovute a diverso titolo rispetto alla retribuzione, quali ad esempio quelle imputabili a spese che i lavoratori sostengono nell’interesse del datore di lavoro e nell’esecuzione della prestazione (es: anticipi e/o rimborso spese di viaggio, vitto, alloggio), potranno quindi continuare ad essere corrisposte in contanti. INDENNITÀ DI TRASFERTA Per quanto riguarda l’indennità di trasferta, in considerazione della natura “mista” della stessa (risarcitoria e retributiva), l’INL ritiene che essa sia compresa nell’ambito degli obblighi di tracciabilità, diversamente da quello che avviene rispetto a somme versate esclusivamente a titolo di rimborso (chiaramente documentato) che hanno natura solo restitutoria. SISTEMI DI PAGAMENTO Con riferimento, invece, ai mezzi di pagamento ammessi per la corresponsione della retribuzione, e in particolare con riguardo al pagamento
effettuato a mezzo assegno consegnato al lavoratore, l’Ispettorato precisa che in tale ambito rientri anche il pagamento a mezzo vaglia postale. In tale caso è importante che, oltre al nome del beneficiario e alla clausola di non trasferibilità (per importi superiori ai 1.000 euro), nella causale siano esplicitati i dati essenziali dell’operazione, quali il nome del datore di lavoro e del lavoratore, la data e l’importo dell’operazione, nonché il mese di riferimento della retribuzione. Per informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
BRUCIATURA RESIDUI VEGETALI: RESTA IL DIVIETO DAL 1° OTTOBRE
La Regione Piemonte con la DGR del 20/10/2017 n. 42-5805 ha posto il divieto alla combustione di residui vegetali dal 1° ottobre al 31 marzo 2019. Il DGR contiene il primo pacchetto di misure previste dall’Accordo per la qualità dell’aria nel bacino padano, sottoscritto nel giugno 2017 da Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare. La misura rimanda a quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006 che delega alle Regioni la definizione dei periodi in cui la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata. Nei restanti periodi, l’attività di raggruppamento e abbruciamento dei materiali vegetali nel luogo di produzione, purché in piccoli cumoli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri è permessa in quanto considerata normale pratica agricola. Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
INSERTO TECNICO L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
III
stenti di capacità tra 6 m3 e 9 m3 per i quali non è stata richiesta la SCIA. Sull’argomento si ricorda che la nuova regola tecnica emanata con il D.M. 22 novembre 2017 ha avuto l’obiettivo di aggiornare la disciplina antincendio relativa ai contenitori-distributori fuori terra di liquido combustibile di categoria C ad uso privato, di capacità geometrica non superiore a 9 m³. La nuova norma si applica ai depositi di gasolio di nuova installazione ed a quelli esistenti (ad eccezione di quelli in possesso di SCIA o certificato di prevenzione incendi o di altri atti abilitativi); Successivamente il decreto 10 maggio 2018 ha previsto un periodo transitorio di 9 mesi (fino al 17 febbraio 2019) in cui è consentita la commercializzazione e l’installazione dei contenitori-distributori di tipo approvato conformi alle specifiche tecniche contenute nel D.M. 19 marzo 1990 (e nel DM 12 settembre 2003), solo se prodotti prima dell’entrata in vigore del D.M. 22 novembre 2017. La circolare del Ministero dell’Interno n. 1/2018 del 29 agosto 2018, ribadisce che il D.M. 22 novembre 2017 “abroga e sostituisce le norme in precedenza citate e si applica a tutti i contenitori distributori ad uso privato, indipendentemente dal tipo di attività nella quale sono installati” e quindi anche alle imprese agricole.
CISTERNE GASOLIO INFERIORI A 9 METRI CUBI, NUOVI CHIARIMENTI
C
on riferimento alla nuova regola tecnica (D.M. 22 novembre 2017 e D.M. 10 maggio 2018) in materia di prevenzione incendi relativa all’installazione di contenitori-distributori, ad uso privato, di gasolio di capacità geometrica non superiore a 9 m³, è stata emanata una Circolare esplicativa dei Vigili del Fuoco che fornisce alcune indicazioni di carattere generale, nonché alcuni chiarimenti su questioni tecniche. Inoltre affronta, seppur in modo non esaustivo, le questioni poste da Confagricoltura agli stessi VVFF in merito all’applicazione del DM 22 novembre 2017 e DM 10 maggio 2018 ed in particolare: • esclusione dall'obbligo di adeguamento alla regola tecnica per quanto riguarda i contenitori distributori di capacità geometrica inferiore ai 6m3; • procedure da attuare nel caso di contenitori – distributori mobili esi-
DICHIARAZIONI DI CANTINA
COMUNICAZIONI POSTALI: ATTEZIONE PRIMA DI FIRMARE
Si ricorda alle aziende vitivinicole che, per quanto concerne la dichiarazione delle uve, la scadenza è fissata al 15 novembre, mentre per chi produce mosti/e o vini dovranno ulteriormente compilare i quadri riferiti alla produzione entro il 15 dicembre. Sono obbligati: coloro che in fascicolo aziendale presentano una superficie vitata superiore ai 1000 mt, coloro che vinificano uve o detengono vini e/o mosti al 30/11/2018, coloro che hanno ceduto uve a terzi.
I NOSTRI
UFFICI
Sede provinciale: Via Bruno Caccia, 4-6-8 - 12100 Cuneo Tel. 0171.692143 - Fax 0171.698629 - provinciale@confagricoltura.it ORARIO: 8,00 / 12,30 - 14,30 / 17,30 (giovedì, venerdì e sabato pom. chiuso) PATRONATO ENAPA Il Patronato Enapa di Confagricoltura Cuneo è presente in tutti gli uffici di zona.
ZONE
Cuneo
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Via Caccia, 4-6-8 Tel. 0171.692143 - Fax 0171.698629 cuneo@confagricoltura.it Piazza Prunotto, 5 Tel. 0173.281929 - Fax 0173.280979 alba@confagricuneo.it Viale Vittorio Veneto, 17/F Tel. e Fax 0174.42071 mondovi@confagricuneo.it Via Torino, 40 Tel. 0175.217120 - Fax 0175.248784 saluzzo@confagricuneo.it Via Togliatti, 16 Tel. 0172.712372 - Fax 0172.725796 savigliano@confagricuneo.it Via Marconi, 112 - Tel. 0172.637242 ambrogio@confagricuneo.it
Si invitano le aziende agricole a leggere attentamente alcune comunicazioni che arrivano via posta tradizionale e richiedono la verifica dei propri dati aziendali e di confermarne l'esattezza. Sovente, infatti, validando il modulo allegato si sottoscrivono contratti vincolanti pluriennali a pagamento. Nel dubbio è possibile contattare gli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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INSERTO TECNICO L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
Zootecnia
La Piemontese va alla grande LA RAZZA BOVINA STA VIVENDO UN BUON MOMENTO, INTERESSE SU NUOVI MERCATI di Silvia Agnello
60% la percentuale di vacche Piemontesi sul totale dei bovini in provincia di Cuneo
In 10 anni i capi iscritti al Libro Genealogico in Italia sono passati da 229mila a 271mila
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egli ultimi anni il mercato della Razza bovina Piemontese registra un trend in continuo miglioramento, con una richiesta crescente della merce e un buon andamento dei prezzi. L’attenzione verso la Piemontese è sempre più viva in tutta Italia, ma anche dall’estero arriva la richiesta sia di animali da vita sia di quelli da macellazione”: riassume così l’andamento positivo del settore Alberto Brugiafreddo, presidente della sezione Bovini da carne di Confagricoltura Cuneo. Della stessa opinione è Albino Pistone, presidente della Anaborapi - Associazione Nazionale Allevatori dei Bovini di Razza Piemontese: “La filiera impegnata nella produzione, valorizzazione e distribuzione delle carni bovine di Razza Piemontese sta vivendo un momento di dinamicità, con acquisizione di nuovi spazi e nuovi mercati”. L’Anaborapi, nata nel 1960, riunisce gli allevatori della Razza Bovina Piemontese che aderiscono al relativo Libro Genealogico. Di recente è divenuta ente di primo grado, per cui, a breve, i soci saranno direttamente gli allevatori, mentre in precedenza erano le APA e le ARA. Continua Pistone nell’analisi sull’andamento della razza: “Le regioni del Sud e del Centro Italia, dove fino a pochi anni fa il prodotto non veniva consumato, sono ora nuovi areali di espansione. Anche all’estero, nella ristorazione d’élite, c’è curiosità e voglia di assaggiare la Piemontese”.
LA DIFFUSIONE Di pari passo con la crescita della domanda, va ampliandosi anche la diffusione dei bovini di Razza Piemontese. Il Piemonte continua ad essere la terra d’elezione, ma gli allevamenti vanno diffondendosi anche fuori regione: negli ultimi dieci anni, la loro presenza si è estesa da 31 a 42 provincie italiane; a livello nazionale la consistenza complessiva dei capi iscritti al Libro Genealogico è passata da 229mila capi nel 2007 a 271mila nel 2017, con un incremento di vacche in tutta Italia da 103mila a 130mila. Guardando ad un orizzonte temporale più ampio, l’incremento è ancora più evidente: vent’anni fa i capi iscritti erano sui 100mila, di cui la metà circa erano fattrici. Sono dati che permettono di affermare che la Piemontese è ormai quasi tutta certificabile. La provincia di Cuneo è quella in cui si riscontra la consistenza maggiore ed in cui la Piemontese è di gran lunga la razza più diffusa, con un numero di capi iscritti al Libro Genealogico pari a oltre 156mila esemplari, di cui 79mila vacche. Le altre razze presenti in provincia contano circa 60mila vacche iscritte. Un’ulteriore, importante traguardo riguarda l’attribuzione dell’IGP, per cui sono attualmente in corso le procedure tecniche per attivare la marchiatura. LA DISTRIBUZIONE Il buon andamento del mercato della Razza Piemontese può stupire, se si considera che negli anni passati si è assistito ad un calo di consumo e dunque della domanda di carne rossa. Ed è anche vero che il macello e la macelleria tradizionale continuano a calare la richiesta di animali vivi e macellati. Tuttavia, parallelamente, è andata ampliandosi la domanda di pezzi di carne lavorata e quella da parte della grande distribuzione. Conclude Albino Pistone: “Ormai il consumatore apprezza e si fida del prodotto che trova presso la grande distribuzione, perché non si tratta più di carne anonima, magari di bassa qualità, ma di un prodotto etichettato e pertanto riconoscibile”.
LA CARNE FA BENE
Convegno scientifico a Carrù Della qualità della carne bovina di Razza Piemontese si è parlato sabato 29 settembre al 3° convegno scientifico organizzato dal Consorzio del Bue Grasso di Carrù. In particolare, sono state analizzate le sue caratteristiche nutrizionali e salutistiche e si è illustrata la sua importanza in termini di apporto proteico nell’alimentazione degli adulti, dei bambini e degli sportivi. Sono intervenute in qualità di relatori: la dietologa e medico responsabile di CRP dell’ASL di Asti Stefania Bianchi e la biologa, nutrizionista e giornalista Gigliola Braga.
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16 L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
Peste suina, urgono interventi drastici SECONDO CONFAGRICOLTURA IL PROBLEMA È LEGATO AL CONTENIMENTO DEL PROLIFERARE DI FAUNA SELVATICA di Paolo Ragazzo
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i chiama peste suina. Non si tratta di una minaccia per la salute umana; il virus non infetta l’uomo e non ci sono indizi che possa farlo. Ma se è innocuo per noi, non lo è affatto per cinghiali e maiali. I nuovi casi riscontrati in diversi Stati membri europei sono un serio problema che per ora non coinvolge l’Italia e le sue produzioni di prosciutti, salumi ed insaccati di eccellenza. Bisogna però porre in essere tutte le misure di controllo e prevenzione necessarie per evitare che la malattia arrivi anche nel nostro Paese. Confagricoltura ricorda come la peste suina sia trasmessa anche dai cinghiali, così come evidenziato dal parere scientifico del rapporto dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) del giugno scorso. SERVONO PIANI COORDINATI DI PRELIEVO SELETTIVO “Ci sono troppi selvatici, in particolare ungulati, che causano gravissimi danni all’ambiente, all’agricoltura e alla sicurezza delle persone: per questo – sostiene Confagricoltura Cuneo – è necessaria l’immediata attivazione, nel nostro Paese, delle misure preventive più efficaci previste dall’EFSA per contenere il rischio di propagazione dell’epidemia, ovvero piani coordinati di prelievo selettivo”. Per garantire una più efficace e capillare prevenzione dunque, attraverso il modello EFSA, è necessario disporre di molte persone ad essa dedicata. “Chiediamo da tempo che
siano autorizzati gli stessi agricoltori come coadiutori nei piani di abbattimento – sostiene Il presidente provinciale e regionale dell’organizzazione agricola, Enrico Allasia -. Gli agricoltori sono distribuiti su tutto il territorio e possono contribuire attivamente ed efficacemente al controllo della popolazione delle specie selvatiche”. SI MUOVE ANCHE L’UE Intanto la Commissione europea ha emanato delle nuove Decisioni in ambito ad alcuni provvedimenti cautelari riguardanti l’epidemia. Con la Decisione di Esecuzione (UE) 2018/1281 del 24 settembre scorso è stata sancita la definizione della zona
infetta in Belgio della Regione di Ardenne in cui sono stati riscontrati casi di cinghiali malati. L’Italia, ad avviso del Ministero della Salute, è esposta direttamente tramite la “porta” del confine con la Slovenia, essendo naturalmente protetta a Nord dalle Alpi. In ogni caso, come dimostra il caso dei cinque cinghiali scoperti in Belgio, è possibile anche che la diffusione del virus avvenga con “salti” di contiguità territoriale, ad esempio quando carni o prodotti a base di carne trasformata infetti vengono diffusi sul territorio in vario modo (tramite i mezzi di trasporto ma anche solo tramite dispersione di residui e scarti alimentari). Confagricoltura ha illustrato la posizione emersa dalla FNP Allevamenti Suini e che è incentrata essenzialmente sui controlli dei capi selvatici - anche tramite un ruolo degli agricoltori come “coadiutori” dei cacciatori per il contenimento massale dei cinghiali – e sulle importazioni di capi vivi e carni. CONTROLLI, MONITORAGGI E INTERVENTI Sulla vicenda ha espresso il proprio parere anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha detto la sua in relazione all’intervento alla Camera di fine settembre del ministro per le Politiche agricole e il Turismo Gian Marco Centinaio: “Apprezziamo che il Governo abbia innalzato il livello di attenzione, allertato le autorità sanitarie territoriali ed indicato rigorose misure preventive da porre in essere, con controlli, monitoraggi ed interventi per far sì che il nostro Paese rimanga indenne dai casi di peste suina riscontrati in Repubblica Ceca e Belgio”.
CUN SUINI
"Dov'era la parte industriale?" Negli scorsi giorni si è riunita a Mantova la Commissione Unica Nazionale, composta dai rappresentanti degli allevatori e della macellazione, incaricata di fissare i prezzi indicativi dei suini da macello. All’incontro non ha preso parte la rappresentanza degli industriali. “Ancora più grave – fa presente Confagricoltura – è che neppure il garante di parte industriale abbia preso parte ai lavori, di fatto contravvenendo al regolamento. Ricordiamo che è previsto che il ‘Comitato dei garanti’ si attivi in caso di disaccordo tra i commissari. Così il prezzo è stato fissato solo dal garante di parte agricola e da quello di parte ‘terza’, cioè il rappresentante del ministero delle Politiche agricole”. “L’atteggiamento volutamente ostruzionista della parte industriale è quanto di peggio ci possa attendere in una struttura che ha delle regole e che si basa sul rispetto e sul confronto tra gli operatori della filiera – ha dichiarato il presidente della Federazione degli allevamenti suini di Confagricoltura, Claudio Canali –. Il tutto per cercare di speculare sulla parte più debole in un momento ad essa favorevole”.
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Vitivinicoltura
Nelle vigne è l'esperienza del viticoltore a fare la differenza PER L'ENOLOGO PIERO BALLARIO, TRA I FATTORI CHE DECIDONO L'ESITO DI UNA VENDEMMIA, È DECISIVO IL LAVORO ESEGUITO NEI VIGNETI di Gilberto Manfrin
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mmancabile, come ogni anno, arriva il tempo di tracciare un bilancio della situazione vendemmiale. Le operazioni si avviano ormai alla conclusione, in cantina sono già state raccolte tutte le uve aromatiche Moscato e Brachetto, le uve bianche Arneis, Chardonnay, Favorita, Sauvignon e le uve rosse precoci principali Dolcetto, Merlot, Pinot Nero. Mentre scriviamo, mancano all’appello solamente le uve tardive Barbera e Nebbiolo. Ma al di là della qualità (anche quest’anno
tutto sommato positiva) e della quantità delle uve portate in cantina, cosa fa sì che nei vigneti i grappoli giungano ad una soddisfacente maturazione? I fattori sembrano esseri tanti. In primis, l’esposizione delle uve e la sempre più decisiva incidenza del clima (grandine, sole, pioggia sono determinanti in tal senso). Ma è soprattutto il lavoro del viticoltore, a fare la differenza. Di questo abbiamo parlato con l’enologo albese Piero Ballario (nella foto a destra), esperto in materia e a capo della VINOiN società di consulenza viticolo-enologica di Alba che guida con il collega Giorgio Barbero. “Dare un giudizio è molto difficile a causa delle molteplici variabili che interferiscono sulla maturazione finale dell’uva – dice Ballario -. La vendemmia s’imposta con la potatura invernale e la corretta concimazione al vigneto, si prosegue con le operazioni in verde ed i trattamenti
antiparassitari; si arriva al diradamento ed infine all’epoca di raccolta, senza contare l’andamento stagionale”. Ballario, partiamo proprio dalle sue precedenti considerazioni. Ci pare che la gestione di tutte queste fasi, vent’anni fa, fosse molto meno metodica e mirata alla produzione (quantità d’uva) e meno alla qualità; le aziende agricole erano molte meno e la maggior parte dei viticoltori vendeva le uve alle cantine vinificatrici (enopoli, commercianti ecc.) senza badare troppo al livello qualitativo. Cos’è cambiato? “La continua e maggiore richiesta di qualità da parte del consumatore e l’opportunità di un maggiore reddito nella vendita del vino in bottiglia hanno spinto molti viticoltori a vinificare ed imbottigliare ed a constatare quanta importanza abbia
Diradare è fondamentale Quantità e qualità, anche quest'anno, tra i vigneti
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e si può parlare di qualità un plauso va certamente ai viticoltori. Di fronte dell’andamento climatico avverso, in particolare di elevata piovosità, non hanno sottovalutato la lotta fitosanitaria affidandosi al servizio tecnico, e soprattutto mettendo in atto un’azione tempestiva, con formulati adeguati sia per modalità di azione che per posizionamento come fase fenologica. In viticoltura occorre fare la differenza consapevoli che l’aspetto quantitativo non corre di pari passo con quello qualitativo”. Mario Viazzi, segretario della zona di Alba della Confagricoltura Cuneo, mette in luce la bontà del lavoro svolto nelle vigne dai viticoltori: “Quando viene rispettato il disciplinare di produzione si hanno le carte in regola per avere anche un raccolto di qualità. Se sto sotto al disciplinare si può incorrere in un danno economico, se lo si supera si paga presumibilmente in qualità. Per questo l’azione dell’uomo, sulle produzioni in viticoltura, è importantissima. Quest’anno è stata fondamentale l’attività di diradamento eseguita dai viticoltori, in quanto la produzione di uva su molte varietà si mostrava inizialmente abbondante”. I viticoltori
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hanno sfogliato e diradato nei momenti giusti, dunque, senza creare le condizioni per lo sviluppo di temute muffe, eliminando i tralci doppi nella fase di scacchiatura, la vegetazione in eccesso e senza sovraccaricare la portata di ogni singola vite. “Ma anche la nutrizione della vite ha giocato un ruolo fondamentale per il raggiungimento del successo - aggiunge Antonio Marino, tecnico della Confagricoltura zona di Alba -. I lauti apporti di fertilizzanti, soprattutto quelli ricchi di azoto e prontamente assimilabili, hanno reso i tessuti più fragili e vulnerabili nei confronti dei funghi favorendo il lussureggiamento della vegetazione. Gli apporti parchi e morigerati di fertilizzanti e l’utilizzo di tecniche quali il sovescio di leguminose, hanno predisposto la vite a produzioni equilibrate e di qualità, nonostante la pioggia”. In confronto allo scorso anno, dal punto di vista quantitativo la vendemmia ha registrato così un aumento anche superiore al 20%: “Rispetto alla media ci attestiamo ad un +10-15% - conferma Alessandro Bottallo, tecnico Confagricoltura zona di Alba -. Dal punto di vista qualitativo le uve sono sane e di qualità proprio grazie al lavoro svolto dai viticoltori, sempre più attenti alle pratiche colturali agronomiche, nonostante le difficoltà riscontrate nel corso dell’annata, dovute soprattutto all’ostile andamento climatico della primavera e dei primi giorni estivi, particolarmente piovosi”.
il vigneto nella produzione di un grande vino. Queste motivazioni hanno favorito l’introduzione di una figura tecnicoscientifica quale l‘agronomo in vigneto e l’enologo in cantina. Queste figure fanno sì che nulla sia lasciato al caso”.
Una vendemmia di qualità parte da un’uva arrivata a buona maturazione sia tecnologica che fenolica. Quali sono quindi i fattori che maggiormente influiscono su questo risultato? “Possiamo individuarli in un corretto abbinamento vitigno – giacitura (esposizione, terreno, altitudine); se si sbaglia a piantare un vitigno in un sito a lui non vocato, difficilmente si otterranno uve di buona qualità. Poi c’è la salubrità della pianta: se troppo nutrita o denutrita produrrà un’uva con parametri analitici squilibrati. Troppa acidità e poco colore o aromi nel primo caso, o scarsa acidità, aromi scarsi ed evoluti con scarsa conservabilità del vino futuro nel secondo caso. Una pianta che abbia subito attacchi inanzia menti suparassitari importanti sarà debilitata, e ovazion e dei co tutte le macch manche ine petenti in questo caso, produrrà male o Organ i Delibe ranti
non produrrà affatto. A tutto sommiamo anche l’andamento stagionale: ovviamente il clima ha una sua forte influenza e per quanto possibile il viticoltore deve adattarsi modificando in corso d’opera gli interventi in vigneto (sfogliatura, cimatura, trattamenti antiparassitari, ecc) al fine di ridurre al minimo gli impatti negativi. Infine il diradamento: questa è una pratica viticola ormai consolidata, ma saper modulare l’intensità dell’intervento è una sapienza che ancora pochi prendono in considerazione. Bisogna saper interpretare l’annata climatica, ma anche la salubrità e vitalità della pianta”.
parte più importante perché dovrà capire fino a dove spingersi senza rischiare il deperimento dell’uva dovuto al degrado della buccia causato da una pioggia di troppo, ad esempio”.
E sapere, ovviamente, quando vendemmiare “azzeccando” la corretta epoca di raccolta… “Questa la si stabilisce con periodici campionamenti in vigneto al fine di capire l’evoluzione della maturazione sia tecnologica (zuccheri, acidità totale e pH) che fenolica (intensità colorante, astringenza, maturità dei vinaccioli); difficilmente si arriverà all’ottimale, ma sovente ci si avvicina molto. L’esperienza del viticoltore con il suo vigneto farà la
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Confagricoltura news
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ercoledì 17 ottobre, a partire dalle 11,30, a Prazzo (località Ponte Marmora) Ì avrà luogo l’evento “CaLED O C luma el vache. Il ritorno MER della mandria a valle”, organizzato dalla ConE BR O fagricoltura di Cuneo T OT in collaborazione con il comune di Prazzo. L’iniziativa, realizzata in concomitanza con la discesa dagli alpeggi dei capi dell’azienda di Andrea Lando che dalla frazione Campiglione raggiungeranno Prazzo Inferiore, punto di carico degli animali, vuole essere occasione per fare il punto sulle problematiche che interessano il comparto e, più in generale, richiamare l’attenzione alle esigenze di chi lavora in montagna. Seguirà, alle 13, un pranzo a base di polenta presso la Gentil Locanda di Marmora (borgata Ponte Marmora). Per avere ulteriori informazioni e prenotarsi per il pranzo telefonare al numero 0171/692143 o scrivere un’e-mail a provinciale@confagricuneo.it. “Desideriamo così portare all’attenzione delle istituzioni i problemi
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Festa a Prazzo per il ritorno dagli alpeggi ORGANIZZANO CONFAGRICOLTURA E IL COMUNE DELLA VALLE MAIRA PER CELEBRARE LA FINE DELLA STAGIONE dei malgari e sottoporre pubblicamente le esigenze di un mondo produttivo importante, non solo sotto il profilo economico, ma anche per la fondamentale azione di salvaguardia dell’ambiente montano che nella nostra provincia è pur sempre pari alla metà del territorio totale”, spiegano Enrico Allasia e Mariano Occelli, rispettivamente presidente e consigliere di Confagricoltura Cuneo. “Celebreremo simbolicamente la chiusura della stagione degli alpeggi in provincia di Cuneo facendo un bilancio della stagione appena trascorsa e, soprattutto, evidenziando i tanti fronti aperti con cui devono confrontarsi gli imprenditori che decidono di lavorare in alta quota in provincia di Cuneo: dai danni da predazione, alle modalità di accesso ai pascoli, dalla
Alba e Cuneo aziende in vetrina LA CONFAGRICOLTURA SARÀ CON I PROPRI ASSOCIATI ALLA FIERA DEL TARTUFO E A QUELLA DEL MARRONE PER PROMUOVERE LE ECCELLENZE DELLA PROVINCIA GRANDA di Paolo Ragazzo
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a Confagricoltura di Cuneo, con le sue aziende, sarà protagonista delle due principali manifestazioni fieristiche autunnali della provincia di Cuneo capaci di attirare ogni anno visitatori non solo dal territorio circostante, ma da tutta Italia e anche dall’estero. A ALBA C ENI M Domenica 14 ottobre O D avrà luogo ad Alba E la seconda edizione R B della mostra mercato O OT T “Incontriamoci in Fiera”, che dopo il successo dello scorso anno ritorna con
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l’obiettivo di promuovere i vini, le tipicità e gli agriturismi del territorio. In piazza Falcone Borsellino, proprio all’uscita del Cortile della Maddalena che ospita la Fiera del Tartufo Bianco, sarà allestita la mostra-mercato dedicata ai produttori Confagricoltura: per l’intera giornata il pubblico potrà passeggiare tra gli stand delle aziende agricole selezionate che presenteranno i loro prodotti enogastronomici accompagnando i visitatori in un viaggio alla scoperta dei sapori del territorio. Miele, nocciole, aglio, zafferano, birre artigianali, pere madernasse, vini, verdura, frutta e formaggi sono solo alcuni dei prodotti che saranno messi in vetrina.
necessità di ammodernamento delle strutture aziendali, fino al rispetto di norme e vincoli molto stringenti per chi opera in montagna”, aggiunge Roberto Abellonio, direttore provinciale di Confagricoltura Cuneo.
Un alpeggio in provincia di Cuneo
CUNEO Il fine settimana succesWE sivo, invece, a Cuneo EKEND sarà la volta della Fiera Nazionale del Marrone che anche il OT T quel caso vedrà le OBR E aziende dell’Unione Agricoltori presenti nella centralissima piazza Galimberti per la vendita diretta dei loro prodotti tipici. Presso lo stand istituzionale, inoltre, anche quest’anno saranno organizzati due eventi: il primo dedicato ai bambini venerdì 19 ottobre, dalle 9 alle 10, dal titolo “Scopriamo la castagna”; un laboratorio ludico-educativo con i ragazzi della scuola primaria di Vignolo per conoscere la pianta (l‘origine del castagno, le parti da cui è composto e il loro utilizzo nella storia e nel presente) e il frutto (i vari tipi di castagne e le loro proprietà alimentari) protagonisti della Fiera. Sabato 20 ottobre, dalle 15 alle 18, invece, si svolgerà un workshop sulle “ricette della nonna”, proposte facili e veloci con frutta e verdura di stagione, preparate da uno chef. Per maggiori informazioni telefonare al numero 0171/692143 (interno 5) o scrivere una email a: f.dalmasso@confagricuneo.it.
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Aziende a San Rocco Castagneretta
Successo per le fiere di fine estate LE AZIENDE DI CONFAGRICOLTURA PROTAGONISTE A SAN ROCCO CASTAGNARETTA, CARAGLIO E CENTALLO
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uneo, Caraglio e Centallo. In queste tre “piazze”, sedi di altrettante fiere, le aziende orticole e frutticole di Confagricoltura Cuneo nel mese di settembre hanno messo in vetrina i loro prodotti migliori. Anche quest’anno, infatti, la Confagricoltura Cuneo non ha voluto La Sagra del Fagiolo a Centallo far mancare il suo apporto agli eventi che celebrano i prodotti della terra e le eccellenze del nostro mondo agricolo. Dal 7 al 10 settembre decine di produttori hanno preso parte alla 91a mostra regionale ortofrutticola “Città di Cuneo” a San Rocco Castagnaretta, una delle vetrine più importanti del Cuneese per i prodotti della terra. L’edizione 2018 ha presentato alcune novità a livello organizzativo per presentare al pubblico un allestimento La Fiera d'Autunno a Caraglio nuovo e maggiormente accattivante, man12-09-2018 DEF. Mezza pagina Agricoltore Cuneese_Layout 1 17/09/2018 11:49 Pagina 1
tenendo nel contempo i tratti peculiari che da anni caratterizzano la manifestazione. Le aziende agricole di Confagricoltura, poi, sono state protagoniste anche nel weekend del 22 e 23 settembre sia alla Fiera d’Autunno di Caraglio sia alla Sagra del Fagiolo, entrambe non solo vetrine di prodotti tipici e cucina locale, ma anche occasioni di rilancio dell’economia rurale della Granda. “È per noi motivo di orgoglio partecipare alla buona riuscita di queste manifestazioni - sottolinea il responsabile della zona di Cuneo di Confagricoltura, Adriano Rosso -. Il grande afflusso di pubblico nei tre appuntamenti oltre a decretare il buon esito degli eventi, testimonia l’interesse per il mondo agricolo, vero e proprio settore trainante per l’economia provinciale”.
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Confagricoltura news CONVENZIONI
Sconti su veicoli FCA Fiat e Peugeot Il tavolo dei relatori con il sindaco Marello (secondo da destra)
Confagri a Terra Madre
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l Salone del Gusto Terra Madre di Torino Confagricoltura Piemonte ha presentato i progetti nazionali “Coltiviamo agricoltura sociale” e “Spighe Verdi”. Il primo è il bando che assegna 120.000 euro ai tre migliori progetti di agricoltura sociale innovativi, dedicati a minori e giovani in situazione di disagio sociale, anziani, disabili, immigrati che godono dello stato di rifugiato e richiedenti asilo. Il secondo è il riconoscimento che la FEE (Foundation for Environmental Education), in collaborazione con Confagricoltura, assegna dal 2016 ai Comuni virtuosi in fatto di sviluppo rurale sostenibile. Le Spighe Verdi sono l’equivalente delle Bandiere Blu per i Comuni marittimi. Ad aggiudicarsi il riconoscimento anche nel 2018 è stato in Piemonte il Comune di Alba, unico in regione come nel 2017, rappresentato all'evento di Torino dal sindaco Maurizio Marello.
Confagricoltura Cuneo ha stipulato alcune interessanti convenzioni per permettere ai soci, ma anche ai loro familiari e ai dipendenti, di ottenere sconti e agevolazioni in diversi settori. L’elenco è sul sito www.confagricolturacuneo.it. FCA FIAT È stata rinnovata la convenzione tra Confagricoltura FCA-FIAT, che prevede condizioni favorevoli per l’acquisto di vetture e veicoli commerciali. Si potrà usufruire di sconti interessanti (fino al 37%) sui veicoli Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Jeep fino al 31 dicembre 2018. All’atto di prenotazione del veicolo, i beneficiari dovranno comprovare di essere soci o dipendenti di Confagricoltura. L'iniziativa non è cumulabile con altre promozioni. Per sapere come fare ad usufruire della convenzione e conoscere gli sconti previsti è possibile rivolgersi agli uffici di Confagricoltura presenti sul territorio. AUTOLEONE 2 E LANCAR - PEUGEOT Confagricoltura Cuneo ha siglato una convenzione con Autoleone 2 Srl e Lancar, concessionarie ufficiali Peugeot. L’accordo prevede sconti sull’acquisto di auto immatricolate entro il 31/12/2018 presso una delle sedi della concessionaria (Alba, Asti, Carmagnola e Torino). Gli sconti effettuati vanno dal 9 al 38 per cento a seconda del modello di auto o mezzo e non tiene conto ancora di eventuali azioni migliorative proposte di mese in mese. Lo sconto è calcolato sul prezzo di listino del veicolo e dei suoi eventuali accessori. Sono escluse dallo sconto Messa su strada e IPT. Info: www.autoleonelancar.it.
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Impianto messo a dimora nel Comune di Scarnafigi nel mese di maggio 2018
Impianto messo a dimora a Borgo D’Ale (provincia di Vercelli) nel mese di maggio 2018
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L’Agricoltore cuneese N. 07 • OTTOBRE 2018
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Le nostre aziende
Si gioca in campo il futuro del "Cuneo" A CARAGLIO NELL'AZIENDA DI GIUSEPPE E LAURA COMBALE, DOVE È IN CORSO IL PROGETTO TRIENNALE RISEPP di Paolo Ragazzo
Da sinistra, Giuseppe e Laura Combale con Simone Monge, tecnico di Confagricoltura
“L
avoro questa terra da quando ero un ragazzo e i peperoni sono sempre stati un punto fermo delle nostre coltivazioni. Una passione che, ancora oggi, pur nelle difficoltà ogni anno si rinnova”. Giuseppe Combale, 86 anni, anima dell’omonima azienda orticola in frazione Palazzasso a Caraglio, descrive il rapporto che lo lega al peperone “Cuneo” in modo quasi affettivo, anche se le soddisfazioni sul mercato non sono adeguate all’impegno che lui e la figlia Laura dedicano alla coltivazione. “I semi di peperone sono rigorosamente
aziendali, nati da un’attenta cernita – continua Giuseppe –; intorno a San Giuseppe li riponiamo sotto terra, li copriamo con torba e teli di juta e li bagnamo sovente di modo che siano sempre umidi. Poi a inizio giugno le circa 1.600 piante vengono spostate in pieno campo dove continuano il loro ciclo vegetativo per arrivare pronti alla raccolta di agosto e settembre”. Si stima che il peperone di ecotipo “Cuneo” sia coltivato in 250 aziende con appezzamenti di dimensioni comprese tra 300 mq e 2 ettari, per una superficie
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complessiva di 150 ettari. Un prodotto, il “Cuneo”, particolarmente adatto sia per il consumo fresco che per la trasformazione industriale, quindi pregiato ma tuttavia ancora poco riconosciuto dal mercato, come sostiene Laura Combale: “Nonostante le sue altissime qualità e potenzialità, purtroppo non esiste un mercato dedicato al Cuneo e così la remunerazione non sempre riesce a soddisfare gli sforzi, anche perché parliamo di un ortaggio estremamente delicato, che negli ultimi anni ha sovente patito gli sbalzi termici e le violente precipitazioni e grandinate. Noi continuiamo a produrlo, anche perché in questa zona, pur essendo vocata al peperone, siamo rimasti in pochi. Abbiamo tuttavia dovuto, giocoforza, diversificare la coltivazione”. Da qualche tempo l’azienda Combale ha deciso di dedicarsi anche alla coltivazione di pomodori cuore di bue: “Le difficoltà nella remunerazione del prodotto è un fattore che già avevamo conosciuto con i fagioli negli anni 80/90, quando erano la principale coltura aziendale. Ora da diversi anni ormai ci siamo dedicati anche alla produzione di pomodori che comportano più lavoro rispetto ai peperoni, ma su cui spuntiamo prezzi migliori – prosegue Laura -. Ne abbiamo 2.400 piante da cui ricaviamo mediamente, ogni anno, 170 quintali di pomodori”. Ma in questa azienda, il peperone Cuneo resta una garanzia, oltre che un pilastro storico dell’attività. Ecco perché la Confagricoltura di Cuneo l’ha selezionata, insieme ad altre due realtà associate di Peveragno (Filippo Pairotto) e Cavallermaggiore (Antonio Solavaggione), per prove in campo di caratterizzazione delle popolazioni del peperone “Cuneo” nell’ambito del progetto RisEPP, Risequenziamento Ecotipi
Peperone Piemontese, che vede coinvolti anche il Dipartimento delle Scienze Agrarie, Forestali e Ambientali (DISAFA) dell’Università di Torino e l’Agrion ed è sostenuto dalla Fondazione Crc. Nella nostra visita siamo stati accompagnati dal tecnico di Confagricoltura Cuneo, Simone Monge, che proprio nell’ambito del progetto ha effettuato una delle attività previste. “Valutiamo la linea presente in azienda, mettendola a confronto con il seme della stessa cultivar Cuneo selezionato dall’Agrion, per vedere quale delle due risponde meglio a seconda di parametri ben precisi – spiega Monge -. A fine agosto c’è stato il primo stacco dei frutti (bacche) maturi sulle due linee e ora (metà settembre, ndr) valutiamo il secondo: tutti i frutti vengono quindi raccolti, pesati, misurati e calibrati. Oltre a questo si valutano anche le caratteristiche organolettiche e sensoriali, tra cui la piccantezza, e la caratterizzazione dei frutti (forma, pezzatura e colore). Questi dati sono riportati in schede e successivamente elaborati per capire quale delle due linee di peperone Cuneo sia più produttiva e di qualità. Ma questa è soltanto una delle fasi in campo di questo progetto triennale, fondamentale è inoltre anche tutto il lavoro effettuato presso i laboratori del DISAFA – Genetica agraria, così come importante è il ruolo di Agrion, che valuta la risposta delle linee selezionate agli stress di tipo abiotico (termico e idrico) e molto altro”.
Sopra: la coltivazione di pomodori cuore di bue e peperoni Cuneo Sotto: i peperoni raccolti e la misurazione con il calibro nell'ambito del progetto RisEPP
Una squadra di ricercatori, tecnici e produttori, insomma, sta lavorando per valorizzare la produttività e le peculiarità del peperone “Cuneo”, messo in un angolo da fattori ambientali avversi, nuove varietà ibride e condizioni di mercato non sempre favorevoli. Ma un ruolo importante lo può fare anche il consumatore scegliendo di portare in tavola un’eccellenza indiscussa del nostro territorio.
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Il mercatino dell'agricoltore
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