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EMÌR INTERVISTA | INTERVIEW
from MONACO IMPRESE #54
by A.I.I.M. Associazione degli Imprenditori Italiani nel Principato di Monaco
EMÌR
QUANDO L’ARTE CONTEMPORANEA ENTRA NELL’ANIMA DELLE ICONE POP
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Se «il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine» - come sosteneva il filosofo Theodor Adorno - c’è chi considera l’elaborazione caotica degli elementi ben più di una stella danzante. Anzi, il caos figurativo è semmai solo un’apparenza visiva e stilistica. Configurandosi come il primo accesso del nostro sguardo, per permettergli di oltrepassare la siepe di leopardiana memoria. E chissà, magari trovare l’infinito.
È il caso di Emìr, artista italiano dal talento sopraffino che negli ultimi tempi sta impreziosendo la scena internazionale con le sue enormi tele pittoriche, dall’indubbio e affascinante magnetismo. Con uno stile permeato da lampi fluorescenti, gocce schizzate di colore, frammenti cartacei di quotidiani, simboli e brand di tempi irripetibili. Per poi giungere a visi e icone pop, capaci di dar senso a una semantica evidente, chiara e precisa. Un’arte dallo stile decisamente contemporaneo, fluidificata in una consapevolezza incisiva, solo in apparenza disordinata e caotica.
La sua tecnica inizia da semplici fondamentali: l’artista «cattura» l’immagine simbolo di una celebrità (scelta in vari ambiti, tra cinema, moda, musica ed altro ancora) e le dà un risalto visivo prorompente, acceso da colori acrilici. Un’arte «fluo», che partendo dagli assunti di Andy Warhol va oltre, catturando l’attenzione sui dettagli: così, accade che Leonardo DiCaprio sia un lupo di Wall Street perfettamente in linea con l’immagine cucitagli addosso da Martin Scorsese, attorniato da veri dollari e dagli indici di borsa delle pagine del New York Times; mentre in altre creazioni lo sguardo di De Niro contrasta con l’irriverenza di Mickey Mouse, o l’erotismo di Madonna seduce in un bianco e nero squarciato da un fulmine arancione. Succede persino che i Beatles attraversino Abbey Road ricoperti da un’aura marziana, o che il talento monegasco di Formula Uno Charles Leclerc riveli la propria anima di uomo e pilota, in un attraente sdoppiamento visivo.
Tutto questo per dire che lo stile di Emìr non indulge, ma aggredisce il punto di vista di chi guarda (tutto da ammirare nel profilo Instagram ufficiale, @emir.artist) E si apre a qualsiasi genere di mercato, anche molto esigente come Monte Carlo o Dubai, località da cui giungono diverse richieste. Dietro il caos apparente c’è un’armonia solida, regolata da patchwork mai banali, alla ricerca di quella linfa vitale che scorre energica nei quadri dell’artista, e che punta al cuore di chi osserva. E adesso per la prima volta, Emìr svela la propria arte in un’intervista.
L’ARTISTA ITALIANO EMÌR SI SVELA
PER LA PRIMA VOLTA IN UNA INTERVISTA
Glow in the dark
Maestro, come nasce la sua passione per l’arte pittorica? «Fin da giovanissimo ho sempre coltivato la passione per il bello. Tutto ciò che colpisce lo sguardo, leggo o ascolto, mi stimola a prestare attenzione ai più piccoli dettagli. Nel tempo ho iniziato a tradurre tutto questo in arte visiva, cercando di trasmettere sulla tela le suggestioni personali».
Ci sono artisti in particolare a cui si ispira? «Tutti i grandi dell’arte pop, in ogni forma: certamente Andy Warhol è un’ispirazione, ma citerei anche Jean-Michel Basquiat. Tra i writers ammiro molto l’opera e l’ingegno di due giganti come Banksy e Obey».
La scelta di icone cinematografiche, musicali e artistiche sembra un deciso tratto distintivo nelle sue tele. Continuerà su questa strada? «È inevitabile che nel tempo le cose possano cambiare, l’arte è essenzialmente evoluzione. Siamo sottoposti ogni giorno a stimoli che modificano continuamente la percezione della realtà: nel mio caso questi input si manifestano tela dopo tela. Resto sorpreso io stesso: a volte l’ispirazione ti guida in territori inesplorati che non sapevo esistessero».
Ci racconti come nasce un suo quadro, pezzo per pezzo. Dalla tela, al colore, ai materiali scelti. Quanto tempo impiega solitamente per realizzarne qualcuno? «È sempre la passione la forza motrice di tutto, ed è quella che mi suggerisce spesso il soggetto da reinterpretare. Sono un grande appassionato di cinema e musica: e non a caso la maggior parte delle icone da me rappresentate giunge da queste arti. Quella che utilizzo è una tecnica mista che include spray, stampa e collage di ritagli o oggetti sempre autentici. Ma sono poi i colori acrilici ad essere determinanti, sulle tele di canvas: in particolare quelli fluorescenti, grazie ai quali riesco a conferire una doppia anima all’opera. Soprattutto quando a luci spente si illumina. Dal concepimento all’idea creativa, sino alla realizzazione vera e propria, in media ci vuole un mese di lavoro».
Quanto influiscono le richieste del mercato o dei clienti nella realizzazione delle sue tele? E che genere di feedback ottiene in genere da chi la segue? «Gran parte delle opere sono frutto della mia espressione artistica, ma capita anche di ricevere richieste di realizzazioni personalizzate: in tal caso cerco sempre di accontentare il committente, purché condivida la scelta del soggetto. Ed è qualcosa che faccio con estremo piacere: spesso si rivela un’occasione per conoscere o approfondire la storia di personaggi che magari sino ad allora non avevo avuto possibilità di conoscere a fondo».
Livio Costarella
EMÌR
QUAND L’ART CONTEMPORAIN PÉNÈTRE L’ÂME DES ICÔNES POP
Si “la tâche actuelle de l’art est d’introduire le chaos dans l’ordre” - comme l’a soutenu le philosophe Theodor Adorno - certains considèrent l’élaboration chaotique des éléments bien plus qu’une étoile filante. En effet, le chaos figuratif n’est avant tout qu’une apparence visuelle et stylistique. Se configurer comme le premier accès de notre regard, pour lui permettre de franchir la haie de la mémoire de Leopardi. Et qui sait, peut-être trouver l’infini.
C’est le cas d’Emìr, un artiste italien au talent exceptionnel, qui fait actuellement parler de lui sur la scène internationale avec ses peintures grandioses au magnétisme incontestable et fascinant. Avec un style imprégné d’éclairs fluorescents, de gouttes de couleur éclaboussées, de fragments de papier journaux, de symboles et de marques d’époques uniques. Viennent ensuite les visages et les icônes pop, capables de donner du sens à une sémantique évidente, claire et précise. Un art au style résolument contemporain, fluidifié dans une conscience incisive désordonnée et chaotique en apparence seulement.
Sa technique part d’une base simple : l’artiste “capture” l’image symbolique d’une célébrité (choisie dans divers domaines, dont le cinéma, la mode, la musique, etc.) et lui donne une importance visuelle éclatante, illuminées par des couleurs acryliques. Un art “fluo” qui, partant des hypothèses d’Andy Warhol, va plus loin en captant l’attention sur les détails : Leonardo Di Caprio devient un loup de Wall Street parfaitement conforme à l’image que lui a cousue Martin Scorsese, entouré de dollars réels et d’indices boursiers des pages du New York Times, tandis que dans d’autres créations, le regard de De Niro contraste avec l’irrévérence de Mickey Mouse, ou l’érotisme de Madonna séduit dans un noir et blanc déchiré par un éclair orange. Il arrive même que les Beatles traversent Abbey Road recouverts d’une aura martienne, ou que le talent monégasque de Formule 1 Charles Leclerc révèle son âme d’homme et de pilote dans un séduisant clivage visuel.
Tout cela pour dire que le style d’Emìr n’est pas indulgent mais percutant pour le spectateur (vous pouvez admirer ses œuvres sur le profil Instagram officiel @emir.artist), et qu’il est ouvert à tout type de marché même très exigeant comme Monte-Carlo ou Dubaï, d’où proviennent de nombreuses demandes. Derrière le chaos apparent se cache une solide harmonie de patchwork inédit à la recherche de ce sang qui coule avec énergie dans les tableaux de l’artiste, visant le cœur de l’observateur. Et maintenant, pour la première fois, Emìr nous révèle son art dans une interview.
L’ARTISTE ITALIEN SE DÉVOILE POUR LA PREMIÈRE FOIS DANS UNE INTERVIEW
Maestro, comment est née votre passion pour la peinture ? Depuis mon plus jeune âge, j’ai toujours cultivé une passion pour la beauté. Tout ce qui attire mon attention, que je lis ou que j’écoute, me pousse à prêter attention aux moindres détails. Au fil du temps, j’ai commencé à traduire tout cela en art visuel, en essayant de transmettre des suggestions personnelles sur la toile.
Y a-t-il des artistes en particulier qui vous inspirent ? Tous les grands du pop art, sous toutes ses formes : Andy Warhol est certainement une source d’inspiration, mais je citerais aussi Jean-Michel Basquiat. J’admire également le travail et l’ingéniosité de deux géants, Banksy et Obey.
Le choix des icônes du cinéma, de la musique et de l’art semble être une marque distinctive de vos toiles. Souhaitez-vous poursuivre cette voie ? Il est inévitable que les choses changent avec le temps, l’art est en constante évolution. Nous sommes soumis chaque jour à des modifications constantes de notre perception de la réalité et dans mon cas, ces apports se manifestent toile après toile. Je suis moi-même surpris : parfois, l’inspiration vous guide vers des territoires inexplorés dont j’ignorais l’existence. Pouvez-vous nous décrire votre processus créatif, pièce par pièce, depuis la toile à la couleur jusqu’aux matériaux choisis ? Combien de temps vous faut-il pour réaliser une œuvre ? C’est toujours la passion qui est le moteur de tout, et c’est elle qui me suggère souvent le sujet à réinterpréter. Je suis un grand fan de cinéma et de musique, ce n’est pas un hasard si la plupart des icônes que je représente sont issues de ces arts. J’utilise une technique mixte qui comprend la pulvérisation, l’impression et le collage de découpes ou d’objets toujours authentiques. Mais ce sont ensuite les couleurs acryliques qui sont déterminantes, sur les toiles, en particulier les fluorescentes, grâce auxquelles je peux donner une double âme à l’œuvre, surtout quand les lumières s’éteignent. De la conception à l’idée créative à la réalisation effective, il faut en moyenne un mois de travail.
Dans quelle mesure les demandes du marché ou des clients influencent-elles la réalisation de vos toiles ? Et quel type de retour obtenez-vous généralement de ceux qui vous suivent ? La plupart des œuvres sont le résultat de ma propre expression artistique, mais je reçois également des demandes d’œuvres personnalisées, auquel cas j’essaie toujours de satisfaire le client, pour autant qu’il soit d’accord avec le choix du sujet. Et c’est quelque chose que je fais avec grand plaisir, cela s’avère souvent être une occasion de connaître ou d’approfondir l’histoire de personnes que je n’aurais peut-être pas eu l’occasion de connaître en profondeur jusque-là.