Tecnedit srl - via delle Foppette, 6 - 20144 Milano - Il Riscaldamento Urbano - Trimestrale - anno XXX - N. 60 - settembre 2015
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Riscaldamento Urbano
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Editoriale Organismi AIRU PRESIDENTE Fausto FERRARESI Gruppo Hera SpA VICE PRESIDENTI Paolo GALLIANO – EGEA SpA Andrea PONTA – IREN Energia SpA Lorenzo SPADONI – A2A SpA
A Parigi, 7/8 dicembre conferenza ONU, la COP 21 per un accordo globale sul clima. Gli Stati qui riuniti dovranno raggiungere un nuovo accordo internazionale sul clima che individui percorsi fattibili per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C. L’obiettivo è di individuare quindi un quadro di riferimento per traghettare le nostre società verso società a basso consumo di fonte fossile e per sviluppare economie in grado di porre un argine al cambiamento climatico in corso. Un recente studio Bloomberg pone in evidenza come lo scenario energetico in 25 anni cambierà radicalmente grazie anche alla tecnologia che modificherà il modo di produrre e di consumare energia. Si prevede che in Europa al 2040, dove non si assisterà ad un forte aumento nella domanda energetica (come nel resto del mondo in via di sviluppo), l’80% della capacità installata verrà dalle rinnovabili. In 25 anni gli europei vedranno il solare rappresentare più di un terzo di capacità installata, mentre fossili, gas e nucleare diminuiranno del 30%. Il solare rappresenterà l’opzione più economica e competitiva. Secondo Bloomberg gli obiettivi della COP 21 quindi possono essere raggiunti, ma secondo noi lo devono. Infatti «il libro della natura è uno e indivisibile» include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana» (P. Benedetto XVI) L’uomo, quindi, deve tener conto del degrado naturale per mantenere un equilibrato sistema di vita. Il benessere delle persone, la competitività industriale e il funzionamento generale della società dipendono da un’energia sicura, priva di rischi, sostenibile ed economicamente accessibile. In tale direzione sarà anche l’organizzazione del Convegno “Il ruolo del teleriscaldamento nella transizione energetica in atto e prospettive future” che AIRU organizzerà il prossimo 3 novembre durante ECOMONDO alla Fiera di Rimini. Il teleriscaldamento del futuro traghetterà il consumatore verso l’utilizzo di fonti di energia a bassa intensità di carbonio disponibili localmente e verso fonti rinnovabili (ad esempio, il solare termico, la geotermica, i biocombustibili o la biomassa). Ilaria Bottio
CONSIGLIO Alfredo AMMAN – EGEA SpA Giorgio ANELLI – LOGSTOR Italia Srl Renzo CAPRA – Socio individuale Francesco CARCIOFFO ACEA Pinerolese Industriale SpA Enrico Ferrari – Linea Reti e Impianti Srl Pier Giorgio FRAND GENISOT – SIEMENS SpA Alberto GHIDORZI – socio individuale Mario MOTTA – POLITECNICO di Milano Enrico RAFFAGNATO – TEA Sei Serl Francesco VALLONE – CONGENPOWER SpA GIUNTA Fausto FERRARESI – Gruppo HERA SpA Giorgio ANELLI – LOGSTOR Italia Srl Paolo GALLIANO – EGEA SpA Andrea PONTA –IREN Energia SpA Mario MOTTA – POLITECNICO di Milano Lorenzo SPADONI – A2A SpA REVISORI DEI CONTI Luigi ANDREOLI – Socio individuale Mauro COZZINI – Socio individuale Matteo LICITRA – Socio individuale PROBIVIRI Lorenzo CASSITTO – Politecnico di Milano Angelo MOLTENI – KLINGER Italy Srl Luca VAILATI – Linea Reti e Impianti Srl SEGRETARIO GENERALE Ilaria BOTTIO SEGRETERIA Nunzia FONTANA PAST PRESIDENTS Cesare TREBESCHI Evandro SACCHI Luciano SILVERI Paolo degli ESPINOSA Giovanni DEL TIN Francesco GULLÌ COMITATI DI STUDIO Sottostazioni d’utenza e misura del calore. Linee guida e qualità Presidente: Sonia BERTOCCI – AES Torino SpA Valorizzazione dell’energia termica Presidente: Alfredo AMMAN – EGEA SpA Risorse Territoriali Presidente: Sara MORETTI – Gruppo IREN SpA Distribuzione del vettore termico Presidenza duale: Giorgio ANELLI – LOGSTOR Italia Srl Alessandro MODONESI – A2A SpA Smart City Presidente: Marco CALDERONI Politecnico di Milano
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Sommario 6
L’acqua termale ad Iseo? I risultati delle indagini geotermiche di Cogeme Matteo Belloni
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Alfredo Ghiroldi
Domenico Savoca
Ilaria Bottio (coordinamento) Nunzia Fontana (segreteria)
Lodi riceve il premio per efficienza ed efficacia
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L’utilizzo di acque sotterranee per la climatizzazione e il geotermico
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Confortanti prestazioni del primo impianto solare termico italiano associato alla rete Fabio Fidanza
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Quando la tecnologia italiana sposa quella scandinava
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Ultimissime del teleriscaldamento
La voce dei comitati AIRU Comitato sottrazioni d’utenza e misura del calore Progettazione dell’impianto di produzione di acqua calda sanitaria in edifici collegati al teleriscaldamento Vittorio Verda
La voce della geotermia 24
La “buona” geotermia Giancarlo Passaleva
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Il congresso geotermico mondiale 2015
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Viaggio nel cuore caldo della Toscana. La via della geotermia
Paolo Conti
Raffaele Cataldi
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Direttore Responsabile
Il quadro istituzionale dell’uso del calore di falda in Lombardia
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N. 60 - Settembre 2015
Brevi notizie dall’Italia e dall’estero Raffaele Cataldi
Coordinamento editoriale
Comitato di redazione Alfredo Amman Giorgio Anelli Sonia Bertocci Marco Calderoni Alessandro Modonesi Sara Moretti
Sede Legale
Piazza Luigi di Savoia, 22 20124 Milano
Direzione e Amministrazione Piazza Luigi di Savoia, 22 20124 Milano Tel. 02 45412118 Fax 02 45412120 Segreteria.generale@airu.it Segreteria.tecnica@airu.it www.airu.it
Redazione
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L’acqua termale ad Iseo? I risultati delle indagini geotermiche di Cogeme a cura di Matteo
Belloni
Quella che sino ad oggi era una semplice intuizione basata sullo studio accurato di cartografie e studi geologici, ha trovato ora, grazie ad una campagna di ricerca da poco conclusa, una prima interessante conferma. Nel sottosuolo di Iseo, ed esattamente nella zona “Sassabanek”, l’acqua che scorre nelle falde sotterranee possiede, a 800 metri di profondità, temperature di circa 38°C e, a 1200 metri, temperature di circa 48°/49°C. I risultati, illustrati in una conferenza stampa tenutasi ad Iseo, rappresentano un’importante conferma di quelle che erano le prime valutazioni dei tecnici di Cogeme Spa, la società dei Comuni dell’Ovest bresciano, titolare di un permesso di ricerca di acque termali rilasciato dalla Provincia di Brescia per la durata di tre anni a decorrere dal 1 giugno 2014. “Sin dal 2009, sottolinea Paolo Saurgnani, Direttore di Cogeme, nel quadro di una strategia energetica basata su impianti da fonti rinnovabili, abbiamo rilevato la presenza di acqua calda in profondità nel cuore della Franciacorta. Un ulteriore evoluzione della nostra strategia, prosegue Saurgnani, è stata quella di approfondire ciò che ci sembrava una par-
Il geologo Marco Molinari durante il suo intervento
ticolarità geologica ed era quindi necessario studiare le caratteristiche di questa zona del basso Sebino, che rappresentava significative evidenze documentali”.
Geotermia ad Iseo
L’assetto geologico-strutturale e le caratteristiche idrogeologiche del substrato roccioso, avevano consentito di ipotizzare ai tecnici di Cogeme un settore di ricarica dei serbatoi profondi. Le acque, infiltrandosi dalla superficie, visto il loro carico idraulico, penetrano in profondità arricchendosi di sali minerali e aumentando la loro temperatura a causa del gradiente geotermico presente nel settore di studio, giungendo poi sino all’area oggetto della ricerca.
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Composizione del consorzio dei partner di Stratego
Da sinistra: Flavio Gnecchi Presidente di Sviluppo Turistico Lago di Iseo, Riccardo Venchiarutti Sindaco di Iseo, Marco Molinari Geologo, Fabio Volpi Direttore di Sassabanek, Paolo Saurgnani Direttore di Cogeme
L’indagine di Cogeme
L’area interessata dalle attività di ricerca è stata pari a 1,6 chilometri quadrati. Il permesso di ricerca era finalizzato allo studio del substrato roccioso del sottosuolo sino ad una profondità di 800-1500 metri. Dal 17 al 20 marzo sono state effettuate misure geoelettriche in attraversamento alla zona balneare e ludica del camping Sassabanek, alla spiaggia del Campeggio del Sole ed infine alla spiaggia ghiaiosa presente un centinaio di metri ad est rispetto Via dei Mille. Lo scopo dell’indagine era quello, tramite la misura diretta delle correnti elettriche di propagazione nel sottosuolo, di caratterizzare le varie unità litologiche. La stesa geoelettrica è stata ubicata da ovest verso est, da Clusane ad Iseo, in attraversamento al Camping Sassabanek. La strumentazione impiegata per l’esecuzione del profilo di tomografia elettrica consiste in un nuovissimo sistema wireless adatto per l’esplorazione di media-grande profondità e applicazioni in campo idrogeologico denominato Full Waver (Iris Instruments, Francia).
I risultati
In base all’interpretazione del rilievo geoelettrico e alla correlazione e armonizzazione di tutti i dati geologici/geognostici sia di superficie sia di sottosuolo si è arrivati ad individuare nel sottosuolo di Sassabanek un potenziale serbatoio termale con temperature dell’acqua di circa 38°C, a 800 metri di profondità, e di circa 48°/49°C a 1200
metri: queste le principali conferme giunte dallo studio, ed illustrate dal geologo Fabio Molinari. Al termine di questa prima fase vi sarà inoltre un ulteriore momento di elaborazione dati per definire il progetto per il pozzo esplorativo, che non avrà caratteri di invasività o di disturbo per le ordinarie attività turistiche oggetto della zona.
I commenti di Cogeme e Sviluppo Turistico Lago d’Iseo
“I risultati di questa prima parte di indagine, commenta il Direttore Saurgnani, da un lato evidenziano elementi di conferma di assoluto interesse, dall’altro indicano come le acque intorno ai 48°/49°C, le più adeguate per l’uso termale, si attestino intorno ai 1200 metri di profondità”. Soddisfazione per i positivi risultati è espressa anche da Flavio Gnecchi, Presidente di Sviluppo Turistico Lago d’Iseo: “L’esito dell’indagine svolta da Cogeme reca novità di assoluto rilievo per Sviluppo Turistico Lago d’Iseo che, si spera, possano in futuro riverberarsi anche su altri operatori del turismo e di attività ricreative della zona. La fase di ulteriore indagine che dovrà ora seguire, con la realizzazione del pozzo e per la quale la Società d’intesa con Cogeme dovrà definire un piano di intervento, richiederà un impegno rilevante, senza il quale non sarebbe però possibile comprendere le potenzialità del bacino sottostante e di conseguenza delineare un piano di sviluppo strategico per la Società stessa”.
Paolo Saurgnani, Direttore di Cogeme
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Riscaldamento Urbano
Il quadro istituzionale dell’uso del calore di falda in Lombardia a cura di Domenico
Savoca - Regione Lombardia, Struttura Cave e Miniere
La Regione Lombardia, da quasi un decennio, ha avviato un articolato programma per la valorizzazione delle risorse geotermiche del territorio regionale, rispondendo alle esigenze di sviluppo prospettate dagli operatori del settore e dai progettisti, che, ancor prima della Pubblica Amministrazione, hanno intravisto le potenzialità offerte dalle disponibilità del sottosuolo. La Giunta regionale, con la deliberazione n. 3944/2006, ha impostato un programma di azioni per gli utilizzi e la valorizzazione delle risorse geotermiche regionali, dando attuazione agli strumenti di programmazione per l’utilizzo delle grandi potenzialità geotermiche a bassa entalpia del sottosuolo lombardo per il riscaldamento, il condizionamento estivo e la “catena del freddo” commerciale. Tali strumenti di programmazione hanno previsto specifiche azioni di semplificazione normativa e di sostegno. Il programma regionale del 2006 prevedeva azioni ad ampio spettro per lo sviluppo delle risorse geotermiche, quali il supporto e l’incentivazione di specifici progetti innovativi di ricerca e sviluppo, la promozione di campagne di informazione e promozione, il completamento normativo e la semplificazione amministrativa, il rapporto tra le pompe di calore geotermiche e il territorio, la valutazione per un possibile sfruttamento di pozzi dismessi per la ricerca e coltivazione di idrocarburi, i criteri tecnici per la tutela dell’ambiente e il territorio. Le prime esperienze di valutazione tecnica delle potenzialità di sviluppo della geotermia hanno portato gli uffici regionali a concentrare la propria attenzione alla diffusione delle pompe di calore geotermiche, a circuito chiuso e a circuito aperto. Avendo già gli operatori attivato numerose iniziative di valorizzazione delle risorse geotermiche mediante le pompe di calore,
l’Amministrazione regionale ha compreso che la modalità migliore di supportare il naturale sviluppo del mercato poteva essere individuata in un processo coraggioso e sostanziale di creazione di un ambiente amministrativo favorevole alla diffusione delle stesse pompe di calore geotermiche, intervenendo profondamente a livello legislativo, regolamentare e di formazione tecnica. Occorre segnalare che con la recente deliberazione regionale n. 3706/2015 è stato approvato il Piano Energetico e Ambientale Regionale (PEAR), il cui obiettivo specifico è il risparmio energetico, da cui conseguono l’incremento dell’utilizzo delle fonti energetiche regionali, la riduzione dell’effetto serra e la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Il PEAR sarà attuato attraverso l’attività legislativa e regolamentare specifica nei limiti dell’autonomia concessa alla Regione dal Titolo V della parte II della Costituzione, la semplificazione amministrativa, le incentivazioni economiche e l’accompagnamento e l’assistenza agli Enti Locali. Le pompe di calore geotermiche sono ricomprese all’interno del PEAR, e contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi della programmazione energetica.
Sviluppo
legislativo e regolamentare delle sonde geotermiche
Al fine di semplificare i procedimenti amministrativi e di incentivare lo sviluppo delle pompe di calore geotermiche nel rispetto dell’ambiente, nel 2009 sono state introdotte sostanziali modificazioni alla allora vigente legislazione con legge regionale n. 10/09. L’attenzione principale è stata incentrata sullo sviluppo delle pompe di calore a circuito chiuso realizzate mediante sonde geotermiche, per le quali, in via preliminare, è stata prevista l’esclusione dalla normativa sulla tutela delle acque, che ne condizionava pesantemente la diffusione, in quanto le assimilava agli impianti per lo sfruttamento delle acque di falda, con tut-
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ti i vincoli normativi e operativi ed i conseguenti risvolti economici, senza che queste ne avessero le caratteristiche tecniche. Si è provveduto, ancora, alla introduzione di differenziazioni nei procedimenti autorizzativi in funzione della profondità dal piano campagna raggiunta dalle sonde geotermiche. Ll’installazione di sonde geotermiche nel sottosuolo che non comporta il prelievo di acqua è libera, ad esclusione dell’installazione di sonde con profondità superiore a 150 m dal piano campagna, per le quali occorre acquisire l’autorizzazione provinciale. La legge regionale n. 10/09 attribuisce particolare importanza alla realizzazione e implementazione della carta geoenergetica regionale, destinata a fornire a tutti gli operatori le informazioni circa le potenzialità geotermiche dei terreni interessati dall’installazione delle sonde. Tale carta geoenergetica è già stata realizzata a scala regionale, utilizzando i dati disponibili circa le condizioni geologiche ed idrogeologiche del sottosuolo, nonché inserendo i dati, quando disponibili, sulle proprietà termofisiche del sottosuolo, determinate sperimentalmente mediante il Ground Response Test (GRT). La liberalizzazione dell’installazione delle sonde geotermiche ha provocato un notevole incremento delle installazioni di impianti a circuito chiuso, il cui numero l’anno successivo alla promulgazione della legge che ne ha consentito la liberalizzazione si è prontamente triplicato. Il processo di liberalizzazione è stato accompagnato dalla emanazione di un regolamento, n. 7/10, e dalla diffusione di norme tecniche, al fine di fornire agli operatori gli strumenti tecnici ed amministrativi necessari ad una corretta progettazione, installazione e gestione delle sonde geotermiche, nonché per l’effettuazione dei controlli affidati alle Province. La scelta politica vincente da parte della Regione è stata quella, da un lato, di liberalizzare l’installazione delle sonde geotermiche, e, dall’altro, di fornire gli strumenti per ben operare, con conseguente assunzione di responsabilità da parte dei progettisti e degli installatori, prevedendo i necessari controlli circa il rispetto delle regole dettate dalla Regione stessa. Il regolamento regionale n. 7/10 ha individuato, ai fini della progettazione e del relativo monitoraggio in fase di esercizio, i piccoli impianti, impianti geotermici che hanno una potenza termica e/o frigorifera utile uguale o inferiore a 50kW, differenziandoli dai grandi impianti, impianti geotermici con la stessa potenza superiore a 50 kW.
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Per il dimensionamento dei grandi impianti le proprietà termofisiche del terreno di progetto sono determinate attraverso la preventiva realizzazione di un test di risposta termica (GRT), inoltre, per gli stessi impianti, deve essere previsto un adeguato sistema di monitoraggio ambientale attraverso un numero adeguato di fori di sonda da utilizzare per l’installazione della strumentazione necessaria al monitoraggio ambientale nella fase di esercizio dell’impianto geotermico. Appare di tutta evidenza che il sistema di monitoraggio dovrà anche rispondere a principi di economicità, in quanto una eccessiva onerosità dello stesso porterà inevitabilmente alla rinuncia alla installazione della pompa di calore geotermica. Il regolamento n. 7/10, in accordo con la legge regionale n. 10/09, ha indicato tutte le condizioni operative per progettare, realizzare e gestire un impianto a pompe di calore geotermiche, e in particolare:
• Le modalità tecnico-operative per l’in-
stallazione e la gestione degli impianti e le caratteristiche minime dei relativi progetti: costituisce il nucleo del citato regolamento, definendo i requisiti tecnici per il dimensionamento e la realizzazione degli impianti, i materiali da utilizzare nell’esecuzione delle sonde e le corrette modalità di perforazione, posa delle sonde e relativa verifica funzionale.
• Il catasto delle risorse geotermiche, rea-
lizzato attraverso il Registro Sonde Geotermiche (RGS).
• Le modalità di certificazione di qualità
delle imprese che operano nel settore della perforazione e dell’installazione delle pompe di calore geotermiche.
• La
definizione dei criteri per la tutela dell’ambiente.
• I criteri tecnici per il rilascio delle autorizzazioni nel caso dei grandi impianti.
Le previsioni tecniche contenute nel regolamento n. 7/10, per quanto di adeguato dettaglio, non potevano certamente coprire la necessità di disporre di un corpo di norme tecniche commisurato all’importanza e alla complessità delle problematiche da affrontare, dalla progettazione alla gestione delle sonde geotermiche, per cui si è fatto riferimento a quanto previsto dalle norme UNI e ISO ad applicazione volontaria. A seguito della constatazione dell’assoluta carenza di norme tecniche, la Regione Lombardia ha ritenuto di richiedere al Co-
mitato Termotecnico Italiano (CTI) la messa allo studio e la successiva emanazione delle relative norme tecniche da parte dell’UNI, di cui il Comitato stesso è federato. Con deliberazione regionale n. 11338 del 10 febbraio 2010 è stato definito il programma per la redazione delle norme in materia di sfruttamento delle risorse geotermiche a bassa entalpia mediante l’utilizzo di pompe di calore associate a sonde geometriche da redigere a cura del Comitato Termotecnico Italiano, assumendone i relativi oneri economici. I lavori del Comitato Termotecnico Italiano hanno portato, con la collaborazione delle strutture regionali, nel giro di un triennio, alla messa a disposizione della comunità nazionale di un corpo di norme tecniche che, unite alla normativa di emanazione regionale, rappresentano un risultato unico a livello nazionale della politica regionale per la promozione e lo sviluppo delle pompe di calore geotermiche. Il Registro delle Sonde Geotermiche, di cui con decreto regionale n. 9072/2010 sono state approvate le modalità operative e la modulistica per la richiesta di autorizzazione all’installazione, oggi gestito da Finlombarda, è utilizzato dai proprietari degli impianti per la registrazione obbligatoria di tutte le installazioni di sonde geotermiche prima dell’avvio del cantiere. Si prevede l’obbligo di comunicare la tipologia e la localizzazione dell’impianto, nonché le caratteristiche generali e tecniche delle sonde e dell’impianto termico, unitamente alle necessarie assunzioni di responsabilità e certificazioni. I dati contenuti nel Registro Sonde Geotermiche, oltre a favorire i necessari controlli nella fase di esecuzione dell’impianto da parte delle Province, permetteranno la costruzione di un catasto regionale delle sonde geotermiche, e costituiranno lo strumento per l’implementazione della carta geoenergetica regionale. Il processo regionale per la diffusione delle pompe di calore geotermiche, relativamente agli impianti a circuito aperto, risulta ormai concluso, necessitando di interventi di miglioramento e adeguamento della normativa. Gli impianti geotermici a circuito aperto, hanno avuto in Lombardia una diffusione considerevole, senza particolari interventi da parte della Regione, per le favorevoli condizioni idrogeologiche e termofisiche del sottosuolo e l’interesse economico riscontrato dagli operatori e dai progettisti. Sono in coso a livello legislativo interventi per favorire la reintroduzione in falda delle acque emunte e utilizzate per lo scambio termico.
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Lodi riceve il premio per efficienza ed efficacia Il 27 aprile a Tallinn, in Estonia, il Teleriscaldamento di Lodi ha ricevuto un Award of Excellence nella categoria Modernization del Global District Energy Climate Awards 2015. La cerimonia di premiazione si è tenuta durante il 37° congresso di Euroheat & Power. L’obiettivo del premio è generare una consapevolezza più ampia ed un maggiore adozione di soluzioni energetiche efficienti e sostenibili come il Teleriscaldamento, condividendo le esperienze di successo. Presentando il caso della città lombarda, Robin Wiltshire (IEA) ha riconosciuto “un approccio integrato, che ha garantito un aumento dell’efficienza e dell’affidabilità del sistema. In particolare l’integrazione delle fonti rinnovabili, la riduzione della temperature di rete, le diverse ottimizzazioni e l’aggiunta di un sistema di accumulo termico, sono stati tutti combinati per migliorare il funzionamento complessivo del sistema.” La candidatura al premio è stata presentata dalla Città di Lodi insieme al gestore del sistema di Teleriscaldamento, Astem Gestioni, parte della multi-utility lombarda Linea Group Holding S.p.A. (LGH). A partire dal 1 luglio 2015 LGH ha riunito tutti i sistemi di Teleriscaldamento nel perimetro di gruppo in un unico soggetto: Linea Reti e Impianti, che attualmente gestisce i sistemi di Cremona, Lodi e Crema, avendo incorporato le precedenti Astem Gestioni ed AEM Gestioni.
Origini del Teleriscaldamento di Lodi
Le origini del sistema di teleriscaldamento risalgono ad un accordo firmato nel 2001
tra Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano, Provincia di Lodi, Comune di Lodi e Camera di Commercio di Lodi per la realizzazione di un nuovo quartiere (“Lodi Cluster” o Polo Universitario). Lodi e ASTEM firmarono, nel 2002, un memorandum d’intesa per lo sviluppo di un sistema di teleriscaldamento, che in origine era stato pensato per il solo quartiere, ma poco dopo riprogettato per coprire anche il fabbisogno di calore della parte sud-ovest della città. La Centrale di Cogenerazione del Polo Universitario è stata costruita tra la fine del 2003 e l’ottobre del 2004, la messa in servizio della sezione termica risale alla fine di settembre 2004, mentre l’esercizio commerciale è iniziato con la stagione termica 2004/05. La rete è stata in gran parte realizzata in due fasi, rispettivamente durante il 2004 ed il 2005, successivamente sono stati realizzati ampliamenti minori. Nel 2006, dopo la costituzione di Linea Group Holding da parte delle multiutility della bassa Lombardia, tutte le attività sono state riorganizzate, e ad oggi l’operatore del sistema di Teleriscaldamento cittadino è Linea Reti e Impianti s.r.l., che ha incorporato Astem Gestioni a luglio 2015.
Configurazione prima degli interventi
(2010) La centrale di cogenerazione e teleriscaldamento si trova nella zona sud-ovest della città, presso il Polo Universitario, e consiste in un’unità di cogenerazione (motore alternativo da 3.86 MWe, 3.86 MWt alimentato a gas) e tre caldaie a gas per complessivi 29 MWt. La rete di distribuzione è stata costruita con tubi preisolati con range da DN 300 a 40, e una temperatura di progetto di 118/68 °C (mandata / ritorno). La lunghezza totale della rete era di circa 12 km di scavo, con un centinaio di sottostazioni con scambiatori di calore nel range da 50 a 1000 kW, per i Clienti con potenzialità più elevate sono previsti skid dotati di più scambiatori.
Il programma di ammodernamento La squadra di Lodi
Intorno al 2010/11, anche se il sistema era ancora di recente costruzione, lo scenario
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Riscaldamento Urbano
in rapida trasformazione nel settore energetico, con il crescente interesse per le fonti energetiche rinnovabili, aveva portato alle prime riflessioni su come mantenere un elevato livello di sostenibilità ambientale ed economica, viste le nuove condizioni al contorno che si sarebbero presentate negli anni successivi per la cogenerazione a gas e per l’evoluzione sull’edilizia civile. Si era quindi resa necessaria un’evoluzione del sistema, prendendo l’esempio delle best practices nel settore e valutando la loro compatibilità con il TLR di Lodi.
Diversi progetti, un obiettivo comune
Il programma di ammodernamento è stato quindi sviluppato con l’obiettivo comune di aumentare l’efficienza e la sostenibilità del sistema. Gli interventi svolti possono essere classificati in tre principali categorie:
• Nuove modalità di esercizio, ad esempio per il funzionamento delle sottostazioni
• Manutenzioni mirate non solo all’affida-
bilità, ma anche all’incremento del grado di efficienza • Modifiche rilevanti, concentrandosi sulle best practices.
Controllo e regolazione delle Sottostazioni
Il sistema di telecontrollo delle sottostazioni è entrato in funzione nel 2010, ma le sue potenzialità non sono state pienamente sfruttate fino al 2011, con l’introduzione di nuove modalità di esercizio per la regolazione delle sottostazioni. L’idea era quella di applicare tecniche simili al Demand Side Management (DSM) per controllare il carico termico delle sottostazioni, con due obiettivi principali:
• Ottimizzazione
dell’effetto peak-shaving, per aumentare il margine di riserva dell’impianto, in accoppiamento al sistema di accumulo termico
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2013
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kWhe/MWht
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Total Consumption [MWh]
Specific cons. [kWhe/ MWht]
ELECTRICITY CONS. OF THE PLANT
• Temperature di funzionamento più basse: dagli originali 118/68°C a meno di 110/60°C, per massimizzare il recupero termico delle cogenerazioni e ridurre le dispersioni di rete
Attualmente, i parametri di esercizio delle sottostazioni, sono modificati in base al periodo dell’anno o al fronte di forti variazioni climatiche.
Interventi di manutenzione sulle apparecchiature esistenti
Dopo diversi anni di funzionamento, parte delle apparecchiature di centrale avevano bisogno di manutenzioni rilevanti; si è quindi deciso di sostituire i componenti con un impatto più critico sul sistema in termini di efficienza e sostenibilità, valutando caso per caso quale scelta fosse più conveniente a medio termine. È il caso ad esempio dei bruciatori delle caldaie, sostituiti con moderni low-NOx dotati di ventilatori ad inverter, o della sostituzione dei motori delle pompe con nuovi in classe IE3. L’immagine 1 mostra l’andamento dell’energia elettrica consumata dalla centrale e dell’energia elettrica in rapporto al calore erogato: si nota come gli interventi svolti abbiano portato ad un sostanziale abbattimento dei fabbisogni di energia dell’impianto.
Sistema di accumulo termico
Il sistema di accumulo termico (TES) è entrato in funzione nel primo trimestre del 2013, dopo i primi studi di fattibilità del 2011. Originariamente il TES era stato progettato per consentire un incremento del recupero termico del cogeneratore esistente, e di conseguenza un aumento di rendimento complessivo, tuttavia in fase di costruzione, avendo ormai la certezza della disponibilità del calore dall’impianto a biomassa, sono state introdotte delle modifiche per renderlo pienamente integrato e dare più flessibilità al sistema di controllo della centrale. Il sistema è composto da 2 serbatoi da 100 mc/cad ed è stato progettato per lo stoccaggio di circa 10 MWh. Nell’immagine 2 è mostrato l’andamento del rendimento complessivo del cogeneratore a gas naturale del Polo Universitario, si nota come con l’introduzione del sistema di accumulo termico inerziale il rendimento ne abbia beneficiato in modo apprezzabile.
Transizione verso le Rinnovabili
Uno degli aspetti più complessi del programma era come implementare il passaggio da fonti fossili ad energie rinnovabili: era abbastanza chiaro che questo punto sarebbe stato il più importante, ma era an-
Riscaldamento Urbano
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CHP UNIT overall efficiency che difficile trovare “come” raggiungere l’obiettivo in poco tempo. In questo caso la fortuna ha fatto la differenza. A Settembre 2011 la società LODI ENERGIA prese contatti con Astem, erano interessati a costruire un impianto ORC alimentato a biomassa, e, sapendo che in vicinanza c’era una rete di Teleriscaldamento, volevano capire se il gestore sarebbe stato disponibile a recuperare il calore per la propria rete. L’impianto cogenerativo a biomassa da 1 MWe è stato costruito presso un’azienda agricola a 2 km da Lodi, nel comune di Cornegliano Laudense (immagine 3). L’accordo per il recupero del cascame termico (attualmente fino a 5 MWt) è stato raggiunto nel corso del 2012, ed il calore è recuperato attraverso una sottostazione di scambio situata presso la centrale di cogenerazione del Polo Universitario; i due impianti sono collegati da un termodotto di circa 2 km.
La lezione più importante
Ovviamente non tutti i progetti sono arrivati ad una fase operativa, ma tali “insuccessi” hanno contribuito alla consapevolezza che lo studio di più alternative è essenziale per massimizzare le possibilità di ottenere risultati a medio termine. Tra i progetti di questo tipo vi sono ad esempio:
• Recupero di calore dalla centrale termo-
elettrica di Tavazzano e Montanaso (LO) La centrale si trova a 5 km da Lodi. L’impianto è composto da due e CCGT (800 + 400 MWe) e un gruppo convenzionale con turbina a vapore (320 MWe) a gas. Nel corso del 2012 è stata studiata la fattibilità di convertire in cogenerativa una sezione dell’impianto con spillamento di vapore (60 MWt) per alimentare la rete di Lodi. Le valutazioni si sono concluse in uno stadio preliminare a causa della situazione di incertezza dovuta alla crisi del settore termoelettrico, anche considerando che l’impatto economico della domanda di calore sarebbe stato trascurabile per una centrale di quelle dimensioni.
2010, installazione del Sistema di accumulo termico (TES)
0,7617 0,7714
0,6692
2010
!
0,6902
0,7024
2011
time series
2012
2013
2014
2008/952/EC threshold
Immagine 2
• Teleriscaldamento solare distribuito
La rete di Lodi ha alcuni rami periferici con pochi clienti che utilizzano acqua calda sanitaria; i suddetti rami in estate hanno elevate dissipazioni rispetto al calore venduto, e la possibilità di “disconnettere” i rami è stato studiata. Con AIRU e Politecnico di Milano è stato effettuato uno studio, all’interno della piattaforma dedicata al Solar District Heating di Intelligent Energy Europe (SDHplus Project), per valutare la fattibilità di impianti solari termici distribuiti lungo la rete sui tetti di alcuni edifici periferici, per disconnettere la rete principale durante l’estate. Lo studio è stato pubblicato sul sito web del progetto SDH durante il 2014. Sebbene alle condizioni attuali il progetto non sia sostenibile, è stato comunque interessante valutare tale alternativa anche in ottica degli sviluppi futuri.
Risultati raggiunti
Al termine del programma di ammodernamento il sistema è molto più efficiente, sostenibile, e anche affidabile, rispetto al 2010. Le ricadute economiche sono state positive, con una riduzione del costo del calore. Nella tabella 1 e nell’immagine 4 , è mostrato l’andamento di alcuni parametri significativi quali ad esempio il fattore di energia primaria. Tali parametri sono stati calcolati utilizzando la metodologia prevista dal Global District Energy Climate Award, analoga
Cogenerazione a biomassa
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Riscaldamento Urbano
dell’ammodernamento (motori alternativi e caldaie a gas). Il programma implementato, dimostra un approccio metodologico replicabile per convertire un sistema esistente in uno più sostenibile ed efficiente, sarà poi necessario adattare alle singole realtà le tecnologie più adeguate.
Nuovi Progetti
Immagine 3 Lodi, mappa con espansioni Tabella 1
System Energy Efficiency, Emissions and Environmental Benefits
2010
2014
Δ
1.06
0.47
-56%
KP,dh,nren Greenhouse gas emission [kg CO2/MWhHi]
267
161
-40%
Rdh
Renewable and surplus heat fraction
0%
44%
NOX
Gas emissions [tonne]
12.5
6.9
fP,dh,nren
Primary energy factor
n.a. -44%
Immagine 4
fP,dh,nren 1,0597 0,96180,9451
KP,dh,nren
Rdh
266,6693 258,9347 256,6892
0,8178
0,4399
229,5784
0,4708
0,1061
14
13
20
12
20
11
0
20
10
0
20
14
13
20
12
20
11
20
10
20
20
14
13
20
12
20
11
20
20
20
10
!
0
20
161,1829
a quella del progetto EcoHeat4Cities. In particolare per la parte relativa alla cogenerazione si sono applicate le linee guida previste dalla 2008/952/EC. È interessante evidenziare come i progetti del programma abbiano mostrato tra loro correlazioni positive. Un esempio interessante è quello del controllo DSM delle sottostazioni: la riduzione delle temperature di esercizio ha permesso di massimizzare il recupero di calore dalla cogenerazione esistente e dalla centrale a biomasse, riducendo i costi di produzione complessivi, mentre l’effetto combinato con il sistema di accumulo termico ha incrementato il peak-shaving mattutino, aumentando la riserva di potenza disponibile. Uno degli aspetti più rilevanti di questo programma è che la transizione verso un “nuovo teleriscaldamento” è stata completata, con risultati tangibili, in pochi anni. La scelta di utilizzare tecnologie ben note e largamente diffuse non è stata un limite, ma il fattore che ha portato al successo del programma, che non risulta innovativo per le singole tecnologie applicate, quanto per l’approccio sistematico alla completa integrazione di ogni progetto. Nel Nord Italia ci sono diverse città nel range di 40.000 - 80.000 abitanti, molte hanno un Teleriscaldamento simile a Lodi prima
Fin dall’inizio del programma c’è stata la consapevolezza che, se il sistema fosse diventato molto più efficiente, con minori costi di produzione, sarebbe stato possibile sviluppare la rete a quartieri della città non ancora raggiunti. Negli anni precedenti erano già stati svolti diversi studi per l’ampliamento del sistema, ma con esito negativo a causa della ridotta sostenibilità dell’iniziativa. Questa “previsione” è diventata un dato di fatto quando i principali progetti del programma sono entrati in fase di costruzione, ed il knowhow maturato ha permesso di sviluppare un nuovo approccio alla tematica dell’ampliamento del sistema. Per questi motivi, un nuovo programma di espansione è entrato nella fase di costruzione nel 2014, con la prima parte d’ espansione della rete destinata alla zona nord, e la seconda prevista per il 2015 nella zona sud-est. In parallelo sono in fase di costruzione le nuove centrali, tra cui ad esempio, la Centrale di integrazione presso il Tribunale di Lodi, dotata di un sistema di accumulo termico da 20 MWh (4 serbatoi da 100 mc/cad), posta in posizione strategica a nord della Città. Questo nuovo programma continuerà nei prossimi anni, con l’obiettivo di raddoppiare le dimensioni della rete rispetto al 2013, a partire dall’inverno 2015, gli abitanti equivalenti serviti saranno più di 20.800 (+ 65%).
Un’altra parte delle sfide future è relativa alle fonti rinnovabili.
Oltre all’integrazione di altri impianti a biomasse, continua lo studio sul geotermico abbinato a pompe di calore e, obiettivo ancor più complesso, alla possibilità di sfruttare gli acquiferi confinati profondi come accumulo stagionale. Sotto questo punto di vista la lezione appresa con il programma di ammodernamento è quella di proseguire nella ricerca di soluzioni già implementate con successo nelle reti del Nord Europa. Un ulteriore obiettivo ambizioso di Linea Reti e Impianti è quello di sviluppare nuovi schemi di teleriscaldamento nelle piccole città (circa 10.000 abitanti), con basse temperature di progettazione e recupero dei cascami termici industriali. Per maggiori informazioni sul Global District Energy Climate Award e sul progetto di Lodi: http://www.districtenergyaward.org/
Riscaldamento Urbano
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L’utilizzo di acque sotterranee per la climatizzazione e il geotermico La Geotermia è una delle risorse energetiche naturali più diffuse in Italia e finora utilizzata solo in minima parte. In particolare sta ora diffondendosi, anche nel nostro Paese, l’utilizzo del calore naturale a bassa temperatura, prelevato da falde acquifere sotterranee, per realizzare, con l’ impiego di pompe di calore, impianti di climatizzazione di grandi complessi edilizi o teleriscaldamenti di interi quartieri abitativi urbani. È importante e urgente divulgare i risultati di studi e realizzazioni attuate in questo ambito, affinché possa diventare una pratica comune ed estesa, con il risultato di notevoli vantaggi economici ed ambientali per l’intero Paese. È questo lo spirito e lo scopo del Convegno, voluto dalla Regione Lombardia, dalla Unione Geotermica Italiana (UGI) e dall’ Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU) che si è svolto recentemente a Milano e che ha visto coinvolti I più importanti specialisti del settore. Qui di seguito pubblichiamo i titoli ed un breve abstract degli interventi approfonditi durante la giornata segnalando che le relazioni complete sono disponibili al sito web UGI: http://goo.gl/zWZ1N8
I motivi del Convegno
(Ing. D. Savoca - Regione Lombardia) La relazione introduttiva ha evidenziato come la Geotermia sia una delle risorse energetiche naturali più diffusa in Italia, finora utilizzata solo in minima parte, specialmente per l’uso diretto del calore geotermico. Solo recentemente ha cominciato a diffondersi l’uso del calore naturale a bassa temperatura, prelevato da falde acquifere sotterranee, per realizzare, con l’impiego di pompe di calore, impianti di riscaldamento/ climatizzazione di grandi complessi edilizi e/o interi quartieri abitativi urbani. E’ pertanto importante ed urgente divulgare i risultati di studi e realizzazioni attuate in questo ambito, affinché possa diventare pratica comune ed estesa, con il risultato di notevoli vantaggi economici ed ambientali per l’intero Paese. E’ questo lo spirito e lo scopo del Convegno.
Disponibilità di falde idriche sotterranee per usi geotermici sostenibili, in Lombardia e in Italia
(Dott. Geol. U. Puppini - gram.mi) Il geologo Puppini, fa un excursus sugli indirizzi europei relativamente all’uso delle acque sotterranee e alla efficienza energetica. Ribadisce la definizione delle alte, medie e basse entalpie in relazione ai fluidi geotermici. Si focalizza quindi sulla geotermia superficiale a bassa temperatura (24/40 °C), sottolineando che il potenziale geotermico italiano a bassa temperatura è significativamente presente quasi ovunque. Descritte in sintesi le caretteristiche che deve avere un serbatoio superficiale per poter essere utilizzato come sorgente termica, ribadisce che in tutte le regioni italiane sono presenti serbatoi geotermici a bassa temperatura, costantemente alimentati, relativamente accessibili e che i maggiori agglomerati urbani si estendono sopra tali serbatoi, che, per la maggior parte, possiedono anche una buona circolazione idrica sotterranea. Viene naturalmente richiamata la priorità per uso potabile dell’acqua, e la conseguente necessità di una corretta pianificazione e gestione integrata delle risorse per uso potabile ed uso energetico. Quindi, per garantire una corretta sostenibilità complessiva del territorio, occorre massimizzare la durabilità delle opere e ottimizzare l’esercizio degli impianti, nel rispetto dei diritti di terzi e dell’integrità ambientale. A tale scopo è necessaria una buona conoscenza preventiva della risorsa geotermica, l’adozione di opportune cautele, nonché il corretto monitoraggio dei sistemi di scambio con il fluido primario (geotermico).
Il
quadro istituzionale dell’uso del calore di falda in Lombardia
(Ing. D. Savoca – Regione Lombardia) L’Ing. Savoca ha illustrato con precisione e chiarezza il Quadro normativo dell’uso delle acque calde sotterranee nella Regione Lombardia, che prevede la massima semplificazione delle procedure, una incenti-
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Riscaldamento Urbano
vazione economica ed una adeguata assistenza ai singoli enti locali. La semplificazione (obiettivo generalmente auspicato, che faciliterebbe tutti gli operatori) e’ relativa in particolare alla facilitazione dello scarico in falda, dell’acqua emunta: tale problematica blocca infatti in molte altre regioni tali interventi. L’approccio adottato e’ stato quello di definire preventivamente le modalità’ di scarico in falda, in deroga al divieto prescritto dal testo unico sull’ambiente, assegnando un limite massimo per il “delta t” fra acqua prelevata e reiniettata. A Milano tutti gli edifici principali di ultima costruzione sono dotati di pompe di calore geotermiche. In Lombardia e’ stato inoltre effettuato il catasto delle risorse geotermiche regionali e si attende l’emanazione, da parte del CTI, delle Norme tecniche per la progettazione esecuzione e gestione delle sonde geotermiche.
Climatizzazione geotermica Lombardia
di
Palazzo
(Ing. A. Zuffi – Infrastrutture Lombarde, C. Piemonte – SAI/UGI) I relatori Ing. Zuffi e Ing. Piemonte concordano sul fatto che a Milano, la risorsa geotermica più facilmente utilizzabile e’ la risorsa superficiale, cioè la falda acquifera, con temperatura costante di ca 14°C, che è risalita significativamente di quota, per effetto del decentramento della primitiva cintura industriale milanese degli anni ’60 -‘70. Vengono illustrate le caratteristiche dell’edificio cosiddetto “Palazzo Lombardia” (sede della Regione Lombardia). Si tratta di un edificio a “doppia pelle”, cioè con doppia superficie vetrata, entro il quale operano giornalmente 3800 persone, di cui 2.800 impiegati. E’ costituito da un grattacielo di 42 piani e 6 palazzi da 8 piani fuori terra, nonché da 3 piani interrati (locali tecnici, parcheggi, magazzini) per una superficie complessiva di 190.000 m2, dei quali 140.000 m2 riscaldati d’ inverno e refrigerati in estate e 50.000 m2 destinati ai servizi sopraddetti. Per effetto della ventilazione dell’intercapedine (“doppia pelle”), il fabbisogno termico in regime invernale dell’intero complesso è minimizzato e vale ca 6,3 MW, mentre il fabbisogno frigorifero estivo è pari a ca 13 MW. L’impianto di climatizzazione si alimenta da 8 pozzi geotermici di modesta profondità (50 m), che pescano nella falda ed è dotato di 3 pompe di calore, ciascuna da 2150 kW di potenza termica ed aventi coefficienti di prestazione (cop) pari a 4,5 in funzionamento invernale ed a 6,0 in funzionamento estivo.
L’ acqua prelevata dai pozzi, viene scaricata in una roggia superficiale. L’impianto è completato da 2 caldaie tradizionali a metano, di riserva, di ridotta potenza e con pochissime ore di funzionamento all’ anno.
Teleriscaldamento con acqua di falda dei quartieri Canavese e Famagosta di Milano
(Ing. L. Aletto – A2A) L’Ing. Aletto ha illustrato l’esperienza della A2A (ex Municipalizzate di Milano e Brescia) nell’ambito dei teleriscaldamenti di Brescia, Milano e Bergamo, principalmente alimentati da termovalorizzatori di rifiuti (WTE) e da impianti di generazione elettrica, con recupero di calore dai gas di scarico di motogeneratori (CAR), in cogenerazione. Il teleriscaldamento di Brescia (19.500 edifici allacciati, per una volumetria di oltre 42 Mm3 ed una potenza complessiva di 720 MWt) è alimentato quasi esclusivamente dalle fonti suddette (64% WTE, 34% CAR, e 2%da altre fonti). Il teleriscaldamento di Bergamo, invece, con 520 edifici allacciati, volumetria di 6 Mm3 e 130 MWt di potenza installata, è alimentato da WTE (58 %), CAR (9 %), ed altre fonti (33%). I teleriscaldamenti di Milano, formati da tre sistemi principali (Milano Nord, Milano Ovest, Milano Est) ed altri impianti minori, servono complessivamente 2400 edifici, per una volumetria di oltre 36 Mm3, potenza installata 800 MWt ed energia termica generata annua di 700 GWh. Questa viene prodotta da WTE (26 %), CAR (35 %), fonti diverse (35 %) e 4 % da calore geotermico. Quest’ultimo è impiegato, ad integrazione di WTE e CAR, nei 2 teleriscaldamenti di Milano Ovest (Quartiere Famagosta) e Milano Est (Quartiere Canavese). Il calore geotermico proviene da acqua a 14-15°C (prelevata dalla falda freatica con pozzi di 25-30 m), che alimenta due pompe di calore (una per ogni impianto), ciascuna con potenza di quasi 15.000 kWt. Viene prodotta così acqua calda a 65-88°C, mentre l’acqua primaria viene scaricata a circa 8°C in parte, mediante pozzi di resa, nella stessa falda di provenienza ed in parte con normali tubazioni superficiali nei due corsi d’acqua cittadini Olona e Lambro. Le pompe di calore, entrate in servizio nel 2010, hanno prodotto nel 2013, circa 58 GWh di calore, estratto da acqua di falda, pari al fabbisogno annuo di riscaldamento di circa 4000 famiglie. Nel 2011 la Centrale di Canavese ha ricevuto dalla IEA il “Certificate of merit” nell’ambito del District Energy Climate Award quale esempio di utilizzo di fonti rinnovabili a servizio della città. “
Riscaldamento Urbano
Teleriscaldamento con fonte geotermica: esperienze italiane e possibili sviluppi
(Dott. P. Galliano – AIRU) L’ Ing. Galliano, Vice presidente di AIRU, ribadisce che i teleriscaldamenti urbani danno un importante contributo al risparmio energetico in conformità con il DL 102/14 su “Efficienza energetica”. Inoltre essi tendono sempre più a minimizzare il ricorso a fonti fossili, con l’utilizzo crescente di fonti rinnovabili (geotermia, termovalorizzazione rifiuti, biomasse). Occorre tener presente che il teleriscaldamento urbano si riferisce necessariamente a edifici abitativi esistenti, dotati di elementi scambiatori a irraggiamento (radiatori) che necessitano di essere alimentati a temperature elevate (> 70°C): quindi la risorsa geotermica può essere impiegata per il teleriscaldamento, in tali circostanze, solo se è disponibile a temperatura elevata (> 80 °C), come nei casi di Ferrara, Vicenza e - naturalmente - in tutta l’area geotermica toscana. Invece, nel caso di riscaldamento di edifici di nuova costruzione, nei quali è prevalente l’uso di impianti di riscaldamento a pavimento (a bassa temperatura) si può utilizzare la fonte geotermica di bassa temperatura con l’eventuale impiego di pompe di calore (vedi caso precedente). I teleriscaldamenti di complessi urbani in Italia, sono ca 200, con 150 operatori, 300 milioni di m3 riscaldati, 9,2 TWh/anno di energia termica erogata (pari al 5,6 % del fabbisogno nazionale annuo per il riscaldamento), 1,8 Mton annui di CO2 evitata; l’Italia è comunque ultima in Europa, per la diffusione del teleriscaldamento (escluse Spagna, Portogallo, Grecia), e la fonte geotermica contribuisce in termini energetici solo per il 2,3 %. La risorsa geotermica, peraltro, copre il 100 % dei teleriscaldamenti nelle aree geotermiche, e contribuisce per il 39 % al teleriscaldamento di Ferrara: esso è coalimentato per il 45 % dal termovalorizzatore rifiuti e solo per il 16 % da caldaie a metano (soprattutto per le punte invernali) e serve una volumetria complessiva di 5,57 milioni di m3, con una produzione termica complessiva annua per teleriscaldamento, di oltre 180 GWh. Lo sviluppo dei teleriscaldamenti in Italia (e sperabilmente il relativo contributo della risorsa geotermica di bassa temperatura), sarà sicuramente importante nei prossimi anni.
Sfruttamento della geotermia a bassa entalpia: dall’ approccio regionale per il Lazio ai casi di studio per la città di Roma
(Dott. M. Dimasi, Dott. S. Viaroli – Università Roma Tre) Il Geologo Dr. Dimasi, presenta il Progetto di ricerca sperimentale, sviluppato presso
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l’Università di Roma Tre, per il censimento della risorsa geotermica nella Regione Lazio e lo sviluppo di casi di studio nella Città di Roma, per l’utilizzo di acque sotterranee a bassa temperatura, ai fini di riscaldamento di edifici civili. Sono, quindi illustrati una serie di elaborati fra cui la carta di conducibilità termica a 150 metri di profondità e la carta delle temperature. Sono state eseguite prove su pozzi in termini di portata e di temperatura in due zone: Bufalotta e Valco san Paolo. I dati di supporto alla “conoscenza della risorsa geotermica” citata nel primo intervento, sono quindi completati. Rimane il problema dell’inquadramento legislativo nell’area Laziale, che rende difficile l’iter autorizzativo per tali interventi. E’ anche vero che la situazione geologica e’ molto diversa da quella della Lombardia sicuramente più semplice e dove, peraltro, i problemi autorizzativi sono stati affrontati e sufficientemente risolti.
Tele-climatizzazione geotermica del quartiere Boulogne Billancourt a Parigi
(Dott. A. Masella, C. Piemonte - SAI) L’ Ing Andrea Masella, che con l’Ing. Carlo Piemonte ha affrontato il tema della teleclimatizzazione geotermica del Quartiere Boulogne Billancourt a Parigi, ne espone i risultati. Il sistema di teleclimatizzazione è costituito da numerose pompe di calore reversibili a doppio effetto, che, con un complesso schema di collegamenti, sono in grado di fornire globalmente alle abitazioni del quartiere 73 MWt in funzionamento invernale e 23 MWf in funzionamento estivo, alimentandosi da scambiatori primari a loro volta alimentati da pozzi che attingono acqua di falda. Gli autori ritengono che lo schema adottato abbia i seguenti punti di forza:
• ottimizzazione del COP, grazie ai contenuti salti termici evaporatore / condensatore • contenimento dei costi di impianto, mediante l’impiego di pompe di calore monostadio anziché bistadio. • conseguente elevata flessibilità e affidabilità dell’intero sistema • massimizzazione dell’utilizzo della risorsa geotermica • restituzione della risorsa geotermica ad una temperatura sufficientemente bassa da potersi scaricare in acque superficiali, evitando le problematiche ed i costi connessi con la reiniezione.
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Riscaldamento Urbano
Confortanti prestazioni del primo impianto solare termico italiano associato alla rete a cura di Fabio Il 19 maggio u.s. il primo impianto solare termico italiano (Figura 1) è stato ufficialmente inaugurato dopo essere stato avviato una settimana prima. Il dato che oggi portiamo all’attenzione degli operatori del teleriscaldamento è che i risultati di produzione termica consuntivati durante la scorsa estate sono stati superiori alle aspettative. L’impianto solare termico di Varese Risorse, gruppo A2A, è esteso per poco meno di 1000 m2, taglia che gli ha consentito di intercettare i finanziamenti pubblici in conto capitale resi disponibili dal “conto termico”. Costato chiavi in mano circa 400 k€ è integrato con la rete di teleriscaldamento cittadina per il tramite di due serbatoi di stoccaggio della capacità complessiva di 430 m3 alla pressione di rete e un serbatoio atmosferico di reintegro della capacità di 75 m3. Tutti i serbatoi coinvolti nel processo sono ovviamente coibentati.
La peculiarità tecnica
La vera novità tecnica della soluzione di integrazione concepita da Varese Risorse Spa concerne l’utilizzo prioritario della fonte solare per preriscaldare l’acqua trattata
Fidanza - Direttore Varese Risorse Spa
proveniente dalla rete municipale destinata a reintegrare le perdite di rete. La stessa ha una temperatura media molto bassa rispetto a quella dell’acqua della rete di teleriscaldamento che a Varese, come del resto in gran parte delle reti italiani, varia da 65°C a 90°C. Ciò consente la massimizzazione delle prestazioni del campo solare che, come noto, sono dipendenti dalla temperatura ambiente e dalla temperatura media del fluido termovettore nel campo solare. Tale priorità viene opportunamente gestita dal sistema di controllo che provvede ad attivare il circuito di riscaldamento dell’acqua di reintegro tramite l’apertura e chiusura di un certo numero di valvole on off. Tale assetto viene automaticamente mantenuto fino a quando tutta l’acqua stoccata all’interno del serbatoio di reintegro non raggiunge la temperatura di 80°C. Al raggiungimento del set point predefinito il sistema commuta automaticamente alla modalità di riscaldamento dell’acqua di rete mantenendo comunque la circolazione nello scambiatore dedicato al preriscaldo dell’acqua di reinte-
Figura 1. Veduta dall’alto dell’impianto solare termico di Varese
FOTO 46 Riscaldamento Urbano
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FOTO 46 gro cercando di abbassare, per quanto possibile, la temperatura dell’acqua in ingresso allo scambiatore di interfaccia tra il campo solare e il circuito secondario (Figura 2).
L’accumulo, l’integrazione con la rete, l’area su cui installare il campo solare
L’impianto solare termico di Varese Risorse è stato installato su un’area nella disponibilità della Società contigua all’impianto di teleriscaldamento di via Ottorino Rossi. L’incidenza del costo dell’area sui calcoli di fattibilità economica dell’iniziativa non è assolutamente trascurabile. Si ritiene che questo tipo di impianti debba essere svi! a luppato, in analogia a quanto realizzato Varese, in aree di stretta pertinenza della FOTO 47 centrale di teleriscaldamento. Questo procedimento, da un lato facilita l’integrazio- Figura 2. Schema di funzionamento semplificato dell’impianto solare ne meccanica, elettrica e strumentale con i sistemi di centrale, dall’altro evita l’acquisizione di aree che, proprio per il fatto di es- ! sere ubicate generalmente in zone urbane, FOTO 47 potrebbe essere molto onerosa rischiando di compromettere la sostenibilità economica dell’iniziativa. La presenza di un accumulo termico consente la migliore semplificazione tecnico-impiantistica dell’integrazione, ma invero non è una necessità termodinamica. Infatti la domanda di calore proveniente dalla rete, come nel caso di Varese, è generalmente superiore alla massima potenza istantanea del campo solare. In tale fattispecie un’integrazione diretta nella rete di teleriscaldamento sembrerebbe tecnicamente possibile evitando il costo di investimento degli accumuli, qualora questi non fossero già presenti.
Dati climatici, gestionali e garanzie prestazionali
Figura 3. Sinottico cumulativo produzioni reali, attese, garantite, reintegri
!
Va osservato che, grazie alla gestione molFoto 48 to semplificata dell’impianto solare termico e agli automatismi di controllo inseriti, la conduzione dell’impianto non ha presentato particolari difficoltà. Non sono mai state raggiunte condizioni di stagnazione se non ! in una particolare occasione quando, in siFoto 48 tuazione di massimo irraggiamento solare, a causa di una mancanza temporanea (una decina di minuti) di circolazione nel circuito primario dovuta all’assenza di alimentazione elettrica, è entrata in funzione la valvola di sicurezza ubicata sul circuito primario scaricando nell’ atmosfera il vapore prodotto all’interno delle stringhe del campo solare. In tale occasione il ripristino dei livelli e il controllo dell’integrità delle giunzioni meccaniche è stato possibile solo in tarda serata al calar del sole perché il sistema si è posizionato automaticamente in assetto di autoprotezione a salvaguardia Figura 4. Sinottico cumulativo produzioni normalizzate reali, attese e garantite
!
FOTO 49
20
Riscaldamento Urbano
Figura 5. Percentuale produzione solare in rapporto alla superficie per 15 m3 di reintegro giornaliero
O 49
O 50
Figura 6. Superficie solare in rapporto alle necessità di reintegro giornaliere per il 50% di copertura
degli organi rotanti e dell’unità solare. Per il resto l’impianto ha funzionato regolarmente senza particolari problematiche e disservizi. L’irraggiamento solare è stato particolarmente generoso durante questa estate come si può evincere dai dati di irraggiamento solare registrato dai piranometri installati presso l’impianto confermati dalle rilevazioni effettuate dal Centro Geofisico Prealpino per la città di Varese. Un dato rilevante per le prestazioni registrate è sicuramente l’andamento giornaliero dei reintegri di acqua nella rete che si può evincere dal grafico sotto riportato in rapporto alle produzioni solari consuntivate negli stessi giorni (Figura 3).
Si stima che, in perfetto accordo con le previsioni di progetto, percentualmente circa il 40% della produzione solare sia stata destinata al preriscaldo dell’acqua di reintegro della rete. Il giorno di massima produzione solare è stato il 27 maggio con una produzione giornaliera pari a 3660 kWh. Significativa è la curva di prestazione in rapporto ai valori garantiti e attesi. Si evince dal grafico come si sia ampiamente al di sopra di ogni aspettativa. Se poi provassimo ad eseguire una normalizzazione delle prestazioni del campo solare sulla base dell’irraggiamento solare complessivamente registrato otteniamo il valore di kWh prodotti/kWh incidenti analogamente circa il 20% al di sopra delle prestazioni attese e garantite (Figura 4). Significativa è la gestione del preriscaldo dell’acqua di reintegro sulla resa complessiva dell’impianto solare come si evince dal grafico sinottico. Ciò fa inferire che reti di teleriscaldamento gravate da perdite distribuite elevate di non immediata risoluzione e quindi classificabili come perdite fisiologiche del sistema stesso possano massimizzare le prestazioni del proprio eventuale impianto solare di integrazione dimensionandolo in maniera opportuna su questa necessità. In linea teorica un impianto solare termico integrato con una rete di teleriscaldamento che registra una perdita di acqua media giornaliera pari a 15 m3 per un delta T stimato di 60 °C corrispondente alla differenza tra la temperatura di ritorno della rete (70 C°) e la temperatura di alimento dell’acqua di reintegro (10°C) necessita di calore teorico pari a 382 MWh che corrisponde a circa l’85% della produzione solare di un campo esteso per circa 1000 m2. Nella Figura 5 si può ricavare la percentuale di copertura del fabbisogno termico, legato al reintegro medio fissato a 15 m3, fornita dal campo solare in rapporto all’ estensione del campo stesso. Nella Figura 6 si rileva invece l’estensione del campo solare che consente la copertura del 50 % del fabbisogno di energia in rapporto alle diverse necessità di reintegro medio giornaliero. Da notare poi che, rispetto al carico termico puntuale della rete di teleriscaldamento di Varese, la produzione solare giornaliera durante l’estate non è mai stata superiore al 6,7%. Questi risultati da un lato confermano l’inutilità di progettare accumuli termici per questa taglia di impianto integrato in una rete media di teleriscaldamento, dall’altro la possibilità di integrare in tale modalità potenze solari termiche sicuramente superiori a quanto realizzato a Varese.
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Quando la tecnologia italiana sposa quella scandinava L’interessante partnership siglata un anno fa da Ravetti con la società finlandese Tonisco ha portato sorprendenti risultati. Le due società infatti si erano incontrate non più di un anno fa per siglare un accordo di collaborazione per lo sviluppo della tecnologia Stop System anche nella fredda Finlandia in cui opera la Tonisco con una serie di prodotti per gli interventi sulle reti del teleriscaldamento. Famosi produttori di valvole per teleriscaldamento e foratubi da più di 40 anni, i Finlandesi erano alla ricerca non di un sistema completo, ma di quella parte fondamentale che mancava alla loro produzione - lo Stop System - con la richiesta che fosse compatibile con le loro attrezzature. Ravetti si è messa subito all’opera, realizzando delle macchine in accordo alle esigenze della Tonisco e supportando la Tonisco Service nella formazione per l’uso delle macchine. L’eccellente risultato è stato determinato da una serie di richieste di intervento con questa tecnologia nell’ordine di 2/3 settimanali e una mole di lavoro così incoraggiante da spingere i responsabili della Tonisco a ritornare ben presto in Italia dalla Ravetti per chiedere di ampliare la gamma. La tecnologia fornita finora era infatti relativa ad una gamma che andava fino ai 300 mm: oggi con le nuove trattative i Finlandesi della Tonisco potranno contare su una gamma di attrezzature Stop System che arriverà fino al diametro 400, con una più estesa possibilità di intervento sulle grandi dorsali finlandesi. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Jalmari Nisso, Managing Director della Tonisco, che, nella sede Ravetti di Frassineto Po (AL), ha risposto alle nostre domande.
Come avete identificato la tecnologia Stop System in Italia?
Conoscevamo già la tecnologia Stop System di Ravetti perché Tonisco System, da oltre 40 anni, sviluppa strumenti di manutenzione per condutture e dispositivi di foratura in pressione. Seguendo le nuove strategie aziendali, Tonisco System ha iniziato a de-
dicare maggiori risorse al settore dei servizi, cercando il modo migliore per creare un valore aggiunto da offrire alla clientela. Questo includeva la ricerca di nuove tecnologie al di fuori della nostra gamma prodotti. Tonisco ha iniziato la sua attività come fornitore di un’ampia gamma di accessori per il mantenimento delle condutture. Il sistema Stop System di Ravetti ci è sembrato interessante quando in Finlandia c’è stato un forte incremento di richieste relative a lavori di tamponatura di reti di distribuzione senza interruzione dei servizi.
Dopo le prime prove sperimentali quali sono state le vostre impressioni?
In seguito ai primi test in cantiere, siamo rimasti così favorevolmente impressionati dalla semplicità e dalla sicurezza dei macchinari, da decidere di acquisire le attrezzature Stop System di Ravetti.
L’accordo stretto un anno fa quali risultati ha portato?
Abbiamo rilevato un notevole incremento di lavori nel corso dell’anno. L’azienda ha eseguito interventi di interruzione di linea su diametri 20-300 nei settori riscaldamento/ condizionamento e distribuzione idrica. Nello specifico, ecco alcuni lavori effettuati:
• DN300 intervento di interruzione e bypass
su condutture per riparare parti deteriorate • DN300 Intervento di interruzione e bypass su distribuzione idrica per inserire connessioni a T e valvole • DN200 intervento di interruzione su una condotta di acqua a bassa temperatura per isolare una parte della rete.
Al centro Marco Ravetti, responsabile dei progetti speciali, con i due responsabili della Tonisco, Kaarlo (a sinistra) e Jalmari Nisso (a destra)
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Perché ampliare la gamma?
Stiamo ampliando l’offerta dei servizi di tamponatura fino al diametro 400 grazie all’acquisizione dell’attrezzatura Stop System SS8 di Ravetti. Attualmente abbiamo riscontrato una richiesta su diametri maggiori ma il costo degli interventi non incontra ancora le esigenze della clientela.
Compatibilità di attrezzature e capacità tecnica, in quanto tempo avete raggiunto l’obiettivo?
Grazie alla nostra esperienza, nel giro di poco tempo abbiamo “familiarizzato” con la tecnologia Ravetti.
Sin dall’inizio, le tecnologie Ravetti e Tonisco hanno trovato un punto di incontro perché entrambe sono di alta qualità e progettate con perizia. Dopo un paio di mesi, il know-how tecnico era su buoni livelli e gli interventi sono stati eseguiti senza riscontrare problemi.
Come è stata accolta la proposta di tecnologia italo/finlandese dai del vostro Paese?
gestori
In Finlandia le utility hanno accolto molto favorevolmente questo accordo, dopo aver sperimentato la nostra ultraquarantennale perizia tecnologica nel settore.
Ultimissime In Alto Adige studio sul teleriscaldamento del futuro L’Istituto per le Energie Rinnovabili del centro di ricerca di Bolzano EURAC, metterà a punto una tecnologia di nuova generazione che permetterà in futuro di riscaldare o raffreddare gli edifici utilizzando fonti di calore meno pregiate. Lo studio, rientrante nell’ambito di FLEXYNETS, un progetto da 2 milioni di euro finanziato dal programma europeo di ricerca Horizon2020, consentirà un risparmio a livello europeo di 5 milioni di tonnellate in emissioni di CO2 entro il 2030.
Amag presenta il nuovo piano strategico Presentato in commissione Bilancio il piano strategico Amag: un percorso per arrivare alla multiutility, passando da acquisizioni e gare d’appalto. L’AD Bressan: “azienda solida”. Dopo il project financing siglato dal Comune con Egea il teleriscaldamento è entrato nel piano grazie anche all’acquisizione di Amiu nel settore rifiuti.
Teleriscaldamento, rete potenziata a Reggio Emilia Durante l’ultima settimana del mese di luglio sono cominciati i lavori di miglioramento del servizio di teleriscaldamento della città di Reggio Emilia. L’intervento di 1,3 milioni sostenuto da Iren, permetterà la sostituzione e il potenziamento degli impianti posati negli anni ottanta, l’allacciamento al servizio di nuove utenze nonché un notevole risparmio in termini di dispersioni termiche.
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La voce dei comitati di studio AIRU Comitato sottostazioni d’utenza e misura del calore
a cura di Vittorio Verda
Progettazione dell’impianto di produzione di acqua calda sanitaria in edifici collegati al teleriscaldamento Durante il del corso di formazione “La Progettazione e la Produzione di Acqua Calda Sanitaria nelle Reti di Teleriscaldamento”, svoltosi a Milano il 21 maggio scorso, sono stati analizzati i criteri per il dimensionamento delle sottostazioni di teleriscaldamento, con particolare riguardo all’impianto secondario per la produzione di acqua calda sanitaria. Il dimensionamento dei vari componenti dipende dalle caratteristiche dell’utenza, soprattutto la dimensione dell’edificio e dalla sua destinazione d’uso: edilizia residenziale, ospedali, hotel, strutture sportive, ecc. Inoltre devono essere opportunamente valutate la temperature di mandata della rete e quelle di funzionamento del secondario. Queste ultime dipendono, per quanto riguarda il riscaldamento, dalle condizioni operative dei terminali e, per quanto riguarda l’acqua calda sanitaria, dai vincoli normativi necessari per garantire agli utenti salute e sicurezza.
La superficie di scambio termico dello scambiatore di calore
può essere calcolata utilizzando metodi di calcolo quali la differenza di temperature media logaritmica o il metodo dell’efficacia-numero di unità di trasferimento. Quest’ultimo è da preferire principalmente per la possibilità di esaminare le condizioni di funzionamento fuori-progetto dello scambiatore legate per esempio alla variazione della temperature di mandata della rete. Questo schema di calcolo è stato analizzato anche facendo riferimento all’analisi del transitorio di accensione del circuito secondario di riscaldamento.
Il diametro della rete di distribuzione
In generale il diametro è scelto imponendo la velocità ottima dal
punto di vista economico. Questo valore corrisponde al bilanciamento tra i costi di investimento e quelli di pompaggio e varia tra circa 1,5 m/s e 2,5 m/s in funzione della portata in massa circolante. In base al diametro è possibile calcolare le perdite di carico, distribuite e concentrate, del circuito idraulico e dimensionare la pompa di circolazione. Inoltre si può procedere al dimensionamento dell’isolamento termico ottimale e al calcolo delle corrispondenti dispersioni termiche.
Il circuito di ricircolo
È utilizzato al fine di minimizzare il tempo necessario affinché l’acqua calda sanitaria giunga all’utenza. Il dimensionamento richiede che sia calcolata la portata di ricircolo e, conseguentemente, il diametro della tubazione e la pompa da utilizzare. Il calcolo di dimensionamento è effettuato attraverso una verifica di accettabilità della riduzione di temperatura dovuta alle dispersioni tra la mandata dello scambiatore di calore dell’acqua sanitaria e l’utenza.
Il serbatoio di accumulo
Non è in generale necessario sul circuito dell’acqua sanitaria nel caso la produzione di quest’ultima avvenga interamente da teleriscaldamento. E’ invece importante nel momento in cui, oltre al teleriscaldamento, fossero presenti anche produzioni locali da fonti rinnovabili, quale ad esempio il solare termico. Ben diverso è invece il ruolo del sistema di accumulo per quanto riguarda il riscaldamento ambientale, soprattutto in edifici meno recenti che non siano stati riqualificati e con impianto a radiatori. Il profilo di richiesta di queste utenze è tipicamente caratterizzato da un picco di richiesta termica all’ac-
censione, causato dalla riduzione di temperatura del circuito secondario durante la notte. La composizione dei profili di richiesta delle utenze determina un picco nella produzione di energia termica della centrale termica, che generalmente corrisponde a un utilizzo di sistemi di produzione ausiliari, quali caldaie, e quindi a un incremento dei fabbisogni di energia primaria. L’utilizzo di sistemi di accumulo termico consente invece di rendere il profilo di carico della centrale termica più omogeneo, aumentando il numero di ore equivalenti di utilizzo dei sistemi di produzione più efficienti, quali gli impianti di cogenerazione. L’accumulo termico nel teleriscaldamento può essere localizzato sulla rete di distribuzione primaria oppure presso l’utenza. In entrambi i casi l’accumulo può essere di tipo sensibile, con acqua. Tuttavia vari progetti di ricerca a livello europeo sono focalizzati sullo sviluppo di sistemi basati sul calore latente, associato al cambiamento di fase solido-liquido di materiali quali paraffine o sali. Questi sistemi consentono di ottenere un significativo aumento del calore accumulato per unità di volume, fino a circa 6-8 volte superiore rispetto a quello ottenibile con acqua. Vista l’importanza dell’accumulo termico in impianti di teleriscaldamento, il Centro di Formazione AIRU ha organizzato un corso dedicato, della durata di un giorno, nel quale saranno esposte le caratteristiche delle soluzioni più consolidate e quelle più innovative. Si tratta della prima edizione di questo corso, su un tema di notevole interesse per gli operatori del teleriscaldamento, ai quali il Centro di Formazione AIRU da appuntamento per il prossimo Novembre.
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Urbano LaRiscaldamento voce della geotermia
La voce della geotermia NOTIZIARIO UGI ANNO XIV - SETTEMBRE 2015 - N.40
LA “BUONA” GEOTERMIA Giancarlo Passaleva
Da un po’ di tempo, in Italia, si è cominciato a parlare di cose “buone” (”la Buona Scuola”, la “Buona Politica”, la “Buona Giustizia”, ed altre), il cui significato di “bontà” rimane un concetto forse chiaro nella mente di chi così definisce ciascuna categoria, e che comunque intende porsi in evidente antitesi con la versione “non buona” delle categorie stesse. Qualcosa di simile ha cominciato a verificarsi anche in geotermia, nel cui settore di sviluppo per produzione di energia elettrica ed usi industriali si sta affacciando il concetto di “buona geotermia”, in contrasto (ancora implicito, per la verità, ma già sottilmente allusivo) con una “geotermia non buona”. In sostanza, in varie sedi, si è cominciato a parlare di “buona geotermia” quando la produzione di energia elettrica viene fatta con fluidi di media-bassa temperatura, per mezzo di impianti a ciclo binario, con fluido organico nel ciclo secondario, per il motivo che in questi impianti il fluido geotermico può essere, e quasi sempre viene (quando tecnicamente possibile ed economicamente conveniente), reiniettato completamente nel serbatoio naturale di provenienza. In questi casi, può essere evitata ogni emissione di refluo in atmosfera. Infatti, la reiniezione totale del fluido geotermico, anche per questi impianti, è possibile soltanto al di sotto di un determinato contenuto di gas nel fluido stesso, e ciò dipende a sua volta dalle caratteristiche litologiche del sistema in cui il serbatoio di produzione si trova, e quindi dal chimismo del fluido estratto per generare energia elettrica. Nei serbatoi geotermici italiani, in particolare, il gas incondensabile, disciolto nel fluido geotermico o accumulatosi in cappello alla sommità del serbatoio, è costituito per oltre il 90% da anidride carbonica, con tracce di altri gas, tra cui idrogeno solforato, che gli conferisce il caratteristico odore sulfureo. UNIONE GEOTERMICA ITALIANA SEDE OPERATIVA c/o Università di Pisa/DESTEC, Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni
Largo L. Lazzarino, 1 56122 – Pisa www.unionegeotermica.it info@unionegeotermica.it
ORGANI DELL’UGI
CONSIGLIO DIRETTIVO
RESPONSABILI DEI POLI OPERATIVI
Passaleva Ing. Giancarlo (Presidente) Bottio Ing. Ilaria (Vice Presidente) Conti Ing. Paolo (Segretario) Parri Ing. Roberto (Tesoriere) Bonciani Ing. Roberto (Membro) Pipan Prof. Michele (Membro) Pizzonia Dr. Antonio (Membro)
Piemonte Prof. Ing. Carlo (Polo Nord-Ovest) Pipan Prof. Michele (Polo Nord-Est) Giordano Prof. Guido (Polo Centro) Pizzonia Dr. Antonio (Polo Sud)
COLLEGIO DEI REVISORI Bertani Dr. Ruggero Burgassi Dr. Armando Fiordelisi Dr. Adolfo
COMITATO DI REDAZIONE DEL NOTIZIARIO Passaleva Ing. Giancarlo (Capo Redattore) Parri Ing. Roberto (V. Capo Redattore) Cataldi Dr. Raffaele (Membro) Conti Ing. Paolo (Membro)
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La voce della geotermia
Per cui, in Italia (come per altro in diversi Paesi nel mondo), negli impianti di produzione geotermoelettrica a ciclo diretto, i gas incondensabili, estratti dal condensatore del vapore di scarico della turbina per mezzo di appositi compressori, venivano in anni passati immessi in atmosfera senza alcun trattamento previo e creavano ovviamente alcuni problemi di ordine ambientale, soprattutto di natura olfattiva. Ormai da diversi anni a questa parte, invece, nelle centrali geotermiche italiane, prima dell’immissione all’esterno, i gas vengono trattati in appositi impianti di depurazione catalitica (detti AMIS), che assorbono quasi il 100% dell’idrogeno solforato e di eventuali tracce di mercurio. Rimane perciò allo scarico degli impianti geotermici a ciclo diretto solo l’anidride carbonica. In merito alla CO2 di origine geotermica, bisogna tuttavia osservare che essa è comunque inferiore, nella media ed a parità di energia generata, rispetto a quella prodotta dai migliori impianti termoelettrici, siano essi a ciclo combinato o - comunque - alimentati a gas naturale. Va inoltre considerato che la CO2 contenuta nel fluido geotermico, non è generata da un processo artificiale (combustione), ma è presente in natura nel serbatoio di attingimento, dal quale, se non fosse estratta insieme al fluido utilizzato per produrre energia elettrica, verrebbe comunque liberata in atmosfera, in tempi ovviamente molto più lunghi, attraverso le manifestazioni naturali (fumarole, lagoni, geysers, sorgenti calde, putizze e mofete) che in aree geotermiche di alta temperatura esistono sempre ed ovunque nel mondo. Occorre infine tener presente che gli impianti geotermici a ciclo binario, hanno, per ora, potenze molto limitate rispetto a quelli a ciclo diretto, che hanno consentito fino ad oggi un notevole sviluppo dell’energia geotermoelettrica, e ne possono garantire altrettanto per i decenni futuri, senza alcun importante danno ecologico. Ben venga, quindi, anche in Italia un forte sviluppo degli impianti geotermici a ciclo binario, possibilmente accrescendone pure la ridotta potenza unitaria attuale; ma ciò senza nemmeno pensare di dover arrestare lo sviluppo degli impianti a ciclo diretto. Al contrario, con una oculata gestione delle risorse disponibili in ogni area, i due diversi tipi di impianto potrebbero essere installati in forma complementare tra loro, dando così un apporto significativo al futuro energetico del Paese, e generando altresì, importanti risultati sul piano locale in termini economici, occupazionali ed ambientali ! Solo così, e non con fuorvianti slogans di presunta nuova tecnologia degli impianti binari (noti ed usati da decenni in molti campi del mondo a complemento di quelli a ciclo diretto) le risorse geotermiche di alta temperatura, che sono intrinsecamente “buone” ovunque presenti nel mondo - se usate sapientemente - potrebbero diventare “ottime” anche in Italia nel giudizio di tutti e per tutte le loro diverse forme di coltivazione!
IL CONGRESSO GEOTERMICO MONDIALE 2015 Con la tradizionale cadenza quinquennale, dal 19 al 24 Aprile si è svolto a Melbourne (AU) il “Word Geothermal Congress”, organizzato dall’ IGA-I nternational Geothermal Association, in collaborazione con l’AGEC-Australian Geothermal Energy Group, l’AGEA-Australian Geothermal Association e la NZGA-New Zealand Geothermal Association. Nel “Melbourne Convention and Exhibition Centre” si sono raccolti 1600 partecipanti da tutto il mondo. Estremamente “densa” l’agenda dei lavori: in cinque giorni si sono succedute 187 sessioni, 3 sessioni plenarie (comprese quelle di apertura e chiusura), 29 eventi collaterali, 6 corsi brevi, e 4 escursioni tematiche di campagna. Circa 935 i lavori presentati oralmente e circa 340 i poster. In totale, gli atti includono 1321 note riguardanti i seguenti argomenti principali: • Rapporti nazionali; • Politiche Energetiche ed aspetti normativi, ambientali e sociali; • Economia e strategie di mercato; • Casi studio e formazione; • Valutazione delle risorse, esplorazione, perforazione, ingegneria del serbatoio; • Geologia, geofisica, idrogeologia, geochimica, geomicrobiologia; • Ingegneria di superficie e tecniche di reinezione; • Estrazione e trattamento dei minerali; • Corrosione ed incrostazioni (scaling); • Gestione e coltivazione dei campi geotermici; • Produzione geotermoelettrica;
Paolo Conti Segretario
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• Sistemi integrati e cascami termici; • Balneologia, teleriscaldamento, usi agricoli e altri
usi diretti; • Pompe di calore geotermiche; • Sistemi avanzati non convenzionali (EGS, magmatici, geopressurizzati, acquiferi, sedimentari caldi, e sistemi vulcanici sottomarini) • Sostenibilità della produzione; • Software per applicazioni geotermiche • Miscellanea
Gli Autori/Co-autori italiani sono stati circa 100, presenti in 40 lavori. L’UGI ha partecipato attraverso una piccola delegazione composta dal Presidente Onorario Dott. Raffaele Cataldi, Segretario Ing. Paolo Conti e dal proprio rappresentante presso l’IGA Prof. Bruno della Vedova presentando più relazioni tra cui tre relative allo stato attuale degli usi diretti nel nostro Paese (“Geothermal Direct Uses in Italy: Country Update for WGC2015”, Conti P, Grassi W, Passaleva G, Cataldi R), alle prospettive di sviluppo della Geotermia nei prossimi decenni (“Outlook on Geothermal Power Development in Italy by 2050: Up or Down?”, Cataldi R, Grassi W, Passaleva G) e ai teleriscaldamenti e teleraffrescamenti in Italia (“Status and Perspectives of the District Heating and Cooling Infrastructures in Italy”, Bottio I, Ferraresi F, della Vedova B). Altri Soci hanno partecipato individualmente. Tutte le note del congresso sono consultabili sul sito dell’IGA http://goo.gl/Ym1QOs . Durante la sessione plenaria introduttiva, oltre all’introduzione del programma dei lavori (Nota 1), sono stati presentati la situazione attuale delle applicazioni geotermiche nei due Paesi ospitanti del Congresso (Nota 2-3), le statistiche relative alla produzione geotermoelettrica mondiale (Nota 4) ed agli usi diretti (Nota 5) ed, infine, le prospettive di sviluppo future dell’energia geotermica (Nota 6) nel Mondo. Rimandiamo alle note citate per tutti i dettagli su questi argomenti; per cui ci limitiamo qui a riportare i valori globali relativi al quinquennio 2010-2015: la potenza geotermoelettica installata e la produzione di energia sono aumentate rispettivamente del 16% (da 10,9 a 12,6 GWe ) e del 9% (da 67,2 a 73,5 TWh, pari a 5.8 e 6.3 MTEP); per gli usi diretti la potenza installata è aumentata del 45% (da 48.5 a 70.3 GWth), mentre l’energia termica utile è aumentata del 39% (da 423.8 a 587,8 TJ, pari a 10.1 e 14 MTEP).
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Orientamenti di sviluppo emersi
Le tendenze di indirizzo e gli orientamenti sulle attività da svolgere per lo sviluppo della geotermia nel mondo nei prossimi anni, emersi dalle relazioni di sintesi, dai contributi tecnico-scientifici, dagli interventi dei partecipanti e dalle discussioni fatte in riunioni tematiche ed incontri vari tenutisi durante il Congresso, possono essere riassunti come segue.
• Forte diffusione dello sfruttamento della risorsa ge-
otermica “a bassa temperatura” in tutte le sue forme di applicazione, ed in particolare per la climatizzazione estiva ed invernale di ambienti. Quest’ultimo settore ha riscontrato un ritmo di crescita mondiale di oltre l’11% all’anno in termini di energia utile fornita. Ha contribuito notevolmente a tale sfruttamento l’uso di pompe di calore.
• Dal punto di vista degli orientamenti emersi, il futu-
ro degli usi termici è fortemente legato alla capacità degli operatori (legislatori, progettisti, gestori di impianti) di rendere competitive e sostenibili tali tecnologie, cercando di ridurre il più possibile il costo capitale/investimento di tali impianti. Numerosi lavori hanno quindi riguardato lo sviluppo tecnologico, la progettazione ottimizzata, l’integrazione con altre tecnologie e fonti energetiche, la possibilità di sfruttamento di “economie di scala” attraverso la costruzione e l’esercizio di reti TLR.
• Moderato sfruttamento di aree meso- ed iperter-
mali per produzione di energia elettrica con fluidi a temperatura quasi sempre oltre 100 °C. Per fluidi a temperatura tra 80 e 160 °C circa sono stati usati il più delle volte impianti a ciclo binario e circuito chiuso con reiniezione totale del fluido primario. Ma siccome le aree di recente coltivazione sono state solo quelle individuate in anni precedenti, in tutti i Paesi di potenziale interesse l’esplorazione di nuove aree è rimasto un capitolo aperto. Ad ogni modo, la grande prevalenza della generazione geotermoelettrica mondiale, e comunque tutta quella di tipo commerciale, è stata ottenuta ancora dai sistemi idrotermali. In alcuni casi (pochi al mondo, però), la produzione di elettricità è stata seguita a valle da uno o più usi diretti del calore per una utilizzazione a cascata dell’energia termica disponibile. In altre parole, solo in pochi campi di alta temperatura sono stati (ed è previsto che siano) realizzati schemi di sfruttamento cogenerativi. Visto l’estremo interesse e l’attuale evoluzione politico/normativa verso l’efficientamento dello sfruttamento delle fonti di energia, si auspica che questo diventi una delle principali modalità di utilizzazione dell’energia geotermica, rimanendo per ora, un capitolo aperto.
• I sistemi geotermici non convenzionali di alta tem-
peratura (HDR/EGS, sistemi magmatici, fluidi ipercritici, sistemi geopressurizzati, campi fumarolici sottomarini, e salamoie calde), diversi quindi dai sistemi idrotermali ed ancora immaturi per uno sfruttamento a scala commerciale, hanno trovato nel Congresso un ampio interesse. Sono state evidenziate però posizioni abbastanza diverse sulla loro possibilità di giun-
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La voce della geotermia
gere presto a maturazione tecnologica e commerciale. In particolare, i sistemi del tipo HDR/EGS (che in passato parevano abbastanza vicini a maturazione), dopo i risultati alquanto deludenti della sperimentazione fatta in Australia nel Cooper Basin ed in altri Paesi, hanno invece mostrato di dover superare ancora numerose difficoltà. Sono parsi invece molto incoraggianti i risultati di ricerche e sperimentazioni fatte da gruppi di lavoro internazionali in Islanda, Messico e Stati Uniti per avviare a maturazione lo sviluppo dei sistemi magmatici, dei fluidi supercritici e dei campi fumarolici sottomarini. Si sono delineate perciò in questo campo due tendenze di fondo: da una parte coloro che lavorano sui sistemi HDR/EGS in Paesi che, per loro costituzione geologica, posseggono solo questo tipo di sistemi (i quali insistono sulla necessità di proseguire in questa direzione perché, sebbene debbano essere tutti fortemente “ingegnerizzati”, tali sistemi sono diffusi quasi ovunque nel mondo); e dall’altra coloro i quali ritengono di dover puntare prioritariamente sulle aree ipertermali in quanto (benché a volte logisticamente o tecnologicamente più impegnative) esistono già condizioni naturali molto favorevoli all’estrazione di ingenti risorse geotermiche di alta temperatura. Una terza posizione è quella indicata dall’UGI per l’Italia, che possedendo tutti i tipi di sistema non convenzionale sopra detti, e considerando che essi spesso coesistono nelle stesse aree, si presta bene per affrontare lo studio e la sperimentazione di tutti i sistemi geotermici non convenzionali in forma integrata tra loro attraverso un progetto finalizzato di ricerca e sviluppo.
• Sulla metodologia di esplorazione per individuare
e valorizzare nuove aree geotermiche di alta temperatura sono stati presentati molti lavori: la maggior parte di tipo modellistico per una più avanzata elaborazione di dati raccolti in precedenti campagne di ricerca e prospezione; ma altri anche di tipo innovativo, concettualmente avanzati, per l’esecuzione di ricerche, analisi e prospezioni di nuova concezione. Tra esse si citano: ricerche basate sugli impulsi di pressione in pozzo e sulle vibrazioni procurate dallo scalpello in rotazione durante la perforazione come sorgenti di onde sismo-elastiche di lieve entità, usate per ricostruire le caratteristiche meccaniche e la successione litologica delle rocce perforate; la “stimolazione morbida” nelle operazioni di hydrafrac volte ad aumentare la permeabilità del serbatoio; prospezioni magnetotelluriche con filtraggio del rumore magnetico di fondo in superficie; rilevamenti in pozzo con l’uso di fibre ottiche per risalire alle proprietà fisiche delle rocce; geotermometri e traccianti geochimici di nuova concezione. Tutto ciò per migliorare la caratterizzazione delle aree di ricerca e coltivazione e per ridurre il rischio minerario nella perforazione dei pozzi.
• Per l’accettabilità sociale dello sviluppo della geo-
termia in aree particolarmente sensibili, in una sessione ad hoc dedicata a questo tema, sono state indicate diverse procedure di approccio al fine di ridurre notevolmente, e se possibile eliminare, gli ostacoli
creati dalla opposizione delle popolazioni locali all’esecuzione di progetti geotermici di una certa rilevanza. Come caso di studio è stato illustrato l’esempio di quanto fatto in Nuova Zelanda per superare l’iniziale contrarietà dei Maori nei territori con manifestazioni geotermiche, da essi considerate sacre.
• Una marcata tendenza messa in luce attraverso
numerose riunioni svoltesi durante il Congresso è quello che per brevità si definisce qui come “volontà di alleanza e cooperazione”. Si sono notati, però, orientamenti di segno diverso: da una parte quello di formare alleanze o forme di super-associazione laddove esiste un bisogno di svolgere azioni di lobbying coordinate per ottenere risultati di comune interesse; e dall’altra di creare sotto-gruppi nell’ambito di associazioni ampie, laddove si presentano interessi di tipo specifico per aree o campi di attività particolare. Come esempi si possono citare: per il primo gruppo la creazione (avvenuta nel 2009, ma rafforzata in ambito geotermico durante il WGC 2015) della IRENA/International Renewable Energy Association, e le più recenti formazioni della REA/Renewable Energy Alliance e della GGA/Global Geothermal Alliance; e per il secondo gruppo la costituzione, avvenuta durante il WGC2015, della WING/Women in Geothermal, e del Foro de Geotermia Latino-Americano.
25° anniversario della fondazione dell’IGA
Uno degli eventi collaterali del programma tecnico del Congresso, che ha riscosso vivo successo, è stato la celebrazione in oggetto, svoltasi tra le h. 17 e 20 del 23/4 u.s. durante una sessione speciale del WGC2015. In realtà, siccome l’IGA fu formalmente fondata nel 1989 (Castelnuovo V.C., 5/5/1989), la celebrazione avrebbe dovuto tenersi nel 2014; ma era stata procrastinata di quasi un anno per favorire la presenza di un ampio numero di soci IGA. Ed infatti vi hanno partecipato oltre 200 congressisti. Il programma della sessione, dopo l’introduzione del Chairman e della Presidente dell’IGA, includeva: una magistralis lectio sulla “Storia della geotermia nel mondo dalle origini al 1950”, tenuta dal messicano Prof. M.C. Suarez Arriaga; una nota sulle “Origini, fondazione ed attività dell’IGA nei suoi primi 25 anni di vita”, presentata dal Segretario dell’IGA Dr. A. Ragnarsson; la premiazione degli 8 promotori/ fondatori dell’IGA (H. Alonso Espinosa, MX; T. Amor, UK-USA; R. Cataldi, IT; J. Combs, USA; E. Eliasson, IS; R. Greider, USA; J. Koenig, USA; e T. Mahon, NZ); un riconoscimento speciale a 6 soci IGA scelti per meriti particolari (E. Barbier, IT; D. Freeston, NZ; I. Friedlifsson, IS; J. Garnish, UK; E. Iglesias, MX; e J. Lund, USA); ed infine uno sguardo di prospettiva al futuro dell’IGA detto “Towards the IGA’ fifties” da parte della Presidente dell’IGA. In un intervento fatto a nome di tutti i premiati il Presidente Onorario dell’UGI Cataldi, dopo avere accennato ai contatti avuti da lui ed altri colleghi nel periodo 1970-‘85 con scienziati e tecnologi di chiara fama geotermica per esaminare la possibilità di creare un gruppo organizzato di promozione della geotermia nel mondo, ha voluto ricordare come i 14 soci
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che hanno ricevuto un riconoscimento sono solo una parte di coloro che hanno lavorato alacremente e con forte impegno per la fondazione e/o il consolidamento e la conduzione dell’IGA dal 1985 al 2010; ne ha perciò elencato i principali, uomini e donne, da una ventina di Paesi, inclusi alcuni italiani. Cataldi ha poi sottolineato come, alle spalle di ognuno dei premiati e di altri che hanno appassionatamente lavorato per l’IGA fino al 2010 ci sia stata quasi sempre una istituzione o organizzazione pubblica, nazionale o internazionale, che ne aveva sostenuto lo sforzo e le spese, o che aveva contribuito, con donazioni in valuta ed attività in natura, alla nascita, crescita e sviluppo dell’IGA. Tra le organizzazioni citate vi sono anche, per il nostro Paese, l’Enel ed il CNR. Pertanto, ha concluso Cataldi, ogni riconoscimento fatto ai 14 premiati, va idealmente condiviso tra tutte le persone ricordate (uomini e donne, vivi o estinti, presenti all’evento o no), nonché tra le istituzioni ed organizzazioni che hanno sostenuto la fondazione e le attività dell’IGA nei suoi primi 25 anni di vita. Questo concetto è stato calorosamente apprezzato dai partecipanti, i quali hanno più volte interrotto l’intervento del Dott. Cataldi con numerosi applausi. (Nota 7)
Conclusioni
La presentazione e la lettura della “Dichiarazione di Melbourne” (riportata in inglese nel Notiziario #41), è stato il momento conclusivo con cui la comunità geotermica ha rinnovato l’impegno per un continuo e sempre più marcato sviluppo della geotermia nel mondo. I punti principali riguardano la necessità di politiche e legislazioni più “snelle” ed efficaci che favoriscano la competitività della tecnologia geotermica, lo sviluppo e la sostenibilità degli impianti di sfruttamento in cooperazione e nel rispetto delle realtà e degli ecosistemi locali, la necessità di fondi per la ricerca e lo sviluppo e la riduzione dei costi, la riduzione del “rischio di investimento”, la cooperazione e la condivisione di informazioni, idee, progetti tra tutti gli operatori politici, industriali, professionali e di ricerca. Inoltre, è stato effettuato un simbolico passaggio di consegne tra i due Paesi ospitanti del WGC2015 e l’Islanda, la quale ospiterà il prossimo Congresso Mondiale nel 2020. Durante la cerimonia conclusiva si è svolta anche la premiazione dell’“IGA Best Paper Award 2015”, concorso IGA che premia i migliori articoli scientifici a tema geotermia, per il quale i Soci UGI Prof. Ing. Alessandro Franco e Ing. Maurizio Vaccaro sono risultati vincitori con un importante lavoro: An integrated “Reservoir-Plant” strategy for a sustainable and efficient use of geothermal resources (Energy, Volume 37, Issue 1, January 2012, Pages 299310, ISSN 0360-5442, http://goo.gl/cHn4Ba). Ai due colleghi vincitori le più vive congratulazioni del Consiglio dell’UGI. Nota 1. Horne, RN “Introduction to the World Geothermal Congress 2015 Technical Program” Nota 2. Beardsmore G, Budd A, Huddlestone-Holmes C, Davidson C, “Australia: Country Update” Nota 3. Carey B, Dunstall M, Mcclintock S, White B, Bignall G, Luketina K, Robson B, Zarrouk S, Seward A, “2015 New Zealand Country Update” Nota 4. Bertani R, “Geothermal Power Generation in the World - 2010–2015 Update Report” Nota 5. Lund JW, Boyd T, “Direct Utilization of Geothermal Energy 2015 Worldwide Review” Nota 6. Newson J, “The Future of Geothermal Energy 2015” Nota 7. A titolo personale, l’autore tiene a sottolineare l’importante messaggio che la cerimonia e l’intervento del Dott. Cataldi sono riusciti a trasmettere ai partecipanti, specie a quelli più giovani come me. La fondazione dell’IGA si è basata su un sincero, convinto e disinteressato spirito di condivisione e cooperazione: questi sentimenti sono alla base di qualsiasi attività associativa e devono assolutamente essere preservati per un corretto operato negli anni futuri. Ci auguriamo che lo stesso spirito venga mantenuto anche all’interno dell’UGI.
VIAGGIO NEL CUORE CALDO DELLA TOSCANA LA VIA DELLA GEOTERMIA
Raffaele Cataldi Presidente Onorario
Alle centinaia di libri, saggi ed articoli pubblicati da Effigi Edizioni in poco più di 20 anni per diffondere la conoscenza della storia, della cultura, delle tradizioni locali e di altri aspetti poco noti del Mt. Amiata, della Maremma e delle Colline Metallifere, si è aggiunta nell’Aprile scorso una guida tematica intitolata “Viaggio in Toscana, La Via della Geotermia, dalla Val di Cecina all’Amiata”.
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Il sottotitolo del libro (“La via della geotermia”), pertanto, riflette pienamente questa situazione di base, e rappresenta uno dei fili conduttori del “viaggio” descritto. Altri denominatori comuni dei luoghi trattati sono la storia millenaria di civiltà, la ricchezza di opere d’arte, e la multiforme bellezza del paesaggio, che caratterizzano tutta la zona che va dall’alta Val di Cecina all’alta Val di Paglia. Si tratta, in breve, di una bella guida tematica, pubblicata anche in inglese, che non mancherà di suscitare nei lettori il desiderio di conoscere direttamente i luoghi descritti. Ma anche a chi, per motivi di studio o di lavoro, si è trovato a frequentare in passato la zona, e che ha perciò potuto farsi un’idea della storia, della civiltà, della situazione socio-economica, dello stile di vita e delle secolari tradizioni di quel territorio, la guida in esame offre spunti per tornare a visitarlo, goderne il paesaggio, rivedere borghi, chiese, opere d’arte, monumenti e castelli, visitarne nuovi e molti di più, e per conoscere inoltre aspetti di esso, cui in passato non aveva forse dato la dovuta attenzione. Un ritorno quindi in zona con rinnovato interesse culturale.
NOTIZIE BREVI DALL’ITALIA E DALL’ESTERO Il calore sotto i piedi
“The Heat Under Your Feet” è il felice slogan con cui è stata caratterizzata la componente geotermica del Progetto ReGeoCities che l’Unione Europea ha lanciato nel 2013 per sostenere l’applicazione nei Paesi comunitari delle pompe di calore geotermiche soprattutto nel settore del condizionamento climatico degli edifici. Queste attrezzature, infatti, benché abbiano alcuni inconvenienti, possono dare un notevole contributo per ridurre il consumo dei combustibili fossili (su cui sono stati basati finora la maggior parte degli impianti di riscaldamento esistenti in Europa), far fronte a possibili blocchi di forniture di petrolio durante periodi di crisi internazionali, mitigare gli effetti della volatilità dei prezzi dei combustibili e, soprattutto, contribuire al forte contenimento delle emissioni di gas serra. Per queste principali ragioni il Progetto in esame ha inteso di lanciare innanzitutto un programma di informazione pubblica capillare al fine di divulgare la conoscenza delle caratteristiche tecniche delle pompe di calore geotermiche in tutte le loro possibili configurazioni (sonde orizzontali sub-superficiali ed altre a canestro per circolazione di fluidi vettori glicolati, sonde verticali in pozzi e pali di fondazione, ecc.), dei costi di installazione nelle diverse situazioni, dei risparmi di spesa che si possono realizzare nel tempo, e dei benefici ambientali e generali che dalla loro utilizzazione ne derivano. Un apposito file è già stato inserito nel web ed è consultabile gratis; ma sono previsti, e saranno disponibili molto presto nei siti di ReGeoCities e del Progetto in esame, anche altri due files riguardanti, il primo alcuni “casi tipici di studio”, ed il secondo “normative e mezzi di finanziamento”. Per stimolare il mercato in modo differenziato, a seconda del rispettivo stato di sviluppo delle pompe di calore geotermiche, tra i 28 Paesi dell’Europa comunitaria sono stati scelti gli undici evidenziati a colori nella Figura 1, suddivisi in tre gruppi che sono stati definiti, rispettivamente, a “mercato maturo”, a “mercato consolidato”, ed a “mercato giovanile”. Ciò allo scopo di lanciare in essi un programma promozionale di sviluppo o ulteriore crescita, sostenuto dall’Unione Europea e mirato specificamente per ciascuno dei tre gruppi in base alle relative situazioni. Nei vari Paesi, vengono svolti periodicamente appositi Convegni di studio ed informazione. L’ultimo di essi si è svolto a Brussels. In Italia il Convegno denominato “L’utilizzo di acque sotterranee per climatizzazione e teleriscaldamento geotermico”, promosso dall’UGI, realizzato in collaborazione con la Regione Lombardia e l’AIRU, si è svolto a Milano. Le presentazioni dei vari relatori sono disponibili sul sito UGI di seguito riportato http://www.unionegeotermica.it/articolo.asp?ID=159. (Fonti: siti web www.heatunderyourfeet.eu ; www.ReGeoCitiesProject; http://goo.gl/BlDx1X ; EGEC Newsletter del Maggio 2015, pag. 8)
Raffaele Cataldi Presidente Onorario
Figura 1 L’areale di tests di mercato del Progetto ReGeoCities • In marrone, mercato maturo: Francia, Germania, Danimarca, Olanda, Svezia; • In giallo, mercato consolidato: Italia, Belgio, Irlanda; • In verde, mercato giovanile: Spagna, Romania Grecia.
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Importante commessa di servizi geotermici per lavori in Kenia assegnati alla STEAM, società italiana di ingegneria
Con i suoi oltre 500 MWe installati, il Kenia è il Paese dell’Africa più avanzato per produzione di energia geotermoelettrica, per la quale occupa ora l’8° posto nel mondo, dopo l’Islanda e prima del Giappone: due dei Paesi di più antica tradizione geotermica. Il Governo kenyano, inoltre, punta ad un forte sviluppo produttivo non solo nel campo di Olkaria (il principale in coltivazione nel Paese, ma anche in molte altre aree, alcune già studiate da decenni ed altre in corso di esplorazione, ivi incluse Eburru, Suswa, Bogoria, Menengai, Nakuru, Baringo, Longonot, Korosi, Paka e Silali (vedi Figura 2). Esse sono tutte ubicate nel settore meridionale della Great Rift Valley keniana, una vastissima depressione tettonica che forma l’omonima Provincia del Paese per una estensione di oltre 150.000 km2 . Il potenziale geotermoelettrico stimato del settore della Rift Valley mostrato nella Figura 3 è di oltre 10.000 MWe, mentre per le sole aree di ricerca sopra specificate (che sono ubicate ad Ovest e SO di Nairobi a distanze relativamente brevi dalla zona più abitata e sviluppata del Paese, e sono perciò quelle di più rapido sfruttamento), il potenziale stimato corrisponde a non meno di 2000 MWe. In tale quadro si spiega perché nel campo di Olkaria, dove sono già in esercizio quattro centrali per un totale di oltre 500 MWe, la KenGen (ente elettrico nazionale del Kenia), ha avviato di recente i lavori per una quinta centrale da 140 MWe (due unità da 70 MWe cadauna) denominata “Olkaria V”. Tali lavori sono stati divisi in diversi gruppi di attività (perforazione di pozzi, progettazione di impianti, costruzione ed installazione delle unità di generazione, opere civili, servizi di ingegneria, ed altri), ciascuno dei quali è stato messo in gara di appalto sotto la direzione della KenGen assistita da un Consulente generale internazionale. I servizi di ingegneria, in particolare, dopo una serrata gara alla quale hanno partecipato prestigiosi concorrenti internazionali (islandesi, neozelandesi e nord-americani), sono stati assegnato alla Ditta italiana di ingegneria STEAM/Servizi Tecnici per l’Energia e l’Ambiente (con direzione ubicata a Pisa) che ha presentato l’offerta in collaborazione con la Società portoghese GESTO Energia S.A. Il contratto ed i relativi impegni, che dureranno quattro anni, sono già stati avviati nel Maggio scorso.
Complimenti vivissimi ed auguri di buon lavoro ai colleghi che vi partecipano, la maggior parte dei quali soci dell’UGI!
Figura 2 Ubicazione del campo di Olkaria e delle altre aree di previsto sviluppo geotermoelettrico in Kenia (in rosso gli apparati vulcanici recenti ed in azzurro i laghi)
Panoramica del Lago di Naivasha in prossimità di Olkaria ed Eburru (Fonti: Comunicato stampa STEAM del 5/6/2015; www.steam-group.net; http://goo.gl/sj8UHl; altre fonti bibliografiche sulla geotermia in Kenia, tra cui gli Atti del World Geothermal Congress 2015).
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AIRU, CHE COS’È L'Associazione, senza scopi di lucro, ha le finalità di promuovere e divulgare l'applicazione e l'innovazione dell'impiantistica energetica territoriale, nel settore dei sistemi di riscaldamento urbano e derivati. Le suddette finalità sono parte di un impegno complessivo per fornire il massimo contributo del settore alla qualità ambientale ed energetica del sistema Italia e dei suoi centri urbani. In particolare l'Associazione è impegnata, attraverso accordi nazionali, regionali e locali con le istituzioni e gli operatori interessati, a fornire il massimo contributo agli impegni italiani sottoscritti nei trattati internazionali relativi ai settori di interesse. L'AIRU, nata per la cogenerazione ed il teleriscaldamento (con particolare attenzione a quello alimentato da fonti rinnovabili ed assimilate), estende ora il proprio interesse ad altri settori, quali il teleraffrescamento, ed in generale a tutti i vettori energetici, secondo un disegno interdisciplinare di energie integrate sul territorio.
AIRU, CHE COSA FA • • • •
Stabilisce rapporti di collaborazione fra gli operatori dell'impiantistica energetica territoriale italiani e si tiene in collegamento con le analoghe associazioni estere. Promuove ed organizza studi e ricerche ponendo a confronto le diverse esperienze, in collaborazione con organismi di interessi convergenti. Fa conoscere i risultati scientifici e tecnici conseguiti in Italia e all'estero nel campo dell'impiantistica energetica territoriale per il riscaldamento urbano. Istituisce la formazione di commissioni ad hoc operanti in segmenti di proprio interesse, per l'approfondimento di problemi specifici nonché l'organizzazione e la promozione di iniziative proprie di quel segmento operativo.
AIRU, CHI SONO I SOCI I soci di AIRU sono gestori di sistemi di teleriscaldamento, industriali che hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie dei sistemi di Riscaldamento Urbano, associazioni, università, Comuni, persone fisiche. L'AIRU è associata ad Euroheat & Power e Federato FINCO.
AIRU, CHI SI PUÒ ISCRIVERE Gestori del servizio teleriscaldamento; imprese e società che nell’industria e/o nel terziario hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie del riscaldamento urbano; enti, associazioni, società, istituti universitari, imprese, ecc. sia italiane che estere, che abbiano interesse a perseguire gli obiettivi statutari dell'Associazione. Possono essere soci individuali coloro che, in Italia o all'estero, si interessino di impiantistica energetica territoriale e abbiano superato i 18 anni di età, di cittadinanza sia italiana che straniera.
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