Dicembre 2006
editoriale
Direttore Responsabile Alfredo Ghiroldi Comitato di Redazione Claudio Artioli Mauro Cozzini Aldo Fiamberti Ettore Filippini Alberto Ghidorzi Stefano Piva Redazione Ilaria Bottio (coordinamento) Nunzia Fontana (segreteria) Sede Legale c/o Comune di Brescia P.zza della Loggia, 1 Direzione, Redazione, Amministrazione Piazza Trento, 13 - 20135 Milano Tel. 02 45412118-19 Fax 02 45412120 e-mail: l.airu@tiscali.it sito web: www.airu.it
Nell’editoriale dell’ultimo numero si è precisato che il cambio di testata della rivista è stato suggerito da una maggiore attenzione alla realtà del riscaldamento urbano in Italia e dell’intendimento di ampliare la rosa dei temi trattati, coinvolgendo anche amministratori attenti alle politiche energetiche locali. Iniziamo questa nuova “filosofia” editoriale ospitando un articolo del Sindaco di Ferrara, città che – senza dubbio – rappresenta uno dei più significativi esempi di strategia energetico-ambientale attuata nel corso degli anni con tenace costanza e continuità di interventi. Ringraziamo vivamente il dott. Sateriale per aver aderito alla nostra proposta e ci auguriamo che possa risultare di stimolo per altri importanti contributi.
Stampa Litografia Fabiano Reg. San Giovanni, 40 - 14053 Canelli (AT) Tel. 0141 827801 Fax 0141 8278301 Autorizzazione del tribunale di Milano n. 521 del 23/6/89 © Copyright Foglio di Collegamento AIRU Coordinamento Editoriale Pubblicità Italia Energia Fabiano Group Regione San Giovanni, 40 14053 Canelli - AT Tel. 0141 827801 Fax 0141 8278300 e-mail: italiaenergia@fabianoeditore.it internet: www.energiaitalia.com Direttore Carlo Ricci
Luigi Franco Bottio Segretario Generale AIRU
Segreteria e Servizi Silvia Demichelis, Antonella Ricci Progetto Grafico Nicoletta Troncon
La Direzione non è responsabile dei testi redazionali, delle opinioni espresse dagli Autori, né dei messaggi pubblicitari pubblicati in conformità alle richieste dell’inserzionista e declina, pertanto, ogni responsabilità per eventuali omissioni ed errori contenuti in questa edizione. Tutela della privacy: la rivista viene inviata in abbonamento. È fatto salvo il diritto dell’interessato di chiedere gratuitamente la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della legge 675/96.
DIFFUSIONE • Aziende fornitrici di tecnologie del teleriscaldamento • Aziende che progettano, realizzano e gestiscono il teleriscaldamento • Professionisti e Società di ingegneria • Multiutility, Comuni • Enti, Università, Istituzioni e Organismi comunitari COPIA OMAGGIO
Organismi dell’Airu 7 PRESIDENTE Giovanni DEL TIN Politecnico di Torino VICE PRESIDENTI Antonio BONOMO - ASM SpA, Brescia Fausto FERRARESI - Gruppo HERA SpA, Bologna Giuseppe TIRANTI - Federutility, Roma CONSIGLIO Fiorenzo BASSI - AEM Gestioni Srl, Cremona Floriano CESCHI - AGSM Verona SpA Andrea CIVARDI - Siemens SpA, Milano Stefano CONSONNI - Politecnico di Milano Marco CORNALI - FIMET SpA, Brescia Aldo FIAMBERTI - AES Torino SpA Paolo GALLIANO - IRIDE Energia SpA, Torino Alberto GHIDORZI - TEA SpA, Mantova Giancarlo GIACHETTI - ENIA SpA, Parma Stefano PIVA - Università di Ferrara Massimo TIBERGA - AEM SpA, Milano REVISORI DEI CONTI Luigi ANDREOLI - Socio individuale Mauro COZZINI - Socio individuale Matteo LICITRA - Socio individuale Alfredo AMMAN - AMGA SpA, Legnano Carlo BOCCACCI - TECHNOSYSTEM SpA PROBIVIRI Lorenzo CASSITTO - Politecnico di Milano Fabio CIVIERI - Socio individuale Nereo GALLO - Socio individuale Giorgio ANELLI - LOGSTOR Italia SpA Barbara SCHOPF - Brandes SpA
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GIUSEPPE CAIA Università degli Studi di Bologna
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Comitato di studio “Produzione e Distribuzione. Linee guida e qualità” Presidente: Ettore FILIPPINI - ASM Brescia SpA
Comitato di studio “Risorse rinnovabili” Presidente: Mauro COZZINI - Socio individuale
Valutazioni dell’efficienza energetica di impianti di teleriscaldamento che utilizzano fluidi geotermici ROBERTO PARRI UGI - Unione Geotermica Italiana
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PAST PRESIDENTS Cesare TREBESCHI Evandro SACCHI Luciano SILVERI Paolo degli ESPINOSA
Comitato di studio “Sottostazioni d’utenza e misura del calore. Linee guida e qualità” Presidente: Alberto GHIDORZI - TEA SpA Mantova
Il teleriscaldamento come riscaldamento urbano Autonomia dell'attività rispetto ad altri sistemi di produzione e fornitura di energia termica
SEGRETARIO GENERALE Luigi Franco BOTTIO
COMITATI Comitato di studio “Tariffe di vendita dei vettori energetici. Marketing e Sviluppo commerciale” Presidente: Claudio ARTIOLI - Gruppo HERA SpA
La politica e le esperienze della città di Ferrara per l’uso ottimale e sinergico delle fonti energetiche presenti sul territorio
Forlì: il teleriscaldamento nel Gruppo HERA ed efficienza energetica FAUSTO FERRARESI Area Teleriscaldamento Gruppo HERA
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News
IL RISCALDAMENTO URBANO
La politica e le esperienze della città di Ferrara per l’uso ottimale e sinergico delle fonti energetiche presenti sul territorio
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a storia del teleriscaldamento della nostra città iniziò quando i problemi delle fonti rinnovabili, dell’effetto serra, della dipendenza da lontani vettori energetici fossili erano ancora da venire. Non parliamo poi delle liberalizzazioni, più o meno ben riuscite al presente, dei mercati dell’energia elettrica e del gas naturale e della pianificazione energetica del Paese, che allora sembrava prossima e di cui, invece, siamo ancora in attesa. Come purtroppo raramente accade, tuttavia, l’intuizione strategica di allora si è dimostrata e si dimostra di grande attualità ed efficacia. Certamente è stato necessario proseguire, anno dopo anno, con costanza e determinazione, in una politica talvolta faticosa di passi graduali con investimenti, innovazione e miglioramento continuo. Ci troviamo però ora a cercare di governare un sistema che, se è maturo per le tecnologie del passato, incontra nuove sfide nelle esigenze della città nel suo complesso, nella sostenibilità ambientale e nei desideri dei cittadini. Nel momento in cui la città riconosce la validità ambientale del sistema, sia nel suo governo, sia nel mercato, nasce l’esigenza di portare il servizio “dappertutto e subito”: un compito davvero arduo. Ecco, allora, la necessità di armonizzare lo sviluppo della rete con le esigenze dettate dall’urbanistica: per i nuovi quartieri, per l’edilizia convenzionata, per le ristrutturazioni e le riqualificazioni interne
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al perimetro della città, approfittando talvolta di specifici interventi attuativi. Armonizzare, in questo caso, significa anche trovare accordi con le società erogatrici ormai privatizzate e con esigenze specifiche di redditività economica, operando attraverso la condivisione di scenari temporali di lungo periodo, in maniera inusuale nei mercati finanziari odierni. Lavorando in questo modo, garantendo il necessario periodo di rientro degli investimenti, si rendono possibili coperture del servizio che ricordano le politiche di incentivazione alla metanizzazione degli anni settanta. É chiaro, però, che servono politiche ben definite, di sicuro vantaggio per la comunità nel suo complesso, note e condivise, ad evitare anche il solo sospetto che si agisca più in funzione del mercato, che in funzione dell’agevolazione della vita della città. Lo sviluppo della rete, che non può avvenire a strappi, cammina di pari passo con la generazione dell’energia che la alimenta. La governance del sistema (amministratori pubblici e cittadini) esige che sia mantenuto, e anzi migliorato, il fondamentale ambientale che ha fatto partire con tanta efficacia ed entusiasmo l’iniziativa. É necessario, evidentemente, che il mix di fonti utilizzate resti il più sostenibile possibile: qui si deve esercitare il massimo dell’innovazione, della ricerca applicata e della sperimentazio-
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ne. Tutte le volte in cui è possibile, vanno anche prese adeguate distanze da prassi agevolatorie, legate a provvedimenti normativi: infatti l’orizzonte temporale ampio, che è necessario in questi casi, non si concilia con l’evoluzione normativa, particolarmente rapida di recente. Il reperimento di buone pratiche, in altri contesti, gioca un ruolo importante e deve sempre essere stimolato a tutti i livelli. La fantasia è altrettanto utile, essendo in grado di trovare particolarità del territorio che possono aiutare in
modo fondamentale questa ricerca. La collaborazione con gli enti di ricerca, specie se locali, può ben completare il quadro delle risorse necessarie. Devono restare fermi a tutti i livelli i principi della sostenibilità, che vanno sempre declinati con chiarezza e con fermezza. Si tratta, fra l’altro, di principi sempre più necessari, in un panorama di consapevolezza ambientale crescente, in cui occorre bilanciare con intelligenza le emissioni inquinanti, le fonti rinnovabili, o assimilate alle rinnovabili, i
certificati variamente denominati, le emissioni di gas climalteranti. L’equilibrio virtuoso del sistema passa anche, evidentemente, per il contributo economico che i cittadini sono tenuti a fornire. È ovvio far presente che una politica tariffaria trasparente e ben comprensibile sostiene “dall’interno” il sistema. Dal punto di vista materiale, va però anche garantita la convenienza economica, raffrontata sempre con le migliori tecniche disponibili al momento dal lato dell’utente. Il miglioramento tecnologico,
Impianto di Ferrara Centrale di produzione L’impianto di Riscaldamento Urbano di Ferrara, alimentato dalla centrale di produzione e pompaggio ubicata in località Cassana, a circa 4 km dalla città, è entrato in esercizio nel 1990. L’impianto di produzione, che installa una potenza totale di 114,4 MWt, utilizza tre fonti energetiche: a. la fonte geotermia, costituita da due pozzi di prelievo (il secondo realizzato nel 1995) ed da uno di immissione, con portata complessiva di 400 m3/h (14 MWt), ubicati in località Casaglia, a circa 1,5 km dalla centrale. Il calore geotermico (disponibile a bocca di pozzo alla temperatura di 100 °C) è fornito al sistema di Riscaldamento Urbano di Ferrara alla temperatura di 95 °C a mezzo di scambiatori di calore acqua/acqua, in modo da tenere separato il fluido geotermico dal fluido termovettore circolante in rete. b. il recupero di calore dall’impianto di incenerimento di RSU a servizio della città (entrato in funzione nel 1993), ubicato all’interno della centrale medesima, avente capacità di smaltimento di 50.000 t/a di rifiuto tal quale. Fino al 1999 il calore di recupero, disponibile sotto forma di vapore surriscaldato a 38 bar, veniva trasferito alla rete di teleriscaldamento alla temperatura di 95 °C a mezzo di scambiatori vapore/acqua. Dall’anno 2000 l’impianto è in grado di produrre energia elettrica (3,30 MWe) e calore (6,4 MWt). c. una centrale termica convenzionale costituita da n. 8 generatori di acqua calda alimentati a gas metano (potenza totale pari a 94 MWt), atti a coprire le richieste termiche di punta e con funzione di soccorso in caso di avaria alle altre unità di produzione. Rete di distribuzione La rete di distribuzione principale del calore, esercita alla temperatura massima di 95 °C, è costituita da due feeder (rispettivamente aventi DN 450 e DN 500 mm) in partenza dalla centrale, che si richiudono a maglia all’interno della città per garantire una maggiore affidabilità di esercizio. La rete di distribuzione secondaria ha prevalentemente una configurazione ad albero ed è interamente realizzata in tubazioni preisolate PN-25 (pressione massima di progetto uguale a 21 bar).
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Volumetria riscaldata
4.680.691 mc
Potenza termica impegnata presso l’utenza
182,55 MWt
Potenza termica massima immessa in rete
80,31 MWt
Sviluppo rete
47,82 Km
Sviluppo allacciamenti
13,28 Km
Sottentrali n. totale
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che cammina dal lato del mercato, ma anche dal lato del mix di fonti che alimentano le reti, può garantire che all’utente vengano sempre trasferiti gli effetti pratici del perfezionamento. Le politiche tariffarie del sistema gas (che il teleriscaldamento in gran parte sostituisce), le diverse agevolazioni delle fonti che alimentano, o possono alimentare le reti, i requisiti ambientali (incluse le esternalità e le prospettive di valutazione del ciclo di vita) portano ad individuare, nel teleriscaldamento, uno strumento importante dello sviluppo sostenibile, ma si tratta di una scelta che non può esaurirsi nella valutazione di una comunità locale. È sicuramente arduo, e un po’ velleitario, tentare d’impostare una politica energetica locale in assenza di riferimenti di più vasta scala, dal momento che vengono meno i riferimenti economici che stimolano il sistema ad andare nella direzione voluta. Va quindi sostenuta con forza, da tutte le parti coinvolte, l’esigenza di una politica energetica nazionale, inquadrata nelle linee fondamentali dell’Unione Europea e poi declinata a livello decentrato dalle regioni. In questa prospettiva, riteniamo che si potrebbe impostare una politica di lungo respiro, con basi solide per la sua sostenibilità, ma, allo stesso tempo, non possiamo restare senza far nulla, in attesa che altri inquadrino il problema. L’esercizio non è dei più facili, ma occorre mettersi al “tavolo da disegno” per una strategia dell’energia che vorremmo per la nostra comunità, lavorando con gli strumenti della partecipazione e con gli attori locali della filiera. In questo, infine, non dobbiamo trascurare che produrre energia in modo efficiente e veicolarla in modo altrettanto efficiente non esaurisce il compito, se essa è sprecata all’utilizzatore finale: il settore della riqualificazione dell’esistente è la vera sfida dei prossimi anni. Anche qui, un approccio innovativo al teleriscaldamento può dare l’occasione e la spinta per raggiungere, convincere, stimolare la cittadinanza ad un uso maggiormente consapevole delle nostre risorse più preziose.
IL RISCALDAMENTO URBANO
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Il teleriscaldamento come riscaldamento urbano Autonomia dell'attività rispetto ad altri sistemi di produzione e fornitura di energia termica
L’
AIRU - Associazione Italiana Riscaldamento Urbano intende concorrere alla definizione di una nozione esatta di teleriscaldamento, tale da rimarcare l'autonomia dell'attività svolta dagli associati rispetto ad altri diversi sistemi di produzione e fornitura di energia termica che si stanno diffondendo nel più recente periodo. Più precisamente, si intende sottolineare la distinzione tra teleriscaldamento, quale forma di riscaldamento urbano facente parte di un disegno complessivo energetico-ambientale sul territorio, rispetto a sistemi che consistono nel mero autoconsumo del calore prodotto, ovvero anche nella cessione di esso a terzi, ma mediante reti non collocate in prevalenza su suolo pubblico e non destinate ad offrire un servizio ad una pluralità di utenze in una zona significativa della circoscrizione comunale. Sussiste, cioè, la necessità di evitare che nel linguaggio corrente si diffonda l'uso improprio del medesimo appellativo (teleriscaldamento) per descrivere realtà eterogenee. Di conseguenza, è necessario evitare una confusione terminologica suscettibile, a lungo andare, di espandersi anche a livello normativo, con il rischio di sottoporre alla stessa disciplina giuridica situazioni, di fatto, tra loro differenti 1. La confusione tra differenti sistemi e tecnologie energetiche sarebbe, tra l'altro, in contrasto con il principio fondamentale di uguaglianza quale affermato sia dal diritto comunitario2, sia dal diritto costituzionale interno3: infatti, in base a tale principio, non solo le situazioni uguali vanno trattate in maniera uguale, ma è altresì indispensabile disciplinare in maniera diversificata, secondo le relative peculiarità, le situazioni che presentino reciproche differenze. Si tratta di una considerazione così ovvia, che non può essere ignorata.
Cosicché, in base al diritto comunitario ed al diritto interno, non sarebbero accettabili disposizioni normative ingiustificatamente parificatorie di realtà non omogenee e, cioè, tra il teleriscaldamento vero e proprio e, di contro, gli altri “sistemi minori” di produzione e distribuzione dell'energia termica cui sopra si è fatto riferimento4. Invero, anche se non è rinvenibile una definizione generale di teleriscaldamento, ed anche se occasionalmente (e limitatamente a specifiche discipline normative: v. alla nota 1) si sono accomunate nell'espressione fattispecie eterogenee, dagli atti delle istituzioni comunitarie e di quelle italiane risultano elementi tali da far ritenere che l'ordinamento giuridico continui tuttora a distinguere tra teleriscaldamento, inteso come riscaldamento urbano nel senso sopra specificato, ed altri diversi sistemi (minori) di produzione e distribuzione di calore ed acqua calda. Più precisamente, quando si riferisce al teleriscaldamento, la Commissione CE ne individua lo scopo nel «sostituirsi al riscaldamento individuale delle abitazioni di un intero quartiere. In altri termini, il riscaldamento fornito tramite il generatore di calore del teleriscaldamento sostituisce il calore delle piccole caldaie, che a loro volta sono alimentate da altre fonti energetiche, quali il petrolio, il gas, o l'elettricità» (decisione 2006/598/CE del 16 agosto 2006). Insomma, per le istituzioni comunitarie, il teleriscaldamento è una forma di «riscaldamento collettivo», il quale «consente una più facile gestione dell'uso di combustibili rinnovabili e l'impiego di una più ampia gamma di combustibili che producono minori emissioni» [così il p.to 2.2. del Piano d'azione per la biomassa, oggetto della Comunicazione della Commissione COM(2005)628 del 7 dicembre 2005]. Peraltro, il teleriscaldamento non consiste in iniziative isolate lasciate alla mera orga-
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nizzazione individuale, perché esso deve invece essere oggetto di pianificazione a livello locale. Infatti, nella "Risoluzione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni su una strategia comunitaria per promuovere la produzione combinata di calore e di elettricità (cogenerazione) ed eliminare gli ostacoli al suo sviluppo", datata 15 maggio 1998, il Parlamento europeo «propone che la Commissione, e soprattutto gli Stati membri, stabiliscano misure amministrative ed economiche atte a potenziare la produzione combinata di calore e di elettricità per l'approvvigionamento di acqua calda e riscaldamento per uso domestico», individuando, quale strumento necessario per lo sviluppo della tecnica in discorso, «la promozione di piani locali di riscaldamento e di raffreddamento». Del resto, il fatto che le istituzioni comunitarie considerino il teleriscaldamento (riscaldamento urbano) quale attività distinta rispetto ad altre iniziative di più circoscritta produzione e distribuzione del calore, trova conferma in ciò: anche quando il legislatore dell'Unione Europea disciplina – nel medesimo testo normativo – entrambe le sopra ricordate fattispecie, tuttavia procede per suddivisioni terminologiche le quali evidenziano come tratti di realtà analoghe, ma tuttavia diverse. Così, la direttiva 2004/8/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 febbraio 2004, sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia, fornisce una definizione di cogenerazione in generale («generazione simultanea, in un unico processo, di energia termica ed elettrica e/o di energia meccanica»); poi distingue le unità di microcogenerazione («unità di cogenerazione con una capa-
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cità massima inferiore a 50 kWe») e la piccola cogenerazione («le unità di cogenerazione con un'unità installata inferiore a 1 Mwe»), ritenendo di dover precisare che quest'ultima «comprende, tra l'altro, le unità di microcogenerazione e le unità di cogenerazione distribuite, come quelle che riforniscono zone isolate, o soddisfano domande limitate di tipo abitativo, commerciale o industriale» (ventesimo considerando). Tutto questo significa che l'ordinamento comunitario ha ben presente la distinzione tra iniziative di teleriscaldamento/ riscaldamento urbano, preordinate alla distribuzione di calore al pubblico mediante una rete diffusa, ed altri sistemi di produzione e fornitura di energia termica, limitati sul piano della dimensione impiantistica e dei soggetti che ne possono beneficiare. La sopra ricordata consapevolezza del legislatore comunitario circa la distinzione tra le fattispecie in discorso, è ribadita nella "Disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela dell'ambiente", presentata con il documento della Commissione 2001/C37/03, ove l'organo di governo dell' Unione Europea afferma che «occorre favorire gli impianti di energie rinnovabili [tra cui le biomasse] che permettano l'approvvigionamento in autosufficienza di un' intera comunità, come un'isola o un agglomerato urbano» (p. to 34) ed altresì ammette aiuti di Stato limitatamente «alle imprese che provvedono alla distribuzione pubblica di calore ed elettricità» (p.to 66). Quanto sopra rilevato non esclude che sia il teleriscaldamento, inteso come forma di riscaldamento urbano, sia gli altri diversi "sistemi minori" di produzione e fornitura dell'energia termica possano essere strumenti utili ai fini del risparmio energetico e della tutela dell'ambiente5. Tuttavia, ciascuno dei sopra ricordati e distinti meccanismi di produzione e fornitura dell'energia termica ha un ruolo proprio ed autonomo in relazione al profilo del soddisfacimento delle necessità energetiche complessive: il teleriscaldamento ha per destinataria una collettività situata su una porzione significativa del territorio comunale, sicché diviene componente del sistema di approvvigionamento energetico urbano, necessariamente oggetto di pianificazione amministrativa (v. sopra ed oltre); gli altri "impianti minori" di produzione e distribuzione di energia termica possono beneficiare di incentivi pubblici nella misura in cui contribuiscono al risparmio energetico ed alla tutela ambientale, ma restano iniziative individuali circoscritte, che fuoriescono dalla pianificazione energetica di tipo amministrativo. Ecco perché, anche alla luce del diritto comunitario, rispettivamente il teleriscaldarnento e le iniziative diverse di produzio-
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ne e fornitura di energia termica meritano di essere mantenuti distinti sul piano concettuale e non accomunati in una definizione (anche a fini giuridici) unitaria. L'autonomia del teleriscaldamento/riscaldamento urbano rispetto agli altri "sistemi minori" di produzione e distribuzione dell'energia termica, oltre che dalla sopra ricordata normativa di diritto comunitario, risulta anche dall'esame dell'ordinamento interno. Prima ancora di passare in rassegna i testi normativi, si segnala che è significativo quanto riporta il sito internet del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (www.minambiente.it) alla voce "Efficienza energetica: gli usi”. Ivi, è inserito un paragrafo intitolato "Uso razionale dell'energia su scala urbana: il teleriscaldamento e la metanizzazione", ove si afferma che il teleriscaldamento e la metanizzazione «vanno tutti e due impiegati per risolvere il problema energetico urbano», in quanto strumenti tecnologici alternativi e da utilizzare in maniera complementare. Il teleriscaldamento è «particolarmente adatto, come insegna l'esperienza, per interventi a scala di quartiere coordinati con la pianificazione urbana» e comporta la «distribuzione del calore (come acqua calda) attraverso un’apposita rete sistemata sottoterra, a bassa profondità (una specie di acquedotto caldo) ». Il Ministero consiglia il ricorso al teleriscaldamento tutte le volte in cui ciò sia «urbanisticamente ed economicamente fattibile», mentre «nelle situazioni di minore concentrazione edilizia, o comunque non adatte al teleriscaldamento, conviene puntare sulla metanizzazione». In sostanza, il Ministero evidenzia che il teleriscaldamento: a. è una forma di produzione e distribuzione del calore alternativa ed integrativa rispetto alla produzione del calore mediante il ricorso alle energie tradizionali erogate da parte di aziende che gestiscono servizi pubblici; b. è caratterizzato dalla distribuzione del calore mediante una rete assimilabile a quella dell'acquedotto, destinata a servire una pluralità di utenze collocate su una porzione non trascurabile del sistema urbano; c. la realizzazione dell'impianto richiede il coordinamento con la pianificazione urbanistica e, cioè, la stessa realizzazione di un sistema di teleriscaldamento richiede idonea programmazione pubblica. Invero, come si viene ad illustrare nei paragrafi che seguono, quella sopra riportata è l'esposizione riassuntiva, da parte del Ministero, dei caratteri del teleriscaldamento come sono venuti a delinearsi in fatto e come risultano descritti, seppure in maniera frammentaria, dalla normativa di diritto interno intervenuta in materia.
Nell'ordinamento italiano risulta particolarmente accentuato il collegamento tra teleriscaldamento e pianificazione pubblica. Già l'art. 5 della legge 9 gennaio 1991, n.10 ha previsto piani regionali relativi all'uso delle fonti rinnovabili, contenenti, tra l'altro, «la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento» (così il comma 3°, letto c). Il successivo art. 6 della medesima legge, sempre in un' ottica di programmazione, ha rimesso alle Regioni e Province autonome l'individuazione delle aree «che risultano idonee alla realizzazione di impianti e reti di teleriscaldamento, nonché i limiti ed i criteri nel cui ambito le amministrazioni dello Stato, le aziende autonome, gli enti pubblici nazionali o locali, gli istituti di previdenza e di assicurazione devono privilegiare il ricorso all'allaccio a reti di teleriscaldamento, qualora propri immobili rientrino in tali aree». La funzione è stata sovente conferita a livello provinciale [v. ad esempio l'art. 3, comma 1 ° , letto b) della legge reg. Friuli Venezia Giulia 19 novembre 2002, n. 30; l'art. 21, comma 3°, letto e) della legge reg. Sardegna 12 giugno 2006, n. 9], non senza espliciti richiami al relativo esercizio nell'ambito del Piano territoriale di coordinamento provinciale [in questo senso, ad esempio, l'art. 105, comma 5°, letto c) della legge reg. Liguria 21 giugno 1999, n. 18]. Ancora, la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 marzo 1999 (riguardante la razionale sistemazione nel sottosuolo degli impianti tecnologici) ha stabilito la redazione, da parte dei comuni, di un Piano urbano generale dei servizi nel
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sottosuolo (PUGSS), quale parte del Piano Regolatore Generale e da attuarsi in coerenza con gli strumenti di sviluppo urbanistico riguardante le reti di acquedotti, le reti elettriche di distribuzione, le reti elettriche per servizi stradali, le reti di distribuzione per le telecomunicazioni ed i cablaggi di servizi particolari, le reti di teleriscaldamento e le condutture di gas (così i relativi artt. 2 e 3). Il PUGGS ha poi trovato disciplina anche a livello regionale: cfr., ad esempio, gli artt. 34 e seguenti della legge reg. Lombardia 12 dicembre 2003, n. 26, la quale, inoltre, demanda alle Province l'individuazione, «nel piano territoriale di coordinamento provinciale, dei corridoi tecnologici ove realizzare le infrastrutture di interesse sovracomunale» (art. 36, letto a). La pianificazione pubblica del teleriscaldamento è del resto confermata anche dal recente d.lgs. 19 agosto 2005, n. 192 (di attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia). Infatti, nell'Allegato 4, p.to 6) del decreto le cui prescrizioni sono vincolanti, perché così stabilisce il relativo art. 16 comma 4°) – si precisa che la predisposizione all'allaccio alle reti di teleriscaldamento risulta sempre obbligatoria «in presenza di progetti approvati nell'ambito di opportuni strumenti pianificatori». Il fatto che l'ordinamento interno (in coerenza con quello comunitario: v. sopra) stabilisca la pianificazione pubblica del teleriscaldamento, è particolarmente importante. È noto, infatti, che la pianificazione indica il complesso di atti mediante i quali l'amministrazione, previa valutazione di una situazione nella sua globalità, individua le misure coordinate (modalità di azione dei soggetti, anche privati, coinvolti, risorse destinate a tali interventi, tempi per la realizzazione degli stessi e così via) per intervenire in un dato settore6. Allora, la circostanza che il teleriscaldamento debba essere oggetto di pianificazione pubblica, tutte le volte in cui si intenda realizzarlo, conferma che esso rappresenta una delle varie componenti del sistema integrato mediante il guale viene assicurato il riscaldamento urbano: è la necessità di coordinare, sul piano organizzativo, il teleriscaldamento con le altre forme di erogazione dei servizi energetici alla collettività (distribuzione del gas e dell'energia elettrica), presenti o da implementare sul territorio, ad imporre la relativa pianificazione in sede amministrativa. Questo aspetto della pianificazione pubblica del teleriscaldamento vale a distinguere l'attività in discorso dalle altre forme di produzione e distribuzione del calore di dimensioni più contenute e non destinate ad essere offerte al pubblico: per queste ultime, infatti, sono casomai stabiliti incentivi,
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ovvero prescrizioni da osservare obbligatoriamente, ma la relativa realizzazione ed implementazione è lasciata all'iniziativa individuale, al di fuori della programmazione amministrativa degli impianti necessari alla fornitura energetica della collettività. Tra l'altro, il fatto che il teleriscaldamento sia oggetto di pianificazione pubblica nel quadro di un programma complessivo di riscaldamento urbano, può costituire un limite proprio rispetto alle iniziative dirette a collocare solo forme individuali di produzione del calore senza carattere collettivo: si ved ad esempio, l'art. 3 del d.m. 15 febbraio 1991 di attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10, ove si prevede la possibilità di «trasformazione di impianti centralizzati di riscaldamento in impianti unifamiliari a gas per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria dotati di sistema automatico di regolazione della temperatura, inseriti in edifici composti da più unità immobiliari, con determinazione dei consumi per singole unità immobiliari», ma si preclude tale trasformazione con riguardo alle unità immobiliari «situate nelle aree individuate dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano ai sensi dell'art. 6 della suddetta legge, ove siano presenti reti di teleriscaldamento». Invero, anche la norma appena riportata contribuisce a testimoniare la differenza, sul piano gualitativo, tra un'attività come il teleriscaldamento, sottoposta a pianificazione pubblica e preordinata a fornire un servizio alla collettività, e le altre attività di produzione e distribuzione di calore rimesse invece alla mera iniziativa dei singoli, le quali – come è ovvio – debbono peraltro svolgersi in conformità, e non in contrasto, con la prima. Del resto, la distinzione tra le diverse fattispecie appena ricordate (teleriscaldamento e altre "forme minori" di produzione e distribuzione del calore) è rinvenibile anche nella disciplina regionale. Si veda, ad esempio, la delibera della Giunta della Regione Emilia-Romagna n. 21 del 16 gennaio 2001 (recante l'Allegato B allo schema di regolamento edilizio tipo), ove prima si fa riferimento alle «reti di teleriscaldamento urbano esistenti», evidenziando così che si tratta di attività integrata nel tessuto cittadino e destinata al pubblico, e, successivamente, si contempla la «possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento», ove l'uso dei due termini distinti conferma che si tratta di differenti sistemi di produzione e distribuzione dell'energia termica, non riassumibili in un unico concetto giuridico. In conclusione, per ricostruire ciò che – in base alla normativa di diritto interno – è il teleriscaldamento, è importante richiamare anche l'Accordo tra Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità montane per
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l'esercizio dei compiti e delle funzioni di rispettiva spettanza in materia di produzione di energia elettrica: ivi, ci si riferisce alla diffusione del teleriscaldamento quale attività «finalizzata alla climatizzazione anche delle piccole utenze produttive e delle utenze private di piccole dimensioni, con la messa a disposizione di un servizio di pubblica utilità per i centri urbani coinvolti». Il documento7 è importante perché è stato formato dai rappresentanti di tutti gli enti territoriali componenti la Repubblica e dà atto della natura del teleriscaldamento, quale attività consistente in un servizio offerto in maniera indifferenziata agli utenti presenti in un'area urbana di dimensioni significative. Ciò spiega anche perché vi sono normative regionali le quali annoverano il teleriscaldamento (distribuzione dell'energia termica) tra i servizi pubblici locali accanto, tra l'altro, alla distribuzione del gas naturale e dell'energia elettrica, specificando che si tratta di attività caratterizzate dall’universalità della prestazione (v. l'art. l, comma 2° della legge reg. Lombardia 12 dicembre 2003, n. 26). Naturalmente, non ogni iniziativa di teleriscaldamento "è servizio pubblico locale, ma lo è solo il teleriscaldamento che venga organizzato come tale, mediante apposita delibera del Consiglio comunale, tenuto altresì ad approvare la disciplina generale delle tariffe di erogazione all'utenza (art.
IL RISCALDAMENTO URBANO
42, comma 2°, letto f del d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267), da definirsi poi puntualmente da parte dell'organo dell'ente locale competente, in base al rispettivo ordinamento (art. 117 del d.lgs. ult. cit.). Tuttavia, il sopra ricordato art. 2 della legge reg. Lombardia n. 26 del 2003 è significativo, perché conferma che il teleriscaldamento si caratterizza per essere un'iniziativa complessa, preordinata a fornire calore alla collettività in maniera integrata e coordinata con le altre forme di distribuzione di energia alla collettività locale. In questo senso, cfr. altresì l'art. 4, letto a) della legge reg. Emilia Romagna 23 dicembre 2004, n. 26, la quale demanda ai comuni l'approvazione di programmi e l'attuazione di progetti per lo sviluppo di «servizi di interesse pubblico volti a sopperire alla domanda di energia utile degli insediamenti urbani, comprese le reti di teleriscaldamento» (art. 4, letto a). In considerazione di tutto quanto sopra, è ragionevole concludere nel senso che sia in base all'ordinamento comunitario, sia in base all'ordinamento interno, il teleriscaldamento, inteso come componente del riscaldamento urbano, è attività differente rispetto ad altre di produzione ed autoconsumo di energia termica ovvero di cessione della stessa, ma nell'ambito di rapporti individuali che si esauriscono al di fuori della programmazione pubblica. Pertanto, è plausibile formulare una defini-
zione di teleriscaldamento di cui proporre il recepimento anche in sede normativa, che valga a differenziare l'attività rispetto alle altre iniziative in campo energetico che non costituiscono teleriscaldamento in senso proprio. Peraltro, si ritiene di proporre una definizione di teleriscaldamento la quale – pur contenendone tutti gli elementi – sia più concisa di quella a suo tempo elaborata nel 2004 e proposta dall'AIRU al Ministero delle Attività Produttive. Ciò, anche per rendere maggiormente difficoltose eventuali manipolazioni di essa (v. quanto accaduto in sede di emanazione del d.m. 24 ottobre 2005, citato alla nota l) ed altresì per consentirne un più agevole recepimento anche al livello della normazione primaria(che normalmente non gradisce definizioni estese). Tenuto conto di quanto sopra, e in via di prima approssimazione, la definizione di teleriscaldamento potrebbe essere la seguente: "sistema a rete, collocato prevalentemente in suolo pubblico, al servizio di un comparto urbano, esistente o programmato, per la fornitura di energia termica, prodotta in una o più centrali, ad una pluralità di edifici appartenenti a soggetti diversi a fini di climatizzazione di ambienti e di rilascio di acgua calda ad uso igienico-sanitario, sulla base di contratti di somministrazione da concludersi nel rispetto del principio di non discriminazione e nei limiti di capacità del sistema, con tutti i clienti che richiedano l'accesso al sistema medesimo". Nei termini sopra esposti è l'elaborato relativo alla complessa questione che è stata sottoposta. Si rimane a disposizione per i necessari approfondimenti.
NOTE 1. Cfr. il d.m. 24 ottobre 2005 recante Direttive per la regolamentazione dell'emissione dei certificati verdi alle produzioni di energia di cui all'articolo l, comma 71°, della legge 23 agosto 2004, n. 239. L'art. 2, comma 3 °, lett. a} del decreto stabilisce che «La rete di teleriscaldamento deve soddisfare contestualmente le seguenti condizioni: Il i. alimentare tipicamente, mediante una rete di trasporto dell'energia termica, una pluralità di edifici o ambienti; Il ii. essere un sistema aperto ovvero, nei limiti di capacità del sistema, consentire l'allacciamento alla rete di ogni potenziale cliente secondo principi di non discriminazione; Il iii.la cessione dell'energia termica a soggetti terzi deve essere regolata da contratti di somministrazione, atti a disciplinare le condizioni tecniche ed economiche di fornitura del servizio secondo principi di non discriminazione e di interesse pubblico, nell'ambito delle politiche per il risparmio energetico». La sopra riportata definizione, che peraltro non ha valenza generale bensì ai soli fini del decreto (così il relativo art. 2, comma lo), è per molti versi positiva perché coglie numerosi elementi propri del teleriscaldamento; tuttavia non precisando che gli edifici od ambienti serviti dalla rete debbono appartenere a soggetti diversi e che la rete deve essere prevalentemente posata su suolo pubblico, essa finisce per considerare rete di teleriscaldamento anche quella strumentale al riscaldamento centralizzato di un solo condominio. 2. G. STROZZI, Amministrazione comunitaria. Il sistema normativa, in M.P. Chiti e G. Greco (diretto da), Trattato di diritto amministrativo europeo, Parte generale, Milano, 1997, 63. 3. G. AMATO, A. BARBERA, Manuale di diritto pubblico, l, Bologna, 1997, 311 segg.; G. Falcon, Lineamenti di diritto pubblico, Padova, 2003, 515 segg. 4. Corte di Giustizia CE, 13 dicembre 1984, in causa C- 106/83, p.to 28; id. 28 giugno 1990, in causa C174/89, p.to 25; Corte Cost. 28 novembre 1961, n.64; id. 27 luglio 1982, n.139. 5. Ad esempio, la microcogenerazione è considerata, nell'ambito della direttiva 2004/8/CE, nella misura in cui assicuri risparmi di energia primaria. 6. E. Casetta, Manuale di diritto amministrativo, sesta ed. riveduta e aggiornata, Milano, 2004, 322 s. 7. Recepito a livello regionale, ad esempio, con delibera della Giunta della Regione Emilia-Romagna n. 18 del 13 gennaio 2003.
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DICEMBRE 2006
IL RISCALDAMENTO URBANO
Valutazioni dell’efficienza energetica di impianti di teleriscaldamento che utilizzano fluidi geotermici
L’
andamento del mercato del petrolio e del gas naturale pone in evidenza la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e di ridurre il consumo di energia. L’obiettivo è di incrementare l’efficienza dei processi di produzione di energia, al fine di ottenere una diminuzione dell’utilizzo dei combustibili fossili. Una notevole parte dei consumi energetici è da imputarsi, infatti, al riscaldamento degli ambienti1 per il quale il gas naturale è divenuto il combustibile più diffuso (75%); ma il metano è anche il combustibile usato nelle centrali elettriche a più alto rendimento2. In altre parole, bruciare questo gas, sembra oggi la soluzione “più facile”; ma non bisogna dimenticare che si tratta di una risorsa costosa e limitata e, quindi, insostenibile nel lungo termine. Inoltre, pur avendo il pregio della facile trasportabilità e delle basse emissioni rispetto ad altri combustibili, utilizzare metano per scaldare ambienti a 20 °C è, sul piano energetico, un enorme spreco. Per aumentare l’efficienza energetica del Paese, sarebbe quindi logico usare, per il riscaldamento, sorgenti termiche a più bassa temperatura ed in particolare la risorsa geotermica che, in Italia, è disponibile quasi dappertutto. Premesso quanto sopra, questa nota intende analizzare di quanto il sistemaPaese potrebbe ridurre il consumo di gas naturale qualora venisse effettuata la sostituzione del tradizionale riscaldamento a metano con impianti di teleriscaldamento alimentati da fluidi geotermici. In particolare, dato che questi non sono omogeneamente diffusi sul territorio nazionale, vengono analizzati vari casi di tipo di fluido disponibile (vapore o acqua calda) e come varia, per ciascuno di essi, il risparmio di combustibile fossile che ne deriva, utilizzando come metro di paragone il valore di un parametro “indice di risparmio energetico”, detto R.
16
La tendenza dell’indice al valore 1 (uno) significa che si ottiene lo stesso risultato di comfort riducendo a zero, o quasi, l’uso di combustibili fossili; ad esempio, se R assume il valore 0,9, esso indica che si ottiene lo stesso risultato globale usando al 90% calore naturale e facendo ricorso, complessivamente, solo al 10% di energia da metano. SISTEMA DI IMPIANTO CONSIDERATO Consiste di un impianto posto nelle vicinanze del luogo dove è reso disponibile il fluido geotermico primario e dove avviene lo scambio di calore fra esso ed un fluido secondario3 che funge da vettore termico. Il fluido vettore viene pompato da una stazione di pompaggio lungo una doppia tubazione (di mandata e di ritorno) verso la rete di distribuzione, fino all’utenza finale. I PRINCIPALI ASPETTI CHE INFLUENZANO IL VALORE DELL’INDICE R DI RISPARMIO ENERGETICO Il primo aspetto riguarda la decisione di impiegare una sorgente di calore a fini termici, piuttosto che per utilizzazioni più pregiate: ad esempio, se la sorgente di calore avesse una temperatura sufficientemente alta da poter essere utilizzata per produrre energia elettrica, e si preferisse invece destinarla ad usi diretti, bisognerà sopperire alla mancata produzione di energia geotermoelettrica con fonti diverse (combustibili fossili o altre). Il secondo aspetto riguarda l’energia necessaria al funzionamento delle pompe di circolazione del circuito di teleriscaldamento; energia che deve essere prodotta ancora con altre fonti, come sopra. Il terzo aspetto si riferisce alla differenza di temperatura fra la linea di mandata e quella di ritorno del circuito di trasporto del fluido vettore. Tale differenza, molto impor-
ROBERTO PARRI UGI - Unione Geotermica Italiana
tante, dipende dal tipo di impianto di riscaldamento da alimentare4 ed influenza non solo la potenza di pompaggio ed il diametro della tubazione5 di mandata, ma anche la quantità di fluido geotermico6 sottratto alla produzione di energia elettrica. Infine, il quarto parametro da considerare è la distanza dell’impianto termico dai luoghi di utenza del calore e quindi la lunghezza della linea di distribuzione del calore stesso; ciò che si ripercuote sulla dissipazione di calore per dispersione termica, sulla potenza delle pompe e sulla lunghezza e sul diametro delle tubazioni di rete. PROCESSI LOGICI SEGUITI Nello schema di figura 1 viene illustrato il processo logico seguito per il caso di fluido geotermico sottratto alla produzione di energia elettrica. Per valutare il risparmio ottenibile di combustibile fossile, si può ipotizzare che, utilizzando metano, debba essere 100 il quantitativo di energia necessario per il riscaldamento di ambienti voluto, ma che, a causa dei rendimenti di caldaia, per produrre 100 bisogna consumare circa 119. Se però lo stesso valore 100 dovesse essere prodotto con una rete di teleriscaldamento, bisognerebbe aggiungere ad esso le perdite di calore lungo la linea di trasporto e della rete di distribuzione; si giungerebbe, così, a 122. Ed allora, se per riscaldare il fluido vettore del calore venisse utilizzato fluido idoneo a produrre energia geotermoelettrica, si avrebbe una mancata produzione di essa, che andrebbe rimpiazzata bruciando combustibile fossile per 48 (la differenza, infatti, è data dai diversi rendimenti di trasformazione fra i due tipi di centrale). A tale valore andrebbe poi sommato il combustibile per produrre l’energia elettrica di pompaggio, che si può supporre pari ad 11, dando luogo a 48 + 11 = 59. Sarebbe questo 59 l’unico consumo di
IL RISCALDAMENTO URBANO
Figura 1. Confronto fra il consumo di combustibili fossili di un riscaldamento a metano e un teleriscaldamento da fonte geotermica che utilizza fluido idoneo alla produizione elettrica 60/119 = 0,5
122
60
Risc. a metano
Consumi per marcata produzione die.e
=
Calore in partenza
+
Perdite su linea
+
Perdite su rete di distribuzione
Utilizzo effettivo
Combustibile bruciato in caldaia
48
59
11
+
=
Risparmio effettivo
8
14
Maggiori consumi totali
100
Consumi per energia di pompaggio
119
Teleriscaldamento da fonte geotermica
combustibili fossili che entra in gioco quando si utilizza calore geotermico per il riscaldamento di ambienti. Pertanto, questo tipo di teleriscaldamento richiede un quantitativo di combustibile inferiore di 119 – 59 = 60, da cui si ricava un indice di risparmio R = 60/119 = 0,5. In definitiva, il caso in esame dimostra come l’utilizzo del calore geotermico farebbe (nelle condizioni ipotizzate) risparmiare al Paese il 50% del combustibile fossile che, altrimenti, per lo stesso scopo, verrebbe consumato. Il processo logico del caso in cui il fluido non è idoneo alla produzione di energia
elettrica, ma verrebbe utilizzato per il riscaldamento di ambienti, è illustrato nella seguente figura 2. Il risparmio, in questo caso, supera quello del caso precedente, poichè non si deve detrarre l’energia del combustibile per la mancata produzione di elettricità; esso, infatti, è pari a 108, che deriva dalla differenza tra quanto costa produrre calore bruciando metano (119) e quanto costa il combustibile con cui viene prodotta l’energia elettrica di pompaggio, necessaria per far circolare l’acqua degli impianti di teleriscaldamento (11). Si ottiene, così, un indice di risparmio R (108/119) = 0,9. In altre paro-
DICEMBRE 2006
le, il riscaldamento di ambienti con calore naturale farebbe risparmiare al Paese, in un caso come questo, il 90% del combustibile necessario allo stesso scopo. Va però tenuto presente che i valori sopra riportati riguardano il caso esaminato, ma non sono validi in generale, in quanto variano da un caso all’altro, in funzione dei parametri principali descritti nel seguito. Per capire quali sono le leggi che regolano tali variazioni sono stati esaminati nello studio i quattro casi piu’ significativi. Per completare l’analisi dei risparmi energetici è stata fatta anche una stima dei fabbisogni di energia necessari a realizzare gli impianti. Con essi, si può calcolare in quanti anni, da un punto di vista energetico, si ripaga l’impianto e, cioè, in quanto tempo i risparmi energetici annui compensano l’energia consumata per la loro realizzazione; ciò serve principalmente per confrontare le varie soluzioni tecniche considerate; ma, per motivi di spazio, si riportano solo alcuni dati relativi ai casi di studio seguenti7. Non è stato presso in considerazione il costo energetico necessario per la costruzione delle opere minerarie di captazione dei fluidi geotermici, in quanto sicuramente inferiore a quanto necessario alla captazione ed al trasporto del metano. CASI DI STUDIO CONSIDERATI Alla luce di quanto detto, vengono esaminati i quattro casi seguenti, per valutare il rispettivo risparmio energetico in funzione dei parametri tecnici sopra ricordati, nonchè il numero di anni necessari per ammortizzare l’impianto, dal punto di vista del bilancio di energia. CASO 1
Figura 2. Confronto fra il consumo di combustibili fossili di un riscaldamento a metano e un teleriscaldamento da fonte geotermica che utilizza fluido non idoneo alla produizione elettrica (valori puramente indicativi) 119 100
122
8
14
108/119 = 0,9
Centro abitato, con 2000 abitazioni equivalenti e linea di trasporto di 20 km. Si ipotizza la disponibilità di vapore a T = 180 °C con P = 6 bar, con utilizzazione dell’energia termica del fluido per il solo riscaldamento, senza produzione di elettricità8.
108
Teleriscaldamento da fonte geotermica
Risparmio effettivo
=
Maggiori consumi totali
+
Consumi per energia di pompaggio
Consumi per marcata produzione die.e
=
Calore in partenza
+
Perdite su linea
Perdite su rete di distribuzione
Utilizzo effettivo
Combustibile bruciato in caldaia Risc. a metano
+
11
11
0
In questo caso, il fluido disponibile permette di innalzare la temperatura di mandata, con riduzione della sezione delle tubazioni e minori perdite di pompaggio. Dall’altro lato, però, c’è una mancata produzione di energia elettrica, che va compensata utilizzando altre fonti. È questo il fattore principale che produce, in questo caso, un abbassamento del valore del risparmio energetico. Un fatto da tenere presente è che, senza cogenerazione, conviene innalzare la temperatura del fluido vettore (figura 3): viene aumentato così il risparmio energetico ed inoltre, aumentando da 20 a 60 °C la differenza di temperatura tra i circuiti di manda-
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DICEMBRE 2006
ta e di ritorno del fluido vettore stesso, si dimezza da 8 a 4 il numero degli anni di ammortamento energetico. In questo caso, bisogna però applicare tecnologie particolari di installazione delle tubazioni interrate, sia per il loro isolamento termico, che per il sistema di compensazione delle dilatazioni. La ricerca tecnologica, in questo settore, sta lavorando proprio in tale direzione, allo scopo di immettere sul mercato tubazioni per pose interrate resistenti a temperature via via più alte ed a costi accettabili. Nelle figure 3, 4, 5 e 6 viene mostrato come il dimensionamento idraulico (che dipende dalla velocità del fluido in condizioni di massima portata) possa far variare non solo l’efficienza energetica, ma pure il tempo di ammortamento energetico dell’impianto; infatti, aumentando il diametro delle tubazioni, se da una parte si riducono le perdite di pompaggio, aumentano dall’altra le dispersioni termiche e la quantità dei materiali da installare, con conseguente maggiore energia necessaria per la loro costruzione. In figura 4 viene evidenziato come cambia il parametro di risparmio energetico R per un centro abitato delle dimensioni indicate, al variare della distanza. Di pari passo con la distanza, cresce anche il tempo di ammortamento energetico. In figura 5 è riportata, invece, la variazione di R per un centro di dimensioni variabili da 1000 a 5000 abitazioni equivalenti, con una linea di trasporto, ancora, di 20 km. Con questa variazione del numero di utenze, gli anni di ammortamento energetico passano da 8 a 4.
IL RISCALDAMENTO URBANO
Figura 3. Indice di risparmio energetico impiegando fluido utilizzabile per produzione di energia elettrica in funzione della differenza di temperatura fra mandata e ritorno per 3 valori del progetto fluidodinamica (caso 1)
Indice di risparmio per una velocità max del fluido di: 1 m/sec 1,5 m/sec 2 m/sec
Questo caso evidenzia un miglioramento dell’efficienza energetica causata dalla produzione di energia meccanica per il pompaggio, che è in misura tale da non causare, comunque, un abbassamento della temperatura massima raggiungibile dal fluido vettore (per i casi di DDT qui contemplati). Rimandando ad altra nota la valutazione delle problematiche di impianto relative ad un progetto di co-generazione, nel caso in esame è stato ipotizzato l’utilizzo del fluido per produrre anche l’energia di pompaggio, perchè questa cresce col crescere della richiesta di energia termica. Tale soluzione
18
0,5
0,45 Per un impianto per 2000 abitazioni equivalenti ed una quota linea di trasporto di 20 km
0,4
0,35
10
20
30
40 DDT
50
60
Figura 4. Variazione dell’indice di risparmio energetico con la lunghezza in metri della condotta Distt da realizzare per 3 valori del progetto fluidinamico (caso 1)
Indice di risparmio per una velocità max del fluido di: 1 m/sec 1,5 m/sec 2 m/sec
0,55
Per un impianto per 2000 abitazioni equivalenti
0,45
0,5
0,4 0,35
CASO 2
Centro abitato, con 2000 abitazioni equivalenti e linea di trasporto di 20 km. Si ipotizza la disponibilità di vapore a T = 180 °C e P = 6 bar, con un primo uso del fluido per produrre l’energia meccanica di pompaggi, e con un successivo sfruttamento termico del fluido stesso per il riscaldamento.
0,55
0
1-10 4
2-104
3-104
Distt.
Figura 5. Variazione dell’indice di risparmio energetico al variare del numero di utenze parametrizzato per 3 valori del progetto fluidodinamico (caso 1)
Indice di risparmio per una velocità max del fluido di: 1 m/sec 1,5 m/sec 2 m/sec
0,55
Per un impianto per 2000 abitazioni equivalenti
0,45
0,5
0,4 0,35
0
1-10 4
2-104 Distt.
3-104
IL RISCALDAMENTO URBANO
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Figura 6. Variazione dell’indice di risparmio energetico al variare del progetto fluidodinamico espresso come velocità del fluido (Velf) in metri al secondo in regime di massima potenza termica per due lunghezze della condotta (caso 1)
Indice di risparmio per una lunghezza della condotta di: 20 km 40 km
0,55 0,5 0,45
Per un impianto per 2000 abitazioni equivalenti
0,4 0,35 0,3 0,5
1,5
1
2
VeY
consente di azionare direttamente la pompa con il vapore disponibile, evitando di ricorrere ad impianti di produzione elettrica, che comportano sempre costi rilevanti. L’energia di pompaggio sottratta esclude naturalmente quella relativa alla rete di distribuzione. Se si confronta, allora, la figura 7 con la figura 3 per il caso precedente, si può notare che il risparmio aumenta non solo perché l’energia di pompaggio viene fornita dal vapore disponibile, ma anche perché si può realizzare un progetto di fluidodinamica con velocità più alte che (potendo ridurre le dimensioni del tubo e con esse le perdite di calore) ottimizza tutto il processo e lo rende energeticamente più conveniente. Per questo caso, aumentando la temperatura del fluido prevale l’effetto conseguente alla dispersione termica e si riduce il valore di risparmio energetico (figura 7). Si ha, comunque, all’aumentare della differenza di temperatura fra mandata e ritorno, una considerevole riduzione del tempo di ammortamento energetico che, come decritto nel caso 1, passa da 8 a circa 4 anni al variare del DDT da 20 a 60 gradi. CASO 3
Centro abitato con 1000 abitazioni equivalenti e linea di trasporto di 1 km. Si ipotizza che il fluido geotermico disponibile sia acqua a 100 °C . Il caso contempla la possibilità di impiegare fluidi a contenuto energetico relativamente basso, con i quali la produzione di energia elettrica è, il più delle volte, non conveniente, o marginale, ma con cui l’utilizzazione a fini termici dà la massima efficienza (figura 8). Questa possibilità si verifica non solo nella
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regione boracifera toscana (ove sono presenti, entro profondità relativamente piccole, fluidi ad alto contenuto energetico), ma anche in altre zone d’Italia, soprattutto della fascia pre-appeninica tosco-lazialecampana, delle isole vulcaniche del Tirreno, della Valle Padana e di altri bacini sedimentari della penisola. Per queste zone, anche nel caso in esame si ipotizza (come per altro si era fatto nei casi 1 e 2) una temperatura dell’acqua di ritorno di 70 °C. Vale la pena di osservare, per inciso, che il valore di 70 °C dell’acqua nel circuito di ritorno è “imposto” dalla tecnologia con cui vengono usualmente costruiti gli impianti di riscaldamento degli ambienti; tecnologia, a sua volta, “figlia” del prevalente uso di combustibili fossili per il riscaldamento (ved. nota 4). Il valore di 70 °C è quindi senza dubbio eccessivo, dato che, negli ambienti da riscaldare, la
Figura 7. Indice di risparmio energetico con fluido utilizzabile per produzione di energia elettrica che fornisce l’energia di pompaggio in funzione della differenza di temperatura fra mandata e ritorno (caso 2)
Indice di risparmio per una velocità max del fluido di: 1 m/sec 1,5 m/sec 2 m/sec
0,546
0,544
0,542 Per un impianto per 2000 abitazioni equivalenti ed una linea di trasporto di 20 km
0,54
0,538
10
30
20
40 DDT
50
60
Figura 8. Indice di risparmio energetico con fluido non utilizzabile per produzione di energia elettrica al variare della differenza di temperatura fra mandata e ritorno (caso 3)
Indice di risparmio per una velocità max del fluido di: 1 m/sec 1,5 m/sec 2 m/sec
0,935
0,95
0,945 Per un impianto per 1000 abitazioni equivalenti ed una linea di trasporto di 1 km
0,94
0,935 10
20
15 DDT
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IL RISCALDAMENTO URBANO
temperatura può essere quasi sempre mantenuta intorno ai 20 °C. In tale condizione costruttiva, se non vengono fatti interventi specifici sugli impianti di riscaldamento, il salto termico massimo utile è certamente inferiore a (100-70) = 30 °C; ciò determina la necessità di tubazioni di maggior diametro e spese di pompaggio maggiori. Nonostante questo, il risparmio energetico, non dovendo scontare la mancata produzione di energia elettrica, è elevato ed i tempi di ammortamento si riducono ad appena 1 (un) anno. CASO 4
Centro abitato di 1000 abitazioni equivalenti,con linea di trasporto di 1 km. Si ipotizza che il fluido geotermico disponibile sia acqua a 70 °C. Con questa temperatura di partenza si ha, ovviamente, un contenuto energetico utile per il riscaldamento minore di quello del caso precedente. Al contrario, aumenta fortemente il numero delle zone in cui, a profondità abbastanza piccole, si può reperire acqua intorno a 70 °C. La sua utilizzazione a scopi di riscaldamento, però, richiede, in alcuni casi, un certo incremento di temperatura sul circuito di mandata dell’impianto termico; ciò che può essere realizzato mediante pompe di calore che, con minimo dispendio di energia elettrica, permettono di innalzare la temperatura dell’acqua quanto basta per avere le stesse condizioni del caso 3. Tuttavia, se si vuole massimizzare l’efficienza energetica senza l’impiego delle pompe di calore, si devono applicare tecnologie impiantistiche più avanzate (ma già ampiamente collaudate) che prevedono installazioni, all’interno delle utenze, di impianti con coefficienti di scambio termico molto alti, che possono perciò operare con temperature del fluido vettore solo 1525 °C maggiori della temperatura dell’ambiente da riscaldare. La temperatura del fluido di ritorno potrebbe così essere di poco superiore ai 40 °C, con una differenza utile (rispetto alla temperatura del fluido primario) di almeno 20 °C. In questo caso, rimangono validi i diagrammi di Fig. 8 illustrati per il caso 3, per un salto termico di 20 °C. CONCLUSIONI La necessità di ridurre il consumo di combustibili fossili impone all’Italia di far, dell’efficienza energetica, un obiettivo urgente e prioritario. In quest’ottica, a titolo di esempio, sono stati esaminati quattro diversi casi di utilizzo di fluidi geotermici per il riscaldamento di ambienti, in sostituzione dei combustibili fossili; due di essi, con fluidi ad alto conte-
nuto energetico (che si possono reperire in aree geologiche di accentuata anomalia termica), e due altri con fluidi a moderato e basso contenuto energetico, che si possono invece reperire in molte altre zone del territorio italiano, anche prive di anomalia termica. È stato così dimostrato che, al variare delle scelte progettuali, si possono avere differenti valori di efficienza energetica, per confrontare i quali è stato proposto un metro di paragone detto “indice R”. Le aree dove l’esplorazione mineraria è già stata eseguita per il reperimento di fluidi idonei alla produzione di energia elettrica godono già della certezza di poter disporre di calore naturale ad alto contenuto energetico. Dal confronto tra i casi esaminati, è emersa però la convenienza di utilizzare, per il riscaldamento, degli ambienti fluidi geotermici a temperatura relativamente bassa che, rispetto ai combustibili fossili, consentono di ottenere risparmi energetici fino al 90%. Inoltre, dato che l’obiettivo principale è di risparmiare, tra i vari tipi di combustibili fossili, in particolare il metano, è necessario che vengano creati meccanismi operativi capaci di stimolare investimenti per l’esplorazione di aree geotermiche promettenti e per rendere disponibili, nei luoghi di utenza acque a temperatura medio-bassa che, nel sottosuolo italiano, esistono in abbondanza. Infine, bisogna sottolineare che, per migliorare l’efficienza energetica dell’utilizzazione ai fini del riscaldamento domestico di acque geotermiche a media e bassa temperatura, ed allo scopo anche di ridurre gli investimenti necessari per realizzare le reti di teleriscaldamento urbano, è indispensabile creare misure legislative volte ad incentivare la modifica degli impianti termici interni delle abitazioni. Va tenuto infatti presente che, per riscaldare un ambiente domestico a 20 °C circa, se si hanno buone superfici di scambio è sufficiente disporre di fluidi geotermici con temperature di poco superiori a tale valore. Al contrario, gli impianti attuali, concepiti per utilizzare calore prodotto da processi di combustione (metano, gasolio, gpl), con cui si raggiungono temperature elevate, dispongono di superfici di scambio molto ridotte. Questo tipo di superfici, però, sono assai poco efficienti dal punto di vista energetico per impianti di riscaldamento urbano basati sull’uso di fluidi geotermici. In definitiva, sarebbe necessario creare meccanismi che favoriscano l’installazione, nelle abitazioni, di impianti di riscaldamento idonei all’ uso di fluidi a bassa temperatura (35-45 °C), così come viene attualmente fatto in alcuni casi per rendere economici gli impianti di riscaldamento a pompa di calore.
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NOTE 1. Basti pensare che nel 2005 sono stati consumati, per il riscaldamento circa 33 Mtep. Questo valore corrisponde ad oltre il 15% del consumo energetico totale del Paese (Fonte: Bilancio di Sintesi dell’Energia in Italia per il 2005 Ministero attività produttive). 2. L’energia elettrica prodotta in Italia usando il metano in impianti a ciclo combinato è pari al 40% del totale, con un rendimento fino al 56%. Al contrario il rendimento medio degli altri impianti è di circa il 40%. 3. Viene analizzato solo il caso di vettore costituito da acqua; esistono però anche altre possibilità che qui, per brevità, non sono state prese in esame. 4. Gli impianti “tradizionali” richiedono temperature di circa 90 °C. 5. La potenza termica trasmessa è data dal prodotto fra portata del fluido e differenza di temperatura tra i due circuiti di mandata e ritorno. All’aumentare di questa differenza si può diminuire la portata e ridurre, di conseguenza, il diametro dei tubi e la potenza delle pompe; bisognerebbe perciò portare la temperatura di mandata sopra ai 100 °C. Ciò richiede per il riscaldamento un fluido primario di qualità superiore, che comporta una perdita ancora maggior per mancata generazione di energia elettrica. 6. Un’utilizzazione mista che preveda un primo utilizzo per produzione di energia elettrica e quindi, in cascata, un utilizzo termico, sarebbe auspicabile da un punto di vista termodinamico. L’utilizzo termico ha però un diagramma di carico molto variabile che dipende dalla temperatura esterna e dalle condizioni climatiche del luogo di interesse; ma in generale, alle nostre latitudini, il carico termico può avvenire per un periodo di tempo molto limitato. Di conseguenza, se la disponibilità della sorgente termica è costante nel tempo, la variazione piuttosto frequente di ripartizione fra utilizzo elettrico ed utilizzo termico pone il problema di mantenere i livelli di rendimento complessivi dell’intero sistema di utilizzazione mista, che vanno quindi ben valutati. 7. Questa stima richiede la conoscenza dei consumi energetici per la realizzazione dell’impianto e della energia consumata nelle fasi di costruzione e trasporto dei componenti. Per il calcolo dei valori, sono stati utilizzati dati di letteratura (GIANNI RIVA: I bilanci energetici. In “La Termotecnica”, Genn-Febbr. 1996) nei quali i bilanci si riferiscono al contenuto in energia primaria delle materie prime principali (acciaio ed isolante termico) e si basano sulla distribuzione oraria del contenuto di energia (ammortamento energetico) delle macchine operatrici usate. Tali valori vengono poi moltiplicati per le quantità installate e per le ore di lavoro stimate delle macchine operatrici stesse. 8. L’utilizzazione a scopi termici di un fluido con le caratteristiche sopra ipotizzate è rimasta fino ad oggi inapplicata per mancanza di richiesta. Ma va tenuto presente che l’utilizzo di un tale tipo di fluido a scopi termici comporterebbe la sua completa condensazione, e sarebbe perciò disponibile una maggiore quantità di acqua da utilizzare per la ricarica del serbatoio, rispetto a quanto non ne consentano di ottenere gli attuali cicli termodinamici di produzione di energia elettrica che prevedono il raffreddamento con torri di evaporazione.
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IL RISCALDAMENTO URBANO
Forlì: il teleriscaldamento nel Gruppo HERA ed efficienza energetica IL GRUPPO HERA E IL TELERISCALDAMENTO In tutte le sue iniziative di potenziamento e sviluppo dei servizi gestiti, il Gruppo Hera si pone costantemente l’obiettivo di perseguire il continuo miglioramento delle prestazioni energetiche ed ambientali dei propri progetti, anche in considerazione degli impatti ambientali derivanti e derivati dall’attività dell’impresa stessa. Per questo, lo sviluppo dei sistemi di teleriscaldamento è interpretato da HERA come un’attività strategica, di primaria importanza, per garantire uno sviluppo energetico ed ambientale equilibrato e sostenibile, in linea con le indicazioni tracciate dalla legislazione comunitaria, nazionale e regionale e dai relativi strumenti di pianificazione locale. Per raggiungere tali obiettivi, lo sviluppo delle nuove iniziative è supportato dalla scelta di alimentare le reti di teleriscaldamento con una quota sempre più significativa di energia prodotta da fonti rinnovabili, utilizzando, dopo un’adeguata analisi energetica ed ambientale, quelle energie “di risulta”, già presenti nel territorio ed oggi inutilizzate e/o disperse nell’ambiente. Questo porta, dal punto di vista della pianificazione dei sistemi teleriscaldamento, ad una forte integrazione dei progetti di sviluppo delle reti con i percorsi di pianificazione energetica, ambientale ed urbanistica degli enti territoriali competenti. Solo così è possibile ipotizzare l’attuazione di progetti di sviluppo del teleriscaldamento di ampio respiro, con infrastrutture di dimensione urbana, in grado di dare effettive risposte ai bisogni del territorio. Gli ingenti investimenti richiesti per la realizzazione delle reti di teleriscaldamento, non possono del resto essere giustificati
se non alla luce di una forte e consolidata pianificazione di medio-lungo termine, avvallata e condivisa dall’amministrazione locale. Questo modo di approcciare il teleriscaldamento supera le precedenti logiche che portavano spesso ad interpretare tale servizio come servizio “di quartiere”, come un sistema “chiuso”, qualcosa di simile, a volte, ad una “gestione calore” Per quanto attiene alle scelte tecnologiche, da questa impostazione metodologica discende, invece, una forte attenzione per lo sviluppo di impianti a pompe di calore (che utilizzano fonti fredde, già in gestione ad Hera come acque di scarico dei depuratori e acque di falda destinate alla potabilizzazione), con il recupero di fonti geotermiche, per il recupero di energia termica dagli impianti di termovalorizzazione, caldaie a biomassa, oltre alla più “consolidata” integrazione con impianti di cogenerazione. Ciò sta portando ad interessanti ed effettivi risultati di risparmio energetico e ad una reale riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili, oggi sempre più pregiate. A conferma di questa forte attenzione per il teleriscaldamento, il piano industriale approvato dal consiglio di amministrazione di HERA, e valido per il quadriennio 2006–2009, pone l’obiettivo di raggiungere, in arco piano, una produzione complessiva di 763.000 MWht. Entro il 2009 è quindi previsto un incremento del 45% dell’energia termica immessa nelle reti di distribuzione, rispetto all’attuale produzione di 527.000 MWht. Per sostenere tale sviluppo, nel triennio 2007–2009 il Gruppo HERA prevede investimenti per circa 70 Mln di euro, distribuiti su tutto il territorio di riferimento, ma con una significativa attenzione alle principali
DICEMBRE 2006
FAUSTO FERRARESI Area Teleriscaldamento Gruppo HERA
città del territorio di competenza, in cui il servizio teleriscaldamento non è ancora attivo. UN CASO CONCRETO: IL TELERISCALDAMENTO A FORLÌ Il progetto generale per la realizzazione della rete di teleriscaldamento a servizio della città di Forlì si inserisce pienamente nella logica esposta nella prima parte di questa relazione. I principali indirizzi legislativi in vigore seguiti per la stesura del progetto sono:
Decisione 2002/358/CE: Adozione del Protocollo di Kyoto e riduzione dei gas serra
Direttiva 2004/8/CE: Promozione della cogenerazione con recupero di energia termica
Legge Regionale Emilia Romagna 26/2004, Attuazione Piano Energetico Regionale dell’Emilia Romagna con promozione allo sviluppo di reti teleriscaldamento, impianti di cogenerazione e pompe di calore. Il progetto di Forlì, già approvato dall’amministrazione comunale, si pone l’obiettivo di servire a regime, nell’arco temporale di 10 anni, una volumetria complessiva di circa 4,4 milioni di metri cubi. Il primo approccio al servizio teleriscaldamento del comune di Forlì c’è stato nel 2003, con l’avvio di un piccolo impianto di quartiere e con l’idea di svilupparne altri, realizzando quindi alcune isole a servizio di comparti specifici. Da questa prima ipotesi, ha preso spunto ed è nato il Progetto Generale proposto da HERA, con l’obiettivo di perseguire una vera politica di risparmio energetico inte-
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DICEMBRE 2006
grata nel territorio, pienamente coerente e sinergica alle previsioni ed agli obiettivi strategici che il comune ha inserito nel Piano Energetico ed Ambientale, sviluppato negli stessi anni. In altre parole, si può affermare che il teleriscaldamento è uno degli strumenti che il comune di Forlì ha scelto per realizzare i
IL RISCALDAMENTO URBANO
to calore, garantendo un corretto equilibrio idraulico ed una continuità di servizio, anche nei momenti di soccorso e manutenzione. I due poli di produzione saranno affiancati da centrali cogenerative distribuite sul territorio a servizio delle prime isole teleriscaldate.
Figura 1. Rete teleriscaldamento e poli di produzione
propri obiettivi di pianificazione energetica ed ambientale. L’analisi del territorio e delle volumetrie potenzialmente allacciabili al servizio è stata eseguita suddividendo l’intera area urbana in distretti dalle caratteristiche edilizie omogenee; da qui, in accordo con le autorità locali competenti, si sono individuati due principali poli di produzione, uno nella zona nord della città presso l’ impianto di termovalorizzazione rifiuti, il secondo nella zona sud, in corrispondenza di un importante campo di prelievo d’acqua di falda, in grado di alimentare un impianto a pompa di calore (figura 1). L’individuazione di due poli di produzione situati in zone opposte della città permette uno sviluppo ad anello della rete di traspor-
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Poli di produzione
Potenza termica (MWt)
Energia termica (MWht/anno)
Termovalorizzatore
20
30.000
Pompa di calore e cogeneratore
20
60.000
Serbatoi di stoccaggio acqua calda
15
Integrazione
Totale
55
90.000
6
18.000
Centrali cogenerative
5
10.000
Centrali termiche
20
13.000
Totale
86
131.000
Polo 1 – Zona Nord
Polo 2 – Zona Sud Pompa di calore e cogeneratore Centrali dislocate sul territorio
Figura 2. Dettaglio poli di produzione
IL RISCALDAMENTO URBANO
DICEMBRE 2006
Bilancio energetico
TEP (t. equivalenti di petrolio)
Situazione attuale Caldaie domestiche
14.002
Totale situazione attuale
14.002
Situazione di progetto Pompa di calore e Cogeneratore polo 1
3.643
Pompa di calore e Cogeneratore polo 2
1.189
Gruppi cogenerativi
1.845
Caldaie di integrazione
1.235
Totale di progetto
7.912
Differenza assoluta
–6.090
Variazione %
–43%
Figura 3. Bilancio energetico del progetto teleriscaldamento
La potenza complessiva installata nelle centrali di produzione a regime ammonterà a 86 MWt; nel polo di produzione nord, l’energia termica sarà prodotta dal termovalorizzatore rifiuti, da una pompa di calore con recupero di energia a bassa temperatura dall’acqua in uscita dal depuratore comunale, da un gruppo cogenerativo in grado di alimentare elettricamente la pompa di calore e da caldaie di integrazione; la potenza totale installata sarà di 65 MWt. Il polo di produzione sud sarà costituito da una pompa di calore con recupero di energia a bassa temperatura dall’acqua di falda e da un gruppo cogenerativo, per una potenza complessiva di 6 MWt. Come si evidenzia in figura 2, a regime la produzione di energia termica permetterà di coprire l’intero fabbisogno di 131.000 MWht, con il 90% (118.000 MWht) di energia proveniente da fonte rinnovabile o assimilata. Il progetto, grazie alla valorizzazione dell’energia di recupero dal termovalorizzatore e a quella dell’acqua a bassa entalpia dei campo pozzi e in uscita dal depuratore con l’utilizzo di pompe di calore, permette di garantire significativi risparmi energetici, nell’ordine di 6.000 TEP all’anno (figura 3), ovvero a conseguire un risparmio di energia primaria di circa il 43% rispetto agli
Valutazione emissioni in atmosfera
NOX (t/anno)
CO (t/anno)
PM10 (t/anno)
CO2 (t/anno)
Caldaie domestiche
29,5
14,7
3,95
31.827
Totale situazione attuale
29,5
14,7
3,95
31.827
Pompa di calore e Cogeneratore polo 1
1,1
1,1
0,14
8.330
Pompa di calore e Cogeneratore polo 2
0,4
0,4
0,05
2.718
Gruppi Cogenerativi
0,6
0,6
0,07
4.218
Situazione attuale
Situazione di progetto
Caldaie di integrazione
2,6
1,3
0,35
2.808
Totale di progetto
4,7
3,4
0,61
18.074
Differenza
–24,8
–11,3
–3,34
–13.753
Variazione %
–84%
–77%
–85%
–43%
Figura 4. Valutazione emissioni in atmosfera
attuali sistemi “tradizionali” di riscaldamento. Chiaramente, al risparmio energetico conseguibile sono strettamente collegati anche i benefici ambientali generati dal progetto. Se si confronta il sistema energetico previsto dal progetto teleriscaldamento con lo stato energetico attuale, si giunge ai seguenti risultati di figura 4. Da evidenziare che, per semplicità, le stime sono state eseguite ipotizzando che
tutta l’utenza “di trasformazione” sia alimentata a gas metano, mentre le analisi sul campo hanno evidenziato una presenza di utenze a gasolio. L’investimento complessivo per la realizzazione degli impianti di produzione e delle reti di trasporto del fluido termovettore ammonta a circa 60 Mln p, distribuiti lungo un arco temporale di dieci anni, in linea con i programmi di acquisizione della clientela, dal 2005 al 2015.
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news news news news news Fossano: presentato il progetto per il teleriscaldamento
Il 16 novembre u.s. è stato presentato il progetto di teleriscaldamento per la città di Fossano. Alla conferenza stampa sono intervenuti il sindaco, Francesco Balocco, l’assessore all’Ambiente Bruno Olivero, l’amministratore delegato del Gruppo Egea, Pier Paolo Carini, e il presidente di Alpi Acque, Mario Rossi, che hanno illustrato i contenuti della convenzione, stipulata il 9 novembre, tra il comune di Fossano, il Gruppo Egea e Alpi Acque, che si riuniranno in associazione temporanea di imprese per realizzare l’intervento. I lavori consisteranno nella posa delle tubazioni nel sottosuolo, attraverso le quali far passare l’acqua calda, prodotta in esubero, da un impianto di cogenerazione da costruire nella zona industriale della città. Tali condutture verranno allacciate alle abitazioni private e alle utenze industriali che ne faranno richiesta, permettendo loro di sostituire, con il teleriscaldamento, l’energia prodotta dalle caldaie e dagli impianti oggi esistenti. L’investimento previsto è nell’ordine di 16 milioni di euro, interamente a carico del Gruppo Egea e a costo zero per il comune di Fossano, a cui verrà corrisposta un’indennità di 50 mila euro all’anno per i disagi provocati dai lavori. L’intervento verrà suddiviso in tre lotti: viale Regina Elena e sue adiacenze, centro storico e parte bassa della città. Il primo tratto interessato dai lavori sarà, nella primavera 2007, quello di viale Regina Elena; i primi allacciamenti saranno essere effettuati nell’estate dello stesso anno. L’obiettivo che si intende raggiungere con il progetto è duplice: da un lato, favorire la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e, dall’altro, sostenere le aziende insediate nel territorio del comune offrendo loro uno
strumento che consenta di tagliare i costi dell’approvvigionamento energetico. Il tutto, riducendo contestualmente le spese per le utenze private, specialmente quelle condominiali, che avranno la possibilità di allacciarsi alla rete del teleriscaldamento dismettendo le caldaie alimentate a gasolio, metano, olio combustibile, ecc. La firma della convenzione è stata preceduta dai contatti avviati dall’amministrazione comunale con la Michelin di Fossano, in qualità di principale consumatore di energia nel territorio del comune, per verificare la volontà dell’azienda di costruire un impianto di cogenerazione nell’area del proprio stabilimento, così come è avvenuto presso lo stabilimento di Cuneo. L’eventuale costruzione di una centrale di questa natura, infatti, avrebbe consentito, da un lato, di produrre energia elettrica a servizio dell’azienda e, dall’altro, di sfruttare il calore residuo generato dal funzionamento dell’impianto come energia supplementare, da veicolare, tramite una rete di tubazioni da collegare alle utenze pubbliche e private, a beneficio del territorio di riferimento. Accertato l’interesse dell’azienda, il passo successivo è stata la pubblicazione di un avviso esplorativo alla ricerca di un partner interessato a realizzare e gestire la rete di teleriscaldamento assorbendo l’acqua calda residuale prodotta dall’impianto di cogenerazione: avviso esplorativo che è stato preferito allo strumento del project financing, perché in grado di garantire tempi più rapidi per l’esecuzione dell’intervento. I criteri adottati nella ricerca del contraente sono stati fissati nell’atto di indirizzo discusso e approvato in Consiglio comunale nel febbraio 2006. Essi richiedono, tra l’altro, che: a. la produzione energetica derivi da processi di cogenerazione; b. la stessa sia finalizzata, in parte sostanziale, al sostegno di attività produttive situate nel territorio fossanese, allo scopo di preservarne la competitività anche in termini di risorse occupazionali; c. la produzione energetica sia in parte derivata dalla
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news news news news news combustione di biomasse, cioè da residui vegetali provenienti dall’agricoltura o dalla silvicoltura e dalle industrie ad essa connesse, in quanto fonti energetiche rinnovabili; d. venga riconosciuta all’Amministrazione comunale un’indennità speciale per il disagio provocato dai lavori di posa delle tubazioni; e. vengano garantite tariffe concorrenziali per i cittadini che intendono usufruire dell’allacciamento; f. possa essere quantificato il beneficio ambientale; g) nella fase di costruzione degli impianti, siano previsti tempi di realizzazione rapidi. Unico a rispondere è stato il Gruppo Egea, in partnership con l’Alpi Acque, con il quale è stata siglata la convenzione che regolerà le modalità di esecuzione dell’intervento: una scelta che l’amministrazione ha deciso di compiere, anche alla luce del rapporto privilegiato che il Gruppo albese vanta con la Elyo, l’azienda in trattativa con la Michelin per la realizzazione dell’impianto di cogenerazione a Fossano, fornendo in questo modo adeguate garanzie di soddisfare la condizione fissata nel punto b) dell’atto di indirizzo. La convenzione, che avrà durata di 29 anni, prevede che l’associazione temporanea di imprese (Ati), composta da Egea e Alpi Acque, realizzi nel centro abitato una rete con un’estensione di circa 18,50 km. L’Ati sarà tenuta a completare i lavori entro il termine di 3 anni, a ripristinare e riasfaltare le strade secondo tempi certi e procedure predefinite, a risistemare la segnaletica orizzontale e verticale, nonché a riparare i manufatti eventualmente danneggiati dalle operazioni di scavo. Dovrà inoltre raccordarsi con gli interventi annualmente programmati dal Comune per la sistemazione di tratti di viabilità urbana anticipando, ove del caso, la posa di alcuni tratti di tubazione, per evitare una seconda manomissione delle strade interessate dai lavori nell’arco di un breve periodo di tempo. Ulteriori benefici a favore del Comune consistono nell’impegno del contraente a provvedere gratuitamente, in fase di stesura della propria rete, alla posa delle tubazioni di allacciamento alle centrali termiche e/o alle sottostazioni dei fabbricati comunali, nonché alla manutenzione e conduzione delle medesime centrali e a fornire calore alle utenze pubbliche raggiunte dalla rete, con un costo pari al 90% della tariffa praticata all’utenza privata. Vantaggi per i privati saranno altresì garantiti da un minor costo dell’energia prodotta dal teleriscaldamento (orientativamente nell’ordine dell’10% dell’attuale bolletta), dalla totale sicurezza dell’impianto e dall’eliminazione della caldaia e dei relativi costi di gestione. “Il beneficio più importante – conclude l’assessore Bruno Olivero – dovrà però essere valutato in termini ambientali, dal momento che l’attivazione della rete di teleriscaldamento consentirà di spegnere progressivamente le caldaie più inquinanti, con immediati effetti sulla qualità dell’aria che respiriamo”.
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Ing. Dario Chello
Il primo italiano al Segretariato della Carta dell’Energia Dopo sedici anni trascorsi al Ministero dell’Industria, quindi delle Attività Produttive ed oggi dello Sviluppo Economico, l’ing. Dario Chello lascia il suo incarico alla Direzione Generale dell’Energia per assumere una nuova funzione in una organizzazione internazionale operante nel settore dell’energia. Dal 1 febbraio 2007, l’ing. Chello è il nuovo direttore del dipartimento “Investimenti ed Efficienza Energetica” al Segretariato della Carta dell’Energia, con sede in Bruxelles (www.encharter.org). Napoletano, 54 anni, dottorato in “Fisica dei sistemi energetici” all’università “Paris 7”, Dario Chello è stato incaricato, durante questi anni al Ministero, degli Affari Internazionali della Direzione dell’Energia ricoprendo differenti funzioni. Oggi va ad incrementare l’ancor troppo piccolo gruppo di italiani operanti nel settore dell’energia in organizzazioni internazionali multilaterali. All’ing. Chello i più fervidi auguri di buon lavoro.
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news news news news news Un sensore che fa la differenza
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DICEMBRE 2006
IL RISCALDAMENTO URBANO
AIRU, che cos’è L’Associazione, senza scopi di lucro, ha le finalità di promuovere e divulgare l’applicazione e l’innovazione dell’impiantistica energetica territoriale, nel settore dei sistemi di riscaldamento urbano e derivati. Le suddette finalità sono parte di un impegno complessivo per fornire il massimo contributo del settore alla qualità ambientale ed energetica del sistema Italia e dei suoi centri urbani. In particolare l’Associazione è impegnata, attraverso accordi nazionali, regionali e locali con le istituzioni e gli operatori interessati, a fornire il massimo contributo agli impegni italiani sottoscritti nei trattati internazionali relativi ai settori di interesse, tra cui il Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra. L’AIRU, nata per la cogenerazione ed il teleriscaldamento (con particolare attenzione a quello alimentato da fonti rinnovabili ed assimilate), estende ora il proprio interesse ad altri settori, quali il teleraffrescamento, ed in generale a tutti i vettori energetici, secondo un disegno interdisciplinare.
AIRU, che cosa fa Stabilisce rapporti di collaborazione fra gli operatori dell’impiantistica energetica territoriale italiani e si tiene in collegamento con le analoghe associazioni estere. Promuove ed organizza studi e ricerche ponendo a confronto le diverse esperienze, in collaborazione con organismi di interessi convergenti. Fa conoscere i risultati scientifici e tecnici conseguiti in Italia e all’estero nel campo dell’impiantistica energetica territoriale per il riscaldamento urbano. Istituisce la formazione di commissioni ad hoc operanti in segmenti operativi di proprio interesse, per l’approfondimento di problemi specifici nonché l’organizzazione e la promozione di iniziative proprie di quel segmento operativo.
AIRU, chi sono i soci I soci di AIRU sono gestori di sistemi di teleriscaldamento, industriali che hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie dei sistemi di Riscaldamento Urbano, associazioni, università, Comuni, persone fisiche. L’AIRU è associata ad Euroheat & Power.
AIRU, chi si può iscrivere Possono essere soci collettivi gli enti, le associazioni, le società, gli istituti universitari, le imprese, ecc. sia italiane che estere, che abbiano interesse a perseguire gli obiettivi statutari dell’Associazione. Possono essere soci individuali coloro che, in Italia o all’estero, si interessino di impiantistica energetica territoriale e abbiano superato i 18 anni di età, di cittadinanza sia italiana che straniera.
Nota per i lettori Al fine di instaurare un rapporto di sempre maggiore e concreta collaborazione, Vi invitiamo cortesemente a compilare, in stampatello, il seguente questionario e di inviarlo via fax (02 45412120) alla Segreteria AIRU: Cognome e Nome ......................................................................... Qualifica ........................................................................................................ Società (Ragione Sociale)...................................................................................................................................................................................... Indirizzo ................................................................................... CAP...................... CITTÀ .................................................................................... Tel. .................................... Fax ............................... E-mail .................................................... Internet ................................................................ Desidero ricevere informazioni per l’abbonamento a “IL RISCALDAMENTO URBANO” Desidero ricevere informazioni per l’eventuale pubblicazione nei prossimi numeri di articoli originali o comunicati stampa Desidero rivecere informazioni per eventuali inserimenti pubblicitari Desidero rivecere informazioni per l’iscrizione come Associato AIRU Suggerimenti: .......................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................................................................................. I dati forniti verranno trattati in modo lecito, secondo correttezza e in conformità alla Legge 675/96 sulla tutela della privacy; saranno inoltre registrati, organizzati e conservati in archivi e utilizzati per l’invio di proposte commerciali e promozionali e potranno essere rettificati o cancellati su richiesta degli interessati.
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