Riscaldamento urbano n 32 giugno 2008

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Giugno 2008

Direttore Responsabile Alfredo Ghiroldi Comitato di Redazione Claudio Artioli Mauro Cozzini Aldo Fiamberti Ettore Filippini Alberto Ghidorzi Stefano Piva Redazione Ilaria Bottio (coordinamento) Nunzia Fontana (segreteria) Sede Legale Piazza Trento, 13 20135 Milano Direzione, Redazione, Amministrazione Piazza Trento, 13 - 20135 Milano Tel. 02 45412118-19 Fax 02 45412120 e-mail: segreteria.generale@airu.it segreteria.tecnica@airu.it sito web: www.airu.it Stampa Fabiano Group srl Reg. San Giovanni, 40 - 14053 Canelli (AT) Tel. 0141 827801 Fax 0141 8278301 Autorizzazione del tribunale di Milano n. 521 del 23/6/89 © Copyright Foglio di Collegamento AIRU Coordinamento Editoriale Pubblicità Gruppo Italia Energia Via Piave, 7 00187 Roma Tel. 06 45479153 Fax 06 45479172 e-mail: redazione@gruppoitaliaenergia.it internet: www.gruppoitaliaenergia.it Direttore Carlo Ricci Segreteria e Servizi Mauro Bozzola Antonella Ricci

Parliamo ancora della “filosofia” dei sistemi energetici integrati e della pianificazione locale LUIGI FRANCO BOTTIO Segretario Generale AIRU

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i sento un po’ a disagio nel ritornare in questa sede a discorsi che abbiamo abbondantemente trattato in precedenti occasioni. Mi pare di comportarmi un po’ come quel parroco di campagna che se la prendeva con le poche vecchiette della Messa delle cinque per l’assenza degli altri fedeli. Ma qualcosa, finalmente, si muove e mi corre l’obbligo di intrattenere brevemente (come mia abitudine) il lettore su cosa sta succedendo in Italia ed altrove. Mi scuso se in molte parti mi ripeterò. Ritengo opportuno, d’altro canto, riprendere il tema dal suo nocciolo nella speranza che possa servire a chi non ha avuto occasione – prima d’ora – di affrontarlo. Il teleriscaldamento, si sa, è nato all’inizio del secolo scorso nell’Europa del nord per bruciare in poche grosse caldaie il carbone sempre difficile e complicato da maneggiare in piccole centrali termiche. Il successo è stato subito notevole, perché

Progetto Grafico Valentina Gamba

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Continua a pag. 7 DIFFUSIONE • Aziende fornitrici di tecnologie del teleriscaldamento • Aziende che progettano, realizzano e gestiscono il teleriscaldamento • Professionisti e Società di ingegneria • Multiutility, Enti Locali • Enti, Università, Istituzioni e Organismi nazionali e comunitari COPIA OMAGGIO



Organismi dell’Airu PRESIDENTE Francesco GULLÌ Università Bocconi - Milano VICE PRESIDENTI Antonio BONOMO - A2A SpA Fausto FERRARESI - Gruppo HERA SpA, Bologna Giuseppe TIRANTI - Federutility, Roma CONSIGLIO Fiorenzo BASSI - AEM Gestioni Srl, Cremona Floriano CESCHI - AGSM Verona SpA Andrea CIVARDI - Siemens SpA, Milano Stefano CONSONNI - Politecnico di Milano Marco CORNALI - FIMET SpA, Brescia Aldo FIAMBERTI - AES Torino SpA Paolo GALLIANO - EGEA SpA, Alba Alberto GHIDORZI - TEA SpA, Mantova Giancarlo GIACHETTI - ENIA SpA, Parma Stefano PIVA - Università di Ferrara Massimo TIBERGA - A2A SpA REVISORI DEI CONTI Luigi ANDREOLI - Socio individuale Mauro COZZINI - Socio individuale Matteo LICITRA - Socio individuale Alfredo AMMAN - AMGA SpA, Legnano Carlo BOCCACCI - TECHNOSYSTEM SpA

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Parliamo ancora della “filosofia” dei sistemi energetici integrati e della pianificazione locale LUIGI FRANCO BOTTIO Segretario Generale AIRU

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Certificazione energetica. Regioni a confronto ANNA MAGRINI, LUCA BERAGHI Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale - Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Pavia

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PROBIVIRI Lorenzo CASSITTO - Politecnico di Milano Fabio CIVIERI - Socio individuale Nereo GALLO - Socio individuale Giorgio ANELLI - LOGSTOR Italia SpA Barbara SCHOPF - Brandes SpA

Distribuzione del calore dei sistemi di teleriscaldamento (TLR) Intensità dell’investimento e costo di vettoriamento del calore MAURO COZZINI Presidente Comitato Risorse Rinnovabili - Airu

SEGRETARIO GENERALE Luigi Franco BOTTIO PAST PRESIDENTS Cesare TREBESCHI Evandro SACCHI Luciano SILVERI Paolo degli ESPINOSA Giovanni DEL TIN COMITATI Comitato di studio “Tariffe di vendita dei vettori energetici. Marketing e Sviluppo commerciale” Presidente: Terenzio POETA - A2A SpA

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Archimede riporta Siracusa al centro del mondo GIUSEPPE FINOCCHIARO

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LUIGI STIERI Quotidiano Energia

Comitato di studio “Produzione del vettore termico nei Sistemi Energetici Integrati” Presidente: Lorenzo ZANIBONI - A2A SPA

Comitato di studio “Distribuzione del vettore termico” Presidente: Nicola DI GREGORIO POWER SOLUTIONS Srl Comitato di studio “Teleraffreddamento” Presidente: Franco RICCI - A2A SpA

A Bari il primo polo dell’energia pulita del Sud Il progetto dell’Ecocity-Power Park San Paolo nasce dalla collaborazione tra Amgas, Comune di Bari e Politecnico

Comitato di studio “Sottostazioni d’utenza e misura del calore. Linee guida e qualità” Presidente: Sonia BERTOCCI - AES TORINO SpA

Comitato di studio “Risorse rinnovabili” Presidente: Mauro COZZINI - Socio individuale

Sole e caldo di Sicilia per l’energia italiana doc

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News



IL RISCALDAMENTO URBANO

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Continua da pag. 3 rappresentava un vero e proprio “salto di qualità” per il cittadino e per le città, sulla scia degli acquedotti, della distribuzione dell’energia elettrica, dell’affermarsi delle ferrovie metropolitane, ecc. Nel secondo dopoguerra si è avuto un secondo forte periodo di espansione, anche territoriale, con la cogenerazione energia elettrica-calore. Si è introdotto, cioè, il concetto di risparmio e di uso ottimale delle fonti, prima ritenuto di minor importanza. Questa innovazione ha incontrato forte credito a partire dagli anni ‘70, in seguito alle ripetute crisi energetiche mondiali. Il riscaldamento urbano, si diceva allora, permette di ridurre le importazioni di petrolio sostituendole con il lavoro (le reti di distribuzione) delle nostre imprese e dei nostri operai. Il mondo si è evoluto, come tutti ben sappiamo, con la dilatazione della “fame” energetica e con le conseguenti gravi ripercussioni politiche, prima ancora che economiche. Caduta la grande speranza nell’era atomica, hanno cominciato ad affacciarsi, prima timidamente e quindi con maggior coraggio (almeno in alcuni Paesi più accorti), le cosiddette energie rinnovabili e le tecnologie innovative. Anche il teleriscaldamento, similmente al gatto delle sette vite, si è quindi nuovamente rinnovato, diventando la base per la politica energetico-ambientale del territorio: i sistemi energetici integrati. La produzione del calore da iniettare nelle condotte sotterranee deve essere perseguita utilizzando nel modo più razionale le risorse locali, degradate rispetto a quelle classiche, ma spesso idonee ad impieghi entalpicamente modesti quali, appunto, la climatizzazione degli edifici. L’Italia, occorre ribadirlo, si è inserita in questa terza fase con grande spirito innovativo e dando vita ad importanti realizzazioni a livello continentale. Ne possiamo quindi ora parlare dall’alto di esperienze e di conoscenza tutt’altro che secondarie. Arriviamo quindi ai tempi nostri ed alle nuove frontiere presentate delle complesse problematiche energetico-ambientali della gestione del fragile tessuto urbano. L’acronimo “SEI” non è certo ufficiale. Non solo non è inserito in alcuna normativa nazionale od europea, ma non è neppure ancora entrato nel gergo degli “addetti ai lavori”. Esso rappresenta – di fatto – il tentativo di dare un nome semplice, da tutti riconoscibile, relativo ad una “filoso-

fia” energetico-ambientale” spesso indicata con le dizioni più diverse, ma con un significato sostanzialmente univoco che si può così sintetizzare… È irreversibilmente tramontato il tempo nel quale si consegnava al cittadino il combustibile primario, lasciandogli quindi il compito di trasformarlo direttamente in energia termica per i propri usi interni. La complessità del sistema energetico internazionale e le sue rapide trasformazioni esigono ora che i responsabili dell’amministrazione del territorio, a tutti i livelli, si facciano carico di offrire il “prodotto finito”, ossia la temperatura e la climatizzazione desiderata, organizzando la gestione ottimale e coordinata di tutte le fonti localmente disponibili, a partire da quelle rinnovabili, dai cascami termici industriali, della geotermia, dal ricupero da RSU, ecc. Non è un’utopia, un miraggio proiettato nel futuribile, ma una concreta opportunità che vanta, anche in Italia, esperienze industriali consolidate di assoluto livello europeo, con ampio spazio per significativi sviluppi. Ha senso pratico trasferire questa enorme responsabilità all’amministratore locale? I responsabili della gestione di un territorio non hanno oggi, certamente, vita facile, oberati come sono da una miriade di problemi, di esigenze, di pressioni, di difficoltà finanziarie. È ben comprensibile, quindi, che non siano propensi ad occuparsi di questioni affidate istituzionalmente ad altri, soprattutto se di serio impegno imprenditoriale e di alta tecnologia. Le politiche energetiche rientrano senza dubbio in questa categoria. Le vecchi,e ma tuttora vigenti leggi n. 9 e n. 10 del 1991 assegnano – per la verità – delle precise responsabilità di programmazione alle Regioni ed ai Comuni con più di 50.000 abitanti. Occorre peraltro riconoscere che la norma non ha avuto applicazione pratica. Abbondano i “Piani Energetici”, a tutti i livelli, ma sono quasi sempre “libri dei sogni”, essenzialmente per la mancanza di capacità impositiva e per l’insufficienza delle risorse economiche necessarie per tramutare i progetti in realizzazioni. Perché, allora, insistere per convincere sindaci, assessori, urbanisti, progettisti, impiantisti a spendere del tempo, delle energie, dei soldi su tematiche che altri debbono affrontare, con molta maggiore preparazione, competenza, fondi? Perché riprendere oggi un discorso molto sentito negli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, ma sostanzialmente scomparso dalle grandi agende politiche? La risposta è semplice.

I tempi esigono, e con strettissimo margine, un deciso cambio di rotta, perchè il cittadino può essere gravemente offeso da crisi energetiche che hanno spesso origini internazionali, ma che finiscono per riversarsi sulle sue spalle. Non si tratta di opzioni, ma di necessità non delegabile a terzi, come facilmente si può dimostrare. Da tempo si va consolidando il concetto che l’urbanistica non è una scienza, ma, piuttosto, l’inviluppo organizzato di svariate discipline che arrivano a comprendere perfino la sociologica e la psicologia. Orbene: in questo mosaico l’energia necessaria alla vita quotidiana rappresenta un fondamentale tassello trainante e condizionante molte altre scelte. Una seria pianificazione energetica territoriale che riesca a garantire in modo ambientalmente corretto il riscaldamento degli edifici in un mercato delle fonti ricco di continue preoccupazioni non è cosa da poco; è un nuovo impegno al quale – oggettivamente – nessun responsabile può sottrarsi, anche perché esistono in Italia esperienze consolidate che ne dimostrano la fattibilità e la convenienza, anche economica. Il teleriscaldamento non è certamente la panacea di tutti i mali; l’assicurazione contro ogni evenienza. Non è adatto a tutte le situazioni. Occorre in ogni caso conoscerlo e capirne la validità di fondo prima di adottare decisioni di grande impatto e di lunga strategia con più completi elementi di giudizio. Ho ripreso, dal titolo, la parola “filosofia”. Il termine appare probabilmente forzato, ma, nelle mie intenzioni, non è così. Esso vuole semplicemente ribadire il concetto di “sistema” quale condizione essenziale per qualsiasi intervento sul territorio. Il tutto non trattato come futuribile più o meno fumoso, ma come modello di riferimento che vanta in tutto il mondo (l’Italia, arrivata tardi, non è l’ultima) realizzazioni industriali mature, affidabili ed assai gradite al cittadino. Il tema è scabroso, me ne rendo conto, perché può suscitare vecchi timori di dirigismo incapace di governare realmente il futuro e – per contrappunto – caparbio nel frenare la libera iniziativa del singolo. Intendo tutto il contrario! I sistemi energetici integrati, nella loro accezione più completa, vogliono rispondere concretamente alle esigenze del nostro momento storico, coinvolgendo il cittadino, in modo armonico, nello sviluppo del tessuto territoriale in cui vive, in un

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contesto di grande apertura ad ogni nuova esperienza. Non c’è alternativa, ho ripetuto. Nessuno discute più sull’obbligo del Comune di programmare, coordinare, controllare lo sviluppo urbanistico. I tempi sono più che maturi per allargare questa logica ad altri settori del tessuto civile e l’energia (strettamente abbinata, come ben sappiamo, alla tutela dell’ambiente) ne è uno dei settori fondamentali. Trattasi di un nuovo approccio, di una nuova cultura che si impone anche per minimizzare le conseguenze di una sempre possibile chiusura delle valvole dei metanodotti russi. L’unico modo per contrastare il sempre incombente pericolo di difficoltà nell’approvvigionamento internazionale di fonti classiche appare quello di disegnare (almeno nel campo civile, ma non è poco) una strategia locale intelligente, dinamica, rapida nel far fronte alle mutevoli realtà di un mercato complesso, sempre in evoluzione, con trends non sempre facilmente prevedibili. Con questa visione prospettica, la programmazione locale balza rapidamente alla ribalta, imponendosi come condizione di base, insostituibile. Senza di essa, tutto il discorso fin qui fatto risulta sterile. In pratica, cosa vuol dire “pianificazione energetica del territorio” nel campo civile? Una risposta sintetica può essere la seguente: ridurre a dove oggettivamente necessario l’uso di caldaie semplici, valorizzare la cogenerazione elettrica-calore, ma, soprattutto, promuovere le fonti alternative agli idrocarburi disponibili localmente. Il tutto nel contesto di strategie a lungo termine. È evidente, a questo proposito, il vantaggio di disporre di una rete di distribuzione del vettore termico distribuita nella città: del teleriscaldamento appunto. Un moderno progetto di sistema urbano di climatizzazione degli edifici deve quindi rappresentare il risultato della cultura della diversificazione delle fonti classiche e rinnovabili, coordinate nel modo termodinamicamente corretto. Ne fa parte integrante, quindi, l’utilizzo ottimale di: • calore di scarico da termovalorizzatori RSU; • geotermia a bassa entalpia; • cascami termici industriali; • biomasse; • pompe di calore di grossa taglia; • energia residua da centrali termoelettriche convenzionali; e, in un prossimo futuro, probabilmente: • idrogeno; • celle a combustibile. • impianti fotovoltaici

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Il tutto, naturalmente, secondo le disponibilità, le risorse, le politiche urbanistiche locali. Le reiterate campagne di stampa per convincere il cittadino ad adottare impianti, tecnologie, materiali, comportamenti in sintonia con le politiche di minori importazioni e di maggiori risparmi sono, senza dubbio, quanto mai importanti e ricche di contenuti anche – diciamo così – pedagogici. Ma tutto questo non è veramente efficace se non è correlato ad una visione strategica locale in grado, fra l’altro, di valorizzare al massimo l’iniziativa individuale che rischia, altrimenti, di disperdersi in mille rigagnoli indipendenti l’uno dall’altro. Un solo esempio: ha senso, oggi, autorizzare un nuovo grosso insediamento residenziale, una zona ospedaliera, un centro commerciale senza indicare – nel contempo – la tipologia delle soluzioni energeticoambientali da adottare per la climatizzazione degli edifici e senza fornire supporti concreti per la loro concreta attuazione? No, di certo. Sarebbe come se alla concessione edilizia non facesse seguito la costruzione delle infrastrutture indispensabile per la sua agibilità. La domanda che nasce spontanea da quanto detto è semplice: i concetti di pianificazione energetica del territorio e di sistemi energetici integrati, da tempo entrati nella logica di parecchie realtà dell’Italia del Nord, stanno sviluppandosi, o sono in fase di stallo? La posizione “panoramica” dell’AIRU (basta sfogliare il ricco Annuario) mi permette di dare delle risposte abbastanza precise che tento di riassumere. Le città da tempo teleriscaldate proseguono nella loro crescita con sempre maggior attenzione alla diversificazione delle fonti e degli impianti di produzione del calore. Di fatto, negli stessi centri viene sostanzialmente attuata (e molto positivamente) la moderna strategia energetico-ambientale, anche senza roboanti dichiarazioni di principio. Nuovi sistemi di ampie dimensioni sono in fase di avvio od in progettazione da parte, soprattutto, di società create con la fusione di vecchie “municipalizzate” (HERA, ENIA, A2A, ACEGAS-APS, ecc.). Appare interessante notare al proposito come si stiano sbloccando rapidamente situazioni da lungo tempo congelate (es. Novara). Altrettanto confortante è l’ingresso nel mercato di piccoli-medi gruppi industriali (retti quasi sempre da giovani imprenditori) che si proiettano con caparbietà verso progetti mediamente di modeste

dimensioni, ma con configurazioni innovative certamente apprezzabili. Si assiste, in altre parole, ad una diffusione sul territorio di iniziative a livello di quartiere che si presentano, almeno potenzialmente, quali possibili noccioli attorno ai quali costruire progetti più ambiziosi. È da salutare positivamente la costruzione, lungo l’arco alpino, degli impianti alimentati a biomasse. Il fenomeno è quantitativamente e necessariamente di relativo peso, ma certamente risulta importante proprio per la diffusione di quella “nuova cultura” nella quale ci siamo soffermati nelle pagine precedenti. Più complicata è la situazione dei termovalorizzatori RSU. È tutt’ora forte, in alcuni settori dell’opinione pubblica, la convinzione che la combustione dei rifiuti sia da condannare per se stessa anche quando si presenta energeticamente ed ambientalmente valida, per privilegiare con decisione (a nostro avviso in modo spesso dogmatico) il riciclaggio diretto. Timidamente ci pare di notare (per la verità ne siamo convinti, ma ci mancano ancora le prove) un aumento della sensibilità verso queste problematica da parte delle Istituzioni nazionali (Governo, Parlamento), mentre troviamo che le Regioni (tolte 2÷3 eccezioni) siano ancora tendenzialmente adagiate sugli schemi tradizionali dei contributi settoriali “a pioggia”.. Il quadro dovrebbe diventare più trasparente e credibile nel giro di qualche mese quando – fra l’altro – saranno vigenti i regolamenti attuativi dell’art. 23 bis della legge 112/08. Il mio (cauto) ottimismo proviene anche dagli echi delle politiche adottate dall’Unione Europea, tutte orientate a favorire i sistemi e le tecnologie che realmente e concretamente attuano risparmi di fonti primarie e migliorano l’ambiente. Il teleriscaldamento è esplicitamente inserito fra questi in parecchie direttive comunitarie. Rimane il grosso nodo della mancanza di una legislazione specifica che dia un minimo di tranquillità ad operatori costretti ad investire cospicue somme a lungo ritorno in un contesto normativo eufemisticamente definibile come poco stabile e piuttosto mutevole, in continuazione. Basti pensare alla definizione legale di teleriscaldamento, ritornata nel limbo dopo la breve durata della “Marzano”, che consente scorrerie di ogni tipo, soprattutto a fronte di incentivi pubblici (certificati verdi, ad esempio). Ma anche a questo proposito qualcosa, probabilmente, si sta muovendo. Speriamo bene.


IL RISCALDAMENTO URBANO

ANNA MAGRINI LUCA BERAGHI Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Pavia

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Certificazione energetica. Regioni a confronto

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a situazione nazionale, che vede Linee guida sulla certificazione energetica e decreti attuativi dei D.Lgs 192/2005 e 311/2006 in via di emanazione, appare ad oggi complessa e variegata. Alcune regioni hanno già reso disponibili indicazioni legislative in merito, mentre altre non si sono ancora espresse. L’art. 6, comma 9 del D.Lgs. 192/2005 concedeva, infatti, alle Regioni ed alle Province Autonome centottanta giorni di tempo, a partire dalla data di entrata in vigore del decreto, per l’emanazione delle linee guida. Da allora si sono susseguiti rinvii e proroghe, dovute inizialmente all’emanazione del D.Lgs 311/2006 e poi ad altre cause. Le indicazioni legislative in merito sarebbero in ogni caso rimaste valide fino a quando ciascuna Regione o Provincia Autonoma non avesse emanato un proprio provvedimento legislativo di recepimento della direttiva 2002/91/CE. La situazione, che sembrava in via di risoluzione, ha subito un forte rallentamento dal 20 marzo 2008, quando la Conferenza Unificata Stato-Regioni ha espresso parere favorevole sui decreti attuativi e sulle Linee guida nazionali, condizionandolo ad alcuni emendamenti, tra i quali l’eliminazione delle indicazioni di costi di riferimento per la certificazione e l’applicabilità dei decreti attuativi alle Regioni che non hanno ancora legiferato in materia (quelle che hanno già emanato proprie norme, dovrebbero verificarne gli eventuali scostamenti dalla normativa nazionale e provvedere a riallinearsi). Nel frattempo sono andate avanti alcune Regioni e Province Autonome, proponendo ciascuna un proprio sistema di certificazione energetica degli edifici. Dal momento che già si notano differenze abbastanza rilevanti per alcuni aspetti, emerge uno scenario di frammentazione territoriale e legislativa in riferimento al fatto che le differenze tra i metodi di certificazione previsti dalle diverse Regioni porteranno sicuramente a scostamenti nella valutazione energetica degli immobili ed anche a differenze nelle possibilità offerte all’utente-consumatore di formulare un corretto giudizio in merito alla qualità prestazionale dei manufatti edilizi.

Figura 1. Regioni e certificazione energetica. In colore più scuro le Regioni in cui è già attivo un sistema di certificazione energetica degli edifici; in arancione quelle in cui sono in corso di emanazione e di approfondimento provvedimenti in materia; in grigio quelle che non si sono ancora espresse.

La possibilità di adottare procedure differenti, non omogenee tra loro, potrebbe anche condurre ad attribuire ad edifici con la stessa prestazione energetica una classe diversa a seconda della Regione, anche in condizioni climatiche simili. Questo mal si concilia con l’obiettivo di trasparenza nelle transazioni immobiliari richiesto dalla Direttiva Europea e con la possibilità di un’equa distribuzione sul territorio dei sostegni finanziari per gli interventi di riqualificazione energetica del parco edilizio nazionale. Un importante aspetto da considerare riguarda proprio il meccanismo degli incentivi che, se legato alla valutazione con criteri diversi dell’appartenenza o meno di un immobile ad una determinata classe energetica o al suo possibile raggiungimento, potrebbe non essere utilizzato correttamente e uniformemente, soprattutto per quegli edifici in condizioni effettivamente più critiche. Diventa pertanto indispensabile che le Amministrazioni locali, pur adottando provvedimenti più aderenti alle specificità territoriali, garantiscano che la metodologia di

calcolo della prestazione energetica permetta di ottenere risultati non difformi rispetto a quelli ottenuti con l’applicazione di metodologie determinate a livello nazionale. Oltre alle metodologie di calcolo per gli edifici di nuova costruzione, la possibilità di adottare misure per la determinazione dei consumi basate su rilievi sugli edifici esistenti può rappresentare un elemento di interesse piuttosto consistente, in quanto spesso risultano incomplete ed imprecise le informazioni che si possono ricavare dalla documentazione di progetto. La raccolta di informazioni di questo tipo può tuttavia portare a risultati difformi rispetto a quelli che si otterrebbero tramite un calcolo convenzionale, conducendo ad una classificazione parallela e non confrontabile con quella in applicazione dei metodi correntemente utilizzati. Infatti entra in gioco pesantemente il comportamento dell’utenza, che può determinare significativi scostamenti dai valori di prestazione energetica ottenibili in base ad un uso convenzionale dell’immobile.

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Figura 2. Regione Valle D’Aosta.

IL RISCALDAMENTO URBANO

LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA A LIVELLO REGIONALE Allo stato attuale, diverse Regioni hanno cominciato a dotarsi di proprie leggi in materia di risparmio energetico. Viene di seguito riportata una breve descrizione dei provvedimenti emanati per ciascuna regione, considerando una classificazione che parte dal nord e procede lungo la penisola verso sud. Le considerazioni si riferiscono alla situazione di fine ottobre 2008.

limiti nazionali sui requisiti di prestazione energetica che entreranno in vigore il 1° gennaio 2010. La redazione dell’attestato di certificazione energetica avviene mediante l’applicazione di un’apposita procedura di calcolo, resa disponibile sotto forma di software (CENED), disponibile gratuitamente sul sito www.cened.it per la redazione dell’attestato e per la consegna telematica all’ufficio competente della Regione. È attivo un elenco dei tecnici abilitati alla certificazione energetica nel quale sono già presenti circa 7000 iscritti.

VALLE D’AOSTA

Figura 3. Regione Piemonte.

www.regione.vda.it/energia_new/certificazioneen ergetica_i.asp

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

La Regione Valle d’Aosta ha emanato la Legge regionale n. 21 del 18 aprile 2008 recante “Disposizioni in materia di rendimento energetico nell’edilizia”. Il provvedimento regola i criteri e i metodi per la determinazione delle prestazioni energetiche ed i relativi requisiti minimi per gli edifici nuovi e ristrutturati, i requisiti professionali e i criteri di accreditamento dei certificatori. Viene istituito, inoltre, un catasto energetico degli edifici e vengono fissati gli obiettivi per il miglioramento dell’efficienza energetica del parco edilizio e le forme di incentivazione economica. Una successiva delibera individuerà i criteri per la determinazione delle prestazioni energetiche, differenziate in funzione della destinazione d’uso e della complessità degli edifici, unitamente alla determinazione delle classi di prestazione energetica ed i relativi limiti.

(www.klimahaus.info)

PIEMONTE (www.regione.piemonte.it/ambiente/energia)

Figura 4. Regione Lombardia.

In Regione Piemonte il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti e di nuova costruzione è introdotto tramite la certificazione energetica per gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati, in tutti i casi di compravendita o locazione con provvedimento regionale (L.R. n. 13 / 28.05.2007 Disposizioni in materia di rendimento energetico nell’edilizia). L’attestato di certificazione energetica dovrà essere rilasciato da un professionista estraneo alla progettazione o alla direzione dei lavori ed iscritto in un apposito elenco regionale. Tra i requisiti per l’abilitazione vi è la partecipazione ad un corso di aggiornamento regionale. LOMBARDIA (www.cened.it)

Figura 5. Provincia di Trento e Bolzano.

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La Lombardia è stata la prima Regione a rendere obbligatoria la certificazione energetica degli edifici. Dal 1° settembre 2007 per gli edifici di nuova costruzione, o in ristrutturazione, per gli interi edifici oggetto di compravendita e per l’accesso ad ogni incentivo o agevolazione è necessario l’attestato di certificazione energetica. Vengono anticipati al 1° gennaio 2008 i

La Provincia di Bolzano è stata una delle prime Amministrazioni a definire un sistema di certificazione con l’adozione dello standard CasaClima – obbligatorio dal gennaio 2005 – che assegna agli edifici una classe in base al consumo di energia: classe A, quando l’indice termico è inferiore ai 30 kWh/m2 l’anno; classe B, quando l’indice termico è inferiore ai 50 kWh/m2 l’anno; classe C, quando l’indice termico è inferiore ai 70 kWh/m2 l’anno. Tale sistema, oltre a condurre alla nascita di un circolo virtuoso che ha portato alla richiesta sempre maggiore da parte degli utenti di edifici di alta qualità prestazionale con la conseguente riduzione dei consumi e delle emissioni nocive, ha permesso alla stessa Amministrazione di poter valutare in modo oggettivo i destinatari degli incentivi. Infatti, gli edifici che rientrano nella categoria A hanno diritto a sconti sugli oneri di urbanizzazione e ad altri benefici previsti dai diversi regolamenti comunali. PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO (www.energia.provincia.tn.it)

La Direttiva sulle “Norme tecniche per le Costruzioni” (NTC) (emanata lo scorso Maggio 2008) definisce le regole da seguire per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni. Essa indica in particolare i principi in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità, anche in caso di incendio, e di durabilità; fornisce i criteri generali di sicurezza; precisa le azioni che devono essere utilizzate nel progetto; definisce le caratteristiche dei materiali e dei prodotti e, più in generale, tratta gli aspetti attinenti alla sicurezza strutturale delle opere. Tale Direttiva prevede un periodo transitorio fino al 30 giugno 2009. FRIULI VENEZIA GIULIA (www.regione.fvg.it)

La Regione Friuli Venezia Giulia ha emanato nello scorso mese di Luglio 2008 il Protocollo regionale VEA per la Valutazione della qualità Energetica e Ambientale degli


IL RISCALDAMENTO URBANO

edifici previsto dall’articolo 6 della legge regionale 18 agosto 2005 n. 23 (Disposizioni in materia di edilizia sostenibile). Il documento tecnico si compone di un sistema di valutazione del grado di sostenibilità edilizia degli edifici e si basa sull’esperienza maturata dalla regione Friuli Venezia Giulia nella stesura del Protocollo ITACA. Il protocollo regionale è strutturato in schede tecniche di valutazione che contengono i criteri di valutazione energetica per l’attribuzione di un valore alfanumerico ad ogni edificio analizzato in relazione al suo livello di sostenibilità energetico-ambientale. LIGURIA (www.ambienteinliguria.it)

La Regione Liguria ha definito il suo sistema di certificazione energetica degli edifici attraverso l’emanazione di un Regolamento Regionale (B.U. Regione Liguria n. 19 del 28.11.2007 – Regolamento Regionale n. 6/8.11.2007 in attuazione dell’art. 29 della L.R. n. 22/29.05.2007 Norme in materia di energia) che disciplina i criteri per il contenimento dei consumi di energia, i requisiti minimi del rendimento, i criteri e le modalità per la certificazione energetica, la metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici, le modalità di attuazione dei controlli e la procedura per il rilascio dell’attestato di certificazione energetica. In particolare, i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici riguardano le caratteristiche e le prestazioni termiche dell’involucro edilizio, il fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, le caratteristiche e il fabbisogno di energia degli impianti di climatizzazione estiva e di illuminazione artificiale. Per essere iscritti all’elenco dei certificatori occorre obbligatoriamente seguire un corso riconosciuto dalla Regione. Successivamente la Regione ha reso meno restrittivi i requisiti per l’iscrizione all’elenco regionale dei certificatori (DGR 181/2008). I certificatori possono essere ingegneri, architetti, periti industriali o edili e geometri ed anche laureati in Agronomia e Scienze forestali e periti agrari. Resta obbligatoria l’iscrizione all’Ordine o al Collegio professionale, ma non è più necessaria un’anzianità di almeno cinque anni. Viene abolito l’obbligo di presentare attestato di comprovata esperienza almeno triennale nel campo energetico. Infine non costituiranno titolo preferenziale da allegare alla domanda l’eventuale riconoscimento di certificatore energetico ottenuto in altre Regioni o Province autonome o in altri Paesi dell’Ue e l’esercizio della funzione di Energy manager. Si è concluso alla fine di ottobre il corso sperimentale svolto dall’Agenzia Regionale per L’Energia (ARE) e partiranno a dicembre-

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gennaio i primi corsi per certificatori (obbligatorio per tutti un modulo di 16 ore). All’inizio di novembre 2008 è prevista l’uscita di un aggiornamento della procedura di calcolo e di alcune precisazioni sugli esami dei corsi. EMILIA ROMAGNA (www.regione.emilia-romagna.it/energia)

In Emilia Romagna sono stati definiti i requisiti minimi di rendimento e le procedure di certificazione energetica degli edifici con l’approvazione dell’Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli edifici che introduce prescrizioni concernenti gli interventi di nuova realizzazione e di ristrutturazione unitamente alle modalità di certificazione energetica dei manufatti edilizi, che sono entrate in vigore a partire dallo scorso 1° luglio 2008. Le procedure di certificazione energetica degli edifici riguardano non solo le abitazioni, ma anche gli edifici in uso alle imprese artigiane, industriali, agricole e del terziario. Il certificato energetico è reso obbligatorio per accedere agli incentivi nazionali, regionali e locali che riguardino il miglioramento della prestazione energetica dell’edificio e anche nel caso di edifici pubblici dati in gestione a società di servizi. Possono essere accreditati quali soggetti certificatori i tecnici qualificati in possesso dei requisiti di esperienza professionale in materia e di diploma di laurea in ingegneria, architettura, scienze ambientali, ovvero diploma di geometra o perito industriale; società di ingegneria; società di servizi energetici; organismi di ispezione; organismi di certificazione. Il provvedimento inoltre prevede l’utilizzo obbligatorio delle fonti rinnovabili sia per quanto riguarda l’impianto di produzione di energia termica, che dovrà essere realizzato in modo che sia coperto almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria, sia per quanto concerne la produzione di energia elettrica prevedendo una potenza non inferiore ad 1 kW per ogni singola unità abitativa. Tale prescrizione potrebbe in alcuni casi essere derogata, purché vengano adottate soluzioni alternative quali il collegamento ad una rete di teleriscaldamento; l’installazione di impianti di micro-cogenerazione; il collegamento ad impianti basati sull’utilizzo di fonti rinnovabili realizzati alla scala territoriale, quali ad esempio le piattaforme fotovoltaiche in fase di previsione da parte delle diverse amministrazioni locali.

Figura 6. Regione Liguria.

Figura 7. Regione Friuli Venezia Giulia.

Figura 8. Regione Emilia Romagna.

UMBRIA (www.regione.umbria.it)

La Regione ha approvato un disegno di legge dal titolo Norme in materia di sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi che prevede una

Figura 9. Regione Umbria.

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GIUGNO 2008

Figura 10. Regione Lazio.

Figura 11. Regione Puglia.

Figura 12. Regione Basilicata.

IL RISCALDAMENTO URBANO

procedura di certificazione ambientale, obbligatoria per gli interventi pubblici e su richiesta per quelli privati. Questa è stata inviata al Consiglio Regionale per l’approvazione definitiva. La classificazione della sostenibilità ambientale dell’edificio sarà definita sulla base di un procedimento di valutazione a schede. Nella legge viene sancito il concetto di “fabbricato ecologico” sulla base dei requisiti dei materiali, dei componenti e degli altri elementi utilizzati nella sua realizzazione.

le relativamente al consumo energetico dell’edificio sono determinati tenendo altresì conto di quanto previsto dal D.Lgs. 192/2005. L’applicazione del protocollo e l’acquisizione del certificato di sostenibilità sarà obbligatoria per gli interventi relativi agli immobili di proprietà della Regione, mentre avrà carattere volontario per gli altri edifici e dovrà essere rilasciato, su richiesta del proprietario dell’immobile o del soggetto attuatore dell’intervento, da un professionista estraneo alla progettazione e alla direzione dei lavori.

LAZIO

PUGLIA

(www.regione.lazio.it)

(www.regione.puglia.it)

Il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la legge dal titolo Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia che ha l’obiettivo di promuovere la qualità e la sostenibilità ambientale degli edifici pubblici e privati. È stato preparato un Protocollo regionale sulla bioedilizia che prescrive il risparmio di energia e di acqua, l’utilizzo di materiali ecologici e non nocivi per la salute umana e la realizzazione di costruzioni che garantiscano benessere e sicurezza a chi vi abita o lavora. Tale Protocollo e le sue linee guida verranno utilizzate per valutare e certificare la sostenibilità degli interventi edilizi. La certificazione della sostenibilità degli interventi di bioedilizia sarà un sistema di procedure univoche e normalizzate che utilizzerà il protocollo e le relative linee guida per valutare sia il progetto, che l’edificio realizzato. I requisiti individuati dal protocollo regiona-

La Regione Puglia ha adottato un regolamento sugli impianti termici e di climatizzazione (Regolamento regionale n.24/07–B.U. Regione Puglia n.138 del 28.11.2007) per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici. Successivamente ha approvato un D.D.L. su “Norme per l’abitare sostenibile” che richiede che gli edifici siano edificati con materiali naturali, alimentati da pannelli fotovoltaici e da collettori solari, con l’utilizzo di elettrodomestici a basso consumo energetico e il recupero dell’acqua piovana. Non si prevede ancora un sistema di certificazione energetica.

REGIONE LOMBARDIA D.G.R. n°VII/5773 del 31.10.2007, Procedura di calcolo – Allegato E (e s.m.i.) La certificazione energetica degli edifici deve tener conto dei seguenti parametri: 1) fabbisogno energetico dell’involucro per la climatizzazione invernale; 1) fabbisogno energetico dell’involucro per la climatizzazione estiva; 2) fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale; 3) fabbisogno termico per la produzione di acqua calda sanitaria; 4) contributi dovuti alle fonti energetiche rinnovabili. REGIONE LIGURIA Regolamento Regionale n°6 del 8.11.2007 I requisiti interessano i seguenti ambiti: 1) caratteristiche e prestazioni termiche dell’involucro edilizio; 2) fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale; 3) fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari; 4) caratteristiche e fabbisogno di energia dell’impianto di climatizzazione estiva; 5) caratteristiche e fabbisogno di energia dell’impianto di illuminazione artificiale. REGIONE EMILIA ROMAGNA D.G.R. n°156 del 4.3.2008, Atto di indirizzo – Allegato 8 Metodologie per la determinazione della prestazione energetica degli edifici La certificazione energetica degli edifici deve tener conto dei seguenti parametri: 1) fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale (Epi); 2) fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione estiva (Epe)*; 3) fabbisogno di energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria (Epacs); 4) fabbisogno di energia primaria per l’illuminazione artificiale (Epill)*.

* Nella fase di avvio si considerano solamente gli indici di prestazione energetica EPi e EPacs, assumendo EPe e EPill pari a 0 Tabella 1.

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BASILICATA (www.regione.basilicata.it)

La Regione Basilicata ha previsto incentivi per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e per l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Devono essere definiti ancora il metodo di calcolo delle prestazioni energetiche, i requisiti degli edifici nuovi e ristrutturati, le caratteristiche della certificazione energetica, i requisiti professionali e i criteri di accreditamento dei certificatori. ALCUNE DIFFERENZE DI IMPOSTAZIONE TRA LEGGI REGIONALI: L’ESEMPIO DI LOMBARDIA, LIGURIA ED EMILIA ROMAGNA I contenuti delle diverse disposizioni regionali non sono sempre corrispondenti tra loro, in quanto comprendono aspetti particolari che diversificano i calcoli per ciascuna di queste. Un esempio è riportato in Tabella 1, che riassume schematicamente i parametri rilevanti che vengono considerati per la classificazione energetica degli edifici in Lombardia, in Liguria ed in Emilia Romagna. In particolare è possibile notare come in Liguria ed Emilia Romagna vengano considerati nel computo dei requisiti minimi di prestazione energetica anche parametri relativi alla climatizzazione estiva ed all’illuminazione artificiale. Anche la Lombardia sta affrontando il problema, ma allo stato


IL RISCALDAMENTO URBANO

attuale non è ancora esplicitamente indicato nei documenti legislativi. La procedura della Regione Lombardia ha avuto modo di essere corretta e aggiornata già nel 2007, in quanto la prima versione (D.G.R. 5018/2007) è stata sostituita integralmente dalla D.G.R. n°VII/5773 del 31.10.2007, come anche l’Allegato E nel quale è descritta dettagliatamente la procedura semplificata di calcolo. La Regione Liguria invece ha avuto la possibilità di verificare gli aspetti critici della propria procedura in tempi più recenti e pertanto alcuni elementi sono stati aggiornati solo a fine Ottobre 2008. In merito ai limiti relativi alla trasmittanza termica (Tabella 2), si osserva una particolarità per quanto adottato dalla Regione Liguria rispetto alla Lombardia ed alle indicazioni nazionali. Per alcune zone climatiche, seppure rappresentative di casi molto limitati rispetto all’intero territorio regionale, si prevedono infatti limiti di trasmittanza superiori a quelli nazionali ai quali, invece, la Lombardia e l’Emilia Romagna rimangono allineate. CLASSI ENERGETICHE ED ATTESTATO DI CERTIFICAZIONE ENERGETICA In Regione Lombardia la suddivisione in classi viene considerata solo in relazione al fabbisogno specifico di energia primaria EPH per la climatizzazione invernale. In Regione Liguria, invece, l’indice di prestazione relativo al fabbisogno di energia primaria e quello relativo alle dispersioni dell’involucro edilizio vengono valutati sulla base di una scala di valori costituenti le classi energetiche. Si noti che in Liguria il fabbisogno di energia primaria EPi tiene conto del fabbisogno energetico invernale del sistema integrato edificio-impianto (e quindi anche della produzione di acqua calda sanitaria). Per entrambi, i limiti delle classi sono parametrizzati in funzione di EPLi di cui all’allegato C del D.Lgs. 192/2005 e s.m.i e, quindi, indirettamente, in funzione del rapporto S/V e del valore dei gradi giorno. In Liguria viene prevista anche una classificazione in base al rendimento globale degli impianti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria: l’indice di prestazione è in questo caso l’inverso del rendimento stesso. La Regione Emilia Romagna prevede un sistema di assegnazione della classe energetica all’edificio, o alla singola unità immobiliare, sulla base di un indice di prestazione complessivo EPtot che tiene conto dei diversi fabbisogni di energie dell’immobile (climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua calda sanitaria e illuminazione). Tale valore viene confrontato con valo-

STRUTTURE

ZONA CLIMATICA

opache verticali

opache orizzontali o inclinate

GIUGNO 2008

C D E F

D.Lgs. 311/06 limiti dal 01.01.2010 0,40 0,36 0,34 0,33

LOMBARDIA D.G.R. n°VII /5773 - 2007 0,36 0,34 0,32

LIGURIA R.R. n°6 - 2007 0,40 0,40 0,40 0,35

EMILIA ROMAGNA D.G.R. n° 156 - 2008 0,36 0,34 0,33

C D E F

coperture pavimenti 0,38 0,42 0,32 0,36 0,30 0,33 0,29 0,32

coperture pavimenti 0,32 0,36 0,30 0,33 0,29 0,32

coperture 0,35 0,35 0,35 0,31

coperture pavimenti 0,32 0,36 0,30 0,33 0,29 0,32

comprensive di infissi

comprensive di infissi

2,60 2,40 2,20 2,00

2,40 2,20 2,00

trasparenti C D E F

< 25% sup. scamb. 2,80 2,20 2,20 2,20

> 25% sup. scamb. < 2,10 < 1,80 < 1,80 < 1,80

comprensive di infissi 2,40 2,20 2,00

Tabella 2. TRASMITTANZA TERMICA U [W/m2K] (in grassetto i limiti di trasmittanza superiori rispetto ai limiti previsti per il 2010 dalla normativa nazionale (All.C, D.Lgs. 311/06).

ri assoluti, identici per tutte le tipologie di edificio e per tutte le zone climatiche. Pertanto nell’”attestato di certificazione energetica” (Lombardia) e nel “certificato energetico” (Liguria) compare un indicatore differente per la valutazione della classe energetica: nel primo (completo, Figura 13) appare il fabbisogno specifico di energia primaria per la climatizzazione invernale EPH, nel secondo (frontespizio, Figura 14) è riportato il fabbisogno totale di energia primaria EPi. L’attestato è, inoltre, composto da una sola pagina (Figura 13) in Lombardia, mentre è rappresentato su due pagine (fronte e retro in Figura 14) in Liguria. Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna, ad oggi vengono stabiliti, all’interno dell’Allegato 7 dell’Atto di indirizzo e coordinamento regionale, i contenuti minimi che dovranno comparire nell’attestato di certificazione energetica.

LOMBARDIA - EPH [kWh/m2anno] classe

FABB. SPECIFICO ENERGIA PRIMARIA climatizzazione invernale

A+ A B C D E F G

EPH < 14 14 ≤ EPH < 29 29 ≤ EPH < 58 58 ≤ EPH < 87 87 ≤ EPH < 116 116 ≤ EPH < 145 145 ≤ EPH < 175 EPH >_ 175

La chiarezza nella definizione della grandezza alle quali associare un consumo energetico dell’edificio sembra quindi già compromessa: tre regioni adottano un modello di certificato energetico e regole diverse tra loro. Il fatto di legare, ad esempio, la prestazione termica dell’immobile anche alla produzione di acqua calda sanitaria porta a considerare la presenza di un determinato numero di persone nell’ambiente e a valutarne le relative abitudini. Questo lega le caratteristiche del sistema edificio-impianto, che pure possono essere valutate in modo convenzionale, alla presenza di un determinato numero di utenti nell’abitazione. In Tabella 3 si indicano le diverse modalità di suddivisione delle classi energetiche: per la Regione Lombardia e la Regione Emilia Romagna i dati riportati sono quelli fissati all’interno delle rispettive normative e definiti nelle procedure di calcolo, mentre per la

LIGURIA - EPi [kWh/m2anno] classe

FABB. TOTALE ENERGIA PRIMARIA climatizzazione invernale + produz. H2O calda sanitaria

A B C D E F G NQE*

EPi ≤ 69,6 69,6 < EPi <_ 116 116 < EPi <_ 133 133 < EPi <_ 145 145 < EPi <_ 174 174 < EPi <_ 203 203 < EPi <_ 246,5 EPi > 246,5

EMILIA ROMAGNA - EPtot [kWh/m2anno] classe

TOTALE ENERGIA PRIMARIA climatizzazione invernale + produz. H2O calda sanitaria

A+ A B C D E F G

EPtot < 25 EPtot < 40 40 <_ EPtot < 60 60 <_ EPtot < 90 90 <_ EPtot < 130 130 <_ EPtot < 170 170 <_ EPtot < 210 EPtot >_ 210

* Non Qualificato Energicamente

Tabella 3. Valori limite delle classi energetiche in kWh/m2anno.

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GIUGNO 2008

IL RISCALDAMENTO URBANO

Figura 14. Regione Liguria: frontespizio e retro del certificato energetico.

Figura 13. Regione Lombardia: attestato di certificazione energetica.

Regione Liguria sono stati calcolati per un caso specifico relativo ad un edificio tipo in Classe E.1 (D.P.R. 412/1993) con rapporto S/V > _ 0,9 ed inserito in zona climatica E (3000 GG), in quanto nella procedura vengono ricalcolati di volta in volta, in base alla zona climatica ed al rapporto S/V, sulla base dei valori limite indicati nella normativa nazionale. La possibilità di scorporare i consumi legati all’acqua calda sanitaria potrebbe permettere un migliore confronto tra gli intervalli di valori considerati per le diverse classi. SOFTWARE REGIONALI SULLA CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI Con l’obbligatorietà di produrre, da parte dei soggetti abilitati, l’attestato di certificazione energetica degli edifici, in questo ultimo periodo si sta assistendo alla nascita ed alla commercializzazione di numerosi strumenti di calcolo capaci di supportare i certificatori nella redazione del certificato stesso. Oltre ad offrire un’ampia gamma di scelta per l’operatore, è stato, tuttavia, verificato come in molti casi si ottengano risultati decisamente incongruenti tra loro anche se implementati agli stessi casi di studio, creando diversi aspetti di criticità soprattutto perché i dati ottenuti avranno ricadute certe sia in termini legali, che economici in quanto connessi all’assegnazione della classe energetica dell’immobile. Per questo motivo, il Ministero dello Svi-

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luppo ha incaricato l’Enea e il CNR della realizzazione del software DOCET, aggiornato per essere utilizzato per i calcoli dell’efficienza energetica estesa a tutte le tipologie di destinazione d’uso degli edifici in conformità alle Norme UNI TS 11300, e ha dato al Comitato Termotecnico Italiano il compito di individuare un metodo di calcolo uniforme per l’intero territorio nazionale. Per quanto riguarda le tre Regioni considerate nell’approfondimento, si ricorda che Regione Lombardia ha messo a disposizione gratuitamente il software CENED da utilizzare per la certificazione energetica degli edifici. Tale software è stato realizzato in conformità agli algoritmi contenuti all’interno della Procedura di Calcolo di cui al Decreto n. 15833 del 13 dicembre 2007 e rappresenta il primo strumento di calcolo da utilizzare per la valutazione della classe energetica degli edifici su scala regionale. La Regione Liguria ha invece fatto predisporre il software DOCETPROLiguria da parte del ITC-CNR, per fine Ottobre 2008, che sarà messo gratuitamente a disposizione dei soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici realizzati sul territorio regionale ligure. Il nuovo strumento di calcolo è realizzato sulla base della procedura di calcolo della Regione Liguria, fondata sulla UNI TS 11300, e dovrebbe rendersi disponibile a breve per essere utilizzato direttamente sul web. Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna è in via di predisposizione un apposito software che sarà reso accessibile direttamente dal sito web regionale all’interno della sezione energia, con lo scopo di rendere effettivamente attivo il sistema di archiviazione degli Attestati di Certificazione Energetica degli edifici. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il processo di certificazione energetica appare ancora in evoluzione e di difficile armonizzazione, anche se dovrebbe per-

mettere una maggiore chiarezza in relazione alle problematiche energetiche degli edifici. I tecnici che si troveranno ad operare in diverse Regioni dovranno tener conto degli aspetti particolari di ciascuna. A questi elementi di differenziazione se ne aggiunge uno importante in quanto, almeno secondo la tendenza attuale, i tecnici dovranno seguire corsi e sostenere esami nelle regioni che abbiano previsto un elenco di certificatori abilitati secondo le procedure attivate. Mentre in Lombardia, per le figure professionali coinvolte, si richiede esperienza triennale o in alternativa la partecipazione a un corso qualificante con il relativo esame, in Liguria è previsto un corso obbligatorio (almeno in parte) per tutti. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, si prevede a breve l’approvazione di un provvedimento della Giunta Regionale che disciplinerà le modalità di primo accreditamento dei soggetti certificatori, gli standard di riferimento per l’autorizzazione ed il riconoscimento dei corsi di formazione ed i requisiti dei soggetti deputati alla realizzazione degli stessi corsi di formazione. Questo aspetto risulta poco in linea con le indicazioni della Direttiva Europea in merito alla libera circolazione dei tecnici a livello europeo. Le indicazioni nazionali propendono per la semplice definizione delle figure competenti, senza verifiche tramite corsi. Anche per quanto concerne la definizione degli strumenti di calcolo riconosciuti dalle diverse realtà territoriali esiste, ad oggi, una problematica legata proprio all’utilizzo di software diversi, che spesso forniscono risultati non congruenti fra loro e che, per questo, potrebbero portare a valutazioni difformi e non confrontabili. Il quadro normativo tuttavia non si è ancora completato. Non resta che aspettare ancora qualche tempo perché la situazione si stabilizzi, nella speranza che possa condurre alla realizzazione di quegli obiettivi che a livello europeo e nazionale ci si è prefissati.



GIUGNO 2008

IL RISCALDAMENTO URBANO

Distribuzione del calore dei sistemi di teleriscaldamento (TLR) Intensità dell’investimento e costo di vettoriamento del calore

INTRODUZIONE Il costo della distribuzione del calore, formata da rete ed allacciamenti d’utenza, di un sistema di teleriscaldamento è una quota importante dei costi complessivi, che può ampiamente superare il 50% dei costi della realizzazione di un nuovo progetto. L’intensità dell’investimento della distribuzione del calore non è uniforme, ma varia in funzione sia della qualità dell’edilizia locale, che degli obiettivi di penetrazione del servizio verso l’edilizia urbana complessiva. L’aumento dell’intensità dei costi determina la barriera dello sviluppo del potenziale del teleriscaldamento. Una maggiore penetrazione del servizio incontra infatti costi di rete crescenti per l’allacciamento di aree

meno favorite, caratterizzate da minore concentrazione edilizia e maggiore distanza, o per l’allacciamento di edilizia minore. Un servizio calore selettivo, limitato a grandi complessi edilizi in aree intensamente edificate di grandi città, offre una intensità di costi molto inferiore a quello di un servizio ad alta penetrazione in un centro montano di dimensioni modeste. Questi ultimi possono pertanto trovare sostenibilità finanziaria solamente nel caso disponibilità di risorsa rinnovabile a basso costo. Le reti di teleriscaldamento esistenti in Italia offrono un panorama molto vario di situazioni edilizie e di penetrazione del servizio, in quanto risultato di condizioni storicamente diverse per quanto riguarda sia il mercato dei combustibili e del calore, che

MAURO COZZINI Presidente Comitato Risorse Rinnovabili - Airu

le incentivazioni e gli obiettivi politici delle aziende municipalizzate promotrici dei progetti. L’analisi del panorama dei costi di distribuzione del calore di queste reti offre motivi di riflessione per ricercare condizioni progettuali o di sostegno finanziario che possano determinare la sostenibilità di ampie opportunità di espansione del teleriscaldamento. Riferimento per l’analisi dei costi sono i dati riportati nell’Annuario AIRU 2006. La lunghezza delle reti, il numero delle sottocentrali, le volumetrie allacciate, congiuntamente ai dati funzionali dell’intero sistema di teleriscaldamento, consentono di delineare la consistenza delle opere di ciascun sistema di distribuzione del calore e di stimare i relativi costi in forma approssimata, ma sufficientemente omogenea per consentire il confronto delle intensità di investimento. Come esempio di nuovo progetto vengono riportati i dati e la stima dei costi della rete del progetto di teleriscaldamento a biomassa di Lissone, oggetto di una ricerca finanziata dalla comunità europea. INTENSITÀ DELL’INVESTIMENTO PER LA DISTRIBUZIONE DEL CALORE NEI SISTEMI TLR ESISTENTI Intensità in rapporto alle dimensioni del sistema TLR. L’intensità dell’investimento in rapporto al servizio effettuato, espresso in €/m3 (investimento totale diviso per la volumetria dell’utenza allacciata), è un indice del costo di vettoriamento del calore. L’intensità è suddivisa in “rete di trasporto” (collettori primari e rami di distribuzione) ed in “allacciamenti d’utenza” (tubazione di allacciamento alla rete e sottostazione d’utenza).

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IL RISCALDAMENTO URBANO

Intensità in rapporto al sistema di teleriscaldamento di una città. Oggetto dell’indagine sono i sistemi urbani di teleriscaldamento qualificati dal numero di abitanti del centro urbano (indice qualitativo della qualità edilizia e del potenziale di espansione), dal frazionamento dei sistemi e dalla penetrazione raggiunta dal servizio in termini di volumetria allacciata per abitante (m3/abitante). La penetrazione del servizio può essere un indice di successo rispetto al potenziale massimo, qualitativamente rappresentato dal valore obiettivo di 200 m3/abitante corrispondente all’espansione dell’esemplare sistema urbano di Brescia. Situazioni estreme di penetrazione del servizio sono: Bassa penetrazione (< 20 m3/abitante), tipica di sistemi urbani molto selettivi, basati su episodi di teleriscaldamento per limitati raggruppamenti di grande edilizia. Elevata penetrazione (50 – 200 m3/abitante), tipica di un servizio territoriale unico, esteso a gran parte del territorio comuna-

Investimento specifico €/m3

La Figura 1 riporta la mappa dei due parametri di intensità, per evidenzia re la dispersione dei valori in relazione alla totale volumetria edilizia allacciata da ciascun sistema. L’intensità media risulta: rete di trasporto 6,4 €/m3; allacciamenti d’utenza 4,1 €/m3; totale distribuzione 10,5 €/m3. L’ampia dispersione è conseguenza di: Diversa qualità dell’edilizia: dimensione del centro urbano, densità edilizia, volumetrie unitarie, livello di centralizzazione degli impianti di riscaldamento, ubicazione della centrale, viabilità e vincoli di posa; Diversi obiettivi di penetrazione del servizio: estensione del bacino ad ampia parte del territorio urbano ed allacciamento dell’edilizia minore od isolata. Le diversità delle incentivazioni storicamente applicate (quali gli elevati incentivi CIP 6 degli anni 90, e più recentemente i particolari incentivi per le biomasse in area montana) hanno reso flessibili i vincoli di sostenibilità economica con il risultato di una distribuzione abbastanza ampia dell’intensità, in particolare per i volumi allacciati inferiori a 150.000 m3. Le tipiche condizioni di divergenza sono: Intensità minima per episodi teleriscaldamento selettivi, caratterizzati da allacciamento di grandi complessi edilizi abbastanza vicini. Intensità massima per i piccoli sistemi montani alimentati da biomassa, caratterizzati da servizio abbastanza esteso nel territorio comunale con allacciamento sistematico di volumetrie unitarie modeste.

GIUGNO 2008

Figura 1. Investimenti della distribuzione dei sistemi esistenti.

Gruppo

1 Brescia

Volume

Abitanti

Penetrazione

Densità lineare

Potenza sottocentrali

Investimento Distribuzione

Mm3

m3/abitante

m rete/abitaz.

kW/sottoc.

€/abitazione 3.407

36,46

187.567

194

2,6

85

Torino

29,47

865.263

34

2,2

355

2.333

Resto

31,22

500.306

62

3,3

24

3.002

Totale gruppo

97,16

1.553.136

63

2,7

150

2.896

2 Verona

9,78

253.208

39

4,1

193

3.053

Milano

8,05

1.256.211

6

1,5

936

1.282

Bologna

3,72

371.217

10

1,4

1.500

1.151

Totale gruppo

21,55

1.880.636

11

2,5

414

1.981

3 Totale gruppo

16,63

1.555.035

11

3,1

412

2.277

4 Totale gruppo

5,49

39.476

139

7,2

61

4.291

Tabella 1. Distribuzione di gruppi di sistemi urbani esistenti.

le ad all’allacciamento dell’utenza minore. I sistemi urbani esistenti sono stati suddivisi in gruppi con caratteristiche simili: 1. Un’unica, grande rete (3,9 ÷ 37 Mm3/rete) al servizio di città medio-grandi (8 città, > 30.000 abitanti), caratterizzata da una politica di allacciamento ampia, evidenziata dal basso valore di potenza unitaria delle sottocentrali (valore medio 150 kWt). La penetrazione del servizio è buona od elevata (34 – 200 m3/abitante). 2. Importanti episodi di teleriscaldamento inseriti in 3 grandi città (Milano, Bologna e Verona, 4 ÷ 10 Mm3/città). La penetrazione è varia, media per Verona (39 m3/abitante) e bassa per Milano e Bologna (6÷10 m3/abitante) per effetto di differenti criteri di espansione e di selettività degli episodi (potenza media sottocentrali: Verona 200 kWt, Milano e Bologna 1.000 e 1500 kWt). 3. Sistemi medio-piccoli (13 centri urbani, < 3 Mm3/città) risultanti da sviluppo

selettivo per episodi, o con reti uniche ma con modesta penetrazione (media 11 m3/abitante), caratterizzati da elevata potenza delle sottocentrali (media 412 kWt, simile al gruppo3). 4. Sistemi piccoli (13 sistemi < 1,4 Mm3/sistema) nei piccoli centri montani e con espansione di eccellenza: penetrazione molto elevata (139 m3/abitante); alimentazione di piccoli utenti (potenza media sottocentrali 61 kWt); alimentati da biomassa. Lo sviluppo per episodi comune ai gruppi 2 – grandi città, e 3 – medie città, presentano parametri indice simili. L’intensità degli investimenti di seguito è riferita, per una facile comprensione dei dati, ad un’abitazione tipica definita da una domanda netta di calore di 10 MWh/anno, formata da circa 300 m3 e con circa tre abitanti. I parametri tecnici caratteristici e l’investimento medio per abitazione del sistema di distribuzione sono riportati nella Tabella 1 e nella Figura 2. L’intensità

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IL RISCALDAMENTO URBANO

Figura 2. Investimento abitazione in sistemi urbani. Gruppo

Lissone 1 2 3 4

Volumet. servita

Abitanti

Penetrazione

Densità lineare

Potenza sottostazioni

Investimento Distribuzione

Mm3

M3/abitante

m rete/abitaz.

kW/sottoc.

€/abitazione

2,09 97,16 21,55 16,63 5,49

36.000 1.553.136 1.880.636 1.555.035 39.476

58 63 11 11 139

4,5 2,7 2,5 3,1 7,2

110 150 414 412 61

2.920 2.896 1.981 2.277 4.291

Tabella 2. Sistema di distribuzione di Lissone in rapporto ai sistemi esistenti.

Costo vettoriamento €/MWh

degli investimenti per abitazione riflette le condizioni edilizie e lo sforzo per la penetrazione: L’elevata intensità di investimento dei grandi sistemi, combinati con una contenuta potenza unitaria delle sottocentrali, (gruppo 1, Verona del gruppo 2) porta una elevata penetrazione del servizio. Una bassa intensità degli investimenti è sufficiente per gli episodi di teleriscaldamento selettivo sia in città grandi (Milano e Bologna del gruppo 2) che in città medio-piccole (gruppo 3), caratterizzati da una scarsa penetrazione del servizio. L’intensità degli investimenti dei sistemi a biomasse per i centri montani è nettamente più elevata dei precedenti per l’effetto congiunto della piccola dimensione del centro urbano, caratterizzato da bassa densità edilizia e limitata dimensione degli edifici, e di estesa penetrazione del servizio. I maggiori investimenti della distribuzione dei grandi sistemi possono trovare compenso, almeno parziale, nella diminuzione, per effetto scala, degli investimenti specifici della centrale.

€/abitazione (10 MWht/anno)

GIUGNO 2008

Figura 3. Costi livellati di vettoriamento. Caso Lissone. Anno Totale investimento Invest. Progressivo O&M, assicurazioni Costi totali Energia venduta

da 1a 26

Anno Totale investimento Invest. Progressivo O&M, assicurazioni Costi totali Energia venduta

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

2.477 2.477 50 2.526 0

2.482 4.958 99 2.581 1.901

2.763 7.721 154 2.917 7.217

3.287 11.009 220 3.508 15.184

2.408 13.417 268 2.676 27.301

1.132 14.549 291 1.423 37.896

762 15.311 306 1.068 44.653

410 15.720 314 724 51.410

314 16.035 321 635 53.820

314 16.349 327 641 54.878

11

12

13

14

15

16

17

18

19

20

21-26

314 16.663 333 647 55.937

314 16.977 340 654 56.995

314 17.292 346 660 58.053

314 17.606 352 666 59.112

314 17.920 358 673 60.170

0 17.920 358 358 61.228

0 17.920 358 358 61.228

0 17.920 358 358 61.228

0 17.920 358 358 61.228

0 17.920 358 358 61.228

0 17.920 358 358 61.228

k€ 17.920 k€ 17.920 k€ 8.022 k€ 25.943 MWht 1.258.039

k€ k€ k€ k€ MWht

Tabella 3. Distribuzione temporale degli investimenti in distribuzione e dell’energia venduta.

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IL RISCALDAMENTO URBANO

dentemente per i sistemi di teleriscaldamento esistenti. Abitanti: n° 36.000 Volumetria servita: m3 2.094.247 Penetrazione: m3/abitante 58 Fabbisogni netto di calore degli utenti: MWh/anno 61.200 Abitazioni equivalenti (10 MWh/abitazione): n° 6.120 Lunghezza rete: km 27,6 Densità lineare rete: m rete/abitazione 4,5

Numero utenti: n° 600 Potenza media sottocentrali: kWt 110 Investimento rete: M€ 11,1 Investimento allacciamenti e sottocentrali: M€ 6,8 Investimento: totale M€ 17,9 Intensità degli investimenti: €/abitazione 2.920 I parametri collocano il progetto di Lissone in posizione intermedia tra quelli dei sistemi esistenti dei gruppi 1 e 4.

Costo vettoriamento €/MWh

Lo sviluppo per episodi selettivi, che limitano gli allacciamenti a scelti raggruppamenti di grande edilizia, favorisce la riduzione dell’intensità degli investimenti per la distribuzione del calore, ma è anche una barriera allo sviluppo del potenziale del teleriscaldamento, perché la bassa penetrazione che li caratterizza esclude gran parte dell’utenza urbana. Un’ampia promozione del potenziale richiede di estendere il servizio anche alle condizioni edilizie meno favorite, con conseguente aumento dell’intensità degli investimenti. Sono necessari incentivi compensativi diretti a bilanciare gli aumenti di intensità di investimento, in modo da superare la barriera economica all’incremento del potenziale di sviluppo, evitando di sovra-incentivare le situazioni più favorite. Esempio attuale di successo sono i sistemi a biomassa montani, che hanno avuto recentemente grande impulso, nonostante gli elevati investimenti, per effetto della elevata incentivazione.

GIUGNO 2008

COSTI DI VETTORIAMENTO Figura 4. Costi livellati di vettoriamento: caso base Lissone e tempi di realizzazione dimezzati.

Tasso di sconto % Base Lissone Tempi ridotti

0,0 21 19

2,5 25 23

5,0 31 28

7,5 37 33

10,0 44 39

12,5 52 46

15,0 61 52

17,5 70 59

20,0 79 66

Tabella 4. Costi livellati di vettoriamento €/MWh, base Lissone e ridotti.

Costo vettoriamento €/MWh

Caso di riferimento: rete del progetto Lissone Il caso di riferimento è dedotto da un progetto di fattibilità, che include molte delle problematiche che incidono sui costi di vettoriamento, a partire dall’intensità degli investimenti, ma anche lo sviluppo temporale delle opere, il piano di saturazione degli allacciamenti, la curva di durata dei carichi a saturazione, ecc. Il progetto è incluso nello studio “Uso delle biomasse per teleriscaldamento nei centri della Brianza” finanziato dal programma europeo FP 6 e si riferisce al centro di Lissone con 36.000 abitanti. I risultati consentono l’estensione ad ipotesi diverse dal caso Lissone, attraverso analisi di sensibilità. La configurazione della rete risponde a criteri di “servizio territoriale”, con obiettivo di buona penetrazione: le reti servono gran parte delle aree urbanizzate e la politica di allacciamento include condomini di 3 abitazioni. I diametri delle reti hanno margini di capacità di trasporto per l’estensione futura del servizio anche agli impianti unifamiliari. I coefficienti di consenso sono abbastanza elevati: 100% per l’edilizia pubblica ed 85% per quella residenziale grande e quella terziaria, ma solo 52% per quella minore (3-8 abitazioni per edificio) e 65% per quella produttiva, artigianale ed industriale. I parametri del sistema di distribuzione sono riportati di seguito, mentre in tabella 2 sono confrontati con quelli stimati prece-

Figura 5. Costi livellati di vettoriamento: variazione intensità di investimento.

Tasso di sconto % 1500 €/ab 2000 €/ab Lissone 3.000 €/ab 4.000 €/ab

0,0 11 14 21 21 28

2,5 13 17 25 26 35

5,0 16 21 31 32 42

7,5 19 25 37 38 51

10,0 23 30 44 45 60

12,5 27 36 52 53 71

15,0 31 41 61 62 83

17,5 36 48 70 72 95

20,0 41 54 79 82 109

Tabella 5. Costi livellati di vettoriamento €/MWh, in relazione della intensità degli investimenti.

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Le prestazioni a regime del servizio di distribuzione di Lissone sono: Fabbisogni netto di calore degli utenti: MWh/anno 61.200 Perdite di calore a regime, riferita al calore fornito all’utente: 11% Picco di potenza in rete: MWt 40 Erogazione di calore della centrale: MWh/anno 68.000 Durata di utilizzazione della potenza termica: h/anno 1.700 Consumi di energia elettrica per pompaggio riferito alla potenza termica fornita all’utente: 2,5% Costo di vettoriamento, escluso le perdite di energia La Tabella 3 riassume la distribuzione temporale degli investimenti corrispondenti al piano di realizzazione della rete di Lissone, includendo gli oneri di ingegneria, amministrazione ed imprevisti pari al 10% dei costi delle opere. Sono indicati anche i costi annuali di operazione, manutenzione ed assicurazione stimati nel 2% anno degli investimenti. Il flusso dei costi è combinato con l’evoluzione della fornitura annuale di calore agli utenti. Indicatore significativo dei costi di vettoriamento è il “costo livellato” (Figura 3), definito come rapporto tra i costi attualizzati con

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IL RISCALDAMENTO URBANO

diversi tassi di sconto e l’energia fornita attualizzata con lo stesso metodo. Le valutazioni economiche sono a moneta costante valore 2005 e sono limitate a 25 anni dall’inizio dell’operazione. Il calcolo è effettuato con interessi variabili da 0% al 20%. Valori tra il 5% e 7% rappresentano il costo finanziario del vettoriamento, con costi di vettoriamento nel campo 30 ÷ 35 €/MWh, che impegnano una quota importante del prezzo di vendita (circa 40%) attualmente pari a circa 80 €/MWh. I valori tra 8% e 12%, nel campo 40 ÷ 50 €/MWh, riflettono il ritorno aspettato complessivo, inclusivo di oneri di gestione del servizio, rischi ed utili da parte di un’impresa che gestisca il vettoriamento separatamente dalla produzione.

ANALISI DI SENSIBILITÀ Riduzione dei tempi iniziali di costruzione. Si è considerato di ridurre del 50% il tempo totale di costruzione della rete, da 6 a 3 anni, e di accelerare parallelamente l’allacciamento dell’utenza per raggiungere la saturazione in circa 5 anni. I risultati sono riportati in Tabella 4 e in Figura 4. La riduzione dei costi di vettoriamento è di circa il 10 %.

Variazione della intensità degli investimenti L’intensità degli investimenti di teleriscaldamento per abitazione sono definiti in base ai dati della Tabella 1 e Figura 2. Intensità bassa, episodi con allacciamenti selettivi: 1.500 €/abitazione Intensità media di episodi: 2.000 €/abitazione Intensità base di Lissone: 2.920 €/abitazione Intensità media di servizio territoriale con elevata penetrazione: 3.000 €/abitazione Intensità dei piccoli centri con elevata penetrazione (centri montani): 4.000 €/ abitazione I costi di vettoriamento corrispondenti sono riportati in Tabella 5 e in Figura 5. Si nota come il costo livellato sia circa proporzionale all’intensità degli investimenti. Si conferma l’opportunità che gli incentivi intervengano per compensare le differenze del costo di vettoriamento, con l’obiettivo di rendere simile il costo e favorire la massima espansione del servizio, senza far pesare sulle aziende o sugli utenti le differenze dei costi dovuti alle condizioni locali ed alla politica di ampia espansione del servizio.


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Sole e caldo di Sicilia per l’energia italiana doc GIUSEPPE FINOCCHIARO

Archimede riporta Siracusa al centro del mondo Avviati i lavori di costruzione dell’impianto termofotovoltaico voluto da Carlo Rubbia e basato sul principio degli specchi ustori ideato dal genio siracusano. La sperimentazione iniziale consentirà di produrre energia per il fabbisogno annuale di 4.500 famiglie. Il presente articolo è stato pubblicato da Clean Economy n.2 - marzo/aprile 2008 - e ristampato su “Il Riscaldamento Urbano” per gentile concessione.

N

ascerà a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, il primo impianto al mondo che integrerà un ciclo combinato a gas con un impianto solare termodinamico. L’accordo, siglato tra Enea ed Enel, renderà operativo entro il 2009 il “Progetto Archimede” sperimentato da alcuni anni presso l’ENEA Casaccia a Roma e sviluppato dalle ricerche effettuate dal premio Nobel Carlo Rubbia. Il protocollo d’intesa è stato siglato il 26 marzo 2007 tra il Direttore della Divisione Generazione ed Energy Management Enel, Sandro Fontecedro, e il presidente dell’Enea, Luigi Paganetto, alla presenza del mini-

stro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, di Gianni Silvestrini, dell’assessore all’Ambiente della Regione Sicilia, Rossana Interlandi, e del premio Nobel Carlo Rubbia. Proprio l’assessore Interlandi non ha esitato ad esprimere grande soddisfazione per l’importante traguardo: «Comincia una nuova stagione di sviluppo energetico per la nostra isola e per l’Italia che supera finalmente i devastanti modelli delle raffinerie. Con la firma del protocollo d’intesa la Sicilia diventa regione all’avanguardia in Europa nel campo della sperimentazione e della produzione delle energie rinnova-

bili – ha proseguito l’assessore Interlandi – dimostrando di poter raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni inquinanti entro la data del 2020». Secondo ENEL il progetto Archimede, così denominato in onore di Archimede di Siracusa, inventore dei leggendari specchi ustori [gli specchi ustori sono in grado di concentrare i raggi paralleli provenienti dal Sole in un punto, detto fuoco, ndr], comporterà nell’immediato la produzione di energia elettrica corrispondente al consumo medio annuale di 4500 famiglie. Ciò consentirà un risparmio energetico di circa 2.400 tonnellate equivalenti di

LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO I principali elementi dell’impianto sono: • il campo solare; • il sistema di accumulo; • il generatore di vapore; • i sistemi ausiliari per l’avviamento ed il controllo dell’impianto. Il campo solare occupa un’area di 300 x 280 metri quadri ed è costituito da 360 specchi (collettori parabolici) e 72 collettori solari disposti su 24 file e collegati tra loro in modo che i sali fusi possano circolare al loro interno e riscaldarsi. Ciascun collettore è lungo 100 m, largo 6 m ed è provvisto di un meccanismo che lo orienta costantemente nella direzione del sole. Il generatore di vapore utilizza il calore dei sali per ottenere vapore ad alta pressione, i sali si raffreddano e ritornano ai collettori solari per un nuovo ciclo. Il vapore prodotto dall’impianto solare Archimede servirà ad integrare quello prodotto nell’attuale centrale a ciclo combinato contribuendo ad alimentarne le turbine a vapore già esistenti. Fonte: ENEL

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GIUGNO 2008

petrolio e, ogni anno, verrà evitata l’emissione di circa 7300 tonnellate di anidride carbonica (Fonte Enel). Sull’originalità del progetto Archimede si è sviluppato nei mesi scorsi un ampio dibattito, dal momento che impianti simili esistono negli Stati Uniti e in Spagna sin dagli anni ‘80. Inoltre si ritiene che l’investimento di circa 40 milioni di euro non giustifichi una produzione di circa 5Mw, sebbene Carlo Rubbia inviti a considerare tale impianto sperimentale. Certamente, se si riflette sull’evoluzione della tecnologia energetica italiana negli ultimi trent’anni, non si può fare a meno di notare come l’aspetto dominante sia stato l’impiego massiccio di gas naturale sia per usi civili ed industriali, che per la produzione elettrica, mentre la tecnologia nucleare e le fonti rinnovabili sono state quasi messe da parte anche in considerazione dei modesti risultati raggiunti. Allo stesso tempo l’Italia, se la confrontiamo con realtà quali la Francia o la Germania, non ha più svolto l’attività di “sviluppatore di tecnologia”, ma si è trasformato sempre più in “importatore” sia di combustibili, che di tecnologia, con conseguenze evidenti sulle politiche di sviluppo industriale e quindi sull’occupazione. Pertanto, sebbene il progetto Archimede non risolverà il fabbisogno complessivo di energia, esso rappresenta certamente un cambiamento di tendenza rispetto alle politiche energetiche degli ultimi decenni. L’impianto di Priolo Gargallo utilizzerà una tecnologia ad alto rendimento che produrrà energia elettrica dal sole sempre, anche di notte, o quando il cielo è coperto, grazie all’utilizzo di una miscela di sali in grado di conservare a lungo il calore raccolto durante il giorno. L’impiego di questi sali consentirà l’accumulo di energia anche in assenza di sole. Il nuovo sistema sarà composto da batterie di specchi parabolici che concentrano la luce diretta del sole su tubazioni percorse da un nuovo fluido termico primario, inventato da Rubbia, che ha la proprietà di accumulare il calore. Il fluido ideato dal premio Nobel per la fisica sostituisce il “fluido termocettore”, composto da olio minerale infiammabile, usato vent’anni fa in California che, fra l’altro, limita la temperatura dell’impianto a soli 390 gradi. Rubbia ha sostituito l’olio con dei semplici fertilizzanti utilizzati in agricoltura (sali di Nitrato di Sodio e di Potassio fusi), rendendo il sistema completamente ecologico e portando i limiti di temperatura a 550 gradi. Questi sali, a differenza dell’olio minerale finora utilizzato dagli impianti solari in esercizio, sono totalmente innocui per l’ambiente, anche in caso di fuoriu-

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IL RISCALDAMENTO URBANO

scite accidentali, e non sono infiammabili. Il limite di 550 gradi permette d’integrare l’impianto con un “sistema a torre” per l’accumulo dell’energia termica, così da poter produrre l’energia elettrica anche in assenza di sole e durante la notte. L’energia termica così prodotta e conservata servirà a generare vapore ad alta pressione che, convogliato nelle turbine dell’adiacente impianto a ciclo combinato della centrale Enel, incrementerà la produzione di energia elettrica dell’impianto, riducendo la necessità di bruciare combustibili fossili, migliorando quindi le prestazioni ambientali. L’evoluzione del progetto prevede di portare la temperature di esercizio a 850° per riuscire a produrre Idrogeno che consentirà di realizzare una Centrale Solare che produce Energia Elettrica e Carburante per le auto del futuro con residui ed emissioni inquinanti nell’atmosfera pari a zero. Carlo Rubbia sul Progetto Archimede ha dichiarato: «Questa di Priolo Gargallo è un’occasione importante per la ricerca, che ha bisogno di idee, e per il mondo produttivo che ha finalmente capito l’importanza delle idee. Da Priolo si può aprire una nuova fase per il nostro Paese, nel quale industria e ricerca possono coesistere, se non addirittura complementarsi vicendevolmente. Enel ed Enea operano insieme molto bene. Enea ha lanciato tre anni fa questo progetto, tengo a precisare totalmente made in Italy, ed Enel ha fatto in modo che si potesse realizzare. La posizione della Sicilia ci permette di pensare ad una produzione di energia in termini economici ottimali e in condizioni di estrema semplicità. Questo apre una doppia strada per il nostro Paese: la prima è quella di produrre altri impianti solari, la seconda è quella che porta alla produzione di energia rinnovabile “indigena” in un momento delicato come quello attuale. Contiamo di produrre energia elettrica verde entro i prossimi tre anni. Consideriamo un aspetto molto semplice: un campo di specchi grande come un aeroporto - ha concluso l’illustre fisico - può produrre un sesto dell’energia che importiamo dalla Francia. Perché questa grande quantità di energia non la possiamo prendere dalle aree disabitate del nostro Paese?» Il progetto Archimede fa parte del Piano Ambiente dell’Enel che prevede investimenti in nuovi impianti che utilizzano fonti rinnovabili e in ricerca e sviluppo di tecnologie amiche dell’ambiente, per un ammontare di oltre 4 miliardi di euro da qui al 2011. Dalla scorsa estate il Progetto Archimede è presente anche su

Second Life, il mondo virtuale con oltre 8 milioni di “residenti” che provengono da 80 Paesi differenti del mondo reale, all’interno di EnelPark, il parco a tema tutto dedicato all’energia rinnovabile e all’innovazione tecnologica. Un’isola di 65 mila metri quadrati, dove le automobili vanno a idrogeno, l’energia è prodotta da fonti rinnovabili e le centrali termoelettriche non hanno camino. Una finestra su un futuro che in buona parte è già una realtà - e non virtuale grazie alla ricerca e all’innovazione di Enel. Tutti gli avatar, le persone virtuali e tridimensionali che visitano l’Enel Park su Second Life, possono vedere il futuro dell’energia così come l’Azienda lo sta realizzando nel mondo reale. In Enel Park trovano posto nove attrazioni dedicate all’energia e, tra queste, l’impianto termofotovoltaico siciliano voluto da Rubbia. È inoltre significativo che l’impianto si realizzi a Priolo Gargallo, un territorio che è stato abitato fin dal secondo millennio a.C. con un continuo susseguirsi di popolazioni attratte dalla bellezza del territorio e dalla sua posizione strategica. Per secoli la cittadina ha vissuto sostanzialmente di agricoltura, finché nel 1954, con la costruzione dei primi impianti industriali, è avvenuto un radicale cambiamento sia negli abitanti, che da contadini sono diventati operai, sia nell’aspetto urbanistico del paese. Il prezzo sociale dell’industrializzazione, che ha creato tanti posti di lavoro, ma che non ha tenuto conto della salute degli abitanti, è stato ed è tuttora elevato, sebbene da alcuni anni la sensibilità verso uno sviluppo ecosostenibile stia crescendo. Nel 2000 è sorta la Riserva Naturale Orientata Saline di Priolo, nell’area delle ex-saline non usate per aree industriali, diventata una delle più importanti d’Italia per la presenza di rare specie ornitologiche. Sono finite nel mirino le aziende inquinanti che adesso stanno facendo la loro parte, sperimentando proprio a Priolo nuovi processi produttivi con impatti inquinanti notevolmente inferiori al passato. La costruzione di questo nuovo impianto deve quindi essere inserita in questo processo di radicale cambiamento. Inoltre, a medio-lungo termine la diffusione di questo tipo di impianti favorirà lo sviluppo dell’industria per la produzione della componentistica, con la conseguente creazione di posti di lavoro qualificati. Innovazione e rispetto dell’ambiente, quindi, ancora una volta tracciano la strada verso la domanda sempre crescente di energia.


RISC.URB.0208


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IL RISCALDAMENTO URBANO

A Bari il primo polo dell’energia pulita del Sud Il progetto dell’Ecocity-Power Park San Paolo nasce dalla collaborazione tra Amgas, Comune di Bari e Politecnico

B

ari si candida ad ospitare il primo distretto dell’energia pulita del sud Italia. Si chiamerà “Ecocity-Power Park San Paolo” e sorgerà nell’arco dei prossimi due anni in un’area periferica del capoluogo, il quartiere San Paolo, che ha un processo di urbanizzazione non ancora completato e offre la possibilità di realizzare progetti sperimentali nei quali i servizi energetici e ambientali siano integrati con lo sviluppo della mobilità urbana e il trattamento dei rifiuti materiali ed energetici. La zona prescelta è ottimale anche per la presenza di alcune grandi utenze, tra le quali l’Ospedale San Paolo, la Cittadella della Guardia di Finanzia, il Centro Polifunzionale P.S., l’aeroporto civile Karol Wojtyla, oltre che a 2.100 abitazioni (es. ERP, IACP) per un totale di 480.000 m3 di volumetria domestica e 6.700 abitanti.

Fonte: DEE - Politecnico di Bari

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LUIGI STIERI Quotidiano Energia

Il progetto di ricerca è nato nel 2007 dalla collaborazione tra Amgas S.p.A. – Bari, Comune di Bari e DEE–Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica del Politecnico di Bari. Lo scopo è la realizzazione di un polo energetico in cui si combini l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale, quali fotovoltaico e cogenerazione/trigenerazione, con una rete di teleriscaldamento/teleraffrescamento e idrogeno per la mobilità urbana. Il piano è stato presentato nel corso dell’ultima edizione della Fiera del Levante. All’incontro erano presenti il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il prorettore del Politecnico di Bari, Luigi Mangialardi, e il presidente di Amgas S.p.A., Antonio Madaro. Ispirato ai principi del progetto “Appleseed” (che a metà degli anni ‘80 riuscì a riqualificare un’area depressa del Bronx di New York attraverso l’attrazione di nuovi investimenti, generata dalla riduzione del 25% delle tariffe di energia elettrica, favorendo così la creazione di 50.000 posti di lavoro nel decennio di sperimentazione), il Power Park San Paolo si pone come obiettivi il miglioramento della qualità dell’aria, dovuto alla elevata efficienza delle centrali cogenerativa o rigenerativa e alla presenza di efficaci depuratori dei fumi di scarico e all’uso dell’idrogeno per la mobilità urbana (fattori che assieme permetteranno di ridurre del 50% le emissioni in atmosfera di CO2 e di NOx e del 100% di SOx), l’abbattimento del costo del calore per gli utenti, la maggiore sicurezza degli impianti energetici dovuta all’assenza di combusti-


IL RISCALDAMENTO URBANO

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Fonte: DEE - Politecnico di Bari

bili e di fiamme dirette e alla costante sorveglianza degli impianti da parte di personale specializzato. Nel dettaglio, il progetto prevede la costruzione di un impianto di cogenerazione o trigenerazione per la produzione combinata di energia elettrica e calore/freddo ad alta efficienza ed emissioni ridotte, con una potenza della turbina pari a 11,252 MWe nominali e una potenza termica in output caldaia a recupero e ingresso rete di teleriscaldamento da 19,2 MWt. Accanto a questo, una rete di teleriscaldamento (anche teleraffrescamento nel caso della trigenerazione) per l’utilizzo del calore prodotto durante la cogenerazione (trigenerazione) nei settori del pubblico (ospedali, scuole, ecc.) e del residenziale che, abbinato all’idrogeno, aumenta le ore di funzionamento dell’im-

pianto rendendolo più efficiente. E ancora, un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da posizionare sulla nuova sede di Amgas per un’area di circa 230 mq e una potenza pari a 30 kWp, un impianto per la produzione di 900 Kg/giorno di idrogeno tramite lo steam reforming on-site, ovvero una tecnologia che utilizza la stessa energia termica prodotta nella cogenerazione, lo sviluppo di un sistema di trasporto urbano ad idrogeno attraverso una flotta di 30 unità alimentata inizialmente con una miscela composta da metano al 70% e idrogeno al 30% e, in seguito, esclusivamente a idrogeno. Il Power Park San Paolo disporrà anche di un osservatorio polifunzionale inteso come polo di aggregazione in grado di offrire benefici sociali e come centro di controllo e gestione degli impianti esistenti. Al suo

interno è previsto anche un centro scientifico di eccellenza con un laboratorio di ricerca sulle nuove tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili, sul miglioramento delle attuali fonti e sulla salvaguardia dell’ambiente. Per il presidente di Amgas, Antonio Madaro, “l’investimento avrà forti ricadute di natura sociale. In passato, un’operazione di questo tipo ha dato risultati lusinghieri nel Bronx, a New York. La presenza di un distretto energetico ha consentito l’insediamento di attività terziarie. Quindi, alla diminuzione delle tariffe per i cittadini è possibile associare la riqualificazione urbana”. La realizzazione del polo energetico “è una priorità assoluta – ha commentato il sindaco di Bari, Michele Emiliano – ma anche il simbolo di un modello di governo: fare dell’approccio scientifico la base della politica. Il quartiere San Paolo ha bisogno di segni concreti. Stiamo realizzando il centro direzionale, ma con questo progetto sarà possibile portare lì anche gli autobus a idrogeno”. “Siamo orgogliosi di questo progetto innovativo che vede una prima concreta collaborazione tra l’amministrazione comunale e il Politecnico cittadino”, ha aggiunto Emiliano, “e siamo ancora più orgogliosi di avviare questo progetto di ricerca al San Paolo, che in tal modo diventa non solo un quartiere di recupero ma un’area protagonista del nuovo volto della città”. L’investimento previsto per la realizzazione dell’Ecocity-Power Park San Paolo sarà pari a 15-20 milioni di euro. Nel progetto saranno coinvolti anche investitori privati, in primis i partner di Amgas.

Fonte: DEE - Politecnico di Bari

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news news news news news Euroheat & Power, 34° Congresso

CLIMATE TALKS, CLIMATE ACTION DHC leading the way to Copenhagen 25-26 maggio 2009 Hilton Molino Stucky, Venezia È iniziato il conto alla rovescia per l’evento più importante nel mondo del teleriscaldamento/raffrescamento e della cogenerazione! Abbiamo il piacere di invitarLa a partecipare al 34° Congresso biennale di Euroheat & Power che avrà luogo a Venezia dal 25 al 26 maggio 2009 con un programma di visite di studio addizionali il 27 maggio. Con relazioni e dibattiti a livello politico internazionale e nazionale, numerosi workshops con oltre 60 relatori ad alto profilo e una partecipazione prevista di oltre 350 specialisti, il 34° Congresso includerà anche una mostra merceologica internazionale, presentazioni tecniche, visite tecniche e un programma sociale di notevole interesse e raffinatezza presso il Teatro la Fenice. Questo Congresso è l’unica opportunità per incontrare vostri colleghi, discutere vostre idee e presentare vostri prodotti/servizi ad un vasto pubblico internazionale che si occupa di cogenerazione/teleriscaldamento. Tutto ciò che dovete fare è visitare il sito web sotto riportato e compilare il modulo di iscrizione. Vogliate tener presente che le iscrizioni alla mostra mercologica sono aperte; vi sono ancora disponibili stands e meeting points. Inoltre potete valorizzare la vostra azienda anche attraverso uno dei pacchetti di sponsorizzazione. Per informazioni aggiornate visite il sito del congresso o contattate il coordinatore Dusan Jakovljevic (+32 2 740 21 10). Il Congresso è organizzato con la cooperazione dell’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano - AIRU, www.airu.it. Per informazioni sulla mostra merceologica vogliate contattare FIF Marketing at +45 7630 8038. Per il programma, il modulo di iscrizione, il modulo di prenotazione dell’Hotel, le informazioni sulla mostra merceologica, i pacchetti di sponsorizzazione, informazioni sugli sponsor ed un aggiornamento regolare consultate il sito sotto riportato. Registratevi ora per la mostra, le sponsorizzazioni, per il Congresso. Speciali offerte sono disponibili entro un tempo limitato. www.ehpcongress.org Nel caso voi non possiamo partecipare vi preghiamo di girare questo invito a vostri colleghi.

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Le cinque Sale Apollinee, con le loro eleganti decorazioni caratterizzate da un’attitudine neoclassica, molto elegante, che ricorda gli arredamenti delle regge francesi, saranno cornice della cena di gala conseguente al concerto.

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news news news news news Una scala per salire sempre più in alto Isoil festeggia i propri cinquant’anni dalla sua fondazione mettendo il proprio logo sul tetto della sede di Cinisello Balsamo. Con quest’azione Isoil intende essere ancora più visibile e far partecipi tutti del traguardo ottenuto. Ci occupiamo della produzione e della vendita di strumentazione ad alta tecnologia e forniamo soluzioni globali e integrate. Per questo, per rappresentarci, abbiamo scelto un quadrato, una forma primaria che si scompone in unità geometriche elementari, che concorrono alla strutturazione di una nuova unità composta: il simbolo di una scala. La scala è per noi la metafora della misurazione dei fenomeni fisici con i quali lavoriamo, la rappresentazione del rigore e dello spirito che sostengono il nostro operare. Cinque gradini, come i cinque sensi attraverso i quali

l’uomo percepisce e conosce la realtà. Il segno azzurro, il colore della sicurezza e della protezione ambientale, che identifica la nostra immagine aziendale, è guida e garanzia della qualità che ci caratterizza. La comunicazione semplice e tersa di ciò che intendiamo essere per i nostri Clienti: vogliamo offrire “Le soluzioni che contano” (www.isoil.com - vendite@isoil.it).

I motori a gas jenbacher di GE Energy scelti da Amiat per un progetto di gas discarica Parlare di CGT Divisione Energia significa aprirsi a due ambiti complementari e di pari importanza: la proposta di prodotti Caterpillar, con caratteristiche qualitative riconosciute su scala mondiale, e una concezione del servizio in grado di tracciare nuovi orizzonti strategici e operativi. L’expertise su prodotti e soluzioni ingegneristiche ha portato CGT a diventare, nel tempo, oltre che dealer Caterpillar, un vero e proprio main contractor. Una trasformazione frutto di esperienza e know-how in grado di posizionare l’azienda come vera Global Service Company del settore. La fornitura di gruppi elettrogeni diesel e a gas, scambiatori di calore, quadri elettrici, solo per citarne alcuni, si unisce all’espletamento di tutti i servizi fino a qualche tempo fa a carico del cliente. Dalla richiesta di autorizzazione dell’impianto fino al completamento di una centrale, all’allacciamento alle utenze, alla stipula di un contratto di manutenzione, oggi tutto questo può essere svolto da CGT. L’azienda dispone di una rete di 26 filiali all’interno delle quali opera con oltre cento tecnici, con competenze tecniche e gestionali di assoluto rilievo. Know-how e conoscenza del settore sono i punti di forza di CGT Divisione Energia che offre consulenza per analisi di fattibilità, fornitura di documentazione, ingegneria di progetto, realizzazione impianto e manutenzione. Un

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processo trasversale che ha come baricentro un nuovo modo di relazionarsi con il cliente e le sue necessità, sviluppatosi attraverso uno stretto dialogo tra ufficio tecnico, vendita e servizio post-vendita. SERIE OLYMPIAN, AFFIDABILITÀ CATERPILLAR SU PICCOLE TAGLIE CGT Divisione Energia affianca alla gamma Caterpillar la serie Olympian, per rispondere alle più svariate esigenze di potenza. Centri commerciali, ospedali, banche, ambienti pubblici, alberghi e non solo possono trovare nella serie Olympian la giusta “potenza”. La serie di gruppi elettrogeni da 12,5 a 550kVA viene progettata e costruita negli stabilimenti Caterpillar nel rispetto delle normative più severe. Ogni gruppo viene sottoposto a un rigoroso processo di controllo: tutti i più importanti componenti vengono testati individualmente e successivamente il sistema completo viene collaudato per garantirne il funzionamento alla massima potenza in tutta sicurezza.

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GIUGNO 2008

IL RISCALDAMENTO URBANO

AIRU, che cos’è L’Associazione, senza scopi di lucro, ha le finalità di promuovere e divulgare l’applicazione e l’innovazione dell’impiantistica energetica territoriale, nel settore dei sistemi di riscaldamento urbano e derivati. Le suddette finalità sono parte di un impegno complessivo per fornire il massimo contributo del settore alla qualità ambientale ed energetica del sistema Italia e dei suoi centri urbani. In particolare l’Associazione è impegnata, attraverso accordi nazionali, regionali e locali con le istituzioni e gli operatori interessati, a fornire il massimo contributo agli impegni italiani sottoscritti nei trattati internazionali relativi ai settori di interesse, tra cui il Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra. L’AIRU, nata per la cogenerazione ed il teleriscaldamento (con particolare attenzione a quello alimentato da fonti rinnovabili ed assimilate), estende ora il proprio interesse ad altri settori, quali il teleraffrescamento, ed in generale a tutti i vettori energetici, secondo un disegno interdisciplinare.

AIRU, che cosa fa Stabilisce rapporti di collaborazione fra gli operatori dell’impiantistica energetica territoriale italiani e si tiene in collegamento con le analoghe associazioni estere. Promuove ed organizza studi e ricerche ponendo a confronto le diverse esperienze, in collaborazione con organismi di interessi convergenti. Fa conoscere i risultati scientifici e tecnici conseguiti in Italia e all’estero nel campo dell’impiantistica energetica territoriale per il riscaldamento urbano. Istituisce la formazione di commissioni ad hoc operanti in segmenti operativi di proprio interesse, per l’approfondimento di problemi specifici nonché l’organizzazione e la promozione di iniziative proprie di quel segmento operativo.

AIRU, chi sono i soci I soci di AIRU sono gestori di sistemi di teleriscaldamento, industriali che hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie dei sistemi di Riscaldamento Urbano, associazioni, università, Comuni, persone fisiche. L’AIRU è associata ad Euroheat & Power.

AIRU, chi si può iscrivere Possono essere soci collettivi gli enti, le associazioni, le società, gli istituti universitari, le imprese, ecc. sia italiane che estere, che abbiano interesse a perseguire gli obiettivi statutari dell’Associazione. Possono essere soci individuali coloro che, in Italia o all’estero, si interessino di impiantistica energetica territoriale e abbiano superato i 18 anni di età, di cittadinanza sia italiana che straniera.

Nota per i lettori Al fine di instaurare un rapporto di sempre maggiore e concreta collaborazione, Vi invitiamo cortesemente a compilare, in stampatello, il seguente 02 45412120) alla Segreteria AIRU: questionario e di inviarlo via fax (0 Cognome e Nome ......................................................................... Qualifica ........................................................................................................ Società (Ragione Sociale)...................................................................................................................................................................................... Indirizzo ................................................................................... CAP...................... CITTÀ .................................................................................... Tel. .................................... Fax ............................... E-mail .................................................... Inter net ................................................................ Desidero ricevere informazioni per l’abbonamento a “IIL RISCALDAMENTO URBANO” Desidero ricevere informazioni per l’eventuale pubblicazione nei prossimi numeri di articoli originali o comunicati stampa Desidero rivecere informazioni per eventuali inserimenti pubblicitari Desidero rivecere informazioni per l’iscrizione come Associato AIRU Suggerimenti: .......................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................................................................................. I dati forniti verranno trattati in modo lecito, secondo correttezza e in conformità alla Legge 675/96 sulla tutela della privacy; saranno inoltre registrati, organizzati e conservati in archivi e utilizzati per l’invio di proposte commerciali e promozionali e potranno essere rettificati o cancellati su richiesta degli interessati.

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