1 / 2015 AISO - ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDI SULLE ORIGINI - MILANO - Piazza Bertarelli, 13 - Tel. 02 617 55 79 - redazione@origini.info Newsletter trimestrale on line • Febbraio 2015 • N.ro 1 • Direttore AISO: Stefano Bertolini • Redazione: Renato Colmano, Fabrizio Fratus, Giusy Pistillo • Fax 02 612 47 896 • www.origini.info
IO SONO
CREAZIONISTA! Dopo gli attentati di Copenhagen, dire che la libertà d'espressione è nel mirino non solo degli jihadisti, ma anche di tante altre persone «benpensanti», non è una formula retorica, ma la fotografia di una situazione (europea) che va vistosamente deteriorandosi. In questo numero la recensione di un libro (pag. 18) che mina il pensiero creazionista mette in evidenza come il «pensare secondo Bibbia» sia proibito!
COSA CI RISERVA IL FUTURO: L'ETERNITÀ? S
IN QUESTO NUMERO COSA CI RISERVA IL FUTURO: L'ETERNITÀ? pag. 2 LE RELIGIONI PROFESSINO IL SENSO DELLA MISURA! pag. 3/4 IN DIFESA DELLA CREAZIONE pag. 5/6 IL NUOVO CAPO DELLO STATO: SERGIO MATTARELLA pag. 7-8-9 «SCUOLA DEL SABATO» LA TORRE DI BABELE (1) pag. 10-11 BENIGNI E IL TERZO COMANDAMENTO RICORDATI DEL GIORNO DI SABATO PER SANTIFICARLO pag. 12-13-14 SINODO DIOCESANO LE RIFORME NON SPETTANO A NOI! pag. 14 IL LIBRO CHE HA CONSACRATO L'AMORE IL CANTICO DEI CANTICI pag. 15 C'È UN LIBRO PER TUTTI IL MASCHIO È INUTILE pag. 16 LA LETTURA DIGITALE CI CAMBIERÀ? pag. 17 ALIMENTAZIONE PER MANGIARE PULITO... pag. 18 DI TUTTO UN PO' pag. 19
crive Qohelet che «Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta» (Ecclesiaste 3:11). Sebbene siano passati molti giorni dall'inizio di questo 2015, tuttavia ci possiamo porre ancora una domanda, soprattutto dopo i recenti fatti di guerre e attentati, cioè che cosa ci aspettiamo nei prossimi mesi? Ho sentito da diverse persone pensieri fantasiosi, ma anche molte preoccupazioni. Sembra che la fine di ogni anno non abbia mai «fine» anche se sono in molti ad organizzarsi un «nuovo anno» sotto le migliori condizioni di partenza. Ho pensato in questo senso a Dio. Egli aveva organizzato tutto in perfetto ordine, tanto che alla fine del sesto giorno creativo poteva esclamare che il «lavoro svolto» era «molto buono» (Genesi 1:31). Già, ma qualcuno potrebbe dirci che noi siamo soltanto degli esseri umani. È vero! Siamo soltanto degli esseri umani creati al sesto giorno! Non possiamo pretendere di organizzare il tutto con la massima perfezione semplicemente perché siamo sempre difettosi! Solo Dio può «alternare i tempi e le stagioni, deporre o innalzare i re, dare la saggezza e il sapere... » (Daniele 2:11), oppure «determinare i confini delle nostre abitazioni» (Atti 17:26) e ancora altro. E come l'Ecclesiaste ci potremmo scoraggiare, ma noi viviamo in un altro momento della Storia dell'uomo: viviamo dopo Cristo e siamo proiettati in un futuro molto più entusiasmante di quello che poteva essere per l'Ecclesia2
ste stesso! A differenza di coloro che vissero prima dell'avvento di Cristo, noi abbiamo il consistente privilegio della Sua testimonianza: «Egli è venuto per riscattarci, per adottarci, per farci sentire la presenza dello Spirito Santo!» (Galati 4:4,5), per farci sentire «il pensiero dell'eternità!» Anche noi, e più di Samantha, potremo comprendere dal «principio alla fine l'opera che Dio ha fatta». L'uomo di Dio si vede disposto e incorporato in un insieme più grande e vede nuovi orizzonti che si estendono nell'eternità. Se solo programmassimo il nostro prossimo futuro umano con queste certezze di fede in Dio sicuramente avremmo un 2015 che ci riserverà molte belle sorprese. A tutti voi la Redazione di AISO rinnova un sincero augurio di un migliore anno. Renato Colmano
Una luce si accende per noi; rompe il buio della notte e illumina il tempo. Una luce ci indica la strada che conduce alla speranza. Riempie il giorno in cui tutti si vedono. Una luce ci rende felici, così non saremo soli. In ogni luogo sarà con noi. Una luce è davanti noi, così saremo luce. E ci conduce perché da noi stessi non brilliamo. Luce di amore, luce di vita, Spirito Santo non ci lasciare. Ekhart Bücken, 1986
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LE RELIGIONI PROFESSINO IL SENSO DELLA MISURA! La triste e orribile vicenda legata all'assalto della redazione del giornale satirico «Charlie Hebdo» ha lasciato il segno nell'umanità tutta. Molti hanno detto e scritto che ci siamo trovati ad un secondo «11 settembre» che questa volta ha colpito l'Europa. Sicuramente è e sarà vero. Oggi viviamo più che mai in una sorta di alone che incute paura, a chi più a chi meno. Abbiamo superato i limiti del nostro comportamento etico e morale? Vi proponiamo una riflessione del teologo cattolico Paul Renner.
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iamo tutti addolorati per quanto avvenuto in Francia: sia per il dramma che ha colpito singole persone e famiglie, sia per le tensioni che con tale episodio sono venute alla luce e si sono intensificate. La prima considerazione è che si è superato il senso della misura. Non tutto quello che si può fare è anche lecito, affermava Rita Levi Montalcini. Non si possono uccidere delle persone che ci hanno offeso né tanto meno innocenti che nulla hanno a che fare con il contendere. Tutte le filosofie e le religioni umane professano la necessità di sviluppare un senso della misura nelle cose: sia esso formulato come «legge del taglione» o come «legge dell'amore del prossimo», tutte le visioni del mondo prevedono un equilibrio nell'esprimere la propria opinione, il proprio assenso o dissenso. I testi sacri delle religioni che si ispirano ad Abramo cercano di arginare la violenza gratuita. Che poi i vari seguaci non abbiano applicato in modo esemplare tali precetti è purtroppo un'evidenza storica. Quanto avvenuto in Francia a opera di alcuni terroristi viene definito «atto barbaro e di estrema gravità» da Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musulmano. Lo stesso condanna poi i «deliri di gruppi terroristici che sfruttano ingiustamente l'islam», caldeggiando la necessità che «la comunità musulmana dia prova della massima vigi-
La scritta «Je suis Charlie» (Io sono Charlie), usata per mostrare vicinanza al giornale Charlie Hebdo, è diventata virale sul web nelle ore successive all'attentato, ma non è stata condivisa da molti partecipanti al corteo per non avallare l'impostazione offensiva delle vignette solitamente pubblicate sul periodico. (Wikipedia)
lanza contro manipolazioni da parte di gruppi dalle visioni estremistiche». In tal senso anche il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi ha esortato con un coraggioso discorso il 28 dicembre (2014) scorso i dignitari di Al Hazar al Cairo (la più grande università islamica del mondo con circa trentamila studenti) a non indulgere ad alcuna forma di copertura nei confronti di quanti praticano una lettura fondamentalista del Corano, a non concedere alibi a quanti usano violenza per diffondere la fede islamica. Lo stesso Corano afferma infatti: «Non vi sia costrizione in materia di religione!» (Sura 2,256). Condivido, come ovvio, tali accorati appelli. Tuttavia voglio anche prendere le distanze da chi vede solo la forma fisica della violenza, dimenticando quanto male e quali profonde ferite possano provocare le parole e le 3
immagini. Questa, ovviamente, è la mia opinione personale che non impegna il giornale. Le vicende di questi giorni hanno spinto alla ribalta varie vignette di Charlie Hebdo, sventolate in nome della libertà di opinione e di espressione. Sinceramente in quelle immagini riscontro spesso cattivo gusto, accenni di xenofobia, emofobia e sarcasmo gratuito. Io sono il primo a credere nell'ironia e a praticarla, anche nei confronti detta mia stessa religione. Ma davvero mostrare il profeta Maometto sdraiato nudo per terra che dice ai suoi adepti «Allora, siete disposti ad adorare anche le mie sante terga?» equivale a libertà di espressione? Mentre era arguta la falsa titolazione di qualche tempo fa – Sharia Hebdo anziché Charlìe Hebdo – non trovo invece assolutamente accettabile la vignetta uscita in occasione di una festa di compleanno dello stesso Maometto, dai musulmani appellato come «la stella della fede». Lo si raffigura – di nuovo – nudo a quattro zampe, visto da dietro, con una stella dorata che gli esce dal deretano sopra i penduli attributi virili e la scritta «È nata una stella». Sappiamo che l'ironìa non può toccare ciò che riguarda gli handicap delle persone. Ma nemmeno si possono ridicolizzare in modo volgare situazioni, cose o persone che per altri sono sante. Quando la satira diviene sarca-
smo non aiuta a sdrammatizzare ma crea una tensione sterile che conduce necessariamente a conflittualità. Maometto stesso affermava: «Dio non ama coloro che esagerano». E ciò cade come un'implacabile condanna sopra le teste di quei terroristi che infangano la sua memoria di uomo credente, ma anche risulta una critica a quanti fanno un uso improprio dell'arma (sì, perché di arma si tratta!) dell'ironia. Paul Renner - Corriere dell'Alto Adige, 12.01.2015 La sede del giornale Charlie Hebdo a Parigi (Wikipedia)
La storia di Charlie Hebdo, periodico
settimanale satirico dallo spirito caustico e irreverente, inizia nel 1960 con il giornale Hara-Kiri trasformatosi poi nell'attuale titolo. L'azione di critica è rivolta in primis alla difesa delle libertà individuali, civili e collettive, com'è difeso il diritto alla libertà d'espressione a partire dal proprio interno: non è infatti raro che i differenti redattori si siano trovati in disaccordo su temi più o meno importanti. E per tutto questo Charlie Hebdo ha perseguito una linea programmatica, sostanzialmente atea, che ha irritato molti; così il periodico ha subito nel corso degli anni minacce e violente proteste (anche perché contro l'ebraismo) e pesanti attentati soprattutto da parte degli «islamisti». Di certo l'attività del periodico non è improntata al rispetto delle sensibilità altrui e a Matteo 7:12!
LE BEATITUDINI Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi» (Matteo 5:1-12)
Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro. (Matteo 7:12)
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IN DIFESA DELLA CREAZIONE
10 motivi per una migliore comprensione del racconto biblico della Creazione secondo gli Avventisti del settimo giorno. In questo numero i punti da 5 a 10. 5. È NECESSARIA E IMPORTANTE LA COMPRENSIONE BIBLICA DELLA CREAZIONE Una comprensione biblica della Creazione è necessaria a causa delle conseguenze per la nostra immagine di Dio. La Bibbia descrive il Dio creatore correntemente come «buono». Dio è amore (Giovanni 1:5; 4:8,16). Per i rappresentanti del pensiero evoluzionistico, la morte esiste sin dall’inizio come parte della realtà della vita. Senza morte, è un paradosso, non esiste vita nuova. Se Dio avesse creato attraverso l’evoluzione, come affermano i rappresentanti dell’evoluzione teistica, varrebbe la pena di lodare e pregare Dio? Il processo dell’evoluzione è straordinariamente dissipatorio e crudele. È pieno di distruzione, egoismo, popolarità, cecità, disastro, indifferenza, sperpero, battaglia, sofferenza e morte. Se Dio avesse creato attraverso i processi evoluzionistici, questo solleverebbe gravi domande riguardanti il suo carattere. Che Dio sarebbe se volesse creare qualcosa di migliore attraverso la morte continua e la distruzione? Se il metodo della Sua creazione è la violenza, la morte e la distruzione di massa, si può ancora parlare di un Dio amorevole? Un Dio così merita di essere pregato e lodato?
In un’evoluzione teistica Dio avrebbe dovuto aspettare molto per questa comunione, mentre ci saremmo sviluppati per anni e anni in esseri superiori e pensanti. Nel modello evoluzionistico classico si pone la domanda: La comunione con Dio è ancora necessaria, se sono diventato quello che sono anche senza Lui?
6. LA CREAZIONE È IMPORTANTE PERCHÉ CONTRIBUISCE A FORMARE LA NOSTRA IMMAGINE DI DIO La creazione è importante, perché la nostra immagine umana ne viene formata in modo decisivo Non siamo un prodotto del Caso. La Bibbia sottolinea che siamo stati creati secondo l’immagine di Dio (Genesi 1: 26-27). Per questo abbiamo acquisito il nostro valore e dignità da parte di Dio. Senza la Creazione riscuoto il mio valore solo dalle mie opere. E sono in tanti che cercano di farla valere secondo il motto: Il diluvio è alle mie spalle. La cosa importante è che ce la faccia a con i miei mezzi. La Creazione invece ci richiama ad un’etica di fede, che agisce responsabilmente e tiene conto di Dio nel suo agire. La Bibbia testimonia anche, che Dio ci ha creati per una consapevole e spirituale comunione con Lui. La prima cosa che Adamo ed Eva hanno vissuto consapevolmente subito dopo la loro creazione, era un giorno insieme al loro creatore, il Sabato.
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7. LA CREAZIONE È IMPORTANTE PERCHÉ SENZA DI ESSA CI SMINUISCE L'IMMAGINE DI DIO La Creazione è importante, perché senza di essa ci rimane un’immagine di Dio ridotta. La Creazione dimostra la capacità di Dio ad intervenire nella Storia e in questo modo anche nella mia vita. Senza Creazione togliamo a Dio questa capacità. Per questo gli scrittori della Bibbia, parlano spesso di Dio come Creatore, quando espongono le loro preghiere, perché sanno, che colui che è intervenuto in questa storia, per creare e mantenere tutto il mondo, sia senz’altro in grado di mettere chiarezza nelle mie richieste e problemi di tutti i giorni. «Udito ciò, essi alzarono concordi la voce a Dio, e dissero: Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi» (Atti 4:24). Senza Creazione Dio cade in basso per essere un Dio «deistico», che ha semplicemente fatto partire tutto come un orologiaio. Poi tutto quanto scorre secondo regole mondane, e Dio non ha più la possibilità di intervenire nella storia.
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8. LA CREAZIONE È IMPORTANTE PER IL GIORNO DI RIPOSO La creazione è importante per il giorno di riposo. Senza la creazione dei sette giorni non esisterebbe un ritmo settimanale e neppure il Sabato. Per il ritmo settimanale non esiste fino ad oggi una spiegazione plausibile, sempre se non prendiamo seriamente le affermazioni bibliche sulla nascita della Terra. Tutte le altre unità temporali come il giorno, il mese e l’anno, sono deducibili dalla Natura. La settimana invece risale a Dio. Anche il quarto comandamento, spiegando il giorno di riposo, ci riporta esplicitamente alla settimana della Creazione (Esodo 20:11). La Bibbia parla sempre del giorno del Sabato, e non di un princìpio del Sabato, che può essere spostato da un giorno all’altro. È il settimo giorno, o Sabato, santificato da Dio stesso, alla fine della Creazione, che anche noi dobbiamo santificare. Quindi, senza una Creazione compiuta in sette giorni non esiste un «Sabato del settimo giorno». 9. LA CREAZIONE È IMPORTANTE PERCHÉ BASE DEL MATRIMONIO La creazione è importante anche in relazione al matrimonio. Un'istituzione di Dio inaugurata nel Paradiso! La santità del matrimonio è strettamente collegata all'origine della settimana creativa. Dio stesso ha contratto ufficialmente il primo matrimonio durante la creazione di Adamo ed Eva, conferendogli una dignità particolare. Il matrimonio appartiene al nostro essere umano. Per questo fino ad oggi non esiste praticamente una cultura, nella quale non esista il matrimonio, che regola l’unione dei sessi. Per colpa del peccato esistono forme deviate del matrimonio, ma non esiste una
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viene messa in questione anche da convivenze omosessuali, nonché attraverso il riconoscimento di legami gay e lesbici. La Creazione è un richiamo importante per la santità del matrimonio!
cultura senza di esso! Dio non ha creato solo l’uomo, ma ha anche regolato e dato l’unione dei sessi e delle generazioni. Il matrimonio dal punto di vista di Dio è una relazione esclusiva tra un uomo e una donna, non tra due uomini e/o tra due donne, oppure tra un uomo e più donne. Solo nella relazione tra un uomo e una donna, il compito creazionistico dell’uomo è adempiuto; è stato creato come Uomo e Donna secondo l’immagine di Dio, vale a dire essere «fertile» e di accrescere. Questo matrimonio biblico è una relazione amorosa e comunità di vita esclusiva, che è duratura ed è segnata da una durevole fedeltà e passione. Questa comprensione del matrimonio oggi è sotterrata su diversi fronti. Da un lato i media secolari vogliono trasmetterci che la fedeltà non è neanche pensabile, visto la nostra preistoria evoluzionistica e che di conseguenza necessitiamo di partner sessuali diversi, per procreare una diversità di varianti, necessarie alla sopravvivenza. Secondo l’evoluzione non abbiamo bisogno di essere monogami e di essere fedeli. In effetti, la fedeltà e l’amore disinteressato non può essere spiegato dal punto di vista evoluzionistico! L’immagine creazionistica del matrimonio
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10. LA CREAZIONE È IMPORTANTE PERCHÉ IL NOSTRO MESSAGGIO È IMPORTANTE! La Creazione è importante perché il nostro messaggio evangelico perderebbe la sua forza persuasiva, anche se tralasciassimo o dubitassimo di poche nozioni bibliche. La Creazione è come un «filo rosso» che attraversa la Bibbia dall’inizio alla fine; pertanto se le affermazioni sulla Creazione non sono affidabili, come faccio a fidarmi di quanto rimane nei testi sacri? Se gli autori biblici e Gesù si fossero sbagliati in proposito, questo non ispirerebbe fiducia. Il pensiero della Creazione, così com’è testimoniato dalla Bibbia, è irrinunciabile per la nostra fede. Se abbandoniamo la fede nella Creazione, facciamo crollare anche molte altre convinzioni. Diventeremmo inefficenti nella nostra missione. Per questo ringraziamo Dio per il suo creato! Grazie a Dio per la ricchezza della sua forza e della sua parola!
Si conclude così l'articolo di Franz Hasel, Direttore del Dipartimento teologico del Seminario di Bogen Hofen (A), apparso su «Adventisten Aktuell» (Mensile della Chiesa cristiana avventista austrica, n.ri 54 e 55/2014). Condensato da Luiza Rosinska Colmano.
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Il nuovo capo dello Stato: PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA
I suoi obiettivi: essere garante verso tutti, innovazioni ragionate della Costituzione, ridare speranza ai cittadini Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate. Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli. Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto. Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani. Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso. Rendo omaggio alla Corte Costituzionale, organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature. Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato. La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno. Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini. Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie, ha generato nuove povertà, ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi so-
Sergio Mattarella è nato a Palermo il 23 luglio 1941. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1964 all'Università «La Sapienza» di Roma con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su «La funzione di indirizzo politico». Ha insegnato diritto parlamentare presso la Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Palermo fino al 1983, anno in cui è entrato in aspettativa per dedicarsi all'attività parlamentare. Si è occupato soprattuttto di diritto costituzionale. È stato eletto deputato per la Democrazia Cristiana la prima volta nel 1983 nella circoscrizione della Sicilia occidentale. È stato rieletto nel 1987 (Dc), 1992 (Dc), 1994 Partito Popolare Italiano) e 1996 (Popolari democratici - l'Ulivo). E poi ancora nel 2006 (L'Ulivo) e nel 2011 (La Margherita). È stato ministro dei Rapporti con il Parlamento (1987-1989, della Pubblica Istruzione (1989-1990), della Difesa (1999-2001) e tra il 1998 e il 1999 è stato Vice Presidente del Consiglio di Ministri. Nel 2011 è stato eletto Giudice costituzionale dal Parlamento. Dal 31 gennaio 2015 è il dodicesimo Presidente della Repubblica italiana.
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ciali fondamentali. Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo. Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa. È indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo – cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – ha opportunamente perseguito questa strategia. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza. L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito. Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali. Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza. Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero. Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese. La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica. La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti. Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento. La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare. A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare. L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della socie-
tà o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese. Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità. Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. È necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee. La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. È significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento. Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere –
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e sarà – imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro, promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. Significa libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva. Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello
inaccettabile, divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini, impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini». È allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci e una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere. Altri rischi minacciano la nostra convivenza. Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti. Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in MedioOriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi. Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano. La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza. Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiu-
dendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale. La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione. La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura. Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989. Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio. L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia. È questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo. A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi. Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, ri-
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volgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere. Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case. Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati, per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto. Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace. Viva la Repubblica, viva l’Italia! «AISO magazine» apprezza tra l'altro il pensiero sulla libertà religiosa ed augura al Presidente Mattarella ogni bene per il suo «difficile» incarico in questo particolare momento della storia d'Italia.
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LA TORRE DI BABELE (parte 1) Da Patriarchi e Profeti (Edizioni ADV) di E.G.White vi proponiamo il capitolo 9 «LA TORRE DI BABELE» Prima parte
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er ripopolare la Terra devastata dal Diluvio, che aveva spazzato via la corruzione morale, Dio aveva conservato in vita solo una famiglia, quella di Noè, al quale aveva dichiarato: « ... T’ho veduto giusto nel mio cospetto, in questa generazione» (Genesi 7:1). Tuttavia fra i tre figli di Noè si sviluppò ben presto la stessa profonda divisione presente nel mondo antidiluviano. In Sem, Cam e Jafet, i fondatori della razza umana, si intravedevano già le caratteristiche negative della loro discendenza. Noè, ispirato da Dio, predisse la storia delle tre grandi razze che avrebbero avuto origine da questi tre padri dell’umanità. Indicando i discendenti di Cam, egli dichiarò: «Maledetto sia Canaan! Sia servo dei servi dei suoi fratelli!» (9:25). Il peccato contro natura di Cam, oltre a rivelarci che egli aveva perso da tempo il senso del rispetto filiale, manifestava vigliaccheria e malvagità. Queste caratteristiche negative si trasmisero in Canaan (suo figlio) e nei suoi posteri che, persistendo in un comportamento colpevole, provocarono la condanna di Dio. D’altra parte, il rispetto manifestato da Sem e Jafet per il padre, e quindi per i princìpi divini, rappresentò la premessa di un luminoso futuro per i loro discendenti. Di questi figli fu detto: «Benedetto sia l’Eterno, l’Iddio di Sem, e sia Canaan suo servo!» (v. 26). La discendenza di Sem doveva essere quella del popolo eletto, del pat-
«Benedetto sia l'Eterno, l'Iddio di Sem, e sia Canaan suo servo!» (Genesi 9:26)
to con Dio e del Redentore promesso. Yahweh era il Dio di Sem: da lui sarebbe disceso Abramo e il popolo d’Israele, da cui sarebbe sorto il Cristo: «Beato il popolo che è in tale stato, beato il popolo il cui Dio è l’Eterno» (Salmo 144:15). Jafet «abiti nelle tende di Sem» disse Noè: i discendenti di Jafet avrebbero infatti goduto delle benedizioni del messaggio del Vangelo. La stirpe di Canaan conobbe invece le forme più degradanti del paganesimo. Tuttavia, trascorsero diversi secoli prima che la maledizione profetica condannasse alla schiavitù questi popoli. Dio sopportò la loro malvagità e la loro corruzione finché questa non superò i limiti della sua pazienza. Allora essi furono privati della loro libertà e divennero schiavi dei discendenti di Sem e di Jafet. La profezia di Noè non era una 10
La Grande torre di Babele (qui sopra) di Pieter Brueghel il Vecchio (1526/30-1569). Olio su tavola (114x155 cm). Firmato e datato è custodito al «Kunsthistorisches Museum »di Vienna. Bruegel dovette ispirarsi per l'ideazione del mastodontico edificio agli strati del Colosseo, che aveva visto nel 1552 circa. Nel dipinto, la grande torre occupa maestosamente il centro della scena, dominando il paesaggio tramite l'applicazione della prospettiva con una linea dell'orizzonte più alta della metà della tavola, che dà l'impressione di ammirare l'edificio dalla cima di una montagna. A sinistra un dettaglio in cui si vede il re Nembrot (Genesi 10:8,9), simbolo dantesco di superbia, seguito da un gruppo di cortigiani e soldati, ritratto mentre l'architetto gli mostra la sua opera e gli scalpellini lo omaggiano inginocchiandosi.
sentenza arbitraria di condanna o di approvazione: non determinava il carattere e il destino dei suoi figli, ma si limitava a mostrare loro quali sarebbero state le conseguenze di scelte che più volte essi avevano operato e del tipo di carattere che avevano sviluppato. Si trattava dell’affermazione della volontà di Dio nei confronti di questi uomini e dei loro discendenti: essa aveva le sue basi in una valutazione della loro indole e del loro comportamento. Di solito i figli ereditano gli atteggiamenti e le tendenze dei genitori e ne seguono l’esempio. Gli errori spesso si trasmettono dai genitori ai figli. La viltà e la mancanza di rispetto di Cam caratterizzarono
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la sua stirpe, diventando una maledizione per molte generazioni. «... Un solo peccatore distrugge un gran bene» (Ecclesiaste 9:18). D’altra parte, il rispetto di Sem per il padre fu ampiamente ricompensato e da lui ebbe origine un’illustre discendenza di uomini integri. «L’Eterno conosce i giorni degli uomini integri... e la sua progenie è in benedizione» (Salmo 37:18,26). «Riconosci dunque che l’Eterno, l’Iddio tuo, è Dio: l’Iddio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione a quelli che l’amano e osservano i suoi comandamenti» (Deuteronomio 7:9). Per un certo periodo, i discendenti di Noè continuarono ad abitare fra le montagne su cui si era fermata l’Arca, ma quando si moltiplicarono, l’infedeltà di alcuni determinò una separazione. Coloro che volevano rifiutare di credere nel Creatore, e respingere le limitazioni della sua legge, rifiutavano e disprezzavano l’insegnamento e l’esempio dei loro compagni, rimasti fedeli a Dio. Così, dopo qualche tempo, decisero di separarsi da loro. Di comune accordo si diressero verso la pianura di Scinear, lungo le sponde dell'Eufrate attratti dalle condizioni favorevoli e dal suolo fertile; decisero quindi di costruirvi le loro case e una città, con al centro una torre così alta da suscitare la meraviglia del mondo. Questa impresa fu ideata per impedire la dispersione di quel gruppo in piccole colonie. Il piano di Dio era che gli uomini occupassero tutta la terra, per popolarla e prenderne possesso, ma i costruttori di Babele vollero rimanere uniti e a stabilire una monarchia che avrebbe dominato tutta la terra. La loro città sarebbe diventata la capitale di un impero universale, la cui gloria avrebbe riscosso gli omaggi e l’ammirazione di tutto il mondo. La magnifica torre, alta fino al cielo, sarebbe stata una testimonianza delle capacità e della saggezza dei suoi costruttori e ne avrebbe perpetuato la fama, attraverso le generazioni. Gli abitanti della pianura di Scinear non credettero alla promessa di Dio, secondo la quale egli non avrebbe più
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Il Grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa a Dubai negli Emirati Arabi (Wikipedia). Costruito dal 2004 al 2010 e inaugurato il 4 gennaio 2010 raggiunge in altezza con l'antenna gli 829,8 metri (il tetto è a 636 m. Ha 160 piani di cui 2 sotterranei con un' area calpestabile di 344.000 m2.
inondato la terra. Molti di loro negarono l’esistenza di un Creatore, attribuendo il diluvio a una serie di cause naturali. Altri credevano in un Essere Supremo che aveva determinato la distruzione del mondo ma, come era accaduto per Caino, finirono per manifestare sentimenti di ribellione. Uno degli obiettivi della costruzione della torre era infatti quello di garantire la sopravvivenza degli uomini contro l’eventualità di un altro Diluvio. Progettando un edificio molto più alto del livello raggiunto dalle acque del Diluvio, essi pensavano di porsi al sicuro da ogni pericolo. Se fossero riusciti a raggiungere l’altezza delle nuvole, avrebbero potuto scoprire la causa della catastrofe. L’intera impresa aveva lo scopo di esaltare l’orgoglio degli ideatori, distogliendo le menti delle future generazioni da Dio, per orientarle al culto degli idoli. Prima che la torre fosse terminata, una parte venne occupata dalle abitazioni dei suoi costruttori; altre stan-
«E di là l'Eterno li disperse sulla faccia di tutta la Terra» (Genesi 11:9)
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ze furono splendidamente arredate e adornate e dedicate ai loro idoli. La gente si rallegrò di questo primo successo e invece di adorare il Dominatore del cielo e della terra rese onore agli dèi d’argento e d’oro. All’improvviso la costruzione della splendida torre fu interrotta. Alcuni angeli vennero inviati per ostacolare i piani dei costruttori. Poiché la costruzione aveva già raggiunto un’altezza considerevole, ed era impossibile che gli operai che si trovavano sulla cima comunicassero con quelli che erano alla base, erano stati posti degli uomini a varie altezze. Essi ricevevano dai piani superiori gli ordini circa il materiale necessario e altre informazioni che riguardavano il lavoro e li comunicavano a coloro che stavano ai livelli inferiori. Mentre i messaggi passavano di bocca in bocca, il linguaggio divenne all’improvviso così confuso che veniva richiesto materiale non necessario e gli ordini giungevano completamente modificati. Ne seguirono confusione e spavento; ogni lavoro fu bloccato, la comprensione e la cooperazione all’interno del gruppo non furono più possibili. I costruttori non riuscivano a comprendere ciò che stava accadendo e così si schierarono l’uno contro l’altro. La loro alleanza terminò nella lotta e nel sangue. I lampi, segno della disapprovazione divina, colpirono la parte superiore della torre, facendola crollare. Quegli uomini furono costretti a riconoscere che nei cieli vi è un Dio che domina su tutta la terra. Prima l’umanità parlava la stessa lingua, ma da quel momento coloro che parlavano lo stesso idioma si unirono in grandi gruppi che si diressero in direzioni diverse. «... E di là l’Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra» (Genesi 11:9). Questa dispersione permise di popolare il mondo; la volontà di Dio si compiva proprio grazie al piano che gli uomini avevano ideato per impedirne la realizzazione. Continua sul p. numero sempre da Patriarchi e Profeti (Edizioni ADV) di E.G.White con la seconda parte del capitolo 10 «LA TORRE DI BABELE» Immagini tratta de Wikimedia
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BENIGNI E IL «TERZO» COMANDAMENTO! «Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo» Grazie ancora Benigni, per aver declamato a milioni di italiani che il Sabato è il giorno della Creazione, il giorno di riposo!
Non si è ancora spento il clamore suscitato da Roberto Benigni con la sua trasmissione in due serate (15 e 16 dicembre 2014) dedicata a commentare i «Dieci Comandamenti». Non tutti hanno accolto favorevolmente i suoi commenti. Noi crediamo invece che sia avvenuto un «miracolo» in seno alla RAI: aver concesso all'attore piena libertà d'espressione nel...
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uesto è il comandamento che noi conosciamo meglio come «Ricordati di santificare le feste». Quello che dice che bisogna andare a messa la Domenica? Si potrebbe anche saltare? Questo comandamento è quello preferito da Dio. È il comandamento che Dio ama più di tutti. Si dà delle arie! Ma non perché dice di andare alla Messa, ma perché dice che è il più bello di quello che ha fatto. Lo dice lui stesso. Ne è orgoglioso. Infatti sentite come è bello quando dice: «Ricorda... ». Non lo fa con nessun altro comandamento. Non dice: «Ricorda di non rubare, ricorda di onorare il padre la madre». Questo perché ciò che dice l'aveva già detto molto prima del comandamento. Aveva già detto - nella Creazione - che il Sabato è fatto per riposarsi e ora che lo ricorda. Ci ricorda di ricordare, pensate. Questo ci conferma l'eccellenza di questo comandamento. Ci chiede proprio tanto. Per i musulmani il giorno di riposo è il Venerdì, per i cristiani è la Domenica
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in segno di amore per la Resurrezione di Gesù Cristo che è avvenuta di Domenica, noi riposiamo di Domenica, per gli Ebrei è il Sabato. Quindi nell'Esodo il giorno del riposo è il Sabato. Sentite bene questo comandamento che fra l'altro è il più lungo di tutti. Il riposo di Dio e dell'uomo Quel «ricorda» iniziale è dolcissimo. Sembra una poesia, eppure è il comandamento più potente. Sono sempre i pensieri che avanzano con passi di colomba, pensieri che guidano il mondo. Il cuore del comandamento è il riposo, non l’andare alla messa (che può esserne una conseguenza). Andiamo con calma perché altrimenti ci si confonde, questo è infatti un comandamento davvero speciale. Avete sentito che si devono riposare tutti. Allora cominciamo da una cosa che voi direte non è possibile, non ci credo: il politico, il sociale. Perché qua dentro c'è tutto. Dice il comandamento che si devono
...declamare le sue osservazioni che hanno colpito nel segno soprattutto per chi fa fatica ad accettare il richiamo alla onestà, alla chiarezza di pensiero, alla veridicità delle «Dieci parole»... Ci ha particolarmente colpito il commento sul Sabato, da lui posto come terzo, ma si sa che qualche concessione l'ha dovuta fare. Grazie ancora Benigni, per aver declamato a milioni di italiani che il Sabato è il giorno della Creazione, il giorno di riposo! riposare il servo, la serva, lo straniero... Naturalmente in quei tempi non c'era nessun diritto del lavoro come l'articolo 18. Si sfruttavano gli schiavi, si faceva fare tutto ai servi, non si riposavano mai... Questo comandamento rompe questa regola antichissima, la fa a pezzi, la spazza via proprio. È una rivoluzione! 3.000 anni fa dire di fare riposare gli schiavi, gli operai. Il diritto del lavoro! Quando diciamo Carlo Marx, ho capito, ma 3.000 anni dopo! Non vi dimenticate che all'inizio Dio si presenta non come Creatore del cielo e della terra, ma come liberatore! Pensate ai padroni del tempo che dicevano: «Come? Lo schiavo, il mio servo, si deve riposare come me senza servirmi?». E Dio che gli dice: «Sì!». «Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio
né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato» (Esodo 20:8-11). Il ruolo degli animali Il comandamento dice: «Non lavorerai né tu, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie». È festa per gli uomini e per gli animali insieme. Dio ha messo insieme gli uomini e gli animali nella celebrazione del riposo del sabato. Qualcuno potrebbe dire: «Questo è stato un pensiero gentile, carino per gli animali». Dio non è «gentile», Dio è profondo! Questo è un pensiero profondo. Qui ci viene detto che il bene, l'amore verso gli esseri viventi, non è un sentimento di qualche poeta, è un comando che arriva da Dio fino alla parte più profonda e religiosa dell'esistenza e mette gli animali insieme all’uomo. Fa vedere in modo chiaro, preciso, che gli animali sono esseri viventi, addirittura con i loro diritti sociali. Gli animali sono, insomma, il nostro prossimo. Va a finire che li ritroviamo anche in paradiso... La Natura I «10 Comandamenti» sono l'inizio di un mondo nuovo. Dio dice che, per costruire un mondo nuovo, bisogna fare riposare tutti non solo gli uomini e gli animali ma anche gli oggetti, le cose. È scritto «non farai alcuna opera». Deve riposare la terra, la natura. Pensate: questo è stato detto 3.000 anni fa! Con questo comandamento c'è un orizzonte (se uno lo vuol vedere), si vede proprio una luce. C'è un mondo senza più schiavitù: né dell'uomo, né degli animali, né della terra. È ciò che si insegna questo comandamento, quello che illumina. Altro che «sessantotto»! Questo comandamento è un colpo di Stato per come era la situazione politica dell'epoca. Un colpo di Stato poetico. L'uomo, gli animali e la natura tutti insieme: la festa del mondo appena finito di fare. Prima bisognava proteggere l'uomo dalla natura, oggi bisogna proteggere la natura dall'uomo! Il riposo Guardate se Dio ha visto avanti con questo comandamento, ma questo è solo la premessa. Andiamo a vedere la cosa veramente importante. Il testo dice che Dio ha fatto il cielo la terra e il mare, e
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questo lo sanno tutti. Ma dice anche che il settimo si è riposato. Qualcuno potrebbe dire: io mi vergogno, non lo voglio far sapere che mi sono riposato. Dio invece lo sottolinea e molte volte. Dio riposando si inventò il riposo. Guardate la bellezza: Dio crea anche quando sta fermo, quando non fa niente, crea il non far niente, lavora anche da fermo: è una cosa incredibile! Perché dentro la Creazione c'è il riposo. Il riposo fa parte della creazione. Infatti non si dice: i sei giorni della Creazione, ma la «settimana della creazione». Quindi il giorno del riposo è incluso nella creazione. È una cosa che solo a Dio poteva venire in mente: il riposo che fa parte della Creazione! Come se uno facesse un tavolo e ci mettesse otto ore per realizzarlo e due ore per il riposo. L'altro gli dice quante ore ci hai messo a fare il tavolo? Lui risponde 10 ore: otto per farlo e due per riposarmi. È straordinario! Il Signore si compiacque Ma la cosa straordinaria è che nel libro della Genesi c’è scritto, non soltanto che il Signore si riposò, ma che addirittura si compiacque. Tutto quello che aveva fatto vide che era molto bello e si compiacque. Gli piacque. Guardò tutto e si compiacque di averla fatta: il mare, le onde, le cavallette, ecc. È spettacolare: si disse bravo da solo! Dio vide che ciò che aveva fatto «ed ecco era una cosa buona» e vuole che non lo imitiamo, lo dice il comandamento: «Fate come me», non dice «osservate». Vuole che lo imitiamo. Anche noi dobbiamo fare le cose come lui e poter dire: ma com'è bello quello che ho fatto! Il settimo giorno Lui vuole che noi entriamo nel Sabato, nella nostra domenica, avendo fatto bene il nostro lavoro. Guardate la bellezza: sei giorni per creare, per lavorare e il settimo per fermarci e ammirare la bellezza di ciò che abbiamo fatto. ... Fermarci per poter dire: ho fatto un bel lavoro! Guardate la semplicità, uno che volta e dice: guarda che cosa bella che ho fatto! Vuole che ci si fermi in quel giorno, che rimaniamo soli con noi stessi! E anche Dio si trovò solo con se stesso senza fare niente... E così il settimo giorno l'opera fu compiuta del tutto. E insieme al settimo giorno che cosa ha creato Dio? Ha creato la serenità, la beatitudine, la letizia, la profondità, la pace, la lode! Quel giorno che ha votato proprio giù una manciata di bellezza! Questo comandamento è proprio il cuore di Dio in beatitudine. Si entra nel
riposo di Dio! Ci si riposa con lui. Dio vuole che si parli un po' con lui. Così due chiacchiere... Quando dice «ricordati di santificare il Sabato» ci dice: ricordati di me! Ricordati che questo mondo non è conclusione e ci sono anch'io che ti voglio bene. Ricordati almeno un giorno alla settimana, perché un giorno speciale è un Sabato, che dà vita a tutto il creato. È la fine e l'inizio. Il Sabato è la fine dell'amore di Dio e dell'inizio del mondo. È il giorno in cui è partito tutto. Pensate che emozione! Dio, dopo aver creato tutto, ha visto che era bello e ha detto: «Puoi esistere, vai... ». La grandezza divina del silenzio Che cosa dobbiamo fare noi per santificare le feste? Niente: ciò che ha fatto Dio! Riposo e silenzio, perché noi veniamo dal silenzio! Perché niente azione uguale a Dio come il silenzio. È la cosa più vicina Dio. Tra l'altro è l'ultima cosa che ha creato quando ha smesso di parlare per creare. Tutto il creato, il rombo della creazione sfocia nel silenzio del Sabato. Il senso del tutto non è nel frastuono ma nel silenzio. In tutti i frammenti di silenzio c’è davvero la voce di Dio. E se Dio - a quell'epoca - ordinava il riposo, il silenzio, pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno. Nessuno oggi ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Siamo sempre connessi (anche se questi strumenti ci piacciono da morire e sono utili), siamo sempre connessi, connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Non perdiamo l'anima Questo comandamento ci dice proprio di fermarci. In tutti questi anni abbiamo corso talmente tanto con il corpo, con le cose terrene, che la nostra anima è rimasto indietro. Siamo andati avanti talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è indietro, non ce la fa più... Bisogna fermarsi altrimenti la perdiamo per sempre. La nostra anima, c’è la perdiamo, non ce la fa! Torniamo indietro a chiedere informazioni perché forse l'abbiamo già persa! È proprio quella la cosa importante. Il Sabato è il giorno delle relazioni intime proprio con noi stessi. Che cosa vuole Dio? Vuole che contempliamo il Creato. Ci è stato dato il Sabato per elaborare tutta la perfezione creata da Dio. Guardate che Dio non ha parlato solo nella Bibbia, ha parlato soprattutto nel mondo, nel creato. Dio ci sta dicendo: guardate che tutto questo è stato fatto per voi! Ci dice che siamo proprio noi i destinatari
dire cambiare! Non vivere la vita di ogni giorno, far diventare nuove le cose di sempre. Ma soprattutto non avere più certezze, non capire più niente! Smarrirsi: Dio vuole che nel Sabato (per noi nella Domenica) ci dobbiamo smarrire, perdere la strada e noi stessi. Ricordarsi che siamo capaci di rinnovarci sempre, di rinascere. È in quel giorno riuscire a vedere il mondo come quando è stato creato il primo giorno. Come quando si è mosso il primo giorno della Creazione, come quando Nostro Signore gli ha detto: «Vai, puoi andare! Puoi esistere perché mi piaci, mamma mia come sei bello!». Questo ci chiede il terzo comandamento! dell'opera. Ci dice fermi, contemplate, l'ho fatta per voi. Fermatevi almeno per un momento, un giorno alla settimana! Santificare, vuol dire cambiare Insomma il Sabato è il momento delle relazioni intime con se stessi e con il creato. Dio vuole che nel giorno di Sabato noi cambiamo, che diventiamo un'altra persona, perché non sappiamo più chi siamo. Questo vuol dire santificare, vuol
http://www.parrocchiamontecchio.org/ wp-content/uploads/2014/12/BENIGNI-10comandamenti-2014-prima-serata2.pdf La trascrizione di questo testo di Roberto Benigni, è stata fatta cercando di essere fedeli. La punteggiatura è stata messa con l’intenzione di esprimere il significato dell’intero discorso. Non essendo stato rivisto dall’Autore, potrebbe esserci qualche errore. Ce ne scusiamo. La Redazione AISO ha «sistemato» invece quei vocaboli ai quali dare un senso di autorità come Messa e non messa, Sabato e non sabato...
Sinodo diocesano di Bressanone I PALETTI DEL VESCOVO MUSER: «LE RIFORME NON SPETTANO A NOI!» Doccia fredda per i partecipanti al recente Sinodo della Diocesi di Bolzano. È successo che la grande maggioranza di essi si è epsressa a favore della Comunione per i divorziati e chiedendo che le donne siano ammesse all'ordine sacerdotale, o almeno al diaconato. Ma i lavori del Sinodo sono stati però interrotti dal vescovo Ivo Muser, il quale ha voluto ricordare che non spetta alla Chiesa locale prendere delle decisioni su questi temi. Il vescovo ha quindi «stoppato» le votazioni ricordando «a tutti che sono riuniti sotto la parola di Dio e che sono in cammino con la chiesa universale. Ha detto no, quindi, a decisioni che non spettano né a un sinodo né a un vescovo. È invece favorevole a un dibattito libero, aperto e franco su questi temi. Il tema della famiglia e del matrimonio per i padri è una grande sfida, per tanti anche una ferita. In altre parole, ci si deve occupare di temi diocesani e non di richieste di riforma che devono partire da Roma!» Poi la presidenza del Sinodo ha quindi deciso di non effettuare più delle «votazioni» sui vari temi, preferendo favorire il dibattito sulle motivazioni teologiche dei vari temi proposti. La decisione - rivela la stessa Diocesi - non ha trovato il favore di molti sinodali e ciò ha pesato sui lavori della quarta sessione.
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«La Chiesa locale vede il suo mandato nello stare vicino alle persone nella gioia e nella speranza, nelle difficoltà e nelle preoccupazioni della vita. Da questo mandato nascono però anche domande critiche sulle strutture abituali, sulle norme e le dottrine tradizionali. La via del rinnovamento può quindi essere un cammino faticoso». Certo che ogni Chiesa ha la propria struttura organizzativa maturata anche attraverso i lunghi tempi della Storia, ma in questo caso manca il presupposto di una «sana base», cioè quella del Nuovo Testamento che avrebbe evitato distorsioni e difficoltà. Ci auguriamo che coloro che sono in «crisi» per questo atteggiamento «conservativo della tradizione umana» possano trovare nel Vangelo la vera linfa!
C U L T U R A B I B L I C A
Il libro che ha consacrato L'AMORE
Un testo pieno di passione ed esuberanza fisica che non ha eguali. Così Dio ha donato al suo popolo un sentimento contagioso, travolgente e per nulla profano.
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sraele nutriva un'immensa passione per II Cantico dei Cantici: diceva che «il mondo intero non è degno del giorno in cui esso ci è stato donato da Dio». Tutti i libri della Bibbia erano santi, ma II Cantico era il più santo di tutti: il più posseduto dal dono fisico della sacralità, che lo intingeva in ogni verso, sebbene parlasse, in apparenza, di una cosa profana, come l'amore. Nulla è meno profano dell'amore che possiede Il Cantico dei Cantici. Dio tenta di conquistare il suo popolo: lo attira a sé con soavi legami di tenerezza, con indicibili vincoli d'amore. Dice ad Israele: «Io ti ho amato di un amore eterno, e perciò ti ho conservato la mia compassione». L'amore di Dio scende verso il suo popolo: diventa l'amore che l'uomo nutre verso la donna e la donna verso l'uomo; e poi risale, trasformandosi nella passione del popolo intero verso il suo Dio, senza che mai, nemmeno un attimo, venga dimenticato l'alone e l'impronta del sacro. Il dono meraviglioso del Cantico è proprio questo: il «sacro impegna tutte le cose e le parole profane; il profumo di mirra, la lettiga, il combattente che impugna la spada, il baldacchino con le colonne d'argento, la tenerezza e i languori della vita quotidiana. I lettori cristiani del Cantico, lo hanno spesso spiritualizzato o allegorizzato, offesi dalla sua esuberanza fisica, il Cantico è invece fisicissimo: quest'amore avviene nella natura: «Il nostro letto è lussureggiante; pareti della nostra casa sono i cedri, i nostri soffitti i cipressi». I capelli dell'amata sono un gregge di capre, i denti un gregge di pecore: il ventre dell'amata è un mucchio di grano circondato da gigli, i suoi seni sono i cerbiatti; e la vite che germoglia, i fiori che sbocciano, i melograni a cui spuntano le gemme sono i più frequenti segni amorosi. Nell'amore del Cantico sono presenti tutti i sensi. L'amore è la totalità dei sensi, ognuno dei quali è portato all'estremo dalla propria
Il dipinto - Marc Chagall (1887-1985). Il Cantico dei Cantici (1954-57, olio su tela, particolare)
intensità: tema che non raggiungerà mai più questa violenza. Ogni sensazione supera sempre di nuovo se stessa, come se non ci potesse essere un fine: poi tutti i sensi si riuniscono e si rafforzano a vicenda. L'amore è odorare il profumo, cibarsi del miele, bere il vino e il latte. Ognuna delle due figure amorose si precipita sull'altra, si ciba dell'altra, si sazia dell'altra. «Dammi da bere i baci della tua bocca, le tue carezze entusiasmano più del vino è bello i tuoi profumi respirare». «Cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e di incenso e di ogni essenza esotica?» L'amore è, sovranamente, profumo: odorare il profumo, cibarsi del profumo, scambiare il proprio profumo con quello della persona amata e persino di Dio, perché anche Dio è profumo, il profumo dei profumi. Tutti i possibili aromi sono enumerati: il nardo e lo zafferano, la cannella e il cinnamomo, l'incenso, la mirra e l'aloe: tutte le essenze balsamiche, pure e impure. Come è naturale, vengono alla mente i Fiori 15
del male; è la stessa idea fisica e leggerissima dell'amore. Dio e il suo popolo formano un duetto squisito: esso si ripete nel duetto tra l'amata e l'amato, che si appartengono totalmente: «Il mio amato è mio ed io sono sua, di lui che pasce il gregge tra i gigli». Il possesso reciproco nasce dalla ininterrotta donazione reciproca: Dio diventa uomo, l'uomo diventa Dio, il maschio insegue la femmina, la femmina insegue il maschio, lo spirito è il corpo, il corpo è lo spirito. Tanto l'amato quanto l'amata sono vasti e aperti come la natura universale: non hanno limiti; eppure, al tempo stesso, sono (specialmente l'amata) chiusi: «Un giardino chiuso sei, un giardino chiuso, una sorgente sigillata». I loro rapporti sono strettissimi, come quelli tra fratello e sorella, tra figlio e madre, amico e amica, sposo e sposa: tutte le figure amorose si attraggono e si identificano; legate da un fascino che avvince ogni momento e costituisce insieme una meraviglia e un pericolo : «Distogli da me i tuoi occhi, perché mi stregano». Questo fascino è un sigillo: «Pónimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio». La conclusione, se di conclusione si può parlare, viene subito dopo: «Forte come la Morte è l'Amore, inesorabile come gli inferi la passione: le sue scintille sono scintille ardenti, una fiamma divina. Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi sommergerlo». Nulla è più tremendo dell'Amore: se è forte come Dio e la Morte, inesorabile come le fiamme del cielo e degli inferi. Pietro Citati Corriere della Sera del 5.2.2015
Pietro Citati (Firenze, 1930) è uno scrittore e critico letterario italiano molto apprezzato. Inizia la sua carriera di critico letterario nel 1973 collaborando a varie riviste e quotidiani. Dal 1988 è critico letterario dapprima de La Repubblica e poi del Corriere della Sera dove lavora attualmente.
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C'è un libro per tutti! Q
Titolo: Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico Autori: Telmo PIevani e Federico Taddia Editore: Rizzoli Editore Pagine: 154 Prezzo: € 15,00 Formato: 15x21
Per ordinazioni: redazione@origini.info. Gli autori Dietelmo alias Telmo Pievani (1970) è un filosofo ed epistemologo italiano. Laurea in Filosofia della scienza (Università degli studi di Milano) con specializzazione (American Museum of Natural History, New York) in ricerche di biologia evolutiva e filosofia della biologia. Dal 2012 ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche. Direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione; coordinatore scientifico del Darwin Day di Milano; membro del The Future of Science (Fondazione Umberto Veronesi). Collabora a riviste e giornali (La Stampa, Le Scienze, Micromega e in esclusiva per Il Corriere della Sera). Federico Taddia (1972). Conduttore radiofonico e televisivo, giornalista e autore italiano. Attualmente conduce il programma scientifico Nautilus su Rai Scuola e L'altra Europa su Radio 24. Consulente del programma DiMartedì di Giovanni Floris. Scrive sul quotidiano La Stampa e sul settimanale Topolino.
uando sul sito «Pikaia» ho visto il titolo del libro «il maschio è inutile», ho pensato allo scherzo di un infiltrato creazionista, una specie di Pesce d’aprile fuori stagione! Premetto che questa è una recensione della quarta di copertina, ovvero sugli elementi sintetici forniti dagli autori. Ma quello che mi ha più colpito è la presentazione del libro: «Non è più tempo di certezze. Nel Pleistocene i maschi facevano i maschi e le femmine facevano le femmine, o almeno così ci hanno raccontato. Adesso è tutto più complicato e si affaccia il sospetto che, in natura, il sesso debole sia quello maschile». Questo vuol dire che dopo il Pleistocene (terminato circa 11.000 anni fa), tutti quelli che hanno pensato che i maschi «facessero» solo maschi, e le femmine solo femmine, si sono sbagliati... Interessante la puntualizzazione degli autori che, accortisi dell'incongruenza, scrivono: «così ci hanno raccontato». Poi, secondo detti autori, dovremmo ritenere che i maschi siano in via d’estinzione. La colpa sembra derivare da alcuni pesci maschi che nei tempi «primordiali» sono diventati «parassiti» in quanto la loro capacità fecondativa era solo in funzione di un contraccambio di cibo; in altri pesci, il maschio si è trasformato in un’appendice penzolante dal corpaccione della femmina: un puro serbatoio di spermatozoi, mentre i pesci-femmina avrebbero fatto tutto da sole... anche cambiando sesso. In un film fanta-horror femminista questi pesci-femmina si sarebbero spinti a tanto? Cercando di essere per un momento seri possiamo notare come nella stragrande maggioranza dei pesci non si notino proprio segni di scomparsa dei maschi, una caratteristica che denota evidentemente una rarità, un’eccezione e non certo la regola. Assai curiose appaiono poi le considerazioni sui mammiferi, francamente guardandomi intorno di maschi che si ammazzano di fatica per farsi scegliere dalle femmine se ne vedono circa quante sono le femmine che si ammazzano di fatica per farsi scegliere dai maschi, per non parlare poi dell’affermazione secondo cui il sesso essendo «faticoso» sarebbe un problema. Potrebbe invece essere molto più probabilmente una delle grandi esigenze che muovono l’economia. Altra considerazione tratta dal libro è quella che i cromosomi maschili siano più instabili, in decadimento. Il maschio si starebbe
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I estinguendo e, fra non molto, persino le femmine di primati troveranno soluzioni alternative per far proseguire comunque l’evoluzione. Con tutta probabilità si fa riferimento ad uno studio «bufala» sulla presunta inutilità del cromosoma Y. Chiediamo ai due autori quali sarebbero questi primati? Forse il riferimento è alla fecondazione in vitro? Da notare che poi quella che verrà fatta proseguire non sarà la specie, ma l’evoluzione; da creazionisti non ci rimane altro che aspettare la sua realizzazione! Forse anche per questo il maschio «uomo» è sempre più nervoso: sente che gli manca il terreno sotto i piedi. La natura ci sta dicendo qualcosa che riguarda anche noi, e poco male: il mondo trabocca di inutilità e gli uomini rientreranno a buon titolo nella categoria del superfluo. Da questa considerazione degli autori sembra scaturire il titolo del loro libro! Un libro brillante e insolito che va alle radici (evolutive) del problema, e un’analisi della cultura contemporanea in cui scienza e satira sociale si fondono per raccontarci con ironia qualche scampolo di realtà. Sembra davvero incredibile che su un libro scritto basandosi sull’evoluzionismo darwiniano, con tutte le sue debolezze, si possano leggere affermazioni così indifendibili. Sulla base di quanto fanno dei rari casi di pesci la natura starebbe parlando a noi? E per via di questi pochi e curiosi pesci i due autori affermano con sicumèra che «gli uomini rientreranno a buon titolo nella categoria del superfluo». Ma gli autori con un colpo di scena finale ci dicono che c’è una cosa che può fermare l’evoluzione: dobbiamo smettere «di fare i maschi da cartolina». Ecco dunque mostrato il fine del libro: indicare come si deve essere maschi se non si vuole essere eliminati dalla selezione naturale. Un trattato non «quasi filosofico» (come indicato in copertina), ma molto da rubrica sentimentale di una rivista gossip. Si ringraziano quindi gli autori per il contributo dato con simili testi all’opera di chi vuole mostrare l’inutilità di una teoria come quella neo-darwiniana, una teoria che in centocinquanta anni non ha mai indicato una previsione verificabile e che adesso ne fornisce una fallimentare. Sarà grazie a simili iniziative editoriali che la teoria darwiniana mostrerà il suo essere mitologia e non scienza, il suo costruire solo su queste «storie», non solo riguardo al passato, ma peggio ancora riguardo al futuro. Racconti di fantasia, niente più. Fabrizio Fratus
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La lettura digitale ci cambierà? Le nuove tecnologie potrebbero ridurre le nostre capacità di attenzione e di comprensione dei testi, trasformando anche il modo di intendere il sapere.
O ggi possiamo avere a disposizione, oltre a librerie colme di volumi,
anche e-reader e tablet in grado di contenere centinaia di testi: un sistema di conservazione e lettura dei testi comodo ed economico. Ma siamo sicuri che la lettura su uno schermo (così come la scrittura, visto che gli appunti su tablet sono ormai più diffusi dei bloc-notes) non stia alterando il nostro modo di ragionare e il modo di funzionare del nostro cervello? Se lo chiede la rivista New Scientist, elencando recenti studi che avanzano diverse perplessità sugli effetti cerebrali della rivoluzione digitale. Negli anni '70 ci domandavamo che cosa ne sarebbe stato delle nostre abilità matematiche con l'arrivo delle calcolatrici, ora le implicazioni della tecnologia paiono ben più profonde: la trasformazione radicale delle abitudini di lettura e scrittura sembra infatti minare abilità cerebrali come l'attenzione o la capacità di comprensione, stando alle ricerche di Anne Mangen, dell'Università di Stavanger, in Norvegia: «Abbiamo chiesto a un gruppo di volontari di leggere lo stesso testo su un e-reader o su carta. Chi ha letto il libro cartaceo ricordava meglio la trama e riusciva più facilmente a mettere gli eventi nella giusta sequenza. L'effetto potrebbe essere correlato con la necessità di "tenere il filo" di ciò che leggiamo: su carta abbiamo molti indizi fisici ad aiutarci, ad esempio possiamo ricordare che un fatto si è compiuto quando eravamo quasi all'inizio o a circa metà del volume. Il testo elettronico invece ci fa "perdere" di più tra le sue righe: non percepiamo quanto manca alla fine o a che punto siamo, il testo appare sempre uguale». Tutto ciò in qualche modo confonde e forse ci priva di un po' di coinvolgimento nei confronti dei fatti narrati,
almeno stando a un'altra ricerca della Mangen secondo cui leggere su carta aumenta l'empatia del lettore nei confronti dei personaggi e della storia. C'è di più: la lettura online ci sta rendendo incapaci di attenzione a lungo termine, e forse impedirà alle nuove generazioni di godere di romanzi come I fratelli Karamazov: banner, video e link distraggono e minano la capacità di concentrazione che serve per una lettura «profonda», l'unica che consenta di seguire trame complesse. Il libro di carta, ma anche la scrittura a mano, sembra per il momen-
to vincente. Sottolinea Mangen: «Per guidare le scelte del futuro, ad esempio per capire se introdurre a tappeto i tablet a scuola sia davvero opportuno, servono dati più precisi» (Proprio per dare risposte esaurienti l'Unione Europea ha appena avviato nei 25 Paesi dell'Unione una ricerca specifica). Tuttavia il nostro cervello e la qualità delle nostre conoscenze stanno cambiando probabilmente non solo a causa dei supporti usati per leggere o scrivere: oggi vogliamo sapere come e dove possiamo trovare un'informazione, piuttosto che cercare di ricordarla. «La tecnologia ha modificato il nostro modo di intendere il sapere, perché consente di accedere ai dati in ogni momento – sottolinea Naomi Baron. Ma che accadrebbe se andasse via la corrente e non avessimo Internet, tablet o smartphone funzionanti? Sapremmo qualcosa o no?». La natura della conoscenza è cambiata con l'arrivo della scrittura; sta succedendo lo stesso con web, tablet e smartphone. Alice Vigna Corriere della Sera, 8.2.2015
La diffusione degli eBook (un e-reader ne può contenere fino a 3.000) la quota dei libri pubblicati nel 2013 in Italia 21,8% che è disponibile anche in versione eBook.
5.224.000 gli italiani che hanno scaricato libri online o acquistato eBook nel 2013.
acquistato un eBook nel 2013. Tra chi non ha nemmeno un libro cartaceo in casa il 5,2% ha scaricato un eBook.
17,3% la quota di utilizzatori di Internet che ha 17
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PER MANGIARE «PULITO» BISOGNA DIVERSIFICARE
I tecnici ci assicurano che sono sempre meno gli alimenti inquinati da «veleni» ambientali e non solo. Ma gli esperti consigliano di stare in guardia, perché si scoprono nuovi contaminanti e poco ancora si sa degli effetti cumulativi delle diverse sostanze rischiose
LA RACCOMANDAZIONE I pericoli aumentano al crescere della «dose» assunta, perciò per tutelarsi è bene non eccedere nei consumi e soprattutto variare
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Verrebbe quasi voglia di digiunare. Per-
ché il cibo sembra poter essere il "veicolo" dei tanti inquinanti che ci circondano: dagli agenti chimici presenti nell'aria, nel suolo e nell'acqua, ai metalli pesanti come mercurio o piombo, fino ai composti nocivi che si formano quando cuciniamo. E gli studi accrescono i timori: solo nelle ultime settimane si sono registrati dati preoccupanti sull'arsenico presente in alcune varietà di riso, sull'alluminio che minaccerebbe la fertilità maschile, sugli ftalati contenuti in alcune plastiche alimentari che favorirebbero l'asma e problemi respiratori se vi si è esposti durante il periodo fetale. Ma allora, quali rischi si corrono davvero e come difendersi? «Innanzitutto è bene guardarsi dalle numerose notizie-bufala che circolano su questi temi, sottolinea Roberto Fanelli, responsabile del Dipartimento ambiente e salute dell'Istituto Mario Negri di Milano. Per avere informazioni sicure e sapere quali sono i composti da cui stare alla larga è meglio consultare i siti di enti ufficiali, come l'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare)» che si occupa anche della rete di norme e controlli che tutela i consumatori. I risultati dei monitoraggi sono rassicuranti: in Italia, per esempio, su oltre 38 mila campioni alimentari analizzati nel 2013 nell'ambito del Piano nazionale residui, sono stati riscontrati solo 46 casi di cibi «inquinati». Ma, come spiega Fanelli: «Vengono scoperti in continuazione inquinanti emergenti, di cui non conoscevamo la tossicità o che non sapevamo ci potessero riguardare. Per di più, esistono rischi cumulativi dall'esposizione a "mix" di sostanze di cui sappiamo poco. I pericoli aumentano al crescere della "dose" assunta, perciò per tutelarsi è bene non eccedere nel mangiare e soprattutto variare: non consumare troppo spesso uno stesso alimento e non acquistare sempre la stessa marca di un prodotto». Diversificare la dieta è la contromisura migliore per "diluire" la probabilità di contatto con le sostanze tossiche. «Se ogni tanto scegliamo la carne alla brace, che può essere dannosa per i prodotti della combustione che si formano in cottura, non succede granché; se 18
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diventa una consuetudine si rischia di più. Perciò, mangiare un po' di tutto, limitando magari i prodotti raffinati e lavorati. Inutile chiedersi quanti nitrati dovrebbero essere presenti nelle carni e ridurne l'introito per restare "sotto soglia", perché poi li troviamo nei salumi, nell'acqua, in alcuni ortaggi. Meglio sapere quali sono le sostanze potenzialmente dannose e, leggendo le etichette dei cibi, cercare di evitarle» conferma Luciano Atzori, biologo e segretario dell'Ordine nazionale biologi ed esperto in sicurezza alimentare. «Il vero problema dei contaminanti nel cibo, presenti a causa dell'inquinamento ambientale o per scelte fraudolente di produttori che usano pesticidi, ormoni o altri medicinali che non rientrano fra quelli ammessi dalla legge, è che i loro effetti si manifestano in un lungo arco di tempo e spesso sono dovuti a "cocktail" di sostanze. Bisogna "diversificare il rischio", con un occhio di riguardo a chi è più fragile: ad esempio, il mercurio che si accumula nei pesci di grandi dimensioni, come tonno o pesce spada, influenza negativamente lo sviluppo cognitivo del bambino e soprattutto del feto, per cui è opportuno non eccedere con questi cibi nell'infanzia e in gravidanza». «I bimbi sono a rischio perché in rapporto al loro peso assumono più cibo e quindi potenzialmente più contaminanti degli adulti: non a caso nei prodotti destinati all'infanzia i limiti consentiti sono inferiori. Analoga prudenza serve con gli anziani, che hanno un metabolismo diverso, fegato e reni che non funzionano più alla perfezione». «Lo stesso vale per chi è "grande consumatore" di una determinata categoria di cibo. Le soglie di sicurezza sono molto cautelative, ma se si eccede con le quantità il pericolo derivante da uno specifico contaminante può aumentare» (Roberto Fanelli) Per non dimenticare poi che, ad esempio, una ricerca spagnola ha da poco segnalato che in alcuni derivati del riso si trova parecchio arsenico... tanto che l'Unione europea è al lavoro per indicare soglie di sicurezza tenendo conto anche di esigenze nutrizionali specifiche. Condensato da un articolo di Elena Meli Corriere della Sera, 8.2.2015
DA TUTTO IL MONDO!
Libri
IN ITALIA SI LEGGE SEMPRE MENO
Da una recente ricerca condotta dall'Associazione Italiana Editori (Aie) risulta che nel 2013 c'è stata un flessione della «lettura» di ben il 6,1% del bacino dei lettori. Si calcola poi che dal 2010 si siano persi 2,6 milioni di italiani con un libro davanti. Solo il 43% degli italiani ammette di aver letto un volume nel 2013. Si salvano le tre regioni del Triveneto; qui la percentuale sale al 50,6% tra i veneti e i friulani e al 56,4% in Trentino Alto Adige.
Donazioni
BUDDA RENDE SOLIDALI ANCHE I PIÙ POVERI Da cinque anni la Charities Aid Foundation, una grande organizzazione britannica di beneficienza commissiona alla Gallup una inchiesta sull'attitudine al dono, al gesto disinteressato e al regalo. Scrutinando 135 Stati di tutti i continenti ci sono state molte sorprese. Una prima osservazione è quella che non esiste una relazione precisa tra ricchezza e altruismo. In effetti la «graduatoria» mostra che tra i Paesi che donano di più ci sono quelli che consideriamo «poveri». Al primo posto la Birmania (dove vive mezzo milione di religiosi), seguono gli Stati Uniti, il Canada, l'Irlanda, la Nuova Zelanda, l'Australia, la Malesia, il Regno Unito, lo Sri Lanka, Trinidad eTobago... L'Italia è cinquantaduesima. I Paesi «cattolici» non sono molto reattivi a questi «doni» I cittadini europei, nel complesso, sono meno solidali degli americani e degli asiatici. Morale: non c'è relazione tra Pil e generosità.
Citazioni citabili «Non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?» Gesù (5 circa a.C. - 31 d.C.). Citazione tratta dal «Discorso sulla Montagna» (Matteo 6:25). «Scegli sempre la via migliore, per quanto sia dura. La consuetudine la renderà facile e piacevole» Pitagora (Samo ?, 570 a.C. circa - Metaponto, 495 a.C. circa). Filosofo greco. Fu matematico, taumaturgo, astronomo, scienziato, politico. «Molta gente fa lavori spesso inutili. Quando va in pensione scopre queste verità» Brendan Francis (1923-1964). Poeta, scrittore e drammaturgo irlandese. «Qualcuno sbaglia per timore di sbagliare» Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781). Scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco.
Firenze
IL NOTTURNO OLANDESE
Da alcuni anni i Testimoni di Geova nel loro materiale «pubblicitario» amano definire la loro organizazione come «Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova». Se da un lato questo «aggiornamento», fa piacere, dall'altro disturba perché nel loro «credo» Cristo non è Figlio di Dio, ma semplicemente un essere creato.
INCONTRO/SCONTRO
Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti (15921656), lavorò per circa un decennio in Italia per poi fare ritorno a Utrecht nel 1620; il periodo a Roma fu uno dei più intensi ed è avvicinato sovente alla maniera caravaggesca. In Italia realizzò una quarantina d'opere quasi tutte in mostra come il Cristo morto e la Buona ventura (sopra: Cena con suonatore di liuto, 1617 circa). Galleria degli Uffici fino a 24 maggio.
Cern
TROVARE LA SUPERSIMMETRIA
Il primo marzo a Roma si terrà un incontro/scontro sull’interpretazione della teoria di Darwin e dei modelli che a essa si oppongono. A confronto in modo pacato, ma agguerrito, rappresentanti di tre scuole differenti.
Italia, Italia!
Aggiornamento
I TESTIMONI DI GEOVA CRISTIANI?
Roma
«COME ALL'ASILO» È il sogno del Cern, quello di trovare la «supersimmetria» ovvero la particella, detta gluino, che sarebbe il collante dei quarks, elementi dei neutroni e dei protoni... Insomma si va cercando l'impossibile dell'infinitamente piccolo. Occorrerà però attendere l'accensione dell'acceleratore LHC del Cern, ora in manutenzione, il più potente del mondo. E questo avverrà nei prossimi mesi primaverili. Sarebbe come la scoperta dell'America per Colombo. Trovare il gluino (rappresentato in 3D nell'immagine sopra) vorrebbe dire splancare le porte su un mondo nuovo. Primo perché si potrebbe finalmente provare la teoria della Supersimmetria e, soprattutto, perché si potrebbe partire alla scoperta della natura della Materia oscura, che costituisce oltre il 90 per cento del nostro universo. E poi?
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Ci riferiamo all'elezione del Presidente Sergio Mattarella. La parlamentare Sandra Zampa ha denunciato l'atmosfera «poco solenne» che si respirava nelle varie votazioni e che «ci sono stati coretti da stadio: meno tre, meno due... gente che si faceva i selfie e comportamenti infantili di molti parlamentari». A proposito dell'Aula che ha accolto la nomina di Mattarella, la parlamentare ha scritto su Twitter: «Sembra di essere all'asilo infantile». Italia, Italia.... quando crescerai?