AKU Good for alps 2014 (it)

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2014


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ANDREA ENZIO

CELESTINO FRONER

«Per me la montagna è una sciata in neve fresca con mio padre, un volo in parapendio con mio fratello, ma anche albe e tramonti da osservare in silenzio dalla Capanna Margherita» pag.06

«Sono nato in montagna. Ho iniziato presto la vita del pastore. La montagna mi ha dato tanto, ho accumulato anni e anni di ricordi e di esperienze sempre con la passione del gregge» pag.06

Guida Alpina

EUGENIO GARLET

Agricoltore e presidente Coop La Fiorita

«Credo fortemente nella forza e nel valore dell’associazionismo e della cooperazione. Come sempre ci vuole in questo sistema gente tenace e illuminata che traina gli altri» pag.13

GIACOMO INVERNIZZI Agricoltore e vicesindaco

«La Casa dello Stracchino e la Cooperativa Agricola Il Tesoro della Bruna rappresentano un elemento simbolico del futuro di Valle Imagna» pag.13

ROBERTO D’AGOSTINO Camminatore e presidente Trekking Italia

«Camminare è una delle mediazioni necessarie, poiché obbliga a confrontarsi con una dimensione che non consente forzature e ripensamenti, dal sentiero si viene fuori solo a piedi» pag.18

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PROTAGONISTI

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GUIDE

Pastori e guide alpine. Due mondi a confronto

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STORIE BREVI DAL MONDO Amici di AKU alla ricerca di un equilibrio fra uomo e natura

RIPARATORI

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La montagna: un mondo duro e al tempo stesso fragile, da trattare con molta cura

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IL REALISMO DELLA MONTAGNA

A caccia di “Volti d’alpeggio”

CONTADINI

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La montagna non è (solo) un parco giochi. E’ prima di tutto un luogo di vita e lavoro

COLLEZIONE AKU 2014

CAMMINATORI

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Il lungo sentiero della scoperta

MARIO MOTTINI

NARCISO SIMION

STEFANO SANSON

«A Livigno tra cinquanta anni saranno i giovani, come adesso, a gestire gli alpeggi. Da noi i contadini li chiamiamo i “giardinieri delle Alpi”» pag.06

«Ciò che distingue spesso la bravura di un operaio rocciatore è il luogo di provenienza, l’esperienza di montanaro gli conferisce fiuto e prudenza verso i pericoli latenti del cantiere» pag.10

«è molto più sostenibile un prodotto integrato locale che uno certificato biologico extra-continentale. Puntiamo al massimo alla filiera corta, ovvero alla vendita diretta» pag.13

Guida Alpina

Agrotecnico

MARIA SCHNEIDER Camminatrice e operatrice turistica

«Per mio marito e me camminare è sempre stato misura della propria velocità, senza aiuto di biciclette o automobili. Con questa filosofia siamo arrivati dove volevamo e siamo arrivati anche in Val Maira» pag.18

GIANLUCA MAGLIAVACCIA Camminatore

«La lentezza è ancora più provocatoria se applicata nel cuore delle città. Le “vie verdi” di accesso e fuga dalla città, come strade di “alta lentezza”, sono una bella sfida alla velocità» pag.18

Gamma completa dei modelli aku

RENZO GANZ

GUALTIERO COLZADA

«Il primo dovere del pastore è il benessere del gregge. Un gregge ben curato è l’orgoglio ed il vanto di ogni pastore» pag.06

«Si vedono esempi belli d’ingegneria naturalistica o di strutture con il minimo impatto ambientale, ma dipende ancora molto dalla sensibilità degli enti e dei progettisti» pag.10

Pastore

Progetto editoriale // AKU trekking & outdoor footwear Testi // Teddy Soppelsa, AKU Marketing dept., con la collaborazione degli amici intervistati FOTO DI COPERTINA // Lorenzo Di Nozzi Progetto grafico // Pubblimarket² Stampa // Castaldi, Industria Grafica, Agordo

Guida alpina e riparatore

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CREDITS

GOOD FOR ALPS INDICE

Pastore

in copertina: Francesco Muretto, Alpe Vittine (ph. L. Di Nozzi)

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Guida alpina e riparatore

DANIELE LANDRA

ALBERTO CONTE

«Mi ha guidato l’idea che fosse possibile vivere di agricoltura e turismo in montagna, per fare un lavoro che piace e dove le fatiche e le scomodità passano in secondo piano» pag.13

«Tutto viene più facile e naturale quando si affronta un viaggio a piedi o in bicicletta, la frenesia della modernità si allontana senza rimpianti» pag.18

Agricoltore e operatore turistico

Camminatore e presidente Movimento Lento

LORENZO DI NOZZI Fotografo

«Ho ricevuto tante storie di vita quanti sono i ritratti. Storie di vita difficile, di sacrifici e di fatica, ma anche di amore, altruismo e dedizione» pag.26

GOOD FOR ALPS PROTAGONISTI


MONTANARI PER SCELTA il muro a secco che regge il pendio è in parte crollato. Crepe profonde fendono i muri delle abitazioni. Cespugli di nocciolo scalzano i prati, ma nulla può impedire il germogliare di semi abbandonati, dimenticati, e appena la stagione lo permette spuntano i fiori. Le valli apine dopo decenni di declino, di spopolamento, di rassegnazione, ora mostrano le tracce di una ripresa e ritornano a fiorire. È ora la nuova stagione.

Gli effetti di questo fenomeno, collegato a processi d’immigrazione e a chi ha scelto di rimanere a vivere in montagna, si riconoscono nella riqualificazione di vecchi villaggi, nella creazione di attività imprenditoriali agro-pastorali, nell’implementazione di forme di turismo e di mobilità dolce, nella sperimentazione di servizi innovativi che utilizzano le più moderne tecnologie ICT. Queste persone, in maggioranza giovani, interessate più ad una economia della felicità che a quella dell’accumulazione e dei consumi, sono determinate a muoversi verso la montagna per svariati motivi: ricerca di stili di vita diversi da quelli della pianura o della città, vicinanza alla natura, opportunità di lavoro, o per realizzare un progetto di vita. Sono “montanari per scelta”. (1) E’ un paesaggio nuovo della montagna che incomincia a ridisegnarsi grazie all’intraprendenza e al coraggio dei “nuovi abitanti” che lanciano la sfida: nelle alte terre è ancora possibile vivere. Attraverso il contributo di persone, associazioni e imprese che hanno a cuore il futuro della montagna (come l’agenzia cuneese AgenForm, l’associazione bergamasca

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Gente di Montagna, le associazioni delle Guide Alpine di Alagna, Livigno e Valchiavenna, i pastori delle Dolomiti trentine e bellunesi, il Consorzio Triveneto Rocciatori e la bellunese Cooperativa Agricola La Fiorita) vi raccontiamo le esperienze di chi ha deciso di continuare a vivere in montagna o di reinsediarsi nelle valli alpine. Le loro voci compongono questa edizione di Good For Alps. Essere vicini a chi vive e lavora in montagna, per un’azienda come AKU, nata e cresciuta a contatto con questo mondo, rappresenta una forma d’impegno responsabile, al quale l’azienda si accosta con discrezione, sostenendo con autentico entusiasmo iniziative di carattere sociale e culturale. Ma la montagna è anche luogo di rigenerazione fisica e mentale dov’è possibile camminare in libertà, per osservare, pensare e assaporare nel modo più profondo possibile, in sintonia con i ritmi dell’ambiente. “Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi (...)” è lo spirito che muove il viandante e il pellegrino, come raccontano le associazioni Trekking Italia, il Movimento Lento e Percorsi Occitani, le cui voci abbiamo raccolto e insieme alle altre storie vogliamo condividere con voi. Buona lettura e buon cammino.

GOOD FOR ALPS EDITORIALE

(1) G. Dematteis, a cura di, 2011

C umuli di sassi ostruiscono la mulattiera,

a fianco: Famiglia Vercella, Grand Halt (ph. L. Di Nozzi)

GOOD FOR ALPS


GUIDE

Verso la seconda metà dell’800, quando

nelle Alpi iniziò la grande stagione dell’alpinismo, i pastori che frequentavano gli alti pascoli, furono i primi – insieme a cacciatori, contrabbandieri e cercatori di minerali – a trasformarsi in apprezzate guide alpine.

Pastori e guide alpine. Due mondi a confronto

Al Cason de Foses, l’alpe che si distende ai piedi della Croda Rossa nelle Dolomiti d’Ampezzo, da secoli salgono le pecore al pascolo. Nel 1891 a tenerle d’occhio c’è un giovane pastore di nome Angelo. In un momento di libertà decide di raggiungere la caverna, chiamata el buš de ‘l oro, che si vede sotto la cima del Caštel de Foses. Secondo i vecchi pastori la caverna custodisce un tesoro e Angelo vuole scoprire di cosa si tratta. Lascia i placidi prati, sale le rocce verticali, raggiunge la caverna ma non trova nulla. Si appresta quindi a scendere ma le difficoltà lo obbligano a desistere e ad attraversare verso una provvidenziale cengia che lo conduce al sicuro. Angelo Dibona “Pilato” ha solo dodici anni ed ha appena realizzato la sua prima ascensione. In seguito diverrà il simbolo delle guide alpine ampezzane e uno fra i maggiori alpinisti del XX secolo.

Pastori e guide alpine resistono in un mondo che cambia e per rimanere se stessi impone di cambiare punto di vista e il coraggio di seguire le proprie passioni. GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA

Tra guide alpine e pastori ci furono per molto tempo diverse affinità e punti di contatto, oggi invece ci appaiono come due professioni profondamente diverse. Ma non è proprio così. Oggi, come cento anni fa, guide alpine e pastori hanno la responsabilità di riconoscere la strada giusta; un lavoro da svolgere con la massima attenzione, perché nulla possa accadere alle persone che accompagnano o agli animali che custodiscono. Per entrambi la professione che svolgono richiede, prima di ogni cosa, un’autentica passione. Un tempo era sicuramente un lavoro coltivato nel solco della tradizione, mentre oggi è sempre più una scelta di vita e talvolta senza distinzione di sesso. Una scelta che ha nei grandi spazi della natura la sua bellezza; nell’amore per le piccole cose la sua forza; nei silenzi, negli odori, nei colori e nelle luci del trascorrere delle stagioni la sua poesia. Quando un pastore smette di condurre il suo gregge in montagna, un po’ alla volta questa si rinselvatichisce, le fioriture spariscono e 6

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Val di Livigno

VALLE D’AOSTA

TRENTINO ALTO-ADIGE

FRIULI VENEZIA GIULIA

Val Sesia Lombardia

VENETO

PIEMONTE

a sinistra: Angelo Moltrer, Pale di San Martino (ph. A. Malacarne) in alto: Associazione guide alpine sciatori Alto Adige

si perde un patrimonio di grande biodiversità. Allo stesso modo la presenza delle guide alpine, consente di avere un occhio esperto sempre puntato sulla montagna, inoltre le guida alpina trasmette conoscenze tecniche, modalità di comportamento e sensibilità per l’ambiente: requisiti primari per una fruizione consapevole della montagna.

«Il primo dovere per una guida alpina è garantire la sicurezza al proprio cliente. Ti trovi ad affrontare delle situazioni emotivamente forti che spesso ti porti dentro per sempre»

zio Andrea EidanAlp ina

Gu - Italia Val Sesia - Vercelli

ottini Mario M Guida Alpina

rio - Italia

Val di Livigno - Sond

Andrea Enzio e Mario Mottini sono due guide alpine italiane. Enzio abita ad Alagna Val Sesia, alle pendici del Monte Rosa, al confine con la Svizzera; Mottini invece risiede a Livigno in Alta Valtellina, a due passi dal gruppo del Bernina e del Ortles-Cevedale. «Sono diventato guida alpina per passione» racconta Mottini, «mio zio è stato la prima guida di Livigno e mi ha trasmesso la passione». Anche per Enzio in origine c’è una scelta «motivata da una lunga tradizione di guide all’interno della mia famiglia». Per Mottini fare la guida alpina non è un lavoro facile: «Dobbiamo adeguarci al continuo cambiamento delle richieste degli utenti, da scendere con gli sci su nevi immacolate a sapere come si chiama quel fiore». «Il primo dovere per una guida alpina» afferma Enzio, «è garantire la sicurezza al proprio cliente. Il cambio repentino delle condizioni climatiche richiede oggi un’attenzione maggiore. I momenti difficili? Sono legati al mio GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA GUIDE


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1 Associazione guide alpine sciatori Alto Adige // 2 Celestino Froner, pianura friulana (ph. A. Malacarne)

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Valle del Biois

TRENTINO ALTO-ADIGE

FRIULI VENEZIA GIULIA

Val dei Mocheni VALLE D’AOSTA Lombardia

VENETO

PIEMONTE

er Celestino Fron Pastore

- Italia Val dei Mocheni - Trento

ruolo di soccorritore. Ti trovi ad affrontare delle situazioni emotivamente forti che spesso ti porti dentro per sempre». Come abbiamo visto fare la guida alpina è anche tradizione di famiglia: «Se le mie figlie avessero fatto la mia stessa professione sarei stato felice, ma hanno scelto diversamente» dice Mottini, «però ho un nipote che è appena diventato guida». «Le persone penso debbano fare ciò che più li rende felici» è l’opinione di Enzio, «e se i miei figli fossero spinti dalla mia stessa passione e non da uno spirito di emulazione, ne sarei felice». La montagna è anche luogo di grandi avventure, esperienze e incontri. Per Enzio la montagna è «una sciata in neve fresca con mio padre, un volo in parapendio con mio fratello, ma anche albe e tramonti da osservare in silenzio dalla Capanna Margherita». Meno romantico ma altrettanto efficace è il parere di Mottini: «Per me la montagna è come un televisore sempre acceso su un proGOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA GUIDE

gramma nuovo». Lo sguardo corre verso le cime dei monti, vediamo gli alpeggi e ci chiediamo chi sarà a gestirli fra cinquanta anni? «Auspico che il futuro degli alpeggi sia segnato da un ritorno alle origini e, seppur aiutati dalla tecnologia, prevalga la stessa passione dei nostri avi». La speranza di Enzio ha nelle parole di Mottini una conferma: «A Livigno tra cinquanta anni saranno i giovani, come adesso, a gestire gli alpeggi. Attraverso il sistema latteria di Livigno si sono sviluppate delle opportunità. L’età media degli allevatori credo sia sotto i trenta anni, con uno stuolo di bambini negli alpeggi e molti ragazzi che studiano agraria con la volontà di aprire un’azienda agricola. Qui il Comune ha saputo integrare pastorizia e allevamento con il turismo, la latteria è divenuta una meta turistica, il tutto a vantaggio del territorio. Da noi i contadini li chiamiamo i “giardinieri delle Alpi”».

anz Renzo GPas tore

- Italia Valle del Biois - Belluno

«Il primo dovere per un pastore è il suo gregge. è il gregge che dice al pastore cosa deve fare, e il pastore deve fare tutto il possibile per il benessere degli animali» è arrivata l’estate e sugli alpeggi sono ritornate le pecore. I pastori possono finalmente riposare. Renzo Ganz detto Trifase e Celestino Froner sono due pastori transumanti delle Alpi Orientali italiane. Ganz vive a Falcade nelle Dolomiti Venete e Froner a Roveda, un piccolo villaggio di dodici abitanti, in Val dei Moche8

ni nel gruppo dei Lagorai. «Faccio il pastore da venticinque anni» racconta Ganz, «fin da giovane aiutavo i miei genitori nelle malghe del passo Valles e San Pellegrino (nelle Dolomiti Agordine al confine fra la provincia di Trento e Belluno, ndr)». Froner fa il pastore da ventisette anni, anche lui è figlio di pastori: «Il primo dovere per un pastore è il suo gregge. E’ il gregge che dice al pastore cosa deve fare, e il pastore deve fare tutto il possibile per il benessere degli animali» e prosegue: «I momenti più difficili li vivo nel periodo della transumanza invernale, giù nelle pianure venete e friulane: spostamenti del gregge sempre più difficili causa il traffico e la cementificazione delle campagne, la scarsità d’erba specie in febbraio, i rapporti con i contadini non sempre facili». Anche per Ganz fare il pastore non è un mestiere facile, soprattutto: «All’inizio dell’inverno con il freddo, spesso con la pioggia, la neve 9

o la nebbia, le giornate corte e poi i divieti di transito e di pascolo». Nel corso degli anni il gregge di Froner ha pascolato, nel periodo estivo-autunnale, sulle montagne della catena del Lagorai e in quelle orientali del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. «Rispetto a venti-trenta anni fa, la montagna oggi è più pascolata» racconta Froner, «è aumentato il numero delle greggi e ci sono più capi rispetto a ieri. In alcuni casi addirittura i pascoli sono sovraccaricati». Ganz la monticazione del gregge l’effettua in Pian de Fontana e a Busnich nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: «La montagna sta cambiando sempre di più. Da un lato è cambiata in meglio: penso al miglioramento tecnologico, alla sicurezza. Da qualche anno noleggio un elicottero per il trasporto del materiale in malga, prima tutto questo era impensabile». La pastorizia sta vivendo un momento di rinnovato interesse ma molti sono i problemi che affliggono il settore. «Il futuro della pastorizia transumante lo vedo in positivo solo per quanto riguarda la permanenza delle greggi in montagna durante il periodo estivo-autunnale» è l’opinione di Froner e poi aggiunge: «Tanti vorrebbero le pecore in montagna ma non in pianura. Se sarà ancora più osteggiata da leggi e regolamenti restrittivi, penso che sopravvivrà solo la pastorizia stanziale». Il futuro della pastorizia anche Ganz lo vede molto incerto: «A causa delle troppe limitazioni al nostro mestiere, alla sempre maggiore burocrazia, specie per richiedere i permessi di transito, che ci obbliga ad assenze prolungate dal nostro gregge» e poi aggiunge: «Ora le pecore portano il microchip, la tecnologia avanza anche nel mondo dei pastori. In futuro al posto della bagolina, penso che il pastore si “appoggerà” al computer portatile». La montagna conserva ricordi, valori e sogni che aiutano a vivere. «Nella montagna vedo il periodo più bello del pastore» racconta Ganz, «il luogo della tranquillità dove non ci sono vincoli e divieti come in pianura. Sono i momenti per le “coccole” ai cani che durante tutto l’inverno e la primavera sono stati sempre al lavoro. è il periodo del ritorno a un mondo antico. Penso alla casèra, alla malga, al larìn». Anche il sogno di Froner è: «Ritornare alla semplicità e alla libertà di un tempo, senza i troppi vincoli».

// Andrea Enzio Guide Alpine Alagna, www.guidealagna.com // Mario Mottini Guide Alpine Livigno, www.guidealpine.info // Renzo Ganz (Trifase) Falcade (Belluno) // Celestino Froner Roveda, Val dei Mocheni (Trento) Con la collaborazione di Adolfo Malacarne autore del volume Transumanze. Sulle tracce degli ultimi pastori del Triveneto Agorà Libreria Editrice, 2009.

Il volume è acquistabile sul sito: www.libreriaagora.com

MONTAGNARD GTX Andrea Enzio (guida alpina, Alagna) fa parte del team di tester professionali AKU che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo modello MONTAGNARD GTX.

TOMAIA Perwanger 3.0 mm | FODERA GORE-TEX® Insulated Comfort | BATTISTRADA Vibram® Nepal | INTERSUOLA PU a due densità | PESO 1020 g

Una scarpa pensata per alpinismo di stampo classico su ghiacciaio e cascate di ghiaccio. Ideale per lavori in ambienti freddi, grazie alla fodera Gore-Tex® Duraterm, impermeabile e isolante. La suola IMS3, costruita con PU a diversa densità, distribuisce un’ammortizzazione ottimale su tutti i tipi di terreno, mentre la costruzione Exoskeleton fornisce stabilità e protezione. Tallonetta in TPU e puntalino in gomma definiscono l’equipaggiamento ramponabile di MONTAGNARD GTX, una scarpa precisa, durevole e affidabile, per l’alpinismo e i lavori in montagna. GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA GUIDE


La vita nelle terre alte è sempre stata difficile e faticosa, in costante equilibrio fra la dimensione naturale e la presenza dell’uomo. Ora questo equilibrio sembra compromesso. Siamo abituati a pensare che nulla è

più solido ed eterno delle montagne e per questo quando sentiamo parlare di pareti rocciose che crollano rimaniamo increduli, incapaci d’immaginare che prima o dopo anche le Torri del Vajolet verranno giù. Ma accanto a fenomeni di erosione naturali si aggiungono sempre più eventi che portano i segni dell’uomo e delle sue responsabilità. In primo luogo l’innalzamento della temperatura terrestre, causato dalle emissioni in atmosfera di gas serra, compromette l’equilibrio dell’ecosistema montano, estremamente sensibile al variare dei fattori esterni ed interni. Possiamo immaginare le montagne come delle “sentinelle del clima” e il loro stato di salute è un indicatore della salute generale del pianeta.

RIPARATORI

La montagna: un mondo duro e al tempo stesso fragile, da trattare con molta cura GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA

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Nel XX secolo la temperatura nelle Alpi è aumentata di circa 2°C contro una media di 1°C nelle aree circostanti. Sempre più frequenti sono le precipitazioni intense e continua lo scioglimento del permafrost (il ghiaccio contenuto nella roccia o tra i detriti), fattori che provocano inondazioni e frane. Inoltre il rialzo delle temperature modifica la vegetazione e condiziona anche l’agricoltura e la silvicoltura, minacciando la biodiversità alpina nel suo complesso. Il cambiamento climatico si somma inoltre ad altre criticità per la montagna come: lo sfruttamento eccessivo del suolo, la cementificazione, gli incendi, la deforestazione e soprattutto lo spopolamento. Aspetti che mettono in luce le contraddizioni di un ambiente fragile, minacciato sia dall’eccesiva presenza dell’uomo quanto dal suo abbandono. Sono cambiati anche i soggetti che si occupano della manutenzione della montagna: siamo passati dagli agricoltori-allevatori alle istituzioni, che si avvalgono di imprese specializzate del settore edile. Gli interventi per “riparare” le montagne sono molto vari: dalla bonifica e consolidamento dei versanti alle sistemazioni idrauliche anche con l’uso di tecniche d’ingegneria naturalistica. Spesso chi lavora in queste imprese sono guide alpine che, in virtù della loro preparazione ed esperienza, svolgono gli interventi più difficili, come i lavori su fune e in tutte quelle situazioni dove non è possibile l’ausilio di mezzi meccanici.

«potevo gestirmi al meglio fra il lavoro di guida alpina e quello di operaio rocciatore, poi gradatamente il consorzio ha assorbito sempre più il mio tempo. Continuo ancora ad accompagnare clienti, seppure in forma saltuaria. Attualmente nel consorzio sono il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e inoltre faccio parte della equipe di Ricerca&Sviluppo». Nel consorzio lavorano tutte persone esperte e qualificate, tuttavia il rischio di incidenti non può essere mai escluso e questo Narci lo sa bene: «In ambienti verticali a forte esposizione, gli operatori sono molto attenti e consapevoli che le conseguenze di un piccolo errore potrebbero essere gravi o addirittura mortali, motivo per cui non avvengono quasi mai infortuni. Invece in ambienti impervi, ma non verticali, è più facile incorrere in lievi infortuni. Ciò che distingue spesso la bravura degli addetti (almeno nel passato) è il luogo di provenienza: se sono dei montanari, la vita in montagna generalmente gli conferisce fiuto e prudenza verso i pericoli latenti del cantiere». Molti interventi richiedono una particolare a sinistra: Gualtiero Colzada, campanile di Piuro in Valchiavenna (ph. E. Gianera) 1 Rivestimento scarpata con reti metalliche (ph. archivio CTR)

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TRENTINO ALTO-ADIGE

Val Codera

Una delle prime aziende italiane a lavorare in questo particolare settore, ancora alla fine degli anni ’70, è stato il Consorzio Triveneto Rocciatori: azienda tutt’oggi leader, con una cinquantina di addetti, specializzata anche nella produzione di barriere paramassi e paravalanghe. Narciso (Narci) Simion è guida alpina e lavora nel Consorzio Triveneto Rocciatori. «Trent’anni fa quando ho iniziato a lavorare» racconta Narci Simion, 11

FRIULI VENEZIA GIULIA

Valle di Primiero

VALLE D’AOSTA Lombardia

VENETO

PIEMONTE

ion rciso Simrato Colzada Na re e ripa na alpi Gualtiero da Gui alpina e riparatore - Italia Guida Val Codera - Sondrio - Italia

Valle di Primiero - Trento

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA RIPARATORI


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CONTADINI

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La montagna non è un parco giochi. è prima di tutto un luogo di vita e lavoro All’agricoltura di montagna oggi si riconosce un nuovo ruolo, legato all’economia del luogo e agli effetti positivi che produce a livello ambientale e sociale.

1 Disgaggio di un masso (ph. G. Colzada) // 2 Cantiere a Courmayeur (ph. archivio CTR) // 3 Lavoro in alta quta sul monte Disgrazia, 3678 m (ph. M. Nesa)

attenzione, come spiega Narci: «Il disboscamento su pareti con piante di alto fusto, il disgaggio con utilizzo di pistoni per la rimozione di grossi massi e i lavori di carico e scarico materiali con l’elicottero su pendici impervie, sono fra gli interventi più pericolosi». Le aziende come il Consorzio Triveneto Rocciatori sono sempre alla ricerca di personale qualificato e sono un’opportunità per i giovani in cerca di lavoro, ma non per tutti come precisa Narci: «Il nostro è un lavoro atletico, faticoso, sempre all’aria aperta, soggetto alle condizioni meteo. Nei cantieri più lontani si vive negli alberghi (non di lusso) e si sente la mancanza di una vita privata, specie nelle ore dopo il lavoro. Nonostante tutto rimane un lavoro generalmente ben pagato e, per chi è interessato, è un’occasione per conoscere nuovi luoghi e popolazioni». In Italia le imprese che svolgono attività come il Consorzio Triveneto Rocciatori sono una sessantina ed occupano all’circa 1100 addetti fra dipendenti e prestatori d’opera. A loro si aggiungono diverse squadre di artigiani e associazioni di guide alpine che svolgono prevalentemente piccoli interventi. A Novate Mezzola, ai piedi della Val Codera in provincia di Sondrio, al confine fra la Val Bondasca e la Val Masino, vive Gualtiero

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA

Colzada. Anche Colzada è guida alpina (è il direttore delle guide e della scuola di Alpinismo della Valchiavenna) e ha una lunga esperienza di lavori su fune: «Questa attività copre circa il 25% del mio lavoro. è un lavoro stancante e per me va bene farlo ogni tanto per cambiare, durante i periodi morti del lavoro di guida alpina» racconta Colzada mentre è di turno al servizio di elisoccorso 118. «Gli interventi sono abbastanza vari: sistemazione di sentieri e ferrate, disgaggi in cave o su pareti sovrastanti strade o abitazioni, posa di reti paramassi, accompagnamento di tecnici sui terreni da bonificare. Capitano anche lavori in ambiente urbano come controlli, consolidamento e pulizia su campanili, edifici, silos. Facciamo anche corsi di formazione a chi lavora nel settore e in passato abbiamo lavorato anche nella potatura di grossi alberi». Molto spesso i lavori richiedono interventi di mascheratura e ripristino ambientale ma, a giudizio di Gualtiero Colzada: «la loro esecuzione dipende ancora molto dalla sensibilità degli enti e dei progettisti». // NARCISIO SIMION ctr@consorziotrivenetorocciatori.it

// Gualtiero Colzada Guide Alpine della Valchiavenna www.guidealp.it

TERREALTE GTX Gualtiero Colzada (guida alpina della Valchiavenna) fa parte del team di tester professionali AKU che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo modello TERREALTE GTX.

TOMAIA Scamosciato + air 8000® 1.8 mm | FODERA GORE -TEX ® Insulated Comfort | BATTISTRADA Vibram® Mulaz | INTERSUOLA PU a due densità | PESO 1020 g GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA RIPARATORI

“Terrealte”, come lo spazio di utilizzo di questo nuovo modello della linea mountaineering. Una scarpa leggera e precisa, per le attività di alpinismo classico e di trekking impegnativo fino a quote elevate. Compatibile con un rampone semi-automatico, Terrealte GTX si rivela un modello ideale anche per lavoro in ambiente montano, grazie a un comfort di calzata immediato e duraturo. 12

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Verso i 1500 metri di quota il sentiero esce

dal bosco e lo sguardo vaga libero sui pendii a prato che coprono i versanti settentrionali del Piz Zorlet, proprio difronte alla Marmolada. Siamo verso la metà di luglio e la montagna sembra pennellata da macchie rosso porpora. E’ lo spettacolo della fioritura dei rododendri che si rinnova ad ogni estate. Chi arriva dalla pianura e dalle città vede in queste fioriture la bellezza di una montagna selvaggia, lontana dal turismo sfacciato, ma ignora lo sguardo del montanaro che invece vi coglie un tragico destino. Un po’ su tutte le Alpi i rododendri stanno riconquistando i pascoli e le praterie abbandonate; la loro espansione è indice di una natura che si sta riprendendo lo spazio che l’uomo le ha sottratto. Con circa 4500 piante che producono fiori, le Alpi ospitano i tre settimi di tutta la flora europea. L’agricoltura di montagna è una componente fondamentale di questa ricchezza, ma senza il bestiame al pascolo e lo sfalcio dei prati, questo habitat sarebbe ormai quasi scomparso. Dopo decenni in cui sulle Alpi molte aree coltivabili erano state in parte abbandonate, a partire dagli anni ’90 si osserva un ritorno alle attività rurali e le avanguardie di questo cambiamento sono soprattutto i giovani. E così la montagna sta lentamente cambiando: ai contadini per tradizione si sostituiscono contadini per scelta, spesso provenendo da luoghi di vita e di lavoro lontani dalla montagna. Pian piano cambia anche il punto di vista che la città ha della montagna, ora nelle fattorie didattiche e nelle malghe modello sono i cittadini che vanno a lezione dai contadini di montagna. Si tratta di una trasformazione sociale e culturale di fondamentale importanza per le terre alte e, nonostante gli insuccessi e le difficoltà di affermazione su larga scala, crescono sempre più le esperienze positive di nuovi contadini che sono stati capaci di coniugare cultura ed esperienza, tradizione ed innovazione. Nell’area del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, la cooperativa agricola La Fiorita, GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CONTADINI

con oltre 200 soci, coltiva e produce specialità del territorio come: i fagioli di Lamon e i Gialét, la farina di mais Sponcio, l’orzo agordino, la patata di Cesiomaggiore e il farro grande alpino. Tutti prodotti che nascono dalla valorizzazione di antiche varietà tradizionali della montagna bellunese e coltivate con disciplinari e metodi di produzione eco-compatibile, integrato e biologico. La cooperativa opera dal 1977, da una decina di anni i soci sono più che raddoppiati e con essi anche le produzioni ortofrutticole. A guidare questa crescita ci sono il presidente Eugenio Garlet e Stefano Sanson, insegnante agrotecnico e artefice della scelta di puntare sull’agro-biodiversità bellunese. «I nostri soci sono soprattutto piccoli produttori, figli e nipoti di contadini che si ritrovano un patrimonio in terre e fabbricati che in qualche modo vogliono utilizzare» racconta Sanson. «Le produzioni quindi avvengono in piccole aziende, spesso smembrate dalle suddivisioni ereditarie che, per produzioni orticole, potrebbero dare redditi interessanti.

«Legami affettivi forti, l’idea che fosse possibile vivere di agricoltura e turismo in montagna, per fare un lavoro che piace e dove le fatiche e le scomodità passano in secondo piano» Tuttavia ancora nessuno svolge l’attività come lavoro principale». Nel rispetto del ciclo delle stagioni i soci conferiscono alla cooperativa le loro produzioni che poi vengono direttamente confezionate e vendute. «Puntiamo al massimo alla filiera corta» precisa Sanson, «con la vendita nei ristoranti, nei negozietti locali e delle provincie limitrofe. Abbiamo buoni rapporti anche con alcuni gruppi di acquisto solidale e non trascuriamo nemmeno di promuovere i nostri prodotti nelle fiere». Il futuro dell’agricoltura

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semplice sguardo per capire che nulla nasce senza tanta passione: «Abbiamo ristrutturato la casa dei nonni in coerenza con chi l’ha costruita oltre un secolo fa, nel rispetto del territorio e dell’architettura locale, utilizzando fonti energetiche pulite e rinnovabili, come il riscaldamento a legna e i pannelli solari». L’azienda agricola di Daniele è un modello di agricoltura multifunzionale che integra la produzione agricola con il paesaggio e i servizi. «La nostra azienda è a conduzione famigliare, si occupa prevalentemente di apicoltura biologica, poi coltiviamo ortaggi, piccoli frutti e alleviamo animali da cortile. Abbiamo circa venti posti letto, organizziamo laboratori didattici, mostre fotografiche, serate di musica e corsi di cucina occitana. Chi ama l’escursionismo qui trova numerose

«Puntiamo al massimo alla filiera corta con la vendita nei ristoranti, nei negozietti locali e delle provincie limitrofe» 5

TRENTINO ALTO-ADIGE

Val Belluna

FRIULI VENEZIA GIULIA

VALLE D’AOSTA Lombardia

VENETO

Valle Maira

Daniele Landra

pagina precedente: Aratura a Larzonei, Livinallongo del Col di Lana (ph. S. Sanson)

1 Daniele Landra (ph. G. Luigi) // 2 - 3 Azienda agricola biologica e agriturismo Al Chersogno (ph. D. Landra) 4 Bicigrill a Busche, coop La Fiorita (ph. S. Sanson) // 5 - 6 Patate a Cesiomaggiore (ph. S. Sanson)

di montagna è sempre più legato alla capacità di condividere esperienze e opportunità e il presidente Garlet vede in questa prospettiva lo sviluppo della sua cooperativa: «Oggi è indispensabile saper lavorare insieme con solidarietà, ma se vogliamo crescere è necessario aggiungere maggiore professionalità, formazione e grinta imprenditoriale».

sue passioni. Il tetto è quello della casa del trisnonno in Val Maira (in provincia di Cuneo al confine con la francese Valle dell’Ubaye) che Daniele e la sua famiglia hanno trasformato in uno splendido agriturismo. Le passioni invece sono: la musica occitana, l’apicoltura, la fotografia e le escursioni in montagna. Daniele, dopo aver studiato Scienze Forestali e Ambientali ed essere diventato guida naturalistica, ha deciso che quella casa in legno e pietra e luogo di giochi d’infanzia, sarebbe diventata il punto di partenza per

Competenze che troviamo nella storia di Daniele Landra che a ventisette anni è riuscito a riunire sotto un unico tetto tutte le 14

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son Stefano Sanecnic o

Agrot Val Belluna - Belluno - Italia

PIEMONTE

Agricoltore e operatore turistico Val Maira - Cuneo - Italia

una nuova avventura. Ci sono voluti oltre quattro anni d’intenso lavoro ma a fine 2012 Daniele è riuscito ad inaugurare Al Chersogno: azienda agricola biologica e agriturismo immersi nella natura delle Alpi Cozie. «Ho sempre mantenuto uno stretto contatto con i luoghi e le storie della mia terra» racconta con orgoglio Daniele. «Legami affettivi forti, l’idea che fosse possibile vivere di agricoltura e turismo in montagna, per fare un lavoro che piace e dove le fatiche e le scomodità passano in secondo piano». Basta un

Eugenio Garlet dente

Agricoltore e presi Coperativa Coop La Fiorita Val Belluna - Belluno - Italia

attraversate e ascensioni, dal percorso per famiglie a cime che superano i 3000 metri». La coerenza del progetto di Daniele stupisce quando racconta il modo con cui applica la tracciabilità dei prodotti dell’alveare: «Su ogni vasetto mettiamo un’etichetta QR Code, che puoi leggere con un telefono cellulare, alla quale è collegato un video su Internet. Il video racconta cosa c’è dentro quel vasetto, dal luogo di produzione fino alla lavorazione; così leghiamo il prodotto al territorio e trasmettiamo la passione per il nostro lavoro». GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CONTADINI


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TREKKER LITE II GTX

Val Imagna

FRIULI VENEZIA GIULIA

GUT (2,1) Modello Uomo Im Test: 15 Paar Trekkingstiefel Ausgabe 8/2013

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Il modello TREKKER LITE II GTX, una calzatura robusta e leggera, ideale per escursioni giornaliere, è uno dei simboli della tradizione manifatturiera di AKU, un “classico” per i trekking di media montagna, anche fuori dai sentieri tracciati, con la certezza di avere un comfort immediato e duraturo, stabilità ed eccellente traspirazione.

AKU Trekker Lite II GTX

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VALLE D’AOSTA Lombardia

VENETO

COMFORT E FUNZIONALITÀ Indossare e togliere Comfort e Calzata

PIEMONTE

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Agricoltore Val Imagna - Bergamo - Italia 3

Traspirabilità e rapidità di asciugatura Impermeabilità

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GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CONTADINI

tatissimo mercato a km zero. Giacomo Invernizzi, vicesindaco di Corna, è uno dei soci della cooperativa agricola. «Lo Stracchino nel passato copriva una buona parte dell’economia agricola della Valle Imagna» racconta Invernizzi, «poi in tempi recenti è diventato un attività famigliare rappresentativa di un agricoltura decaduta ad economia marginale». Il desiderio di dare dignità e sostenibilità alle piccole aziende agricole locali e la convinzione che la cura del territorio può costituire la base su cui altre economie possono svilupparsi, spinge l’Amministrazione Comunale di Corna Imagna ad avviare un dialogo con gli agricoltori: «Così è nata la cooperativa agricola “Il Tesoro della Bruna”» prosegue il vicesindaco Invernizzi. «Si è ricercato un modello aziendale compatibile e sostenibile per le terre alte e di dare vita ad una filiera locale, in cui la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali rappresenta un nuovo modo di abitare il territorio. La Casa dello Stracchino e la cooperativa agricola

sono un elemento simbolico della valle che, attraverso processi di autoconsapevolezza e di autodeterminazione, tenta di costruire un proprio futuro».

TREKKER LITE ii GTX FUNZIONALITà E SICUREZZA

Stiftung Warentest è una fondazione tedesca nata nel 1964 su decisione del Parlamento Tedesco, con l’obiettivo di condurre test comparativi di prodotti e servizi al fine di orientare l’utilizzatore finale nei propri acquisti. Come risultato di un test condotto fra 15 delle più importanti marche presenti sul mercato tedesco, nel luglio del 2013 il modello TREKKER LITE II GTX ha ottenuto il riconoscimento come miglior prodotto nella categoria calzature da trekking. Particolarmente positivo il risultato del test di laboratorio condotto sulla presenza di eventuali sostanze tossiche contenute nelle principali componenti del prodotto. Per tale parametro TREKKER LITE II GTX è risultato essere la calzatura più sicura, ottenendo un coefficiente di 2,1 (molto buono).

// Cooperativa agricola La Fiorita www.cooperativalafiorita.it // Azienda agricola Al Chersogno www.chersogno.it // Cooperativa agricola Il Tesoro della bruna www.iltesorodellabruna.it

Con la collaborazione di Davide Torri, Associazione www.gentedimontagna.it BRESCIA WINTER FILMFEST

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Stabilità e protezione del piede Ammortizzazione e movimento di rullata Trazione DURABILITÀ 25% buono (1,9) Suola Fodera interna Sistema di allacciatura e occhielli Lavorazione SOSTANZE TOSSICHE 5% ottimo (1,2) Tensioattivi perfluorinati (PFOA) / IPA / Ftalati / Cromo VI / DOTAZIONE / CARATTERISTICHE TECNICHE Taglie disponibili da 3 a 13 670 Peso per calzatura (grammi) 156 Altezza della tomaia (millimetri) Pelle, Tomaia (prevalente) Sintetico Gore-TEX® Membrana 4 ganci, Allacciatura 3 occhielli

++ + + +

1 Mucche in Valle Imagna (ph. Dimitri Salvi) // 2 Stracchino della coop Il Tesoro della Bruna (ph. D. Salvi) // 3-4 Celina Carminati (ph. D. Salvi)

In provincia di Bergamo, in Valle Imagna nelle Alpi Orobie, c’è un paese che raccoglie attorno a sé alcuni progetti di agricoltura di montagna, tra loro integrati e coerenti. Quel paese è Corna Imagna, 800 metri di altezza e poco meno di mille abitanti, e il progetto da cui tutto è nato è la Casa dello Stracchino, un piccolo quanto funzionale caseificio creato dai soci della cooperativa agricola “Il Tesoro della Bruna”, sei piccole aziende riunite attorno ad un tesoro: il latte della razza bruna alpina. In pochi anni al caseificio si sono aggiunti, un ostello, un campeggio, un punto vendita con un piccolo museo didattico e, recentemente, anche una locanda che, ovviamente, si chiama “Locanda dello Stracchino”. E, se non bastasse, una serie di itinerari tra i vecchi sentieri del luogo (tutto georeferenziato e con app scaricabili), la messa in rete di altre realtà agricole della zona (piccoli frutti, verdure, mele) per meglio rispondere alle esigenze dei gruppi di acquisto solidale e l’apertura di un frequen-

70% buono (2,2)

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Modello Donna

Trekker Lite II GTX W’s

Taglie (modello donna)

da 3 a 8

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA


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CAMMINATORI Il lungo sentiero della scoperta

Camminare è un gesto pratico ma anche una forma di pensiero e i pensieri più liberi e profondi nascono camminando.

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TRENTINO ALTO-ADIGE

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA

FRIULI VENEZIA GIULIA

VALLE D’AOSTA Lombardia

VENETO

PIEMONTE

Val Maira

Maria Schneider

a fianco: Forte Diamante, Genova (ph. A. Beltrame) // 1 Borgata San Martino, Val Maira (ph. A. Beltrame) // 2 - 3 Sentieri della Val Maira (ph. A. Beltrame)

A

ffrettati lentamente. è un motto latino attribuito all’imperatore Augusto che, nell’apparente contraddizione, tiene insieme l’efficienza e la prudenza nell’agire. Proprio l’opposto di quanto accadde nella società contemporanea, tutta tesa verso una continua accelerazione al punto che rallentare sembra sia diventato un lusso. Ma è nella tensione tra questi due atteggiamenti, piuttosto che nella loro contrapposizione, che la nostra umanità si può realizzare. è evidente che non possiamo rinunciare in assoluto alla velocità ma occorre rallentare e anche fermarsi. La lentezza è la condizione per l’ascolto, per l’incontro e se smettiamo per un attimo di correre e iniziamo a camminare ci accorgiamo quanto stiamo perdendo di noi stessi. Peraltro il camminare è la cosa più semplice che tutti sappiamo fare fin da bambini, ma solo recentemente è diventato un atto inaspettatamente attraente, trasgressivo, alternativo, almeno per una parte della popolazione mondiale, quella più agiata e afflitta dal progresso tecnologico. Molti studi hanno ormai dimostrato che se camminiamo produciamo una buona dose di sostanze, come la serotonina e l’endorfina, che ci danno benessere. Ma camminare ci permette anche di liberare la mente e di entrare in armonia con l’ambiente che attraversiamo in un tutt’uno con tutte le parti di noi stessi. Camminare nella natura, ma anche attraverso paesaggi urbani, ci consente di aprire ad ogni passo delle finestre verso l’esterno. Ma sono anche i sensi ad essere sollecitati: odori, colori, rumori, sapori, il caldo, il freddo. E poi sensazioni tattili: i piedi sul terreno, il vento sulla pelle, la pioggia o la neve sul volto. Con il camminare entriamo in contatto con il nostro corpo e respiriamo il luogo in cui siamo immersi e ogni volta ci appare come nuovo, anche se lo abbiamo già visto, perché diverse sono le sensazioni che proviamo. 18

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Vice presidente Associazione Percorsi Occitani Val Maira - Cuneo - Italia

Camminare ci consente di leggere in profondità il territorio e chi lo abita, possiamo cogliere dettagli che altrimenti ci sfuggono. Ma per vedere le cose si deve avere il ritmo giusto, altrimenti faremo solo un trasferimento da un punto all’altro e saranno più le cose che si perdono rispetto a quelle che si conquistano. Il ritmo giusto non è necessariamente un cammino lento, semmai è una camminata consapevole che permette di esprimere maggiormente se stessi in rapporto al paesaggio e alla cultura dei luoghi. Escursionismo, trekking, alpinismo ed anche la corsa dolce, sono tutte forme di cammino che si possono affrontare con passo consapevole, senza essere sopraffatti dalla velocità, fermandosi quando vogliamo, quando un incontro richiama il nostro interesse, lasciandosi trasportare dalla casualità degli incontri. Maria Schneider è vice presidente dell’associazione Percorsi Occitani, un gruppo di piccoli imprenditori che da quasi vent’anni gestisce il circuito escursionistico più frequentato della Val Maira. Con il marito Andrea Schneider, ancora all’inizio degli anni ’80, è stata fra i pionieri della rinascita della valle. «Siamo arrivati qui per caso, alla fine degli anni ‘70, sbagliando strada per la Provenza che in quel periodo era la nostra meta per le vacanze» racconta Maria Schneider. «Siamo rimasti colpiti da questa valle e abbiamo deciso di fermarci qui. La nostra prima attività è stata una scuola di lingua italiana per stranieri a Prazzo. I corsi venivano tenuti da professori italiani e nel tempo libero mio marito ed io li accompagnavamo in montagna». Nel 1990 i coniugi Schneider si spostano nel comune di Stroppo e fondano il Centro Culturale Borgata San Martino che diventerà un importante luogo d’incontri culturali, gastronomici e di escursioni. Intanto prende forma il progetto di ripristinare gli antichi sentieri che collegano una borgata all’altra della valle e di unirli in un grande anello escursionistico. «I Percorsi GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CAMMINATORI


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VALLE D’AOSTA

Roppolo PIEMONTE

Lombardia

Milano

FRIULI VENEZIA GIULIA

VENETO

EMILIA-ROMAGNA

Alberto Conte

Presidente Associazione Movimento Lento Roppolo (Biella) - Italia

Roberto D’Agostino

Presidente Associazione Trekking Italia Milano - Italia

ca Gianluca Migliavac ing Italia

Coordinatore Associazione Trekk Milano - Italia

Occitani hanno tanti padri e madri. Il modello è stato senz’altro la Grande Traversata delle Alpi» prosegue la signora Schneider. «Piacciono perché intorno a loro si è sviluppata un’accoglienza particolare: puoi camminare un’intera giornata senza incontrare nessuno, però alla fine del tuo cammino trovi sicuramente un Posto Tappa con dei buoni piatti tipici». Il camminatore dei Percorsi Occitani si ferma in valle dai 7 ai 10 giorni, cambia ogni giorno Posto Tappa e al 95% parla tedesco (tedeschi, austriaci e svizzeri). Con 4000 presenze stimate all’anno offrono lavoro stagionale a circa 50 persone. Il turismo escursionistico ha portato significativi benefici economici in tutta la valle e ha messo un freno allo spopolamento, come ci racconta ancora Maria Schneider: «Con i Percorsi Occitani sono nate nuove strutture ricettive, sono state ristrutturate tante case, la rete sentieristica è segnalata bene e anche l’escursionismo invernale (scialpinismo e racchette da neve, ndr) cresce di anno in anno». E per il futuro la signora Schneider ha le idee chiare: «La Val Maira rimane una nicchia per persone particolari. Non può sopravvivere solo con il turismo. Se vuole avere un futuro si dovrebbero sviluppare altre attività nel settore agricolo e anche nell’artigianato. In più con gli strumenti di comunicazione di oggi, tanti professionisti (traduttori, architetti, ingegneri, ecc.) potrebbero lavorare qui. Però è una scelta di vita e sono ancora troppo pochi quelli che decidono di venire a vivere qui».

«Sempre più spesso ci si mette in cammino per prendere decisioni importanti, o per ritrovare se stessi in un momento difficile» GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CAMMINATORI

Dati alla mano ci dicono che il camminare si sta trasformando da una attività fisica all’aria aperta ad uno stile di vita. Alberto Conte si occupa da più di tredici anni della divulgazione del viaggio lento, è fra gli ideatori del Festival della Viandanza e presiede l’associazione il Movimento Lento. Chi meglio di lui può dirci quanta voglia c’è di camminare? «Come dice Rebecca Solnit nella Storia del Camminare “la mente umana funziona a tre miglia all’ora”» ci dice Alberto Conte, «sempre più spesso ci si mette in cammino per prendere decisioni importanti, o per ritrovare se stessi in un momento difficile, o perché ci si trova da un giorno all’altro senza lavoro e si vede in lungo un viaggio a piedi il coronamento di un sogno che non si è potuto realizzare in precedenza». Un sogno ma non per tutti, c’è chi è obbligato a camminare per andare a scuola, per raggiungere un pozzo, per fuggire da una guerra. «Ho spesso visto persone che vivevano in una condizione di povertà e disagio che avevano un’aria molto più felice di molti di noi, cullati dagli agi della “civiltà”. Mi piace credere che il cammino in qualche modo contribuisca alla serenità che ho visto nei loro occhi» è il pensiero di Alberto Conte e poi aggiunge: «Non ho dubbi: cento volte meglio andare a scuola a piedi, magari percorrendo chilometri ogni giorno, piuttosto che su un imponente SUV guidato da un padre ricco ma incazzato». La forte crescita del turismo legato all’esperienza dei “cammini devozionali” e la nascita di eventi dedicati al camminare lento, come il Festival della Viandanza, sono l’indice di un cambiamento sociale in atto. «La crisi ci ha sbattuto in faccia i limiti dell’approccio materialista in cui molti di noi sono cresciuti e i cammini devozionali intercettano un bisogno di spiritualità crescente» racconta Alberto Conte. «Il successo del Cammino di Santiago è innanzitutto un fenomeno sociale, un rito collettivo e sicuramente è diventato una moda. Ma nonostante io non abbia una grande simpatia per le mode, questa mi piace particolarmente, perché avvicina molte persone a una pratica che fa bene a loro e a tutta la società». 20

1 Porretta Terme, Bologna (ph. Mucci) // 2 San Peyre di Stroppo, Val Maira (ph. A. Beltrame)

TRENTINO ALTO-ADIGE

1-2 Festival della viandanza (ph. A. Conte)

TRANSALPINA GTX Associazione Amici del Trekking e della Natura Milano.Genova.Torino.Firenze.Bologna.Venezia.Roma

Testata e approvata da Trekking Italia 2

Fra le prime associazioni in Italia ad uscire dai classici percorsi escursionisti alpini c’è Trekking Italia. Dal 1985 le loro proposte di cammino consapevole sono ovunque: litorali marini, colline, fiumi, pianure, laghi, naturalmente le montagne e più recentemente anche nelle città. «Credo che Trekking Italia abbia contribuito a un deciso cambio di rotta fra gli appassionati di montagna» racconta Roberto D’Agostino, da poco alla guida della sua associazione che ogni anno porta in cammino oltre 30.000 persone, e prosegue: «Non solo per aver individuato una serie di luoghi solitamente esclusi dall’escursionismo, ma anche per aver esercitato un presidio civile nelle situazioni di abuso, raccolto e fatto tesoro delle esperienze di migliaia di soci. Tutti i nostri soci sono invitati a costruire la rete di sentieri e relazioni che sono il vero cuore dell’associazione». Reti e itinerari si intrecciano anche nei social network e infatti sta emergendo un nuovo fenomeno: il “social trekking”. «È la prosecuzione della promozione sociale, della conoscenza dell’altro. Il punto che ci interessa maggiormente» prosegue il presidente D’Agostino, «è la ricerca orientata ai territori tralasciati. La Via Francigena è l’alta velocità dei sentieri ma, ai suoi lati, quanti altri sentieri si dipartono, quante piccole e nuove economie si incontrano? Questa ricerca è presupposto politico per estendere la conoscenza e la cura del territorio». Fra i collaboratori del presidente D’Agostino c’è Gianluca Migliavacca, socio storico dell’associazione, nella quale è stato anche presidente, coordina la sede milanese ed è l’ideatore dei “Sentieri Metropolitani”. Proviamo a capire cos’è questa nuova proposta. «Sono molte cose e anche una provocazione» racconta Migliavacca. «La lentezza è ancora più provocatoria se applicata nel cuore delle nostre città, anzi direi che camminandola, la rivelazione della stessa città è ancor più sorprendente di quella di un deserto o un ghiacciaio. Studiare le “vie verdi” di accesso e fuga dalla città come strade di “alta lentezza” (dove alta ne misura anche il valore) è una bella sfida alla velocità». 21

“Sul sentiero si trovano tutti i valori che stanno alla base di quello che entrambi facciamo”. Nasce da questa riflessione la collaborazione fra AKU e Trekking Italia, uno spazio comune di progettazione e sviluppo in cui unire le reciproche esperienze di produttore e di utilizzatore consapevole. Alcuni soci di Trekking Italia hanno contribuito a migliorare e affinare il nuovo modello di TRANSALPINA GTX con una costante attività di test sul campo durante tutte le fasi del suo sviluppo.

TOMAIA Scamosciato / AIR 8000® 1.8 mm | FODERA GORE-TEX® Performance Comfort | BATTISTRADA Vibram® Cloud | INTERSUOLA EVA/PU | PESO 600 g

Scarpa dedicata all’attività escursionistica moderna, Transalpina GTX è un mix tra i valori della tradizione manifatturiera e le nuove soluzioni tecniche. La tomaia in scamosciato e AIR 8000®, dal design moderno e funzionale è accoppiata a una suola innovativa, IMS³ a tripla densità con sistema Exoskeleton, per un’ammortizzazione ottimale su tutto l’arco plantare.

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Associazione Amici del Trekking e della Natura Milano.Genova.Torino.Firenze.Bologna.Venezia.Roma

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA CAMMINATORI


FOR GOOD

ALPS

Lavorare nel cuore dei Monti Tatra

“Storie dal mondo” sono il racconto di una forma di pensiero e di azione che AKU condivide con tanti amici nel mondo: donne e uomini impegnati nella ricerca di un equilibrio fra uomo e natura, produzione e vita. Fra la dimensione naturale e lo spazio urbano ci sono utilizzatori consapevoli, che hanno (ri)trovato nell’ambiente naturale il proprio spazio di vita e di lavoro.

La febbre d’alpeggio di Pia Kommer

Lo sanno tutti: il bagaglio e l’organizzazione sono le maggiori sfide per un viaggio insolito. è proprio quello che ho dovuto affrontare nella primavera del 2012, quando ho deciso di tuffarmi, insieme a mia figlia di quattro anni, in un nuovo mondo, quello del pastore e del casaro alpino. Per i prossimi mesi la nostra casa sarà un rifugio a 1500 metri di quota nell’Oberland Bernese (Alpi Svizzere). è lì che voglio passare tutta l’estate con mia figlia e imparare come fare il formaggio, il burro e vivere una vita semplice. Così anche mia figlia potrà trascorrere un’estate speciale, nella natura e in armonia con gli animali. La malga appartiene a un appassionato agricoltore biologico che, come nessun altro, ha a cuore la cultura alpina svizzera e l’agricoltura di un tempo. L’edificio conserva ancora la vecchia struttura, che non sarà mai superata da nessun’altra costruzione e tutto è rimasto come al tempo dei nostri nonni. Il formaggio viene fatto ancora sul camino, il burro è prodotto in una botte originale e pressato nel tradizionale Buttermödeli, in forme da 200 grammi. Le mucche non sono alimentate con mangimi ma solo con l’erba della malga. E non sono centrali da latte altamente efficienti, ma normali mucche di razze diverse che vivono una vita armoniosa in montagna.

di Agnieszka Szymaszek

Quando Michał parte per il lavoro, rimane lontano da casa per un paio di giorni o anche per una settimana. Una volta, a causa di un’enorme nevicata, è rimasto completamente isolato dal mondo, intrappolato all’interno del suo ufficio. Per tredici anni Michał Trzebunia ha lavorato nell’osservatorio meteorologico d’alta montagna ubicato sulla cima del Kasprowy Wierch, a 1987 metri di quota, nei Monti Tatra.

Oberland Bernese Alpi Svizzere

Dopo il primo mese mi sono adattata al duro lavoro e alle apparenti difficoltà. Solo le dita delle mani talvolta mi dolevano e, sebbene il lavoro manuale fosse faticoso, ho apprezzato vivere in questo modo. Il mio corpo si è irrobustito e questo è stato un bene per me e anche per mia figlia. Buon per me perché mi sentivo sempre più a mio agio qui nelle Alpi e buon per mia figlia perché ero in grado di portarla più spesso sulle spalle durante i lavori in montagna. I miei scarponi AKU in questo caso sono stati di grande aiuto. Come una capra delle nevi i miei piedi avevano sempre abbastanza grip e la caviglia si è sempre mantenuta stabile anche sui pendii più ripidi. Avevamo previsto di rimanere quattro mesi in malga, invece siamo rimaste un po’ di più. Le mucche erano già scese a valle e siamo rimasti lassù in compagnia dei maiali che soggiornano più a lungo. Abbiamo ripulito la malga e preparato la marmellata con i frutti raccolti in valle. Ad ottobre è arrivata la prima neve e l’acqua è gelata. Allora abbiamo lasciato la malga e siamo scese camminando sulla neve fresca con un pesante zaino sulle spalle. Cosa c’era nello zaino? Era colmo di meravigliosi ricordi: momenti di stanchezza ma anche di forza, momenti di profonde emozioni e bellezza, momenti d’amore per gli animali e per la vita in montagna. E ogni primavera, quando il sole illuminerà le cime e scioglierà la neve, mi sentirò addosso la febbre d’alpeggio.

L’osservatorio è l’edificio che si trova più in alta quota di tutta la Polonia. Per accedervi il personale deve prendere la funivia a Zakopane e nel caso fosse chiusa, ad esempio quando soffia un forte vento, sono costretti a salire a piedi e affrontare un dislivello di 1000 metri. In inverno, o in condizioni atmosferiche difficili, l’ascesa può rivelarsi una vera sfida, infatti in caso di nebbia o tormenta è facile perdersi. Ma a Michał tutto questo non preoccupa, lui è un uno dei migliori free riders della Polonia, fondatore di Freeskiing Academy e guida di arrampicata. Quindi non c’è da stupirsi se si sente a suo agio in montagna: i Tatra sono il suo habitat naturale. Piuttosto è il lavoro d’ufficio, o dover indossare un abito elegante che potrebbero metterlo a disagio. Le prime osservazioni meteorologiche sul Kasprowy Wierch risalgono al 1935 e tre anni dopo fu costruito l’osservatorio che tutt’oggi rimane unico nel suo genere. Grazie alla sua posizione, in un luogo incontaminato, svolge un importante ruolo nella ricerca sul clima, inoltre i dati meteorologici sono condivisi con il Polish and Slovakian Mountain Rescue Teams e con il Tatra National Park e vengono utilizzati per aumentare la sicurezza delle persone che visitano i Monti Tatra.

Kasprowy Wierch Monti Tara - Polonia

essere effettuate ogni tre ore e poi trasmesse ad un centro meteorologico di Cracovia che esegue osservazioni sulle trasformazioni degli strati di neve nel corso degli anni. «In inverno devo alzarmi abbastanza presto, prima delle 6, vestirmi in fretta e passare ad effettuare le misurazioni della neve, così i dati sono pronti prima delle 7» spiega Michał. «Operiamo in accordo con l’ora di Greenwich e tutte le stazioni inviano i dati alla stessa ora. Devo controllare quanta neve è caduta, tutti i termometri, far sciogliere la neve nel pluviometro. In estate eseguiamo misurazioni ogni tre ore fino alle 20 e in inverno fino alle 19. La sera ho un po’ di tempo per me. Inoltre controllo i punti meteorologici che si trovano fuori dalla stazione, vicino al passo Liliowe, al lago Morskie Oko e nella valle Chochołowska» Chi lavora nella stazione deve occuparsi anche dei lavori domestici come fosse la propria casa: mantenere acceso il fuoco nella stufa, pulire, cucinare, lavare e spalare la neve. Si può trascorrere il tempo libero davanti al computer, guardando la TV o leggendo un libro. La stazione è un luogo piuttosto confortevole con molti servizi. Tuttavia nel tempo libero Michał raramente utilizza le moderne tecnologie. Di solito prende i suoi sci o la macchina fotografica e va a fare un giro in montagna. Spesso sale fino al Kasprowy Wierch. Vicino alla stazione c’è un rifugio dove può incontrare i suoi amici di arrampicata. Quando il suo turno sta per finire, allora raccoglie le sue cose e si prepara per andare a casa o verso un’altra escursione in montagna. «Non c’è sensazione migliore che mettersi gli scarponi e partire verso le cime» dice Michał.

Il personale dell’osservatorio deve controllare gli strumenti ogni ora del giorno e della notte, indipendentemente che fuori nevichi, piova o tempesti. «I dati rilevati sul Kasprowy Wierch» spiega Michał Trzebunia, «insieme a poche altre stazioni in Polonia appartengono al sistema predittivo internazionale e dopo cinque minuti vengono inviati a Cracovia e a Washington.» Attualmente Michał lavora ad Hala Gasienicowa, un pascolo che si trova ai piedi del Kasprowy Wierch. Lì c’è la Nival Research Station appartenente all’Istituto di Meteorologia e Gestione delle Acque. Per recarsi nel suo ufficio Michał deve raggiungere la cima del Kasprowy Wierch con la funivia e poi scendere a piedi fino alla stazione. «In estate impiego circa quaranta minuti per scendere, ma in inverno con gli sci mi bastano solo tre minuti. Il nostro compito è misurare la neve. Per anni lo abbiamo fatto utilizzando metodi tradizionali, come scavare i profili nella neve. Da un anno la nostra stazione si è dotata di un’apparecchiatura ultramoderna che permette l’esame della neve senza rovinare gli strati. Il dispositivo è sepolto sotto la neve e misura l’umidità, la temperatura, il peso e altre caratteristiche» spiega Michał. Le misurazioni meteorologiche nel Nival Research Station devono

GOOD FOR ALPS STORIE Dal mondo

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GOOD FOR ALPS STORIE Dal mondo

Michał Trzebunia al lavoro nell’osservatorio meteorologico (ph. Studio Amo Vitam)

o Mond

foto: Pia Kommer in alpeggio

dal Storie


Michael Schott, papà e guida alpina AKU ha incontrato Michael Schott

«Da più di 40 anni amo vivere nella natura sia in estate che in inverno. La mia passione sono le Alpi. Qui trovo tutte le forme di escursionismo e alpinismo in una zona non troppo lontana da casa» racconta Michael. «Le Alpi sono uno spazio naturale ideale per tutte le attività all’aperto che ho imparato ad amare negli ultimi decenni» prosegue Michael. «Sia che pratichi arrampicata su roccia nelle Dolomiti, alpinismo nelle Alpi Vallesi, sci alpinismo o racchette da neve, il modo più semplice e migliore per essere liberi dal mondo digitale e automatizzato è camminare nei paesaggi naturali e culturali delle Alpi e delle montagne del mondo»

«Rispetto alle spedizioni in alta montagna o alle arrampicate sulle grandi pareti, l’escursionismo è l’unico modo per stare immediatamente lontano da tutto. Si trova sempre il tempo per se stessi e per i propri pensieri e si è immersi nella natura» spiega Michael.

Vitalpina Vitalpina Hotels Hotels Südtirol Südtirol

«è possibile praticare l‘escursionismo direttamente dalla porta di casa; con sole, pioggia, neve o tempesta, con l’equipaggiamento oggi disponibile non è un problema vivere un‘esperienza autentica e sostenibile anche se si ha poco tempo. Il modo migliore per me, al momento, è quello di prendere mio figlio Max la mattina e tornare tardi. Se è un po’ stanco può dormire sotto un albero o nello zainetto porta-bimbo. Se la strada è interessante, ama camminare e scoprire ogni cosa che odora, si sente e si muove diversamente da tutto ciò che conosce fino ad oggi»

jung.it jung.it

Attualmente vive a Bolsterlang nell‘ Hörnerdörfer, l’angolo meridionale della Baviera, a pochi chilometri a nord di Oberstdorf. Tre anni fa insieme a sua moglie è ritornato nelle montagne dov’è nato, lì si sono costruiti la loro casa ed è nato Max. Ora l‘attività principale di Michael è fare la guida alpina presso la Scuola Alpina Oberstdorf e il consulente freelance di produttori di materiali sportivi.

Michael ha una lunga esperienza di viaggi in zone estreme e in alta quota e ben sa che per poter affrontare queste attività è necessario possedere adeguate capacità tecniche, una buona condizione fisica e mentale e non ultimo concedersi un periodo di ferie.

foto: Michael Schott con il figlio Max

Per quindici anni Michael Schott ha lavorato a Monaco di Baviera come marketing e product manager presso uno dei leader di viaggi escursionistici del mercato tedesco. Nel suo curriculum di studi c’è un diploma in chimica e uno in amministrazione aziendale del settore turistico. Ma la sua vera passione è sempre stata la montagna. Da trenta anni Michael è guida alpina, un lavoro che ha sempre svolto insieme all’attività lavorativa “regolare”.

Vitalpina Hotels Südtirol

Bolsterlang Baviera - Germania

Max è seduto vicino al papà e lo sguardo del bambino improvvisamente è catturato da un fringuello alpino che vola nel cielo. «Riuscire a vedere le piccole cose con gli occhi di un bambino è ciò che auguro a tutti. Le escursioni nelle Alpi sono il modo migliore per vivere queste esperienze» parola di papà e guida alpina Michael Schott.

ALPINSCHULE Oberstdorf è una Scuola di Alpinismo che da anni è tra gli amici di AKU. Un partner storico che utilizza molti prodotti della collezione, fornendo utili indicazioni tecniche al dipartimento Ricerca e Sviluppo di AKU. Le guide di ALPINSCHULE Oberstdorf operano in tutto l’arco alpino con tour organizzati e personalizzati, che vanno dal trekking al backpacking, fino all’ascesa in stile alpinistico di numerosi quattromila.

www.vitalpina.info

www.alpinschule-oberstdorf.de

I Vitalpina Hotels Südtirol sono un consorzio di alberghi che raggruppa i migliori hotel altoatesini specializzati in vacanze escursionistiche in montagna. Il tema escursione è al primo posto nella filosofia dei Vitalpina Hotels, accanto ad una sana alimentazione ed a trattamenti da centro benessere a base di prodotti naturali locali. Tutti gli albergatori sono essi stessi provetti escursionisti, pronti a guidarvi in estate e inverno attraverso l’affascinante mondo delle montagne altoatesine. Dall’Ortles alle Dolomiti, i Vitalpina Hotels sono i professionisti al vostro servizio per una vacanza naturale all’insegna delle escursioni in Trentino Alto Adige. Vitalpina Hotels è partner di AKU: una comune ispirazione, un comune amore per la vita in montagna. www.vitalpina.info www.vitalpina.info

GOOD FOR ALPS STORIE Dal mondo

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popolari (in italiano, tedesco e in lingua titsch), compongono il volume fotografico di Lorenzo Di Nozzi “Valsesia. Volti d’alpeggio”.

IL REALISMO DELLA MONTAGNA A caccia di “Volti d’alpeggio”

GOOD FOR ALPS STORIE DI MONTAGNA

Le foto in bianco e nero – efficace scelta cromatica per esaltare la purezza delle forme – sono anch’esse poesia del quotidiano che l’Autore ha dedicato al popolo degli alpeggi attorno ad Alagna Valsesia e Riva Valdobbia. E’ un libro prezioso, testimone della contemporaneità del mondo degli alpeggi, lontano da qualsiasi espediente retorico, fotografa il presente. Però il passato è in qualche modo contenuto nel presente e sono i volti antichi degli alpigiani a svelarlo, anche se poi i loro vestiti, soprattutto quelli dei giovani, richiamano la modernità. I volti sono quelli degli “uomini della montagna” per antonomasia, un popolo alemannico insediatosi, verso il XII-XIII secolo, nei pascoli attorno al Monte Rosa dopo una delle più importanti migrazioni transalpine. «Gli alpeggi sono il vero cuore della cultura alpina» scrive Lucia Bonesio, docente di Geofilosofia, «[...] monumento diffuso e straordinario non solo di dedizione, lavoro, sapienza costruttiva e ambientale, ma soprattutto espressione e insieme garante di quell’opera comune d’identità che è il paesaggio, frutto della collaborazione incessante di uomo e natura [...]». Il “cuore della cultura alpina” è nei volti di Lorenzo Di Nozzi, immagini che superano il valore documentale e raccontano il territorio: la bellezza del paesaggio unita alla dura vita in montagna di chi dovette insediarsi alle quote più alte, al limite della sopravvivenza. La fotografia non è solo un mezzo per vedere qualcosa, ma in abili mani diventa un gesto per ascoltare cosa c’è attorno e per farlo vedere, in una profondità di sensazioni che chiamano a raccolta tutti i sensi e inducono il lettore a ritornare sui volti appena visti. Lorenzo Di Nozzi è fotografo di scena, vive tra la Spagna e il Lago d’Orta. Attualmente è il fotografo ufficiale del Palau de la Musica di Barcellona e dell’International Jazz Festival di Barcellona. Dal palcoscenico dei teatri al palcoscenico della montagna, il salto sembra davvero grande. «In effetti sono due mondi molto lontani» ci conferma Di Nozzi, «ciononostante ho scoperto moltissimi punti in comune: infatti ho sempre cerca-

// LORENZO DI NOZZI www.lorenzodinozzi.com Valsesia. Volti d’alpeggio, foto di Lorenzo Di Nozzi, a cura di Paola Riccardi, 99 foto b/n, 120 pp, ril. 21x29.7, 2012. Il volume è acquistabile sul sito: www.valsesiavoltidalpeggio.com

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to di entrare negli alpeggi, così come si entra in teatro, in punta di piedi, cercando di non interferire con quell’armonia, con quell’equilibrio che vi si respira. A riguardare adesso le foto, vedo una ricerca delle stesse luci con cui lavoro in teatro. In alpeggio ho usato solo la luce naturale, ma i contrasti e la morbidezza della luce sono le stesse del palcoscenico». La Valsesia è la terra dove Di Nozzi è cresciuto, dove suo padre gli ha insegnato ad amare le montagne e in particolare il Monte Rosa. «Devo tanto a queste montagne e alle sue genti. Mi è sembrato un modo per contraccambiare, anche se devo ammettere che questo progetto mi ha dato così tanto dal punto di vista umano che ora mi sento ancora più in debito. Il viaggio in questo mondo» prosegue Di Nozzi, «mi ha regalato una lunga serie d’incontri con persone straordinarie, di episodi commoventi che rimarranno con me per sempre. Ho ricevuto tante storie di vita quanti sono i ritratti. Storie difficili, di sacrifici e fatica, ma anche di amore, altruismo e dedizione». Nel corso del XX secolo tutte le comunità walser hanno subito una profonda contrazione e un precoce impoverimento dell’economia tradizionale e del patrimonio culturale. «Quando ho iniziato questo progetto pensavo che il mondo che mi apprestavo ad esplorare fosse ormai agli sgoccioli. Effettivamente devo ammettere che non se la passa bene» è la costatazione di Lorenzo Di Nozzi, ma poi aggiunge: «Però ci sono tanti giovani, figli di pastori che hanno scelto di seguire le orme dei padri, o che hanno deciso di ritornare in montagna dopo un’esperienza in città non all’altezza dei sogni. Questi giovani fanno ben sperare». La pubblicazione del volume ha coinciso con un altro lieto evento per la famiglia Di Nozzi, la nascita del primogenito Romeo e il pensiero del padre ora corre al figlio: «Vorrei tanto che un giorno potesse avere il privilegio che ho avuto io, di poter assaporare questi mondi. La mia natura ottimistica mi dice che non solo avrà questa possibilità, ma che Romeo vivrà in un mondo migliore del nostro. Un mondo dove l’uomo avrà capito che dobbiamo ritornare alla Terra e che abbiamo bisogno gli uni degli altri, se vogliamo salvarci. Condivisione, penso sia la parola che ci salverà e che ancora risuona negli alpeggi, come in tanti altri mondi minori». E poi prosegue: «Il mondo per come lo conosciamo è finito, non c’è più. Abbiamo toccato il fondo e siamo pronti a risalire, per crearne uno nuovo, arricchiti dell’esperienza e degli errori commessi, per riavvicinarci alla Natura con grazia e rispetto. Si torna a casa!»

(1) Poesia di Anna Maria Bacher tratta dal suo libro “Wê im ä Tröim - Vecchie e nuove poesie”, Ed. Walservereinigung Graubünden

è una delle splendide poesie walser che, insieme a preghiere e canti

foto: Lorenzo Di Nozzi

Vai nebbia, vai dal ruscello, sfiorane l’acqua e porta con te le sue lacrime lucenti. Poi vola nebbia, vola sugli abeti e fila tra gli aghi la tua seta. Corri nebbia, corri verso nord e porta con te le tristezze dell’uomo. Dopo arrampicati nebbia, arrampicati sul monte; lassù svanisca con te ogni affanno. (1)


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