Portfolio Alberto Bocchini 2017

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Questo portfolio è il tentativo di raccogliere una selezione delle mie esperienze accademiche in ambito architettonico, ma non solo. Progetti suddivisi per tipologie di esperienze vissute in ambiti diversi, ognuna delle quali ha però contribuito alla definizione del metodo e dell’approccio al progetto. La mia formazione precedente in ambito artistico mi ha permesso di affrontare il processo architettonico tramite una visione più ampia che abbraccia interessi che negli anni ho approfondito, quali la fotografia, l’arte, la grafica e l’artigianato e che tutt’ora coltivo e che fanno parte del mio modo di vedere le cose.


SOMMARIO C.V.

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PROGETTI ACCADEMICI 01 02 03 04 05 06

DOMUS PUGLIA MODELLO SCUOLA UNI-CAMPUS VOLUMI RISORTI RE-THINKING L.C. RE-THINKING BORGES

p. 08 p. 14 p. 18 p. 22 p. 26 p. 32

TEORIE 07

ORNAMENTO E DELITTO

p. 44

CONCORSI 08 09

FARO TOWER JOIN[T] STREET

p. 50 p. 54

FOTOGRAFIA 10 11 12

P. [INDUSTRIA] S. SGUARDI ADRIATICI CITTA’ COMMERCIALE

p. 60 p. 64 p. 70


BOCCHINI ALBERTO Via Giardini 2040, Longiano (FC) ITALY Cesena, 22/09/1986 Italiana +39/340.1439256 alberto.bocchini1986@gmail.com http://issuu.com/albertobocchini http://www.linkedin.com/albertobocchini https://www.flickr.com/albertobocchini

NOME RESIDENZA NATO A NAZIONALITA’ TELEFONO MAIL LINK

COMPETENZE INFORMATICHE Windows

Word

Excel

Power Point

Publisher

Autocad

Archicad

Dxo Optics Pro

Photoshop

InDesing

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ABILITA’ LINGUISTICHE ITALIANO

INGLESE

ABILITA’ PERSONALI FOTOGRAFIA GRAFICA DISEGNO TECNICO MODELLISMO PITTURA SCULTURA

ATTITUDINI LAVORO DI GRUPPO PROBLEM SOLVING ORGANIZZAZIONE LEADERSHIP FLESSIBILITA’ COMUNICAZIONE


ISTRUZIONE 2005 / 2013

cv LAUREA SPECILISTICA A CICLO UNICO

ALMA MATER STUDIORUM / UNIVERSITA’ DI BOLOGNA Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, sede di Cesena voto. 109/110

2000 / 2005

DIPLOMA ARTISTICO

ISTITUTO STATALE D’ARTE, Forli Corso sperimentale Michelangelo, sezione pittura voto. 83/100

ESPERIENZE PROFESSIONALI 01.03.1016 / 28.02.2017

ADDETTO ALLA STAMPA E TECNICO GRAFICO Copisteria Gabellini, via R. Serra, Cesena (FC) Qualifica UC 10.3 / 10.4 - TECNICO GRAFICO

03.02.1014 / 02.02.1015

SERVIZIO CIVILE NAZIONALE

Bibliotecario presso la Facoltà di Ingegneria e Architettura, sede di Cesena 07.05.2012 / 04.08.2012

TIROCINIO CURRICULARE

Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, sede di Cesena

WORKSHOP 06.2007

PARCO DEL RUBICONE: Ipotesi di paesaggio 2 Progetto fotografico - Savignano sul Rubicone

06.2009

SIN-THESIS. PAESAGGIO / INDUSTRIA / SOCIETA’

Progetto fotografico con Marco zanta - Savignano sul Rubicone

CONCORSI 06.2013

YAC. SMART HARBOR

.menzione d’onore.

Progetto Architettonico per la riqualificazione del porto di Pesaro

11.2013

YAC. POST QUAKE VISION

.menzione d’onore gold.

Progetto Architettonico per la riqualificazione di Crevalcore dopo il terremoto dell’Emilia

PUBLICAZIONI 2007

Parco del Rubicone: ipotesi di paesaggio 2. Un progetto fotografico. In: SI-FESTProgetto Architettonico per la riqualificazione del porto di Pesaro

2010

ORNAMENTO E DELITTO, un film di A. Rossi, G. Braghieri, F. Raggi In: Annalisa Trentin (a cura di), OMU/AR, Clueb,Bologna 2010 pp. 54-65

2010

Esercizi di progetto per i ruderi dell’ex Mulino a vapore Tommasini di Cesena In: Andrea Ugolini (a cura di), Ricomporre la rovina, Alinea, Firenze 2010 pp. 90-91

2011

Esiti didattici del corso di rappresentazione del paesaggio

In: Anna Maria Manferdini (a cura di), Architettura 41 . SPECIMEN, Clueb, Bologna 2011 pp. 76



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PROGETTI ACCADEMICI 2005 - 2013


ARCHITECTURE PORTFOLIO

ALBERTO BOCCHINI

01 DOMUS PUGLIA

PROGETTI ACCADEMICI

DOMUS PUGLIA INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2006/2007 LABORATORIO DI COSTRUZIONI DELL’ARCHITETTURA 1 ANDERA BOERI

LOCATION Puglia PROGRAMMA Abitazione unifamialiare

OBBIETTIVO I diversi operatori a livello architettonico condividono la responsabilità di farsi carico delle diverse esigenze per trovare un punto di equilibrio tra necessità edificatorie e tutela ambientale, tra produzione e valorizzazione delle risorse, richieste di benessere e opzioni merceologiche a disposizione. Alcuni temi, capaci di condizionare le principali scelte progettuali e operative, emergono in modo preponderante, ad esempio la valutazione del potenziale impatto delle costruzioni a livello di inquinamento ambientale e la stima dell’impatto delle costruzioni sull’ambiente circostante (consumo di territorio, sfruttamento di risorse rinnovabili e non, produzione di rifiuti ecc.). Inoltre la verifica dell’influenza degli edifici sulla salute, sul comfort e sulla sicurezza degli occupanti, l’attenzione nell’uso delle risorse energetiche e l’adozione di un complesso di tecnologie costruttive sostenibili. Su questi principi si basa il corso di progettazione di sistemi costruttivi, dove gli obiettivi specifici sono stati lo studio e la verifica delle relazioni tra organismo edilizio, risoluzione teorica dell’impianto costruttivo e scelta dei procedimenti tecnologici in funzione dell’ottimizzazione funzionale degli spazi. Nel laboratorio si è svolta un’esperienza di progettazione di un sistema abitativo unifamiliare studiato nel complesso e nelle singole parti costruttive, reciprocamente organizzate, integrate e rispondenti a esigenze prestazionali. Il ruolo de materiali, dei prodotti impiegati e dei procedimenti costruttivi individuati ha tenuto conto della complessità e dell’articolazione che incidono sul processo di progettazione-costruzione di un organismo edilizio: relazioni che si instaurano con l’ambiente e il contesto storico e socioculturale, esigenze di comfort e sicurezza, risorse disponibili, condizionamenti delle forme organizzative e gestionali del processo edilizio, strumenti normativi in vigore e contesto produttivo. Scelte tecnologiche come le pareti e le coperture ventilate evitano il surriscaldamento dell’abitazione, abbinate a un isolamento in fibra di legno garantiscono elevata inerzia termica permettendo di rilasciare il calore accumulato durante il giorno nelle ore notturne. Una corte interna e uno spazio verde a sud, abbinata a finestre posizionate in asse e protette da doghe di legno distanziate permettono una favorevole ventilazione naturale. La successione di spazi interni ed esterni è caratterizzata da assi visivi e spaziali che attraversano in lunghezza tutto il lotto: grazie a una serie di grandi aperture vi è un rapporto diretto fra spazi aperti e chiusi. La distribuzione interna dei due piani e differente: gli spazi giorno al piano terra godono di ampi spazi aperti e di un rapporto diretto con l’esterno, mentre gli spazi notte al piano superiore sono organizzati attorno al corpo scale.

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ALBERTO BOCCHINI

01 DOMUS PUGLIA

PROGETTI ACCADEMICI

SPECIFICHE AMBIENTALI: area geografica: regione puglia, 20m s.l.m. contesto: extraurbano venti: fresche brezze serali da sud-est precipitazioni: inverno mite e scarsamente piovoso, estate secca, calda e ventilata umidità relativa: bassa in estate caratteristiche geologiche: terreno coerente omogeneo, con presenza di acque superficiali vegetazione prevalente: olivi, lecci, cipressi, macchia mediterranea OBBIETTIVI: -Integrazione funzionale tra edificio ed aree di pertinenza -Contenimento dei consumi energetici dell’edificio -Favorire nel periodo estivo la dispersione termica notturna e raffrescamento tramite ventilazione naturale -Incentivazione della captazione solare invernale, protezione dall’irraggiamento estivo -Creazione di zone esterne fruibili in relazione all’edificio

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DOMUS PUGLIA

PROGETTI ACCADEMICI

01 ARCHITECTURE PORTFOLIO

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DOMUS PUGLIA PROGETTI ACCADEMICI

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DOMUS PUGLIA

PROGETTI ACCADEMICI

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DOMUS PUGLIA PROGETTI ACCADEMICI

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ALBERTO BOCCHINI


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02 PROGETTI ACCADEMICI

MODELLO SCUOLA

MODELLO SCUOLA INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2007/2008 LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 3 MANUEL DE LAS CASAS

LOCATION Cesena PROGRAMMA Complesso scolastico

OBBIETTIVO

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La riflessione proposta dal laboratorio di progettazione architettonica 3 prevede lo sviluppo di un polo scolastico per la città di Cesena comprendente tre cicli di insegnamento: dalla scuola materna, passando per la scuola primaria fino alla scuola secondaria inferiore. Il progetto del complesso scolastico si è confrontato con la complessa e frammentata normativa italiana in materia, ma soprattutto ha messo in luce esigenze e necessità spaziali e di configurazione degli ambienti propri di un complesso scolastico dedicato all’istruzione. Esigenze spaziali e funzioni che derivano da uno studio della tradizione scolastica italiana e da precursori dell’insegnamento come Maria Montessori. Una scuola è il luogo ove si impara ma è anche un luogo di formazione e di educazione alla convivenza, alla vita sociale. Per questo è di fondamentale importanza che la scuola sia uno spazio in cui le persone si sentano libere di esprimersi e possano relazionarsi con gli altri. Gli edifici scolastici sono però soggetti a norme molto restrittive dal punto di vista dimensionale, funzionale e distributivo oltre alla corretta esposizione al sole, che agisce in senso vincolante. In questo ambito però è molto importante porre in primo piano lo spazio architettonico e l’idea che si vuole rendere di esso: la scuola uno degli ambienti in cui durante l’infanzia si trascorre più tempo, per questo motivo ci condiziona, positivamente o negativamente, ed è determinante nella definizione della nostra percezione dello spazio. In un complesso scolastico di questo tipo gli “utenti” entrano a 3 anni, quando sono alti circa un metro ed escono a quindici anni, quando sfiorano il metro e ottanta. Si trasformano, cambiano la loro personalità, il loro aspetto, la capacità di muoversi, di agire, e cambia con essi la percezione dello spazio. In questo senso la scala dell’edificio deve crescere con loro e deve prendersi cura di loro. L’indicazione progettuale è di dotare l’istituzione scolastica di una struttura il più flessibile possibile, che si possa prestare facilmente a infinite soluzioni organizzative pur mantenendo un carattere architettonico ben definito e saldo nella sua identità. Il complesso si configura come una successione ritmica di spazi pieni e vuoti; proprio gli edifici seguono una cadenza nella loro successione, un parallelismo alla crescita dei ragazzi che talvolta rispetta le regole sottese altre le nega. Questa configurazione permette una chiara e precisa definizione funzionale e un chiaro riconoscimento di appartenenza degli spazi interni, ma al contempo crea una serie di spazi esterni connessi tra loro attraverso collegamenti coperti e protetti che si snodano attraverso l’intero complesso. La superficie del lotto è sufficiente perché l’insieme di edifici possano svilupparsi secondo i principi di un buon orientamento, utile sia alla didattica che alle attività all’aria aperta (gioco e sport). Tra la fitta lista di spazi e destinazioni d’uso necessari ai diversi complessi scolastici figurano ad esempio un aula per attività psicomotorie a livello infantile, un auditorium e una biblioteca, aule docenti e uffici, una mensa e una cucina, una palestra e spazi aperti destinati allo sport, laboratori tematici e una serra per il giardinaggio, spazi comuni e di raccolta. I materiali impiegati si configurano nel cemento faccia a vista e nel legno per creare una relazione con la “severità” dell’istituzione e la malleabilità dei suo contenuto.


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PROGETTI ACCADEMICI

MODELLO SCUOLA

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MODELLO SCUOLA

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PROGETTI ACCADEMICI

MODELLO SCUOLA

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03 UNI ~ CAMPUS

PROGETTI ACCADEMICI

UNI~CAMPUS INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2008/2009 LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 4 ARMANDO DAL FABBRO

LOCATION Cesena PROGRAMMA Campus universitario

OBBIETTIVO

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I contenuti della ricerca progettuale si inseriscono nel contesto più generale dello studio della città e del territorio, considerando gli edifici collettivi come manufatti che, meglio di altri, partecipano alla cultura di un luogo, riflettendo i caratteri e le contraddizioni della vita civile. Lo studio della città europea presenta numerosi esempi in cui la definizione o la riqualificazione di nuovi tessuti urbani costituisce l’esito di modificazioni avvenute nel tempo dove gli edifici collettivi, in funzione del loro “valore posizionale”, assumono il ruolo di “catalizzatori” per lo sviluppo della città. La relazione tra edificio pubblico e forma urbana costituisce in questo senso il nucleo centrale del progetto, l’ambito all’interno del quale la teoria del progetto trova il luogo concreto per la sperimentazione di nuovi processi progettuali, identificando proprio nel progetto lo strumento specifico e privilegiato di indagine sull’architettura e sulla città. Nel caso specifico è stata indagata la situazione particolare di Cesena e della necessità di configurazione di un nuovo campus universitario, stretto tra il fiume Savio, il nuovo centro residenziale progettato da Gregotti e le zone industriali; questa sua particolare configurazione lo identifica come una porta della città. L’approfondimento a scala architettonica sarà dedicato ad un insieme di edifici a vocazione collettiva che realizzino una porzione di città in grado di ospitare all’interno funzioni diverse ma tra loro connesse. Il progetto per il nuovo campus universitario nasce dallo sviluppo di una ricerca compositiva del vuoto e vuole ricreare una nuova qualità degli spazi collettivi di ritrovo, con l’intento di relazionare luoghi funzionalmente specifici di un campus universitario ad altri aperti alla comunità urbana. L’impianto prevede una successione di spazi aperti di natura diversa, ognuno studiato con caratteristiche proprie e in relazione agli scorci prospettici che gli edifici offrono. Il primo di questi spazi è la grande piazza che si articola attorno ai complessi dedicati alle attività aperte alla collettività di Cesena, come le gallerie commerciali, l’auditorium e la mensa. Proprio uno di questi edifici segna il passaggio dallo spazio più collettivo a quello più specifico del campus: oltrepassando a livello del terreno l’auditorium sopraelevato si può accedere all’ampio spazio verde su cui si affacciano tutte le facoltà e che diventa di fatto il fulcro attorno a cui si affacciano tutti i complessi scolastici e di fatto si configura come una piazza verde. Da ognuno di questi spazi di aggregazione si può percepire l’importante sistema di percorsi che domina l’intero impianto; accanto agli edifici si sviluppano infatti ampi assi coperti che accompagnano gli studenti dalle facoltà fino all’edificio fulcro di conoscenza del campus: la biblioteca. Questa è caratterizzata non solo dalla posizione particolare all’interno della forte geometria che regola tutto l’impianto ma anche dalla sua significativa altezza, che ne fa un elemento svettante sull’intera area. La volumetria cubica di vetro riflettente non fa permeare all’occhio esterno la complessa configurazione strutturale e spaziale che rivelano invece gli interni. Un grande vuoto centrale collega il piano terra con la copertura, attorno al quale si snodano le scale e gli spazi destinati alla conservazione dei libri. Attenzione particolare è stata riservata alle residenze gradonate che dovranno ospitare gli studenti. Svincolate dai due assi dominanti del progetto si dispongono a raggiera su una fascia di verde più privato, aperte alla visuale sul fiume Savio e rivolte verso gli impianti sportivi già esistenti oltre il fiume.


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UNI ~ CAMPUS PROGETTI ACCADEMICI

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UNI ~ CAMPUS

PROGETTI ACCADEMICI

03 ARCHITECTURE PORTFOLIO

ALBERTO BOCCHINI


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UNI ~ CAMPUS PROGETTI ACCADEMICI

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ALBERTO BOCCHINI


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ALBERTO BOCCHINI

04 VOLUMI RISORTI

PROGETTI ACCADEMICI

VOLUMI RISORTI INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2008/2009 LABORATORIO DI RESTAURO ARCHITETTONICO EMANUELE FIDONE / BRUNO MESSINA

LOCATION Cesena PROGRAMMA Riqualificazione di spazi per la citta’

OBBIETTIVO

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Il Laboratorio di Restauro Architettonico affronta i temi connessi alla conoscenza e all’interpretazione delle architetture del passato attraverso un percorso mirato all’elaborazione di un progetto finalizzato alla conservazione e alla trasmissione di un edificio storico situato all’interno di un contesto urbano stratificato. Sono stati affrontati alcuni degli aspetti teorici per la disciplina: da monumento a bene culturale, la specificità del restauro rispetto alle altre forme di recupero, la conservazione e la manutenzione nel dibattito attuale, l’attenzione per la “cultura materiale” ed il tema dell’autenticità. A livello operativo sono invece trattate le problematiche dell’intervento sulle preesistenze, del rapporto antico/nuovo, dei criteri di reversibilità, compatibilità e minimo intervento. Particolare attenzione è posta al rapporto tra scienza e tecnica nel restauro, ai controlli non distruttivi ed ai nuovi materiali e tecnologie. A differenza delle arti, in cui la materia si piega completamente alla volontà dello spirito attraverso la forma, l’architettura si fonda sull’equilibrio tra la spinta verso l’alto della volontà spirituale e quella verso il basso della natura. Questo equilibrio raggiunto viene meno attraverso la decadenza trasversale della natura che ristabilisce il suo primato sulla forma architettonica, costringendo l’opera ad aderire radicalmente all’armonia naturale. Come Georg Simmel scrive, nelle rovine si avverte quasi sempre la vendetta della natura per la violenza subita dallo spirito, che altro non è che l’intero processo storico dell’umanità. Oggi la rovina, rispetto all’aura anestetizzante che l’avvolgeva negli orizzonti settecenteschi e in quelli romantici, è sempre più la perturbante incarnazione dei tempi che viviamo, potente allegoria del mondo globalizzato. Più che rammentarci la caducità di ogni cosa, la rovina diventerà sempre più il simbolo che ci chiama ad un incondizionato e vigile principio di responsabilità. Il progetto affrontato nasce dalla volontà di ricostruire l’antico volume occupato originariamente dal Mulino a Vapore Tomasini, attivo a Cesena già nell ‘800. Le vicende che si sono susseguite ne hanno causato la dismissione e l’inesorabile andamento in rovina, principalmente in seguito ad un incendio che lo distrusse quasi completamente nel 1899 e ne impedì la prosecuzione delle attività. In seguito all’incendio avvenne il crollo del primo piano dell’edificio, di cui oggi se ne può intuire l’esistenza osservando l’andamento dei muri sui lati corti ed i resti sui fronte di via Fattiboni. L’area dell’edficio giace ora in grave stato di rovina e disuso. L’ intervento di restauro affronta la possibilità di ritrovare l’originaria volumetria dell’edifico durante il suo periodo di operatività e si concretizza nella giustapposizione di una serie di alti portali, posti l’uno di seguito all’altro. I portali in legno lamellare sbiancato hanno una geometria propria e chiaramente distinguibile da quella del mulino; questo spazio di filtro che viene a crearsi tra le due strutture permette una separazione e al contempo una relazione che fa chiaramente comprendere la distanza temporale che le separa. Lo spazio a livello terreno contiene un locale coperto con la funzione di luogo d’incontro culturale, artistico e di ristoro con la presenza di un’apposita area attrezzata a bar e piccola ristorazione. A questo livello ne è stato aggiunto un’ulteriore al quale si accede tramite due corpi scala posti entrambi sui lati corti dell’area. Il primo livello si presenta come un grande terrazzo coperto dal pergolato ligneo, dal quale ci si relaziona con l’intorno e l’area degli scavi archeologici; tale relazione è accentuata dalla presenza di due corti che legano il progetto all’area.


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VOLUMI RISORTI PROGETTI ACCADEMICI

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VOLUMI RISORTI

PROGETTI ACCADEMICI

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VOLUMI RISORTI PROGETTI ACCADEMICI

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05 PROGETTI ACCADEMICI

RE-THINKING L.C.

RE-THINKING L.C. INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2012 LABORATORIO DI SINTESI FINALE MATTEO AGNOLETTO

LOCATION San Paolo (Brasile) PROGRAMMA Reinterpretazione di progetti visionari

OBBIETTIVO

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Il viaggio in America Latina del 1929 è stato per Le Corbusier un’epifania ideologica: l’invito a tenere delle conferenze a Benos Aires è state un mezzo e un pretesto per stimolare una sommatoria retrospettiva della sua opera, alla scoperta di una straordinaria naturalezza sudamericana. I viaggi in transatlantico e in aereo nelle città di Buenos Aires, Montevideo, Rio de Janeiro e San Paolo hanno prodotto altrettante visioni creative e ipoteticamente risolutrici. Il viaggio si palesa quindi come un’occasione di rinnovamento della ricerca paziente e metodologica fin li puntualizzata, un momento magico di visioni legate al pensiero, atte a registrare nuove riflessioni in incubazione. il Laboratorio di Sintesi Finale indaga la costruzione del progetto d’architettura, ritenendo non solo possibile, ma prettamente sperimentabile l’autonomia della sfera compositiva, intesa come valore assoluto nell’ambito della definizione progettuale e conseguentemente necessaria per affrontare e risolvere i problemi della forma. Come ha dimostrato Enzo Melandri, tra “idealismo” e “realismo” non sussistono differenze. Tra questi due poli (fondativo il primo, conclusivo il secondo) si regola quel processo decisivo che conforma i progetti sviluppati nell’attività di Laboratorio. La concezione teorica, modellata sul’insegnamento di Le Corbusier, ha stabilito i principi ordinatori e gli strumenti utili per la precisa formulazione dei progetti sudamericani. Un percorso critico lungo tutta la durata del corso ha portato in un primo momento alla lettura delle 10 conferenze tenute da Le Corbusier a Buenos Aires nel 1929 e al testo seminale del corso: “Précisions sur un état présent de l’architecture et de l’urbanisme“. Questo è stato l’orizzonte teorico rispetto al quale delineare le scelte compositive del progetto. In una seconda fase, attraverso il disegno e l’interpretazione degli schizzi di Le Corbusier, i quattro gruppi di lavoro hanno portato avanti una riflessione sulle altrettante proposte per le città dell’America Latina esposte durante il suo celebre viaggio. Lo studio e lo smembramento metodologico delle opere lecorbuseriane fino a quegli anni, e in quelli successivi, hanno portato a definire attraverso un atlante quelli che sono gli elementi dell’architettura e le leggi che sottendono il metodo del maestro. Strumento fondamentale e imprescindibile per ipotizzare ciò che Le Corbusier stava delineando attraverso semplici schizzi. Attraverso le immagini e i testi si sono trasformati questi pochi imput, talvolta contraddittori e visionari, in un progetto urbanistico “concreto”. I pilastri, i sistemi strutturali, i muri curvi, i rapporti tra i pieni e i vuoti nelle facciate, i frangisole, il tetto giardino, i metodi aggregativi dell’immeubles villa e dell’unitè d’habitatation sono stai gli elementi di un abaco che ha permesso di dare un’interpretazione quanto più concreta possibile alle visioni che Le Corbusier ci ha lasciato nei suoi pochi schizzi e testi di progetto. Il lavoro portato avanti per San Paolo ha delineato la concretizzazione attraverso il disegno di due stecche ortogonali lunghe 45 km che attraversano l’intera città e si incontrano nel cuore della stessa. Queste saranno dei viadotto giganteschi sovra corse dalle automobili per liberare la città dagli ingorghi e lasceranno libero il terreno. Popolate da abitazioni delle periferie e da uffici nel centro queste saranno la soluzione ideologica venuta da una mano che guarda la città dall’alto.


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PROGETTI ACCADEMICI

RE-THINKING L.C.

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RE-THINKING L.C.

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RE-THINKING L.C.

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06 PROGETTI ACCADEMICI

RE-THINKING BORGES

RE-THINKING BORGES INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2012/2013 LABORATORIO DI TESI MATTEO AGNOLETTO

LOCATION Buenos Aires (Argentina) PROGRAMMA Centro per la cultura argentina

OBBIETTIVO Le analisi sul lavoro e sul metodo operativo lecorbuseriano in Sud America portate avanti surante il corso di Sintesi Finale si sono intrecciate allo studio di un altro maestro, questa volta della letteratura, e più nello specifico della poesia: Jorge Luis Borges. La tesi è nata dalla naturale prosecuzione di questa analisi per sfociare in un progetto compositivo pensato per i luoghi abitati dal poeta e con i caratteri preminenti della sua poesia, che spesso si intrecciano e trovano parallelismi con il lingaggio architettonico. La scrittura di Borges evoca luoghi letterari spesso rintracciabili nella sua amata Buenos Aires, la città che lo vede ritornare nel 1921, dopo il viaggio in Europa, e che sarà lo sfondo tridimensionale che abbraccerà svariati passi della sua opera. La realtà è resa letteratura e la sua poesia si concretizza in luoghi letterari a volte rintracciabili fisicamente, altre solamente immaginati o frutto di una sfrenata fantasia che si crede realtà. La città, i suoi edifici, le strade, la pampa, il sobborgo, ma ancor più gli spazi domestici nei quali rimase confinato per gran parte dell’infanzia, vengono trasformati in oggetto letterario attraverso la scrittura. Guardare all’opera di Borges da un punto di vista architettonico implica uno sforzo immaginativo, ci sottopone ad una analisi dello spazio descritto e al tentativo di ricostruirlo in termini architettonici, individuando nel testo quei procedimenti iconografici, simbolici e retorici che l’autore utilizza per concretizzare lo spazio. Ritrovare nella Buenos Aires attuale ciò che resta di “Fervore di Buenos Aires” (1923), è in primo luogo il nostro metodo di approccio alla questione, individuando contestualmente le modificazioni che la città ha subito nel corso del tempo e le alterazioni prodotte nel suo divenire letteratura. In tale metodo d’approccio il nodo centrale dell’analisi risiede nel rapporto testoarchitettura: i due ambiti spesso si confondono e uno influisce l’altro e viceversa, rimandando al lettore riferimenti ad altre letterature architettoniche, che influiscono lo spazio percepito. Ciò confluisce in un grande progetto: un teatro, sospeso tramite l’ausilio di due elementi monolitici laterali, determina la creazione di una piazza coperta e molto bassa, schiacciata e sovrastata dal grande volume. Questo, come uno scrigno luminoso, conserva e concentra all’interno la cultura del luogo; le pareti semitrasparenti in alabastro si illuminano durate la notte evocando alla città il suo contenuto prezioso. Il grande teatro ospita rassegne di danza e di tango, spettacoli ed altri eventi di cultura latina; non mancano perciò gli spazi accessori a questo tipo di impianto come i dormitori, uffici, sale prova, piccole scuole di danza ecc. Sopra di esso una biblioteca labirintica e potenzialmente infinita, frutto della simbologia rievocata da Borges nei suoi scritti e più in generale nella letteratura che affronta questo tema, conserva le momorie dello scrittore e volumi di della sua opera affiancati a testi di cultura argentina.

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PROGETTI ACCADEMICI

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RE-THINKING BORGES

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RE-THINKING BORGES

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RE-THINKING BORGES

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T T

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O

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I

E 2010


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07 TEORIE

ORNAMENTO E DELITTO

ORNAMENTO & DELITTO INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE GRUPPO

2010 COMPOSIZIONE EE PROGETTAZIONE URBANA GIANNI BRAGHIERI

LOCATION XV triennale di Milano, 1973 PROGRAMMA Traschizione inedita del lungometraggio

“L’unica esperienza in questo campo, il cinema, l’avevo iniziata con la Triennale di Milano del 1973; il film aveva il titolo del più bel saggio di architettura Ornamento e delitto ed era un collage di opere di architettura e pezzi di film nel tentativo di immettere il discorso dell’architettura nella vita e nello stesso tempo vederlo come sfondo delle vicende dell’uomo: dalle città, dai palazzi passavamo a brani di Visconti, di Fellini, di altri autori. Venezia, e il problema dei centri storici, acquistavano più significato come sfondo dell’impossibile amore descritto da Visconti in Senso; mi ricordo una Trieste bianca e disperata che solo la vicenda di Senilità di Svevo rendeva chiara anche nel suo aspetto architettonico. Abbiamo poi girato la parte finale del cortometraggio nella periferia milanese all’alba e credevo veramente di andare oltre l’architettura o di spiegarla meglio. Cadeva anche il discorso della tecnica: e ora la realizzazione di questo cortometraggio penso possa essere il perseguimento di tante cose che vado cercando in architettura”.1

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Il film “Ornamento e Delitto” è una pellicola di 42 minuti realizzata da Aldo Rossi, Gianni Braghieri e Franco Raggi, nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano con la collaborazione tecnica del regista Luigi Durissi e del montatore Elver Degan Blanchet. L’opera si sviluppa come una serie di immagini cinematografiche e fotografie di architettura: “Questo film è tecnicamente un collage. Solo alcune parti di architettura e la scena finale sono girate direttamente”.2 L’idea di collage è trasposto anche nel sonoro, in cui sono inseriti i brani tratti da libri fondamentali di autori che lo stesso Rossi riconosce come i propri maestri. “Questi brani costituiscono i frammenti attraverso i quali si può ricostruire il discorso generale come un saggio teorico che si esprime attraverso un assemblaggio di immagini in movimento”.3 Il titolo è un chiaro riferimento all’opera di Adolf Loos e al saggio “Ornamento e Delitto” del 1908 che Rossi considera “il più bel saggio di architettura”4. L’architetto viennese è la voce principale di tutto il film, ritorna in diversi momenti, evocando, da principio le sue teorie sull’architettura dell’antichità classica e sulla casa, poi in riferimento all’edificio in Michaelerplatz espone la sua idea architettonica dei materiali. Da questo momento Loos sarà determinante per l’evoluzione teorica dell’architetto italiano, e si ritrovano numerosi riferimenti dottrinali sia in Autobiografia Scientifica, sia nei Quaderni, disseminati di nessi col maestro austriaco. La frase che apre e chiude il film, come un elemento di cornice, è di Walter Benjamin, dalla sua celeberrima opera Berliner Kindheit5. È una frase-parentesi, che racchiude tutto il film all’interno del suo significato e come scrive Luka Skansi: La costellazione di citazioni e di frammenti che ci offre Rossi in questo lavoro potrebbe non concludersi mai, la frase di Benjamin “serve” solamente a comunicarci che “io però sono deformato dai nessi con tutto ciò che qui mi circonda”. Il suo significato trasmette il legame alle cose materiali che circondano l’uomo e ne condizionano il pensiero. Egli, come un abitante primitivo, si nasconde nelle cose che conosce, nella casa e nel suo tempo. Passato questo tempo, la casa, con tutti i suoi ricordi, sono vuoti e l’uomo evoluto li può osservare da spettatore distaccato, ascoltandone il ricordo. Queste parole risultano emblematiche, nell’immagine dell’uomo che, in una sorta di evocazione risorgimentale del “VIVA V.E.R.D.I.”, scrive sul muro quasi in un atto enfatico di liberazione ideologica. Dai Quaderni azzurri si apprende che Aldo Rossi annota la frase in tedesco il 20 maggio dl 1972, così come si evince che prese nota del compito di realizzare <<Libro e film per la Triennale>> il 2 marzo dello stesso anno. Risulta quindi chiaro come il film sia un espediente mediatico per meglio e immediatamente trasmettere i concetti, le ideologie e le convinzioni portate avanti dal libro Architettura Razionale e dalla mostra curata da Rossi.


1. Aldo Rossi, Autobiografia scientifica, Pratiche, Milano 2005, p. 104 2. Aldo Rossi, I quaderni azzurri 1968 - 1992, Electa, Milano 1999, n.19, 6 sett. ‘75/luglio ‘76 3. Luka Skansi, Ornamento e delitto, in Annalisa Trentin a cura di, La lezione di Aldo Rossi, Bononia University Press, Bologna 2008, pp.260-265 4. Aldo Rossi, Autobiografia scientifica, Pratiche, Milano 2005, p. 104 5. Walter Benjamin, Infanzia Berlinese intorno al 1900, Einaudi, Torino 2001, p.51 6. Aldo Rossi, I quaderni azzurri 1968 - 1992, Electa, Milano 1999, n.15, 4 febbraio 1973/6 ottobre 1973 7. Aldo Rossi, Introduzione, in Hans Schmidt, Contributi all’architettura 1924-1964, Franco Angeli Editore, Milano 1978, p. 9 8. Aldo Rossi, I quaderni azzurri 1968 - 1992, Electa, Milano 1999, n.19, 6 sett. ‘75/luglio ‘76 9. Aldo Rossi, I quaderni azzurri 1968 - 1992, Electa, Milano 1999, n.15, 4 febbraio 1973/6 ottobre 1973 10. Aldo Rossi, I quaderni azzurri 1968 - 1992, Electa, Milano 1999, n.15, 4 febbraio 1973/6 ottobre 1973 11. Paul Klee, Discorso sull’arte moderna, Grafica, Roma 1960, p. 53

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07 TEORIE

ORNAMENTO E DELITTO

Negli appunti di Rossi al 23 marzo dello stesso anno, troviamo l’inizio di uno studio approfondito su Hans Schmidt, altro personaggio “narrante” dell’opera. “La posizione più interessante è il suo apparente e continuo relativo distacco [dagli altri movimenti architettonici] in nome della razionalità da cui non si stacca mai. Questa è la vera ricerca di Schmidt [...] Il discorso di Schmidt è sempre discorso di comprensione che però lo stacca, pone anzi in luce l’insufficienza dell’alternativa.[...] il risultato è sempre la condanna di ogni formalismo nell’architettura”. 6 “Nella diversità accentuata delle due personalità vi è in comune la misura di una ragione dell’architettura che è sempre prevedibile nel carattere radicale delle soluzioni. La logica del loro discorso architettonico è più forte dello stile che li rende riconoscibili”.7 L’inserimento dei brani dei “film di repertorio” è studiato sia nella scelta delle scene sia nella collocazione all’interno della nuova pellicola. I film: Senso di Luchino Visconti, 8 ½ e Roma di Federico Fellini e Senilità di Bolognini, sono tutti film di fineneorealismo, quindi di transizione tra la grande stagione cinematografica italiana, verso un nuovo momento di espressione personale della regia. “Quello che interessa Rossi, però, è il concetto di architettura come scenografia, come sfondo per le vicende umane: [...] architettura che è uno strumento, uno sfondo. Essa viene distrutta dai sentimenti che immagini tra le più belle città italiane (il ghetto di Venezia, il porto di Trieste) si consumano e scompaiono dietro una storia d’amore febbrile, proibita o no, comunque impossibile. È l’architettura!” 8 Il fatto ne diventa mimetico, vuole a sua volta sovrapporsi. “A noi è dato solo di predisporre lo scheletro di questa scena fissa, qualche elemento che permetta alla scena di svolgersi”.9 “Il collage di alcuni film, sovrasta l’architettura. Questo corrisponde a quello che volevo. Alcune scene di Senso e Senilità non sono rapportabili ad altro che a se stesse e credo che si comprendano i fondi attraverso le vicende. Venezia, il porto di Trieste sono fissati in quegli avvenimenti.” 10 Così si delinea una sorta di rapporto di subordinazione reciproca, non tra film e scenografia, bensì tra architettura e vissuto, nella situazione in cui il secondo non sarebbe possibile senza la prima che viceversa, da sola perderebbe il suo senso e lo scopo. Successivamente alla scena di Senso nel ghetto ebraico, cui Rossi è particolarmente legato, inizia una lunga sequenza di immagini e brani, con soggetto l’architettura classica, su questo tema si pronunciano Marx, Loos e Poëte; tutti all’unisono invocano il classicismo. Interessante, in questo contesto di immagini e richiami alla classicità, è l’inserimento della frase scritta da Karl Marx, che non sta ad intendere una banale dichiarazione di ideologia politica, ma pone, invece, l’accento su concetti di: “arte”, “godimento estetico”, sul “modello inarrivabile” e sul “fascino che l’arte greca esercita su di noi”. In seguito, dopo un’altra scena di Senso, ambientata lungo le “calli” di Venezia, si entra nel tema principale: l’ornamento, dove brani di Behne, Loos, Schmidt, si alternano a scene di Senilità e 8 ½. In particolare, il brano di Adolf Behne analizza gli apporti positivi che lo Jugendstil ha all’architettura moderna, sancendo il passaggio di narrazione del film, dall’antico al moderno. Il concetto di modernità raggiunge una maggiore definizione nell’immagine e nella descrizione dei quadri della Nuova Oggettività o Realismo Tedesco degli anni ‘20, proprio attraverso quelle forme che la voce descrive, quei volumi puri delle tecnologie, quei materiali moderni: i metalli e il cemento che definiscono, assieme allo sfondo sonoro un richiamo alla macchina di evocazione futurista. Il tema della casa è affrontato tramite Loos e le immagini delle sue opere: l’edificio nella Michaelerplatz, villa Karma, la casa sulla Northartgasse e casa Tzara, ma anche nella scena di Senilità ci si ritrova davanti ad una realtà casalinga, intima ma decadente e buia, una casa, questa, oppressa dall’ornamento popolato ed ignorato dai personaggi di Svevo. Dal porto di Trieste, alle parole di Schmidt sulla monotonia, il richiamo a Parigi, Londra e Venezia, accompagnato dalle immagini del Karl Marx Hof e delle Siedlung, per affrontare il tema del divario tra architettura funzionale e architettura razionale. Il brano sulla Russia è narrato da Walter Benjamin, che pone l’accento sul “lavoro rivoluzionario”, ponendo maggiore importanza allo sforzo della collettività, delle grandi masse, volto alla realizzazione delle opere per la ripresa e lo sviluppo economico e sociale. La vera rivoluzione non sta nel conflitto, bensì nell’utilizzo e nello sfruttamento della tecnica. Questa immagine si riflette nella periferia milanese degli anni ‘70, nelle case di ringhiera e nei silos delle costruzioni industriali. “Talvolta mi capita di pensare ad un opera di grande ampiezza che abbracci il dominio completo degli elementi, degli oggetti, del contenuto e dello stile. Questo resterà certamente un sogno, ma bisogna a volte rappresentarsi questa possibilità, che oggi è ancora vaga. Nulla si può precipitare, bisogna che quest’opera cresca lentamente, che si rafforzi; e se un giorno sarà matura, tanto meglio. Noi siamo ancora alla sua ricerca, ne abbiamo trovato le parti, ma non ancora l’insieme. Ci manca quest’ultima forza, noi cerchiamo il sostegno popolare, non possiamo fare di più.” Sono parole di Klee, la formula conclusiva di un saggio sulla forma e il colore11, che Rossi, Braghieri e Raggi adottano come proprie: <<abbiamo trovato le parti, ma non ancora l’insieme>>, <<ci manca questa forza>>. La Roma felliniana conclude il film, un passo in più del regista verso la rappresentazione onirica, attraverso una serie di scene dell’immaginario collettivo e degli stereotipi della capitale. Questa specie di carnevale, di fiera trasmette semplicemente il carattere della vita quotidiana della città moderna. Il film per la XV Triennale non rappresenta il riassunto di una vicenda che si è conclusa, ma un avanzamento verso una teoricità e una concretezza ancora da raggiungere. Questo film è splenetico, cioè fatto di quello stato particolare di chi vive nelle cose conoscendo o addirittura volendo una immancabile delusione.

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XV Triennale di Milano Mostra Internazionale di Architettura La Contemporafilm presenta

Ornamento e Delitto testi di Adolf Loos, Walter Benjamin, Karl Marx, Hans Schmidt un film di Aldo Rossi, Gianni Braghieri, Franco Raggi montaggio di Elver Degan Bianchet regia di Luigi Durissi

Io però sono deformato dai nessi con tutto ciò che qui mi circonda. Come un mollusco abita il suo guscio, così dimoravo nel diciannovesimo secolo, il quale ora mi sta davanti come un guscio disabitato. Lo accosto all’orecchio. Walter Benjamin, Infanzia Berlinese intorno al 1900, Einaudi, Torino 2001, p.51

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Eppure, dopo quattro giorni, quattro giorni passati nella vana speranza d’incontrarlo, quattro giorni dopo, io correvo da lui. Ero giunta a persuadermi che soltanto lui avrebbe potuto aiutarmi per Roberto. Avevo il dovere di chiederlo. Luchino Visconti (regia di), Senso, Lux Film, Italia 1954 La difficoltà non sta nell’intendere che l’arte e l’epos greco sono legate a certe forme dello sviluppo sociale, la difficoltà è rappresentata dal fatto che essi continuano a suscitare in noi un godimento estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma ed un modello inarrivabili. Un uomo non può tornare fanciullo o altrimenti diviene puerile, ma non si compiace forse dell’ingenuità del fanciullo? E non deve egli stesso aspirare a riprodurne, ad un più alto livello, la verità? Nella natura infantile il carattere proprio di ogni epoca non rivive forse nella sua verità naturale? E perchemmai la fanciullezza storica dell’umanità, nel momento più bello del suo sviluppo, non dovrebbe esercitare un fascino eterno come stadio che più non ritorna? I greci erano fanciulli normali. Il fascino che la loro arte esercita su di noi, non è in contraddizione con lo stadio sociale, poco o nulla evoluto in cui essa maturò. Ne è piuttosto il risultato, inscindibilmente connesso, con il fatto che le immature condizioni sociali in cui essa sorse, e solo poteva sorgere, non possono mai più ritornare. Karl Marx, Introduzione, in Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, Nuova Italiana, Firenze 1968, p.40 Da quando l’umanità ha compreso la grandezza dell’antichità classica, un solo pensiero unisce fra loro i grandi architetti. Essi pensano: “così come io costruisco, avrebbero costruito anche gli antichi Romani!” Noi sappiamo che hanno torto. Tempo, luogo, clima, ambiente vietano questo calcolo. Ma ogni volta che l’architettura si allontana dal suo modello, con i minori, i decorativisti, ricompare il grande architetto che la riconduce all’antichità. Adolf Loos, Architettura, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.256 Tutto è stato disposto come imponevano le memorie religiose, e nello stesso tempo, obbedendo alla reale conformazione del luogo, che non è stata in nessun modo alterata, così che gli edifici si elevano come elementi naturali. L’adattamento al sito, rappresenta un carattere tipico del genio greco. Marcel Poëte, La città antica: introduzione all’urbanistica, Einaudi, Torino 1958, p.223-224 In basso all’incrocio delle strade è l’agorà gremita di vita e di passioni umane. Marcel Poëte, La città antica: introduzione all’urbanistica, Einaudi, Torino 1958, p.232 Da Aristofane si ricava che c’era l’abitudine delle iscrizioni graffite sui muri, si ricordano le taverne dove si gioca ai dadi, si fanno combattere i galli, e dove si affolla una clientela di oziosi che vi perdono la giornata. Marcel Poëte, La città antica: introduzione all’urbanistica, Einaudi, Torino 1958, p.229

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Luchino Visconti (regia di), Senso, Lux Film, Italia 1954.

Il senso estetico cominciò a rifiutarsi di trovare bello ciò che è superfluo e aderì di buona voglia alla logica del funzionale. Non c’è dubbio che lo Jugendstil debba venire giudicato anche tenendo conto anche di questo atteggiamento. Oggi siamo ormai molto lontani da questa epoca caratterizzata da invenzioni che trascuravano ottimisticamente il problema di fondo; ma non si può certo passare sopra al fatto che lo Jugendstil abbia portato con se un alleggerimento delle forme e introdotto nei migliori lavori giovanili di Van de Velde, Endell e Olbrich elementi che tendevano a conferire severità, rigidità, energia e tensione alle funzioni tecniche. Adolf Behne, L’architettura funzionale, Vallecchi, Firenze 1968, p.16

Federico Fellini (regia di), 8 ½ , Angelo Rizzoli, Italia-Francia 1963.

Questo quadro ha il potere di influire su di noi attraverso le forme, le luci e i colori peculiari dei suoi elementi moderni. Le antenne radio, le dighe, i tralicci metallici. Attraverso la parabola delle aeronavi, il triangolo dei segnali stradali, il cerchio dei segnali ferroviari, il rettangolo dei tabelloni pubblicitari.Attraverso gli elementi lineari delle linee di trasmissione, cavi telefonici, linee aeree di contatto dei tram, cavi ad alta tensione, attraverso le torri radio, i piloni in cemento, i lampeggiatori, e le stazioni di rifornimento. La vostra casa cresce con voi. E voi crescete con la vostra casa. Non abbiate pura che la vostra abitazione possa sembrare di cattivo gusto. Il gusto è una questione controversa. Chi può giudicare chi ha ragione? Sulla vostra casa avete sempre ragione voi. Nessun altro. Adolf Loos, Das Andere, Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.185 Sono uscito vittorioso da una battaglia durata trent’anni. Ho liberato l’umanità dall’ornamento superfluo. “Ornamento” era un tempo sinonimo di “bello”. Oggi, grazie all’impegno di tutta la mia vita, è sinonimo di “scadente”. Adolf Loos, Nonostante tutto, Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.159


Si parla spesso della monotonia, non solo dal punto di vista dei singoli edifici, ma in modo particolare dal punto di vista urbanistico. In realtà, questo problema, si è posto con le grandi costruzioni nelle città del secolo scorso. Non è quindi tipico della costruzione industriale. La questione della monotonia non è in realtà un problema estetico, ma un problema sociale. Le più famose città del passato mostrano che l’uniformità, diventa un mezzo artistico. Rue de Rivoli, Bedford Square a Londra, le fronti di piazza San Marco a Venezia, sono concepite come un’architettura assolutamente uniforme. Hans Schmidt, Contributi all’architettura 1924-1964, Franco Angeli Editore, Milano 1978, p.291-293

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Ho impiegato marmo autentico perché sono contrario a qualsiasi contraffazione. E le superfici ad intonaco le ho realizzate nel modo più semplice possibile. Adolf Loos, Una lettera, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.238 Mauro Bolognini (regia di), Senilità, Aëra Film-Zebra Film-CEIAD, Italia

Se la tendenza a disumanizzare l’architettura è escluderne la volontà umana aveva condotto il funzionalista verso l’antropomorfismo, il razionalista è ricondotto dal risalto, consapevolmente attribuito alla volontà umana, all’oggettività e alla realtà. Senza dubbio, chi è conscio di appartenere alla sociètà umana, si trova in un rapporto drammatico con la natura. Egli non conosce la tendenza a costruire la casa adattandola all’esistenza di organismi evoluti, in una sorta di mimetismo, con un risultato sempre ibrido, che non è né organismo né casa. Egli crea qualcosa che è la materializzazione della sua volontà d’uomo. Adolf Behne, L’architettura funzionale, Vallecchi, Firenze 1968, pp.56

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Ho scelto la forma delle finestre per consentire un maggiore afflusso di aria e di luce. Adolf Loos, Una lettera, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.239

Mauro Bolognini (regia di), Senilità, Aëra Film-Zebra Film-CEIAD, Italia

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La casa nella Michaelerplatz, ha al piano terreno un grande colonnato a monoliti di marmo cipollino, per questo motivo la facciata al piano terreno e all’ammezzato è arretrata di tre metri e mezzo. Adolf Loos, Problemi di architettura viennesi, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.237

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Si ha paura dell’uniformità. Ebbene, gli edifici antichi non erano forse uniformi?La vanità isterica era ignota agli antichi maestri. La tradizione aveva determinato le forme. E non furono le forme a mutarla. Nuovi compiti operarono un mutamento nella forma, fu così che vennero infrante le vecchie norme e sorsero forme nuove. La nuova casa appena sorta piaceva a tutti. Oggi la maggior parte della casa piacciono soltanto a due persone: al padrone di casa e all’architetto. La casa deve piacere a tutti, a differenza dell’opera d’arte che non ha bisogno di piacere a nessuno. L’opera d’arte è una faccenda privata dell’artista. La casa no! Adolf Loos, Architettura, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 2003, p.253

Nulla è più comprensibile del fatto che il razionalista dia un risalto particolare alla forma. […] Se ogni edificio è parte di un complesso, esso deve accettare determinate regole, universalmente valide; regole dunque, che non derivano da sue particolari esigenze funzionali, ma di quelle del complesso di cui l’edificio è parte, dunque da esigenze estetiche e formali. Giacché è proprio qui, nella sfera sociale che, semmai, permangono i principi originari di estetica: soddisfare esigenze individuali porta all’anarchia. […] Con il concetto di forma non si intende qualcosa di accessorio o di ornamentale legato al gusto e allo stile, bensì qualcosa che deriva dal particolare carattere dell’edifico, che è quello di una struttura valida nel tempo. Adolf Behne, L’architettura funzionale, Vallecchi, Firenze 1968, pp.58-59 Nell’anniversario della morte di Lenin molti portano qualche segno di lutto. […] Il lutto della Russia per il grande capo scomparso non è certo paragonabile con il comportamento di altri popoli in anniversari analoghi. La generazione che partecipò alla guerra civile sta diventando vecchia, se non per l’età certamente nella tensione. È come se la stabilizzazione avesse portato nella loro vita ad un rilassamento, anzi, talvolta un’apatia, solitamente a panneggio della vecchiaia; e però, nell’ottica della storia, contrariamente che in quella dello spazio, la distanza fa apparire l’oggetto più grande. Adesso valgono altre direttive da quelle del tempo di Lenin, parole d’ordine naturalmente da lui stesso già indicate. Ora si tiene a chiarire ad ogni comunista che il lavoro rivoluzionario in questo momento non significa lotta e guerra civile, ma costruzione di canali, di fabbriche e d’elettrificazione. Il carattere rivoluzionario della tecnica autentica viene messo sempre più in evidenza. Walter Benjamin, Immagini di città, Einaudi, Torino 1971, pp. 51-52 La rivoluzione ha dato immediatamente agli artisti radicali un tale campo d’azione che sarà necessario il lavoro di alcune generazioni per riempirlo. Inizia qui quella azione culturale e artistica che ha un effetto decisivo nella ricostruzione della nostra architettura. Talvolta mi capita di pensare ad un opera di grande ampiezza che abbracci il dominio completo degli elementi, degli oggetti, del contenuto e dello stile. Questo resterà certamente un sogno, ma bisogna a volte rappresentarsi questa possibilità, che oggi è ancora vaga. Nulla si può precipitare, bisogna che quest’opera cresca lentamente, che si rafforzi; e se un giorno sarà matura, tanto meglio. Noi siamo ancora alla sua ricerca, ne abbiamo trovato le parti, ma non ancora l’insieme. Ci manca quest’ultima forza, noi cerchiamo il sostegno popolare, non possiamo fare di più. Paul Klee, Discorso sull’arte moderna, Grafica, Roma 1960, p. 53 Io però sono deformato dai nessi con tutto ciò che qui mi circonda. Come un mollusco abita il suo guscio, così dimoravo nel diciannovesimo secolo, il quale ora mi sta davanti come un guscio disabitato. Lo accosto all’orecchio. Walter Benjamin, Infanzia Berlinese intorno al 1900, Einaudi, Torino 2001, p.51 E la Roma di oggi? Che effetto fa a chi arriva per la prima volta? Proviamo ad entrarci in macchina, dall’autostrada, attraverso l’inevitabile grande raccordo anulare, questo raccordo che circonda tutta la città come un anello di saturnia. FINE

p.47 Federico Fellini (regia di), Roma, Ultra Film, Italia 1972.



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FARO TOWER

FARO TOWER INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CONCORSO REWARD GRUPPO

2013 YOUNG ARCHITECT COMPETITION - SMART HARBOR HONORABLE MENTION

LOCATION Pesaro PROGRAMMA Riassetto dell’area portuale

OBBIETTIVO In un periodo storico nel quale l’accelerazione causata dallo spirito di realizzazione è finalizzata all’esuberanza formale e al dominio dell’immagine sul contenuto, il fare architettura necessita di una precisa sintassi formale per contrastare scelte arbitrarie in favore di una esplicitazione teorica e metodologica. Le vicine città balneari della costa romagnola soffrono di una antitesi e di un impoverimento funzionale fra i vari periodi stagionali; il problema è solo in parte esteso alla situazione di Pesaro e il progetto sviluppato cerca in svariati modi di limitare l’incertezza e di darne una soluzione, unendo a questo il recupero formale e funzionale di un’area da anni abbandonata e in disuso. Lo scopo del progetto è quello di dare nuova vita all’area del porto di Pesaro, uno spazio che attualmente ha le caratteristiche di un “non luogo”; l’identità nucleo del progetto è la ricerca di una nuova morfologia urbana, funzionalmente legata all’idea di una città per il tempo libero. La collocazione dell’area di progetto insiste in una conformazione e relazione fra ambiti urbani e naturali di particolare rilevanza. Ipotizzando una sezione ortogonale alla costa si può vedere come questa comprenda il monte San Bartolo (un colle destinato a parco naturale), l’ambito urbanizzato e il mare; proprio fra questi ultimi due elementi si colloca l’area di progetto, stretta fra l’estuario del fiume Foglia e l’imbocco della vecchia darsena. Questa particolare configurazione ha influito sulla composizione, e allo stesso tempo definito la collocazione di un edificio alto che si configura come un faro abitato, un watermark; un segno distintivo per chi raggiunge la città di Pesaro dal mare, una porta di accesso al porto e alla città stessa. La verticalità della struttura contiene al suo interno la maggior parte delle funzioni: le residenze temporanee, uffici, spazi ristoro, per il divertimento e il benessere Si è preferito lasciare libera dall’edificazione la restante area, inserendo solo puntualmente spazi componibili e dinamici, e un grande auditorium per la musica e la cultura, che ha estensione longitudinale e ospita conferenze altre ad eventi di danza e musica. Le unità isolate sono destinate ad ospitare funzionalità temporanee; la differente aggregazione di queste unità definisce particolari attività come il bike-sharing, bar, discoteche, info point, biblioteca multimediale e negozi di artigianato. Questo tipo di strutture sono dinamiche, modulari e luminose, dando un carattere di temporalità al porto, che offre una personalizzazione degli spazi in base alle diverse attività nei vari periodi dell’anno. Come conseguenza, il porto è in grado di cambiare rapidamente la sua identità e funzione, con la possibilità di essere vissuto in diversi modi attraverso la trasformazione e l’eventuale aggiunta delle unità: sorgerà quindi un quartiere effimero, con solo due elementi fissi: il grattacielo e il teatro.

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JOIN[T] STREET INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CONCORSO REWARD GRUPPO

2013 YOUNG ARCHITECT COMPETITION - POST QUAKE VISION GOLD HONORABLE MENTION

LOCATION Crevalcore PROGRAMMA Riqualificazione post terremoto

OBBIETTIVO Il terremoto dell’Emilia del 2012 ha scosso non solo una società ma anche i luoghi dove la stessa abita e vive quotidianamente. Il concorso per la risistemazione del centro storico di Crevalcore ci ha permesso di ripensare il fatto urbano e di trovare un’ipotesi come risposta e soluzione al grave danno subito. Alla base di Join(t) Street c’è la volontà di legare città storica e città contemporanea, a partire dai segni territoriali più incisivi e permanenti, come gli antichi tratti viari impostati sul cardo e decumano. Si identifica la centuriazione, su cui è sorta e si è sviluppata la cittadina, come elemento generatore delle nuove costruzioni che si attestano sul decumano di fondazione, e ne ricuciono il tracciato rimasto compromesso dal sisma. La proposta progettuale si presenta come una stratificazione sull’esistente, con soluzioni non completamente distruttive, ma di mantenimento delle emergenze urbane come i palazzi del Comune e del Teatro per preservare il rapporto con l’identità storica del luogo. Il portico e il lotto gotico, elementi tradizionalmente caratteristici di molti centri storici italiani, sono stati presi come ulteriore termine di collegamento tra progetto e contesto, proponendo una reinterpretazione tipologica che rispetta la scansione ritmica degli edifici preesistenti. Il legame con questo sistema modulare viene rafforzato dallo sviluppo di una struttura a setti portanti che scandiscono il susseguirsi degli spazi interni. Per creare l’immagine di un monumento urbano “post Quake” si è variata l’inclinazione dei fronti come per effetto di una spinta tellurica orizzontale, proponendo un orientamento delle facciate di progetto sempre differenti le une dalle altre. Perseguendo lo scopo di rafforzare il legame con il territorio si è pensato di adibire alcuni dei nuovi spazi ad attività commerciali incentrate sulla vendita diretta delle produzioni agricole locali. Per favorire l’incontro tra ricerca e pubblico si è ipotizzato di allestire dei “laboratori del gusto” dove sperimentare tradizione e innovazione in campo culinario si fondono. Altri spazi sono stati adibiti a laboratori didattici per riscoprire le lavorazioni artigianali legate alla trasformazione della canapa, e alla vendita dei noti prodotti caseari locali. Il progetto prevede anche la riqualificazione della piazza principale, che diverrà sede del mercato locale e delle piazze in fronte alle porte cittadine che accoglieranno i visitatori con elementi informativi. Si è deciso di utilizzare materiali dal forte carattere materico come pietra ruvida per le pavimentazioni di piazze e strade, acciaio corten per i rivestimenti dei fronti e setti strutturali in conglomerato cementizio armato a vista per sottolineare gli aspetti di solidità e robustezza strutturale.

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F O T O G R A F I A 2007 -2013


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P. [INDUSTRIA] S.

P. [INDUSTRIA] S. INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO WORKSHOP CURATORI

2009 SIN-THESIS. PAESAGGIO / INDUSTRIA / SOCIETA’ Progetto fotografico a cura di Marco Zanta e Massimo Sordi

LOCATION Savignano sul rubicone (FC) PROGRAMMA Indagine sul contesto industriale che il territorio presenta e il rapporto che questo ha con il paesaggio e con la società

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SGUARDI ADRIATICI

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SGUARDI ADRIATICI INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CORSO DOCENTE

2011 STORIA E TECNICA DELLA FOTOGRAFIA Massimo Sordi

LOCATION Litorale romagnolo PROGRAMMA Analisi dei caratteri paesaggistici della costa adriatica alla ricerca di quel “senso di appartenenza” di chi li abita.



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12 FOTOGRAFIA

CITTA’ COMMERCIALE

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CITTA’ COMMERCIALE INFORMAZIONI DI PROGETTO ANNO CONCORSO REWARD

2012 E-20: Sostenibilità, identità, ambiente e città … oppure no? Partecipazione

LOCATION Aree urbane commerciali romagnole PROGRAMMA Indagine urbanistica ed edilizia dei contesti urbanizzati a scopo commerciale



ARCHITECTURE PORTFOLIO

ALBERTO BOCCHINI

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Il progetto fotografico da me affrontato riguarda l’indagine di luoghi sorti di recente e tesi a diventare un punto di attrazione molto forte per la società odierna: il centro commerciale. Nella contemporanea proliferazione di questi spazi, che sono pensati e progettati secondo un fine specifico, il rapporto principale si svolge tra il luogo e l’individuo, non tra gli individui all’interno di questo luogo; non vi è una relazione fra gli individui che usufruiscono di questi spazi, come accadeva nella città storica, ma il raggiungimento di questi luoghi è veicolato dall’immagine pubblicitaria. Z. Bauman, in Modernità liquida, li definisce come non-luoghi: spazi privi di espressione simbolica e di identità. Credo invece che tali spazi “urbani” abbiano un’identità ben precisa, frutto della società contemporanea e che la simbologia sia ben presente attraverso i messaggi pubblicitari e alle icone tese ad attirare potenziali consumatori. Il problema sussiste in ambito architettonico e più in generale urbanistico: l’architettura non ha più la finalità di rappresentare positivamente uno specifico potere o istituzione. Al contrario, deve simulare il potere del consumatore (o utente), al fine di stimolare il suo desiderio di acquisto. Il modello è quello del “Luna Park”. Apparentemente democratico, ma in realtà potentemente autoritario, a maggior ragione se si pensa che il potere che lo pone in essere non si manifesta nel luogo, ma solo nell’organizzarlo e realizzarlo. Il rapporto fra i pieni e i vuoti della città storica viene ribaltato a causa delle nuove esigenze: si vengono a creare distese vuote adibite a parcheggio, nelle quali si tenta invano di inserire la natura, in un tentativo fragile di restituire dignità agli spazi. L’altro emblema di queste aggregazioni è rappresentato dai punti di riferimento che, come nella città storica, sono tesi ad attrarre gli individui in punti chiave del nuovo paesaggio, ma ora fautori di una nuova fede.

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