ALBERTO FILIPPUCCI \ PORTFOLIO

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ALBERTO FILIPPUCCI /

PORTFOLIO



ALBERTO FILIPPUCCI /

PORTFOLIO



« L’architettura è un’arte di frontiera. Solo se si accetta la sfida di farsi contaminare, di farsi consapevolmente provocare da tutto ciò che è vero, ha ragione di essere.Altrimenti è roba da salotto, accademia. » Renzo Piano



INDICE \

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UNO \ DONAUHAUS: CASA PER PSICOLOGO LUNGO IL DANUBIO \ laboratorio di progettazione architettonica 1 Prof.sa Gundula Rakowitz AA 2009/2010

DUE \ LA PORTA DI MESTRE: COMPLESSO RESIDENZIALE \ laboratorio integrato di progettazione architettonica 2 Prof. Giancarlo Bilotti Prof. Giulio Dubbini Prof. Antonio Musacchio AA 2010/2011

TRE \ GREEN THE GAP \ laboratorio di progettazione urbanistica prof. Matteo d’Ambros AA 2011/2012

QUATTRO \ CENTRO DI STUDI E RICERCHE DEL MONTELLO \ laboratorio integrato di progettazione architettonica e urbana Prof.sa Fernanda De Maio AA 2011/2012

CINQUE \ TASSELLI MANCANTI \ ws10.trasposizioni mobili Prof. Marcos Acayaba AA 2009/2010

SEI \ OZIO: MODULI E SISTEMI \ WS11.atmosfere ed ambienti per l’ozio Prof. Giancarlo Mazzanti AA 2010/2011

SETTE \ ARCHITETTURA IN PAGINA \ disegno e comunicazione visiva Prof. Gianluigi Pescolderung AA 2010/2011

OTTO \ W.A.VE.\ ws12 Prof. Massimiliano Ciammaichella, Prof.sa Marina Montuori, Prof. Leonardo Sonnoli AA 2011-2012


UNO \ DONAUHAUS: CASA PER PSICOLOGO LUNGO IL DANUBIO

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 prof. Gundula Rakowitz AA 2009-2010

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Il tema affrontato all’interno del laboratorio ha riguardato la progettazione di una “casa lungo il Danubio” singola isolata in un’area periferica di Vienna in prossimità del grande parco del Prater tra il Praterstern, il Blaues Wasser, l’Alberner Hafen, la Simmeringer Lände, il Friedhof der Namenlosen (‘Cimitero dei senza nome’) e il Danubio. Proprio quest’ultimo si rivela elemento determinante nel percorso progettuale imponendosi come campo di forza su tutta l’area di interesse. E’ richiesto inoltre che lo studente pensi ad un possibile committente: un personaggio che possa fornire interesse al progetto nello specifico; considerando la tipologia di ambiente su cui

si va ad operare, la scelta è caduta sulla figura dello psicologo. Si tratta quindi di una casaclinica privata in cui, beneficiando dell’atmosfera estremamente tranquilla, si possibilie svolgere nel migliore dei modi la professione, garantendo al paziente di trovare con faciltà il proprio agio.

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LO SPAZIO \

LA FORMA \

Così come proposto da Zaha Hadid, si cerca un nuovo modo di concepire lo spazio architettonico: uno spazio denso di energia, mutevole ed attraente, libero dalle consuete coordinate cartesiane: è uno spazio generato da linee e campi di forza, secondo geometrie agili e dinamiche capaci di prefigurare i paesaggi fluttuanti su cui si poseranno i nostri occhi nel futuro. Così anche nell’area a Summering nel 11° Bezirk, elementi come il Danubio, il vicino cimitero e il centro di Vienna ad ovest creano dei campi di forza che pentrano su tutta la zona interessata tracciando un partitolare reticolo. Il tentativo è quello di catturare questo fluido di energia nella miriade di forme che assume. Ecco come nell’area vengano a definirsi dei veri e propri flussi di linee che riempiono ogni spazio, lo penetrano e ne danno una precisa identità. A questo punto si progetta sospinti da questi flutti che direzionano ogni nostra linea, non più governatori ma governati dall’essenza dello spazio stesso, manovrarti lungo le sue direttrici. Nasce un modulo.

“Il problema non è come finire una piega, ma come continuarla, come farle attraversare il soffitto e portarla all’infinito. Questa piega definirà e farà apparire la forma.” Così Hadid si espresse relativamente al suo progetto del Vitra Fire station. L’architetto iracheno infatti, invece di edificare sul terreno, aprendo nuovi spazi e inserendo forme che si elevano in una sfida aggressiva con l’ambiente, trae le forme direttamente da esso, le modella partendo dalla funzione e utilizza la logica spaziale per creare fatti costruiti in scala monumentale. La forma viene quindi plasmata da quello che le sta attorno. La più semplice delle forme geometriche, il cubo, viene dilatata, contorta, stirata dai flussi che la attraversano con diversa intensità. Il risultato è un volume dalla forma che è plasmata dallo spazio che lo circonda.

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PIANTA \

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IL PROGETTO \ La forma di partenza è quella di due parallelepipedi sospesi posti l’uno sull’altro. I due volumi sono però sottoposti alla modellazione delle proprie linee ad opera dei flussi presenti. Questi finiscono quindi per stravolgere i propri profili, assumere nuovi orientamenti rispetto al fiume e compenetrare l’uno nell’altro mantenendo comunque distinto la suddivisione dei due nuclei originari.

Questo si può quindi prestare in modo idoneo all’attività lavorativa del committente, che può qui accogliere i clienti. Una piccola rampa interna permette l’accesso al secondo volume leggermente sfalsato dal primo. Qui sono presenti il bagno e la zona notte. Da qui si può accedere ad un ulteriore spazio esterno. Nel primo dei due locali inoltre, viene collocato quello che appare come un vero e proprio monolite le cui forme richiamano chiaramente quelle del progetto. In esso, grazie ad un particolare meccanismo di scorrimento, si nasconde il blocco-cucina.

Il doppio volume che si genera viene infine posto su un lungo doppio setto dalla forma sinuosa. Questo enorme blocco di calcestruzzo viene infatti sagomato dalle linee di flusso del fiume che gli scorre a pochi metri donandogli nella sua nuova forma un’assoluta leggerezza.

Anche le due rampe, quella interna, di congiunzione tra i due piani, e quella esterna, assumono gli stessi profili dettati dai flussi dell’ambiente e presenti nell’intero progetto.

Il nuovo assetto inoltre suggerisce nuove soluzioni funzionali, come un nuovo rapporto con la permeabilità alla luce solare nei vari locali o la distribuzione interna dell’arredo e delle dotazioni. Risulta quindi un primo locale, molto luminoso al quale si accede da una rampa esterna.

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PROSPETTI \

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DUE \ LA PORTA DI MESTRE: COMPLESSO RESIDENZIALE

LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2 prof. Giulio Dubbini, Antonio Musacchio, Giancarlo Bilotti AA 2010-2011

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Il laboratorio affronta la progettazione di interventi architettonici in un contesto particolarmente disomogeneo e caotico come quello della stazione ferroviaria di Mestre. Si tratta di una struttura che sia in grado di rapportarsi con la percezione che nasce dalla presenza di aree vaste come l’agglomerato industriale e soprattutto lo scalo ferroviario. Si contribuisce dunque a donare una nuova identità alla “porta della città”. A tal fine si sceglie un approccio progettuale fortemente legato alla percezione attento dunque al colore e ai materiali. Sono questi infatti gli aspetti attraverso i quali l’intervento risulta essere non solo sintesi dei caratteri tipici della realtà urbana ed industriale di Mestre, ma anche un monumentale emblema di rinnovamento che i visitatori in arrivo o in partenza possono cogliere relativamente alla città.

sono resi accessibili da un articolato sistema di rampe, vani scala e ballatoi che avvolgono e danno unità ad un edificio apparentemente disomogeneo. La struttura portante in cemento armato infatti si abbina a sistemi di rivestimento che variano alle varie quote. La scelta dei materiali e delle tecnologie segue criteri formali e funzionali al contempo; se da una parte questi sono studiati in modo tale da alleggerire la struttura man mano che essa sale, i materiali sono strumento essenziale al fine di donare all’intervento l’identità monumentale che è richiesta per il progetto. Grandi lastre di vetro vengono installate come tamponamento ai piani inferiori; questo nel tentati vo di far apparire il complesso quasi sospeso privandolo della sensazione di pesantezza che la massiccia struttura in cemento armato rischia di provocare alla vista. Al piano secondo invece si è optato per un rivestimento metallico che garantisce un eccellente prestazione isolante; ma in questo modo si crea inoltre una fascia rossa di forte impatto che avvolge orizzontalmente tutto il complesso. Infine gli appartamenti e gli attici ai piani superiori sono interamente rivestiti in pannelli di legno creando un ulteriore contrasto percettivo per l’osservatore. Tutto questo viene ideato al fine di donare riconoscibilità all’edificio, ed indirettamente alla città, anche se lo stesso viene osservato da distante e in modo veloce, celebrando e spingendo ai limiti le tecniche costruttive in quanto frutto dell’industria veneta di cui Mestre è protagonista.

IL PROGETTO \ Il complesso sorge in un’area adiacente alla linea ferroviaria a nord-ovest della stazione ed è suddivisa in quattro blocchi che si sviluppano attorno ad un grande piazza soprelevata. I piani inferiori sono interamente dedicati ad attività commerciali con lo scopo di rendere quartiere il più autosufficiente possibile. I piani superiori sono invece composti da una serie di abitazioni studiati per nuclei famigliari composti fino a 5 individui. Questi alloggi si articolano alternativamente su uno o due livelli e 15


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TRE \ GREEN THE GAP

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE URBANISTICA prof. Matteo D’Ambros AA 2011-2012

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IL PROGETTO \ L’area di progetto assegnata nel corso del laboratorio si presenta come un’area di confine tra due tessuti urbani fortemente in contrasto tra loro. Ci troviamo infatti nella zona industriale di Marghera, più precisamente la zona compresa tra via Fratelli Bandiera e via Dell’Industria: un’area che si sviluppa longitudinalmente lungo l’asse Nord-Sud e che per un’estensione di circa 2km determina un confine invalicabile tra zona residenziale ad ovest e la zona fortemente industrializzata ad est. Quest’area è stata progressivamente abbandonata dalle attività produttive che negli anni si sono spostate sempre più verso la zona portuale; abbiamo a che fare oggi con una vera e propria “terra di nessuno” che conta circa 150.000mq di capannoni industriali in disuso o solo parzialmente sfruttati per piccole attività diverse da quelle di origine.

Il progetto quindi verte verso una riqualificazione dell’intera zona cercando di non porsi soltanto come filtro tra le due realtà in contrasto ai due lati. Il tentativo è quello di creare un ponte che anzi faccia interagire le due parti migliorando al contempo la qualità della vita per i residenti da una parte e la circolazione dei mezzi pesanti dall’altra. L’intera zona viene sottoposta quindi ad un processo di frammentazione prima e di relazione con il preesistente in un fase immediatamente successiva. Si generano quindi quattro tipologie di tessuto che andranno ad inserirsi in maniera coordinata ed uniforme. Inoltre la conformazione “spezzettata” che assume in questo modo l’area, permette al progetto di essere applicato per fasi successive a seconda dell’evoluzione nei decenni delle due realtà tra cui è interposta. 23


FRAMMENTARE \ Si individuano 27 sezioni, ognuna delle quali si espande/contrae secondo due principi: _aree verdi preesistenti che fungono da polo attrattore e per osmosi si fondono con le sezioni pi첫 vicine; (vedi immagine) _mantenimento di un equilibrio quantitativo tra espansione e contrazione.

RELAZIONARE \ RESIDENZA aree non produttive esistenti; nuovi insediamenti residenziali. VERDE PUBBLICO verde pubblico preesistente; verde pubblico di progetto. ATTREZZATURE impianti sportivi ed scuole preesistenti; nuove aree sportive di progetto. SPAZI PUBBLICI spazi pubblici preesistenti; spazi pubblici di progetto. SERVIZI edifici pubblici preesistenti; aree di progetto per nuovi edifici simili.

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QUATTRO \ CENTRO DI STUDI E RICERCHE DEL MONTELLO

LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Prof.sa Fernanda De Maio AA 2011-2012

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IL PROGETTO \ I caratteri progettuali sono il frutto del simultaneo e simbiotico sviluppo di tre concetti: - la relazione con le zone agricole presenti nell’area che creano una “texture” con un orientamento ben preciso. Parte dell’area di progetto è infatti dedicata alla viticoltura. Seppure i vigneti si estendano per un’area limitata, questi, per via del loro sviluppo lungo il pendio, hanno la capacità di individuare delle linee guida parallele sull’asse sud-nord. Il ritmo dettato andrà quindi ad orientare il progetto lungo lo stesso asse mettendolo virtualmente in connessione con il Piave e quindi con il peso della storia. - il rapporto con la particolare morfologia del terreno dovuta al fenomeno del Carsismo a cui il Montello è soggetto. L’area progettuale si sviluppa su un pendio irregolare caratterizzato da pendenze variabili. A parti tendenzialmente pianeggianti infatti si affiancano profondi avvallamenti. Il risultato che ne determina è quello di una superficie che si evolve in modo articolato e sinuoso. Il costruito assumerà quindi un profilo che cercherà di simulare l’andamento del terreno nel tentativo di fondersi con lo stesso e diminuendo per quanto possibile l’impatto visivo.

L’area di progetto costituisce un elemento chiave di un percorso di rivalutazione storica ed ambientale del territorio. La zona del Montello infatti non solo costituisce inoltre un patrimonio ambientale di enorme prestigio, ma è stata teatro tra il 1916 e il 1918 di numerose battaglie contro gli austriaci avvenute tra il Montello e il Piave; battaglie di cui ancora porta le tracce. Per questo il centro di ricerca progettato cerca di ricreare una connessione, seppur solamente visiva, con il peso della storia vissuta in questo territorio.

- la linea di contatto con l’elemento “bosco”. una vasta zona boschiva circonda l’intera area di progetto e lungo tutto il suo perimetro presenta una brusca diminuzione della densità vegetativa tracciando quindi un margine piuttosto netto tra bosco e prato. L’inserimento di una fascia ecotonale all’interno dell’area di progetto permette dunque di integrare meglio il costruito con l’elemento boschivo e di rafforzare l’asse lungo cui si sviluppa. 33


IL MODULO \ È quindi possibile individuare un sistema modulare governato dalle direttrici generate dalla morfologia del pendio e all’interno del quale sia possibile integrare tutti i fabbricati. Inoltre la modularità del progetto permette l’ipotesi di un’eventuale espansione futura verso est con l’inserimento di ulteriori corpi di fabbrica. Tutti le strutture si sviluppano all’interno di particolari volumi generati dall’estrusione del terreno. Questo gioco di volumi allude infatti alla particolare morfologia del Montello e genera una serie di “padiglioni” più o meno grandi ma sempre a pianta libera; all’interno di essi vengono quindi inseriti liberamente i vari locali e gli spazi di servizio. In base alle necessità è possibile accostare due o più volumi tra loro così da creare spazi coperti ancora più ampi. 34


L’ECOTONO \ Un ecotono è un ambiente di transizione tra due ecosistemi, e più in generale tra due ambienti omogenei. Il progetto prevede quindi l’inserimento, lungo il confine bosco-prato, di sistema eterogeneo di “tessuti ecotonali”. Questi saranno caratterizzati dalla presenza di fasce erbose spontanee, siepi di vario tipo e boschetti residuali. Andrà quindi a costituirsi un corridoio di transizione tra bosco e prato, all’interno del quale sarà inserito anche il fabbricato. Gli edifici infatti risulteranno completamente integrati nel sistema ecotonale grazie alla loro particolare conformazione a padiglione e alla pelle di cui sono dotati. Sono infatti stati scelti dei materiali di rivestimento in grado di eliminare l’impatto visivo; alcuni edifici saranno ricoperti da un manto verde. 35


PLANIMETRIA \

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SEZIONI LONGITUDINALI \

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SEZIONI TRASVERSALI \

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CINQUE \ TASSELLI MANCANTI

WS 2010 \ TRASPOSIZIONI MOBILI prof. Marcos Acayaba AA 2010-2011

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Come ogni anno il laboratorio di progettazione estivo propone tematiche alternative ed ancor più particolari metodologie di affrontarle. E’ così che nel WS del 2010 il prof. Arch. Marcos Acayaba ha proposto assieme ai suoi collaboratori di trovare nuovi espedienti a tutti quei problemi che causa l’elemento veneziano per eccellenza: l’acqua. Questa infatti, vista troppo spesso come causa di problemi, in realtà presenta delle peculiarità da cui possiamo trarre ottimi vantaggi nel campo della progettazione. Ci è stato quindi proposto di progettare una struttura con un fine specifico legato a quello che la città di Venezia ci offre. Questa struttura doveva avere la caratteristica di essere galleggiante, effimera, smontabile

e per questo inteVramente riconducibile ad un modulo di base. Lo studio della zona a sud della città ci ha fatto notare la presenza di due “vuoti” da colmare, uno in prossimità dei Giardini della Biennale e l’altro all’estremità dell’isola di San Giorgio Maggiore, entrambi di forma triangolare e posizionati lungo un asse ideale. La forma del modulo ci è quindi stata dettata dal territoriio e da questo è stato progettato un’isola pedonale, con attrezzature deidicate all’arrampicata e allo skateboard, che fungesse anche da ponte da una lato, ed un una scuola di vela nell’altro. Entrambi i porgetti sono studiati per poter essere assemblati facilmente durante la stagione estiva.. 43


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SEI \ OZIO: MODULI E SISTEMI

WS 2012: ATMOSFERE ED AMBIENTI PER L’OZIO prof. Giancarlo Mazzanti AA 2010-2011

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FASE 1 \ La pratica dell’architettura è considerata in questo workshop come essenzialmente Creativa e Innovatrice e su questa affermazione si è basato tutto il lavoro. L’obbiettivo è sviluppare un approccio di massima libertà e con il maggior rischio possibile senza prefiggere determinate metodologie, principi o regole che rischiano di convertirsi in camice di forza. Questo ci permette un miglior approccio con la complessità di una società in permanente movimento e trasformazione.

In una prima fase è richiesto ad ogni gruppo di lavoro (costituito da 2 persone) di avanzare delle ipotesi di intervento localizzate in diversi punti della città: piccole architetture che rispondano alle esigenze con cui Venezia e i suoi utenti hanno a che fare ogni giorno. Si propone dunque un dispositivo che risponda in modo semplice ed immediato ad un bisogno che nessuno di noi può evitare: dormire. Si tratta di “involucri” modulari di dimensioni minime, al cui interno vi è lo stretto necessario per riposarsi. Questi, ricavati da tubi prefabbricati in calcestruzzo armato, hanno quindi dimensioni standardizzate e risultano pertanto di facile realizzazione e disposizione. Attraverso il loro accostamento si ottengono diverse soluzioni organizzative che si adattano alla morfologia del luogo in cui sono impiegati.

Venezia è la protagonista del nostro progetto; una città che è turismo ed ozio. Ci è chiesto di capire gli usi, le azioni, le conseguenze che questi hanno sulla città, cercando di sviluppare paesaggi ed atmosfere che vadano incontro a particolari esigenze. Si pensa dunque in termini performativi, ad un’architettura che cerca di produrre, un’interazione con gli utenti inducendoli ad azioni ed effetti che permettono di sviluppare forme, pattern e organizzazioni.

I luoghi ottimali in cui disporre tali involucri sono principalmente zone di interscambio e in prossimità di aree ad elevata frequentazione, oppure in vicinanza di istituti universitari.

Un’architettura non composta, un’architettura che è il prodotto di diagrammi capaci di operare sulla materia e capaci di produrre azioni in chi ne entra a contatto. 49


FASE 2 \ Dopo una selezione delle varie proposte vengono creati dei macro gruppi di 10 persone ognuno dei quali andrà a collaborare per la realizzazione di un ulteriore dispositivo che risponda a tutte le esigenze dei progetti scelti. A questo punto nasce un’architettura che permetta all’utente di “dormire” ma anche di soddisfare i sensi della vista e dell’udito. Viene mantenuta la conformazione originaria degli involucri per il sonno apportando delle sostanziali modifiche a livello compositivo. Risulta generarsi una camera del suono e della luce in cui sia possibile accedere ed isolarsi dall’ambiente esterno. Gli elementi tubolari di varie lunghezza e diametro che compongono la strutturai incanalano all’interno dell’ambiente i suoni e le luci provenienti dall’esterno rendendole quasi irriconoscibili. Un prototipo del dispositivo è stato realizzato in scala 1:1 in cui sono stati utilizzati più di 2000 tubi di cartone.

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SETTE \ ARCHITETTURA IN PAGINA

DISEGNO E COMUNICAZIONE VISIVA prof. Gianluigi Pescolderung AA 2010-2011

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1 RIVESTIMI \

scegli una rivista di architettura pubblicata nel 2010-2011 e, conservando il disegno della testata, proporre due soluzioni grafiche

2 ARCHIZINE \

proposta di copertina della rivista archizine

3 SCRIVIMI \

4 QUATTRO PER UNO + DUE \

comporre liberamente la copertina del

libro “Delirious New York” di Rem Koohlaas; una copertina con collage (5.1), un copertina con illustrazione (5.2), una copertina con fotografia (5.3) e una copertina libera (5.4)

5 GUARDAMI \

collage libero su griglia predisposta con riferimento ad un progetto personale (DANAUHAUS)

impaginare gli elementi testuali e l’immagine/i forniti

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L'arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi. Bruno Munari

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OTTO \ W.A.VE.

WS 2012 prof. Massimiliano Ciammaichella, Marina Montuori, Leonardo Sonnoli AA 2011-2012

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WAVe, oltre ad essere acronimo dei workshop estivi della facoltà di Archiettura di Venezia, è un workshop a sua volta e da’ il nome al giornale che quotidianamente racconta lo Iuav, i laboratori progettuali ed i loro protagonisti. Come a tutti gli altri laboratori non gli è estranea la valenza progettuale, in quanto tutti gli studenti che vi partecipano per le tre redazioni che lo compongono, si ingegnano per tre settimane a produrre un osservatorio sui 29 WS, progettando modalità di trasmissione dell’informazione. In questo quadro gli studenti hanno la possibilità di mettere a punto un giudizio trasversale, per certi versi anche critico, vero obbiettivo didattico del laboratorio.

Ogni giorno i neo-cronisti registrano gli eventi, raccontando le vicende e i loro protagonisti: gli allievi seguono le conferenze, le lezioni, le revisioni, i sopralluoghi realizzando dei reportages di architettura cercando di documentare il lavoro dentro e fuori le aule. In questo senso diventa indispensabile l’apporto di materiale fotografico che non si limita ad immortalare nella pellicola volti o avvenimenti. WAVe ricerca una fotografia che sappia sorprendere, divertire ed educare nello stesso momento senza dover spiegare nulla ma suggerendo ogni particolare.

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«Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l'idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia.» Robert Doisneau

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