Lo Sport: Strumento di Cittadinanza Attiva e Responsabile. “Vedete come gioca una generazione oggi e forse vi troverete il codice della sua cultura”. (Herbert Marshall Mc Luhan) Lo sport: una passione straordinaria e affascinante per la carica di umanità che contiene e per la sua essenziale capacità evocativa e travolgente. Ma, anche, una realtà continuamente attraversata da dinamiche che la insidiano e ne stravolgono finalità e senso.. Sviluppo di quella variabile permanente della storia degli uomini che è il gioco, lo sport appare oggi come fenomeno a presenza diffusa nella società. Nel nostro secolo, con una sensibile accelerazione negli ultimi decenni, esso registra una crescita estensiva e, soprattutto, intensiva: non solo per la massiccia partecipazione quantitativa, ma ancor più per la risonanza sociale e culturale. Insieme con il caleidoscopio dell’universo musicale, lo sport costituisce un “mondo-di-vita” specifico e caratterizzante delle giovani generazioni. Occupa tempi e spazi di assoluto primato nei mezzi di comunicazione sociale: si pensi non solo alla presenza dilatata nei palinsesti radiotelevisivi, ma anche alla diffusione larghissima dei quotidiani sportivi, numericamente vincente rispetto a quelli di opinione. Stabilisce processi di identificazione, fino alla degenerazione di certe tifoserie intemperanti, in un mondo dalle appartenenze indebolite. Attrae e coagula interessi economici vastissimi, soprattutto nelle forme esasperate di professionismo, fino alla competizione-duello, alla mistificazione da doping. La “tipicità” del fatto sportivo del nostro tempo non riposa soltanto sul dato numerico; piuttosto - e propriamente - sulla capacità di lasciar trasparire, e a volte di far esplodere, linee di tendenza e campi di tensione presenti nella storia contemporanea, anche se spesso allo stato latente. Tipico, dunque, in quanto capace di catalizzare gli interessi e di significare le aspirazioni della società occidentale industrializzata. Sembra anzi che, attenuata l’efficacia terapeutica, catartica, resti alla pratica sportiva una lucida capacità diagnostica: essere specchio del nostro tempo. Nello sport si profilano molti tratti caratteristici della modernità: l’esaltazione della corporeità, il valore dell’immagine, il carico della disciplina come rigida ascesi laica, un nuovo rapporto tra lavoro e tempo libero, la convinzione di una illimitata possibilità di progresso, il predominio del soggetto, la logica di mercato, il gioco di squadra come piattaforma per l’esaltazione delle doti individuali (il campione) e specchio del modello aziendalistico. Se lo sport registra disagi, se sale in prima pagina non solo per le conquiste dei primati ma anche per l’esplodere della violenza, è perché in esso si rispecchiano le tensioni irrisolte e le contraddizioni della società contemporanea. È vero anche, reciprocamente, che i metodi e le tecniche sportive attivano nell’individuo processi di sviluppo e modelli di comportamento che influiscono in maniera rilevante sul tessuto sociale. Suggestivo, al riguardo, il rilievo di Mc Luhan: “Vedete come gioca una generazione oggi e forse vi troverete il codice della sua cultura”.
Introduzione L’attenzione e la sensibilità verso il mondo sportivo da parte delle scienze sociali appare relativamente recente e non del tutto consolidata. Infatti, l’ormai riconosciuta incidenza del fenomeno sportivo nel tempo moderno, con una sua diffusa presenza anche nella vita delle comunità, non sembra aver generato pari attenzione nella riflessione generale. Lasciato per lo più alla considerazione degli addetti di settore, lo sport rischia di essere colto come fenomeno non rilevante per la società stessa, dal momento che, secondo alcuni, non costituirebbe una dimensione essenziale né della vita umana, né della vita sociale. Ma una simile visione risponde a una concezione riduttiva ed ampiamente sconfessata dalla realtà, dal momento che il mondo sportivo rappresenta forse l’unico ed autentico spazio universalmente riconosciuto. Nella moderna tradizione culturale non vi è luogo più popolare, significativo, sintomatico e ricorrente quanto lo Sport. Esso si pone come “invenzione” geniale che viene sì da lontano ma si manifesta soprattutto a partire dalla metà del’800, sotto la spinta della rivoluzione industriale e dei connessi cambiamenti epocali e sociali, che più di altre invenzioni coniuga il senso del valore identitario con la dimensione universale. Oggi lo Sport vive una stagione di effettivo e largo consenso sociale, politico, istituzionale. Anzi attraversa un tempo di inusitata simpatia e di ripresa dopo un periodo incerto e al ribasso di tensione ideale
e progettuale, rispondendo positivamente alle nuove condizioni sociali e al rilancio della coscienza individuale e collettiva. Non spetta a noi qui dilungarci eccessivamente sulle cause storico-critiche che nel recente passato hanno segnato una quale evanescenza attrattiva, che certo fiaccarono passioni, investimenti e programmi. Il nostro intento attuale consiste nell’indicare una linea di prospettiva verso un’attenzione mirata e consapevole, oltre ogni rischio di enfasi, per ricentrare lo Sport su parametri iscritti al “volto educativo della scuola” ed alla “ricerca di compiutezza individuale” nella logica della consapevolezza e del discernimento in vista di un umanesimo e di un universalismo identitario aperti alle culture altre. Ci impegniamo su un orizzonte aperto, senza frontiere, nel tentativo di ricostruire un senso ed una appartenenza consapevole per le giovani generazioni.
La prospettiva aperta Alla luce di quanto detto conforta volgere lo sguardo a “parole autorevoli” che ancor più danno forza al nostro proposito. Intendiamo così richiamare alla memoria tre riferimenti “cardinali” che storicamente aiutano ad inquadrare opportunamente l’orizzonte in cui cerchiamo di esplicitare il senso del presente approfondimento che consentendo un guadagno di ordine contenutistico, costruiscono la legenda di una mappa necessaria a comprendere la natura, lo spazio di azione, le finalità dello sport.
Il principio di sussidiarieta' Come è noto il “principio” si presenta quale cardine di una reale e ordinata costruzione di una cittadinanza, secondo libertà e responsabilità, giustizia e solidarietà, dove “ogni persona, famiglia e corpo intermedio ha qualcosa di originale da offrire alla comunità” . Con semplicità e chiarezza lo stesso enunciato spiega che “in base a tale principio, tutte le società di ordine superiore devono porsi in atteggiamento di aiuto (‘subsidium’) – quindi di sostegno, promozione, sviluppo – rispetto alle minori. In tal modo i corpi sociali intermedi possono adeguatamente svolgere le funzioni che loro competono, senza doverle cedere ingiustamente ad altre aggregazioni sociali di livello superiore, dalle quali finirebbero per essere assorbiti e sostituiti e per vedersi negata, alla fine, dignità propria e spazio vitale”. Applicando il basilare “principio della sussidiarietà”, allo Sport inteso come dimensione complessa si avverte come quest’ultimo corrisponde effettivamente ai requisiti propri di quei soggetti portatori e titolari in primis dei benefici e delle istanze considerate e tutelate dal medesimo principio, definendo un corretto e positivo rapporto tra istituzioni superiori e soggetti inferiori o intermedi, costituiti per garantire un’effettiva crescita sociale. Lo Sport infatti si presenta come una dimensione istituzionalizzata, con una sua tipicità inconfondibile. Per molteplici aspetti il principio di sussidiarietà promuove e incrementa lo sport in riferimento al raggiungimento dei fini propri e della sua essenziale correlazione-integrazione tra individuo e società. Come la sussidiarietà, considerata nelle dinamiche relazionali dei soggetti sociali, non si attua in alcun modo nel sinonimo di assistenzialismo o di fatalismo, ma garantisce un dinamismo solidale e secondo giustizia, rispettoso dei diritti e dei doveri dei diversi soggetti implicati nella costruzione di una società libera, conviviale e pacifica, così lo sport vi si colloca a pieno diritto, esaudendo la sua sussidiarietà rispetto alla grande “istituzione” del sistema scolastico educativo e all’altrettanto grande soggetto “istituzione” che è lo Stato. La funzione educativa e sociale Nella visione più accreditata lo Sport, “istituzione” fra le diverse istituzioni, appare come un luogo deputato e finalizzato all’educazione permanente, alla formazione individuale ed alla socializzazione dei ragazzi e dei
giovani. In vista di questa sua connotazione originaria, la sensibilita’ dei decisori non può prescindere dal promuovere azioni di “sviluppo”, “realizzazione individuale” e “socializzazione”, delineando tre direttrici incentrate sulla persona come soggetto attivo, responsabile e sociale. In tal modo l’apertura rivolta ad orizzonti operativi a largo raggio risulterà essere la più efficace; inserendo gradi interetnici e interculturali, nella linea di una sapiente prospettiva di integrazione delle identità differenziate, individuando nello sport e nella solidarietà azioni concrete; segnalando la promozione sociale e la cultura nell’ambito del tempo libero; infine, toccando i complessi contesti dell’emarginazione, del disagio e della devianza. In tale contesti, il principio della sussidiarietà viene non solo ampiamente rispettato, ma efficacemente incrementato, anzi ne è il principio ispiratore e propulsore. Inoltre sprona indirettamente le comunità e più direttamente gli attori ad aprirsi coraggiosamente alla progettazione e alle proposte concrete presso gli enti locali e istituzionali, attraverso un dialogo autentico, collaborativo, operoso, sostenendo la funzione educativa e sociale primaria dello sport.
Inderogabilita' dell'educazione Il terzo riferimento si sviluppa partendo da una responsabile consapevolezza e cioè che l’ “educare è sempre un’impresa ardua, ma del tutto necessaria, oggi in particolare.” Mentre da una parte si avverte responsabilmente e realisticamente l’intrinseca difficoltà dell’educare, dall’altra se ne sottolinea la necessitante inderogabilità nel panorama di urgenze che la società contemporanea pone alla coscienza sociale. Non v’è dubbio allora che l’educazione permane questione primaria. Si presenta come una delle questioni irrisolte di questo passaggio di civiltà. D’altra parte il trapasso della cultura ha travolto l’ancien regime anche in questo ambito cruciale che riguarda la genesi, lo sviluppo e il compimento del riferimento autoritativo, fonte imprescindibile dell’educazione. Infatti se viene meno il principio e la pratica dell’autorità, decade di per se stesso il rapporto educativo come accompagnamento e acquisizione della piena verità dell’uomo. In tale prospettiva di crisi si illuminano purtroppo anche le cosiddette agenzie educative, come la famiglia e la scuola. Sia pure generose ed encomiabili nei tentativi di innestare nuovi processi educativi, ammettono di trovarsi sguarnite e si rivelano povere di effettivi e durevoli risultati. Il disagio e il malessere in cui sono immerse prospettano oggettive difficoltà di progetto, di programma, di consenso sociale alla stessa “forma educativa” dei giovani. Anche lo stesso tempo libero, nelle diversificate attività di sport, si attua sovente in modo piuttosto informe. Accanto a tentativi di razionale e sensato uso, è soggetto a svariate tentazioni di consumo, di vacuo spontaneismo, di attivismo febbrile senza respiro strategico. Di fatto accade che, superata la soglia della gratuità e del generoso volontariato, lo sport si vede pervaso dalla seduzione del piacere fine a se stesso, dalla ricerca del successo ad ogni costo, dell’ansia dei risultati immediati, fortemente sollecitati dalle debordanti inferenze mediatiche che spadroneggiano a tutto campo, disumanizzando l’atleta e annullando o peggio disconoscendo l’elemento di crescita sociale ed individuale. Riconoscendo al tempo libero un’autentica possibilità di valore e di affermazione e non solo uno strumento di svago e di evasione, gli si accredita un effettivo compito educativo, una valenza spirituale e culturale, una feconda opportunità per sperimentare un accompagnamento che possa sostenere lo sforzo pedagogico degli adulti. Di fatto la visione del tempo libero e la sua progettualità domandano tuttavia di essere più ampiamente interpretate e più correttamente attuate in tutte le sue valenze. Richiede educatori e animatori preparati e dotati di “vocazione educativa”; rimanda ai non scontati valori dell’etica; esige che il “luogo” del tempo libero si collochi adeguatamente in un “ambiente di vita” sano, adeguatamente motivato e consapevolmente strutturato. Proprio in questa prospettiva lo sport, ricco di risorse umane e di valori universalmente costituenti e riconoscibili, si rivela luogo di eccellenza dove respirare appartenenza e identità condivise nel pieno rispetto della diversità più che dignitosa intrisa di risorse amicali, sodali, rassicuranti.
Lo Sport in una societa' in divenire Sicché nei riguardi di una complessiva ricognizione dello Sport, siamo oltremodo consapevoli di respirare, da osservatori e da attori, un’aria un po’ rarefatta, propria di una società in profondo cambiamento, protesa a dissolvere antichi e consolidati moduli e modelli di vita e forse a produrne altri sia pure tra tante incertezze e non poche lacerazioni. D’altra parte le “res novae”, come sempre accade al loro apparire, suscitano contrapposte reazioni, distribuite tra entusiasmo e preoccupazione, e dunque bisognose di sapiente discernimento, di intelligenza della realtà, di intuizioni profetiche. D’altra parte tuttavia occorre fare realisticamente i conti con la realtà. Nel nostro tempo la scarsità delle risorse, economiche e sociali da un lato, la fatica e la pesantezza dell’educare dall’altro, toccano e attraversano anche la quotidianità delle nostre comunità , delle persone che normalmente si prendono cura dei giovani “normali” e altresì dei ragazzi che vivono nella città e nei paesi in condizioni spesso di abbandono. Come è opportuno tenere in considerazione in un prospetto realistico che l’essenziale rapporto che sussiste tra sport e trasformazione sociale, tra sport e modalità storica, tra società nazionale e società locale, non è subito coscientizzato e universalmente condiviso. Fortunatamente, ed è bene ribadirlo, oggi è cresciuta naturalmente questa sensibilità e questa percezione come un dato illuminante e un dato acquisito. Di fatto non vi è dimensione sportiva che sia avulsa dalla realtà locale e culturale e che non tenda a promuovere con sollecitudine il “bene comune” dei giovani, secondo una prospettiva sociale ampiamente condivisa. Di conseguenza, oggi lo sport nelle concrete modalità di attuazione non può non configurarsi come un “poliedro sociale”, come un centro dinamico di attrazione e di irradiazione, animato dalla passione educativa per i ragazzi e i giovani. In realtà la dimensione sportiva si presenta con volti differenziati secondo le vicende delle singole realtà locali, perché non nasce da se stesso e non nasce dal nulla. Lo sport nasce da un humus sociale capace di generare un ambiente unico nel suo genere. E l’humus è dato dalla comunità intensamente e responsabilmente vissuta, tale da esprimersi effettivamente nella creazione della dimensione sportiva come espressione della società. Ogni azione sportiva è portatrice e testimone di una storia di comunità, di un’evoluzione del territorio, di una coscienza sociale e civile di un popolo. Per questo la dimensione sportiva manifesta una peculiarità del tutto singolare, descrizione della “peculiarità di un mondo” che è dato in quel luogo, distintiva rispetto ad altre “istituzioni” ma universalmente riconoscibile e mediabile attraverso codici condivisi. Lo sport si edifica dunque in forza di spinte e di urgenze precise. Concisamente in prima istanza si manifesta come risposta sociale ad una domanda di integrazione dei giovani, contruibuendo a risolvere il divario di differenziazione sociale; in seconda istanza come incentivo ad una formazione indirizzata a far fronte alle nuove istanze del cambiamento; in terza istanza come luogo aperto all’iniziazione dell’integrazione ed alla sperimentazione della diversità; in quarta istanza come opportunità in vista del raggiungimento della propria vocazione umana; in quinta istanza come ausilio a corretto orientamento dei soggetti nella vita sociale e democratica.
Educare attraverso lo Sport Non vi è dubbio che la cifra interpretativa dello sport è l’educare anche negli ambiti del tempo libero. Possiamo sinteticamente delineare la sua finalità nell’intenzionalità di educare i giovani, tentando di costruire dei cittadini consapevoli e responsabili. Con evidenza scaturisce di qui la necessità di elaborare una “pedagogia della cittadinanza” insieme ad una “pedagogia dell’etica” che sappiano confermare, nel loro intreccio armonico e convincente, una “summa” ben strutturata di principi e di indirizzi del tutto adeguati allo sviluppo integrale della persona. Entrambe le “pedagogie” accennate dovrebbero tendere all’edificazione di un uomo vero e ben riuscito: un adulto il cui centro e motore di senso è la dimensione sociale, il cui campo di azione è la città degli uomini,
il cui orizzonte è la testimonianza della propria diversita e l’accettazione dell’altro nel mondo. Così prendono forma due polarizzazioni: l’esperienza individuale e la società storica. Esse, pur nella loro costitutiva autonomia, rappresentano i riferimenti essenziali e imprescindibili. Diventano in tal modo i pilastri portanti dell’esperienza e ne definiscono l’identità profonda, la natura e la finalità inerente alla persona ed alla società. E’ noto, d’altra parte, che l’impegno educativo dello sport è andato svolgendosi in diverse modalità e, per quanto concerne le nuove generazioni, si è assestato in organica unità, attraverso molteplici iniziative e attività, quali l’iniziazione alle attività sportiv, l’avviamento alla socializzazione, il consolidamento di itinerari formativi e culturali, l’intrattenimento ludico. Di qui si sono sviluppati modelli di sensibilizzazione e di coinvolgimento molto variegati, ma tutti miranti, comunque e sempre, al sostegno delle esigenze e al soddisfacimento di bisogni dell’età evolutiva nella prospettiva dell’età adulta. Per questa costante attenzione, oggi assai più rimarcata e sentita, sono andate convergendo nel contesto della pratica sportiva diverse istanze e competenze . In particolare di fatto lo sport funge da luogo di attuazione di una dimensione sociale rivolta ai giovani, tesa ad una formazione tecnica della disciplina oltre che orientata a educare al tempo libero, cioè al “tempo pieno” della vita, attraverso interventi educativi, formativi ed esperienziali calibrati secondo urgenze, priorità e situazioni locali, opportunamente accompagnati da figure educative competenti, dalle famiglie e da gruppi associativi. Di qui si evince come il progetto sportivo, lungi dal ritrovarsi chiuso a modo di un’isola in sé conclusa, si colloca al centro vibrante della società e delle comunità. Ne costituisce il riferimento più sensibile, il luogo primario di incontro, anzi un eccellente “mondo vitale”, animato e ispirato da persone che incarnano la presenza performante della stessa comunità di riferimento. Infatti lo sport nasce dalla comunità, serve la comunità, ed esprime la comunità stessa. Ne è l’immagine viva, sempre in riferimento ai ragazzi e ai giovani che abitano la complessità antropologica e culturale del territorio. Nel “non luogo” sportivo, inteso secondo il senso ben descritto da Marc Augè, i giovani si sentono riconosciuti per nome e resi partecipi protagonisti del loro destino di uomini e di individui sociali, non separati ed allontanati dalla realta’ ma nel concreto e spesso contrastante fluire degli eventi e delle culture.
Il "Progetto SPORT@SCUOLA 14-19" Come si è detto, sussistono molteplici forme di progettualità, dove si riflettono tradizioni, sensibilità ed esperienze diverse. Nella ricchezza delle variazioni, ciò che conta, per rimediare anche a possibili derive, è la forte intenzionalità di assicurare appartenenza, identità e continuità. Ciò porta a considerare il valore e l’urgenza di avere un sicuro riferimento in un “progetto scuola”, che sia condiviso e vissuto, civilmente istituito e riconosciuto. In tale prospettiva mi limito qui a delineare, sia pure minimamente, la sua essenziale architettura tesa a contestualizzare, più precisamente, il profilo educativo assunto attraverso una sensata attività di tempo libero e sport. In realtà il “progetto SPORT@SCUOLA 14-19” che abbiamo costruito prevede i seguenti capisaldi: si fonda sulla persona, e’ ispirato da principi educativi , aperto alle culture della modernità, differenziato nei servizi, guidato da responsabili solidi e maturi, sostenuto da competenti animatori, aggiornato nella formazione, disposto ad un dialogo necessario con le istituzioni e con il territorio. E’ del tutto ovvio per altro che un “progetto” si attua con pazienza e con costanza. La sua anima è la volontà trasparente e lo spirito di servizio rivolto alle nuove generazioni. Esso si sviluppa secondo uno stile fluido e dinamico, in un contesto di rispetto delle diversità, in continuo approfondimento dei fondamentali e ineludibili valori di socializzazione, di rispetto per la diversità,
di integrazione e di convivenza pacifica. Si sviluppa e cresce all’interno delle scuole secondo i tempi e i ritmi propri delle comunità che lo generano aderendovi, ponendosi a servizio totale degli obiettivi della comunità educativa e sociale di riferimento con una attenzione particolarmente sensibile ai temi della “solidarietà sociale”e della cittadinanza responsabile. Per sua natura il “progetto scuola” esige la correlazione dinamica dei diversi “contesti” in cui si colloca, la strutturazione armonica dei “contenuti” che lo animano, la vigilante attenzione in riferimento a “criticità” che lo insidiano. Ne osserviamo brevemente la realtà e le esigenze. 1. I contesti. I contenuti e le iniziative caratterizzanti il “progetto SPORT@SCUOLA 14-19”, al cui centro sta la persona nell’età evolutiva, si insediano nei diversi necessari contesti di interesse e di vita dei ragazzi e dei giovani, tra di loro organicamente correlati. Essi sono per lo più determinati dal contesto culturale (quello locale e quello aggiunto da interferenze esterne), dal contesto familiare (quello segnato dalle famiglie e dai dintorni), dal contesto ludico-sportivo (quello attraversato dal divertimento, del turismo, del teatro, dalla musica e dallo sport), dal contesto socio-territoriale (quello delle attività lavorative, della disoccupazione, delle contraddizioni), dal contesto istituzionale (quello ecclesiale e civile, dove entrambi interagiscono secondo il proprio ruolo). I “contesti” trovano armonia e unità nella sintesi sociale e umanistica quale compito specifico della pratica sportiva la cui componente etica è sempre orientata a forgiare persone in divenire verso l’età matura, a discernere la vocazione di ogni persona, a vivere in uno stile di comunione, a sperimentare forme di socialità comunitaria e di convivenza interculturale e interreligiosa. Rispetto a questi orizzonti di senso, il “progetto SPORT@SCUOLA 14-19” costituisce un vero evento, cui partecipano attivamente tutte le componenti della comunità, e disegna il futuro scenario delle giovani generazioni. Offre in sintesi il possibile educativo, l’essenziale avviamento alla vita sociale impegnata, il necessario graduale inserimento, secondo il metodo della collaborazione e dell’integrazione, nella società pluralista e interculturale. 2. I contenuti. Le annotate polarizzazioni contestuali, costituendosi come ossatura portante e motivante, si intrecciano e si integrano reciprocamente. Di fatto esprimono le condizioni concrete in cui si attuano sia la funzione educativa che la funzione sociale della pratica sportiva attraverso corretti e competenti itinerari. In particolare il riferimento specifico all’educazione, la pratica sportiva cura la crescita e lo sviluppo della personalità, plasma l’acquisizione delle capacità relazionali, predilige l’apprendimento armonico di “saperi” di vita, punta sull’interiorizzazione dei valori fondamentali su cui si edifica la componente etica dello sport e che rende l’attore un protagonista maturo, consapevole, responsabile, libero all’interno di un clima di gioia e di fiducia condivisi e riconoscibili. Per quanto riguarda la socialità, la pratica operativa cura la prossimità; coltiva l’appartenenza; ama la memoria; fa crescere la corresponsabilità in un assetto di relazioni amicali e gratificanti; dispone alla partecipazione a gruppi di interesse; educa alla politica ed al pensiero proprio in particolare permette di agire i principi del “bene comune”, della “sussidiarietà”, della “solidarietà”. In una parola edifica un cittadino consapevole della propria appartenenza e che ha interiorizzato la libertà, la democrazia, la partecipazione, la conoscenza della vita e del mondo in un clima di corresponsabilità e di rispetto delle identità e delle differenze. 3. Le criticità. Il “progetto SPORT@SCUOLA 14-19” deve essere un baluardo e una salvaguardia contro eventuali criticità e rischiosità, in cui è immerso. Infatti vigila sulle concrete esperienze di vita e sulle proposte ludiche per non cadere in eventuali “trappole” che inficiano i processi educativi e le finalità valoriali. Le presenti condizioni suggeriscono – dove sovente l’offerta sportiva propone di tutto e di più senza alcuna progettualità educativa ordinatrice – un atteggiamento critico in quanto si possono presentare talune deviazioni, riconducibili al sincretismo (forma di vita intrisa di diverse opzioni giustapposte); al qualunquismo (forma di vita segnata dall’indifferenza dei valori); al neutralismo (forma di vita caratterizzata dalla scelta di isolazionismo); all’utopismo (forma di vita proiettata su ideali impossibili o su forme elitarie). Le condizioni di “criticità” abbisognano di discernimento e di coraggioso impegno da parte di persone competenti, sagge, disposte al problem solving. Dalla pratica sportiva non si esclude nessuno a priori, e per sua natura e principio, non puo’ che essere fortemente inclusiva ma è doveroso vigilare per evitare inquinamenti e il costituirsi di “zone a rischio”, capaci di invalidare la riuscita complessiva del progetto.
Tempo libero e sport in SPORT@SCUOLA 14-19 Nella presente condizione di vita l’impegno nel tempo libero non è facile. La pratica sportiva si evidenzia qui come “spazio” di sperimentazione di varia umanità, come “tempo” di vita piena. Così quelli segnati dal tempo libero rappresentano spazi-tempi nei quali si rende più acuta l’urgenza e la necessità di una progettualità per il fatto che vi si manifestano situazioni dove “l’indifferenza continua ad aumentare”, sia per il diffuso pluralismo culturale che per l’espandersi della perdita di senso collettivo ed individuale. In queste realtà vitali, veri nuovi areopaghi delle culture moderne, il ruolo della pratica sportiva va ripensato sviluppando il proprio contributo specifico in ordine all’idea “vitale” di un “uomo nuovo”, che si forma a partire dalla consapevolezza del proprio essere sociale attraverso il riconoscimento della diversità dell’altro. E’ necessario uno sforzo per ricomprendere il tempo libero non solo nella sua valenza quantitativa ma soprattutto, nella sua valenza qualitativa in funzione dello sviluppo integrale dell’uomo. Dunque ciò che è da sottoporre ad analisi accurate si configura nell’enucleare il nesso tra “costruzione” dell’uomo nuovo e “vissuto” del tempo libero. Tale nesso va considerato come variabile dipendente rispetto alla crescita e all’affermazione dei giovani se dispiegata nella costruzione valoriale attraverso pertinenti “programmi” di attività specifica. La conseguenza sociale appare di straordinaria importanza. Non si tratta dunque di penalizzare il tempo libero nè di consentire una tendenza al puro consumo. Piuttosto si tratta di incentivare l’attitudine alla responsabilità dell’uso del tempo libero, ispirata dalla valutazione della coscienza, e la capacità di renderlo “sensato” e inerente ai fini generali della persona.
Conclusione
Lo scopo del presente lavoro è dunque una ricerca aperta e condivisa delle “ragioni” della pratica sportiva sul versante del tempo libero. Non si vogliono tracciare nuove “architetture” etiche per le discipline sportive. Sarebbe un uscire dal compito che ci eravamo dati. A noi è sembrato opportuno dedicare allo sport e al progetto scuola, una riflessione pacata e “corale”, che coniugasse i dati emersi dalla ricerca con le differenti ipotesi progettuali ed i punti di osservazione e di esperienza. Ci sta evidentemente a cuore la qualità dell’approccio educativo che non puo’ non avere un ruolo determinante nella costruzione della pratica sportiva e che anzi, deve costituire premessa e finalita’ dell’agire lo spazio sportivo. In tale prospettiva ci siamo preoccupati di creare le condizioni per “ascoltare” le voci vive dei responsabili al fine di “elaborare” insieme una “recensione”, un “inventario”, che rendesse plausibile e valoriale un “progetto” la cui “costruzione” rende i territori e le comunità locali responsabilmente protagonisti. Siamo consapevoli che lo sport vive nel presente ma guarda il futuro. Attraverso l’ottica della comunità e del territorio urbano, suburbano, rurale, lo sport diventa interprete testimone e portatore di bisogni e necessità autentiche e promuove esperienze significative di vita in uno stile di comunità intergenerazionale. Così nella cura eminente e primaria della formazione giovanile, lo sport consolida la formazione alla vita adulta, predispone vocazioni per la comunità e per la società, e solidifica la costruzione di ambiti di vita, del tutto decisivi per i ragazzi e per i giovani in ordine alla loro formazione integrale. Lo sport non puo’ vivere per se stesso. Deve piuttosto diventare opportunità per accompagnare alla maturità i giovani perché siano resi idonei ad affrontare, nella libertà e nella responsabilità, l’avventura sociale della vita.
A cura di Francesco Campo
ELABORAZIONE DATI QUESTIONARIO 14-19 SPORT@SCUOLA Il progetto 14-19 Sport@Scuola, promosso dall’Ente di Promozione Sportiva OPES in collaborazione con il Coni, ha previsto un’indagine effettuata presso 19 Istituti di Scuola Media Superiore in 5 Regioni d’Italia nella quale sono stati somministrati 2323 questionari agli studenti. Le Regioni che hanno aderito al progetto sono state il Lazio, la Campania, la Toscana, la Sicilia e la Lombardia; nello specifico gli Istituti Alberti e Garibaldi di Roma, l’Adriano Tilgher di Ercolano, l’ IPIAH Abruzzi di Napoli, l’ISIS di Quarto, il Duca Buonvicino e l’ISIS Pagano Bernini di Napoli, l’ IPSSAR Buontalenti, il Gramsci , la Santa Maria e il Peano di Firenze, l’ITT Marco Polo, l’ITC Amedeo D’ Aosta e il Seneca di Palermo, l’IS Evangelista Torricelli, Albert Einstein, ISIS J.C. Maxwell, l’ISISS Allande e l’ITC Pietro Verri di Milano. Dall’elaborazione dei dati anagrafici si legge (v.v. Grafico1) che gli intervistati sono stati per il 61,2 % maschi e per il 38,8% femmine. Grafico 1
Fonte: Elaborazione dati OPES Il 64,7% degli studenti dichiara di praticare sport (v.v Grafico 2) e di questi il 54,8% lo pratica a livello dilettantistico/amatoriale e il 45,2 % lo pratica a livello agonistico/federale. Grafico 2
Fonte: Elaborazione dati OPES
Dal grafico 3 degli studenti che praticano discipline sportive si legge che il 54,8% lo pratica a livello dilettantistico/amatoriale e il 45,2% Grafico 3
Fonte: Elaborazione dati OPES
Tra i ragazzi che dichiarano di praticare sport (v.v. Grafico4), l’81% pratica una sola disciplina, il 15% due e il 4% almeno tre. Grafico 4
Fonte: Elaborazione dati OPES Da come si evince dal grafico5 il 23,1% del campione pratica il calcio/calcio a 5, il 12% il body building, l’8,7% il nuoto, il 6,6% la danza, il 6,4% le arti marziali, il 5,9% la pallavolo e il 5,8% il basket. Da tenere presente che nella voce “altro” sono state raggruppate le discipline menzionateci con incidenza inferiore allo 0,4%.
Grafico 5
Fonte: Elaborazione dati OPES Dei ragazzi che dichiarano di praticare sport, come si legge dal grafico 6, il 42,3% si reca in palestra, il 40,7% in circoli sportivi, il 5,1% presso le piscine comunali, il 3,1% presso oratori, il 2,1% in circuiti all’aperto e l’ 1,2% in campi sportivi. Solo l’1,4% dichiara di praticare sport all’interno di Istituti scolastici. Grafico 6
Fonte: Elaborazione dati OPES
Il 57,8% del campione che pratica sport dichiara che sarebbe propenso a seguire altre discipline (v.v. Grafico 7) e come si legge dal grafico8 il 9,7% sarebbe interessato a praticare la canoa/kayak, il 9% giocare a rugby , l’8% equitazione, il 4,7% il basket, il 4% sia corsa veloce sia il calcio/calcio a 5 ecc. Da tenere presente che nella voce “altro” sono state raggruppate le discipline menzionateci con incidenza inferiore allo 0,5%. Grafico 7
Fonte: Elaborazione dati OPES Grafico 8
Fonte: Elaborazione dati OPES Le motivazioni del restante 35,3% degli intervistati che non praticano sport sono maggiormente imputabili, come si legge dal grafico 9, per il 34,3% alla mancanza di volontà di praticare attività sportive, per il 17,6% ai costi troppo elevati, al 14,7% a problemi legati con altri impegni, al 10,1% volontà di conoscere nuove discipline e all’ 8% al fatto di essersi stancati di praticare le solite attività.
Grafico 9
Fonte: Elaborazione dati OPES Al campione che non pratica sport piacerebbe maggiormente praticare (v.v. Grafico 10) per il 12,3% il nuoto, all’11,6% il calcio/ calcio a 5, al 10,2% la pallavolo, al 6,4% il tennis, al 5,5% danza e al 5,3% sia il basket sia l’ equitazione. Da tenere presente che nella voce “altro” sono state raggruppate le discipline menzionateci con incidenza inferiore allo 0,6%. Grafico 10
Fonte: Elaborazione dati OPES
Il 91,4% degli alunni intervistati dichiara che durante le ore di Educazione Fisica oltre alla Ginnastica Generale si praticano altre discipline e come si legge dal grafico 11 si pratica maggiormente la pallavolo (29,3%), 18,6% il calcio/calcio a 5 (18,6%), il basket (15,1%), il tennis (14,1%) e il triathlon (6,9%). Grafico 11
Fonte: Elaborazione dati OPES Nel grafico 12 troviamo rappresentate le maggiori discipline sportive che agli studenti intervistati piacerebbero fossero insegnate durante le ore di Educazione Fisica. Tra le discipline più rilevanti troviamo con l’11,3% il rugby, con il 10,6% l’equitazione, con il 9,2% la canoa/kayak, con il 7,7% la danza sportiva, con il 6,1% il salto in alto, con il 5,6% l’ hockey sul prato e con il 5,2% la corsa veloce. Grafico 12
Fonte: Elaborazione dati OPES
Il 93% degli studenti sostiene che il proprio Istituto non abbia preso nessun tipo di accordi con strutture limitrofe per promuovere nuove discipline durante le ore di Educazione Fisica. Il 42,8% dichiara che presso il proprio Istituto vengono promossi corsi pomeridiani di diverse discipline sportive e come visto precedentemente nel grafico 11 solo l’1,4% segue i corsi proposti . Il 41,7% del campione intervistato sarebbe propenso a seguire pomeridianamente presso il proprio Istituto dei corsi sportivi e come si evince dal grafico 13, le più alte percentuali si possono riscontrare nel calcio/calcio a 5 (13,5%), nella pallavolo (12,8%), nel basket (7,6%), nel tennis (6%), nel rugby (5,7%) e nel nuoto (5,4%). Da tenere presente che nella voce “altro” sono state raggruppate le discipline menzionateci con incidenza inferiore allo 0,6%. Grafico13
Fonte: Elaborazione dati OPES Il 64,1% degli intervistati sarebbe favorevole affinché il proprio Istituto promuovesse corsi alternativi alla Ginnastica generale durante le ore di Educazione Fisica avvalendosi di accordi con strutture limitrofe alla scuola. Come si legge dal grafico 14 il 12,6% è favorevole affinché durante le ore le Educazione Fisica presso altre strutture limitrofe all’Istituto di appartenenza fosse insegnata l’equitazione, all’ 11% il rugby, all’ 8,9% la canoa/kayak, il 6,9% la danza sportiva e il 5,1% la corsa veloce.
Grafico 14
Fonte: Elaborazione dati OPES Infine il 97% del campione ritiene che praticare sport possa migliorare la qualità della vita, il 95,5% possa migliorare il proprio stato di benessere psicofisico, il 90,2% possa migliorare a rapportarsi con le altre persone e l’89,3% possa favorire l’integrazione tra le persone indipendentemente dalla razza, provenienza territoriale e religione.
Indagine coordinata dal Dott. Alessandro Battisti
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