CONVERSION+
Progetto
struttura
Conversion+ è il primo di un ciclo di eventi a cadenza annuale proposti nella design platform, un contenitore culturale di riflessione critica sui processi di trasformazione dell’ambiente abitativo. Attraverso pratiche interpretative collettive e transdisciplinari, la design platform intende incubare l’elaborazione di strategie di alterazione dei contesti insediativi per mezzo di dispositivi architettonici e di protocolli operativi.
L’evento prevede la costruzione di una mostra-workshop in cui convergeranno contenuti di natura analitica e transdisciplinare assieme a visioni sul riutilizzo di alcuni edifici interessati da fenomeni di dismissione o di abbandono. Tutti i materiali saranno allestiti, in maniera condivisa con i partecipanti e gli artisti invitati, in un unico contenitore espositivo e fruiti durante i giorni di apertura della mostra.
L’edizione 2012 si focalizza sulle architetture della città di Conversano che hanno subito, negli ultimi decenni, fenomeni di abbandono, di dismissione, o che siano rimaste incompiute. Esse esprimono un’opportunità per riflettere su processi dai trend contrastanti di contrazione abitativa e di espansione insediativa, o sulla capacità dell’architettura dell’abbandono di costituire protesi temporanee dello spazio pubblico.
Conversion+ è una riflessione sulle opportunità offerte dalle architetture della dismissione, dell’incompiutezza, dell’abbandono. Conversion+ interpreta tali oggetti come atomi che nel tempo hanno perso la carica che conferiva loro stabilità – la propria funzione – ed oggi sono elementi instabili ma fortemente reattivi. Conversion+ ha l’obiettivo di costruire scenari sulla riattivazione degli ioni latenti nella città contemporanea, attraverso un collettore di idee trans-disciplinare.
Esplorazione urbana Con la tecnica dell’attraversamento, si effettuerà un’esplorazione urbana di Conversano, visitando i tre siti selezionati per il progetto, e incontrando, durante il percorso, ulteriori architetture vuote o abbandonate. Al detournement parteciperanno gli artisti invitati, alcuni esperti di architettura e storia locale, poeti, scrittori e cittadini interessati. A ciascun partecipante sarà chiesto di fissare immagini e riflessioni attraverso il proprio smartphone, con l’obiettivo di costruire una mappa multimediale condivisa. Essa sarà poi proiettata e fruita in maniera interattiva all’interno della mostra.
Fotografia e Videomaking Fotografi e videomaker lavoreranno per offrire una lettura dei siti in abbandono, sfruttando tecniche espressive miste, i cui prodotti saranno ospitati ed allestiti all’interno della mostra. Workshop A tre gruppi di studenti e neolaureati, selezionati con un bando, sarà richiesta una proposta che tratti possibili strategie di riuso dei tre edifici selezionati. Il progetto riguarderà visioni orientate ad uno sfruttamento “super-pubblico” degli edifici, quali protesi dello spazio urbano, o la loro riconversione in nuovi condensatori funzionali. Tavola rotonda Incontro di approfondimento critico sul tema della contrazione-incompiuto-abbandono con fra critici, curatori, artisti ed architetti.
calendario
invitati
Venerdì 31 Agosto Esplorazione urbana e geotagging per la costruzione della mappa condivisa
Lavori in mostra Donatello De Mattia | architetto, artista, filmmaker Michele Cera | urbanista, fotografo Beniamino Servino | architetto Giuseppe De Mattia | artista Riccardo Campanale | ingegnere, fotografo
Sabato 1 Settembre Workshop ed allestimento aperto – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Domenica 2 Settembre Workshop ed allestimento aperto – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Lunedì 3 Settembre Workshop ed allestimento aperto – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Martedì 4 Settembre Inaugurazione e critics finale al workshop – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Mercoledì 5 Settembre Mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Giovedì 6 Settembre Mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Venerdì 7 Settembre Mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Tavola rotonda – Chiostro di S. Benedetto, Conversano Sabato 8 Settembre Mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Domenica 9 Settembre Mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano Lunedì 10 Settembre Chiusura mostra – Auditorium S. Giuseppe, Conversano
Tavola rotonda Beniamino Servino | architetto Elisa Poli | critico e storico dell’architettura, docente - Università degli Studi di Ferrara Alterazioni Video | collettivo di artisti Critics ai lavori del workshop Lia de Venere | critico d’arte, curatore, docente - Università degli Studi di Bari Lorenzo Netti | architetto , docente - Politecnico di Bari Arturo Cucciolla | architetto, docente - Politecnico di Bari Tutor del workshop Domenico Pastore | (dp)a Francesco Gismondi + Alessandra Scarcelli + Pasquale Boezio | struttura Michele Caputo | stabilimenti + Egidio Buonamassa | undergra + Carolina Cusatelli
GLI SCHELETRI DELL'ABBANDONO CONVERSANO
Ex cantina popolare
Deposito Montalbò
Ex Gil
ex gil L’edificio fu progettato dall’ingegner Antonio Sforza negli anni ’30 e fa parte delle strutture realizzate durante dal regime fascista per ospitare la Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.), organizzazione giovanile fondata nell’ottobre del 1937 con lo scopo di educare spiritualmente, sportivamente e militarmente i giovani italiani ai principi dell’ideologia di stato. Si tratta di un edificio che presenta assai chiaramente i caratteri tipici di quel razionalismo italiano, detto stile “Novecento”, che, per costituire una sorta di neoclassicismo semplificato nel disegno ma tutt’altro che attenuato nella potenza retorica, fu presto assorbito dalla cultura architettonica vicina al regime fino a costituirne, in pratica, il linguaggio ufficiale. Nonostante questa evidente aderenza ad un codice espressivo chiaramente collocabile, però, l’edificio non è privo di interesse e originalità dal punto di vista compositivo. Alla monumentale simmetria della facciata, dominata dal corpo scala centrale che svetta per circa il doppio dell’altezza delle altre parti e termina con un coronamento costituito da un peristilio di pilastri a sezione quadrata, si contrappone una composizione volumica dotata di una certa tensione. Il corpo dell’edificio, infatti, è costituito da tre volumi disposti ad “L” che, grazie al lieve scarto dimensionale che li differenzia sia un pianta sia in alzato, riescono a far coesistere la rigida solennità del prospetto principale con le tracce degli slittamenti di masse che alludono a uno sguardo razionalista più anticlassico e internazionale.
Gli accessi principali sono su via Donato Jaia e via De Amicis, e sono sottolineati da scalinate esterne che mettono in connessione l’esterno con il piano rialzato. La pianta a “L” racchiude uno spazio aperto che però non presenta un disegno particolarmente interessate, nel quale si svolgevano, durante il ventennio, le manifestazioni sportive della G.I.L.. L’articolazione interna dell’edificio, che si compone di tre livelli fuori terra e un interrato, presenta una suddivisione in grandi stanze non sempre connesse tra loro tramite ambienti distributori, in particolare nel corpo più basso. I due volumi più alti vengono messi in comunicazione tra loro dalla sola torre centrale, che contiene, come su detto, il collegamento verticale – ma, in questo caso, anche l’unica connessione orizzontale tra le due parti. Nel tempo l’edificio, dopo la destinazione di origine, ha ospitato gli uffici del medico sanitario e le aule dell’asilo comunale. La struttura ha versato per molti anni in totale stato di abbandono, fatta eccezione per alcuni locali negli ultimi anni occupati dagli uffici di un istituto di vigilanza, mentre lo spazio scoperto ha ospitato temporaneamente un centro per la raccolta differenziata dei rifiuti destinati al riciclo. Al momento l’edificio è in stato di ristrutturazione. Il progetto che verrà realizzato mirerà all’adattamento a Casa-Famiglia per la formazione di persone con disabilità mentali e prevederà, tra i numerosi altri interventi, anche una parziale sopraelevazione.
ex cantina sociale popolare
*Il complesso denominato Cantina Sociale Popolare costituisce un esempio di archeologia industriale degli anni del secolo XX nel territorio di Conversano. Esso è ubicato in un’area urbana semiperiferica ormai storicamente consolidata, limitrofa alla linea ferroviaria e compresa tra Via Golgota e Via Alessandro Volta. Il complesso, destinato sin dall’origine ad attività enologica è completamente recintato, ed è costituito da due fabbricati ad un piano fuori terra, di cui quello che ne rappresenta la parte principale si articola in cinque ambienti paralleli uniti trasversalmente ad ovest da altri ambienti anch’essi tra loro paralleli. I cinque ambienti paralleli sono più alti degli altri; quello centrale e i due esterni sono coperti da tetto a falda, sorretto da capriate lignee. I due intermedi hanno solaio piano latero-cementizio realizzato in opera. I due ambienti trasversali sono a loro volta coperti a tetto piano con solaio latero-cementizio a volta molto ribassata e ricoperta da falde. I tre vani centrali del gruppo dei cinque ambienti paralleli comunicano fra loro attraverso ampie arcate a pieno centro e con quelli esterni mediante porte. All’esterno l’edificio rivela una compatta volumetria caratterizzata dall’utilizzo della pietra calcarea disposta a filari regolari di conci, che negli spigoli presentano blocchi più grandi, ben squadrati e disposti ad incastro. L’uniformità e severità dei paramenti murari è appena alleggerita dalla presenza di finestre a luce rettangolare con cornici di pietra calcarea, con arco ribassato al di sopra del quale sono disposti i conci radiali di scarico. Nelle *descrizione tratta dalla relazione di vincolo
parti interne la struttura portante è costituita da muri in tufo con archi a tutto sesto che dividono i tre vani centrali e da telai in cemento armato che suddividono i vani laterali. L’edificio si presenta pertanto come una struttura tipica degli inizi del ‘900. Tale datazione trova conferma nell’atto notarile rogato a Conversano nel 1901, il quale stipula la vendita di “una zona di terreno edificatorio, o di qualsiasi altro uso... in agro di Conversano” alla Contrada Cappuccini. A seguito di successivi passaggi di proprietà, fu costruito il fabbricato destinandolo ad attività di trasformazione del prodotto agricolo. I documenti tacciono a proposito del progettista dell’opera, ma l’impostazione tipologica e l’aspetto generale del fabbricato indicano che doveva trattarsi di una personalità di buona formazione, attento agli aspetti funzionali ma anche a quelli formali e simbolici; emblematici, al riguardo, sono la suggestiva copertura a capriate dei vani paralleli, l’oculo aperto nelle parti triangolari, l’impostazione “a navate”, che rinvia a modelli ecclesiali. Significativa risulta la proprietà e la maestria del disegno, della realizzazione del paramento murario in pietra calcarea, che se non può essere direttamente attribuita all’Architetto Sante Simone, operante in quegli anni in quella zona, induce comunque a pensare alla sua scuola. É rilevabile, infatti, l’intenzionale ricerca di effetti stereotomici primari epurati da ogni decorazione ma animati dal ritmo delle “coperture” e valorizzati dalla “grana” del materiale calcareo pienamente messo in opera.
deposito montalbo'
L’edificio, risalente alla seconda metà del secolo scorso, realizzato con una struttura in cemento armato, costituisce un esempio particolarmente interessante di archeologia industriale. L’edificio-cisterna ospitava il Consorzio Agrario che si occupava della trasformazione dell’uva da vino in prodotto finito destinato ad una distribuzione sul territorio nazionale. Il sito era dedicato esclusivamente alla trasformazione del vitigno locale e non al suo imbottigliamento. Con il diffondersi della coltivazione dell’uva da tavola e una progressiva diminuzione delle coltivazioni dell’uva da vino, l’edificio ha perso la sua funzione primaria, cadendo in disuso sino ad uno stato di totale abbandono. Solo negli ultimi anni, l’immobile ha assunto la funzione di deposito di materiale edile. L’edificio, costituito da una copertura a doppia falda ribassata in cemento armato, ha un aspetto esteriore laconico e piuttosto ordinario – ricorrente nei contenitori destinati alla produzione artigianale – a meno
di un livello di coronamento, alleggerito da finestre a nastro a correre lungo tutto il perimetro, che corrisponde internamente al livello più alto usato per il riempimento delle cisterne. Tale immagine ermetica ed essenziale cela al suo interno un articolato sistema spaziale che organizza una serie di cisterne disposte su più livelli accessibili da un sistema di ballatoi collegati da una scalinata a rampa unica. I due livelli più bassi sono ordinati da due corridoi longitudinali, intersecati da un ulteriore corridoio trasversale, al termine dei quali vi è una grande apertura che permette la vista verso l’esterno; ogni livello è caratterizzato dalla scansione delle tubazioni di uscita del prodotto finito e dalle bocche di entrata del prodotto grezzo delle cisterne presenti al livello inferiore. Le vasche di fermentazione presentano inoltre delle bocche di apertura, realizzate in ghisa sulle quali è inciso il logo “Agenzia Enologica Italiana”, utilizzate per la pulizia dei silos a seguito dell’estrazione del prodotto finito.
esplorazione workshop mostra tavola rotonda
esplorazione urbana
L’esplorazione urbana è il primo atto di appropriazione corporale della città e del territorio, mediante una tecnica elementare che ha segnato il rapporto primordiale tra l’uomo ed il suo ambiente circostante: il camminare. L’esplorazione declina, attraverso la dimensione ludica dell’esperienza, alcune strategie di attraversamento pedonale, oltre a cogliere la dimensione minuta (close) e densa (thick) nell’osservazione del territorio. In questo caso camminare nella città non sarà un’operazione completamente alla deriva, ma la flânerie sarà orientata dall’attenzione ai fenomeni di abbandono che interessano i paesaggi abitati. L’esploratore di Conversion+ è un “flâneur dotato di talento”, meticoloso pellegrino attento alle tracce di vita - passata e presente - incastonate nelle pieghe dello spazio urbano.
Dove L’attraversamento toccherà i tre siti di progetto nella città di Conversano ed altre architetture interessate da fenomeni legati all’abbandono selezionati dai curatori, oltre a sperate ed accidentali variazioni di percorso. Come Per l’esplorazione è necessario munirsi, se possibile, di un dispositivo mobile (tablet o smartphone) con connessione ad internet e sistema GPS. Per chi non dovesse disporne, vi saranno alcuni tablet in condivisione per tutto il gruppo che prenderà parte alla passeggiata.
workshop A gruppi di studenti e neolaureati, selezionati con un bando, è affidata l’elaborazione di richiesta una proposta che tratti possibili strategie di una proposta di riuso dei tre edifici selezionati. I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi formati da cinque componenti e ciascuno affidato ad un team di tutor che hanno fornito un supporto teorico progettuale all’elaborazione delle proposte.
Ogni giorno, per tutti i tre giorni del workshop, a conclusione della sessione di lavoro, si è tenuta una sessione critica di confronto tra le idee dei gruppi maturate nella giornata a cui hanno preso parte, oltre ai partecipanti, anche i tutor, gli artisti, i progettisti a vario titolo coinvolti nello studio dei siti oggetto dei lavori e tutti gli interessati che non hanno potuto prendere parte al workshop.
Il progetto riguarderà visioni orientate ad uno sfruttamento “super-pubblico” degli edifici, quali protesi dello spazio urbano, o la loro riconversione in nuovi condensatori funzionali.
L’elaborazione delle proposte progettuali ha prodotto dei materiali che sono stati successivamente allestiti nella mostra finale
mostra Per mettere in mostra lo scorrere del tempo e descrivere il processo di erosione mnestica che esso porta, la mostra ha essa stessa più il carattere dell’installazione che dell’esposizione. In quanto rappresentazione della sospensione portata dall’incompiutezza, essa diventa un itinerario in progress che comincia come un viaggio attraverso una porta. Simbolicamente, il visitatore è accolto e circondato da vecchie porte: alcune semiaperte, altre chiuse, sbarramenti che precludono la vista, che nascondono qualcosa. La presenza di una porta allude metonimicamente al gesto dell’apertura o della riapertura di un luogo alla comunità cui apparteneva e che, in un modo o nell’altro, l’ha relegato in una dimensione di rifiuto. Tra queste porte accatastate albergano le opere degli artisti in mostra, tutte accomunate da uno sguardo documentaristico, mai melanconico e allo stesso tempo mai asettico sullo spazio costruito.
Giuseppe De Mattia si dedica a un’operazione ibrida tra la riproduzione fotografica e la collezione di objet trouvé raccolti all’interno della cantina sociale popolare di Conversano. La cappella opposta ospita una sorta di quinta di cartone che nasconde una stanza. Al suo interno un vecchio televisore riproduce il video di Donatello De Mattia che, attraverso un complesso sistema di riprese realizzate con una macchina da presa montata su un rotore, realizza un video caleidoscopico nel deposito Montalbò. Michele Cera rappresenta invece gli interni dell’edificio dell’ex G.I.L. focalizzandosi propriamente sulle tracce dell’abbandono all’interno di composizioni di grande formato attente in apparenza a dettagli specifici degli ambienti che documentano, ma in realtà interessate sempre all’indagine sulla natura profonda dello spazio architettonico. Anche Riccardo Campanale ritrae specificamente l’architettura ma, occupandosi del deposito Montalbò, si concentra su un’analisi dell’edificio attraverso l’osservazione delle modularità insite nella sua complessa composizione morfologica, e alla loro restituzione tramite immagini dotate di lievi scarti, di differenze nella ripetizione. Nelle cappelle che affiancano la campata centrale sono poi esposti disegni e fotomontaggi realizzati dall’architetto Beniamino Servino, ospite di ConversION+, con tecniche diverse, ma sempre all’interno
del suo ricco percorso di indagine visionaria e radicale intorno all’architettura dell’abbandono. Le opere degli artisti fungono da preludio ai lavori generati nei quattro giorni del workshop dai giovani architetti e designer selezionati per lavorare sugli stessi tre edifici sui quali gli artisti si sono espressi. I tre tavoli sui quali i progetti sono stati elaborati diventano anch’essi spazio espositivo allestito in modo da rappresentare la dimensione deliberatamente aperta e non definitiva del lavoro di proiezione sull’architettura su cui il workshop vuole aprire un orizzonte di ricerca. A chiudere, nell’ultima campata, la stanza costituita dalle pareti che ospitano i lavori di Campanale e Cera, campeggiano ancora due elementi. Al fondo, la proiezione della mappa generata durante l’esplorazione dai partecipanti all’operazione di deriva urbana. I visitatori possono in essa liberamente muoversi e fruire delle immagini e delle riflessioni scaturite durante e dopo la passeggiata, avendo la possibilità di interagire con essa e contribuire al suo arricchimento. Sulle teste di chi guarda, infine, fluttua un tetto di immagini che è possibile far proprie allungando una mano, semplicemente rubando un attimo di storia ai luoghi che esse raffigurano per portarlo con sé. Per superare, col desiderio di riscoprirli, la dimensione di congelamento di questi edifici dimenticati, sospesi tra spazio e tempo nel limbo della memoria.
tavola rotonda
La tavola rotonda è stata un momento di riflessione critica riguardo il fenomeno dell’architettura dell’abbandono. Il tema è stato affrontato con l’intervento di Beniamino Servino che, attraverso la sua produzione grafica, ha contribuito ad un’espansione dell’immaginario visivo attraverso la creazione di paesaggi a reazione poetica che contenessero edifici abbandonati. Sull’interazione tra mobilitazione sociale e il patrimonio edilizio non utilizzato, Andrea
Masu appartenente al collettivo Alterazioni Video, ha esposto le azioni intraprese a Giarre, in Sicilia, patria del manifesto dell’”Incompiuto Siciliano”, il prototipo dell’edificio pubblico mai completato ed abbandonato. Elisa Poli appartenente al gruppo di ricerca Cluster Theory ha indagato le differenti strategie di investigazione che si stanno sperimentando attorno al fenomeno dell’abbandono edilizio.
Crediti
Contatti
Progetto curatoriale
Contatti WEB facebook.com/evento.conversion
.oltrestudio SoftMetropolitanArchitecture&LandscapeLab
Arch. Alessandro Cariello Arch. Rossella Ferorelli Andrea Paone Massimo Rubino Referente scientifico Arch. Antonella Calderazzi docente - Politecnico di Bari
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Arch. Pierpaolo Lonardelli Designer Enzo Marchitelli Designer Lino d’Aloia
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