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6 τέμενος 2023 Tesi di Master sull’Acropoli di Atene Elemento fondamentale e fondativo dell’Acropoli è sicuramente il τέμενος, ovvero il recinto sacro che cinge l’area e che per i Greci svolgeva un ruolo estremamente rilevante, talvolta più importante delle mura cittadine e dei templi stessi al suo interno.

Il termine nella sua coniugazione verbale significa “tagliare”; tale espressione nella declinazione progettuale diventa elemento metaforico per effettuare alcuni tagli nel terreno che consentono di determinare le direttrici progettuali. Progettare sull’Acropoli di Atene significa confrontarsi direttamente con il luogo simbolo della civiltà classica, che nei secoli ha subito numerose trasformazioni e tutt’ora in evoluzione; significa dialogare e lavorare con la rovina, progettando e rispettando il palinsesto archeologico. Quello che ad oggi è visibile dell’Acropoli fa riferimento a un’epoca ben precisa, quella di Pericle, presa come riferimento univoco ed identitario, eliminando tutti i layer storici succedutisi.

Inoltre, nell’ultimo decennio, il recinto sacro si presenta come un grande cantiere a cielo aperto, nel quale si possono ammirare il Partenone, l’Eretteo e i Propilei in maniera parziale, risultando illeggibili tutta una serie di edifici che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’Acropoli stessa. Per tali motivi il progetto ha l’obiettivo di ricostruire una chiara leggibilità del palinsesto archeologico riportando alla luce le tracce nascoste, mostrando le varie stratificazioni storiche; questo è reso possibile tramite la progettazione di un museo ipogeo che si sviluppa su differenti quote grazie allo svuotamento della colmata persiana. Il lavoro vuole risolvere anche il tema delle connessioni, tema sensibile data la mole di visitatori l’anno, tramite la rievocazione dell’Odeion di Pericle, punto nevralgico tra l’Athenian Walk e il Peripatos, da cui si svilupperà un secondo collegamento verso all’Acropoli.

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L’antico accesso principale all’Acropoli oggi si configura come un grande spazio in cui convivono alcuni resti di diverse epoche che però non consentono al visitatore di seguire il percorso d’accesso originario con le sue possibili differenti viste. La conformazione odierna risulta ad oggi anche poco sicura e per tale motivo la proposta è quella di cercare di restituire ai visitatori quella che poteva essere l’originaria percezione di ascesa all’Acropoli. Si è pensato perciò di realizzare una grande scalinata monumentale con una cordonata centrale affiancata da una sequenza di basamenti con le stesse dimensioni delle colonne doriche presenti sulla facciata d’ingresso, su cui si trovano elementi statuari. Il materiale utilizzato è il marmo pentelico sabbiato, così da non rendere la superficie scivolosa. La scalinata permetterebbe ai visitatori di attraversare nella sua interezza l’accesso dei Propilei, rievocando l’antico ingresso Romano, e non solo la campata principale, come avviene oggi, migliorando anche i flussi nei momenti di sovraffollamento del sito.

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Ad oggi è difficile avere una chiara lettura della composizione morfologica e architettonica dell’acropoli poiché ad eccezione del Partenone, dell’Eretteo e dei Propilei gli altri edifici sono andati quasi completamente distrutti e ne rimangono solo alcune tracce di fondazione. Per permettere quindi una maggior comprensione del sito, il progetto tenta di recuperare l’antico tracciato della via sacra che connetteva i diversi edifici del recinto Sacro. Attraversando i Propilei si giunge al percorso pavimentato che si dirama secondo due direttrici: una verso l’Eretteo e una verso il Partenone. La pavimentazione segue l’originaria dimensione della via Sacra andando a generare un modulo quadrato in marmo pentelico sabbiato, medesimo materiale utilizzato per la scalinata dei Propilei. La parte anteriore del Partenone viene trattata con una serie di terrazzamenti (ripresi dall’età classica) dai quali emergono, tramite piccole estrusioni, le tracce ormai scomparse di alcuni degli edifici che componevano l’Acropoli. Proseguendo il percorso si raggiunge al punto più elevato della crosta: da qui è possibile accedere al Santuario di Pandione che diviene uno spazio di sosta a cielo aperto, delimitato da una serie di muri, i quali riprendono la giacitura dei resti. Diviso in due parti, nella prima è presente un camminamento centrale scandito da due vasche, mentre perimetralmente i muri si aprono per lasciare spazio ad alcuni punti di osservazione. Percorrendo la scalinata, infine, si giunge al belvedere che consente l’osservazione del Partenone e della città da un punto privilegiato. Centralmente viene piantato in ulivo, poiché si è ipotizzato che in epoca classica vi fosse stato piantato proprio in quel punto. Inoltre, un ulteriore ulivo è stato pensato davanti all’ingresso dei Propilei, su un piccolo terrazzamento esistente in epoca classica, a simboleggiare l’antica statua di Atena un tempo posizionata proprio in quel punto. Per quanto concerne la scalinata del Partenone si è deciso di ricostruirla e nei punti in cui il terreno presenta una serie di difformità morfologiche viene colmato con la terra stabilizzata, uniformando la superficie. In questo modo, ricalcandone il sedime ed evidenziandone la forma, viene ricostruita idealmente la morfologia dell’Acropoli.

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La volontà progettuale è quella di generare un ordine a livello di masterplan nella zona sud-ovest dell’Acropoli ad oggi occupata dal vecchio museo e dai corpi di fabbrica del cantiere. L’idea è quella di lavorare con pochi elementi in superficie, sviluppando il nuovo museo all’interno del terreno. Una fresatura, lungo il lato del Partenone permette l’accesso al museo e al tempo stesso consente la riscoperta del basamento del Partenone stesso, elemento massivo che permette di percepire la forza di questo gesto. Ad una quota di circa – 6 metri si sviluppa quindi il percorso museale, fatto dal un lungo percorso che costeggia il basamento, e da una serie di stanze espositive, illuminate attraverso un’altra fresatura nella crosta, resa possibile grazie alla gestione di differenti quote a livello della crosta. Le stanze

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sono state concepite anche a livello strutturale in quanto elementi stereometrici che permettono di reggere lo sbalzo della copertura del camminamento coperto, garantendo la possibilità di lavorare in adiacenza alla rovina senza però intervenire in maniera diretta su di essa. Proseguendo il percorso espositivo si raggiunge la cosiddetta “stanza sospesa”, illuminata zenitalmente da un lucernaio e permette un affaccio sul livello inferiore dello svuotamento della colmata persiana. Il percorso quindi, arriva a un bivio da cui è possibile o uscire al livello della crosta tramite una rampa, che al tempo rappresenta il secondo punto di accesso al museo, collocato in prossimità del Santuario di Pandione, oppure accedere ad un livello inferiore dello svuotamento.

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Da questo punto inizia un nuovo percorso delimitato da una parte delle mura dell’Acropoli e dall’altro dai resti della colmata che non viene scavata, permettendo così di leggere alcune porzioni del muro miceneo. La discesa nel vuoto raggiunge l’apice quando la stanza sospesa genera un momento di compressione dell’ambiente, schiacciando il visitatore a livello sensoriale, per poi generare l’epilogo attraverso un ultimo

spazio, che raggiunge la profondità massima della colmata persiana, e che permette di leggere la dimensione spaziale della stratificazione storica sui cui insiste l’Acropoli. Il museo vuole essere un’esperienza sia visiva ma anche sensoriale, suggestiva, interpretativa del palinsesto archeologico, consentendo di capire la reale grandezza di questo manufatto che è l’Acropoli.

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L’allestimento della Cella del Partenone si colloca a conclusione dei lavori di Restauro che sono oggi in corso, andando a realizzare un nuovo layer riconoscibile che fa da sfondo alle rovine oggi presenti, enfatizzandone i volumi e le tracce. La Cella del Partenone rappresenta l’ambiente che custodiva l’immagine di Athena Parthenos; essa si figurava, secondo alcuni studi, attraverso un’alta statua ornata in oro ed avorio. Alcune ricostruzioni contemplano la possibile presenza di una grande vasca d’acqua all’interno della Cella, che fosse in grado di regolare l’umidità dello spazio e, di conseguenza, di conservarlo. La statua ad oggi è una grande assenza che la linea progettuale vuole reinterpretare. Si è quindi scelto di erigere due grandi quinte sceniche che si incontrano, senza mai toccarsi, evocando simbolicamente la volumetria della Casa di Athena, lasciando comunque sempre la possibilità allo sguardo del visitatore di connettersi con il contesto archeologico esterno. Tali pareti vanno intese come elementi interamente reversibili, composti da una struttura portante metallica rivestita successivamente in pannelli di ceramica satinata color pietra, in modo da enfatizzarne la riconoscibilità. Il disegno delle fughe comunica all’esterno attraverso le proporzioni geometriche in stretto rapporto con il Partenone, mentre all’interno il disegno diventa ricco e volto a richiamare la solennità antica di quello spazio. Il piano di camminamento dell’allestimento si distanzia dal piano di calpestio attuale del Partenone attraverso una pavimentazione flottante con finitura materica uguale alle pareti, anch’essa elemento narrativo dello spazio. Il disegno delle fughe a terra, infatti, sottolinea simbolicamente quelle che erano le tracce del colonnato che suddivideva anticamente la Cella in tre navate. Lamine metalliche con finitura dorata segnano il passo delle colonne. Al centro, l’espressività dello spazio viene caratterizzata da una grande vasca d’acqua, che circoscrive il camminamento intorno, enfatizzando la sacralità del luogo, costringendo il visitatore ad un percorso che lo indirizza a riflettere, a specchiarsi, e a mantenere le distanze dal fulcro di questo spazio. Sulle tracce del podio ove si trovava la Statua, dei monoliti metallici rivestiti in materiale con finitura dorata emergono dall’acqua. La grande assenza della statua di Athena diventa quindi una grande presenza, dove la materia prende forma e definisce un ambiente suggestivo e dal tempo sospeso, dove l’osservatore può riflettersi ed immergersi, sostenuto dalle tracce di un Tempio eterno.

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7 domus FENDI 2023 Tesi di Laurea Magistrale Architettura e Moda per la valorizzazione e per la gestione innovativa del Patrimonio Culturale nell’Area Archeologica Centrale di Roma Relatore: Prof.re Pier Federico Caliari Questa tesi si pone diversi obiettivi, alcuni legati alla ricerca ed altri inerenti allo sviluppo di uno scenario progettuale, tenendo insieme il mondo della moda con quello dell’architettura. In sintesi, si intende prima di tutto analizzare cosa si intenda valorizzare il patrimonio culturale; successivamente si tenta di capire come le maison di moda possano diventare promotrici di questa valorizzazione. Ecco quindi una ricerca dedicata non soltanto all’evoluzione storica delle sfilate come eventi, e di come queste supportino l’heritage nel mondo; ma anche al sistema di fondazioni d’arte promosse dalle case di Moda, che negli ultimi decenni supportano sempre di piu` ogni forma d’arte.

A valle di tali ricerche, la tesi individua l’Area Archeologica Centrale di Roma di Via dei Fori Imperiali, precisamente in Villa Rivaldi e nella Basilica di Massenzio, come campo di sperimentazione perfetto per la maison Fendi, andando a definire brevemente opportunita` ed obiettivi: • opportunita`: centenario Fendi 2025, occasione per la Maison di poter fidelizzare la propria immagine omaggiando la citta` natale di Roma; linea metro C, un nuovo asse di trasporti che entra in Via dei Fori Imperiali rafforzando il legame con il territorio; la scenografia unica di un luogo patrimonio UNESCO per poter centralizzare e fidelizzare il legame tra Fendi e Roma; i marmi Torlonia sono pronti per essere collocati in una parte di Villa Rivaldi, con un importante sostegno economico della Fondazione Torlonia; infine il Giubileo 2025, occasione unica per il sostegno alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio di Roma.

• obiettivi: realizzazione di una Fondazione d’arte antica e contemporanea all’interno di Villa Rivaldi promossa dalla Maison, andando a centralizzare il rapporto con la citta` e con la cultura all’interno di un’area straordinaria; valorizzazione dell’area e del patrimonio considerato; allestimento per l’evento di inaugurazione all’interno della Basilica di Massenzio, in occasione del centenario; promozione dell’evento con sistemi innovativi, quindi realizzazione di un metaverso FENDI come motore di promulgazione della maisoon e del patrimonio valorizzato.

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Il progetto viene proposto sulla base di un’attenta analisi dell’area, andando a definire alcuni schemi geometrici e di proporzionamento per tracciare le linee guida per un nuovo insediamento. Chiaramente viene considerato l’apporto importantissimo del contesto, andando a creare legami, tensioni e sguardi che tengono sempre insieme le prospettive dei monumenti di Via dei Fori Imperiali con l’area di Villa Rivaldi considerata.

Gli interventi di questa tesi possono essere schematizzati in tre momenti diversi: • •

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La tesi propone la realizzazione nell’Area di Villa Rivaldi una nuova Fondazione promossa dalla Maison, “domus FENDI”, che vuole rispecchiare lo spirito elegante ma ricco di contrasti e di storia attraverso un’architettura monumentale ed iconica.

Per l’evento di inaugurazione si propone un’allestimento per una sfilata all’interno della Basilica di Massenzio, andando quindi a valorizzare l’area creando un nuovo accesso attraverso la “Galleria Templum Pacis”, che permette di rileggere l’antico asse stradale “vicus ad carinas” e creando un nuovo accesso al Foro Romano, lavorando in ipogeo rispetto alla quota stradale di Via dei Fori Imperiali.

Infina si propone una valorizzazione effimera della Basilica attraverso un ascensore panoramico, delle nuove gradinate d’accesso ed un padiglione utiliizzato inizialmente come backstage per l’evento, successivamente come spazio espositivo e a servizio dei Fori.

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Per quanto riguarda l’area di Villa Rivaldi, il progetto prevede una rifunzionalizzazione generalizzata del complesso andando a rendere accessibile il Palazzo storico, e realizzando nuovi percorsi di accesso che permettono a tutti la visitabilita` del sito.

Il nuovo sistema di accessi viene pensato con un nuovo pianerottolo sulle gradinate del Belvedere Cederna, offrendo un primo sguardo alla Fondazione attraverso una grande vetrata ad arco; successivamente si pensa al Belvedere con nuove geometrie che richiamano le proporzioni del muro di contenimento della Velia progettato da Antonio Munoz, con aree verdi, giardini e un grande bacino d’acqua che crea uno specchio scenografico sopra la copertura vetrata di copertura della galleria della Fondazione.

Viene inoltre ripensato il Clivo di Acilio con nuove gradonate alternate a rampe per rimuovere le barriere architettoniche; ed infine viene aperta la corte interna del complesso di Villa Rivaldi che ospita un meraviglioso Ninfeo degli antichi giardini di Eurialo Silvestri, oggi non visibili poiche` chiusi da un basso fabbricato novecentesco.

L’architettura della Fondazione si innesta all’interno della corte di Villa Rivaldi come un grande cilindro che ospita all’interno tutto il sistema distributivo che permette di raggiungere ogni manica diversa della Villa, andando quindi a destrutturare e riordinare la rilettura del fabbricato storico. La nuova architettura crea quindi una nuova corte composta da nicchie ed elementi espositivi, e che consente ai visitatori di immergersi all’interno del mondo Fendi. L’impianto a terra viene pensato ispirandosi all’Architettura maestra per eccellenza: la pianta del Pantheon. Questo legamen permette un linguaggio classico, ma al tempo stesso contemporaneo, riflettendo le origini della Maison e il proprio sguardo verso il futuro.

Nei giardini di Villa Rivaldi viene pensato un contraltare che connette via del Colosseo al piano superiore che affaccia direttamente sul Colosseo. Una grande vasca d’acqua quadrata, con all’interno una piazza circolare che riconnette i tessuti del complesso, e completando il sistema dei percorsi della Fondazione.

Infine, lungo tutto il belvedere, viene pensata a quota ipogea una nuova galleria, detta “Torlonia”, che fara` parte di domus FENDI ed ospitera` alcuni marmi selezionati della Collezione Torlonia, contribuente al progetto di valorizzazione.

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Il secondo intervento riguarda la realizzazione della nuova “Galleria Templu Pacis”, cosi` chiamata poiche` pensata sul sedime dell’antico Tempio della Pace, di cui oggi restano poche tracce. La tesi vuole andare a offrire una nuova rilettura dell’antico tratto Vicus ad Carinae, oggi presente soltanto nelle tracce di Via del Tempio della Pace: questo antico passaggio attraversava l’attuale Via dei Fori entrando all’interno della Basilica di Massenzio e proseguendo lungo la Via Sacra. L’intervento quindi mira a musealizzare questa narrazione, andando ad allestire all’interno della nuova Galleria ipogea una serie di resti del Tempio della Pace, e con l’utilizzo di un metallo corten si va a ridisegnare l’antica traccia Foro, in modo da permetterne una rilettura e creando inoltre un nuovo accesso al parco archeologico. Il tratto si chiude con un ascensore che permette la salita sulla copertura della Basiliica di Massenziio, oggi fruibile soltanto per manutenzione.Questo consentira` non soltanto di riconsolidare e di rimettere in sicurezza il monumento, bensi` di valorizzare i resti archeologici creando nuovi punti di affaccio sulle meraviglie romane per i visitatori.

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La tesi si conclude nell’area della Basilica di Massenzio, andando a valorizzare il monumento e ad allestire una nuova scenografia temporanea per l’evento pensato per l’inaugurazione deglii interventi della Maison FENDI, nonche` per il centenario del 2025.

Il progetto di allestimento nasce dallo studio della Basilica, dalla sua ricostruzione e andando a proporre una ricostruzione parziale di com’era. Questo viene svolto con una tecnica innovativa, ovvero realizzando uno spettacolo luminoso con droni che, durante la sfilata delle modelle, ricomporranno le conformazioni originali e parziali della Basilica di Massenzio, una ricostruzione architettonica e suggestiva composta di luce e suono.

La vera scenografia, dunque, diventa il monumento stesso, ancora una volta al centro della valorizzazione.

Per quanto riguarda gli interventi di miglioramento, si propone la realizzazione di una gradinata monumentale di accesso, che viene pensata sulle tracce delle antiche scale di accesso alla Basilica; inoltre, in occasione della sfilata, viene pensato uno spazio per il backstage all’interno di un volume che vuole proporre una ricostruzione parziale dell’antico vestibolo del monumento, andando quindi a musealizzare in modo reversibile e flessibile una parte della rovina archeologica. Infine, viene pensata una grande pedana composta da moduli che si possono elevare in modo da poter permettere, ad usi futuri, flessibilita` per diverse occasioni: mostre, spettacoli a cielo aperto, ecc.

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