UN MONUMENTO PER BERGAMO
Giacomo Quarenghi e l’Arco a Napoleone sulla via per Milano
ALESSIO CARDACI - PIERVALERIANO ANGELINI
UN MONUMENTO PER BERGAMO
Giacomo Quarenghi e l’Arco a Napoleone sulla via per Milano
LUBRINA BRAMANI EDITORE
Coordinamento Scientifico
Comitato Organizzativo e Segreteria
Alessio Cardaci Responsabile - Università degli Studi di Bergamo
Caterina De Luca - Giuseppina Roberti Presidio Scuola di Ingegneria Università degli Studi di Bergamo
Piervaleriano Angelini Presidente dell’Osservatorio Quarenghi Mauro Livraga Direttore dell’Archivio di Stato di Bergamo
Morena Garimberti, Roberta Querci, Simonetta Romaniello Ufficio Ricerca e trasferimento tecnologico Università degli Studi di Begamo.
Comitato Scientifico
Collaboratori incaricati al progetto
Fulvio Adobati Piervaleriano Angelini Alessio Cardaci Giovanni Dotti Mauro Livraga Maria Pacella Maria Chiara Pesenti Monica Resmini Giulio Mirabella Roberti Antonella Versaci
Pietro Azzola Allestimento della mostra Università degli Studi di Bergamo Luca Renato Fauzia Progetto grafico, restituzione virtuale e modellazione 3D Università degli Studi di Bergamo Davide Indelicato Analisi grafica, interpretazione e restituzione ‘al tratto’ Università degli Studi di Bergamo Raffaele Iudica Restituzione virtuale e modellazione 3D Università degli Studi di Bergamo Cristina Speranza Analisi grafica, interpretazione e restituzione ‘al tratto’ Università degli Studi di Bergamo
Il volume è l’esito del progetto “Una porta monumentale per Bergamo: Giacomo Quarenghi e l’Arco a Napoleone sulla via per Milano”, una proposta culturale promossa dall’Università degli Studi di Bergamo, in partenariato con l’Osservatorio Quarenghi e l’Archivio di Stato di Bergamo, vincitrice del bando della Regione Lombardia “PROGETTI DI PROMOZIONE EDUCATIVA E CULTURALE 2017: iniziative di valorizzazione delle identità culturali locali e diffusione delle conoscenze delle tradizioni e della memoria”. I prodotti della ricerca, divulgati attraverso i canali di comunicazione digitale offerti dalla Regione Lombardia, sono stati presentati in occasione di una mostra temporanea allestita presso la Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo accolta con favore dalla Città di Dalmine attraverso il suo patrocinio. La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del progetto con il sistema di blind review. In particolare il peer reviewing è stato condotto in ottemperanza alla direttiva del Consiglio Universitario Nazionale (adunanza dell’11 marzo 2009, prot. n. 372), al decreto ministeriale 28 luglio 2009, prot. n. 89/2009 e ai criteri di valutazione dei prodotti dell’Agenzia Nazionale del sistema Universitario e della Ricerca (anvur) e della Valutazione Qualità della Ricerca (vQr) e Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010 (VQR 2004-2010) del 7 novembre 2011. La pubblicazione è altresì open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale.
In copertina Giacomo Quarenghi, Progetto di un Arco Trionfale per Napoleone a Bergamo (1800-12). Disegno penna e inchiostro, pennello e pittura ad acqua color seppia, acquerello grigio e grafite su carta color crema, cm 34,2 x 44,7. New York, Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum. Trascrizioni di Piervaleriano Angelini alle pagine 59-61 Trascrizioni di Giovanni Dotti alle pagine 56-58, 62 Lubrina Editore s.r.l. via Cesare Correnti n. 50 24124 Bergamo editorelubrina@lubrina.it © by Lubrina 2017 ISBN 978 88 7766 654 3
Introduzione Nel 2017 si è ricordato il secondo centenario della morte di Giacomo Quarenghi (Bergamo 1744 San Pietroburgo 1817), figura protagonista della cultura artistica del Settecento europeo e architetto dell’Imperatrice Caterina II di Russia e dei suoi successori. La sua notorietà internazionale è legata alla sua straordinaria carriera come architetto di corte degli Zar; sono numerose le sue opere realizzate nel nord-est europeo mentre assenti, con l’unica eccezione dell’Arco a Napoleone di Porta Osio, i progetti e le realizzazioni nella sua città natale. Importanti istituzioni culturali internazionali riunite in un Comitato per le celebrazioni, condiviso dall’Università degli Studi di Bergamo, e coordinate dall’Osservatorio Quarenghi insieme al Comune di Bergamo, hanno costruito un nutrito programma di manifestazioni per ricordare e comunicare la grandezza artistica di Giacomo Quarenghi in Europa e nel suo territorio. Gli obiettivi del progetto dell’Arco a Napoleone a Bergamo Il Consiglio Comunale di Bergamo incaricò Giacomo Quarenghi, in città tra il 1810 e 1811, del disegno di un Arco in onore di Napoleone; la costruzione del monumento si avviò tra il 1811 e il 1812 per quindi interrompersi, con la caduta dell’Impero napoleonico. A testimonianza dell’imponente costruzione rimangono alcune documentazioni archivistiche e disegni che, sino ad oggi, non sono stati catalogati ed organizzati in modo organico. Lo studio condotto in occasione delle Celebrazioni del Bicentenario ha permesso di approfondire la storia dell’opera bergamasca, nonché di svelarne la sua trasformazione progettuale attraverso gli schizzi di progetto e le fonti autografe. In particolare ha indicato inediti collegamenti con la celebre Porta Trionfale di Narva, ideata dall’architetto pochi anni più tardi (1814), per la città di San Pietroburgo. I risultati della ricerca Lo studio sull’Arco a Napoleone a Bergamo ha prodotto il materiale utilizzato per l’allestimento della mostra, presentata il 12 dicembre 2017 presso la Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo, costituita sia da pannelli grafici (con la ricostruzione delle varie ipotesi, le analisi stilistiche e l’approfondimento del linguaggio architettonico), sia da materiali multimediali (quali video, ricostruzioni virtuali e database interattivi). Questo volume raccoglie, oltre al materiale espositivo, anche saggi e scritti prodotti dalla rete di studiosi che hanno partecipato al progetto. I materiali dei pannelli presentati nell’esposizione sono fruibili in rete. https://www.facebook.com/Giacomo-Quarenghi-e-larco-a-Napoleone-138761576844619/ https://it.pinterest.com/alessiocardaci/un-monumento-per-bergamo-giacomo-quarenghi-e-larco/ Le professionalità coinvolte, rete di partenariato Il progetto si è fondato sulla professionalità dei docenti e dei ricercatori dell’Università degli Studi di Bergamo per la preparazione dei contenuti della mostra, della redazione del volume, della definizione del percorso espositivo e dell’allestimento. La rete di partenariato ha coinvolto gli studiosi dell’Osservatorio Quarenghi e gli archivisti dell’Archivio di Stato di Bergamo. 7
Premessa «… I suoi colleghi inglesi aspettano questi momenti per potere ottenere dei disegni creati dalla sua penna. Egli è talmente pieno di genio e fuoco…» Lettera di John Thorpe a Henry Bellings VIII lord Arundel, 9 marzo 1774
La caratteristica peculiare di Giacomo Quarenghi, sottolineata in pressoché tutti gli studi compiuti attorno alla sua personalità e alla sua opera, riguarda il confronto continuo e ininterrotto con realtà straniere, come dimostra la presenza delle sue creazioni in gran parte d’Europa, dall’Inghilterra alla Svezia alla, come è ben noto, Russia. Il «genio svisceratissimo per le Belle Arti», che Quarenghi stesso dichiara di possedere (F.M. Tassi, Vite de’ pittori scultori e architetti Bergamaschi, 1797), consente infatti all’architetto e disegnatore bergamasco di ritagliarsi un ruolo di prim’ordine sulla scena internazionale, diventando un raffinato ambasciatore dell’arte palladiana e una figura capace di mediare l’essenza architettonica della tradizione neoclassica italiana con le esigenze e le aspettative culturali di altre civiltà, in special modo quella russa. Le celebrazioni del bicentenario della scomparsa di Giacomo Quarenghi a Bergamo, la sua patria di origine, ne onorano le virtù, cercando di approfondire in maniera ancor più accurata la veste che egli ha ricoperto non soltanto a livello nazionale e internazionale, ma anche più propriamente nella sua stessa città, dove del resto vengono conservate alcune delle più importanti collezioni che lo riguardano, sia in ambito pubblico – la Biblioteca Civica Angelo Mai e Archivi storici comunali custodisce una ricca e copiosa raccolta di disegni e di progetti di Quarenghi oltre che libri, manoscritti e documenti della sua famiglia – sia in ambito privato. L’Università degli studi di Bergamo ha accolto con entusiasmo l’invito del Comitato internazionale per Giacomo Quarenghi 2017 a prendere parte alle iniziative culturali in onore dell’architetto neoclassico proprio con l’intenzione di aprire nuove prospettive scientifiche nelle ricerche a lui dedicate: nello specifico, il nostro primo obiettivo è stato quello di mettere in relazione in maniera rigorosa la fortuna estera di Quarenghi con la sua città natale, esplorando le possibili continuità e discontinuità tra i suoi diversi lavori. In questo modo, abbiamo potuto aggiungere un tassello importante alla missione accademica che da sempre caratterizza l’Università di Bergamo e che si
manifesta nella volontà di far dialogare vicendevolmente il patrimonio culturale locale con quello internazionale, al fine di avvalorare appieno le peculiarità del nostro territorio. La mostra dedicata al progetto che la Municipalità di Bergamo commissiona nel 1811 a Giacomo Quarenghi per la realizzazione di un Arco in onore di Napoleone nella zona di Porta Osio rientra in questa cornice critica, con l’enorme pregio aggiunto di saper investigare il linguaggio quarenghiano in maniera creativa, stratificata e soprattutto reticolare, unendo i contributi di diversi studiosi e mettendoli in dialogo grazie alle più recenti opportunità offerte dalla tecnologia multimediale. La feconda interazione scientifica e professionale tra il Prof. Ing. Alessio Cardaci, docente presso Dipartimento di Ingegneria e scienze applicate dell’Università di Bergamo, il Dott. Piervaleriano Angelini, Presidente dell’Osservatorio Quarenghi, il Dott. Mauro Livraga, Direttore dell’Archivio di Stato di Bergamo, e tutti i collaboratori coinvolti ha dato vita a un lavoro di indubbio interesse che esalta il talento artistico di Quarenghi e, insieme, la sua capacità di costruire legami tra differenti sensibilità immaginari culturali. Il mio augurio è che tutti gli interessati possano ricevere dalla ricerca documentata in questo volume stimoli e suggestioni utili a comprendere il complesso processo inventivo che è alla base dell’opera di Giacomo Quarenghi.
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Remo Morzenti Pellegrini Rettore dell’Università degli studi di Bergamo
Piervaleriano Angelini
L’Arco a Napoleone a Bergamo: quattro architetti per un monumento mancato Che sia stato il Ministro dell’Interno in persona a dover scrivere nella fine di maggio del 1812 al Prefetto del Dipartimento del Serio per avere precisi ragguagli sulla situazione della fabbrica dell’Arco è un evidente segnale che i ritardi nella sua realizzazione dovevano essersi fatti non più tollerabili. Peraltro da più di due mesi le armate del Regno si erano messe in marcia per verso la Polonia, per unirsi a quelle francesi nello sferrate l’attacco verso la Russia alla fine di giugno. Un emblema patriottico e un omaggio napoleonico come l’Arco si sarebbe caricato del valore di un segnale di fiducia, non inutile in quel fatidico momento. In effetti vi era ben da domandarsi per quali motivi l’opera, subito deliberata dalla Municipalità di Bergamo nel 1805 alla nascita del Regno, dopo sette anni si trovasse ancora solo avviata, ma ben lontana dal compimento. Una vicenda complessa quella del mancato monumento, che qui si tenterà sinteticamente di riassumere dal suo principio1. La proclamazione napoleonica del Regno d’Italia il 17 marzo 1805, che cancellava la fase repubblicana della Cisalpina, dette ovviamente luogo a trasformazioni negli emblemi in Bergamo: vi sono registrati incarichi ai pittori Roncalli e Vincenzo Bonomini (il figlio di uno dei primi maestri di pittura del giovane Quarenghi) per decorare con i nuovi simboli le Porte cittadine delle mura venete, e il progetto di porre una iscrizione in onore al nuovo monarca sulla facciata del Palazzo della Ragione, affidato all’architetto di fiducia del Comune Carlo Capitanio. È però nel maggio del 1805 che la Municipalità di Bergamo deliberò un ben più impegnativo pro-
gramma onorario: l’erezione di un Arco a Napoleone in Porta Osio (già subito denominata Porta Napoleone), intento per il quale fu chiesto al bergamasco Marco Alessandri, dai tempi repubblicani (aveva fatto parte del primo Direttorio della Cisalpina) in stretta e confidenziale relazione con Bonaparte, di domandarne all’imperatore il placet. Esso giunse già l’11 giugno, pare accompagnato dalla imperiale espressione (più tardi riportata in un proclama a stampa) “Tutto ciò che vorrà per me il mio Popolo di Bergamo mi sarà caro, e mi farà ricordare di Bergamo”. La ricostruzione di questa complessa vicenda progettuale, amministrativa ed esecutiva soffre di diverse lacune documentarie tra i materiali conservati nell’Archivio del Comune di Bergamo depositati alla bergamasca Biblioteca Civica Angelo Mai, così come i disegni di progetto ad essa relativi sono conservati in misura ben poco consistente2. Ciononostante si può percorrere la trama degli eventi, che intesse in sé tanto la vicenda di questo monumento quanto un panorama delle vicende storiche di Bergamo in quel periodo. Nel 1805, essendosi diffusa la speranza di un possibile passaggio per Bergamo di Napoleone nell’itinerario verso Venezia, la Prefettura diede disposizione di erigere un Arco in legno e tela a Canonica d’Adda (cioè all’ingresso in territorio bergamasco), ed uno alla Porta Osio nel capoluogo “dietro il disegno dell’Arco Stabile già approvato dal Consiglio Comunale”. Si trattava, viene da immaginare, di un progetto di Leopold Pollack3 (evidentemente già disponibile), o forse di altro, non conosciuto né documentato, di un differente architetto che si dovesse essere accostato all’impresa. Le testimonianze storiche indicano una pronta partecipazione a questo programma del bergamasco Simone Elia, il quale il 25 maggio 1805 fece avere al Podestà un proprio progetto. Un passaggio non chiaro della vicenda è quello sotteso alla risposta della Municipalità all’architetto, dato che il 6 luglio gli fu risposto, seppure con lodi per la qualità del lavoro proposto, che le tavole venivano restituite all’autore poiché giunte troppo tardi per poter essere mostrate (ma non è chiaro a quale soggetto o ufficiale in visita). Già nell’autunno dello stesso anno sorsero problemi con la Fabbriceria della chiesa di S. Ales-
1 Sull’Arco a Napoleone si vedano E. Fornoni, Curiosità storiche. L’arco trionfale a Napoleone, in “La Rivista di Bergamo”, luglio 1924, p. 1629; L. Angelini, Architetture di Giacomo Quarenghi in Bergamo, Una villetta suburbana attigua a un palazzetto cinquecentesco e l’Arco napoleonico, in “Atti dell’Ateneo di Scienze Lettere ed Arti in Bergamo”, vol. XVIII, 1953-1954, pp. 12-16; I. Comencini, Archi di trionfo pro e contro Napoleone progettati da Giacomo Quarenghi (1744-1817), in “Medaglia”, 1991, n. 26, pp. 25-32; I. Giustina, Arco di Napoleone a Bergamo, in Giacomo Quarenghi. Architetture e vedute, catalogo della mostra, Electa, Milano 1994, pp. 142-143; F. Rossi, Le medaglie, in Giacomo Quarenghi. Architetture e vedute, catalogo della mostra, Electa, Milano 1994, scheda 7 pp. 284-285; G. Colmuto Zanella, I disegni di Giacomo Quarenghi al Castello Sforzesco, a cura di P. Angelini, Marsilio, Venezia 1998, scheda 70 pp. 113-114.
2 Fonte principale sono i documenti della Municipalità, conservati nella Biblioteca Civica Angelo Mai, Archivio del Comune, sezione 800, fald. 169 e soprattutto 170. La mancanza dei verbali del Consiglio Comunale e della Giunta per questi anni, tra la documentazione conservata nella Biblioteca, rende fondamentale per la ricostruzione storica anche la relazione del Prefetto del Dipartimento del Serio conservata all’Archivio di Stato di Bergamo, che qui si trascrive. Per i progetti si conosce un prospetto di Leopold Pollack, e qualche disegno di quello di Quarenghi, ma nessuno di essi (se non forse quello più compiuto, conservato al Cooper Hewitt Museum di New York) pare corrispondere alle tavole presentate al Podestà da Quarenghi nel 1811. 3 Pollack, tra i molti altri interventi architetto del Teatro Sociale, ebbe in Bergamo e Bergamasca un ruolo di notevolissimo peso, e proprio a lui si era rivolto Marco Alessandri per il rinnovamento della propria proprietà del Castello di Montecchio a Credaro
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sandro in Colonna, proprietaria di un vecchio e fatiscente edificio accanto a Porta Osio, il quale sarebbe stato implicato nelle operazioni relativa alla costruzione dell’Arco, e all’abbellimento della contrada che il nuovo monumento sollecitava; una vicenda quella tra il Comune e la Fabbriceria destinata a proseguire, tra ricorsi, controricorsi e perizie, sino al 1808. Intorno all’idea dell’Arco a Napoleone sorse anche prestissimo l’ipotesi, chiaro indice di adesione alla nuova visione di vita urbana e sociale derivante dal modello francese, di realizzare fuori da Porta Napoleone e lungo la via per Milano un “corso di giardini ad uso di pubblico passeggio” che prevedeva anche elementi scultorei e fontane con giochi d’acqua. Il Ministro dell’Interno nel novembre del 1806, pur giudicando conveniente il progetto, autorizzò solamente l’ampliamento della strada, mentre gli altri maggiori interventi ornativi (definiti “lavori di lusso”) vennero rinviati alla verifica dei bilanci. Al principio del 1807 fu costituita anche a Bergamo una Commissione d’Ornato, la quale giudicò poco idoneo il progetto di Pollack (nel frattempo defunto) poiché, prevedendo un solo fornice, avrebbe ostacolato il flusso delle persone durante l’ispezione del carriaggi, e ciò proprio su una via particolarmente frequentata (ma qui in effetti sorge un altro problema, dato che l’unico disegno noto del progetto di Pollack, conservato tra i disegni di Giacomo Quarenghi nella Biblioteca Civica di Bergamo, presenta un modello a tre fornici). Fu la stessa Commissione a proporre alla Municipalità un diverso progetto, questa volta con un varco carrabile e due altri minori laterali per risolvere il problema dei flusso pedonale, ideato da Giovan Battista Capitanio (ma per quanto si evince dalla documentazione presentato dal padre Carlo Capitanio, architetto incaricato in modo continuativo dal Comune per le incombenze relative all’edilizia). Nell’estate del 1808 la vicenda ebbe una nuova evoluzione: venne ritenuta da preferirsi la realizzazione dell’Arco isolato dai caselli daziari, e dunque da modificarsi i precedenti calcoli economici per la sua esecuzione (con conseguente rinvio dell’asta per l’aggiudicazione dell’appalto, il cui avviso era stato diffuso anche nelle provincie di Milano, Brescia, Como, Cremona e Sondrio). Nel febbraio del 1809, con mossa forse tesa a mettersi al riparo da eventuali contestazioni, venne domandato un parere sul progetto di Capitanio a Simone Stratico, all’epoca Ispettore Generale delle Acque e Strade del Regno, il quale rispose proponendo alcune modifiche non sostanziali. La svolta decisiva nella vicenda, in particolare per il nostro punto di osservazione, si ebbe alla fine del 1810. Giacomo Quarenghi, dopo trent’anni ininterrotti trascorsi al servizio degli imperatori di Russia, ebbe modo di rientrare in patria per un breve soggiorno, giungendo a Bergamo nell’autunno di quell’anno. Quale migliore occasione per la città, alla ricerca di una autorità indiscussa per far giungere a realizzazione un programma monumentale ormai da anni discusso e auspicato, ma ancora inattua-
to, che quella di coinvolgere direttamente il suo più illustre artista, figura di fama internazionale, unendo alla celebrazione del sovrano quella del tanto ammirato architetto bergamasco? È interessante notare che i documenti d’archivio ci consegnano diverse missive indirizzate a Quarenghi (che si trascrivono qui di seguito), tutte datate 18 dicembre 1810, a firma tanto del Podestà Sonzogno che di Luigi Lochis (in qualità di Savio del Comune, ma destinato pochi mesi dopo a divenire Podestà). In esse si domanda al famoso architetto di valutare i precedenti progetti per l’Arco, ed eventualmente, se ritenuti non soddisfacenti o non emendabili, di redigerne uno nuovo (badando però a idearne uno di spesa non eccedente quanto preventivato, ma che piuttosto portasse a “conciliare la Maestà della Fabbrica colla pubblica economia”). Quarenghi non dovette tardare nel predisporre il proprio nuovo progetto, sebbene il soggiorno bergamasco gli stesse risultando pieno di sgradite sorprese riguardo ai suoi figli e al suo stato patrimoniale, oltre al fatto di trovarsi probabilmente già implicato nella vicenda che lo condusse nel luglio del 1811 a convolare a nuove sfortunate nozze con Maria Bianca Sottocasa. Sta di fatto che entro la fine di febbraio egli predispose i piani per due varianti dell’Arco, e va notato che non pensò di presentarle di persona al Podestà (a quella data Lochis), ma piuttosto preferì consegnare i disegni a Giacomo Muletti (figlio del suo vecchio amico Sebastiano, ormai scomparso) che furono ricevuti dalla Municipalità il 2 marzo 1811. Nella lettera di Quarenghi a Muletti (qui pubblicata integralmente per la prima volta) l’architetto non mancò di segnalare come ritenesse da preferirsi la variante indicata con la lettera B, della quale osservò: “tiene all’Arco di Rimino innalzato ad Augusto, benché di tutt’altra proporzione, e benché destinato a un sì grande Imperatore, ed in luogo tanto cospicuo, e celebre, è però della più grande semplicità”. I piani di Quarenghi furono passati all’architetto Carlo Capitanio perché ne fosse redatta la perizia dei costi (ma in realtà l’incarico passò a Giovanni Francesco Lucchini, già autore del Teatro Riccardi ed all’epoca Professore di Architettura nel Liceo cittadino nonché fervente filonapoleonico, forse perché Capitanio era troppo coinvolto nell’accantonato progetto del figlio Giovan Battista), e il Podestà il 17 aprile scrisse al pittore Giuseppe Poli incaricandolo di eseguire un ritratto del grande architetto da porre nella Sede comunale tra gli altri dei grandi bergamaschi, a titolo di ringraziamento per il progetto da lui fornito e insieme quale celebrazione dell’illustre concittadino, da indicare ad esempio per la gioventù della città4. L’opera, ben nota, ancora oggi si trova nel Palazzo Comunale di Bergamo5.
4 Sull’incarico a Poli per questo ritratto cfr. P. Angelini, Nuove spigolature quarenghiane, in “Bergomum”, 2014, pp. 205-208. 5 Il ritratto di Quarenghi venne rimosso nel 1812, allorché su di lui ricadde la condanna alla ‘morte civile’ per essere rimasto in una nazione nemica allorché Napoleone invase la Russia. Vi venne ricollocato alla caduta dell’imperatore francese tra i primi atti della nuova Amministrazione comunale.
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Risulta che subito, il 23 marzo, la Commissione d’Ornato si sia attivata per far approntare un Arco in legno e tela nel Campo di Marte, onde giudicarne l’effetto. Il risultato dovette essere approvato come sostitutivo del precedente progetto, se il 30 luglio 1811 il Consiglio Comunale deliberò un indennizzo a favore di Giovan Battista Capitanio per i disegni da lui redatti nel 1808. A questo punto la vicenda tende a divenire un poco confusa riguardo alla collocazione del monumento; forse l’esperimento presso la Fiera, nella Piazza d’Armi, sottintendeva una sua collocazione in quel luogo piuttosto che presso Porta d’Osio, collocazione che comunque si ritenne poco idonea per la vicinanza della mole del Teatro Riccardi. Di fatto, dopo altri tentativi con il modello provvisorio, venne deciso di erigere l’Arco più di 200 metri fuori della Porta, accanto alla strada per Milano, accogliendolo in un ampio piazzale ad esedra a occidente della via, da realizzare, come avvenne, deviando la Roggia Colleonesca che vi scorreva accanto. Nei primi mesi del 1812, con Quarenghi ormai tornato a Pietroburgo, la direzione dei lavori della fabbrica venne assegnata all’architetto Giovanni Francesco Lucchini, che con Quarenghi era stato in contatto durante i mesi del suo soggiorno bergamasco, e che aveva stabilito con lui un rapporto di stima testimoniato dal dono di un disegno per il Palazzo di Alessandro a Carskoe Selo, oggi nelle raccolte dell’Accademia Carrara. Finalmente l’opera parve avere preso concreto avvio, e il 22 aprile 1812 il Podestà scrisse al Prefetto del Dipartimento del Serio segnalando che lo scavo delle fondamenta per l’Arco era ultimato, e dunque era necessario pensare alla cerimonia di posa della prima pietra (fissata per il 7 maggio), evento per il quale venne realizzata anche una medaglia commemorativa raffigurante nel recto il monumento (un esemplare si trova nel Medagliere dell’Accademia Carrara). Già in autunno però sorsero contrasti tra il direttore dei lavori e gli appaltatori della fabbrica (Zaverio Lucchini e Carlo Casanova), oltre al manifestarsi di problemi di stabilità dei muri lungo la via a causa della deviazione della Roggia. Ma a quel punto nelle vicende storiche l’astro napoleonico stava per ricevere un colpo colossale in Russia, e con esso anche le finanze del Regno d’Italia. La costruzione si arrestò al livello di circa metà dell’altezza dei piloni (circa 3 metri dai calcoli di Luigi Angelini6), e il costruito servì in occasione della visita a Bergamo del nuovo imperatore Francesco I d’Austria nel 1816 da fondamento di un Arco onorario provvisorio, che però non ricevette l’imperiale placet alla continuazione dell’opera, a differenza dell’Arco della Pace di Cagnola a Milano, e fu condannato alla demolizione.
6 Cfr. L. Angelini, Architetture di Giacomo Quarenghi in Bergamo…. cit., p. 14. 14
I lavori di smantellamento non dovettero comunque urgere. Nel 1820, mentre si poneva mano allo smontaggio del costruito, alcuni elementi già disponibili e di particolare pregio come i capitelli e le grandi lastre in marmo di Zandobbio del rivestimento vennero acquistati dalla Fabbriceria della gigantesca torre-campanile di Palazzolo sull’Oglio, ove in opera o in prossimità ancora sussistono7.
7 Si auspica che le ricerche in corso da parte di Giovanni Dotti dell’Archivio di Stato di Bergamo, che si ringrazia per le cortesi anticipazioni, portino all’identificazione di altri frammenti conservatisi. A lui si deve anche la curatela della mostra La vicenda del cosiddetto Arco di Napoleone a Porta Osio nei documenti dell’Archivio di Stato di Bergamo, tenutasi nella sede dell’archivio dal 3 luglio al 31 agosto 2017. 15
Alessio Cardaci
La vicenda dell’Arco a Napoleone dall’interpretazione dei disegni dell’architetto Al fine della comprensione di un disegno è importante studiare sia ‘il tempo della rappresentazione’ (la sequenza dei processi grafici che traducono il bianco del foglio in un insieme di segni che comunicano il progetto), sia ‘la rappresentazione nel suo tempo’ (la collocazione del disegno nella corretta area temporale al fine di leggerlo nel contesto culturale in cui è stato realizzato). Questi sono stati gli assunti su cui è stata impostata la ricerca brevemente riassunta in questo volume che ha riveduto alcune delle testimonianze grafiche dell’architetto Giacomo Quarenghi, rese tra il 1810 e il 1812 durante il suo soggiorno a Bergamo, per comprendere le vicende intorno al progetto dell’Arco sulla via per Milano. Uno studio che ha voluto far chiarezza su una vicenda mai adeguatamente approfondita a cui si è tentato di dare risposta attraverso un approccio interdisciplinare fondato sullo studio degli schizzi autografi e dei noti acquerelli, riletti alla luce della scoperta di inediti documenti integralmente riprodotti alla fine del saggio. Le figurazioni del Monumento sono, come citato da Angelini, “in misura ben poco consistente”: alcuni disegni custoditi presso la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, una immagine grafica dell’Arco nella sua versione con attico presso il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano e, infine, il famoso acquerello conservato al Cooper Hewitt Museum di New York1. Lo studio dei tre disegni della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo ha permesso di formulare delle ipotesi sul ragionamento progettuale condotto da Giacomo Quarenghi nel corso dell’iter creativo dell’Arco. La metodologia di indagine si è avvalsa di una interpretazione critica fondata sull’analisi dei segni, sia al fine della comprensione della costruzione dell’architettura intesa attraverso le tecniche di rappresentazione, sia per individuare – se esistente – una ‘regola compositiva’ attraverso lo studio degli ordini e il confronto con ‘citazioni colte’, in questo caso le suggestioni di Andrea Palladio. Il primo disegno analizzato è uno schizzo riproducente un Arco Trionfale dall’aspetto austero e maestoso e da alcuni studiosi indicato come ‘disegno preliminare’; gli autori, alla luce delle nuove consapevolezze, nutrono però alcuni dubbi. La rappresentazione infatti riproduce un Arco ad un fornice con delle semicolonne incassate di ordine ionico; le dimensioni molto ridotte e la raffigurazione di due donne, abbigliate come contadine russe, inducono a pensare che il disegno sia una generale riflessione, non specificatamente correlata all’opera a Napoleone. Il documento è comunque importante perché, pur non datato, con estre-
ma probabilità è antecedente al progetto per Bergamo ed è indicativo di uno studio preparatorio sulla tipologia dell’arco compiuta dall’architetto. Nello schizzo sono presenti diversi segni grafici a testimonianza di ripensamenti e/o valutazioni su possibili alternative: un tratto spesso e continuo ‘a riga e squadra’ è utilizzato per rappresentare gli elementi principali, un tratto leggero mette in evidenza lo schema compositivo, la costruzione e il rapporto tra le parti e, infine, un terzo segno – rapido, più impreciso perché a ‘mano libera’ – è adoperato per aggiunte e modifiche, specifiche varianti ad un’idea compiuta per comparare altre soluzioni. Lo schizzo riproduce una versione più grande dell’Arco, con l’aumento delle dimensioni in pianta del piedritto (forse anche negli alzati, pur se non rappresentati), se non addirittura un’estensione della sua ampiezza con l’adozione di uno schema a tre semicolonne e l’aggiunta di una ulteriore campata. Non si può non osservare come la figurazione grafica, nella sua versione ‘ridotta’ nelle dimensioni, si collochi perfettamente all’interno dei caselli daziari, come a voler sostituire gli antichi cancelli; una semplice coincidenza perché già nell’estate del 1808 è resa nota la decisione di realizzare l’Arco isolato ed appare poco credibile che Giacomo Quarenghi a San Pietroburgo fosse a conoscenza degli accadimenti minuti nella sua città natale. Il disegno comunque è un’importante dimostrazione di un interesse dell’architetto sul tema delle Porte Trionfali e su cui saranno basati molti dei successivi progetti. La struttura dell’Arco del ‘disegno preliminare’, guidata infatti da regole proporzionali che consistono nella ripetizione di un modulo quadrato suddiviso in tre parti, è la medesima di quella indicata in una schematica planimetria, sempre contenuta della collezione della Biblioteca cittadina, con la nuova costruzione isolata e centrata rispetto ai due edifici retrostanti (forse i Casini di finanza). Questo nuovo documento, con le indicazioni della larghezza della strada e la misura dell’Arco, indica la volontà di erigere il Monumento a pochi metri da Porta Osio (soluzione non adottata perché avrebbe dovuto fondare il fianco destro sopra la Roggia Colleonesca, ingrandire il ponte e coprire con un sistema voltato un lungo tratto del canale). L’opera sarà invece edificata più distante di circa un centinaio di metri, lungo la ‘strada Regia per Milano’, adottando “il disegno dell’arco del cavaliere Quarenghi, convenendo di seguire le regole classiche dell’architettura senza commettere un fatto irrimediabile”. L’alzato corrispondente a questa planimetria è, molto probabilmente, la riproduzione a penna e china conservata al Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano; in essa è dichiarata, con un raffinato tratto completato minuziosamente con eleganti elementi decorativi, una chiara soluzione con attico. Una rappresentazione di una Porta Trionfale, ad unico fornice contenuto tra due massicci piedritti scanditi da coppie di semicolonne con entasi2, realizzata per illustrare forse l’idea già compiuta nella mente dell’architetto ma non
1 I disegni descritti nel saggio sono riprodotti – sia in originale, sia nel ridisegno critico – nelle tavole nelle pagine successive. Lo studio non ha considerato altre rappresentazioni legate alla vicenda dell’Arco a Napoleone perché non direttamente attribuibili e/o riconducibili all’architetto Giacomo Quarenghi.
2 Citazione colta di Andrea Palladio il cui metodo è impiegato da Giacomo Quarenghi per il disegno delle colonne scegliendo, come il trattatista veneto di cui è profondo conoscitore ed estimatore, il rigonfiamento ad 1/3 dell’altezza del fusto. “Io sono solito far la Sacoma di detta gonfiezza in questo modo. Partisco il fusto della colonna in tre parti eguali, e lascio la terza parte da basso diritta a piombo, accanto l’estremità della quale pongo in taglio una riga sottile
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condivisa con la committenza (quindi non approntata per essere ultimata con la tecnica ad acquerello). Le scarse carte d’archivio non permettono di confermare l’ipotesi che sia la primigenia proposta progettuale, la prima di due soluzioni con attico, in seguito semplificata – non nelle dimensioni o nelle proporzioni, ma nelle parti accessorie e formali – forse per un contenimento dei costi. La maestria di Giacomo Quarenghi si evidenzia nei giusti rapporti tra le parti; l’Arco è inscritto all’interno di un quadrato di altezza pari alla lunghezza della base e ogni partizione architettonica (piedistallo, colonna, trabeazione, attico, ecc..) è derivata da un modulo pari a “un braccio di Milano”, corrispondente alla misura di 1/3 del quadro della volta. L’articolazione geometrico-proporzionale appare molto lontana dalla costruzione tradizionale dell’architettura di primo Ottocento, evidenziando un libero impiego degli elementi della costruzione e un utilizzo dell’alfabeto classico con un atteggiamento quasi manieristico, svincolato dalla sintassi degli ordini. Il progetto ha, infatti, liberamente attinto al lessico formale mescolando regole appartenenti a più stili: l’ordine ionico per il proporzionamento dei volumi e delle fabbriche principali, l’ordine toscano per i piedistalli e i fusti delle colonne, nonché per la trabeazione e le modanature3. Le membrature architettoniche, ispirate allo stile corinzio e composito, sono rappresentate prescindendo dalle regole proporzionali codificate dalla cultura architettonica neoclassica; esse sono infatti impiegate come apparati scultorei di ornamento e costruite su logiche geometriche semplici ed essenziali. Una caratteristica ben nota dell’architettura di Giacomo Quarenghi che appare con evidenza nell’ultimo documento grafico della Biblioteca Civica di Bergamo, forse il prospetto consegnato alla Municipalità il 2 marzo del 1812. In esso i capitelli delle colonne sono solamente indicati nella loro altezza come semplici cornici con all’interno, con un timido e leggero tratto a matita, decori appena accennati con ovuli e foglie di acanto. Il disegno ricopia la Porta Trionfale del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, in modo pressoché identico nelle geometrie ma semplificato negli abbellimenti, con in più sovraimpressa una variante con una soluzione timpanata (soluzione che sarà poi adottata, giustificata come più opportuna perché più imperiosa nella sua semplicità e più simile all’Arco di Augusto a Rimini e, certamente, economicamente più conveniente). La trasposizione con timpano centrale è successiva alla versione con attico, difatti le modifiche sono indicate da linee verticali a matita apportate su una base grafica più evidente a penna, come ad indicare la possibilità di tripartizione della cornice con due porzioni avanzate in corrispondenza delle colonne sottostanti; in sovrapposizione alla trabeaalquanto, lunga come la colonna o poco più, e muovo quella parte che avanza dal terzo in sù, e la storco finchè il capo suo giunga al punto della diminuzione di sopra della colonna sotto il collarino, e secondo quella curvatura segno; e così mi viene la colonna alquanto gonfia nel mezzo, e si rastrema molto garbatamente”. (Andrea Palladio, I quattro libri dell’architettura, cap. XIII, De’ cinque Ordini, che usarono gli Antichi, Siena, Alessandro Mucci, 1790). 3 La sintassi architettonica di Giacomo Quarenghi, qui riportate specificatamente alla vicenda dell’Arco a Napoleone, è alla base di un più ampio progetto di ricerca, coordinato dall’Università degli Studi di Bergamo, che ha beneficiato della preziosa collaborazione dell’arch. Davide Indelicato.
zione è disegnato un frontone triangolare posto a coronamento del sottostante arco a tutto sesto. L’eliminazione dell’attico e la conseguente arbitraria riduzione dell’altezza determinano, sia la perdita del ritmo dettato dalla giustapposizione modulare degli elementi, sia la mancanza dell’armonico proporzionamento tra la pianta e l’alzato della fabbrica. Le trasformazioni operate mantengono infatti immutate le dimensioni degli elementi operando esclusivamente una amputazione delle parti più elevate; non è quindi compiuto un ridimensionamento proporzionale dell’Arco che avrebbe dovuto avere inizio dall’adeguamento del diametro di imoscapo delle semicolonne, in ragione della nuova altezza, e quindi ricostruire l’intera fabbrica con nuovi rapporti modulari. L’eliminazione dell’attico con la sostituzione del timpano ha alterato i rapporti geometrico-proporzionali presenti nel primo progetto, in più unificando architrave e fregio, riconoscibili singolarmente solo perché separati da un’esile fascia orizzontale interrotta in corrispondenza del partito centrale. Un impoverimento della qualità architettonica resa evidente nelle ricostruzioni tridimensionali delle sezioni seguenti, in cui le restituzioni prospettiche evidenziano come, nella metamorfosi tra la prima e la seconda versione, imponenza ed eleganza si siano effettivamente perdute. Le valutazioni esulano comunque dagli obbiettivi di questo saggio il cui scopo è il fornire agli studiosi nuovi strumenti per la lettura del Monumento a Napoleone. L’acquerello del Cooper Hewitt Museum riproduce l’Arco nella sua ultima rielaborazione, rappresentato con grande cura nell’espressione grafica e con alta resa pittorica attraverso il sapiente impiego delle ombreggiature e la rappresentazione dei materiali. In esso è possibile comprendere con chiarezza non solo i rapporti tra gli elementi ma intendere le variazioni fuori dal piano di facciata: le sporgenze dei capitelli e della trabeazione continua nonché le rientranze dei bassorilievi. L’immagine svela particolari significativi non presenti nelle precedenti rappresentazione e consente la lettura delle colonne nella loro sequenza completa di base, fusto e capitello: il piedistallo regolare e continuo funge da unico appoggio per entrambe le semicolonne con fusto liscio e rastremato verso l’alto, con capitelli ben rappresentati nei decori che sorreggono la trabeazione. Tra le coppie di colonne è presente, a sinistra, un bassorilievo scultoreo rappresentante un’aquila con uno scudo al petto e, a destra, una edicola tamponata con coronamento architravato tra i capitelli decorazioni scultoree con ghirlande e fiori. I frammenti dei capitelli dell’Arco, nel 1820 venduti alla “Deputazione per la fabbrica dell’erigenda Torre” del comune di Palazzolo sull’Oglio e recentemente rinvenuti, hanno permesso di verificare l’esatta corrispondenza tra il disegno di Giacomo Quarenghi e il lavoro dei mastri scalpellini che li hanno realizzati. Essi sono stati concepiti in due parti, il concio superiore con le due volute e la porzione superiore della foglia di acanto centrale e, il concio inferiore con le foglie angolari che sorreggono le volute e la restante parte del canale fino al sommoscapo del fusto. Le osservazioni qui accennate sono esplicitate in modo più puntuale attraverso le reinterpretazioni grafiche proposte nella parte successiva. Un lavoro, allorché in parte ancora imperfetto, che ha certamente fatto chiarezza, sulla base di un approccio scientifico, su degli aspetti adombri del Monumento per la città di Bergamo, raccontato su supposizioni non suffragate da evidenze documentarie e archivistiche.
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sezione i
ricerche storiografiche La mostra si apre agli studiosi con delle grafiche descrittive della ricerca sull’Arco a Napoleone sulla via per Milano; un lavoro che ha avuto principio con la catalogazione sistematica e settoriale delle fonti edite e lo studio dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato e la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo. Una fase di avvicinamento alle vicende storico-culturali della città di primo Ottocento che, riordinate all’interno di un regesto basato su materiali poco conosciuti o in precedenza inadeguatamente approfonditi, ha permesso di dare risposta ad alcuni eventi confusi legati al Monumento, solo iniziato nella sua costruzione e mai portato a compimento. La prima sezione dell’esposizione assolve, quindi, alla funzione di guidare il visitatore alla scoperta del contesto politico e sociale che ha avviato alla costruzione del Monumento per Bergamo. Dai primi dibattiti sulla volontà – e sull’opportunità – di erigere un Arco Trionfale in onore del nuovo sovrano (Imperatore dei Francesi e Re d’Italia), al coinvolgimento – a vario titolo – di illustri architetti della regione sino alla decisione ultima di incaricare del disegno Giacomo Quarenghi. Le stampe grafiche identificano la porzione del territorio nel quale innalzare la nuova costruzione ed evidenziano come il Monumento stesso si connoti come un importante elemento di strutturazione e rigenerazione urbana, sino a condizionare l’espansione della città verso Milano; le tavole mettono in evidenza le
scelte – a volte imposte – per adattare l’opera al contesto e condizionate dalla presenza della roggia, dalla progettualità della nuova Strada Regia e, soprattutto, dall’esistenza dei caselli daziari e dalle limitazioni imposte dal loro ufficio. La figura di Giacomo Quarenghi è introdotta nel valore di architetto della corte degli Zar di Russia ma, in particolare, è descritta nel soggiorno nella sua città natale e nel coinvolgimento diretto nelle questioni dell’Arco. La fase conclusiva è inerente alle vicende del cantiere cominciato dopo il rientro dell’architetto a San Pietroburgo per quindi essere prima interrotto e poi smantellato. Sono qui raccolti e reinterpretati i materiali delle ultime conoscenze frutto del lavoro di indagine degli archivisti dell’Archivio di Stato di Bergamo e, in particolare, del dott. Giovanni Dotti. A lui si deve la ‘scoperta’ dei frammenti erratici dei capitelli e le ultimi ricerche sugli avvenimenti conclusivi legati alla vendita dei materiali impiegati per la costruzione (seppur parziale) dell’Arco alla “Deputazione per la fabbrica dell’erigenda Torre” del Comune di Palazzolo sull’Oglio.
nella pagina a fronte Regesto storico 21
un arco a napoleone
il luogo
Progetto di Leopold Pollack per un Arco Trionfale da erigersi in Bergamo in onore di Napoleone Bonaparte. (Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai). La decisione della Municipalità di Bergamo di erigere, nel 1805, un Arco Trionfale a Napoleone avvia ad un dibattito che coinvolgerà importanti architetti tra cui: Simone Elia, Carlo e Giovanni Battista Capitanio, Giovanni Francesco Lucchini e Leopold Pollack.
A sinistra: particolare della Mappa di Bergamo, località Campagnola, B. Sarzetti, Bergamo 1708 (conservata presso l’Archivio di Stato di Bergamo, AN, f. 4346, Corsini Andrea, 21.2.1709), con l’individuazione della Strada Regia per Milano e della Porta di Osio. A destra: particolare della Pianta della città e borghi esterni, G. Manzini, Bergamo 1816 (copia conservata presso l’Archivio di Stato di Bergamo), con l’individuazione della Strada Regia per Milano e del punto in cui sarebbe dovuto sorgere l’Arco a Napoleone.
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l’architetto, il progetto e il cantiere per la sua edificazione
arco di augusto a rimini
A sinistra: Giuseppe Poli, Ritratto di Giacomo Quarenghi, (Bergamo 1811) Palazzo Comunale. A destra in alto: Arco di Napoleone di Giacomo Quarenghi, ‘disegno preparatorio’, pianta e alzato, Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo. A destra in basso: Giuseppe Rudelli, Veduta del cantiere dell’Arco di Porta Osio (Giacomo Quarenghi, Architetture e Vedute, Electa, Milano, 1994).
Giacomo Quarenghi, Arco di Augusto a Rimini, acquerello a colori, mm 292 x 437. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage, Sezione Disegni, 10508 (Giacomo Quarenghi. Architetture e Vedute, Electa, Milano, 1994).
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arco per l’incoronazione dell’imperatore paolo i a mosca
arco di narva
Giacomo Quarenghi, Arco per l’incoronazione dell’Imperatore Paolo I a Mosca, Biblioteca Civica Angelo Mai, Album C, Tav. 33. L’Arco fu ideato per l’incoronazione del nuovo imperatore nel 1796, per l’architetto fu l’occasione per elaborare personali idee su questa tipologia monumentale.
Karl Beggrov, Arco di Narva (Narvskie vorota). La fabbrica progettata da Quarenghi fu realizzata in occasione del ritorno da Parigi della Guardia imperiale ed eretta all’ingresso della città di Pietroburgo, sul Viale di Narva (Narvskoe šosse), realizzata dapprima in legno (1814) e poi in pietra (1829).
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l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con attico)
l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con timpano)
Giacomo Quarenghi, Arco a Napoleone a Bergamo, Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano. Analisi delle parti e confronto nelle dimensioni.
Giacomo Quarenghi, Progetto di un Arco Trionfale per Napoleone a Bergamo, New York, Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum. Analisi delle parti e confronto nelle dimensioni.
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palazzolo sull’oglio
- veduta della città
palazzolo sull’oglio
- scorcio della torre del popolo
Restituzione grafica al tratto ottenuta dal ridisegno critico di una vista aerea del borgo storico (http://www.comune.palazzolosulloglio.bs.it/istituzionale/il-comune).
Restituzione grafica al tratto ottenuta dal ridisegno critico dell’immagine del borgo dalla Piazza del Castello (www.anmicologne.it/ monumenti/gallery).
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palazzolo sull’oglio
- elementi erratici dei capitelli dell’arco
In alto: Restituzione grafica ‘al tratto’ ottenuta dal ridisegno critico del capitello immaginato per l’Arco a Napoleone dall’arch, Giacomo Quarenghi nella sua ultima versione conservata al New York, Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum. Nella pagina a fronte: Restituzione grafica ‘al tratto’ ottenuta dal disegno critico dei frammenti superstiti dell’Arco documentati dalle foto del dott. Giovanni Dotti, archivista e studioso dell’Archivio di Stato di Bergamo. 32
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sezione ii
lo studio del disegno La seconda sezione dell’esposizione è dedicata allo studio geometrico e stilistico dell’Arco a Napoleone, riletto sulla base delle diverse versioni e riconsiderato alla luce del confronto con la soluzione di Leopold Pollack, unico progetto alternativo ad oggi conosciuto e anteriore al disegno di Giacomo Quarenghi. Una serie di disegni ‘al tratto’ caratterizzati dallo studio dei rapporti geometrici e del proporzionamento degli ordini che ha sottolineato la grande capacità dell’architetto nel ‘padroneggiare’ gli elementi della composizione. I disegni di archivio sono stati puntualmente ridisegnati con attenzione al fine di una restituzione fedele e veritiera, rappresentando sia le imprecisioni che i segni leggeri delle prime ipotesi poi abbandonate. Una base autentica ed essenziale sulla quale sono stati condotti gli approfondimenti necessari sulla figurazione geometrica dell’intero monumento, le analisi dei moduli di rapporto tra le varie parti costituenti la fabbrica, le valutazioni delle corrispondenze delle scelte attuate con i dettami delle regole di architettura. Le restituzioni, accostando alla stessa scala di misura tutte le riproduzioni oggi conosciute – pur nella differenza delle tecniche grafiche adottate –, hanno evidenziato come esista un unico progetto della Porta Trionfale. La comparazione tra le dimensioni, le considerazioni sui modelli e la scansione degli elementi architettonici hanno infatti permesso di affermare che, con la sola eccezione di piccole va-
riazioni nei decori, è unica e comune la ‘base’ su cui si sono costruite le diverse versioni, forse differenti nei dettagli perché destinate a interlocutori differenti. Le due soluzioni, con attico e con timpano, benché appaiano molto diverse sono strettamente legate tra loro; timidi segni su di uno schizzo permettono infatti di ipotizzare come una soluzione sia la semplificazione dell’altra che mantiene immutata la parte del basamento e delle colonne. Un approfondimento della ricerca più di settore, dedicata ad un pubblico cosciente dell’architettura e avvezzo alla lettura di elaborati più consoni al mondo delle costruzioni, che comunque riesce a comunicare la complessità e la raffinatezza del progetto dell’architetto Giacomo Quarenghi: l’Arco a Napoleone non è, dunque, una semplice costruzione ma un Monumento dal grande valore artistico ed emblematica espressione della cultura del suo tempo.
Nella pagina a fronte: Il ‘disegno preliminare’ di un Arco Trionfale (ridisegno critico e studio geometrco-proporzionale). 35
l’arco di napoleone di giacomo quarenghi
(versione con attico)
Analisi critica e restituzione grafica ‘al tratto’.
l’arco di napoleone di giacomo quarenghi
(versione con attico)
Analisi geometrico-proporzionale della composizione. 36
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l’arco di napoleone di giacomo quarenghi
(versione con attico)
Analisi sui moduli e confronto con la regola degli ordini di Palladio. 38
l’arco di napoleone di giacomo quarenghi
(versione con attico)
Analisi sui moduli e confronto con la regola degli ordini di Palladio. 39
l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con attico)
l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con timpano)
Analisi critica e restituzione grafica ‘al tratto’.
Analisi geometrico-proporzionale della composizione. 40
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l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con attico)
l’arco a napoleone di giacomo quarenghi (versione con timpano)
Analisi sui moduli e confronto con la regola degli ordini di Palladio.
Analisi sui moduli e confronto con la regola degli ordini di Palladio.
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l’arco a napoleone di pollack
Ridisegno critico, studio dei moduli e delle proporzioni e confronti con il progetto di Giacomo Qiarenghi. 44
sezione iii
ricostruzioni virtuali L’ultima sezione dell’evento espositivo si propone di favorire la cognizione spaziale dell’opera nelle sue plurime versioni. Una serie di grafiche ricche di immagini fotorealistiche che, grazie all’utilizzo di ricostruzioni tridimensionali per mettere in evidenza i volumi e gli elementi aggettanti, avvalorino nel visitatore la valenza architettonica del progetto di Giacomo Quarenghi sia nella sua impotenza, sia
nella sua eleganza. Il Monumento a Napoleone è stato immaginato sia isolato, al fine di valutarne l’armonia delle parti, sia in una ipotetica idea di collocazione, prima tra i caselli daziari, poi avanti ad essi. Una impossibile sovrapposizione tra le due soluzioni (con attico e con timpano) è stata in ultimo immaginata al fine di far emergere, con chiarezza, similitudini e differenze.
Nella pagina a fronte: La ricostruzione virtuale dell’Arco a Napoleone, nella due versioni, nell’ipotesi della sua collocazione davanti ai Casini di finanza. In basso: La ricostruzione virtuale dell’Arco a Napoleone dal ‘disegno preliminare’ nell’ipotesi della sua collocazione tra i Casini di finanza.
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A sinistra: La ricostruzione dell’Arco dal ‘disegno preparatorio’. Nella pagina a fronte: La ricostruzione dell’Arco dal disegno di Giacomo Quarenghi della Biblioteca Civica di Bergamo, con la sovrapposizione delle due versioni (con attico e con timpano).
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manca immagine
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A sinistra: ricostruzione dell’Arco dal ‘disegno preparatorio’. Nella pagina a fronte: Ricostruzione dell’Arco, dal disegno di Giacomo Quarenghi della Biblioteca civica di Bergamo, con la sovrapposizione delle due versioni (con attico e con timpano).
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l’arco a napoleone
(versione con attico)
In alto: gli alzati. Nella pagina a fronte: proiezione prospettiva. 50
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l’arco a napoleone
(versione con timpano)
In alto: gli alzati. Nella pagina a fronte: proiezione prospettiva. 52
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la mostra UN MONUMENTO PER BERGAMO Giacomo Quarenghi e l’Arco a Napoleone sulla via per Milano. Scuola di Ingegneria Università degli Studi di Bergamo dicembre 2017 – gennaio 2018 Le inedite vicende dell’Arco a Napoleone a Bergamo sono state presentate, per la prima volta, il 12 dicembre 2017, in occasione di una giornata di studi organizzata dalla Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo. I lavori, avviati dal prof. Giulio Mirabella Roberti, hanno avuto continuazione con gli interventi programati del dott. Piervaleriano Angelini – presidente dell’Osservatorio Quarenghi – con una riflessione sulle vicende legate alla costruzione del Monumento; del dott. Giovanni Dotti – archivista e studioso dell’Archivio di Stato di Bergamo – con l’illustrazione del contesto territoriale e delle fasi ultime legate allo smantellamento della fabbrica e al riuso dei ‘pezzi di cantiere’ per la costruzione della Torre del Popolo a Palazzolo dell’Oglio; del prof. Alessio Cardaci – dell’Università degli Studi di Bergamo – con la descrizione dei disegni rappresentanti il Monumento e gli approfondimenti su di essi condotti. Lo studio, documentato in una serie di pannelli di grande formato, è stato esposto – dal mese di dicembre 2017 al mese di gennaio 2018 – presso il foyer della Scuola di Ingegneria con un discreto successo di pubblico.
trascrizione di documenti e lettere Giovanni Francesco Lucchini, architetto Bergamo, 31 maggio 1805
Archivio di Stato di Bergamo - Dipartimento del Serio - Strade busta 1300
Descrizione del progetto di sistemazione dell’area fuori porta Osio (…) piano generale del pubblico passeggio e piano con elevazione del monumento alla gloria di Sua Maestà: (…) una strada parallela alla postale (…) circuita dal marciapiedi fornito di due linee di piante. (…) Saranno costrutti due casini ottagoni ad uso di bottega. (…) Nel mezzo vi è situata una vasca d’acqua di figura ovale, nel cui centro un piedistallo quadrato scolpito con bassorilievi. (…) Ai due lati opposti del piedistallo sono situati li due fiumi Serio e Brembo, sdraiati e versanti l’acqua dalle loro urne. (…) Alla sommità del piedistallo un globo sul quale sarà la statua della Fama in rame (…)
Leopold Pollack, architetto Milano, 15 giugno 1805
Archivio di Stato di Bergamo - Dipartimento del Serio - Strade busta 1300
Descrizione del progetto di sistemazione dell’area fuori porta Osio (…) passeggio pubblico che si dovrà stabilire fuori della porta d’Osio della città di Bergamo: (…) due stradoni carrozzabili e le vie per li pedoni (…) e fra questi il canale d’acqua in vista con l’aggiunto bosco di piante folte, intermezzato da tre piazzette, fra le quali quella di mezzo include un monumento rappresentante l’apoteosi del Re (…) 58
Descrizione delle opere per l’erezione dell’Arco Trionfale da costruirsi alla porta Napoleone in Bergamo Bergamo, lì 10 giugno 1808 di facciata non sarà meno in lunghezza di once 21 e di larghezza la inferiore non meno di once 21 e la superiore non meno do once 30. 10 – Le pietre per il piedritto sopra il cornicione saranno di tutta l’altezza dello stesso e in lunghezza non meno di once 24, di larghezza once 11. 11 – Il zoccolo dell’attico sarà di 1 solo corso, così pure sarà la base e la cornice della cimasa e le pietre di essi in lunghezza non saranno meno di once 24 e la base e zoccolo in larghezza once (da) once 12 a 15 e ciò per l’opportuno collegamento. La cornice superiore in larghezza non sarà meno di once 18, le fasce del medesimo saranno di 1 solo corso e li specchi, dove vanno le iscrizioni, saranno formati di 2 soli corsi di lunghezza non meno di braccia 3, cioé once 36 e di grossezza once 8. 12 – Li gradini superiori all’attico saranno di lunghezza once 30 e di larghezza non meno di once 15. 13 – La gradinata superiormente sarà coperta con grandi lastre di bievola, la lunghezza delle quali doverà coprire tutta la larghezza della superficie della medesima e di larghezza non saranno meno di once 24; sulle estremità saranno lavorate a smusso, in modo che stando sull’orizzonte, cioè abbasso, non saranno vedute e saranno unite ad incastro e come all’atto gli verrà indicato. 14 – Tutto il liscio delle facciate, fianchi ed interni dei passaggi sarà composto da pezzi perfettamente corsati in uniforme corrispondenza, della lunghezza non meno do once 20 e di altezza once 9 e di larghezza ossia piano non meno di once 10 a 18 e ciò per l’opportuno collegamento. 15 – Le pietre delli archivolti saranno di lunghezza (di) once 20 e di altezza in seraglia non meno di once 15 e di grossezza non meno di once 10; esse saranno lavorate regolarmente a seconda delli raggi portati dalle rispettive curve; l’archivolto poi sarà precisamente ripartito in cassettoni come al relativo profilo e con ogni esattezza eseguiti. 16 – Al di sopra delli archivolti vi si costruirà a rinforzo un secondo archivolto formato di quadrelli frivoli o di pietre piane di cava.
1 – L’intiera e perfetta esecuzione delli disegni marcati con le lettere, cioé: A la pianta, B la facciata esterna, C la facciata interna, D il profilo ossia spaccato, E il fianco, F l’esecuzione dello steccato ossia barriera davanti alli casini e ciò in tutto e per tutto come alli qui in seguito descritti capitoli e analoghi pubblici regolamenti e con tutte le relative operazioni sì descritte che non delineate, escluso però per ora l’ornato delineato sul fregio della facciata il quale non viene compreso nel presente appalto. 2 – Tutto l’esterno di detta opera, ossia tutto quello che é opposto alla luce, indistintamente sarà in vivo di pietra statuaria di Brembate o d’altra simile, oppure d’altra detta di Zandobbio e doverà essere questa bianca e senza tarlo, cioé senza macchia veruna o d’altra (di) migliore qualità e durezza, restando espressamente proibito l’impiegarvi pietre che che potessero dare indizio di non perfetta durata. 3 – Le pietre camminar devono a replicati corsi orizzontali e li pezzi di essi doveranno verticalmente falsificarsi l’uno con l’altro possibilmente per metà. 4 – Li zoccoli inferiori alli piedistalli saranno di un solo pezzo ed il restante zoccolo relativo sarà composto di pezzi in lunghezza non meno di braccia 2 e di larghezza once 10. 5 – Li piedistalli saranno di 3 pezzi per cadauno, cioé uno della base, uno del dado e l’altro della cimasa colli relativi accompagnamenti. 6 – Le colonne saranno formate da soli 5 pezzi, cioé la base di 1, il fusto di 3 ed il capitello di 1. 7 – L’architrave sarà in altezza di 1 solo pezzo ed in lunghezza li pezzi saranno non meno di once 22 e di larghezza di fronte a 16 (once) circa. 8 – Il fregio sarà pure in altezza di un solo pezzo, li pezzi del quale in lunghezza doveranno essere di once 20 e di larghezza non meno do once 9. 9 – Il cornicione sarà formato in altezza di soli 2 corpi, uno dall’architrave al gocciolatoio e l’altro dal gocciolatoio alla cimasa; nel corso superiore vi saranno intagliate le mensole; ogni pietra sulla linea 59
25 – Nell’elevazione di detto arco vi si metterà numero 16 chiavi di ferro trasversali, cioé 4 sotto l’imposta dell’arco maggiore, 4 sotto l’imposta dell’architrave e 4 sotto il cornicione e 4 pure sotto la cornice dell’attico e se ne metterà pure altre 4 al lungo del medesimo, cioé 2 sopra l’arco maggiore e 2 pure sopra il cornicione; le stanghe saranno occulte alla vista e formate da grosse pietre. 26 – Il mastice per l’unione dlle pietre sarà formato da calcistrucco e quello poi per le pietre in superficie orizzontale doverà essere formato con oglio e con tutti gli ingredienti occorribili alla solidità. 27 – Le pietre per le statue, bassi rilievi, capitelli e iscrizioni doveranno essere di pietra di Bottagino; quelle però delle iscrizioni potranno essere di quella di Zandobbio e doveranno essere eseguite e fregate ad uso di lustro. 28 – Le pietre tutte in distamente doveranno essere lavorate finamente a grana minuta formata a martella pontata acuta e li spigoli ben profilati e perfettamente diritti e quelle del zoccolo inferiore sarà lavorato a martella semplice e ciò con tutta la politezza e li rissalti ad aggetto doveranno essere perfettamente lavorati, ben profilati e perfettamente paralleli l’uno con l’altro e le unioni d’ogni pietra doveranno essere perfettamente eseguite in modo che non si conosca che una sola linea. 29 – I materiali per tutte le opere che compongono ques’impresa doveranno essere indistintamente della migliore qualità e perfettamente lavorati come sogliono fare li più esperti professori che s’intendono lavorare per la perpetuità. 30 – Qualunque difficoltà o dubbio avesse a nascere sulla spiegazione e delineazione dei capitoli e dei disegni doverà sempre essere inteso e interpretato a favore della solidità e perfezione dell’opera e l’appaltatore sotto starà a quanto verrà dall’architetto d’ufficio definito; al qual oggetto l’opera in generale doverà essere eseguita di pieno suo concerto. 31 – Tutte le dimensioni sopra accennate e le scale dei tipi sono a misura milanese; tutte le cornici poi della trabeazione ed ogni altra sarà all’abboccatore datto le sagome in grande, le quali doveranno essere perfettamente eseguite. 32 – Qualunque variazione o diminuzione o aggiunta sarà dall’appaltatore eseguita ed il prezzo da diminuirsi o da aumentarsi verrà fissato dall’architetto suddetto senza alcun riclamo.
17 – Per gl’ornati, cioé bassi rilievi e o aquila o globo con l’aquila e relative statue, così pure per quelli della barriera, doverà l’abboccatore farli eseguire allo scultore li modelli, li quali doveranno essere approvati dal signor podestà a dall’architetto d’ufficio prima che sia eseguita l’opera e daveranno essere regolati, corretti e variati al caso ed eseguiti da buoni e bravi scultori. 18 – Le pietre lavorate, specialmente quelle che sono isolate da due o più lati, cornicioni, basi piedritti, gradinate e tutte le altre almeno un corso sì e l’altro no e tutte quelle che all’atto pratico si crederà necessario dall’architetto d’ufficio, doveranno essere incambrate una con l’altra e ciò con tutte le relative operazioni. 19 – Il muro interno sarà lavorato a tutta perfezione e sarà formato da pietre piane di vena con malta fina formata da calce fresca e sabbia viva e piuttosto grassa che magra e passata per il cribio. 20 – I 2 pilastri di mezzo della barriera saranno composti da soli 5 corpi, 3 dei quali a 1 solo pezzo di pietra e 2 a 2 pezzi ciascuno per giusta metà e questi fra di loro legati con 2 forti cambre orizzontali; ciascun corpo sarà l’un con l’altro fermato da 4 chiavelle di ferro della grossezza di mezz’oncia in quadro e della longhezza d’once 5 infisse metà per parte. 21 – I 2 corrispondenti pilastri laterali saranno composti da 1 solo pezzo di pietra di tutta altezza e larghezza e della grossezza indicata dal disegno; ciascuna di queste pietre saranno possibilmente incastrate nel muro dei casini e assicurate da da 4 cambre forti di ferro nel muro medesimo e nella parte inferiore incastrate per 1 oncia nella bassa. 22 – La bassa poi sarà formata da pietra di Mapello o altra simile qualità e in soli 4 pezzi della larghezza uguale a quella dei pilastri e della grossezza di once 4 per lo meno; 2 pezzi serviranno di bassa alle 2 aperture laterali e 2 a quella di mezzo; ciascun pezzo si insinuarà sotto i pilastri per once 6. 23 – I cancelli di ferro per la barriera saranno eseguiti in tutto e per tutto a norma del disegno, posti in opera e assicurati con cardini, lame, serrature, chiavi, ramponi e ogn’altro accessorio che all’atto prattico verrà stabilito all’atto prattico per la solidità, simmetria e uso dei cancelli medesimi. I materiali tutti dell’attuale barriera rimarranno a beneficio dell’appaltatore. 24 – Le fondamenta saranno scavate fino sul fondo solido e per lo meno all’altezza di braccia 4 e costrutte con muro a scarpa ossia sporto al piede di once 8 cerca, formato e lavorato come sopra. 60
Giuseppe Sonzogno Podestà del Comune di Bergamo a Giacomo Quarenghi Bergamo, 18 dicembre 1810
che contiene alcuni rilievi fatti a riguardo del ripetuto Disegno. Se dall’esame poi le risultassero dei difetti tali, per cui sconvenevole cosa fosse il portarlo in esecuzione, sarebbe in tale caso soddisfatto il pubblico desiderio, s’Ella volesse darsi il pensiero di redigerne un altro, che lascerebbe in Patria un marcato monumento della sublime di Lei abilità nella professione liberale. Ed in mezzo a tutto ciò non posso però omettere dal farle presente, Sig. Cavagliere, la dispiacenza, in cui mi ritrovo, di non potere lasciare un libero campo ai rinomati di Lei talenti sulla occorribile spesa per una tal’Opera, mentr’essendo questa Superiormente sanzionata, deve press’a poco uniformarsi alla somma apparente nella Perizia di sovra accennata, ed anzi mi lusingo, ch’Ella vorrà meco convenire poter essere questa diminuita nei fregi; ritenendo però sempre la grandiosità d’un Disegno, cosicchè si abbia a conciliare la Maestà della Fabbrica colla pubblica economia. Aggradirò un cenno d’incontro; e intanto mi pregio d’attestarle, Sig. Cavagliere, la mia particolare distinta stima, e somma considerazione.
Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 cc. 138 r/v-139 Bergamo li 18 Xembre 1810 Il Podestà di Bergamo e Circondario Al Sig. K.re Giacomo Quarenghi al servizio di S.M. l’Imperatore di tutte le Russie Bergamo Umiliata al Trono, e benignamente accolta dal Sovrano la deliberazione del Consiglio Comunale di Bergamo, con cui è stata determinata l’erezione d’un Arco Trionfale alla Porta d’ingresso al Borgo S. Leonardo, fregiata dall’Augustissimo Nome di Napoleone, per conservare nella memoria de’ Posteri l’atto, mediante il quale S.M. l’Imperatore de’ Francesi ha accettato il Regale Scettro del Regno d’Italia, erasi da sceglere il più celebre, illuminato Architetto di quest’epoca per immaginarne la forma, e per delinearla in Disegno; ma si ritrovava discosto di troppo da questa sua Patria per non averlo potuto interpellare in proposito, ed indi ottenere, con quella sollecitudine che si conveniva, un progetto, che fosse degno vieppiù di quel sommo Imperatore, ed Eroe, cui è l’Arco dedicato. Fu forza quindi d’affidarne l’incarico ad altri soggetti, e fra alcuni Disegni stati allestiti si convenne d’accogliere quello dell’Architetto Ingegnere Sig. Giovan Battista Capitanio. Si è esperita più volte l’Asta, ond’appaltarne l’esecuzione, ma non è riuscito di trovare chicchessia, ch’abbia manifestato un’accettabile offerta. Questa frappostasi combinazione si rende ora propizia, poiché quivi giunto colla fama annunciatrice, dopo tant’Anni d’assenza, il Soggetto in discorso, ed eccolo il Lei Sig. Cavagliere, quest’Amministrazione Municipale avrebbe d’attribuirsi ad un imperdonabile svista, se non la pregasse a volersi degnare d’estendere le proprie osservazioni a siffatto Disegno, di rilevarne coi profondi suoi lumi le imperfezioni che talvolta contenesse, e di correggerlo nel migliore possibile modo. Si tratta di un’opera, che nell’eternare, come fu detto, la memoria del più grande Sovrano, e del massimo fra gli Eroi celebrati dalle istorie, ha da lasciare pur anche un contrasegno della divota riconoscenza di questa suddita Città di Lei Patria, ed io sono perciò nella ferma fiducia, che non se ne vorrà dispensare, anzi le inoltro i Tipi originali, la Perizia, ed un Foglio del Sig. Ispettore Stratico,
G. Sonzogno Il segretario G.A. Rosciati
Giuseppe Sonzogno Podestà (?) a Giacomo Quarenghi Bergamo, 18 dicembre 1810
del
Comune
di
Bergamo
Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 cc. 145r/v-146r/v Berg.o Li 18 Xbre 1810 Al Sig. Cavagliere Giacomo Quarenghi Architetto presso la Corte di S.M. l’Imperatore e Re di tutte le Russie Questo Comune ottenne da S.M.I e Re la grazia di poter erigere un monumento per attestargli la sua riconoscenza, e la sua devozione. Al compimento dei voti di questa popolazione mancava soltanto un Soggetto, e di cui talenti promettessero un Opera non indegna del grande Eroe, cui viene dedicata. Un fortunato accidente ricondusse Lei, Sig. Cavagliere, dopo
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d’ingresso al Borgo S. Leonardo, fregiata dall’Augustissimo Nome di Napoleone, per conservare nella memoria de’ Posteri l’atto, mediante il quale S.M. l’Imperatore de’ Francesi ha accettato il Regale Scettro del Regno d’Italia, se ne sono bentosto fatti eseguire alcuni disegni, ed è stato prescelto quello dell’Architetto Sig.r Gio. Batt.a Capitanio. Nel momento però in cui la Patria dopo tanti anni d’assenza, accoglie per alcuni giorni nel proprio seno la di Lei Persona, che cotanto si distingue nell’Architettura, si reputerebbe a demerito se non sottomettesse ai profondi sapienti di Lei riflessi, ed esami l’enunciato disegno colla mira che voglia avere la compiacenza di renderlo scevro di quelle imperfezioni che talvolta possono essersi nascoste, e che non isfuggiranno al certo agli occhj di uno fra i più illuminati dell’arte liberale. Egli è a questo scopo, Sig. Cavaliere, che io le rimetto in originale i tipi riguardanti il suddetto disegno e la relativa perizia, non che alcuni riflessi del Sig. Ispettore Generale Stratico, nella lusinga che si degni in fare d’esaudire una commissione, la quale non potrà che renderla grata al solo pensiero, che l’opera di cui si tratta è quella, ch’eternar deve la memoria del Massimo frà gli Eroi, e frà i Sovrani, non che quella di chi ha avuto parte al disegno dell’opera istessa. E se dall’esame le risultassero in cotale disegno esistere dei difetti, per cui disconvenevole cosa fosse il portarlo ad esecuzione, perché l’incorregibilità di questi, sarebbe in tale caso soddisfatto il pubblico desiderio, se ella si prestasse a redigerne un altro, corrispondente al voto del Consiglio, e che degno fosse dell’impareggiabile soggetto, al cui onore và ad essere innalzato, eternando così nella Patria il nome dell’Autore, la di cui fama è diggià abbastanza celebrata per insigni opere altrove esistenti. Non ommetto in questa occasione di farle presente, Sig.r Cavaliere, la dispiacenza, in cui mi trovo di non potere lasciare un libero campo ai di Lei rari talenti sulla occorribile spesa per una tale opera, mentre essendo questa superiormente sanzionata, deve presso a poco uniformarsi alla somma apparente nella perizia di sovr’accennata, ed anzi mi lusingo che ella vorrà meco convenire potere questa essere diminuita nei fregi; ritenendo però sempre la grandiosità di un disegno, cosicchè si abbia a conciliare la maestà del Monumento, colla pubblica economia. Aggradirò un cenno di riscontro, ed intanto mi pregio d’attestarle la distinta mia stima, e considerazione.
lunghi anni di assenza da questa sua patria la quale, mentre gioiva di aver dato alle belle arti un Genio si Distinto, era dolente di non averne sotto gli occhi un Opera per compiacersene in considerarla, e per aditarla anche con nazionale ambizione al Forestiere. Intreprete dell’animo de’ miei, e suoi Concitadini, Sig. Cavagliere, e secondando non meno gli impulsi dell’animo mio istesso non esitai a designarLa per un incombenza, che in se riunisce così rare circostanze. È questa il Disegno di un Arco Trionfale, o invece una Porta a foggia di Monumento da collocarsi all’ingresso della Città per la contrada, che già presta il Nome al Sommo Imperatore, e Re nostro. Il Governo nel permettere la erezione del Monumento limitò al Comune la spesa in Lire quarantamila Italiane. Mi spiace, che un maggiore assegno non lasci in tale occasione un più largo campo al di lei Genio! Sono esultante con i miei Concittadini e meco stesso di aver soddisfatto al loro, ed al mio desiderio offrendo a Lei, Sig. Cavagliere, una testimonianza, che la Patria deve all’eminenza de’ suoi talenti. Sarò ancor più esultante se Ella avrà la compiacenza di corrispondere a voti così giusti. Ella stessa deve pur qual figlio un pegno della sua virtù alla Patria, che a buon diritto lo domanda. Mi pregio, Sig. Cavagliere, di protestarle in particolar modo la perfetta mia stima, e considerazione.
Luigi Lochis Assessore del Comune Giacomo Quarenghi Bergamo, 18 dicembre 1810
di
Bergamo
a
Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 c. 141r/v Bergamo li 18 Xembre 1810 Il Podestà di Bergamo e Circondario Al Sig. K.re Giacomo Quarenghi al servizio di S.M. l’Imperatore di tutte le Russie Bergamo Umiliata al Trono, e benignamente accolta dal Sovrano la deliberazione del Consiglio Comunale di Bergamo, con cui è stata determinata l’erezione d’un Arco Trionfale alla Porta
Per il Podestà Lochis Savio 62
Giacomo Quarenghi a Giacomo Muletti. Bergamo, s.d. (ma fine febbraio-entro 2 marzo 1811)
incaricato dal Sig.r Cavaliere Quarenghi a consegnare al Sig.r Podestà il Disegno dell’Arco Trionfale da erigersi in onore di S.M.I. e R. di cui fu pregato con lettera di questa Podestatura del giorno 18 Dicembre 1810 n° 10681. A quest’effetto il Sig.r Muletti rassegna una lettera direttagli dal Sullodato Sig.r Cavagliere Quarenghi, che in copia si unisce al presente processo verbale. Il Sig.r Podestà incarica il Sig.r Muletti, come ha incaricato pure il Sig.r Girol.o Alessandri di fare i dovuti ringraziamenti al Sig.r Cavagliere, e di assicurarlo che la Patria nell’atto che esulterà per poter eternare alla memoria dei posteri, mediante un tale monumento il massimo frà tutti gli Eroi, sarà grata mai sempre al massimo frà gli Architetti, perché siasi compiaciuto di così elegantemente disegnarlo.
Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 c. 159 Eccole, carissimo Sig.r Muletti, li Disegni dell’Arco, che lo prego quanto mai di presentarli a chi questi aspettano, non essendo io nulla al fatto di queste cose, e la mi farà altresì sommo piacere di fare le mie scuse se questi non saranno forse riusciti tali quali da me s’aspettavano, oltre li miei limitati talenti aggiunga ancora la tristissima situazione in cui senza mia colpa alcuna mi trovo, che mi lusinga d’ottenere qualche compatimento, puol però assicurar tutti che la volontà vi è stata in tutta l’estensione del termine. Se a me fosse lecito dare un consiglio sopra la scelta, mi atterrei a quello segnato lettera B come il meno costoso, e più conveniente. Questo tiene all’Arco di Rimino innalzato ad Augusto, benché di tutt’altra proporzione, e benché destinato a un sì grande Imperatore, ed in luogo tanto cospicuo, e celebre, è però della più grande semplicità. Faccia sentire la mia estrema riconoscenza d’avermi creduto capace d’un tale incarico, e di cui mi tengo tanto onorato. La mi ami caro Sig.r Muletti, come l’amo, e lo stimo, e mi creda con tutta l’anima il suo amico il Cavaliere Quarenghi.
L. Lochis Podestà
Luigi Lochis Podestà del Comune di Bergamo a Carlo Capitanio Bergamo, 7 marzo 1811 Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 c. 158
Per Copia conforme all’originale stato esibito, poscia restituito al Sig.r Muletti.
Al Sig.r Carlo Capitanio Ingegnere d’Ufficio
Il Segretario di Podestatura G.A. Rosciati
G.A. Rosciati Seg.rio Verbale della consegna Quarenghi Bergamo, 2 marzo 1811
Il Podestà Li 7 Marzo 1811.
dei progetti di
Il Sig.r Cavagliere Quarenghi Architetto al Servizio di S.M. l’Imperatore delle Russie si è compiacciuto di rimettermi il disegno da esso lui fatto espressamente dietro mio invito per l’Arco da costruirsi in onore di S.M.I. e R. Napoleone nostro Sovrano. Io glielo rimetto in originale, perché ella voglia sull’appoggio del medesimo redigere, colla massima sollecitudine, la relativa perizia, e l’opportuna descrizione delle opere da eseguirsi. Ho il piacere di salutarla distintamente.
Giacomo
Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo, Archivio del Comune di Bergamo sezione 800, Fald. 170 c. 157 Bergamo li 2 marzo 1811. Nella Sala delle Sessioni
L. Lochis
Viene introdotto il Sig.r Giacomo Muletti, il quale si dice 63
Giovanni Francesco Lucchini, architetto ingegnere
indice
Bergamo, lì 12 agosto 1811 Minuta della verosimile spesa per la costruzione dell’arco trionfale da erigersi fuori della porta Napoleone (di Bergamo) in onore di sua maestà imperatore e re, secondo il disegno dato dal signor cavalier Giacomo Quarengo architetto. indicazione degli oggetti
01 Strato di pietre tagliate per orizzontare il piano quantità 147,1/2 quadrati superficiali valore parziale 5 £ importo totale 757,50 £ 02 Zocco di pezzi solidi sotto le colonne quantità 87 quadretti cubi valore parziale 35 £ importo totale 3045 £ 03 Detto (zocco) tra li spazi, parte con fronte verticale di grossezza oncie 9 quantità 65 quadretti cubi valore parziale 25 £ importo totale 1625 £ 04 Basi intiere e spazi misurati al contorno quantità 67 braccia milanesi valore parziale 15 £ importo totale 1005 £ 05 Cornice dell’imposta misurata al contorno quantità 39,2/3 braccia valore parziale 22 £ importo totale 872, 66, 6 £ 05 Fronte degli archivolti misurata sul contorno esterno quantità 34 braccia valore parziale 30 £ importo totale 1020 £ 06 Impellicciarure e soffitto dell’arco di grossezza oncie 8
importo totale 225 £ 13 Fregio di grossezza once 8 misurato lineare di contorno quantità 68,1/4 valore parziale 10 £ importo totale 682,50 £ 14 Cornice misurata sul contorno quantità 114,1/3 valore parziale 70 £ importo totale 8003,33,3 £ 15 Lastre 2 d’un pezzo solo per cadauna - in totale quantità 27 quadratti superficiali valore parziale 40 £ importo totale 1080 £ 16 Mensole unite ad un pezzo d’archivolto - per di più lavoro quantità 2 valore parziale 40 £ importo totale 80 £ 17 Zoccolo superiore misurato al braccio lineare quantità 46 valore parziale 12 £ importo totale 552 £ 18 Copertura di lavagne e colmo di pietra quantità 94 quadratti superficiali valore parziale 4 £ importo totale 376 £ 19 Muro dei fondamenti, con fronte di pietre tagliate, al
quantità 419,1/2 quadratti superficiali valore parziale 10 £ importo totale 4195 £ 07 Colonne angolari divise in tre pezzi nell’altezza numero 4 quantità 103,3/4 quadratti cubi valore parziale 45 £ importo totale 4068,75 £ 08 Dette (colonne) di mezzo divise simili - numero 4 quantità 97,3/4 valore parziale 45 £ importo totale 4398,75 £ 09 Capitelli considerati a compenso quantità 8 valore parziale 700 £ importo totale 5600 £ 10 Ornamenti dei festoni tra li capitelli sulle due fronti quantità 4 valore parziale 350 £ importo totale 1400 £ 11 Architrave nelle parti di larghezza braccia 1,8 misurato di contorno quantità 55 braccia valore parziale 20 £ importo totale 1100 £ 12 Detto (architrave) nelli spazi di larghezza once 9 misurato di contorno quantità 15 valore parziale 15 £ 64
corso d’acqua e riempimento totale quantità 1954 quadratti cubi valore parziale 2 £ importo totale 3908 £ 20 Volte solide di braccio con pietre piane unite quantità 144 quadratti cubi valore parziale 3,50 £ importo totale 504 £ 21 Ferramenta lavorata in cambre quantità 100 pesi valore parziale 6 £ importo totale 600 £ 22 Piombo in lamine e fuso quantità 150 pesi valore parziale 9 £ importo totale 1350 £ 23 Caratteri di metallo fusi bruniti a luce importo totale 300 £ 24 Pontaggi, cordaggi, barricate, recinto importo totale 3500 £ 25 Collocamento in opera delle pietre importo totale 8000 £ 26 Spese d’asta, registro e simili importo totale 800 £
SOMMA 59628, 49, 9 £ firmato Giovanni Francesco Lucchini, architetto ingegnere
8
Premessa Remo Morzenti Pellegrini
10
L’Arco a Napoleone a Bergamo: quattro architetti per un monumento mancato Piervaleriano Angelini
16
La vicenda dell’Arco a Napoleone dall’interpretazione dei disegni dell’architetto Alessio Cardaci
20
sezione i
34
sezione ii
46
sezione iii
54
la mostra
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trascrizione di documenti e lettere
ricerche storiografiche
lo studio del disegno
ricostruzioni virtuali
Finito di stampare per conto di UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO da Lubrina Editore di Bergamo nel mese di dicembre 2017