MAGGIO 2021
NUMERO UNO
Abisso
è una parola spaventosa e meravigliosa allo stesso tempo. Deriva dal greco ἄβυσσος (abussos) «senza fondo» Un luogo 'senza fondo' è un luogo oscuro dove si nascondono animali
sconosciuti. Come nell'abisso del mare. È anche il luogo dell'inconscio dove spesso si annidano altri tipi di animali,
mostri che nuotano indisturbati e influenzano con il loro movimento le increspature della superficie delle nostre acque mentali. L'abisso è il luogo dove la paura ci può far cadere se non la riconosciamo in tempo, se la lasciamo diventare un nuovo mostro che si tuffa ad alimentare il vasto mare interiore. Nietzsche diceva saggiamente che "SE SCRUTI A LUNGO IN UN ABISSO, ANCHE L’ABISSO SCRUTERA’ DENTRO DI TE". Tuttavia se non si trova il coraggio di affrontare e illuminare la paura, scoprendo spesso che i mostri sono solo ombre, non si può procedere verso una liberazione della propria vita. Un percorso che ogni adulto di riferimento dovrebbe intraprendere con la consapevolezza che non è possibile eliminare l'abisso interiore ma almeno renderlo innocuo per i giovani con cui ci si mette in relazione. Anna Venturino
DSA E STRESS Spesso per un bambino con DSA ci sono tempi di attesa
abissali tra il
momento del riconoscimento familiare, la diagnosi e l'individuazione di un corretto percorso scolastico: ciò provoca al bambino stesso un enorme sovraccarico di tensione emotiva e conseguente stress. Ultimamente si è posta attenzione sul fatto che lo stress possa rimodellare il cervello interrompendo la comunicazione a livello dei neuroni. Uno studio sul Journal of Neuroscience di Si-Qiong June Liu, professoressa di biologia cellulare e anatomia presso la Louisiana State University Health di New Orleans, ha evidenziato in esperimenti sui topi che un singolo evento stressante può causare cambiamenti rapidi ma duraturi a livello degli astrociti.
Gli astrociti sono cellule cerebrali con importante ruolo nella produzione dei messaggeri chimici o neurotrasmettitori. Lo stress sembrerebbe causare un allontanamento degli astrociti dalla sinapsi, il bottone di contatto tra due neuroni, interrompendo la comunicazione proprio dove avviene l'emissione dei neurotrasmettitori. In particolare la neuro-adrenalina, l'ormone dello stress, inibisce una via molecolare che produce la Glu A1, una proteina-recettore che serve per la comunicazione neuronale. Senza questo recettore gli astrociti non possono svolgere la loro funzione, perché lo stress ne influenza la struttura e la funzionalità proprio a livello di comunicazione neuronale.
Tornando all'importanza della tempistica intercorsa tra il riconoscimento e il
corretto supporto al bambino con DSA, si capisce quanto sia importante intervenire tempestivamente per evitargli un ulteriore affaticamento psico-fisico e conseguente peggioramento del rendimento scolastico e della sua condizione emotiva. Prevenire o cambiare queste modifiche neuronali indotte dallo stress può essere un modo per curarne gli effetti sul sistema nervoso poiché gli eventi stressanti possono favorire l'insorgere di disturbi neuro-psico-psichiatrici. In conclusione possiamo affermare che è necessario intervenire il prima possibile sul bambino con DSA per fare in modo che con l'utilizzo degli adeguati strumenti di supporto non si vada a gravare con ulteriore stress una situazione già difficile. Tiziana Bistolfi
DO NOT DISTURB A nessuno, oggi, verrebbe in mente guardandomi aggiustare gli occhiali sul naso, di dirmi: "vedo che hai un disturbo della vista". Eppure clinicamente è così che è definita la miopia. Ecco spiegato perché la legge 170/2010 ha deciso di tenere questa definizione. “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” Fortunatamente noi, che la legge la rendiamo azione e scelta concreta, possiamo fare un passo in più e lasciare che “Dsa” entri nel lessico quotidiano e nella nostra testa semplicemente come "stile personale". Ognuno di noi ha il suo.
A me non disturba il tuo, a te non disturba il mio! Cos'altro ci dice però questa importantissima legge? Ci viene sempre bene la questione della vista. Perché questa legge apre uno sguardo e chiede a scuola e famiglia di fare lo stesso. Quando vediamo una difficoltà dobbiamo cercare di capire da dove arriva o cosa nasconde. Sia come insegnanti che come genitori. E qui dobbiamo togliere aspettative, pregiudizi, convinzioni. Perché creano confusione. Capita di scambiare un Dsa per semplice svogliatezza. Oppure scambiare delle difficoltà per Dsa. Infatti stiamo parlando di
Stile Specifico di Apprendimento
Specifico perché legato specificatamente ad abilità di lettura, scrittura, calcolo e non è una questione di intelligenza. Apprendimento perché questo stile particolare emerge quando si è impegnati nel processo di apprendimento. Che si tratti di imparare a leggere o a tenere in ordine le proprie cose. È una fatica indipendente da intelligenza, problemi psicologici o educativi. Una volta che abbiamo visto questa difficoltà vediamo cosa ci dice di fare la legge.
Sono 9 gli articoli. L'art. 1 riconosce i Dsa come disturbi su base neurobiologia, in assenza di deficit intellettivi L'art. 2 indica come finalità della legge il successo scolastico e la diagnosi precoce L'art. 3 afferma chi fa la diagnosi e invita ad attuare interventi di aiuto quando si riscontrano difficoltà di apprendimento a scuola e di comunicare tempestivamente alle famiglie il da farsi L'art. 4 sancisce che le scuole devono garantire la formazione sui Dsa a scuola L'art. 5 stabilisce che per gli studenti con Dsa debbano essere previsti ausili didattici, come strumenti dispensativi e compensativi L'art. 6 definisce le misure per i familiari L'art. 7 contiene le disposizioni di attuazione
L'art. 8 è rivolto alle Regioni a statuto speciale e alle province autonome L'art. 9 indica le invarianze finanziarie
Il Miur ha poi fatto sua questa legge con il DM 5669/2011 che indica le linee guida sui Dsa. Ovvero le indicazioni ufficiali per realizzare interventi didattici individualizzati e personalizzati, e per utilizzare gli strumenti compensativi e le misure dispensative. Il tutto per garantire il diritto allo studio degli alunni con Dsa.
Tutto questo è traducibile con l'inizio di un percorso fatto di tappe importanti. Una volta riconosciuta questa difficoltà dovremo procedere a un approfondimento. Che porterà, forse si o forse no, a un accertamento attraverso una diagnosi che potrà essere eseguita sia privatamente che attraverso l'Asl. L'Istituto Superiore di Sanità indica che le figure specialistiche deputate alla diagnosi Dsa sono lo psicologo, il neuropsichiatria infantile o il logopedista. Poi la scuola,
insieme alla famiglia redige un Pdp, Piano didattico
personalizzato. Ma la strada non finisce qui. Le tappe nemmeno. Le soste neppure. E ancor meno le difficoltà. Conoscere per riconoscersi però è l'inizio di tutto. L'Associazione In tutte le direzioni è un'area di sosta, una struttura di accoglienza, un punto di informazioni strategico, perché oltre a ricevere le giuste informazioni è anche il luogo dove incontrare eccellenti alleati-tutor per fare del proprio stile un grandioso punto di forza. Buon "Do not disturb" a tutti e viva i diversi stili di apprendimento! Barbara Petracchi
INGLESE MENO OPACO Lo studio della lingua inglese può risultare particolarmente ostico per un ragazzo con DSA poiché è una lingua opaca: tecnicamente significa che “a ogni grafema corrispondono più fonemi. Questa tipologia di lingue si contrappone alle lingue trasparenti, come l’italiano, dove “si legge come si scrive”. Per questo motivo nella nostra lingua è possibile leggere o scrivere correttamente anche parole nuove, mai viste o sentite in precedenza. Nell’alfabeto inglese sono presenti 26 suoni, 45 suoni diversi della pronuncia e circa 150 modi per trascriverli. Questa ambiguità ortografica rende molto complesso l’apprendimento per gli studenti italiani in generale, e quelli dislessici in particolare (De Grandis, 2007)”. Ovviamente non bisogna perdersi d'animo, perché chiunque può apprendere l'inglese con buoni risultati, basta utilizzare le giuste strategie plasmandole sulla peculiarità dell'intelligenza dello studente. Ci sono vari tipi di approcci a seconda dell'età e della classe frequentata dall'alunno, anche se esistono linee guida generali per rendere accessibile un sano e rilassante apprendimento della lingua senza vivere l'ora di inglese o la verifica come un incubo. Le strategie vincenti sono: 1) entrare in empatia e conoscere il vissuto scolastico inerente alla lingua per aiutare lo studente a superare la frustrazione. 2) In classe parlare il più possibile in inglese accostando il linguaggio ad una routine che dia senso ai suoni facendoli corrispondere ad azioni e oggetti. 3) Controllare il lavoro domestico regolarmente e non supporre che “tanto lui/lei l'abbiano fatto con qualcuno”. 4) Non dare per scontate le acquisizioni precedenti, ma ripartire sempre con una veloce carrellata degli ultimi argomenti, giusto per riprendere il discorso interrotto la precedente lezione. 5) Programmare frequenti e cicliche ripetizioni e revisioni senza valutazione, per allontanare l'ansia da prestazione dello studente.
6) Utilizzare sempre la stessa terminologia in maniera sistematica, con l'aiuto di colori, forme e gesti per sollecitare la capacità cinestesica dello studente. 7) Introdurre un elemento nuovo alla volta, evitando lo “sprint di maggio”, periodo in cui purtroppo “ci si dà una botta”...e sappiamo di cosa sto parlando. 8) Attenersi al testo evitando voli pindarici e predisporre le verifiche esclusivamente con il lessico già studiato. 9) Puntare maggiormente sull'apprendimento di frasi, piuttosto che del singolo vocabolo. 10)
Non pretendere l'esposizione ragionata delle regole grammaticali: è
un ginepraio che manderebbe subito in tilt lo studente. 11)
Simulare preventivamente la verifica, strutturata sulla base degli
esercizi svolti in classe, per far acquisire sicurezza nello svolgimento delle procedure. 12)
Incoraggiare il lavoro di gruppo, il lavoro a coppie e
l'apprendimento solidale. Queste semplici e attuabilissime strategie sono efficaci per l'intera classe, non solo per i DSA, anzi aiutano a creare un ambiente di studio sereno, dinamico e di mutuo aiuto, facendo saltare a piedi uniti e tenendosi per mano l'abisso in cui i nostri ragazzi rischiano di sprofondare quando non si sentono all'altezza delle competenze richieste.
Luca Pisà
NON TRADIRE TUO FIGLIO
'se il bambino viene allevato in modo errato, l'intera umanità si perderà per strada' Osho 'The new child' è un testo di Osho poco conosciuto. Le librerie sono piene di libri di e su Osho, il controverso maestro spirituale indiano del secolo scorso la cui filosofia rivoluzionaria e innovativa è tutt'oggi fonte tanto d'ispirazione quanto di critiche. Non è questo il luogo per addentrarsi nei meandri del suo pensiero spirituale ma lo è sicuramente per fare conoscere questo testo in cui egli espone la sua teoria pedagogica e che è stato tradotto in italiano con il titolo provocatorio di 'Non tradire tuo figlio'. Dopo un excursus molto interessante sulla società a lui contemporanea, perfettamente adattabile alla nostra, Osho individua il fulcro delle nevrosi e dei problemi dei
bambini e degli adolescenti nel comportamento degli adulti. Gli adulti interferiscono in modo attivo e organizzato nello sviluppo della personalità del bambino imponendo fin dalla nascita schemi di comportamento omologanti e manipolatori. L'analisi di Osho è cruda ma lucida. 'Con l'istruzione razionale si uccide
la creatività dei bambini' sviluppando fortemente il funzionamento dell'emisfero sinistro, quello che presiede al ragionamento e alla tecnica, a scapito di quello destro, sede della creatività e spontaneità. Nella nostra scuola si insegna loro ad essere competitivi, più colti, più potenti, migliori dell'altro. Si diventa egoisti perché il successo scolastico è faticoso e i voti portano all'esclusione inconscia e sistematica di coloro che non riescono a stare al passo. Così solo alcuni, i più razionali, i più competitivi e, spesso, i più aridi spiritualmente e umanamente, entrano nella società e nel mondo del lavoro con un peso sulle spalle che soffoca la loro libertà, la loro gioia e la loro voglia di vivere.
La famiglia ha un ruolo fondamentale perché è dalla famiglia che parte la spinta all'omologazione. Secondo Osho la domanda fondamentale che un genitore dovrebbe porsi è se desidera un figlio omologato e magari di successo o un figlio felice. Se si ha abbastanza coraggio per desiderarlo felice, anche se diverso dalla massa, allora si sperimenterà la sola strada possibile, quella della libertà. Per imboccare questa strada, però, occorre la consapevolezza che la vita non è una ricerca del successo e del denaro ma una ricerca di felicità. A quel punto il genitore dovrebbe farsi da parte e lasciare libero il bambino e l'adolescente di sperimentare qualsiasi cosa desideri guardandolo da lontano e mantenendo un dialogo aperto. L'adulto non dovrebbe interferire se non quando il ragazzo ne richieda la presenza perché consapevole del supporto che gli viene offerto e della possibilità di coglierlo o meno a seconda della propria fragilità e della situazione. Osho sottolinea quanto sia importante per un ragazzo sbagliare, alzarsi, ricominciare. Sempre per cercare non ciò che lo rende più accettato ma solo ciò che lo rende più felice, celebrativo, in pace con se stesso. Da parte del genitore ciò richiede una fatica costante perché gli adulti sono il passato e come tale dovrebbero comportarsi ma tendono ad imporsi. Osho prosegue indicando come dovrebbe essere la scuola migliore per aiutare a sperimentare la propria natura. Una
scuola in cui i bambini 'non
dovrebbero essere costretti a sottomettersi a schemi ripetitivi'. Sottolinea come nelle classi 'dovrebbe essere introdotta più gioia' abbandonando tutta 'questa dipendenza dalla memoria'. L' apprendimento passa dalla emozione, dalla ricerca personale, dalla gioia 'di creare qualcosa di nuovo qualunque essa sia, una canzone, un dipinto'.
La scuola non dovrebbe essere una lotta per sopravvivere e per essere il più forte ma una celebrazione che prepara a entrare in sintonia col mondo. In questo anche il pedagogo Rogers, Maria Montessori e il nostro Maestro Rodari sarebbero completamente d'accordo. Osho entra ancora più nel dettaglio sostenendo che nel sistema educativo non dovrebbe esserci alcun esame ma solo osservazioni fatte costantemente dagli insegnanti durante l'anno. Nessuno è inferiore nessuno è superiore. Gli insegnanti dovrebbero essere solo assistenti che mostrano il canale giusto. Solo una guida che è tale in virtù di aver vissuto prima e sperimentato prima la educazione. Per questo dovrebbero sempre tenersi aggiornati e adeguare il metodo con cui indirizzano alle nuove tecnologie. Osho ricorda che una vera educazione estrae 'da te ciò che è nascosto". La parola educare, dice, viene dal latino educere, portar fuori, guidare dalla oscurità alla luce. Il solo compito dell'educatore, sia esso genitore, insegnante o adulto di riferimento, è quindi quello di aiutare il giovane a essere semplicemente se stesso. Anna Venturino
L’ALBERO DELLE LETTERE Questa volta abbiamo voluto scegliere una testimonianza che ci mostra quali emozioni e pensieri possano emergere se solo li osserviamo… dall’altra faccia della Luna! “Nella mia carriera scolastica ho incontrato molte persone e molti insegnanti che non hanno quasi mai capito la mia vera essenza e il mio vero talento: per esempio io ho una proprietà di linguaggio superiore a quella dei miei compagni e quando cerco di fare un discorso di senso compiuto, sì magari utilizzando dei paroloni, ma senza strafare vengo fermato oppure mi viene detto di concludere il mio discorso in poche parole. Questo a me dà molto fastidio. Un altro fatto che mi infastidisce molto è quando i professori (non tutti) partono dal presupposto che i DSA, sono dei “deficienti” che non capiscono o peggio che non hanno voglia di capire, io per esempio sono dislessico eppure leggo benissimo quindi a mio parere bisognerebbe conoscere ogni singolo caso e adattare di conseguenza. Io nelle verifiche tendo sempre a non volere aiuti o supporti perché ritengo di non averne bisogno.” F. C’è sempre un differente modo di guardare le cose, e il nostro punto di vista non implica una verità assoluta. Teniamoci aperti all’ascolto ed all’osservazione, che noi siamo insegnanti, genitori o alunni… e potremo scoprire molto più cose di quante ce ne aspettavamo… F. ci insegna!
AMICUS CERTUS IN RE INCERTA CERNITUR Si è sempre pensato che gli studi classici non siano per tutti, ma solo per un certo tipo di studente, molto diligente, motivato, determinato e ovviamente studioso, ma soprattutto non per ragazzi con DSA. Ma a noi le etichette, che viaggiano attraverso i secoli e si diffondono ovunque precludendo opportunità di crescita o terrorizzando molti giovani volenterosi che si vedono svanire possibilità solo perché ritenuti non-adatti, non piacciono.
Queste etichette decidono “chi” deve fare “cosa” o “dove” o “perché”, ma il danno più grave è che i nostri ragazzi già dalla prima infanzia vengono infarciti di appellativi o giudizi che, nel caso non siano proprio edificanti, finiscono per affossare ancora di più queste giovani vite che probabilmente stanno solo aspettando una carezza che le aiuti a spiccare il volo. Una parola, un consiglio non richiesto, un apprezzamento o anche solo un altro punto di vista che faccia loro prendere in considerazione che nella propria esistenza possono realmente fare tutto ciò che vogliono o perlomeno provarci come è giusto che sia. Il bellissimo motto che ho scelto nel titolo è una frase di Quinto Ennio che ci ricorda come il vero amico si riveli nelle situazioni difficili. La storia di cui vi voglio parlare oggi è un esempio di amicizia, stima, coraggio, determinazione, ma soprattutto libertà. Libertà di andare contro i luoghi comuni, libertà di credere che le possibilità che ci offre il futuro siano uguali per tutti e libertà di seguire la propria inclinazione.
Una persona qualunque, un supereroe della porta accanto, un'insegnante che può essere d'esempio per tutti noi quando crediamo di non riuscire a superare l'abisso delle difficoltà che la vita ci pone innanzi. La professoressa Cecilia Guerranti, docente di latino e greco presso il liceo classico Alessandro Volta di Colle Val d'Elsa in provincia di Siena, ha messo a punto un originale metodo per consentire ad una sua alunna, Marie Sophie Pansegrau, dislessica, di affrontare con successo gli studi delle lingue classiche e superare con risultati positivi l'esame di maturità. Le difficoltà di apprendimento di una lingua morta sono comunque molte per chiunque ma la prof. Guerranti ha intuito che “la riuscita o
l'insuccesso in queste materie non è legato alla dislessia”, spiega lei stessa, “dipende dal metodo d'insegnamento e spesso, purtroppo, i docenti non se la sentono di mettere in discussione un metodo di insegnamento collaudato o non hanno a disposizione strumenti formativi appropriati”. Guerranti ha messo in atto una didattica di tipo inclusivo durante la quale utilizza metodi che stimolano diversi canali di apprendimento, come ad esempio la LIM (lavagna interattiva multimediale), la lettura e registrazione dei testi classici secondo la giusta metrica e intonazione e la suddivisione del testo in diversi colori corrispondenti ai rispettivi sintagmi del periodo. Dopo cinque anni di duro ma proficuo lavoro l'eroica prof. è riuscita a mettere l'alunna nella condizione di superare le prove di maturità in modo soddisfacente.
Contattando con un anno di anticipo il MIUR è riuscita ad ottenere che il giorno delle prove il ministero inviasse il testo della versione in word in modo che la prof. potesse modificarlo colorando le diverse parti del discorso e dare allo stesso la tipologia grafica più adatta ai ragazzi con DSA (interlinea 1,5 e non giustificato). Dopo questo esperimento si potrebbe chiedere al ministero la modifica permanente dell'art. 22 dell'ordinanza ministeriale 257 del 2017 ed estendere anche ai ragazzi con DSA ciò che già è riservato agli studenti ipovedenti, cioè la facoltà per la scuola di modificare il testo in modo da agevolare la decodifica ai ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento. Lasciamo che tutti i nostri ragazzi spicchino il volo, non solo quelli che sono già ritenuti idonei: saranno loro a prendere in mano la loro vita se solo gli si tenderà una mano senza pre-giudizi. Luca Pisà
PAURA? SI GRAZIE La paura, così come tutte le emozioni, non è né buona né cattiva. Possiamo dire che è neutra. E’ una semplice risposta che il nostro corpo ha a uno stimolo esterno. Accade qualcosa, e il mio corpo emozionale risponde. Ma siamo abituati a vedere la paura come qualcosa di negativo, perché siamo convinti che ci renda deboli, irrazionali, instabili, nervosi, paralizzati, bloccati, vuoti di fronte alle decisioni da prendere, confusi… e cos’altro? Qual è la cosa che la paura scatena maggiormente in te?...Pensaci un attimo. Da questo punto di osservazione giudicante delle emozioni, spesso decidiamo che non le vogliamo vedere, né tantomeno mostrare. Le teniamo
nascoste e le ricacciamo giù, per paura che diventino troppo grandi e che non possiamo gestirle, per paura che possano prendere il sopravvento su di noi. Ma quando non poniamo la nostra attenzione su qualcosa, questo qualcosa non smette magicamente di esistere: la paura rimane a un livello inconsapevole e serpeggia libera e sottile tra le pieghe della nostra anima ad un’intensità molto bassa e continua, e prendendo il nome di Ansia, o Stress.
Questi due tipi di paura inconscia possono diventare molto pericolosi: se lasciati ad un livello nascosto, condizionano la nostra vita senza che noi ce ne rendiamo conto. Nella realtà, quando siamo consapevoli delle emozioni che arrivano, e ce ne prendiamo cura, esse non possono diventare più grandi di noi, né farci del male. Se osserviamo la paura da un altro punto di vista, possiamo infatti notare come essa sia un’importante fonte di informazioni, che ha molte volte salvato la vita ai nostri antenati ed ha permesso l’evoluzione della nostra specie, indicandoci i pericoli, misurando i rischi, concentrando l’attenzione, trovando soluzioni nuove, essendo curiosi, insegnandoci a muoverci nella vita in maniera non lineare, sviluppando la creatività, evitando i disastri, imparando a creare dei piani, essendo precisi e accurati, presenti e stabili, creando cose che mai fossero esistite prima…Da questo momento in poi hai un altro modo di guardare alla paura, e quando ti capita di sentire la Paura bussare alla tua porta con quelle tipiche sensazioni che parlano solo a te, forse ti sudano le mani, forse il tuo cuore inizia a palpitare, forse senti freddo alle estremità, e brividi in tutto il corpo, forse il tuo corpo è congelato e ti senti rigido e tremante, forse ti si asciugano le labbra e la salivazione scompare… allora, proprio in quel momento, puoi rivolgerti direttamente alla tua Paura, e semplicemente salutarla: “Ciao Paura!”. Aspetti un attimo, lei forse sarà spaesata, e poi aggiungi “Quale informazione hai per me oggi?” e ascolti cosa ti racconta. In questo modo la Paura diventerà una tua alleata nel percorrere la vita, fornendoti strumenti per navigare nella tempesta, e potrai affrontare le esperienze che ti si pongono davanti con una rinnovata leggerezza e nuove capacità. Le emozioni sono qui per portarci preziose informazioni, non per farci del male. E noi esseri umani siamo stati creati per provare emozioni! Quindi, paura? Sì, grazie. Sara Parisi
Strumenti compensativi: una mappa per non perdere la bussola! Si parla spesso di strumenti compensativi ma spesso non vengono proposti correttamente o non ne viene insegnato il vero scopo e utilizzo. Questo è un esempio di come si possano dare delle informazioni in modo sintetico e chiaro per non perdere mai la bussola di quello che si desidera ricordare. In realtà questa è una mappa molto ricca di informazioni, una mappa che, se trattasse un argomento didattico, potremmo definire ‘di studio’.
Questa, per esempio, è una mappa di geografia….
Redazione
intutteledirezioni.rivista@gmail.com
Anna Venturino, tutor specialista per le diverse intelligenze, Laureata in Filosofia e in Egittologia, Master in formazione, amante delle lingue morte; ne ucciderebbe una pur di studiarla. neferseshen@gmail.com Barbara Petracchi, Laureata in Giurisprudenza, mediatrice familiare, litiga facilmente per poter dimostrare che il conflitto è una grande risorsa. barbara.petracchi@gmail.com Luca Pisà, tutor specialista per le diverse intelligenze, Laureato in Lingue e Letterature straniere, amante della natura e del vivere olistico, studia Yoga da anni ma non sa ancora levitare. pisacco.luca@gmail.com Sara Parisi, counselor energetica specializzata in intelligenza emozionale, laureata in Architettura e Feng Shui, è in relazione d’amore con tutti gli spazi: ristruttura anche quelli più bui dell’anima! info@saraparisi.it Tiziana Bistolfi, Laureata in Biotecnologie, ama le scienze ed è appassionata di cromosomi e geni, non ha ancora capito che non vivono nelle lampade. tiziana.bistolfi71@gmail.com
Ringraziamo
i nostri ragazzi che hanno ispirato questo
progetto e Savona Centro Studi per la collaborazione.