Punti di (ri)vista numero 2

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AGOSTO-SETTEMBRE 2021

NUMERO DUE/TRE

Inclusione

Inclusióne s. f. [dal lat. inclusio -onis]. – 1. a. L’atto, il fatto di includere, cioè di inserire, di comprendere in una serie, in un tutto (spesso contrapp. a esclusione) In ambito scolastico, per anni, l’obiettivo della strategia didattica è stato non la inclusione ma la integrazione, cioè il coinvolgimento delle persone con disabilità nel tentativo di permettere loro di fare le stesse cose degli altri ed allo stesso modo. Ora si inizia a comprendere che occorre lavorare per l’inclusione cioè trovare una strategia finalizzata al coinvolgimento di tutti gli studenti, con l’obiettivo di valorizzare al meglio il potenziale di apprendimento dell’intero gruppo classe. La persona con una diversità diventa così un arricchimento per lo sviluppo cognitivo e didattico dell’intera classe, nonché un modo concreto di acquisire competenze sociali. In particolare riferimento ai ragazzi DSA, spesso nelle leggi erroneamente assimilati ai disabili, la loro inclusione permette di sfruttarne le peculiari caratteristiche ed aiutarli ad aumentare la propria autostima trovando la giusta collocazione nelle dinamiche del gruppo. Anna Venturino


DIDATTICA PERSONALIZZATA O DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA...THAT IS THE QUESTION! Il PDP (Piano Didattico Personalizzato) è un progetto con una strategia per rendere efficiente ed efficace l’insegnamento del docente all’allievo con un diverso stile di apprendimento. È come un libretto di istruzioni del bambino/ragazzo che descrive come farlo “funzionare” al meglio grazie ai suoi incredibili punti di forza. L’insegnante ha in mano uno strumento per aprire a nuove metodologie didattiche che risultano essere un vantaggio per tutti, perché è con gli altri che s’impara. Questo si inserisce all’interno di una didattica su misura che deve corrispondere alle reali esigenze dell’alunno e della classe. Ovvero una didattica personalizzata e individualizzata.

Personalizzata significa, in base alla legge 53/2003 e dal Dlgs 59/2004, che calibra l’offerta didattica e le modalità relazionali sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali, soprattutto sotto il profilo qualitativo.

Individualizzata consiste poi nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio. Attività che potranno essere realizzate in modo flessibile, con lavoro individuale in classe o in altri momenti individuati dagli insegnanti. Come far andare d’accordo questi due aspetti che non sono sinonimi e che anzi sembrano stare in contrasto? Grazie agli strumenti compensativi e alle misure dispensative che sono l’espressione concreta di come si dovrebbe declinare il lavoro dell’insegnante.


Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o trovano una modalità più adeguata nell’abilità in cui l’alunno ha difficoltà, senza tuttavia facilitare il compito dal punto di vista cognitivo. Le misure dispensative sono interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni che risultano solo difficoltose senza migliorare l’apprendimento. Per esempio è inutile far leggere a un alunno dislessico un lungo brano ad alta voce davanti a tutta la classe perché questo esercizio non migliora in alcun modo il suo apprendimento. Un approccio integrato che prevede una didattica individualizzata e personalizzata insieme, crea le condizioni ottimali per lo studente con difficoltà di apprendimento, permettendogli di vivere in un contesto didattico e socio-educativo oggi meno discriminante e meno sfavorevole, un domani del tutto egualitario, stimolante e

inclusivo. La legge 170/2010 vede gli alunni come protagonisti del loro apprendimento e costruttori del loro progetto di crescita, con la regia degli insegnanti e un patto forte scuola-famiglia. Questa è la meta indicata, il percorso che la legge illumina…. siamo su un sentiero che non è ancora strada o autostrada o viale alberato. Occorre l’impegno di tutti a fronte della consapevolezza e della conoscenza. Infatti la legge si nutre di conoscenze pedagogiche e di una visione a cui tendere, poi dà dei paletti dentro i quali costruire spazi di apprendimento nutrienti e adeguati. Non sorprendiamoci se il lavoro più duro è nelle mani di chi deve trasformare la legge in azioni e scelte concrete. Ovvero in tutti noi che siamo qui a imparare e confrontarci.

Barbara Petracchi


L'IMPORTANZA DELLA SPECIFICITA' DELLA DIAGNOSI Oggi la dislessia è un disturbo sempre più indagato e seguito a livello pedagogico. Talvolta questa attenzione può portare ad un eccesso di diagnosi che può generare errori nella scelta delle terapie e strategie, identificando come dislessia altre problematiche di apprendimento o difficoltà nei compiti di tipo motorio. In Italia, come evidenziato da uno studio del dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano - Bicocca, la percentuale di persone con dislessia oscilla tra il 3 e il 5 % della popolazione. Per individuare i deficit presenti contemporaneamente nella dislessia, il gruppo di ricercatori ha utilizzato test comportamentali e la risonanza magnetica funzionale. Lo studio è stato effettuato su due gruppi di adulti: uno con problemi di dislessia e uno neurotipico. Tale ricerca ha evidenziato i limiti di studi precedenti effettuati solo con test comportamentali. La nuova ricerca vede l'utilizzo combinato di test comportamentali specifici e risonanza magnetica funzionale: questo ha permesso di

analizzare le dinamiche cerebrali dei pazienti dislessici individuando aree del cervello che si attivano durante la lettura. E' emerso chiaramente che entrano in gioco aree cerebrali diverse rispetto ai soggetti con una adeguata capacità di lettura, evidenziando pertanto sistemi di compensazione che il cervello mette in atto ma che non sono sufficienti per ottenere una lettura fluida. Lo studio ha sottolineato che i soggetti dislessici non avevano difficoltà nello svolgere compiti solo di tipo uditivo, ma faticavano in quelli fonologici dove si doveva recuperare il suono da uno stimolo visivo. I risultati di questo gruppo di ricercatori aprono nuove frontiere sul futuro della riabilitazione, in particolare attraverso la sperimentazione della neuro-modulazione del cervello in caso di dislessia, affiancata dalla logopedia per enfatizzare strategie di rinforzo atte a creare corrispondenze tra suono delle parole e simboli ortografici..


Oggi oltre ai metodi già utilizzati esistono sistemi sempre più specifici che possono essere utili in presenza di DSA (NE PARLEREMO IN UNO DEI PROSSIMI NUMERI!): ad esempio il metodo Tomatis, che rieduca la capacità uditiva e il metodo Feldenkrais, un processo di apprendimento individuale basato sulle sensazione del proprio corpo che influisce sulla maturazione del sistema nervoso. Pertanto possiamo capire quanto la specificità di una diagnosi sia importante per poter intraprendere il percorso più utile e consono per ogni singolo individuo al fine di raggiungere la più adeguata riabilitazione. Un adeguato percorso riabilitativo unito all'utilizzo degli specifici strumenti compensativi permettono allo studente una migliore inclusione nella sua realtà scolastica. Tiziana Bistolfi


QUANDO L'INCLUSIONE DIVENTA REALTA' Spesso in ambito scolastico o più genericamente educativo si parla di INCLUSIONE senza che questa diventi effettiva. Letteralmente l'inclusione rimanda all'idea di “inserire”, “comprendere” in una serie o in una realtà già consolidata, rendendo quindi l'individuo che si vuole includere, membro effettivo di questa comunità. L'inclusione di uno studente in un gruppo già esistente, porta con sé sempre alcuni rischi, poiché il senso di appartenenza è uno stato mentale che si costruisce gradualmente e con ripetute prove e conferme da parte della collettività in cui ci si vuole inserire e spesso passa attraverso la condivisione di esperienze (sia positive sia negative) che trasformano il sentire del singolo in sentire comune. La percezione di essere protetti e incoraggiati dal gruppo dovrebbe essere l'obiettivo principale che noi educatori perseguiamo per i nostri ragazzi, così da renderli più autonomi e consapevoli nell'affrontare gli eventuali problemi che naturalmente accompagnano la crescita dei giovani. Possiamo includere uno studente fragile in una classe dove

vengano comunque rispettate le sue peculiari caratteristiche, senza però che questi si senta realmente accettato o semplicemente capito. La scuola oggi ha diversi mezzi a disposizione per rendere l'apprendimento alla portata di tutti e per far sì che ogni studente si senta equamente supportato e che ciò gli consenta di vivere serenamente la sua VITA scolastica, come è giusto che ognuno possa fare. Questa estate la nostra associazione ha avuto la possibilità (oserei definirlo il dono) di poter concretamente partecipare ad un progetto che rendesse reale questo obiettivo.


L'Istituto Comprensivo di Quiliano ha stipulato una convenzione con noi per far sì che prendessimo parte al “PROGETTO ESTATE” occupandoci di organizzare un laboratorio simpaticamente chiamato “Gli attrezzi dell'esploratore” per introdurre i ragazzi con DSA o BES all'utilizzo degli strumenti compensativi informatici per la costruzione di mappe mentali e di studio. L'utilizzo delle mappe è fondamentale per uno studente con DSA (o BES) ma spesso nessuno insegna ai ragazzi a crearle, né tanto meno ad utilizzarle correttamente, privandoli di un supporto preziosissimo. La scuola di Quiliano si è mostrata all'avanguardia volendo mettere a disposizione aule, insegnanti e computer per dare a chi ne ha bisogno la possibilità di imparare e crescere sviluppando autonomia nello studio. Questa è il tipo di inclusione di cui abbiamo bisogno: un'azione concreta dove mettere a disposizione dei ragazzi dei professionisti (scolastici ed extra-scolastici) che diano loro i mezzi per rendersi autonomi, competitivi e sereni nell'affrontare le difficoltà nello studio. Il laboratorio è stato un successo sia dal punto di vista prettamente tecnico poiché i ragazzi hanno imparato a mettere insieme i pezzi di una mappa ed usarla, sia dal punto di vista umano nel constatare la loro soddisfazione vedendosi capaci di elaborare autonomamente uno strumento che sarà utile per tutta la loro carriera scolastica. Un particolare grazie va alla dirigente scolastica, agli insegnanti presenti e al personale non docente che tutti insieme hanno reso possibile questa proficua esperienza, e soprattutto ai ragazzi della primaria e della secondaria che hanno partecipato con entusiasmo, ponendo le fondamenta di un metodo di studio che speriamo possa rendere la loro inclusione sempre più efficace. Luca Pisà


Gli STRUMENTI COMPENSATIVI Gli strumenti compensativi sono tutti quegli strumenti che vengono utilizzati per aumentare un potenziale che il ragazzo già possiede. Infatti sono da considerarsi come espansioni che supportano un eventuale carenza della già attiva capacità cognitiva. Esattamente come un paio di occhiali forniscono a un miope la base mancante, ma certo non sostituiscono il ruolo attivo che egli deve avere nella attività della vista, allo stesso modo una mappa concettuale non sostituisce l'attività che il ragazzo DSA deve mettere in gioco per usarla. Sottolineo soprattutto questo aspetto perché è sicuramente quello più sentito in ambito didattico sia dagli stessi ragazzi che dai docenti che con questa obiezione spesso devono scontrarsi. È un importantissimo passo avanti come tutor o insegnante comprendere che gli strumenti compensativi e dispensativi non devono essere visti come elementi di discriminazione ma al contrario di inclusione. Se un bimbo non vede bene lo faccio sedere ai primi banchi e gli permetto di indossare gli occhiali di cui necessita, se un altro ha bisogno di usare un PC per scrivere dovrebbe avere lo stesso semplice trattamento di appoggio. Nella nostra esperienza di tutor vediamo spesso genitori e insegnanti preoccupati di come gestire le varie necessità all'interno del gruppo classe. A nostro parere l'atteggiamento iniziale dell'insegnante è fondamentale. Un insegnante che propone in maniera chiara le necessità di ogni membro del gruppo e istituisce poche regole chiare e condivise farà sì che i ragazzi mettano in gioco la loro naturale tendenza alla socializzazione. Altra cosa importante è quella di rendersi conto come insegnante che le metodologie adottabili con i ragazzi dsa sono adatte a tutti i membri della classe. Spesso i ragazzi dsa sono molto bravi in attività trasversali, quali l’informatica o il disegno, per esempio.


Invitare i ragazzi dsa a passare le proprie conoscenze informatiche ai compagni è un modo stimolante per omogeneizzare il gruppo classe e rendere ognuno consapevole dei propri 'superpoteri'. La produzione delle mappe concettuali per esempio è un ottimo sistema di ripasso e permette a tutti di accedere alle stesse fonti di appoggio. La sola diversità starà nel fatto che durante le verifiche e le interrogazioni i ragazzi dsa potranno usarle. Questo va chiarito subito con il gruppo classe. Altro punto fondamentale è la scelta degli strumenti compensativi. Proprio come le lenti di un paio di occhiali vanno scelti in modo personalizzato. Ogni ragazzo, anche se ha diagnosi simile ad altri, ha un proprio modo di apprendere e un proprio canale preferenziale. Non sempre ciò che sembra lo strumento più ovvio è quello adatto. Se il ragazzo non ha ancora acquisito autonomia nell'utilizzo del PC per esempio può essere frustrante imporne l'uso in solitaria. Occorre saper gestire eventuali problemi al software, blocchi, problemi di stampante. Allo stesso modo se un ragazzo non è ancora abile nel costruire le mappe concettuali autonomamente è controproducente fornirgli mappe già fatte. Mille sarebbero gli esempi. La personalizzazione degli strumenti compensativi è quindi la principale attività da fare con i ragazzi dsa per renderli autonomi sotto ogni punto di vista. Anna Venturino


PER FARVI GIRARE LA TESTA….


NON DIMENTICARTI DI INCLUDERE TUTTE LE PARTI DI TE! Siamo fatti di parti. Ma ognuna di queste parti non può, da sola, definire il tutto che sono. Essa rimane sempre una parte. Ci sono parti di me che sono accoglienti, amorevoli, centrate, equilibrate, in pace, e ci sono parti di me determinate, combattive, spingenti. Magari esiste una parte di me in chiusura, piccola, paurosa e sfiduciosa, o una parte di me invidiosa e competitiva. Se voi conosceste solo una di queste parti di me, come mi definireste? Che impressione avreste di me? Probabilmente un’impressione incompleta. Perché non posso essere sempre gioios* e fiducios*, così come non posso sempre essere invidios*. Sono solo alcune parti di me. Ciò che mi definisce è l’insieme di tutte queste piccole sfaccettature che compongono la mia intera luce, che, osservata attraverso un cristallo, mostrerà infine i miei mille colori. Quando viene fatta una diagnosi ciò che si va a cercare è una specifica parte di me, che soggetta a un determinato stimolo, risponde in una data maniera. Questo non definisce tutt* me. Ricevere una diagnosi di Dsa non implica essere “divers*”, “inferiore” o altro. Ho ancora tante altre parti che possono essere espresse ed in cui posso ricordarmi di farmi conoscere. Magari sono anche particolarmente intuitiv*, magari so creare delle connessioni tra cose molto distanti, magari so guidare un gruppo e trascinare gli animi, magari sono timid* ed anche molto creativ*…


Ecco che osservare una cosa, una persona, una situazione da una sola parte, crea separazione. E ci ricorda che ne esistono altre (parti) ancora non viste, ci suggerisce che infine è l’integrazione di tutte queste (parti) a permetterci di conoscere veramente quella cosa, quella persona, quella situazione.

Così anche una classe di studenti sarà tanto più sfaccettata e performante quanto più sarà variegata e ricca di individui unici, che portino il proprio superpotere per includerlo nel tutto (la classe). Un cristallo attraversato dalla luce non dà un solo colore. Né un solo colore che fuoriesce dal cristallo lo può definire. Quindi, non dimenticarti di includere tutte le parti di te, mentre ti porti nella vita e nelle relazioni con gli altri! Puoi cominciare qui con noi: Io ho una diagnosi di Dsa, e…

Completa tu la frase come preferisci, descrivendo le tue sfaccettature ed i tuoi colori. (es. sono creativo, leggo tra le righe, risolvo problematiche molto difficili con facilità, ecc…)

.. e poi scrivici la tua risposta alla mail... intutteledirezioni.rivista@gmail.com

Sara Parisi


ORARIO INVERNALE

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:

intutteledirezioni.info@gmail.com




Redazione

intutteledirezioni.rivista@gmail.com

Anna Venturino, tutor specialista per le diverse intelligenze, Laureata in Filosofia e in Egittologia, Master in formazione, amante delle lingue morte; ne ucciderebbe una pur di studiarla. neferseshen@gmail.com Barbara Petracchi, Laureata in Giurisprudenza, mediatrice familiare, litiga facilmente per poter dimostrare che il conflitto è una grande risorsa. barbara.petracchi@gmail.com Luca Pisà, tutor specialista per le diverse intelligenze, Laureato in Lingue e Letterature straniere, amante della natura e del vivere olistico, studia Yoga da anni ma non sa ancora levitare. pisacco.luca@gmail.com Sara Parisi, counselor energetica specializzata in intelligenza emozionale, laureata in Architettura e Feng Shui, è in relazione d’amore con tutti gli spazi: ristruttura anche quelli più bui dell’anima! info@saraparisi.it Tiziana Bistolfi, Laureata in Biotecnologie, ama le scienze ed è appassionata di cromosomi e geni, non ha ancora capito che non vivono nelle lampade. tiziana.bistolfi71@gmail.com

Ringraziamo

i nostri ragazzi che hanno ispirato questo

progetto e Savona Centro Studi per la collaborazione.


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