Portfolio di Laurea triennale IUAV

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ALESSANDRO AGNOLI matricola 261407

PORTFOLIO DI LAUREA

Università IUAV di Venezia - Facoltà di Architettura Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura (ClaSa) A.A. 2008/2009 Laurea Triennale - 29 marzo 2010

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L’ARCHITETTURA COME PERCORSO

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Pensando ad un tema consono per “legare” tra di loro tutte le esperienze fatte in questi tre anni accademici, mi sono trovato non poco in difficoltà, per diverse ragioni. Come spesso si dice, l’architettura è un fatto complesso, e lo si nota soprattutto quando si vanno a tirare le somme di un percorso formativo. Magari si potrebbe parlare dell’aspetto strutturale di un progetto, tralasciando tutta un’altra serie di tematiche altrettanto importanti. Oppure magari parlare solo della composizione, senza intravedere che un progetto è anche altro. E’ parso quindi ovvio che trattare un tema di sintesi sia quantomeno rischioso, e il rischio risiede proprio nel fatto di trascurare qualche aspetto facente parte di questa complessa forma d’arte. Però del resto noi studenti laureandi ci troviamo di fronte al termine di un ciclo di studi, in cui abbiamo compiuto un percorso. Il percorso...penso sia questo il tema che sia più congruo trattare in questa sede. Poi pensandoci bene, il percorso è IL tema in architettura, ed ha accompagnato architetti famosissimi, come Le Corbusier e Mies Van Der Rohe, solo per citarne alcuni. Alvaro Siza scriveva: “La spontaneità non cade mai dal cielo”, alludendo a quanto sembri semplice redigere un progetto architettonico, ma anche a quanto questo corrisponda al falso. Ho avuto modo in un viaggio in Portogallo di vedere buona parte dell’opera di Siza, e davanti ad ogni sua realizzazione il pensiero è sempre lo stesso: “Sembra che a lui venga tutto così spontaneo, così ovvio…”. Ma è lo stesso Siza, con grande onestà intellettuale, a svelarci che non è così, tornando sempre sul discorso della complessità. Il percorso non allude solo a quello che, banalmente, ho fatto in questi tre anni: il percorso è il modo per sviluppare un progetto. Dalla prima volta in cui cominci a pensarci, mentre sei su di un treno che oscilla talmente tanto che ti rende impossibile trasferire sulla


pagina vuota del tuo taccuino i disegni che ti stai prefigurando in testa. Il percorso è anche quando, con un plastico di studio davanti, metti e togli pezzi, per vedere come può essere l’oggetto che stai andando a creare “con” o “senza” quella cosa. Ma anche quando vai a disegnare la sezione del progetto ormai prefiguarato in via di massima, e ti accorgi che così non va bene, e ti tocca tornare indietro. Oppure, peggio, quando il tuo progetto viene realizzato materialmente, e ti accorgi che vi sono tutta una serie di problemi che su carta non avevi invece considerato, e ti rimetti in discussione come professionista. Nella evidente limitatezza dei progetti che ho prodotto in questi anni, queste fatti sono successe tutti. E si badi bene, non è un atteggiamento di negatività nei confronti della disciplina, ma semplicemente un rendersi conto che, infondo, si poteva fare sempre meglio. Perché sei mesi per fare un progetto di qual si voglia dimensione e complessità non sono evidentemente sufficienti. Ho maturato queste convinzioni anche e soprattutto grazie all’esperienza del tirocinio, che mi ha “ancorato” alla realtà lavorativa: ho potuto constatare che progetti possono essere modificati per anni prima di venire realizzati. Ho potuto poi vedere come sia interessante e costruttivo rivedere dopo tempo i passaggi intermedi della progettazione, ovvero rivedere l’evolversi di un progetto, il percorso che ti ha portato alla configurazione definitiva. Per quanto riguarda il percorso più propriamente scolastico mi è sembrato congruo suddividere gli esami sostenuti in tre categorie: conoscenze, strumenti e composizione. La prima, conoscenze, comprende tutti gli esami del filone storico-critico: per progettare è imprescindibile conoscere la storia, ovvero ciò che ci ha preceduto. E’ indispensabile anche conoscere non solo l’architettura, ma in generale tutta l’arte, per riuscire a leggere ciò che ci circonda.

La seconda parte, quella degli strumenti, si occupa di raccogliere tutti gli esami che mi hanno permesso di acquisire le tecniche per la rappresentazione, in più versanti: da quella analitica, allo schizzo, al 3D, al rilievo. Inutile che stia qui a sottolineare l’importanza di essere in grado di trasferire su carta un’idea: è l’unico modo per comunicarla a qualcun altro. Quanto volte ci è capitato, quanto a noi studenti che a voi professori, di vedere progetti tanto geniali quanto criptici sotto il profilo della rappresentazione. E’ paradossalmente preferibile un progetto di grande semplicità ma visivamente comprensibile in tutte le sue componenti. L’ultima parte, la composizione, si occupa di assemblare sia le conoscenze che gli strumenti, per creare un’entità unica, il progetto, che sappia coniugare più saperi. Proprio qui si nota quanto sia complesso un progetto d’architettura. Proprio in virtù di questa complessità il tema del percorso è quello che ho deciso di sviluppare, facendo una sintesi a 360 gradi di tutte le esperienze formative che mi sono state proposte in questi anni, non disdegnando di inserire in questa sede esiti più o meno riusciti. Non importa, è impossibile in ogni caso portare a termine un progetto, nemmeno dopo che questo è stato realizzato si può riterlo concluso. L’architettura è una cosa così estremamente viva e flessibile che molte volte sfugge al controllo persino di chi la progetta.

Nell’immagine: uno schizzo di Aldo Rossi, facente parte di un percorso progettuale.

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INDEX


STRUMENTI

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GEOMETRIA DESCRITTIVA

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DISEGNO DELL’ARCHITETTURA

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RILIEVO DELL’ARCHITETTURA

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RESTAURO

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CONOSCENZE

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ISTITUZIONI DI STORIA DELL’ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO

34

STORIA DELLA FOTOGRAFIA

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STORIA DELL’ARTE MODERNA

40

COMPOSIZIONE

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1

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PROGETTAZIONE DI ELEMENTI COSTRUTTIVI

54

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 1

56

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2

64

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 2

72

PROGETTAZIONE URBANISTICA

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

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INTERNI DELL’ARCHITETTURA

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ESPERIENZE EXTRA-DISCIPLINARI

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VIAGGIO IN PORTOGALLO

116

TIROCINIO

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strumento [stru’mento] [stru-mén-to] 6

ant. instrumento, stromento, instromento, istromento, lett. istrumento s.m.

STRUMENTI

• Arnese, apparecchio più o meno complesso, necessario per compiere determinate operazioni: gli strumenti del falegname, del fabbro; strumenti chirurgici. •‖Strumenti di bordo, quelli necessari per il controllo della navigazione aerea e marittima. • Strumenti di precisione, strumenti il cui impiego permette di ottenere dati della massima precisione.


STRUMENTI • GEOMETRIA DESCRITTIVA prof. VALERIO VLADIMIRO

• DISEGNO DELL’ARCHITETTURA prof. LIVA GABRIELLA

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• RILIEVO DELL’ARCHITETTURA prof. TOFFANELLO DARIO

• RESTAURO

prof. FACCIO PAOLO


STRUMENTI

Geometria descrittiva

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prof.arch.

VALERIO Vladimiro

Il corso di Geometria Descrittiva mi ha fornito tutta quella serie di strumenti per la rappresentazione di oggetti architettonici nello spazio, attraverso le operazioni di proiezione e sezione. Il corso, partendo da un approccio fortemente teorico nei confronti della materia, ha analizzato le proiezioni coniche (prospettiva) e le proiezioni cilindriche (proiezione ortogonale ed assonometria) sia da un punto di vista descrittivo, che applicativo. Una serie di esercitazioni proposte dal docente mi hanno fatto prendere consapevolezza sia della rappresentazione in sè, sia della storia della rappresentazione. Partendo quindi dal concetto di proiezione ortogonale di Monge, e il relativo sviluppo nei secoli, si è andati ad analizzare con molta attenzione lo sviluppo della prospettiva, sia ad opera di Filippo Brunelleschi, che di Leon Battista Alberti e Paolo Uccello. Anche la costruzione, omologica e non, delle figure coniche (parabola, ellisse ecc...) ha rivestito un ruolo fondamentale.


a. Prospettiva a quadro inclinato di un solido a base rettangolare. b. Assonometria di un gruppo di solidi con ombre. c. Proiezione ortogonale di un solido, sezione del solido e ribaltamento della sezione.

PROIEZIONI CONICHE E PROIEZIONI CILINDRICHE a

La perfetta applicazione delle proiezioni ortogonali, delle assonometrie e della prospettiva è propedeutica alla comprensione dei principi compositivi sottesi dal progetto architettonico. Obiettivo preliminare è stato quello di sviluppare la capacità di prefigurare l’idea architettonica attraverso l’uso del disegno a mano libera. In seguito si è arrivati alla restituzione delle piante quotate, con i relativi prospetti e sezioni, adeguati alla normativa moderna del disegno tecnico. Grazie agli strumenti della geometria descrittiva sono riuscito a rappresentare assonometrie e spaccati assonometrici coerenti con il progetto architettonico di studio applicando anche la teoria delle ombre. Ulteriore obiettivo raggiunto è stato quello di acquisire una adeguata conoscenza della storia della prospettiva, dalla sua codificazione rinascimentale fino alle definizioni moderne della geometria proiettiva, grazie ad applicazione di tali conoscenze in esercizi di restituzione prospettica.

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STRUMENTI

DISEGNO DELL’ARCHITETTURA

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prof.arch.

LIVA Gabriella prof.arch.

FRISO Isabella

L’esame di disegno dell’architettura ha gettato le basi per la rappresentazione del progetto architettonico stesso. Per un architetto ciò è fondamentale, perchè permette di tradurre in un’immagine codificata (e quindi comprensibile da molte pesone) ciò che vuole esprimere. Gli strumenti attraverso cui avviene ciò sono quelli canonici della geometria descrittiva: le proiezioni coniche e cilindriche. Soprattutto alle seconde, le proiezioni cilindriche (proiezione ortogonale e assonometria) è stato dato un particolare peso, perchè sono quelle che in prima battuta consentono di sviluppare un progetto, un pensiero. Per ciò che riguarda invece la prospettiva, l’approccio utilizzato è stato sia di tipo “analitico” (ovvero con la costruzione, i punti di fuga ecc..) sia di tipo “intuitivo”, attraverso lo schizzo (a matita, a china, con l’ausilio di acquerelli ecc...). Ciò ha permesso di cogliere a 360 gradi le possibilità rappresentative dell’architettura, messe in relazione, soprattutto, con le necessità comunicative del disegno stesso.


a. Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio. b. Palladio, Villa La Rotonda. c. Palladio, Villa Valmarana.

RIDISEGNO DI OPERE DELL’ARCHITETTURA CLASSICA

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A sinistra: immagini della Blades House, sia dell’esterno che dell’interno. A destra: alcuni quadri di Kandinskj, da cui lo stesso Studio Morphosis ha ammesso di aver tratto ispirazione per il disegno delle piante della Blades House.

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a. Pianta piano terra: ipotesi di relazioni geometriche. b. Pianta piano primo: ipotesi di relzioni geometriche.

RIDISEGNO E STUDIO DELLA BLADES HOUSE (STUDIO MORPHOSIS)

Il corso proponeva vari temi d’esame, ognuno dei quali richiedeva l’analisi ed il ridisegno di un’opera di architettura contemporanea. Tutte le opere proposte presentavano complesse relazioni spaziali, appartenendo per lo più al movimento decostruttivista (in ambito edilizio). Ciò, molto probabilmente, per abitare lo studente a rappresentare edifici in tutta la loro complessità. L’edificio da me scelto è stata la Blades House, dello studio Morphosis. Architettura molto complessa da ridisegnare, per vari motivi: primo fra tutti il fatto che nelle riviste specializzate e nelle monografie vi siano pochi disegni architettonici di questo manufatto. Mi sono perciò affidato soprattutto alle fotografie pervenute dell’oggetto realizzato, che hanno chiarito maggiormente le relazioni spaziali tra i vari elementi. Ho cominciato con una prima fase di analisi, in cui sono andato ad individuare, per esempio, rapporti metrici precisi nell’assetto in pianta, per poi passare al ridisegno.

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In basso: assonometria isometrica di insieme, ricavata dalla pianta. Al centro: proiezione ortogonale (sistema mongiano) della Blades House, comprendente due piante, tre sezioni e tre prospetti. Nella pagina a fianco: rappresentazioni prospettiche di vario genere della Blades House, dagli schizzi ad acquerello alla prospettiva accidentale analitica.

STRUMENTI

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metri

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STRUMENTI

RILIEVO DELL’ARCHITETTURA

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prof.arch.

TOFFANELLO Dario prof.arch.

VARISCO Giorgio

L’esame di rilievo dell’architettura ha messo a punto tutta quella serie di strumenti necessari per trascrivere in immagine analitticamente (disegnare in scala) opere architettoniche già realizzate. Nell’esperienza comune di un architetto la questione del rilievo e del disegno di ciò che si è rilevato è di primaria importanza: capita, ad esempio quando si va a progettare in un luogo con delle preesistenze, che si renda necessario rilevare elementi architettonici (ma non solo, anche morfologici del territorio) per restituirli sotto forma di rappresentazione. I dati raccolti tramite le misurazioni vanno poi vagliati in sede di ridisegno: in questa fase vengono utili gli strumenti forniti dalla geometria descrittiva e proiettiva. In prima istanza, l’oggetto rilevato va rappresentato con proiezioni cilindriche, perchè maggiormente permettono di mantenere le proporzioni metricho-visive tra le varie componenti, per poi in seguito passare (eventualmente) alla prospettiva.


a. Un’incisione risalente al 1700, che testimonia l’edificazione nel 1670 della Scuola dei Carmini. b. Prospettiva aerea di Jacopo de Barberi (1500 circa), in cui, come possiamo notare, l’intervento ad opera del Longhena non è ancora presente. c. Schizzi di ipotetiche proporzioni armoniche all’interno del disegno del prospetto (in parte testimoniate dagli allievi del Longhena).

I PORTALI DELLA SCUOLA DEI CARMINI (VENEZIA)

Nel 1625 i confratelli della Scuola dei Carmini acquistano alcuni edifici in campo Santa Margherita vicino alla Chiesa, allo scopo di edificare una sede idonea per le riunioni della confraternita. L’edificio, costruito a partire dal 1627 su progetto di Franco Cantello si inaugura nel 1638, pur mantenendo ancora le facciate sul campo Santa Margherita e sul campo dei Carmini, iniziate solo nel 1668, su progetto di Longhena. La facciata prospicente il campo Santa Margherita si sviluppa su due piani con marcapiano aggettante. La facciata minore, verso il campo dei Carmini, è invece su tre piani, con a piano terra il bugnato e i due piani superiori con una serie continua di finestre ad arco interrotte dalle due nicchie per statue realizzate sopra i due portali d’accesso alla scuola. I due progetti denotano una certa disorganicità in parte dovuta anche alla realizzazione in tempi successivi.

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Nelle immagini a sinistra: visioni di dettaglio del portale e degli elementi architettonici della facciata. Sotto e a destra: schizzi di dettagli architettonici e scultorei.

STRUMENTI

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IL PORTALE: VISIONI E DETTAGLI


IL PORTALE: VISIONI GENERALI

Nelle immagini a sinistra: visioni generali del portale inserito nel contesto pi첫 ampio della facciata della Scuola dei Carmini. Sotto e a destra: schizzi del portale visto frontalmente (prospetto) e nello scorcio dal Campiello della Scuola.

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Nel disegno della proiezione ortogonale del portale viene tenuto conto di tutte le misurazioni metriche rilevate sul campo. Per le parti piÚ alte del portale (difficilmente rilevabili a causa dell’altezza) sono state utilizzate fonti storiche (incisioni, disegni, ecc...).

STRUMENTI

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PROIEZIONE ORTOGONALE


VISIONE TRIDIMENSIONALE

Nel disegno nelle tre dimensioni (prospettiva) sono stati utilizzati gli elementi della geometria descrittiva, messi in relazione alle misurazioni metriche di rilievo compiute sul portale.

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RESTAURO STRUMENTI

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prof.arch.

FACCIO Paolo prof.arch.

SCARAMUZZA Paola

Il corso mi ha fatto acquisire la conoscenza delle principali tecniche speditive e di approfondimento per la conoscenza dello stato dell’architettura storica, intesa come valutazione dello stato di conservazione dell’architettura nelle componenti materico costruttive e strutturali. Lo scopo ultimo è quindi la definizione di un progetto di conservazione/restauro mediante l’applicazione delle principali tecniche di intervento -anche innovative- alla luce dei criteri di compatibilità e conservazione dell’integrità dell’architettura in tutte le componenti. Ho cercato di sviluppare un’attitudine alla lettura e alla restituzione delle caratteristiche tecnico-costruttive di un edificio esistente, prevalentemente in muratura e legno, e valutare le principali patologie di degrado, dissesto e sviluppo di un progetto di restauro che evidenzi la possibilità di una trasformazione compatibile con le istanze della conservazione. Le modalità d’esame consistevano nello sviluppo di un tema di rilievo, restituzione, analisi e progetto di restauro.


a. Attacco a terra di Forte Marghera, con le sezioni AA’ e BB’, che rilevano la presenza dei vuoti e dei pieni, del costruito e della natura. b. Fotografia del prospetto ovest della casermetta preso in considerazione per le analisi del degrado. c. Un dettaglio del prospetto ovest, dove appare chiaro lo stato di degrado della facciata. d. Prospetto sud della Casermetta francese.

ANALISI E PROGETTO DI RESTAURO A FORTE MARGHERA a

b

c

Forte Marghera è una fortezza ottocentesca ed ex-caserma dell’Esercito Italiano situata sulla terraferma nei pressi di Mestre, a tre chilometri da Venezia. Il forte era parte del campo trincerato di Mestre e del più ampio sistema difensivo della laguna. È oggi proprietà del Comune di Venezia e sede di eventi. Il nome deriva dall’antico abitato di Marghera ed ha a sua volta dato nome all’odierna Porto Marghera. Il Forte Marghera è un classico esempio di fortificazione alla moderna. Esteso su una superficie di 48 ettari, è costruito a cavallo del Canal Salso, in asse con l’originale tracciato del canale (direzione nord-ovest - sud-est), che ora lo aggira principalmente sul lato occidentale ed lo circonda e attraversa con una serie di canali navigabili. Il corso prevedeva la scelta individuale di un manufatto architettonico presente all’interno del Forte, di cui eseguire un’analisi del degrado e la proposizione di un progetto di restauro.

d

Sezione AA’

Sezione BB’

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Il rilievo geometrico passa attraverso il rilievo fotografico (fotoradrizzamento) e il rilievo grafico, in prospetto. Nel ridisegno complessivo si tiene conto di tutti gli elementi presenti nella facciata, compresi eventuali dissesti, piante infestanti ecc...

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RILIEVO GEOMETRICO


a. Analisi del degrado della facciata, con l’elencazione di tutte le patologie divise per aree. b. Interventi di conservazione della facciata, con l’elencazione di tutti gli interventi di recupero necessari affinchè avvenga il progetto di restauro.

ANALISI DEL DEGRADO

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a. Planimetria d’insieme.

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Nel progetto di restauro, una ferma convinzione riguardo l’intervento era quella che, sebbene la parte presa in considerazione per l’analisi del degrado e gli interventi di conservazione fosse piuttosto ridotta, il tutto doveva entrare a far parte di un insieme piuttosto complesso, come è certamente quello di Forte Marghera. E’ importante far notare, in prima battuta, come l’analisi del degrado dell’edificato e lo studio degli interventi di conservazione più consoni è solo uno dei passaggi del progetto di restauro, che certo non può esaurirsi lì. Perciò si è pensato da subito ad un intervento sull’esterno che rimettesse in gioco nell’immediato fronte laguna le due casermette francesi. Un intervento, per forza di cose, non intrusivo e che, anzi, valorizzasse l’elevato contenuto simbolico e paesaggistico dei manufatti architettonici presenti. In questo senso si è cercato di sfruttare il già forte rapporto che i due edifici possedevano con l’acqua della laguna, prevedendo un camminamento, una piazza, a volte interrata, a volte sopraelevata, che fermasse lo sguardo del visitatore in dei punti ben precisi sia del paesaggio che del costruito. Ad esempio, il rialzamento della parte centrale della piazza tende ad esaltare (e quindi ad evidenziare) la centralità geometrica di quel punto: un punto da cui si gode di un’ottima visuale sia paesaggistica, sia rispetto all’edificato. La piazza viene inoltre integrata da pensiline, sedute, e piccole zone con vegetazione ridotta. Uno spazio, insomma, per godere dell’architettura storica in quanto tale. Uno spazio per leggere un libro seduti, in mezzo alla natura, magari in una giornata primaverile.

a


b. Attacco a terra, con evidenziazione dei materiali. c. Sezioni. d. Schizzi del dettaglio costruttivo delle pensiline esterne in vetro. e. Schizzo prospettico della piazza centrale rialzata.

PROGETTO DI RESTAURO b

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metri

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conoscere [ko’no∫∫ere] [co-nó-sce-re]

ant. conoscere, cognoscere (conósco, -sci, conóscono; conoscènte; conosciùto) 28

A v. tr.

CONOSCENZE

• Avere cognizione precisa dell’esistenza e dei caratteri di un qualsiasi aspetto della realtà: tutti hanno desiderio di c. • Essere informato su qualcosa: non conosco le ultime quotazioni di borsa; conosci un buon albergo qui nei dintorni? • Riconoscere, discernere: solo ora conosco i miei limiti. • Conoscere una lingua, il proprio mestiere, come risultato di un’attività d’apprendimento. • Conoscere.


CONOSCENZE • ISTITUZIONI DI STORIA DELL’ARCHITETTURA prof. MORACCHIELLO PAOLO

• ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO prof. CUNICO MARIA PIA

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• STORIA DELLA FOTOGRAFIA prof. MAGGI ANGELO

• STORIA DELL’ARTE MODERNA prof. CORTI LAURA


CONOSCENZE

ISTITUZIONI DI STORIA DELL’ARCHITETTURA

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prof.arch.

MORACCHIELLO Paolo prof.arch.

BORDIGNON Giulia

Il corso ha ripercorso ed analizzato i fondamentali sistemi architettonici elaborati in Occidente dal mondo antico sino alla metà del XVIII° secolo. Infatti le lezioni prendevano in esame diverse architetture dell’Occidente, dal Partenone al Colonnato del Louvre. Il corso prevedeva inoltre il ridisegno di piante sezioni e prospetti di venti importanti architetture poichè era fondamentale che fin dall’inizio lo studente dovesse imparare ad analizzare puntualmente un’opera di architettura e ad acquisire nel contempo la conoscenza dei sistemi figurativi-costruttivi che si sono succeduti nel tempo. Si sono analizzati e commentati insieme alcuni edifici tra quelli che hanno segnato i momenti decisivi della storia di quest’arte, dalle origini alla “caduta” del concetto e del presupposto d’imitazione. Studiandoli e commentandoli ci siamo serviti degli edifici prescelti per risalire al pensiero, agli intenti, alle poetiche degli artefici che li hanno progettati e configurati, alle circostanze che li hanno condizionati, alle tecniche.


ANALISI E RIDISEGNO DI 20 OPERE In questa pagina: pianta e sezione longitudinale del Pantheon.

IL PANTHEON - (“tempio di tutti gli dei”) è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato alle divinità dell’olimpo. I Romani lo chiamano amichevolmente la Rotonna (“la Rotonda”), dal nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall’imperatore Adriano intorno al 126, dopo che un incendio aveva danneggiato la costruzione precedente di età augustea. All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in chiesa cristiana, chiamata Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai papi. Sotto Adriano l’edificio venne interamente ricostruito. I bolli laterizi (marchi di fabbrica annuali sui mattoni) appartengono agli anni 115-127 e si può ipotizzare che il tempio venne inaugurato dall’imperatore durante la sua permanenza nella capitale tra il 125 e il 128. Secondo alcuni il progetto, redatto subito dopo la distruzione dell’edificio precedente in epoca traianea, sarebbe attribuibile all’architetto Apollodoro di Damasco. Rispetto all’edificio precedente fu invertito l’orientamento, con l’affaccio verso nord. Il grande pronao e la struttura di collegamento con la cella occupavano l’intero spazio del precedente tempio, mentre la rotonda venne costruita quasi facendola coincidere con la piazza augustea circolare recintata che divideva il Pantheon dalla basilica di Nettuno. Il tempio era preceduto da una piazza porticata su tre lati e pavimentata con lastre di travertino. L’edificio è costituito da un pronao collegato ad un’ampia cella rotonda per mezzo di una struttura rettangolare intermedia. Il pronao, octastilo (con otto colonne di granito grigio in facciata), misura m 34,20x15,62 m ed era innalzato di m 1,32 sul livello della piazza per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini.

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In questa pagina: pianta e sezione longitudinale della Chiesa di Sant’Andrea a Mantova di Leon Battisti Alberti.

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CHIESA DI SANT’ANDREA - La basilica concattedrale di Sant’Andrea è la più grande chiesa di Mantova. Opera fondamentale di Leon Battista Alberti nello sviluppo dell’architettura rinascimentale, venne completata molti anni dopo la morte dell’architetto, con modalità non sempre conformi ai progetti originali. L’Alberti creò il suo progetto «più capace più eterno più degno più lieto» ispirandosi al modello del tempio etrusco ripreso da Vitruvio e contrapponendosi al precedente progetto di Antonio Manetti. Innanzitutto mutò l’orientamento della chiesa allineandola all’asse viario che collegava Palazzo Ducale al Tè. La facciata è concepita sullo schema di un arco trionfale romano a un solo fornice tra setti murari, ispirato a modelli antichi come l’arco di Traiano ad Ancona e ancora più monumentale del precedente lavoro albertiano sulla facciata del Tempio Malatestiano. L’ampio arco centrale è sostenuto da colonne corinzie e dato che si estende per tutta l’altezza della facciata, si parla di ordine gigante o colossale: la basilica costituisce uno dei primi monumenti rinascimentali per cui venne adottata questa soluzione. Grande enfasi è poi data da un secondo arco superiore, oltre il timpano, che segna l’altezza della navata, enfatizza la solennità dell’arco di trionfo e il suo moto ascensionale, e che, grazie all’apertura interna, permette l’illuminazione della navata. Sui setti murari si trovano archetti sovrapposti tra lesene corinzie sopra i due portali laterali. La facciata è inscrivibile in un quadrato e tutte le misure della navata, sia in pianta che in alzato, si conformano ad un preciso modulo metrico. Sotto l’arco venne a formarsi uno spesso atrio, diventato il punto di filtraggio tra interno ed esterno. L’interno è a croce latina, con navata unica coperta a botte con lacunari, e con cappelle laterali a base rettangolare, inquadrate negli ingressi da un arco a tutto sesto, che riprende quello della facciata. La grande volta della navata e quelle del transetto e degli atri d’ingresso si ispiravano a modelli romani, come la Basilica di Massenzio.


COLONNATO DI SAN PIETRO - Piazza San Pietro è la piazza antistante la Basilica di San Pietro. Inserita a margine del centro storico di Roma, la piazza si trova nella Città del Vaticano; confina ad est con il rione Borgo ed è raggiungibile dal territorio della Repubblica Italiana da via di Porta Angelica o da via della Conciliazione. La celeberrima piazza, notevole esempio di architettura ed urbanista barocca, è dedicata all’omonimo santo ed è luogo di pellegrinaggio quotidiano per migliaia di fedeli cattolici provenienti da tutto il mondo. Quando Bernini affronta la sistemazione complessiva dello snodo tra il nuovo san Pietro e la città la soluzione urbanistica è l’unica obbligata, e così ribalta l’asse alessandrino rispetto all’asse della basilica, realizzando davanti alla facciata uno spazio a trapezio. Può essere avanzata anche l’ipotesi di un riferimento extra-biblico all’Ariel (“leone di Dio”, perché il leone viene schematizzato con un trapezio per via delle maggiori dimensioni delle spalle), un cortile trapezoidale del Tempio di Salomone (Re e Sacerdote, come il Papa). Le due ali rettilinee devono però essere svincolate dalla scalinata centrale, essendo il pavimento della nuova basilica 3,2 metri più alto di quello antico, per la decisione presa di realizzare le «grotte». Nella vistosa inclinazione dei “corridori” Bernini rinuncia alla soluzione cinquecentesca di lasciare un ordine retto, inserendo sotto la base e tra capitello e trabeazione dei ‘cunei’ triangolari, e usa invece un’”architettura obliqua”. Ciò contravviene a quanto sosteneva Vitruvio riguardo l’architettura come specchio della realtà. La cornice dei tratti porticati finisce esattamente alla quota di quella dell’ordine basso inserito da Maderno nell’ordine gigante michelangiolesco. Si ha così l’impressione di un unico partito architettonico che circonda l’invaso. Dovendo però accettare l’obelisco come centro della nuova piazza, Bernini ha dovuto ruotare l’asse maggiore dell’ovale per renderlo parallelo alla facciata, imprimendo così una sensibile deformazione alla parte trapezoidale.

In questa pagina: pianta e prospettiva a volo d’uccello del colonnato del Bernini.

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ARCHITETTURA DEL PAESAGGIo

CONOSCENZE

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prof.arch.

CUNICO Maria Pia

Il corso di architettura del Paesaggio mi ha fatto acquisire un’idea ben precisa sulle origini e lo sviluppo dell’ idea di “giardino”, intendendo comunque il termine “giardino” come parte integrante ma ogni volta diversa dell’idea di “paesaggio”. Durante il corso sono stati affrontati ragionamenti specifici relativi la storia dell’architettura del paesaggio, alla conoscenza degli elementi naturali e del diverso ruolo da loro svolto nella costruzione del paesaggio contemporaneo, sintesi di un rapporto tra forme di architettura e forme di natura. Una parte del corso è stata dedicata ai problemi relativi alla conoscenza ed alla identificazione degli elementi vegetali e al loro relazionarsi con le architetture del costruito: l’intento di tale esperienza ha infatti cercato di far comprendere le regole della composizione paesaggistica che sono state esaminate, considerando i lavori di importanti figure professionali italiane e straniere, soprattutto nelle loro affinità con le regole della composizione architettonica.


STUDIO DELL’ORTO BOTANICO (PADOVA)

L’ Orto Botanico di Padova fu fondato nel 1545 ed è il più antico orto botanico universitario ancora esistente al mondo. L’Orto Botanico di Padova nasce come “giardino dei semplici” (ovvero come luogo cui attingere piante medicinali a fini terapeutici o di studio) su richiesta di Francesco Bonafede, incaricato nel 1543 di insegnare la “materia medica” all’Università di Padova, per facilitare l’apprendimento ed il riconoscimento delle piante da parte dei suoi studenti. Nel 1545 un decreto del senato della Repubblica di Venezia ne approva la costituzione: i lavori sono immediatamente avviati. L’Orto botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia.

In questa pagina: fotografie e schizzi ad acquerello dell’Orto Botanico, fatti durante un sopralluogo.

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CONOSCENZE

STORIA DELLA FOTOGRAFIA

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prof.arch.

MAGGI Angelo

Il corso di storia della fotografia, partendo dallo studio della nascita della tecnica fotografica agli inizi dell’Ottocento, va a toccare in più di un versante lo studio dell’architettura. In prima istanza, lo studio delle tecniche fotografiche e dell’inquadratura è di sicura utilità pratica per un’architetto, che molte volte si trova a dover narrare opere proprie o altrui attraverso l’utilizzo di questo potente strumento. In seconda istanza, lo studio della storia dell’architettura contemporanea molte volte volte passa attraverso le fotografie di artisti molto famosi, la cui conoscenza è quasi imprescindibile (conoscere la loro tecnica e la loro poetica permette di interpretare la fotografia, e quindi l’opera architettonica che stiamo andando a studiare). Inoltre il corso prevedeva l’editazione di un taccuino di viaggio sullo stile di quello di Robert Byron, che accompagna fotografie di architettura (abbastanza asettiche, con inquadrature prese di prospetto) a schizzi di interpretazione delle fotografie stesse.


TACCUINO DI VIAGGIO: PIOVE DI SACCO (PADOVA)

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Piove di Sacco: composizioni statiche e dinamiche all’interno della città. Schizzi dal taccuino di viaggio, riprendendo i concetti del libro di Robert Byron, “Il giudizio sull’architettura”.

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CONOSCENZE

STORIA DELL’arte moderna

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prof.arch.

CORTI Laura prof.arch.

LAUBER Rosella

Il corso di storia dell’arte moderna ha trattato la scultura moderna, dal ‘400 al ‘700 circa. Ovviamente, in molti casi, facendo dei riferimenti, ci si è agganciati anche alla storia della pittura di quel periodo. La scelta della presa in considerazione della scultura è per un motivo di “aderenza” della materia con la facoltà di Architettura: molte volte, infatti, architettura e scultura hanno costituito organismi unici, intrecciati, dove può essere difficile scindere l’una dall’altra, creando le cosidette “opere d’arte globali”. Inoltre, nella previsione di formare un architetto, la conoscenza della scultura (che molte volte è presente sotto forma di statue, rilievi ecc... all’interno delle città) può essere molto utile nell’ambito urbanistico. Detto ciò, lo studio della storia dell’arte in generale è utile perchè fornisce tutta quella serie di conoscenze ed apparati critici che servono all’architetto (ma anche al cittadino comune, verrebbe da dire...) per leggere la realtà che lo circonda, per codificare il presente.


MICHELANGELO E LA SUA OPERA

Michelangelo Buonarroti- “La Madonna della Scala”. Di quest’opera non si conoscono menzioni durante la vita di Michelangelo, viene citata per la prima volta nell’edizione giuntina (1568) delle Vite di Giorgio Vasari, dove si riferisce che l’opera era stata donata “non è molti anni” da Leonardo Buonarroti, nipote dell’artista, al duca Cosimo I, “il quale la tiene per cosa singularissima”. Prima di questo dono, molto probabilmente l’opera era sempre rimasta nella casa dell’artista in via Ghibellina, dove tornò nel 1616, quando il granduca Cosimo II la restituì a Michelangelo il Giovane, come segno di riconoscimento per l’opera di glorificazione del grande avo che si stava avviando in quegli anni nelle sale monumentali del piano nobile. Già Vasari nota il rapporto tra la Madonna della scala e lo stile di Donatello: “Volendo contrafare la maniera di Donatello, si portò sì bene che par di man sua, eccetto che si vede più grazia e più disegno”.

A sinistra: copia (grafite su carta ruvida) de “La Madonna dela Scala”, un’opera giovanile di Michelangelo Buonarroti. Sotto: dettagli del “Mosè” e della “Pietà”.

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composizione [kompozi’tsjone] 42

[co-nó-sce-re] s.f. (pl. -ni)

COMPOSIZIONE

• Azione, risultato e modo del comporre: la c. di un organismo, di una macchina, di un libro, di una commedia; una sapiente c. di colori, di suoni, di effetti luminosi • Nelle arti figurative, disposizione degli elementi al fine di ottenere un determinato effetto complessivo


COMPOSIZIONE • PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 prof. DAL FABBRO ARMANDO

• PROGETTAZIONE ELEMENTI COSTRUTTIVI prof. GASPARINI STEFANO

• COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 1 prof. LOVERO PASQUALE

• PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2 prof. PALAZZOLO CARLO LIBERO

• COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 2 prof. CECCHETTO ALBERTO

• INTERNI DELL’ARCHITETTURA prof. PITTALUGA FRANCA

• PROGETTAZIONE URBANISTICA prof. MAMOLI MARCELLO

• PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA prof. LOVERO PASQUALE

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 44

prof.arch.

DAL FABBRO Armando COMPOSIZIONE

ass.arch.

PAVAN Luigi prof.arch.

MERLO Monia prof.arch.

ERNST Struwig

Nel primo corso di progettazione architettonica sono state gettate le basi della composizione: comporre in architettura significa accostare elementi come muri, pilastri, setti ecc... per creare un insieme organizzato e funzionante, che risponda a determinate esigenze. Essendo il corso collocato al primo anno del ClaSa, la docenza si è occupata di far prendere confidenza a noi studenti con gli strumenti della rappresentazione: un’esercitazione preliminare (il cui tema, come si vede a pagina seguente, è la Villa sul Lago di Terragni) ha permesso di raggiungere questo obiettivo. Per quanto riguarda il progetto vero e proprio di composizione, la docenza ha guidato ad una serie di letture di opere architettoniche moderne e contemporanee (tra cui Le Corbusier e Mies Van Der Rohe) che sono servite per trarre spunti progettuali ed input compositivi. All’esercizio progettuale è stato molto utile lo strumento del modello in scala.


ESERCITAZIONE PRELIMINARE: RIDISEGNO DELLA VILLA SUL LAGO (G.TERRAGNI)

In questa pagina: alcuni disegni della Villa sul Lago, tra cui la pianta dell’attacco a terra, due prospetti e una sezione trasversale.

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Nella pagina a fianco: riferimenti a progetti e realizzazioni di Aldo Rossi. Sotto: schizzi preparotori per il progetto. Studio dell’impianto planimetrico all’interno dell’insula e studio della distribuzione degli spazi in pianta.

LA CASA IN UNA STANZA Il tema del progetto era “la casa dell’uomo”, che contemplava il sottotema “la casa in una stanza”. Il progetto di questa abitazione unifamiliare andava sviluppato in uno spazio di 7,5 metri per 15 metri che, però, non necessariamente doveva essere occupato per intero. Il progetto andava pensato per essere collocato in un’ipotetica insula veneziana, in cui fossero presenti altre tre abitazioni dello stesso tipo (vedi la planimetria). Il linguaggio architettonico prescritto per l’intervento progettuale era quello tipicamente razionalista, prendendo ad esempio grandi architetti del passato come Le Corbusier, Mies Van Der Rohe e, per quanto riguarda l’Italia, Giuseppe Terragni ed Aldo Rossi. Al proprio edificio andava conferito un preciso “carattere”. In questo senso, rispetto alle prime idee di progetto, ho scelto di partire dal carattere dello “scavo”. Questo scavo doveva essere ben visibile sia all’esterno, che all’interno: l’edificio infatti presenta varie riseghe, volumi in aggetto ed altri che si ritraggono. Proprio perchè si è deciso di utilizzare questo input, gli strumenti utilizzati per indagare e sviluppare il progetto sono stati la pianta (“generatrice del progetto”), ma soprattutto la sezione, che permette di valutare la misura in cui i piani slittano tra di loro, creando questo effetto di scavo, di risega. Si è presa in esame l’opera ed il metodo progettuale del primo James Stirling che, appunto, antepone la sezione rispetto alla pianta, individuando nella prima lo strumento prediletto per sviluppare volumetricamente il progetto. Per quanto riguarda gli interni, la struttura si sviluppa in due piani, e non contempla la presenza di muratura divisoria per gli spazi (fatta eccezione per il bagno e l’angolo cottura). Un patio permette di mettere in stretta relazione l’interno con l’esterno.

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Planimetria


a. Prospetto nord b. Sezione longitudinale c. Pianta piano primo d. Prospetto est Nelle fotografie a lato pagina: modello di studio del progetto, teso ad individuare la distribuzione interna degli spazi.

0 0,5

1,5

3

5

metri

b

48

c a

d


e. Sezione longitudinale f. Pianta piano terra g. Sezione trasversale Nelle fotografie a lato pagina: modello di studio del progetto, teso ad individuare la distribuzione esterna dei volumi.

e

49

g

f


In questa pagina: modello del progetto. Nella pagina a fianco: spaccati assonometrici di piano terra e piano primo.

50


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Assonometria generale, da cui si può osservare il carattere di spicco dell’edificio: lo scavo.

svuotare

divid

scavare 52

scendere

sposta


Sezione prospettica, in cui l’edificio viene completamente decontestualizzato: segno che, questo tipo di architettura, può adattarsi a diversi tipi di luoghi.

53

alzare

anteporre collegar

riempire


COMPOSIZIONE

PROGETTAZIONE DI ELEMENTI COSTRUTTIVI

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prof.arch.

GASPARINI Stefano ass.arch.

PISCICELLI Magda

Il corso di progettazione di sistemi costruttivi si è occupato di fornire tutte le conoscenze legate al mondo della tecnologia in architettura. Passando a rassegna tutti i materiali costruttivi, i loro impieghi, si è arrivati in seguito alla loro declinazione pratica, facendo esempi di dettagli costruttivi. In seguito, attraverso varie esercitazioni intermedie, si è arrivati ad avere un’idea più chiara delle tecniche costruttive, sopratutto a livello di edilizia “classica”. Il corso, nell’ultima fase, ha fatto parte del laboratorio di progettazione architettonica 1, e quindi come esercitazione ci è stato proposto dalla docenza di disegnare i dettagli costruttivi dell’edificio progettato. Si è richiesto quindi un progetto esecutivo, che arrivasse a livello di finitura. E’ stato in questa fase che mi sono reso conto che alcune scelte progettuali erano in parte errate, tanto da costringermi a tornare indietro e rimettere in discussione alcune scelte effettuate.


DETTAGLIO COSTRUTTIVO DEL PROGETTO

Sezione costruttiva, in cui vengono individuati tutti i materiali costitutivi del progetto a livello di finitura.

Legenda: 1. pavimentazione (parquet) 2. strato di allettamento a base cementizia 3. strato di livellamento per passaggio cavidorri 4. strato portante in cls 5. strato di drenaggio 6.strato di impermeabilizzazione 7. strato di separazione 8. strato portante in cls 9. terreno costipato 10. plinto di fondazione in cls 11. bitume 12. magrone 13. cordolo armato 14. travetto tralicciato 15. parapetto 16. muro portante in laterizio 17. pluviale 18. bochettone di scarico 19. cimasa in pietra 20. pavimentazione galleggiante 21. strato di propilene 22. strato di impermeabilizzazione 23. massetto in cls di pendenza 24. barriera al vapore 25. solaio latero cemento 26. pedata in legno 27. frontalino in legno 28. porta finestra scorrevole 29. pavimentazione praticabile 30. cls a vista

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COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 1 56

COMPOSIZIONE

prof.arch.

LOVERO Pasquale ass.arch.

ZANNIER Giulio ass.arch.

CALDAROLA Mimma

Il Workshop del primo anno accademico (2006/2007) aveva come tema il progetto di una piccola stazione ferroviaria-tipo. “Tipo” perchè reiterabile in alcune componenti, dette invariabili, che potevano essere ripetute per configuarzioni simili. Il progetto ha implicato l’utilizzo del metodo progettuale dal generale al particolare, e da subito ha imposto una distinzione (ed una scelta) di fondo: la stazione con sovrapassaggio o con sottopassaggio. Durante il corso sono stati svolti dalla docenza una serie di comunicazioni sotto forma di seminari, volti a portare esempi di progetti e realizzazioni simili a quella oggetto dell’esercitazione. Il progetto, sebbene i tempi di realizzazione fossero molto ridotti (appena tre settimane) richiedeva un’approfondimento strutturale, tramite il disegno di dettagli costruttivi. Una serie di incontri con un ingegnere-strutturista, che ha singolarmente analizzato i progetti, ha chiarito gli aspetti strutturali (piuttosto complessi, visto il tema).


UNA STAZIONE FERROVIARIA TIPO L’approccio al tema della piccola stazione ferroviaria-tipo ha imposto, da prima, una ricerca preliminare, una documentazione su progetti e realizzazioni della stessa matrice tipologica. Per l’edificio del fabbricato viaggiatori si doveva studiare una soluzione-tipo in grado di adattarsi a situazioni diverse. Bisognava quindi concepirlo come un sistema che incorporasse componenti aggregabili e ripetibili, ovvero invarianti, e variabili, in modo tale da permettere la standardizzazione ma anche l’adattabilità. Bisognava comunque fare una scelta di carattere distributivo del fabbricato, ovvero se prevedere sottopassaggio o sovrappassaggio per l’accesso ai binari. Questa scelta andava fatta da subito poiché a seconda dell’impiego cambiava la configurazione dell’edificio. All’interno di questo fabbricato erano da prevedere dei volumi chiusi: volumi tecnici (120 mq+30mq) da distribuire in modo tale che avessero un adeguato affaccio sui binari, servizi commerciali (bar, edicola, 30 mq), sala d’attesa (60 mq) che avesse ovviamente una stretta relazione con i binari, le uscite su essi e i servizi igienici (30 mq). Inoltre, è stato necessario progettare tutta quella serie di elementi che si collegano all’edifico stazione, ovvero pensiline, sedute, shelter (anche per questi si è reso necessario una documentazione preliminare). Il fabbricato era da progettare all’interno di una zona ben delimitata (67,5 mt x 16,5 mt). Come su detto, sono state previste una serie di componenti che potevano essere re-iterate in altre stazioni, dette componenti invarianti, quali risalite verticali, sottopassaggio, l’unità di spazio dei gabinetti, pensiline, sedute, vetrate, porte d’ingresso alla stazione. Altri elementi sono stati pensati varianti, ovvero propri e specifici di questa configurazione, come la copertura.

In questa pagina: schizzi preliminari e di studio.

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59

0 1

3

6

10

metri

Pianta dell’attacco a terra, sezioni e prospetti della stazione ferroviaria-tipo.


a. Siteplan; ricostruzione di un’ipotetica collocazione contestuale della stazione ferroviaria. b. Vista prospettica della stazione dai binari. c. Sezione prospettica, che mette in evidenza il sistema costruttivo alla base della copertura. d. Assonometria isometrica d’insieme. Sotto: fotografie di riferimenti a progetti e realizzazioni varie (nelle prime due immagini, due progetti di stazioni ferroviarie realizzati da Angelo Mazzoni; nell’immagine in basso la stazione Hung Hom Station, ad Hong Kong, presa a riferimento per quanto concerne all’aspetto strutturale).

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a


VISIONI TRIDIMENSIONALI

b

c

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d


A lato: dettaglio costruttivo della pensilina esterna. Sotto: riferimenti a realizzazioni di pensiline all’interno di stazioni ferroviarie.

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1. Illuminazione elevata 2. Pannelli copertura acciaio 3. Trave di torsione (tubo acciaio) 4. Braccio esterno a sbalzo 5. Trave a torsione elevata 6. Braccio a sbalzo 7. Pluviale 8. Collegamento articolato 9. Tubo in acciaio Ă˜ 15 cm 10. Trave trasversale HEA


DETTAGLI COSTRUTTIVI

In questa pagina: sezione trasversale, dettagli costruttivi e sistema strutturale.

1. Pannello esterno acciaio 2. Impermeabilizzazione: guaina ramata 3. Cls alleggerito 4. Lamiera grecata 5. Poliuretano espanso 6. Supporti in metallo zincato 7. Pannello interno in gesso 8. Cavidotti 9. Pannello termo-isolante 10. Lamiera grecata 11. Travi a “C� su cls alleggerito 12. Isolamento 13. Pannelli gesso 14. Pluviale 15. Cordolo di raccordo trave 16. Lucernai 17. Trave tubolare in acciaio 18. Alcarecci tubolari 19. Pannelli in gesso 20. Pavimentazione in ardesia 21. Malta di allettamento 22. Strato di impermeabilizzazione 23. Soletta in cemento armato 24. Vespaio

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2 COMPOSIZIONE

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prof.arch.

PALAZZOLO Carlo Libero

Il corso di progettazione architettonica 2 è iniziato con la visita al paese di Longarone (sito di progetto), riprendendo e spiegando a noi studenti tutta la storia recente del luogo. Perchè? Progettare in un luogo significa conoscerlo, prima di tutto, intimamente. Conoscere lo stato d’animo della gente che lo abita e che, probabilmente, andrà ad usufruire del nostro progetto. Significa, anche, conoscere il luogo “strutturalmente”, ovvero indagarlo dal punto di vista della conformazione morfologica. Si è imposto da subito il modellino in scala come metodo d’indagine progettuale prediletto, perchè permetteva di condurre considerazioni incrociate tra le nostre idee ed il territorio di pertinenza. Un altro strumento molto utilizzato durante il corso è stato il disegno della sezione, molto preziosa per valutare la misura in cui il nostro intervento si andava a radicare nel territorio. Il sito di progetto è collocato davanti alla tristemente nota diga del Vajont, e questo suggeriva tutta una serie di input progettuali.


UNITA’ RESIDENZIALI A LONGARONE (BELLUNO) Il secondo corso di progettazione architettonica è cominciato con una lettura molto attenta e rigorosa del contesto nel quale si stava andando a progettare: il paese di Longarone. Questa zona è da sempre stata martoriata, sia da calamità naturali, che dagli interventi dello Stato. Alla sciagura del Vajont, negli anni ‘60, è seguita un’errata campagna di ricostruzione del paese di Longarone, che tentava di recuperare per imitazione una storia che però era stata cancellata dalla gigantesca innondazione. Il corso si è quindi occupato di ancorarsi ai pochi episodi architettonici “felici”, quali la Chiesa di De Micheli, l’asilo di Samonà e gli edifici a schiera di Pastor. Proprio da questi ultimi parte la riflessione progettuale, essendo il luogo di progetto adiacente alla schiera e alla torre progettate dall’architetto veneziano. Il lotto è segnato da una pendenza molto accentuata, che ha determinato degli sviluppi progettuali particolari: ad esempio l’uso della sezione trasversale come metodo di indagine progettuale. Il tema progettuale, altresì, prevedeva la creazione di due corpi ad uso residenziale, con tipologie architettoniche differenti. I due corpi dovevano essere messi in relazione da spazi comuni, quali piazze, spazi verdi, luoghi di aggregazione. Si è quindi optato per la tipologia a patio e per quella a ballatoio, raccordate da una piazza che si innesta alla stessa quota di quella creata dalla torre di Pastor: una ripresa “filologica”, ma non solo... Il principio progettuale da tenere in stretta considerazione è quello del radicamento geografico, imprescindibile visto il luogo di progetto e la storia che ne ha caratterizzato gli ultimi decenni. Il corso, essendo coordinato con Meccanica Strutturale 1, prevedeva il calcolo delle strutture previste, per pre-dimensionare travi e pilastri.

a. Ipotesi e primi studi del prospetto. b. Sezioni, che evidenziano lo stato di avanzamento e le varie fasi del progetto.

a

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b


a. Planivolumetria dell’intervento b. Prospettiva accidentale d’insieme Nelle fotografie: il sito di progetto e le viste del paese di Longarone dai murazzi contadini.

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Pianta sezionata a quota +505,21

Sezione trasversale 69

Pianta sezionata a quota +508,26

Sezione trasversale


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Pianta sezionata a quota +512,00

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Pianta sezionata a quota +515,05


COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 2 COMPOSIZIONE

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prof.arch.

CECCHETTO Alberto

Il workshop estivo al secondo anno di ClaSa ha cercato di scardinare certe convinzioni di noi studenti riguardo l’architettura, facendoci andare oltre l’architettura stessa attraverso l’”infra”. Una dimensione di sperimentazione ci ha quindi accompagnato per tutta l’esperienza, sia attraverso i materiali sia attraverso le forme. L’ausilio della fotografia in questo senso è stata determinante, perchè ha permesso di bloccare attraverso dei fermo immagine istanti creati ad arte, per poi mostrarli alla docenza. Infatti, in un secondo tempo, proprio professore ed assistenti si sono occupati di raccogliere gli esiti migliori delle nostre sperimentazioni, indicandoci su quali strade proseguire il nostro progetto. Il tutto poi si è concretizzato in una serie di modelli e fotomontaggi che dovevano avere il compito di far capire all’osservatore del nostro progetto tutti gli elementi scenici messi in campo.


INSTALLAZIONE ALL’INGRESSO DELLA BIENNALE La breve esperienza del workshop estivo al secondo anno è stata molto intensa. Un lavoro fatto, come dichiarato dal titolo del laboratorio stesso, di “Infra-architetture”. Architetture fatte di elementi sperimentali, molte volte multimediali, oppure realizzate con elementi effimeri, smontabili. Il sito di progetto è collocato all’ingresso dei giardini della Biennale di Venezia: un lungo corridoio che, secondo la richiesta progettuale, doveva diventare sipario di un intervento con cui la gente si potesse relazionare, interattivo. Un’installazione che avesse come prerogativa l’utilizzo di materiali che creassero uno stupore visivo nel visitatore, giochi di luce, effetti scenografici di sera ecc... Proprio per rispondere a tutte queste esigenze abbiamo in gruppo cominciato una serie di sperimentazioni con i materiali, luci e led luminosi, sia in situazione di giorno che di notte. Il tutto senza perdere di vista la futura funzionalità che ci eravamo previsti dovesse avere l’opera: informativa (riguardo alle mostre in atto all’interno della Biennale stessa). Non bisognava, altresì, perdere di vista la collocazione, di fronte alla laguna. Abbiamo quindi pensato ad un lungo camminamento che accompagnasse il visitatore dallo sbarco del vaporetto sino all’ingresso del padiglione Italia. Il tutto si concretizza attraverso l’ausilio di una serie elementi a “L” rovescita, che simulano dei portali, realizzati in policarbonato, con doppia funzionalità: informativa e di riposo. Informativa perchè sia internamente che esternamente presentano degli schermi, che proiettano a ciclo continuo filmati informativi sulle mostre contenute all’interno della biennale. Inoltre, una serie di elementi in acqua (anch’essi ad “L” rovesciata) permettono un dialogo effettivo, un’unione, tra l’interno e l’esterno della Biennale, rompendo la figura di un ingresso rigido, invitando i passanti ad entrare.

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Suggestioni naturalistiche derivanti direttamente dal sito di progetto.

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Riferimenti progettuali: da un lato la morbidezza dell’opera di Alvaro Siza, dall’altra il forte rapporto con l’acqua veneziana nel progetto di Carlo Scarpa.

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Disegni di progetto: pianta, planimetria, sezione longitudinale.

Sezione longitudinale

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Pianta sezionata a quota 1,5m

Planimetria


Il progetto nelle varie ore del giorno: un metodo di indagine per verificare come le chiome degli alberi all’ingresso della Biennale influiscano nella percezione del progetto.

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ORE 9:00

ORE 12:00

ORE 17:30


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Fotografie di galleggiamento degli elementi posti in acqua di fronte all’ingresso della Biennale.


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Fotomontaggi e fotoinserimenti che tendono ad evidenziare la duplice funzionalitĂ degli elementi ad “Lâ€?: sia proiettori di informazioni (esternamente), che luogo di riposo e raccolta di informazioni (internamente).

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PROGETTAZIONE URBANISTICA 1 COMPOSIZIONE

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prof.arch.

MAMOLI Marcello ass.arch.

DEL PICCOLO Federica

Il progetto urbanistico, durante il corso, è stato inteso come “site-planning” e, cioè, processo progettuale aperto, progressivo e intrinsecamente rigenerabile per l’azione della collettività che la abita e trasforma continuamente. E’ inoltre stato concepito, articolato e rappresentato in modo da esaurire le opzioni proprie dell’Urbanistica, ma anche da dare, con stimoli essenzialmente urbanistici, ampio spazio alle determinazioni autonome del progetto architettonico, proprie di un distinto livello nella corretta articolazione decisionale sull’assetto fisico della città. Per sviluppare correttamente lo specifico disciplinare proprio dell’Urbanistica contemporanea e delle sue procedure di lettura, interpretazione e progettazione, l’architettourbanista viene posto al centro del processo decisionale inerente l’assetto dell’ambiente fisico urbano e messo subito in condizioni esprimere le proprie attitudini alla comprensione dei fenomeni urbani.


UNA STAZIONE FERROVIARIA RIQUALIFICAZIONE DI SAN NICOLO’ TIPO DEL LIDO (VENEZIA) Il corso proponeva come tema di progetto la riqualificazione a livello urbanistico della testa del Lido, a Venezia, zona dalle grandi potenzialità attrattive, ma attualmente trascurata. Questa presenta una serie di elementi molto importanti che, in una prima fase di accurata analisi, sono stati oggetto di studio. Tra questi, giusto per citarne alcuni, la Caserma Pepe, l’Aereoporto Nicelli, il Convento di San Nicolò, il Cimitero Ebraico ecc... Ognuno di questi elementi ha una propria storia, e connota profondamente questa fascia di terreno lagunare. Ecco perchè il progetto urbanistico non poteva non tenerne conto e, anzi, doveva tendere all’inserimento di questi elementi storici con il nuovo tessuto progettato. Il progetto ha voluto sottolineare in prima istanza la morfologia propria della testa del Lido, riprendendo nella serie di abitazioni residenziali previste la curva che caratterizza l’andamento planimetrico. In seconda istanza dare molta importanza al verde pubblico, creando una vera e propria fascia che corre parallelamente al bordo lagunare: questo perchè la città di Venezia (e non da meno, il Lido) ha sempre manifestato una forte necessità di spazio pubblico attrezzato. Quale miglior zona, tra l’altro a ridosso dell’Aereoporto Nicelli, poteva rispondere a questa esigenza? Il progetto inoltre presenta una serie di spazi di aggregazione collettiva, come centri sportivi, poli commerciali ecc... Viene prevista anche una zona attrezzata per la musica, un vero e proprio parco con anfiteatro, che corona la testa del Lido. All’interno della previsione urbanistica vi sono una serie di residenze, di differenti tipologie: il duplex, il triplex, il triplex attrezzato per studenti. Questo per rispondere a diverse esigenze in relazione ad una prevista domanda abitativa. Progettualmente, è stato scelto un approccio dal generale al particolare, partendo ovvero da un’idea generale.

Planimetria del Lido, con individuazione dei principali elementi d’interesse.

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A sinistra: visioni tridimensionali con l’individuazione dell’intervento nella testa del Lido (Venezia) A destra: fotopiano con l’inserimento del progetto di riqualificazione urbana.


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Schemi di progetto

• Disposizione dell’edificato

Edifici di progetto

• Circolazione

Strade comunali

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Parcheggi Pista ciclabile Percorso pedonale • Utilizzo del suolo

Verde pubblico Verde privato Verde sportivo Spiaggia

Planimetria di progetto


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Edifici commerciali Bar-caffetteria

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Sopra: planimetria di progetto con l’individuazione delle varie tipologie. A lato: spaccato assonometrico della tipologia dominante all’interno dell’intervento, la A1 (duplex). Nella pagina a fianco: piante e sezioni delle tipologie presenti all’interno dell’intervento.


Tipologia A1: duplex

Tipologia B: triplex

Tipologia A2: duplex

Tipologia C: triplex studenti

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COMPOSIZIONE

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA e urbana

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prof.arch.

LOVERO Pasquale ass.arch.

ZANNIER Giulio

Il corso di progettazione architettonica e urbana ha avuto un obiettivo duplice: portare noi studenti, attraverso lo svolgimento di un’esperienza progettuale concreta, alla consapevolezza della necessità (e della utilità) di considerare gli aspetti del contesto urbanistico nell’attività di progettazione, a qualsiasi scala essa venga condotta; ed offrirci l’occasione per sperimentare, in un contesto reale, modalità di approccio alla progettazione urbana appropriate ed aggiornate. A questo scopo all’interno del corso è stato prescritto un preciso metodo progettuale, elaborato dallo stesso prof. Lovero, la “progettazione critica”. Questo metodo è applicabile sia a scala insediativa (urbanistica) che a scala edilizia. In ogni caso prevede che, dopo un’attenta fase di studio e documentazione, si elaborino per ogni edificio progettato, più varianti tipologiche (per la precisione tre, ovvero una testa di serie, una prima e una seconda variante), dalle quali poi si dovrà risalire alla soluzione a scala architettonica definitiva.


UNA STAZIONE INTERVENTO ARCHITETTONICO-URBANISTICO FERROVIARIA TIPO AL LIDO (VENEZIA) Nell’affrontare il tema in oggetto del Laboratorio ci siamo trovati di fronte ad un intervento di tipo misto, ovvero pubblico e privato, e questo ci ha stimolati maggiormente rispetto ad altri corsi in cui l’unita abitativa di tipo privato di diverse tipologie edilizie è all’ordine del giorno. Albergo, Autorimessa, Centro info-prenota, Chiosco per bibite e souvenir e gli spazi aperti sono dei temi su cui ci siamo successivamente documentati poiché nella nostra carriera universitaria non ci eravamo mai trovati a confronto con essi. Per quanto riguarda l’area progetto, su cui avevamo già lavorato nel corso di Progettazione Urbanistica, le nostre documentazioni si sono sommate a numerosi sopralluoghi fatti sia dell’area progetto che di tutto l’intorno perché ci sembrava il modo migliore per entrare al meglio nell’ottica della singolarità e peculiarità che un’area come il Lido ha. Il Lido è infatti un’ “interfaccia” tra mare e laguna ed ha diverse funzionalità nelle diverse stagioni, diverso sfruttamento economico ma soprattutto delle preesistenze di carattere storico a cui non si può restare indifferenti. E’ grazie a queste ultime che il nostro iter progettuale non ha potuto seguire strade di grossa innovazione, soprattutto dal punto di vista della soluzione architettonica, poiché le caratteristiche della tradizione del centro insulare pongono dei paletti nella progettazione in luoghi come il Lido. Le tavole tematiche messe a disposizione dal Professore ci hanno subito dato un inquadramento urbanistico dell’area di progetto e ci hanno consentito di operare una scansione cronologica e operativa sulla zona del Lido così da poter affrontare al meglio i seguenti passi del nostro lavoro. Inoltre, come è stato subito chiaro, la possibilità di instaurare similitudini tra il Lido ed altre località ha facilitato l’approccio al tema di progetto.

Analisi dello stato di fatto. A. Viabilità; B. Edificato; C. Spazi aperti; D. Riaggregazione di edificato e spazi aperti.

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Verde privato

Verde cimiteriale

Verde militare

Verde area SIC

Verde pubblico

Verde ospedale

Verde aereoporto

Verde zona balneare

Edificato


Simulazione degli assetti-tipo: A- Testa di serie B- Prima variante C- Seconda variante Nella pagina a fianco: riferimenti progettuali ai giardini dell’area all’Expo di Lisbona (Portogallo).

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Abaco tipologico dell’edificio albergo: A- Testa di serie B- Prima variante C- Seconda variante a. Albergo “Villa Medici” ex Hassler, Roma; arch. M.Loreti. b. Albergo d’esempio nel volume “Hotels:Planen und Gestalten”. c. Albergo d’esempio nel volume “Hotels:Planen und Gestalten”.

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Testa di serie La testa di serie presenta un corpo di fabbrica di 12 metri. Le campate orizzontalmente sono invece di 5 metri. Per risolvere strutturalmente il problema dei collegamenti verticali sull’angolo è stato previsto un setto portante in calcestruzzo armato, che avvolge i servizi stessi. Per ciò che concerne alle soluzioni figurative in prospetto, vi è un tamponamento in pannelli sandwich in lamierino. Nella parte che invece contiene i collegamenti verticali, il setto è lasciato in calcestruzzo a vista. Prima variante La prima variante presenta nell’impianto planimetrico uno slittamento della parte centrale. Rispetto alla testa di serie, la prima variante presenta un corpo di 13 metri, mentre le campate orizzontali restano di 5 metri. Il principio col quale si conforma il prospetto è quello dello svuotamento: se la totalità dell’involucro edilizio è trattato in cotto intonacato, lo svuotamente è invece a cotto a vista. Le aperture sono ampie, quasi a soffitto, e il riparo dalla luce solare è garantito dai frangisole in legno, scorrevoli, e meccanicamente regolabili. Seconda variante La seconda variante, essendo la più azzarata, è concepita in planimetria con il motivo della curva attorno all’angolo. Il carattere più intoverso si può notare nella caratterizzazione dei prospetti, che presentano aperture meno ampie rispetto alle precedenti due varianti. Questo carattere è inoltre rimarcato dalla non presenza di uno svuotamento al piano della copertura. L’unico svuotamento è quello presente in corrispondenza dell’ingresso, che serve a marcare questa parte dell’edificio. Il corpo di fabbrica in qiesto caso è di 11 metri, e verticalmente presenta una campata da 5 ed una da 6 metri. L’esterno è trattato in cotto intonacato.

a

b

c


A 0 5

15

30

Legenda: CT- Centrale termica Lav- Lavanderia St- Stireria Mag1- Magazzino culle Mag G- Magazzino generale Rip- Ripostiglio H- Stallo handicap R- Stallo per dipendenti Hall- Hall d’ingresso Rec- Reception Uff- Uffici Ar- Archivio DB- Deposito Bagagli CC- Camera Custode Mag- Magazzino di deposito Rip- Ripostiglio Sa- Sala attesa Bar Dis- Disimpegno K bar- Cucina bar Cav- Cavedio tecnico CD- Camera doppia CS- Camera singola Disp- Dispensa K- Cucina G- Guardaroba WC p- Gabinetti per il pubblico

50

B

C

metri

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Abaco tipologico dell’edificio autorimessa: A- Testa di serie B- Prima variante C- Seconda variante Nelle due immagini: parcheggio di Trento; arch. M. Armani. Nel disegno: Parcheggio multipiano CREA.

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Testa di serie Il piano terra è quello che si differenzia dai precedenti, che invece vengono reiterati. Da uno studio tipologico condotto in sede di documentazione, le campate strutturali si compongono in moduli da 5 metri e 7,5 metri. Il modello è a blocco chiuso con rampe incrociate centrali. L’edificio, nella facciata principale presenta la biglietteria e la portineria. Volumetricamente, ritoviamo all’esterno i due corpi laterali (corrispondenti alle corsie) di altezza maggiore e con copertura a capanna. Il corpo centrale presenta invece una copertura piana. Prima variante La prima variante presenta delle differenze per quanto riguarda la volumetria dell’edificio, che nelle corsie ha una copertura piana con annessi lucernari, mentre nella parte centrale un rialzamento ed una copertura a capanna. La parte centrale, inoltre, è arretrata rispetto al filo dell’edificio. Le scale antincendio in questa variante sono inglobate all’interno della struttura e non esterne. Per quanto riguarda il trattamento della superficie esterna, i corpi laterali sono trattati in cotto a vista, mentre il corpo centrale in cotto intonacato. Seconda variante La seconda variante, essendo la più azzarata, è concepita in planimetria con il motivo dei lati lunghi inclinati. Essendo di metratura superiore alle precedenti due ipotesi, è stato previsto a piano terra un nolo biciclette. Le scale antincendio sono in carpenteria metallica ed esterne rispetto la struttura. Volumetricamente i corpi laterali inclinati sono a copertura piana e ribassati rispetto al corpo principale, che invece è più alto e a copertura a capanna. Rispetto alle variante precedenti, in cui i lucernari erano alloggiati nelle parti piane, in questo caso il lucernario è posto sulla parte a capanna, e posto in corrispondenza delle rampe di risalita.


A 0 5

15

30

50

B

C

metri

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Legenda: Port- Portineria Bigl- Biglietteria Uff- Uffici WC pers- Gabinetti per il personale WC pubbl- Gabinetti per il pubblico CT- Centrale termica Cav- Cavedio tecnico Rip- Ripostiglio NB- Nolo biciclette Disimp- Disimpegno


Soluzione architettonica dell’albergo: Pianta piano interrato Pianta piano terra Pianta piano tipo Pianta piano ultimo Pianta copertura Prospetti Sezione longitudinale Assonometria isometrica

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Legenda: CT- Centrale termica Lav- Lavanderia St- Stireria Mag1- Magazzino culle Mag G- Magazzino generale Rip- Ripostiglio H- Stallo handicap R- Stallo per dipendenti Hall- Hall d’ingresso Rec- Reception Uff- Uffici Ar- Archivio DB- Deposito Bagagli

CC- Camera Custode Mag- Magazzino di deposito Rip- Ripostiglio Sa- Sala attesa Bar Dis- Disimpegno K bar- Cucina bar Cav- Cavedio tecnico CD- Camera doppia CS- Camera singola Disp- Dispensa K- Cucina G- Guardaroba WC p- Gabinetti per il pubblico

UNA STAZIONE FERROVIARIA TIPO

0 4

12

24

40

metri

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INTERNI DELL’ARCHITETTURA

COMPOSIZIONE

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prof.arch.

PITTALUGA Franca ass.arch.

SCAVUZZO Giuseppina

Sperimentare / Studiare / Proporre sono state le attività compiute nell’arco del corso per riflettere sulla trasformabilità degli spazi interni, attraverso la mobilità di alcuni elementi.Tre differenti esercizi hanno guidato l’esperienza nell’arco del semestre. Un primo esercizio prevedeva delle attività svolte in aula, in piccoli gruppi, nell’arco di quattro ore, per realizzare ogni volta un diverso tipo di trasformazione, nelle precise delimitazioni di campo del singolo extempore: crescita dello spazio per allungamento, mutamento dei flussi di circolazione interna, trasformazione del rapporto tra interno ed esterno, alterazioni di sagoma e variazioni di forme libereInfine si è arrivati ad una vera e propria progettazione individuale, applicata ad un padiglione informativo da posizionare entro gli spazi dell’Arsenale di Venezia. La piccola struttura mutevole contiene informazioni sulle attività della Biennale di Architettura e consuma la propria trasformazione da “inerte” a “produttiva” al volgere della singola stagione culturale.


UNA STAZIONE PADIGLIONE INFORMATIVO FERROVIARIA MUTEVOLE TIPO ALLA BIENNALE La fase della Progettazione individuale ha prima avuto un suo sviluppo seguendo alcuni riferimenti che sembravano i più affini per il padiglione da progettare. Sia per quanto riguarda la forma che lo slittamento e le sue trasformazioni le opere che mi hanno colpito maggiormente sono state quelle di Shigeru Ban e Tadao Ando. Successivamente per la forma mi sono rifatto al museo dell’olocausto di Daniel Libeskind a Berlino, nonchè a delle opere del giapponese Shigeru Ban. Quindi dopo aver consultato queste opere sono arrivata ad un’idea iniziale che poi è risultata molto buona sia dal punto di vista della forma che dal punto di vista dell’utilizzo a modi di padiglione. Il progetto da sviluppare è stato localizzato, a scelta del singolo studente: entro il padiglione all’Isolotto, entro la sala stampa, nel Teatro alle Tese o negli scoperti adiacenti alle Gaggiandre. A scelta propria, il progetto si doveva configurare come: un padiglione praticabile, ove circolano persone o uno spazio di minimo ergonomico misurato sul solo addetto che vi lavora o un ambito che non ospita umani, ma solo informazioni, o che stimoli eventi o interazioni. La scelta è ricaduta negli scoperti adiacenti alle Gaggiandre perchè è un luogo ricco. Arcate, aqua, luce ed ombre, ma anche diversità di materiali laterizio, pietra bianca, marmo creano un punto della zona dell’Arsenale pieno di spunti di gran valore. Aggiungendo anche che era meglio a mio parere porlo all’esterno per motivi di luce e visibilità, poichè all’interno delle Tese sarebbe stato sicuramente poco visibile e accessibile a tutti metre questo è un luogo di passaggio. Il progetto si configura come un “passage” dove reccepire informazioni riguardo alle attività svolte all’interno dell’Arsenale.

Nelle immagini: sito di progetto (esterno dell’Arsenale alla Biennale di Venezia). Inoltre, il poster di presentazione del progetto individuale.

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Extempore di gruppo 1: mutazione di dimensione.

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Extempore di gruppo 2: mutazioni di relazioni.

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Extempore di gruppo 3: mutazione di sagoma.

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Extempore di gruppo 4: mutazione di assetto.

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In questa pagina: riferimenti progettuali (Daniel Libeskind, Steven Holl, Shigeru Ban). Inoltre, l’attacco a terra del progetto, collocato all’esterno dell’Arsenale.

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IL PROGETTO INDIVIDUALE

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Pianta del padiglione chiuso (a riposo) ed in attivitĂ .


Pianta e sezione del padiglione in attivitĂ .

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Pianta e sezione del padiglione a riposo.

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Fasi di apertura del padiglione mutevole, da chiuso ad aperto.

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Fotoinserimenti del progetto, sia chiuso che aperto, all’interno del contesto dell’Arsenale.

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Sezione costruttiva degli elementi ad L rovesciati: una struttura che esternamente si presenta con pannelli metallici, che internamente ha un’intelaiatura in tubolari metallici.

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Assonometria della struttura interna di aggancio dei pannelli metallici.

1. Struttura metallica portante 2. Pannello metallico di rivestimento 3. Supporto di ancoraggio in alluminio 4. Inserti metallici di ancoraggio 5. Vite di ancoraggio alla struttura portante 6. Vite di ancoraggio voltata 7. Supporto in alluminio 8. Supporto in alluminio portante 9. Supporti metallici

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EXTRA-DISCIPLINARE 114


EXTRA-DISCIPLIANRE • VIAGGIO IN PORTOGALLO prof. D’ACUNTO GIUSEPPE

• TIROCINIO

studio architetti associati DOARDO-FATTONI-VENTURINI

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EXTRA-DISCIPLINARE

VIAGGIO IN PORTOGALLO

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prof.arch.

D’ACUNTO Giuseppe

Il viaggio in Portogallo prevedeva nell’arco di una settimana la visita a numerose ed importanti opere architettoniche, dislocate in tre città molto importanti come la capitale Lisbona, la città universitaria di Coimbra e la suggestiva Porto. Nelle prime giornate a Lisbona abbiamo potuto entrare in contatto con l’architettura di Aires Mateus Architects per quanto riguarda l’opera del Rettorato dell’Università di Lisbona e con il Centro Culturale di Belem di Gregotti, opera di alto livello sia architettonico che urbanistico per la capitale portoghese. A Coimbra abbiamo visitato il Polo Universitario antico e moderno compreso il Padiglione Temporaneo del Portogallo di Alvaro Siza all’interno del parco di Siza Vieira. A Porto il viaggio ha avuto il suo massimo picco di valore in quanto abbiamo visitato le Piscine sull’Oceano, la Casa da Tè e il Museo Serralves di Alvaro Siza che si sono rilevate tre opere grandiose da tutti i punti di vista sia costruttivi che in relazione con il contesto.


UNA SCHIZZI STAZIONE DI VIAGGIO: FERROVIARIA ANALISI TIPO

Alvaro Siza, Museo d’Arte contemporanea Serralves

Alvaro Siza, Piscine sull’oceano

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Alvaro Siza, Biblioteca di Aveiro

Alvaro Siza, Sala da tè Boanova


Alvaro Siza, FacoltĂ di Architettura

Alvaro Siza, Padiglione dell’expo

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TIROCINIO EXTRA-DISCIPLINARE

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studio

DOARDO FATTONI VENTURINI

L’attività del tirocinio (della durata di 225 ore) è stata svolta nei giorni lavorativi compresi tra il 16 novembre 2009 e il 18 dicembre 2009 presso lo studio “Architetti Associati DoardoFattoni-Venturini” di Piove di Sacco (Padova). L’esperienza formativa si è svolta su più temi progettuali, variando dalla scala edilizia a quella insediativa (urbanistica). In questa relazione viene reso conto dei principali progetti a cui ho preso parte, con diverse mansioni (dalla vera e propria progettazione, ai disegni di progetto realizzati a CAD, alla creazione di visioni 3D , alla grafica ed impaginazione, ecc...).


UNA STAZIONE CENTRO RESIDENZIALE FERROVIARIA E COMMERCIALE TIPO A CODEVIGO (PADOVA)

Nelle immagini: schizzi che documentano l’iter progettuale, primi ipotesi di prospetti e dettagli vari.

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Piano di recupero Codevigo (Padova) Il lavoro è stato piuttosto complesso, svolgendosi sia a livello urbanistico che edilizio. Per quanto riguarda la prima parte, sono state stilate le tavole urbanistiche da presentare al Comune, contenenti l’individuazione dell’area oggetto del PDR all’interno dell’ortofoto, del CTR e del PRG. Sono state inoltre disegnate delle sezioni di assetto tipo, a scala insediativa, contenenti i profili dei nuovi edificati che andranno a caratterizzare l’area oggetto del PDR. A scala edilizia, invece, ci si è occupati di queste nuove edificazioni a destinazione d’uso mista. Infatti l’intervento prevedeva la creazione di un polo di aggregazione per il paese di Codevigo, contenente sia edifici residenziali che negozi e un bar-ristorante. Una bozza del progetto era già stata elaborata dallo studio e più volte modificata per volontà dei committenti. Si è quindi proceduto a modificare alcune parti del progetto precedente, con particolare attenzione agli esterni. Ci si è avvalsi soprattutto di strumenti per la creazione di render, ma anche di schizzi e disegni a mano libera, per generare immediatamente visioni 3D da poter mostrare ai committenti (essendo evidentemente più comunicativi questi strumenti per i non addetti ai lavori). In seguito si è proceduto a modificare al CAD i disegni tecnici di progetto, in relazione ai mutamenti apportati all’edificato nelle tre dimensioni.


Nelle immagini: visioni tridimensionali complessive dell’intervento.

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Schizzi che documentano l’iter progettuale, su due fronti: da un lato la ripresa di una villa nobiliare Settecentesca adiacente all’area di progetto (Villa Rosso), dall’altro lo studio dello svuotamento d’angolo.

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BIFAMILIARI A PIOVE DI SACCO (PADOVA)

Questo progetto, realizzato per conto di un impresario locale, prevedeva l’insediamento di due case bifamiliari identiche in una via storica per la città di Piove di Sacco. Il tema progettuale è subito risultato chiaro: il rapporto del nuovo insediamento con l’esistente, ovvero la Villa Rosso (una casa padronale databile intorno alla fine del XVI secolo). In questo senso è stato svolto uno studio preliminare sulla villa, per poi passare, in sede progettuale, ad identificare attraverso un pre-progetto (schizzi, ipotesi di piante e prospetti) la conformazione dei futuri due blocchi da costruire. Il rapporto con Villa Rosso è forte, tanto che vengono ripresi dei tratti caratteristici di quest’ultima, come il tetto a padiglione e la scansione regolare in prospetto dei vari piani (costringendo ad un’ulteriore approfondimento riguardante questi tratti caratteristici comuni anche alle altre ville del periodo compreso tra XVI e XVII secolo nel territorio del veneto). In seguito a questa prima fase di ricerca e prime ipotesi, si è arrivati a delle soluzioni più definitive per le piante, prospetti e sezioni dell’intervento, grazie anche alla supervisione dei tutor. Sono stati quindi realizzati i disegni di progetto al CAD, classificabili a livello di progetto preliminare. Per far comprendere in maniera più chiara l’assetto dell’edificato nelle tre dimensioni sono state realizzate delle viste 3D con l’ausilio di programmi appositi.

Nel riquadro, il punto d’arrivo della riflessione progettuale (in ogni caso non ancora conclusa).

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Nelle immagini alcune delle schede di curriculum realizzate durante il tirocinio.

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Sono state realizzate una decina di schede del curriculum aziendale (che sono andate a sommarsi a schede realizzate precedentemente dallo studio stesso). Ogni scheda conteneva l’illustrazione di un progetto realizzato dallo studio attraverso il solo ausilio di immagini (che potevano essere disegni di progetto, viste 3D o fotografie qualora il progetto oggetto di illustrazione fosse già stato costruito). Questo ha comportato non solo l’impaginazione delle suddette schede (attraverso programmi di grafica) ma anche un’accurata selezione del materiale a disposizione, costringendo ad un’analisi critica di quanto realizzato dallo studio. La volontà, in ogni caso, è stata quella di far cogliere immediatamente a chi si trovasse davanti alle schede il processo progettuale intrapreso dallo studio, e i principali tratti caratteristici dell’oggetto di illustrazione. Queste schede sono state inserite, tra l’altro, nel sito web dello studio stesso.


SCHEDE DI CURRICULUM DELLO STUDIO

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Progettazione architettonica 1 Prof. A. Dal Fabbro

Progettazione architettonica 2 Prof. C. Palazzolo

Progettazione di elementi costruttivi Prof. S. Gasparini

Progettazione di sistemi costruttivi Prof. G. Riva

Caratteri tipologici e distributivi degli edifici Prof. F. Groppello

Meccanica strutturale 1 Prof. G. Bilotti

Fondamenti di geometria descrittiva Prof. V. Valerio

Tecnica del controllo ambientale Prof. F. Peron

Matematica Prof. R. Manfrin

Urbanistica Prof. L. Ciacci

Istituzioni di storia dell’architettura Prof. P. Moracchiello

Storia dell’architettura contemporanea Prof. A. Restucci

Fondamenti di informatica Prof. G. Buggin

Rilievo dell’architettura Prof. D. Toffanello

Fondamenti di architettura del paesaggio Prof. M. Cunico

Storia della fotografia Prof. A. Maggi

Disegno dell’architettura Prof. G. Liva

Storia dell’arte moderna Prof. L. Corti

Inglese Prof. J. Millerchip

Meccanica strutturale 2 Prof. G. Bilotti

Composizione architettonica 1 Prof. P. Lovero

Composizione architettonica 2 Prof. A. Cecchetto

SECONDO ANNO

PRIMO ANNO

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Progettazione urbanistica Prof. M. Mamoli

Viaggio in Portogallo Accompagnatore prof. G. D’Acunto

Restauro Prof. P. Faccio

Tirocinio Presso lo studio architetti associati DoardoFattoni - Venturini, Piove di Sacco (Padova)

Interni dell’architettura Prof. F. Pittaluga Fondamenti di geotecnica Prof. A. Dei Svaldi Estimo Prof. F. Fiocco

Geografia urbana e territoriale Prof. M. Torres Storia dell’arte greca e romana Prof. G. Bordignon Disegno e comunicazione visiva Prof. G. Pescolderung

TERZO ANNO

Composizione architettonica 3 Prof. A. Gausa

ESPERIENZE EXTRA-DISCIPLINARI

Progettazione architettonica e urbana Prof. P. Lovero

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Il presente portfolio di laurea è stato stampato presso il Centro Copie Berchet, via Scrovegni, 5 Padova nel mese di Marzo 2010. Copia brossurata, 132 pagine, carta 120 grammi.


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