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“Danno la linea ma non sono una cupola” Negli anni 70 auspicarono la riduzione del welfare e la nascita dell’euro Ora invitano anche i sindacalisti Il racconto di Domenico Moro, autore di Club Bilderberg ANNA LOMBARDI
SERA 31 maggio 2013
Bilderberg,il libro
l Bilderberg è avvolto dal mistero e oggetto di teorie complottiste. Invece sapere come funziona il Bilderberg davvero è importante per capire la situazione attuale...». Domenico Moro, 49 anni, sociologo, giornalista free lance e ricercatore romano è l’autore di uno dei rari studi seri e non complottisti sui “meeting”. Un libro pubblicato da meno di un mese intitoltato Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo edito da Aliberti. Perché ha definito Bilderberg un club? «Sappiamo che le imprese contemporanee operano a livello globale, al di là delle nazioni di cui sono originarie, e con capitali che arrivano da varie aree. Questo ha facilitato lo sviluppo di organizzazioni che raccolgono i principali imprenditori che s’incontrano come in un club per discutere di temi di importanza globale: economia, ecologia, politica. Curiosamente questi incontri sono momenti in cui gli esponenti di grandi interessi economici vengono a contatto con esponenti della politica, di think tank e di centri di studio universitari».
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L’AUTORE Domenico Moro, 49 anni, autore di Club Bilderberg edito da Aliberti
SERA 31 maggio 2013
Bilderberg,il libro E cosa accade in questi incontri? «Vengono definite linee-guida. Il problema è che si riuniscono in segreto, perché del Bilderberg si sanno solo i titoli, mentre della sua organizzazione sorella, la Trilaterale, appena qualche report. Queste linee guida vengono poi sviluppate a livello internazionale. Le faccio un esempio: negli anni 70 in un famoso rapporto della Trilaterale, scritto da Samuel Huntington - il teorico dello scontro tra civiltà - e dal sociologo Michel Crozier si sosteneva che nelle democrazie occidentali c’era un eccesso di partecipazione. E che bisognava ridurlo perché più aumentava la partecipazione politica più aumentavano le richieste allo Stato. Le linee guida di quel documento erano riduzione del welfare, privatizzazioni, riduzione del costo del lavoro, implemento di sistemi di governo maggioritari e bipartitici, dove l’esecutivo avesse più potere rispetto al Parlamento. Ancora, si diceva che questi processi potevano essere implementati dall’unificazione Europea e dall’euro, che avrebbero costretto tutti ad adeguarsi a determinati principi perché soggetti a vincoli. Ebbene, se guardiamo la storia queste politiche hanno trovato attuazione fedele nei paesi più importanti. L’organizzazione, insomma, sembra avere la capacità di definire direzioni che fanno determinati interessi». Chi partecipa? «Prevalentemente esponenti di tre settori: banche, imprese e politici. Colpisce che questi personaggi spesso passino da un settore all’altra secondo il sistema delle revolving doors. Basti pensare che dai Bilderberg sono passati Angela Merkel, Bill Clinton, Tony Blair: e anche i nostri Mario Monti ed Enrico Letta. Diciamo che c’è una sorta di malleveria, di importanza nel frequentare questi circoli. Lo stesso Presidente Napolitano lo ha sottolineato nel tracciare le qualità di Enrico Letta definito “persona che partecipa a forum di carattere internazionale”. Ebbene, Letta ha partecipato solo a 2 forum internazionali: Bilderberg e Trilaterale». SERA 31 maggio 2013
Bilderberg,il libro Che fa, è un complottista anche lei? «Per carità non dico che si riuniscono e decidono di fare questo o quel complotto: ma che all’interno di questa assise si ragiona su come definire politiche che spesso poi vengono applicate. L’ho sottolineato: il mondo attuale non è caratterizzato da un nuovo ordine controllato da una cupola chiamata Bilderberg. Hanno influenza, cercano di incidere sulla realtà, in parte ci riescono: ma questo fa parte delle caratteristiche stesse della mondializzazione e del modo in cui si muove il capitale mondiale. Poi, certo, la frequentazione, l’appartenenza a questi gruppi, diventano importanti per accedere a determinate cariche». Come si accede? «Per cooptazione. Perché i Bilderberg hanno due livelli. Nel primo ci sono i componenti fissi, lo steering committee, un comitato direttivo composto da 35 persone. Ogni anno si organizza un incontro di tre giorni dove s’invitano un’altra ottantina di persone. Inviti personali sulla base di proposte del Presidente votati dal comitato che garantisce selezione molto stretta e continuità». Cosa accade negli incontri viene svelato? «No, i partecipanti sono vincolati a silenzio» Questa riservatezza la inquieta? «Sì, perché le decisioni prese in queti consessi non sono trasparenti nè prese da persone delegate attraverso elezioni o mandato pubblico a prenderle. Insomma è innegabile che i Bilderberg hanno peso. Ma non si tratta dei fantasiosi complotti che si leggono su internet». In questi contesti ci si scontra? «Certo, non sono organizzazioni prive di contraddizioni. È noto il duro scontro in occasione dell’intervento in Iraq fra americani coi franco-tedeschi. Il Bilderberg è semmai una camere di compensazione tra grandi nazioni e settori di capitale» Chi sono gli italiani che partecipano? «Bhè, gli ultimi due presidenti del Consiglio sono passati SERA 31 maggio 2013
Bilderberg,il libro da lì. Poi c’è Marta Dassù, prima sottosegretario e oggi viceministro degli Esteri. La stessa Emma Bonino lo ha frequentato in passato. Ma i maggiori frequentatori sono riferibili a Fiat, ex monopoli di Stato - Enel, Eni, Finmeccanica - e banche come Bancaintesa e Unicredit. Poi le aziende che fanno riferimento a Galassia del Nord. Franco Bernabè di Telecom è l’unico membro fisso italiano del comitato direttivo. Gli Agnelli da Gianni e Umberto a John Elkann. Tronchetti Provera, Romano Prodi che ha partecipato molte volte. E ancora Fulvio Conti, Padoa Schioppa. Tremonti.... C’è una prevalenza di personaggi che appartengono al centro sinistra, un centrosinistra all’americana, particolare». Nell’incontro di quest’anno di cosa si parlerà? «Naturalmente è tutto segreto, ma probabilmente si parlerà di Europa, ed è ovvio pensare che il problema della tenuta dell’euro sia centrale. Poi forse di sviluppo cinese. E di Siria e situazione mediorientale. Negli ultimi incontri sono stati invitati esponendi dell’opposizione ad Assad collegati ai Think Tank francesi che spingono per l’intervento. Sono gli argomenti più gettonati insieme a quelli di carattere ambientale ed ecologico. L’unica cosa certa che è trapelata è l’invito al capo del partito socialdemocratico svedese ed ex capo del sindacato dei metalmeccanici Stefan Löfven: invitato addirittura da Jacob Wallenberg, membro fisso e rampollo della più potente famiglia svedese».
SERA 31 maggio 2013