J.I.Linazasoro_Escuela Pìas Cultural Center

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Corso di Teorie e Tecniche della progettazione architettonica contemporanea // Prof. Gianni Ottolini // Scuola di Architettura e Società //A.A. 2014/15 Alice Baccolo // 835113

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CENTRO CULTURALE

“ ESCUELAS PÌAS DE SAN FERNANDO „



INQUADRAMENTO

Camminando all’ interno del quartiere popolare madrileno di Lavapiés, uno dei più antichi della città ed uno dei più martoriati dalla guerra civile spagnola, ci ritroviamo faccia a faccia con il rudere dell’antica Chiesa Barocca Escuelas Pías de San Fernando che per anni condizionò l’intera area urbana, conferendole un carattere oscillante tra il romantico e il degradato. Solo osservando attentamente ciò che permane dello storico involucro edilizio, che affaccia su Piazza Augustìn Lara, saremo in grado di cogliere il sapiente intervento di recupero e riqulificazione operato da José Ignacio Linazasoro al suo interno. Un’opera di eccezionale qualità Architettonica ma anche Urbana, iniziata dallo stesso architetto già alla fine degli anni Novanta.

Da prima la riqualificazione della piazza antistante la vecchia facciata Barocca che svolge il suo ruolo di antesala dell’ operazione; al di sotto l’inserimento di un parcheggio, anch’esso progettato in modo organico e coerente con l’insieme. L’intero intervento venne portato a compimento nel 2004 con l’inaugurazione del nuovo Complesso Culturale de Lavapies.

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INQUADRAMENTO

LAVAPIES Madrid, SP 1996 - 2004 2600 mq del Barrio

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Metrò Biblioteche Università e collegi Teatri e centri dell’Arte Escuela Pìas de San Fernando

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ll nuovo Complesso sorge nel cuore della Madrid Vecchia, un’area dalla spiccata personalità , che come spesso accade risulta complessa e variegata.


INQUADRAMENTO

Ci troviamo in un quartiere da sempre segnato da una storia difficile e per nulla pacifica. Antico ghetto ebraico, deve il suo nome, Lavapìes, alla vecchia fontana dove la comunità si ritrovava a lavare i piedi prima di entrare in sinagoga. Durante la Guerra Civile fu teatro di scontri tra anarchici e franchisti, per poi essere totalmente dimenticato e abbandonato a se stesso. Comincia così un periodo di degrado che continua fino agli anni ottanta e novanta. Poi, poco a poco, grazie anche al ricambio generazionale, il quartiere diventa meta non solo di immigrati ma anche di giovani dalle modeste possibilità economiche che, trovando appetibile acquistare e ristrutturare, danno vita ad un’ ambiente totalmente personalizzato che, nel corse degli anni, ha assunto quell’aspetto un po’ Bohemiene e un po’ Artistico che tutt’ora conserva. Questo carattere dinamico e variegato, fù la chiave di volta dell’ ultimo Ventennio, periodo in cui possiamo annotare il proliferare di Centri Culturali, Gallerie, piccoli Cinema, Bar e Locali, che ne fanno uno degli angoli più vivaci e vitali di Madrid.

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Questo progetto rappresenta un’ immagine singolare in cui l’architettura contemporanea si combina e dialoga con le rovine dell’ antico complesso della Scuole Pie di San Fernando.


INQUADRAMENTO

ll convento ed il collegio di San Fernando sono stati fondati nel 1729 dal rettore della scuola e vennero costruiti sulla Calle Meson de Paredes, nel quartiere di Lavapìes, nell’ area urbana dove in precedenzalo stesso ordine religioso aveva costruito nel 1617 l’ospedale Nostra Signora di Montserrat. Nel 1734, l’architetto Francisco Ruiz progettò il piano per la scuola,

alcune pareti, la crociera, il tamburo della cupola e alcuni elementi decorativi. Negli anni successivi, parte del terreno di proprietà dell’ordine vene acquistato, riconvertito e destinato alle nuove costruzioni residenziali. Nel 1996 le rovine della chiesa sono state dichiarate di elevato interesse culturale; poco dopo prese corpo l’idea di un piano per la loro salvaguardia.

il convento e la chiesa, e dopo la sua morte nel 1744, i lavori vennero presi in carico dal collega Jose Avarez. Nel secolo successivo la scuola subì ulteriori interventi di ampliamento, nuovi spazi atti ad accogliere una biblioteca, nuove sale da pranzo e nuovi dormitori. Disgraziatamente nel 1936 arrivò la Guerra Civile durante la quale rimasero in piedi solo le rovine della chiesa: la facciata,

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Il Complesso Culturale, che venne poi premiato all’International Brick Award nel 2006, fù fortemente voluto dall’ Amministrazione Madrilena e dall’ Università spagnola UNED, con l’intento di dare un nuovo volto ad un quartiere caratterizzato da una grande vivacità culturale.


DESTINAZIONE

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Elencando le diverse volontà funzionali del progetto emerge una costante e prevalente finalità: Un progetto all’ insegna dell’ Integrazione di più funzioni in più spazi. Infatti, accanto alle rovine dell’antica chiesa e dell’ormai scomparso collegio che accolgono la nuova Biblioteca di Quartiere, si costruisce un nuovo edificio destinato alle nuove Aule dell’Università UNED, una serie di spazi culturali, nonchè un’area ristoro collocata sulla nuova copertura dell’antica chiesa.

La complessità funzionale che si può cogliere analizzandone la pianta, viene ampiamente negata nella lettura tridimensionale dell’opera. Il carattere grintoso ed imponente imposto dalle rovine svolge un ruolo fondamentale nelle scelte progettuali dell’Architetto Josè I. L., che operando secondo un principio di Unità matericoformale, raggiunge con successo l’integrazione tra vecchio e nuovo

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quella di essere luogo di formazione e crescita culturale per un quartiere tanto difficile quanto ricco di qualità. La biblioteca così come l’Aulario, garantendo a tutti i cittadini e agli studenti l’ accesso ai diversi strumenti di formazione e conoscenza, concorrono al diritto di tutti i cittadini all’informazione e all’educazione, promuovendo la crescita culturale e civile della collettività.


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E’ possibile avvicinare il complesso de la Escuela pìas da più direzioni: due fronti, due ingressi e due modi di porsi nei confronti dell’ intorno mediante soluzioni folmali ben diverse tra loro, ma accomunate da una continuità di pensiero e materia. Se da un lato del lotto la piazza Augustìn Lara, che raccoglie e accoglie i cittadini nelle lunghe giornate di festa, è voluta dall’ architetto come Antesala allo spazio del silenzio e della lettura; dall’altro lato troviamo, all’ incrocio tra Calle Tribulete a Sud e Calle Sobrerete a Est, ad un piano più in basso e direttamente affacciato su strada, l’ingresso all’ Aulario ed agli uffici amministrativi.


DESTINAZIONE

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L O T T O Oggi l’area di progetto ripropone volumetricamente e dal punto di vista dell’ impianto spaziale ciò che c’era prima ma ridestinando ogni singolo spazio alle nuove funzioni socioculturali. Volendo semplificare la forma del lotto, è possibile associarla ad una “L” capovolta, il cui angolo, è rivolto verso Nord-Est sull’ incrocio tra Calle Sobrerete e Calle M. de Paredes.

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C O N T E S T O F I S I C O Di certo non avrà la maestosità e la “magnificenza” di altri luoghi della capitale spagnola, ma il quartiere di Lavapìes è sicuramente in grado di emanare da ogni angolo un’ atmosfera ricca e sempre nuova grazie anche all’articolazione delle sue strade, che tra i sali e scendi, offrono scorci e spunti sempre nuovi.

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PIANTA PIANO

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A. Plaza de Augustìn Lara 1. Scala pedonale al parcheggio 2. Bagni pubblici B. Bibblioteca 3. Archivio 4. Impianti tecnici 5. Bagni 6. Bagni per disabili 7. Accesso dis ervizio C. Aulario 8. Accesso 9. Recepciòn 10. Libreria 11. Magazzino della libreria 12. Aule per l’audiovisione 13. Ufficio 14. Bagni 15. Scala principale

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A. Plaza de AugustĂŹn Lara 1. Plaza 2. Area giochi per Bambini 4. Accesso al parcheggio interrato B. Bibblioteca 5. Accesso dalla piazza 6.. Info-desk 7. Sala di lettura 8. Studio 9. Acceso bagni 10. Area di connessione C. Aulario 11. Scala principale 12. Aula Magna 13. Aule 14. Bagni

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PIANTA PIANO

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B. Bibblioteca 1. Mezzanino sopra l’altare C. Aulario 2. Scala principale 3. Aule 4. Bagni

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PIANTA PIANO C. Aulario 1. Scala principale 2. Area ristoro 3. Cucine 4. Terrazza

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SEZIONE DELLA SALA LETTURA

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SEZIONE DEL PATIO

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PROSPETTO PLAZA AUGUSTÌN LARA

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PROSPETTO CALLE MASÒN DE PAREDES

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PROSPETTO CALLE TRIBULETE

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ANALISI DELLA FORMA

Nell’ unità del progetto è comunque possibile individuare sul piano orizzontale due macro aree, quelle destinate appunto alle due principali funzioni, ben distinte nella loro collocazione: l’una sulla trama vuota del terreno adiacente, l’ altra tra le mura della chiesa barocca. Nel mezzo troviamo un Filtro, un luogo per tutti e di nessuno, un’ area dove vengono collocati

i nuovi impianti di risalita (attentamente progettati da Linazasoro ) che svolge il ruolo di unire fisicamente passato e futuro. L’ intervento si sviluppa verticalmente su più piani: da quello interrato, di connessione con il parcheggio sottostante la Piazza, alla copertura, opportunatamente progettata per accogliere un ambiente di ristoro ed una terrazza con vista sull’ intero quartiere.

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Se nell’ Aulario si procede secondo un principio di nuova costruzione, ossia generando spazi funzionali, ben distribuiti ed indipendenti l’un l’altro, che vengono poi ripetuti ad ogni piano; all’ interno della grande chiesa Barocca si ragiona considerando lo spazio come un grande Open Space, un involucro, un “guscio” atto a contenere un’ unica grande funzione comune.



ANALISI DELLA FORMA

Abbiamo già sottolineato la netta divisione nella distribuzione delle funzioni, ad ogni luogo il suo perché. Il braccio a Nord, che segue lo sviluppo longitudinale dell’ antica Navata, ripropone in facciata quella che era con molta probabilità l’identità originale, consolidando ciò che è rimasto e andando a colmare i vuoti e le mancanze causati dai crolli e dal tempo.

Il fronte in questione costituisce un’ interessante palinsesto che coniuga l’immagine a rudere della chiesa con la nuova superfice in mattoni che si articola in piani inclinati e poche aperture strette e lunghe. Tra un mattone e l’ altro, riemergono inoltre alcuni resti di parti decorative in marmo, che vengono esposte nella loro essenza come a voler sottolineare il valore archeologico.

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Affacciate a Sud, su Calle Tribulete dove si affacciano le aule universitarie, il fronte si relaziona in modo diretto con la strada e con le facciate degli edifici residenziale circostanti. Si opta quindi per l’uso di grandi aperture di forma regolare risuddivise a loro volta in parti opache il legno e parti trasparenti, ripetute in serie con la volonta di marcare orizzontalmente ogni piano.


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Linazasoro vuole esaltare la potenzialità espressiva della rovina, e questo condiziona la scelta dei materiali per il nuovo edificio. << Il vero carattere dell’architettura moderna è il materiale, dato che gli ordini classici hanno perso il loro significato >>. Se sulla carta, i materiali adoperati potrebbero essere considerati più adatti ad uno intervento su uno spazio esterno;

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la resa finale racconta tutt’ altra storia al fruitore o al semplice visitatore. E’ proprio grazie a questa ambiguità, che si coglie attraversando la “Navata” della biblioteca guidati dalla luce soffusa e calda dei lampadari, che è possibile percepire la sinergia tra contenitore e contenuto. L’architetto utilizza il mattone come materiale di coesione tra nuovo e vecchio.


ANALISI DELLA FORMA

<< Il Mattone è un materiale nobile! Legato alla terra, collaudato da migliaia di anni di esistenza, profondamente vicino all’ spressione delle qualità materiche dell’architettura >>

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L’intervento rilegge la preesistenza non solo mediante l’uso di materiali e texture differenti, ma anche per mezzo della Luce, sia essa artificiale che naturale, al fine di esaltarne il senso di antichità e di sopravvivenza dell’intero involucro edilizio. L’ architetto realizza uno spazio dove le trame costruttive che vanno a occupare il posto delle antiche volte perdute, sottolineate dalla luce naturale che le penetra, costituiscono gli elementi espressivi del nuovo manufatto architettonico. Il duplice carattere delle parti coperte-scoperto dove la luce arriva in una spontaneità ben ponderata-sottolineata dalla condizione di rovina è la sensazione che permea l’espressione dell’intero edificio. A completamento dell’opera l’architetto disegna esso stesso le fonti di luce artificiale.

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ANALISI DELLA FORMA

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Nell’ area meglio conservata della chiesa Linazasoro opera mettendo semplicemente in sicurezza i muri perimetrali, conferendo loro nuovo valore strutturale. Mentre la dove i vuoti e le mancanze sull’ involucro risultano incolmabili sceglie di ricostruire: stesso profilo di sagoma, stesso materiale, ma diverso approccio concettuale. Spostando la nostra attenzione

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alla scala del interno e della fruibilità degli spazi, l’architetto si trova a dover operare la riorganizzazione del grande Open Space in spazi più piccoli e confortevoli allo svolgimento delle attività. Da qui la scelta di traslare il concetto di “ box in the box “ al sistema strutturale. Mediante l’uso di trabeazioni in cemento armato e di strutture in legno massello,


ANALISI DELLA FORMA

la navata viene parzialmente soppalcata, sicuramente con il fine funzionale di aumentarne la superfice utile, ma anche nell’ intento di avvicinare il più possibile ( sia fisicamente che mentalmente), il fruitore all’ opera dando la possibilità di godere a pieno della potenza architettonica delle rovine sin nei piccoli dettagli. Non ricostruisce la cupola in quanto tale, scegliendo piuttosto di operare al suo interno all’ altezza del tamburo attraverso la medesima trama di legno lamellare, limitando così qualunque impatto visivo percepibile dall’ esterno. Elementi rilevante dal punto di vista tecnologico sono le scale: sia quella autoportante in legno che collega l’area soppalcata che quella in acciaio che collega i piani.

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<< In un certo senso, ho voluto creare una continuità materica, ma con, allo stesso tempo, una discontinuità concettuale. Quando devo intervenire in un edificio storico, il mio intento è sempre di proporre un ordine nuovo in cui i resti dell’antico rimangano e vengano integrati nella costruzione recente >> Josè I. Linazasoro


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P R O G E T T U A L E La rovina rappresenta un riferimento costante per la Modernità. Il progetto per la Escuela Pìas costituisce l’ occasione per lavorare sul tema della rovina, considerandola come parte intima del progetto e non come

una presenza alla quale la nuova architettura debba contrapporsi. Riferimenti iniziali del progetto infatti sono proprio le rovine che si convertono in appoggio alle nuove costruzioni. I resti proprio perché carenti di qualsiasi riferimento stilistico in quanto ridotti a pura materialità, impongono l’utilizzo di un linguaggio atemporale, basato sulla costruzione, sulla luce e sull’ ombra.


SINTESI CRITICA

La stessa materia con la sua tessitura e presenza all’ interno dello spazio si rende interprete di questi valori senza tempo. Le complessità funzionale e di forma rimangono per José Ignacio Linazasoro una delle questioni progettuali più articolate e complesse da risolvere. L’architetto ha scelto di operare mantenendo una continuità materica,

ma operando una discontinuità concettuale . L’idea progettuale è quella di integrare la biblioteca tra le rovine, senza alterarle, così da mantenerne il loro carattere affascinante e romantico. Per una volta, il nuovo è subordinato al vecchio: i resti del passato non vengono visualizzati come semplice decorazione, ma sono considerati

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in sé e per sé, non solo come luoghi della memoria ma anche per la loro qualità architettonica. Un’ esempio su tutti, anche se un pò malconcio, l’ iconico scudo supportato da due angeli della Escuela Pia, opera di Alfonso Bergaz, che ancora oggi permane sull’ arco del tamburo della cupola come simbolo e ricordo della storia di questa istituzione nel Lavapìes ed in Madrid.


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Avvicinandosi poco a poco a ciò che ancora oggi permane del vecchio abside, iniziamo a comprendere che quelle antiche rovine, quei muri in mattoni rossi, quei cornicioni in marmo bianco e quelle grandi finestre che incorniciano il cielo madrileno in realtà non hanno mai smesso di svolgere il loro compito, di accogliere e proteggere, di circoscrivere ed individuare, e hanno trovato nel progetto di José Ignacio Linazasoro nuova vita. Nel suo testo l’Architetto Andrea Ugolini, nel tentativo di individuare riferimenti per la sua opera, azzarda l’accostamento di Linazasoro ad uno dei più grandi campioni dell’ antichità


SINTESI CRITICA

della seconda metà del XX secolo: Louis I. Kahn ; sia per l’ attenzione verso le forme, che per quella sui materiali della grande tradizione classica. (si faccia riferimento all’ analoga architettura realizzata nel New Hampshire da Kahn ). Un tentativo di classificazione dell’ intervento di J.I.L. è difficile da definire, in quanto si presenta come una solida unità di parti restaurate,

di continuità che evita semplicistiche contrapposizioni tra nuovo e antico. Dall’ analisi di questo ed i altri progetti eseguiti da J.I.L. sull’ esistente, emerge la straordinaria sensibilità per l’architettura del passato coniugata con i linguaggi architettonici del presente. In particolar modo il progetto di lavapies pone in risalto la capacità di trattare con temi e tecnologie attuali

ristrutturate e di nuova costruzione, e ripropone alla nostra attenzione uno dei temi più ampi e ancora fortemente dibattuti: come operare l’integrazione tra vecchio e nuovo ? Tra le diverse declinazioni che la contemporaneità può tentare di instaurare con l’architettura preesistente, vi è di certo la ricerca di nuove possibili relazioni e di nuovi equilibri, realizzando inseguendo un principio

in giustapposizioni all’ esistente senza opprimerlo o negarlo, ma piuttosto proseguendo, con il minimo uso dei mezzi materiali e formali, senza mai cadere nell’ imitazione o nel ripristino. Ciò che colpisce dell’ intervento nel quartiere di Lavapìes è la capacità di reinterpretazione delle architetture del passato di cui J.I.L. da prova. Egli dimostra di saper leggere nella fisicità di ciò che rimane

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le potenzialità utili a reintegrare i segni, le forme e l’architettura nella contemporaneità, rigenerandole senza stravolgerle. Possiamo in conclusione affermare che è proprio nella capacità di tenere assieme Storia e Progetto del nuovo che sta buona parte del successo del complesso, dal punto di vista del’ innovazione architettonica ma anche in termini di ricadute sociali dell’ iniziativa.


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1 8 / 0 5 / 2 0 1 2 nel tardo pomeriggio fino a sera; durante il viaggio studio a Madrid con il Laboratorio di Progettazione Architettonica 2 dei Prof. Boidi e Paci.


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Linazasoro,

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progetti

a cura di Gino Malacarne, Filippo Pambianco, Alessandro Tognon La greca editori _ estratti : pag. 10 e suc. ; pag. 27 e suc.

José

Ignacio

Linazasoro,

progettare

e

costruire

a cura di Stefano Presi _ Casa dell’ architettura ONLUS estratti: pag. 90 e suc. ; pag. 170 e suc. ; pag. 238 e suc.

Trentasette

domande

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a cura di Fabio Guarrera _ CLEAN edizioni

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_ estratti: intervista 44

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Corso di Teorie e Tecniche della progettazione architettonica contemporanea



JOSE’ IGNACIO LINAZASORO

Nato a San Sebastián nel 1947, è oggi considerato una delle figure di riferimento dell’architettura spagnola degli ultimi decenni. Oltre a svolgere l’attività di libero professionista presso lo studio congiunto Linazasoro & Sánchez Arquitectura; e dopo aver tenuto in diverse università spagnole e straniere come Visiting Professor, è attualmente Professore Ordinario di Progettazione all’Università di Architettura ( ETSA ) di Madrid. La sua attività spazia dalla progettazione del nuovo al recupero e riqualificazione del vecchio, e fin dagli anni sessanta venne pubblicata in numerose riviste Europere ed Internazionali come Domus, Casabella, Bauweit, Tecniques at Architecture, Arquitectura Viva, Architectural Review, A+U, etc.

Ha conseguito diversi Primi Premi in concorsi nazionali ed internazionali per le sue opere costruite come: il premio IberFAD e l’ International Brick Award; Anche più volte finalista per il concorso FAD e la Biennale di Architettura. Recentemente gli è stato assegnato il premio alla cariera professionale Piranesi Prix de Rome 2014 . Fra le sue opere ricordiamo di seguito i progetti principali, oggetto di numerosi premi, riconoscimenti e pubblicazioni, come: l’edificio residenziale a Mendigorría (Navarra), il restauro della chiesa di Santa Cruz de Medina de Rioseco (Valladolid) e più recentemente la biblioteca della UNED (Madrid), la Facoltà di Psicologia della UNED (Madrid), il Convento di Santa Teresa (San Sebastián) e l’ospedale del rey.

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Fra gli ultimi edifici realizzati risaltano: l’intervento nel quatiere Lavápies (Madrid), un ambizioso progetto architettonico ed urbanistico che include un parcheggio, una piazza, una biblioteca ed aule universitarie; la nuova Facoltà di Ingegneria di Bilbao, un edificio residenziale a Baracaldo (Vizcaya), il progetto di pedonalizzazione dell’intorno della Cattedrale di Reims e il Campus Universitario di Segovia ( in collaborazione con l’architetto Ricardo Sánchez González). Attualmente sta costruendo l’Auditorium e l’edificio Comunale di Aube, in Francia (in collaborazione con lo studio Thienot-Ballan-Zulaica) ed il progetto della piazza degli Amanti a Teruel.



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