PLAY BACKWARDS CERCARE IL FUTURO, COMPRENDENDO IL PASSATO
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Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile, ne deriva che l’irregolarità , ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza. C. Baudelaire
A tutti gli animaletti della Bragora, per essere stati dei fedeli alleati nella giungla del mondo. A tutti i Trentini, per avermi accompagnato nella ricerca della bellezza nel brutto. A mia madre e mio padre per esserci da sempre.
4PREMESSA 6PERCHÈ LA MUSICA CAMBIA? 8VIDEOCLIP nascita di una 9La rivoluzione audio-visiva
videoclip: lo specchio 12Ildelle culture giovanili 14Tecnicismi
16BACK TO THE 80’S
and Gentleman, 17Ladies Rock’n’Roll
22DIRECTORS
24 Floria Sigismondi 26 Melina Matsoukas
28TECHNO VIKING 30IN PRINCIPIO, TUTTO È UN REMIX SUBCULTURE AESTHETIC
36 Acid 38 Psichic TV 40 CyberPunk
42IL BRUTTO COME VALORE SOTTOCULTURA 44LA DIVENTA MAINSTREAM
46 GLITCH 48CHAIRLIFT Evident Utensil WEST 50 KANIE Welcome to the Heartbreak XCX 52CHARLIE Nuclear Season 54 BEYONCÈ Grown Woman MOB 56 ASAP Yamborghini High BLANCO 58MYKKI Loner / Green Dreamz
60VAPORWAVE 62 SEAPUNK
64M.I.A. XXXO LEAN 66 YUNG Hurt
BANKS 68AZEALIA Atlantis 70 DRAKE Hotline Bling
72WITCH HOUSE ROCKY 74ASAP Jukebox Joints / LSD WEEKEND 76 THE In the Night / Starboy / Party Monster
GAGA 80LADY Jhon Wayne vs Janelle Monae 82GRIMES Venus Fly (Remix)
84MELTIN POT 88BIBLIOGRAFIA
V I D E O A N A L Y S I S
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ono nata agli inizi degli anni 90 e posso definirmi, a pieno titolo, figlia di Mtv: gran parte delle mie giornate libere da impegni scolastici sono state ritmate e riempite dai programmi dedicati agli artisti e alle uscite dei nuovi video musicali. Il mio affascinamento e il mio interesse nei confronti della musica e dei suoi potenti contenuti estetici e culturali hanno avuto inizio così. Fin da piccola ho sentito forte il richiamo della musica, grazie alla vasta raccolta musicale di mia madre ho precocemente scoperto una musica ‘diversa’ e ho intuito che c’era ben altro oltre lo Zecchino d’oro e Sanremo. Determinante è stata poi la frequentazione di una scuola musicale, dove la musica l’ho studiata, mi sono cimentata con lo strumento che sentivo più mio (le percussioni) e ho potuto sperimentato il far musica insieme. Con gli anni ho maturato la consapevolezza che la musica sarebbe stata per sempre la mia fedele compagna e il mio interesse si è rivolto anche verso una cultura musicale alternativa, poco modaiola, a volte di nicchia. Sempre più insaziabile e curiosa di sperimentare nuovi e innovativi generi musicali, di scoprire artisti originali e bizzarri o leggendarie e immortali icone del passato. Grazie a Mtv questi personaggi e la loro musica acquistavano un volto, diventavano modelli di riferimento da amare e ammirare, fonte inesauribile di ispirazione. Quello schermo diventava ai miei occhi la porta di accesso di un mondo magnifico, desiderabile e prodigioso. Il “guardare” la musica è presto diventato il mio metro di giudizio, il parametro per capire ciò che volevo e non volevo essere, un mezzo straordinariamente eclettico che mi permetteva di prendere ispirazione e spunti da rielaborare e fare miei.
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sservavo il mondo abbagliante e appariscente delle pop star, che con le loro canzoni riempivano le top chart di tutto il mondo e provavo un sentimento opposto e ambivalente: da una parte rifiuto e disgusto (non vorrei mai essere così!), dall’altra pura seduzione e incanto. Ho iniziato a esplorare le varie sottoculture musicali, dominate dal rifiuto per la cultura mainstream e l’estetica massificata, senza riuscire però a trovare una dimensione veramente mia. Tutti questi generi musicali, con le loro regole ferree e ispirazioni estetiche, vivevano nel passato, un passato idealizzato e irrigidito, incapace di armonizzarsi in modo propositivo col mio presente. Il passato non mi bastava più e il “vivere qui e ora, nel momento presente” è diventato lo stimolo, la molla per la comprensione del mio oggi e dei suoi complessi meccanismi.
“Now is the only time we have, and the only time that we have any control over.” Richard Carlson
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ltimamente la ricerca del mio posto nel mondo si è focalizzata sull’universo musicale e artistico e ha trovato nei video musicali un punto di partenza interessante e stimolante. Entrare in questo sconfinato territorio ha scoperchiato un vaso di Pandora di linguaggi e stili, immagini e rielaborazioni del passato, eterogenei e complessi, difficili da esaminare tutti nella loro interezza. Il tentativo di questa ricerca è quello di iniziare ad indagare e comprendere le correnti estetiche dominanti nelle produzioni dei videoclip e quanto questi abbiano influenzato e suggestionato la nostra società e la nostra cultura.
Cos’è che la fa mutare attraverso il tempo? Perché il cambiamento, a volte, è un ritorno al passato?
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l cambiamento non è dovuto ad un singolo fattore. La musica cambia a causa della sua stessa natura in cui differenti elementi convergono: il contesto socio-culturale, l’economia di mercato, trend estetici, cambiamenti e avanzamenti tecnologici sono solo alcuni di questi fattori in gioco. Quello che ascoltiamo viene determinato anche da dove, quando e in che modo lo ascoltiamo. In questo senso YouTube, riconosciuto come uno dei principali e più ascoltati canali di musica, ha un enorme potere nell’influenzare questi cambiamenti. In linea con una legge non scritta della cultura pop, i ‘revival’ compaiono con cicli di vent’anni. Da una sintetica analisi degli ultimi cinquant’anni vediamo come questa ciclicità si realizzi perfettamente e concretamente: negli anni ’70 il punkrock riprende quella necessità del ritorno alla semplicità che si aveva due decenni prima. Negli anni ’80 torna in veste new wave la poliedrica euforia e gli infiniti spunti rock degli anni ’60. Negli anni ’90, con il grunge all’apice del successo, ritorna l’hard rock anni ’70 e nel 2000, naturalmente tornano gli anni ’80 in cui convivono il revival post-punk e l’electroclash. Questo ritorno ciclico, naturalmente, non è una prerogativa unicamente musicale, ma trova nella moda e nel lifestyle un altro fertile terreno in cui realizzarsi. Ma cosa determina questa cadenza ritmata di ritorno al passato? Diverse sono le teorie che potrebbero aprire un ampio e interdisciplinare dibattito: una delle possibili spiegazioni è la cosiddetta “memoria generazionale”.
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ttualmente questo meccanismo sembra però essersi inceppato: oggi, infatti, non solo non stiamo vivendo un revival degli anni 2000 ma, ancor più che in passato, siamo felicemente immersi in un ritorno agli anni ’80 e ’90. Da un punto di vista sonoro, la riproposta dei generi musicali che caratterizzavano quegli anni come la minimal wave, l’hypnagogic pop, l’acid house o la techno risuonano come appena creati, nelle ultime hit radiofoniche. La sensazione è quella di essere entrati per sbaglio sul set di Clueless o di Hackers (films del 1995) dei nostri giorni. Aprendo YouTube e guardando il video di una delle nuove hit appena pubblicate, si ha l’impressione di aver aperto un link spazio-temporale, di essere tornati alla nostra infanzia, a guardare Mtv. Ed eccoci finalmente a uno degli elementi chiave. Ritengo che due fattori fondamentali che hanno determinato la rinascita e il congelamento negli ultimi anni, dei due gloriosi decenni 80-90 passati, sono i due strumenti più utilizzati negli ultimi decenni per ascoltare e vedere la musica: la rete televisiva Mtv e la piattaforma web YouTube. Questi due canali, nei diversi anni, sono stati infatti il simbolo della mia generazione, lo ‘specchio delle mie brame’ in cui guardare il mondo e su cui modellarsi. Con la nascita del nuovo canale televisivo statunitense Mtv, l’1 agosto 1981, si crearono nuove modalità espressive della cultura giovanile e mutarono le regole di come questa veniva percepita dalle passate generazioni.
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er riuscire a comprendere i cambiamenti e le tendenze della Generazione Y, definita anche Mtv generation, occorre fare una comparazione con le precedenti generazioni. I Baby boomers, nati tra il 1945 e il 1964, furono la prima generazione a conquistarsi il diritto di “essere giovani”, creando un nuovo stile di vita che ha rivoluzionato modi e consumi e ha imposto un nuovo concetto di cultura giovanile. Nati durante il boom economico, si conquistarono il nome di Liberated Youth grazie ai grandi concerti (Woodstock, 1969), alle lotte e alle manifestazioni per la conquista di diritti civili (Martin Luther King, Malcolm X, Black Muslims e Black Panther), al movimento Hippy e alla rivoluzione sessuale. Le parole Love, Freedom, Free Sex and Flower Power caratterizzarono la vita di questa generazione, che influenzerà tutte le seguenti. Quella successiva, dei nati tra il 1963 e il 1980, anche chiamata Generazione X termine usato per descrivere i primi punk inglesi, per sottolineare il loro nichilismo, il rifiuto dei valori della generazione precedente e la sensazione di essere una generazione perduta, inutile per la propria società. Questa generazione per certi versi ‘invisibile’, priva di un’identità sociale e culturale definita, innamorata degli stereotipi e delle classificazioni, visse in un clima di pace e benessere e venne fortemente influenzata dalla crescente importanza della pubblicità, caratterizzandosi come prima generazione a rappresentare una categoria di marketing. Cresciuta in un periodo in cui la televisione è in rapidissimo sviluppo (moltiplicazione dei canali e dei programmi, passaggio da bianco/ nero al colore), fu la generazione che inventò Mtv e che, grazie anche a questi nuovi mezzi espressivi, diede un volto alle sottoculture e ai diversi stili di vita. Grazie ad Mtv la generazione Y (Millennial Generation) si forma in un contesto in cui l’immagine ha un ruolo fondamentale nella formazione dell’Io e dell’immaginario collettivo.
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igli dei Baby Boomers e della Generazione X, sono i giovani che più di tutti influenzano e decidono lo stile di vita e i trend del nostro tempo. Questa generazione, definita anche Global Youth, nata tra i primi anni ‘80 e i primi anni 2000, cresce a cavallo dei due secoli, con un piede ancorato nel passato e uno proiettato nel futuro, ponte tra il vecchio e il nuovo, quasi un Caronte della nostra epoca. E’ caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. E proprio a causa della tecnologia che acquista sempre maggiore potere e importanza, mentre la televisione inizia a perdere la sua forza espressiva, diventa urgente e irrinunciabile la ricerca di una nuova espressività per la definizione dell’io. A partire dagli anni ‘80 la creazione e il proliferare dei video musicali trova in Mtv un mezzo ideale attraverso cui veicolare e archiviare gran parte della produzione di questi anni. Con la nascita, nel 2005, di YouTube, piattaforma web che consente la condivisione e visualizzazione in rete di video (video sharing) e la sua affermazione a livello mondiale come il principale sito su cui ascoltare e vedere la musica, questo patrimonio del passato diventa disponibile a chiunque e ovunque con un semplice click, rendendo di fatto Mtv un eccezionale archivio audiovisuale. A mio parere l’attrazione che viviamo oggi per gli anni 80 e 90 è proprio da ricercare in questo connubio tra cultura di Mtv e nuovi mezzi di comunicazione di massa come YouTube, mediati dalla generazione che è nata e cresciuta nel corso di questo cambiamento. Tornando al concetto di “memoria generazionale” e del bisogno di ritorno al passato, grazie a questo archivio visivo, gli anni 80 appaiono come il passato più vicino a noi, in cui inizia un’enorme, ricchissima libreria audiovisiva. In questa atmosfera i video di ieri ci riportano ad una reminiscenza, parziale o totale, di questo passato, affermandosi come forma completa e irrinunciabile per rivedere e riascoltare la storia musicale di un tempo.
IL VIDEOCLIP I
l videoclip è una forma breve della comunicazione audiovisiva il cui linguaggio nasce e si sviluppa per l’esigenza di promuovere un bene di consumo effimero e immateriale come la musica. La durata ridotta e la funzione commerciale non condizionano negativamente il potenziale espressivo dei video musicali, certamente non in senso assoluto. Al contrario queste costrizioni spesso si rivelano uno stimolo prezioso, un’occasione per andare oltre i limiti tracciati dalle forme di testualità audiovisiva più consolidate. Se a una prima impressione il videoclip può apparire come il prodotto di una sovrapposizione caotica di suoni e immagini, una forma espressiva minore e “leggera”, uno sguardo più attento può evidenziare tracce di una sperimentazione originale che coinvolge tanto la dimensione narrativa quanto quella propriamente discorsiva, ovvero le immagini, i suoni, i ritmi: in altri termini le modalità audiovisive che regolano la messa in scena di un plot (intreccio e trama).
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er quanto riguarda il versante narrativo è interessante notare che i video musicali non si limitano a riproporre sempre in modo semplificato temi e storie elaborati in diversi ambiti comunicativi, ma valorizzano la pratica del bricolage, l’assemblaggio inedito di frammenti preesistenti. Questo intenso lavoro di riconfigurazione spesso si traduce, a livello audiovisivo, in una strategia di montaggio che privilegia il frammento alla compiuta unità narrativa, le forme della ripetizione alla successione regolare delle sequenze, l’esibizione delle qualità “imperfette” della sostanza sonora e visiva (immagini sfocate e sgranate, sonorità ‘sporche’) alla perfezione compositiva dell’immagine cinematografica, la de-sincronizzazione alla coincidenza di suoni e immagini.
LA NASCITA DI UNA
RIVOLUZIONE AUDIOVISIVA L
a ricostruzione delle origini del video musicale è un obiettivo ricorrente, ma difficile da identificare con un evento o un momento storico preciso. La nascita viene spesso ricondotta ai soundies, cortometraggi musicali usati negli Stati Uniti durante gli anni ‘40 per promuovere la musica e gli artisti jazz. Questi mini-film di durata variabile tra i tre e gli otto minuti vedevano come protagonisti i più famosi artisti del tempo. Spesso venivano utilizzati come intermezzi per i film nella programmazione televisiva. Essendo meno controllati dagli organi di censura, risultavano spesso sessualmente già espliciti e irriverenti rispetto ai film e ai programmi televisi. La tendenza, che sarebbe continuata anche negli anni successivi, era quella di riprendere le performance musicali su un palco o in un set. I casi più ambiziosi costruivano una storia che rispecchiasse avvenimenti o situazioni reali, in modo da essere più accattivanti e coinvolgere maggiormente lo spettatore.
e premesse per la nascita e Lcome l’evoluzione dei video musicali li conosciamo noi, si sviluppano
in Inghilterra a seguito della trasformazione che sta avvenendo nelle strategie di promozione e distribuzione dei singoli pop nel mercato discografico. Le premesse per questa evoluzione del linguaggio audiovisivo a scopo promozionale di trovano negli anni Settanta, con l’utilizzo della tecnologia elettronica da parte di gruppi come Cabaret Voltaire e Human League, che sperimentano i primi sintetizzatori, sequencers e drum machines.
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el corso degli anni Ottanta l’impiego di strumenti elettronici diventa normale e molto popolare. Il crescente successo della tecnologia digitale nella fase di produzione e distribuzione della musica pop rende quasi inutile la presenza del musicista, obbligando a ridefinire il significato di performance. Contemporaneamente a queste nuove modalità produttive si sviluppano nuove dinamiche di consumo. Il pubblico consueto dei concerti pop, rock e rap si abitua all’idea che una parte della musica ascoltata sia frutto di una pre-registrazione, rielaborazione e diffusione effettuata da una macchina. Questo atteggiamento determinò notevoli conseguenze nei confronti della nascita dei video clip. Se fino alla prima metà degli anni Ottanta i musicisti cercavano di nascondere che spesso le performance live erano in parte simulate, grazie al nuovo fenomeno musicale del New Pop viene legittimata la performance come “ medium visuale con una colonna sonora”. Altro fattore determinate sta nella capacità delle band e degli artisti di preoccuparsi delle regole promozionali del mercato discografico. I nuovi protagonisti del pop si preoccupano infatti di valorizzare la propria immagine, proponendosi come modello per le nuove generazioni non solo in ambito musicale ma anche come esempio per la moda e il lifestyle.
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on la nascita, negli anni ‘60, di trasmissioni dedicate alla musica, si innesca una nuova e solida sinergia tra industria discografica ed emittenti televisive. Questi primi programmi vedevano la performance live all’interno dello studio dei gruppi e degli artisti, incappando spesso nel problema della disponibilità settimanale degli ospiti, spesso occupati in tour promozionali e in registrazione degli album.
el 1975 i Queen commissionano al giovane regista Bruce Gowers la realizzazione del videoclip per la canzone Bohemian Rhapsody, considerato talmente complesso da risultare quasi impossibile suonarlo dal vivo. Il successo del videoclip porta le case discografiche ad un aumento esponenziale nella produzione di quelli che vengono chiamati promo clip, con la contemporanea nascita, a Londra, delle prime case di produzione specializzate in video musicali. Movimenti come il glam o il punk hanno ormai aperto la strada a un modo completamente nuovo di usare e consumare le immagini e la musica. I video iniziano a svincolarsi dalla dimensione micro-documentaristica, valorizzando una sperimentazione praticata soprattutto da giovani filmmakers facendo emergere progressivamente i primi segnali di una cultura del videoclip.
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Per la maggior parte degli spettatori, ciò che importa è l’autorevolezza degli interpreti, e questo dovrebbe costituire il punto d’avvio di ogni discussione circa il funzionamento dei video”
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’1 agosto 1981 Mtv inizia a trasmettere video musicali via cavo. Inizialmente la disponibilità di contenuti si limitava a 250 videoclip che venivano trasmessi a rotazione con tre tipologie di palinsesto. La Heavy rotation con i video di maggiore successo e con una frequenza di sei o sette passaggi televisivi, nella Medium rotation i passaggi diminuiscono a tre o quattro al giorno, infine la Light rotation con uno o due passaggi giornalieri. Nella prima metà degli anni ‘80 Mtv diventa definitivamente lo strumento di promozione musicale “familiare” per eccellenza.
l videoclip, fin dalla sua affermazione, si differenzia dalle altre forme di promozione: mentre lo spot pubblicitario mette in primo piano il prodotto, il videoclip mette sotto il riflettore la confezione. Per le case discografiche questo nuovo medium deve riuscire ad assolvere pienamente al suo compito di promozione dell’album, senza però tralasciare la valorizzazione del suo performer.
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’esigenza di promuovere l’album attraverso l’immagine del suo autore costringe una ricerca di soluzioni espressive coinvolgenti che riescano a “ricostruire sul piccolo schermo il senso di comunione che nelle esibizioni in diretta dipende dal rumore, l’obiettivo è di trasformarci in fan, in consumatori, di identificarci non tanto con gli esecutori stessi quanto con il loro pubblico, la comunità che creano.” Nel corso di circa venticinque anni la forma dei videoclip ha subito un’evoluzione sorprendente. All’inizio degli anni Ottanta l’esigenza commerciale, l’imperativo di “vendere l’artista a tutti i costi”, prevaleva spesso sulla sperimentazione espressiva, vincolando gli autori al rispetto della dimensione documentaristica (le riprese dei concerti live) o all’utilizzo di rudimentali effetti speciali per colpire gli spettatori. Nel giro di pochi anni, con una notevole velocità, i video hanno raggiunto invece un’autonomia stilistica, sfruttando la brevità come uno stimolo creativo straordinario. Forti di una condizione ibrida che obbliga a un confronto costante tra la razionalità del marketing e la vocazione artistica, questi piccoli testi promozionali contribuiscono a rinnovare profondamente i canoni estetici di espressioni artistiche ben più consolidate come il cinema. “Sebbene ai critici sdegnosi i video possano sembrare tutti uguali, in realtà possono assumere qualsiasi dimensione, forma e colore. Ci sono video-performance... narrativi... gotici...d’animazione e video creati interamente al computer...ci sono inquietanti paesaggi onirici, ritratti classici, stravaganze futuristiche e home movies fortemente personali.” A un’enorme visibilità dei testi si accompagna spesso la difficoltà di individuare i dispositivi e le strategie che ne assicurano l’efficacia. I videoclip sono un fenomeno fortemente mitizzato, forme brevi considerate spesso in modo riduttivo come micro-testi, caratterizzati da una struttura narrativa debole o del tutto assente.
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In effetti i videoclip sembrano sottrarsi a qualsiasi tentativo di classificazione, forse anche a causa della tendenza diffusa a concepire l’analisi del fenomeno in termini astratti, prescindendo completamente dallo studio delle dinamiche di consumo e dalle relazioni che intercorrono tra il testo e gli apparati che presiedono alla sua produzione. Uno degli studiosi maggiormente consapevoli di questi limiti teorici e metodologici è senz’altro Goodwin (1992) che propone di indagare il modo in cui gli standard di produzione degli apparati televisivi influenzano le forme del videoclip, per delineare in seguito delle possibili linee di analisi in grado di mettere in evidenza le implicazioni estetiche e politiche del fenomeno. Nella parte conclusiva del suo saggio, Goodwin propone un’ulteriore classificazione dei videoclip in sei categorie, precisando che essa è flessibile e che nella pratica è caratterizzata da uno slittamento reciproco fra categorie: Social criticism: videoclip in cui viene valorizzata la rappresentazione delle diverse forme di conflitto sociale; Self-reflexive parody: videoclip la cui struttura testuale è il prodotto di una parodia del videoclip stesso; Parody: videoclip costruiti sulla parodia di un testo/fonte diverso (esempio citato: Neil Young, Bad New Beat, in cui il musicista interpreta il ruolo di un cronista televisivo sul luogo di un incidente); Pastiche: videoclip realizzati a partire dall’assemblaggio di sequenze preesistenti selezionate da fonti e generi molteplici [esempio citato: Queen, Radio Ga Ga (Metropolis); Ozzy Osbourne, The Ultimate Sin (Dallas)]; Promotion: videoclip che promuovono film (esempio citato: Duran Duran, A View To A Kill). Homage: videoclip che abbandonano del tutto la parodia in funzione di un tributo a un particolare regista, a uno show televisivo, o a una forma culturale (esempio citato: Big Audio Dinamite, E=MC2, in cui vengono utilizzate sequenze tratte da Don’t Look Now, The Man Who Fall to Earth, Insignificance, di Nicolas Roeg).
I VIDEOCLIP: lo specchio delle culture giovanili e nuove culture giovanili si definiscono progressivamente come avanguardia di massa dando vita a un complesso processo di rielaborazione tra stimoli provenienti dalla cultura popolare e che si fondano con le basi delle avanguardie storiche. In questo senso i videoclip si rivelano come forme testuali straordinariamente attuali, piccole ma solide componenti di quel complesso tessuto connettivo che è l’industria culturale moderna, la cui evoluzione, come ribadisce Alberto Abruzzese, si realizza nel passaggio dal corpo metropolitano a quello cinematografico, fino all’avvento del corpo televisivo. I video musicali ridefiniscono le tradizionali dinamiche di relazione tra spettatore e contenuto audiovisivo, imponendosi come fenomeno che riesce a catturare un pubblico eterogeneo.
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Nella musica pop, nel suo romanticismo, nei suoi gusti, stili e piaceri c’è un uso individualizzato e un dialogo aperto con i linguaggi della cultura urbana contemporanea: linguaggi che in apparenza ci mettono in una condizione di esserne simultaneamente “soggetto” e “oggetto”. Sono questi interrogativi concreti, spesso “privati”, in territorio di pubblico dominio, che trasformano l’apparente “ovvietà” della cultura di massa in una conquista immaginaria della vita quotidiana.
La star è una divinità, ed è il pubblico che la rende tale; ma lo star system la prepara, la allestisce, la modella, la propone, la costruisce. la star è la risposta a un bisogno affettivo o mitico che non è prodotto dallo star system, ma che senza lo star system non troverebbe le sue forme, i suoi supporti e i suoi afrodisiaci.
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a fruizione di questi contenuti non si riduce ad un consumo individuale e privato, ma riesce ad espandersi nei diversi e variegati ambienti culturali e cittadini. In questo senso i videoclip si rivelano come forme testuali straordinariamente attuali, piccole ma solide componenti di quel complesso tessuto connettivo che è l’industria culturale moderna, la cui evoluzione, come ribadisce Alberto Abruzzese, si realizza nel passaggio dal corpo metropolitano a quello cinematografico, fino all’avvento del corpo televisivo. I video musicali subiscono una continua contaminazione con la moda. Da una parte ne subiscono l’influenza selezionando e rielaborando costantemente le diverse figure dello stile, dall’altra ne utilizzano il forte appeal sfruttando il corpo dell’artista come espressione di tendenze per il pubblico multiforme dei fan. Questa capacità di recepire, rinnovare e ridefinire queste forme espressive sta alla base della creazione di un immaginario per la costruzione delle nuove star.
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La star è una merce totale: non c’è centimetro del suo corpo, fibra della sua anima, ricordo della sua vita che non possa essere messo sul mercato. Questa merce totale ha anche altri pregi: è la merce-tipo del grande capitalismo e quindi gli enormi investimenti, le tecniche industriali di realizzazione e di standardizzazione del sistema ne fanno un prodotto destinato al consumo di massa. La star ha tutti i pregi del prodotto di serie adottato dal mercato mondiale, come il chewing-gum, il frigorifero, il sapone da bucato, il rasoio, e così via. La diffusione di massa è assicurata dai più grandi moltiplicatori del mondo moderno: stampa, radio e naturalmente cinema.
onsiderando il video musicale un oggetto mediatico ben definito per la comunicazione e la creatività, si è rivelato un contenitore in grado di accogliere ogni tipo di linguaggio audiovisivo e artistico, facendosi ricettore di tutte quelle ricerche e sperimentazioni estetiche tipiche dello spettacolo, tollerando e facendo proprie tutte le stratificazioni di messaggi visivi e contenuti formali. Non c’è niente che il clip non possa racchiudere in sé e, soprattutto, che non possa rendere popolare. Attraverso la videomusic hanno potuto raggiungere il grande pubblico le sperimentazioni visive più ardite: il videoclip è riuscito a rendere digeribile al grande pubblico innovazioni che quest’ultimo rifiutava categoricamente in altri ambiti culturali e comunicativi. Dopo un primo stordimento, anno dopo anno il pubblico ha saputo digerire l’immensa moltitudine di stimoli provenienti dalle clip, facendo proprie con sempre maggior naturalezza le più disparate e ardite sperimentazioni.
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uesto delirio visivo viene reso tollerabile, perfino eccitante, grazie alla coerenza musicale del clip, in cui, anche con le più incomprensibili immagini, il brano rimarrà sempre uno, trasformandosi nello scheletro e nel punto di riferimento logico. Il ruolo ricoperto negli anni da questo mezzo è stato epocale: il maggior contributo al mutamento dell’estetica audiovisiva e della capacità che il pubblico di massa ha saputo avere nei confronti di questo cambiamento. Ruolo che negli ultimi vent’anni è stato largamente maggiore rispetto a quello dei film o degli spot pubblicitari. Il videoclip ha saputo recepire e farsi veicolo di tutte quelle sperimentazioni ardite, non consentite in altri campi dell’industria audiovisiva, cambiando la mentalità di registi e spettatori in maniera quasi inconsapevole, grazie all’eccitazione che questo mezzo così eterogeneo e potente poteva dare.
acendo un parallelo con il mondo della videoarte e alle sue sperimentazioni degli anni ‘70, si può dire che abbia cercato di fare qualcosa di simile, senza riuscirci. Chiusa in un circuito di mostre e templi della cultura, si è rivelata spesso autoreferenziale, cercando unicamente di celebrare ogni intuizione, senza riuscire a creare un dialogo con la massa, diventando un mezzo elitario, a differenza del carattere popolare del videoclip. Sapere per quale motivo uno di questi medium è stato scartato, mentre l’altro è stato incorporato senza forzature come medium espressivo? Simonetta Fadda ha esaminato questi aspetti della percezione visiva e del suo intreccio con quella psicologica nel libro “Definizione zero. Origini della videoarte fra politica e comunicazione” (2005). Prendendo in esame l’invenzione della fotografia, l’autrice lo identifica come l’inizio di un processo di crescente assimilazione della visione da parte della tecnologia, accresciuto con il passare del tempo, da macchine che trasformano sempre più la cultura visiva e la gestione della realtà.
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apete per quale motivo uno di questi medium è stato scartato, mentre l’altro è stato incorporato senza forzature come medium espressivo? Simonetta Fadda ha esaminato questi aspetti della percezione visiva e del suo intreccio con quella psicologica nel libro “Definizione zero. Origini della videoarte fra politica e comunicazione” (2005). Prendendo in esame l’invenzione della fotografia, l’autrice lo identifica come l’inizio di un processo di crescente assimilazione della visione da parte della tecnologia, accresciuto con il passare del tempo, da macchine che trasformano sempre più la cultura visiva e la gestione della realtà. grazie a queste nuove potenzialità tecnologiche, l’esperienza visiva dell’uomo si è potuta amplificare, svelando nuove dimensioni, un tempo inaccessibili all’occhio umano, portando ad una visione innaturale che ha sovvertito la relazione a senso unico tipica della realtà dell’immagine. Per quest’analisi è d’obbligo considerare che nella cultura occidentale viene privilegiato soprattutto l’aspetto logico e razionale, un’esperienza senza voce è condannata a non esistere. Questo può sicuramente spiegare il motivo dell’incomprensione e della lontananza della videoarte con il pubblico popolare che, non riuscendo a trovare un linguaggio per esprimere l’esperienza visuale avuta, se ne distacca completamente. Questo può essere perfetto per dare una giustificazioni alle più becere trasmissioni televisive e concedere un alibi ai videoclip più banali e scontati in circolazione. Ma questo non basta per dare una spiegazione a questo fenomeno così complesso e variegato.
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el caso di una clip in cui le immagini si rinnovano sullo schermo a grande velocità, il ritmo rapido del montaggio provoca un’intensa attivazione della retina, che con l’avvicendarsi di lampi di informazioni ottiche crea un senso di eccitazione visiva non sperimentata in natura. Non è un caso che l’utilizzo di luci forti e intermittenti nelle discoteche e ancora di più nei rave party, abbia la funzione, oltre che di creare un’atmosfera fuori dal mondo reale, quella di scatenare l’euforia e la rottura dei freni inibitori, grazie proprio all’effetto delle stimolazioni elettriche sulle terminazioni nervose. In questa rapida successione di immagini e stimoli, è necessario creare delle basi di riconoscibilità di oggetti e situazioni, per non cadere nella creazione di informazioni ottiche sbagliate. Proprio per questa ragione, nella quasi totalità della produzione mainstream di video, l’esposizione dell’artista diventa fondamentale affinché l’intera proiezione risulti familiare e quindi facilmente assimilabile dal pubblico. Come ci ricorda Fadda, “nella cultura occidentale vedere è credere”, slogan che spiega la frase tipica dei discografici negli anni 80 per cui “se non sei su Mtv, non esisti”, affermazione che contrassegnato l’avvento dell’era del videoclip in cui ci troviamo immersi oggi.
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Il videoclip è la massima sintesi possibile delle arti. Oltre il videoclip non si può andare, è il terminale assoluto di tutte le sinestesie applicabili, non ci potrà essere nulla oltre. È il sogno di Wagner che si è avverato, la conclusione di un percorso evolutivo dell’uomo, dai graffiti in avanti. Il videoclip è anche lo spot di una canzone, perché se diciamo massima sintesi di tutte le arti, si includono tutte le forme di comunicazione. Può esserci un film senza musica, teatro senza musica. Il videoclip senza musica non avrebbe ragione d’essere: al tempo stesso togliendo l’immagine diventa radio. È l’unica forma d’arte che privata di un elemento crolla, rivelandosi, quindi, come la sintesi perfetta.
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l videoclip si basa, in maniera paritaria, su due elementi fondamentali, l’audio e il video: l’assenza di una sola di queste due componenti ne demolisce completamente la struttura trasformandolo in qualcosa di diverso. Da questo ne deriva la caratteristica di sintesi perfetta, in quanto il videoclip deve basarsi sulla sinestesia tra questi due macrosistemi della percezione artistica, il sonoro e il visivo senza i quali non può esistere.
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e teorie di Fadda trovano la conferma definitiva se osserviamo come negli anni ‘80, quei video astratti e ipercinetici tipici di generi musicali come la dance e l’elettronica, venivano utilizzati nei diversi ambiti di fruizione, dalla discoteca allo schermo di casa. Queste stesse immagini, risultanti disturbanti e illogiche in ambito artistico, si imponevano come piacevoli, diventando attitudini visive, grazie proprio alla potenza della fusione tra musica e immagini.
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La produzione di un video musicale è assimilabile, per certi versi, alle metodologie di realizzazione di un cortometraggio o a quelle per la produzione di uno spot pubblicitario, differenziandosi completamente da cinema e pubblicità sotto l’aspetto della finalità e della committenza. Un film cortometraggio solitamente nasce da un’esigenza espressiva di un autore che spesso coincide con il regista dell’opera, che diventa il finanziatore e colui che determina il risultato finale dell’opera stessa, con la manifestazione della propria sensibilità. Nel caso dei video musicali, la spinta nasce invece dall’esigenza espressiva di un musicista che affida la realizzazione ad un regista, che avrà il compito di raffigurare, tramite immagini, il messaggio e la sensibilità altrui.
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na delle fasi creative che contraddistingue davvero il video musicale dagli altri medium audiovisivi è la fase del montaggio. Si introduce quindi al fianco del regista la figura del montatore, figura fondamentale per la definizione del risultato finale. E’ una figura ibrida, in parte tecnico e in parte creativo, che spesso si colloca come una figura alla pari, o addirittura superiore al regista. A seconda dell’artista, della canzone e del target di riferimento, si realizzerà un lavoro dal taglio classico, alternativo, innovativo, narrativo. Il contagio deve essere pensato e costruito nei minimi particolari, procedendo con una certa logica visiva e narrativa. Come sostiene Paolo Peverini nel libro Le forme brevi della comunicazione audiovisiva:
“Il montaggio dei video è realizzato in funzione della costruzione di un testo denso e possibilmente originale, esplicitamente anticonformista, realizzato per essere visto molte volte, necessariamente attraente per resistere ai numerosi passaggi televisivi. La frammentazione dunque è uno strumento indispensabile per stimolare l’attenzione. Il montaggio frammentato, spesso considerato come parametro principale per sottolineare negativamente la funzione promozionale dei video, a nostro avviso può essere considerato come uno degli indicatori principali della sua vitalità. Il montaggio permette all’autore di sintetizzare il ritmo visivo e il ritmo musicale del ritmo audiovisivo, in sostanza, l’anima dei videoclip.”
il mont aggio
la r e a l i z z a z io n e
Tecnicismi
Il vi deo mu si c al e i n ci de s u l posizionamento dell’ar tista?
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l clip ha avuto uno sviluppo i venticinque-trenta anni. L’elemento della spettacolarità era determinante soprattutto agli inizi di questa fase: man mano che uscivano nuove macchine si creavano nuovi effetti speciali con la conseguente corsa per accapparrarseli. L’avanzare delle nuove tecnologie ha poi permesso a tutti di fare dei video anche di qualità: una volta giunti alla saturazione anche degli effetti speciali, hanno iniziato ad essere determinanti anche la sceneggiatura e ancor più il montaggio. L’immagine del video e la fotografia, sono elementi di spettacolarità che devono conferire attenzione al progetto. Certamente il contenuto non deve stridere con il mondo dell’artista e il progetto della canzone, ma non deve essere necessariamente didascalico, non avendo l’obbligo, per esempio, di essere in linea con il contenuto del testo. Deve essere un elemento il più possibile spettacolare che valorizza la musica, dando incisività alla canzone e contribuendo a conferire attenzione e notorietà. Questo è lo scopo oggi dei videoclip. Viviamo ormai in un’epoca saturata dai video, non ci sono più tipologie di clip che non siano stati messi in onda, quasi tutti gli effetti speciali sono stati provati e ogni genere di storia è stata raccontata. Le soluzioni disponibili sono sempre meno, e questo porta a dover creare il profilo dell’artista definedolo in tutti i campi visuali e non segregandolo unicamente alla definizione nell’ambito del video e musicale.
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80’S G
li anni ‘80 furono un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali. Uno dei maggiori artefici del mutamento degli usi e costumi nella società americana fu il nuovo ruolo della televisione. La televisione via cavo, già presente nelle case negli anni ’70, iniziò ad avere un ruolo fondamentale nelle abitudini e tendenze culturali e di consumo. Questo cambiamento inaugurò una nuova era di programmazione e di contenuti facilmente e comodamente accessibili.
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a programmazione giornaliera iniziò ad essere molto variegata, con contenuti mirati a raggiungere tutte le generazioni e tipologie di spettatori. I canali sportivi e i notiziari divennero disponibili 24 ore al giorno e iniziarono a fiorire nuove forme di intrattenimento come serie tv e cartoni. Mtv iniziò una rivoluzione nell’industria discografica a partire dal 1981: ridefinì il ruolo e l’immagine della cultura e della musica pop inaugurando una decade perfettamente rappresentata dalla canzone “Material girl” di Madonna. Con l’introduzione e il dilagare della popolarità del video registratore, i contenuti presenti in televisione divennero disponibili ogni volta che si desiderava, permettendo al singolo fruitore di accedere ai contenuti con una modalità del tutto personalizzata.
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li anni 80 sono gli anni dell’edonismo sfrenato, della voglia di affermarsi e di apparire a tutti i costi. Un decennio in cui si dà più importanza all’apparenza che alla sostanza. La competizione è un elemento dominante sia tra i media televisivi che nel mondo del lavoro. Cresce l’utilizzo di nuove e più pericolose droghe come cocaina e crack e la rivoluzione sessuale si deve confrontare con la diffusione pandemica dell’Aids.
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a il prodotto che introdusse il cambiamento più grande e radicale nello stile di vita americano fu il Personal Computer. Introdotto da Apple nel 1977, il PC permetteva di gestire le finanze personali, la rapida elaborazione di testi e contenuti direttamente da casa propria. Le aziende riuscivano a gestire tutti i servizi e il lavoro digitale usando una macchina molto più piccola e potente rispetto alle precedenti. Con la crescita economica e la diffusione dei computer, una fetta sempre maggiore della classe media iniziò a investire nel mercato azionario con il conseguente arricchimento e l’ostentazione di questa nuova ricchezza. Nacque una nuova generazione di giovani, gli Yuppies, che sostituirono la precedente generazione degli Hippie, differenziandosi nell’approccio consumistico, incentrato sull’acquisto di prodotti e beni non più di prima necessità, ma identificati come status symbol.
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li anni ‘90 furono la decade d’oro dei video musicali. Molti registi cinematografici passarono dai lungometraggi alla regia di molti videoclip che rimasero nella storia. Con l’apparire di nuovi generi anche i video musicali iniziarono ad avere maggiori possibilità di sperimentazione visuale. I budget a disposizione per la produzione crebbero esponenzialmente, a causa all’aumento dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Se gli anni ‘80 furono caratterizzati dalla sperimentazione estetica e tecnologica gli anni ‘90 videro una crescita nella ricerca di un’espressività visiva e linguistica che riuscisse a trovare la propria identità nel mondo artistico. Il ruolo del regista diventa primario, trasformandosi da invisibile ideatore dietro le quinte a marchio di fabbrica per la ricerca e la creazione di un’estetica e per la potenza del messaggio luttuando tra l’intrattenimento e visivo. l’aumento delle vendite, i video L’1 agosto 1981 qualcosa accadde alla musicali incarnarono il fenomeno televisione via cavo, qualcosa che avrebbe anni ‘80 della difficile distinzione tra ridefinito la cultura pop, influenzato le pubblicità e informazione. future generazioni e creato una nuova Anche se alcune clip raccontano industria. Questo qualcosa era MTV (Music semplici storie e altre sono TeleVision) alle 12:0 venne messa in onda la semplicemente performance live, le più prima trasmissione che si aprì con le parole influenti sono costituite da tagli veloci, del primo VJ’s John Lack: “LADIES AND sequenze di immagini diverse con vari GENTLEMAN, ROCK AND ROLL!”. Il primo effetti visivi come le pubblicità. Queste video musicale ad essere trasmesso fu similitudini derivarono in gran parte ironicamente “Video Killed the Radio Star” dalla migrazione di molti registi e art dei The Buggles. director della pubblicità all’industria musicale. Film, serie TV e programmi di intrattenimento iniziarono ad adottare tv probabilmente non immaginava la sequenze di immagini tipiche dei video propria forza e importanza quando musicali e incrementarono l’utilizzo iniziò a mandare in onda video musicali di colonne sonore utilizzando hit del giorno e notte. Con la fine del decennio, momento. (The Breakfast Club, Earth le diversità e gli stili dei video iniziarono girls are easy, Miami Vice.) a rimbalzare in tutta la cultura popolare, Con l’introduzione di programmi cambiando per sempre il modo di focus sui diversi generi musicali ascoltare musica e lasciando il segno di un (rock, pop, rap, elettronica etc) Mtv cambiamento indelebile nella televisione, riuscì ad essere all’avanguardia e farsi nella moda e nella pubblicità. portavoce delle lotte per i diritti delle Mtv non inventò il concetto di video minoranze di un’intera generazione. musicale, la giustapposizione di immagine
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e suono era già stata sperimentata in diversi modi: da Walt Disney in “Fantasia”, nei film musical, fino a esplodere nell’ambiente Rock (“Jailhouse Rock” Elvis Presley, “A hard Day’s Night” The Beatles). Già alla fine degli anni ‘70 le case discografiche, oltre ai normali tour, iniziarono a produrre film e VHS per la promozione e la visibilità degli artisti.
video killed the radio star
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I video musicali dimostrarono una famelica cannibalizzazione dell’immagine. Alla ricerca di popolarità, scene accattivanti e immediatamente riconoscibili, i registi si ispirarono ad un’infinità di materiale visivo del passato passando dai film, all’arte, alla pubblicità e ad altri video musicali.
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’immagine e i contenuti offerti da Mtv durante gli anni hanno subito molti cambiamenti e rinnovamenti. Dalla sola messa in onda di video e musica, si passò all’introduzione di un sempre più ricco palinsesto di programmi, per mantenere e aumentare il numero di spettatori. Questo diede inizio a un cambiamento che permise a Mtv di essere sempre più legata alla cultura e al lifestyle. Con più di 100 canali in 167 paesi diversi, divenne il canale informativo privilegiato sulle tendenze e gli avvenimenti pop per i giovani di tutto il mondo. Essendo il canale pop per eccellenza, il brand ha dovuto reinventarsi continuamente per riuscire a rimanere al passo con i tempi. La creazione di diversi canali dedicati portò il brand alla copertura quasi completa dei diversi ambiti di intrattenimento che permise a Mtv, dopo il calo di popolarità tra il 1995/96, di tornare alla ribalta di ascolti e reinserirsi nel ventaglio dei programmi leader di ascolti e incassi.
olti studiosi definiscono i video musicali come la quintessenza del postmodernismo, essendo una forma espressiva capace di mixare indiscriminatamente la cultura “bassa” con quella “alta” e riuscendo ad unire passato e presente per creare una nuova forma onnicomprensiva. Uno degli aspetti primari della forza di questo medium si trova nella brevità del contenuto. In media un video dura dai 3 ai 5 minuti, un lasso di tempo sufficiente a mantenere alta l’attenzione dello spettatore senza annoiarlo.
“Il concept iniziale era quello di creare un immagine solida e forte che diventasse un attitudine. In altre parole, di creare un brand!” Bob Pitman, Cofondatore
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on l’avvento di Internet, la crescita di contenuti disponibili via web e la nascita, nel 2005 di YouTube, il canale vide il quasi definitivo abbandono della messa in onda di video musicali, concentrandosi esclusivamente su altre tipologie di contenuti come reality show e programmi di intrattenimento a puntate.
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on la nascita di Mtv, che aprì le trasmissioni con il video monito “Video Killed the Radio Star” dei Buggles, l’industria musicale iniziò a credere e investire in questo nuovo mezzo di promozione. Il primo videoclip con un alto budget di produzione fu quello per ‘Thriller’ di Micheal Jackson, progettato e girato come un vero film dal regista John Landis.
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l video di Thriller è considerato il primo video musicale ad avere una trama e una coreografia: prima di allora i video erano generalmente collage di immagini o riprese statiche della performance dell’artista. Negli anni ‘80 Mtv era quasi esclusivamente dominata da video rock con musicisti bianchi e fu proprio Michael Jackson ad abbattere questo muro, aprendo le porte delle principali reti televisive agli artisti neri.
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l video vedeva come regista John Landis, molto popolare al tempo per i film Animal House, Blues Brothers e Un lupo mannaro a New York, che fu l’ispirazione per le atmosfere e i costumi in stile “zombie” del video. Inoltre fu il primo esempio di clip con una lunghezza che superava le limitate dimensioni della canzone, durando quasi 14min e costruendo un’intera storia intorno al pezzo. Fu il più seguito e chiacchierato evento della musica pop di allora, diventando il modello per lo sviluppo di nuove opportunità creative per i decenni successivi. Il video presentava tre diverse versioni: l’integrale di 14 min, una di 8 min e quella più trasmessa dalle TV di circa 6 minuti e costò complessivamente più di 500.000 dollari (aggiudicandosi il primato come video più costoso).
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ltro esempio di produzione complessa in stile film fu “The Wild Boys” (1984) dei Duran Duran diretto da Russell Mulcahy. Il costo totale superò il milione di dollari e fu interamente girato sul set di 007 utilizzando decine di costumi elaborati, make-up complessi ed effetti di computer grafica. Inizialmente Russell Mulcahy pensò al video come un teaser per il lungometraggio di Burroughs, dimostrando così la nascente importanza dei video e della visibilità che gli artisti potevano avere anche per l’industria cinematografica.
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a consacrazione ufficiale di questo nuovo mezzo e linguaggio venne decretata nel 1984 con l’istituzione degli Mtv Video Music Awards (VMAs), in cui vengono premiati i migliori videoclip musicali degli ultimi 12 mesi nelle diverse categorie di Video dell’anno (Video of the Year), miglior video di artista maschile (Best Male Video), femminile (Best Female Video) e del gruppo migliore (Best Group Video). Con gli anni e con l’importanza sempre crescente di questo medium si moltiplicarono le categorie premiate e lo show divenne sempre più spettacolare.
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’artista che detiene il primato di vincite è Beyoncè Knowles (24 premi). Il Video che ha vinto più premi è Sledgehammer di Peter Gabriel del 1987 (9 premi), seguito da Bad Romance di Lady Gaga nel 2010 (7 premi). Missy Elliott fu la prima donna rapper a vincere un premio, aggiudicandosi quello per il miglior video dell’anno e la prima a vincere due premi per il miglior video rap.
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’aumento di visibilità e di importanza ebbe però delle conseguenze. Nel 1985 venne imposto di mostrare sugli album l’etichetta di avviso per contenuti espliciti. Ben presto questo tentativo di censura venne esteso anche ai contenuti visivi, con la conseguente perdita nella freschezza e nella sperimentazione visuale. Il canale fu obbligato a togliere dalla rotazione giornaliera alcuni video considerati spinti o offensivi.
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on la campagna pubblicitaria inizia nel 1982 “I WANT MY MTV” che vedeva il coinvolgimento di artisti come David Bowie, Billy Idol, e Cindy Lauper che urlavano lo slogan, durante il periodo di censura venne riproposto come “I WANT MY MTV BACK” per simboleggiare lo spirito di libertà artistica e di espressione che il canale rappresentava.
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ei primi anni ‘90 il canale iniziò ad indicare i registi nei credit dei video che trasmetteva, sintomo evidente di un cambiamento epocale: i registi di videoclip sono finalmente considerati a pieno titolo veri e propri autori. Con l’ulteriore introduzione di programmi dedicati ai vari generi musicali (elettronica, rock, rap, alternative) l’intera dimensione estetica ebbe un cambiamento. Registi come Chris Cunningham, Michel Gondry, Spike Jonze, Floria Sigismondi, Stéphane Sednaoui, Mark Romanek e Hype Williams esordirono tutti in questi anni, portando un contributo espressivo personale all’arte del videoclip. I diversi generi musicali determinarono uno sviluppo rapido e diversificato di estetiche, in grado di trasmettere, tramite immagini, le sensibilità artistiche e musicali. Sempre di più i diversi generi non si limitavano solo alla dimensione musicale, ma trovavano la loro attuazione definitiva nell’universo estetico e motivazionale delle nuove generazioni che riuscivano, nei modi più disparati, a condividere il proprio gusto e la propria sensibilità con gruppi di persone simili in tutto il mondo.
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nche il cinema subì le conseguenze di queste contaminazioni iniziando a fare propri i diversi immaginari e riproponendoli nelle più disparate forme e modalità, riuscendo così a rafforzare ulteriormente il ruolo degli artisti nei confronti di un pubblico sempre più ampio e variegato. Naturalmente non fu un contaminazione a senso unico: non furono solo i film a incorporare e fare propri video e immagini, anche molte canzoni e artisti ebbero successo e celebrità grazie a canzoni inserite nei film e al conseguente utilizzo di frame e immagini di questi ultimi per i videoclip.
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l mondo dei video musicali è un mondo ritmico, pulsante, vibrante di movimento. È un cosmo liquido in continua trasformazione per la sua particolare configurazione di immagini, testo e suono: configurazione tra le più complesse e articolate tra le forme di movimento. Lo sviluppo musicale, la progressione e le citazioni del testo, le dinamiche e la ritmica visuale sono generate, nella loro interazione, grazie a una forma di movimento mediale, ognuna di loro combinata con un aspetto del video e un aspetto specifico di movimento. I principali movimenti possono essere sintetizzati in tre categorie: il movimento della riflessione della luce, il movimento del processo di fluidificazione dell’immagine e il movimento di trasformazione dei colori. Questi tre aspetti diventano cruciali per la comprensione dei diversi livelli linguistici presenti nell’estetica di un video musicale.
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oncentrandosi sul lavoro di alcuni registi si può notare come questi aspetti si trasformino in marchi di fabbrica precisi per la creazione di un’estetica che connota un certo tipo di visualità. Registi come Floria Sigismondi, Hype Williams, Colin Tilley sono riusciti a sviluppare e a designare talmente bene questi elementi con la propria visione estetica, da essere riconoscibili al primo fotogramma di un loro video. L’importanza del regista e della produzione del videoclip diventa una scelta primaria per il posizionamento del video e per il successo di visualizzazioni e quindi di ascolti della canzone e dell’artista. Negli ultimi anni, grazie all’aumentare dei mezzi tecnologici e alla facilità nell’utilizzo, molti cantanti si sono distinti, oltre che per la musica, per la creazione e la produzione dei videoclip, riuscendo così a caratterizzare in maniera unica e personale l’intero loro lavoro. Questo ha portato a creare un immaginario a tutto tondo con la visione dell’artista, non mediata e tradotta da una persona esterna. Personaggi come Kanye West e Grimes sono tra i più noti in questo panorama di autocreazione e modellazione della propria identità, visiva e artistica.
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aureata in fotografia all’Ontario College of Art & Design, Floria Sigismondi è una multi talentuosa creatrice di immagini. Il suo lavoro include la fotografia, pittura, installazioni e i celebri video musicali. Iniziò con la fotografia di moda e passò ben presto ai video musicali, dopo che il regista Don Allan le consigliò di cimentarsi in questo ambito.
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ata a Pescara nel 1965 si trasferì a due anni in Canada con i genitori, entrambi cantanti d’opera, che da subito la misero in contatto con il mondo dell’arte, aiutandola e assecondandola nella creazione del proprio stile e del proprio immaginario.
loria Sigismondi si distingue per le sue atmosfere dark, piene di personaggi bizzarri e inquietanti rendendo il suo stile unico e facilmente riconoscibile. Le ispirazioni per il suo lavoro derivano dalle immagini del proprio subconscio e dalle sue esperienze di vita. I suoi video sono pieni di riferimenti e citazioni, dal cattolicesimo all’arte antica e contemporanea, trasformandosi così in un viaggio, in un sogno lucido che spesso si trasforma in incubo. Il ritmo spezzato, unito a particolarissimi effetti di luce, soggetti fuori fuoco e una passione per insetti e serpenti sono oramai un marchio di fabbrica pesso definita The Gothic Goddess dei video musicali, per le immagini che esplorano la parte più oscura della natura umana, Floria in un’intervista risponde
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el 1996 dirige il video per il singolo di Marilyn Manson “The Beautiful People”, creando delle atmosfere e dei personaggi oscuri e disturbanti. I personaggi sono stati ispirati dal testo della canzone e dalla visione critica di MM verso la società e la standardizzazione dei canoni estetici e di ciò che è bello, ponendo la domanda, tramite questo viaggio surreale di cosa è definibile bello e cosa no. Grazie a questo video la regista è stata portata alle luci della ribalta facendola conoscere per il suo stile unico e per la capacità di assorbire i messaggi della canzone, riproducendoli fedelmente con un’estetica che partendo dall’orrendo e dal ripugnante diventa sublime.
“SPESSO GUARDO ALLE SENSAZIONI E AI PENSIERI DI CUI NON PARLO... FORSE È PER QUESTO CHE MI PIACE RICREALI NEI SET, IN UN AMBIENTE IN CUI MI SENTO SICURA. SONO CAPACE DI LAVORARE E INTERAGIRE CON LE MIE PAURE E LE MIE FOBIE PERCHÉ CI SONO UN SACCO DI PERSONE INTORNO A ME. NON HO PAURA DI ANDARE A VEDERE NELL’ANGOLO BUIO UN MUCCHIO DI POLVERE CON IL MIO FARO!”
Le atmosfere da incubo, surreali e orripilanti che caratterizzano il lavoro di Sigismondi, saranno d’ispirazione per la creazione di una serie di estetiche di video tipiche di generi sviluppatisi durante gli anni 90 come l’Industrial, il Cyber punk, la darkwave e riprese oggi nella Witchouse fino ad essere portaati alla ribalta nei video pop mainstream.
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elina Matsoukas (Cuba, 1981) è una regista americana di video musicali e pubblicità, tra le più influenti dell’ultima decade. Si distingue per il suo stile molto colorato, con spesso uso di collage e di immagini ed effetti che riportano ai fumetti. Ha firmato video per le principali pop star degli ultimi anni, stringendo collaborazioni nel tempo con Rihanna, Beyoncè che le hanno fatto vincere il premio come miglior video per “Formation”, “Pretty Hurts” e “We found Love”. La creazione di una storia, un mini racconto audiovisivo è spesso la modalità caratterizzante della produzione della regista.
”"Per un buon video non è necessaria una produzione costosissima o le migliori attrezzature, basta avere le giuste immagini, una buon storia per riuscire a eccitare e suscitare le giuste reazioni negli spettatori"
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e atmosfere dei video rimandano spesso alle protagoniste dei vecchi film anni 60, editate e inserite in un clima che riprende le estetiche dei video narrativi degli anni 80 e 90, come glitch, sdoppiamento dell’immagine, inserimento di grafiche e uso del green screen. Nei video di “Sensual Seduction” di Snopp Dogg, “Rude Boy” di Rihanna e “I decide” di Solange, l’estetica dei video rimanda ai primi videoclip degli anni 80, grazie alle inquadrature in primo piano con sdoppiamenti all’infinito che creano giochi di colori e di sovrapposizioni. Le ambientazioni sono state create tutte con riprese in green screen e sovrapposizione di immagini statiche e scritte che rimandino al testo della canzone. Tutti questi effetti sono stati creando mantenendo la loro identità come stile del passato, cìriuscendo a creare un link tra le tendenze di oggi e quelle di ieri.
TECHNOVIKING: IL PRIMO MEME
LE PERSONE BALLANO LA TECHNO, LA TECHNO BALLA ALLA TECHNOVIKING Technoviking nasce a Berlino nel 2000 durante la Fuckparade, contro-manifestazione alla Love Parade diventata troppo commerciale. Il filmaker Matthias Fritsch per caso riprende una scena che farà la sua fortuna: una ragazza con una parrucca celeste balla indisturbata, finché non viene spintonata da un uomo. È qui che entra letteralmente in scena il “techno vichingo”: pizzetto biondo, ciondolo raffigurante il martello della divinità germanica Thor, petto nudo a mostrare muscoli, afferra per un braccio il malcapitato, lo convince ad allontanarsi e subito dopo si mette in marcia, iniziando a ballare in modo ipnotico un ritmo super rapido.
Una leggenda si stava formando!
l video rimase quasi sconosciuto fino al 2006, quando Fritsch decise di caricarlo sulla piattaforma appena nata YouTube e nel 2007 divenne virale, facendo nascere il mito del Technoviking. Da allora centinaia di video remix e oltre 20 milioni di visualizzazioni si tramutarono in infinite parodie, installazioni artistiche, merchandising e, per finire, nel soggetto di un docufilm che ne narra l’evoluzione. Nacque così il primo meme della storia!
Frisch “approfittò” di questo successo: guadagnò con la pubblicità sul video, realizzò e vendette gadget e magliette. Fu a questo punto che il protagonista del Technoviking fece il suo secondo ingresso nella vicenda. Gli avvocati fecero causa a Fritsch per violazione dei diritti di immagine e identità e la Corte lo condannò a un risarcimento e all’obbligo di togliere tutte le immagini da lui pubblicate raffiguranti Technoviking.
La conseguenza fu l’inizio, nel 2013, di una campagna su Indiegogo per la produzione di un documentario che raccontasse la vicenda di Technoviking e di Fritsch. Iniziò così una nuova ondata di popolarità, la rinascita di nuovi meme di Technoviking e continui remixaggi del video.
Il caso Technoviking riassume perfettamente la nuova modalità, creata grazie a Internet e alle tecnologie che permettono la creazione e il mixaggio a bassi costi di contenuti audiovisivi provenienti da tutto il mondo. Technoviking continua tuttora a sopravvivere nel web.
LONG LIVE TO TECHNOVIKING
in PRINCIPIO I
l caso Technoviking riassume perfettamente la nuova modalità, creata grazie a Internet e alle tecnologie che permettono la creazione e il mixaggio a bassi costi di contenuti audio-visivi provenienti da tutto il mondo. Youtube venne fondata nel 2005 da Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim. Fu l’inizio di una nuova rivoluzione nel modo di accedere e partecipare ai contenuti online. Durante l’estate del 2006 Youtube fu uno dei siti con la maggiore crescita nel web, con più di 65.000 nuovi video caricati e con oltre 100 milioni di video visti al giorno a luglio di quest’anno. Venne inserito nei primi cinque siti per popolarità e accessi, con 20 milioni di visitatori al mese. Nel 2007 venne stimato che YouTube consumava l’intero traffico di Internet del 2000, diventando il sito più visto dopo Facebook e Google. L’intento iniziale dei fondatori era di creare una piattaforma per la condivisione di video per riuscire ad accedere a quei contenuti del passato ormai presenti solo nelle collezioni o nelle vecchie Vhs di privati. Oggi più di 300 ore di video vengono caricate nel sito ogni minuto, rendendo YouTube la biblioteca di contenuti visivi più grande al mondo.
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a cultura Pop può essere definita in diversi modi e comprendere dalla danza, alla musica al cinema. A prescindere dall’ambito di analisi è chiaro che il ruolo dei media rappresenta lo specchio e la modalità principale per la definizione della cultura pop. All’interno dei media YouTube occupa sicuramente uno dei ruoli principali per la definizione e la creazione dei nuovi trend su scala mondiale, imponendosi da subito come medium per la personalizzazione dei contenuti. Nella cultura di massa dei nostri giorni la personalizzazione e il faida-te, rappresenta uno dei principi fondamentali per gli utenti della rete. Questo eccezionale mezzo ha trasformato radicalmente la cultura popolare e il modo in cui pensiamo e ci relazioniamo al mondo.
TUTTO è un REMIX I
l termine remix viene usato per definire l’azione di rianrrangiare, combinare, editare e modificare qualcosa di esistente per creare un qualcosa di nuovo.
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a parola nasce in ambito musicale durante gli anni ‘80 con l’hip hop: la Sugar Hill Gang con “Rapper’s Delight” usa come linea di base della canzone il motivo di “Good Times” dei Chic, venendo poi riproposta e riarrangiata molte altre volte in futuro. (screenshot) Oggi ognuno può remigare (o remixare) ogni tipo di contenuto e pubblicarlo globalmente con un semplice clic, senza il bisogno di avere apparecchiature costose o particolari abilità, chiunque può creare qualcosa e qualunque cosa è un remix. La storia del remix, come lo conosciamo oggi, fonda la sua teorizzazione agli inizi degli anni ‘60 a Parigi. Lo scrittore legato alla Beat Generation William S. Burroughs nel suo libro “The Soft Machine (1961)” utilizza la tecnica dell’accostamento di due parti diverse di libri per creare un libro nuovo e conia la definizione ‘Heavy Metal’ che verrà poco dopo utilizzata per denominare la musica che in quegli anni stava nascendo. Tra i pionieri di questo genere ci furono i Led Zeppelin. Alcune tra le loro canzoni più famose erano state prese da gruppi e cantanti blues anni ‘50 e ‘60, ma non fu questa la cosa fuori dal comune. Era comune riarrangiare canzoni preesistenti per farne una cover, ma i Led Zeppelin non si preoccuparono di fare dei cambiamenti radicali, né citarono il vero autore della canzone. Si creò così la terza via: oltre alle cover e l’ispirazione allo stile si aggiungeva il remixare intere canzoni o melodie per crearne una nuova, aprendo la strada alla nascita della musica con dj.
uesto fenomeno esplose grazie all’introduzione nel mercato tecnologico del primo computer Apple acquistabile a un prezzo abbordabile e dall’interfaccia grafica implementata, che diedero il via alla rivoluzione e alla creazioni di nuovi contenuti. Il remix si fonda su principi base del processo di creazione: ogni cosa fa parte di un genere di appartenenza e in ognuno di questi generi ci sono elementi che si raggruppano in vari sottogeneri, che si basano sui principi della creazione nell’appropriazione di elementi già scoperti o esistenti, li trasforma e li sovverte per dare vita a qualcosa di diverso ma simile. Se pensiamo ad esempio ai film degli scorsi decenni, molte delle saghe e dei film prodotti grazie alla ricombinazione e ispirazioni di materiale preesistente sono diventati parti fondamentali per la creazione di un’immaginazione pop collettiva in diversi ambiti culturali. Il remix è alla base di ogni invenzione e ogni spinta creativa per nuove scoperte, dalla scienza al cinema. Molte di queste invenzioni e riarrangiamenti si manifestano nello stesso periodo storico, dimostrando come la spinta verso l’avanzamento in ambiti diversi, sia primaria. I principi della creatività sono gli stessi che stanno alla base dell’evoluzione: copiare, trasformare e ricombinare sono i passaggi fondamentali per la creazione di un’idea innovativa.
2004 Sean Paul & Sasha “I’m still in love with you”
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I bravi artisti copiano, i migliori artisti rubano.
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e ci concentriamo sul concetto di remix per capire le estetiche dei video musicali, non possiamo non prendere in esame anche altri fattori culturali in gioco. L’atto del remixare, come sostiene Lev Manovich, è una delle possibili metafore per comprendere l’amalgama di culture e della digitalizzazione della nostra epoca. Con l’avvento di Internet, prendere contenuti e modificarli è diventato fin troppo semplice, e se mettiamo insieme la grandezza di questa libreria di contenuti online, con l’archivio creatosi grazie all’avvento di Mtv per i video musicali, il risultato è esplosivo. Gli anni ‘80 e ‘90 sono gli anni in cui si è avuto uno sviluppo esponenziale della creazione di contenuti con e per supporti digitali. Questo ci porta ad avere un quadro visuale ed estetico che spazia nei diversi ambiti, con le infinite possibilità di mescolare e reinventare questi contenuti in chiave contemporanea.
2005 Robyn “Handle me”
2007 Kylie Minogue “In my arms”
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nevitabilmente, se il remixare è parte integrante e fondante dello spirito postmoderno, porta con sé una criticità: l’annullamento storico. L’utilizzo di immagini, immaginari, musiche e stili se non analizzati e presi come lavori originali e nuovi, cancellano ciò a cui devono il loro sviluppo e la loro esistenza nel nostro tempo. Il riproporre cose che fanno parte del nostro immaginario collettivo e della nostra cultura può diventare così un’arma a doppio taglio se non utilizzata in maniera consapevole dai consumatori. Il riproporre contenuti preesistenti diventa una forma di omaggio al passato e un modo per mantenere riconoscibili certi tratti e modalità linguistiche ed espressive.
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nalizzando nel tempo come il remix si sia riproposto a ondate negli scorsi decenni possiamo trovare delle similitudini nelle attitudini odierne. Durante la fine degli anni ‘80 e gli anni ‘90, il remix divenne uno stile, usato anche per aumentare le vendite di dischi in America, una nuova generazione di produttori iniziò a lavorare in Inghilterra e poi nel resto d’Europa e del mondo. Questo fu anche il periodo in cui i computer diventavano sempre più popolari e l’estetica nei nuovi media era implementata dall’introduzione di Photoshop. Mentre in America l’utilizzo dell’estetica del remix si imponeva come una strategia mainstream, in Europa si iniziò a creare una sottocultura basata sui principi del remix degli anni ‘70 e ‘80, che divennero il punto di riferimento per sviluppare il proprio materiale. Nel periodo successivo e fino ad oggi, il remix diventa un concetto che può comprendere anche cose che non si possono considerare “remix”. Il remix diventa così un’estetica per rappresentare diverse attività basate sulla riappropriazione. Questa fase iniziò a cavallo degli anni 2000, crescendo esponenzialmente fino ai giorni nostri, aiutata dalla crescita altrettanto esponenziale del traffico di contenuti online.
2012 Nicki Minaj & Cassie “The boys”
2016 Ariana Grande “Focus”
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ggi i principi del remix nei nuovi media cancellano la linea tra la “cultura alta” e quella “bassa”, offrendo a persone qualunque e alle élite gli stessi mezzi. Le scelte e gli intenti diventano così cruciali per la definizione di nuovi elementi; gli strumenti digitali consentono di essere usati come supporti per lo sviluppo continuo di contenuti che si collocano tra la cultura e le vendite.
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eneralmente parlando, la remix culture può essere definita come un’attività globale di scambio di contenuti creativi e di informazioni a velocità crescente, resa possibile dalle tecnologie digitali. Il remix viene supportato dalla pratica del taglia, copia e incolla. La pratica del remix, nata con la musica, ben presto è andata a permeare altri ambiti artistici trasformandosi in un linguaggio plurivalente per varie forme espressive della cultura di massa.
2016 Drake “Hotline bling”
REMIX RIGENERATIVO
I REMIX ALLEGORICO
D
el remix allegorico parla Craig Owens che argomenta dicendo che nel postmodernismo, la decostruzione (con una trasparente consapevolezza storica e politica dietro all’oggetto dell’arte) rimane costantemente presente nella “preoccupazione della lettura”. L’oggetto della nostra contemplazione, il remix, dipende dalla riconoscibilità di un testo precedente o di un codice culturale. Il materiale d’ispirazione neccessita dei tratti di riconoscimento, per evitare che risulti erroneamente qualcosa di nuovo.
l riconoscimento storico diventa complicato nella categoria del remix rigenerativo, che si ha quando il remix viene incorporato nella cultura e nella moda in un modo temporalmente non lineare. Il remix rigenerativo è tipico delle culture digitali e iperconnesse. Come negli altri tipi di remix il materiale d’ispirazione rimane riconoscibile, ma, a differenza degli altri, il remix rigenerativo non usa riferimenti o citazioni al materiale di partenza per il riconoscimento di un movimento storico. Il riconoscimento storico della fonte si perde in nome della praticità. Il remix rigenerativo consiste nella giustapposizione di due o più elementi che saranno costantemente caricati e scaricati e che cambieranno continuamente seguendo il flusso continuo di dati. Sovvertire e reinterpretare i principi reinserendoli in un contesto nuovo e attuale sono i principi del remix rigenerativo. Gli utenti si aspettano di poter interagire attivamente con i contenuti e non fruirne passivamente: l’interazione, il toccare o nel nostro caso il cliccare, è ormai un aspetto inscindibile della cultura digitale.
LE ESPERIENZE MUSICALI
C
ome sostiene Jacques Attali nelle sue “Teorie del rumore”, per l’uomo la musica è un modo per estendere il proprio controllo sulla natura, trasformandosi nel medium che più di tutti viene utilizzato dall’alba dei tempi per esplorare il mondo materiale e immateriale e come veicolo di espressività culturale. Era l’accompagnamento per i riti, il mezzo per raccontare gli avvenimenti, con un sempre maggiore valore del ruolo dell’artista (l’avvento delle pop star nel secolo scorso). Nasce quindi il bisogno della rappresentazione visiva della musica e delle sue atmosfere, che culminerà con la creazione dell’estetica globale del performer e di ciò che vuole trasmettere. La ricerca di un’immagine che rispecchi i sentimenti e i messaggi dell’artista diventa primaria per la sua promozione nel sistema di marketing. La ripetizione dell’immaginario e dell’immagine stessa dell’artista si trasforma così in una ideologia, perno di una società e di una cultura dominata dal ruolo delle immagini. Come sostiene Adorno il consumatore incosciente vuole avere accesso ai contenuti che mantengano degli aspetti familiari, che risultino facilmente riconoscibili e collocabili. Vuole cioè un remix fatto su misura per i suoi desideri.
Q
uesto continuo riproporre elementi noti come aspetto integrante della cultura contemporanea delinea una linea tra il vero progresso e la regressione, con la ricombinazione di cose familiari per un maggiore successo delle spinte progressiste. L’ipertestualità si è trasformata, da una pratica tecnologica, a una modalità di fruizione e creazione di contenuti. Il bisogno di combinare elementi separati, sapendo che possono essere in ogni momento modificati e sostituiti, crea una nuova estetica che deve la sua esistenza a fattori non contigui, remixati e privati del loro fardello storico e culturale. Questa tendenza si è acuita con l’avvento del web 2.0 e della possibilità di accedere a contenuti e notizie ovunque e con diversi supporti.
ACID L’acid house è un genere di elettronica dance, nato a Chicago (Illinois) nel 1986, anno in cui Spanky ed Herbert J. usarono un sintetizzatore per remixare pezzi house, dilatando e rendendo “acidi” i suoni. Diede origine a un movimento giovanile ispirato al movimento hippy degli anni ‘60-70, il cui ideale era una società fuori da ogni norma e regola. Musicalmente, l’acid house, sottogenere delle musica house, ha ottenuto grande successo nei rave e nei locali inglesi, mentre i locali di Chicago iniziarono presto a soffrire per le limitazioni della polizia durante le serate. Questo influenzò negativamente il mercato discografico e la popolarità di questo genere. Contemporaneamente si stava però affermando il nuovo genere Acid, che in Gran Bretagna trova la sua seconda patria. Dall’87 in poi iniziarono ad aprire Club che introdussero la music Acid nelle abitudini del clubbing.
I sentimenti di libertà e di creatività sfrenata, tipici dell’approccio musicale, si espressero come potente ingrediente anche nella grafica e nei visual collegati. La cultura dei Rave creò una grafica universale, che si sviluppò fino ai giorni nostri, mantenendo un legame inestricabile con le origini. I poster per i Rave degli anni 80 e 90 dimostrarono una gioia distruttrice per le convenzioni, simile allo spirito punk delle precedenti generazioni. I caratteri erano grandi e sfacciati, con colori al neon brucia-retina, le immagini, come i suoni e le campionature che permeavano la musica, avevano tagli e assemblaggi drastici. Questo tipo di design serviva per rendere riconoscibile il tipo di evento, il luogo e il giorno in cui si sarebbe svolto. Le palette di colori erano luminose e i caratteri larghi per essere visti e letti anche sotto uno stordimento chimico.
Questo stile ipercolorato, con pattern ripetitivi, fu spesso associato, come riferimento visivo, alle esperienze psichedeliche e allucinogene delle droghe. Nel 1926 lo psicologo H. Klüver studiò gli effetti delle sostanze allucinogene e notò che le esperienze visuali dei pazienti avevano tutte caratteristiche simili, proprio come i pattern geometrici ricorrenti con colori iper saturi e brillanti. Queste caratteristiche vennero immagazzinate nell’immaginario, passato e presente, della scena dei rave e dei club, ispirando i lavori di artisti e grafici. Molte caratteristiche di queste estetiche sono tornate di moda negli ultimi anni, nei più disparati ambienti artistici. Come nota Paul Gosling “Vediamo un sacco di questi mashup di foto e di elementi diversi messi insieme. Non voglio usare il termine ‘analogico’, ma c’è qualcosa nel processo di mettere insieme elementi apparentemente estranei l’uno all’altro in una pagina, che sembra appassionare molto il mondo Dalle effervescenti visuale contemporaneo”. campionature musicali allo stile grafico e visuale, passando per la moda, “l’unica limitazione ripresa e riformulata, era quella tecnica. c’era un approccio e un cercavamo cose, sentimento per cui nulla soluzioni…era un poteva essere off-limits. In questo ultimo periodo grande sentimento di sembra che questo libertà e ricerca che universo visivo stia pervadeva tutto questo vivendo un momento di periodo!” incantamento utopico che si ripercuote nelle nuove sperimentazioni contemporanee per cercare di catturare nuovamente e rivivere queste esperienze.
PSYCHIC TV A
gli inizi degli anni 80 Genesis P.Orridge, Alex Ferguson e Peter Christopherson iniziarono un progetto di video arte e musica. La musica era caratterizzata dalla sperimentazione di sonorità che spaziavano dalla noise, al punk al pop, con l’uso di diversi strumenti e distorsioni. L’inserimento di TV nel nome del gruppo voleva sottolineare l’interesse per la ricerca e gli elementi visuali nell’identità del gruppo. I visual live e i videoclip prendevano spunto dallo stile degli spot pubblicitari, diventando spesso una parodia e una critica della cultura di massa veicolata dal mezzo televisivo. ,
“Psychic TV e un gruppo video che fa musica diversa rispetto a un gruppo musicale che fa video musicali”.
I
n seguito alla pubblicazione dei primi album, i live show iniziarono ad incrementare le sperimentazioni sonore, grazie anche alle collaborazioni con altri musicisti, che portò ad una pubblicazione di una serie di questi live, che dominarono gran parte dell’anno 1988 degli Psychic Tv. Fu durante questo periodo che P-Orridge iniziò ad interessarsi all’Acid house e alla techno grazie anche alla sostituzione di Alex Ferguson con Fred Giannelli. Questa collaborazione portò le sonorità a convogliare nella nascente scena londinese dell’acid music, caratterizzando anche la ricerca visuale con elementi psichedelici, caratteristici dell’immaginario costruito intorno al genere.
V T C I HCYSP
I videoclip e i visual erano un mixaggio di vecchi frame di film e pubblicità, riprese del gruppo, elementi e simboli dell’occulto, il tutto rielaborato con montaggi psichedelici ed effetti di distorsione dell’immagine e dei colori per creare un effetto psichedelico di spaesamento. Durante gli inizi degli anni 90 la ricerca sonora tornò in una dimensione di pop psichedelico, mantenendo comunque tutti gli elementi sperimentali introdotti in ambito visivo che caratterizzavano l’estetica del gruppo. Fu in questo periodo che P-Orridge si trasferì in America dopo essere stato accusato di aver inserito in un video le riprese fatte durante un rituale satanico. Questo avvenimento aumentò l’aurea esoterica del gruppo, che annoverava riferimenti e contatti con personalità legate all’occulto come C. Manson e il fondatore della Chiesa di Satana, Anton LaVey.
Il CyberPunk nasce agli inizi degli anni ottanta, imponendosi in poco tempo come sottocultura omnicomprensiva di vari ambiti. Il termine CyberPunk viene coniato in letteratura da Bruce Bethke. I padri del movimento e dell’avvio dell’estetica sono stati Ridley Scott con il film “Blade Runner” del 1982 e William Gibson con il novel “Neuromancier” nel 1984.
“THE FUTURE IS ALREADY HERE: IT’S JUST NOT VERY EVENLY DISTRIBUTED.” “Il futuro è già qui: solo non è equamente distribuito” è la frase emblema di William Gibson per comprendere lo spirito della cultura CyberPunk, che pone la dicotomia del cyber-punk e la sua filosofia “high technology, low life” dentro un contesto sociale. Alla base degli immaginari c’era la divisione tra ipertecnologia e grandi corporazioni per il controllo della società in un futuro distopico. Nella musica già agli inizi degli anni ‘80 gruppi come Kraftwerk (Germania) e Sigue Sigue Sputnik (Regno Unito) con l’uso di sintetizzatori iniziano a ricreare delle atmosfere simili a quelle successive del CyberPunk.
I suoni riportavano a macchinari in azione, la musica era ripetitiva e nei video venivano rispecchiati questi elementi in atmosfere cupe e ipnotizzanti. Queste estetiche si svilupparono come sottocultura nell’immediato, crescendo di popolarità crescendo fino agli anni ‘90 dove esplosero coinvolgendo diversi ambiti come cinema, musica, letteratura e comics. Gli immaginari vengono alla ribalta riuscendo ad abbracciare la nuova generazione di giovani appassionati alle tecnologie, nel momento della loro esplosione di popolarità. Anche la moda si fa portavoce di questo stile, assimilando alcuni elementi futuristici e tecnologici.
Durante questo periodo della crescita tecnologica, gli immaginari cyberpunk e quelli industrial trovano un sentiero convergente mixandosi tra di loro per alimentare un nuova rinascita in un nuovo movimento. Questa nuova controcultura si fuse con i rave e con la musica psichedelica. Anche i video musicali in questo periodo utilizzavano ambientazioni ed effetti per creare questo clima tecnologico pop. Queste estetiche si svilupparono come sottocultura nell’immediato, crescendo di popolarità crescendo fino agli anni ‘90 dove esplosero coinvolgendo diversi ambiti come cinema, musica, letteratura e comics. Gli immaginari vengono alla ribalta riuscendo ad abbracciare la nuova generazione di giovani appassionati alle tecnologie, nel momento della loro esplosione di popolarità. Anche la moda si fa portavoce di questo stile, assimilando alcuni elementi futuristici e tecnologici. Durante questo periodo della crescita tecnologica, gli immaginari cyberpunk e quelli industrial trovano un sentiero convergente mixandosi tra di loro per alimentare un nuova rinascita in un nuovo movimento. Questa nuova controcultura si fuse con i rave e con la musica psichedelica. Anche i video musicali in questo periodo utilizzavano ambientazioni ed effetti per creare questo clima tecnologico pop.
In questo panorama un artista che si impone più di tutti per la creazione di un nuovo genere estetico musicale è Marlyn Manson. La musica prende le sonorità industrial fondendole con atmosfere cupe, i video diventano i portavoce di questo clima trasformandosi in visioni da incubo o di realtà distorte. La collaborazione dell’artista con registi come Floria Sigismondi, durante gli anni ‘90 e gli inizi del 2000, hanno mantenuto viva questa corrente e questo immaginario. Diventeranno fonte d’ispirazione per la ripresa di alcuni elementi gothic e dark in correnti estetiche e visuali dei nostri giorni. Il remix e la rivisitazione di queste atmosfere futuristiche anni ‘80 e ‘90 trovano terreno per la rinascita durante il 2010 nella Vaporwave, corrente di nicchia che poi esploderà nella cultura mainstream abbracciata da molti artisti.
IL BRUTTO COME VALORE U n' i n d a g i n e s u l l ' e s t e t i c a e d i m e c c a n i s m i c h e l a i n f l u e n z a n o.
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omprendere la potenziale forza espressiva di ciò che si distanza dai canoni estetici vigenti in un dato momento storico, in una data società. Osservare come il brutto del passato venga a poco a poco incorporato dal gusto dominante, raggiungendo così l’altare del bello. Notare i moti inverosimili della moda, che come un serpente che si morde la coda, torna a voltarsi indietro, riguardando a quel brutto che aveva lasciato alle spalle, per riscoprirlo ed apprezzarne finalmente le qualità. La storia estetica ha visto l’essere umano allontanarsi da un’idea assoluta di bellezza e avvicinarsi ad altre categorie: l’interessante, l’intrigante, il comico, il diverso, il brutto.
I
l diretto contrario di bello, questo è il brutto, o almeno così è se vi pare: perché, in fondo, siamo davvero sicuri che il brutto e il bello siano come due binari paralleli, che non s’incontrino mai? E se invece a un certo punto s’incrociassero per raggiungere la medesima auspicata destinazione dell’estetico: la terra dell’interessante, dell’antibanalità, del nuovo e dell’originale?
L
a parola brutto definisce ciò che provoca un’impressione estetica sgradevole, perché difettoso, sproporzionato, privo di grazia o per altre ragioni spiacevole. Tanti sono i sinonimi che vengono accostati all’aggettivo brutto: antiestetico, disarmonico, malfatto, sgradevole, sgraziato, spiacevole, abominevole, deforme, disgustoso, orribile, repellente, repulsivo, schifoso, sconcio, stomachevole, terribile, terrifico.
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tephen Bayley pubblica il libro “Ugly: The Aesthetics of Everything” (Brutto: l’estetica di ogni cosa) e mentre lo scrive approfondisce la ricerca estetica, scoprendo quanto sia impossibile scrivere dell’idea di bruttezza, perché appena inizi questa comincia a svanire. Nella musica pop, i frenetici voltafaccia della moda e del commercio fanno a pugni con la prospettiva del “patrimonio” tipica delle arti più nobili. Il pop è conteso tra due sistemi di valori fondamentalmente opposti, la moda e l’arte, un dilemma a sua volta radicato nelle contraddizioni intrinseche alla cultura popolare: mediata dal capitalismo, spesso è orientata a valori che trascendono il capitalismo. Il retrò è un effetto collaterale dell’intreccio fra creatività popolare e mercato. Il risultato è un’economia culturale imperniata sui ritmi bipolari di impennata e rallentamento, mania e nostalgia.
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A un certo punto, per gli artisti diventa difficile resistere alla tentazione di riprendere in considerazione il passato immediato e risperimentare idee abbandonate prematuramente durante il processo creativo. Il retrò diventa così un tratto strutturale della cultura pop: è l’inevitabile fase calante che segue la frenesia creativa, ma anche una reazione all’accumulo di idee e stili il cui potenziale non è ancora stato sfruttato appieno. Questo revivalismo in alcuni casi si basa semplicemente sull’amore viscerale per uno specifico sound appartenente al passato: non c’è nulla che regga il confronto. Il più delle volte però il fanatismo ha un’altra dimensione: un antagonismo verso il presente, la convinzione che qualcosa sia andato perduto. In “Revolt Into Style” (1970) George Melly definisce la cultura pop come “il paese dell’ora”, una nazione adolescente che “nega di avere una qualsivoglia storia” e considera le parole ‘ti ricordi’ le più scurrili della propria lingua”.
"LA BELLEZZA NON E UNA QUALITA DELLE COSE: EssA EsIsTE sOLO nELLA MENTE CHE LA CONTEMPLA, ed OgnI MeNTe PerCEPiSCE uNA DiVErSa BELLEZZA"
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ivendo in un momento storico in cui tutto diventa vicino e accessibile grazie a Internet, a differenza del secolo scorso, il nuovo millennio ci ha donato la possibilità di condividere e parlare delle più disparate cose con chiunque, abbattendo le tradizionali barriere della distanza e del tempo. Grazie a piattaforme come Tumblr, Facebook, YouTube chiunque, in ogni parte del mondo, può conoscere e diventare parte di movimenti e comunità sparpagliate per il globo. La nascita e la morte di mode e trend possono avere la durata di una fiammata, intensa ma limitata. Come in ogni epoca, le diverse forme artistiche non si sviluppano distaccate e solitarie ma si intersecano per creare un’identità comune che copre vari ambiti, dalla moda all’arte, dal cinema alla musica e ai videoclip. Nell’universo musicale, i musicisti e gli artisti sono sempre stati un riferimento e un catalizzatore per gli stili e le attitudini, riuscendo ad affermarsi come icone di stile. Grazie alla facilità nel reperimento di informazioni e immagini del passato alla pari di quelle odierne, si assiste frequentemente all’appropriazione, (spesso casuale) di immaginari e tendenze sottoculturali che vengono portate alla ribalta e sotto i riflettori e trasformandole in trend e attitudini mainstream.
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l ritorno al passato (lampante nella moda) è sempre stato un elemento presente nella cultura, ma negli ultimi decenni si è assistito ad un ritorno spasmodico a mode e tendenze “di un tempo”. Se la moda detiene il primato di rifacimenti e riprese più evidente, gli altri ambiti non si possono dirsi immuni da questa pratica. Grazie a Youtube il reperimento di un video di 30 anni fa ha la stessa facilità di ricerca dell’ultima hit uscita. Questo ha portato a una consultazione e un’appropriazione di immagini e stili visivi del passato come mai prima d’ora. Le immagini e le mode ci stancano in fretta e la continua rivisitazione e ricreazione di momenti e immagini passate ci evita, da una parte, di annoiarci e dall’altra di avere la sensazione di poter finalmente rivivere il famoso passato in una chiave contemporanea. Questo sentimento di appropriazione del passato trova il suo compimento nei nuovi trend che si impongono come mode ed espressioni globali di questa tendenza, in particolare nell’ambito della musica pop riguardo le tendenze visuali e stilistiche.
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egli ultimi anni vari cantanti e gruppi hanno iniziato a riprendere e riproporre diversi stili e immaginari del passato. Questo, oltre che avere lati positivi, ha sicuramente sancito la fine definitiva di alcuni generi e stili nella loro essenza iniziale. Molti registi, riuscendo a interpretare e rilanciare al meglio questi stili, hanno saputo dare una nuova vita pop a estetiche fino ad ora segregate a determinati ambiti, lanciando dei veri e propri filoni stilistici che si sono sparsi a macchia d’olio nelle diverse dimensioni visuali.
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Aggirandosi per il web saltano all’occhio alcune tendenze che più di altre si stanno imponendo come trend per i prossimi anni. Guardando le proposte degli stilisti per il nuovo anno e i nuovi video pubblicati su YouTube, si può notare come il ritorno all’estetica degli anni ‘80 e ‘90 sia la macro tendenza che fa da apripista e filo conduttore per tutte le altre microtendenze.
Q
uesto remixare gli anni precedenti riporta alla luce molte estetiche legate alle sottoculture dei decenni passati, ricollocandole in una posizione in continua evoluzione e mutamento. Il riportare alla luce estetiche e tendenze del passato può essere un modo per comprendere, in un altro contesto, aspetti della storia poco esplorati, rendendo il remix un momento di passaggio verso una nuova dimensione.
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e nuove estetiche, che stanno dominando globalmente la cultura pop, si rispecchiano e prendono ispirazione dai videoclip, spesso il mezzo precursore per l’introduzione di una nuova tendenza.
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li stili che più di tutti si stanno imponendo nel panorama mondiale come trend dominanti, si riflettono con diverse modalità nei vari settori come moda, arte e naturalmente i videoclip. Queste nuove tendenze sono caratterizzate dalla riscoperta del “brutto”: la cultura pop si fa portavoce della controtendenza nella valorizzazione di quei valori che abbracciano l’individualità, l’interessante e il fuori dal comune. In questo territorio di riscoperta la moda e le estetiche nei video vanno a braccetto: guardando alle ultime sfilate dei maggiori marchi possiamo notare come i “reietti”, gli outsider e le sottoculture siano state inglobate per creare una nuova immagine di stile. Anche i video musicali, incorporando questa tendenza, ripescano dal passato quegli aspetti un tempo considerati brutti e trash per ricreare una nuova estetica postmoderna, in cui la linea di separazione tra le due categorie, bello e brutto, diventa un terreno labile e adatto alle contaminazioni e alle mescolanze tra gli elementi dell’una e dell’altra tipologia. La nascita di correnti, sviluppate e incorporate nella cultura mainstream, come la Vaporwave, la Witch House, l’Health Goth e il Retrò futuristic, fondano le caratteristiche principali nella ripresa di elementi del passato ispirandosi a sottoculture degli anni 80 e 90.
GLI TCH SO UND I
Il Glitch nasce come sottogenere di musica elettronica durante gli anni ‘90: alcuni artisti lo definiscono come “un’estetica del fallimento”, adottando, come tratto caratteristico e principale. sonorità che sono frutto di sbagli ed errori sonori. Durante questo periodo la ricerca si focalizza sull’interesse e sulla riscoperta di oggetti e materiali del passato che possono ritrovare una nuova vita. Questo interesse si trasforma in un riciclo e un riutilizzo diverso di materiali digitali compromessi e non più utilizzabili nella loro forma originaria come vinili e cd graffiati, vecchi Hardware e altri oggetti digitali e non, sonoramente interessanti. Negli ultimi anni questo genere è stato riscoperto e valorizzato, riuscendo ad uscire dalla dimensione e dagli ambienti underground, grazie all’utilizzo e alla contaminazione di questi suoni da diverse etichette e artisti (Múm, Tunng) che hanno saputo racchiudere queste sonorità elettroniche con melodie più pop.
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uesta nuova rinascita con una forma e una peculiarità diverse non si limita all’ambito musicale, ma trova una sua identità anche in altri ambiti artistici.
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ome nella musica, anche l’estetica ha il suo ritorno al passato: il glitch non si limita ad essere applicato al suono, ma trova prima nell’arte e poi nell’estetica pop la sua identità espressiva. Anche l’estetica vuole la sua parte ed è proprio durante il ritorno in voga di immagini con pixel a vista (anni ‘80-90) palette con colori al neon e immagini a 8 byte che il glitch si impone come estetica adatta ad essere applicata ai più diversificati ambiti comunicativi.
COMPRESSION ARTIFACT U
n artefatto di compressione è il risultato di uno schema di compressione dati aggressivo applicato ad una immagine, audio o video che rimuove alcuni dati meno importanti dal contenuto complessivo, ma che tuttavia risulta visibile e sgradevole all’utente. Gli artefatti in dati time-dependent, ovvero dipendenti dal tempo, come audio o video sono spesso il risultato dell’errore latente nella compressione dati con perdite. Tecnicamente parlando, un artefatto di compressione è una classe particolare di errori sui dati che spesso è la conseguenza della quantizzazione nella compressione dati con perdite.
chairlift chairlift chairlift chairlift C h ai rlift
Evident Utensil 2008 2008 2008 2008
Il video dei Chairlift del 2008 fu il primo di una lunga serie che fece da apri strada per il datamoshing nei video musicali. // Il video si compone di due piani di immagini che glitchando tra loro creano un effetto psichedelico di immagine che si crea grazie a questa sovrapposizione.// Gli effetti creati con la deformazione e il glitch sul prato riportano al simulatore creato qualche anno fa per vivere una visione da Lsd guardando il proprio monitor. Le immagini, glitchando tra loro creano nuove immagini pixelate ricche di colori e forme.
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the king the king the king the king
Kanye West _WELCOME TO THE HEARTBREAK_ Il video di Welcome to the Heartbreak è stato rilasciato a febbraio del 2009 sul blog di West, ed è stato diretto da Nabil Elderkin. Le riprese del video sono state fatte in un sottopassaggio e successivamente sono state modificate glitchando le immagini con la tecnica del compression artifact. “Volevo usare questa tecnica in un modo strategicamente funzionale alla rappresentazione in immagini dei diversi sentimenti che vengono espressi nella canzone.” Nabil Elderkin Il video divenne il primo esempio dell’utilizzo di questa tecnica per un video musicale e fece da apripista per una serie di altri video che usano la stessa tecnica. ||||||
nicki minaj VA VA VOOM
Charlie XCX - Nuclear Season
Missing Person Surrender Your Heart 1984
Charlie XCX Nuclear Season Nuclear Season è il primo video di debutto della cantante Charlie XCX. L’estetica della cantante è un revival sia per i look che per il genere pop degli anni 90. Il video di lancio dell’album con la nuova etichetta discografica ha visto la collaborazione del regista Ryan Evans e Crim3s, duo inglese elettronico di Witch House. L’estetica del video rimanda alla witch house, genere di musica elettronica nato agli inizi del 2000, che riprende tematiche “horror” e legate all’occulto. Il video ha immagini glitchate, colori molto saturi ed elementi grafici che si ripetono per creare pattern sovrapposti delle riprese in esterno dell’artista. Questa estetica rimanda ad alcuni dei primi videoclip prodotti per la tv via cavo, agli inizi degli anni 80, da artisti e gruppi come Missing Person, CC Catch e Cabaret Voltaire. Nel complesso il video appare come una VHs di una pop star anni 90, nei successivi videoclip di Charli XCX verranno ripresi gli effetti “old style” e i look tipicamente 90s vedendola nel video con Iggy Azaelia “Fancy” ricreare per il videoclip il film cult 90s “Clueless”.
Heart, Wind & Fire - September 1980
CC
Catch - Cause You Are Young 1986
Beyonce Grown woman
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l singolo di Grown Woman esce come bonus track non presente nell’album e prodotto solo come videotrack indipendente. La videotrack, presente inizialmente solo nel sito della Pepsi, era stata eseguita due volte live durante il worldtour. Nel lungometraggio “Lemonade”, prodotto dalla Hbo come visual album di 60 min, la traccia è stata inserita come 17esima clip, completamente diversa dal video.
I
l video musicale è una ricostruzione accurata, in cui la Beyoncè del presente dialoga con se stessa di un tempo, grazie alla ricostruzione con videomappature e ambientazioni che ricreano dei “vecchi ricordi” in Vhs nelle sue diverse età. L’inizio si compone di diverse ricostruzioni old style con vecchie riprese reali; nella seconda parte inizia la psichedelia con effetti grafici tipici dei video di fine anni 70 e inizio 80 (Jackson Five, Amii Stewart, Amanda Lear). Il video è ricco di camei (Kelly Rowland, Tina Knowels) e vuole essere un tributo alla scena pop e R&B di artisti afroamericani del passato.
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el 2016 con l’album Lemonade in collaborazione con il canale Hbo (network televisivo americano), tutte le tracce dell’album usciranno sotto forma di film in mondovisione come visual album. Le tracce, proposte come capitoli, sono anticipati da una breve introduzione parlata della cantante come racconto. Alcune tracce, presenti in album precedenti, sono state scelte in funzione della storia del film. L’intera pellicola vede la partecipazione di molti tra i più importanti registi come Melina Matsoukas, Mark Romanek e Jonas Akerlund.
Amii Stewart - Knock on Wood 1979
Jackson Five - Blame it on the Boogie 1978
ASAP MOB
YAMBORGHINI HIGH La canzone del collettivo Asap Mob,“Yamborghini High”, è un tributo ad uno dei componenti del gruppo decedeuto l’anno prima per overdose. Il video clip riprende la crue e diverse vedute paesaggistiche con, naturalmente, delle lamborghini sfreccianti. Gli effetti applicati sono di glitch e compression artifact tra le varie scene, con variazioni di colori molto saturi che rendono il tutto un viaggio psichedelico.
L’uso degli effetti retrò e dei colori alterati vogliono essere un tributo visivo, a supporto del testo, per un viaggio nel passato in ricordo dell’amico. La psichedelia che deriva dagli effetti è un riferimento alla morte per overdose di Asap Yams e all’ultimo suo video in cui cavalcava un unicorno multicolore. A supporto degli effetti, molte riprese vedono i protagonisti vestiti colorati, per aumentare la potenza visiva del video e la buona riuscita della compenetrazione tra le immaggini glitchate.
MYKKI BLANCO
Il rapper Mykki Blanco, per la produzione del video del singolo “Loner” ha collaborato con PornHub e la firma Nicopanda. Il testo della canzone parla della solitudine e della ricerca della felicità e del benessere nella nostra epoca, caratterizzata dall’utilizzo smodato delle nuove tecnologie che spesso isolano le persone e i veri sentimenti. Il video al contrario è una dimostrazione delle potenzialità, visive ed evolutive, della tecnolgia. Le riprese vendono,in alta definizione modelli con vestiti in stile sadogoth che indossano visori VR (simbolo della tecnologia che isola) in pose e movenze erotiche, scandite da effetti di deformazione dell’ambiente e degli oggetti con glitch e pixel iperdefiniti che creano delle specie di “blob” informi e vivi, di pixel.
Kingpinning Il rapper, esponente attivo della comunità queer/omosessuale, in questo e in altri video, utilizza ambientazioni e look che richiamano alle atmosfere tipiche dei locali notturni gay. I testi delle canzoni, trattando spesso argomenti scottanti come diritti degli omosessuali, sesso e droga, tramite i video e le estetiche spesso eclettiche trovano un ulteriore via per esprimere questi temi. La gestualità e la presenza scenica del cantante, con il sostegno delle immagini chic, con effetti vari di glitch e di slittamento e dupllicazione dell’immagine, creano un immaginario che si spossa perfettamente con i testi e la personalità dell’artista. Questo video è il primo di una serie, “Green Dreamz” che si rifà in toto alle tecniche dei video anni 70 e 80 di effetti psichedelici di luce e immagini in sostegno degli artisti durante le performance live.
VAPORWAVE seapunk
La Vaporwave è un genere musicale ispirato alla musica elettronica dance e New Age, sorella di altre correnti come la chillwave e il seapunk. La vaporwave è famosa per l’uso di caratteri giapponesi nei titoli e le sonorità smooth jazz anni 80. Il genere è stato spesso definito come una satira della cultura consumistica e del capitalismo moderno e soprattutto una critica all’EDM (Electronic Dance Music) mainstream. La nascita ufficiale di questo genere viene datata l’1 luglio 2011, con la pubblicazione dell’album “New Dreams LTD” dei Laserdisc Visions, definita Vaporwave dal produttore texano Will Burnett. In brevissimo tempo questo genere ha iniziato a conquistare il web e ad alimentare un fenomeno artistico e culturale. L’estetica utilizza elementi ricorrenti e comuni che la rendono facilmente riconoscibile: il collage è una delle tecniche principali per la creazione di contenuti, utilizzando colori pastello sul viola per richiamare alla tecnologia anni 80 e 90. Gli elementi ricorrenti, diventati emblema di questo genere, sono l’uso di statue greche, palme, pixel art, tramonti, droghe e forti riferimenti alla cultura giapponese di fine millenio. Come la musica spesso riprende brani del passato, modificati e remixati, anche i video musicali si fanno portavoci di questo back to the past, riutilizzando materiale come vecchie pubblicità, Vhs, video casuali, per poi montarli come un collage e ricreare le atmosfere di un tempo.
Il termine Seapunk viene coniato nel 2011 dal dj di Brooklin Julian Foxworth, meglio conosciuto come Lil Internet. Disse che il nome gli apparve durante un sogno surreale, twittato immediatamente ai suoi follower la mattina seguente. Un mese dopo venne prodotto il primo disco seapunk dalla Coral Records, lanciato tramite i social network come Bandcamp e Facebook, pubblicando il link di altri artisti rappresentativi del nuovo genere musicale che stavano promuovendo. La musica incorpora i bits della musica house anni 90, gli ultimi vent’anni della musica pop con elementi R&B, con un’energia narcotizzante che richiama alla musica new age fondendola con sonorità da cassetta rap rovinata e riregistrata.
A differenza della vaporwave, con il seapunk e con la sua fama che cresce in Internet, anche il mondo del fashion ne prende parte, riproponendo look ispirati alla cultura surf, cappellini da basbell, giacche di plastica trasparente, Ray Ban a specchio. I capelli si tingono di colori con tinte pastello come verde acqua, azzurro e viola. Artisti come Jung Lean, Azaelia Banks e Rihanna hanno fatto propri questi elementi caratteristici e l’utilizzo di collage, inserendoli nei propri videoclip, decretandone così la fine come movimento sottoculturale e portandolo alla ribalta nella cultura pop mainstream.
M.I.A. M.I.A, cantante Londinese di origini Tamal (Sri Lanka) si distungue, soprattutto nei video iniziali, grazie alle sue estetiche iper kitsch, che si fondono con musiche che riportano agli immaginari delle sue origini. Lo stile unico dei suoi video riesce a catalizzare l’attenzione dello spettatore, in bilico tra il ribrezzo e l’amore, riuscendo a fondere le estetiche occidentali con l’utilizzo di elementi vistosi, e spesso considerati di cattivo gusto, tipici della cultura indiana e di Bollywood.
XXXO L’intero video di XXXO (2010) è stato girato in green screen e successivamente rielaborato aggiungendo come immagini e sfondi unicamente clip art sbriluccicanti e colorate. Questi elementi da una parte ricordano le estetiche super kitsch di Bollywood e dall’altra ci riportano agli inizi degli anni 2000, quando i blog di myspace e msn pullulavano di queste immagini e gif. La tecnica del collage, di immagini spesso random, riprende quei principi stilistici ed estetici tipici della Vaporwave. Con i video successivi come Jimmi, Y.A.L.A. (x Kenzo) e Bring the Noize, incorporerà nei video stili ispirati al sea punk e alla witch house, rielaborandoli, come in XXXO in chiave personale.
YUNG LEAN Diventato famoso grazie a questo video, Yung Lean si impone nella scena dei video pop come nuovo tormentone del web. Il rapper, è l’artefice di quasi tutte le sue produzioni video iniziali, riuscendo così ad avere il controllo durante tutta la fase creativa e di creazione di un linguaggio visivo. Il video è una macedonia degli oggetti e immagini più disparate. con ripescaggi di glorie passate (pokemon) vecchi giochi per computer e bottiglie di the fluttuanti, messi insieme in maniera casuale con lo stile tipico della vaporwave. Il caos generato da questa accozzaglia visiva rappresenta uno degli esempi meglio riusciti della tendenza del fai da te applicata alla vaporwave.
HURT Il video del 2013, porta alla ribalta video musicale la possibilità del self made, (anche brutto) utilizzando come linea di base immagini spesso scadenti e senza un apparente significato per la loro apparizione. Lo stile vaporwave della clip è simile alle mille immagini che si trovano nel web o in siti come tumblr e Pinterest per creare uno stile vaporwave I video successivi del giovane rapper manteranno questa modalità volutamente “brutta”, sviluppando al meglio le estetiche della Vaporwave e del Seapunk, grazie anche alla collaborazione con registi e altri musicisti.
ATLANTIS Il video per “Atlantis” di Azealia Banks, uscito nel 2014, è stato il primo esempio di applicazione dell’estetica Seapunk in un video per la musica rap/pop. Portando alla ribalta e alla conoscenza delle masse questo stile, fino ad adesso sconosciuto ai più, e destinato . Immediatamente dopo l’uscita un’intera comunità di affezzionati al genere rimase interdetta per l’uso, a detta loro “criminale” di un’estetica non appartenente all’artista e al genere di musica da lei prodotta.
Guardando la clip ci si immerge in un mare di delfini volanti che sfrecciano in giro, squali bionici che sbucano dal fondale ed elementi statici, tipici della vaporwave, di statue classiche e colonne roteanti, il tutto immerso in tinte pastello sui toni del viola e azzurro. Azaelia interpreta a sua volta appieno anche lo stile del genere, apparendo come un misto tra una sirena, una Sailor Moon e una punk futurista. I capelli, per l’occasione sono diventati smeraldo, e non mancano accessori e vestiti tutti a tema mare. Il video è stato girato interamente in green screen e poi successivamente rieditato.
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Il video di Drake del 2016 è un esempio perfetto per dimostrare il remix e la ripresa di elementi ed estetiche del passato. L’atmosfera, creata grazie alle con le luci degli ambienti riprendono l’estetica e i colori della vaporwave, rimanendo sempre in una dimensione di rielaborazione per l’artista, di questo stile. Altro elemento ripreso è il cubo, in cui troviamo Drake, con diversi look che balla . Riguardando altri video del passato possimo notare la ripresa di questo elemento, (Robyn “Handle me”, Kylie Minogue “In my arms”) . Altro elemto caratteristico è stato l’uso di varie immagini e riprese di Drake mentre balla, che fa si che questo video, che vede il remix di molte estetiche, come spesso accadde, diventi materiale per altri remix.
Il video, quasi sempre con la stessa incuadratura della scatola, diventa iper dinamico grazie all’utilizzo dei neon colorati in abbinamento ai diversi look del canante. L’apparizione ad un certo punto di una lunga scala illuminata che porta ad una portta semi apera che appare come la scala per il paradiso. L’uso dei neon e delle luci creano un’atmosfera da sogno lucido.
WITCH HOUSE La musica e il sound di questi gruppi era tutto quello che gli ascoltatori non si aspettavano di definire Witchouse, ma il riferimento estetico era perfettamente in linea. Finalmente un genere nato per esistere unicamente in Internet diventò identificabile solo grazie all’estetica, completamente distaccata dalla musica. Grazie al copia e incolla dietro a molti progetti Witchouse per lo sviluppo della visualità con gif, videoclip e photocollage, questi artisti iniziarono a sviluppare questo genere quasi unicamente nell’ambito estetico. Durante la quiete genera un’aurea rituale di oscurità e suspance, nei momenti più movimenti combina il glamour dei club fetish con omicidi seriali e droghe pesanti inserendoli in una distopia amorale di suono e video. Per la maggior parte gli artisti rimangono segregati in una dimensione underground, caratterizzandosi per uno stile fai da te, un’estetica neo gotica interessata alla distruzione e alla ricomposizione di scenari e immaginari sonori e visivi. La Witchouse è un genere di musica e di estetica che si presenta come uno stile non tradizionale. Il problema è l’impossibilità a collocarlo in un tempo definito, a ricondurlo a uno stile di produzione o a un gruppo specifico di artisti, ad un paese di nascita o a un genere musicale specifico. Le influenze che lo caratterizzano sono tra le più diversificate, con suoni che vanno dal noise sperimentale fino all’EBM e la darkwave, dall’hiphop al punk al black metal, spesso presenti nello stesso pezzo.
Uno dei gruppi riconosciuti come i genitori involontari della Witchouse sono i Salem, ma la storia di questo genere è abbastanza torbida. Travis Egedy, conosciuto sotto il nome di Pictureplane, diede questo nome per cercare di definire l’atmosfera dark dance della musica che produceva. “Avete presente quella scena in Blade in cui tutti i vampiri ballano in un club mentre il sangue piove dal soffitto? Molte volte suona come questo momento, ma più lento!” Durante il primo periodo della nascita di questo nuovo genere, furono diffusi altri nomi per descrivere queste atmosfere. Drag, derivante dai suoni “trascinati” delle canzoni, divenne un opzione e presto un sottogenere, fino a quando successe qualcosa di brutto. Nel 2010 venne intervistato il duo Creep in seguito al termine “rape gaze” (sguardo di stupro) che usarono come definizione della loro musica. Il duo si giustificò dicendo che la loro definizione era estrapolata dal contesto, non riferendosi in alcun modo al termine in accezione di violenza, ma come immagine figurata all’interno dell’immaginario costruito con queste sonorità. Questo fu l’avvenimento che delineò l’inizio della fine di un genere, messo in una bara ancora prima di essere realmente esistito. In un certo senso, questo si rivelò lo scandalo perfetto per la Witchouse. I gruppi iniziarono a sostituire i caratteri dei propri nomi con simboli impronunciabili e velocemente dimenticati.
JUKEBOX JOINT S ASAP ROCKY Il video di “Jukebox Joints”, uscito nel 2015, inizia con ambientazioni in stile anni 60 in chiave moderna. L’intero video usa un filtro immagine con disturbo che fa sembrare il tutto di un altro decennio passato. Il video ha effetti di sovrapposizione di immagini, tra esterno e interno e tra primi piani e non. L’artista, molto bravo nel seguire i trend, con questo video anticipa la tendenza che inizierà a manifestarsi massicciamente nei video con il 2016, di ripresa e rielaborazione delle estetiche e delle atmosfere Witch House. Le luci al neon e le immagini disturbate ricreano le atmosfere da pub tipiche dei film thriller, portando lo spettatore a vivere in una specie di ricordo allucinato del cantante.
Per questo video sempre del 2015, Asap Mob cambia continente e gira il video per le strade e nei locali di Tokyo. Il video, si caratterizza dai giochi di deformazione e di colore di vari elementi, che danno un atmosfera psichedelica, facendoci entrare nella visione distorta e alterata (come si può capire dal titolo) del rapper. Il video è un tributo al film di Gaspar Noè, Enter the Void (2009), girato interamente con camera in prima persona, e ambientato anche questo a Tokyo. I colori iper saturi e le forme deformate che si creano una dimensione allucinata e visivamente ricca di stimoli.
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Il video di “Party Monster” diretto da BRTHR, riprende lo stile iper colorato e psichedelico della precedente collaborazione per “In the Night”. L’intera clip è ricca di riferimenti e citazioni di film, video del passato e stili grafici; si apre con il titolo che ricorda lo stile dei libri piccoli brividi e continua con un viaggio in un mondo horror/ splatter psichedelico, con colori saturi e innaturali e una continua sovrapposizione di immagini che creano spaesamento e fanno piombare lo spettatore in una visione onirica e inquietante.
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Il video riprende perfettamente lo stile Witch House, portandolo ad un livello di produzione ed espressività superiore. L’uso di croci, immagini che rimandano all’occulto sono il marchio di fabbrica della regia, che integra perfettamente il nuov trend nascente con l’universo pop/ mainstream. Il video appare come un nuovo capitolo di una saga visiva che continua come una storia, slegata dal significato dei testi, legandosi ai precedenti video dell’artista che interpreta il personaggio principale in una serie di eventi a capitoli.
Ultima uscita video di Lady Gaga per la traccia “Jhon Wayne” dell’ultimo album, è anche la parte finale (per adesso) di una trilogia di video, tutti diversi sia musicalmente che esteticamente. Il Video del 2017, diretto da Jonas Akerlund possiede lo stile indistinguibile del regista, alimentato dalle atmosfere horror e splatter con colori (viola/verde) ed effetti deformanti e di luci. Gli elementi Witch House appaiono chiari come base di ispirazione, rivisti e rielaborati per rendere al meglio il testo della canzone, e lo stile di Lady Gaga.
Il video è chiaramente ispirato al film di Tarantino “Planet Terror” (2007) e questa ispirazione diventa lampante con la scena in cui la cantante sale sul cofano della macchina e inizia a sparare in giro usando la scarpa. Facendo parte, insieme a “Million Reason” e “Perfect Illusion”, di un unico video diviso in tre parti, per questo video Lady Gaga ha deciso di tornare nell’universo pop e ultra colorato, caratteristico dell’artista fin dagli inizi della sua carriera.
Per la canzone Venus Fly del 2012 abbia deciso di remixarla con la collaborazione della cantante Janelle Monàe, per creare ad hoc un video/opera, espressione concreta di vari elementi di tendenza come il glitch, le ambientazioni vaporwave e i look tra il cyberpunk e il futuristico, che si fondono e trovano un linguaggio espressivo forte tipico dell’artista. Questa rielaborazione delle estetiche, con i tratti caratteristici di tutte le produzioni di video di Grimes, fa da apripista per la nascita e lo sviluppo in futuro di nuove correnti ed estetiche. Il video è emblematico, oltre che per lo stile, per la modalità con cui è stato pubblicato. Presentato inizialmente solo sulla piattaforma a pagamento per video e musica Tidal, l’uscita è stata anticipata da vari trailer, pubblicati dalle artiste su varie piattaforme social come Instagram e Facebook, creando un’atmosfera di mistero ed eccitazione.
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on la mescolanza e la contaminazione tra questi nuovi generi, vari artisti hanno saputo prendere e riadattare ai propri bisogni svariati elementi, riuscendo a comporre video musicali interessanti e all’avanguardia nel linguaggio. I video musicali nella cultura e nella società si stanno rapidamente imponendo come medium che riescono ad avere una propria identità artistica e linguistica, distaccandosi dal ruolo avuto in passato, unicamente di mezzo per la promozione e la divulgazione del brano musicale. Le produzioni sono simili a quelle delle pellicole cinematografiche, con budget grandiosi e una ricerca stilistica e di contenuti che non ha nulla da invidiare a molti film.
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ell’ultimo periodo un’ulteriore tendenza si è imposta nel panorama audio-visivo musicale: molti artisti, per la pubblicazione delle tracce, creano visivamente delle storie a puntate, con la creazione di una narrazione ad immagini, spesso indipendente dai significati e dalle parole dei testi. Tra gli ultimi artisti ad usare questa modalità in maniera interessante ricordiamo The Weeknd, Lady Gaga e Grimes che sono riusciti ad incorporare nei vari capitoli, elementi di tendenza, diversi tra loro ma con una coerenza stilistica e di significato.
e negli ultimi anni la tendenza principale, con le varie sfaccettature nei modi, è stata quella di riprendere e spremere il passato fino al midollo, il presente ha dato prova di un cambio di rotta, espresso chiaramente dalle ultime uscite video. Vivendo in un periodo di grandi cambiamenti e di passaggio da un millenio all’altro, a mio parere si è creato questo bisogno di tornare al passato, per riuscire a comprenderlo interamente e per poter sviluppare al meglio tutte quelle potenzialità non sfruttate.
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n questo scenario la ricerca verso il nuovo e di qualcosa di nostro sembra apparentemente essersi fermata ai decenni passati. Con uno sguardo più attento, e limitandoci all’ambito audio-visivo, si stanno facendo conoscere molti artisti, che grazie anche all’autoproduzione quasi completa dei materiali musicali e video, si impongono nel panorama mondiale con una spinta verso il futuro da innovatori. La saturazione data dal rivivere quasi interamente ogni aspetto di questi decenni passati, almeno sotto il punto di vista estetico e visuale, sembra essere vicina al culmine. Riprendendo la citazione dell’autore Robert Anson Heinlein “Una generazione che ignora la storia non ha nè passato, né futuro” possiamo dire che il passato è stato fin troppo tempo con noi ed ora è il momento di assecondare la spinta naturale al progresso, proiettandoci nel futuro e in una nuova ricerca estetica innovativa e rappresentativa del nostro complicato tempo.
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e negli ultimi anni la tendenza principale, con le varie sfaccettature nei modi, è stata quella di riprendere e spremere il passato fino al midollo, il presente ha dato prova di un cambio di rotta, espresso chiaramente dalle ultime uscite video. Viviamo un tempo di grandi cambiamenti, di smarrimenti e di tecnologia in continua e rapidissima evoluzione, abbiamo da poco varcato il terzo millenio e stiamo assistendo a epocali migrazioni e sconvolgimenti politici. Tutto questo genera, a mio parere, un bisogno di rivisitazione del passato, per trovare punti di riferimento che a volte ci mancano nel presente, per tentare una rilettura che ci aiuti a comprenderlo/comprenderci. Questo non deve interrompere la spinta, lo slancio verso il nuovo, l’inedito e perchè no, lo sconosciuto. Circoscrivendo il contesto all’ambito audiovisivo, molti artisti attualmente si stanno facendo conoscere grazie all’autoproduzione dei loro materiali musicali e video, con modalità innovative e avveniristiche, che spesso non fanno rimpiangere le produzioni passate. Riprendendo la citazione dello scrittore Robert Anson Heinlein
“Una generazione che ignora la storia non ha nè passato, né futuro” possiamo dire che il passato e la sua storia musicale ci sono stati a lungo compagni e che ora, con questo prezioso bagaglio di conoscenza, possiamo dirci pronti per iniziare una nuova ricerca che ci aiuti a trovare modelli estetici e artistici che riescano a farci sentire in un tempo e in uno spazio che ci appartengono e sentiamo nostri.
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Who’s Next
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TO BE CONTINUED...