PAESAGGIO - Dimensione e rappresentazione

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PAESAGGIO

DIMENSIONE E RAPPRESENTAZIONE




PAESAGGIO

DIMENSIONE E RAPPRESENTAZIONE

Politecnico di Milano FacoltĂ di Architettura Corso di Laurea in Architettura Ambientale

Tesi di laurea triennale di Alice Pontiggia Relatore Lorenzo Consalez


1021

108

103

101

10-6

INTRODUZIONE _ Powers of Ten: metodologia d’indagine

pag 8

_ del paesaggio

pag 12

_ della sua rappresentazione

pag 24

RACCONTARE UN TERRITORIO RAPPRESENTARE A GRANDE SCALA _ analizzare

pag 34

_ progettare

pag 40

RACCONTARE UN SITO RAPPRESENTARE A MEDIA SCALA _ paesaggio di natura

pag 50

_ paesaggio di pendio

pag 54

_ paesaggio di acqua

pag 60

_ paesaggio di città

pag 66

RACCONTARE UN’ ARCHITETTURA RAPPRESENTARE A PICCOLA SCALA _ vedere una architettura

pag 74

_ vivere una architettura

pag 78

CONCLUSIONI _ cosa ho imparato

pag 84

_ con gli occhi sul paesaggio

pag 88

RIFERIMENTI 4

pag 96




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INTRODUZIONE


Powers of Ten : metodologia d’indagine Il genio dei coniugi Eames fu sempre dedito a migliorare la vita dell’uomo e si dedicò quindi anche alla sua educazione. Il filmato proposto venne realizzato per IBM in una prima versione nel 1968 in bianco e nero e in quella definitiva del 1977 a colori. Lo scopo di tale video era quello di illustrare i limiti della scienza fino a quel momento esplorati dagli esperti, proponendo però questi difficili contenuti ad un pubblico il più vasto possibile. E questo in effetti avvenne grazie alla facile strutturazione del filmato, basata sulle potenze di dieci, e alla piacevole scelta di grafica, testo e sonoro. Quest’opera viene da me citata perché spunto per l’organizzazione della mia indagine. Tratterò infatti, con dei brevi excursus e basandomi sulle esperienze fatte in questi tre anni di studi, l’argomento del paesaggio. Partirò raccontando prima della sua origine, della sua storia e nello stesso modo parlerò poi di esso iniziando da una grande scala per arrivare alla definizione dell’architettura. Trattando del paesaggio urbano, che ho ritenuto una tipologia non escludibile dalla mia riflessione, ho deciso di inserire un piccolo pensiero che parte dalla lettura del libro “Le città Uno dei fotogrammi finali del film “Powers of Ten”, Charles e Ray Eames, 1977 8

invisibili ” di Italo Calvino; questo perché durante i corsi non ho mai affrontato la progettazione in un tale contesto. Citando Gregotti si può meglio chiarire il concetto che la mia tesi vuole


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indagare : “si possono schematicamente istituire tre livelli dimensionali

di interventi : quello geografico del territorio, quello topografico del circostante, del sito, e quello dell’oggetto. … La progettazione è da questo punto di vista innanzitutto scelta dalla scala di intervento in quanto ottica.“ (Vittorio Gregotti, Il territorio dell’architettura, pp. 48-50).

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del paesaggio Prima di parlare del paesaggio proviamo a fare chiarezza su alcuni dei termini che più strettamente a lui si legano. Natura è da definizione il sistema totale degli esseri viventi e delle cose inanimate attorno a loro. Qui è però intesa come quella spontaneità intrinseca ad ogni circostante, a prescindere dalle varie tendenze storiche che l’hanno interpretata (pittoresco, romantico, realistico…). Natura come vita di tutte le cose esistenti, la loro manifestazione. Natura e paesaggio differiscono in quanto la prima è essenza di tutto ciò che ci circonda mentre il secondo è una costruzione umana, un filtro attraverso cui guardarla, grazie al quale si colgono soltanto le manifestazioni più importanti della prima1. Ambiente è l’insieme di tutte le relazioni che il soggetto intrattiene con ciò che lo circonda e con cui è in relazione. E’ quindi relativo alle nostre condizioni ed indica tutto ciò che può influire direttamente su di noi. Ambiente è quindi lo spazio, il luogo, che ci circonda e in cui viviamo. Esso può essere esplorato a vari livelli, quello ambientale, sociologico, edilizio. Tra i tanti, la città è un ambiente geografico particolare in quanto, diversamente da quasi tutti gli altri, è pressoché totalmente costruito dall’uomo. L’ambiente è diverso dal paesaggio in quanto il primo è un Edificio dismesso nei boschi valtellinesi, frazione Sacco, comune di Cosio Valtellino 12

concetto recente di matrice ecologica mentre il secondo è una nozione più antica di carattere socio-culturale2. Il termine territorio implica una precisa delimitazione areale data da una


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determinabile pertinenza ad un soggetto che lo caratterizza. L’uomo lo definisce e lo rende riconoscibile attraverso valori affettivi, economici, politici, linguistici, ideologici, etc. Questo processo risulta in costante divenire ed è azione cumulativa in quanto i diversi significati e valori che nel corso del tempo vengono attribuiti ad un’area non vengono mai cancellati ma in parte sostituiti o modificati. Su un territorio, essendo unità omogenea, è possibile pianificare una progettazione. Territorio è un concetto applicativo, oggettivo, utile a riconoscere un determinato circostante, mentre il paesaggio è soggettivo, della stessa visione infatti sono possibili più interpretazioni. Su cosa sia invece il paesaggio vi sono ancora discussioni aperte. Il paesaggio, come insieme di elementi caratterizzanti la fisionomia di una parte della superficie terrestre, può essere caratterizzato da elementi fisici, quelli relativi alla morfologia del suolo, biologici, se riferiti a flora e fauna, antropici, se riguardanti la destinazione che l’uomo ha fatto del suolo. Secondo gli storicisti esso è il risultato dell’evoluzione della natura e dell’azione dell’uomo, definizione che però si limita alla constatazione. Il paesaggio può anche essere definito come l’insieme delle forme di un luogo e delle relazioni fra di esse, o si può anche dire, che esso è la forma dell’ambiente. La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi Fotografia storica, edificio scolastico in località Cosio stazione, comune di Cosio Valtellino 14

a Firenze il 20 ottobre 2000 lo definisce invece come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Di questo paesaggio vanno salvaguardati i valori che esso esprime, ciò


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che lo rende identificativo e lo caratterizza, sentimento che si è sviluppato soprattutto recentemente3. La nozione di paesaggio quindi racchiude in realtà tutte queste idee, essendo l’insieme degli elementi naturali e umani che nella nostra visione sono filtrati da storia e cultura. A dispetto di tutte queste definizioni, la nozione di paesaggio non esiste né da sempre né ovunque. Nella storia dell’umanità infatti le prime società non erano paesistiche nel senso da noi oggi inteso; ognuna poteva classificare l’ambiente circostante in base ad un valore alimentare, medicinale, del rappresentativo in senso stretto. Così come ci racconta il filosofo e geografo Augustin Berque4, il termine paesaggio nacque in maniera autonoma prima in Cina, nel IV secolo d.C. , e poi in Europa durante il Rinascimento. Nel paese d’ oriente il ruolo propulsore alla scoperta del paesaggio venne assunto dalla poesia, che vide un grande sviluppo alla caduta della dinastia degli Han coincidente alla diffusione del taoismo, credo basato su ideali legati alla natura. Eremiti iniziarono quindi a spostarsi verso luoghi sconosciuti e a dedicarsi alle bellezze naturali. Tramite la poesia nasce allora il paesaggio, shanshui, derivante dall’unione degli ideogrammi montagna e acqua; il significato del termine lega strettamente le dimensioni etiche ed estetiche di ciò che si vede e percepisce. La natura è ora bella allo sguardo perché guardata in tal modo intenzionalmente. In Europa la nascita del paesaggio segue due strade. Per il filosofo ed esteta Alain Roger, la prima società paesistica fu la Roma imperiale poichè 16


Poesia di Xie Lingyun (385–433), poeta della dinastia meridionale.

“ Sotto il cielo, una giornata luminosa, un bel paesaggio, piacere per la mente e cose gioiose – trovare queste quattro cose assieme non è facile.”

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essa riconosceva già il concetto di paesaggio; di esso esistevano già raffigurazioni pittoriche, rappresentazioni letterarie e termini per definirlo, come il neologismo topia. Per Berque il suo incipit è invece legato a delle discussioni religiose. Il monaco Pelagio sosteneva in maniera eretica che l’uomo poteva prescindere dalla grazia divina e che il creato fosse un bene supremo, tesi pericolosamente vicina alle enunciazioni platoniche. Agostino, nelle sue Confessioni, gli si opponeva confermando invece che senza la grazia l’uomo non poteva meritare la salvezza e che il bene supremo non era il creato ma l’uomo stesso; egli doveva quindi cercare dentro sé la verità. La corrente francescana, ritrovando l’armonia tra uomo e natura, aprirà invece le porte al paesaggio come godimento profano delle bellezze del mondo. Nel vecchio continente mezzo propulsore sarà invece la pittura con i suoi nuovi sguardi. Gli europei a questo punto ebbero la necessità di trovare un nome a ciò che avevano iniziato a dipingere, e risolsero, nelle lingue germaniche, aggiungendo un nuovo significato ad una parola già esistente, landschaft, in quelle neolatine, aggiungendo un suffisso. Da paese paes –aggio. Seguendo il filone europeo il paesaggio conosce poi innumerevoli mutazioni. Nel XV secolo il paesaggio è soprattutto rappresentazione, nato dalla scoperta della prospettiva e sviluppatosi nelle serie di pitture che gli Vista del giardino, Vaux Le Vicomte, André Le Notre, 1657 18

danno ora un significato decorativo ora illustrativo ora di appartenenza. Parallelamente si sviluppa anche la progettazione del giardino, definito come natura modellata dall’uomo tramite le diverse tecniche


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dell’agricoltura, dell’arboricoltura, dell’architettura, dell’idraulica, per ottenere un ambiente in cui vivere e allo stesso tempo poter contemplare il mondo circostante. Questi vengono progettati inizialmente come regolari e geometrici e successivamente si trasformano in luoghi informali e propensi ad abbracciare l’infinito con lo sguardo. In epoca romantica il paesaggio diventa grande protagonista. Esso diventa portatore di un’ interiorità perché guardato con sentimento; non è più espressione di bellezza ma di una riformulazione dei concetti di sublime e pittoresco. Colui che guarda non cerca più l’ordine che regola la disposizione delle cose ma si sente attratto dalle differenze di ogni luogo, ricerca varietà di condizioni climatiche, colori, elementi che suscitano in lui una serie di sentimenti nuovi, non per forza positivi. Così nei quadri di Caspar David Freidrich l’uomo diventa presenza secondaria nei confronti della natura protagonista e nella letteratura di Goethe il paesaggio si fa interlocutore e specchio dei personaggi. Nel secolo dell’Illuminismo il paesaggio da estetico diventa scientifico, assume valenza geografica che lo configura come entità fisica; è un paesaggio inteso come natura osservata, come universo da conoscere e descrivere. E’ il tempo degli esploratori che ora, molto più organizzati dei colonizzatori delle Americhe, affiancati da pittori paesaggisti ed esperti botanici, tornano a casa con precise descrizioni e campioni di vegetali Mare del nord al chiaro di luna, Caspar David Freidrich, 1823-24 20

scrupolosamente prelevati. In età moderna l’uomo seleziona dalla totalità di ciò che vede i frammenti che rispecchiano il suo pensiero, l’artista sceglie cioè gli elementi che


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esprimono il proprio concetto di natura. Il paesaggio è ora un insieme complesso in cui il sentimento completa ciò che la scienza non può arrivare a spiegare. La nozione di paesaggio è influenzata anche da uno sguardo rivolto alla società, alla sua cultura, e a come essa vede e modifica il paesaggio in base ai dettami del tempo. Il soggetto è quindi protagonista e fautore di un paesaggio singolare5. Ai giorni nostri al termine paesaggio è stata affiancata l’idea di sostenibilità ambientale. Questo legame risulta compromettente per entrambi i termini in quanto si mescolano concetti ecologici ed estetici. Non è infatti detto che il sito di insediamento di grandi acciaierie, con la luce del crepuscolo ed i fumi a decorare l’aria, risulti spiacevole alla vista. Nella sua storia il paesaggio si è quindi scoperto rappresentativo, sentimentale, fisico-naturale, interpretativo, culturale, ambientale.

Vista delle Acciaierie ILVA di Taranto 22


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della sua rappresentazione La rappresentazione ha ruolo fondamentale nel discorso del paesaggio. Questo può infatti essere esperito direttamente o indirettamente, ma anche nel primo caso la nostra visione è comunque mediata da cultura, storia e testimonianze intrinseche al luogo. La soggettività della visione è sicuramente più percepibile però nel secondo caso, nelle testimonianze indirette, nelle quali i caratteri di un luogo sono evidenti solo per mezzo dell’interpretazione. La rappresentazione gioca un ruolo importante sia in rapporto alla sua qualità sia rispetto alla sua quantità, cioè diffusione. Un paesaggio può infatti ridursi a stereotipo se riprodotto nello stesso modo infinite volte. Le iniziali motivazioni del conoscere il paesaggio non furono legate all’estetica, bensì dovute ad aspetti più pratici. Come spesso accade la guerra si fece propulsore di una ricerca sul territorio; per sapere dove posizionare le proprie fortezze, dove disegnare i collegamenti, dove il nemico avrebbe più probabilmente attaccato, gli strumenti per la misurazione e il controllo dello spazio si fecero più sofisticante e i manuali Effetti del buono governo in città in Allegorie del buono e cattivo governo e dei loro effetti in città e in campagna, Palazzo Pubblico di Siena, Ambrogio Lorenzetti, 1337-39 24

di tecniche di fortificazione più diffusi. Anche nel caso di strategie di colonizzazione si pianificherà un’occupazione accurata del territorio. La brama del conoscere, sia culturale che scientifica, spinse invece all’invenzione di più tipologie. Vennero redatti atlanti, i quali affiancano ai lavori cartografici delle vedute di luoghi ed edifici significativi, guide, atte


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ad indicare un nuovo modo di fruizione dello spazio urbano all’interno del quale si propongono percorsi consigliati, reportages, che descrivono luoghi inaccessibili, appena esplorati dai più coraggiosi viaggiatori, sia da un punto di vista geografico-naturalistico che paesaggistico6. Rappresentazioni paesaggistiche si ritrovano in dipinti di genere sacro e allegorico già alla fine del Medioevo, come ad esempio nelle Allegorie

del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna, dipinte nel Palazzo Pubblico di Siena da Ambrogio Lorenzetti. Durante il primo Rinascimento la natura veniva ancora utilizzata come sfondo sul quale dar vita alle vicende, ma verso la fine del Quattrocento e per tutto il Cinquecento, la pittura di paesaggio raggiungerà una propria autonomia. Possiamo citare La tempesta di Giorgione ad esempio di una pittura che si basa sulla preminenza del paesaggio, fatto di luce e atmosfera, che risulta protagonista7. Nel Seicento la pittura di paesaggio divenne un genere autonomo, praticato secondo precise regole di armonia e composizione. Nel Settecento questo genere assunse invece un carattere documentaristico con la corrente del Vedutismo, che rappresentava paesaggi sia naturali che artificiali, fatti di città e grandi opere erette dall’uomo; di questo periodo sono i Gran Tour che portavano gli artisti a visitare luoghi d’interesse storico, tra cui meta privilegiata era l’Italia. Di notevole interesse fu la scuola veneziana e Canaletto, il suo più famoso esponente, che con La tempesta, Giorgione, 1505-08 26

le sue vedute irreali, date dal modificarsi dell’atmosfera, raccontava una Venezia fantastica. La storia della rappresentazione paesaggistica


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continua poi nella corrente del Romanticismo, nel quale verrà esplorato il campo dell’emotività, del Realismo, basato sull’osservazione diretta, dell’ Impressionismo, volta ad immortalare sulla tela ciò che gli occhi percepiscono, delle molte sfaccettature del Moderno8. La visione pittorica del circostante cambiò radicalmente quando il punto di vista cominciò ad innalzarsi. Se già con i panorami si rappresentavano su una grande tela le vedute a 360 gradi di una città vista da un punto privilegiato, come poteva essere un campanile, una collina, una torre, con l’introduzione dei palloni aerostatici la visione aerea modificò irreversibilmente l’immagine del territorio. Il mondo sottostante appare irriconoscibile, non più classificabile attraverso gli usuali parametri; è una scoperta che affascina ma desta anche paura. L’uomo in una simile immagine non vi riconosce più né una dimensione sociale né una dimensione estetica. Come dice Gregotti “nella visione aerea delle

cose…esse perdono la loro riconoscibilità, aumentando tuttavia le nostre possibilità di conoscenza delle loro strutture ” 9. La conquista dell’aria apre la strada a nuove tecniche di rilevamento e rappresentazione del territorio, una nuova cartografia a scala geografica. Una ulteriore rivoluzione si ebbe con l’introduzione della tecnica della fotografia. In un primo momento il mezzo venne mantenuto su un’ impronta pittorica, la fotografia si propose infatti con le tradizionali vedute frontali o d’angolo. Anche l’interpretazione venne inizialmente tralasciata Panorama dalla cupola di Santa Maria del Fiore, Firenze 28

in quanto l’obbiettivo fotografico era visto “come un trasparente e

incorporeo intermediario tra l’osservatore e il mondo ” 10 . Il mezzo viene


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infatti inizialmente usato come strumento documentaristico, tecnica per ottenere reportages davvero realistici, per documentare una situazione esistente. Solo successivamente la fotografia si fece interpretativa, essa poteva sottrarre selezionati oggetti al loro contesto dandogli nuovo significato. Il fotografo è colui che determina le relazioni degli elementi tramite l’obiettivo, è lui che volontariamente dà senso all’immagine rendendola semplice e univoca11. Per confronto nello stesso periodo si aprì anche una nuova stagione di pittura realista.

NOTE 1

cfr. Turri Eugenio, Antropologia del paesaggio, pag. 55

2

cfr. Roger Alain, Vita e morte dei paesaggi, in Lotus n.101, pag. 83

3

cfr. Convenzione europea del paesaggio, Capitolo 1, art.1, lettera a

4

cfr. Augustin Berque, All’origine del paesaggio, in Lotus, n.101, pagg. 42-46

5

cfr. Dubbini Renzo, Geografie dello sguardo

6

cfr. Dubbini Renzo, Geografie dello sguardo

7

cfr. Nicolin Pierluigi, Urban Landscape, in Lotus n.150, pagg. 76-81

8

cfr. Dubbini Renzo, Geografie dello sguardo; cfr. Argan Giulio Carlo, L’arte

moderna 9 10

Gregotti Vittorio, Il territorio dell’architettura, pag. 87 cit. del professor Jonathan Crary ripresa da Dubbini, Geografie dello sguardo.

Visione e paesaggio in età moderna, pag. 168 11

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cfr. Dubbini Renzo, Geografie dello sguardo, pagg. 167-173


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RACCONTARE UN TERRITORIO

RAPPRESENTARE A GRANDE SCALA


analizzare Prima operazione necessaria alla conoscenza, e quindi alla progettazione, è l’analisi dell’esistente. Questa ricerca può spaziare in tantissimi campi e avere moltissime sfaccettature; compito ancora precedente è quindi quello di definire i campi d’indagine in base alle proprie necessità. Le ricerche possono avere un’impronta più tecnica, e quindi riguardare infrastrutture, tipologie edilizie, gli elementi istituzionali presenti; possono mantenere uno sguardo più storico, conoscere le fasi dell’edificazione, gli eventi storici, politici, ambientali che hanno influenzato il territorio, identificare le tecniche edificatorie tradizionali; possono indagare gli aspetti ambientali, le aree protette, le specie arboree e faunistiche presenti, le tecniche di coltivazioni usate, la percentuale di suolo edificato; possono voler conoscere il sistema sociale , sapere il numero e le condizioni dei servizi erogati, censire la popolazione e le sue occupazioni, scoprire i suoi usi e costumi. Il primo passo da compiere è un’indagine sul luogo. I metodi di rilievo sono molti e danno tutti risultati diversi. La macchina fotografica aiuta a farsi un’idea degli ambienti, degli alberi, delle tipologie edilizie; i questionari servono a conoscere gli abitanti; i documenti scritti, siano essi di Carta tematica, elementi del patrimonio rurale del comune di Cosio Valtellino. Laboratorio di Urbanistica 34

carattere storico, burocratico, documentaristico, servono ad approfondire la conoscenza del posto. La base su cui vengono svolte le analisi è solitamente una cartografia a grande scala (1:25000 - 1:2000). Le carte servono a localizzare i punti più interessanti, a conoscere i collegamenti tra i poli, a capire l’impianto di un luogo, a dedurne potenzialità e criticità.


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Nel lavoro svolto durante il laboratorio di urbanistica, che aveva come oggetto il comune di Cosio Valtellino (SO), si è riusciti a conoscere un territorio in maniera completa, andando ad indagare non solo i suoi aspetti più burocratici ma anche la sua modificazione nel tempo, la relazione con le attività presenti, con la cultura tradizionale che si è sviluppata. La ricerca è stata sviluppata parallelamente sviluppando su un fronte gli aspetti legati alle leggi urbanistiche, al modo in cui regolavano il territorio, e sull’altro andando ad indagare sul sistema rurale del comune, che essendo montano, si è rivelato pieno di particolari forme tradizionali di allevamento, coltivazione, edifici. Essendo il comune parte di una grande vallata, la sua struttura si basa sulle differenze tra fondovalle, luogo degli scambi e della fertilità, e versante, radicato nella sua difficoltà a dialogare con gli altri centri. L’analisi può però essere anche “interpretativa”, nel senso che da un determinato territorio l’artista va ad estrapolare gli elementi che sono per lui determinanti sotto il piano del significato. Questi punti saldi, derivanti dalla storia, da modificazioni naturali, dall’intervento dell’uomo, saranno quelli interessati dal processo progettuale. Nell’indagare questa stratificazione ci può aiutare la fotografia, ed un bravo fotografo come Giacomelli, che cerca di trasmettere non solo la forma del territorio ma Un paesaggio agrario, dalla raccolta Storie di terra, Mario Giacomelli, 1970 36

anche le sue vicende. Ad ogni solco bianco che risalta sulla terra nera corrisponde un passaggio dell’aratro del contadino. Anche degli schizzi ben pensati possono avere una tale forza; l’occhio dell’architetto capisce


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quali sono gli elementi che definiscono il paesaggio e la sua mano li fissa sulla carta. Così nascono disegni come quelli di Le Corbusier relativi all’acropoli di Atene, il promontorio e il Partenone sono definiti da linee decise, la vegetazione è solo abbozzata, ciò che non va a determinare caratteristiche del luogo non viene nemmeno accennato1. Ottenute in maniera esaustiva tutte le informazioni necessarie, tramite archivi, biblioteche, istituzioni ed altre fonti, bisogna poi cercare tra esse le connessioni necessarie per avere un’idea unitaria della situazione. Tutte le ricerche devono infatti mirare ad un solo scopo e le deduzioni tratte saranno alla base di una progettazione responsabile. I documenti ottenuti, che possono essere mappe tematiche, schemi, scritti, schizzi, tabelle, saranno poi base per una riflessione, orientata o meno da possibili metodi preordinati, atta a trovare i punti di forza e debolezza del territorio.

Schizzo a mano della Acropoli di Atene fatto durante il Voyage d’ Orient, Le Corbusier, 1911 38


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progettare Progettare un territorio è sempre un’ operazione complessa, e questo perché si va a coinvolgere un grandissimo numero di soggetti. La progettazione deve quindi essere sempre accurata e capace di prevedere il maggior numero di variabili possibili. Essa può interagire con diversi campi della sociologia, della progettazione infrastrutturale, dell’architettura, e ognuno di essi può interessare una o più scale d’intervento. La progettazione di un territorio ha fondamentalmente due motivazioni, la più primitiva organizzazione dei luoghi dell’uomo, la colonizzazione, e la modificazione di un luogo già esistente, per aggiungere nuove parti o per migliorarne le condizioni. Le proposte partono quindi da una condizione molto diversa. Quando si progetta un nuovo ambiente ci si può rifare a tutti gli esempi storici di fondazione, cercando di capire quale modello possa meglio adattarsi alla situazione, e si deve evitare che l’edificare divenga caotico e soffocante, ossia non venga controllato da nessuna regola. Se la condizione di incipit è ora diffusa in parti del mondo come l’Asia e il sud America, paesi in via di sviluppo, la situazione del vecchio continente è ben diversa. L’Europa, ormai satura per quanto riguarda il costruire, cerca allora di migliorare i suoi luoghi e fa adesso i conti con l’inquinamento, la congestione, la bruttura, conseguenze delle sue attività produttive. L’espandersi della visione ecologista degli ultimi anni, Piano Obus per Algeri, Le Corbusier, 1930 40

seppur basata su positivi principi di rinnovo e bonifica dei nostri luoghi, l’ha resa ora un elemento indispensabile ad ogni tipo di progettazione.


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Per non far risultare il progetto un’omologazione, bisogna quindi valutare la reale necessità di un intervento sul piano ecologico. La qualità degli spazi verdi dovrebbe essere il vero obiettivo della progettazione, essi non dovrebbero essere considerati solo per la loro quantità e nemmeno utilizzati per riempire degli spazi vuoti2. A tal scopo sembra essersi sviluppata la corrente dell’Urban Landascape. La preparazione del professionista di questa disciplina raccoglie le conoscenze di architettura, paesaggio, disegno urbano, landscape ecology. Questo genere di progetti mira a mettere in primo piano il paesaggio e a collocare sullo sfondo l’architettura, definendo i loro interventi attraverso una integrata matrice ecologica3. Esempio di questo tipo di intervento è lo Schelpenproject di Adriaan Geuze, landscape architect olandese, e del suo studio, West 8, pensato per andare a convertire le rovine di un cantiere mai chiuso lungo una strada a Zeeland, in Olanda. Avendo un budget ridottissimo si è andati a coprire la sabbia degli scavi con conchiglie bianche e nere, disposte secondo disegni geometrici che vanno a confrontarsi con la morfologia della costa e degli insediamenti. Gli uccelli marini del luogo, in cerca di un posto per nidificare, vanno a scegliere proprio questi depositi e si Sopra: materiali del progetto, conchiglie bianche e nere Sotto: veduta aerea del sito di progetto, Zeeland, West 8, 1990-92 42

dispongono in base al colore nel quale riescono meglio a mimetizzarsi. I gabbiani bianchi sulle conchiglie bianche, le beccacce di mare scure sulle conchiglie nere4. Aderente a questa nuova corrente è l’impostazione del progetto sviluppato durante il corso di progettazione di aree verdi per una ex miniera nell’ Iglesiente, nel sud della Sardegna. Il luogo, abbandonato, usato come


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discarica e collocato al di sotto di residui della cava piombo-argentifera, è stato sottoposto a phitoremediation. Grazie a quest’ intervento il suolo verrà depurato dalla presenza di metalli pesanti e l’area godrà della sistemazione di una nuova piantumazione progettata per sottolineare la morfologia del luogo. L’intervento prevede anche la sistemazione della linea ferroviaria abbandonata, che serviva a trasportare il materiale estratto fino al porto, e dei percorsi, rimasti inutilizzati, per lo sviluppo della rete di connessione degli edifici, anche questi recuperati da quelli preesistenti. Verranno installati dei poli di ricerca, una centrale convertita a biomassa, prodotta dalle coltivazioni appositamente selezionate, e dei percorsi tematici aperti al pubblico. Progettare in un territorio è altrettanto complicato. L’inserimento di nuovi elementi ha infatti sempre molti riflessi su ciò che lo circonda, e soprattutto sul modo di vedere un determinato luogo da parte della popolazione; si va a modificare il paesaggio. A sinistra: fotomontaggio con le colture di progetto

Un intervento di tale misura deve quindi essere ben gestito e conoscere le proprie debolezze cercando di andare a colmarle. Per la costruzione di una strada, ad esempio, vengono interessati le autorità, i tecnici, i cittadini,

A destra: maquette di una sezione dell’area, materiali: spago di diverse tipologie, cartone, cera

l’ambiente in cui verrà edificata, le norme che lo regolano, e tutta un’altra

Corso di progettazione di aree verdi

disegnato nel 1975 dallo scultore Arnaldo Pomodoro e rimasto poi sulla

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serie di enti. Dal punto di vista della multidisciplinarietà e della varietà degli attori coinvolti, è particolarmente interessante il caso del cimitero di Urbino,


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carta. Pomodoro, famoso per le sue sculture a sottrazione, sfere incise, crepate, ripropone la stessa metodologia anche nel progetto architettonico sperimentando una tipologia di intervento che cerca di modificare il meno possibile l’originaria morfologia del luogo. L’artista aveva infatti proposto delle profonde incisioni su una collina, luogo prescelto ad accogliere il cimitero, che risulta scavata e successivamente riempita da piccole cappelle regolari.

NOTE 1

cfr. Redaelli Gaia Angelica, I paesaggi invisibili. Tre conversazioni portoghesi,

pagg. 41-44; 75-76.

Modello-scultura del progetto per il cimitero di Urbino, Arnaldo Pomodoro, 1975 46

2

cfr. Roger Alain, Vita e morte dei paesaggi, in Lotus n.101

3

cfr. Nicolin Pierluigi, Urban Landscape, in Lotus n.150, pagg. 76-81

4

cfr. Consalez Lorenzo, Adriaan Geuze. West 8, in Abitare n.417; cfr. http://www.

west8.com/projects/landscape/landscape_design_eastern_scheldt_storm_surge_ barrier/


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RACCONTARE UN SITO

RAPPRESENTARE A MEDIA SCALA


paesaggio di natura Il paesaggio formato da elementi naturali è da sempre il più presente, forse il primo paesaggio riconosciuto dall’uomo. E’ lui il protagonista di una serie infinita di quadri e di scritti prodotti in tutte le epoche dall’umanità. Come luogo per l’architettura un sito naturale pone l’architetto sempre davanti a un dilemma: quello di andare a modificare irreversibilmente la morfologia del luogo, così ben assemblato dalla natura stessa, oppure di dover intervenire nella maniera meno invasiva possibile, in modo tale da mantenere quasi inalterata la bellezza del posto. L’architettura può infatti nascondersi per scelta, come nel progetto del Chichu Art Museum di Tadao Ando, nel quale l’edificio è completamente interrato per non modificare lo scenario del mare; dal terreno sbucano solo i muri che danno forma alle corti mentre al di sotto della quota di campagna si snodano tutti i corridoi e le sale espositive che proprio grazie alla possibilità di dosare la luce riescono a creare atmosfere suggestive perfette per ospitare le opere di Monet, Walter de Maria e James Turrel. Il dubbio di essere troppo invadenti nella progettazione è però molte volte solo un abbaglio; l’architettura infatti non ha il compito di deturpare le bellezze circostanti, bensì quello di metterle in risalto tramite interventi Vista esterna del Chichu Art Museum, Tadao Ando, Naoshima, Giappone, 1999-2004 50

mirati. L’architettura può essere il tassello mancante ad un luogo, che con l’inserimento di un edificio può addirittura migliorare. Sia esternamente che internamente deve però sempre essere chiaro il rapporto che


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l’architetto vuole instaurare con il paesaggio. Un deciso contatto o distacco dal suolo lascia un chiaro messaggio ai visitatori così come una particolare apertura può invece far meglio apprezzare un elegante filare di alberi o una affascinante veduta. Durante il laboratorio di progettazione architettonica 3 è stato proposto un progetto nell’ area della pomelasca, a Lambrugo (CO). In questo luogo, dove il contesto si mostrava in tutta la sua bellezza, fatta di dislivelli, essenze e disposizioni accurate, si è pensato comunque di dare posto ad una architettura. Il centro diurno disabili previsto mantiene un rapporto di chiusura verso il paesaggio circostante per quasi tutta la sua estensione; il lungo parallelepipedo va infatti ad incunearsi sotto al terreno proprio dove esso cambia pendenza. Questo rapporto si mantiene fin quando, nella grande stanza principale, si apre una grande parete vetrata che dà accesso al giardino, coincidente Sopra: maquette in scala 1:500 del sito di progetto, materiali: cartoncino vegetale, cartoncino, carta. Sotto: maquette in scala 1:200 illustrativa del rapporto edificio -terreno, materiali: poliplat, stoffa, carta. Laboratorio di Progettazione 3 52

con la prosecuzione del piano del pavimento, aperto sulle le bellezze circostanti.


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paesaggio di pendio Particolare forma ha il paesaggio quando il suolo risulta inclinato. Le viste sono limitate e sicuramente indirizzate dalla morfologia, gli elementi vegetali si dispongono in maniera particolare, le strade si fanno tortuose. Ambiente prediletto sarà allora la montagna, un paesaggio non sempre apprezzato dall’umanità. Fino agli inizi del Settecento infatti le vette e i versanti, dal clima rigido e gli ambienti brulli, erano visti come un “paese terribile”, che suscitava sentimenti di paura e soggezione, così come espressi da Foscolo: “La natura siede qui solitaria e minacciosa e caccia da

questo suo regno tutti i viventi ”1. Nel diciottesimo secolo invece scrittori e pittori diedero inizio ad una nuova stagione di valorizzazione estetica della montagna e iniziarono ad inerpicarsi lungo le sue pendici per scoprire paesaggi fino allora sconosciuti agli uomini. Una seconda conquista si ebbe con le spedizioni dei fotografi-alpinisti che scalavano i monti per catturare attraverso la loro camera inesplorate vedute. Sia pittura che fotografia ebbero quindi la funzione di instaurare un nuovo modello di visione, compito appunto svolto dall’arte2. Oltre al paesaggio delle catene montuose, anche le coste di mari, laghi e fiumi, le colline, danno spazio ad un confronto tra architettura e pendio. In questi ambienti tutto si basa sul rapporto che il costruito vuole avere con il terreno. Veduta del Monte Cevedale dalla cima Forno, Vittorio Sella, 1887 54

L’architettura può ancorarsi alla costa della montagna, incastrarsi con essa, appoggiarsi al suo versante. Nel progetto della sua Cappella a Sogn Benedetg, in Svizzera, Peter Zumthor sembra voler adattarsi al


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declivio del terreno mentre in realtà con esso instaura un altro genere di rapporto. Guardandolo esternamente sembra infatti che l’edificio sia un unico volume che si innalza fino a raggiungere il livello dell’ entrata, mentre in realtà la sezione rivela che il solaio è uno solo e che tra esso e la discesa permane uno spazio vuoto di altezza variabile. La parte inferiore dell’edificio è dunque solo struttura con una facciata di rivestimento. Questo vuoto è sfruttato dall’architetto per aumentare il rumore dei passi sul legno, rendendo così l’ambiente sacro ancora più mistico. Il pendio rimane sempre in primo luogo una posizione difficile da conquistare. Il suo scosceso disegno ha costretto l’uomo a studiare dei metodi di colonizzazione; si sistemano terrazzamenti usando le pietre del luogo, si scava nella roccia come nella città di Petra, si progettano spostamenti di terreno per creare un piano. Il primo intervento è quello più diffuso perché più semplice e veloce, a piccola scala, e che permette di rendere agibile solo la porzione di territorio desiderata. Nella sistemazione della sede di una associazione per il recupero di ragazzi affetti da dipendenze, sviluppata per il laboratorio tematico A sinistra: sezione e pianta della cappella a Sogn Benedetg, Peter Zumthor, 1988 A destra: foto dell’esterno della cappella sopra citata 56

opzionale, i terrazzamenti di muri a secco, tipici valtellinesi, sono alla base dell’organizzazione spaziale e comunitaria essendo questa situata su più livelli del versante retico della valle. La sede sta al livello più alto e scendendo, tramite piccola scalinate o sentieri, si incontrano i diversi piani. Ognuno di essi ospita una differente coltura o stalla ed in caso di necessità la tecnica tradizionale del muro a secco viene riproposta per


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sottrarre spazio al bosco e aumentare la porzione di suolo utilizzabile. Il salto di quota di un sito può anche non essere dovuto alla morfologia naturale del luogo. Nel progetto dello stadio di Braga di Edoardo Souto de Moura, egli sceglie di adattarsi alla morfologia esistente, derivante dalla precedente attività di estrazione. Lo stadio diventa quindi un tutt’uno con il paesaggio, che diventa il fondale della costruzione, sia dietro al campo con delle piantumazioni, sia tra le strutture delle due tribune, che risultano disunite proprio per lasciare la vista aperta sull’orizzonte.

Sopra: fotografia dei terrazzamenti presenti nell’area di progetto Sotto: sezione di progetto Laboratorio Tematico Opzionale 58


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paesaggio di acqua L’acqua è elemento creatore di paesaggi, sia perché modellatrice di rocce sia come presenza scintillante. Quest’elemento, con le sue particolarità crea giochi di luce, riflessi, trasparenze altrimenti introvabili. La suggestione data dai suoi ambienti è unica: una scogliera a picco sul mare, una piccola caletta lacustre, le sponde ondeggianti di un fiume, sono riempite dai suoi abbagli instabili. Questi ambienti di confine, tra un mondo solido di presenze ed uno fluido di sensazioni, possono essere sede di stupende architetture che esaltano questo gioco. L’architettura può anche non venire a contatto direttamente con l’acqua ma si dispone ad intrattenere una relazione con lei. E’ questo il caso del progetto di Alvaro Siza a Leça da Palmeira, cittadina delle coste portoghesi, nel quale il progetto di due piscine all’aperto, alcuni spazi commerciali e gli studiati percorsi che portano ad essi si incastrano tra gli scogli. L’acqua, con la sua erosione, aveva infatti già iniziato a formare delle insenature naturali. I nuovi elementi si collocano di fronte alla distesa marina ed entrano a far parte del nuovo sistema paesaggistico. L’intorno si arricchisce con la presenza del progetto, punto di vista privilegiato sull’orizzonte tremulo e nuovo luogo per la vita degli abitanti.

Piscine pubbliche a Leça di Palmeira, Alvaro Siza, 1961-66 60

L’ acqua ha delle caratteristiche che la rendono assolutamente interessante anche sul piano strettamente architettonico. Da sempre giochi d’acqua sono stati progettati nei giardini per allietare lo sguardo dei frequentatori,


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come nel progetto per Vaux-le-Vicomte, di André le Nôtre, paesaggista, a cui era stato affidato di sistemare la tenuta di Nicolas Fouquet, ministro delle finanze al servizio di Luigi XIV. Nel giardino oltre a fontane e specchi d’acqua, l’intervento principale è la deviazione di un piccolo fiume adiacente alla proprietà per andare a creare il canale principale che taglia il lotto perpendicolarmente. L’uso delle regole prospettiche per il disegno del giardino fa in modo che dal castello non si veda il canale affinché gli spruzzi risultino inaspettati e più spettacolari. Con il perfezionarsi delle tecniche costruttive, e quindi con il diminuire delle problematiche del contatto edilizia-acqua, anche nelle architetture si è introdotto l’uso di specchi d’acqua per enfatizzare degli aspetti particolari. Nel progetto per la sede del governo del Bangladesh Louis Isidore Kahn inserisce delle vasche ai piedi della struttura. Questa decisione scaturisce da due anni di studi che l’architetto dedicò a conoscere il clima, l’architettura regionale, le tecniche di costruzione locali. Gli edifici sono massivi e monumentali, in marmo e calcestruzzo, per creare volutamente un contrasto con l’esistente mentre il lago artificiale è stato inserito per raccogliere l’acqua in eccesso nella stagione dei monsoni ed allo stesso tempo offre al Parlamento “una

superficie in cui specchiarsi, dando vita ad una straordinaria simmetria orizzontale ”3. Sede del Parlamento dello stato del Bangladesh, Dacca, Louis Isidore Kahn, 1962 62

Il progetto può anche situarsi in un area da principio interessata dalla presenza dell’acqua perché inserito in un ambiente da essa definito. Nel lavoro realizzato durante il laboratorio di progettazione 1 era richiesta la


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progettazione di un Centro ricerche sul fiume Guadalquivir, nella città di Cordoba; il lotto prescelto comprendeva i due argini del corso d’acqua, che si snoda nella città. Il progetto fa rientrare il fiume tra gli elementi della progettazione e si spinge in esso; l’edificio principale infatti si colloca su un isola residuale nel suo mezzo mentre il sistema di collegamenti si basa sull’elemento della passerella, preso anche a tema per l’architettura.

Maquette in scala 1:500, illustrativa delle relazioni tra edifcio, margini del fiume, acqua. Materiali: polistirene, pellicola trasparente, balsa, fil di ferro. Laboratorio di Progettazione Architettonica 1 64


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paesaggio di città “La città rappresenta lo sforzo più notevole da parte della civiltà umana

di una trasformazione completa dell’ambiente naturale, il passaggio più radicale dallo stato di natura allo stato di cultura ” 4. Così definisce Gregotti l’ambiente urbano. Esso è in effetti il regno dell’uomo, progettato ed edificato da lui. Il sistema cittadino si basa sull’intreccio dei due elementi collegamenti e residenza, i quali si uniscono secondo regole diverse. Esistono infatti vari impianti di città, legati ai periodi storici di fondazione. In questi luoghi prediletti la concentrazione di abitanti è maggiore e di conseguenza anche la densità dell’edificio singolo passa dalla capanna unifamiliare al palazzo che ospita più nuclei. Lo spazio diventa prezioso e le abitazioni iniziano ad avvicinarsi, le facciate sono adiacenti e nasce la tipica cortina edilizia cittadina. Il processo è poi proporzionale partendo dalla periferia e spostandosi verso il centro; i rustici, le villette, i palazzi vengono infine sormontati dai grattacieli del centro città. Gli edifici nel cuore dell’abitato si ergono sugli altri a rappresentare la propria importanza, data dal ruolo di rappresentanza che svolgono. Questi edifici sono quelli di carattere religioso, istituzionale, civile che segnano le attività principali della popolazione. La loro funzione, il loro legame col territorio, il confronto con l’architettura coeva, devono amalgamarsi nel disegno di tali edifici. Ciò accade nel progetto della Torre Velasca progettata per Milano Torre Velasca, Milano, studio BBPR, 1958 66

dallo studio cittadino BBPR nel 1958. E’ questo un edificio fatto per stare in città, legato al contesto urbano, con il suo volume compresso all’interno


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della città bassa e che si allarga al di sopra dei palazzi, sovvertendo anche il consolidato ideale di struttura rastremata. Risulta inoltre aderente alla realtà regionale andando riprendere temi della tradizione lombarda, dei suoi edifici civili e delle tipiche torri medievali. “A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti

tendono dei fili tra gli spigoli delle case. … È quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’ abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case. Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma”5. Il testo di Calvino evidenzia quanto importanti siano i rapporti tra le persone che vivono un luogo, e suggerisce che forse sono proprio questi a crearlo. Credo infatti che l’ ambiente urbano sia importante proprio perché ricco di testimonianze, un ambiente pregno di storia e di attualità, luogo prediletto dell’uomo. In città l’uomo è spinto a dare il massimo delle sue capacità perché esposto al massimo confronto con l’altro. Per lo stesso motivo, così come le relazioni si fanno più dense e intricate man mano che ci si avvicina al centro cittadino, così pure l’architettura rispecchia questa condizione, e si propone proprio lì con le sue più recenti scoperte schizzo concettuale, le ragnatele dei rapporti di Ersilia 68

e con i suoi messaggi più forti.


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NOTE 1

Foscolo Ugo, Ultime lettere di Jacopo Ortis in L’arte del paesaggio, Milani Raf-

faele 2

cfr. Roger Alain, Vita e morte dei paesaggi, in Lotus n.101, pag. 83; cfr. Milani

Raffaele, L’arte del paesaggio, pagg.156-161

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3

Joseph Rosa, Kahn, pagg. 67-68

4

Gregotti Vittorio, Il territorio dell’architettura, pag. 65

5

Calvino Italo, Le città invisibili


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RACCONTARE UN’ ARCHITETTURA

RAPPRESENTARE A PICCOLA SCALA


vedere una architettura Vedere una architettura è solo iniziare ad esperirla; ne si percepisce l’età, la funzione, la tecnica costruttiva. Si cerca di capire soprattutto la relazione con il contesto, si indaga sulla scala con cui l’edificio si vuole confrontare. Non tutte ambiscono, e nemmeno possono ambire, al paragonarsi con l’imponenza degli elementi naturali o con i grandi monumenti storici. Per questo il rapporto naturale-artificiale, ovvero il legame contesto-architettura, risulta così fondamentale. come dice Alvaro Siza “Il rapporto tra natura e costruzione è fondamentale in architettura.

Questo rapporto, fonte permanente di qualsiasi progetto, che è per me una sorta di ossessione, è sempre stata determinante nel corso della storia e, nonostante questo, oggi tende verso una progressiva estinzione ”1. “Se toccando terra a Trude non avessi letto il nome della città scritto a

grandi lettere, avrei creduto d’essere arrivato allo stesso aeroporto da cui ero partito. … - Puoi riprendere il volo quando vuoi - mi dissero - ma arriverai a un’altra Trude, uguale punto per punto, il mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e non finisce, cambia solo il nome all’aeroporto ”2. Calvino racconta degli elementi comuni ad ogni città; della zona del centro storico, delle dinamiche tra le persone, dal perpetuarsi degli stessi ritmi. La sua descrizione potrebbe però essere una critica ad schizzo concettuale, la ripetitività di Trude 74

una reiterazione continua delle città in maniera identica. L’architetto deve stare attento a non farsi prendere da una moda passeggera e deve sempre


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ricercare la soluzione migliore per la sua idea, il luogo del suo progetto, le persone che ci dovranno vivere. La riproduzione può essere applicata per degli standard funzionali o ambientali, così avvenuto nei documenti che regolano questi parametri, oppure come tipologia che rispecchia la migliore soluzione di un problema. Nella progettazione invece questo porta ad una sterile fotocopia. La bellezza dell’architettura non dovrebbe essere ridotta alla sola ricerca formale ma dovrebbe esprimersi nel legame che essa intrattiene con il contesto. L’armonia tra questi due elementi dev’essere resa visibile dall’architetto. Egli deve trovare il modo in cui unire interno ed esterno in uno spazio ibrido che renda partecipi entrambi gli ambienti. Ne è un esempio la stanza progettata dagli architetti Valentin Bearth e Andrea Deplazes nella casa unifamiliare Willimann-Lötscher, a Sevgein, Svizzera. Quest’edificio, alto e stretto come le architetture tradizionali dei Grigioni, ha un nucleo centrale fatto di scale e servizi sui cui lati si aprono, a nord e a sud, due stanze che offrono una diversa resistenza alla luce. In una di questi ambienti che dà verso la vallata è stata inserita una vetrata a tutta superficie; un’ intera faccia del volume della stanza risulta totalmente aperta al paesaggio facendolo entrare direttamente nella vita degli abitanti3.

Veduta interna della residenza a Sevgein, Valentin Bearth e Andrea Deplazes, 1998-99 76


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vivere una architettura La parte più importante dell’architettura, il vero motivo della sua esistenza, rimane sempre il viverla. E’ l’istintiva spinta dell’uomo a farsi un rifugio, a costruirsi una casa in cui risiedere. Per questo l’architettura non deve essere, a mio parere, solo la conclusione di uno studio stilistico, ma deve racchiudere in sé la comprensione di principi molto più importanti legati al modo di vivere dell’umanità in genere, di una popolazione, del singolo uomo. Un essere umano non vive stando ad osservare una bella geometria ma sopravvive solo grazie al riparo che le mura gli danno, al calore che gli garantiscono; una progettazione riuscita è quella che si adatta alle esigenze dei suoi abitanti e che rende loro piacevole il trascorrerci del tempo, non quella che luccica di più. Cruciale è poi l’ergonomia degli interni, che si deve adattare alla vita quotidiana degli abitanti e rendergli agevoli gli spostamenti e le attività. E’ questo un parametro di importanza indiscutibile dell’architettura, che va ben oltre ogni giudizio estetico. Esempio ne è la progettazione di Aalto per il sanatorio di Paimio, località finlandese, del 1933 nel quale l’architetto esplora quel funzionalismo dal volto umano, attento a considerazioni psicologiche e fisiologiche, importanti tanto più in un tale edificio rivolto all’uomo nella condizione di massima debolezza. Disegni illustrativi dello sviluppo tipologico dell’abitazione, dal libro Come funzionano gli edifici, Edward Allen, 1993 78

Questo studio si rivela nella distribuzione funzionale dell’edificio, composto da un lungo edificio a lastra, dedicato alle stanze dei pazienti, dietro il quale erano raggruppate tutte le altre funzioni, ognuna espressa in una forma leggermente diversa e ruotata a seconda della topografia del sito.


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La stessa cura del dettaglio è visibile nell’attenzione che l’architetto ha riservato agli interni. La camera di un ospedale dev’essere pensata per una persona in posizione orizzontale, una visione esperita dallo stesso architetto durante un ricovero nel periodo della progettazione. Questa concezione, unita all’eccezionale sensibilità del personaggio, dà vita a straordinarie soluzioni. Il disegno delle stanze è definito in base alle forze limitate del paziente, sdraiato a letto. Il colore del soffitto è scelto per dare tranquillità, le fonti di luce sono al di fuori del campo visivo del paziente, il riscaldamento è orientato verso i suoi piedi e l’acqua esce dai rubinetti senza fare rumore, per far sì che nessuno disturbi il proprio vicino4.

Sopra: veduta aerea del Sanatorio di Paimio, nei pressi di Helsinki, Alvar Aalto, 1928. Sotto: disegni tecnici relativi al funzionamento dei sistemi oscuranti e dei lavandini nelle stanze dell’ospedale. 80

NOTE 1

Siza Alvaro, Imaginar la Evidencia, Abada Editores, 2003

2

Calvino Italo, Le città invisibili

3

http://bearth-deplazes.ch/

4

cfr. Peter Reed, Alvar Aalto 1898 1976, Electa, 2004


81



10-6

CONCLUSIONI


cosa ho imparato Come abbiamo potuto sperimentare, ogni scala ha le sue peculiarità ed esprime idee diverse. Allargando il proprio sguardo si possono studiare le relazioni tra ampie porzioni di territorio, dedurre la morfologia di città e paesi, capire il modo in cui migliorare gli ambienti e cosa invece li mette in difficoltà. Dover progettare a scala territoriale è una operazione complessa, lunga, meditata, ma è ciò che rende piacevole la vita in un posto, è il saper dare alla città delle buone regole da seguire per crescere al meglio. L’utilizzo della veduta aerea per questo genere di progettazione è la più diffusa; essa permette di cogliere un’ampia parte di territorio in una sola immagine ed è un ottima base su cui lavorare perché può essere, a seconda delle esigenze, una ortofoto, una planimetria, una carta tematica. Diminuendo l’apertura della nostra visuale ci spostiamo verso ambiti specifici; questi sono la culla del paesaggio perché possono essere facilmente abbracciati dallo sguardo. Ognuno di essi suscita nell’uomo sensazioni diverse e gli suggerisce differenti modi di colonizzazione; ogni sito ha infatti differenti caratteristiche che andranno poi a influire sull’architettura che vi si insedierà. Ciò che meglio può esprimere questa dimensione sono le tecniche che lasciano trapelare l’impressione di chi guarda; il disegno, la pittura, la fotografia sono capaci di cogliere le suggestioni del momento. 84


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Stringendo ancora il nostro campo d’indagine entriamo allora nel piccolo mondo dell’architettura. Questa deve trovare il suo equilibrio tra le sue parti e tra se stessa e il resto. Questo rapporto però non è mai univoco ma relativo, a conseguenza del fatto che l’architettura è sempre guardata e vissuta da un soggetto diverso. La condizione fondamentale però è che l’uomo deve trovarsi a suo agio con essa perché essa è creata per lui. I metodi per rappresentare una architettura e i principi su cui si basa sono ormai infiniti e non credo che possa esisterne uno universale. Ogni singolo progetto deve infatti trovare la maniera migliore di rendersi comprensibile a tutti, di proporre le sue innovazione e le sue particolarità, di convincere della propria forza. Il progetto, e le sue rappresentazioni, devono riuscire a parlare da soli. Ho imparato che è importante saper riconoscere la propria scala d’intervento: se le piramidi d’Egitto si trovassero al centro della città di Shanghai smetterebbero i loro panni di colossi dovendosi confrontare, piuttosto che con l’immenso vuoto del deserto, con la forte densità di una metropoli.

la piramide nel deserto, la piramide a Shanghai 86


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con gli occhi sul paesaggio Torniamo a citare Berque e il confronto da lui fatto tra Occidente ed Oriente. Nella cultura europea, a causa della sua storia e della sua filosofia, il sensibile e il trascendente sono sempre stati due concetti ben separati, a partire dal pensiero greco fino alla dottrina cattolica. Questa divisione ha permesso lo sviluppo della scienza moderna nel vecchio continente, quella disciplina riguardante esclusivamente l’essere sensibile. La natura è stata quindi scissa in due parti che tutt’ora confliggono tormentando il mondo occidentale: la sua concezione sensibile, il paesaggio, e quella intellegibile, la scienza. Per spiegare le differenze tra le due culture Berque dice infatti che “nel pensiero cinese non è mai esistito nulla che

somigliasse alla grazia o alla trascendenza dell’essere. Non vi è mai stata alcuna separazione fra il vero essere e gli esseri che popolano il mondo sensibile ”1. Il paesaggio in immagine e quello esistente sono in ugual maniera emanazione della natura, del Tao, che è loro immanente. Non esistendo questa distinzione la Cina non ha quindi mai conosciuto una vera e propria rivoluzione scientifica e non ha nozione della scissione prettamente europea tra sensi e verità2. Un luogo può essere trasformato in paesaggio in due modi, uno in situ, ossia definendo lo spazio con un codice artistico, in maniera materiale, diretta, e l’altro in visu, agendo cioè sullo sguardo collettivo, fornendogli Dipinto di Wang Wei, pittore cinese del VIII sec. 88

modelli di visione. Entrambi i metodi, come si può ben capire, sono derivanti dall’arte e di conseguenza dalla cultura3. Guardiamo quindi adesso alla


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situazione attuale. Le possibilità di spostamento, di comunicazione, di confronto sono illimitate, accessibili, veloci. Questa condizione potrebbe portare ad un enorme arricchimento mentre invece tutte queste possibilità vengono malamente utilizzate svalutando il proprio ruolo e la propria importanza. I modi e gli usi di un paese possono venir diffusi ovunque, ma la sua cultura viene assorbita solo superficialmente, senza conoscere le scelte che l’hanno definita; e così come per le usanze alimentari o di costume la stessa cosa vale per il modo di concepire il luogo. Turri afferma infatti che in quest’epoca lo studio del paesaggio “dovrebbe costituire la

premessa o la componente d’ogni vera educazione, quella fondamentale che lega l’individuo al proprio paesaggio, ai suoi valori che contano ” 4. La varietà di ambienti terrestri si traduce da sempre in una varietà di riflessi sul modo di vivere, lavorare, coltivare, pensare. Gregotti sottolinea quanto il modificarsi della vita degli ultimi tempi rende gli uomini “più indifferenti

all’ambiente urbano e territoriale di origine o quanto meno affievolisce il rapporto tra ambiente fisico e cultura dei gruppi sociali ” 5. Cercando quindi una soluzione, un riavvicinamento, egli riafferma l’importanza del legame uomo-territorio e delega un nuovo compito all’architetto: ”l’ambiente

non perde tuttavia la propria importanza determinante per quanto riguarda lo svolgersi e lo svilupparsi della vita nelle sue diverse funzioni : e il presentarsi di queste funzioni in termini significativi è precisamente il compito di chi si occupa della forma del territorio ” (Gregotti Vittorio, Il territorio dell’architettura, pag. 68).

90


91


NOTE

92

1

Augustin Berque, All’origine del paesaggio, in Lotus, n.101, pagg. 42-46

2

cfr. Augustin Berque, All’origine del paesaggio, in Lotus, n.101, pagg. 42-46

3

cfr. Roger Alain, Vita e morte dei paesaggi, in Lotus n.101, pag. 83

4

Turri Eugenio, Antropologia del paesaggio, pag. 273

5

Gregotti Vittorio, Il territorio dell’architettura, pag. 68


93



RIFERIMENTI


BIBLIOGRAFIA _ ARGAN GIULIO CARLO, L’arte moderna, Sansoni, 1970

_ BERQUE AUGUSTIN, All’origine del paesaggio, in Lotus, n.101, 1999 _ CALVINO ITALO, Le città invisibili, Oscar Mondadori, 1972

_ CONSALEZ LORENZO, Adriaan Geuze. West 8, in Abitare n.417 speciale Olanda, 2002

_ DESVIGNE MICHEL, Il paesaggio come punto di partenza, in Lotus n.150, 2012

_ DUBBINI RENZO, Geografie dello sguardo. Visione e paesaggio in età

moderna, Einaudi, 1994 _ GLORIA KOENIG, Eames, Taschen, 2006 _ GREGORY PAOLA, La dimensione paesaggistica dell’architettura nel progetto contemporaneo, Università Laterza Architettura, 1998 _ GREGOTTI VITTORIO, Il territorio dell’architettura, Universale Economica Feltrinelli, 1966

_ JOSEPH ROSA, Kahn, Taschen, 2006

_ MILANI RAFFAELE, L’arte del paesaggio, Il Mulino, 2001

_ NICOLIN PIERLUIGI, Urban Landscape, in Lotus n.150, 2012

_ REDAELLI GAIA, I paesaggi invisibili. Tre conversazioni portoghesi, Maggioli Editore, 2007

_ ROGER ALAIN, Vita e morte dei paesaggi, in Lotus n.101, 1999

_ TURRI EUGENIO, Antropologia del paesaggio, Marsilio, 1974, stampa 2008

_ VITTA MAURIZIO, Il paesaggio. Una storia tra natura e architettura, Einaudi, 2005

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FILMOGRAFIA _ EAMES CHARLES, EAMES RAY, Powers of Ten : a film dealing with the

relative size of thinghs in the universe and the effect of adding another zero, Pyramid, 1977 http://www.powersof10.com/film SITOGRAFIA _ Convenzione europea del paesaggio www.biennaletoscanadelpaesaggio.it _ Landscape design eastern Scheldt storm surge barrier

http://www.west8.com/projects/landscape/landscape_design_eastern_ scheldt_storm_surge_barrier/ _ BEARTH & DEPLAZES ARCHITEKTEN http://bearth-deplazes.ch/

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CORSI in ordine di apparizione _ LABORATORIO DI URBANISTICA, AA 2010-2011, Prof. Lorenzetti Anna Carola_Prof. Agostini Stella_Prof. Fortina Alessandra, with_Mandia Martina _ PROGETTAZIONE DI AREE VERDI, AA 2011-2012, Prof. Floridi Giancarlo, with_Ceresoli Chiara_Citterio Leonardo_Pagliara Giulia _ LABORATORIO DI PROGETTAZIONE 3, AA 2011-2012, Prof. Mariani Ciro_Prof. Dejaco Mario Claudio_Prof. Pessoa Pereira Alves Henrique _ LABORATORIO TEMATICO OPZIONALE, AA 2011-2012, Prof. Fontana Carlotta_Prof. Dall’O Giuliano_Prof. Di Battista Valerio Antonio, with_Dolci Serena_Ferrari Farnia _ LABORATORIO DI PROGETTAZIONE 1, AA 2009-2010, Prof. Redaelli Gaia Angelica_Prof. Bottini Mariacristina_Prof. Figueiredo Teresa Rosas Da Silva

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