arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XVI | n. 24 | 27 luglio 2018 | www.arci.it | report@arci.it
Viviamo un tempo in cui è a rischio la nostra civiltà di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
«Occorre contrastare tendenze alla regressione della storia». Sono parole che non vengono dalle associazioni impegnate per la solidarietà, o dal movimento antirazzista, ma dalla più alta carica istituzionale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ed è anche dalla stampa cattolica (Famiglia Cristiana, L’Avvenire) che arrivano messaggi forti di condanna sull’operato del nostro Governo. Questo ci fa capire che la fase attuale non ha precedenti, per l’utilizzo di parole di propaganda e azioni che, con una velocità insolita per i Governi del nostro paese, negano i valori della solidarietà, del rispetto della vita umana, attraverso provvedimenti ingiusti e sbagliati. Un esempio per tutti: in questi giorni, con un voto quasi unanime e nel silenzio assordante di gran parte della stampa, il Parlamento ha votato il decreto che prevede la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera libica. È un voto che ha ignorato le tante denunce sul comportamento che quella Guardia costiera ha tenuto nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti che si avventurano sulla rotta mediterranea. Denunce dell’ ONU, contenute in rapporti dell’UNHCR, nei dossier di Amnesty International e Human Rights
Watch inchiodano le Guardia costiera libica a pesantissime responsabilità nel trattamento dei migranti, sia in mare che nei centri di detenzione. Altro esempio: il Ministro degli Interni ha emanato una direttiva che modifica in senso restrittivo le modalità di assistenza per richiedenti asilo. Si tratta di provvedimenti che di fatto hanno l’obiettivo di dequalificare le modalità con cui questo servizio si svolge, di produrre ‘cattiva accoglienza’, che sappiamo essere la maggior foriera di razzismo; anziché lavorare per l’integrazione, si favoriscono i centri collettivi, veri e propri ghetti che non hanno nulla a che vedere con la buona accoglienza e la tutela dei richiedenti asilo, né tantomeno con gli interessi delle comunità locali. Non si lavora per l’integrazione, quindi, e per l’uscita dal sistema pubblico di accoglienza dei rifugiati. Ma, anzi, si produce tensione e si violano i diritti dei rifugiati. E gli annunci non vanno solo nella direzione della stretta sull’accoglienza: riguardano gli sgomberi delle occupazioni abitative, l’introduzione della riforma della legittima difesa, il no alla registrazione dei figli delle coppie gay. L’estate, si sa, è anche il periodo in cui ci sono meno notizie e allora dobbiamo aspettarci di veder riempite agenzie e giornali di
frasi e parole gravi e pesanti, strumentali richiami populisti, denigrazione di qualsiasi pensiero articolato, attacchi ben costruiti (purtroppo) a quella che ormai è definita la ‘elite’. Basta pensare al tono sprezzante con cui Salvini ha risposto all’appello dello scrittore Roberto Saviano agli intellettuali e al mondo della cultura, contrapponendovi il cosiddetto ‘popolo’. Cosa deve fare la nostra associazione? Che mesi ci aspettano? Perché se è vero che gli ultimi sondaggi danno il consenso a questo governo al 62%, ci siamo detti che non ci può bastare di sapere che siamo dalla parte giusta, che abbiamo ragione. Si tratta di una fase straordinaria, a cui occorrerà dare risposte straordinarie. Sono tante le sfide che ci attendono: di mobilitazione, di ricostruzione di verità, di confronto e di dialogo, di riorganizzazione di rete. Sappiamo (e troppo poco se ne parla) che esiste una disomogeneità, una diseguaglianza forte nella distribuzione di saperi e conoscenze nel nostro paese. E che su questa disomogeneità cade a cascata un flusso continuo di notizie non vere, non verificate, che producono un consenso che ha origine nelle paure e nella crisi economica e sociale. E insieme alla giusta mobilitazione e alla voce dissonante che dobbiamo saper alzare contro il razzismo e per il rispetto dei diritti, dovremo lavorare soprattutto su questo, sapendo che è un’opera con tempi non brevi. Nel Consiglio Nazionale all’inizio di settembre rilanceremo il nostro programma di iniziative, il nostro lavoro nei territori.
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mondo
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
Oggi mi vergogno di essere Israeliano di Daniel Barenboim, direttore musicale alla Scala, all’Opera di Stato di Berlino e alla Staatskapelle di Berlino. Insieme allo scomparso Edward Said ha fondato la West-Eastern Divan Orchestra, un’orchestra di giovani musicisti arabi e israeliani Nel 2004 feci un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano, in cui ricordavo la Dichiarazione di Indipendenza dello stato di Israele. La definii «una fonte di ispirazione per credere in ideali che ci hanno trasformato da Ebrei in Israeliani». Dissi inoltre che questo straordinario documento ha espresso un impegno: «Lo stato di Israele si dedicherà allo sviluppo di questo paese nell’interesse di tutto il suo popolo; si baserà sui principi di libertà, giustizia e pace, guidato dalle visioni dei profeti di Israele; garantirà pieni ed eguali diritti sociali e politici a tutti i suoi cittadini, senza riguardo a differenze di fede religiosa, razza o sesso; assicurerà libertà di religione, coscienza, lingua, educazione e cultura». I padri fondatori dello stato di Israele che firmarono la Dichiarazione consideravano il principio di uguaglianza come il fondamento della società che stavano costruendo. Si impegnarono inoltre, e impegnarono noi, «a ricercare pace e buone relazioni con tutti gli stati e i popoli vicini». Settanta anni dopo, il
governo israeliano ha ora approvato una nuova legge che sostituisce il principio di uguaglianza e i valori universali con il nazionalismo e il razzismo. Mi riempie di profonda tristezza dover oggi porre le stesse domande che ponevo 14 anni fa nel discorso alla Knesset: come possiamo ignorare l’intollerabile divario tra quello che la Dichiarazione di Indipendenza prometteva e quello che è stato realizzato, il divario tra l’ideale e la realtà di Israele? Come può una realtà di occupazione e dominazione ai danni di un altro popolo accordarsi con la Dichiarazione di Indipendenza? Che senso ha l’indipendenza di una parte a spese dei diritti fondamentali dell’altra parte? Come può il popolo ebreo, la cui storia è un susseguirsi di continue sofferenze e implacabili persecuzioni, permettersi di restare indifferente di fronte ai diritti negati e alle sofferenze di un popolo vicino? Come può lo stato di Israele permettersi il sogno illusorio di una fine soltanto ideologica del conflitto, invece di cercarne una che sia concreta, umanitaria
e basata sulla giustizia sociale? Quattordici anni dopo, io credo ancora che, malgrado tutte le difficoltà oggettive e soggettive, il futuro di Israele e la sua posizione nella famiglia delle nazioni illuminate dipenderà dalla nostra capacità di realizzare la promessa dei padri fondatori così come consacrata nella Dichiarazione di Indipendenza. Eppure, niente è davvero cambiato dal 2004. Anzi, abbiamo ora una legge che conferma lo status di cittadini di seconda classe per la popolazione araba. E questa è molto chiaramente una forma di apartheid. Non credo che il popolo ebraico sia sopravvissuto per 20 secoli in mezzo a persecuzioni e infinite crudeltà, per diventare adesso l’oppressore e infliggere crudeltà agli altri. Eppure questa nuova legge fa esattamente questo. Per questo oggi mi vergogno di essere un Israeliano. (L’articolo è stato pubblicato su Haaretz il 22 luglio 2018)
Perché un laboratorio su ‘Ripudio della guerra e disobbedienza civile oggi’ di Carlo Cefaloni Movimento dei Focolari Italia - redattore economia e politica di Città Nuova
A che serve stare al governo se non si riesce a fermare l’invio di bombe all’Arabia Saudita che le usa su obiettivi civili in Yemen? Nella scorsa legislatura tale domanda è stata rimossa da molti esponenti del centro sinistra. Il realismo politico distingue l’etica della convinzione (privata) da quella della responsabilità (pubblica) e impone di considerare l’alleanza strategica di quel Paese come grande alleato strategico degli Usa e prioritario acquirente di armamenti. Non solo nell’era Trump. Anche quel che resta del c.d.mondo cattolico nel Pd ha espresso rari dissensi rispetto all’input di votare contro mozioni parlamentari che chiedevano di bloccare ogni traffico di armi destinate ad alimentare un conflitto che l’Onu definisce disastro umanitario. Si trattava di ripetere il contenuto delle risoluzioni già votate dal Parlamento europeo. E, inve-
ce, ha prevalso una mozione presentata all’ultimo momento dalla deputata dem Quartapelle senza accennare a produzione e invio di bombe per aereo riconducibile alla Rwm Italia, controllata da un gruppo tedesco che produce armi dal tempo del Kaiser. Non esportano dalla Germania ma usano l’area grigia creata in Italia in violazione della legge 185/90 che è stata resa possibile dal sacrificio di quei lavoratori e lavoratrici che hanno obiettato alla produzione bellica credendo di poter incidere sulle politiche industriali. Sono questi testimoni che andrebbero nominati senatori a vita. E, invece, cosa è accaduto al Senato nella scorsa legislatura? In uno strano accordo trasversale (Gasparri-La Torre) è stato affossato un progetto di legge (Zanin-Scanu) che cercava di rendere onore alla memoria dei fucilati nella Grande Guerra a causa di ordini criminali
del generale Cadorna e soci. È evidente, allora, che esiste un nodo storico, la frattura epocale di quella carneficina di milioni di morti e feriti come esito della guerra industriale di massa ci interroga oggi a ridosso del centenario della ‘vittoria’ del 1918. Cosa ha impedito la disobbedienza di operai e contadini mandati al massacro? E quale è la scelta da compiere oggi? Come traccia dell’incontro che abbiamo organizzato a Camaldoli (Arezzo) nel luogo dove alcuni cattolici elaborarono nel 1943 le idee ricostruttive accolte poi nella nostra Costituzione. Partiremo dalle parole che papa Francesco ha detto, nel 2014, davanti all’orrore delle migliaia di tombe del sacrario di Redipuglia: «anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!».
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arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
mondo
Ultima fermata Srebrenica di Andrea Rizza Goldstein Arci Bolzano
L’11 luglio 1995 è la data della caduta di Srebrenica - «Zona protetta e demilitarizzata» con la UN Security Council Resolution 819 dell’aprile del 1993 - a seguito dell’operazione finale delle forze armate serbo-bosniache, contro le sacche di resistenza musulmane in Bosnia orientale. Nei giorni successivi alla caduta della città, avvenne il massacro sistematico di oltre 8.000 bosgnacchi (musulmani bosniaci), principalmente maschi, attuato dalle forze armate serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladić. Il Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra in ex-Jugoslavia, nel corso del suo operato, ha condannato sostanzialmente tutta la catena di comando politico-militare serbo-bosniaca degli anni novanta, che per realizzare il proprio progetto territoriale basato sul concetto di Lebensraum - spazio vitale - si è resa responsabile di crimini contro l’umanità,
mettendo in atto un programma di pulizie etniche fin dall’inizio della guerra in Bosnia-Erzegovina. É stato un genocidio al rallentatore iniziato nella primavera del 1992 e che ha toccato il baratro a Srebrenica a luglio del 1995. Sotto la bandiera delle Nazioni Unite e sotto gli occhi della comunità internazionale. Recuperare il significato di quello che è successo in ex-Jugoslavia e a Srebrenica in particolare, risponde alla necessità di riprendere in mano la (mancata) ‘lezione bosniaca’ e riflettere sulle cause e conseguenze del fallimento della comunità internazionale durante le guerre jugoslave. Fallimento a cui è dedicato un museo proprio al Memoriale di Potočari, eretto in ricordo delle vittime del genocidio di Srebrenica. E che risuona nel monito di Alexander Langer - L’Europa muore o rinasce a Sarajevo - e si rispecchia in tutto quello che sta succedendo oggi in Europa.
Raccolta fondi per il Centro Solidarietà del Pireo Dalla parte giusta dell’Europa, con la Grecia Il Centro di Solidarietà del Pireo, grande struttura autogestita di mutuo soccorso che dall’inizio della crisi umanitaria sostiene greci e migranti in difficoltà, sta lavorando anche con la raccolta di aiuti e lavoro volontario per sostenere le vittime e gli sfollati dell’immane incendio che ha devastato l’Attica. Siamo stati vicino alla Grecia, alla sua coraggiosa e intelligente società civile, nei momenti drammatici della sua storia recente, quando è stata strangolata dalle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea e lasciata colpevolmente sola dalla gran parte dell’Europa democratica. Oggi, mentre il paese di nuovo viene colpito da una grande tragedia, chiediamo a tutti e tutte di dare ancora una volta un segnale di solidarietà e di vicinanza. Mentre in Europa crescono i muri e i sovranismi, anche in questa occasione possiamo dimostrare che in Italia tante persone stanno dalla parte giusta dell’Europa, uniti e solidali - e lo sanno dimostrare concretamente, soprattutto nei momenti duri. Per questo invitiamo a sottoscrivere,
promuovere, diffondere una raccolta fondi per il Centro di Solidarietà del Pireo, in modo che possa impegnarsi nella nuova emergenza proseguendo il lavoro quotidiano, che già sostiene migliaia di persone. I versamenti, di qualunque entità, possono essere fatti con bonifico direttamente al Centro Solidarietà del Pireo: IBAN:
GR6701101900000019029618816 Swift - BIC: ETHNGRAA
Quest’anno al Memoriale di Potočari sono state sepolte altre 35 persone ritrovate nelle fosse comuni e riconosciute dal Centro di Identificazione di Tuzla. In questi 23 anni sono circa 6.800 le vittime del genocidio a cui l’ICMP-PIP è riuscito a dare un’identità. Un lavoro di ricerca e identificazione particolarmente complesso proprio a causa della modalità genocidiaria e del successivo tentativo di occultare le prove del crimine, smistando - spezzettandoli - i resti umani in una serie infinita di cosiddette fosse comuni secondarie. Il Centro di Identificazione di Tuzla sta attualmente lavorando al riconoscimento e alla riassociazione dei resti umani di circa 400 vittime, mentre a tutt’oggi risultano ancora scomparse circa 1.000 persone. L’11 luglio è come un fuoco d’artificio. Srebrenica ritorna sotto i riflettori dei media internazionali e da città (quasi) fantasma - sono più i morti sepolti al Memoriale di Potočari, che le persone che vivono in tutta la Municipalità - si rianima di una folla che da tutto il mondo viene a partecipare alle Commemorazioni del genocidio. E riesplode il conflitto di narrative rispetto a quanto successo durante la guerra. I negazionisti sono ben rappresentati dal sindaco serbo della città che ha dichiarato, rispetto al genocidio, che non si può negare quello che non è mai successo o da politici di alto rango dei partiti nazionalisti serbi, che hanno twittato nefandezze tipo che se i musulmani ci tengono tanto a questo genocidio, che stiano pronti per il prossimo. Finite le Commemorazioni il fuoco d’artificio mediatico sfumerà e Srebrenica ritornerà ad essere un luogo della periferia europea - geografica e storica - che possiamo far finta che non esista, che non sia mai successo o che non lo sapevamo. E che ritornerà a confrontarsi con se stessa, con la memoria di quello che era e che non sarà mai più. E il peso di continuare a viverci per tentare di ricostruire un tessuto socio-antropologico devastato dal genocidio rimarrà sulle spalle di pochi giganti, come i ragazzi e le ragazze di Adopt Srebrenica, un laboratorio di speranza, che abbiamo avuto modo di conoscere e di sostenere con il progetto Ultima fermata Srebrenica, un viaggio necessario nella nostra memoria recente organizzato da Arci Bolzano e Arci del Trentino, aperto a collaborazioni con altre realtà Arci interessate a questo percorso.
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migranti
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
L’unica offerta: posti in emergenza. Ecco perché li rifiutiamo L’Arci di Roma sta sostenendo la lotta della comunità sudanese di via Scorticabove. Insieme al nostro circolo di Pietralata e a Nonna Roma aiutiamo anche materialmente il presidio. Il nostro festival Roma incontra il mondo ha messo e metterà a disposizione il suo palco per dare visibilità alle loro istanze. Di seguito il documento scritto dai rifugiati dopo l’ultimo incontro del Tavolo istituzionale con il Comune di Roma Dopo lo sfratto del 5 luglio e dopo quasi 20 giorni di presidio permanente in via Scorticabove, il 23 luglio abbiamo incontrato l’assessora alle politiche sociali del Comune di Roma, Laura Baldassarre. A questo secondo appuntamento del Tavolo istituzionale abbiamo riaffermato le nostre tre rivendicazioni fondamentali: non si può risolvere la nostra situazione attraverso la ‘risposta emergenziale’ dei centri istituzionali temporanei; non si può più parlare di ‘accoglienza’, trovandoci in Italia da ben 15 anni; deve essere riconosciuto il ruolo sociale che la nostra comunità ha svolto in questi anni. Per questo abbiamo rifiutato l’unica proposta che la Giunta ha messo in campo, ossia offrire un posto alloggio temporaneo presso i centri istituzionali. Proposta che non tiene conto di un percorso di autonomia da noi faticosamente attuato. Abbiamo ricordato all’assessora che la cooperativa cui era stata data in gestione l’accoglienza nell’immobile di via Scorticabove non solo non ha mai realizzato quei servizi - come scuola di italiano e supporto nella ricerca di lavoro - cui era preposta ma non ha neanche provveduto al pagamento delle utenze e dell’affitto; non a caso è finita nell’inchiesta di ‘Mafia Capitale’. Quindi, le abbiamo fatto presente che alle attività previste abbiamo provveduto da soli, seguendo corsi di lingua e di formazione professionale, cercando lavori per sopravvivere dignitosamente. Dopo l’abbandono dell’immobile da parte della cooperativa, abbiamo intrapreso un percorso di autogestione, creando un fondo comune per pagare le utenze e per rispondere ai bisogni primari di chi si trovava in difficoltà; prestando servizi di assistenza per i richiedenti asilo appena arrivati in città. Abbiamo fatto tutto questo contando solo sulla nostra comunità, avviando sperimentazioni di mutualismo e sopperendo alle mancanze istituzionali. Noi, dunque, non eravamo ‘fragili’, lo siamo diventati dopo lo sfratto avvenuto per colpa di una cooperativa disonesta, lasciata operare nel completo silenzio delle istituzioni competenti.
Uno sfratto di cui l’amministrazione capitolina era a conoscenza, avendo la stessa assessora Baldassarre effettuato un censimento nell’immobile di via Scorticabove nel febbraio 2018 ma non avendo, poi, instaurato una collaborazione con noi inquilini per immaginare già allora soluzioni strutturali. Per questo, ora, non possiamo accettare di essere risucchiati nei circuiti dell’accoglienza emergenziale, spazzando via la nostra conquistata autonomia e la nostra esperienza di solidarietà ed autogestione. Nell’incontro del 23 luglio abbiamo dimostrato all’assessora Baldassarre che è possibile adottare una soluzione che mantenga unita la nostra comunità, preservando l’importante lavoro sociale svolto in questi anni. Si tratta di una proposta che prevede l’assegnazione alla nostra comunità di un bene pubblico inutilizzato, per avviare una sperimentazione di rigenerazione urbana e di co-hounsing. L’abbiamo presentata all’assessora Baldassare, corredata da normativa di riferimento (legge regionale sulla rigenerazione urbana); da valutazioni sulla sostenibilità finanziaria (fondo sociale europeo; pon metropolitano; fami); dalla richiesta di effettuare un appello ai municipi per la ricognizione dei beni pubblici dismessi esistenti, con l’individuazione di una struttura -‘Tenuta del Cavaliere’su cui effettuare una immediata verifica della disponibilità. L’assessora si è dimostrata propensa a vagliare la proposta, rimandando però la possibilità di avviare una co-progettazione sul co-housing a una richiesta
di parere da parte dell’Avvocatura di Stato. Questione che ci preoccupa rispetto ai tempi di rilascio del parere richiesto, constatando inoltre che la normativa regionale di riferimento non pone limiti rispetto alla possibilità di una co-progettazione, che rientra tra gli strumenti giuridici di cui un’amministrazione può servirsi. Il prossimo incontro con l’assessora è fissato per lunedì 6 agosto. Auspichiamo che in quella sede si possa sciogliere il punto giuridico della fattibilità di un’assegnazione con l’individuazione di un bene su cui avviare tale sperimentazione. Noi annunciamo già che ci presenteremo a tale incontro con la prima bozza di un progetto di co-housing, che verrà elaborato col contributo delle realtà solidali e di alcuni docenti universitari. Un progetto in cui non parleremo solo di alloggi per la comunità ma anche di servizi ed attività che intendiamo offrire e dell’avvio di sperimentazioni di start-up. Speriamo davvero che la Giunta capitolina dimostri la volontà di avviare un progetto che potrebbe rappresentare una conquista innovativa non solo per noi rifugiati ma per l’intera città di Roma. Nel frattempo, noi continuiamo a rimanere in presidio permanente a via Scorticabove, sotto minaccia di sgombero. Rimaniamo per strada, convinti che sia necessario lottare per la nostra dignità e autodeterminazione e vi invitiamo a venire a trovarci, per conoscerci e sostenerci. D’altronde la battaglia che stiamo portando avanti racconta della possibilità di realizzare una nuova idea di convivenza, della capacità di una comunità - che ha subito sulla propria pelle le conseguenze della mala-accoglienza - di avviare dei percorsi di autonomia ed autogestione; della volontà di preservare il lavoro di mutualismo e di poterlo potenziare. Una sfida ambiziosa che abbiamo intenzione di vincere e che vogliamo condividere con tutti coloro che vorranno essere con noi solidali. La Comunità sudanese di via Scorticabove
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campidellalegalità
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
Il 27 luglio ha inizio Attivatori di cittadinanza Saranno 12 ragazze e ragazzi dai 16 ai 22 anni provenienti da Toscana, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna i partecipanti alla sesta edizione del campo antimafia Attivatori di cittadinanza, in programma dal 27 luglio al 4 agosto, promosso da Arci Lecco con i partner locali di Libera, Auser, Cgil, Spi Cgil in collaborazione con Informagiovani - Comune di Lecco, Legambiente, Cooperativa Alma Faber. Oltre alle attività formative e sui beni confiscati, il campo vedrà la realizzazione di una serie di eventi che coinvolgeranno tutta la cittadinanza. Si comincia sabato 28 luglio alle ore 18 con Raccontare l’antimafia sociale, presentazione della trilogia di Alessandro Gallo, scrittore, attore, edi-
tore e regista impegnato in progetti di educazione alla legalità e teatro civile. L’appuntamento si svolge presso Fiore Cucina in libertà, pizzeria e centro per attività sociali e culturali. Martedì 31 luglio ha inizio il workshop di fotografia sociale a cura del fotografo Giulio Di Meo, che si svolge contemporaneamente al campo e che andrà a documentare, con i partecipanti, il lavoro che i volontari svolgeranno presso alcuni beni confiscati della città e provincia di Lecco. Il 3 agosto i partecipanti al campo racconteranno la propria esperienza al circolo Arci La Lo.Co. di Osnago, nell’ambito dell’iniziativa Non solo musica, realizzata in collaborazione con Arci Mingus Live di Carnate. Durante
la serata, ci sarà una raccolta fondi in sostegno della cooperativa Lavoro e non solo di Corleone e un concerto che vedrà l’esibizione di Sara Velardo, Lost in Paradise, Mattiska HC. Per tutta la durata del campo, inoltre, saranno numerose le attività di formazione, svolte con modalità ludicocreative (teatro, forum, workshop), allo scopo di conoscere la storia delle presenze mafiose a Lecco e come il territorio si adopera per promuovere una cultura della legalità. I contenuti della formazione saranno le ecomafie, il gioco d’azzardo patologico e le connessioni con la criminalità organizzata, il caporalato e la dimensione europea della criminalità organizzata.
Diari dai campi Liberarci dalle spine, Corleone - 19 luglio 2018 Non è un caso che oggi il nostro viaggio nei campi della legalità ci abbia portato a Palermo. Dopo pochi mesi dall’attentato a Falcone, il 19 luglio 1992, la mafia colpisce di nuovo, questa volta in città, uccidendo in via D’Amelio Paolo Borsellino e la sua scorta. Oggi, siamo stati qui, in un luogo simbolo della storia del nostro Paese. Nel luogo della strage, nel cratere lasciato dall’esplosione è stato piantato un albero di ulivo, proveniente dalla Palestina, come ha sottolineato Moni Ovadia. Un albero che oggi simbolicamente dà i suoi frutti. Frutti che ritroviamo nella presenza di tanti bambini accompagnati da donne e uomini che vogliono testimoniare con il loro essere qui l’importanza di fare memoria. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci ha parlato di come le mafie si sono adattate alla fluidità della nostra società e dell’impegno per chi ricopre ruoli di responsabilità istituzionale di non voltarsi dall’altra parte. Moni Ovadia ha voluto sottolineare la necessità di non mollare un centimetro su questi valori, perché solo chi resiste vive un’esistenza piena e ricca, gli altri si condannano ad una vita che lentamente scivola via. Proprio sotto l’ulivo abbiamo incontrato Rita Borsellino, che con tenace insistenza ci ha spiegato la bellezza e l’importanza di quello che stiamo facendo, di come attraverso il nostro impegno possiamo essere moltiplicatori di una memoria che
è viva. Un inno alla bellezza, di una città e una terra, che come diceva Paolo Borsellino «un giorno sarà bellissima». Ti scrivo l’antimafia, Tuturano (BR) - 11 luglio Non potevamo certamente mancare di visitare il circolo Arci dedicato a Michele Fazio, in cui Pinuccio Fazio, padre di Michele, ci ha accolti raccontando di come lui e sua moglie hanno trasformato il dolore per la perdita del figlio, vittima innocente dei clan che controllavano il quartiere, in una lotta costante e vittoriosa contro di essi. A concludere la giornata è stato il saluto di Alessandra Ricupero, coordinatrice di Libera Puglia, che ci ha accompagnati tra i vicoli della città vecchia fino ad arrivare al monumento dedicato a Michele, che sorge nel luogo in cui fu ucciso. 12 luglio - Oggi abbiamo incontrato il sociologo e scrittore Marco Omizzolo (In Migrazione, la Repubblica, Left, il manifesto) presso Spazio d’autore / libri e vinili, una nuova realtà incastonata nella splendida cornice del centro storico di Mesagne e gestita dai ragazzi del circolo Arci La Manovella Mesagne. Una delle innumerevoli esperienze di Marco maturate per lo studio del fenomeno migratorio, è stata quella di toccare con mano le condizioni disumane della comunità indiana insediata nella provincia di Latina, documentando il tutto, ma soprattutto aiutando la comunità a ribellarsi e rivendicare i propri diritti contro la tirannia dei caporali e delle famiglie mafiose agenti su quel territorio. Info e diari su www.campidellalegalita.it
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arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
5x1000
Raccolta 5x1000: un’opportunità di crescita che va valorizzata di Greta Barbolini Arci direzione nazionale
Si è svolto giovedì 19 luglio presso il Senato un incontro a cura d Banca Popolare Etica per presentare la ricerca dal titolo ‘Il 5 per 1000 e lo sviluppo del non profit in Italia’ che ha rielaborato alcuni dati sull’andamento della raccolta dell’anno 2016 nel quadro di un’analisi comparata sul decennio 2006-2016. Durante l’incontro, è stata illustrata la ricerca dalla curatrice Samanta Bernardini e sono intervenuti Gabriele Eminente, direttore di Medici Senza Frontiere Italia; Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia; Sergio Pierantoni, responsabile del servizio amministrativo di Caritas Italiana; Alessandro Lombardi, Direttore Generale Terzo Settore del Ministero Lavoro e Politiche Sociali; Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse Credito Cooperativo e il senatore Steni di Piazza. Il primo dato che emerge è come il 2016 sia contrassegnato dal segno più: più preferenze espresse dai contribuenti; più enti ammessi a ricevere le donazioni; donazione media più alta; più dichiarazioni e quindi più Irpef nelle casse dello Stato grazie all’inizio della ripresa dell’economia. Sono stati 14 milioni i contribuenti che nel 2016 hanno destinato a un ente del terzo settore il 5x1000 del proprio Irpef (131.000 in più dell’anno prima, circa il 25% della popolazione); 57.000 gli enti ammessi a raccogliere le donazioni dei contribuenti (2.000 in più del 2015) e donazione media pari a 35 euro (2 euro in più del 2015). Si passa al segno meno invece quando si indaga sull’attribuzione media per singolo ente: la grande crescita numerica di enti ammessi alla raccolta è stata molto superiore al numero di contribuenti generando così una contrazione dell’importo medio che passa da 11.000 a 9.000 euro, pari a circa il 19 %. Nei 10 anni presi in esame dalla ricerca (2006 - 2016) la raccolta del 5x1000 ha totalizzato 4,2 miliardi di euro di cui 60% è andato ad enti con sede in Lombardia e Lazio; un ulteriore 20% è andato ad Emilia Romagna/Piemonte/Veneto/Liguria e il rimanente 20% a tutte le altre regioni. Questa fotografia però va completata da un crescente dinamismo in particolare di Puglia, Sicilia, Calabria che negli ultimi 5 anni registrano aumenti percentualmente rilevanti. La raccolta 2016, pari a 491 milioni di euro e quindi vicina al tetto di 500 milioni previsto dalla legge che, stabilizzando
il 5x1000, ne fissò il tetto, registra una fortissima polarizzazione: pochissimi enti - 121 su 57.000 - raccolgono il 48% dell’intero ammontare. La ricerca medica e scientifica rappresenta il settore che più attira le preferenze degli italiani: nel decennio 2006-2016 il 36% delle risorse sono andate a favore di tali fondazioni. Le associazioni sportive dilettantistiche riescono a raccogliere in media 2.000 euro; le altre associazioni 9.200 e le fondazioni per la ricerca sanitaria 1,5 milioni di euro. Si tratta di numeri che confermano come il 5x1000 rappresenti un’importante opportunità di crescita per il terzo settore che potrebbe essere potenziata dal DPCM allo studio che dovrebbe individuare, tra l’altro, la soglia minima sotto la quale azzerare l’attribuzione e rivedere i criteri di riparto delle scelte non espresse. Un’opportunità su cui si è più volte dibattuto nell’Arci per capire come intercettare maggiormente il sostegno di dirigenti, soci e socie, simpatizzanti. Il 2016 è stato per Arci l’anno del restyling della strategia di raccolta del 5x1000 con una campagna di coinvolgimento del territorio associativo. Il nostro slogan fu “Non possiamo stare fermi” e furono individuate alcune esperienze associative come testimonials del valore della nostra associazione nel Paese. Una campagna sviluppata prevalentemente all’interno dell’associazione quindi, puntando al coinvolgimento dei dirigenti e soci Arci attraverso strumenti sia tradizionali sia innovativi, con uno sforzo inedito di presenza su testate web su tutto il territorio nazionale. Il restyling e l’impegno comunicativo profuso ha veicolato l’opportunità di de-
stinare sia il 5x1000 sia il 2x1000 per la cultura che fu straordinariamente previsto per il solo 2016. I risultati della raccolta dell’Arci presentano ombre e luci, offrendo all’associazione elementi per una valutazione che non sia fine a se stessa ma con lo sguardo alla strategia per il futuro. Il dato positivo complessivo - di cui si dà conto in anteprima su Arcireport - è che accorpando i dati della raccolta del 5 e del 2 per mille si può considerare perfettamente centrato l’obiettivo di raddoppiare i donatori e la raccolta che l’associazione si era prefissa. Purtroppo infatti, la tardiva comunicazione dei risultati del 2x1000 non ha permesso al Consiglio nazionale riunito lo scorso maggio per l’approvazione del bilancio 2017 di prendere atto dei risultati della raccolta nel suo insieme. Integrando le informazioni dunque, Arci passa dai 1.857 donatori/trici del 2015 ai 3.406 del 2016 e da 54.244,35 euro di raccolta nel 2015 a 127.538,03 euro nel 2016. Dicevo sopra di ombre e luci. Ne consegno tre al dibattito per mezzo di Arcireport che certamente dovranno essere socializzate e rielaborate nelle sedi preposte per la definizione di obiettivi per il mandato 2018-2022. Il primo e principale dato riguarda la non adeguatezza del profilo di un’associazione importante come l’Arci rispetto al numero di donatori/trici. Per un’associazione con circa 4.500 circoli e 120 Comitati il numero di sostenitori attraverso le scelte fiscali rimane drammaticamente basso. La seconda riguarda la dimensione di inespugnabilità del 5x1000 per Arci: la raccolta del 2016 registra 1837 donatori per 55.003,63 euro. Sono dati sostanzialmente identici a quelli del 2015 (54.244,35 per 1857 donatori) che non premiano il lavoro dispiegato dalla Direzione nazionale e dai territori che hanno collaborato alla campagna. La sola nota positiva che possiamo evidenziare a riguardo della raccolta 2016 sta proprio nella stabilizzazione dell’importo che è in controtendenza rispetto alla flessione del 20% della raccolta media di cui si diceva sopra. Molto più interessante, e degna di ulteriori approfondimenti, invece è stata la risposta alla raccolta del 2x1000 (72.534,40 euro per 3406 donatori) come a segnare una maggiore riconoscibilità della dimensione culturale dell’associazione.
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cultura
Salvini sta riscrivendo il confine di civiltà
Pubblichiamo un contributo di Andrea Satta, pediatra e musicista, promotore del progetto ‘Mamme narranti’, collaboratore e amico dell’Arci sarà anche al Festival Sabir a Palermo La cosa più grave che sta facendo Salvini (cioè non so se sia la più grave, perchè cosa c’è di più delittuoso che non soccorrere chi si trova in dichiarata e assoluta fragilità?) è che l’arroganza con cui si impone sta riscrivendo la linea dell’intollerabile, il confine di civiltà, del «Questo non si può fare». Dopo Salvini si può dire «Non avevo tanto coraggio, l’ha trovato lui per me, me lo ha dato lui il gancio, in fondo a me non è successo niente, mi sento meglio e sto nel giusto», quindi si può soffrire e magari morire in mare (aggiungendo anche un purtroppo), «ecco è successo». Un ‘agito’, un salto nella percezione del vietato, oltre il tabù, oltre il senso di responsabilità, una ridefinizione del conflitto fra interesse e coscienza, una nuova coscienza che parte ormai da questo nuovo livello. Stessa cosa vale
per la questione delle armi. È come l’urbanizzazione di un’area di campagna alla periferia della città, a un certo punto, cioè dopo un po’ di tempo, immaginare al posto del brulicare di gente e del via vai continuo, al posto dei negozi e delle luci, delle insegne, dei bus, degli asfalti e dei marciapiedi, di tutto quello che fa tessuto urbano, un paesaggio agreste e bucolico è impossibile (come il mare a Milano è un viaggio nel fantastico e nell’onirico). Se questa mutazione -Salvini per la fascia di popolazione oggi adulta rappresenta la condivisione domestica di un demone fino ad ora quasi inconfessabile, per le generazioni che si stanno formando avremo semplicemente il plafond, la condizione data. Le nuove generazioni saranno a valle della mutazione, quindi con poca pos-
sibilità, se non attraverso strumenti culturali, di confronto. Il livello cui assuefarsi naturalmente sarà consegnato già dopo la modifica, la soglia di dolore e giustizia compatibile anche, il piano d’appoggio da cui ragionare e il discrimine non apparirà ai nostri ragazzi spostato, ma semplicemente sarà quello. La platealità con cui Salvini agisce in tutto questo farà scuola perchè verrà spacciata per schiettezza e autenticità, intese come valore. Solo leggere e conoscere la storia può aiutare. Per questo ci vorranno sempre più ignoranti e ci ubriacheranno con tutto quello che non ci darà il tempo e poi, da un certo punto in poi, la capacità di capire e di pensare. Andrea Satta
10.000 cartoline di creativi italiani per denunciare le morti in mare Inviare 10.000 cartoline al ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha fatto dell’affermazione «Vedranno l’Italia solo in cartolina» il leitmotiv di quest’estate su temi come migranti, navi umanitarie e chiusura dei porti: è l’obiettivo di Solo in cartolina - Estate 2018, la campagna di denuncia contro le morti in mare lanciata da un gruppo di giovani creativi per raccontare ciò che succede al largo delle coste italiane schierandosi al fianco di chi salva le vite in mare. Soccorrere chi rischia di morire in mare è infatti una priorità e un dovere. Ostacolare le operazioni di salvataggio è una violazione dei diritti umani. L’obiettivo della campagna è denunciare ciò che avviene in mare mobilitando la comunità creativa, ma anche informare e sensibilizzare i cittadini sul ruolo delle ONG e sul lavoro che fanno nei nostri mari tramite le cartoline. Solo in cartolina – Estate 2018 è una call per creative fighters, per designer e illustratori da tutta Italia per raccogliere
e inviare cartoline che mostrino ciò che sta accadendo ormai quasi ogni giorno nelle acque del Mediterraneo. Vintage, trash, anni ’90 con saluti e baci dalle più belle località di mare italiane, al largo o a riva, con imbarcazioni di fortuna, gommoni fumanti e pieni di persone, giubbotti arancioni a galleggiare: cartoline dal mare, di qualsiasi stile purché ricordino la tradizionale corrispondenza estiva, verranno caricate con credits sul sito www.soloincartolina.it e poi stampate nel formato standard e inviate al numero 1 di Piazza del Viminale a Roma.
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giovani
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
Riot Village in Calabria nel campeggio Another Beach Project di Giacomo Cossu coordinatore nazionale Rete della Conoscenza
Siamo giunti alla XII edizione di Riot Village - Campeggio Studentesco (23 luglio - 6 agosto), organizzato dalla Rete della Conoscenza. Quest’anno si tiene ad Another beach project, dell’Arci Crotone, a Isola di Capo Rizzuto. Abbiamo deciso di cambiare località dopo tanti anni di edizioni svolte in Salento, meta popolare tra i giovani, per scommettere sulla partecipazione giovanile e sulla valorizzazione di un paradiso poco conosciuto. Another beach project, infatti, é un campeggio costruito e gestito dai giovani dell’Arci Crotone, una comunità straordinaria che protegge il terreno dalla speculazione edilizia diffusa nella costa. Insieme a loro vogliamo dimostrare che é possibile realizzare un modello di turismo sostenibile a partire dal basso, in un territorio segnato dalla povertà e dall’emarginazione. Tra i gigli di mare attentamente custoditi dai campeggiatori, si incontrano ragazze e ragazzi di tutta Italia, per scambiare idee, condividere strategie politiche, rilanciare
l’impegno a superare questa fase politica dominata dalla paura e dalla solitudine. Portare in un Comune sciolto per mafia il nostro campeggio studentesco, gestito da uomini e donne che da anni combattono in questo territorio in prima linea contro la criminalità organizzata, è per noi un onore. Inoltre la sinergia e il clima costruttivo che si è instaurato nel campeggio tra Arci e Rete della Conoscenza è per noi motivo di grande entusiasmo: il campeggio é attraversato da discussioni sui diritti degli studenti, il contrasto al razzismo, la mobilitazione autunnale, insieme a musica, divertimento e cultura. Per la prima volta ci troviamo in una struttura che possiamo sentire casa nostra, a differenza delle strutture turistiche commerciali che abbiamo incontrato in passato. Questa edizione è segnata anche da due importanti eventi, ovvero i congressi delle organizzazioni Unione degli Studenti e Link Coordinamento Universitario, che
rinnoveranno i gruppi dirigenti per i prossimi due anni, interrogandosi profondamente su quale sia il ruolo di studenti e studentesse nelle scuole e nelle università, nella prospettiva di contribuire ad un cambio di direzione della fase politica che viviamo. Il 3 agosto si terrà uno dei momenti più importanti: il laboratorio sul mutualismo con la partecipazione della presidente Arci Francesca Chiavacci e tanti militanti del territorio. Vogliamo condividere l’importanza della piattaforma MuSA come strumento per avviare percorsi mutualistici sui territori, confrontando idee e mettendo a sistema le esperienze provenienti da tutto il Paese per l’accesso all’Istruzione, alla cultura e per il contrasto al razzismo dilagante. Tra i gigli di mare sta nascendo una grande collaborazione tra le nostre organizzazioni, una scommessa sul nostro futuro. www.riotvillage.it
Fino al 6 agosto Revolution Camp a Montalto Marina Si chiama Revolution Camp il più grande villaggio studentesco dell’estate partito il 25 luglio e che si concluderà il 6 agosto con le ripartenze delle centinaia di studenti che affolleranno la pineta di Montalto Marina, in provincia di Viterbo. «Siamo molto soddisfatti del programma che siamo riusciti a mettere in piedi per questa settima edizione del Revolution Camp: inizieremo il 27 luglio la serie di dibattiti serali con il tema delle migrazioni e dell’inclusione e sarà con noi Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci - dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’UDU - Si aggiungeranno a partire dal 29 luglio anche i nostri partner di Arcigay Giovani con lo Youth Pride Camp, dedicato alle tematiche LGBT+». Prosegue Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi: «Parleremo il 27 della questione meridionale con Peppe Provenzano vice direttore Svimez; il 28 pomeriggio avremo con noi Erri De Luca che racconterà la sua esperienza a bordo delle navi di soccorso nel Mediterraneo e la sera ci confronteremo con il presidente della
Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il 29 parleremo delle famiglie arcobaleno assieme al segretario nazionale di Arcigay Piazzoni e alla presidente di Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia. Il 30 luglio analizzeremo assieme al portavoce di Amnesty International IT Riccardo Noury la violenza verbale dell’ultima campagna elettorale per le politiche e nel tardo pomeriggio avremo con noi il direttore dell’Espresso Marco Damilano che ci parlerà, a 40 anni dai fatti, del caso Aldo Moro. Il 31 parleremo di come il movimento del 68 abbia cambiato il corso della storia con un protagonista del movimento trentino, Marco Boato e il giornalista di Repubblica Concetto Vecchio». Continua Elisa Marchetti: «Il 1 agosto apriremo lo sguardo all’Unione Europea e al suo ruolo nello scacchiere geopolitico mondiale con Nathalie Tocci direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, Massimo D’Alema, presidente della fondazione Italianieuropei, l’europarlamentare Brando Benifei e la portavoce dell’Associazione ONG Italiane Silvia Stilli. Il 2 agosto
invece Susanna Camusso, segretaria generale CGIL e il prof. Gianfranco Pasquino si confronteranno sull’importanza delle organizzazioni di massa nell’epoca dell’individualismo in cui viviamo. Il giorno seguente abbiamo in programma un dibattito organizzato assieme alla Gioventù Federalista Europea sulle prospettive dell’UE, assieme a Fausto Durante del comitato esecutivo CES e Patrizia Pozzo di Diem25. Infine, il 4 agosto discuteremo del ruolo della comunicazione in politica assieme a Dino Amenduni dell’Agenzia Proforma, Lorenzo Bianchi di VICE e Giulia Blasi, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica». Il Revolution Camp ospiterà anche due cineforum aperti al pubblico e gratuiti: il 29 sarà proiettato Il giovane Karl Marx di Raoul Peck e il 31 ci sarà una delle prime italiane di Iuventa alla presenza del regista Michele Cinque. Ci sarà anche tanta musica, con Cimini, Willie Peyote, MYSS KETA, Frah Quintale e il rap di Claver Gold. www.revolutioncamp.it
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ucca
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
Nonna Roma, il nostro banco alimentare per i meno abbienti Oltre ai servizi alla persona, anche il cinema porta socialità al Prenestino di Alberto Campailla presidente dell’Associazione Nonna Roma
In Italia l’ultimo rapporto Istat uscito il mese scorso registra 5 milioni di persone sotto la soglia della povertà assoluta, un dato che amplifica ulteriormente le disuguaglianze nel nostro paese. E Roma non è più solo la capitale di questo Paese, ma anche di nuove povertà e disuguaglianze che crescono. Nella capitale in particolare sono censite 7.500 persone senza fissa dimora, ma stime attendibili parlano di almeno il doppio. La casa non è più un diritto e l’emergenza abitativa coinvolge oltre 30mila famiglie; di queste, 5mila vivono in case occupate. Sono inoltre il 14% le famiglie che in Italia non possono permettersi un’alimentazione equilibrata con cibo proteico almeno ogni due giorni; un dato in linea con quello greco (13,8%) e circa il doppio di Francia e Spagna. Sono dunque necessarie politiche pubbliche e risposte articolate a questa emergenza umanitaria che a Roma riguarda 170mila famiglie e oltre 30mila bambini. Lottare per queste politiche pubbliche e rimettere al centro il tema delle disuguaglianze e della miseria a cui sono sottoposte milioni di persone deve essere a nostro avviso una priorità per i movimenti e le organizzazioni sociali, soprattutto ora che il governo gialloverde, consegnatoci dalle elezioni del 4 marzo, fomenta una guerra tra ultimi e penultimi attraverso una retorica xenofoba e razzista che mira a far apparire i migranti come la causa del peggioramento delle condizioni economiche e sociali di larga parte della po-
polazione. È necessario altresì un impegno diretto contro la povertà: spendersi in prima persona su questa battaglia decisiva a difesa degli ultimi. Per questo da circa un anno è nata Nonna Roma, un progetto sostenuto da Arci Roma e Cgil, che sostiene e aiuta al momento circa 110 nuclei familiari per un totale di 280 persone meno abbienti attraverso erogazione di beni di prima necessità e nello stesso tempo con una rete di servizi alla persona, per permettere di uscire da una condizione di disagio e marginalità economica e sociale. Stiamo seguendo attivamente anche vertenze per la difesa del diritto alla casa attraverso presidi anti-sfratto e assistenza legale, cercando di rendere queste persone protagoniste di un processo di cambiamento personale e collettivo. Nonna Roma opera nel V Municipio della capitale, situato nel quadrante est, che è la zona più povera di Roma, e in queste aree periferiche il tema della disuguaglianze si pone pure per quanto riguarda l’accesso alle occasioni culturali e ricreative, che si concentrano per lo più nei quartieri centrali della metropoli, presentano spesso costi d’accesso non affrontabili da tutti
e non sempre parlano i tanti linguaggi e le diverse culture che si incrociano nella nostra città. Per questo Nonna Roma ha deciso di organizzare #CinemAperto, una piccola arena allestita nel mese di luglio a Viale Agosta, una piazza del nostro Municipio, senza biglietto di ingresso e capace di localizzare il centro del divertimento proprio in periferia. Grazie al decisivo contributo di Ucca, Arci, Cgil e, per un evento speciale, Banca Etica. Spezzare la guerra tra poveri è la sfida più profonda in questa fase storica, che passa dal vivere quotidiano, dalle pratiche di socialità, dagli spazi condivisi. Secondo noi passa anche da una piazza d’estate divertente, animata dalle proiezioni, ma anche da giochi e attività per i più piccoli. La nostra scommessa è rivolta ai nostri nonni e alle nostre nonne che d’estate rimangono soli in città; ai genitori, alle coppie, alle persone appesantite dalle mille fatiche del quotidiano; agli studenti e alle studentesse che non hanno parenti da raggiungere in posti di mare, ai colleghi e alle colleghe che semplicemente non possono permettersi una vacanza; e anche ai tanti nuovi residenti che vengono da altre storie e non si sentono ancora a casa nella nostra metropoli. Il nostro impegno è rivolto a costruire uno spazio comune nel quale tutti loro e tutti noi possiamo condividere un momento di socialità e così riconoscerci più simili, curiosi e divertiti di quanto potessimo mai sospettare. Il nostro obiettivo è costruire una resistenza alle politiche liberiste bipartisan che in questi anni hanno messo a dura prova milioni di persone e a quelle leghiste che, pur di perpetuare questo stato di cose, cercano capri espiatori tra gli ultimi degli ultimi. CinemAperto quindi per fare comunità, combattere le disuguaglianze e costruire un’alternativa.
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54 migranti sbarcano a Sovereto, a pochi metri dal camping gestito dal circolo Arci Ubi Maior a cura di Arci Crotone e Rete della Conoscenza
54 migranti kurdi e siriani a bordo di un veliero sono sbarcati la mattina del 24 luglio sulla costa di Sovereto a poche centinaia di metri dal Sovereto Camping gestito dal circolo Arci Ubi Maior Another Beach Project che in questi giorni ospita il campeggio studentesco più grande d’Italia: il Riot Village della Rete della Conoscenza. «La risposta dei bagnanti, dei turisti e delle persone che erano presenti è stata di una generosità commovente - dichiara Francesco Perri, presidente provinciale dell’Arci Crotone. Ormai da 3 anni a Sovereto organizziamo la stagione estiva dell’Another Beach Project basata sulla cultura, l’integrazione e l’accoglienza. Ci ha commosso vedere come nel nostro territorio, a dispetto di tutto l’odio che dilaga sui social, sia ancora forte l’ospitalità e l’accoglienza che ci ha sempre contraddistinto. Come Arci Crotone non possiamo che esserne felici, speriamo che al più presto sia assicurata un’accoglienza in grado di garantire loro una vita degna.
Dal canto nostro continueremo la nostra azione politica di promozione di una società aperta e multiculturale». «Ogni giorno ci raccontano che il diverso è qualcuno di cui avere paura, qualcuno da respingere, mentre sui social e non solo la violenza cresce sempre più - dichiara Giacomo Cossu, coordinatore nazionale della Rete della Conoscenza. Intanto il governo con la complicità dell’Europa gioca sulla vita di migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo chiudendo i porti e costringendo uomini, donne e bambini a un’odissea senza fine. Come stamattina a Sovereto continuiamo a praticare solidarietà, ad abbattere i confini, ad aprire le scuole e le città, rivendicando libertà di movimento per tutti. Nei prossimi giorni di campeggio con dibattiti e iniziative affronteremo la tematica delle migrazioni e della giustizia sociale, per capire come a partire da scuole e università si possa praticare non solo accoglienza, ma miglioramento concreto delle condizioni materiali per tante e tanti migranti».
Ad agosto History Camp 3.0 di Serena Lenzotti Arci Modena
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti (Cesare Pavese). Un paese da dove partire e un paese dove arrivare, un luogo dove costruire esperienze e tessere relazioni, il cui profumo, i rumori, le cose che hai visto e le sensazioni che hai provato rimangono con te, creano parte del tuo bagaglio culturale. History Camp 3.0 è un viaggio di formazione, in un luogo di memoria caratterizzato da una storia resistenziale che ha scolpito le diverse memorie della guerra nelle persone che abitano l’Appennino modenese, e che lascia tracce di storia nel museo ma anche nei sentieri partigiani e nei colpi di mitraglia sui muri delle case ancora visibili. Un luogo nel quale gli eccidi hanno diviso allora e dividono oggi, la cui narrazione viene mediata attraverso sculture e associazioni che non vogliono dimenticare. History Camp 3.0 è un campo residenziale nel quale persone diverse con storie diverse cercano risposte e /o approfondimenti sulla storia più recente per cercare di capire quest’oggi complesso, duro e difficile. Un viaggio nel viaggio: e se la storia che si approfondisce è quella dei viaggiatori, dei migranti dall’Italia al mondo allora non c’è una storia passata e statica, ma un continuo evolversi di eventi che non ha fine. I viaggi non hanno fine, le migrazioni non hanno fine, i muri si distruggono o si scavalcano. Capire però cosa è stato per i primi migranti italiani approdare in una Francia e in un mondo dove il ‘forestiero’ sei tu, è un bel punto di partenza. History Camp 3.0 – le vie della migrazione / 20 – 25 agosto 2018 La quota di partecipazione è di 250 euro e include le lezioni frontali, le uscite, il soggiorno (5 notti e 6 giorni) e i pasti. Iscrizioni entro il 31 luglio 2018. www.arcimodena.org - lenzotti@arci.it - 0592924711
daiterritori
in più PER OGNI DOVE fest BRESCIA Arci Brescia e ArciRagazzi
Brescia presentano Per OgniDove FEST, festival solidale con le popolazioni terremotate del Centro Italia. Domenica 29 luglio dalle 16.30 ArciRagazzi proporrà animazione per bambini e ragazzi al Parco Primo Maggio di Collebeato che, dalle 19, vedrà l’alternarsi sul palco di sei live band. L’intero ricavato sarà devoluto al progetto Per Ogni Dove. fb Arci Brescia
L’importanza di essere piccoli
L’ottava edizione del festival L’importanza di essere piccoli, promosso dal circolo Arci Sassi scritti dal 2 al 5 agosto nell’Appennino tosco-emiliano, è dedicata alla memoria del poeta Pierluigi Cappello. Monica Demuru, Natalio Mangalavite, Maria Grazia Calandrone, Lastanzadigreta, Luigi Socci, Bianco, Antonio Di Martino, Fabrizio Cammarata, Filippo Gatti, Francesco di Bella e molti altri, sono i cantautori e i poeti a capo di questo cammino che unirà l’Emilia alla Toscana e che si svilupperà tra concerti acustici, letture, incontri, laboratori, installazioni e trekking. www.sassiscritti.org
cinema sotto le stelle BIENTINA (PI) Ricco il cartellone
2018 del Cinema sotto le stelle promosso da Arci Valdera, che nelle serate dal 3 al 21 agosto animerà il parco della villa comunale Pacini. Si inizia con un incontro sul tema dei diritti delle donne con il film Suffragette di Sarah Gavron: un appuntamento organizzato in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità dell’Unione Valdera. Il ricavato della serata verrà devoluto all’associazione Eunice di Pontedera, che si occupa del sostegno alle donne vittime di violenza. fb Arci Valdera
ARCI FESTA CREMONA Musica, incontri e
buona cucina per la 24esima edizione di Arci Festa promossa dal comitato Arci di Cremona nel Parco didattico Scout di via Lungo Po Europa. Undici serate, in programma dal 27 luglio al 6 agosto; tra gli appuntamenti, Portiamo Pazienza!, dieci serate per scoprire o ricordare, celebrare o criticare l’opera di Andrea Pazienza, a cura del circolo Arcicomics. www.arcicremona.org
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arcireport n. 24 | 27 luglio 2018
azionisolidali le notizie di arcs
a cura di Michele Pagano cooperante Arcs
Gestione idrica sostenibile e democratica in Camerun Nell’ultimo anno, nella regione dell’ovest del Camerun, un esperto ARCS, insieme a tecnici comunali, ha lavorato all’individuazione di tutte le infrastrutture di approvvigionamento d’acqua sul territorio dei comuni di Penka-Michel, Batié e Bamendjou. Risulta che solo il 40% sia funzionante. Alcune di queste saranno ripristinate grazie al progetto Promotion de la gouvernance de l’eau dans les communes de Bamendjou, PenkaMichel et Batie, finanziato dall’Unione Europea e che si realizzerà grazie alla collaborazione tra i 3 comuni e ARCS. Il progetto accompagna le amministrazioni locali nella formazione di enti, uffici e tecnici per la gestione delle risorse idriche, oltre che prevedere la ristrutturazione di un vecchio acquedotto per ognuno dei tre comuni. Questo obiettivo richiede uno studio delle infrastrutture già esistenti per valutare quale possa ricominciare a distribuire acqua. Per far ciò un esperto in risorse idriche di ARCS ha mappato tutti gli acquedotti già esistenti nella zona, collaborando con i tecnici locali referenti per i tre comuni del progetto. Si contano 37 acquedotti, 42 sorgenti e 138 pompe a motricità umana. Una volta scelte le strutture da ripristinare, questo piccolo team seguirà la fase dei lavori veri e propri che saranno realizzati da aziende locali. Contemporaneamente, nell’ambito del progetto, 15 tecnici seguiranno un corso di formazione per prepararsi alla manutenzione straordinaria, non solo dei 3 acquedotti ristrutturati, ma anche di tutti i piccoli punti di approvvigionamento già funzionanti, per un totale di oltre 200 punti acqua. Si parla di circa 1000 persone da formare ai temi dell’animazione comunitaria, gestione dei conflitti, tecniche contabili semplificate e manutenzione ordinaria delle infrastrutture. Questi comitati potranno rimettere in funzione anche i punti d’acqua i cui lavori di ristrutturazione non saranno direttamente finanziati dal progetto, con l’obiettivo di permettere ai circa 177.000 abitanti dei tre comuni di accedere in modo sostenibile e sicuro alle risorse idriche essendo coinvolte nella gestione delle stesse.
società
Riforma del Terzo settore, lettera aperta del Forum al Governo «Le parole del Presidente del Consiglio nel discorso di insediamento del 5 giugno scorso sono state un riscontro della piena consapevolezza che ha il Governo dell’importanza dei valori e delle azioni del Terzo settore per lo sviluppo del Paese e dell’urgenza di portare a compimento la riforma. Fare bene è importante ma oggi è necessario anche fare tempestivamente. Ad un anno dall’avvio, la riforma del Terzo settore ha evidenziato criticità che devono essere emendate. Un ulteriore ritardo nell’emanare un primo correttivo del Codice del Terzo settore prolunga una situazione ormai non più sostenibile di incertezza normativa - sul piano fiscale e civilistico - e organizzativa che complica e, in alcuni casi, rischia di compromettere l’opera di 11 milioni di soci e volontari impegnati in oltre 300.000 organizzazioni di volontariato e di promozione sociale operanti nelle nostre comunità. Tutte queste associazioni sono tenute, entro febbraio 2019, a modificare i propri statuti sociali e a ridefinire aspetti determinanti della loro attività, fino al cambiamento della stessa qualifica giuridica. Tutto ciò non può essere effettuato in presenza di un dato normativo incompleto e instabile che, anche alla luce della eventuale proroga di 4 mesi per l’adozione dei provvedimenti correttivi, è passibile di ulteriori modifiche. Certezze normative, fiscali e civilistiche sono peraltro indispensabili anche per sbloccare la costituzione di nuovi soggetti fermi da più di un anno nell’attesa che si definisca un quadro normativo certo. Chiediamo quindi, anche in relazione alle aperture più volte manifestate: - una interlocuzione organica su tutti i provvedimenti inerenti il completamento e l’attuazione della riforma; - che il Governo eserciti la delega emanando uno o più provvedimenti correttivi; - che un primo correttivo contenente
le indispensabili modifiche e precisazioni relative al funzionamento delle associazioni, al trattamento fiscale e alla proroga dei tempi per gli adeguamenti statutari venga emanato entro il 2 agosto, come previsto dalla legge delega, consentendo agli enti di attivare in tempi adeguati valutazioni e processi democratici interni ineludibili; - che si sblocchi l’iter di approvazione del decreto che definisce le attività secondarie (art 6 del DLGS 117/2017)». A firmare la lettera i presidenti di 69 organizzazioni, tra cui l’Arci. Elenco completo su www.arci.it
arcireport n. 24 | 27 luglio 2018 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Giuseppe Luca Basso Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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