arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 17 | 19 maggio 2016 | www.arci.it | report@arci.it
No a una riforma che rischia di restringere gli spazi di partecipazione e rappresentanza di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci
In queste settimane stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale relativa al referendum sulle modifiche costituzionali previsto per ottobre. Abbiamo già detto, ma non è inutile ripeterlo, che l’orientamento largamente condiviso all’interno della nostra associazione sul merito della materia referendaria parte dalla considerazione che la riforma proposta rischia di assecondare e accelerare la tendenza ad un restringimento della partecipazione democratica e della rappresentanza. Per questo, pur consapevoli che sarebbero necessari aggiornamenti alla seconda parte della Costituzione, siamo invece convinti che le modifiche proposte siano sbagliate e che, pur non mettendo in discussione, come sempre, l’agibilità politica di posizioni diverse al nostro interno, sia giusto pronunciarsi per il No al referendum costituzionale, così come siamo convinti che sia necessario cambiare profondamente il c.d. Italicum, la riforma elettorale voluta dal Governo. Si è detto di voler superare, con la riforma, il bicameralismo perfetto, ma in realtà ne sortisce un Senato dal profilo poco
chiaro. Si agita la bandiera del ‘risparmio’ su costi e tempi della politica, ma si rischia il proliferare dei procedimenti legislativi. In nome della correzione di alcune storture del titolo V, si va verso un brusco ri-accentramento dei poteri dello Stato, a scapito di principi e vantaggi di politiche di prossimità al territorio, mentre si lascia intatto il potere delle regioni a statuto speciale. È su queste ragioni, di merito, che si fonda anche il nostro rifiuto di trasformare la consultazione referendaria in un giudizio sull’operato del Governo, cosa che può nuocere molto al paese e, probabilmente, agli stessi sostenitori del sì. In queste ultime settimane, invece, la logica del plebiscito con una conseguente degenerazione dello scontro è sembrata prevalere. L’ANPI ha subito attacchi scomposti sulla stampa, che ci hanno lasciati davvero stupiti e amareggiati, così come l’aspro confronto che il presidente Smuraglia ha dovuto sostenere con la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi. Stiamo contribuendo a promuovere la
raccolta delle firme per il referendum costituzionale (che può essere richiesto anche dai cittadini) e per due quesiti - premio di maggioranza e capolista bloccati - che, se approvati, possano modificare profondamente la legge elettorale. È una battaglia che stiamo conducendo anche con altre forze, ma nella quale ci siamo trovati, a livello nazionale e nei territori, molto in sintonia con l’ANPI, un’associazione a cui siamo legati da una storia e un’attività quotidiana comune. Abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa su questo tema e abbiamo indetto una settimana straordinaria di mobilitazione per la raccolta delle firme dal 22 al 29 maggio. Si tratta di un Protocollo non formale, perché sincera è la volontà di impegnarci a fondo, con la nostra autonomia, la nostra indipendenza di pensiero, il nostro obiettivo, comune, di veder realizzata appieno la democrazia. Si tratta infatti di una grande questione democratica, come abbiamo scritto nel titolo del nostro documento comune. Ed è importante che tutti e tutte ci sentiamo impegnati.