Arcireport n 35 2015

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 35 | 15 ottobre 2015 | www.arci.it | report@arci.it

La Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci

Il 17 ottobre è la Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà. Una giornata istituita nel 1993, con la risoluzione 47/196, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La povertà non è una malattia o frutto del destino. È la conseguenza di scelte concrete che costringono centinaia di milioni di persone nel mondo a vivere in condizioni di deprivazione e di precarietà. I governi s’impegnano periodicamente ad adottare misure di contrasto alla povertà, addirittura ad eliminarla (basti ricordare la campagna ONU Obiettivi di sviluppo del Millennio, fallita miseramente, adesso rilanciata con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), salvo poi fare esattamente il contrario di quello che servirebbe. È di oggi la notizia, diffusa da un importante istituto bancario elvetico, Crédit Suisse, che l’1% degli abitanti del mondo (chi ha un patrimonio superiore a 760mila dollari) possiede la metà del patrimonio del pianeta. Esattamente quanto il restante 99% dell’umanità. Uno squilibrio che si è accentuato dopo

il 2008, ossia dopo l’inizio della terribile crisi finanziaria globale che ha investito l’intero pianeta. La crisi, dicono gli analisti del Crédit Suisse, ha favorito e sta favorendo i ricchi che diventano ancora più ricchi, sia in termini assoluti che relativi. Cioè ai ricchi la crisi conviene. E non ci sarebbe da meravigliarsi se l’avessero favorita e la stessero ancora alimentando. Sempre oggi, il Consiglio dei Ministri italiano si appresta a votare la legge di Stabilità introducendo molte altre misure alla lista di quelle già consolidate che negano gli impegni presi per contrastare la povertà. Tra queste, vale la pena evidenziare la cancellazione della tassa sulla prima casa anche per quelle di lusso, una scelta che ha come obiettivo esplicito quello di far pagare meno ai ricchi. E nella stessa direzione va l’innalzamento del tetto del contante da 1000 a 3000 euro, favorendo l’evasione fiscale che nel nostro Paese, com’è noto, ha dimensioni drammatiche. Insomma si continuano a decidere interventi che vanno sempre nella stessa direzione, cioè quella di togliere ai poveri

per dare ai ricchi, puntando a far pagare la crisi alle fasce più deboli della popolazione e ad aumentare i profitti di quelli che già sono stati ampiamente premiati fino ad oggi ed hanno visto aumentare i loro guadagni. Il 17 ottobre sarà quindi un’occasione per ribadire che queste politiche, e i governi che le portano avanti, non sono interpreti dell’interesse generale ma di quello, privato e non pubblico, di alcune categorie che, rappresentando una minoranza sparuta della popolazione, detengono però gran parte delle ricchezze, dei mezzi di informazione (che in Italia purtroppo non sono nemmeno lontanamente, fatte le dovute eccezioni, indipendenti), delle risorse per finanziare partiti e campagne elettorali. In molte piazze italiane ci saranno manifestazioni e assemblee promosse dalla campagna Miseria Ladra, alla quale l’Arci ha aderito, con l’obiettivo molto concreto del reddito di cittadinanza e del finanziamento in misura adeguata delle politiche sociali. Infatti, i trasferimenti dello Stato verso gli enti locali e le regioni in questi anni sono stati ridotti quasi a zero, e le amministrazioni locali non hanno più risorse. Lo Stato anziché «rimuovere gli ostacoli», come recita l’art.3 della nostra Costituzione, ne produce sempre di più e alimenta disuguaglianze, disoccupazione e povertà. È ora di dire basta e di dirlo ad alta voce.


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