arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 37 | 24 novembre 2016 | www.arci.it | report@arci.it
Non una di meno
Il 26 novembre in piazza a Roma contro la violenza maschile sulle donne di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
Il 25 novembre, fin dal 1999, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne. Lo ha deciso, con una risoluzione, l’assemblea generale dell’Onu, a dimostrazione di quanto sia grave e diffusa in tutto il mondo questa pratica brutale. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio, avvenuto quel giorno nel 1960, delle tre sorelle Mirabal nella Repubblica dominicana sotto la dittatura di Trujillo. Mentre si recavano a visitare i loro mariti, in prigione per motivi politici, furono catturate, torturate e uccise da agenti del servizio di informazione militare. La loro colpa, e quella dei loro mariti, era stata l’opposizione attiva al regime di Trujillo. Sono quasi 7 milioni le donne italiane che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Nel solo 2016 ne sono state uccise 116, più di una ogni tre giorni. Sono dati del Rapporto Eures (Istituto di ricerche economiche e sociali), secondo cui quest’anno più del 50% dei femminicidi si è registrato al nord e il 76% in ambito familiare. La violenza maschile sulle donne non è però un fatto privato, ma un fenomeno
strutturale e trasversale, troppo spesso condannato solo a parole ma tollerato nei fatti. Serve un cambiamento culturale radicale, di cui ancora non si vede traccia. Basta pensare alla recente campagna del Fertility day promossa dalla ministra alla Salute Lorenzin per capire quanto lavoro ci sia ancora da fare, anche tra le stesse donne. Intanto manca un piano programmatico efficace, che vada dalla formazione nelle scuole sulle tematiche di genere al finanziamento dei centri antiviolenza, che ogni anno offrono supporto e assistenza a più di 116mila donne. Molti di questi centri rischiano la chiusura, per ragioni burocratiche legate alla revoca degli spazi loro assegnati o per mancanza di risorse, una chiusura che significherebbe rigettare nella solitudine le donne che ad essi si sono rivolte, iniziando un percorso di riabilitazione che verrebbe bruscamente interrotto. Il 26 novembre a Roma l’Arci sarà al grande corteo promosso dalla rete ‘Non una di meno’, nata in Argentina e in Italia promossa da Donne in rete contro la violenza (D.i.re), Io decido e Udi. Alla mobilitazione parteciperanno associazioni, col-
lettivi, studentesse, tutte quelle donne che hanno deciso di manifestare insieme per dire BASTA, basta alla violenza, basta alla rappresentazione stereotipata che i media si ostinano a dare, basta a una cultura che continua a colpevolizzare e a negare la libertà e il diritto all’autodeterminazione delle donne. Ma si manifesterà anche per ricordare le vittime, per combattere le discriminazioni e le ingiustizie sul lavoro, per il riconoscimento di uguali diritti. Il giorno dopo, sempre a Roma, saremo all’assemblea che si terrà su questi temi, con l’obiettivo di elaborare un piano articolato in grado di incidere davvero sui comportamenti maschili e sulle scelte del governo, perché riveda l’inefficace piano antiviolenza adottato nel 2015. Abbiamo anche aderito alla campagna internazionale per combattere la violenza contro le donne promossa dalla Rete Euromed per i diritti umani, il network di organizzazioni sociali europee, del nord Africa e del Medio Oriente di cui Arci fa parte. La campagna si realizzerà in tutti i paesi dove la Rete è presente. Perchè di violenza maschile non si muoia più.