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d e l l ’ A r c i
anno IX - n. 40 15 novembre 2011
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Le scelte che attendono il nuovo governo + Il peggior governo della storia repubblicana, dopo aver portato il paese sull'orlo del baratro, esce finalmente di scena. È una svolta importante, che abbiamo vissuto con un senso di liberazione. Ma la festa lascia già il posto all'ansia per i molti problemi da risolvere. Ci siamo liberati di Berlusconi, restano le macerie che ha prodotto: economiche, sociali, culturali, morali. Rimuoverle sarà dura. Di fronte al fallimento del ciclo politico che ha segnato gli ultimi vent'anni di storia italiana, è chiaro che l'esito naturale sarebbe stato il ricorso alla volontà degli elettori, per dotare un nuovo Parlamento e un nuovo Governo della legittimazione e della forza necessarie a invertire la rotta. Tuttavia, la gravità della situazione economica e l'urgenza di scongiurare guai peggiori hanno indotto a non perdere altro tempo e formare subito un nuovo esecutivo. Basterà questo, in assenza di un vero cambio del quadro politico, a garantire la necessaria discontinuità? Nonostante gli sforzi dell'opposizione e le grandi mobilitazioni sociali, a dare la spallata decisiva al governo sono stati i mercati. Ironia della sorte, gli stessi attori che per anni avevano felicemente condiviso le sue scelte oggi licenziano un premier ormai inaffidabile e screditato. Al suo posto avremo una persona certamente competente, un serio e autorevole esponente del pensiero liberista. Ma sappiamo anche che proprio il fallimento del liberismo è all'origine di questa crisi. Serve un vero cambio di strategia, con scelte nette e rigorose che sappiano conciliare sviluppo ed equità. Non vanno in questa direzione le misure che la Bce e i governi europei di destra ci chiedono. Se i mercati denunciano i sintomi dei nostri problemi, non è detto che debbano imporci anche la cura per risolverli. È evidente che il risanamento dei conti pubblici non è rinviabile, ma decidere come farlo e come distribuirne i costi fra le diverse componenti sociali spetta solo a noi. Non è possibile farlo a scapito dei diritti sociali e del lavoro, dei beni pubblici e del welfare. Le risorse vanno trovate altrove, facendo pagare chi non ha mai pagato, perseguendo gli evasori, tassando rendite e patrimoni. Operare una seria azione redistributiva, rimettere al centro lavoro, beni comuni, welfare, ambiente, cultura e istruzione, democrazia: sono le prime sfide che il nuovo governo si troverà di fronte se vorrà restituire fiducia ai cittadini e recuperare risorse per rilanciare il sistema paese.
Articoli alle pagine 1, 2, 3
Un viaggio di mille chilometri inizia con un piccolo passo o scorso 21 agosto a Krems, in Austria, 400 delegati provenienti da 34 paesi europei hanno sottoscritto l’appello Sovranità Alimentare in Europa, ora! - in attuazione della Dichiarazione di Nyéleni adottata in Mali nel 2007 dal Forum Internazionale sulla Sovranità Alimentare. Il Movimento, di cui fanno parte reti contadine, lavoratori agricoli e giovani senza terra, studenti, ecologisti e associazioni, si propone di individuare alternative possibili agli attuali insostenibili modelli agricoli e alimentari. Un modello che ha portato ad avere nel 2009, nel mondo, 1,09 miliardi di persone sottonutrite. Eppure, nello stesso anno: - si sono prodotti alimenti atti a soddisfare i bisogni alimentari di 12 miliardi di persone, il doppio circa della popolazione mondiale; - tra il 30% e il 40% del cibo prodotto finisce nei cassonetti (in Italia 6 milioni di tonnellate/anno); - negli USA 35 milioni di persone non hanno
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accesso garantito al cibo, in Europa ben 43 milioni; - dei circa 2.300 milioni di tonnellate di cereali prodotti nel mondo solo poco più di 900 sono stati destinati all’alimentazione umana, il resto alla produzione di biocarburanti e mangimi animali; - si calcola che per produrre 50 litri di bioetanolo siano necessari 230 kg di mais, sufficienti a sfamare una persona per 1 anno; - per produrre 1 kg di carne sono necessari da 4 (pollo) a 30 kg (manzo) di cereali, si emettono 36,4 kg di CO2, si rilasciano nell’ambiente 59 gr di fosfati e 340 gr di anidride solforosa (quanto un’auto che percorre 250 km), e per l’intero ciclo si consumano ben 15.500 litri di acqua! - negli USA si consumano 123 kg di carne a testa (in gran parte rossa) mentre in India solo 5 kg (pollo); - Il’World Cancer Institute consiglia di non superare 80 gr/giorno di carne rossa, cioè 30 kg/anno: in Italia si consumano 92 kg/anno continua a pagina 2
EMERGENZA ALLUVIONE I PAGINA 4 Un articolo di Stefano Kovac sull’opera dei volontari Arci a Genova
IN CIRCOLO I PAGINA 10 Intervista a Ornella Pucci, neopresidente di Arci Marche