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d e l l ’ A r c i
anno IX - n. 41 22 novembre 2011
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Né pregiudizi né cambiali in bianco + Non c'è dubbio che il governo Monti rappresenti una bella novità dal punto di vista dello stile, una rottura netta coi toni populisti ed eversivi del recente passato. Non è cosa di poco conto aver ridato sobrietà e decoro alle istituzioni e recuperato la dimensione di un civile confronto politico. Che poi questo governo sia anche in grado di risolvere i problemi rispondendo alla domanda di cambiamento che emerge dal Paese è altra cosa e resta tutta da dimostrare. Nei discorsi d'insediamento a Camera e Senato non sono mancate note positive, come sulla lotta all'evasione e all'economia illegale, insieme ad altre sconcertanti, dalla difesa della riforma Gelmini all'assenza di ogni riferimento ai temi ambientali. Restano sospesi nodi decisivi, dall'ici all'istituzione della patrimoniale, alla delega fiscale e assistenziale, che sarà il vero banco di prova per la sopravvivenza di un sistema pubblico di welfare finanziato con un equo ricorso alla leva fiscale. Restano aperti punti dirimenti, come l'applicazione dell'esito del referendum in materia di servizi pubblici locali, o le misure contro la precarietà chieste a gran voce dal mondo giovanile. Aspettiamo le risposte. Ben sapendo tuttavia che oggi non abbiamo il governo delle sinistre, ma un esecutivo d'emergenza sostenuto da forze politiche che restano fra loro alternative, tanto sul piano dei riferimenti valoriali e dell'approccio culturale quanto su quello degli interessi materiali che rappresentano. Perciò le opposizioni di ieri, pur sostenendo oggi il governo, non possono non guardare oltre, nell'orizzonte di una vera alternativa. Perché ciò avvenga è bene che resti viva la mobilitazione sociale. Le forze su cui contare ci sono, nella consapevolezza diffusa dell'insostenibilità di questo modello di sviluppo, nelle tante vertenze locali in atto; nelle pratiche di autorganizzazione che sperimentano dal basso nuovi modi di lavorare, produrre, consumare; nelle relazioni, nei saperi e nelle culture delle nostre comunità. Piccole cose all'apparenza, che possono però contribuire al cambiamento verso la società dei beni comuni, dei diritti, della vera democrazia. Sono i temi su cui i circoli Arci hanno discusso nei giorni scorsi a Rieti; sono anche le parole d'ordine con cui il popolo dell'acqua tornerà in piazza il 26 novembre per chiedere il rispetto del voto referendario. Con un messaggio chiaro per il nuovo governo: nessuna opposizione pregiudiziale, ma anche nessuna cambiale in bianco.
Il 26 novembre in piazza per l’acqua, i beni comuni, la democrazia
Il 26 manifestazione nazionale a Roma per difendere l’esito dei referendum. Articoli a pagina1 e 2 er salvare l’Italia dalla crisi e dal dissesto provocato da uno sviluppo dissennato serve un investimento grande sui beni comuni, sulla cultura e sulla democrazia. E solo la partecipazione può ridare dignità e valore a una politica nuova, capace di portare il paese fuori dal disastro. Tutto questo è possibile. Lo dimostrano scelte come quella del Comune di Napoli per la ripubblicizzazione dell’acqua. Lo dicono le buone pratiche che coniugano riconversione ecologica, lavoro, ricerca, cultura e partecipazione. Non è obbligatorio sanare i conti pubblici privatizzando, svendendo il patrimonio nazionale, tagliando diritti e lavoro, mettendo a rischio società e territori. È vero piuttosto il contrario: il disegno della società sostenibile è dettagliato e credibile. Non si scontra con i limiti imposti dalla crisi globale ma al contrario offre una via maestra per uscirne tutti vivi, vegeti e più felici. Crea lavoro, tanto lavoro, produce benessere e socialità.
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SEMINARIO RIETI I PAGINA 2 Un articolo di Michela Faccioli, presidente Arci Verona
Ciascuno può portare a questo grande mare del cambiamento la sua goccia d’acqua. Milioni di cittadini sono impegnati direttamente a cambiare modelli e stili di vita, per vivere meglio e consegnare ai figli un mondo vivibile. Sono migliaia i circoli dell’Arci impegnati in buone pratiche di sostenibilità ambientale, sociale, culturale, democratica. Anche noi ci opponiamo a qualsiasi tentativo di cancellazione dell’esito referendario, contro la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali e dei beni comuni. Il popolo italiano ha votato per l’acqua pubblica, la volontà popolare va rispettata e attuata. Il 28 novembre a Durban si aprirà la Conferenza Onu che dovrà tentare di fermare il riscaldamento climatico. Anche la manifestazione del 26 novembre è un bel modo per fare la nostra parte nella mobilitazione globale tesa a salvare il pianeta: con un’altra economia e un’altra società, con più partecipazione e più democrazia.
INTERNAZIONALI I PAGINA 5 Un articolo di Paola Caridi sulla situazione in Egitto