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d e l l ’ A r c i
anno X - n. 4 31 gennaio 2012
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Agenzia per il terzo settore: il governo ci ripensi + Non sappiamo ancora come finirà, ma gli annunci sulla chiusura dell'Agenzia per il terzo settore non promettono niente di buono. In attesa che il governo chiarisca se intende andare all'azzeramento delle funzioni svolte dall'agenzia o ricollocarle nell'ambito del ministero del welfare, le dichiarazioni del ministro Fornero sono uno schiaffo al non profit e un grave passo indietro nel rapporto fra istituzioni e terzo settore. La decisione era nell'aria visti i tagli già operati nei mesi precedenti, ma c'era da augurarsi che il governo Monti non facesse un errore che tradisce sottovalutazione e scarsa conoscenza dell'universo non profit. La scelta è poco comprensibile dal punto di vista della razionalizzazione della spesa, visto che il bilancio annuo dell'Agenzia supera appena il milione di euro; ma è ancor più insensata se pensiamo al momento difficile attraversato dal terzo settore, in difficoltà a causa dei tagli alla spesa sociale e ciononostante impegnato a garantire ciò che resta dei servizi di welfare nei territori. È miope non capire che per risollevarsi dalla crisi il paese ha bisogno di ritrovare senso di comunità e coesione sociale, e sottovalutare il contributo che in questo senso possono dare proprio associazioni, cooperative sociali e gruppi di volontariato. Il terzo settore è motore di partecipazione, mobilita risorse e competenze, è un argine alla frammentazione e all'egoismo sociale, contribuisce a rafforzare e innovare il sistema di welfare, fa crescere la cultura della responsabilità civica e la qualità della democrazia, è volano di nuovo sviluppo economico. Oggi più che mai andrebbero riconosciuti e sostenuti il ruolo del privato sociale, la sua rappresentatività e la sua autonomia, la sua capacità di avanzare proposte e concorrere alle scelte per il futuro del paese. Andrebbero finalmente affrontati nodi da tempo irrisolti che limitano l'azione dei soggetti sociali: il riordino di un quadro normativo e legislativo oggi frammentato e contraddittorio, la revisione delle agevolazioni fiscali, i criteri della rappresentanza e dell'accreditamento nei rapporti con la pubblica amministrazione, la stabilizzazione del 5 per 1000. L'Agenzia, che in questi anni ha svolto un lavoro utile e apprezzato dalle organizzazioni di terzo settore, potrebbe dare un contributo importante. Abolirla o ridimensionarne la struttura significa fare una scelta di segno opposto alla valorizzazione del terzo settore e delle sue potenzialità.
Diritti di cittadinanza, ultimi giorni per metterci la firma
Lo scrittore Amara Lakhous, uno dei testimonial della Campagna
Ridare la parola ai popoli per salvare l’Europa elmut Kohl disse a suo tempo che la Germania era di fronte a un bivio: o europeizzare se stessa o germanizzare l’Europa. La Merkel ha imbroccato decisamente questa seconda strada e l’accordo sul ‘fiscal compact’ firmato lunedì da 25 su 27 paesi dell’Ue è il coronamento del suo disegno. Il nuovo trattato sposa in pieno la linea del rigore, stabilisce che i deficit strutturali non possono superare la soglia dello 0,5% pena sanzioni automatiche, chiede che il pareggio di bilancio entri in tutte le Costituzioni. La Grecia verrebbe ammutolita, poiché il suo bilancio sarebbe deciso di fatto a Bruxelles. I paesi europei dovrebbero rinunciare alla propria sovranità senza che sia prevista nessuna forma di governance democratica sovrannazionale, restando le decisioni in mano a organi non elettivi e
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MIGRANTI I PAGINA 3 Un articolo di Omeyya Seddik, Consigliere del Segretario di Stato alle migrazioni e ai cittadini all’estero della Repubblica tunisina
mancando l’unità politica dell’Europa. Il famoso principio liberale “nessuna tassa senza rappresentanza democratica” viene così rovesciato nel suo contrario. Intanto la crisi non si risolve. L’ampliamento del fondo salva stati, che la Germania non vuole, non sarebbe comunque sufficiente. Già si profila, dopo quello della Grecia, il default del Portogallo, mentre le stime che ci offre il premio Nobel Paul Krugman indicano un trend italiano peggiore che nella crisi del ’29. Servirebbe cambiare il ruolo della Bce, perché diventi prestatore in ultima istanza aiutando gli stati a combattere la speculazione. Ma il Trattato lo vieta. Gli stati salvano le banche ma non vale il contrario. Ridare la parola ai popoli sul nuovo trattato (come chiede la maggioranza degli irlandesi) è l’unico antidoto al fallimento dell’Europa.
SOCIETÀ I PAGINA 13 Un articolo di Federico Amico sulla campagna di tesseramento Arci 2012