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a cura della Sinistra Cermenatese Stampa non periodica. Stampato e distribuito in proprio.

Cermenate, Luglio 2011

“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” (Paolo Borsellino)

Abbiamo respirato aria nuova, pulita. Quella portata dal vento dei referendum, che hanno visto la maggioranza degli italiani esprimersi a favore dell’acqua pubblica, contro l’energia nucleare, e per una giustizia più giusta. La vittoria dei SI ai quattro referendum del 12 e 13 giugno era stata preceduta dall’affermazione del centrosinistra alle elezioni amministrative tenutesi in molte città e province italiane, tra cui Milano e Napoli. Alcuni di noi si sono recati a Milano, in piazza Duomo, per festeggiare la vittoria del sindaco Pisapia: anche quella è stata l’occasione per prendere una boccata di aria buona. (SEGUE A PAGINA 2)

SCORIE… Durante l’assemblea pubblica sui referendum, il Consigliere Cairoli I cermenatesi che hanno votato ai referendum del ha ricordato i suoi trascorsi di 12 e 13 giugno scorso sono stati il 56,3% degli militante antinuclearista… elettori (su un totale di 7130 aventi diritto al voto). La maggioranza assoluta dei cittadini (5152 %) ha votato “SI” a tutti e quattro i quesiti. La tabella seguente riassume l’esito del voto cermenatese. SI

NO

Bianche

Nulle

91,2%

6,9%

1,3%

0,6%

92,3%

6,5%

0,8%

0,4%

Energia nucleare 90,7%

8,2%

0,7%

0,4%

6,5%

1,0%

0,4%

Acqua pubblica - 1 Acqua pubblica - 2 Legittimo impedimento

92,1%

L’occhio sinistro – Luglio 2011

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(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Nei due mesi precedenti i referendum, ci siamo impegnati nella campagna a sostegno dei SI – nei limiti delle nostre possibilità – con diverse iniziative: banchetti informativi, un’assemblea pubblica, una “pedalata referendaria”, volantinaggio porta a porta, invio di mail… e naturalmente, con “L’occhio sinistro”. E’ per questo che ci permettiamo di “parlarci un po’ addosso” pubblicando, in questo numero, alcune immagini delle iniziative realizzate (a destra in questa pagina, fotogrammi della “Referendum Mass” del 28 maggio scorso). Tornando all’esito dei referendum, vanno segnalati due elementi che rendono il risultato raggiunto particolarmente significativo. Prima di tutto, il fatto che la maggioranza assoluta degli italiani aventi diritto al voto si sia espressa favore del SI: un successo così ampio non era stato mai ottenuto in precedenza. E il fatto che un simile risultato sia stato ottenuto nonostante le azioni di boicottaggio attuate con costanza e determinazione dal governo: si pensi all’assenza di informazione sulle reti televisive, al mancato accorpamento dei referendum con le amministrative, alla “moratoria” sul nucleare, al pasticcio del voto all’estero, agli inviti all’astensione… E’ stata una vittoria del passaparola, dell’informazione trasmessa “dal basso”, dell’impegno civile, della partecipazione: un punto di svolta, forse, nella storia del nostro Paese, che dimostra la volontà dei cittadini di riprendere in mano i propri destini, dopo due decenni di ipnosi televisiva e di cattiva politica asservita agli interessi privati. (AM)

La sera dello scorso 30 maggio, una piccola ma motivata delegazione di cermenatesi si è recata a Milano in Piazza del Duomo, in occasione dei festeggiamenti per l’elezione del sindaco Giuliano Pisapia. Il significato della vittoria del candidato di centrosinistra va ben oltre i confini della città di Milano e segna un punto di rottura nella vicenda politica italiana. Tra i fattori che hanno portato al successo di Pisapia, ve senz’altro citata la scelta di privilegiare le proposte e le idee rispetto alle strategie e alle alleanze. In parole povere: prima i contenuti, poi i “contenitori”. Sono in molti, soprattutto nel centrosinistra, a dover imparare dall’esperienza milanese: troppo spesso, infatti, i dirigenti e i leader politici si sono preoccupati di simboli, nomi, alleanze, strategie, stemperando idee e ideali alla ricerca del successo elettorale, col risultato di far perdere identità e carisma alla propria proposta politica. E’ sulla chiarezza e sul coraggio dei programmi che si gioca il futuro del centrosinistra e la possibilità di un reale cambio di guida al governo del nostro Paese. (MR) L’occhio sinistro – Luglio 2011

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Resoconto di un incontro con Salvatore Borsellino L’avevo visto lo scorso 12 marzo a Milano, in Largo Cairoli, intervenire a una manifestazione a difesa della Costituzione. Appena salito sul palco, si era messo quasi sull’attenti, innalzando sopra la sua testa un libretto rosso, simbolo dell’agenda rossa di Paolo Borsellino: e subito la piazza aveva risposto con un’ovazione. Visto da lontano, sembrava un omino piccolo, avvolto in un impermeabile scuro: ma Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso a Palermo nel luglio del 1992, un “omino piccolo” certamente non è. Lo ha potuto verificare il numeroso pubblico che ha partecipato all’incontro con Salvatore Borsellino tenutosi lo scorso 20 giugno presso il Centro Polifunzionale di Barlassina. Un intervento “in memoria del fratello ucciso nella strage di Via D’Amelio, la testimonianza preziosa di un uomo che racconta la sua verità su un eroe civile del nostro Paese”, come recitava la locandina dell’evento. Una serata per parlare di “vecchie storie”, perché così Silvio Berlusconi ha recentemente definito la stagione delle stragi e delle bombe del 1992-93: Capaci, via d’Amelio a Palermo, via Palestro a Milano, via dei Georgofili a Firenze, Roma... Crimini ancora oggi senza verità e giustizia. Non stragi di mafia, ma stragi di Stato, come da anni denuncia Salvatore Borsellino: perché avvenute in un contesto di trattative occulte tra la mafia (cioè l’anti-stato) e apparati dello Stato, proprio quando - grazie al lavoro di giudici come Falcone e Borsellino - quelle segrete connivenze e complicità rischiavano di venire alla luce. Di quella trattativa, di quelle complicità, vi era traccia scritta negli appunti che il giudice Borsellino annotava nella sua inseparabile agenda rossa, misteriosamente scomparsa dalla sua borsa il giorno dell’attentato. Chi l’ha sottratta? Chi la conserva oggi? “Chi oggi possiede quell’agenda, ha in mano le leve per ricattare molti personaggi della cosiddetta seconda Repubblica”, ha affermato Salvatore Borsellino. Il mistero dell’agenda rossa si intreccia con la figura di Giovanni Arcangioli, il colonnello dei carabinieri indagato e poi prosciolto per il furto di quella agenda. Osserva Borsellino: “Quanta attenzione è stata Salvatore Borsellino dedicata dai mass media al processo Arcangioli e quanta alle vicende Franzoni, Meredith, alla strage di Erba? Tutto ciò non avviene certo per caso”. Impossibile sintetizzare il discorso che Salvatore Borsellino ha pronunciato, con lucidità, passione e indignazione, parlando a braccio per oltre due ore e tenendo incollato alla sedia un uditorio attento e partecipe. Ma è utile riportarne qui qualche frammento… “Dopo la strage di via d’Amelio – ha ricordato Salvatore Borsellino - vedendo la reazione indignata della società civile, per cinque anni ho parlato alla gente, spinto dalla stessa speranza che animava l’azione di Paolo. Dopo la scomparsa di mia madre, nel 1997, la speranza è venuta meno, e ho smesso di parlare in nome di mio fratello”. Ma dopo dieci anni di silenzio, Borsellino ha ripreso a girare l’Italia: “Quando mi è stato chiaro che in via d’Amelio era avvenuta una strage di stato (figlia di un’unica strategia che minaccia la nostra giovane democrazia fin dal 1947), ho ripreso a parlare, spinto dalla rabbia”. E oggi, a quasi vent’anni dalla morte del fratello, Salvatore Borsellino parla ancora, “per tener vivo il ricordo – soprattutto tra i giovani – di ciò che è accaduto. Alla mia età, non mi illudo di arrivare a conoscere la verità e la giustizia che oggi mancano. Ma parlo perché i giovani di oggi possano un giorno vivere questa verità e questa giustizia”. L’intento di Borsellino non è mai il ricordo nostalgico, fine a sé stesso. Sono i giovani l’obiettivo principale della sua azione: “Dobbiamo mettere non tanto la nostra esperienza, quanto i nostri errori al servizio dei giovani… Il mio errore è stato fuggire da Palermo, invece di dire: questo è il mio paese, devo lottare per cambiarlo”. Ma la lotta per la legalità coinvolge tutti: la mafia e la ‘ndrangheta sono tra noi, anche e soprattutto al Nord, ed è compito di ciascuno prestare la massima attenzione. Perché “la mafia è come un branco di pesci, che sopravvive se tutto intorno c’è il mare, ma muore se l’acqua si prosciuga”. E la mafia è anche simile a un tumore: “Se colpisce un piede e viene trascurato, finisce per intaccare l’intero organismo e diventa incurabile”. Borsellino lo dice con determinazione: “Io credo che oggi il tumore abbia raggiunto i vertici delle istituzioni”. Parlando di istituzioni, il discorso diventa inevitabilmente politico. “Paolo Borsellino era orientato politicamente a destra, Giovanni Falcone era un uomo di sinistra. Ma non erano nemici, avversari: ciascuno aveva dei valori. Paolo e Giovanni erano soprattutto persone oneste”. Le parole di Salvatore Borsellino sembrano perfino sfiorare l’antipolitica, quando afferma: “Io non distinguo tra destra e sinistra, ma tra persone oneste e disoneste; tra il valore delle istituzioni, e quello di chi indegnamente le rappresenta”. Ma non è certo l’antipolitica il sentimento ispirato dall’incontro con Salvatore Borsellino. Al contrario, si torna a casa con la sensazione di aver “ricevuto” molto. Parole, emozioni, ma soprattutto valori: non quelli monetizzabili, cari alle mafie. Piuttosto: il senso delle istituzioni, la voglia di lottare per la legalità e per una Politica “alta”, il desiderio di verità e giustizia, l’importanza della partecipazione e della solidarietà, la dignità di chi opera con onestà, la speranza per il futuro… (MR e GC) Per saperne di più su Salvatore Borsellino e sulle attività svolte dal “Movimento delle agende rosse”, è possibile visitare il sito internet: www.19luglio1992.com L’occhio sinistro – Luglio 2011

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“Aprite il vostro giornale ogni giorno della settimana e troverete la notizia che da qualche parte del mondo qualcuno viene imprigionato, torturato o ucciso perché le sue opinioni o la sua religione sono inaccettabili al suo governo”. Così iniziava un articolo pubblicato il 28 maggio 1961 sul quotidiano londinese The Observer scritto dall’avvocato londinese Peter Benenson, dopo aver letto che due studenti portoghesi erano stati condannati a sette anni di detenzione per aver brindato alla libertà. “Il lettore del giornale sente un nauseante senso di impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto”. Da questo articolo e dalla campagna per i prigionieri dimenticati che ne seguì, nacque Amnesty International, l’organizzazione internazionale, indipendente e imparziale, attiva da mezzo secolo nella difesa e la promozione dei diritti umani fondamentali. Da allora e per tutti questi 50 anni molte campagne di azione e sensibilizzazione si sono susseguite: a difesa dei “prigionieri di opinione”, contro la pena di morte, la tortura, le sparizioni, la violenza sulle donne, per l’istituzione della Corte penale internazionale… Tuttavia, parole come povertà, insicurezza, privazione, esclusione, discriminazione, violenza, tortura, pena di morte, detenzioni arbitrarie, processi iniqui sono ancora attuali. Fino a quando non diventeranno parole lontane, Amnesty International continuerà a chiedere ai governi di rispettare i diritti umani, di porre fine alle loro violazioni. In occasione del 50° anniversario di Amnesty International, è stato pubblicato il libro "Io manifesto per la libertà": una selezione di 25 poster e manifesti pubblicitari provenienti dalle varie sezioni dell'associazione nel mondo, affiancati da 25 testi scritti da alcuni dei più noti nomi della letteratura e della cultura nazionale e internazionale (Nino Benvenuti, Sandro Veronesi, Francesca Comencini, Giobbe Covatta, Roberto Saviano, Dario Fo, Franca Rame, e altri). Con l’acquisto del libro si contribuisce a sostenere le campagne di Amnesty International. "Io manifesto per la libertà" può essere richiesto inviando un messaggio all’indirizzo di posta elettronica: pubblicazioni@amnesty.it, oppure acquistato on-line dal sito dell’editore Fandango. (MR – Testo adattato da www.amnesty.it)

Genova, 2001 - 2011: DOPO LE VIOLENZE AL G8, TUTTI PROMOSSI! Ecco un piccolo elenco, sicuramente incompleto, delle promozioni accordate ad alcuni dirigenti e funzionari delle forze dell’ordine, imputati per l’irruzione e le violenze nella scuola Diaz di Genova, al termine del drammatico G8 Genovese del 2001. Tutti i dirigenti sotto elencati sono stati condannati in appello a pene comprese tra i 3 e i 4 anni, e sono in attesa della sentenza definitiva emessa dalla Cassazione. Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, nel 2008 è nominato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania; Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco, nel 2007 è divenuto capo del Dipartimento nazionale anticrimine; Gilberto Caldarozzi, ex vice direttore dello Sco, nel 2007 è promosso a direttore dello Sco; Giovanni Luperi, ex vice capo dell'Ucigos, nel 2007 è dirigente dell'ex Sisde; Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, dal 2011 è promosso questore a Torino; Filippo Ferri, ex capo della squadra mobile di La Spezia, è oggi capo della squadra mobile a Firenze; Vincenzo Canterini, ex capo del reparto mobile di Roma, è oggi impegnato in Romania con l’Interpol; Fabio Ciccimarra, ex commissario capo a Napoli, è ora capo della squadra mobile di Cosenza. (Fonti: www.veritagiustizia.it, www.avvocatisenzafrontiere.it)

LA MELINA DELLA LEGA Il tanto atteso raduno di Pontida… ha partorito un topino rachitico. Il discorso farfugliante e sottotono del Capo, integrato da interventi quasi estemporanei dei suoi ministri pressapochisti, ha messo in evidenza che sia lui che il suo sodale sono letteralmente bolliti. Credo che sempre più Italiani si rendano conto che il Paese, in un momento così difficile aggravato dall'avviso delle agenzie di rating e dalla complessità degli interventi in Libia ed Afghanistan, non può essere governato da questa gente. È veramente assurdo continuare ad affidare le sorti dell’Italia a politici la cui aspirazione dichiarata è la secessione mentre quella praticata è di sedere su poltrone ministeriali, magari con la velleità di portarne la sede sotto casa. Questi politici leghisti condividono con l'alleato la responsabilità dei disastri che nella sagra paesana di Pontida denunciano. La crisi economica è globale ed ha origini complesse, ma la grettezza della Lega, l'irresponsabilità di Berlusconi e l'arroganza dei ministri dell'attuale governo, hanno fatto retrocedere l'Italia e sono i maggiori artefici del suo regresso morale… (Testo di Angelo Salvatori, da: http://pd.communitas2002.org)

Hanno collaborato: Domenico Visconti, Giovanna Coppola, Alessandra Marzorati, Michele Romagnoli. Contatti: Giovanni Cairoli (consigliere comunale): 333 4398197. Michele Romagnoli: alemic@teletu.it La riproduzione dei testi e del materiale pubblicato è consentita per uso gratuito, citando la fonte. Le immagini di questo numero sono riprodotte senza scopo di lucro.

L’occhio sinistro – Luglio 2011

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