Altromagazine Speciale Equopertutti

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SETTEMBRE 2011

NOTIZIE DAL MONDO

Tutti hanno

Poste Italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Verona.

diritto a una buona colazione

l’evento:

Equopertutti! Dall’8 al 23 ottobre, un mondo di iniziative in tutta Italia

dal mondo:

Le storie dei produttori equosolidali di Bolivia, Kenya, Repubblica Dominicana, Sudafrica

vivere ecologico:

arriva safylla, il pulito ecologico e solidale che riduce l’impronta sull’ambiente


Ti aspettiamo a per scoprire i prodotti Altromercato per la tua colazione buona, equa e solidale.


EDITORIALE

Guido Leoni Presidente del consorzio Ctm alt romercato

UN COMMERCIO EQUO VERAMENTE PER TUTTI

Q

uesto 2011 si sta rivelando per noi di Ctm altromercato un anno davvero intenso e ricco di esperienze indimenticabili. Abbiamo visitato i nostri partner nel Sud del mondo e ricambiato la loro ospitalitĂ accogliendo in Italia i loro rappresentanti, organizzato eventi per celebrare il ruolo della donna nelle societĂ di tutto il mondo, promosso iniziative per ribadire l’importanza della sovranitĂ alimentare in un momento in cui carestie e siccitĂ stanno mettendo in ginocchio piĂš di un paese. E, dopo l’estate, l’impegno continua con le iniziative di Equopertutti, che tra l’8 e il 23 ottobre porteranno il commercio equo‌ a tutti! Le Botteghe Altromercato di tutta l’Italia, infatti, saranno impegnate nella terza edizione del piĂš grande evento nato dal Consorzio Ctm. Verranno organizzati appuntamenti nelle piazze, nelle stazioni, nei teatri, nei supermercati, insomma, il fair trade uscirĂ dalle Botteghe e arriverĂ tra la gente, per far conoscere al maggior numero di persone possibile che l’alternativa esiste, ed è un’alternativa semplice come‌ bere una tazza di caffè. Sono proprio i prodotti Altromercato per la colazione, infatti, a fare da Âż OR FRQGXWWRUH D WXWWL JOL DSSXQWDPHQWL FRQ LO ORUR JXVWR LQFRQ fondibile e le storie dei produttori che racchiudono.

Alcune di queste storie vorremmo raccontarvele in questo numero di Altromagazine, un numero speciale, dedicato interamente a Equopertutti. Tra le sue pagine vi sveleremo quello che c’è dietro la coltivazione della quinoa – un cereale coltivato in Bolivia che trovate nelle biofrolle e nel muesli esotico – e dietro il Cafè del Sur, un caffè interamente realizzato nella Repubblica Dominicana. Vi porteremo in Kenya, dove un progetto per la salvaguardia dell’acqua permette la produzione di ottime marmellate e tisane; in Sudafrica, tra i coltivatori di Rooibos che vivono ancora oggi le conseguenze dell’apartheid; vi mostreremo che anche la frutta fresca può essere “giustaâ€?. Iniziare la giornata con una colazione equosolidale è un piccolo JHVWR PD SXz VLJQLÂż FDUH PROWLVVLPR SHU L SLFFROL JUXSSL GL ODYR ratori da cui Ctm altromercato acquista i suoi prodotti o le materie prime per realizzarli. I produttori, infatti, ricevono un giusto prezzo e possono lavorare con dignitĂ e nel rispetto dei propri diritti, contribuendo al progresso sociale dei propri paesi. Se poi, grazie a Equopertutti ti capiterĂ di ricevere dei prodotti in omaggio, quale migliore occasione per regalarli a qualche amico o amica che ancora non conosce il commercio equo e solidale? Buona lettura!

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FIORI DI CARCADÉ, MERU HERBS, KENYA (FOTO DI GUIDO MARINI)


OPINIONE

Giorgio Dal Fiume

Presidente WFTO Europa - Responsabile Formazione Soci Ctm alt romercato

WFTO:

la casa comune del commercio equo mondiale Dall’Assemblea mondiale della World Fair Trade Organization un premio alle organizzazioni italiane e una rinnovata spinta allo sviluppo del commercio equo.

I

l commercio equo e solidale (fair trade, in inglese) è un movimento globale, con più di mezzo secolo di storia, presente in tutti i continenti: mentre in Asia, Africa ed America Latina si trovano oltre un migliaio di produttori, dall’Europa (incluso l’Est) alla Nuova Zelanda, dal Canada al Giappone, operano centinaia di importatori e migliaia di Botteghe del Mondo (BdM, oltre 3000 solo in Europa). Un così ampia diffusione necessita, per mantenere la sua credibilità, di una forte integrazione interna, tramite XQ FRQIURQWR ¿ QDOL]]DWR DO GH¿ QLUH JOL RELHWWLYL H JOL VWDQGDUG FRPXQL D WXWWR LO PRYLPHQWR ( ULFKLHGH HI¿ FDFL VWUXPHQWL GL rappresentanza. Infatti una delle domande che più frequentemente viene rivolta agli operatori del commercio equo è: chi rappresenta il fair trade a livello internazionale? La risposta è semplice: la Wfto (World Fair Trade Organization), cioè l’Organizzazione Mondiale del Commercio Equo. Nata nel 1994 e articolata in un Direttivo mondiale e Direttivi continentali, Wfto (www.wfto.com) costituisce l’unica rete che associa e accredita produttori, importatori e reti di BdM, rappresentandone la voce a livello globale e continentale. Ogni anno ci sono assemblee continentali, e ogni due anni assemblee mondiali, ove si incontrano centinaia di persone provenienti dai quattro angoli della Terra. L’ultima Assemblea mondiale si è tenuta dal 22 al 26 maggio 2011 a Mombasa (Kenya), ed era particolarmente importante perché si doveva votare sia per il rinnovo del Direttivo mondiale, che su temi fondamentali per il futuro del fair trade.

Per Ctm altromercato, Agices (l’Associazione del Commercio Equo italiano, che rappresenta importatori e BdM) e le altre organizzazioni italiane presenti (da sempre molto attive e unite sui temi del fair trade internazionale) i risultati di questa Assemblea sono stati importanti e positivi. Ciò non solo per l’elezione quale nuovo Presidente di Wfto mondiale di Rudi Dalvai (tra i fondatori di Ctm altromercato, Direttore dell’Unità Cooperazione Produttori). Ma anche per la convergenza registrata tra organizzazioni fair trade del Nord e del Sud del mondo su alcuni temi di grande rilevanza, come la necessità di implementare l’azione sociale e le iniziative (Advocacy) nei confronti di istituzioni e cittadini per promuovere i valori del commercio equo, e l’adozione – dopo DQQL GL GLEDWWLWR LQWHUQR ± GL XQ PRGHOOR GL FHUWL¿ FD]LRQH (che verrà sviluppato in futuro) delle organizzazioni di comPHUFLR HTXR FKH KD SUHVR D ULIHULPHQWR OD ³FHUWL¿ FD]LRQH GL sistema” adottata in Italia da Agices. Wfto, Ctm altromercato e il movimento del fair trade italiaQR JXDUGDQR TXLQGL FRQ ULQQRYDWD ¿ GXFLD DJOL DQQL GL ODYR ro che ci aspettano. Non soltanto perché il fair trade complessivamente cresce nonostante la seria crisi economica che attraversa tutto l’Occidente. Ma anche perché il principale mandato assegnato dai soci Wfto ai propri rappresentanti – allargare il mercato equo e solidale valorizzando e rendendo massimamente visibili l’identità e i valori delle organizzazioni fair trade – non mancherà di produrre frutti nel prossimo futuro.

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INDICE EDITORIALE

1. Un commercio equo veramente per tutti

OPINIONE

3. Wfto: la casa comune del commercio equo mondiale

L’EVENTO

6. Tutti hanno diritto a una buona colazione

L’INTERVISTA

8. "+ -+ ," '"_ " '"-P

IN PRIMO PIANO

10. Nelle terre estreme 13. Quinoa: coltivare nel rispetto di ambiente e tradizioni 15. Tutto nasce dall’acqua 25. Un caffè che vale di piĂš 28. B(%-"/ + % %" +-P 30. Sudafrica: le radici dell’ingiustizia 34. Fresco, equo e solidale

VIVERE ECOLOGICO

38. Arriva Safylla: pulito, ecologico e solidale! 39. Conosciamo i nostri polli!

LEGGERE

40. Pagine per aprire la mente

PARTECIPARE

42. "` --(+" ,.%%J ('(&" delle donne

L’ULTIMA PAGINA 43. O la borsa o la vita

E al centro, l’inserto

CUCINARE EQUOSOLIDALE

da staccare e conservare


Per rappresentare la Terra abbiamo deciso di non usare un planisfero “tradizionaleâ€?, ma di usare una cartina particolare, la cosiddetta “proiezione di Petersâ€?. Fu pubblicata nel 1973 da Arno Peters, uno storico tedesco, in contrapposizione a quella cosiddetta di Mercatore (pseudonimo del cartografo cinquecentesco Gerard De Kremer) che era stata concepita per DJHYRODUH LO WUDFFLDPHQWR GL URWWH VXOOD VXSHUÂż FLH WHUUHVWUH PD FKH per le sue modalitĂ di costruzione, distorce in maniera drastica le HIIHWWLYH SURSRU]LRQL WUD OH VXSHUÂż FL GHL YDUL FRQWLQHQWL /D &DUWD di Peters, invece, è realizzata per mantenere tali proporzioni, TXLQGL OD VXSHUÂż FLH GL RJQL HOHPHQWR FDUWRJUDIDWR q UHDOPHQWH proporzionale alla vera estensione nello spazio. La distorsione

nella rappresentazione dello spazio terrestre è in parte inevitabile, in quanto è impossibile rappresentare fedelmente su XQD FDUWD SLDQD XQD VXSHUÂż FLH VIHULFD TXDO q TXHOOD GHOOD 7HUUD PD JHRJUDÂż H VWRULFL KDQQR FKLDUDPHQWH GLPRVWUDWR FKH RJQL FDUWD JHRJUDÂż FD ROWUH L GDWL RJJHWWLYL YHLFROD DQFKH PHVVDJJL ideologici e politici. L’enorme diffusione della proiezione mercatoriana dipende anche dalla rilevanza che attribuisce alle regioni dell’emisfero settentrionale che, non a caso, coincidono con le popolazioni attive nell’espansione colonialista ed imperialista tra ’500 e ’900: i paesi del Nord come quelli europei, la Russia e gli Stati Uniti, infatti, appaiono piĂš estesi, mentre quelli vicino all’Equatore molto piĂš piccoli.


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L’EVENTO

TUTTI HANNO DIRITTO A UNA BUONA

COLAZIONE

Dall’8 al 23 ottobre arriva la terza edizione di Equopertutti, l’iniziativa di Altromercato nata per far conoscere il commercio equo, le sue idee e i suoi progetti. Scopri l’evento più vicino a te!


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C

osa c’è di meglio di una buona colazione per riconciliarsi con il suono della sveglia? E se oltre che buona è anche “giusta”, preparata con i prodotti Altromercato, la giornata non può che cominciare nel migliore dei modi. È proprio la colazione – momento per ritrovarsi con le persone che amiamo e per gustare cibi nutrienti e preparati con materie prime di qualità – il filo conduttore dell’edizione 2011 di Equopertutti, la più grande manifestazione organizzata da Ctm altromercato su tutto il territorio italiano con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le imprese verso uno stile di vita più responsabile, attento alla persona e alla sua dignità, all’ambiente e alle sue risorse, attraverso un modello di consumo consapevole. Fare colazione con i prodotti del commercio equosolidale – caffè, tè, biscotti, cereali, creme da spalmare, confetture, zucchero di canna, solo per citarne alcuni – significa sostenere un’economia di giustizia, che difende i diritti dei lavoratori e l’ambiente, promuove l’emancipazione delle donne e la crescita economica e sociale di migliaia di comunità in tutto il mondo. I prodotti Altromercato, infatti, sono buoni anche da un punto di vista sociale perché realizzati da piccoli gruppi di artigiani e coltivatori che senza l’aiuto del fair trade non avrebbero la possibilità di accedere al mercato. Grazie ad organizzazioni di commercio equosolidale, come Altromercato, essi hanno invece l’opportunità di vendere i loro prodotti, ricevendo in cambio un prezzo equo, un premio per coprire i costi di progetti di sviluppo a favore delle loro comunità e qualora fosse necessario, pagamenti anticipati per evitare di venir schiacciati dalla morsa dell’indebitamento. Sostenere l’alternativa è semplicissimo: basta scegliere di iniziare la giornata con una colazione equosolidale per tutta la famiglia. Con un piccolo

gesto quotidiano come bere un caffè o mangiare un biscotto, si possono cambiare le regole del mercato, quelle dettate dalle multinazionali e dalle speculazioni di borsa, contribuendo a costruire un’economia nuova, più giusta al Nord come al Sud del mondo, il cui obiettivo primo sia il benessere degli esseri umani e dell’ambiente. Tra l’8 e il 23 ottobre, l’intera rete nazionale delle Botteghe del Mondo Altromercato e molti supermercati lanceranno una promozione speciale per far conoscere l’ampia offerta dei prodotti per la colazione. Inoltre, i soci del Consorzio organizzeranno una ricchissima maratona di eventi: incontri con i produttori, volti e voci del commercio equo; colazioni in piazza, nelle stazioni o in Bottega; degustazioni di caffè, mostre, dibattiti, spettacoli e moltissime altre sorprese. In questo numero di Altromagazine vogliamo raccontarvi alcune delle storie che si celano dietro ai prodotti equosolidali per la colazione: quella di un caffè fatto interamente nel Sud del mondo, quella della quinoa, un cereale che cresce sugli altipiani delle Ande, quella delle marmellate del Kenya, che nascono da un progetto di salvaguardia dell’acqua e quella dei produttori sudafricani di rooibos e honeybush. Sono storie semplici, nate dall’incontro tra gruppi di persone che al Nord come al Sud del mondo si impegnano per un’economia più umana. Vi aspettiamo alle tante iniziative di Equopertutti, per un’alternativa semplice e concreta che ognuno di noi può attuare ogni giorno!

FOTO DI MONDO NUOVO, TORINO

Per scoprire l’evento più vicino a te, visita il sito www.equopertutti.it


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L’INTERVISTA

FAIR TRADE SIGNIFICA DIGNITĂ€ Rudi Dalvai è una vera e propria colonna portante del mondo del commercio equo. Tra i fondatori di Ctm altromercato --. % ,)(', "% %%J '"-P B(() + 3"(' +( .--(+"> è stato recentemente eletto Presidente del Wfto (World Fair Trade Organization) nel corso dell’Assemblea che ha visto riuniti i soci a Mombasa, in Kenya. Rudi ci ha parlato %% '.(/ ,_ % - % ,.( "' +" ( " ,.(" *. ," -+ decenni di commercio equo. di Laura M. Bosisio

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udi, sei molto conosciuto nel mondo del commercio equo, e ancora di piĂš lo sarai all’indomani della tua elezione a Presidente del Wfto, ma quando ti sei imbattuto per la prima volta nel commercio equo? Il mio primo contatto con il commercio equo è stato all’estero, in Austria, dove studiavo. Frequentavo una bottega in cui acquistavo il miele. Era il 1983 quando insieme ad altri amici abbiamo deciso di aprire una nostra Bottega, sogno che si è concretizzato nel marzo del 1985: la nostra era la seconda a livello nazionale. +DL GHFLVR Âż Q GD VXELWR GL GHGLFDUWL a tempo pieno al commercio equo o

IL WFTO Ăˆ L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE NATA CON LO SCOPO DI TUTELARE E DIFFONDERE I CRITERI E LE PRATICHE DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE E DI VERIFICARNE L’APPLICAZIONE DA PARTE DEI PROPRI 400 SOCI.


Edizione Speciale

inizialmente avevi in mente un’altra carriera? Inizialmente sapevo relativamente poco della teoria del commercio equosolidale. Lavoravo in un’industria che produceva surgelati e in Bottega ero un semplice volontario (tra l’altro lo sono ancora, anzi da poco sono stato eletto Presidente!). Il salto di qualità è avvenuto grazie a Sir John, un’organizzazione di Morbegno, in Valtellina, che è stata la prima vera realtĂ di commercio equo in Italia, la prima “centrale di importazioneâ€?, anche se allora questa GHÂż QL]LRQH QRQ VL XVDYD 1HO KR avuto l’opportunitĂ di andare con gli amici di Sir John in Bangladesh a visitare padre Giovanni Abiati e la sua cooperativa di donne e nel corso di quel viaggio ho deciso che avrei lasciato il mio lavoro e mi sarei dedicato a tempo pieno al commercio equo. &RPH GHÂż QLUHVWL LO SDQRUDPD GHO commercio equo italiano? Ci sono delle differenze tra questo e quello degli altri paesi europei? Non esiste un modello di commercio equo comune a tutti i paesi europei, ognuno ha sviluppato un proprio modello. In Italia, il commercio equo è arrivato un po’ piĂš tardi rispetto ad altri paesi, e quindi ha potuto imparare dall’esperienza degli altri. Come Ctm altromercato abbiamo avuto la fortuna di essere stati, per i primi cinque anni della nostra attivitĂ , l’unica centrale di importazione italiana, quindi tutte le forze positive si sono concentrate su di noi. Altra grande fortuna è stata il fatto che dopo questi cinque anni sono nate altre organizzazioni, alimentando una concorrenza positiva, che ha permesso a tutti di crescere. Da non sottovaluta-

UH SRL OÂśLGHD GL FUHDUH XQD QRVWUD Âż nanziaria, Ctm Mag, da cui in seguito è nata Banca Etica. A differenza di altri paesi europei, in Italia c’è un alto livello di scambio all’interno del movimento e una grande attivitĂ politica. Agices (l’Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale, l’associazione di categoria del commercio equo e solidale) è la prima associazione a livello nazionale ad aver creato un sistema di garanzie condivise. Il movimento italiano è veramente attivo ed è ricco di fantasia e creativitĂ , sia a livello commerciale che di sensibilizzazione, con la promozione di campagne sempre nuove. La vivacità è importante per noi, ci consente di mantenere fette di mercato, un mercato purtroppo molto esigente, che chiede continue novitĂ . Per essere sostenibili economicamente dobbiamo continuamente rinnovarci, in modo da raggiungere con i nostri messaggi anche chi ancora non ci conosce. 6LDPR LQ XQ PRPHQWR PROWR GLIÂż FLOH per l’economia mondiale: pensi che questo momento di crisi possa danneggiare le organizzazioni di commercio equosolidale? Quando studiavo economia, oltre 25 anni fa, imparai che dentro la crisi c’è sempre una grande chance per chi ha la volontĂ e la capacitĂ di coglierla. Dobbiamo pensare a questa crisi come a un momento di rinnovamento. Sei appena stato eletto Presidente dell’organismo mondiale del commercio equo, quali pensi che siano le VÂż GH FKH LO IDLU WUDGH GHYH DIIURQWDUH" In tutto il mondo, come in Italia, il commercio equo è un concetto cono-

sciuto e purtroppo c’è qualcuno che YRUUHEEH DSSURÂż WWDUQH LQGHELWDPHQWH Non essendoci un regolamento, tocca a noi come movimento stabilire regole chiare, non tanto su cosa è il commercio equo ma su cosa è un’organizzazioQH GL FRPPHUFLR HTXR TXLQGL GHÂż QLUH degli standard, un sistema di garanzia e FHUWLÂż FD]LRQH H LQ XQ VHFRQGR PRPHQ to promuovere questo lavoro. Agices KD JLj SHUFRUVR JOL VWHS Âż QR DOOD SUR mozione, che ancora manca. Viaggiando molto hai visitato moltissimi gruppi di produttori: quale pensi VLD LO EHQHÂż FLR SULQFLSDOH FKH L SURGXW tori traggono dal commercio equo? Secondo me il beneficio piĂš importante non è tanto quello economico quanto la conquista della dignitĂ per tanti uomini e donne. Penso alle donne che ho incontrato in Bangladesh nel 1986: le ho riviste dieci anni dopo ed erano cresciute, avevano acquistato una grande sicurezza, anche nei confronti degli uomini avevano un ruolo forte e riconosciuto. La stessa cosa vale per tanti campesinos: persone da sempre oppresse, mai considerate da nessuno, ora diventano attori del proprio progresso. C’è un progetto che ti è rimasto particolarmente impresso tra quelli che hai visitato? I progetti che mi rimangono piĂš nel cuore sono sicuramente quelli piĂš piccoli e semplici, che in realtĂ sono i piĂš GLIÂż FLOL GD SRUWDUH DYDQWL SHUFKp QRQ riescono a stare dietro al mercato e alle sue esigenze di puntualitĂ , precisione, qualitĂ . In India, ad esempio, ce ne sono moltissimi, tutti di altissimo valore sociale e umano. ‡

. " C %/ " %J '"-P B(() + 3"(' +( .--(+" ! ''( (&& '- -( (' un “appunto� iniziale gli articoli principali. Buona lettura!

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10 IN PRIMO PIANO

NELLE TERRE ESTREME

Sugli altopiani andini si coltiva un cereale che ha oltre cinquemila anni di storia. ", () +-( ) + % ,. )+()+" -P '.-+"-"/ > ( " ).o ,," .+ + %" "- '-" " /"%% " un vita migliore, ma a due condizioni: il rispetto dell’uomo e dell’ambiente. di Marco Ricci

IL SALAR DE UYUNI, BOLIVIA (FOTO DI GIANFRANCO MAINO)


Edizione Speciale

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BOLIVIA IN NUMERI

DISTRIBUZIONE DEL PIL

SERVIZI

AGRICOLTURA

INDUSTRIA

A

ltopiani sassosi a quattromila metri sul livello del mare, terra arida battuta dal vento, cotta dal sole sotto cieli limpidi di giorno, gelata dalle temperature che cadono a picco quando scende la notte. Eppure in questi luoghi inospitali vivono popolazioni antichissime e resiste una coltivazione di cui si trovano tracce già cinquemila anni fa, in epoca preincaica. Siamo in Bolivia, sugli altopiani andini abitati dalle popolazioni Ayamara e Quechua, persone che nonostante l’impetuoso correre della storia sono riuscite ± WUD GLI¿ FROWj H VRSUXVL ± D PDQWHQHUH viva la loro cultura. E testimone di questa cultura è la quinoa, un cereale tipico di queste zone – oltre che degli altopiani del Perù e dell’Ecuador – che per secoli ha costituito la base dell’alimentazione della popolazione dei piccoli villaggi.

6XSHU¿ FLH 1.098.581 kmq (oltre 3 volte e mezzo l’Italia) Popolazione: 9.929.849 (circa 1/6 rispetto all’Italia) Mortalità infantile: 40 (per 1000) 1XPHUR GL ¿ JOL SHU GRQQD 3,07 Speranza di vita alla nascita: 66 Popolazione urbana: 67% Popolazione sotto la soglia di povertà: 38% Malnutrizione infantile: 6% (dei bambini sotto i 5 anni) Indice di sviluppo umano*: 95 (medio) Tasso di disoccupazione: 7% Tasso di alfabetizzazione: 87% Numero di abitanti per medico: 800 * L’indice di sviluppo umano (ISU) è un indice comparativo dello sviluppo dei paesi del mondo calcolato tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo procapite. Gli stati sono ordinati in base al loro ISU e divisi in quattro gruppi: sviluppo umano molto alto, alto, medio e basso. Fonti: ONU, Banca Mondiale, Social Watch.

Testimone di biodiversità La quinoa è una pianta erbacea della famiglia delle chenopodiacee, come gli spinaci e le barbabietole. È una pianta resistente, che non richiede particolari trattamenti e produce una spiga di semi rotondi, simile a quella GHO PLJOLR 5LFFD GL ¿ EUH H PLQHUDOL come fosforo, magnesio, ferro e zinco, la quinoa è un’ottima fonte di proteine vegetali e non contiene glutine, tutte caratteristiche che hanno contribuito a far crescere l’attenzione verso questo “cereale degli Inca”, un cibo considerato povero, ma in realtà estremamente prezioso, e non solo al momento di sedersi a tavola.

TASSO DI POVERTÀ 65% 64% 63% 62% 61% 60% 59% 58% 2002

2004

2005

2006

BAMBINI CHE NON ACCEDONO ALLA SCUOLA PRIMARIA 60.000 50.000

Presidio in difesa dell’ambiente La quinoa cresce dove le giornate sono brevi e le temperature notturne basse, su suoli sabbiosi con uno scar-

2007

40.000 30.000 2006

2007

2008


VEGETAZIONE SUGLIPIANO ALTOPIANI ANDINI 12 IN PRIMO (FOTO DI GIANFRANCO MAINO)


Edizione Speciale

so contenuto di sostanza organica. Per questi motivi, la sua coltivazione storicamente ha interessato VXSHU¿ FL agricole marginali, soggette a siccità ed erosione. È un cereale che ha trovato un suo spazio nell’equilibrio ecologico degli altopiani andini, una delle zone più aride del mondo, contribuendo a IUHQDUH OD GHVHUWL¿ FD]LRQH che minaccia vaste aree montuose. La coltivazione della quinoa, però, deve HVVHUH SLDQL¿ FDWD HG HVHJXLWD WHQHQGR conto della fragilità dell’ambiente: uno sfruttamento troppo intensivo del già povero terreno, infatti, rischierebbe di provocare l’effetto opposto. Un mercato in crescita Oggi, la sfida di una coltivazione sostenibile e in armonia con l’ambien-

te è di fondamentale importanza per le popolazioni andine – paragonate dall’Undp per la difficile situazione a quelle dell’Africa subsahariana – che grazie alla quinoa possono valorizzare la propria cultura e garantirsi la possibilità di rimanere nei propri villaggi, altrimenti condannati a un lento ma inesorabile spopolamento. La coltivazione biologica, la selezione di sementi autoctone, il rifiuto delle coltivazioni Ogm, la possibilità di vendere direttamente e a condizioni eque sul mercato internazionale sono elementi chiave che possono permettere ai produttori di quinoa di conquistarsi una vita migliore, oltre che di promuovere lo sviluppo delle comunità e la valorizzazione di una delle culture più antiche del mondo.

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è l’occasione giusta per scoprire i prodotti Altromercato per la colazione! Trovi la quinoa nelle biofrolle e nel muesli esotico

QUINOA: COLTIVARE NEL RISPETTO DI AMBIENTE E TRADIZIONI

L

a quinoa Altromercato – della varietà “real”, caratterizzata da chicchi di dimensioni maggiori rispetto ad altre – viene acquista da Anapqui (Asociación Nacional de Productores de Quinua), la più grande associazione boliviana di piccoli produttori, che ha legami con il commercio equo europeo da oltre vent’anni. Anapqui è strutturata in 8 organizzazioni regionali che complessivamente contano oltre 1200 soci e si occupa di immagazzinare, lavorare, confezionare ed esportare il prodotto. In pratica, l’associazione ha lo scopo di offrire ai piccoli coltivatori la possibilità di far giungere sul mercato la quinoa a condizioni favorevoli, vista l’impossibilità per loro di provvedere in modo autonomo a tutte le pratiche necessarie per la commercializzazione e l’esportazione.

ge propri rappresentanti all’assemblea dell’associazione, che a sua volta elegge un consiglio direttivo in carica per 3 anni. La coltivazione avviene su terreni comunitari, in zone che hanno conser-

vato dall’epoca precolombiana una forte identità. Per gli abitanti dei villaggi andini, coltivare e vendere a un prezzo giusto L SURSUL SURGRWWL VLJQL¿ FD SRWHU FRQWLQXD re a vivere nelle proprie zone d’origine

La gestione Anapqui è gestita in modo democratico: ogni organizzazione regionale eleg-

CHICCHI DI QUINOA ROSSA (FOTO DI GIANFRANCO MAINO)


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Edizione Speciale

IN VISITA AI PRODUTTORI DI ANAPQUI, BOLIVIA (FOTO DI MICHELE STELLA)

e mantenere vitale una cultura che altrimenti rischierebbe di estinguersi. rispetto dell’ambiente In tema di tutela ambientale, Anapqui ha avviato sin dal 2000 il Programma di Produzione di Quinoa Naturale (Proquinat) per controllare, implementare e mantenere la fertilità di lungo termine dei suoli presso i propri associati. Il programma è stato attivato grazie a un progetto di cooperazione internazionale e dal YLHQH ¿ QDQ]LDWR DQFKH XWLOL]]DQGR i maggiori introiti ottenuti con la vendita dei prodotti nel circuito del commer-

ANAPQUI IN NUMERI

8 sono le organizzazioni regionali da cui è formata Anapqui 1200 sono i soci coinvolti 35.000 VRQR JOL HWWDUL GL VXSHU¿ FLH coltivati dai soci di Anapqui con agricoltura biologica 200% è l’incremento del prezzo della quinoa tra il 2007 e il 2009.

cio equo. Ogni organizzazione regionale può contare sull’assistenza di un tecnico agricolo e di un direttore che supportano i produttori nella conduzione della produzione agricola biologica. La gestione degli appezzamenti agricoli prevede innanzitutto la rotazione delle coltivazioni, con intervalli di riposo che arrivano anche a 5 anni per i campi maggiormente impoveriti, in modo da favorire il reinverdimento spontaneo con vegetazione autoctona. Anapqui ha poi avviato con i produttori la realizzazione di barriere per controllare l’erosione dei suoli attraverso la piantumazione di siepi e arbusti (nei territori più bassi) mentre nelle zone più alte si costruiscono muretti di pietra. La fertilizzazione del suolo avviene attraverso la permanenza sui terreni dei residui dei raccolti per circa 6 mesi, oltre ad apporto di letame durante la preparazione alla semina in gennaio e febbraio. In questo modo gli agricoltori non devono ricorrere all’acquisto di fertilizzanti chimici e si favorisce il mantenimento degli allevamenti di bestiame tradizionali. Quanto alle sementi, queste vengono selezionate a partire dal prodotto dell’anno precedente, tramandando in questo modo le sementi indigene ed escludendo quelle Ogm.

Verso un’economia sostenibile L’azione combinata di questi strumenti, secondo la filosofia di Anapqui ha come obiettivo quello di garantire continuità nella produzione di quinoa da parte della rete di piccoli produttori, che in parte vivono in zone che non permettono riconversioni ad altre colture. In un paese che sta conoscendo un boom delle esportazioni di prodotto (con incrementi dei prezzi del 200% tra il 2007 e il 2009) e che è soggetto agli stravolgimenti climatici del Pacifico (la Bolivia è stata interessata dal fenomeno del “niño” tra il 2007 e 2008) si tratta di un obiettivo ambizioso ma realizzato pazientemente negli anni. L’inclusione della quinoa nel circuito del commercio equo coniuga così relazioni commerciali stabili nel tempo con sforzi, altrettanto duraturi, volti a garantire la continuità delle coltivazioni, in termini ambientalmente sostenibili. L’agricoltura biologica della quinoa è quindi una risposta rispettosa della Pachamama, dea madre della terra, dell’agricoltura e della fertilità nella tradizione quechua.


IN PRIMO PIANO

TUTTO NASCE DALL’ACQUA Dalla Provincia Autonoma di Bolzano, attraverso Ctm altromercato, un nuovo aiuto per sostenere lo sviluppo delle --"/"-P " +. + ,> .'J ,) +" '3 " ,. ,,( ! ! migliorato la vita dei piccoli coltivatori del Kenya. di Elisa Dolci

SELEZIONE DELLA CAMOMILLA, MERU HERBS, KENYA (FOTO DI MERU HERBS)

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16 IN PRIMO PIANO

M

eru Herbs è un’iniziativa nata in Kenya nell’ambito di un piĂš ampio progetto idrico che ha permesso ai piccoli coltivatori del distretto semiarido del Tharaka, alle pendici orientali del monte Kenya, di superare l’agricoltura di sussistenza per potersi dedicare anche a colture adatte alla trasformazione e all’esportazione e quinGL LQ JUDGR GL JHQHUDUH XQ VLJQLÂż FDWLYR valore aggiunto. Ctm altromercato ha

avuto un ruolo importante nella nascita e nell’evoluzione di questa realtĂ , in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano FKH KD FUHGXWR Âż Q GD subito nelle potenzialitĂ del progetto e del commercio equosolidale. “Bolzano e la sua Provincia hanno avuto – e hanno tuttora – un ruolo importantissimo nella nostra storiaâ€?, ricorda Andrea Botta Âż JXUD VWRULFD del commercio equosolidale, in visita

in Italia alla sede di Ctm. “Fin dalla fondazione di Meru Herbs, è stato a Bolzano, attraverso Ctm altromercato, che abbiamo iniziato a vendere il QRVWUR FDUFDGp &RQ XQ Âż QDQ]LDPHQWR della Provincia abbiamo potuto comprare la nostra prima macchina proGXWWULFH GL EXVWLQH Âż OWUR ULXVFHQGR D completare il processo di trasformazione interamente in Kenyaâ€?. Andrea parla con grande emozione di Meru Herbs. Il Kenya ormai è la sua casa, ci vive dal 1955, quando il Paese era ancora una colonia britannica: “Sulla mia patente di guida c’è scritto Colony of Kenyaâ€?, ricorda. Meru Herbs e il commercio equosolidale hanno dato agli agricoltori della zona la grande possibilitĂ di migliorare la propria vita attraverso il lavoro e di sviluppare prodotti interamente lavorati in Kenya, usando la frutta che normalmente non veniva utilizzata. Oltre al carcadĂŠ, infatti, Meru Herbs produce tè, camomilla e ottime marmellate a base di frutta esotica. La Provincia Autonoma di Bolzano ha avuto un ruolo determinante anche in questo caso: “Grazie al commercio equosolidale, che paga il giusto prezzo per i nostri prodotti, Meru Herbs riesce ad autosostenersiâ€?, spiega Andrea. “Noi non abbiamo alle spalle grosse Ong o fondazioni. Riusciamo a pagare le materie prime e gli stipendi senza problemi, quando si tratta però di fare investimenti per il miglioramento delle strutture abbiamo bisogno di essere aiutati, e la Provincia Autonoma di Bolzano ci ha sempre VRVWHQXWR *UD]LH DL Âż QDQ]LDPHQWL DE biamo potuto acquistare una seconda macchina per la produzione di bustine, ammodernare le strutture della fabbrica di marmellate e tisane, acquistare nuovi macchinari per la lavoUD]LRQH GHOOD IUXWWD´ , Âż QDQ]LDPHQWL prevedono anche l’organizzazione di corsi di formazione per il personale,

ANDREA BOTTA (A SINISTRA) ACCANTO AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO LUIS DURNWALDER (FOTO DI MARCO RICCI)


FIORI DI CARCADÉ, MERU HERBS, KENYA (FOTO DI MARCO RICCI)


18 IN PRIMO PIANO

KENYA IN NUMERI dedicati non solo ai tecnici addetti alla produzione, ma anche ai funzionari amministrativi. “La collaborazione tra Africa ed Europa è fondamentaleâ€?, conclude Andrea, “perchĂŠ ci consente di migliorare e di continuare a garantire lavoro e tranquillitĂ a un numero sempre maggiore di personeâ€?. Andrea Botta ha dedicato tutta la sua vita al Kenya, è ormai cittadino del Paese dove vive insieme alla sua grande famiglia. “Anche le persone con cui lavoro le sento come parte della mia famigliaâ€?, racconta. “Li conosco da tanti anni, li ho visti crescere. Mi piace l’ambiente in cui vivo: il clima, i paesaggi, i colori, i ritmi di vita, è un insieme di cose che mi fa sentire legato al Kenyaâ€?. E l’Italia, chiediamo, non gli manca? “Mi piace tornare qui in visita, rivedere gli amici, è bello vedere tutta questa modernitĂ , il progresso, ma dopo qualche giorno ho voglia di tornare lĂ dove si sta in pace, dove non c’è tutta questa fretta. Qui tutto è puntuale! Quando un treno ritarda di un minuto sembra giĂ tantissimo!â€? ‡

6XSHU¿ FLH 582.646 kmq (poco meno del doppio dell’Italia) Popolazione: 40.512.682 (circa 2/3 rispetto all’Italia) Mortalità infantile: 54,8 (per mille) 1XPHUR GL ¿ JOL SHU GRQQD 4,38 Speranza di vita alla nascita: 55 Popolazione urbana: 22% Popolazione sotto la soglia di povertà : 45,9% Malnutrizione infantile: 16% (bambini sotto i 5 anni) Indice di sviluppo umano: 128 (basso) Tasso di disoccupazione: 40% Tasso di alfabetizzazione: 85% Numero di abitanti per medico: 7100 Fonti: ONU, Banca Mondiale, Social Watch TASSO DI POVERTÀ

DISTRIBUZIONE DEL PIL 55% 50% 45%

SERVIZI

AGRICOLTURA

INDUSTRIA

40% 1992

LA STORIA

,O GLVWUHWWR GHO 7KDUDND DOOH SHQGLFL GHO PRQWH .HQ\D q XQD ]RQD GLIÂż FLOH per l’agricoltura. Il suolo, infatti, è fertile, ma le precipitazioni si concentrano in poche settimane a dicembre, gennaio e marzo: basta che in una di queste occasioni la pioggia sia scarsa, per condannare la popolazione locale a un DQQR GL VLFFLWj H TXLQGL GL FDUHVWLD 3HU TXHVWR Âż Q GDO DOFXQL FRQWDGLQL della zona si sono riuniti in una commissione per l’acqua che è diventata il riferimento per le attivitĂ associative del territorio e nel 1986 ha portato alla nascita del Ng’uuru Gakirwe Water Project, un’iniziativa che in tre fasi sucFHVVLYH KD UHVR GLVSRQLELOH OÂśDFTXD GHO Âż XPH .LWKLQR SHU ROWUH IDPLJOLH e aziende della zona. Parallelamente è iniziata l’attivitĂ dello stabilimento di Meru Herbs dove viene trasformato il raccolto consegnato dagli agricoltori, e il cui ricavato va a sostenere il progetto idrico. 2JJL VRQR LQ WXWWR FLUFD JOL DJULFROWRUL H L ORUR IDPLJOLDUL FKH EHQHÂż FLDQR del reddito aggiuntivo garantito dal commercio equo e solidale, del miglioramento dell’agricoltura e dall’accesso diretto all’acqua per uso domestico.

1994

1997

2005

BAMBINI CHE NON ACCEDONO ALLA SCUOLA PRIMARIA (MASCHI / FEMMINE) 800.000 700.000 600.000 500.000 2006

2007

2008

2009


Edizione Speciale

COLAZIONE DA MERU

+. + , ! + '- & '- ,- " -( " / '-J ''" " --"/"-Pd B "%" A' ,- ," > due produttrici in visita in Italia, ci hanno raccontato gli obiettivi raggiunti e i sogni per il futuro. E ci hanno svelato i segreti della loro colazione. “La vita, per gli abitanti del distretto di Meru, è cambiata con il progetto di distribuzione dell’acqua. Prima l’unica attivitĂ era la pastorizia, non c’erano possibilitĂ di lavoro. Grazie all’irrigazione abbiamo potuto coltivare il carcadĂŠ e la camomilla e preparare gli infusi, poi, con il passare del tempo e l’impianto di nuove strutture, abbiamo iniziato ad utilizzare la frutta che prima veniva buttata perchĂŠ era impossibile da conservare e lavorare. Oggi, Meru Herbs è in grado di controlODUH HIÂż FDFHPHQWH tutta la catena di produzione GDL FDPSL DO SURGRWWR Âż QLWR *OL agricoltori – che lavorano seguendo i principi dell’agricoltura biologica – consegnano tè, carcadĂŠ, camomilla e frutta ai trasformatori e ogni produttore appone il suo codice di riconoscimento sui suoi prodotti in modo che è possibile risalire a ogni stock in caso di problemi o per eventuali controlliâ€?. “A colazione, ogni mattina, beviamo una tazza di tè. Una delle nostre bevande preferite, poi, è il carcadĂŠ. In Kenya si dice che ogni momento è buono per il carcadĂŠ ed è vero che noi lo beviamo spesso, sia freddo, sia caldo. La mattina lo mettiamo in piccole bottiglie e lo diamo ai bambini che vanno a scuola da bere durante l’intervalloâ€?. ‡

è l’occasione giusta per scoprire i prodotti Altromercato per la colazione, tra i quali *. %%" " +. + ,i le marmellate, il carcadĂŠ e il tè nero. PRODUTTRICI DI MERU HERBS, KENYA (FOTO DI MARCO RICCI)

19


20 IN PRIMO PIANO

IL PROGETTO Il 31 dicembre scorso si sono concluse le attività legate al progetto di coopeUD]LRQH DOOR VYLOXSSR ¿ QDQ]LDWR GDOOD Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige riguardanti l’ampliamento e adeguamento della capacità produttiva di prodotti alimentari coltivati e trasformati dai contadini supportati da Meru Herbs, distretto di Meru, in Kenya. I fondi – circa 30.000 euro stanziati dalla Provincia Autonoma di Bolzano, oltre a circa 13.000 investiti dalla stessa Meru Herbs – sono stati impiegati per l’acquisizione di attrezzature per la lavorazione delle materie prime (macchina granulatrice, mulini per la macinazione di erbe, macchina tagliafrutta, macchina spaccalegna, centrifuga per frutta, mixer per frutta e erbe, pentola per cottura a gas, macchina imbustatrice, essiccatori solari) e attrezzature informatiche, ma anche per il miglioramento della struttura (separazione delle aree di lavoro, rifacimento della pavimentazione, rinnovamento delle pompe dell’acqua) e per la formazione del personale. Sostenere Meru Herbs è importante perché è un progetto fortemente radicato nella realtà del Paese e gestito da personale del luogo, che ha acquisito passo dopo passo le competenze necessarie a realizzare prodotti di qualità, adatti al mercato internazionale. Nella struttura, inoltre, la grande maggioranza dei ruoli è gestita da donne, compresi quelli di responsabilità nell’amministrazione, nella supervisione e nel coordinamento generale. I prossimi passi di Meru Herbs andranno verso una specializzazione ancora maggiore e verso la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni. A questo scopo, si sta studiando la possibilità di installare pannelli solari per la produzione di energia elettrica.

LAVORAZIONE DEI PRODOTTI DI MERU HERBS, KENYA (FOTO DI GUIDO MARINI)


s t a c c a e c o n s e r va : le ricette

IL COLORE DEL SOLE NELLA TUA CUCINA

Un menĂš equosolidale pensato dai cuochi del Circolo % B" (i .' )+( .& -",,"&( +",( %% ,) 3" _ '( ai golosi dessert, passando per un secondo che rivela -.-- % )(- '3" %"-P % &" % d Ed è proprio a questo dolcissimo ingrediente che dedichiamo l’approfondimento che introduce le nostre ricette, con le parole di Jonathan Portillo della cooperativa CoopSol. Pronti gli ingredienti? Si parte! a cura di Valeria Calamaro


CUCINARE EQUOSOLIDALE

Il tesoro del deserto

C

tm altromercato acquista il suo miele in Argentina, da CoopSol, un nome che è un programma: è una realtà piccola ma importante per i campesinos suoi soci che curano api autoctone per

La nostra cooperativa ha sede nella provincia di Santiago del Estero: da qui è iniziata l’occupazione spagnola della futura Argentina e qui sopravvive una delle ultime lingue quechua del Paese, parlata soprattutto dai campesinos. Atamisqui, il QRPH GHO Âż RUH GD FXL ULFDYLDPR LO QRVWUR miele, è appunto una parola quechua, che VLJQLÂż FD ÂłGROFH´ /D QRVWUD FRRSHUDWLYD unisce circa 250 piccoli apicoltori, ma ne stiamo formando altri. Attualmente la nostra produzione è di circa 65 tonnellate di miele, alla quale si aggiungono altre 40 tonnellate dai nuovi soci. Dal fiore al miele L’atamisqui è un arbusto autoctono della zona di Santiago del Estero, non si trova in altre zone del Paese. Cresce su terre ariGH GRYH SLRYH SRFKLVVLPR H DOOD Âż QH GL QRYHPEUH SURGXFH EHL Âż RUL ELDQFKL PROWR profumati. Il miele che le api ricavano da TXHVWR Âż RUH q FKLDUR Âż QHPHQWH FULVWDOOL] zato, dal gusto delicato, rotondo e persistente. Ha un aroma caratteristico e non è troppo dolce. Il nostro miele è biologico e lo commercializziamo nel circuito del commercio equosolidale attraverso Ctm altromercato. Oltre al miele di atamisqui SURGXFLDPR DQFKH GHO PLOOHÂż RUL

SURGXUUH PLHOH SUHJLDWR FRPH TXHOOR GDL Âż RUL GL DWDPLVTXL meraviglia delle terre aride. Jonathan Portillo (nella foto), addetto alla logistica dei prodotti, ci parla della cooperativa e del suo miele.

I progressi Da tre anni Coopsol collabora con l’Ong italiana Ipsia (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) e Ctm altromercato QHOOœDPELWR GL XQ SURJHWWR ¿ QDQ]LDWR GDO Ministero degli Esteri italiano per la realizzazione di un nuovo impianto per l’estrazione e la lavorazione del miele adeguato agli standard di qualità europei. L’impianto precedente era molto piccolo e non rispondeva a tutti i requiVLWL GHOOœHQWH GL FHUWL¿ FD]LRQH DUJHQWLQR Oggi disponiamo di attrezzature nuove come decantatori in cui il miele viene posto a riposare, omogeneizzatori, estrattrici piÚ veloci. Inoltre, cosa molto importante per la qualità del miele, tutto il processo si svolge al freddo: il miele non viene mai a contatto con fonti di calore. Grazie al nuovo impianto possiamo lavoUDUH LQ PRGR PLJOLRUH H SL HI¿ FLHQWH H produrre una maggiore quantità di miele.

Mate a colazione Quest’anno, il tema della manifestazione Equopertutti sarĂ la colazione equosolidale. In realtĂ in Argentina, spesso non si fa colazione, specialmente gli adulti si limitano a bere il mate. Mate è il nome di un recipiente in cui si mette l’erba mate, tipica del Paese, poi ci si versa sopra l’acqua e si sorseggia con una cannuccia. Ăˆ una bevanda piuttosto forte e spesso le persone la sorseggiano piĂš volte durante la giornata, aggiungendo dell’altra acqua o cambiando l’erba. Non è adatta per i bambini, che a colazione bevono il latte. I ragazzini piĂš grandi a volte bevono il mate cocido, è sempre una bevanda a base di erba mate, ma è piĂš leggera. Si prepara immergendo l’erba nell’acqua bollente e poi filtrando il tutto in una tazza. ‡

Riso spadellato allo zenzero A cura di Francesca Pacchiele, chef e patron di Aromatica, ristorante vegetariano a Mestre, in collaborazione con la cooperativa Acli S. Gaetano di Milano

Ingredienti per 8 persone

Per la salsa

- 500 gr di riso integrale hom mali* - 1 cipolla rossa - 1 porro medio - 1 carota grande - 1 zucchina grande - 1 gambo di sedano - 2 pomodori rossi - olio d’oliva - sale - origano

- 500 gr di yogurt bianco - 1 spicchio d’aglio - 100 gr di semi di girasole - qualche foglia di menta - zenzero in polvere* - sale e pepe

Gli ingredienti contrassegnati da asterisco (*) sono prodotti in vendita nelle Botteghe Altromercato


CUCINARE EQUOSOLIDALE

Lessa in acqua salata il riso per circa 40 minuti. Metti in una padella un po’ d’olio con la cipolla tritata; quando soffrigge aggiungi tutte le verdure tagliate ¿ QL H IDL FXRFHUH D IXRFR YLYR 4XDQGR saranno leggermente dorate, unisci il riso scolato e amalgama bene con il sale

FLICKR

CC

e l’origano. Metti nel mixer i semi di girasole, l’aglio, la menta, il sale, il pepe e lo zenzero. Aggiungi il trito cosÏ ottenuto allo yogurt. In un piatto colorato metti il riso al centro e intorno la salsina allo zenzero. Decora con qualche foglia di menta e olio extravergine.

LUCA.SARTONI

Involtini di verza

A cura di Luisa Valente, volontaria e cuoca d’eccellenza della cooperativa Unicomondo

Ingredienti per 8 persone - 8 foglie di verza - 150 gr di castagne secche - 150 gr di quinoa* - ½ cipolla rossa PDQFLDWH DEERQGDQWL GL URVPDULQR WULWDWR Âż QHPHQWH - 150 gr di stracchino - olio extravergine d’oliva

Metti in ammollo le castagne per una notte. Cuoci la quinoa secondo la ricetta base. Sbollenta le foglie di verza in acqua salata per pochi minuti e poi stendile su carta forQR DG DVFLXJDUH 7ULWD Âż QHPHQWH OD FLSROOD e mettila in padella con qualche cucchiaio

d’olio, aggiungi le castagne spezzettate e ODVFLD VWXIDUH ¿ QR D FKH QRQ VDUDQQR EHO le morbide, aggiungendo ogni tanto una spruzzata di acqua calda. Dopo aver spento il fuoco, aggiungi il rosmarino tritato, metti il tutto nel mixer e trita grossolana-

Petto d’anatra laccato al miele, cous cous con frutta secca e quenelle d’Asiago A cura del Ristorante La Linte di Recoaro Terme in collaborazione con la cooperativa Canalete di Valdagno, Vicenza

mente (bastano pochi giri). Amalgama la crema di castagne, la quinoa lessata e lo VWUDFFKLQR FRPSOHWD FRQ XQ ¿ OR GœROLR metti su ogni foglia due cucchiai di comSRVWR H DUURWROD $SSRJJLD LQ XQD SLUR¿ OD H passa al forno per 15 minuti a 180°.

Ingredienti per 4 persone 400 gr di petto d’anatra 100 gr di miele* 120 gr di cous cous* 100 gr di Asiago 50 gr di latte 20 gr di uva passa* 20 gr di pistacchi 20 gr di mandorle*

20 gr di noci dell’Amazzonia* 20 gr di nocciole 10 gr di cannella in stecca* scorza di limone olio d’oliva q.b. brodo vegetale q.b. cipolla tritata


Editoriale

24 CUCINARE UNITĂ€ COMUNICAZIONE ALTROMERCATO EQUOSOLIDALE

Sciogli a bagnomaria il formaggio AsiaJR XQLWR DO ODWWH IUXOOD Âż QR D RWWHQHUH XQD crema e riponi in frigorifero a raffreddare, coprendo con una pellicola messa a contatto del composto. Aggiungi al brodo vegetale la cannella e il limone; in questo liquido fai

JRQ¿ DUH LO FRXV FRXV HOLPLQDQGR DOOD ¿ QH JOL aromi. In poco olio fai rosolare la cipolla e aggiungi la frutta secca tritata, aggiustando di sale e pepe. Rosola il petto d’anatra con poco olio, elimina il grasso e aggiungi il miele continuando la cottura per alcuni miFLICKR

CC

nuti aggiungendo un po’ d’acqua se necessario. La cottura della carne dovrà risultare al sangue. Scaloppa l’anatra, disponila in un piatto e irrorala con il suo fondo di cottura; accompagna con il cous cous mescolato alla frutta secca e la quenelle d’Asiago.

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Crêpes alle banane A cura del Ristorante Ai Merli di San Vito di Arsiè in collaborazione con la cooperativa Samarcanda Ingredienti per 4 persone Per le crêpes: - 100 gr di farina bianca - ½ cucchiaio di cannella* - una spolverata di noce moscata* - 1 cucchiaio e ½ di zucchero Dulcita*

- un pizzico di sale - 2 uova - 250 ml di latte fresco - 1 cucchiaio di burro - 80 gr di burro per la cottura

Per la farcitura: - 4 banane mature* - 120 gr di burro - 100 gr di zucchero a velo - 2 cucchiai di succo limone - ½ cucchiaio di cannella in polvere* - ½ cucchiaio di zenzero in polvere*

- 60 ml di latte - ½ cucchiaio di mais in polvere - 2 cucchiai di rum - 2 cucchiai di miele ammorbidito a bagnomaria* - 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere*

Dolce al cacao e peperoncino A cura di Lucia Doria del Ristorante Ai Dogi di Chioggia in collaborazione con l’associazione Il Mappamondo Sciogli il cioccolato e il burro a bagnomaria. A parte, monta le uova con lo zucchero, unisci la bustina di lievito e poi la farina. Una volta ottenuto un impasto ben amalgamato, inforna a 180° per 25-30 minuti. Servi la torta dopo averla spolverata con cacao amaro unito a un pizzico di peperoncino in polvere.

Disponi in una terrina la farina a fontana, aggiungi le spezie, il sale e lo zucchero. Rompi le uova e incorporale al compoVWR 9HUVD LO ODWWH H PHVFROD FRQ XQD IUXVWD ¿ QFKp LO FRPSRVWR non sarà perfettamente uniforme e senza grumi. Lascia riposare 30 minuti. Fondi il burro a bagnomaria e aggiungilo alla pastella. Per la farcitura, sciogli il burro in una padella, aggiungi lo zucchero, il miele, le spezie e il rum. Unisci il ODWWH H VFDOGD D IXRFR GROFH ¿ QFKp QRQ LQL]LD D VEROOLUH 7DJOLD le banane a fette o rondelle, spruzzale di succo di limone perchÊ non anneriscano e immergile nella salsa. Per fare le crêpes, scalda un padellino dal bordo bassissimo FRQ XQ ¿ RFFR GL EXUUR VROR SHU OD SULPD FUrSH H YHUVDFL XQD JRFFLD GL SDVWHOOD SHU YHUL¿ FDUH OD FRWWXUD &RQ XQ SLFFROR mestolo versa una dose per volta nel padellino in modo che la pastella si distribuisca a specchio su tutto il fondo. Lascia cuocere 30 secondi per parte, girando con l’aiuto di una paletta. Ripiega la crêpe e riempila con banane, salsa e, se vuoi, una spolverata di cacao amaro.

Ingredienti per 6 persone 100 gr di cioccolato fondente Mascao 70%* 3 uova 200 gr di zucchero integrale Dulcita*

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TRUTH82

100 gr di farina 100 gr di burro peperoncino in polvere* cacao amaro in polvere*


IN PRIMO PIANO 25

UN CAFFĂˆ CHE VALE DI PIĂ™ Dalla Repubblica Dominicana, arriva in Italia il Cafè del Sur, interamente realizzato e confezionato nel Paese centroamericano grazie a un progetto di sostegno all’economia locale. di Luca Palagi

T

anto tempo fa, ma veramente tanto tempo fa, l’isola caraibica di Hispaniola era due isole. Poi il canale che le separava si riempĂŹ di sedimenti e la terra si sollevò, cosĂŹ le isole si unirono e il canale si chiuse: è rimasto un mare interno, a 40 metri sotto il livello del mare, un lago saODWR IRUPDWR GD FRUDOOR SLHWULÂż FDWR 1HOOD realtĂ , il lago Enriquillo è decisamente poco attraente: l’ambiente desertico e il caldo opprimente fanno desistere i pochi turisti attratti dalla numerosa comunitĂ di alligatori e dalla ancora piĂš numerosa comunitĂ di scorpioni. Lo spirito respira molto piĂš liberamente inerpicandosi sulla Sierra de Neyba, una catena di verdissime montagne dove si coltiva un caffè leggiadro. Anzi, molti caffè diversi: a seconda della zona e dell’altezza, il caffè regala un aroma speziato, fruttato o di cioccolato, sempre con una intensitĂ tipica dei caffè centroamericani. Nella zona di Neyba è stato completato un progetto di cooperazione che ha avuto risultati fuori dall’ordinario. Con fondi della cooperazione italiana, la Ong Oxfam Italia è riuscita non solo a riunire

i contadini in una cooperativa che si è dotata di attrezzature per la lavorazione del FDIIq PD KD RVDWR VFDOÂż UH XQ WDE FKH pochi hanno anche solo immaginato di poter rompere: tostare il caffè nel paese di origine ed esportarlo in Italia, con il rischio di vederlo fare a pezzi dall’esigentissimo palato dei consumatori nostrani. Il tabĂš che vuole il caffè italiano irripetibile al di fuori della penisola ha subito uno scossone... una sapiente miscela dei diversi aromi della Sierra e una tostatura a regola d’arte, grazie all’aiuto di esperti tostatori triestini, hanno creato il Cafè del Sur, interamente prodotto e confezionato nella Repubblica Dominicana, l’antica Hispaniola.

“Il progetto ha coinvolto oltre 1200 personeâ€?, racconta Gabriele Regio, il vero padre del primo caffè equosolidale interamente prodotto a Sud, “oltre un terzo sono donne e tutti sono piccoli produttori di caffè che si sono riuniti nella cooperativa Cooprocasine. Essere riusciti a tostare, macinare e confezionare il caffè QHOOD VWHVVD FRRSHUDWLYD VLJQLÂż FD DYHU creato nuove possibilitĂ di lavoro e, soprattutto, creare valore aggiunto per i produttoriâ€?. Il Cafè del Sur è da poco sbarcato nelle Botteghe del Mondo italiane, grazie al lavoro dei soci di Cooprocasine e alla collaborazione tra Oxfam Italia e Ctm altromercato. ‡

PRODUTTORE DI COOPROCASINE, REPUBBLICA DOMINICANA (FOTO DI LUCA PALAGI)


PRODUTTORI DI COOPROCASINE, REPUBBLICA DOMINICANA 26 (FOTO DI LUCA PALAGI)


Edizione Speciale

REPUBBLICA DOMINICANA IN NUMERI è l’occasione giusta per scoprire Cafè del Sur e gli altri prodotti Altromercato per la colazione. DISTRIBUZIONE DEL PIL

6XSHU¿ FLH 48.730 kmq (circa un sesto rispetto all’Italia) Popolazione: 9.927.320 (circa un sesto rispetto all’Italia) Mortalità infantile: 27 (per 1000) 1XPHUR GL ¿ JOL SHU GRQQD 2,47 Speranza di vita alla nascita m/f: 70/76 Popolazione urbana: 70% Popolazione sotto la soglia di povertà: 50,5% (2008) Popolazione sottonutrita: 2.300.000 (24%) Indice di sviluppo umano: 88 (medio) Tasso di disoccupazione: 14% Tasso di alfabetizzazione: 87% Numero di abitanti per medico (Rep. Dominicana + Haiti): 4000 Fonti: ONU, Banca Mondiale, Social Watch

SERVIZI

AGRICOLTURA

INDUSTRIA

TASSO DI POVERTÀ 55% 50% 45% 40% 2005

2006

2007

2008

BAMBINI CHE NON ACCEDONO ALLA SCUOLA PRIMARIA (MASCHI / FEMMINE) 110.000 80.000 50.000 20.000 2006

2007

2008

2009

GABRIELE REGIO (FOTO DI LUCA PALAGI)

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28 IN PRIMO PIANO

COLTIVARE LA LIBERTĂ€ ' . +" > ()( % _ ' %%J ) +-! " > % ,"-. 3"(' N ' (+ " _ "% d % (+,( % '(,-+( /" "( " &( incontrato i produttori di una cooperativa che lavora per una vera uguaglianza. di Luca Palagi

“V

edi quelle colline laggiĂš, ai bordi della savana? Io sono nata e cresciuta lĂŹ, in una fattoria. Per avere un’idea dell’ariditĂ di quelle terre, le uniche dove ci era concesso di vivere, ti dico il nome della mia comunitĂ : fattoria-senza-acquaâ€?. Mentre attraversiamo l’immensa savana cespugliosa, le parole di Alida Strauss ci portano indietro nel tempo e ci aiutano a capire il vero obiettivo del regime dell’apartheid sudafricano: concentrare le terre migliori nelle mani della popolazione bianca e ammassare la popolazione non bianca nelle terre marginali, come quelle della fattoria-senza-acqua. La differenza si coglie a occhio nudo: la zona elevata è piĂš verde, quella giĂš in fondo è gialla e non sembra affatto ospitale. Alida appartiene alla popolazione

BARRY KOOPMAN, COOPERATIVA HEIVELD, SUDAFRICA (FOTO DI ILARIA FAVĂˆ)

meticcia, che ai tempi dell’apartheid veniva chiamata “colouredâ€?: nella prima parte della sua vita ha conosciuto tutte le privazioni di libertĂ imposte ai nonbianchi, oggi è la direttrice della cooperativa Heiveld. Dalla stessa comunitĂ viene Barry Koopman, un uomo minuto e brizzolato che lavora alla Tea Court, la zona usata dalla cooperativa per essiccare e fermentare il rooibos. “Questa è la macchina che taglia il rooibos, è molto ubbidiente e piĂš facile da gestire rispetto alle personeâ€?, dice ridendo. “Sono VRFLR GHOOD FRRSHUDWLYD Âż Q GDOOÂśLQL]LR H sai come era l’inizio? Ci siamo messi a lavorare insieme condividendo il niente che avevamo, cosĂŹ avevamo qualcosa piĂš di niente. Poi c’è stata una donazione dell’Ambasciata canadese, appena 5000 euro, ma con quelli siamo riusciti


Edizione Speciale

a comprare questa macchina e a costruire la Tea Courtâ€?. Si ferma, si guarda intorno, si capisce che è la “suaâ€? cooperativa. “Abbiamo lavorato duro in questi 10 anni, e adesso abbiamo un capitale e tutte le attrezzature, siamo noi che facciamo il nostro rooibos. Prima, ai tempi dell’apartheid, l’industria del rooibos era completamente in mano ai bianchi; adesso noi produciamo il miglior rooibos, e non sto esagerandoâ€?. Noi visitatori, che ai tempi dell’apartheid eravamo impegnati al massimo a non comprare i prodotti sudafricani, guardiamo con rispetto le sue mani indurite che accarezzano un cespuglio profumato di rooibos: “Mi

piace toccarloâ€?, conclude, “e insegnare alle generazioni piĂš giovani come si taglia: deve essere tritato al punto giusto, per permettere una fermentazione perIHWWD Âż QR DG DYHUH LO FRORUH JLXVWR FKH è un rosso caldo e intenso.â€?

TASSO DI POVERTĂ€

DISTRIBUZIONE DEL PIL

Nata dalla comunità meticcia di una microscopica cittadina affacciata al bordo di una delle molte fratture che tagliano il Sudafrica, la cooperativa Heiveld riunisce 65 piccoli contadini che producono oltre 50 tonnellate di rooibos biologico e lo esportano direttamente, arrivando ai mercati europei grazie alla rete del commercio equo e solidale. ‡

40%

30%

SERVIZI

20% 1995

2000

2005

AGRICOLTURA

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SUDAFRICA IN NUMERI 6XSHU¿ FLH 1.219.090 kmq (4 volte l’Italia) Popolazione: 50.132.817 (1/6 in meno rispetto all’Italia) Mortalità infantile: 43% 1XPHUR GL ¿ JOL SHU GRQQD 2,33 Speranza di vita alla nascita: 52 Popolazione urbana: 61% Popolazione sotto la soglia di povertà : 23% Malnutrizione infantile: 10% (bambini sotto i 5 anni) Indice di sviluppo umano: 110 (medio) Tasso di disoccupazione: 23% Tasso di alfabetizzazione: 86% Numero di abitanti per medico: 1300 Fonti: ONU, Banca Mondiale, Social Watch

INDUSTRIA

BAMBINI CHE NON ACCEDONO ALLA SCUOLA PRIMARIA (MASCHI / FEMMINE) 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000

TOWNSHIP DI ERICAVILLE, SUDAFRICA, RIENTRO DA SCUOLA (FOTO DI ILARIA FAVĂˆ)

2006

2007

2008

2009


30 IN PRIMO PIANO

SUDAFRICA: LE RADICI DELL’INGIUSTIZIA Ctm altromercato acquista il rooibos da alcune piccole cooperative formate da persone “coloured�, nella zona arida della Provincia Occidentale del Capo.

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d abitare per prime il Sudafrica furono le popolazioni chiamate san, gruppi di cacciatori-raccoglitori. In Europa venivano chiamati boscimani, cioè “uomini della savanaâ€?, e questo perchĂŠ all’arrivo degli europei, i san erano giĂ stati costretti dalle migrazioni successive a spostarsi nelle zone meno produttive, come le savane e il deserto del Kalahari. Le ondate migratorie successive riguardarono popolazioni di khoi-khoin, detti ottentotti, probabilmente provenienti dall’Etiopia: si dedicavano alla pastorizia e a una agricoltura di base. Successivamente, arrivarono le popolazioni bantu, cioè nere, da varie zone dell’Africa centrale. Bantu è un nome generico per i moltissimi gruppi di persone dalla pelle nera e di corporazione non cosĂŹ longilinea e slanciata come i gruppi nilotici. Anche i bantu vivevano di piccolo allevamento e di agricoltura di base. 4XHVWL JUXSSL FRQYLVVHUR SDFLÂż FD mente per secoli, con frequenti meVFRODQ]H WUD GL ORUR Âż QR DOOÂśDUULYR GHL primi europei, i portoghesi. La famosa spedizione di Bartolomeo Diaz del 1488, pochi anni prima della cosiddetta “Scoperta dell’Americaâ€?, doppiò per la prima volta il Capo di Buona Speranza, tra l’altro senza rendersene conto. Ma i portoghesi non volevano fondare colonie, a loro interessava avere punti di appoggio sulla via del commercio con l’India, perciò si li-

mitarono a piazzare qualche “patraoâ€?, dei cippi di posizione, in vari punti della costa e ad avere scambi commerFLDOL VXSHUÂż FLDOL FRQ OH SRSROD]LRQL costiere, senza interessarsi all’interno. La situazione cambiò completamente con l’arrivo degli olandesi. Nel 1652 la Compagnia delle Indie Orientali decise di impiantare una colonia al Capo di Buona Speranza per rifornire le navi di passaggio con cibo fresco. I primi coloni avevano il compito di coltivare frutta e verdura per la Compagnia, e di procurarsi la carne facendo scambi con le comunitĂ di allevatori della zona del Capo. Alcuni locali iniziarono a lavorare per la Colonia, che aveva bisogno di manodopera; i matrimoni misti erano permessi e cosĂŹ iniziò la mescolanza anche con gli europei, quasi esclusivamente olandesi. Dopo appena 6 anni dalla sua fondazione, la Compagnia decise di espandere la Colonia del Capo e approvò il ricorso a schiavi per fare i lavori manuali. Iniziò cosĂŹ la “guerra per la terraâ€? dei coloni contro le popolazioni locali, che portò alla sottomissione di un numero crescente di khoi e di san agli europei e all’introduzione di schiavi, di origine sia africana – soprattutto dalle colonie portoghesi del Mozambico e dell’Angola – che provenienti dalle colonie olandesi in Asia, cioè Malesia e Indonesia. E infatti, se oggi guardate i visi dei coloured troverete tracce soprattutto di queste origini: khoi, boscimani, bantu, asiatici, mozambicani.

Circa 30 anni dopo la sua fondazione, la Compagnia delle Indie Orientali decise che la popolazione europea doveva vivere separata da tutte le altre, e impose per legge la separazione nelle scuole, negli ospedali, nella polizia e nelle abitudini quotidiane, arrivando a proibire i matrimoni tra europei e non europei. Fu il vero inizio dell’apartheid, due secoli prima di quello poi diventato tristemente famoso in tutto il mondo a partire dal 1948. Ovviamente le relazioni tra europei e le donne africane continuarono nonostante fossero illegali, e lo stesso valse per i matrimoni misti tra le popolazioni originarie khoi-san e bantu tra di loro e con gli schiavi. Ecco quindi la risposta alla domanda: la popolazione meticcia, chiamata “colouredâ€? nel sistema dell’apartheid è il risultato di circa 3 secoli di mescolanza tra tutti i gruppi esistenti nella Provincia del Capo, e infatti rappresenta ancora oggi una parte consistente della popolazione di questa zona, oltre che essere la totalitĂ dei membri delle cooperative che producono il rooibos. Molti europei sono colpiti dal fatto che i coloured abbiano come lingua madre l’afrikaan, cioè l’olandese arcaico del 1600 arricchitosi con parole africane e asiatiche; ma se ci pensate è normale, perchĂŠ l’afrikaan era la lingua dei dominatori che hanno lentamente ma HIÂż FDFHPHQWH HVWLUSDWR RJQL WUDFFLD delle lingue originarie delle popolazioni sottomesse. Oggi questo “furtoâ€?


GARDEN ROUTE DA CITTÀ DEL CAPO A PORT ELIZABETH, SUDAFRICA (FOTO DI ILARIA FAVÈ)

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32 IN PRIMO PIANO

LA COOPERATIVA HEIVELD, SUDAFRICA (FOTO DI SERGIO FIORIO)

delle proprie radici è riconosciuto da alcuni, ma la maggior parte considera l’afrikaan come la propria lingua originale e ne va orgoglioso. Le township Oggi la parola township è sinonimo di periferia urbana, ma l’origine delle township in Sudafrica è molto diversa e per capirla occorre riprendere quello che era il vero obiettivo del regime dell’apartheid.

è l’occasione giusta per scoprire i prodotti Altromercato per la colazione, come il +((" (, " "/ % d

/ÂśDSDUWKHLG q VWDWR OD SROLWLFD XIÂż FLDOH del governo bianco del Sudafrica dal 1948 al 1994, e predicava la separazione etnica e lo sviluppo separato tra europei e i 3 gruppi di popolazioni non europee: neri, meticci o coloured e indiani. L’obiettivo dell’apartheid era consolidare la conquista della terra nelle mani dei bianchi. Il governo deciVH SHUFLz GL GHÂż QLUH OH DUHH GHVWLQDWH D ciascun gruppo etnico e, in pochi anni, riuscĂŹ a trasferire con la forza il 55% della popolazione sudafricana in appena il 13% della terra, concentrando OÂś GHOOD VXSHUÂż FLH QHOOH PDQL GL milioni di bianchi. Un risultato notevole, raggiunto attraverso il massiccio uso di spostamenti forzati da parte della polizia. Ai non bianchi erano dedicati due tipi di zone: quelle residenziali urbane e i bantustan. Le prime sono proprio le township: la piĂš famosa è Soweto, il cui nome è un acronimo formato dal-

le iniziali di South West Township di Johannesburg. Le township quindi nacquero come zone di concentrazione della popolazione non bianca sotto l’apartheid. Ma c’erano anche i bantustan, che vennero creati dal governo dell’apartheid come zone autonome dove ammassare la popolazione nera, con la scusa di restituire ai vari gruppi etnici le rispettive zone di origine. Erano 10 aree, alcune senza continuitĂ territoriale e leopardizzate, tutte DIÂż GDWH LQ JHVWLRQH D FDSL WUDGL]LRQDOL che in cambio di privilegi personali di fatto sostenevano il regime razzista. Erano riserve di manodopera, senza infrastrutture nĂŠ servizi, delle cui condizioni di vita il governo sudafricano non si riteneva responsabile in quanto DIÂż GDWH DOOÂśDPPLQLVWUD]LRQH DXWRQRPD dei capi locali, anche se in realtĂ erano completamente sovvenzionate dal Sudafrica. In 4 casi si arrivò persino alla proclamazione di indipendenza con il vantaggio per il governo bianco di non


Edizione Speciale

dover riconoscere nessun diritto a cittadini considerati stranieri; ma ovviamente questi stati-fantoccio non sono mai stati riconosciuti da nessun altro paese, tranne Israele che era evidentemente interessato al modello razzista.

VISITA ALLA COOPERATIVA DI ERICAVILLE, SUDAFRICA (FOTO DI ILARIA FAVÈ)

&RQ OD ¿ QH GHOO¶DSDUWKHLG VRQR VWDWL smantellati sia i bantustan che le township, intesi come zone riservate alla segregazione razziale. Ma ovviamente, nonostante siano passati già oltre 15 anni, alcuni ex bantustan sono rimasti molto arretrati al pari delle township, dove oggi vive una parte consistente della popolazione sudafricana: se l’apartheid politico è stato superato, quello economico è ancora una realtà. Se passate dal Sudafrica, ricordatevi di fare una visita a una township, perché è lì che vive la maggior parte delle persone.

TOWNSHIP DI ERICAVILLE, SUDAFRICA (FOTO DI ILARIA FAVÈ)

Leggi il diario del viaggio in Sudafrica visitando il sito www.altromercato.it

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34 IN PRIMO PIANO

FRESCO, EQUO E SOLIDALE + 3" A +( "+> %J.'" _ %" + (+-( +.--" (% (&)(,- (+ '"33 3"('" " (&& + "( *.(> ,.%% -. - /(% ++"/ % +.-- I ".,- H> ! +",) -- %J.(&( %J & " '- d " + ' , /" '"

B

uona, nutriente e leggera: mangiare frutta a colazione è un’ottima idea per iniziare la giornata con un’iniezione di energia, vitamine e minerali indispensabili per l’organismo. Se poi portiamo in tavola banane, bananitos, manghi e ananas equosolidali, non solo facciamo del bene a noi stessi gustando un prodotto di qualitĂ , ma facciamo una scelta di giustizia e responsabilitĂ sociale, perchĂŠ questa frutta è buona anche per chi la coltiva e la raccoglie. Cos’è Agrofair Ctm Agrofair, OÂśXQLFD ÂżOLHUD RUWRIUXW WLFROD FRPSRVWD DO GD RUJDQL] zazioni di commercio equo e solidale, nasce nel 2004 dalla joint-venture di due leader del fair trade europeo, il consorzio Ctm altromercato e Agrofair Europe bv, il maggior importatore europeo di frutta fresca fair trade. Nata nel 1996 con l’obiettiYR GL FUHDUH XQD ÂżOLHUD LQWHJUDWD GHGLFDWD

alla frutta equo-solidale, Agrofair Europe bv ha una caratteristica unica: è posseduta al 50% dalle stesse organizzazioni di coltivatori del Sud del mondo e al 50% da Ong europee. Agrofair Europe bv si occupa delle operazioni di assistenza tecnica ai produttori, sviluppo e controllo qualitĂ , nonchĂŠ dello svolgimento delle operazioni logistiche di importazione. Tradizionale o solidale? Fino a qualche anno fa, la frutta esotica era considerata un lusso da concedersi solo in occasioni speciali. Oggi, invece, q GLYHQWDWD XQD SUHVHQ]D Âż VVD QHOOH QR stre case, basti pensare che le banane sono il secondo prodotto piĂš venduto al mondo dopo il caffè. Ma cosa c’è dietro i colori accesi e i profumi dei prodotti che troviamo nei nostri mercati e supermercati? Spesso la realtĂ di chi banane, ananas e manghi li coltiva, li cura e li raccoglie, non ha nulla di dolce, anzi: nei paesi del Sud

del mondo, la produzione e il commercio della frutta sono controllati dalle grandi multinazionali che pagano ai lavoratori prezzi da fame e impongono l’uso di prodotti chimici che non sono solo pericolosi per chi li manipola, ma causano gravi danni all’ambiente, impoverendo i suoli e la fauna locale e inquinando le acque. La frutta equosolidale è diversa: è stata acquistata direttamente da piccoli produttori organizzati in cooperative – saltando gli intermediari che si arricchiscono sfruttando i lavoratori –, è pagata un prezzo superiore a quello del mercato, che tiene conto dei costi di produzione e delle necessitĂ degli agricoltori. Inoltre q FROWLYD WD XVDQGR VLVWHPL GL DJULFROWXUD ELROR gica e a lotta integrata che non recano danno all’ambiente. Le organizzazioni equosolidali, poi, versano ai produttori anche una quota ulteriore – il cosiddetto “SUHPLR IDLU WUDGH´ Âą FKH Âż QDQ]LD SUR getti di sviluppo utili alla comunitĂ come scuole e dispensari medici. ‡


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I PRODUTTORI EL GUABO, ECUADOR Le banane rappresentano la principale coltura del Paese, che impiega la maggior parte della forza lavoro agricola. Nel settore bananiero convenzionale il contratto di lavoro è praticamente inesistente e il sindacato dei lavoratori bananieri ha DYXWR HQRUPL GLIÂż FROWj D VYL lupparsi; si calcola che il guadagno di un lavoratore avventizio sia di circa 45 dollari mensili. L’associazione El Guabo fu fondata nel 1997 da un gruppo di produttori che intendeva sperimentare il modello del fair trade. Oggi i produttori associati sono circa 350, raggruppati in 15 cosiddette “associazioni agro artigianaliâ€?, per un totale di 1000 ettari di terreni: di questi produttori, circa un centinaio VRQR FHUWLÂżFDWL ELRORJLFL H JOL altri producono banane a lotta integrata, in conversione. Il premio fair trade è stato utilizzato da El Guabo in diversi ambiti, primi fra tutti quelli di miglioramento della produzione, per raggiungere gli standard di qualitĂ richiesti, e di sviluppo sociale. Oltre all’applicazione di moderne tecniche di agricoltura grazie al supporto di agronomi e al miglioramento delle infrastrutture, il premio è stato investito nella fertilizzazione e conservazione delle piante con metodi naturali. Inoltre sono stati creati un programma di assistenza sanitaria, uno di microcredito e uno educativo, con la costruzione di 17 scuole rurali.

PRODUTTORI DI EL GUABO, ECUADOR (FOTO DI CTM AGROFAIR)

L’ ECUADOR

è il maggiore esportatore di banane nel mondo e principale protagoniVWD GHOOD FRVLGGHWWD ÂłJXHUUD GHOOH EDQDQH´ LQL]LDWD QHJOL DQQL Âś 4XHVWR FRQĂ€ LWWR di natura commerciale aveva al centro la preferenza dell’UE per le banane dei paesi $&3 $IULFD SDHVL &DUDLELFL H GHO 3DFLÂż FR SHU OH TXDOL DYHYDQR FUHDWR FRQGL]LRQL di importazione piĂš favorevoli rispetto a quelle per le “dollar bananasâ€?, le banane provenienti dai paesi dell’America Latina. Ribellandosi ai “privilegiâ€? dei paesi ACP, l’Ecuador, sostenuto dagli USA, denunciò il caso alla neonata WTO, che dopo anni di trattative e di rappresaglie commerciali, riuscĂŹ nel dicembre 2009 a costringere l’UE a diminuire i dazi doganali e le quote per le “dollar bananasâ€? e cosĂŹ ad abbattere la preferenza per le banane ACP. Come di solito accade, i piccoli produttori sono XVFLWL GDO FRQĂ€ LWWR VYDQWDJJLDWL VLD QHL SDHVL $&3 FKH LQ (FXDGRU SRLFKp L PDJJLRUL EHQHÂż FLDUL GHL QXRYL DFFRUGL FRPPHUFLDOL VRQR OH JUDQGL PXOWLQD]LRQDOL ODUJDPHQWH operanti in Ecuador.

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36 IN PRIMO PIANO

GRUPO HUALTACO, PERÙ Il banano non è una coltivazione tipica del Perù ma la zona in cui si trova Grupo Hualtaco fa eccezione: qui il suolo è particolarmente fertile, c’è abbondanza d’acqua, il clima è secco e non ci sono parassiti dannosi per le colture. Il Grupo Hualtaco (GH) riunisce diverse associazioni di piccoli produttori di banane, di cui esporta la frutta. Gli inizi sono stati difficili, soprattutto per gli elevati standard richiesti dal mercato europeo, ma grazie al supporto di Agrofair la situazione è lentamente migliorata, e ora molti piccoli agricoltori coltivano banane biologiche, utilizzando solo metodi naturali rispettosi dei lavoratori e dell’ambiente e le esportano direttamente.

Il premio fair trade è stato di fondamentale importanza sia per migliorare le strutture lavorative che quelle sociali, gravemente carenti. Le condizioni sanitarie, infatti, erano pessime, non esistevano scuole e le reti stradali erano difficilmente praticabili. Oggi la situazione sta migliorando: i lavoratori godono di assicurazione sociale, sanitaria e contro gli infortuni e di assegni familiari; i loro figli hanno la possibilità di andare a scuola grazie all’apertura di scuole locali e vengono finanziati anche corsi di formazione per i produttori. Le attività sono volte a rafforzare i canali di accesso diretto al mercato, in modo che i produttori possano controllare direttamente le loro esportazioni mantenendo il massimo livello di tracciabilità.

PRODUTTORE DEL GRUPO HUALTACO, PERÙ (FOTO DI CTM AGROFAIR)

IL PERÙ

è, per grandezza, il terzo paese dell’America Latina e presenta una forte varietà di climi e paesaggi. Circa il 40% della popolazione attiva è impegnata nel settore agricolo che SHUPHWWH XQD JUDQGH GLYHUVL¿ FD zione del prodotto vista la varietà delle zone climatiche. Nonostante ciò, l’agricoltura presenta bassi tassi di produttività, soprattutto a causa dell’impiego di tecniche di produzione arretrate che non permettono incrementi di produzione. La povertà è concentrata nelle zone rurali e nelle periferie urbane dove più della metà della popolazione è considerata estremamente povera, con a disposizione meno di un dollaro al giorno.

APROMALPI (ASOCIACIÓN DE PRODUCTORES DE MANGO DEL VALLE DEL ALTO PIURA), PERÙ Apromalpi è un’associazione di piccoli produttori di mango della regione nordoccidentale del Paese, l’Alto Piura, e ha l’obiettivo di rappresentare i suoi membri tramite un’organizzazione trasparente, competitiva e guidata dai principi della produzione biologica e del commercio equo e solidale. Le donne della comunità partecipano attivamente alla produzione occupandosi di selezione, controllo qualità e imballaggio. L’impegno dell’organizzazione è rivolto soprattutto al consolidamento delle capacità organizzative, DO ¿ QH GL GLYHQWDUH VHPSUH SL DXWRQRPD HG HI¿ FLHQWH QHOOD SURSULD JHVWLRQH Il premio fair trade è stato investito innanzitutto in un percorso di capaci-

tazione tecnica ai metodi biologici, investendo in produzione di fertilizzanti naturali, nella formazione di ispettori interni per il controllo degli standard e nella creazione di materiale informativo e formativo da utilizzare nella diffusione delle conoscenze. A livello di strutture, il maggiore RVWDFROR q DQFRUD GDWR GDOOH GLI¿ FROWj nell’irrigazione, dovuta principalmente alla scarsità di acqua a uso agricolo. La formazione per i membri dell’associazione è costantemente promossa, insieme a forme di sostegno sociale ed economico, particolarmente importanti in questa regione in cui povertà e malnutrizione sono diffuse.


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GOLD COAST FARM, GHANA La piccola azienda agricola Gold Coast Farm si trova ancora agli inizi del suo sviluppo, essendo partner di Agrofair soltanto dal 2005, ed è diretta da un gruppo di specialisti ghaniani. Gli agricoltori sono HVSRVWL DOOD PDJJLRUH SLDJD FKH DIĂ€ LJJH LO paese, cioè la malaria, ed hanno accesso limitato all’acqua potabile, oltre a disporre di scarse e malandate infrastrutture. Anche se relativamente recente, la partnership con Agrofair ha giĂ portato numerosi vantaggi, sia sul piano strutturale che su quello lavorativo e sociale. *ROG &RDVW )DUPV KD ULFHYXWR OD FHUWLÂż cazione Fair Trade solo recentemente e ha subito iniziato a implementare un ambizioso piano di sviluppo con obiettivi economici, ambientali, sociali e sanitari. Il primo obiettivo è quello di rendere sicuro e ben attrezzato l’ambiente in cui i lavoratori si muovono e di incrementare le loro entrate con un bonus in aggiunta allo stipendio mensile, migliorando OH ORUR TXDOLÂż FD]LRQL VRSUDWWXWWR DWWUD verso corsi di formazione e training. Le stazioni produttive sono state dotate di VLVWHPL GL LUULJD]LRQH DUWLÂż FLDOH H UHIUL gerazione nonchĂŠ strutture di servizio ed equipaggiamento per i lavoratori, come una cucina per la pausa pranzo e biciclette come mezzo di trasporto. Sul piano della salute riceve particolare attenzione la lotta alla malaria: sono stati attivati corsi di educazione alla salute focalizzati sulla prevenzione, durante i quali vengono distribuite zanzariere impregnate di insetticida a donne incinte e bambini sotto i 5 anni per difendersi dai parassiti di questa malattia. Inoltre, la Gold Coast Farms si impegna a rispettare e conservare l’ambiente circostante, minimizzando l’impatto della produzione sul territorio. A WDO Âż QH VL q RSWDWR SHU SUDWLFKH SURGXWWLYH rispettose dell’ambiente, come la costruzione di un mulino ad acqua per diminuire LO ULFRUVR D Âż XPL ORFDOL H OD ULSRSROD]LRQH di foreste e boschi circostanti.

IL GHANA

Ex colonia prima olandese e poi inglese, è stato il primo paese d’Africa nera a conquistare l’indipendenza. Nonostante il glorioso passato in cui era soprannominato Gold Coast per la ricchezza di risorse naturali, soprattutto di oro, il Ghana è oggi un paese povero, che si trova a dover affrontare problemi quali la forte scarsitĂ di acqua potabile e l’alta diffusione della malaria, che colpisce in particolare bambini e gestanti. Tuttavia, dall’ultimo decennio il paese è in ripresa, e l’agricoltura è ben sviluppata. Si coltivano diversi prodotti: tra le piante da frutto le principali sono banani e ananas.

PRODUTTORI DI GOLD COAST FARM, GHANA (FOTO DI CTM AGROFAIR)

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38 VIVERE ECOLOGICO

ARRIVA SAFYLLA: PULITO, ECOLOGICO E SOLIDALE La nuova linea Altromercato di detergenti per la casa nasce nel rispetto dell’uomo e della natura.

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l Nord e il Sud del mondo si uniscono nel nome di questa nuova linea di detergenti HTXRVROLGDOL SHU OD FDVD 6DIu VLJQLÂż FD “pulitoâ€? in lingua swahili: pulito per la casa, pulito socialmente, pulito per OÂśDPELHQWH )\OOD VLJQLÂż FD ÂłULHPSLUH´ in alcune lingue nordiche, quindi riempire piĂš volte, riutilizzando lo stesVR Ă€ DFRQH H TXLQGL ULVSDUPLDQGR VXO prezzo del prodotto e sulle emissioni di CO2 nell’ambiente. Tensioattivi vegetali I detergenti Safylla (piatti e stoviglie a mano, bucato a mano e in lavatrice, VXSHUÂż FL FRQWHQJRQR VROR WHQVLRDWWLYL da materie prime di origine vegetale (prodotti da oli di cocco, oliva e sesamo equosolidali), non derivati da petrolio (etossilati), altamente e facilmente biodegradabili. Contengono coloranti naturali e sono profumati da oli essenziali puri. Oltre ad aver superato test di HIÂż FDFLD QHO ODYDJJLR VRQR GHUPDWROR gicamente testati e privi di conservanti aggressivi. Inoltre, i prodotti Safylla non contengono materie prime di origine o produzione animale e non sono stati testati sugli animali (controllato da ICEA per LAV, Lega Anti Vivisezione). Eco design Materiali riciclati post consumo ed eco design sono le parole chiave per quanto riguarda il packaging. Accanto a formule attente all’ambiente, infatti, AltromerFDWR SURSRQH XQ Ă€ DFRQH LQQRYDWLYR VLD nella forma che nel materiale, anticipan-

do il futuro, che vedrĂ crescere sempre piĂš l’importanza dell’eco design e della scelta dei materiali come elementi di sostenibilitĂ accanto alla biodegradabilitĂ GHL SURGRWWL , Ă€ DFRQL GL 6DI\OOD VRQR LQ un materiale PE riciclato post consumo (50%) e presentano un’etichetta in PE per consentire un riciclo monomateriale. Eco ricarica ,O Ă€ DFRQH VHPLWUDVSDUHQWH H SURYYL sto di tacca al litro, è pensato in materiale resistente per essere riutilizzato piĂš volte anche nel sistema Eco ricarica. La prima volta che acquisti LO Ă€ DFRQH SLHQR DO WHUPLQH GHO WXR acquisto, chiedi in cassa di applicaUH OÂśHWLFKHWWD ³À DFRQH ULXWLOL]]DWR´ Dalla volta successiva potrai ricaricarlo presso un qualsiasi Punto Eco Safylla, pesando meno sull’ambiente. Meno CO2 nell’aria ,O Ă€ DFRQH GL 6DI\OOD q VWDWR GLVHJQDWR e realizzato in Eco design salva spazio per ridurre al minimo lo spazio occupato, nel trasporto, in negozio e a casa tua. La sua forma particolare, infatti, evita sprechi di spazio e rende impilaELOL L Ă€ DFRQL LQ TXHVWR PRGR q SRVVL ELOH WUDVSRUWDUH Âż QR DO GL Ă€ DFRQL in piĂš per pallet, rispetto ad esempio a quelli cilindrici. Questo consente un risparmio di spazio occupato sui camion, garantisce che ogni 3 pallet uno non sia piĂš necessario, riducendo di un terzo l’impatto di CO2 per il trasporto su strada, a paritĂ di mezzi pieni e dedicati. Una bella idea per ridurre la nostra impronta sull’ambiente. ‡


Edizione Speciale

CONOSCIAMO I NOSTRI POLLI! In Europa, la grande maggioranza delle galline viene allevata in batteria, un metodo crudele che causa loro gravi danni. Per i suoi prodotti, Altromercato sceglie uova di galline allevate all’aperto: puoi farlo anche tu, ecco come riconoscerle.

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n Europa vengono allevate circa 400 milioni di galline, oltre 50 milioni solo in Italia. Il 90% delle galline ovaiole vive in gabbie di batteria. Questo tipo di allevamento è un sistema intensivo che vede le galline stipate in spazi ristretti, sottoposte a ventilazione e luce forzata per aumentare la produzione. Una vera e propria tortura per gli animali, privati della possibilitĂ di soddisfare i propri bisogni elementari come muoversi, razzolare, covare, fare bagni di terra. I danni alla salute sono notevoli e vanno dall’osteoporosi alla frattura delle ossa, ma ciò che è peggio sono i danni psicologici. In queste condizioni le galline impazziscono letteralmente, tanto da diventare aggressive e per questo, per evitare che si feriscano reciprocamente, vengono private del becco.

COME RICONOSCERE LE UOVA IN BASE AL METODO DI ALLEVAMENTO

C’è un modo per mettere fine a questa crudeltĂ ? SĂŹ, è quello di acquistare uova prodotte in modo diverso. Per riconoscerle, osserva il codice che trovi su ogni confezione, oltre che su ogni uovo: il primo numero del codice indica il metodo di allevamento. “Oâ€? indica l’allevamento biologico, “1â€? l’allevamento all’aperto, “2â€? l’allevamento a terra e “3â€? l’allevamento intensivo in batteria.

1 = UOVO DA ALLEVAMENTO ALL’APERTO

Non lasciarti ingannare da indicazioni generiche o da immagini di galline che razzolano felici: cerca il codice e la WXD VFHOWD DLXWHUj D SRUUH ¿ QH DOOD VRI ferenza di tanti animali e a garantire loro una vita migliore. ‡

Le galline vengono allevate intensivamente in batteria, 4 o 5 galline per gabbia, spazio inferiore a quello di un foglio di carta A4, assenza di nidi, trespoli e lettiere, impossiELOLWj GL VRGGLVIDUH FRPSRUWDPHQWL QDWXUDOL OXFH DUWLÂż FLDOH IRU]DWD H WDJOLR GHO EHFFR per evitare il cannibalismo.

0 = UOVO BIOLOGICO Le galline hanno accesso quotidiano all’esterno, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per ciascuna, nidi, trespoli, lettiere, un massimo di dodici galline per metro quadrato al coperto, mangime biologico.

Le galline hanno accesso quotidiano all’aperto, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per ciascuna, nidi, trespoli, lettiere, un massimo di dodici galline per metro quadrato al coperto.

2 = UOVA DA ALLEVAMENTO A TERRA Le galline vengono allevate a terra senza gabbie, ma in capannoni chiusi senza accesso all’esterno, un massimo di dodici galline per metro quadrato, nidi, trespoli, lettiere.

3 = UOVA DA ALLEVAMENTO IN GABBIA

IN COLLABORAZIONE CON LA LAV (LEGA ANTI VIVISEZIONE) WWW.LAV.IT

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LEGGERE

pagine per aprire la mente Chiara Spadaro

ADESSO PASTA! Guida alla pasta biologica, artigianale, equa e solidale, al giusto prezzo. Storie di farina, acqua e produttori. Ed. Altreconomia, 2011 104 pp, 5â‚Ź

Tonino Perna

EVENTI ESTREMI Come salvare il pianeta e noi stessi dalle tempeste climatiche e Âż QDQ]LDULH Ed. Altreconomia, 2011 128 pp, 12â‚Ź Il crollo di Wall Street del setWHPEUH q VWDWR GHÂż QLWR XQD

FUTURO SOSTENIBILE A cura di Wolfgang Sachs e Marco Morosini, Wuppertal Institut Edizioni Ambiente, 2011 478 pp, 28₏ Grazie alla loro capacità di coniugare le questioni dell’ecologia con i temi della giustizia sociale, Wolfgang Sachs e il Wuppertal Institut sono un riferimento per il mondo ambientalista e per quello cristiano. Con Futuro sostenibile,

Mamma, butta la pasta! Non una qualsiasi, però. La pasta biologica, equa, solidale, artigianale è assai piÚ buona di quella industriale e fa anche bene: ai produttori resistenti di cui raccontiamo le storie, che difendono la terra e il grano che vi cresce, al commercio equo, al movimento

“tempesta perfettaâ€?. Ma le analogie tra la Borsa e il meteo non si limitano al linguaggio. Che cosa c’entrano dunque il denaro e la Âż QDQ]D FRQ LO FOLPD H OD &22? Gli ÂłHYHQWL HVWUHPL´ FOLPDWLFL H Âż nanziari, in crescita negli anni recenti, si caratterizzano per il PHGHVLPR PHFFDQLVPR ³À XWWXD zioni gigantiâ€? provocate da una

Sachs e l’Êquipe da lui coordinata al Wuppertal Institut analizzano i principali fattori della crisi ecologica e sociale globale e propongono ai paesi industrializzati un’agenda concreta per riformare la società , l’economia e le tecnologie, le istituzioni internazionali e le relazioni economiche NordSud, gli stili di vita e la partecipazione politica dei cittadini-consumatori. Questo studio ha ispirato una campagna per la sostenibilità promossa da tre grandi organizzazioni te-

Pierpaolo Corradini

QUELLO CHE LE ETICHETTE NON DICONO Emi, 2011, 208 pp, 13â‚Ź 'HPRFUD]LD VLJQLÂż FD VFHJOLHUH un diritto che non si esercita solo nel chiuso della cabina elettora-

DQWLPDÂż D DOOH LPSUHVH VRFLDOL 8Q “valore aggiunto dei rigatoniâ€? che si impasta con il piacere del palato e le DQWLFKH WUDGL]LRQL , PLJOLRUL SDVWLÂż ci bio e artigianali, i mulini a pietra, i cereali antichi. E l’invito a fare la pasta in casa, perchĂŠ sia farina del vostro sacco. Mettete su l’acqua.

fortissima accelerazione dei processi. Ad esempio quelli indotti dall’immissione nell’atmosfera di grandissime quantitĂ di CO2, e sul mercato di un’enorme massa di denaro. Disastri che colpiscono per primi i poveri del mondo, poi l’ambiente e noi stessi. Ma come si può salvare Gaia e i suoi abitanti? La risposta in queste pagine.

desche per l’ambiente e per la cooperazione allo sviluppo. ĂŠ VWDWR GHÂż QLWR ÂłXQÂśRSHUD GL riferimento nel campo della sostenibilitĂ â€? dall’ex presidente della Repubblica Federale Tedesca, Horst KĂśhler, ed è sulla scrivania dell’attuale presidente, Christian Wulff. L’edizione italiana è stata adattata ai paesi europei e integrata con alcuni riferimenti al nostro paese, proponendosi cosĂŹ come un concreto progetto politico e sociale per un futuro sostenibile.

le, ma che si rinnova giorno per giorno nei piccoli gesti quotidiani: quando compriamo il giornale, quando entriamo in banca, quando facciamo la spesa. Ma per scegliere bisogna sapere, ed ecco la centralità dell’informazione che al supermercato assume il volto delle etichette. Questo libro parla

di loro, spiega la loro struttura, la loro utilitĂ , i loro limiti. Ăˆ un viaggio per capire cosa ci raccontano, il linguaggio che usano, quanto FL SRVVLDPR Âż GDUH 0D DQFKH SHU mettere a fuoco i loro vuoti in modo da organizzarci per rivendicare ciò che ci spetta in nome della libertĂ e della responsabilitĂ .


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', '211( tutte le informazioni su fieraquattropassi.org È UN’INIZIATIVA DELLA COOPERATIVA PACE E SVILUPPO


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RIFLETTORI SULL’ECONOMIA DELLE DONNE “Un mondo di donne. Spazi di economia al femminileâ€? è il tema %% _ + %%J ('(&" ,(%" % ,(,- '" "% ! ," ,/(% +P + /",( il 24 e 25 settembre: esempi di imprenditoria in rosa o dedicata alle donne, in tanti angoli del mondo. Oltre cento espositori, numerosi approfondimenti e un cuore equo e solidale. di Alessandro Franceschini

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n modo tra i tanti di leggere il commercio equo: un grande movimento FKH GDOOÂśLQL]LR GHOOD Âż OLHUD SURGXWWLYD Âż QR DOOD FDVVD GHOOH ERWWHJKH YHGH OH mani di migliaia di donne al servizio di un mondo piĂš giusto. Da qui si è partiti per un ragionamento sulle donne che reggono silenziosamente il mondo con il loro impegno, fuori e dentro casa: è a questa modalitĂ di gestire il lavoro – probabilmente piĂš gentile, sicuramente piĂš sostenibile – che la Fiera “Quattro passi verso un mondo miglioreâ€? dedica la sua settima edizione. La manifestazione è organizzata dalla Cooperativa Pace e Sviluppo di Treviso (socia fondatrice di Ctm) con il sostegno di Altromercato, Altreconomia, Novamont, il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato della provincia di Treviso e il patrocinio e contributo della Provincia di Treviso, del Ministero delle Politiche agricole e forestali, della Regione Veneto, del Comune di Treviso e del Comune di Maserada sul Piave (Treviso), dove l’evento è nato nel 2005.

Divenuta con i suoi 40mila visitatori in due giorni uno dei principali punti di riferimento nazionali per i settori della cooperazione, del commercio equo, dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente, la manifestazione vi aspetta nel parco della sede provinciale di Treviso, Sant’Artemio, sabato 24 (dalle 10 alle 24) e domenica 25 settembre (dalle 10 alle 19). L’edizione 2011 sarĂ dedicata all’universo dell’impegno femminile. “Un mondo di donne – Spazi di economia al femminileâ€? vedrĂ gli oltre cento partecipanti organizzati in uno spazio espositivo articolato in quattro aree tematiche, che corrisponGHUDQQR DG DOWUHWWDQWH DUHH Âż VLFKH GHO percorso lungo il grande parco: “Un mondo di donneâ€?, “Sviluppo sostenibileâ€?, “Informazioneâ€? e “Volontariatoâ€? (in occasione della ricorrenza dell’Anno europeo del volontariato). In particolare, all’interno del settore “Un mondo di donneâ€? saranno approfonditi tre aspetti: l’imprenditoria femminile, i servizi per le donne, i movimenti nati dalla spinta femminile o a prevalente presenza di donne (come ad esempio il commercio equo e solidale o i GAS).

La manifestazione, che negli anni ha saputo fare della facilitĂ e immediatezza di applicazione dei suggerimenti dati da parte di tutti il proprio tratto distintivo, anche quest’anno punterĂ sulla concretezza e su proposte capaci di offrire spunti di riĂ€ HVVLRQH H SUDWLFL SDUWHQGR VHPSUH da esperienze vissute e da casi reali. &RPH VHPSUH OD Âż HUD VDUj DIÂż DQFDWD da uno scoppiettante programma culturale ricco di appuntamenti informativi, laboratori, degustazioni, momenti di intrattenimento, giocoleria per i piĂš piccoli. Tra i numerosi appuntamenti, vi segnaliamo il convegno “D Factor. Il talento delle donne a servizio del futuroâ€?, domenica 25 settembre (al quale è annunciata la presenza di Rudi Dalvai, neopresidente Wfto) e, sempre la domenica, il lancio nazionale della campagna Equopertutti di Altromercato (che si svolgerĂ dal 8 al 23 ottobre su tutto il territorio nazionale) con una colazione equa e solidale a sorpresa‌ Info e dettagli su ZZZ Âż HUDTXDWWURSDV si.org /ÂśLQJUHVVR DOOD Âż HUD q JUDWXLWR libero e gradito. Vi aspettiamo! ‡


L’ULTIMA PAGINA

Diego Parassole & Riccardo Piferi

O LA BORSA O LA VITA L a storia dell’umanitĂ ha conosciuto la desolazione di numerose carestie. PerchĂŠ questo succedesse, però, una volta, ci voleva almeno una guerra, un inverno rigido, la peste, la siccitĂ , un’inondazione. Oppure ci voleva una punizione divina, come le famose piaghe d’Egitto: prima le rane, poi le zanzare, i mosconi... E poi per risolvere GHÂż QLWLYDPHQWH LO SUREOHPD OÂśLQYDVLRQH GHOOH FDYDOOHWWH 2JJL q tutto molto piĂš semplice: per affamare quasi un miliardo di perVRQH VRQR VWDWH VXIÂż FLHQWL TXDWWUR EDQFKH FRPSLDFHQWL OD ERUVD di Chicago e un manipolo di broker.

di passata di pomodoro. La famosa “marea rossa�. Intere spiagge saranno devastate da una squisita zuppa di pesce...

I broker: le cavallette del futuro, quelle in grado di distruggere qualsiasi cosa, senza neanche alzarsi dalla poltrona. Sono loro che decidono se e cosa mangeremo a pranzo e a cena, perchĂŠ il FLER RUD q FRQVLGHUDWR SULPD GL WXWWR XQ SURGRWWR Âż QDQ]LDULR Ormai, nel mondo, migliaia di tonnellate di cereali e altri alimenti base, giacciono stoccati in granai o in enormi navi-container ferme nei porti ad uso e consumo delle speculazioni della borsa. Solo due soggetti traggono vantaggio da questa nuova pratica: gli speculatori... e i topi.

Sentiremo, dagli amici, discorsi apparentemente surreali, tipo: “Ho comprato la soia, ho fatto il grano!â€? E voi penserete: “Minchia questo è andato... da come parla, altro che soia: ha comprato l’erba e s’è fumato il cervello!â€? Invece no... semplicemente, il vostro amico, sarĂ uno che segue i nuovi trend della borsa.

Una volta c’era la legge della domanda e dell’offerta: ci sono tante mele? Il prezzo sul mercato scende. Poche mele e il prezzo sale. Oggi, siamo al punto che anche quando ci sono tante mele, il prezzo sale comunque perchĂŠ le tengono nascoste. Per creare una domanda basta bloccare l’offerta. Ora, giĂ quando le speculazioni si facevano sui prezzi delle case, sui titoli azionari, sui bond‌ i problemi non sono mancati. C’è stata gente che, per pensare al proSULR IXWXUR LQYHVWLYD WXWWR TXHOOR FKH DYHYD LQ D]LRQL FRVu DIÂż GDELOL che se avesse comprato un amuleto di Vanna Marchi sarebbe stata piĂš al sicuro. Ma, adesso che il mondo della borsa ha scoperto che DQFKH TXHOOR FKH PDQJLDPR SXz GLYHQWDUH XQ SURGRWWR Âż QDQ]LDULR e che i bot sono stati sostituiti dai borlot, ci sarĂ poco da ridere. Tra un po’ i quattro salti in padella si chiameranno “pronto contro termineâ€?‌ e i buoni del tesoro saranno veramente “buoniâ€?‌ nel senso che saranno commestibili. Oggi, non siamo piĂš quello che mangiamo: siamo quello che ci dĂ da mangiare la borsa! Il futuro ci prepara una grossa ipoteca sul minestrone. La zuppa di verdura si venderĂ a 90 dollari al barile ed enormi navi cisterna si incaglieranno al largo della Scozia, rovesciando in mare tonnellate

, FRQVXOHQWL Âż QDQ]LDUL GDUDQQR FRQVLJOL WLSR “Compri la soia: su sei mesi, dĂ anche il 3,3 e mezzo per centoâ€?. “Eh, lo so, ma io non la digeriscoâ€?. “Allora si butti sul caffè!â€? “Eh, ma poi m’innervosisco e non dormo la notteâ€?. “Allora guardi, stiamo sui classici beni rifugio: investa tutto in lingotti d’orzo massiccio.

Certo, oltre alle speculazioni, ci sono altri elementi che concorrono all’aumento del prezzo del cibo: i cambiamenti climatici, i biocarburanti, l’uso di cereali come foraggio per l’allevamento animale. La speculazione sul cibo, però, è eticamente inaccettabile perchĂŠ colpisce tutti, ma in particolare i paesi piĂš poveri. Nonostante ci sia sempre piĂš cibo che viene prodotto, sono sempre meno le persone in grado di comprarlo. PerchĂŠ la borsa viva, la gente muore. Tanto che anche il Papa ha dichiarato che bisogna fermare questa speculazione e che dobbiamo recuperare la tradizione rurale e riprendere a lavorare la terra. Cibo locale, quando è possibile, per saltare il grandi intermediari e speculatori. Anche Michelle Obama la pensa cosĂŹ, tant’è che s’è fatta i cavoli suoi nel giardino della Casa Bianca. Riprendere a lavorare la terra sta diventando una moda: anche tra i grandi personaggi dello spettacolo: Gwyneth Paltrow, ad esempio, produce pomodori e zucchine, Helen Mirren coltiva patate in Salento e persino l’algida Nicole Kidman ha dichiarato soddisfatta di aver piantato un frutteto con peschi, peri e susini. Per non parlare di Gerard Depardieu che produce vino‌ ma non lo sa nessuno perchĂŠ lo beve tutto lui. E anche il Papa che – pochi lo sanno – è ghiotto di strudel, secondo me, il suo melo, se lo cura da solo. Tra la borsa e la vita... scegliamo la vita! ‡

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Circolare Ctm Periodico di informazione distribuito nelle Botteghe del Mondo 2011 – 2 Realizzazione editoriale e impaginazione Sagoma srl, Vimercate (MB) – www.sagoma.com

Copertina: rientro da scuola, township di Ericaville, Sudafrica (foto di Ilaria Favè) Terza di copertina: cooperativa Chico Mendes, Milano Stampa 4YFPMWXEQTE %VXM +VE½ GLI 4IVKMRI :EPWYKERE 82

Caporedattore Ilaria Favè In redazione Laura M. Bosisio Art Director Stefano Longoni Con la collaborazione di Giorgio Dal Fiume, Marco Ricci, Luca Palagi, Rudi Dalvai, Elisa Dolci, Francesca Taviani, Valeria Calamaro Immagini Ambientate di prodotto: Elena Tezza e Luca Morandini. Archivio Ctm altromercato

Proprietario ed editore Consorzio Ctm altromercato scarl via Francia 1/c 37135 Verona (VR) info@altromercato.it www.altromercato.it Direttore responsabile Giulia Sitton Autorizzazione del Tribunale di Bolzano n. 3/98 del 19 marzo 1998 'MVGSPEVI 'XQ r RSR TVS½ X I RS GST]VMKLX


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