AU Magazine #1
2 — 10
Zone d’ombra Workshop di fotografia a cura di Roberto Sartor.
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Intervista nº4 Indagine a cura di Alessandro Nassiri Tabibzadeh e Denis Isaia.
www.angolazioniurbane.net
Zone d’ombra
A / B / C / D — Luoghi e strumenti d’indagine.
A
Zone d’ombra Roberto Sartor
Zone d’ombra è il workshop che ha dato inizio al terzo ciclo di Angolazioni Urbane, quest’anno dedicato all’attivazione di pratiche collettive di indagine e progettazione delle aree sottostanti i cavalcavia della città di Mestre. Zone d’ombra appunto, non solo perché in questi luoghi la luce del sole non raggiunge mai tutti gli anfratti, ma perché sono parentesi all’interno di una città, aree marginali dove i sistemi condivisi di regole sociali trovano uno spazio di sospensione. Per queste loro caratteristiche sono luoghi evitati, inaccessibili, attraversati di fretta e di conseguenza poco conosciuti, mal interpretati, non considerati, specie nelle loro potenzialità. Proprio per questo, la creazione di una piattaforma dedicata ad osservare con attenzione le loro dinamiche interne, diventa strumento per far emergere un mondo sconosciuto, che nasconde dettagli poco visibili, che ha una vita propria ma soprattutto un ruolo sociale di estrema importanza all’interno della città, che non può essere ignorato. La fotografia è stata lo strumento con cui Zone d’ombra ha svolto questa prima indagine, rivolta nello specifico al cavalcavia di Via della Libertà. La fotografia come strumento di esplorazione e scoperta, relazione con un luogo e divulgazione di conoscenza, che invita a cercare i dettagli, a leggere le connessioni, a isolarne delle parti per riproporle in forma narrativa, dando luce a ciò che non può essere visto dall’occhio distratto.
B
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Roberto Sartor
C
I partecipanti al workshop hanno affrontato innanzitutto un viaggio all’interno della fotografia, scoprendo la complessità che sta dietro ad un semplice click, esplorandone le potenzialità comunicative e relazionali anche attraverso la contaminazione con altri mondi. Ma essi hanno soprattutto condiviso un metodo, basato non sull’interpretazione individuale dello spazio ma sulla volontà di costruire un progetto comune che contenesse tutte le riflessioni emerse durante il percorso fatto assieme, tralasciando quindi la visione autoriale per dare valore al processo più che al prodotto, considerando il proprio lavoro come parte integrante del possibile ri-pensamento di questo spazio. Il risultato è stato un’azione collettiva, quasi una deriva psicogeografica dadaista, che ha dato vita ad un’opera unica, intesa come rappresentazione astratta di tutta la diversità che sottointende a quello spazio, apparentemente banale, come il cavalcavia di Via della Libertà. Un manifesto che racconta la mappatura della luce sotto il cavalcavia, la sua variazione che spesso corrisponde ai diversi usi che di esso l’uomo, la natura, la società in generale ne fa. Dalle soluzioni abitative alle stratificazioni storiche, dall’emergere della natura in uno spazio così innaturale a luogo di abbandono di ciò che non serve più, da mercato domenicale di prodotti dell’Est Europa a spazio di incontro per una comunità, da luogo di attività illecite a collegamento indispensabile tra due parti di città, da convogliatore di flussi internazionali a luogo di appuntamenti per incontri che necessitano appunto di zone d’ombra. “Semplicemente” guardando le parti che lo compongono in un modo diverso, immaginandone usi che partano proprio dalle specificità spontanee e ponendolo in relazione con un mondo più ampio, sono emersi spunti, riflessioni, consapevolezze diverse confermando l’importanza delle arti, e in questo caso specifico della fotografia, come strumenti di indagine, conoscenza, divulgazione ma anche come strumenti fondamentali per immaginare mondi nuovi, scenari vasti, per considerare anche le idee utopiche come possibili punti di partenza che possono certamente tornare utili anche a chi questi luoghi li deve progettare ed amministrare.
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Partecipanti
Michelangelo Boldrin Rita De Lorenzi Marco Frati Elisa Ioime Daniela Maiullari Luca Nicoletto Emanuele Paladin
Zone d’ombra
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A / B — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 10:30.
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Roberto Sartor
C
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C / D — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 10:48.
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Zone d’ombra
E
E / F — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 11:35.
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Roberto Sartor
G
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G / H — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 11:55.
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Zone D’ombra Workshop di fotografia a cura di Roberto Sartor.
Elaborazione grafica prodotta dai partecipanti al workshop.
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Zone d’ombra
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I / J — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 12:20.
J
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Roberto Sartor
K
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K / L — Rampa Rizzardi, Via della Pila, domenica 10 marzo 2013, ore 12:50.
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Intervista n°4
A / B / C — Tre momenti dell’intervista compiuta dall’artista Alessandro Nassiri Tabibzadeh con l’ausilio del curatore assistente Denis Isaia.
A
Intervista n°4 Alessandro Nassiri Tabibzadeh Denis Isaia
B
< www.vimeo.com/61805876
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Alessandro Nassiri Tabibzadeh Denis Isaia
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Sculture Umane Urbane
“De Worm Foundation, un ente determinato a ripensare il rapporto fra individuo/collettività e città contemporanea, intende promuovere a Venezia e Mestre una serie di sculture umane urbane. Qual è il suo parere a proposito?”
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Intervista n°4
Sculture Umane Urbane
De Worm Foundation è una fondazione non lucrativa di utilità sociale. Il suo scopo è favorire l’espressione artistica con specifico riferimento alle pratiche eccedenti ed espansive. In particolare i suoi sforzi sono rivolti a garantire agli artisti la possibilità di approcciare il ridicolo, assumersi i prorpi rischi e le proprie potenzialità, nonché dare a questi ultimi la possibilità di farsi carico del banale e dell’ovvio e di trasformarli in semi per l’emancipazione. È convinzione di De Worm Foundation che il rinnovamento culturale diffuso possa essere meditato e assimilato solo attraverso un uso creativo della gestualità quotidiana. Per attenersi alla sua missione, a partire dal 2012, anno di avvio dell’attività, De Worm Foundation promuove ricerche, azioni mirate, organizza seminari e convegni e diffonde informazioni. Il campo di azione individuato è lo spazio urbano, sia esso privato, pubblico o di attraversamento. È in quel luogo sensibile ma non permeabile, indiscreto, cieco e sconsiderato che il processo immaginativo sviluppato dalla Fondazione trova un terreno privilegiato e fertile. De Worm Foundation annovera fra le sue priorità la volontà di agire come ente di rappresentanza per le categorie spontaneamente interessate ai temi da lei proposti presso le sedi istituzionali preposte, siano esse afferenti ad ambiti locali, nazionali o sovranazionali. A tal fine De Worm Foundation può affidare a terzi, particolarmente qualificati, lo svolgimento di singoli piani di ricerca su settori e tematiche cruciali o, per le stesse ragioni, pubblicare bandi di concorso. Primo atto SUU Sculture Umane Urbane, la ricerca Sculture Umane Urbane è la prima azione di De Worm Foundation. Essa, sviluppata nella forma di un progetto di ricerca sul campo, si inserisce nella più ampia indagine multidisciplinare in divenire di Angolazioni Urbane. Il suo obiettivo è indagare a livello epidermico il rapporto fra corpo e città. Le domande a cui la ricerca audiovisiva ha inteso rispondere gravitano attorno il medesimo concetto: gli abitanti o i city user di un territorio urbano che relazione intrattengono con lo stesso? La città è semplicemente uno strumento a servizio delle abitudini e delle necessità di chi la usa, oppure è possibile disegnare la città attraverso uno scambio circolare fra corpo e architettura? A partire da queste questioni, considerate come rilevanti per il benessere architettonico dell’architettura che verrà, a novembre 2012, fra Venezia e Mestre l’artista Alessandro Nassiri con l’aiuto del curatore-assistente Denis Isaia ha interrogato gli abitati dell’area. Come in un set telegiornalistico la città ha fatto da sfondo alle opinioni dei cittadini chiamati a rispondere alla domanda: “De Worm Foundation, un ente determinato a ripensare il rapporto fra individuo / collettività e città contemporanea, intende promuovere a Venezia e Mestre una serie di sculture umane urbane. Qual è il suo parere a proposito?” Le risposte sono state varie: stupore, interesse e curiosità. Tutte incoraggianti per il progetto SUU. La collaborazione richiesta non ha lavorato su un livello razionale,
come succede ad esempio nell’architettura partecipata, piuttosto ha cercato di insidiarsi negli interstizi del pensiero. Si è supposto che in quel luogo, nel sé spontaneo, libero dal ragionamento articolato e immediato, il bisogno incontri l’immaginazione e la vita non si risolva in funzione, ma riesca ad allargare i propri orizzonti lasciandosi andare alla libera interpretazione. Il dolce, il violento o l’insofferenza interessano la ricerca nella misura in cui - ne sono convinti gli autori - sviluppano la curiosità: “che cosa saranno le Sculture Umane Urbane? Forse quel mimo è una SUU? Sono io stesso una SUU? È la città? Dovrei esserlo meno? (….) vorrei vederne una, due, dieci.... Le SUU sono uno strumento di comprensione? Di relazione???” De Worm Foundation e i professionisti chiamati ad interpretare i presupposti di cui sopra credono che per individuare i luoghi entusiastici del pensiero dei cittadini sia necessaria una azione di pulizia. Nelle interviste sono state bandite le frasi legate alla mappatura di desideri: “di cosa c’è bisogno o cosa vorresti vedere” o peggio le frasi che inducono ad un commento negativo: “la giunta immobile. I politici ladri. Il desiderio di cose concrete: il lavoro! il welfare... La pensione! Viceversa gli autori hanno inteso partire dalla suggestione di paesaggi verosimili che guardano il reale con lo sguardo libero di chi immagina. Ecco alcune delle domande: “sappiamo che in questo sottopassaggio vorrebbero installare un grande pungiball, tu tireresti dei pugni ad un grande pungiball nel sottopasso?” “Nel sottopassaggio vogliono fare la prima chiesa universale, quella che va bene per tutte le religioni del mondo. Tu andrai a pregare lì?”; “In questo campo faranno una grande serra con lampade artificiali ad energia solare per abbronzarsi tutto l’anno. Tu ci verrai?”. O ancora per far emergere la relazione fra il corpo e la città al fine di indagare la possibilità di un diverso “abito” pubblico. “Oltre a camminare e sederci, possiamo abbracciare lo spazio pubblico?” “Possiamo diventare sculture urbane?” “De Worm Foundation ha stanziato dei soldi per creare delle sculture urbane temporanee. Ora stiamo cercando degli esempi. Se tu fossi una scultura urbana temporanea cosa faresti?” “Come immagini una scultura urbana temporanea?” “Chi è una scultura urbana temporanea? Qualcuno che abbraccia un palo? Qualcuno che cammina con la schiena rivolta ad una parete? Come è vestita la scultura urbana temporanea?” Secondo atto SUU Sculture Umane Urbane, il bando Il secondo atto previsto da Der Worm Foundation è il lancio di un bando di concorso dedicato alle Sculture Umane Urbane. Segui il progetto sul web attraverso il sito di Angolazioni Urbane: www.angolazioniurbane.net
www.angolazioniurbane.net
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Alessandro Nassiri Tabibzadeh Denis Isaia
< www.vimeo.com/61805876
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Angolazioni Urbane è un progetto dedicato all’arte pubblica realizzato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e Pace del Comune di Venezia in collaborazione con l’associazione culturale LiveOutsideinVEnice. La prima e la terza edizione rientrano tra le iniziative realizzate nell’ambito dei Piani Locali Giovani – Città Metropolitane, promossi e sostenuti dal Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani. Nato dalla commistione fra i singoli temi d’indagine dei collettivi Videotrope (Roberto Sartor e Matteo Stocco) e TRI.p Group (Alessandro Bellinato, Alvise Giacomazzi e Carlo Tinti), Angolazioni Urbane rappresenta un’investigazione multidisciplinare in divenire riferita all’individuazione di un sistema metodologico d’intervento sugli spazi pubblici non consolidati. Ottenuto mediante continui affinamenti compiuti nel corso delle edizioni, il metodo si basa su perlustrazioni di luoghi vacui alle quali fa seguito una produzione artistica maturata dalle differenti percezioni dei medesimi luoghi da parte degli artisti intervenuti. Il prodotto artistico così concepito diviene background per la formulazione di nuovi scenari relativi alla rivitalizzazione dei luoghi mediante azioni urbane condivise ed interventi spontanei.
Comune di Venezia Assessorato alle Politiche Giovanili e Pace Assessore Gianfranco Bettin Direzione Ambiente e Politiche Giovanili Servizio Partecipazione Giovanile e Culture di Pace Direttore Andrea Costantini Responsabile del Servizio Alberta Basaglia Coordinamento progetto Elena Cardillo Angolazioni Urbane Magazine: è un magazine interamente dedicato alle identità dei terreni vacui di Mestre - Venezia. Stampato nel: Giugno 2013. Progetto grafico: AUT (www.98800.org). Coordinamento generale: Alessandro Bellinato, Alvise Giacomazzi.
Piani locali giovani - Città metropolitane
Angolazioni Urbane, verso l’identità del luogo è un’iniziativa del progetto Watching Outside, realizzato nell’ambito dei Piani Locali Giovani - Città Metropolitane, promossi e sostenuti dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Angolazioni Urbane, verso l’identità del luogo è un’iniziativa del progetto Watching Outside, realizzato nell’ambito dei Piani Locali Giovani - Città Metropolitane, promossi e sostenuti dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani.