INDICE
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Qualche notizia sulle corde
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Alcuni consigli di B.-P.
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Divisione dei Nodi
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A cosa servono
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QUALCHE NOTIZIA SULLE CORDE Corda ritorta È quella costituita da 3 - 4 legnuoli ritorti fra di loro: i legnuoli a loro volta sono costituiti dall’intreccio di più trefoli detti anche filati formati ciascuno da un fascio di fibre ritorte. Le corde ritorte sono assai rigide, resistenti, adatte a fare nodi; inoltre è sempre possibile ispezionarle a vista, per evidenziare difetti che possono ridurre la resistenza. Corda trecciata È quella costituita da un’anima di vari fili paralleli, ricoperta da una calza fatta a sua volta da fili intrecciati. Le corde trecciate sono più morbide, resistenti, finché non è intaccata l’anima; alcuni nodi si sciolgono facilmente. Sotto la calza può essere presente qualche difetto nascosto.
ALCUNI CONSIGLI DI B.-P. Che pasticcioni sono quei ragazzi, non lupetti o scout, che fanno un groviglio di corda o di spago che probabilmente non saranno più in grado di disfare, ma nel momento in cui questo cosiddetto nodo è sottoposto ad uno sforzo, qualcosa scivola via ed il nodo si scioglie, quando proprio si sarebbe desiderato tenesse! I nodi sono facili ad imparare ed appena li sapete fare, potete insegnarli ad altri ragazzi. Usate corde vere nell’imparare a fare i nodi, e non spago; appena vi sentirete un cannone, in fatto di nodi, provate ad eseguirli all’oscuro oppure con occhi bendati: forse allora scoprirete che non siete poi così bravi come vi sembrava. Un nodo fatto bene è quello che resiste facilmente a qualsiasi tensione e che, volendo, si può sciogliere. Un nodo fatto male è quello che si scioglie subito tirando un poco o che si stringe tanto che poi non si può più sciogliere quando si vuole. Accade spesso che le vite umane dipendano da un nodo fatto bene. Baden-Powell
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DIVISIONE DEI NODI Nodi di ARRESTO Si eseguono all’estremità delle corde per impedire di sferire. I più comuni sono i seguenti nodi: 1. Semplice 2. Savoia o a otto 3. del Cappuccino 4. del Francescano Nodi di AVVOLGIMENTO Generalmente, si eseguono direttamente su di un oggetto, sia per assicurare qualcosa su di esso, sia per stringergli un cavo attorno. I più comuni sono: 5. Parlato semplice detto anche del Barcaiolo 6. D’Ancorotto 7. Mezzi colli 8. Bocca di lupo Nodi di GIUNZIONE Si eseguono per intugliare due corde. I più comuni sono i seguenti nodi: 9. Bandiera 10. Bandiera ganciato 11. Piano 12. Piano ganciato 13. Inglese o del Pescatore Alcuni nodi di giunzione si possono ganciare. I più importanti sono: 14. Vaccaio o Carrik 15. Due gasse Nodi AD OCCHIO (Gasse) I nodi ad occhio o gasse, sono delle asole, cappi o doppini chiusi e annodati quasi generalmente, all’estremità di un caso. I principali sono: 16. Gassa d’amante semplice 17. Gassa d’amante doppia
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Nodi SCORSOI Questi nodi sono anche detti cappi o lacci, si stringono intorno agli oggetti, sui quali sono fati, quanto più forte è la trazione più forte il nodo scorsoio stringe. I principali sono: 18. Gassa d’amante scorsoia 19. Scorsoio semplice 20. dell’Impiccato Nodi di ACCORCIAMENTO Servono per accorciare una corda senza tagliarla. I più utilizzati sono: 21. Margherita 22. Semplice a doppino con gassa.
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A COSA SERVONO
Nodi di ARRESTO
1. Nodo Semplice detto anche Collo Serve per impedire ad una corda di sfilacciarsi, per impedire l’uscita di una corda da un anello; come nodo di base per nodi più complessi; eseguito, in serie, su una fune facilita l’arrampicata Nodo sicuro, ma stringe troppo; difficile a sciogliersi specie quando la corda è bagnata. 2. Nodo a Otto detto anche Savoia Per accorciare di poco una corda, per evitare che una corda si sfili da un anello, per fissare la corda ad un paletto. Nodo sicuro, non si stringe eccessivamente e quindi i legnuoli non sono danneggiati, si scioglie facilmente. È il vero nodo d’arresto. 2. Nodo Cappuccino Si esegue facendo sullo stesso anello di corda tre o quattro nodi semplici. Serve per evitare che una corda si sfili da un anello, per appesantire l’estremità di una corda. Si usa anche come nodo decorativo. Questo nodo si stringe molto ma, pur essendo difficoltoso da scioglierlo, non indebolisce il cavo. 2. Nodo del Francescano È un nodo d’arresto, di appesantimento per funi di piccolo diametro; è, soprattutto, nodo decorativo. Si differenzia dal “Nodo Cappuccino”, fatto lungo il cavo, in quanto viene eseguito come terminale. Non si stringe eccessivamente e, quindi, non logora la corda.
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Nodi di AVVOLGIMENTO
5. Nodo Parlato semplice detto anche del Barcaiolo e Paletto È il classico nodo per pali. Serve per assicurare la corda ad un palo. Si usa anche per iniziare le legature. I maggiori pregi di questo nodo sono la rapidità d’esecuzione e la sua tenuta 6. Nodo d’Ancorotto Questo nodo viene fatto su corde d medio diametro che non siano rigide, ciò per non rendere difficile l’esecuzione. Serve per fissare l’anello dell’ancora alla fune, da cui il nome. Si usa anche per fissare, in maniera stabile, qualsiasi corda ad un anello. Resistente e sicuro, facile da sciogliersi.
7. Nodo Mezzo collo detto anche a Chiave
È un nodo dalle molte qualità: è sicuro, anche se provvisorio; si può sciogliere con facilità anche se la fune è in tensione.
8. Nodo Bocca di lupo detto anche ad Anello e dell’Allodola È un nodo universale, conosciuto anche come nodo del cartellino, usato anche in campagna per legare, provvisoriamente, gli animali al palo o all’anello. Serve per sollevare un albero, per chiudere un sacco che debba essere trasportato a spalla, per trascinare una fascina.
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Nodi di GIUNZIONE
9. Nodo Bandiera detto anche a Rete e di Scotta Per unire due corde di diverso spessore e che resistano a strappi o a variazioni di tensione, per legare le bandiere e per costruire le reti. Si introduce il corrente della corda sottile nell’asola formata con la corda più grossa; si passa all’esterno del corrente della corda sottile circondando l’asola della corda grossa. 10. Nodo Bandiera ganciato Come il nodo bandiera. L’utilità del ganciamento è analoga a quella del nodo Piano. 11. Nodo Piano detto anche Terzaruolo Per unire due corde di uguale diametro, per legare un pacco, per legare una stringa rotta, per legare il fazzoletto intorno alla testa nei giochi a mosca cieca, per legare due capi di una fasciatura, per iniziare una legatura. Resiste soltanto se sottoposto ad una trazione continua, se invece e sottoposto a strappi oppure ad un tira e molla, spesso si allenta e si scioglie, non adatto quindi per fissare le bandiere. Si scioglie con estrema facilità. Quando il nodo piano è utilizzato con corde bagnate oppure è sottoposto ad una forte e continua trazione, si scioglie molto difficilmente, a meno che non sia ganciato. 12. Nodo Piano ganciato detto anche di Matafione Come il nodo Piano. L’utilità del ganciamento è data dalla facilità con cui si scioglie, tirando il doppino, anche quando la corda è bagnata. Le stringhe delle scarpe si annodano con un nodo Piano ganciato ai due correnti. 13. Nodo del Pescatore detto anche Inglese Per unire due corde di uguale spessore, specie se bagnate. Serve anche da maniglia per vasi e bacinelle se questi sono messi fra i due nodi semplici che compongono il nodo e le due estremità della corda sono legate fra di loro. Molto resistente, ma voluminoso.
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14. Nodo del Vaccaio detto anche Carrick e Doppio nodo Simile al nodo piano, serve per unire due funi dello stesso diametro, ma offre maggiore sicurezza perché non si rovescia. Si scioglie difficilmente specie se le corde sono bagnate. Particolarità scout Questo nodo fu scelto come simbolo del Jamboree di Moisson in Francia nel 1947; da allora è divenuto il simbolo dell’unione e della fraternità scout. 15. Nodo due Gasse Ottimo nodo per intugliare due corde, anche di spessore diverso, in sostituzione delle impiombature Di ottima tenuta, ha come difetto il notevole volume.
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Nodi ad OCCHIO (Gasse)
16. Gassa d’amante semplice detto anche Cappio del Bombardiere, nodo di Bolina (da Bulin)
La Gassa d’amante è conosciuta come la regina dei nodi perché è il più importante e non si è buone Guide e buoni Esploratori se non si sa fare la Gassa d’amante rapidamente e, se necessario, al buio. Il pregio di questo nodo è di non essere scorsoio e di non stringersi troppo; inoltre, pur essendo una nodo molto sicuro, può essere sciolto facilmente, anche quando la corda è bagnata. Si può fare con tutti i tipi di corda. La Gassa d’amante è conosciuta anche come nodi di Bulin e serve per legature semplici a vita. Per formare, in cima ad una corda, un anello che non stringa; per issare o calare una persona.
17. Gassa d’amante doppia o Gassa portoghese, Bolina doppia Deriva dal precedente è un nodo molto sicuro, non stringe troppo e può essere sciolto con facilità. Ha gli stessi usi del precedente; avendo la doppia asola è più sicuro ed equilibrato. Può sostenere un uomo appeso ad una corda: un’asola, più lunga, è posta sotto il sedere, l’altra avvolge la vita mantenendo l’equilibrio.
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Nodi SCORSOI 18. Nodo del Bracconiere detto anche Gassa d’amante scor-
soia
È una Gassa d’amante semplice nel cui occhio è inserito il dormiente. In passato serviva per la cattura degli animali in quanto non stringe molto se scorre velocemente, si scioglie, all’occorrenza, con facilità; oggi si usa per appendere e legare oggetti a corde di ogni diametro. 19. Nodo Scorsoio semplice detto anche Galera E’ adatto per nodi da eseguire con funi di piccolo diametro, è poco voluminoso ma ha il difetto di stringere molto. Serve per sollevare piccoli pesi, per fare una scaletta di corda e tronchetti, per impedire al tappo di uscire dal collo della bottiglia. Si usa anche come nodo iniziale per confezionare pacchi. Non usare su persone, animali e oggetti fragili: più si tira, più si stringe 20. Nodo dell’Impiccato Per fare il nodo al fazzolettone.
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Nodi di ACCORCIAMENTO
21. Nodo Margherita detto anche Gamba di cane Per accorciare una corda senza tagliarla. Nodo sicuro, a patto che la corda venga mantenuta a costante tensione; in caso contrario si scioglierebbe con estrema facilità. Non logora la fune e quindi può essere lasciato in opera anche per lungo tempo.
22. Nodo Semplice a doppino con gassa detto anche del Tessitore
Per accorciare una corda, specie quando si vuole eliminare un tratto usato, il quale deve rimanere nell’occhio
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Indice
Pag.
La bussola
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Per misurare l’azimut
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Uso della carta topografica
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Profili altimetrici
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Determinazione delle coordinate di un punto
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Orientarsi senza bussola
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Percorso rettificato
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Schizzo panoramico
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Misurazioni
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LA BUSSOLA 1. COPERCHIO 2. SPECCHIETTO 3. COLLIMATORE O MIRINO 4. LINEA DI COLLIMAZIONE 5. CERCHIO GRADUATO 6. PUNTO DI RIFERIMENTO 7. AGO MAGNETICO 8. SCALA GRADUATA La bussola è lo strumento più semplice per determinare la direzione del Nord o qualsiasi altra direzione L’angolo formato dalla direzione del Nord e quella di un oggetto che ti interessa vetta di un monte, casa, ecc.) si chiama AZIMUT.
PER MISURARE L’AZIMUT 1.
Ruota il cerchio graduato fino a far coincidere il Nord con l’ago della bussola.
2. Leggi l’azimut sul punto di riferimento.
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USO DELLA CARTA TOPOGRAFICA La carta topografica La carta topografica è una rappresentazione grafica di una parte più o meno ampia della superficie terrestre in una determinata scala. Le carte maggiormente in uso sono costruite nelle scale 1:100.000, 1:50.000 e 1:25.000 (fig. 136). Ciò significa che ad un centimetro misurato sulla carta equivalgono sul terreno, rispettivamente: - 1 cm alla scala 1:25.000 = 250 m sul terreno; - 1 cm alla scala 1:50.000 = 500 m sul terreno; - 1 cm alla scala 1:100.000 = 1.000 m sul terreno. Come metodo pratico, per conoscere a quanti metri sul terreno corrisponde un centimetro misurato sulla carta basta coprire gli ultimi due zeri del denominatore della scala e leggerne il resto.
Orientare la carta topografica Metti la bussola sul bordo della carta topografica e ruota la carta finché l’ago della bussola non è parallelo al margine della carta. In questo modo hai orientato la carta. Per trovare la tua posizione sulla carta topografica, scegli tre punti ben evidenti nel paesaggio ed individuali sulla carta. Con l’aiuto della bussola misura l’azimut di ciascuno di questi punti e riportalo sulla carta topografica. Il punto dove le linee si incrociano è il punto dove sei tu.
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PROFILI ALTIMETRICI Per comprendere come si riesca a rappresentare su una carta la plastica del terreno, immagina di tagliare orizzontalmente la zona considerata in fette dallo stesso spessore. Riportando su una carta orizzontale i contorni di ciascuna fetta si otterranno tante linee curve, ciascuna delle quali unisce i punti che hanno la stessa quota.
Queste curve, chiamate curve di livello, danno la rappresentazione della plastica del terreno. La differenza di quota fra due curve successive è di: - 25 m nelle scale 1:25.000 e 1:50.000 (5 m se la curva è tratteggiata); - 50 m nella scala 1:100.000.
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Queste curve sono chiamate: - Isoipse se misurano l’altezza; - Isobate su misurano la profondità (altezze negative sul livello del mare). Per poter rapportare rapidamente il terreno con la carta topografica devi imparare a riconoscere con sicurezza come sono rappresentati graficamente i lineamenti fondamentali del terreno:
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Ottenuta in questo modo la rappresentazione dalla plastica del terreno, gli altri particolari (strade, abitati, vegetazione, fiumi ecc.) vengono rappresentati mediante segni convenzionali che devi imparare a conoscere e che sono riportati sul margine inferiore delle carte topografiche. Alla rappresentazione del terreno, sulla carta topografica è sovrapposta una quadrettatura (detta anche reticolato) costituita da linee verticali e orizzontali, ciascuna delle quali è contraddistinta a margine da un numero. Ciascun quadrato racchiude una zona di: - 1 km per 1 km, nelle carte 1:25.000 e 1:50.000; - 10 km per 10 km, nella carta 1:100.000. Scopo della quadrettatura, e dei relativi numeri, è di consentire di designare la posizione di un punto della carta con una serie di cifre.
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DETERMINAZIONE DELLE COORDINATE di un punto Ciascun punto della carta topografica può essere contraddistinto da una serie di numeri e dalla quota. La serie di numeri, che può comprendere da 4 a 8 cifre, rappresenta le coordinate dal punto che puoi utilizzare per conoscere e far conoscere dove ti trovi o per indicare un obiettivo o una posizione. L'operazione con la quale si rilevano le coordinate è chiamata designazione di un punto ed è effettuata avvalendosi della numerazione ai margini della carta in corrispondenza di ciascuna linea, verticale e orizzontale, della quadrettatura o reticolato sovrapposto alla rappresentazione del terreno. Per tale operazione ci si avvale di uno strumento chiamato coordinato metro, graduato per le diverse scale delle carte topografiche in uso.
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Per completezza fai precedere le coordinate numeriche cosĂŹ individuate dalla coppia di lettere riportate sulla carta, o a margine di essa, che designa un quadrato di 100 km di lato cui appartiene la carta topografica che stai usando. Ad esempio FL11508133. Per stabilire la quota di un punto, occorre verificare la quota della curva di livello sulla quale si trova il punto stesso, utilizzando punti quotati vicini. Se il punto si colloca fra due curve, occorre assumere un valore intermedio tenendo conto della distanza del punto dalle due curve e della equidistanza fra queste.
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ORIENTARSI SENZA BUSSOLA · con la posizione del Sole
· con il metodo dello scout americano Pianta nel suolo un bastoncino, puntandolo verso il sole in modo che non faccia ombra sul terreno. Dopo 15-20 minuti apparirà l’ombra alla base del bastone. Questa ombra punta ad Est. Aspetta quando l’ombra è lunga almeno 15 cm. Traccia la perpendicolare alla direzione dell’ombra per avere il Nord. Questo metodo è stato ideato da uno Scout americano. · con l’orologio - Metti l’orologio ben orizzontale. - Appoggia un fiammifero al bordo del quadrante e ruota l’orologio fino a far coincidere l’ombra con la lancetta delle ore. - Dividi a metà l’ora segnata dalla lancetta delle ore (conta le ore da 0 a 24). La direzione del Nord è quella che va dal centro verso questa ora.
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Ad esempio se l’orologio segna le 8, il Nord è dato dalla direzione che va dal centro dell’orologio verso le 4. Se l’orologio segna le 16, la direzione che va dal centro verso le 8 è la direzione del Nord.
· con le stelle La stella Polare, che indica il Nord, è posta nella costellazione del Piccolo Carro, o Orsa Minore. Quando la stella Polare non è ben visibile, cerca la costellazione del Grande Carro, o Orsa Maggiore. Prolunga 5 volte la distanza delle due stelle alla base del Grande Carro e troverai la Stella Polare. Se L’Orsa Maggiore non è visibile, cerca Cassiopea, che è rivolta verso la stella Polare.
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PERCORSO RETTIFICATO Il percorso rettificato ti serve per disegnare lo schizzo topografico di una zona, basandoti su un disegno schematico tracciato mentre sei in cammino. Disegna lungo una linea retta la strada che percorri, dividendo il tuo foglio come nel disegno qui a fianco e riportandovi ciò che vedi. Misura il tragitto e segna le varie misurazioni. Ad ogni cambiamento di direzione della strada, traccia una lineaorizzontale di separazione e disegna il nuovo tratto di strada, segnando la direzione del Nord rispetto ad essa. Per costruire lo schizzo topografico, prendi un foglio di carta, segna su di esso la direzione del Nord, poi disegna la strada percorsa, mettendo i vari “pezzi” uno dopo l’altro e tenendo presenti le varie direzioni Nord di ogni pezzo. Tieni presenti le distanze e riportale correttamente in scala. Completa il disegno con tutti i particolari dei quali avrai preso nota ed otterrai lo schizzo topografico.
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SCHIZZO PANORAMICO Per disegnare uno schizzo panoramico costruisci prima di tutto un “visore”, con un cartone robusto, o con un pezzo di compensato, o con quattro asticelle incollate. Suddividi il visore in riquadri con filo bianco e riportala e riporta sul foglio da disegno la stessa quadrettatura, disegnata a matita sottile. Metti sul visore una cordicella che passerai dietro al collo e che ti aiuterà a tenerlo sempre alla stessa distanza dai tuoi occhi. Individua alcuni punti caratteristici del paesaggio (case, alberi isolati, campanili, ecc.) e inizia da essi il tuo disegno. Questo ti aiuterà tutte le volte che dovrai allineare di nuovo il tuo visore.
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MISURAZIONI * MISURAZIONE DI ALTEZZE * · METODO DEI TRIANGOLI (1) Pianta un bastone ad una certa distanza dall’albero. Cerca il punto dal quale vedi allineati la sommità del bastone e quella dell’albero. Altezza albero:
· METODO DELLE 10 VOLTE (2) Pianta un bastone a 18 m dall’albero. Spostati di altri 2 m e traguarda la sommità dell’albero, segnando dove la linea di mira tocca il bastone. Misura la distanza tra questo segno e il terreno. Moltiplica per 10: questa è l’altezza dell’albero. Altezza albero: H=10 h · METODO DELL’OMBRA (3) Pianta un bastone vicino all’albero, poi misura l’ombra del bastone e quella dell’albero, le lunghezze delle due ombre sono proporzionate alle relative altezze. Altezza albero:
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· METODO DELLA MATITA (4) Metti ai piedi dell’albero un amico di cui conosci l’altezza o un oggetto di cui conosci la misura. Stando abbastanza distante, conta con l’aiuto di una matita o di un bastoncino tenuto in mano con il braccio teso, quante volte l’altezza del tuo amico sta nell’altezza dell’albero. Moltiplica questo numero per l’altezza del tuo amico ed avrai l’altezza dell’albero. * METODO DEI CERCHI * Mettiti sulla sponda del fiume e lascia cadere una pietra nell’acqua. Dal punto O dove è caduta la pietra, partiranno una serie di cerchi concentrici che si allontaneranno velocemente. Osserva un cerchio e nel momento in cui esso tocca la riva opposta nel punto K, cerca sulla riva nella quale ti trovi, il punto corrispondente allo stesso cerchio. Misurando OM avrai la larghezza del fiume, perché OM=OK.
* METODO DELLE PERPENDICOLARI * Pianta un bastone in A. Cammina lungo il fiume, perpendicolarmente ad AP, per una certa distanza, (ad esempio 50 m) e pianta qui un altro bastone. Continua lungo la stessa direzione per una distanza pari alla metà della precedente (25 m) e pianta un terzo bastone. Vai ora in direzione perpendicolare alla precedente. Quando vedi il bastone B e l’albero P allineati, fermati e misura la distanza CD. Moltiplica CD per 2 e otterrai la larghezza del fiume.
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METEREOLOGIA
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Indicatori del tempo
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Previsioni in base al vento
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La classificazione delle nuvole
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Costruzione di un barometro da campo
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INDICATORI DEL TEMPO Le previsioni del tempo, quelle più accurate, che vediamo nei Tg (anche se spesso sbagliano anche loro) sono basate su satelliti meteo che osservano dall’alto i movimenti delle correnti d’aria. Ciò sommato alla misurazione locale delle variazioni di Pressione e Temperatura permette di prevedere, con un accettabile limite d’errore, il tempo che ci sarà. Esistono però metodi più semplici che ci possono permettere di capire, per esempio quando siamo in montagna, se è il caso di fermarci e trovare un riparo. Il più classico e conosciuto degli indicatori del tempo sono gli uccelli (soprattutto rondini e rondoni, ma non solo): il loro volo a bassa quota è quasi sempre foriero di maltempo, quando invece volano in alto portano, di solito, bel tempo. Sempre restando tra i volatili, un'indicazione importante proveniva dai corvi e dalle gazze: quando d'inverno si vedevano girare in voli insistenti, spesso anticipavano la neve (usiamo il passato perché oggi, purtroppo, questo indicatore è un po' meno affidabile di un tempo in quanto, con l'aumento dei rifiuti urbani , corvi e gazze si vedono, anche nei centri abitati, un po' in tutte le stagioni). Quanto ai temporali, spesso cani e gatti li anticipano di parecchi minuti rispetto alla percezione umana, cominciando a dare segni di nervosismo e, a volte, di paura prima ancora che il nostro orecchi riesca a percepire i primi tuoni in lontananza. Anche i galli, quando intonano il loro chicchiricchì in pieno giorno, e l'aria è nuvolosa e immobile, spesso sono forieri di temporale nella zona. Le loro consorti galline-chioccie, quando hanno i pulcini, con meno perspicacia ma con un certo senso pratico, quando la burrasca è ormai in arrivo richiamano insistentemente e rumorosamente la nidiata, spingendola nel pollaio o comunque al riparo, all'ultimo momento ma in genere in tempo utile. Quando, in montagna, le vipere sembrano un po' intontite, è segno che sono appena uscite dai loro rifugi (in primavera) o stanno per andarci (in autunno); attenzione, questa osservazione è fondamentale non solo dal punto di vista climatico (annuncio del cambio di stagione), ma anche per motivi di sicurezza personale: essendo un po' intorpiditi, questi rettili potrebbero non sentire l'uomo e scappa-
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re in anticipo (come fanno di solito), ma rimanere sul posto. Di solito sono assolutamente innocue ma se noi, ancora più distratti di loro, non le vediamo e magari le tocchiamo con i piedi o con le mani...rischiamo grosso!!! Sempre ad alta quota, se vedete una marmotta ritta sull'uscio della tana che lancia forti richiami di allarme, guardatevi attorno, in alto: sicuramente c'è una minaccia in arrivo: potrebbe essere un improvviso temporale (che in quelle zone arriva velocissimo), ma anche...un rapace. Le marmotte, infatti, riescono a vedere un falco a grande distanza, e danno subito l'allarme. Anche i più modesti insetti ci danno indicazioni sull'evoluzione del tempo su scala locale: le formiche che corrono freneticamente e in massa attorno alla tana sono un indicatore probabile di pioggia, così come le mosche, quando sono particolarmente noiose e propense ad entrare in casa. L'arrivo delle sgradevoli cimici nelle abitazioni è un presagio dei primi freddi autunnali. Anche l'osservazione delle piante può darci indicazioni utili: non solo, ovviamente, quelle stagionali che tutti conosciamo (legate alla gemmazione, fioritura, maturazione dei frutti, caduta delle foglie, ecc...), ma anche informazioni per la previsione di eventi atmosferici locali. Un esempio ci viene dall'osservazione delle piante durante una nevicata: quando la neve non rimane più uniformemente e morbidamente attaccata ai rami, ma tende a cadere, è sintomo che la temperatura sta salendo: si annuncia quindi o la fine della nevicata (con rasserenamento e rialzo termico), o la sua trasformazione in pioggia. Un altro esempio ci viene dall'osservazione di alcune varietà di pioppi (quelle che hanno le foglie con il lobo inferiore argenteo): quando, d'estate, i pioppi, pur in assenza di vento, mostrano il lato argenteo delle loro foglie, è indice di pressione atmosferica in calo abbinata, in certi casi, anche a correnti ascensionali; se, guardando il cielo, vedete nuvole sviluppate in altezza che si muovono e tendono a crescere, significa che il temporale si sta preparando.
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Previsioni in base al vento Brezze di monte e di valle che presentano i tipici orari regolari d’inizio e di fine sono buoni indicatori di tempo stabile. · L’intensificazione del vento di sera o durante la notte indica un certo perturbamento del tempo. · Venti deboli ad alta quota sono indicatori di tempo stabile. · Intensificazione del vento ad alta quota, per esempio da sudovest, con apporto di nuvolosità è indice di peggioramento. · Se il vento ci soffia verso la schiena (quello degli strati bassi, ma attenzione alle deviazioni nelle valli), mentre ad alta quota proviene da sinistra, è in arrivo aria più calda. Se invece ad alta quota proviene da destra (ci troviamo dietro al fronte freddo) arriva dell’aria più fredda. · Con un vento occidentale che investe le alpi si ha il transito di perturbazioni e depressioni in continua successione. Esse danno luogo, almeno temporaneamente, a cattivo tempo. D’inverno ciò avviene su entrambi i versanti alpini, mentre d’estate è più colpito il versante settentrionale. Vento da NO, N, NE
Tempo predominante lungo le prealpi del versante sudalpino Secco, soleggiato, limpido, vento freddo in montagna e nelle vallate, a volte anche in pianura (favonio). In estate notti fresche, in inverno freddo col NE, più mite col NO. Secco, foschia, in estate abbastanza soleggiato,afoso,
E
prealpi con annuvolamenti; in inverno freddo. Nuvolosità bassa o nebbia sotto i 1000-1500 metri. Soleggiato in montagna.
SE, S,
Nuvoloso o molto nuvoloso, precipitazioni, foschia;
SO
in estate afoso, in inverno mite.
O
Secco soprattutto a basse quote. Generalmente soleggiato,nuvolosità variabile, più o meno limpido. In estate caldo, in inverno mite.
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LA CLASSIFICAZIONE DELLE NUVOLE Nubi basse Nubi medie Nubi alte
sotto i 2500 metri fra 2500 e 6000 metri oltre 6000 metri
I cirri in movimento dai quadranti occidentali o meridionali sono generalmente segno di peggioramento, dopo circa 10-20 ore, in casi estremi 1 ora, in particolare se sono a forma di uncino e seguiti da cirrostrati, con successivo addensamento della nuvolosità. Un alone intorno al solo o alla luna ( cirrostrati ) indica un lento peggioramento. Cielo a pecorelle ("pioggia a catinelle"). Ovvero cirrocumuli o altocumuli in rapido movimento da sudovest possono essere indici di peggioramento, d’estate con temporali. Rosso di sera ("bel tempo si spera"). Ovvero allontanamento verso est della perturbazione e dell’aria umida che i raggi del sole al tramonto tingono di rosso. Rosso di mattina ("mal tempo s’avvicina"). Ovvero peggioramento a partire da ovest. Nubi alte e sottili, sfilacciate, mal organizzate e senza movimento, non sono motivo sufficiente per un peggioramento.
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Strisce di condensazione provocate da aviogetti. Se si dissolvono aria secca ad alta quota per cui tempo più stabile invece se sono persistenti un lento cambiamento del tempo è possibile. In tutti i casi se si muovono rapidamente dal settore ovest, il peggioramento è probabile. Singole piccole nubi cumuliformi in evoluzione diurna sono indicatori di tempo e atmosfera stabile· La scomparsa serale di nubi cumuliformi può essere considerata indice di tempo buono. Viceversa, quando le nubi tardano a dissolversi oppure tendono a frastagliarsi e distendersi su vaste zone, la formazione di altri generi di nubi è prossima. La dissoluzione, ancora in pieno giorno, dei cumuli indica bel tempo, solo se non sono presenti altri generi di nubi. Le cappe cirriformi ( pileus ) alla sommità dei grossi cumuli possono essere l’avviso di temporale· Le cappe striate che a volte si formano su certe cime delle montagne, a cielo sereno, sono indici di arrivo di umidità e di probabile peggioramento. Gli altocumuli castellani con piccole o moderate protuberanze a forma di torrette o merli, o gli altocumuli a fiocchi, indicano stabilità. Dopo che saranno scomparsi si svilupperanno grossi cumuli e temporali. I cumuli con rapido sviluppo verticale al mattino, prematuro rispetto al ciclo di crescita diurno, possono annunciare imminenti formazioni temporalesche· Una nube cumuliforme con forte sviluppo verticale e base scura, la cui parte culminante perde la forma netta di cavolfiore, per passare a contorni meno nitidi e sfilacciati, espandendosi a forma d’incudine è un temporale che sta per scoppiare. Nubi a forma di lenti ( altocumuli lenticolari: ondulazioni dell’aria ) indicano una forte corrente in quota ad effetti favonici sottovento. A nord delle alpi il favonio ( da sud ) precede l’arrivo della perturbazione con un probabile peggioramento mentre a sud delle alpi il favonio ( da nord ) soffia dopo il passaggio della perturbazione e di solito porta a tempo stabile. Se la nebbia o la nebbia alta ( ovvero nubi basse ) stanno nel fondovalle, la montagna gode di buone condizioni, anche miti. Il tempo resta buono fino a quando non si alza il limite superiore dello strato di nebbia, o arriva dell’altra nuvolosità.
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Con l’inizio delle precipitazioni la parte inferiore del corpo nuvoloso perde gradualmente il suo aspetto compatto e uniforme per assumerne uno irregolare e frastagliato. Le nubi stratiformi sono in genere collegate ad una situazione termica stabile; al di sopra di esse le cime più alte delle montagne possono essere libere e soleggiate. Si può valutare l’altezza del limite superiore a seconda della quantità di luce lasciata filtrare dallo strato nuvoloso
COSTRUZIONE DI UN BAROMETRO DA CAMPO Fase 1: Raccogliere i materiali. Avrete bisogno di tubi in plastica o cannucce, una bottiglia a collo stretto, un tappo di gomma, un righello di plastica, un rotolo di nastro adesivo trasparente, acqua, un colorante alimentare (qualsiasi colore), un flessibile sigillante per finestra e un trapano. Il tubo di plastica dev’essere di almeno 7 centimetri più alto rispetto alla bottiglia. Inoltre, assicurarsi che sia possibile inserire il tappo di gomma perfettamente sulla punta della bottiglia. Fase 2: Preparazione. Con un trapano, fate un foro nel tappo di gomma. Provate a fare un buco che sia abbastanza grande da poter inserire il tubo. Successivamente, versare l’acqua nella bottiglia fino a circa 1 cm al di sotto del collo della bottiglia ed inserire alcune gocce di colorante alimentare nell’acqua. Fase 3: Costruire il barometro. Inserire il tubo nel tappo di gomma, e quindi inserire il tappo sulla bottiglia. Assicurati di immergere parte del tubo a metà della bottiglia.
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Dopodiché soffia nel tubo per fare uscire l’acqua dal tubo stesso. Si dovrebbe essere in grado di far salire il livello dell’acqua fin sopra il tappo di gomma. Se non è possibile, questo significa che la bottiglia non è ben sigillata. Per ovviare a questo, reinserire il tappo, e assicurarsi di posizionarlo correttamente per rendere stagna la bottiglia. Soffiare di nuovo nel tubo. Quando va tutto ok, mettere il sigillante intorno al tappo. Infine, attacca il righello sul lato della bottiglia per misurare il livello dell’acqua. Fase 4: Utilizzare il barometro. Posizionare il barometro in una zona parzialmente ombreggiata che non sia troppo ventosa. Attendere per qualche minuto che il barometro si adatti, e registra il livello dell’acqua su un quaderno. Questo sarà il vostro punto di riferimento per la misurazione della pressione dell’aria. Il giorno seguente, controllare il barometro di nuovo, e scrivere la lettura. Confronta le due letture. Se il livello dell’acqua è andato in su, questo significa che la pressione dell’aria è inferiore a quella della prima lettura del barometro. Se il livello dell’acqua è sceso, questo indica che la pressione dell’aria è maggiore. Continuate a fare questo tutti i giorni per vedere la tendenza della pressione dell’aria. Poiché il barometro domestico si basa sulla prima lettura che serve per interpretare quelle successive, si consiglia di farla in una giornata che non sia troppo piovosa o soleggiata. In questo modo, si otterrà un valore medio della pressione dell’aria, da cui poi fare i confronti.
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INDICE
Pag.
Difficoltà escursionistiche
51
Difficoltà alpinistiche
53
Difficoltà su neve e ghiaccio
53
Difficoltà scialpinistiche
54
Comportamenti in escursione
54
Alimentazione
56
I fulmini
59
Mal di montagna
60
In caso d’incidente
61
Il soccorso aereo
61
Richieste di soccorso
62
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DIFFICOLTA' ESCURSIONISTICHE Le difficoltà dell'impegno richiesto dagli itinerari escursionistici sono rappresentate da quattro sigle secondo la scala CAI. Questa classificazione definisce chiaramente il limite tra difficoltà escursionistiche e alpinistiche, ed è utile per distinguere il diverso impegno richiesto da un itinerario.
T Turistico Itinerari su stradine, mulattiere o larghi sentieri, con percorsi non lunghi, ben evidenti che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono di solito sotto i 2000 metri. Richiedono una certa conoscenza dell'ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.
E Escursionistico Itinerari che si svolgono su terreni di ogni genere, oppure su evidenti tracce su terreno vario )pascoli, pietraie, detriti), di solito con segnalazioni. Possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua dove, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi, dove tuttavia i tratti esposti sono in genere protetti o assicurati. Possono avere singoli passaggi, o tratti brevi su roccia, non esposti, non faticosi ne impegnativi, grazie alla presenza di attrezzature (cavi, scalette, pioli) che però non richiedono l'uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, ecc). Richiedono un certo senso d'orientamento, una certa conoscenza ed e esperienza di ambiente alpino, allenamento alla camminata, calzature ed equipaggiamento adeguati.
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EE Escursionistici Esperti Itinerari generalmente segnalati ma che richiedono capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervi e infido (pendii ripidi, scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, roccia, detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minor impegno). Restano esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all'apparenza senza crepacci. Necessitano di esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell'ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati. Per i percorsi attrezzati è inoltre necessario conoscere l'uso dei dispositivi di autoassicurazione (moschettoni, dissipatore, imbrago, ecc).
EEA Escursionisti Esperti con Attrezzatura Si tratta di percorsi attrezzati o vie ferrate. Si usa questa sigla al fine di avvertire l'escursionista che l'itinerario richiede l'uso dei dispositivi di autoassicurazione.
GT Gita Turistica Questa sigla non appartiene alla scala del CAI ma l'abbiamo inserita per nostra comodità..
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DIFFICOLTA' ALPINISTICHE E' una valutazione complessiva, sia del livello tecnico che dell'impegno globale, anche psichico, richiesto da un'ascensione: non presenta perciò ne la somma ne la media delle difficoltà tecniche dei singoli passaggi. Influiscano invece l'asprezza della montagna, l'isolamento, la variabilità delle condizioni del terreno, la qualità della roccia, la difficoltà di una ritirata, della posa di punti d'assicurazione, ecc. L'uso della valutazione d'insieme permette di non dover includere in maniera specifica il fattore di rischio e pericolo nella valutazione puramente tecnica relativa alle difficoltà su roccia. Viene espressa mediante sette sigle ed è completata dall'indicazione dei passaggi di massima difficoltà. F FACILE PD POCO DIFFICILE AD ABBASTANZA DIFFICILE D DIFFICILE TD MOLTO DIFFICILE ED ESTREMAMENTE DIFFICILE EX ECCEZIONALMENTE DIFFICILE Aggiungendo ad ogni grado il segno più (+) o meno (-) accanto alla sigla si ottengono i gradi intermedi.
DIFFICOLTA' SU NEVE E GHIACCIO Per questo tipo di ascensioni si considerano le condizioni mediamente buone (non ottime) della montagna. Le inclinazioni dei pendii sono espresse in gradi. Per analogia con la valutazione d'insieme delle salite su roccia, pur tenendo conto della variabilità degli elementi, si usano le stesse sigle.
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DIFFICOLTA' SCIALPINISTICHE Per le ascensioni scialpinistiche vengono usate le sigle della scala Blachère, che valuta nel suo insieme l'itinerario con riferimento alla capacità tecnica dello sciatore. MS itinerario per sciatore medio ( che padroneggia pendii aperti di moderata pendenza) BS itinerario per buon sciatore (che è in grado di curvare e di arrestarsi in breve spazio e nel punto voluto, su pendii inclinati fino a 30°, anche con condizioni di neve difficili. OS itinerario per ottimo sciatore (che ha un'ottima padronanza dello sci anche su terreno molto ripido, con tratti esposti e passaggi obbligati). L'aggiunta della lettera A indica che l'itinerario presenta anche caratteri alpinistici. In questo caso occorre attrezzatura adeguata.
COMPORTAMENTI IN ESCURSIONE Quella che segue può essere sicuramente definita la regola aurea di ogni bravo escursionista, sono semplici avvertenze, facili da mettere in pratica da ognuno. 1 Pianificate la vostra escursione a tavolino: Informazioni su lunghezza e difficoltà sono indispensabili per la programmazione di qualsiasi escursione in montagna. Prima di partire, informate qualcuno sulla vostra meta. 2 Informatevi bene sulle previsioni del tempo: Consultate il bollettino meteo e osservate attentamente qualsiasi cambiamento del tempo. In più, i gestori dei rifugi riescono a dare delle informazioni dettagliate sulla situazione meteo locale.
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3 Valutate oggettivamente la vostra forma fisica e scegliete un’escursione adeguata. Partite di primo mattino e calcolate un margine di tempo sufficiente, in modo da rientrare prima dell’imbrunire. 4 Scegliete una velocità di marcia moderata e regolare. Prevedete parecchie pause, specialmente quando fate delle escursioni con bambini. 5 Bevete abbondantemente! Le bevande più adatte sono acqua, tè o succhi naturali. Si consiglia di mangiare prodotti ricchi di carboidrati e proteine, come p.es. pane integrale, frutta secca, noci ecc. 6 Scegliete l’attrezzatura adeguata Specialmente per quanto riguarda le calzature, che devono consentire un passo fermo e proteggere le articolazioni. 7 Mettete dell’abbigliamento leggero e funzionale Ma non dimenticate mai di mettere nello zaino dei capi che riparano dal freddo e dalla pioggia. Anche un piccolo kit di pronto soccorso non dovrebbe mai mancare. 8 Abbiate riguardo dei più deboli del vostro gruppo. Informate altri escursionisti circa eventuali pericoli e, se del caso, prestate il primo soccorso. 9 Rispettate la natura Evitate i rumori, non abbandonate i rifiuti e proteggete la vegetazione. Rispettate le specie protette. 10 Seguite sempre i sentieri indicati. Consultate la vostra cartina con regolarità e, in caso di dubbio, tornate indietro in tempo.
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ALIMENTAZIONE Il movimento è reso possibili dalla contrazione dei muscoli che per svolgere il lavoro hanno bisogno dell'energia ottenuta dalla combustione del glicogeno., che avviene solo attraverso l'ossigeno. Quando l'intensità dello sforzo è proporzionata alla quantità di ossigeno fornita all'organismo, il glicogeno viene bruciato completamente e restano come scorie solo acqua e anidride carbonica. Se l'ossigeno è insufficiente il glicogeno non viene bruciato completamente lasciando un composto chimico come scoria chiamato acido lattico, che accumulandosi provoca crampi e dolori muscolari. La rottura dell'equilibrio tra consumo energetico e rifornimento di ossigeno determina stanchezza, aumento del battito cardiaco, dolori muscolari e crampi. L'escursionismo è un'attività che impegna il fisico per lunga durata e che perciò un notevole dispendio energetico che solo un'alimentazione corretta riesce a compensare. Il nostro fisico producendo l'energia di cui ha bisogno in presenza di ossigeno, che diventa sempre più rarefatto man mano che saliamo in quota, necessita quindi solo cibi facilmente digeribili. Il consumo energetico si misura il Kilocalorie (Kcal); un escursionista di 30 anni che pesa 60 Kg impegnato in un'escursione di 6 ore /4 di salite e 2 di discesa) consuma circa 3.200 Kcal, mentre un'escursionista di 70 Kg di peso ne consuma circa 3.700. E' quindi facile capire come un'adeguata alimentazione sia della massima importanza. Gli elementi nutritivi fondamentali sono i carboidrati, le proteine e i grassi. I carboidrati (glucidi) sono il saccarosio, il fruttosio e gli amidi, che l'organismo trasforma prima in glucosio e poi in glicogeno. Si trovano soprattutto nei cereali, nella frutta e nelle patate. Lo zucchero, seppur ricchissimo di glucosio, è poco indicato perché richiede ingenti quantità di acqua e può creare problemi gastrointestinali. E' più appropriato mangiare frutta, pasta, riso, pane, biscotti, ecc. Tuttavia una zolletta aiuta nei momenti più critici. Le proteine (protidi) migliorano l'efficienza fisica e contribuisco alla crescita muscolare, Sono abbondanti nelle uova, nei latticini, nei legume, nel pesce e nella carne.
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I grassi (lipidi) sono importanti per gli acidi contenuti e per sintetizzare le vitamine liposolubili. Forniscono il doppio delle calorie dei carboidrati, sono il carburante di riserva. Hanno però delle controindicazioni essendo poco digeribili, possono creare disturbi intestinali e, soprattutto, richiedono molto ossigeno. I sali minerali sono importanti nel metabolismo, inoltre il sodio e il potassio regolano il trattenimento e la cessione dell'acqua nelle cellule. Il calcio serve per la formazione delle ossa ma anche per la coagulazione del sangue e la contrazione muscolare. La loro carenza provoca affaticamento e in generale, malattia. Durante lo sforzo perdiamo molto potassio e magnesio, la loro carenza provoca crampi, peraltro dovuti anche all'acido lattico prodotto per sovraffaticamento. Più l'attività è impegnativa maggiore deve essere l'apporto di sali. Le fibre vegetali contribuiscono al buon funzionamento dell'intestino; tuttavia non dobbiamo esagerare per non accelerare l'evacuazione e diminuire l'assorbimento dei nutrienti. Le vitamine regolano le funzioni dell'organismo e lo proteggono.; sono indispensabili per il metabolismo. La carenza di vitamine riduce le nostre difese, ma un eccesso è altrettanto dannoso. Quelle del gruppo B combattono l'affaticamento, la vitamina E aiuta ad utilizzare l'ossigeno, la vitamina C aiuta a rafforzare le difese organiche. L'organismo non è in grado di sintetizzarle da solo, è indispensabile quindi un consumo regolare di frutta, di agrumi, cereali e uova, fegato, ecc. Nel trekking è possibile integrare la dieta con preparati polivitaminici. Il ferro è essenziale per il trasporto dell'ossigeno nel sangue, la sua carenza genera debolezza, vertigini e sonnolenza. Per chi pratica il trekking una dieta equilibrata dovrebbe contenere il 66% di carboidrati, il 17% di proteine e il 17% di grassi; in caso di attività impegnativa i carboidrati possono salire al 70% della razione giornaliera di alimenti. Quando si è stanchi abbiamo meno voglia di mangiare e bere, perciò il pasto deve essere completo e appetitoso e scelto in funzione della digeribilità, del valore nutritivo e dei gusti personali preferendo cibi freschi. La dieta va comunque integrata con frutta secca, cioccolato, formaggio parmigiano, formaggini, salumi, miele, biscotti, uova, tè e caffè.
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L'acqua è l'elemento vitale fondamentale, senza di essa si muore. E' fondamentale per proteggere l'organismo dal surriscaldamento. Il fabbisogno giornaliero è mediamente di 2,5 litri (presente anche negli alimenti per circa il 60%). Durante gli sforzi possiamo perdere anche un litri di liquidi all'ora col sudore, mentre in alta quota deve l'aria è più secca ne perdiamo anche il doppio con la respirazione. La sensazione di sete sopraggiunge solo in seguito ad una forte perdita di sodio attraverso il sudore quando si rompe l'equilibrio salino necessario all'osmosi. Per evitare il surriscaldamento l'organismo può assorbire liquidi dal sangue che così si ispessisce rallentando il trasporto di ossigeno. Le cellule producono più acido lattico, sopraggiungono vertigini, esaurimento, vomito e si rischia la trombosi o il congelamento. Attenzione quindi a non bere solo quando si ha molta sete, beviamo prima, durante e dopo lo sforzo; in escursione beviamo spesso piccole quantità d' acqua anche se non sentiamo la sete, è importantissimo per prevenire la disidratazione. Facciamo però molta attenzione all'acqua di fusione dei ghiacciai che essendo povera di sali, bevuta da sola può arrecare seri danni, vanno aggiunti integratori o, in mancanza, un cucchiaino di sale da cucina e uno di bicarbonato in ogni litro. Come dissetanti non vanno bene il tè, perché diuretico; le bevande gassate, perché dilatano lo stomaco che comprimendo il diaframma ostacola la respirazione. Gli alcolici sono dannosi perché riducono l'efficienza fisica e le capacità cerebrali; danno solo calore di breve durata. Portiamo sempre nello zaino cibo energetico come cioccolato, biscotti, miele.
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I FULMINI I fulmini sono attirati dalle zone dove è più facile il corto circuito: le cime delle montagne, rocce e alberi isolati, l'imboccatura delle valli, luoghi dove ci sono correnti d'aria calda(anche prodotta da falò o fuochi da campeggio o da assembramenti di persone o animali. Non si deve mai iniziare un'escursione all'approssimarsi di un fronte temporalesco e se ne siamo investiti in montagna scendere subito a valle. Durante un temporale non ripararsi mai sotto un albero o vicino ad esso e non sostare vicino a grosse rocce isolate o sotto pareti soprattutto se bagnate. Anche le grotte sono pericolose perché l'aria ionizzata può attirare le scariche, così come gli oggetti metallici quali tralicci, croci, ripari in lamiera, ecc. Manteniamoci sempre distanti dall'acqua e ricordiamo che anche le corde tese sono potenziali pericoli. Non stare mai ammassati e in marcia manteniamo una distanza di almeno 50 metri l'uno dall'altro senza mai correre. In caso di pericolo sediamoci su corde arrotolate o sullo zaino in modo da isolarci dal terreno, curiamo però di togliere dallo zaino e dalle tasche tutti gli oggetti metallici e i telefoni cellulari che devono essere spenti appena si avvertono le avvisaglie di un temporale; le microonde emesse dal trasmettitore attirano i fulmini. Se ci fermiamo gli oggetti metallici, e i cellulari, vanno sistemati a debita distanza (almeno 50 metri); se invece camminiamo vanno riposti nello zaino. L'arrivo di un fulmine è indicato da segni premonitori, il campo elettrico fa elettrizzare i peli e i capelli che si drizzano, sulla pelle scoperta si ha la sensazione di solletico, mentre oggetti metallici emettono un ronzio. Sulle croci o su aste metalliche si formano i fuochi di S. elmo sottoforma di fiammelle azzurrognole. In presenza di uno di questi segni accovacciamoci sullo zaino o sulle corde, dopo aver tolto gli oggetti metallici, cercando di offrire la minor superficie possibile. Se vicino c'è una chiazza di neve rechiamoci li perché essendo una cattiva conduttrice è più sicura.
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MAL DI MONTAGNA E' un disturbo dovuto alla respirazione di un'atmosfera povera d'ossigeno. Colpisce chi si reca ad alte quote senza permettere al fisico di adattarsi progressivamente all'altitudine. Può manifestarsi già a 2000 metri, ma generalmente compare dopo i 2600 - 2700 metri o a quote superiori. Può manifestarsi anche in persone in eccellenti condizioni fisiche. Come si manifesta: i più comuni sintomi sono: stanchezza, mal di testa, vomito, nausea, affanno, stordimento e difficoltà a prendere sonno. Rischi: è sicuramente fastidioso ma difficilmente causa uno stato di malattia vera e propria, i disturbi migliorano dopo uno o due giorni. Scendendo di quota i disturbi spariscono rapidamente. Solo raramente possono esserci disturbi respiratori o cerebrali portando a condizioni di rischio per la vita. Cosa fare: esercizi particolarmente faticosi possono portare a disturbi, praticare quindi un'attività fisica moderata e rapportata alla preparazione e all'attitudine fisica. Consumare pasti leggeri bevendo molto, non fumare ne bere alcolici, non assumere sedativi. Prima di spostarsi a quote più alte attendere qualche giorno per consentire l'adattamento. L'innalzamento non deve superare i 300 metri al giorno. Restare ad alte quote durante il giorno e dormire a quote più basse può aiutare a prevenire il mal di montagna. Prima di assumere farmaci preventivi consultare il medico. Quando rivolgersi al medico: se i sintomi non scompaiono nel giro di 2 o 3 giorni. Rientrare subito se si presentano sintomi di gravi difficoltà respiratorie, dolori al torace, tosse secca o tosse con espettorato striato di sangue, forte mal di testa che tende ad aumentare, battito del cuore accelerato, difficoltà di concentrazione, difficoltà a camminare, confusione mentale.
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IN CASO D'INCIDENTE Segnali internazionali di soccorso alpino. Chiamata di soccorso: Emettere richiami acustici od ottici in numero di: Sei in ogni minuto -- (uno ogni dieci secondi) Un minuto di intervallo Continuare la sequenza di segnalazione fino alla certezza di essere stati sentiti o localizzati. Risposta di soccorso: Emettere richiami acustici od ottici in numero di: Tre ogni minuto -- (uno ogni 20 secondi) Un minuto d'intervallo Continuare la sequenza di segnalazione fino alla certezza di essere stati sentiti o localizzati. N.B. E' fatto obbligo a chiunque intercetti segnali di soccorso di avvertire il più presto possibile il posto di chiamata o la stazione di soccorso più vicini.
IL SOCCORSO AEREO L'elicottero, è attualmente il velivolo che per le sue peculiarità tecniche risulta essere uno dei mezzi più idonei a risolvere operazioni di soccorso e/o sgombero di infortunati e/o malati gravi in montagna. Sempre che le condizioni meteo ne consentano il volo. La richiesta d'intervento del mezzo aereo va formulata specificando:
nome, cognome e numero telefonico di chi effettua la chiamata tipo di incidente e località dove è avvenuto
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numero di persone coinvolte e, se possibile, le loro generalità condizioni meteo della zona: visibilità intensità e direzione del vento altezza delle nubi nuvolosità precipitazioni in corso luogo d'imbarco della squadra di soccorso o località dove è riunita ostacoli al volo nella zona: funivie, elettrodotti, funivie ogni notizia utile all'organizzazione di soccorso.
Ricordate che l'efficacia e la rapidità del soccorso dipendono dalla precisione e quantità di informazioni fornite in merito all'incidente.
RICHIESTE DI SOCCORSO Segnalazioni convenzionali usate quando esiste contatto visivo ma non acustico. Non dimenticate mai che il vento prodotto dal rotore "si mangia" le parole.
ABBIAMO BISOGNO DI SOCCORSO (Segnalazione affermativa con entrambe le braccia alzate)
NON SERVE SOCCORSO (Segnalazione negativa con un solo braccio alzato)
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Avvicinamento ed allontanamento dal velivolo Adottare sempre le seguenti misure precauzionali:
salire e scendere solo dopo l'autorizzazione del pilota, avvicinarsi ed allontanarsi tenendosi sempre nel campo visivo del pilota, cioè dalla parte anteriore dell'aeromobile o al massimo dai fianchi, mai dal retro mai avvicinarsi con materiali lunghi disposti in verticale, su pendio, con velivolo appoggiato o no, scendere sempre dal lato a valle, controllare sempre e comunque l'altezza del rotore.
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iNDICE
Pag.
iNDICE
Pag.
Introduzione
67
M
82
A
69
P
84
C
72
R
86
D
74
S
87
E
75
V
88
F
77
Kit del pronto soccorso
91
L
81
INTRODUZIONE Elementi di primo intervento: Le informazioni fornite in questa trattazione non sono assolutamente sufficienti per la formazione e la preparazione tecnico - sanitaria completa di un operatore che debba intervenire in caso di infortunio. Queste nozioni vogliono solo essere un compendio informativo, esponendo quindi solamente dei principi basilari ed alcune azioni fondamentali per un primo intervento. Non deve sembrare eccessiva l’importanza di questo argomento per chi svolge attività all’aria aperta; è infatti ipotizzabile che una semplice passeggiata in campagna possa contenere comunque situazioni di "potenziale" pericolo (punture di insetti, vipera, piante urticanti, escoriazioni leggere e esposizione solare). La causa di molti incidenti è dovuta sia a cause oggettive che a cause soggettive, le quali, usando accortezza nella pianificazione e soprattutto durante l'escursione, si sarebbero potute evitare.
Cosa fare: Quando ci si accinge ad effettuare il primo soccorso è bene suddividere l'intervento in due fasi : 1. l'indagine, 2. e il comportamento. Indagare sulle condizioni 1.
Accertarsi che il cuore batta, ascoltando direttamente con l'orecchio sul torace, oppure sentire, attraverso la palpazione, se pulsa l'arteria carotidea (posta sul collo).
2.
Accertarsi che il soggetto respiri verificando se esce l'aria dal naso o dalla bocca oppure vedendo se uno specchietto (occhiali) posto vicino alla bocca si appanna.
3.
Se non vi è battito cardiaco effettuare massaggio cardiaco esterno.
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4.
Se il respiro è cessato, effettuare la respirazione boccabocca.
5.
Se il soggetto ha più lesioni, determinare la più grave seguendo la scala delle urgenze (vedi oltre) ed intervenire in proposito.
6.
Se vi sono più soggetti individuare il più grave seguendo la scala delle urgenze.
7.
Accertarsi dello stato di coscienza del soggetto.
Come comportarsi Dopo aver effettuato una prima indagine per stabilire sommariamente la patologia e quindi l'urgenza e la conseguente tipologia di intervento, si effettuano le seguenti procedure : 1.
Evitare nel modo più assoluto di nuocere al paziente effettuando manovre incongrue (non sottoporre il paziente a movimenti o scosse inutili).
2.
Eliminare l'azione della causa dell'infortunio ponendo particolare attenzione al rischio cui ci si espone eventualmente.
3.
Provvedere a slacciare gli indumenti che possano costituire ostacolo alla respirazione.
4.
Adottare la posizione laterale di sicurezza (vedi oltre).
5.
Provvedere ad avvisare il soccorso specializzato richiedendo l'intervento dopo aver valutato lo stato del soggetto.
6.
Non premere, schiacciare o massaggiare quando vi è il sospetto di lesioni profonde.
7.
Non dare bevande se non si è sicuri che il paziente sia in piena coscienza.
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A AFFANNO RESPIRATORIO Quando una persona respira con fatica deve essere aiutata a mettersi seduta. Questa posizione facilita la funzione dei muscoli respiratori; gli si slaccia tutto ciò che stringe e si allontanano le persone inutili.
ANNEGAMENTO Primo soccorso : Se la persona non respira automaticamente non perdere tempo a far uscire l’acqua dalla bocca con manovre o posizioni strane, l’unica cosa da fare è la respirazione artificiale con eventuale massaggio cardiaco,
ARRESTO CARDIO RESPIRATORIO Tra le cause di incidente sopra menzionate alcune potrebbero avere come logica ed estrema conseguenza l'arresto cardiorespiratorio, che se non prontamente ed adeguatamente trattato può condurre a morte il soggetto colpito. I sintomi: Perdita di conoscenza. Assenza del battito cardiaco rilevabile dai polsi carotidei (ai lati del collo) o dalla arteria inguinale. Pallore cutaneo o cianosi. assenza di attività respiratoria. Primo soccorso : Per prima cosa far distendere l'infortunato su di un piano rigido, ed iniziare le manovre di respirazione artificiale e di massaggio cardiaco. Guarda la sezione della respirazione artificiale e di massaggio cardiaco).
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ASSIDERAMENTO E' provocato dall'azione della bassa temperatura su tutto il corpo, provocando un restringimento dei vasi sanguigni (riduzione dell'afflusso di sangue agli organi e tessuti). Questo può portare alla sofferenza (e lesioni) agli organi e al cervello. Per una minima prevenzione del fenomeno ricordiamo i fattori determinanti che favoriscono l'assideramento sono : Il vento e la bassa temperatura, L'umidità; La stanchezza fisica; La scarsa alimentazione; L'abuso di bevande alcoliche (vasodilatazione). Primo soccorso : Non somministrare bevande alcoliche. Non massaggiare o sfregare la pelle. Isolare l'infortunato. Riscaldare lentamente il corpo, in primo luogo il petto, preferibilmente con impacchi caldi a temperatura crescente e comunque con qualsiasi mezzo disponibile. Se l'infortunato è cosciente si possono somministrare bevande calde non alcoliche. Per quanto possibile trasportare rapidamente l'infortunato in ambiente riscaldato. Nel caso di arresto del respiro e del battito cardiaco effettuare la rianimazione attraverso la respirazione bocca-bocca e/o massaggio cardiaco. Nonostante sia necessario un termometro particolare, ricordiamo che se la temperatura scende al di sotto dei 26° C risulta praticamente impossibile far riprendere il soggetto (ipotermia) E' utile comunque conoscere questo tipo di primo intervento in caso di soccorso ai travolti da valanghe non colpiti da asfissia. Approfondimento : ”il potere di raffreddamento del vento”. La tabella esprime la "reale" temperatura a cui si è sottoposti in funzione della velocità del vento e della temperatura misurata dal termometro. Lo scambio termico tra l'uomo e l'ambiente è influenza-
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to anche dal livello igrometrico; l'acqua al contrario dell'aria è un ottimo conduttore di calore.
Infine un'ulteriore aggravante è la quota: più si sale, maggiore è l'iperventilazione, che rappresenta una notevole fonte di perdita di calore, e minore è la capacità di produrre calore da parte dell'organismo. Le zone scure indicano il livello di pericolo. Sulle alpi lo zero termico attualmente è intorno ai 4000 metri. E' evidente come il vento, anche in estate, possa portare ad affrontare durante una salita temperature equivalenti ben al di sotto dello zero.
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C CONGELAMENTO Colpisce parti del corpo molto esposte Sintomi : 1. pelle pallida 2. pelle pallida ,rigida, dolente con bolle 3. pelle pallida con chiazze grigie 4. parte indurita in profondità Primo soccorso : riscaldare con prudenza la parte del corpo e allentando ciò che stringe, facendolo fare delicati movimenti (se la parte non è indurita) non strofinare se è dolente
COLPO DI CALORE Le cause non sono solamente la prolungata esposizione alle radiazioni solari, possibili sia al mare come in campagna, ma anche uno sforzo in clima caldo e umido associato a vestiario che impedisce la traspirazione. I sintomi : sete intensa, sudorazione, respiro frequente, cute calda e arrossata, mal di testa, vertigini, nausea e crampi (dovuto alla perdita dei liquidi). Primo soccorso : portiamo l’infortunato in un posto arieggiato, togliamo gli abiti stretti; impacchi umidi sui muscoli bollenti; far bere molta acqua leggermente salata; se la temperatura supera i 40° avvolgiamolo in lenzuola bagnate (la temperatura corporea non deve scendere trop-
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po in fretta perché si può provocare un collasso; controllare lo stato di coscienza e tenersi pronti per la rianimazione in presenza di febbre, in questo caso si tratta di una vera e propria insolazione. Sono consigliate delle spugnature di acqua fredda all'inguine e alle ascelle, e se l'infortunato è cosciente somministrare bevande a temperatura ambiente (acqua zuccherata, succhi di frutta).
CONVULSIONI Sono movimenti involontari, in coordinati e violenti che si verificano all’improvviso e si associano a perdita della coscienza. Pericoli : il paziente cade ovunque si trova e può ferirsi e provocarsi fratture; Il paziente serra violentemente la bocca e può tagliarsi la lingua. Primo soccorso : non cercare di fermarla la crisi passa da sola; evitare che il paziente si faccia male cercando di salvare gli spigoli e allontanando oggetti pericolosi; introdurre tra i denti del paziente un oggetto non duro (potrebbe spaccarsi) e che non possa essere ingoiato. La crisi passa entro pochi minuti ed il paziente rimane confuso.
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D DIARREA E’ importante stabilirne la causa ! Primo soccorso : eliminare dalla dieta latte e latticini; fare uso di alimenti astringenti come banane, limone, riso, e parmigiano. Far bere molta acqua (perché la diarrea porta alla disidratazione).
DISTORSIONE O LUSSAZIONE DI UN ARTO Questo caso può essere, anche se non molto frequente, la conseguenza di una caduta, dove si determina una lesione che comporta un allontanamento temporaneo dei capi articolari. La capsula ed i legamenti possono distendersi, disinserirsi o lacerarsi. Si manifesta con dolore molto vivo che però diminuisce rapidamente per poi ricomparire a distanza di qualche ora con visibile rigonfiamento (tumefazione). Può esserci anche alterazione funzionale, cioè incapacità e difficoltà a compiere i movimenti normali. In questo caso bisogna immobilizzare l'articolazione interessata con un normale bendaggio con conseguente visita di controllo presso strutture idonee. Primo soccorso : Ghiaccio, immobilizzazione con fasciatura e riposo.
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E EMORRAGIA ESTERNA Anche questa patologia può essere la conseguenza di rovinose cadute in seguito a movimenti errati, oppure da materiale che cada dall'alto nel caso di passaggi in prossimità di pareti rocciose. Vanno distinte le differenti tipologie di emorragia e le conseguenti azioni di intervento : 1) Emorragia Arteriosa : Riconoscibile da colore del sangue rosso vivo fuoriuscente dalla ferita in modo intermittente a zampillo. E' necessario far sdraiare il soggetto, sollevare se possibile la parte lesa e arrestare la fuoriuscita con tampone esercitando pressione sulla ferita. Può rendersi necessario l'applicazione di un laccio emostatico a monte della ferita, da togliere ogni 20 minuti per evitare di danneggiare altri tessuti per mancanza di afflusso sanguigno. Nel caso l'emorragia interessi vasi di portata sanguigna notevole (arti), il laccio deve essere posizionato sempre sopra il ginocchio e sempre sopra il gomito (sempre tra ferita e cuore), inoltre il laccio non può essere tolto ma solo allentato. 2) Emorragia Venosa : Riconoscibile dal sangue di colore rosso scuro che fuoriesce lentamente ed in modo continuo dalla ferita. E' necessario far sdraiare il soggetto, sollevare se possibile la parte lesa e arrestare la fuoriuscita con tampone esercitando pressione sulla ferita. 3) Emorragia Capillare : Infortunio generalmente di poco conto, dove si intende lesione che interrompe la continuità della superficie cutanea, con eventuale fuoriuscita di sangue a causa traumatica. Piuttosto frequente durante le escursioni a causa esempio di perdita dell'equilibrio scivolamento) o cespugli spinosi, è sufficiente procedere ad una disinfezione della parte (acqua ossigenata e non alcool), se è il caso cercare di arrestare l'emorragia. Ottenuto l'arresto del sangue procedere alla fasciatura o all'applicazione di un semplice cerotto.
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Primo Soccorso : fermare la perdita di sangue; evitare di provocare o contrarre infezioni. Cosa fare per fermare la perdita di sangue : 1. compressioni locali sulla ferita; 2. fasciatura comprensiva; 3. compressioni a distanza (si fanno quando la compressione locale non può essere fatta o non è efficace), consiste nel comprimere particolari punti fino a chiudere l’arteria che alimenta l’emorragia . In questi punti le arterie non sono coperte da muscoli e sono premute contro l’osso sottostante. 4. punti da comprimere : arteria dell’avambraccio se la ferita è nel polso all’inguine all’inguine se la ferita è sulla coscia dietro il ginocchio dietro il ginocchio se la ferita è nel polpaccio 5. uso del laccio emostatico comporta molti rischi e va fatto SOLTANTO in casi estremi (come l’amputazione di un arto).
EPISTASSI E’ la fuoriuscita di sangue dal naso. Primo soccorso : facciamo piegare il capo in avanti perché il sangue non venga ingerito; comprimiamo con le dita esternamente entrambe le narici per fermare la fuoriuscita di sangue. Se la causa è un trauma, possiamo mettere il ghiaccio.
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F FERITE La ferita è una lesione della pelle che può estendersi ai tessuti sottostanti e eventualmente agli organi interni, le più comuni complicazioni sono le infezioni. Se la ferita è superficiale si lava si disinfetta e si medica; se la ferita è profonda si copre con garze sterili e si attivano i soccorsi. Primo soccorso : si sciacquano le mani o si usano i guanti; si sciacqua la ferita con acqua corrente; si disinfetta la ferita versando disinfettante a getto (non si usa l’alcool perché non è un disinfettante anzi è dannoso); si ricopre la ferita con cerotto o medicazione con garza sterile fissandola lungo i quattro bordi; se rimane conficcato nella ferita l’agente lesivo, non toglierlo.
FRATTURE Per frattura si intende l'interruzione della naturale continuità di un osso, provocata in genere da una forza meccanica o da un urto, che si può manifestare anche senza dolore. Incapacità di movimento, posizione innaturale e rigonfiamento dei tessuti circostanti sono alcune delle caratteristiche di questo incidente. Tipologie di fratture :”frattura completa composta”, “frattura completa esposta” e “frattura completa scomposta. Primo soccorso : 1. Evitare qualsiasi manovra sulla zona. 2. Immobilizzazione dell'arto o della zona presunta mediante stecche di legno, cartoni, bastoni o altro.
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3.
4.
Nel caso di frattura esposta, dove ci sia lacerazione e fuoriescano i tessuti molli, bisogna arrestare prima l'emorragia, disinfettare accuratamente e poi procedere all'immobilizzazione. Curare il trasferimento rapido presso strutture idonee (Ospedale, presidio medico e pronto soccorso).
FOLGORAZIONE La folgorazione è un danno prodotto dalla corrente elettrica che si scarica a terra attraverso l’organismo.
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Sintomi : irrigamento muscolare; danni necrosi; ustioni; arresto cardiaco; arresto respiratorio. Primo soccorso : 1. sfilare la spina dell’apparecchio (staccare l’interruttore generale di alimentazione; 2. usare un oggetto isolante per staccare la vittima dal contatto; 3. controllare coscienza, respiro 4. controllare coscienza, respiro e attività cardiaca, 5. eventuale respirazione bocca in contemporanea il massaggio cardiaco; 6. chiamare il 118.
FULMINI Una delle caratteristiche della montagna è la repentina variabilità delle condizioni climatiche (velocità proporzionale alla quota). Spesso possono sopraggiungere, anche durante la bella stagione, acquazzoni più o meno intensi, prevedibili attraverso le precedenti mutazioni delle condizioni meteo (bassa pressione). Queste condizioni favoriscono lo scarico in terra delle differenze di potenziale createsi tra il cielo e la terra dovute a vari fattori fisici. Ecco alcune semplici regole di prevenzione in caso di temporale : Evitare di ripararsi sotto gli alberi isolati standone lontani almeno a 200-300 metri. Non tenere con se, in caso di temporale, oggetti metallici specie se acuminati (piccozza o alpenstock), soprattutto se sporgono dallo zaino; stare debitamente lontani (50 metri) da conduttori metallici; non ammassarsi in gruppo, l'aria calda prodotta agisce da conduttore;
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in caso di temporale, se possibile, ripararsi in una grotta o anfratto; se non ci sono ripari sicuri è preferibile prendere più acqua possibile perché i vestiti bagnati sono buoni conduttori rispetto al corpo umano e favoriscono la dissipazione della eventuale scarica; Si è più sicuri in un auto o dentro ad un rifugio a rivestimento metallico. Il rischio più grave dei colpiti da scariche o fulmini è comunque quello della fibrillazione ventricolare. Essa consiste nella comparsa di una gravissima alterazione del ritmo del cuore, le cui contrazioni diventano completamente irregolari e inefficaci, portando ad un arresto cardiaco e conseguente arresto respiratorio. In pratica la situazione è uguale a quella che si verifica quando si ha un arresto cardiaco. Unico atto utile è la pratica delle tecniche per la rianimazione artificiale (vedi respirazione artificiale e massaggio cardiaco). E’ indispensabile conoscere e saper applicare questa pratica, essendo le disfunzioni cardiocircolatorie la conseguenza naturale di molteplici situazioni di infortunio.
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L LUSSAZIONI di tipo articolare : nel caso della lussazione si determina uno spostamento permanente dei capi articolari, dove le capsule ed i legamenti sono più o meno estesamente lacerati (la parte più frequente è di solito la spalla). Sintomi : Si manifesta con dolore molto vivo, deformazione e posizione anomala dell'arto con impossibilità di compimento dei normali movimenti. In questo caso l'infortunato tenderà ad assumere una posizione di difesa reggendosi l'arto. Primo intervento : Non bisogna cercare di far modificare la posizione: immobilizzare l'arto con un normale bendaggio e conseguente visita di controllo. dell’Arto : Questo caso può essere, anche se non molto frequente, la conseguenza di una caduta, dove si determina una lesione che comporta un allontanamento temporaneo dei capi articolari. La capsula ed i legamenti possono distendersi, disinserirsi o lacerarsi. Sintomi : Si manifesta con dolore molto vivo che però diminuisce rapidamente per poi ricomparire a distanza di qualche ora con visibile rigonfiamento (tumefazione). Può esserci anche alterazione funzionale, cioè incapacità e difficoltà a compiere i movimenti normali. Primo intervento : In questo caso bisogna immobilizzare l'articolazione interessata con un normale bendaggio con conseguente visita di controllo presso strutture idonee.
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M MAL DI MONTAGNA
Più si sale e più l'aria è rarefatta e diminuisce l'apporto di ossigeno ai polmoni e di conseguenza al cervello. Le quote che normalmente si raggiungono in Europa non provocano grossi problemi, ma talvolta, in particolari condizioni psicofisiche è possibile, se abituati a vivere in città, avvertire alcuni fastidi già intorno ai 2800/3000 metri. Buona norma è lasciare il tempo all'organismo di abituarsi alla quota e alla differenza di percentuale di ossigeno. Questa sosta è necessaria per dare modo all'organismo di produrre, aumentando in quantità sufficiente, i globuli rossi necessari all'ossigenazione. Sintomi : I primi sintomi sono nausea, inappetenza, mal di testa, poi cominciano difficoltà di respirazione, tosse con espulsione di muco o sangue, vomito, perdita di equilibrio e torpore fino alla perdita di conoscenza. Primo intervento : Se qualcuno del gruppo manifesta questi sintomi è necessario e indispensabile scendere di quota, unico rimedio disponibile. Se ciò non fosse possibile, il soccorso alpino è attrezzato per l'intervento con elicottero e camere iperbariche portatili.
MASSAGGIO CARDIACO Per prima cosa far distendere l'infortunato su di un piano rigido, ed iniziare le manovre del massaggio cardiaco. 1. 2. 3.
Porre il palmo della mano destra sullo sterno e la mano sinistra sopra la destra. Premere vigorosamente lo sterno provocando un abbassamento di 3/5 cm (attenzione alla fragilità per donne e bambini). Rilasciare lo sterno.
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4.
Ripetere la manovra ad una frequenza di una al secondo (60 al minuto).
NB: Una volta iniziate queste operazioni, è necessario continuare ininterrottamente fino a quando il polso e il respiro si ripristinino spontaneamente.
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P POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA Questo tipo di posizione consente all'infortunato di respirare liberamente, senza correre il rischio che la lingua od il vomito le ostruiscano le vie respiratorie, e deve essere raggiunta evitando che il capo effettui torsioni sull'asse longitudinale della colonna verte-
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brale.
PUNTURE D'INSETTI
La puntura d'insetto può essere pericolosa solo se colpisce particolari zone del corpo (occhi, labbra e in generale il viso, lingua e gola), oppure se ad essere punto è un bambino molto piccolo o se la persona soffre di forme allergiche. In quest'ultimo caso esiste il rischio del cosiddetto "shock anafilattico". Primo intervento : Per prima cosa è necessario rimuovere il pungiglione eventualmente conficcato nella pelle: l'operazione deve essere effettuata servendosi di una pinzetta. Dopo aver disinfettato la puntura con acqua ossigenata, è bene passarci sopra un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca e poi applicarvi un cubetto di ghiaccio Se la persona è stata punta in bocca è necessario farle fare dei gargarismi con acqua fredda salata (due cucchiaini di sale fino per bicchiere d'acqua). Per attenuare il dolore giova mettere in bocca un cubetto di ghiaccio. Se, nonostante queste cure, la zona colpita rimane gonfia e dolente bisogna rivolgersi al medico più vicino. Approfondimento : Nel caso la puntura d'insetto dovesse dare luogo ai sintomi dello stato di shock (la persona appare pallida, sudata, avverte una sensazione di vertigine, tossisce, respira male, si sente debole, perde conoscenza o si copre di orticaria oppure presenta un gonfiore intorno agli occhi) è necessario chiamare immediatamente il soccorso con un'ambulanza. Nel frattempo la si deve far sdraiare e avvolgere in una coperta. La funzione respiratoria va tenuta costantemente sotto controllo perché potrebbe esserci bisogno della respirazione bocca a bocca. E' sempre comunque da evitare qualsiasi somministrazione di antidoti o antidolorifici se non già utilizzati dal paziente.
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R RESPIRAZIONE ARTIFICIALE Per prima cosa far distendere l'infortunato su di un piano rigido, ed iniziare le manovre di respirazione artificiale. Primo intervento : 1. Pulire la bocca dell'infortunato da eventuali materiali ostruenti. 2. Porre la propria mano sotto il collo della vittima al fine di estendere il capo. 3. Dopo aver effettuato una inspirazione, espirare l'aria nella bocca del soggetto stringendogli le narici per non far uscire l'aria dal naso. 4. Ripetere ogni 4 secondi circa (15 volte la minuto). NB: nel caso di un solo soccorritore si dovrĂ alternare un atto respiratorio con 5 com-
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pressioni del torace (massaggio cardiaco).
S
SHOCK (STATO DI SHOCK) Si può definire "shock" uno stato di momentanea riduzione di tutte le funzioni fisiche e psichiche. In genere si distinguono 5 situazioni in cui si può verificare lo shock : Incidenti medio - gravi e gravi. Emorragie medio - forti e forti. In caso di insufficienza cardiaca. Avvelenamenti. Perdita di liquidi (dissenteria, tifo). Sintomi : Pallore al viso. Dita delle mani bluastre. Sudorazione fredda.
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Battito cardiaco accelerato o rallentato. Respirazione accelerata (simile alla respirazione dei cani).
Primo intervento : Posizionare l'infortunato in posizione naturale di sicurezza ( vedi “posizione laterale di sicurezza”).
V VIPERA E IL SUO MORSO Prima di affrontare specificatamente questo tema è consigliabile tenere a mente questi aspetti : La vipera è un animale che per parte dell'anno è in letargo, quindi solo in certi periodi la si può incontrare. Difficilmente vive oltre i 1500 metri di altitudine. Non ama, come tutti gli animali, i rumori e la confusione; è ovvio che se disturbato, esso si difende. La quantità di veleno iniettato in un morso (7-8 mg) è circa la metà della quantità che può provocare la morte in una persona adulta. Gli effetti del veleno si avvertono dopo circa 30 minuti e diventano gravi oltre le 2 ore. Si potrebbe comunemente affermare che, avendo comun-
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que il siero antivipera eventuali problemi sarebbero risolti. Di fatto l'utilizzo del siero è vincolato ai seguenti parametri: E' necessario che esso stia al fresco altrimenti si deteriora, ed è evidente che in escursione, un contenitore termico apposito, risulta oltremodo scomodo e ingombrante. E' indispensabile avere conoscenza del sistema venoso e arterioso per l'identificazione di dove effettuare la puntura. In qualsiasi soggetto, a seconda dello stato psicofisico del momento, può causare shock anafilattico. Primo intervento : 1. Far sdraiare il soggetto, ed evitargli assolutamente movimenti ed affaticamento che avrebbero come conseguenza l'accelerazione della velocità di flusso del sangue. 2. Immediatamente ci si adoperi per chiamare il soccorso. 3. Facilitare l'uscita del sangue incidendo la parte ed aspirando il sangue con una siringa aspiraveleno, ma senza succhiare. 4. Lavare la ferita con acqua e non usare l'alcool che "fissa" il veleno. 5. Applicare un laccio emostatico o simile moderatamente stretto, a monte del morso, ricordandosi di allentare il laccio per qualche minuto ogni 20-30 minuti per evitare lesioni per mancanza di sangue ai tessuti a valle. 6. Trasportare il colpito, assolutamente senza farlo camminare, dove sia possibile un intervento da parte di personale qualificato. Approfondimento : Riconoscimento del morso di vipera Esiste la possibilità di essere morsi anche da rettili diversi dalle vipere, per questo è importante saper riconoscere il morso di uest'ultima da quello, innocuo (basta disinfettare bene), di altri serpenti. Il morso della vipera è facilmente riconoscibile perché lascia sulla cute due buchi distanti fra loro circa 1 centimetro - un centimetro e
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mezzo, seguiti da una serie di forellini più piccoli. Primo soccorso da effettuarsi prima possibile e comunque entro mezz'ora dal morso. Una volta accertato che ci si trova davanti ad un morso di vipera, o comunque anche nei casi dubbi, la prima cosa da fare è rallentare la diffusione del veleno, quindi : Il laccio emostatico deve essere usato solo se si riscontra che il morso è sopra una vena e deve essere applicato circa 4 centimetri sopra la ferita, non deve essere eccessivamente stretto, non deve bloccare la circolazione e deve essere allentato per 1 minuto circa ogni 10 e riapplicato un po' più a monte del punto precedente. Utilizzare la siringa aspiraveleno nel modo seguente: premere a fondo il pistoncino comprimendo al massimo la molla. Appoggiare l'estremità aperta del cilindro sulla parte lesa del corpo, cercando di centrare i forellini causati dal morso del serpente velenoso. Togliendo la pressione del pistoncino la spinta della molla permetterà la fuoriuscita del sangue (visibile attraverso la trasparenza del cilindro) dai fori della ferita. Se all'inizio dell'operazione non si riscontra fuoriuscita di sangue, si consiglia di incidere con il bisturi sterile una piccola croce profonda 2-3 millimetri su ogni foro della ferita. Queste operazioni verranno eseguite ad ogni distacco del succhiaveleno fino a che non si è certi di aver prelevato una quantità minima di sangue corrispondente a circa 3-4 centimetri cubi. Bendare poi con la garza. NEL FRATTEMPO LA PERSONA COLPITA VA IMMOBILIZZATA, TRANQUILLIZZATA E TRASPORTATA, POSSIBILMENTE SENZA FARLA CAMMINARE E NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE AL PIÙ VICINO POSTO DI PRONTO SOCCORSO. L'IMPORTANTE E' NON PERDERE TEMPO (ad esempio per costruire una barella di fortuna o attardandosi nella applicazione del bendaggio) E' utile raccogliere i dati per un'adeguata anamnesi: identificazione del serpente, o quantomeno lunghezza, grandezza, colorazione, disegno e comportamento.
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Cose da non fare : NON SUCCHIARE IL VELENO DALLA FERITA CON LA BOCCA (è infatti molto probabile avere nel cavo orale piccole ferite causate spesso dallo spazzolino da denti). NON SOMMINISTRARE ALCOLICI (hanno effetto depressivo sul sistema nervoso centrale e vasodilatatore periferico, facilitando quindi l’assorbimento del veleno). NON AGITARSI O IMPAURIRSI, ma mantenere calma e freddezza nelle operazioni di soccorso. Anche se lo avete, NON SOMMINISTRARE IL SIERO ANTIVIPERA (si corre il rischio di salvare il malcapitato dal pericolo del veleno della vipera per esporlo al rischio mortale di una sindrome allergica). Il siero DEVE essere somministrato SOLTANTO in ospedale o sotto il diretto controllo medico. NON DISINFETTARE CON ALCOOL NÉ PRATICARE IMPACCHI DI GHIACCIO.
KIT DI PRONTO SOCCORSO
Cosa deve contenere :
disinfettante (no alcool) tipo Citrosil; acqua ossigenata; cotone idrofilo; bende; cerotti medicati e non (i cerotti medicati in formati assortiti, quelli non medicati almeno larghi tre centimetri, quelli più piccoli servono a poco); pomata per contusioni e per ustioni; tachipirina (per le uscite di squadriglia); collirio, spille da balia; pinzette; ago e filo;
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NODI
Pag.
Qualche notizia sulle corde
5
Alcuni consigli di B.-P.
5 Divisione dei nodi
Nodi di Arresto
6
Nodi di Avvolgimento
6
Nodi ad occhio
6
Nodi scorsoi
7
Nodi di Accorciamento
7 A cosa servono
Nodo semplice detto anche Collo
8
Nodo a otto detto anche Savoia
8
Nodo Cappuccino
8
Nodo Francescano
8
Nodo Parlato semplice detto anche del Barcaiolo e Paletto
10
Nodo d’Ancorotto
10
Nodo Mezzo collo detto anche a Chiave
10
Nodo Bocca di lupo detto anche dell’Anello e dell’Allodola
10
Nodo Bandiera detto anche a Rete e di Scotta
12
Nodo Bandiera ganciato
12
Nodo Piano detto anche Terzaruolo
12
Nodo Piano ganciato detto anche Matafione
12
Nodo del Pescatore detto anche Inglese
12
Nodo del Vaccato detto anche Carrick e Doppio nodo
13
Gassa d’amante semplice detto anche Cappio del Bombardiere, Bolina
15
Gassa d’amante doppia detto anche Gassa Portoghese
15
Nodo del Bracconiere detto anche Gassa d’amante scorsoia
16
Nodo scorsoio semplice detto anche Galera
16
Nodo dell’Impiccato
16
Nodo Margherita detto anche Gamba di cane
17
Nodo Semplice a doppino con gassa detto anche del Tessitore
17
TOPOGRAFIA
Pag.
La bussola
21
Per misurare l’azimut
21 Uso della carta topografica
La carta topografica
22
Orientare la carta topografica
22
Orientamento della carta topografica con osservazione del terreno
23
Profili altimetrici
24
Determinazione delle coordinate di un punto
27
Orientarsi senza bussola Con la posizione del Sole
30
Con il metodo dello scout americano
30
Con l’orologio
30
Con le stelle
31 Percorso rettificato
32
Schizzo panoramico
34
Misurazioni Metodo dei triangoli
36
Metodo delle 10 volte
36
Metodo dell’ombra
36
Metodo della matita
37
Metodo dei cerchi
37
Metodo delle perpendicolari
37
METEREOLOGIA
Pag.
Indicatori del tempo
41
Previsioni in base al vento
43
La classificazione delle nuvole
44
Costruzione di un barometro da campo
46
SICUREZZA IN MONMTAGNA
Pag.
Difficoltà escursionistiche
51
Difficoltà alpinistiche
53
Difficoltà su neve e ghiaccio
53
Difficoltà scialpinistiche
54
Comportamenti in escursione
54
Alimentazione
56
I fulmini
59
Mal di montagna
60
In caso d’incidente
61
Il soccorso aereo
61
Richieste di soccorso
62
PRONTO SOCCORSO Introduzione
Pag. 67
A Affanno respiratorio
69
Annegamento
69
Arresto cardio respiratorio
69
Assideramento
70 C
Congelamento
72
Colpo di calore
72
Convulsioni
73 D
Diarrea
74
Distorsione o lussazione di un arto
74
PRONTO SOCCORSO
Pag.
E Emorragia esterna
75
Epistassi (sangue dal naso)
76 F
Ferite
77
Fratture
77
Folgorazione
78
Fulmini
79 L
Lussazioni
81 M
Mal di montagna
82
Massaggio cardiaco
82 P
Posizione laterale di sicurezza
84
Punture di insetti
85 R
Respirazione artificiale
86 S
Shock (stato di shock)
87 V
Vipera e il suo morso Kit del pronto soccorso
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