2010 Amani

Page 1

CALENDARIO 2010 DISEGNI DI FABIO SIRONI PRESENTAZIONE DI PIETRO VERONESE


Amani ringrazia: per il testo Pietro Veronese e Editori Laterza per la traduzione dei testi Joshua Burkholder per il progetto grafico e l’impaginazione Beppe Re Fraschini e Laura Guffanti, Ergonarte per i disegni Fabio Sironi prestampa digitale Massimo Carrassi stampa Grafiche Riga Questo calendario è un progetto di comunicazione di Amani © Amani - Tutti i diritti sono riservati Ogni riproduzione anche parziale è vietata

FABIO SIRONI Fabio Sironi è nato a Milano nel 1956. Dopo il Liceo Artistico ha frequentato l’Accademia di Brera e lo studio di Fulvio Bianconi. Ha pubblicato per Il Giorno (vignette politiche in prima pagina, 1982), La Domenica del Corriere, Playboy, La Rivista dei Libri/The New York Review of Books, Courrier International, El Mundo, Nigrizia, The Times. Dal 1987 disegna per Il Corriere della Sera dove sono apparsi, fra gli altri, i suoi reportage con Ettore Mo e le tavole realizzate in diretta durante le udienze del processo di Cogne. Nel 1992 gli è stato conferito il Premio Unicef per l’illustrazione alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. I suoi lavori, che spaziano inoltre nel campo della pubblicità, del libro d’arte, della scenografia e dell’animazione, sono stati esposti in mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero. Per avere un panorama più completo della sua opera si consiglia di visitare il sito: www.fabiosironi.com

LE TAVOLE Gennaio Millennium butchery Febbraio La gallina di Duncan Marzo Dopo la pioggia Aprile Mama Banana Maggio Acconciatura Giugno Vivaio Luglio Acqua potabile Agosto Stazione di benzina Settembre Garzone Ottobre Vecchia con fascina Novembre Lungo la ferrovia Dicembre Kibera a volo d’uccello

Per acquistare questo calendario rivolgersi ad Amani Sede Legale e Amministrativa Via Gonin, 8 - 20147 Milano - Italy Sede Operativa Via Tortona, 86 - 20144 Milano - Italy Tel. 02 48951149 Fax. 02 45495237 amani@amaniforafrica.org www.amaniforafrica.org

PER AIUTARE AMANI Puoi fare una donazione o una adozione a distanza con un versamento: c.c.p. n. 37799202 intestato ad Associazione Amani Onlus - Ong oppure c/c bancario n. 503010 Banca Popolare Etica EU IBAN IT91 F050 1801 6000 0000 0503 010

Fabio Sironi was born in Milan in 1956. After secondary school in the arts he attended the Academy of Brera and the studio of Fulvio Bianconi. His work has been published in “Il Giorno” (front page political cartoons in 1982), “La Domenica del Corriere”, “Playboy”, “La Rivista dei Libri/The New York Review of Books”, “Courrier International”, “El Mundo”, “Nigrizia”, “The Times”. Since 1987 he has done drawings for “Il Corriere della Sera” where there have appeared, among other things, his reporting with Ettore Mo and the drawings done live during the hearings of the trial of Cogne. In 1992 he was awarded the Unicef Prize for illustration at Bologna's Children's Book Fair. His work, which extend to the fields of advertising, art books, set design and animation, have been displayed in personal and collective exhibitions, in both Italy and abroad. For a more complete panorama of his work visit the site: www.fabiosironi.com

THE TABLEAUX January Millennium Butchery February Duncan's Hen March After the Rain April Mama Banana May Hairdresser June Nursery July Drinking Water August Petrol Station September Errand Boy October Old Women with Bundle of Wood November Along the Railroad December Bird's Eye View of Kibera

Indica oltre al tuo nome, cognome e indirizzo, la causale del versamento e il nome del progetto che hai scelto di sostenere. Riceverai gratuitamente il periodico AMANI, che ti aggiornerà sull’andamento dei progetti e sulla situazione dei bambini accolti, attraverso articoli e testimonianze di chi ha avuto occasione di conoscerli. Se vuoi impegnarti a sostenere a distanza un progetto puoi contribuire con 360 euro per un anno, versandoli secondo le tue disponibilità. Per donare il tuo 5x1000: CF 97179120155

Le donazioni ad AMANI sono deducibili


AMANI PORTA IL TUO CUORE IN AFRICA

AMANI TAKE YOUR HEART TO AFRICA

Amani, che in lingua kiswahili significa “pace”, è un'associazione laica che ha iniziato la sua attività nei primi mesi del 1995 insieme al missionario comboniano Renato Kizito Sesana. Organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri, orienta le sue attività seguendo due principi:

giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano, scomparsa nel 1998 dopo oltre vent’anni di straordinario impegno sociale. È stata ampliata di recente con una nuova casa per le ragazze adolescenti, una scuola di maglieria e sartoria ed una scuola di informatica, destinate all'avviamento professionale.

Amani, that in Kiswahili means "peace", is a lay association that began its activity in the first months of 1995, with the Cambodian missionary Renato Kizito Sesana. The NGO, recognized by the Italian Ministry of Foreign Affairs, directs its activities following two main principles:

privilegiare l’affidamento e la gestione di ogni progetto e iniziativa sul territorio africano a persone qualificate del luogo; garantire una struttura organizzativa snella per contenere i costi a carico dei donatori.

ZAMBIA IL CENTRO DI MTHUNZI Il Centro di Mthunzi si trova a circa 15 km dal centro di Lusaka, capitale della Zambia. Lì vivono 7 famiglie zambiane che accolgono in forma residenziale 60 ex bambini di strada, provenienti dalla città e dalle poverissime zone agricole circostanti. La produzione agricola e l'allevamento sono le attività principali per il sostentamento delle famiglie. Mthunzi è anche un centro diurno per i bambini che vivono nei villaggi vicini, per 50 di loro è attivo un programma che garantisce la retta scolastica, l'assistenza sanitaria e il sostegno alle famiglie di origine. Madri sole e con bambini trovano a Mthunzi la possibilità di sostenersi economicamente, attraverso un programma che prevede la concessione di terreni, sementi e attrezzi per l'avviso di un'attività agricola. Sono inoltre a disposizione di tutti un dispensario medico e tre scuole per l’avviamento professionale di falegnameria, informatica e sartoria.

to favour the delegation and the management of each project and initiative on the African territory to local qualified personnel; to guarantee a slim organisational structure in order to contain costs to be charged to the donors.

L'impegno di Amani a favore delle popolazioni africane è rivolto in particolare alla cura, all’educazione e alla crescita dei bambini più soli in Kenya, Zambia e Sudan. Molti degli interventi di Amani nascono direttamente dall'ispirazione della Comunità di Koinonia, organizzazione africana profondamente radicata ed inserita nella realtà locale. KENYA IL CENTRO DI KIVULI Kivuli vuol dire rifugio, nasce nel 1997 per offrire un luogo protetto a 60 ex bambini di strada, che lì vivono in forma residenziale. Vi arrivano a seguito di un primo contatto e dopo la frequenza del centro di prima accoglienza Kivuli Ndogo. Entrambi i luoghi si trovano nel quartiere Satellite di Riruta, a circa 45 minuti dal centro di Nairobi. Gli operatori e gli educatori del centro curano inoltre la crescita e l'educazione di altri 70 ragazzi che con il tempo sono stati reinseriti nelle famiglie di origine. Vero e proprio centro sociale, è oggi punto di riferimento a disposizione di tutte quelle persone materialmente povere che vivono nei quartieri di Riruta e Kawangware. Il dispensario medico, la farmacia, la biblioteca, una buona scuola di informatica, il pozzo di acqua potabile, disponibile 18 ore su 24, e la polisportiva (con oltre 300 giovani iscritti) sono la ragione per cui ogni settimana centinaia di persone si rivolgono a Kivuli. PICCOLO FRATELLO Piccolo Fratello (Ndugu Mdogo) è un progetto dotato di 3 strutture: una casa che ospita 40 ex bambini di strada accolti da tre famiglie keniane che li aiutano a crescere e a diventare grandi lontano da una vita fatta di stenti. Si trova a Kerarapon, località agricola a circa 15km dal centro di Nairobi; un centro di prima accoglienza e soccorso per tutti i bambini che nell'immenso quartiere di Kibera sono ancora costretti a sopravvivere senza la cura e l'affetto di un adulto. Il primo passo di un percorso di recupero che potrà portarli poi a Kivuli, Ndugu Mdogo o alla Casa di Anita; una scuola di formazione per educatori ed operatori sociali con sede a Nairobi, particolarmente predisposti al lavoro di strada. LA CASA DI ANITA La Casa di Anita si trova alle pendici delle verdi colline di Ngong, a circa 25 km dal centro di Nairobi. Vi abitano, accolte da tre famiglie keniane, 35 ex bambine di strada che provengono dai quartieri più poveri della capitale, spesso le loro storie sono fatte di abusi difficili da raccontare. La Casa di Anita nasce in memoria di Anita Pavesi,

SUDAN IL CENTRO EDUCATIVO KOINONIA Nel cuore del Sudan sulle omonime montagne vivono i Nuba, popolo dalle origini antichissime per anni vittima di un vero e proprio genocidio. Amani e Koinonia sono presenti nell'area dal 1995 con interventi di emergenza e di carattere sanitario. Con la firma degli accordi di pace è stato possibile stabilire una presenza costante di formatori che progressivamente hanno riattivato il sistema scolastico locale: oggi due scuole garantiscono l'educazione primaria di base a circa 1200 alunni e un istituto di formazione prepara circa 120 insegnanti ogni due anni.

Amani's commitment in favour of African populations is particularly focused on health care, education and growth of the most neglected children in Kenya, Zambia and Sudan. Many of Amani's interventions come directly from the inspiration of the Koininia Community, an African organization strongly entrenched in the local reality. KENYA THE KIVULI CENTRE Kivuli means shelter, it was founded in 1997 in order to offer a protected home for 60 former street children, that live there. They usually arrive after a first contact and with the attendance of the Kivuli Ndogo, a first care centre. Both sites are situated in the Riruta area, about 30 minutes from Nairobi. The operators and educators of the centre also take care of the growth and education of other 70 children that in time have been reinserted in their families of origin. It is a downright community centre, and it is today a fundamental institute at the service of all those materially poor people that live in the Riruta and Kawangare areas. The medical dispensary, the pharmacy, the library, a good Information Technology school, the drinking water well, available 18h a day and the Sports Centre (with over 300 young members) are the reason why hundreds of people come to Kivuli every week. ANITA'S HOME Anita's Home is situated on the slopes of the Ngong's green hills, about 25 km from the centre of Nairobi. Three Kenyan families shelter 35 former street girls coming from the poorest neighborhoods of the city, whose backgrounds are often made of abuses and violence that are hard to tell. Anita's home was built in memory of Anita Pavesi, an honorary judge of the juvenile court of Milan, passed away in 1998 after 20 years of extraordinary community work. It has recently been enlarged with a new home for young teenage girls, a knitting and tailor's school and an Information Technology school intended to introduce these young girls to a vocational activity. LITTLE BROTHER Little Brother (Ndugu Mdogo) is a project that includes 3 structures: a home that gives hospitality to 40 former street children sheltered by three Kenyan families that help them grow up as far away as possible from a life of privations and difficulties. It is situated in

Kerarapon, an agricultural site, about 15 km from the centre of Nairobi; a first aid care centre (and short term guesthouse) for all the children that in the immense neighborhood of Kibera are still forced to survive without the care and affection of an adult. This is the first step for a recovery process that could then bring them to Kivuli, Ndugu Mdogo or Anita's home; a training school for educators and social workers in Nairobi, especially particularly predisposed to street work. ZAMBIA THE MTHUNZI CENTRE The Mthunzi Center is about 15 km from the Lusaka center, capital of Zambia. 7 Zambian families live there and welcome 60 former street children from the city and extremely poor rural areas, into their homes. The agricultural production and breeding are the main activities for the sustenance of the families. Mthunzi is a day center for children that live in the near villages. For 50 of them, participating to the program, it guarantees their school fee, health assistance and sustenance to their families of origin. Single mothers and children find at Mthunzi the possibility to sustain themselves economically, through a program that envisages the grant of land, seeds and equipment for the start up of an agricultural activity. Furthermore, the centre includes a medical dispensary and three schools for professional training: carpentry, information technology and a taylor’s school. SUDAN THE KOINONIA EDUCATION CENTRE In the heart of Sudan on the mountains that go by the same name, live the Nuba, an ancient population, for years victims of a downright genocide. Amani and Koinonia have been in the area since 1995 with emergency health interventions. Once peace agreements were signed it was possible to establish a constant presence of educators that have progressively reactivated the local school system: today, two schools guarantee basic primary education to about 1200 students and a training institute prepares about 120 teachers every two years.


CALENDARIO 2010 Un giorno o l'altro bisognerà liberarsi di tanta correttezza politica, di tanto perbenismo intellettuale, e osare dire come uno la pensa veramente. No, gli uomini non sono tutti uguali; sì, le razze esistono, e si dividono in inferiori e superiori. E superiore a tutte è quella africana. Prendete uno di noi, cittadino di un qualsiasi paese europeo, con le sue abitudini, le sue certezze, il negozio di alimentari sotto casa, la tv, il riscaldamento, la metropolitana, la settimana bianca e le ferie esotiche comprate all'agenzia di viaggi. Paracadutatelo in una città africana, in una periferia di baracche, oppure in un villaggio lontano da tutto. Non credo che reggerebbe a lungo a quella vita durissima. Soccomberebbe presto. Gli africani, invece, tirano avanti e sono capaci nella loro miseria, nell'incertezza dell'oggi e del domani, di un sorriso, di un gesto di ospitalità, di un atto di solidarietà tirato fuori – come nel miracolo di un prestigiatore – dal vuoto della più totale privazione. L'Africa è un continente di sopravvissuti. Agli stenti, alle guerre, alle angherie di un potere che è pressoché ovunque arbitrario, vessatorio, corrotto e concepisce se stesso come un privilegio, mai come servizio. Alla violenza, che è parte integrante della tradizione, ma anche l'unico frutto della modernità che abbondi. Alla mancanza di garanzie, di sicurezze, di autorità che non siano quelle del villaggio: gli anziani, i capi, lo stregone. Sono, gli africani, un'umanità che ha fatto della pazienza una virtù continentale, dell'umiltà la regola numero uno della sopravvivenza, dell'humour l'unica forma di svago, d'intrattenimento, di distrazione. Nessuno come loro sa ridere di sè medesimo, dei potenti, dei casi della vita. Sono, gli africani, i napoletani del mondo e, come questi, eccellono nell'arte di arrangiarsi, nel genio di trovare espedienti che sono al tempo stesso soluzione ai problemi e sberleffo a chi li ha creati. Se si potesse trasformare in prodotto nazionale lordo la capacità che hanno gli africani di inventare, riciclare, adattare se stessi e le cose, di superare gli ostacoli con una soluzione trovata guardandosi intorno, allora sì che l'Africa sarebbe ricca, ricchissima. Chiunque visiti un paese dell'Africa comincia, necessariamente, dalla sua capitale, dove lo sbarca l'aereo col quale è arrivato. A questo visitatore immaginario propongo un facile esercizio. Vada, molto per tempo la mattina, ad appostarsi su una qualunque arteria della città, preferibilmente di periferia. Ecco, si piazzi lì mentre fa ancora buio, spenga il motore della sua auto, e aspetti. Sorge il sole sulla città, annunciato dal canto del gallo, anche se siamo a Johannesburg o a Nairobi. Echi lontani, echi contadini, ma presto l'immobilità è rotta dal rombare di camion colossali, che si avviano nella semioscurità lasciandosi dietro nuvole di neri scarichi. C'è sempre un traffico, un commercio, un carico da portare a qualche remota destinazione con immancabile ritardo; c'è sempre qualcosa che deve arrivare oppure che deve partire e questo gesto, così banale da noi, dell'inviare e del ricevere è ancora, in Africa, un rischio, un'alea, un'avventura. Poi, dietro al fracasso degli autotreni, quando comincia ad albeggiare, ecco arrivare la gente, come in una battaglia la fanteria tiene dietro ai mezzi corazzati. Per quanti sforzi faccia di attenzione, per caldo che sia il caffè del thermos che si è portato dietro nel posto di

osservazione, il nostro viaggiatore non riuscirà a capire da dove diavolo sono venuti. Un attimo prima non c'erano, e adesso ecco che brulicano ai lati della strada. Camminano. Gli africani camminano. Saltano su dall'argine, vengono da una capanna di terra o di lamiera che si nasconde dietro una fila di banani, s'inerpicano sull'asfalto e prendono a camminare. È appena l'alba e loro sono lì, per via, lindi per quanto possono, lavati, a pancia vuota, gli scolari con l'uniforma della scuola, i calzettoni, le scarpe nere ben affibbiate, le madri con le sporte e con la secchia in testa. Comincia la battaglia quotidiana. Il perenne movimento che è ogni giorno una vittoria, perché dietro quell'andare e venire di primo mattino c'è una casa senza riscaldamento, spesso senz'acqua né elettricità, una cena grama cucinata con legna o col carbone, una famiglia pigiata tra quattro mura nel buio e nel fumo, un'esistenza formicolante e precaria. L'Africa si presenta così, da qualunque punto si cominci a conoscerla. Un continente in marcia, che dà il senso prepotente di uno scopo, anche se si tratta di uno scopo elementare: raggiungere un pozzo, una scuola, un mercato. Bighellonare non è un verbo africano. Si obbietterà che l'Africa non esiste, che esistono più di cinquanta diversi paesi e un infinitamente maggior numero di tribù. È pur vero. Ma a me è sempre parso che ci sia un comun denominatore, che si tratti dell'altopiano etiopico o dei ghetti del Sudafrica, della foresta ghanese o della savana orientale, dei Masai o degli Ibo. È questo universale camminare, questo primo rispondere con le gambe e con i piedi alla scarsità, alla mancanza di mezzi, alla ineguaglianza della sorte, alle sfavorite condizioni di partenza. Un mondo povero, che ha sempre destato l'umiliante indifferenza dei benestanti; ma capace di impartire una lezione magistrale a chiunque la sorte dovesse mettere un dì nelle sue stesse condizioni. Una lezione su come trasformare la precarietà in ricchezza e la sopravvivenza in arte. Una lezione fatta di tanti capitoli. La macchina. Scordatevi dell'airbag, dell'Abs e di altre futilità. Qui non sono ancora arrivate e ci vorrà molto tempo prima che vengano considerate beni necessari. Se ne può fare ancora a meno. Anche della cintura di sicurezza; anche degli ammortizzatori, delle pastiglie dei freni e di altri accessori all'apparenza indispensabili. Un'automobile, nell'accezione africana, non è altro che un motore capace di trasportare il maggior numero di persone possibile. Quattro cilindri, quattro ruote e una carrozzeria stipata all'inverosimile. Non esistono statistiche attendibili sugli incidenti stradali (come su qualsiasi altra cosa) e forse è meglio così. Il viaggio. Ne consegue che il viaggiare è sempre un'avventura. Si sa quando si parte, non quando si arriva. «Morirò su una strada africana», profetizza cupo un collega francese, grande inviato. È ancora vivo, adesso lavora in redazione e forse rimpiange quelle strade. Sono pericolose, ma sono anche terreno di solidarietà, di ospitalità, di facile amicizia. Oggi, poi, di un altro viaggio si parla: quello quasi impossibile verso l'Europa, la speranza di un lavoro che spesso si tramuta in disperazione.

Il gioco. I giochi dei bambini sono la dimostrazione più vistosa della grande capacità africana a riciclare. Sono diventati anche uno dei più comuni souvenir che il turista europeo si riporta a casa. Automobiline fatte con le lattine di Coca-Cola, barattoli che diventano birilli, aeroplanini di filo di ferro e altri fantastici oggetti che danno una seconda vita ai rifiuti dei ricchi. Le città africane sono spaventose fonti di inquinamento ma ugualmente – sia pure in piccolo – laboratori di riciclaggio. La malattia. Resta un mistero, per noi europei, il modo in cui gli africani affrontano e vivono la malattia. Uno sguardo superficiale lo chiamerebbe fatalismo, invece dev'essere, più probabilmente, una maggiore capacità di soffrire. Quando ci ammaliamo, noi ci sentiamo in diritto di essere assistiti e curati. È qualcosa che la società, la sanità pubblica, ci deve. Diversamente in Africa. La sanità è catastrofica ovunque, eccezion fatta per il Sudafrica e poche altre realtà particolari. Il malato sa di dover contare soprattutto su se stesso, semmai sulla solidarietà dei vicini, ben poco sulla pubblica assistenza. Forse per questo si ha l'impressione che qui più che altrove la malattia sia un fatto privatissimo, circondato da riserbo, timidezza, pudore, e che il malato si richiuda su se stesso più che affidarsi ad altri. Il tempo/1. L'arretratezza, la povertà, la mancanza di mezzi di comunicazione e di informazione, ci inducono a non considerare gli africani nostri contemporanei. Bensì testimoni viventi del passato, uomini e donne che vivono ancora in un tempo ormai andato. È un errore. Gli africani sono cittadini dell'oggi e del mondo, spesso incredibilmente informati a dispetto della mancanza di liberi giornali o di tv. Vivono in perfetta sincronia col pianeta, solo che sono più sfavoriti di altri suoi abitanti. Semmai c'è da chiedersi se non siano più preparati di noi a un domani di scarsità, di risorse più limitate e più condivise, dunque meno disponibili per tutti. Il tempo/2. In Africa non vale il detto che il tempo è denaro. Il tempo è gratis e se fa un gran scialo. Il tempo non è una ricchezza quantificabile, ma un'infinità. Una condizione umana. La virtù cardine è il saper aspettare. La differenza capitale con la vita quotidiana europea è forse questa: le giornate non si riempiono di cose fatte, ma di attese. Che un impiegato si degni di riceverti. Che giunga il pezzo di ricambio al camion rotto sul ciglio della strada. Che venga la sera e con essa un po' di refrigerio. Come dice la scritta su un matatu, quei pullmini che stanno a metà tra taxi e un autobus e fanno da mezzo di trasporto universale in tutta l' Africa: «Il tempo è denaro? Prendi tempo!» Pietro Veronese Africa. Reportage, Laterza, 1999


CALENDAR 2010 One day or another it will be necessary to free ourselves from so much political correctness, from so much intellectual conformism, and dare to speak our minds truthfully. No, all men are not equal; yes, different races exist, and can be separated by superiority and inferiority. And superior to all the rest is the African race. Take one of ourselves, citizen of any European country, with his habits, his certainties, the grocery store down the street, a TV, heating, the underground, seasonal ski trips, and exotic holidays organized by travel agencies. Parachute him into an African city, into a suburb of huts, or into a village far from everything. I don't think he would last long in that tough life. He would succumb quickly. Africans on the other hand not only get by but are capable, in their misery, in the uncertainty of today and of tomorrow, of a smile, of a gesture of hospitality, of an act of solidarity drawn forth – like a conjurer's miracle – from the emptiness of the most total deprivation. Africa is a continent of survivors. Survivors of hardships, of wars, of the harassment of power that is almost everywhere arbitrary, oppressive, corrupt and conceives itself as a privilege, never as a service. Of violence, that is an integral part of the tradition, but also the only fruit of modernity that can be found in abundance. Of the lack of guarantees, of security, of authority that are not those of the village: the elders, the chiefs, the wizard. They, the Africans, are a humanity that has made of patience a continental virtue, of humility the number one rule of survival, of humour the only form of amusement, of entertainment, of distraction. No one knows as well as them how to laugh at themselves, at the powerful, at the random events of life. The Africans are the Neapolitans of the world: and, like them, they excel in the art of getting by, in the genius of finding expedients that are at the same time solutions to their problems and a thumbing of their nose at who created them. If one could transform into gross national product the Africans' ability to invent, recycle, adapt themselves and the things around them, to overcome obstacles with a solution found by looking within themselves, then yes Africa would be wealthy, extremely wealthy. Whoever visits an African country starts, necessarily, from its capital, where he disembarks from the aeroplane with which he has arrived. To this imaginary visitor I propose an easy task. Let him go, before dawn, to plant himself himself in any artery of the city, preferably a suburban one. He should position himself there while it's still dark, turn off the motor of his car, and wait. The sun rises on the city announced by a rooster's cry, even if we are in Johannesburg or Nairobi. Echoes from afar, echoes from the country, but soon the stillness is broken by the rumble of colossal trucks, that enter in the semi-darkness leaving behind clouds of black smog. There is always traffic, commerce, a load to carry to some remote destination with unfailing delay; there is always something that must arrive or that must leave, and this act, so banal to us, of sending and receiving is still, in Africa, a risk, a roll of the dice, an adventure. Then, behind the fracas of the trucks, when dawn begins to break, the people arrive, like in a battle of

infantry held behind armoured tanks. No matter how closely he pays attention, no matter how hot the coffee in the Thermos that he has brought with him to his observation post, out traveller won't be able to understand where on earth they have come from. Unseen just a moment before, they are now swarming all about the sides of the street. They are walking. Africans walk. They hop up from embankments, they come from mud or tin huts that are hidden behind a line of banana trees, they clamber up onto the asphalt and start to walk. As soon as dawn breaks they are there, on the streets, as clean as they can be, washed, on an empty stomach, the students with a school uniform, knee socks, black shoes well buckled, the mothers with tote bags and baskets on their heads. The daily battle begins. The perennial movement that is everyday a victory, because behind that coming and going of the early morning there is a house without heating, often without running water or electricity, a poor dinner cooked with wood or coal, a family squeezed in between four walls in the darkness and the smoke, a tingling and precarious existence. Africa presents itself in this way, from whichever point one first gets to know it. A continent on the march, that gives the overbearing sense of a purpose, even if it's an elementary purpose: to reach a well, a school, a market. To lounge around is not an African verb. On might object that Africa doesn't exist, that there exist more than fifty different countries an infinitely larger number tribes. This is indeed true. But it has always seemed to me that there was a common denominator, whether one is talking about the Ethiopian plateau or the ghettos of South Africa, about the Ghanaian forest or the eastern savannah, or about the Maasai or the Igbo. It is this universal walking, this responding first with the legs and feet to the scarcity, to the lack of means, to the inequalities of chance, to the unfavourable starting conditions. A poor world, that has always detested the humiliating indifference of those well off; but able to impart a magisterial lesson to whomever chance might one day put in its same conditions. A lesson on how to transform precariousness into richness and survival into art. A lesson consisting of many chapters. Cars. Forget about airbags, ABS brakes and other futilities. Here these have not yet arrived and it will be a long time before they come to be considered necessities. One can still get by without them. The same goes for seatbelts; for shock-absorbers, brake pads and other seemingly indispensable accessories. An automobile, in the African sense, is nothing but a motor capable of transporting the greatest possible number of people. Four cylinders, four wheels and a body crammed full of an improbable number of people. Reliable statistics on the driving accidents don't exist (nor indeed for any other thing) and perhaps it's better this way. Travelling. It follows that travelling is always an adventure. You know when you are going to leave, but not when you are going to arrive. «I will die on an African road», was the gloomy prophesy of a French colleague, a great envoy. He is still alive, now working as an editor and perhaps missing those roads. They

are dangerous, but they are also terrain of solidarity, of hospitality, of easy friendship. Today, however, it's of another voyage that one speaks: the nearly impossible journey towards Europe, the hope for a job that is often transformed in despair. Games. The toys of children are the most visually apparent demonstration of Africans' ability to recycle. They have also become one of the most common souvenirs that European tourists bring home with them. Toy cars made from Coca-Cola cans, tin cans that bowling pins, aeroplanes made of iron wire and other fantastic objects that give new life to the refuse of the rich. African cities are frightening sources of pollution but equally sources of – if only in miniature – recycling centres. Sickness. It remains a mystery to us Europeans how the the Africans face and live with sickness. A superficial glance would call it fatalism, instead it must be, more probably, a greater capacity for suffering. When we get sick, we feel that we have the right to be assisted and cared for. It's something that society, public healthcare, owes us. Things are different in Africa. Health is catastrophic everywhere, with the exception of South Africa and few other particular areas. Sick people know that they must count on themselves above all, or perhaps on the solidarity of their neighbours, and not much at all on public assistance. Perhaps it is because of this that here more than anywhere else one gets the impression that sickness is something very private, surrounded by reserve, timidity, modesty, and that the sick depend more on themselves than they rely on others. Time/1. Backwardness, poverty, the lack of means of communication and information induce us not to consider Africans our contemporaries. Rather they are a living testimony to the past, men and women still living in what is now a bygone age. This is a mistake. Africans are citizens of today and of the world, often incredibly informed despite the lack of free press or of TV. They live in perfect synchrony with the planet, only that they are the more disadvantaged than its other inhabitants. We should rather ask ourselves whether they are not more prepared than us for a tomorrow of scarcity, of more limited and shared resources, and therefore more available for all. Time/2. In Africa the expression “time is money” is not true. Time is free and one is quite is extravagant with it. Time is not a quantifiable richness, but an infinite one. A human condition. The cardinal virtue is knowing how to wait. The main difference between daily life in Europe is perhaps this: the days are not filled with things done, but with waiting. For a clerk to deign to receive you. For a spare part to arrive for the truck broken down on the side of the road. For the evening to come and with it a bit of coolness. As a phrase goes that's written on a matatu, those minibuses that are combination of a taxi and bus and are the universal means of transport in all of Africa: «Time is money? Take time!»

Pietro Veronese Africa. Reportage, Laterza, 1999


GENNAIO JANUARY

1 VEN FRI

2 SAB SAT

3 DOM SUN

4 LUN MON

5 MAR TUE

6 MER WEN

7 GIO THU

8 VEN FRI

9 SAB SAT

10 DOM SUN

11 LUN MON

12 MAR TUE

13 MER WEN

14 GIO THU

15 VEN FRI

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN


FEBBRAIO FEBRUARY

1 LUN MON

2 MAR TUE

3 MER WEN

4 GIO THU

5 VEN FRI

6 SAB SAT

7 DOM SUN

8 LUN MON

9 MAR TUE

10 MER WEN

11 GIO THU

12 VEN FRI

13 SAB SAT

14 DOM SUN

15 LUN MON

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN


MARZO MARCH

1 LUN MON

2 MAR TUE

3 MER WEN

4 GIO THU

5 VEN FRI

6 SAB SAT

7 DOM SUN

8 LUN MON

9 MAR TUE

10 MER WEN

11 GIO THU

12 VEN FRI

13 SAB SAT

14 DOM SUN

15 LUN MON

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN


APRILE APRIL

1 GIO THU

2 VEN FRI

3 SAB SAT

4 DOM SUN

5 LUN MON

6 MAR TUE

7 MER WEN

8 GIO THU

9 VEN FRI

10 SAB SAT

11 DOM SUN

12 LUN MON

13 MAR TUE

14 MER WEN

15 GIO THU

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI


MAGGIO MAY

1 SAB SAT

2 DOM SUN

3 LUN MON

4 MAR TUE

5 MER WEN

6 GIO THU

7 VEN FRI

8 SAB SAT

9 DOM SUN

10 LUN MON

11 MAR TUE

12 MER WEN

13 GIO THU

14 VEN FRI

15 SAB SAT

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON


GIUGNO JUNE

1 MAR TUE

2 MER WEN

3 GIO THU

4 VEN FRI

5 SAB SAT

6 DOM SUN

7 LUN MON

8 MAR TUE

9 MER WEN

10 GIO THU

11 VEN FRI

12 SAB SAT

13 DOM SUN

14 LUN MON

15 MAR TUE

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN


LUGLIO JULY

1 GIO THU

2 VEN FRI

3 SAB SAT

4 DOM SUN

5 LUN MON

6 MAR TUE

7 MER WEN

8 GIO THU

9 VEN FRI

10 SAB SAT

11 DOM SUN

12 LUN MON

13 MAR TUE

14 MER WEN

15 GIO THU

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT


AGOSTO AUGUST

1 DOM SUN

2 LUN MON

3 MAR TUE

4 MER WEN

5 GIO THU

6 VEN FRI

7 SAB SAT

8 DOM SUN

9 LUN MON

10 MAR TUE

11 MER WEN

12 GIO THU

13 VEN FRI

14 SAB SAT

15 DOM SUN

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE


SETTEMBRE SEPTEMBER

1 MER WEN

2 GIO THU

3 VEN FRI

4 SAB SAT

5 DOM SUN

6 LUN MON

7 MAR TUE

8 MER WEN

9 GIO THU

10 VEN FRI

11 SAB SAT

12 DOM SUN

13 LUN MON

14 MAR TUE

15 MER WEN

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU


OTTOBRE OCTOBER

1 VEN FRI

2 SAB SAT

3 DOM SUN

4 LUN MON

5 MAR TUE

6 MER WEN

7 GIO THU

8 VEN FRI

9 SAB SAT

10 DOM SUN

11 LUN MON

12 MAR TUE

13 MER WEN

14 GIO THU

15 VEN FRI

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN


NOVEMBRE NOVEMBER

1 LUN MON

2 MAR TUE

3 MER WEN

4 GIO THU

5 VEN FRI

6 SAB SAT

7 DOM SUN

8 LUN MON

9 MAR TUE

10 MER WEN

11 GIO THU

12 VEN FRI

13 SAB SAT

14 DOM SUN

15 LUN MON

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE


DICEMBRE DECEMBER

1 MER WEN

2 GIO THU

3 VEN FRI

4 SAB SAT

5 DOM SUN

6 LUN MON

7 MAR TUE

8 MER WEN

9 GIO THU

10 VEN FRI

11 SAB SAT

12 DOM SUN

13 LUN MON

14 MAR TUE

15 MER WEN

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI

SAB SAT

DOM SUN

LUN MON

MAR TUE

MER WEN

GIO THU

VEN FRI


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.