CALENDARIO 2013
OPERE DI LIONEL NJUGUNA PRESENTAZIONE DI ELISA KIDANÉ
Amani ringrazia: per le opere Lionel Njuguna l’autrice del testo Elisa Kidané per le traduzioni Prem Olsen per il progetto grafico e l’impaginazione Beppe Re Fraschini e Laura Guffanti, Ergonarte
Riproduzione digitale delle opere Luca Postini, Officina dell’Immagine Stampa Grafiche Riga © Amani - Tutti i diritti sono riservati Ogni riproduzione anche parziale è vietata
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AMANI PORTA IL TUO CUORE IN AFRICA
LIONEL NJUGUNA
AMANI TAKE YOUR HEART TO AFRICA
LIONEL NJUGUNA
Amani, che in lingua swahili significa “pace”, è un'associazione laica che ha iniziato la sua attività nei primi mesi del 1995 insieme al missionario comboniano Renato Kizito Sesana. Organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri, orienta le sue attività seguendo due principi: privilegiare l’affidamento e la gestione di ogni progetto e iniziativa sul territorio africano a persone qualificate del luogo; garantire una struttura organizzativa snella per contenere i costi a carico dei donatori. L'impegno di Amani a favore delle popolazioni africane è rivolto in particolare alla cura, all’educazione e alla crescita dei bambini più soli in Kenya, Zambia e Sudan.
Lionel Njuguna, artista professionista vincitore di diversi premi, nasce nel 1977 nel distretto Uasin Gishu della provincia della Rift Valley, in Kenya. Njuguna vince il suo primo premio a soli 9 anni e, da allora, con il continuo incoraggiamento del pubblico, sviluppa un processo creativo guidato dalla sua fantasia e dal suo cuore.
Amani, “peace” in Swahili, is a lay association that began work in early 1995 together with the Comboni Missionary Renato Kizito Sesana. A non-governmental organization recognised by the Italian Ministry of Foreign Affairs, bases its action on two principles:
Lionel Njuguna, an award winning professional visual artist was born in Uasin Gishu District, Rift Valley Province in 1977. At only 9 years, Njuguna won his first award. Since that day, much public encouragement has motivated the artist to invest his heart and imagination in the creative process.
LE PRINCIPALI ATTIVITæ SOSTENUTE DA AMANI SONO KENYA Kivuli Centre, progetto educativo che accoglie in forma residenziale 45 ex bambini di strada curandone la crescita e l’educazione, e copre le spese scolastiche di altri 70 bambini. Offrendo corsi professionali, una biblioteca, un dispensario medico, un progetto sportivo, un laboratorio teatrale, una sartoria, una scuola di lingue e di computer, Kivuli è diventato un punto di riferimento aperto e sicuro per tutti gli abitanti del quartiere. Casa di Anita, casa di accoglienza a Ngong (20 km da Nairobi) curata da due famiglie keniane. La Casa di Anita accoglie 33 ex bambine e ragazze di strada vittime di violenze di ogni genere, inserendole in una struttura familiare e protetta, permettendo una crescita affettivamente tranquilla e sicura. Ndugu Mdogo progetto socio-educativo, è un punto di riferimento per i 200 ragazzi che, con le loro famiglie, sono stati accolti nel programma di assistenza e riabilitazione dal 2006 ad oggi. Kivuli Ndogo e Ndugu Mdogo Rescue Centres sono centri di prima accoglienza e soccorso per tutti quei bambini che negli immensi quartieri di Kibera e Kawangware sono ancora costretti a sopravvivere in strada. Questi centri sono il primo passo di un percorso di recupero che potrà portarli poi a Kivuli o alla Casa di Anita. Borse di Studio don Giorgio Basadonna, permettono a studenti meritevoli privi di possibilità economiche di proseguire nel percorso di studi superiore: un modo concreto per ricordare l’impegno di tutta una vita spesa da don Giorgio per la crescita dei giovani. Riruta Health Project, programma di prevenzione e cura dell'Aids che offre assistenza a domicilio a malati terminali e a pazienti sieropositivi delle baraccopoli. Geremia School, borse di studio in informatica per una formazione professionale di alto profilo, per contribuire a colmare il digital divide Nord-Sud. Families to Families, programma di sviluppo comunitario nato da un gruppo di famiglie italiane per sostenere gli ex ospiti dei centri nel percorso di reinserimento familiare e nella comunità locale. Diakonia Institute, corsi universitari in Scienze Sociali e Sviluppo Comunitario per formare a livello accademico figure in grado di lavorare nelle baraccopoli con professionalità. ZAMBIA Mthunzi Centre, (15 km da Lusaka), oltre ad accogliere in forma residenziale 60 ex bambini di strada curandone la crescita e l’educazione, è un punto di riferimento per gli altri abitanti dei centri rurali circostanti, con il suo dispensario medico e con i suoi laboratori di falegnameria e di sartoria per l’avviamento professionale. SUDAN Centro Educativo Koinonia, due scuole sui monti Nuba che garantiscono l’educazione primaria a circa 1200 ragazzi ed una scuola magistrale per selezionare e formare giovani insegnanti nuba per riattivare la rete scolastica gestita dalle popolazioni della zona.
Di origini modeste, Njuguna vive nella città di Nakuru e frequenta la scuola elementare, ma la abbandona all’ultimo anno, vittima dell’influenza dei suoi coetanei e delle sfide della vita, che lo portano a vivere come ragazzo di strada. In quel periodo commette occasionalmente piccoli reati finché, a soli 13 anni, una condanna per gioco d’azzardo lo costringe a trascorrere sei mesi in riformatorio. Suo padre Zachariah Mbutha, pittore affermato, si occupò personalmente di raccogliere il denaro per la cauzione e ottenere il rilascio del figlio. Dopo la scarcerazione, Njuguna decide di mettere la testa a posto e di raggiungere il padre a Nairobi; qui, sotto la sua guida, torna a scuola e accresce il suo interesse per la pittura fino a diventare un artista professionista nel 2001, dopo essersi guadagnato il terzo posto nella Constitutional Review Art Competition in Kenya. Nei quadri di Njuguna l’essenzialità dello spirito africano si fonde con la vita dei nostri giorni: lui stesso lo definisce "the big wait". Le vivaci combinazioni di colore, in contrasto con la luce, rivelano le delicate riflessioni sull’esistenza e sullo stile di vita quotidiano urbano e rurale del Kenya. Appassionato di questioni legate alla Liberazione, alla Lotta, alla Tribolazione e alla Felicità, Njuguna dipinge principalmente donne africane che rappresentano il “pilastro della famiglia”. Questa intensità intrinseca gli ha portato l’approvazione di critici d’arte a livello internazionale. Lionel Njuguna ha esposto le proprie opere con successo in diverse personali e in mostre collettive, sia nel suo paese d’origine, il Kenya, che negli Stati Uniti, in Italia e in Portogallo. I suoi lavori sono richiesti da diversi collezionisti privati in Africa, Europa e America. Njuguna è recentemente entrato a far parte dei concorrenti professionisti di arti visive e promette di diventare uno dei più importanti artisti moderni d’Africa.
CALENDARIO 2013 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
Donne al lavoro Le raccoglitrici d’acqua al fiume L’arca di Noè Le acconciatrici Vita nel quartiere Il mercato oggi In riva al mare Donne con giraffa che fuma Il mercato improvvisato L’altro volto del Kenya Al lavoro sul lungomare Natività
I 12 dipinti di Lionel Njuguna sono stati realizzati per Amani nell’anno 2012 con tecnica olio su tela.
where possible to entrust the running of each project in Africa to qualified local personnel; ensure a lean organizational structure in order to contain the costs borne by donors. Amani's work in Africa is focused in particular on the care, education and development of some of the most vulnerable children in Kenya, Zambia and Sudan.
THE PRINCIPLE ACTIVITIES SUPPORTED BY AMANI KENYA Kivuli Centre, provides shelter, care and education for 45 former street children and covers the costs of schooling for a further 70 children. Providing vocational courses, a library, a medical dispensary, sports activities, a theatre workshop, a tailoring workshop and a language and computing school, Kivuli has become a safe, open reference point for the inhabitants of the nearby shanty town. Anita’s Home, at Ngong (20 km from Nairobi), run by two Kenyan families, for 33 former street girls, victims of violence of all kinds, offering the protection of a family and an emotionally safe and peaceful environment in which to grow. Ndugu Mdogo (Little Brother), a socio-educational project and a vital point of reference for the 200 youngsters and their families who have benefited from the support and rehabilitation programme since 2006. Kivuli Ndogo and Ndugu Mdogo Rescue Centres, in the huge Kibera and Kawangware districts, offer immediate support and shelter to children who live in the streets. These centres are the first step towards recovery and may lead to Kivuli or the Anita’s Home. Don Giorgio Basadonna Scholarships, enabling able but poor pupils to go on to high school, a concrete way to remember a lifetime's commitment to children's education. Riruta Health Project, a prevention and treatment programme for AIDS sufferers that offers home medical attention to terminally sick and sieropositive patients in the shanty towns. Geremia School, providing high quality professional computer scholarships to help bridge the North-South digital divide. Families to Families, a community development program promoted by a group of Italian families to support the beneficiaries during the re-integration process to their communities. Diakonia Institute, which offers university courses in Social Sciences and Community Development to give local people the necessary professional skills to work in the shanty towns. ZAMBIA Mthunzi Centre, (15 km from Lusaka), providing a home, care and educational support for 60 former street children, as well as a medical dispensary and carpentry and tailoring workshops offering vocational training for the inhabitants of surrounding rural areas. SUDAN Centro Educativo Koinonia, two schools in the Nuba mountains offering primary education for around 1200 children and a teacher training college for young Nuba teachers to provide personnel for the local educational system.
Coming from a humble background in Nakuru town, where he attended primary school, Njuguna dropped out of school in the last year of his Primary levels, bowing to peer influences and challenges in life, that also made him take to the streets. As a street boy, crime eventually became part of his life, ultimately earning him a six month term at a juvenile remand home at the tender age of 13, after being convicted of gambling. During this period his father Zachariah Mbutha, famously known for his painting, solicited for money to release his second born son from imprisonment. After his release, Njuguna decided to be a good boy and joined his father in Nairobi where he went back to school and developed more interest in painting under the tutelage of his father. He grew to be a professional visual artist in 2001 after emerging third at a Constitutional Review Art Competition in Kenya. Njunguna’s paintings blend the essentiality of the African spirit with modern times: "the big wait". His vivid color combinations in contrast with light reveals the delicate reflections on life and the everyday rural and urban Kenyan lifestyle. Keen on issues to do with Liberation, Struggles, Tribulation and Happiness, Njuguna is biased on the African women painting. He refers to them as the “pillar of the family”. Such intrinsic intensity has won him much praise from international art critics. Lionel Njuguna has exhibited successfully in several solo and group exhibitions in his native Kenya as well as in the US, Italy and Portugal. His paintings have been collected by many private individuals in Africa, Europe and America. He has joined the band wagon of professional visual art competitors and promises to become one of Africa's leading modern artists.
CALENDAR 2013 January February March April May June July August September October November December
Women working Water fetchers by the river Noah’s ark The hair stylist Life in the estate is like this Sokoni ya leo Seaside Women and smoking giraffe Market in the city backyard The other side of Kenya By the seaside Nativity
The twelve oil on canvas paintings were done for Amani by Lionel Njuguna in the year 2012.
REGINE D’AFRICA di Elisa Kidané*
2013
*Elisa Kidané, ama definirsi: eritrea per nascita, comboniana per vocazione, cittadina del mondo per scelta. È nata a Segheneiti, Eritrea. Dopo aver studiato nel collegio femminile delle missionarie Comboniane ad Asmara, nel 1980 è diventata lei stessa missionaria comboniana. Dopo i primi anni di formazione missionaria in Asmara è stata inviata in America Latina: Ecuador, Perù e Costa Rica. Giornalista, dal 1996 al 2004 Sr. Elisa ha prestato il suo servizio nella Redazione della rivista Raggio, poi diventata Combonifem, mensile delle suore missionarie comboniane, con sede a Verona. Dal 2000 al 2003 è stata responsabile del notiziario della rivista on-line Femmis. Dal 2004 al 2006 a Roma, Consigliera generale del suo Istituto. Nel 2009 ha partecipato al II Sinodo per l’Africa celebrato a Roma. Da gennaio del 2012 ritorna a Verona, Direttrice di Combonifem. Ha pubblicato alcune raccolte di poesie: Ho visto la speranza danzare (1995); Fotocopia a colori (1999); Orme nel cuore del mondo (2004) e Parole Clandestine (2008).
*Elisa Kidané refers to herself as Eritrean by birth, Combonian by vocation, citizen of the world by choice. Born in Segheneiti, Eritrea, she studied at the Women’s College Combonian Missionaries in Asmara, before becoming a Combonian Missionary in 1980. Following missionary training in Asmara she was sent to Latin America, to Ecuador, Peru and Costa Rica. From 1996 to 2004 Sister Elisa worked as a journalist at Raggio, later Combonifem, the monthly magazine of the Combonian sisters, based in Verona. From 2000 to 2003 she was responsible for the newsletter of the online magazine Femmis. From 2004 to 2006 in Rome, she was General Counsellor of her Institute. In 2009 she took part in the 2nd Synod for Africa in Rome. In January 2012 she returned to Verona to become Director of Combonifem. She has published several collections of poetry: Ho visto la speranza danzare (1995); Fotocopia a colori (1999); Orme nel cuore del mondo (2004) e Parole Clandestine (2008).
Regine. Quale alta e altra definizione si poteva immaginare pensando alle donne d’Africa che da sempre hanno a cuore la sorte dei propri popoli? Quale altro nome si poteva scegliere per definire coloro che con incredibile determinazione vegliano sul bene dei propri figli e figlie? Regine. Sì, proprio regine. Un nome che racchiude non un ennesimo e mero elogio, ma che fa risaltare l’essenza genuina di cui sono impastate le donne d’Africa e che le contraddistingue, ne evidenzia la peculiare capacità di r-esistere, con l’unica speranza che i loro figli e figlie possano esistere; l’essenza che le rende uniche… oggi come ieri, come domani e come sempre, finché in palio ci sarà la sopravvivenza stessa del continente. E vanno le donne d’Africa, con passo fermo e deciso, attraversano il continente e ogni loro gesto è fatto con grazia, con determinazione, con passione. Nonostante le fatiche, i soprusi, nonostante i diritti negati, loro vanno, maestose, fiere, nobili, e leggere come avessero sul capo non pesanti fardelli, ma corone dove al posto dei diamanti sono incastonati i sogni di un’Africa finalmente libera. Vanno le nostre donne. Infaticabili. Non c’è spazio che non sia abitato da loro. Non c’è luogo che non sia attraversato da loro. Ci sono e basta. Ci sono sempre e ovunque. Ci sono a vegliare l’avvento di un’alba nuova. La loro è una presenza costante, una presenza che rassicura. Una presenza che sottolinea la loro ostinata e pacifica resistenza quotidiana. Sono lì, ovunque, perché sanno che non possono abbassare la guardia, non possono delegare. Sulle strade di tutti i paesi, nei mercati di tutte le città, ai pozzi di tutti i villaggi, loro ci sono. Sempre indaffarate, anche quando sono sedute, apparentemente inerti, mani, occhi e cuore sono in costante movimento; riordinano, osser vano, si prendono cura di tutto. Solo loro, madri, figlie e sorelle d’Africa, che da secoli portano sulle spalle il continente, sanno quanto pesa e quanto vale. Sono lì da sempre, come buone pastore, per prendersi cura dei propri popoli, per assicurare la vita, per impedire che gli assalti di avidi depredatori, interni ed esterni, impoveriscano e distruggano completamente l’Africa, questo continente costantemente insidiato e assediato. Sanno che in un continente dove si combattono vita e morte, speranza e frustrazione, amarezza e resistenza, l’esserci è fondamentale. Sono presenti perché conoscono quanto fragile è il destino e precaria la sorte della culla dell’umanità, che rischia di trasformarsi nella fossa dei propri sogni e di quelli delle prossime generazioni. Ci sono sempre, perché sanno che non possono permettersi latitanze o assenze. Ci sono e con determinazione, ci sono perché consce del loro insostituibile ruolo di madri d’Africa. Eppure, sugli schermi del mondo intero, troppo spesso va in onda uno stereotipo duro a morire, una brutta fotocopia delle donne d’Africa. Nell’immaginario comune le donne africane sono deboli e sottomesse alla mentalità patriarcale, rassegnate alla miseria e all’ignoranza, condannate ad un immobilismo eterno. Un clichè comodo e sbrigativo e che evita di entrare in complicati ragionamenti di un femminismo vivace e radicalmente africano.
QUEENS OF AFRICA by Elisa Kidané* Evita di entrare nel merito della questione dei diritti di queste donne, che adagio ma con fermezza stanno davvero riscrivendo la storia africana. È più comodo semplificare, mentre è più difficile riuscire a intravedere l’inaudito coraggio di queste donne che sanno di avere nelle mani la sorte dei loro popoli e la prerogativa di essere dimora della vita stessa. Eppure, nonostante il loro ruolo determinante nella compagine storica, economica e sociale dell’Africa, un sottile e insidioso velo cerca di occultarle e occultarne la forza. È una sensazione strana, ma reale. Loro, le regine, le custodi, le generatrici di speranza e di futuro passano nella storia da invisibili. Lionel Njuguna, l’autore dei dipinti del calendario, è figlio di queste donne. La sua vita è intrisa della loro presenza, le conosce bene e si vede. Solo chi ha vissuto accanto a loro, chi ne ha ascoltato i canti, le risate, le meste nenie, chi ha percepito i battiti dei loro cuori, solo chi è cresciuto lasciandosi impregnare da odori e sudori di questa perenne presenza, può riuscire a descrivercele così bene e in maniera così originale. Lionel Njuguna ha saputo cogliere nei colori e nei movimenti delle donne che popolano il tessuto sociale del Kenya (e non solo), il battito profondo di coloro che ogni giorno generano frammenti di pagine nuove di una storia antica. Njuguna ha fatto sì che ogni africana, di qualsiasi paese, possa ritrovare se stessa in questi diagrammi di vita quotidiana. Sono immagini che sembrano legate da un filo invisibile che tiene unite tutte le donne del continente: da nord a sud, da est a ovest. Sfogliando questo calendario sembra di sentire l’abbraccio caldo di milioni di mani femminili che sorreggono, accarezzano, cullano l’umanità dei popoli d’Africa. Chi vuole scommettere su un futuro nuovo dell’Africa lo può fare ad una condizione: non senza di loro. Le madri e regine d’Africa. Con immensa gratitudine.
Queens. What other or higher name can one give to these women of Africa who have always had the destiny of their peoples at heart? What other name can you give to those who with incredible determination watch over the welfare of their sons and daughters? Queens. Yes, queens. A title which is not just another word of praise but one which conveys the true essence of which the women of Africa are made and which sets them apart, which highlights their extraordinary capacity for resistance, with the only hope that their sons and daughters might live. The essence that makes them unique… today as yesterday, as tomorrow and always, as long as the very survival of the continent is at stake. And the women of Africa walk on, with firm and decisive steps, across the continent, their every gesture filled with grace, determination and passion. Despite the weariness, the abuses of power, the denial of rights, they march on, majestic, proud, noble and light footed as if on their heads they carried not heavy loads, but crowns bearing in place of diamonds the dreams of an Africa free at last. Our women walk on. Untiring. There is no space that is not inhabited by them. There is no place they have not been. They just are. Always and everywhere. They are there to keep vigil over a new dawn. Their presence is constant, reassuring. A presence which underpins their determined and peaceful daily resistance. There they are, everywhere, because they know they cannot lower their guard, they cannot delegate. On the roads of every village, in the markets of every town, the wells of every settlement, there they are. Always busy, even when they are sitting, apparently idle, their hands, eyes and hearts are in constant motion. Tidying, watching, taking care of everything. Only they, the mothers, daughters and sisters of Africa, who have carried the continent on the shoulders for centuries, know the burden and the value. They have always been there, like good shepherds, to take care of their people, to guarantee life, to ensure that the assaults of greedy predators, within and without, do not impoverish and completely destroy Africa, a continent constantly under threat and under siege. They know that in a continent where people struggle against life and death, hope and frustration, bitterness and resistance, their presence is vital. They are present because they know how fragile and precarious is the future of the cradle of humanity which threatens to become the grave of its dreams and those of future generations. They are always there, because they know they cannot afford to flee or be absent. They are there with determination, because they understand their irreplaceable role as mothers of Africa. And yet, on screens across the world, too often a stereotype lingers on, a poor facsimile of the African woman. In the common imagination African women are weak, submissive to a patriarchal mentality, resigned to misery
and ignorance, condemned to eternal immobility. It's a handy and convenient cliché which avoids the issue of grappling with the complexity of a vigorous and radically African feminism. It avoids the question of the rights of these women who slowly but firmly are truly rewriting Africa's history. It's so easy to simplify, more difficult to grasp the unspoken courage of these women who know they hold the destiny of their people in their hands and the privilege of being home to life itself. Yet despite their vital position in the historic, economic and social life of Africa, a fine and insidious veil tries to hide them and their strength. A strange but very real sensation. They, the queens, the custodians, the generators of hope and the future pass into history unseen. Lionel Njuguna, who produced the paintings in this calendar, is a child of these women. His life is drenched in their presence, he knows them intimately and it shows. Only he who has lived among them, heard their songs, their laughter, their doleful lullabies, heard the beating of their hearts, grown up impregnated by the odours and sweat of this perennial presence, could have described them so well and so originally. Lionel Njuguna has captured in the colours and movements of the women who make up the social fabric of Kenya (and other countries), the profound heartbeat of these women who every day produce fragments of new pages of an ancient history. Njuguna has made sure that all Africans, of any country, can rediscover themselves in these images of everyday life. They seem to be tied by an invisible thread that ties together all the women of the continent: from north to south, east to west. Browsing through this calendar, one feels the warm embrace of million of female hands, holding, caressing, cradling the humanity of the African peoples. Whoever wishes to bet on a new future for Africa must do so on one condition: they cannot be ignored. The mothers and queens of Africa. With immense gratitude.
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Settembre September
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Ottobre October
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Novembre November
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Dicembre December
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