Acqua

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ACQUA

o ne al mio spirit

se fanno be o delle acque: es ic am to ol m o n Io so ernini Gian Lorenzo B


ACQUA

LO STATO DI QUALITÀ AMBIENTALE Il 2009 ha segnato un importante cambiamento per la valutazione dello stato di qualità dei corsi d’acqua e dei laghi, è infatti stato avviato, in via sperimentale, il primo monitoraggio basato sulle modalità previste dalla Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (Water Framework Directive - WFD). FIGURA 1 Torrente Luserna, bacino del Pellice

Mentre il monitoraggio dei parametri chimici per la valutazione ecologica viene effettuato annualmente, la complessità e il carattere sperimentale del nuovo approccio ha reso necessario disporre il monitoraggio biologico in due anni distinti, 2009 e 2010, utilizzando il 2011 per affinare il livello di informazione sui punti risultati critici. Le 193 stazioni complessive sono state suddivise sulla base delle 34 aree idrografiche individuate dal Piano di Tutela delle Acque (PTA). La nuova impostazione non consente di disporre ogni anno della totalità delle informazioni sul territorio, quindi solo al termine del triennio di monitoraggio sarà possibile giungere alla classificazione ufficiale per valutare il raggiungimento o meno degli obiettivi fissati. La nuova normativa prevede, inoltre, la classificazione dello stato di qualità ecologica sulla valutazione della fauna ittica. Nel 2010 si è aperta una discussione a livello nazionale sull’applicazione della metodologia ufficialmente approvata nel novembre del 2010 e pubblicata nel febbraio del 2011. Permangono aperte alcune problematiche tra cui come considerare, nel calcolo dell’indice, alcune specie alloctone quali la Trota fario.

FIGURA 2 Trota marmorata, autoctona delle Alpi occidentali

La collaborazione tra la Direzione Ambiente e la Direzione Agricoltura, ha fatto sì che la Regione Piemonte possa disporre di una rete di monitoraggio per la fauna ittica molto puntuale, composta da 428 siti di campionamento, che risponde sia alle esigenze di classificazione legate agli obblighi europei sul raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, sia alla pianificazione e gestione delle attività di pesca della Regione stessa e delle Province. Attualmente è in fase di aggiornamento il calcolo dell’indice ISECI - Indice di Stato Ecologico delle Comunità Ittiche, secondo le nuove indicazioni e l’identificazione delle specie che ci si attenderebbe di trovare in ciascuna stazione in assenza di pressioni antropiche. I primi dati elaborati hanno permesso di ipotizzare una classificazione provvisoria riportata alla figura 3.

FIGURA 3 Classificazione provvisoria della fauna ittica a livello regionale tramite ISECI 2009

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lo stato di qualità ambientale


I dati provenienti dalle rete di monitoraggio in automatico forniscono principalmente l’andamento delle portate d’acqua in circa 100 stazioni. Si è provveduto ad elaborare le portate medie giornaliere e gli elementi caratteristici mensili (portata massima, media, minima, afflussi e deflussi) al fine di dare continuità alla disponibilità di elaborazioni idrologiche che costituiscono la base per la valutazione della disponibilità idrica in Piemonte. In particolare, le elaborazioni idrologiche vengono predisposte con periodicità sia mensile (Bollettino idrologico mensile), sia annuale (Rapporto sulla situazione idrica piemontese) e sono disponibili sul sito regionale. Viene predisposto un servizio di informazione sulle risorse idriche con l’obiettivo di mantenere costantemente aggiornata la conoscenza della disponibilità idrica totale e, grazie all’utilizzo di previsioni a scenario per la stima delle precipitazioni attese, fornire alcune indicazioni utili nell’immediato futuro. Tale servizio prevede la pubblicazione di un Bollettino Idrologico che riassume in modo sintetico elaborazioni statistiche e modellistiche, basate sui dati della rete di monitoraggio meteo-idrografica regionale e sui dati forniti dai gestori dei principali invasi artificiali. Il documento riguarda tutto il territorio regionale e riporta i risultati delle analisi svolte alla scala dei principali bacini idrografici, relativamente alle precipitazioni, alle temperature, alla copertura nevosa e ai principali indicatori di siccità da esse derivati. Riassume inoltre lo stato quantitativo delle principali dighe e del lago Maggiore e l’andamento delle portate dei più importanti corsi d’acqua, con l’obiettivo di evidenziare il possibile instaurarsi di condizioni di siccità e di scarsa disponibilità idrica e di fornire conseguentemente il maggior numero di indicazioni utili per le autorità incaricate della gestione delle risorse idriche. Per la realizzazione del bollettino vengono utilizzati i dati forniti dalle oltre 400 stazioni della rete meteoidrografica regionale che forniscono in tempo reale i dati di precipitazione, temperatura, umidità, radiazione solare, livelli idrometrici. I dati raccolti ed elaborati in forma tabellare o grafica permettono così un’analisi delle risorse idriche sul territorio regionale. Il Rapporto descrive, invece, la situazione idrica della porzione piemontese del bacino idrografico del Po al fine di fornire un quadro complessivo relativo all’anno precedente a quello di emissione.

FIGURA 4 Direzione Ambiente

IDROLOGICO MENSILE BOLLETTINO N° 01/2011 Pag.1/4

DATA EMISSIONE

11/01/2011

Precipitazioni del mese di Bacino Alto Po Pellice Varaita Maira Residuo Po confluenza Dora Riparia Dora Riparia Stura Lanzo Orco Residuo Po confluenza Dora Baltea Dora Baltea Cervo Sesia Residuo Po confluenza Tanaro Stura Demonte Tanaro Bormida Orba Residuo Tanaro Scrivia Curone Agogna Terdoppio Toce Ticino Bacino complessivo

VALIDITA'

AGGIORNAMENTO

DICEMBRE 2010

MENSILE

SERVIZIO A CURA DI

Regione Piemonte

DICEMBRE

Totale [mm]

Volume 6 [10 mc]

Scarto 6 [10 mc]

Scarto [%]

67,2 57,1 60,8 61,3

48,2 55,6 36,5 74,4

17,3 11,8 10,0 13,5

56,1% 26,8% 37,6% 22,3%

371,4 337,3 346,7 364,6

81,3% 57,5% 81,1% 73,5%

75,5

134,3

67,0

99,7%

348,4

94,2%

46,1 71,0 63,5

61,6 62,9 58,0

-3,0 19,8 18,1

-4,6% 46,1% 45,4%

224,5 383,2 375,9

10,7% 61,3% 62,2%

78,4

61,2

31,2

104,1%

404,7

107,1%

Precip. anno Scarto anno idrologico [mm] idrologico[%]

73,1 89,6 105,5

288,0 91,3 119,4

97,3 42,1 61,0

51,0% 85,5% 104,4%

294,4 521,9 595,8

42,8% 92,1% 111,3%

80,0

161,6

79,2

96,0%

400,3

103,6%

92,0 107,5 114,9 165,1 75,4 139,0 118,7 96,5 118,5

135,5 194,8 199,1 128,1 181,2 189,7 189,6 172,2 562,5

41,4 83,8 108,1 75,2 76,2 84,4 116,4 72,0 280,2

44,0% 75,5% 118,8% 142,0% 72,6% 80,1% 159,0% 71,8% 99,3%

503,1 536,1 530,2 758,4 353,5 599,9 513,9 525,7 523,3

87,8% 110,3% 125,1% 158,3% 81,9% 95,4% 114,7% 80,3% 76,8%

91,6

3205,9

1403,1

39,5%

442,0

84,6%

MAPPA PRECIPITAZIONE

SPI a 6 mesi

Bollettino idrologico mensile (dicembre 2010)

Lo scarto viene calcolato come differenza tra il volume di pioggia misurato e la media storica [1961-90]. Lo scarto [%] è dato dallo scarto diviso la media storica. Per anno idrologico si intende la precipitazione totale caduta a partire dal mese di ottobre.

Standard precipitation index calcolato per il mese di SPI a 3 mesi

AMBITO TERRITORIALE

ARPA - Dipartimento Sistemi Previsionali Regione Piemonte - Direzione Ambiente

DICEMBRE

SPI a 12 mesi

N.B. L'indice SPI è calcolato come anomalia standard di precipitazione su differenti scale temporali a seconda del numero di mesi su cui vengono cumulate le precipitazioni considerate (3,6,12 mesi).

Previsione dell'indice SPI a 3 mesi per

GENNAIO

PREVISIONE CON SCENARI: Lo scenario di previsione si riferisce all'indice SPI a 3 mesi calcolato utilizzando la precipitazione climatologica del mese di previsione. Lo scenario "Poco piovoso" si riferisce al 1° decile di precipitazione mensile attesa, "Normale" si riferisce al 5° decile, mentre "Molto piovoso" al 9° decile. Lo "Scenario atteso" è calcolato utilizzando la precipitazione media mensile prevista dal modello meteorologico numerico di ECMWF Monthly Forecast, opportunamente ri-scalata a livello di singolo bacino.

Poco piovoso

Normale

Molto piovoso

Scenario atteso

Diffusione: www.arpa.piemonte.it o www.regione.piemonte.it/acqua

FIGURA 5 Rapporto sulla situazione

Direzione Ambiente

idrica piemontese RAPPORTO “SITUAZIONE” IDRICA PIEMONTESE NEL PERIODO GENNAIO-DICEMBRE 2009

(gennaio – dicembre 2009)

in termini di condizioni meteoclimatiche, idrometriche e misure piezometriche

Torino, giugno 2010

lo stato di qualità ambientale

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ACQUA

Il documento, che analizza i dati di monitoraggio della rete regionale, è costituito da due parti: la prima descrive le condizioni meteoclimatiche, pluviometriche e nivometriche la seconda esamina i deflussi superficiali, la situazione delle falde freatiche e l’andamento mensile delle risorse idriche, in termini di milioni di m3, invasate nei principali bacini artificiali del Piemonte. Le valutazioni si basano sul confronto fra le osservazioni del periodo in esame ed i valori medi del periodo storico di riferimento disponibile. Al fine di consentire una valutazione dei differenti impatti del deficit di precipitazione sulle riserve idriche viene calcolato, a titolo sperimentale e per diverse scale temporali, un indice meteorologico di siccità a partire dalle piogge ragguagliate a livello dei principali bacini idrografici. Tale indice permette di individuare i possibili indicatori di “criticità” da assumere come riferimento per qualificare una situazione come critica ai sensi delle indicazioni operative necessarie per fronteggiare eventuali situazioni d’emergenza. MONITORAGGIO DEI LAGHI Laghi naturali

Maggiore, Orta, Mergozzo, Antrona, Viverone, Sirio, Candia, Avigliana Grande, Avigliana Piccolo

Invasi

Ingagna, Masserano (Ostola), Rochemolles, Bruno (Lavezze) trasparenza, condizioni termiche e di ossigenazione,

Parametri chimici e fisici

salinità, stato di acidificazione, condizioni dei nutrienti,

monitorati

inquinanti specifici per ciascun lago e sostanza pericolose prioritarie

Nel biennio 2009-2010, i laghi oggetto di monitoraggio sono stati in tutto 13 di cui 9 naturali e 4 invasi utilizzati anche a scopo idropotabile. Il monitoraggio ha seguito la nuova impostazione per renderlo conforme ai dettami della direttiva quadro sulle acque. La metodologia per la componente chimica e fisica è consolidata dall’esperienza di anni; per quanto concerne gli aspetti biologici, componente totalmente nuova nella rete di monitoraggio-laghi regionale, l’unico elemento di qualità (fra quelli biologici ed idromorfologici) monitorato diffusamente e secondo protocollo standardizzato in tutti i laghi ed invasi piemontesi è il fitoplancton, per il quale sono in fase di elaborazione indici provvisori di classificazione, mentre per quanto riguarda macrofite acquatiche e macroinvertebrati bentonici, sono state svolte campagne sperimentali solo su alcuni laghi. Nel biennio 2009-2010 non sono state rilevate significative contaminazioni chimiche delle acque lacustri e pertanto, da questo punto di vista, in via interlocutoria si può indicare un giudizio “BUONO” di classificazione dello Stato Chimico e degli inquinanti specifici che concorrono a determinare lo stato ecologico lacustre. Solo dopo la campagna 2011, a conclusione del primo ciclo triennale, sarà disponibile la classificazione dei laghi piemontesi ai sensi della direttiva, benché in veste ancora parziale. Per quanto riguarda la fruizione balneare, la stagione 2010 ha rappresentato un periodo di transizione tra la gestione dell’idoneità legata alla norma del 1982 ed il D. Lgs. n. 116 del 30 maggio 2008 con il relativo decreto attuativo del 30 marzo 2010, in recepimento della Direttiva 2006/7/CE, che ha introdotto significative modifiche ai parametri ed al sistema di valutazione dell’idoneità alla balneazione suddividendo le acque in classi di qualità: scarsa, sufficiente, buona, eccellente. I tratti di costa controllati in Piemonte, da aprile a settembre, sono state complessivamente 95 su sette laghi (92 zone) e due corsi d’acqua (3 zone): circa il 90% delle spiagge è risultato utilizzabile ai fini balneari. Nel 2010 i soli corpi idrici piemontesi 4|

lo stato di qualità ambientale


oggetto di monitoraggio per l’idoneità ma interamente interdetti alla fruizione balneare sono stati il lago di Candia ed il torrente Cannobino. Per quanto riguarda la rete di monitoraggio delle acque sotterranee, nel 2009 sono state avviate le attività di monitoraggio adeguate a quanto richiesto dalla Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE (WFD), dalla Direttiva 2006/118/CE specifica per le acque sotterranee e dalle rispettive normative nazionali di recepimento, che sono continuate nel 2010 e termineranno a fine 2011, anno conclusivo del primo triennio di monitoraggio. SISTEMA IDRICO SOTTERRANEO Acquifero superficiale di pianura Acquifero superficiale dei fondovalle alpini e appenninici (Toce, Sesia, Dora Riparia, Tanaro) Acquifero profondo

13 4 6

I corpi idrici sotterranei (GWB – Groundwater Body) individuati in Piemonte sono 23: di questi 13 appartengono all’acquifero superficiale di pianura, 4 a quello superficiale dei principali fondovalle alpini e appenninici individuati dal progetto dedicato PRISMAS 3 (figura 6), 6 all’acquifero profondo (figura 7). L’applicazione delle norme europee prevede un’analisi delle pressioni che insistono sul territorio e la valutazione del rischio di non raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi fissati. Tenendo conto di specifici indicatori e dei dati di stato disponibili, questa valutazione è stata finora condotta sui 17 GWB appartenenti all’acquifero superficiale; da una prima valutazione sono risultati a rischio 15 GWB e 2 probabilmente a rischio. Per quanto concerne i GWB profondi l’analisi delle pressioni rappresenta un aspetto alquanto complesso che richiede una valutazione approfondita di vari fattori, alcuni dei quali non attualmente disponibili a scala regionale; tale indagine verrà pertanto effettuata successivamente. Per poter giungere alla classificazione degli acquiferi, ogni punto dell’attuale rete di monitoraggio regionale delle acque sotterranee (RMRAS) coerente alle finalità delle direttive, è stato associato il GWB d’appartenenza. Sulla base dei dati di monitoraggio disponibili, 3 dei 4 GWB afferenti al sistema dei fondovalle saranno oggetto di classificazione a partire dal 2011.

FIGURA 6 Carta dei corpi Idrici (GWB) dell’acquifero superficiale con la specificazione dei 4 sistemi di fondovalle

lo stato di qualità ambientale

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ACQUA

La rete di monitoraggio manuale delle acque sotterranee per il 2010 è costituita da 592 punti (pozzi e piezometri), che si distribuiscono nei corpi idrici sotterranei superficiali e profondi individuati nelle aree di pianura del territorio regionale, 385 dei quali interessano il sistema superficiale e 207 quello profondo. Alla rete si aggiungono i 20 punti del sistema dei fondovalle.

FIGURA 7 Carta dei corpi idrici dell’acquifero profondo

Il protocollo analitico per l’anno 2010 è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a quello dell’anno precedente.

Le macro categorie di parametri indagati sono: • parametri generali di base • metalli + arsenico • prodotti fitosanitari integrati con i prodotti specifici per la risicoltura • solventi clorurati alifatici, solventi clorurati aromatici e solventi aromatici. Per completare l’adeguamento della rete e delle attività di monitoraggio ai requisiti delle direttive europee, sono attualmente in corso 2 nuovi progetti il primo, avviato all’inizio del 2010, ha durata 3 anni e ha come obiettivo l’individuazione delle soglie di fondo naturale per alcuni metalli in particolare il cromo, il nichel e si sta valutando la fattibilità anche per il manganese; il secondo, che riguarda il monitoraggio delle risorse idriche sorgive del territorio piemontese (progetto MORIS), è stato avviato nel 2009, ha durata 3 anni, costituisce il completamento delle attività conoscitive relative alla progettazione del monitoraggio per i sistemi acquiferi montani e collinari e prevede lo studio idrogeologico e il monitoraggio delle principali sorgenti e del territorio piemontese.

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lo stato di qualità ambientale


FOCUS - Le norme di riferimento per il monitoraggio e la classificazione delle acque Negli ultimi anni è mutata in modo sostanziale la normativa di riferimento sulle acque, in particolare per gli aspetti che riguardano le modalità di monitoraggio e classificazione per definire lo stato ecologico e chimico delle acque in attuazione delle direttive europee. Nella tabella successiva viene riportato il quadro complessivo con una breve descrizione dei contenuti di ciascun provvedimento. LEGISLAZIONE

DESCRIZIONE

D. Lgs. n. 219 del 10 dicembre 2010 Attuazione della Direttiva 2008/105/CE relativa a standard

Vengono definite le modalità con cui deve essere individuato il “buono”

di qualità ambientale nel settore della politica delle acque

stato chimico delle acque superficiali per la loro tutela in relazione alla

[…], modifica della Direttiva 2000/60/CE e recepimento

presenza delle sostanze pericolose. Si configura come una modifica al D.

della Direttiva 2009/90/CE che stabilisce […] specifiche

Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006

tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque Ministero dell’Ambiente

Con l’approvazione di questo regolamento viene sostituito totalmente

D. M. n. 260 del 8 novembre 2010

l’Allegato 1 alla parte terza del D. Lgs n. 152 del 3 aprile 2006. Vengono

Regolamento recante “Criteri tecnici per la classificazione

introdotti gli elementi necessari per effettuare la classificazione

dello stato dei corpi idrici superficiali, per la modifica

dello stato di qualità delle acque e valutare il raggiungimento o lo

delle norme tecniche del D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006,

scostamento dall’obiettivo “buono”. I DM n. 131 del 16 giugno 2008 e

recante norme in materia ambientale”, predisposto ai sensi

n. 56 del 14 aprile 2009 rimangono in vigore per le parti che riguardano

dell’articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo

l’Allegato 3 alla parte terza del D. Lgs n. 152 del 3 aprile 2006

Ministero della Salute D. M. 30 marzo 2010 Definizione dei criteri per determinare il divieto di

Specifica le modalità con cui definire la qualità delle acque idonee alla

balneazione, nonché modalità e specifiche tecniche per

balneazione

l’attuazione del D. Lgs. n. 116 del 30 maggio 2008, di recepimento della Direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione D. Lgs. n. 30 del 16 marzo 2009

Tale provvedimento recepisce la Direttiva 2006/118/CE e colma la lacuna

Attuazione della Direttiva 2006/118/CE, relativa alla

tecnica determinata dal D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 introducendo

protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e

gli strumenti necessari per l’effettiva attuazione e implementazione di

dal deterioramento

quanto previsto dalle direttive comunitarie

Ministero dell’Ambiente D. M. n. 131 del 16 giugno 2008

Con questo decreto sono state apportate modifiche agli Allegati 1 e 3

Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione

alla Parte III del D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 permettendo di colmare

dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici,

lacune nel recepimento in merito alla predisposizione del quadro

analisi delle pressioni) per la modifica delle norme tecniche

geografico e territoriale di riferimento su cui è basato il sistema di

del D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, recante: «Norme in

monitoraggio ai sensi della direttiva

materia ambientale», predisposto ai sensi dell’articolo 75, comma 4, dello stesso decreto Ministero dell’Ambiente D. M. n. 56 del 14 aprile 2009 Regolamento recante “Criteri tecnici per il monitoraggio

Sono state apportate modifiche agli Allegati 1 e 3 alla Parte III del D.

dei corpi idrici e l’identificazione delle condizioni di

Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 permettendo di ultimare il recepimento

riferimento per la modifica delle norme tecniche del D.

in merito alla predisposizione delle reti di monitoraggio ai sensi della

Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, recante “Norme in materia

direttiva

ambientale, predisposto ai sensi dell’articolo 75, comma 3, del decreto legislativo medesimo”

lo stato di qualità ambientale

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ACQUA

Acque destinate al consumo umano Le disposizioni della Direttiva 98/83/CE sono state recepite, a livello nazionale, dal D. Lgs. n. 31 del 2 febbraio 2001, che ha provveduto a normare la tematica relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano, stabilendo limiti e tempistiche di attuazione. In conformità alle disposizioni del suddetto decreto, i livelli di qualità delle acque destinate al consumo umano sono oggetto di monitoraggio sistematico sia da parte delle Aziende Sanitarie Locali - ASL, che effettuano i cosiddetti controlli esterni mirati ad accertare la conformità ai requisiti previsti dal D. Lgs. n. 31 del 2 febbraio 2001, sia da parte dei Soggetti gestori del Servizio Idrico Integrato ai quali spettano, con analogo obiettivo, i controlli interni. Nel corso dell’anno 2010 le ASL, nell’ambito della loro attività di controllo, hanno effettuato quasi 22.000 campionamenti i cui risultati confermano la buona qualità dell’acqua distribuita agli utenti, con indice di potabilità mediamente alto. In particolare quasi il 95,6% dei campionamenti è risultato conforme ai limiti di legge. I casi di non conformità per i parametri microbiologici rappresentano il 2,7% dei campioni totali ed hanno richiesto interventi di manutenzione straordinaria e disinfezioni a seguito dei quali gli ulteriori controlli analitici hanno dato esito favorevole. I casi di non conformità relativi ai parametri chimici costituiscono l’1,7%, di cui la maggior parte hanno riguardato i parametri indicatori, che alterano la qualità organolettica dell’acqua, ma sono innocui per la salute dei consumatori. I rimanenti casi di superamento hanno riguardato la presenza di microinquinanti, riscontrati per lo più nelle acque grezze e quindi a monte del processo di potabilizzazione, essenzialmente riconducibili alla presenza di arsenico e nichel la cui origine è dovuta a cause naturali connesse alla conformazione geologica dei terreni permeati dalle acque. In casi isolati (n. 7) si sono verificati superamenti per il parametro nitrito, imputabili essenzialmente a contatti di acqua povera di ossigeno con nitrati che, in ambiente riducente, si trasformano in nitriti. Il D. Lgs. n. 31 del 2 febbraio 2001 regolamenta altresì la possibilità di derogare, al verificarsi di particolari situazioni di criticità qualitativa della risorsa idrica, ai valori massimi ammissibili fissati. A tal proposito occorre evidenziare che nel corso dell’anno 2010, a seguito di segnalazioni relative a situazioni di superamento occasionale, per i parametri arsenico e nitrito, dei valori di concentrazione limite, previsti dall’allegato I, parte B, del D. Lgs. n. 31 del 2 febbraio 2001, è stato necessario programmare, di concerto con le Autorità d’Ambito competenti, specifici interventi di risanamento. La tempestiva realizzazione di tali interventi (sono stati realizzati impianti di potabilizzazione e lavori di interconnessione tra reti idriche) ha permesso di risolvere le situazioni di criticità segnalate, evitando in tal modo il ricorso al provvedimento di deroga.

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lo stato di qualità ambientale


Le acque sotterranee (pozzi, sorgenti) rappresentano la principale fonte di approvvigionamento ad uso potabile, mentre il contributo delle acque superficiali rappresenta circa il 14% del volume totale approvvigionato. In conformità alla Direttiva 75/440/CE le acque superficiali destinate al consumo umano sono classificate nelle categorie A1, A2 e A3 secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche stabilite dalla medesima direttiva e dai provvedimenti nazionali di recepimento. Ad ogni categoria di classificazione corrisponde un livello di trattamento specifico, cui le acque vanno sottoposte prima del loro utilizzo potabile:

A1

A2

A3

20

70

5

Categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione Categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione Categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione

In Piemonte risultano censiti 95 punti di prelievo per i quali è stata effettuata la citata classificazione delle acque captate e viene eseguito annualmente il monitoraggio di controllo. Le prese di gran lunga più significative sono quelle di Torino/La Loggia della SMAT S.p.A., che nel 2010 hanno prelevato dal fiume Po circa 61 milioni di m3 per approvvigionare la rete idrica cittadina.

GLI OBIETTIVI AMBIENTALI L’attività svolta per la predisposizione del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po (PdG Po) e della Relazione al Consiglio regionale sull’attuazione del PTA, ha comportato una valutazione del rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità dello stato ecologico e chimico rispetto alle generiche previsioni al 2015 della Direttiva acque e, di conseguenza, l’individuazione di eventuali deroghe temporali agli obiettivi stessi. La norma europea prevede infatti la possibilità di spostare, motivatamente, il raggiungimento del buono stato se si presuppone che le misure necessarie per raggiungerlo abbiano tempi di realizzazione o di efficacia superiori ai 6 anni di durata del Piano. FIGURA 8

L’analisi del rischio legata alle pressioni unitamente al trend dei dati di qualità fino al 2008 e lo stato di attuazione delle misure di risanamento previste dal PTA ha portato alla previsione di una deroga al 2021 per il 49% dei corpi idrici monitorati per il raggiungimento dello stato ecologico e del 12% per lo stato chimico (Figura 8).

Deroghe al raggiungimento dell’ obiettivo di qualità buono previsto per il 2015

Le deroghe sono state proposte nell’ambito del Piano di Gestione del distretto idrografico del Po. É da sottolineare, infine, come la graduale transizione al monitoraggio degli elementi di qualità biologica dei corsi d’acqua ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, potrà comportare, indipendentemente dalle azioni intraprese, possibili variazioni, anche significative e al momento non prevedibili, della classificazione ambientale attuale. Al raggiungimento dell’obiettivo generale alcuni comparti concorrono con specifici obiettivi e relativi interventi. Il servizio idrico integrato, nell’esercizio della funzione propria di assicugli obiettivi ambientali

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rare un servizio essenziale quale quello di acquedotto, fognatura e depurazione delle acque reflue, persegue i seguenti obiettivi, funzionali alla salvaguardia quali-quantitativa della risorsa: • salvaguardia delle acque destinate al consumo umano, con un aumento del livello di sicurezza dei punti di prelievo; • riduzione dei quantitativi di fosforo e azoto nelle acque reflue trattate negli impianti di depurazione; • riassetto del sistema di drenaggio delle acque meteoriche e delle acque reflue urbane, per ridurre l’immissione di volumi di reflui non trattati nei corpi idrici; • risparmio idrico e riduzione delle perdite dei sistemi acquedottistici. Si tratta di obiettivi che, sia per l’entità degli investimenti necessari sia per la loro natura “culturale”, sono perseguibili nel medio periodo. Per quanto riguarda il primo punto, la Regione Piemonte ha ritenuto prioritario investire nel processo di razionalizzazione del sistema di captazioni per la produzione di acqua destinata al consumo umano. A tale scopo è in fase di attuazione uno specifico programma di salvaguardia delle captazioni potabili che, partendo dalle effettive condizioni di vulnerabilità e rischio delle acque, individui le captazioni da mantenere, adeguandone l’area di salvaguardia secondo quanto previsto dal Regolamento regionale n. 15/R del 11 dicembre 2006, e quelle per le quali risulta più conveniente la dismissione. Con l’attuazione di questo programma sarà possibile consolidare una più efficace azione di prevenzione che agisce su due fronti: da una parte il monitoraggio della qualità delle acque in arrivo alle captazioni (protezione dinamica), dall’altra la definizione di vincoli e limitazioni d’uso delle aree circostanti le captazioni stesse maggiormente rispondenti alla reale condizione idrogeologica e alla pedologia di tali terreni (protezione statica). Con riferimento agli attingimenti di acque superficiali ci si pone inoltre l’obiettivo del mantenimento delle acque captate nelle classi A1 e A2 indicate dall’art. 7 del D. Lgs. n. 152 del 11 maggio 1999, dove già esistenti, e del raggiungimento della classe A2, almeno per quanto riguarda i parametri chimici, per quelli attualmente in classe A3. L’obiettivo della riduzione dei cosiddetti “nutrienti” scaricati con le acque reflue urbane trattate, si prefigge l’abbattimento di almeno il 75% del carico complessivo di azoto e fosforo in ingresso agli impianti di trattamento. Questo permette di contenere l’apporto di nutrienti in misura compatibile con gli obiettivi di qualità definiti per le sezioni strategiche di controllo lungo l’asta del fiume Po. A scala di bacino questo contribuisce al controllo dei fenomeni di eutrofizzazione verificati nella zona del delta del Po e dell’alto mare Adriatico. Più in generale, per il controllo degli impatti originati dallo smaltimento delle acque reflue urbane, ci si pone l’obiettivo di ridurre il carico complessivo di sostanze inquinanti immesso nei corpi idrici, intervenendo sia sul complesso degli impianti di depurazione, migliorandone l’efficienza di trattamento, sia sul sistema fognario. Per quest’ultimo una particolare attenzione è riservata alle reti fognarie miste, in relazione alla necessità di limitare l’attivazione degli scaricatori di piena solo agli eventi piovosi di forte intensità, ed alle reti separate bianche, in relazione alla necessità di un più efficace controllo dell’inquinamento derivante dalle acque di prima pioggia. L’obiettivo di risparmio idrico si sostanzia invece nella diffusione di una maggiore cultura di uso razionale e di tutela della risorsa acqua, nonché nel miglioramento delle pratiche di gestione infrastrutturale (soprattutto il contenimento della pressione di esercizio delle reti, la ricerca sistematica delle perdite, la redazione di un bilancio idrico tra volume immesso e volume distribuito all’utenza in ciascun sistema acquedottistico), per ridurre i volumi prelevati dall’ambiente, ma non effettivamente resi disponibili all’utenza, ed i collegati costi di captazione, trattamento, pompaggio. 10 |

gli obiettivi ambientali


LE DETERMINANTI E LE PRESSIONI CHE INCIDONO SULLO STATO DELL’ACQUA Le pressioni che incidono in modo significativo sullo stato ambientale sono rappresentate dalle attività umane che possono determinare sia il peggioramento della qualità dell’acqua, sia il depauperamento quantitativo dei corpi idrici. Dal punto di vista qualitativo, criticità importanti sono da attribuire al comparto agricolozootecnico in relazione a impatti che si verificano sia sulle acque superficiali sia su quelle sotterranee. Poiché le attività di questo settore produttivo sono molteplici, per essere incisivi nel proporre soluzioni efficaci è necessario affrontare le singole tematiche. Il 1° marzo 2010 è stato emanato il Regolamento regionale 7R/2010, che disciplina l’utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari che derivano dalle operazioni di frangitura delle olive in tutte le fasi - dalla produzione fino all’applicazione al terreno. Tale pratica è finalizzata all’impiego delle sostanze nutritive ed ammendanti contenute nei reflui oleari, con alcune prescrizioni necessarie a preservare l’ambiente, data l’elevata concentrazione di sostanza organica (BOD, COD) e polifenoli ivi contenuti, che costituiscono un forte rischio di compromissione della qualità dei corpi idrici. Per gli olivicoltori non professionisti è stata predisposta una scheda tecnica riassuntiva dei punti salienti per una corretta e consapevole gestione agronomica dei reflui oleari. Per quanto riguarda la pressione derivante dal comparto vitivinicolo, inerente lo smaltimento di acque reflue e di farine fossili, l’analisi dei problemi e l’individuazione delle possibili soluzioni vengono affrontate nell’ambito delle attività del Contratto di fiume del torrente Belbo. Fra le pressioni che determinano incidenze quantitative, particolare rilevanza hanno i prelievi d’acqua a scopo irriguo e idroelettrico da corso d’acqua naturale, i cui impatti incidono in modo prevalente sul reticolo idrografico naturale della pianura e dell’area montana. L’alimentazione della rete irrigua, realizzata nel corso di più secoli mediante l’articolato e complesso sistema delle infrastrutture consortili, al servizio di una superficie di circa 430.000 ettari, costituisce il maggior fattore di pressione sui corpi idrici superficiali piemontesi. Si stima che dai corpi idrici superficiali vengano derivati circa 6 miliardi di m3 d’acqua all’anno concentrati nel semestre estivo (aprile – settembre) utilizzati per l’irrigazione del riso, nell’areale nord – orientale, delle colture foraggere, ortive e frutticole e soprattutto per le colture cerealicole a ciclo primaverile – estivo (mais e soia) nel restante territorio di pianura. Le esigenze idriche delle colture agrarie irrigue sono quindi massime in coincidenza del minimo deflusso idrico naturale dei fiumi e dei torrenti a regime nivo – pluviale (solamente i deflussi della Dora Baltea e del Sesia vengono sostenuti in estate dal contributo derivante dallo scioglimento dei ghiacciai alpini. Tali acque derivate dal sistema dei canali irrigui della pianura vercellese e novarese contribuiscono in gran parte al soddisfacimento delle idroesigenze del vasto comprensorio risicolo a scavalco tra Piemonte e Lombardia).

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Negli areali agricoli del Piemonte meridionale, nel corso degli ultimi decenni, alla scarsa disponibilità di risorsa idrica superficiale si è ovviato, in parte, trivellando un numero rilevante di pozzi che interessano sia la falda freatica che quella profonda. Per determinare la domanda complessiva del comparto irriguo (idroesigenza “lorda”) occorre sommare alla idroesigenza netta delle colture le perdite di trasporto e di distribuzione della risorsa idrica al campo nonché quelle derivanti dall’efficienza del metodo d’irrigazione impiegato. I canali scavati a “cielo aperto”, con fondo e sponde inerbite o rivestite, hanno minore efficienza e, conseguentemente, maggiori perdite rispetto alle condotte e tra i metodi d’irrigazione si hanno maggiori perdite d’acqua nei sistemi adespansione superficiale (scorrimento e infiltrazione a solchi) rispetto all’aspersione (irrigazione “a pioggia”) e alla microirrigazione (irrigazione “goccia a goccia” o irrigazione “a spruzzo”). La prevalenza del trasporto e della distribuzione dell’acqua irrigua, attraverso reti a “pelo libero”, contrasta con la necessità di diffusione di metodi irrigui a maggior efficienza. Il sistema di trasporto tramite canali e la prevalenza dei metodi per aspersione superficiale con consegna turnata e in quantitativi prestabiliti della risorsa idrica rende “inelastica” la domanda d’acqua conseguentemente anche in presenza di situazioni meteorologiche favorevoli non si apprezzano riduzioni dei prelievi. La crescente diffusione di centraline sui canali delle reti consortili tende a mantenere il prelievo sempre al livello massimo anche nel periodo non interessato dall’irrigazione. I metodi irrigui ad aspersione sono attualmente strettamente correlati con le captazione di acqua sotterranea tramite pozzo che consentono di avere la disponibilità di acqua “alla domanda” e in pressione, mentre la microirrigazione, stante i notevoli costi d’installazione dell’impianto, potrà interessare solamente colture ad alto reddito quali le frutticole e alcune orticole di pregio. Un primo passo nella direzione della riduzione della pressione irrigua sulle risorse idriche è costituito dalla revisione delle concessioni che consente di adeguare il titolo irriguo al reale fabbisogno lordo delle colture. Si stima che questa azione, attivata prioritariamente nelle aree caratterizzate da gravi squilibri quantitativi, possa mediamente ridurre l’incidenza della pressione dei prelievi nell’ordine del 10 – 15%. In applicazione delle indicazioni contenute nelle “Linee guida per la verifica del fabbisogno irriguo, la revisione delle concessioni e il calcolo dei riparti in condizioni di magra”, nel corso del 2010 è proseguita, in collaborazione con le Province, l’attività di raccolta delle informazioni e di confronto con i gestori necessaria per il rinnovo e la revisione, operando contestualmente sulle singole aste fluviali, delle concessioni irrigue. Per quanto riguarda gli interventi finalizzati alla riduzione delle perdite di trasporto con conseguente riduzione dei volumi idrici richiesti alla fonte, l’estensione e la complessa articolazione delle reti irrigue richiede di valutare con estrema attenzione i canali o i tratti di canale sui quali intervenire localmente per migliorare l’efficienza del trasporto. Occorrerà, infatti, privilegiare gli interventi di riduzione delle perdite di trasporto, previa verifica della sostenibilità sotto il profilo dell’impatto sull’ambiente, su quei canali che derivano acqua dai corpi idrici soggetti a criticità idriche ricorrenti che trarranno, quindi, un maggior beneficio dalla diminuzione della pressione dei prelievo irriguo. Una importante riduzione dei prelievi potrebbe ottenersi attraverso una politica di sostegno per favorire il riordino agrario e orientare la produzione verso colture meno idroesigenti, contrastando la tendenza alla diffusione della monocoltura del mais su vaste aree. Un adeguato rifornimento idrico alle colture irrigue e la garanzia della disponibilità delle portate necessarie potranno essere ottenuti in alcuni areali anche mediante il concorso attivo 12 |

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di politiche di accumulo della risorsa idrica. Dal 1° gennaio 2009 sono entrati in vigore gli obblighi di rilascio del Deflusso Minimo Vitale (DMV) a valle di tutte le opere di presa esistenti (Regolamento regionale 8R/2007). L’applicazione di tale norma consentirà nel tempo di apportare un sensibile miglioramento allo stato quantitativo dei corsi idrici piemontesi contribuendo al riequilibrio del loro bilancio idrologico. La Regione inoltre sta predisponendo, in collaborazione con le Province e con ARPA Piemonte, un piano di monitoraggio per la verifica degli effetti ambientali che il rilascio del DMV avrà sui corsi d’acqua. Le Direzioni regionali dell’Agricoltura e dell’Ambiente nel corso dell’anno hanno avviato un programma finalizzato alla realizzazione della rete di misuratori automatici “in tempo reale” delle portate derivate dai principali consorzi irrigui della pianura. Oltre a consentire di verificare che le derivazioni siano esercitate nel rispetto dei limiti quantitativi e temporali stabiliti dal titolo di concessione, la conoscenza dei volumi effettivamente prelevati sarà utile sia ai fini di una migliore definizione del bilancio idrico ma anche nei momenti in cui, al verificarsi di criticità idrologiche di magra, dovrà essere attivata una riduzione proporzionale dei prelievi idrici. FOCUS - IL RINNOVO E LA REVISIONE DELLE CONCESSIONI PER ASTA FLUVIALE: L’ESPERIENZA SUL TORRENTE ORCO Si è concluso nel 2010 il procedimento di contestuale rinnovo/revisione delle grandi derivazioni e dei grandi prelievi irrigui nel tratto di pianura del torrente Orco. Secondo le previsioni dell’articolo 40, comma 4, del Piano regionale di Tutela delle Acque la revisione dei titoli di prelievo rilasciati a fini irrigui è stata effettuata, contemporaneamente per le derivazioni della medesima area idrografica, sulla base della verifica delle effettive idroesigenze dei comprensori irrigabili e dell’efficienza dei metodi di trasporto e di distribuzione dell’acqua derivata. La revisione delle concessioni lungo l’asta del torrente Orco ha consentito rispetto agli “antichi diritti” d’acqua, comprendenti anche utilizzazioni destinate ad azionare forze motrici non più attive, una riduzione del prelievo potenziale complessivo medio annuo nell’ordine del 20% (dall’11% durante il periodo della massima idroesigenza al 31% in quello invernale) . Attualmente è in corso il rinnovo/revisione contestuale delle derivazioni nelle aste di pianura del Sangone e del Chisone in Provincia di Torino, mentre in Provincia di Cuneo sta per concludersi la revisione delle diciotto utenze, tra grandi derivazioni e grandi prelievi, che insistono lungo la Stura di Demonte e il Gesso.

La realizzazione di opere di emungimento, in assenza di una adeguata progettazione ha comportato la realizzazione di pozzi che prelevano dalla falda profonda anche per usi che non richiedono una particolare qualità dell’acqua. Molti pozzi inoltre sono stati realizzati in modo tale che i prelievi siano effettuati in entrambi gli acquiferi permettendo così la miscelazione delle acque della falda superficiale con quelle della falda profonda. Con l’entrata in vigore della citata L.R. n. 22 del 30 aprile 1996, la realizzazione di nuovi pozzi è subordinata ad un progetto e la profondità di scavo deve essere coerente con l’uso richiesto limitandosi all’acquifero superficiale, tranne che per gli usi che necessitano di acqua di qualità idonea al consumo umano o in carenza di risorse alternative. Il fenomeno della miscelazione delle acque degli acquiferi superficiale e profondo veicolato dai pozzi attualmente costituisce ancora oggi il maggior fattore di pressione sui corpi idrogeologici profondi sotterranei piemontesi riservati, dalla normativa regionale, allo sfruttamento a scopo idropotabili. L’applicazione della misura del ricondizionamento o chiusura dei pozzi le determinanti e le pressioni che incidono sullo stato dell ’ acqua

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che miscelano le acque di falda superficiale con quelle della falda profonda prevede una prima fase valutativa dello stato di consistenza dei pozzi dei quali non si conoscono le modalità costruttive (posizione filtri, dreno, cementazioni, ecc.). Nel 2010 è stata avviata, con l’individuazione dei cosiddetti “pozzi profondi”, la richiesta agli utenti di produrre elementi idonei a documentare la corretta realizzazione dell’opera di captazione; in assenza di adeguata documentazione, la verifica dello stato di consistenza viene effettuata attraverso la video ispezione che permette di individuare l’esatta posizione dei tratti filtranti. Questa attività risulta propedeutica ed indispensabile per la successiva richiesta di ricondizionamento da parte delle amministrazioni a tutti coloro che utilizzano pozzi miscelanti le acque di falda. Il numero di pozzi interessato dalla misura è dell’ordine di alcune migliaia: il dato esatto sarà disponibile presumibilmente entro la fine del 2011. I numerosi impianti idroelettrici ad acqua fluente di cui è costellato tutto l’arco alpino, pur non sottraendo definitivamente la risorsa al corpo idrico superficiale, in quanto la restituiscono pressoché integralmente dopo averla turbinata, determinano impatti negativi sull’ambiente idrico nel tratto d’alveo intercettato tra il punto di presa e di restituzione nonché, a volte, a valle di quest’ultimo. Le maggiori criticità si registrano quindi a carico dei tratti montani di quei torrenti dove le derivazioni idroelettriche sono collocate a “cascata”. Già dal 2007, in un workshop tenutosi a Berlino per affrontare il tema e dell’applicazione delle direttive sull’acqua e sulla sostenibilità delle energie rinnovabili, l’Unione Europea ha sottolineato che gli interventi per la tutela degli ecosistemi devono focalizzarsi su tre aspetti, considerati prioritari che possono danneggiare il corso d’acqua sia da un punto di vista idromorfologico sia biologico ed inficiare il raggiungimento degli obiettivi della protezione ambientale del fiume: • continuità biologica; • deflusso minimo vitale; • picchi idrici (hydropeaking). Gli effetti principali riguardano la frammentazione del corso d’acqua, la riduzione delle portate fluenti che naturalmente sarebbero disponibili e le variazioni rapide di flusso che possono essere generate in corrispondenza dei rilasci, modificando le condizioni idrodinamiche della corrente alterano, con differenti modalità, gli habitat a disposizione delle comunità biologiche. E’ opinione diffusa fra gli specialisti tuttavia che gli indicatori individuati per la definizione delle classi di qualità in attuazione della direttiva quadro non evidenzino a sufficienza questa tipologia di impatti; sono pertanto allo studio ipotesi diverse, nell’ambito del Progetto europeo SHARE e nelle sperimentazioni in atto in Piemonte, per affrontare la tematica (vedi capitolo Progetttualità strategiche e di cooperazione). La consistenza dei prelievi di acqua destinata al consumo umano è di circa 550 milioni di 3 m , di cui il 63% da pozzi, il 14% da acque superficiali, il 23% da sorgenti, distribuiti su oltre 6.500 punti di attingimento; il maggior numero di captazioni censite rispetto allo scorso anno è il frutto dell’attività di allineamento della base dati del Sistema Informativo delle Risorse Idriche (SIRI) con gli archivi delle Province in materia di captazioni di acqua e con i Programmi di adeguamento delle captazioni esistenti, compilati dalle Autorità d’Ambito d’intesa con i Gestori del Servizio Idrico Integrato - SII ai sensi dell’articolo 9 del Regolamento regionale 15/R/2006. Prosegue l’attuazione di politiche tese alla differenziazione ed interconnessione delle fonti di approvvigionamento, perseguendo allo stesso tempo una maggiore sicurezza degli attingimenti e un minore stress sul contesto naturale. Il risparmio idrico è inoltre ormai riconosciuto come misura prioritaria di tutela della risorsa, a cui anche il comparto civile può dare il proprio contributo. 14 |

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Nel settore fognario/depurativo lo scenario si sta evolvendo in maniera consistente, con maggiori investimenti dedicati alla razionalizzazione e completamento della rete di collettamento dei reflui e al potenziamento e ammodernamento del sistema degli impianti di depurazione. Ad oggi la pressione sull’ambiente del sistema fognario è determinata da circa 3.900 punti di scarico, dei quali 171, tutti dotati di adeguato sistema di trattamento, fanno riferimento ai principali agglomerati urbani (con più di 2.000 abitanti equivalenti) e ad una popolazione trattata equivalente di poco inferiore ai sei milioni. Rispetto al 2009 l’incremento degli impianti di maggiori dimensioni è spia di un processo di razionalizzazione del patrimonio infrastrutturale e di investimenti consistenti nel settore; il minor volume di trattamento e di scarico può invece essere spiegato come riflesso della crisi economica che ha colpito il settore industriale. Nel 2010 è proseguito l’impegnativo progetto biennale di aggiornamento della banca dati SIRI, nelle sue componenti geografica e alfanumerica, in collaborazione con i gestori del servizio idrico e con il personale delle Province.

LE POLITICHE AMBIENTALI Il 2010 è stato l’anno che ha visto un intenso lavoro nell’ambito della definizione delle politiche ambientali sulle acque, dal livello sovraregionale al livello locale: • nel febbraio 2010 è stato adottato il Piano di Gestione del distretto idrografico del Fiume Po (PdG Po) come adeguamento alle richieste europee sulla pianificazione delle acque, sono state quindi trasposte in questo atto le misure del Piano regionale di Tutela delle Acque e integrate con le azioni previste a livello di distretto idrografico padano; • nell’autunno sono iniziati i lavori per la predisposizione del Programma operativo finalizzato a dare maggiore concretezza al PdG Po prevedendo tempistiche e modalità finanziarie per l’attuazione delle misure di piano; • nel mese di novembre 2010 è stata presentata dalla Giunta la prima Relazione sullo stato di attuazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA), dopo 2 anni dalla sua approvazione. Questo documento, previsto dall’articolo 9 delle Norme di Piano, illustra il complesso delle azioni promosse per l’attuazione della pianificazione in materia di acque al fine di consentire al Consiglio regionale di formulare direttive e indirizzi per l’ulteriore attività di competenza della Giunta regionale finalizzata all’attuazione del Piano stesso. La Relazione, che si trova attualmente all’analisi della commissione consiliare competente, è strutturata in diversi elaborati, separati ma complementari:

1. Relazione generale - che riporta dettagliatamente l’analisi condotta a scala regionale descrivendo il contesto aggiornato pianificatorio e legislativo in cui il PTA è inquadrato, lo stato di attuazione, la verifica dell’efficacia degli interventi finora attuati, le principali criticità rilevate, e il programma di attività per i prossimi anni. Tre allegati tecnici approfondiscono, inoltre, argomenti inerenti lo stato qualitativo delle acque sotterranee, gli indicatori di realizzazione delle misure e lo stato di attuazione di studi e indagini specifici; 2. Schede monografiche per Area idrografica - ognuna tratta, nel dettaglio, una delle 34 aree idrografiche già individuate nel PTA, riportandone una breve caratterizzazione territoriale e le principali criticità quali-quantitative, l’evoluzione dello stato di qualità in rapporto agli obiettivi prefissati e al grado di attuazione delle misure di area per le acque superficiali e per le risorse idriche sotterranee che ricadono in tale ambito territoriale; 3. Relazione di sintesi – a finalità divulgativa riporta i contenuti salienti della Relazione generale; le politiche ambientali

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I Contratti di Fiume e di Lago Se a livello regionale e distrettuale si sta procedendo con lo strumento dell’integrazione tra le pianificazioni, le politiche a livello locale si stanno attuando promuovendo i Contratti di Fiume o di Lago. I Contratti sono strumenti di partecipazione negoziata tra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nella gestione, utilizzo e fruizione della risorsa a livello locale per giungere a soluzioni specifiche, concordate e condivise delle criticità quali-quantitative raccordandosi con le attività rivolte alla salvaguardia dal rischio idraulico.

SU INIZIATIVA DELLA REGIONE PIEMONTE SONO STATI FINORA ATTIVATI I SEGUENTI “CONTRATTI DI FIUME E DI LAGO” ☞ Torrente Sangone ( sottoscritto nel 2009) ☞ Torrente Belbo (sottoscritto nel 2010) ☞ Torrente Orba (sottoscritto nel 2010) ☞ Torrente Agogna (si sta predisponendo la VAS) ☞ Laghi di Avigliana ☞ Torrente Bormida (di prossima attivazione) ☞ Lago di Viverone

La complessità del sistema del governo delle acque ha portato alla consapevolezza che solamente un’azione coordinata di tutte le istituzioni può garantire un’azione efficace e sostenibile di gestione dell’ambiente rivolto anche a soddisfare le aspettative delle norme europee. Per raggiungere tali obiettivi il PTA ha sancito il principio che “tutte le istituzioni competenti in materia improntano il loro operato ai principi di reciproca leale collaborazione” attraverso il ricorso agli strumenti delle procedure negoziate. Su questo indirizzo generale nel 2007 hanno preso avvio in via sperimentale i primi “Contratti di fiume”. Oltre al Torrente Sangone (firmato nel marzo 2009), sono stati sottoscritti il Contratto del Torrente Belbo, nel luglio 2010 e il Contratto del Torrente Orba, nel novembre del medesimo anno.

Nel corso dell’esperienza maturata nel territorio piemontese è risultata chiara la necessità di dare oggettività e replicabilità ad un percorso metodologico caratterizzato da elementi comuni ma adattabile alle diverse realtà territoriali. Tale esigenza ha portato alla predisposizione di linee guida operative. Nel corso del 2010, a partire dal lavoro di ricerca svolto con il Dipartimento Interateneo Territorio - Politecnico e Università di Torino, è stato quindi predisposto il documento “Linee Guida regionali per l’attuazione dei Contratti di Fiume e di Lago”, quale strumento di supporto volto ad indirizzare analoghe future iniziative, attualmente in fase di approvazione. Su queste premesse, l’attività futura sarà orientata da un lato a supportare e stimolare le nuove iniziative e dall’altro a garantire una continuità superando le inevitabili inerzie e difficoltà di un percorso di lungo termine, cercando di assicurare il mantenimento del significato originario del processo. È importante sottolineare che il Contratto non aggiunge un nuovo livello di pianificazione, non modifica in alcun modo le competenze già previste dalle normative in vigore, non si sostituisce né interferisce con le normali attività gestionali delle amministrazioni ma semplifica l’azione sul territorio consentendo un coordinamento e un’ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie.

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La gestione dei sedimenti nei corsi d’acqua Il trasporto solido è una delle componenti dell’ambiente fluviale e contribuisce alla definizione delle caratteristiche abiotiche specifiche di ogni corso d’acqua. L’entità del trasporto non è in effetti costante, ma dipende dalla natura litologica del bacino drenante, dalla pendenza dell’alveo e varia nel corso dell’anno con il regime idrologico, raggiungendo valori elevati durante le fasi di morbida e piena. Questo equilibrio naturale viene diffusamente alterato dalle numerose attività antropiche che comportano la realizzazione di opere di sbarramento (dighe e traverse) funzionali ai prelievi idrici, di argini e difese spondali a protezione degli insediamenti e delle infrastrutture, i prelievi di materiale nell’alveo e nelle aree golenali connessi sia all’attività di cava che al recupero della officiosità idraulica. L’interruzione della continuità del trasporto solido e il contenimento della divagazione laterale altera la funzionalità fluviale e la qualità paesaggistica e causa instabilità delle infrastrutture (ponti e argini) erosi al piede. Si è quindi determinata l’urgenza di una disciplina che introduca un approccio diverso alla gestione dei sedimenti fluviali. Innanzitutto la direttiva 2000/60/ CE, in fase di attuazione in tutta l’Unione Europea, introduce tra gli elementi di qualità per valutare lo stato dei corsi d’acqua alcuni parametri idrologici e morfologici, questi ultimi sintetizzati in Italia dall’Indice di Qualità Morfologica (IQM). Contemporaneamente, in attuazione del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), è stata approvata dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino del fiume Po la “Direttiva tecnica per la programmazione degli interventi di gestione dei sedimenti degli alvei dei corsi d’acqua” approvata con Deliberazione n. 9 del 5 aprile 2006 che prevede la redazione anche per stralci del Programma di gestione dei sedimenti (PGS), documento conoscitivo, gestionale e di programmazione degli interventi mediante il quale disciplinare le attività di manutenzione e monitoraggio dell’alveo fluviale. Gli obiettivi principali puntano al mantenimento o al recupero, ovunque possibile, della naturalità morfologica dei corsi d’acqua vista come funzionale al contenimento del rischio di piena e alla conservazione delle infrastrutture con azioni pianificate a livello di asta fluviale. Il PGS giunge alla proposta di una fascia di divagazione planimetrica dell’alveo attivo compatibile con gli usi consolidati del territorio entro la quale l’alveo può evolvere liberamente acquisendo nuovamente la dinamicità che gli è propria ed individua, di conseguenza, linee d’intervento per tratti significativi in funzione delle problematiche ambientali, idrauliche e geomorfologiche, che si riassumono come segue: • manutenzione/realizzazione delle opere di difesa spondale strategiche; • dismissione delle opere di difesa spondale non strategiche; • movimentazione/asportazione di sedimento; • riapertura di rami laterali.

FIGURA 9 Torrente Pellice, foto tratta dai documenti del Programma di gestione

Il Piano di gestione del distretto idrografico del fiume Po (PdG Po), attuativo della Direttiva 2000/60/CE, ha considerato la redazione del PGS funzionale alla realizzazione del miglioramento della qualità morfologica richiesta dalla stessa norma europea inserendola quale misura da attuarsi in corsi d’acqua risultati particolarmente degradati. Sono attualmente in fase di approvazione da parte della Regione i programmi di gestione le politiche ambientali

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dei sedimenti dei corsi d’acqua Orco (tra Courgnè e Chivasso), Pellice (tra Bricherasio e la confluenza in Po), Chisone (tra Pinerolo e la confluenza in Pellice), Maira (tra Acceglio e la confluenza in Po). Inoltre sono in fase di predisposizione gli studi propedeutici relativi ai torrenti Varaita, Stura di Demonte, Orba e Bormida. Infine, si sta dando attuazione all’articolo 114 del D. Lgs n. 152 del 3 aprile 2006 “Dighe” che ha introdotto lo strumento del Progetto di gestione delle operazioni connesse al recupero della capacità utile di invaso sulla base del D.M. del 24 giungo 2004 e del regolamento regionale 1/R/2008. I soggetti gestori degli impianti sono tenuti a specificare nel progetto le modalità che intendono seguire per porre in atto le operazioni di svaso, spurgo e sfangamento del bacino secondo criteri di sostenibilità ecologica e di rispetto delle attività produttive localizzate sull’asta fluviale. Attualmente sono stati esaminati circa 40 progetti rispetto agli 85 che sono sottoposti in Piemonte alla disciplina. In occasione della redazione del programma di gestione dei sedimenti si dovrà ove possibile creare la sinergia tra le attività di sfangamento delle dighe e le attività di ripascimento delle zone evidenziate dal PGS come in forte squilibrio morfologico, limitando lo stoccaggio del materiale fluviale in discarica a vantaggio della riqualificazione morfologica e del trasporto solido fluviale.

Il Deflusso Minimo Vitale Il Regolamento regionale n. 8/R del 17 luglio 2007 – emanato in attuazione dell’art. 39 delle norme del PTA - dal 1° gennaio 2009 ha reso obbligatorio il rilascio a valle di tutti i prelievi idrici, eventualmente anche solo con modalità provvisorie, del Deflusso Minimo Vitale (DMV) di base che corrisponde mediamente a circa il 10 – 15 % della portata media annua naturale. Ogni derivazione idrica in esercizio deve quindi, adeguare le proprie opere di captazione per consentire lo scorrimento di una predefinita portata a valle dell’opera di presa. FIGURA 10 Misurazione del rilascio del DMV

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Dall’applicazione del Regolamento si attende nel tempo un sensibile miglioramento della qualità di buona parte degli ecosistemi acquatici e il ristabilimento della continuità del filone della corrente in special modo nei tratti d’alveo sottoposti a importanti pressioni di prelievo. Nel corso del 2010 si è concluso il lavoro per la predisposizione dei criteri di rilascio del deflusso minimo vitale dagli invasi di competenza del registro italiano dighe (RID) sulla base di quanto previsto dall’articolo 7 del regolamento stesso (i criteri sono stati approvati dalla Giunta regionale con deliberazione n. 80-1651 in data 28 febbraio 2011). Nel caso di rilasci uguali o superiori a 200 l/sec. è previsto l’obbligo di attuare regole operative di distribuzione temporale dei rilasci e un monitoraggio dei parametri ambientali e idromorfologici degli alvei. Le linee guida disciplinano le sospensioni invernali dei rilasci per le dighe situate ad alta quota e le riduzioni dei rilasci per gli invasi che nel periodo irriguo forniscono integrazioni di significativi volumi d’acqua all’agricoltura di valle.

le politiche ambientali


Sul versante delle sperimentazioni volontarie dei rilasci del DMV effettuate sulla base di quanto previsto dall’articolo 13 del regolamento regionale 8/R/2007, nel corso dell’anno 2010 è stato siglato un Protocollo d’Intesa tra la provincia di Cuneo, la Regione Piemonte e l’ENEL Produzione S.p.A. per il monitoraggio idrologico ed ecologico di rilasci di DMV differenziati dalle prese degli impianti ENEL di Casteldelfino, Sampeyre e Brossasco in Valle Varaita che interessano praticamente quasi l’intero tratto montano. Nel corso del 2010 è proseguita la sperimentazione dei rilasci del DMV anche sull’asta del Ticino a confine tra il Piemonte e la Lombardia sulla base dell’accordo tra le due Regioni, le Province di Novara, Varese, Pavia, Milano, il Consorzio del Ticino e gli Enti di gestione dei parchi del Ticino piemontese e lombardo. Sono stati rilevati i parametri biologici a valle delle prese esistenti nel tratto oggetto di studio, secondo le metodologie previste dalla direttiva 2000/60/CE e si è evidenziata la necessità di una regola operativa di gestione dei livelli del lago Maggiore più attenta agli utilizzi dell’acqua del Ticino nei periodi di scarsità idrica e conseguentemente alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici presenti.

Il Servizio Idrico Integrato Dalla conferma degli obiettivi di prevalente competenza del Servizio Idrico Integrato consegue naturalmente la conferma delle politiche di settore, che negli anni stanno provando la loro efficacia. Queste politiche richiedono tempi medio-lunghi di attuazione, ingenti risorse economiche e la prosecuzione di un’azione sinergica di una pluralità di soggetti al fine di non vanificare gli ingenti investimenti già fatti o programmati e il rischio di non centrare gli obiettivi. Anche nel 2010 sono pertanto state attuate, per quanto di competenza del servizio idrico, politiche per: • la salvaguardia delle acque destinate al consumo umano, perseguite tramite: -- la perimetrazione delle aree di salvaguardia delle captazioni acquedottistiche e l’attuazione del Programma di adeguamento delle opere di attingimento previsto dal Regolamento regionale n. 15/R del 11 dicembre 2006, recante la disciplina delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano; -- l’individuazione di zone di riserva, identificando a scala regionale porzioni di corpi idrici superficiali e sotterranei, che per le loro intrinseche caratteristiche quali-quantitative sono potenzialmente destinabili all’uso potabile; -- il raggiungimento dell’obiettivo di qualità funzionale per i corpi idrici superficiali destinati ad uso potabile consistente nel mantenimento delle classi A1 e A2 indicate dal D. Lgs. n. 152 del 11 maggio 1999 art. 7, dove già esistenti e nel raggiungimento della classe A2 per quelli attualmente in classe A3; • l’incremento dell’efficacia depurativa degli impianti di depurazione, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei quantitativi di fosforo e azoto scaricati con le acque reflue urbane trattate; • il riassetto del sistema di drenaggio delle acque meteoriche, al fine di ridurre nei corpi idrici l’immissione di carichi inquinanti prodotti dal dilavamento delle superfici impermeabili delle aree urbanizzate, nonché l’estensione e la riqualificazione delle reti di collettamento delle acque reflue urbane; • il risparmio idrico e la riduzione delle perdite dei sistemi acquedottistici, da perseguire con azioni di sensibilizzazione culturale alla tematica acqua ed alle sue problematiche, con la promozione dell’uso di tecnologie e modalità impiantistiche che favoriscano la corretta percezione dei consumi, con la formazione dei tecnici delle società erogatrici del servizio per una gestione ottimale della pressione in rete, degli intervalli di manutenzione delle condotte nonché dei materiali impiegati e delle tecniche costruttive. le politiche ambientali

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ACQUA

FOCUS - IL MONITORAGGIO DEGLI ACCORDI DI PROGRAMMA QUADRO (APQ) PER IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO Le Intese Istituzionali di Programma (IIP) ed i conseguenti Accordi di Programma Quadro (APQ) sono tra i principali strumenti di programmazione negoziata introdotti dal legislatore nazionale nel corso degli ultimi anni. L’intesa è, in estrema sintesi, uno strumento che permette ai diversi livelli di governo coinvolti (in specifico quello centrale e quello regionale) di definire un piano pluriennale di interventi di interesse comune localizzati sul territorio regionale e di collaborare per la loro attuazione. Gli interventi sono iniziative e progetti per lo sviluppo del territorio da realizzare o concludere in attuazione di ciascun APQ. L’Intesa Stato-Regione Piemonte è stata sottoscritta il 22 marzo 2000, quale strumento finalizzato alla realizzazione di un piano pluriennale di interventi volti a favorire lo sviluppo nel territorio regionale. In attuazione di questa Intesa, dal 2000 ad oggi sono stati sottoscritti per ciò che concerne in particolare il settore “Risorse idriche”, 7 Accordi di Programma Quadro, che hanno finanziato 235 interventi, alcuni dei quali ancora in fase di completamento, per una valore complessivo di circa 417 milioni di euro, così come riportato nella tabella successiva.

ACCORDO DI PROGRAMMA

2000

2001

2002

2003

2005

2006

2007

TOTALE

71

57

78

9

44

38

120

417

47

39

40

4

23

18

53

224

24

18

38

5

21

20

67

193

Interventi inseriti in APQ

22

28

51

5

36

35

58

235

Interventi conclusi

18

24

44

4

21

18

5

134

QUADRO Valori totali degli interventi inseriti in ciascun APQ (Mln €) Finanziamenti statali/ comunitari (Mln €) Finanziamenti dei soggetti attuatori (Mln €)

FOCUS - LA RIFORMA DELLE AUTORITÀ D’AMBITO PER IL SERVIZIO IDRICO La legge Finanziaria per il 2010 ha disposto una importante evoluzione del quadro organizzativo dei servizi idrici nonchè della gestione integrata dei rifiuti. Entro fine anno sarebbero dovute infatti essere abolite le rispettive Autorità d’Ambito, che nel caso del Piemonte sono organismi nati dal convenzionamento dei Comuni e delle Province di un determinato territorio, e le Regioni avrebbero dovuto attribuire con propria legge le funzioni già esercitate dalle Autorità. A fine anno è stata concessa una proroga della suddetta scadenza, tuttora in essere fino al 31 dicembre 2011. Nell’ultimo trimestre del 2010 la Regione ha avviato la predisposizione di un disegno di legge di attribuzione delle competenze, attualmente in fase di esame da parte del Consiglio Regionale che, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, pone le condizioni organizzative per garantire per un servizio di qualità, economicamente sostenibile e fondato sul pieno recupero dei costi di gestione ed ambientali, come peraltro richiesto dalla Direttiva quadro sulle acque.

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le politiche ambientali


FOCUS - PROGETTO PILOTA PER LA LOTTA ALLA SICCITÀ ED ALLA DESERTIFICAZIONE Il Piemonte è una regione ricca di corsi d’acqua, alcune aree di ridotta estensione territoriale sono tuttavia soggette a fenomeni di degrado molto spinto legato principalmente ad una carenza idrica naturale su cui si inseriscono fenomeni antropici, quali l’alta Valle di Susa, parte del Monferrato e delle Langhe cuneesi. È stato quindi predisposto uno specifico progetto su tutto il territorio regionale al fine di predisporre una cartografia delle aree interessate da fenomeni di siccità, degrado del suolo e processi di desertificazione. Nel corso del 2010 si sono concluse le attività relative all’applicazione della metodologia ESAs (Environmental Sensitive Areas).Tali attività, la cui realizzazione è stata svolta in collaborazione con l’Università di Torino - DEIAFA e D.E. “S. Cognetti De Martiis” e IPLA, si inseriscono nell’ambito di un Accordo di collaborazione, sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente nel 2007. Oltre ad applicare la metodologia sopra richiamata, il progetto si è posto l’obiettivo di realizzare due interventi dimostrativi di prevenzione/mitigazione in aree del territorio regionale che hanno evidenziato particolari situazioni di criticità quali: processi di erosione in atto, copertura vegetale scarsa e bassi livelli di precipitazioni. Il fattore che ha caratterizza il progetto è l’adozione di un approccio integrato che ha consentito di modellare i principali indici biofisici, relativi alle forme di degrado tipicamente ambientale. In particolare si è provveduto al calcolo dei seguenti indici: •

Indice di Qualità del Suolo (SQI - Soil Quality Index);

Indice di Qualità del Clima (CQI - Climate Quality Index);

Indice di Qualità della Vegetazione (VQI - Vegetation Quality Index);

Indice di Qualità di Gestione del Territorio (MQI - Management Quality Index).

Conseguentemente sono state allestite le rappresentazioni cartografiche che fanno riferimento a ciascuno dei suddetti indici ed all’indice sintetico ESAI (Environmentally Sensitive Area Index), derivante dalla loro integrazione. Attraverso il calcolo dell’indice ESAI si è proceduto all’elaborazione della copertura geografica, in scala 1:250.000, delle aree a rischio di desertificazione in Piemonte. La mappatura e la classificazione delle suddette aree a rischio, ha inoltre permesso di definire alcune linee prioritarie di intervento di prevenzione e di mitigazione dei processi di degrado strettamente legati con la siccità e la desertificazione. Nell’ambito del progetto è stato inoltre possibile realizzare, in collaborazione con il “Museo A come Ambiente” di Torino, una postazione-mostra e laboratorio (exhibit) con l’obiettivo di consentire una più ampia conoscenza dei fenomeni di degrado del suolo e di rappresentare i processi naturali e le pressioni antropiche che portano alla desertificazione, secondo un “linguaggio” semplice e di facile comprensione. Tale exhibit dall’anno scolastico 2010/2011 è stato inserito nel programma didattico del “Museo A come Ambiente”. Lo sviluppo metodologico ed i risultati del progetto sono stati presentati in occasione del convegno che si è tenuto il 17 giugno 2010, presso Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, in occasione della “Giornata mondiale per la lotta contro la siccità e la desertificazione”. Gli atti del convegno sono disponibili sul sito della Regione Piemonte, all’ indirizzo: Figura 11- Carta dell’indice sintetico della

http://www.regione.piemonte.it/acqua/seminario2.htm

Vulnerabilità alla desertificazione (ESAI)

le politiche ambientali

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ACQUA

GLI INDICATORI UTILIZZATI PER IL MONITORAGGIO AMBIENTALE E PER VALUTARE L’EFFICACIA DELLE AZIONI Per l’elaborazione della pianificazione sulle acque è ormai consolidato l’uso della metodologia DPSIR coerente con l’impostazione della Direttiva quadro e largamente assunto a livello internazionale per individuare un “nesso di causalità” tra le diverse componenti caratterizzanti le tematiche ambientali. L’uso di indicatori si inserisce in questo schema logico rappresentando un strumento utile per valutare il livello di attuazione delle politiche ed il grado di raggiungimento degli obiettivi perseguiti. Si è ritenuto opportuno che il PTA contenesse meccanismi che permettessero di aggiornare e adeguare, nel corso della sua validità, l’insieme delle misure stabilite in sede di elaborazione per il raggiungimento dei traguardi relativamente a ciascuna area idrografica. È stata quindi prevista una valutazione in itinere articolata in un duplice controllo: verificare da un lato che le misure da esso indicate vengano effettivamente attuate, secondo le modalità e i tempi previsti, e dall’altro quali effetti le misure conseguono sullo stato di qualità delle acque.

Gli indicatori significativi riguardano ad esempio: • la percentuale di punti in linea con l’obiettivo di stato ambientale “buono” al 2008 rispetto al totale delle stazioni monitorate; • il livello di applicazione del Deflusso Minimo Vitale (DMV); • investimenti del servizio idrico integrato realizzati nell’anno 2009; • avvicinamento della percentuale di abbattimento del carico di nutrienti in ingresso agli impianti di trattamento delle acque reflue urbane in relazione agli obiettivi del 75% stabiliti a livello comunitario. Nel corso del 2010, nell’ambito della predisposizione della Relazione biennale al Consiglio regionale sullo stato di attuazione del PTA è stata compiuta una meticolosa valutazione del livello di avanzamento del Piano, in particolare si è provveduto all’analisi di dettaglio dell’esecuzione delle misure di interesse generale e delle specifiche misure per ogni area idrografica. L’attività di popolamento degli indicatori ha incontrato in questa prima fase operativa difficoltà dovute alla reperibilità del dato, al suo grado di aggiornamento ed al diverso livello territoriale di aggregazione (regionale, provinciale o di ambito territoriale ottimale – ATO - per quanto concerne il servizio idrico integrato). Sarà quindi necessario operare per migliorare il flusso dei dati e ricondurre in futuro l’analisi dell’attuazione al contesto territoriale del bacino idrografico.

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gli indicatori per il monitoraggio ambientale


MISURE PREVISTE DAL PTA

INDICATORE DI ATTUAZIONE

FIGURA 12 Esempi di valutazione dell’attuazione del PTA

Applicazione del Deflusso Minimo Vitale

mediante indicatori

25% Impatto diffuso: gestione agricola orientata alla riduzione degli apporti di prodotti fitosanitari/fosforo/azoto 90%

RIFERIMENTI Sul sito web, www.regione.piemonte.it/acqua/index.htm, è possibile trovare le informazioni inerenti le problematiche, gli obiettivi e le azioni, lo stato delle conoscenze, il Sistema Informativo Risorse Idriche, gli strumenti di pianificazione e i progetti europei inerenti l’acqua nel suo complesso. In particolare alle pagine: • www.regione.piemonte.it/acqua/pianoditutela/pta/index.htm è disponibile l’intero testo del Piano di tutela delle Acque comprensivo degli allegati tecnici; • www.regione.piemonte.it/acqua/pianoditutela/pta/relazione/index.htm è riportata la Relazione al Consiglio Regionale sullo stato di attuazione delle misure di tutela e risanamento previste dal Piano di tutela delle acque; • gis.csi.it/acqua è possibile visualizzare e scaricare le informazioni inerenti lo stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee; • www.regione.piemonte.it/acqua/download/index.htm si ritrovano informazioni sulla situazione idrica in Piemonte sia annuali nello specifico Rapporto sia mensili nel Bollettino idrologico Mensile; • www.regione.piemonte.it/acqua/seminario2.htm sono disponibili i risultati del Progetto Pilota per la Lotta alla siccità ed alla desertificazione presentati in occasione del convegno sulla “Giornata mondiale per la lotta contro la siccità e la desertificazione”; • www.regione.piemonte.it/acqua/zone/frantoi.htm è possibile visionare il materiale rivolto agli olivicoltori per la gestione dei reflui oleari; • www.regione.piemonte.it/acqua/contratti.htm si trovano le informazioni sull’attuazione dei Contratti di fiume e di lago in Piemonte; • www.regione.piemonte.it/acqua/siirupar.htm è il servizio Web per la consultazione delle infrastrutture di acquedotto, fognatura e depurazione; • www.share-alpinerivers.eu si trova il sito ufficiale del progetto Share sulla sostenibilità dell’idroelettrico; • www.progettostrada.net si trova il sito ufficiale del progetto Strada sulla gestione dei rischi naturali in relazione ai cambiamenti climatici.

riferimenti

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