Agricoltura

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A R U T L O AGRIC A I N C E T O E ZO ortali chiedenze dei m onri le al ed , te en a, mite, indulg quante altre sp La terra è benign ante cose, costretta, produce, hi, sensi, e colori qu cc serva continua; gge, quanti profumi, sapori, su a lei affidiamo! e ru st ch di ri te so te taneamen està ci rende i . on ta an qu on ci offre! C sa alimenta r utile nostro es Quante cose pe Plinio il Vecchio


AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

LE POLITICHE AGRICOLE ED IL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013

L’agricoltura è l’attività più diffusa a livello regionale dal punto di vista di uso del territorio. In altre parole, la maggior parte del territorio extra-urbano, così come lo conosciamo, è modellato da questa attività economica che, come tale, deve competere secondo le regole del mercato. Ciò comporta da un lato il rischio che i metodi di produzione intensivi tipici della pianura, e di parte della collina, alterino la qualità degli ecosistemi. I metodi intensivi comportano infatti un’eccessiva semplificazione degli agro-ecosistemi, attraverso le monocolture, l’ampliamento/omogeneizzazione degli appezzamenti e l’eliminazione degli elementi lineari del paesaggio, e una forte pressione sull’ambiente causata da un uso eccessivo di risorse naturali e dall’emissione di sostanze inquinanti (pesticidi, fertilizzanti, ecc.). Dall’altro lato si presentano problemi opposti nelle aree svantaggiate di montagna e di collina, dove restano elevati i rischi di marginalizzazione dell’attività agricola a cui consegue la riduzione del presidio del territorio. In queste aree l’agricoltura contribuisce ad esempio alla tutela dell’assetto idrogeologico, al mantenimento della viabilità e del sistema di drenaggio oltre che, dal punto di vista naturale, alla creazione ed alla conservazione di una grande varietà di habitat di elevato pregio, che modellano il paesaggio agrario e che offrono siti di rifugio e di alimentazione per molti animali selvatici. FIGURA 1 Ripartizione del territorio piemontese nelle 4 tipologie areali adottate

L’analisi della situazione ambientale del Piemonte, svolta in dettaglio nel testo del Programma di Sviluppo Rurale 2007-20131 (PSR), ha evidenziato l’esistenza di questo dualismo tra i diversi contesti territoriali.

nel PSN e nel PSR della Regione Piemonte

1

Analisi da pag. 77 a pag. 168 del testo integrato del PSR reperibile al link:

http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/documentazione/versioni.htm

2|

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali


Questo concetto è stato rafforzato nel 2009 quando vi è stata una profonda revisione della politica di sostegno allo sviluppo rurale, attraverso quella che è stata definita la valutazione dello stato di salute (Health Check) della PAC. Con l’approvazione di nuovi regolamenti2 al Piemonte sono state assegnate specifiche risorse aggiuntive, destinate alle seguenti sfide ambientali: • cambiamenti climatici; • energie rinnovabili; • biodiversità; • gestione sostenibile delle risorse idriche. Questa revisione sottolinea dunque ancor più l’importanza della PAC come sostegno ad una produzione agricola che sappia coniugarsi con la tutela ambientale. Inoltre, le recenti riflessioni sulla riforma della PAC dopo il 2013 accolgono questa visione e queste sfide (soprattutto la lotta ai cambiamenti climatici) e danno per scontata la centralità della tutela ambientale come esternalità dell’attività agricola e forestale a giustificazione del sostegno pubblico. Nel dibattito che si sta svolgendo sul futuro della PAC si pone infatti l’accento sull’importanza della multifunzionalità delle aziende agricole e della produzione di beni pubblici. Ciò anche al fine di giustificare la quota elevata (circa il 40%) del bilancio comunitario destinata all’agricoltura. Sebbene sia condivisibile un maggiore risalto a questi due temi, è inevitabile che la PAC debba mantenere la sua ragione d’essere originale: il sostegno ad un settore caratterizzato da un ritorno degli investimenti mediamente inferiore rispetto agli altri settori dell’economia. Beni pubblici e multifunzionalità sono, quindi, due ragioni in più per mantenere il sostegno al settore primario da parte dell’Europa allargata. Il Programma di sviluppo rurale (PSR) della Regione Piemonte 2007-2013, principale strumento politico ed economico per lo sviluppo dell’agricoltura piemontese, regolato e cofinanziato dall’Unione europea ai sensi del regolamento (CE) n. 1698/2005, ha i seguenti tre macroobiettivi che corrispondono ad altrettanti Assi del programma3: • accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione; • valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio; • migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche.

2

Regolamento (CE) n. 74/2009 del Consiglio del 19 gennaio 2009, che modifica il regolamento (CE) cosiddetto “di base” n. 1698/2005, e

Regolamento (CE) n. 363 della Commissione, del 4 maggio 2009, che modifica il Regolamento (CE) n. 1974/2006 del 15 dicembre 2006. 3

Il Programma di sviluppo rurale si articola in assi, misure e azioni. Gli assi sono costituiti da un insieme coerente di misure, a loro volta

definite dal regolamento (CE) n. 1698/2005 come “una serie di operazioni” (progetti, contratti, accordi o altre azioni). Per approfondimenti: www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/vademecum.htm

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Gli obiettivi ambientali Gli obiettivi di natura ambientale sono principalmente perseguiti mediante l’Asse 2; tuttavia con la citata riforma Health Check del 2009 il Piemonte ha scelto di assegnare risorse per rafforzare le finalità ambientali anche delle misure dell’asse 1, volte al miglioramento della competitività, e dell’asse 3, orientate al miglioramento della qualità della vita e alla diversificazione nelle zone rurali. Tale scelta del Piemonte è finalizzata a promuovere l’adozione di nuove tecnologie nelle aziende agricole e in quelle che trasformano i prodotti con particolare riferimento a: • prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici (risparmio energetico, reti antigrandine, sistemazione dei versanti, ecc.); • tutela delle risorse idriche (depuratori, sistemi di microirrigazione e a basso consumo di acqua, ecc.); • sviluppo di energie rinnovabili; • biodiversità4. Come anticipato, gli obiettivi di natura ambientale sono principalmente perseguiti mediante l’asse 2, denominato “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”, il quale sviluppa le strategie finalizzate ad indirizzare le attività agricole, zootecniche e selvicolturali verso l’adozione di metodi produttivi e di pratiche volte al miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale. A questo asse è assegnato poco più del 40% delle risorse di tutto il PSR, vale a dire circa 414.665.000 Euro (di cui 4.621.000 Euro di risorse Health Check per la biodiversità) dedicati interamente ai seguenti obiettivi specifici: A. Conservazione della biodiversità, tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad alto valore naturale. Le principali minacce, sia alla biodiversità agraria5 che alla biodiversità naturale legata agli habitat agricoli, derivano da due cause tendenzialmente opposte: da un lato le pratiche agricole troppo intensive in pianura e nelle aree viticole collinari, dove sono situate le aziende più specializzate le cui esigenze di razionalizzazione fondiaria e produttiva lasciano poco margine ad habitat di sufficiente ricchezza ecosistemica, dall’altro l’abbandono delle aree rurali marginali, dove il venir meno di aree coltivate semplifica il mosaico ecosistemico unicamente a favore di aree boscate6. Per questi motivi il PSR, con interventi di diverso tipo, sostiene tutte le pratiche agricole o forestali che possano contrastare tali fattori negativi. B. Tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e profonde. Dall’analisi della situazione piemontese emerge con evidenza la necessità di preservare la qualità delle risorse idriche piemontesi riducendo gli apporti di inquinanti derivanti dalle attività agricole e zootecniche, in particolar modo nelle aree in cui tale criticità è particolarmente acuta, come nelle zone vulnerabili ai nitrati ed ai fitofarmaci, oppure nelle aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile. Inoltre, in relazione agli elevati consumi idrici di alcune colture, e In particolare: • la misura 111, volta alla formazione e all’informazione, dispone di 1.366.000 € per la prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici, per la tutela delle risorse idriche e per la biodiversità; • la misura 121, volta all’ammodernamento delle aziende agricole, dispone di 12.634.000 € per la prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici (risparmio energetico, reti antigrandine, sistemazione dei versanti, ecc.) e per la tutela delle risorse idriche (depuratori, sistemi a basso consumo di acque, ecc.; • la misura 123, volta al miglioramento dell’agro-industria, dispone di 5.641.000 € per prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici (risparmio energetico, …) e per la tutela delle risorse idriche (depuratori, sistemi a basso consumo di acque, …); • la misura 124, volta allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie, dispone di 1.181.000 € per la prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici e per le energie rinnovabili; • la misura 323, volta alla tutela del patrimonio rurale ed in particolare alle aree Natura 2000, dispone di circa 3.000.000 € per la tutela della biodiversità. 5 Per biodiversità agraria si intende il patrimonio genetico di razze animali e varietà vegetali tradizionali. 6 Per approfondimenti in merito, vedasi l’analisi della situazione ambientale nel capitolo 3 del PSR, in particolare il par. 3.1.3. 4

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lo stato attuale e gli obiettivi ambientali


tenuto conto del rischio di una riduzione della disponibilità idrica, emerge anche la necessità di migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua in agricoltura. C. Riduzione dei gas serra e degli agenti acidificanti. Con riferimento al cambiamento climatico e alla qualità dell’aria, si rileva che le emissioni dirette di CO2 di origine fossile da parte del parco macchine agricolo sono una piccola frazione delle emissioni totali. Un aspetto più rilevante è invece costituito dall’emissione indiretta di CO2 attraverso le varie tappe del ciclo del carbonio, e in particolare quella che coinvolge la fermentazione metanica che avviene nell’intestino del bestiame allevato e/o nelle sue deiezioni. Il recupero di questo gas a elevato contenuto energetico e il suo riutilizzo in azienda rappresentano un esempio di sinergia tra obiettivi economici (diminuzione dei costi di gestione) e ambientali (diminuzione dell’emissione di metano, di cui il settore agricolo è la principale fonte, nonché della CO2 che si forma nella fase successiva della fermentazione e che, nella degradazione incontrollata delle deiezioni, viene dispersa in atmosfera). Inoltre talune operazioni finanziate con il PSR possono contribuire alla fissazione del carbonio nei tessuti vegetali e nel suolo (misure forestali, miglioramento delle tecniche colturali e di allevamento ecc.), contrastando così il preoccupante fenomeno dell’effetto-serra. D. Presidio del territorio nelle aree a rischio di marginalizzazione. Dall’analisi del contesto regionale è emerso il rischio di un’ulteriore marginalizzazione delle attività agricole nelle aree con svantaggi di tipo naturale, con la conseguente perdita dei servizi ambientali e delle esternalità positive nei confronti del territorio e del paesaggio, che derivano dalle pratiche agricole e zootecniche svolte correttamente. L’ampiezza dei territori che corrono tale rischio in Piemonte è elevata, in ragione soprattutto della notevole estensione delle aree montane e delle aree collinari non vocate per produzioni di pregio, ragione che ha condotto ad individuare un apposito obiettivo specifico. In risposta a tale esigenza è stata attivata la misura 211 “Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane”. Tale azione è fondamentale per mantenere l’attività agricola in queste aree. E. Tutela del suolo e del paesaggio. L’analisi del contesto regionale ha evidenziato la necessità di migliorare la tutela del suolo in riferimento alle situazioni di impoverimento di sostanza organica, ai fenomeni di carattere erosivo e di compattamento e all’accumulo di elementi inquinanti. Inoltre, è emerso che il paesaggio tende ad essere impoverito sia dall’aumento di aree agricole intensive, che producono un’eccessiva semplificazione del paesaggio stesso, sia dalla riduzione degli interventi di manutenzione legati alla perdita di presidio antropico e alla diminuzione di bestiame al pascolo. In figura 2 sono schematicamente riassunti i principali interventi previsti dall’asse 2 del PSR ordinati in base alle risorse messe a disposizione, gli obiettivi perseguiti dai singoli interventi e quindi le misure e le azioni che comprendono tali interventi (alcune misure o azioni possono includere uno o più interventi).

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

FIGURA 2

INTERVENTO

ordinati in base alle risorse

perseguiti dai singoli

Riduzione degli input:

qualità chimica delle acque e dei suoli

agrofarmaci, fertilizzanti

aumento della biodiversità e miglioramento

aumento della biodiversità e miglioramento Mantenimento delle attività agricole in aree marginali

dell'ambiente

211

mantenimento del paesaggio agricolo tradizionale sostenibilità delle produzioni, miglioramento della

misure e delle azioni che

(alcune misure o azioni

214.1, 214.2

dell'ambiente

interventi e quindi delle

comprendono tali interventi

IMPEGNO PUBBLICO

sostenibilità delle produzioni, miglioramento della

messe a disposizione, con indicazione degli obiettivi

MISURE, AZIONI

DECRESCENTE

Principali interventi previsti dall’asse 2 del PSR

OBIETTIVI

qualità chimica delle acque e dei suoli Riduzione

contrasto dell'erosione dei suoli

214.6

della pressione zootecnica aumento della biodiversità e miglioramento

possono includere uno o

dell'ambiente

più interventi)

sostenibilità delle produzioni, miglioramento della qualità chimica delle acque e dei suoli Primo imboschimento

aumento della biodiversità e miglioramento

delle superfici agricole

dell'ambiente

221

sostenibilità della gestione forestale mitigazione dei cambiamenti climatici Aumento della quantità di

miglioramento della qualità chimica e fisica dei suoli 214.3

sostanza organica nei suoli

contrasto dell'erosione dei suoli

Interventi a favore

aumento della biodiversità e miglioramento

della biodiversità nelle risaie

dell'ambiente

214.9

aumento della biodiversità e miglioramento Inerbimenti, erbai, fasce tampone, fasce di rispetto, aree boscate, conversione di seminativi in foraggere

dell'ambiente mantenimento del paesaggio agricolo tradizionale 214.4, 214.7, 216 sostenibilità delle produzioni, miglioramento della qualità chimica delle acque e dei suoli mitigazione dei cambiamenti climatici

Ricostituzione del patrimonio forestale danneggiato, interventi

sostenibilità della gestione forestale aumento della fruibilità turistica delle foreste

226, 227

preventivi, cura dei boschi a scopo non produttivo

contrasto dell'erosione dei suoli

LE PRINCIPALI AZIONI E GLI EFFETTI AMBIENTALI DEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE Il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte 2007-2013 è soggetto ad un attento e continuo monitoraggio ambientale secondo quanto previsto dal regolamento alla base del PSR (regolamento CE n. 1698/2005) e dalla procedura di valutazione ambientale strategica (vedi il paragrafo “La valutazione ambientale”). Il PSR è soggetto a valutazioni periodiche dell’andamento e dei risultati raggiunti allo scopo di evidenziare esiti positivi e criticità, nell’ottica di un miglioramento continuo. Nel 2011 sono disponibili i primi risultati di tale monitoraggio ambientale, condotto dall’Istituto per le piante da legno e l’ambiente (IPLA S.p.a.)7. Il piano di monitoraggio completo e i risultati sin qui ottenuti sono disponibili sul sito web della Regione Piemonte8. Di seguito sono riassunti gli esiti del monitoraggio dei principali interventi previsti dall’asse 2 del PSR ordinati in funzione delle risorse messe a disposizione di ciascun intervento. Si tratta per lo 6|

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più di misure agro-ambientali che favoriscono l’adozione di metodi produttivi compatibili con la salvaguardia e il miglioramento dell’ambiente e dello spazio naturale9.

La riduzione di agro-farmaci e fertilizzanti L’obiettivo maggiormente perseguito dalle politiche agro-ambientali, in termini di risorse spese e di diffusione sul territorio [più del 10% della superficie agricola utilizzata (SAU) regionale], è la tutela qualitativa del suolo e delle risorse idriche superficiali e profonde, soprattutto attraverso la promozione dei sistemi di produzione che impongono rispettivamente riduzione e azzeramento dell’input di agrofarmaci e di concimi chimici di sintesi. Si tratta di: • azione 214.1 – applicazione di tecniche di produzione integrata: l’azione richiede l’impiego di tutte le tecniche di produzione a minor impatto ambientale rispetto alla produzione convenzionale previste dalle Norme tecniche di produzione integrata appositamente predisposte dalla Regione Piemonte10; • azione 214.2 – applicazione di tecniche di produzione biologica: l’azione richiede il spetto dei metodi dell’agricoltura biologica, fissati dalla regolamentazione comunitaria. Gli input di agrofarmaci e di fertilizzanti sono molto variabili in funzione della coltura, della vocazione dell’areale in cui è praticata, dell’andamento stagionale e di altri fattori ancora. Gli input di agrofarmaci sono massimi nelle colture legnose agrarie specializzate (fruttiferi, vite), sensibilmente inferiori nei seminativi (per i cereali soprattutto erbicidi), minimi o nulli nel caso delle colture foraggere. Tuttavia nel caso delle legnose agrarie (soprattutto vite) la maggior parte delle sostanze utilizzate è di bassa tossicità per l’uomo, infatti sono prodotti ammessi anche in regime biologico. Grazie all’adozione delle misure agro-ambientali da parte di un significativo numero di aziende (corrispondenti a circa il 10% della SAU regionale), si riscontra una sensibile riduzione dei quantitativi di agrofarmaci utilizzati sulle colture. I prodotti organici di sintesi non ammessi in agricoltura biologica infatti hanno fatto registrare una riduzione dell’8% circa (figura 3). La riduzione dei presidi organici di sintesi varia in funzione della coltura o gruppo di colture e anche della proporzione in cui queste sono rappresentate nelle aziende aderenti al PSR. Pertanto i massimi valori di risparmio stimato, 13% per la vite ed il nocciolo, sono imputabili anche al fatto che una importante quota della superficie totale regionale aderisce alle misure agro-ambientali. La riduzione più modesta nel caso dei fruttiferi trova la sua ragione nel fatto che il disciplinare di produzione integrata, unificato a livello nazionale, viene attualmente seguito anche da aziende non aderenti al PSR. Nel caso delle colture orticole (industriali di pieno campo) la non adesione al PSR porterebbe ad un minore utilizzo di presidi fitosanitari organici di sintesi. Tuttavia la maggiore quantità utilizzata in PSR corrisponde a presidi di grado di pericolosità inferiore. Infine, assunto pari a zero il livello di input fitosanitari nelle colture foraggere permanenti, la riduzione media di sostanze non ammesse in coltivazione biologica nel caso del gruppo seminativi (comprendente cereali, foraggere temporanee in rotazione, colture industriali) è stimata attorno al 7%. In generale si evidenzia una progressiva riduzione Si ringraziano Nicoletta Alliani, Simona Ferrando e Maurizio Quirino dell’Ipla per la collaborazione nella stesura del presente testo. http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/asse2.htm 9 Ciascun agricoltore che si impegna per una o più delle azioni proposte percepisce annualmente un importo (pagamento agro-ambientale) che compensa i costi aggiuntivi e il mancato guadagno derivante dall’impegno assunto. 10 Norme tecniche di produzione integrata reperibili al link: http://www.regione.piemonte.it/agri/set_fitosanit/fitopatologia/misure/disciplinari.htm 7 8

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dell’impatto della lotta fitosanitaria sulla salute di operatori e consumatori e sull’ambiente, grazie all’utilizzo di prodotti sempre meno pericolosi (appartenenti a classi tossicologiche inferiori) e alla razionalizzazione degli interventi e loro integrazione con rimedi agronomici. In prospettiva, i metodi di produzione integrata, attualmente oggetto di sostegno da parte dell’azione 214.1 del PSR, diventeranno uno standard produttivo per tutti gli agricoltori. In altri termini, il disciplinare di produzione integrata, in corso di formulazione a livello nazionale, farà parte delle norme di condizionalità11 alle quali tutti gli agricoltori dovranno conformarsi al fine di ricevere gli aiuti attualmente previsti dal regime di pagamento unico di cui al titolo III del regolamento CE n. 73/2009 del Consiglio. Nelle figure 4 e 5 la distribuzione sul territorio regionale delle superfici agricole soggette all’azione 214.1 (applicazione di tecniche di produzione integrata) e all’azione 214.2 (applicazione di tecniche di produzione biologica). FIGURA 3

TONNELLATE DI PRINCIPI ATTIVI ORGANICI DI SINTESI/ANNO

SUPERFICIE REGIONALE (ETTARI) (MEDIA ANNI 2007-2009) COLTURA/GRUPPO DI COLTURE

Risparmio di principi attivi

(MEDIA ANNI 2007-2009)

PSR MISURE TOTALE PIEMONTE

AGRO-AMBIENTALI

NON PSR

TOTALE PIEMONTE

NELLE AZIENDE PSR

78.823 ha (14.6%)

461.461 ha

1.403 ton

116 ton

(214.1 + 214.2)

di fitofarmaci grazie alle

SINTESI/ANNO GRAZIE AL PSR (MEDIA ANNI 2007-2009)

NELLE AZIENDE NON PSR

RISPARMIO TON

%

104 ton

7%

Seminativi (cereali, oleaginose, industriali, e foraggere temporanee), ortive in pieno

540.284 ha

1.287 ton

campo escluse

misure agro-ambientali

Orticole industriali in pieno campo

17.686 ha

4.082 ha (23.1%)

13.604 ha

47 ton

13 ton

34 ton

-3 ton

-7%*

Vite

50.336 ha

22.752 ha (45.2%)

27.584 ha

484 ton

180 ton

305 ton

72 ton

13%

Nocciolo

10.489 ha

3.908 ha (37.3%)

6.581 ha

23 ton

6 ton

17 ton

3 ton

13%

Altri (melo, pesco, kiwi, …)

18.736 ha

4.111 ha (21.9%)

14.625 ha

183 ton

39 ton

144 ton

1 ton

1%

637531 ha

113676 ha

523855 ha

2140 ton

354 ton

1787 ton

177 ton

media 8%

Fruttiferi

(misura 214.1 e 214.2) nel periodo 2007-2009. Con l’adesione al

totale

disciplinare di produzione

integrata l’aderente si impegna a utilizzare prodotti meno nocivi per gli operatori e l’ambiente. Talvolta tali prodotti devono essere distribuiti più volte per essere efficaci e conseguentemente aumenta la quantità di prodotti impiegati in termini di peso.

FIGURA 4

FIGURA 5

Principali interventi

Incidenza % della

previsti dall’asse 2 del PSR

superficie agricola

ordinati in base alle risorse

utilizzata sottoposta

messe a disposizione, con

agli impegni dell’azione

indicazione degli obiettivi

214.2 (Applicazione delle

perseguiti dai singoli

tecniche di agricoltura

interventi e quindi delle

biologica). È segnalato il

misure e delle azioni che

territorio classificato come

comprendono tali interventi

vulnerabile da fitofarmaci e

(alcune misure o azioni

fertilizzanti (la cui riduzione

possono includere uno o

è perseguita dall’azione).

più interventi)

11

8|

RISPARMIO DI PRINCIPI ATTIVI ORGANICI DI

Norme minime obbligatorie di tipo ambientale.

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali


La riduzione di fertilizzanti Come si evince dalle statistiche ufficiali, l’andamento generale del consumo di fertilizzanti è in netta discesa sia a livello nazionale che a livello regionale. Le colture con le maggiori esigenze di macronutrienti sono i seminativi, mentre le foraggiere e le legnose agrarie (vite, fruttiferi) hanno fabbisogni molto più contenuti. Per questo motivo le problematiche ambientali legate all’utilizzo eccessivo di nitrati e di fosforo si manifestano prioritariamente negli areali a seminativi intensivi. Oltre alla riduzione generale degli input di fertilizzanti, che, come nel caso della riduzione degli input di agro-farmaci, è ascrivibile in buona parte alla diffusione delle pratiche agro-ambientali anche al di là dell’adesione a specifiche misure PSR o altri disciplinari e alle necessità di contenimento dei costi di produzione, si assiste ad un ulteriore abbassamento delle quantità utilizzate. La riduzione regionale dell’input totale di azoto grazie all’adesione al PSR è stimata attorno al 3%, mentre non risulta significativa la riduzione dell’uso di fosforo e potassio (figura 6). Le colture in cui si stima la riduzione maggiore sono le ortive industriali, soprattutto leguminose, seguite da vite e cereali minori. Fra i cereali maggiori la riduzione più importante si stima per il frumento tenero (4,8%), seguito da riso (2,22%) e mais (1,28%). È da segnalare inoltre che, oltre alla riduzione dei quantitativi utilizzati, anche la razionalizzazione della distribuzione dei concimi (localizzazione, interramento, epoca di somministrazione) e il miglioramento delle pratiche di gestione dei reflui zootecnici (digestione con produzione di biogas, pre-trattamenti dei liquami stoccati) stanno fornendo un contributo concreto alla riduzione dei gas serra e degli agenti acidificanti e all’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Fertilizzanti

Situazione reale

Ipotesi in assenza di

Risparmio con

PSR

l’azione del PSR

Azoto (N)

121.354 ton/anno

125.422 ton/anno

3.24%

Fosforo (P2O5)

67.772 ton/anno

67.733 ton/anno

0.02%

Potassio (K2O)

98.263 ton/anno

98.263 ton/anno

0.00%

FIGURA 6 Confronto fra la situazione reale e l’ipotesi si assenza delle misure agroambientali. Macroelementi contenuti nei fertilizzanti, t/ anno (medie 2006-2008).

Il mantenimento delle attività agricole nelle zone svantaggiate Il Piemonte è caratterizzato da un’ampia porzione territoriale (montagna e alcune aree collinari) che soffre di svantaggi derivanti dalle condizioni climatiche e dalle limitazioni nella capacità d’uso del suolo, cosa che determina un aumento del costo del lavoro e una forte riduzione della produttività. Attraverso la misura 211 del PSR, che prevede la corresponsione di un’indennità compensativa, si mira a controbilanciare almeno in parte gli svantaggi naturali, al fine di prevenire ulteriori rischi di marginalizzazione e abbandono, contribuendo alla tutela del territorio e dei sistemi agro-forestali ad alto valore naturale. La misura 211 interessa una quota significativa della SAU regionale: il 26% della SAU e delle aziende situate in zone montane, pari al 7-8% della SAU e delle aziende in tutto il Piemonte (fIgura 7). La capacità di agire su dinamiche molto complesse come quella della vitalità delle comunità è tuttavia, per la misura 211, molto contenuto. In questo senso si sottolinea come questa indennità non assicuri una compensazione adeguata dei redditi delle aziende agricole lo stato attuale e gli obiettivi ambientali

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

svantaggiate e che il confronto con i redditi in pianura e in collina mostri sempre una marcata disparità (anche il confronto con il reddito da lavoro dipendente, conferma la presenza di disparità). La sostenibilità dei sistemi di produzione agricola nelle zone interessate dalla misura 211 è dimostrata dalla prevalenza di colture a basso impatto ambientale e di allevamenti estensivi ed è suffragata da dati positivi derivanti dal monitoraggio della biodiversità: • il 96% della SAU interessata dalla misura 211 consiste in colture a basso impatto ambientale (pascolo, cereali minori, nocciolo, castagno); • circa il 50% delle aziende interessate aderiscono anche alle misure agro-ambientali; • circa il 50% delle aziende interessate possiedono anche allevamenti di tipo estensivo (prevalentemente misti di ovini e caprini); • una specie avicola e due specie di lepidotteri in pericolo di estinzione (iscritte nelle liste delle direttive comunitarie Natura 200012) e legate ai sistemi agricoli aperti sono state ritrovate nelle zone interessate sottoposte a monitoraggio. Siccome la tutela del suolo e del paesaggio rurale si esercita soprattutto attraverso il contrasto dell’erosione e dell’invasione di bosco e incolto a causa dell’abbandono, la misura 211 ha effetti positivi anche in tal senso in quanto: • la maggior parte delle superfici a premio si trovano nelle classi di erosione reale del suolo più a rischio • circa il 30% delle superfici a pascolo e il 13% delle superfici coltivate sono protette dal rischio di invasione del bosco. FIGURA 7

AZIENDE

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA

Aziende e SAU (Superficie agricola utilizzata) in

numero

% sul Piemonte

Totale Piemonte

61.909

100%

del sostegno della misura

di cui in zone svan-

211. (Estrazione dati

taggiate

18.756

di cui con contributo

dall’Anagrafe Agricola unica e

misura 211

dal DataWareHouse del PSR 13

4.867

% sul Piemonte

-

979.797 ha

100%

-

30%

100%

251.899 ha

26%

100%

8%

26%

66.258 ha

7%

26%

al 31/05/2010). Le indennità compensative hanno contribuito, nel triennio 20072009, a mantenere l’attività agricola sul 26% della superficie agricola utilizzata e nel 26% delle aziende site in zone svantaggiate (corrispondenti rispettivamente al 7% e 8% rispetto al totale del Piemonte).

12 13

10 |

Direttive “Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 2009/147/CE. DataWareHouse consultabile al seguente link: http://www.sistemapiemonte.it/agricoltura/dw_psr/

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali

% sulle zone

ettari

Piemonte, classificate come svantaggiate e beneficiarie

% sulle aree svantaggiate

svantaggiate


Riduzione della pressione zootecnica La zootecnia piemontese è localizzata in due tipologie di areali: quelli intensivi di pianura, a forte impatto ambientale, e quelli montani e collinari estensivi, a rischio di abbandono. Attraverso l’azione 6 della misura 214 (sistemi pascolivi estensivi) si mira a contrastare la tendenza alla concentrazione e alla specializzazione della produzione zootecnica, in ragione delle elevate esigenze in termini di input idrici, chimici (legati alla produzione del mais) ed energetici e della semplificazione degli agro-ecosistemi e delle tipologie foraggiere aziendali. Si prefigge inoltre di valorizzare la funzione della zootecnia per la conservazione delle zone rurali marginali, promuovendo lo sviluppo in pianura, collina e montagna di sistemi pascolivi basati sull’estensivizzazione della produzione agricola, che crea effetti positivi sull’ambiente e sul paesaggio. Gli impegni consistono principalmente nell’effettuare il pascolamento con carichi di bestiame ridotti e distinti in base all’altimetria, rispetto dei periodi di pascolamento previsti, esecuzione del pascolamento turnato e rispetto delle prescrizione agronomiche. L’azione 214.6 contribuisce al raggiungimento dei seguenti obiettivi: tutela dell’assetto idrogeologico del territorio, sostenibilità delle produzioni (riduzione degli input), miglioramento della qualità delle acque e dei suoli, mantenimento del paesaggio agricolo tradizionale e aumento della biodiversità. È stata interessata da questa azione il 7% della SAU regionale e il 25% delle superfici a pascolo. Ciò ha consentito quindi un significativa delocalizzazione dei carichi delle deiezioni e un significativo contrasto all’erosione. Riguardo a quest’ultima, il monitoraggio, per ora qualitativo, mette in evidenza che le superfici oggetto di intervento sono collocate nelle zone a maggiore rischio di erosione (classi 3 e 4, da 15 a oltre 35 t/ha/anno).

FIGURA 8 localizzazione delle superfici soggette all’azione 214.6 sulla carta di erosione reale del suolo

Infine le indagini hanno mostrato anche un miglioramento della qualità del cotico erboso dei pascoli soggetti all’azione 214.6, sia in termini di numero di specie presenti, sia in termini di valore pabulare (utilizzabile dagli animali come fonte alimentare). Si segnala inoltre come l’abbondanza di specie14 e di fioritura in condizioni di applicazione dell’azione ha conseguenze positive anche sulla biodiversità misurata attraverso il monitoraggio dei lepidotteri (vedi approfondimento).

(Ipla)

Sui pascoli piemontesi sono state censite circa 5.500 specie foraggiere (Cavallero A., Aceto P., Gorlier A., Lombardi G., Lonati M., Martinasso B., Tagliatori C., 2007. I tipi pastorali piemontesi - Vegetazione e gestione dei pascoli delle Alpi occidentali. Alberto Perdisa Editore, Bologna). 14

le politiche ambientali

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Interventi per la biodiversità nelle risaie L’agro-ecosistema della risaia riveste una notevole importanza per la tutela della diversità biologica negli ambienti umidi. Tuttavia si tratta di un ambiente molto perturbato, sia dai frequenti passaggi dei mezzi meccanici, sia dall’immissione di presidi fitosanitari tossici per gli organismi viventi, sia perché l’alternanza di fasi di asciutta e di allagamento può costituire una “trappola ecologica” per anfibi e organismi acquatici che svolgono il loro ciclo biologico nelle colture allagate. Gli interventi proposti dall’azione 214.9 del PSR (interventi a favore della biodiversità nelle risaie) tendono a mitigare i riflessi negativi sulla biodiversità determinati dalla pratica agronomica dell’asciutta e a migliorare la qualità di vita nelle zone interessate contrastando la proliferazione delle zanzare. L’azione prevede due tipologie di intervento, attuabili sia congiuntamente che indipendentemente l’una dall’altra: • la sospensione anticipata delle asciutte; • il mantenimento della sommersione del terreno su parte della risaia durante le asciutte contrastando inoltre la proliferazione delle zanzare. Si sottolinea come questa azione non sia volta a ridurre gli input di sostanze chimiche né di passaggi con mezzi meccanici, pertanto l’aumento della biodiversità che ci si può attendere è quantitativo piuttosto che qualitativo, a favore di specie o gruppi di specie facilmente adattabili e poco esigenti. Al fine di valutare gli effetti della misura 214.9 sulla biodiversità in risaia, è stata avviata un’attività di monitoraggio sperimentale su alcuni gruppi animali che meglio si prestano ad essere utilizzati come bioindicatori in tale contesto agro-ambientale. I gruppi oggetto di indagine sono stati i macroinvertebrati bentonici15, gli anfibi e i pesci. Dai dati preliminari risulta che le comunità dei macroinvertebrati e degli anfibi riscontrate nelle stazioni indagate sono generalmente poco diversificate e caratterizzate da taxa16 resistenti alle alterazioni ambientali, spesso esotici, in grado di colonizzare anche ambienti poveri di nicchie ecologiche perché molto perturbati. FIGURA 10 Azione 214.9 L’unico gruppo tassonomico presente in quasi tutte le stazioni (19 stazioni su 20 di campionamento) è quello dei Molluschi in particolare con Gyraulus chinensis, specie alloctona originaria del Sud-Est Asiatico

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organismi presenti in camere aderenti

%

organismi presenti in camere non aderenti

%

76,90%

Molluschi

67,60%

Bivalvi

0,50%

Oligocheti

0,40%

Oligocheti

0,10%

Irudinei

0,70%

Irudinei

0,30%

Aracnidi

0,70%

Aracnidi

0,40%

Efemerotteri

1,10%

Crostacei

0,20%

Odonati

0,80%

Efemerotteri

1,60%

Eterotteri

7,30%

Odonati

2,50%

Omotteri

0,30%

Eterotteri

1,70%

Coleotteri

10,40%

Omotteri

1,60%

Ditteri

9,40%

Coleotteri

7,00%

Tricotteri

0,30%

Ditteri

5,70%

Lepidotteri

0,10%

Tricotteri

0,00%

Anfibi

1,00%

Lepidotteri

0,80%

Lepidotteri

0,80%

Anfibi

0,90%

Anfibi

0,90%

Molluschi

le politiche ambientali


L’intervento di sospensione anticipata delle asciutte è risultato scarsamente efficace, sia per l’esiguità del periodo effettivo di anticipazione, sia per motivi tecnici legati alla quantità di acqua mantenuta all’interno delle camere, spesso insufficiente per garantire la sopravvivenza degli organismi monitorati. Maggiore efficacia sta mostrando l’intervento di mantenimento della sommersione su parte della risaia (fosso permanentemente adacquato) durante le asciutte. Per quanto riguarda i pesci, non tutte le specie presenti negli immissari possono sopravvivere nelle camere, nelle quali si trovano generalmente le meno esigenti, come il persico sole e il cobite di stagno. Il confronto tra il numero di specie e i relativi stadi di sviluppo dimostra che le risaie svolgono un’importante funzione di incubatoio e rappresentano un ambiente di rifugio e/o di riproduzione a favore di alcune specie, per la maggior parte esotiche tranne l’alborella e la carpa. I dati relativi all’avifauna mostrano dati più incoraggianti ed evidenziano una correlazione positiva tra l’estensione delle superfici comunali interessate dalla misura 214.9 e l’abbondanza delle sette specie di ardeidi1 coloniali considerate. Questa correlazione è più evidente in nitticora, airone guardabuoi, sgarza, ciuffetto e airone rosso. Nitticora e sgarza ciuffetto frequentano in maniera preferenziale le risaie per l’alimentazione e la loro dieta è costituita principalmente da anfibi (adulti e girini) ed invertebrati (crostacei, insetti). Pertanto gli interventi a favore della biodiversità in risaia, sebbene non favoriscano specie acquatiche di pregio, possono sicuramente favorire le due specie avicole per l’incremento delle risorse alimentari (anfibi ed invertebrati) nelle camere interessate dalla misura 214.9. FIGURA 11 Sgarza ciuffetto (a sinistra) e nitticora (a destra) mostrano un abbondanza maggiore nelle aree interessate da interventi a favore della biodiversità nelle risaie (nel grafico la correlazione tra la superficie interessata dalla misura 214.9 e l’abbondanza della nitticora)

Con il termine generico di macroinvetebrati bentonici vengono comunemente indicati i seguenti gruppi zoologici: Insetti (Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Coleotteri, Odonati, Eterotteri, Ditteri, Megalotteri e Planipenni), Crostacei (Anfipodi, Isopodi, Decapodi), Molluschi (Gasteropodi e Bivalvi), Irudinei, Tricladi, Oligocheti ed altri gruppi poco frequenti come Briozoari, Nematomorfi e Poriferi. 14 In biologia, un taxon (plurale taxa, dal greco ταξις, taxis, “ordinamento”) o unità tassonomica, è un raggruppamento di organismi reali, distinguibili morfologicamente e geneticamente da altri e riconoscibili come unità sistematica, posizionata all’interno della struttura gerarchica della classificazione scientifica. 17 Gli Ardeidi (Ardeidae, Leach 1820), sono una famiglia dell’ordine dei Ciconiiformes a cui appartengono, ad esempio, gli aironi. Vivono nelle acque di laghi e fiumi, nei pressi della sponda, dove l’acqua non è ancora molto profonda. 15

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Inerbimenti ed erbai intercalari La sostenibilità delle produzioni non è soltanto legata alla riduzione degli input agricoli, ma anche e soprattutto ad una serie di interventi agronomici, miranti a ristabilire, nelle colture intensive, livelli accettabili di biodiversità, equilibrio ecologico (insediamento di limitatori naturali dei parassiti), conservazione del suolo e della qualità delle acque. Gli erbai, ma soprattutto gli inerbimenti (in proporzione molto più estesi), contribuiscono dunque al mantenimento/miglioramento della qualità delle acque, alla protezione del suolo contro l’erosione, al mantenimento/miglioramento della biodiversità (le prime indagini registrano infatti un aumento della biodiversità dei lepidotteri in presenza di inerbimenti, soprattutto in vigneto) e al sequestro di carbonio e mitigazione dell’effetto serra. FIGURA 12 Distribuzione regionale sulla carta dell’erosione delle superfici soggette a inerbimento nell’ambito delle azioni 214.1 e 214.2

Tali interventi fanno parte di impegni aggiuntivi delle azioni 214.1 e 214.2 del PSR. Nel 2009 risultano 10.572 ha di superfici a premio, per la quasi totalità ascrivibili a inerbimenti. La coltivazione di erbai intercalari in pianura è poco praticata. Ne consegue che il beneficio in termini di miglioramento della qualità delle acque è limitato, anche perché il problema dell’eccesso di nutrienti nel sistema suolo-acqua si verifica nei seminativi. La maggior parte delle superfici a premio si trova nelle zone viticole e frutticole collinari; da una prima indagine di tipo qualitativo, molte delle aree interessate si trovano nelle classi a maggiore rischio di erosione (15-25 t/ha/anno e >25 t/ha/anno). È da notare tuttavia che l’inerbimento in vigneto e in frutteto è una pratica oggi molto diffusa anche al di fuori del PSR, dunque anche senza indennizzo. Oggetto di indagini future sarà la quantificazione delle superfici inerbite non a premio.

Conversione dei seminativi in foraggiere permanenti

FIGURA 13 Localizzazione delle superfici soggette all’azione 214.4 sulla carta di attitudine alla praticoltura (Ipla)

La sostenibilità delle produzioni viene perseguita anche attraverso l’estensivizzazione delle colture. Una delle modalità di estensivizzazione attuata mediante l’azione 4 della misura 214 è la conversione dei seminativi in foraggiere permanenti (prati stabili, prati-pascoli, pascoli), ambientalmente interessante sia per gli areali intensivi caratterizzati da input molto elevati e conseguente rischio di contaminazione delle acque, sia per gli areali scarsamente vocati, che nel prato permanente troverebbero migliore destinazione. L’azione comporta l’impegno a coltivare foraggiere permanenti su terreni investiti a seminativi nei tre anni precedenti il periodo di impegno; non sottoporre tali coltivazioni a trattamenti con fitofarmaci; rispettare le regole di fertilizzazione previste dalle

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gli indicatori


norme tecniche dell’azione 214.1 (produzione integrata) ed effettuare le relative registrazioni. La conduzione più estensiva dei terreni unita al divieto di utilizzare fitofarmaci rispetto alla situazione precedente conduce, tra l’altro, ad un miglioramento della qualità delle acque, alla protezione del suolo contro l’erosione, al mantenimento/miglioramento della biodiversità e al mantenimento del paesaggio agrario tradizionale. L’adesione a questa azione si è rivelata molto maggiore del previsto: 2.231 ha nel 2009 e più di 5.000 ha nel 2010. In seguito al grande interesse sviluppatosi sul territorio rispetto al passato è stata elaborata una carta di attitudine alla praticoltura, finora utilizzata per la valutazione dell’efficacia degli interventi realizzati ma che in futuro potrebbe essere utilizzata anche per l’applicazione di criteri di selezione.

Creazione e mantenimento di elementi dell’agroecosistema a funzione ambientale e paesaggistica La misura 216 (Investimenti non produttivi) e l’azione 214.7 (Elementi dell’agro-ecosistema a prevalente funzione ambientale e paesaggistica) finanziano rispettivamente la creazione ed il mantenimento di quegli elementi che sostengono le comunità faunistiche naturali e rappresentano elementi di qualità dei paesaggi agrari. La misura 216 è articolata in tre azioni: • impianto di formazioni arbustive e arboree, di fasce tampone lungo fossi, scoline, corsi d’acqua, ecc., di miglioramento paesaggistico anche mediante la schermatura di elementi estranei al paesaggio agrario tradizionale • realizzazione di aree umide, anche con funzione di ecosistemi filtro in corrispondenza di scarichi puntuali • installazione di nidi artificiali per uccelli insettivori e/o chirotteri all’interno di vigneti e frutteti o nelle loro vicinanze. L’azione 214.7 è articolata in tre sottoazioni: • elementi naturaliformi. L’intervento, di durata decennale, prevede la gestione di aree umide, la cura di siepi, filari e di piccole formazioni arbustive e alberate di specie autoctone o storicamente presenti nel territorio interessato • coltivazioni a perdere. Sui terreni interessati, investiti a seminativi nei 3 anni precedenti, devono essere coltivate, con densità pari a quella utilizzata per scopi produttivi, almeno due fra le seguenti colture: frumento tenero, frumento duro, segale, orzo, avena, grano saraceno, mais, sorgo, miglio, panico, erba medica, trifoglio, veccia, colza, ravizzone, girasole. Le produzioni ottenute restano in campo a disposizione dell’alimentazione della fauna selvatica; • fasce tampone inerbite, ottenute da vegetazione spontanea o appositamente seminate. L’intervento prevede la creazione di fasce inerbite ai margini delle coltivazioni e in particolare lungo fossi, scoline, corsi d’acqua. I bandi relativi a queste azioni sono stati aperti per la prima volta nel 2010; al momento non ci sono quindi dati relativi al monitoraggio ambientale.

riferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Conservazione di razze locali minacciate di abbandono L’azione 214.8 comporta l’impegno ad allevare capi appartenenti a razze locali minacciate di abbandono, iscritti al relativo Libro genealogico o Registro anagrafico, e ad aumentare (o almeno mantenere) il numero dei capi iniziali. Le razze interessate e il relativo numero di capi oggetto di sostegno sono dettagliati in figura 14. L’azione comprende anche un intervento di sostegno alla conservazione “ex situ” del materiale genetico delle razze locali sopra citate. L’azione può essere attuata in ugual modo su tutto il territorio regionale. FIGURA 14

SPECIE

Capi di bestiame oggetto

Razza

di sostegno*

Capi di bestiame di razze a rischio di estinzione

Barà Pustertaler

2.684

sostenuti dall’azione 214.8

Pezzata rossa d'Oropa

4.786

Valdostana pezzata nera

82

nel 2010

BOVINI

CAPRINI

OVINI

Varzese o Tortonese

41

Totale BOVINI

15.147

Sempione

26

Vallesana

361

Roccaverano

940

Totale CAPRINI

1.327

Delle Langhe

1.983

Frabosana

3.434

Garessina

90

Saltasassi

36

Sambucana

3.023

Savoiarda

107

Tacola

5.950

Totale OVINI

14.623

Totale complessivo

31.097

Monitoraggio della biodiversità in aree rurali Annualmente viene monitorato l’andamento delle popolazioni di uccelli di ambienti agrari e forestali, cui dal 2010 è stato affiancato il monitoraggio delle farfalle diurne e delle api. Ciò può consentire una valutazione degli effetti del PSR in modo trasversale rispetto a tutti gli interventi delle diverse misure e azioni dell’asse 2. Gli uccelli rappresentano ottimi indicatori ambientali in quanto, spesso all’apice delle catene alimentari e legati ai loro habitat, sono sensibili al disturbo e alle alterazioni ambientali generate dall’uomo. Di conseguenza le variazioni nell’entità delle popolazioni mostrati dalle diverse specie sono particolarmente utili per valutare lo stato di salute dell’ambiente. Questo può avvenire tramite il calcolo di appositi indici quali il “Farmland Bird Index”, che prende in considerazione l’andamento delle popolazioni nidificanti di quelle specie di uccelli che sono considerate indicatrici degli ambienti agricoli ed il “Woodland Bird Index” che considera le specie indicatrici degli ambienti forestali. Tali indici assumono un collegamento diretto tra le diverse specie che li compongono e gli habitat agrari o forestali in cui vivono; un trend negativo indica un mutamento sfavorevole per la presenza degli uccelli. 16 |

gli indicatori


Come risulta dalla fig. 15, rispetto al 2006, anno di riferimento per il monitoraggio del PSR 2007-2013, il Farmland Bird Index ha fatto registrare nel 2010 un calo del 5% (indice invariato dall’inizio delle rilevazioni, anno 2000), mentre il Woodland Bird Index un incremento pari a 38% (incremento ancora maggiore se si considera l’inizio delle rilevazioni, anno 2000). È importante tuttavia considerare che tal fluttuazioni risentono anche di altri fattori slegati dalle attività antropiche tipiche dell’attività agricola o della presenza dell’uomo nell’ambiente rurale. Tra queste si segnalano variazioni climatiche stagionali particolarmente eccezionali, le emissioni urbane ed industriali o le condizioni dei siti di svernamento a volte localizzati in siti extra-europei. FIGURA 15 Andamento del Farmland

Bird Index e del Woodland Bird Index, rispettivamente indicatori della biodiversità ornitica in ambienta agrari e forestali. Il valore 1 corrisponde, per convenzione, all’indice dell’anno di confronto (nel presente caso indica il primo anno di monitoraggio, cioè l’anno 2000). Il 2006 è tuttavia l’anno di riferimento per il monitoraggio del Psr 2007-2013

Per i suddetti motivi, ovvero per ricercare l’effettiva influenza delle misure agro-ambientali sull’avifauna, è stata effettuata una correlazione tra le superfici sottoposte a contratti agroambientali (misura 214) e l’abbondanza locale di alcune specie potenzialmente indicatrici. Ne risulta un discreto grado di correlazione con l’intensità di applicazione delle misure agroambientali, correlazione che aumenta considerando per ciascun habitat o coltura le specie più tipiche, come ad esempio la cutrettola. FIGURA 16 Correlazione fra % di superfici interessate dalle misure agro-ambientali e numero medio di uccelli per punto (in alto) e numero complessivo di specie per tavoletta UTM (sistema di coordinate geografiche Universal Transverse Mercator, in basso)

riferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

FIGURA 17Esempio di correlazione tra singola specie ornitica e singola misura agro-ambientale. Correlazione tra superficie interessata dalla misura 214.4 e l’abbondanza della cutrettola

I lepidotteri, come altri gruppi sistematici tra cui gli uccelli, stanno subendo da parecchi anni un grave declino, sia come numero di specie sia come densità delle popolazioni; in particolare, nell’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente la perdita delle popolazioni a partire dal 1990 è stimata nell’ordine del 60%18. Esistono due principali cause contrapposte che determinano il declino di questo gruppo di insetti: da un lato l’intensificazione agricola, che ha già determinato la quasi scomparsa di gran parte delle specie presenti nelle aree planiziali; dall’altro l’abbandono delle colture che influisce negativamente sui popolamenti di lepidotteri delle aree montane e, in parte, collinari dove la biodiversità è ancora localmente rilevante19. I lepidotteri sono stati scelti per valutare l’impatto di alcune misure del PSR, in quanto molte specie frequentano in modo più o meno stabile gli ambienti agricoli. Pesticidi ed erbicidi possono esercitare impatti diretti sia sugli adulti sia sugli stadi larvali, i fertilizzanti possono esercitare impatti alterando la composizione delle associazioni vegetali e le caratteristiche chimico-fisiche delle piante nutrici. La maggior parte delle specie ha una ridotta mobilità e sono caratterizzata da un ciclo vitale rapido. Vi è inoltre una buona conoscenza scientifica che agevola il monitoraggio. Sebbene siano disponibili i risultati di un solo anno di monitoraggio, si possono trarre in sintesi le seguenti conclusioni per tipo di agroecosistema: • il frutteto si rivela, fra quelli esaminati, l’ambiente più povero di biodiversità, principalmente a causa dei plurimi trattamenti insetticidi ma anche a causa dei frequenti sfalci degli interfilari e delle pulizie dei fossi, che limitano molto le fioriture in generale e soprattutto quelle di specie spontanee nutrici dei lepidotteri; • la risaia è pure un ambiente piuttosto povero, anche in aree prossime a siti di interesse comunitario, e non è possibile nel primo anno evidenziare una significativa differenza fra i vari disciplinari di produzione. Tuttavia gli incolti di riferimento presentano situazioni migliori rispetto ai coltivi; • nel vigneto la biodiversità è marcatamente più elevata rispetto a frutteto e risaia, e si può evidenziare in quasi tutti i siti un andamento crescente rispetto alle seguenti tecniche di produzione: tradizionale, integrata (sostenuta dal Psr), biologico, non coltivato. Soprattutto nei vigneti posti in areali frammentati, dove la vite è intercalata con boschi, incolti, seminativi in rotazione e prati la biodiversità è molto elevata; • il pascolo è l’ambiente più ricco in biodiversità. L’estensivizzazione del pascolo in ogni caso si è rivelata positiva per la biodiversità, in quanto permette lo sviluppo e la fioritura di un numero più elevato di specie erbacee, fortemente limitato dal calpestio eccessivo tipico della conduzione tradizionale. 18 19

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gli indicatori

EEA Report No 4/2009 – 5/2009 - Progress towards the European 2010 biodiversity target. IRENA indicator, 2005 - EEA Report No 4/2009 – 5/2009 - Progress towards the European 2010 biodiversity target.


Più in generale, alcuni ambienti si sono rivelati estremamente poveri di specie indipendentemente dai disciplinari adottati mentre la presenza di incolti e di corridoi ecologici influenza positivamente il livello di biodiversità di qualsiasi coltivo. L’ape è un insetto molto sensibile agli antiparassitari, quindi il livello di mortalità di una famiglia di api evidenzia l’entità di un eventuale avvelenamento; anche gli infinitesimi residui rintracciabili sul loro corpo o sui materiali immagazzinati nell’alveare sono utili indicatori del livello di diffusione di molte sostanze chimiche nell’ambiente. Al di là degli episodi di mortalità acuta conseguenti ad epidemie o avvelenamenti (peraltro in attualmente in Piemonte piuttosto rari), il livello di forza delle famiglie di api (bassa mortalità media, alto grado di colonizzazione) è correlabile con la salubrità dell’ambiente che queste frequentano (area nel raggio da 1 a 5 km attorno all’apiario). Il monitoraggio apistico è finalizzato alla valutazione pluriennale dello stato di salute delle famiglie di alcuni apiari, distribuiti strategicamente sul territorio regionale, al fine di dare utili indicazioni circa l’influenza delle operazioni colturali sulla qualità dell’agroambiente. I 3 tipi di habitat prescelti sono quelli maggiormente critici per l’apicoltura: vigneto, frutteto e areali a seminativo con prevalenza a mais. Dal grafico (figura 18) si può notare la significativa differenza (t-student 0,01) tra la mortalità riscontrata nelle postazioni in aree frutticole e quella in zone viticole. Nelle prime i valori sono tendenzialmente maggiori rispetto a quelli in zone viticole, con i picchi massimi nel periodo primaverile. Nelle aree viticole, invece, la mortalità maggiore si riscontra nel periodo fine giugno-inizio luglio, in concomitanza con gli interventi obbligatori di lotta allo Scaphoideus titanus, vettore dell’agente della flavescenza dorata della vite. Pochi dati e per un periodo troppo limitato non consentono al momento di fare considerazioni significative sulle postazioni in zone maidicole, ad eccezione del fatto che non si sono verificati casi di mortalità o spopolamenti e che il livello di api morte è risultato regolare per tutto il periodo di monitoraggio. FIGURA 18 Grafico di confronto delle medie della mortalità riscontrate nelle postazioni di ogni ambiente monitorato. Il grafico mostra i valori di mortalità medi per famiglia

riferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Le valutazioni ambientali Nella fase di definizione del programma, dal momento che il perseguimento di alcuni obiettivi e in particolar modo quelli legati alla competitività e allo sviluppo delle aree rurali, può avere effetti negativi sull’ambiente, il PSR nel suo complesso, come previsto dalla direttiva 42/2001/CE, è stato sottoposto in fase ex ante ad una valutazione ambientale strategica (VAS), il cui rapporto è disponibile sul web20. Un’analoga valutazione è stata condotta a metà programmazione, attraverso la stima degli effetti ambientali delle singole misure del programma; i risultati sono a disposizione, in modalità interattive, su un’area dedicata del sito web21. Ulteriori considerazioni di tipo ambientale sono contenute nel Rapporto di valutazione intermedia del PSR, anch’esso reperibile sul sito web22. FIGURA 19

Tale valutazione è reperibile sul sito al seguente link: http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/valutazione.htm http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/effettiamb.htm 22 http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/val_itinere.htm 20 21

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gli indicatori


ALTRE POLITICHE AGRICOLE AVENTI RICADUTE AMBIENTALI Il PSR, pur essendo il principale strumento di politica agricola in Piemonte, non esaurisce l’impegno dell’agricoltura nei confronti dell’ambiente. Numerose sono le attività svolte in ambito agricolo che hanno ricadute a livello ambientale.

La gestione delle risorse idriche23 La legge regionale n. 21 del 9 agosto 1999 “Norme in materia di bonifica e d’irrigazione” evidenzia che la Regione riconosce nell’attività di bonifica e d’irrigazione un mezzo permanente finalizzato allo sviluppo, alla tutela e alla valorizzazione delle produzioni agricole con particolare riguardo alla qualità, alla difesa e conservazione del suolo, alla regolazione delle acque ed alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali. Nell’ambito del riordino irriguo e di un più efficace, equo e corretto utilizzo delle acque siano essere superficiali o sotterranee, alla luce delle nuove norme indicate dal Regolamento n. 7/R del 25 giugno 2007 (Prima definizione degli obblighi concernenti la misurazione dei prelievi e delle restituzioni di acqua pubblica), la Direzione Agricoltura sta realizzando una rete di misuratori automatici da installare presso i punti di prelievo delle reti irrigue facenti capo ai Consorzi Irrigui costituitisi ai sensi della l.r. 21/99, ubicati lungo le aste fluviali ad elevata criticità individuate dal Piano di Tutela delle Acque. Allo stato attuale è stata completata la fase sperimentale di avvio, con la predisposizione dei sistemi informatici di trasmissione e gestione dati e l’installazione di una stazione di misura sul torrente Orco. Con analoghe finalità è stato avviato il progetto relativo alla informatizzazione dei catasti delle utenze irrigue dei Consorzi di irrigazione, che permetterà di conoscere con maggiore precisione la reale estensione delle aree irrigate, le tipologie colturali praticate e i metodi irrigui utilizzati. Attualmente l’86% dei Consorzi irrigui ha aderito alla realizzazione del progetto ed il 53% ha già avviato concretamente le fasi di rilevamento e di informatizzazione dei dati per i quali si attende un primo riversamento nelle banche dati regionali nel 2012. Prosegue inoltre l’attività di aggiornamento, integrazione e verifica della banca dati del Sistema Informativo della Bonifica ed Irrigazione (S.I.B.I.). Con tali attività s’intendono perseguire molteplici obiettivi: • consentire una gestione più equa della risorsa idrica in base alle reali disponibilità dei corsi d’acqua, soprattutto negli ormai ricorrenti periodi di siccità • verificare il rispetto dei prelievi indicati dalle concessioni • acquisire ulteriori informazioni necessarie per una corretta pianificazione e al fine di affinare ulteriormente il bilancio idrico. 23

FIGURA 20 Canale Cavour

Maggior informazioni sono reperibili sul sito: www.regione.piemonte.it/agri/sibiweb/index.htm

riferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Tra i vantaggi che ne derivano vanno ricordati: • il sostegno al consumo in zona delle produzioni locali, con conseguente incentivazione del consumo stagionale e riduzione dell’impatto ambientale derivante dal trasporto e dagli imballaggi; • lo stimolo ad un consumo “consapevole” da parte del consumatore, cui è data l’opportunità di conoscere il percorso dei propri acquisti e di effettuare un controllo sostanziale sulla loro qualità; • il ripristino del legame con il territorio, anche in funzione della valorizzazione della biodiversità, esercitando un’azione di contrasto nei confronti dell’omologazione delle colture produttive agricole e, conseguentemente, dell’analoga omologazione dei gusti e dei consumi. A partire dal 2008 la Regione Piemonte ha dato avvio ad un piano di iniziative per incentivare lo sviluppo della filiera corta (L. R. n. 12 del 23 maggio 2008, art. 11), interessando le amministrazioni locali (comuni, consorzi e associazioni di comuni) nella realizzazione di mercati contadini e le imprese agricole consorziate ed i gruppi d’acquisto nell’attivazione di processi di aggregazione dell’offerta.

Lo smaltimento o recupero di rifiuti di origine animale A seguito della Legge regionale n. 11 del 25 maggio 2001, è stato creato il Consorzio obbligatorio per lo smaltimento dei rifiuti di origine animale provenienti da allevamenti (CO. SM.AN.). Sebbene riguardi principalmente un problema di ordine sanitario, l’aiuto per il corretto smaltimento dei capi di bestiame morti in allevamento induce una sostanziale riduzione del fenomeno dell’abbandono delle carcasse, con evidenti benefici anche per l’ambiente e la sua salubrità. A partire dal 2010, l’aiuto viene erogato integralmente attraverso coperture assicurative a tariffa agevolata. Il sistema assicurativo ha consentito una notevole semplificazione degli adempimenti a carico degli allevatori interessati e vi è stato altresì un deciso aumento nel conferimento delle carcasse agli impianti di smaltimento.

La Direttiva Nitrati e l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli condotta con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche (letami e liquami) è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall’inquinamento causato da azoto di origine agricola. La direttiva europea 91/676/CEE (detta anche “Direttiva Nitrati”) ha dettato i criteri, i vincoli e i divieti a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica. La normativa nazionale (D. Lgs. n. 152 del 11 maggio 1999, così come sostituito dal D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, e dal Decreto Ministeriale del 7 aprile 2006) ha recepito i medesimi principi, demandando alle Regioni l’attuazione sul territorio di quanto previsto. La Direttiva Nitrati richiede agli Stati membri: • la designazione di Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica viene valutato sulla base del tenore di nitrati; • la regolamentazione dell’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici in queste 22 |

gli indicatori


aree. Il vincolo più rilevante è l’imposizione di un tetto massimo all’apporto annuo di azoto di origine zootecnica alle colture, pari a 170 kg per ettaro. In Piemonte l’applicazione della Direttiva Nitrati è stata avviata nel 2002 con il Regolamento regionale n. 9/R del 18 ottobre 2002 “Designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma d’azione”, a cui è seguita una revisione nel 2007 con la pubblicazione dei Regolamenti n. 10/R e n. 12/R. Attualmente, in Piemonte risultano designati circa 402.000 ha, pari al 38 % della superficie agricola utilizzata (SAU) regionale e al 52% della pianura. Le aziende agricole che producono e/o utilizzano gli effluenti zootecnici sono tenute ad alcune procedure amministrative. In sostituzione della richiesta di autorizzazione allo spandimento in agricoltura prevista negli anni ‘90, si richiede oggi la presentazione annuale di una comunicazione di utilizzo agronomico degli effluenti, una notevole semplificazione, non essendo prevista una risposta da parte della Pubblica Amministrazione. Inoltre, è stata prestata particolare attenzione al contenimento del carico di obblighi burocratici per le aziende: le comunicazioni sono integrate nell’Anagrafe Agricola Unica del Piemonte, totalmente informatica. Ciò permette di valorizzare la grande mole di informazioni aziendali già disponibili, ad esempio fornite per l’accesso ai bandi di finanziamento in agricoltura, riducendo al minimo le integrazioni. Con la comunicazione, le aziende descrivono: • gli animali mediamente presenti in stalla, sulla base dei quali vengono stimati il tipo e il volume di effluenti zootecnici prodotti, nonché il relativo tenore di azoto; • i terreni che ricevono gli effluenti zootecnici, nonché le eventuali cessioni e/o acquisizioni, sulla base dei quali viene stimato il carico di azoto zootecnico distribuito annualmente in campo; • le strutture di stoccaggio disponibili, sulla base delle quali viene stimata la capacità di stoccaggio aziendale.

riferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Ad un sottoinsieme di aziende, caratterizzate da una maggior dimensione agro-ambientale (oltre 3.000 kg di azoto zootecnico gestito all’anno, se ricadenti in ZVN; oltre 6.000 kg se non ricadenti, o se allevamenti intensivi in IPPC), viene inoltre richiesta la presentazione di un piano di utilizzazione agronomica (PUA). Anch’esso viene elaborato in modalità esclusivamente informatica, valorizzando tutte le informazioni già disponibili in Anagrafe e in Comunicazione. Il PUA dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici, di altri materiali organici nonché di eventuali concimi minerali integrativi forniti alle colture aziendali. Sulla base dei dati forniti, viene verificato che gli apporti in campo siano commisurati al fabbisogno nutrizionale delle colture. FIGURA 22

unità di misura

Principali caratteristiche delle aziende agricole

peso vivo t

capi allevati

che hanno presentato Comunicazione (Elaborazione su dati Regione Piemonte, 2009)

capi n

10.500.000

reflui palabili prodotti

mc

4.300.000

reflui non palabili prodotti

mc

5.500.000

azoto zootecnico prodotto

tN

36.100

superficie condotta

ha

179.000

superficie asservita

ha

43.200

totale superficie

ha

222.200

di cui ricadente in ZVN

ha

77.700

FIGURA 23

Tipologia azienda

Aziende agricole che hanno presentato Comunicazione e PUA,

COM n

dati Regione Piemonte, 2009)

560

70

bovini da latte

1200

65

930

30

bovini linea vacca-vitello

1300

15

avicoli

210

65

altre specie/aziende miste

1200

85

5400

2800

bovini da carne

totale

FIGURA 24

di cui con PUA %

suini

per tipologia di animale allevato (Elaborazione su

326.000

Tipologia azienda

disponibilità media aziendale (giorni)

disponibilità minima necessaria in ZVN (giorni)

Capacità di stoccaggio

letame

liquame

letame

liquame

-

200

90

180

bovini da latte

250

260

90

120

bovini da carne

470

380

90

180

550

430

90

120

dei reflui zootecnici nelle aziende che hanno presentato Comunicazione (Elaborazione su dati Regione Piemonte, 2009)

suini

bovini linea vaccavitello

24 |

gli indicatori


FIGURA 25 Distribuzione territoriale delle aziende che hanno presentato Comunicazione (Elaborazione su dati Regione Piemonte, 2009)

FIGURA 26 Riparto colturale (ha) dei terreni in ZVN gestiti dalle aziende che hanno presentato Comunicazione (Elaborazione su dati Regione Piemonte, 2009

La gestione dei reflui di cantina, dei sottoprodotti della vinificazione e dei reflui oleari Le aziende che producono vino, al termine del processo di vinificazione, si trovano a dover smaltire i sottoprodotti della vinificazione, costituiti da fecce e vinacce, e le acque reflue di cantina, ovvero le acque di lavaggio di impianti ed attrezzature utilizzate nella produzione di vino. Le acque reflue di cantina possono essere reimpiegate nell’attività agricola tramite l’applicazione al terreno come acqua irrigua oppure essere utilizzate per veicolare i prodotti fitosanitari. Entrambi gli impieghi comportano un beneficio ambientale in quanto contribuiscono alla salvaguardia della risorsa idrica dal punto di vista qualitativo e quantitativo. L’utilizzazione agronomica dei reflui di cantina, in tutte le sue fasi dalla produzione all’applicazione al terreno, è disciplinata dal Regolamento regionale n. 10/R/2007 ed è soggetta a comunicazione annuale ai sensi dell’art. 3. Inoltre, il medesimo regolamento ha fatto propria l’opportunità prevista dal D.M. del 7 aprile 2006 di utilizzare le acque reflue per la veicolazione di prodotti fitosanitari, approvando con D.G.R. n. 33-12520 del 9 novembre 2009, apposite norme tecniche che originano dalla collaborazione tra Regione Piemonte e Facoltà di Agraria di Torino. Le norme tecniche danno una serie di indicazioni sulla veicolazione dei prodotti fitosanitari destinati ai trattamenti diserbanti e fitoiatrici fino alla fase fenologica della fioritura. L’estensione di utilizzo sarà riconsiderata in seguito ai risultati derivanti dalla valutazione del rischio sanitario. Il processo di vinificazione durante le fasi di pigiatura e fermentazione origina rispettivamente le vinacce, ovvero bucce, vinaccioli e raspo, e le fecce, ovvero un deposito contenente batteri, lieviti e parti dell’acino d’uva. Sulla base dei risultati emersi dalla campagna “sperimentale” condotta dalle Regioni, il Ministero delle Politiche Agricole ha modificato signifiriferimenti

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

cativamente il decreto sulla distillazione dei sottoprodotti della vinificazione. Con il Decreto n. 7404 del 4 agosto 2010, che modifica il precedente Decreto n. 5396 del 27 novembre 2008, il Ministero ha esplicitato, per tutte le aziende vitivinicole, i diversi usi alternativi dei sottoprodotti: agronomico, energetico, farmaceutico, cosmetico, estrazione di enocianina, prodotti agroalimentari, previo presentazione di specifica comunicazione. La Regione Piemonte con Determinazione Dirigenziale n. 1061 del 1° ottobre 2010 ha fornito alcune norme specifiche sulla distribuzione di fecce e vinacce per quanto concerne la loro utilizzazione a fini agronomici. Questo tipo di gestione dei sottoprodotti è volto a considerarli come una risorsa in un’ottica di economicità, legata ad una più razionale organizzazione della filiera della distillazione, e di rispetto dell’ambiente in termini di recupero di sostanza organica apportata al terreno.

Per quanto riguarda i reflui oleari, la Regione Piemonte (Direzioni Ambiente ed Agricoltura), dando attuazione alle disposizioni nazionali, ha emanato il regolamento regionale n. 7/R del 1° marzo 2010 per la disciplina dell’utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide che derivano dalle operazioni di frangitura delle olive, relativamente a tutte le fasi, dalla produzione all’applicazione al terreno. Il regolamento specifica, in particolare, le modalità di stoccaggio, di trasporto e di spandimento dei vari reflui. Il regolamento prevede un periodo di monitoraggio, il 2010, durante il quale chi produce e/o intende utilizzare le acque di vegetazione e le sanse deve dare comunicazione circa i quantitativi stimati prodotti, i terreni destinati all’uso agro­nomico e lo stoccaggio pre-spandimento. Dal 2011 questi soggetti dovranno produrre annualmente una comunicazione preventiva alla Provincia competente, oltre ad una relazione tecnica per le aziende con capacità di lavorazione superiore a 2 tonnellate di olive nelle 8 ore. La disciplina delle acque di vegetazione e delle sanse, che contengono elevate concentrazioni di sostanza organica - BOD, COD e polifenoli -, è mirata a salvaguardare la fertilità dei suoli, la qualità dei corsi d’acqua e i relativi ecosistemi acquatici, contenendo così gli effetti potenzialmente inquinanti. E’ opportuno comunque sottolineare che il numero di aziende dedite alla produzione di olio in Piemonte è molto esiguo.

La ricerca di base ed applicata La Direzione Agricoltura coordina e finanzia ai sensi della Legge regionale n. 63 del 12 ottobre 1978 – “Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste” - un Programma Regionale di Ricerca, Sperimentazione e Dimostrazione che comprende progetti presentati da diver26 |

gli indicatori


se istituzioni tecnico-scientifiche. Le disposizioni del Programma, valide nel triennio 20082010, individuano espressamente, tra le linee obiettivo, la tematica “Territorio e ambiente”24. I progetti presentati su questa linea obiettivo hanno, direttamente o indirettamente, la finalità di individuare prodotti o processi a basso impatto ambientale. Le società a partecipazione regionale CRAB - Centro di Riferimento per l’Agricoltura Biologica, CreSO - Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese e Tenuta Cannona operano sulla base di un Programma annuale di attività che prevede ricerche e sperimentazioni orientate all’individuazione di tecniche produttive rispettose dell’ambiente.

RIFERIMENTI Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte dedicate all’agricoltura www.regione.piemonte.it/agri/index.htm, è possibile ottenere dettagliate informazioni inerenti le diverse politiche agricole attuate in Regione Piemonte, l’attuazione del PSR 2007-2013, le attività dell’area tecnico-scientifica e quelle dell’area statistica. In particolare tutte le informazioni relative alla valutazione ambientale del PSR e delle relazioni intermedie sono disponibili alle pagine: http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/valutazione.htm http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/effettiamb.htm http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/servizi/val_itinere.htm In relazione al Sistema Informativo Bonifiche ed Irrigazione le informazioni sono reperibili sul sito: www.regione.piemonte.it/agri/sibiweb/index.htm Per maggiori informazioni sui criteri di designazione delle aree vulnerabili da nitrati, nonché per la consultazione della normativa vigente, si rimanda alla pagina web www.regione. piemonte.it/agri/dirett_nitrati/index.htm; il servizio cartografico web_GIS http://www.sistemapiemonte.it/agricoltura/zvn/index.shtml permette invece la consultazione delle aree designate sul territorio. Le informazioni relative al Centro di Riferimento per l’Agricoltura Biologica e al Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese sono reperibili rispettivamente ai siti: www.provincia.torino.it/agrimont/crab/ e www.cresoricerca.it. LINEE OBIETTIVO Verifica della sostenibilità ambientale ed economica dell’agricoltura: ruolo multifunzionale dell’azienda agricola, pluriattività nella gestione del territorio e del paesaggio agrario, conservazione delle risorse naturali e culturali, coesistenza territoriale ed economica di diversi metodi produttivi. 2. Ruolo ed impatto di colture di organismi geneticamente modificati sul sistema agricolo e agro-alimentare piemontese. 3. Razionalizzazione dell’uso agricolo dell’acqua: individuazione e realizzazione di sistemi e tecniche mirati ad un maggior risparmio della risorsa. 4. Razionalizzazione dell’uso agricolo di energia: individuazione e realizzazione di sistemi e tecniche mirati ad un maggior risparmio della risorsa; realizzazione e sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile nel territorio rurale mediante soluzioni e modelli di facile applicazione alla realtà regionale. 5. Agro-meteorologia: modellistica, studio del rischio climatico e del comportamento fenologico e produttivo delle colture agrarie. 6. Fertilizzanti, reflui zootecnici e compost: studio delle caratteristiche di efficacia fertilizzante e monitoraggio del loro destino ambientale per un uso sostenibile, compresa la fertirrigazione ed economicamente vantaggioso. 7. Fitotossicità da accumulo di metalli pesanti nei terreni agrari: studio di situazioni a rischio ed individuazione di possibili soluzioni. 8. Determinazione delle aree di rispetto per evitare inquinamento delle acque superficiali da ruscellamento di diserbanti, fertilizzanti e geodisinfestanti. 9. Gestione della vegetazione spontanea ed inerbimenti controllati. 10. Studi e strategie di contenimento di problematiche fitosanitarie e malerbologiche di particolare gravità ed attualità. 11. Prodotti fitosanitari: effetti collaterali e verifiche di efficacia sul territorio piemontese, loro distribuzione nel rispetto dell’ambiente, monitoraggio dei residui. 12. Diserbanti: studio degli effetti dannosi, prevenzione e gestione della resistenza delle infestanti. 13. Prove per l’estensione di impiego di molecole chimiche per la difesa ed il diserbo nelle colture minori del Piemonte. 14. Applicazione di nuove tecnologie di rilevamento, trasmissione e rappresentazione di dati utili al sistema agricolo regionale. 15. Valutazione e riduzione delle emissioni inquinanti dei sistemi agricoli. 24

1.

riferimenti

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APPROFONDIMENTO

IL NUOVO REGOLAMENTO PER L’IMMISSIONE SUL MERCATO DEI PRODOTTI FITOSANITARI Sin dal 2006, con la Comunicazione della Commissione “Strategia tematica per l’uso sostenibile dei pesticidi” COM (2006) 372, l’Unione Europea ha gettato le basi per un nuovo approccio all’impiego dei Prodotti Fitosanitari che prevedeva una completa revisione del quadro normativo. Nel corso del 2009 sono state approvate le nuove norme e, tra queste, il Regolamento (CE) n. 1107 del 21 ottobre 2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. Il Regolamento è entrato in vigore il 14 dicembre 2009, ma si applica a partire dal 14 giugno 2011. Esso va a sostituire la precedente Direttiva 91/414 che normava tali argomenti ed introduce alcune importanti novità. Innanzi tutto viene rivolta una maggiore attenzione alla protezione della salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. A tal fine è stato introdotto il principio di precauzione nella valutazione dei prodotti fitosanitari per la loro registrazione all’impiego. Un altro importante obiettivo è quello di giungere ad una maggiore (se non completa) armonizzazione tra i diversi Stati membri per quanto riguarda la disponibilità e le tipologie di impiego dei prodotti fitosanitari. Infine, vengono stabilite procedure aggiornate e semplificate. Il Regolamento si applica non solo alle sostanze attive (compresi i microrganismi) e ai formulati commerciali ma anche a tutti gli altri componenti che possono essere presenti in un prodotto fitosanitario (antidoti, sinergizzanti, coformulanti e coadiuvanti).

La valutazione per l’autorizzazione diventa più severa: i parametri presi in considerazione riguardano sia la salute umana (oltre alla tossicità acuta sono determinanti gli effetti cronici a lungo termine) sia l’ambiente (persistenza nel suolo e nelle acque, bioaccumulo, tossicità per gli organismi non bersaglio). approfondimento

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Le sostanze attive, esaminate sulla base di tutti questi parametri, verranno suddivise in 4 tipologie. • STANDARD: tutte le sostanze che non ricadano nelle tre categorie successive; • BASE: con una tossicità pressoché nulla, non vengono immesse sul mercato come Prodotti Fitosanitari anche se hanno un effetto in tal senso; • BASSO RISCHIO: non devono essere cancerogene, mutagene o con altri effetti cronici; non devono essere tossiche , molto tossiche, sensibilizzanti, esplosive o corrosive; il loro tempo di dimezzamento nel suolo deve essere inferiore ai 60 giorni; il fattore di bioconcentrazione deve essere minore di 100; non devono avere effetti sul sistema endocrino o altre azioni neurotossiche o immunotossiche; • CANDIDATE ALLA SOSTITUZIONE: possiedono caratteristiche intrinseche di pericolosità tali da destare preoccupazioni ma, al momento, risultano indispensabili; pertanto i singoli Stati Membri possono effettuare una valutazione comparativa con altri prodotti analoghi per efficacia ma con profilo tossicologico ed ecotossicologico più favorevole in grado di sostituirle. Qualora vengano individuate sostanze altrettanto valide si procederà alla revoca o alla limitazione d’impiego delle candidate alla sostituzione; L’autorizzazione non è illimitata nel tempo e le sostanze saranno soggette a revisione periodica in funzione della categoria di appartenenza: quelle più pericolose verranno revisionate con maggiore frequenza. Vengono, infine, introdotti i “Criteri di esclusione” (i cosiddetti “Cut-off ”): si tratta di parametri che escludono del tutto la possibilità di registrare una sostanza attiva, riguardano la tutela della salute umana e la salvaguardia dell’ambiente. L’applicazione dei “Cut-off ” avverrà alla prima approvazione per le nuove sostanze e al riesame per quelle già in uso attualmente. Per semplificare l’iter registrativo dei prodotti ed accelerare i tempi (oggi piuttosto lunghi almeno in Italia) è stato introdotto il riconoscimento reciproco tra i diversi Stati Membri. In sostanza l’intero territorio dell’Unione Europea è stato suddiviso in 3 zone geografiche: • Zona A – Nord : Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Svezia • Zona B – Centro: Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Regno Unito • Zona C – Sud: Bulgaria, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Malta, Portogallo. In tal modo è possibile ottenere l’autorizzazione all’impiego di un prodotto, per lo stesso uso e con pratiche agricole comparabili, per Stati presenti nella stessa Zona. Dunque un Prodotto Fitosanitario registrato in Spagna sulla vite potrà essere autorizzato anche in Italia su richiesta del titolare dell’autorizzazione, accelerando i tempi ed evitando che sulla stessa coltura paesi diversi dell’UE non abbiano gli stessi prodotti autorizzati, cosa che attualmente accade molto spesso. Nel caso di sostanze il cui impiego non è soggetto ad influenze di tipo climatico e geografico, come i concianti, i prodotti impiegati per le serre o in post-raccolta, il reciproco riconoscimento si applica tra tutti gli Stati Membri, indipendentemente dalla Zona di appartenenza. Il Reg. 1107/2009 è complementare alla Direttiva “Uso sostenibile dei pesticidi” (Direttiva 2009/128/CE del 21 ottobre 2009) che sarà recepita dagli Stati Membri tra breve; il loro scopo è quello di garantire un utilizzo dei Prodotti Fitosanitari più responsabile e sicuro per l’uomo e per l’ambiente. approfondimento

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APPROFONDIMENTO

I DANNI CAUSATI AL COMPARTO AGRICOLO DA CALAMITÀ NATURALI Di seguito sono indicati gli interventi della Regione per sostenere la ripresa dell’attività agricola e per la riattivazione e la salvaguardia del territorio rurale, danneggiato a seguito di eventi eccezionali avvenuti nel 2010. Qui di seguito sono riportate brevi informazioni per ricordare tali momenti: * trombe d’aria e piogge agosto 2010 delimitati dalla Giunta regionale ai sensi del D. Lgs 102/04. Una situazione di bassa pressione presente sulla regione Piemonte ha dato luogo alla formazione di venti molto forti, in particolare il due del mese di agosto. La zona colpita è risultata molto ristretta, tuttavia la forza del vento ha raggiunto l’intensità di un piccolo uragano, che ha sradicato alberi, scoperchiato e distrutto tettoie e altre strutture aziendali. L’episodio ha causato danni di eccezionale gravità su 6 comuni confinanti fra loro, in provincia di Torino e in provincia di Vercelli. Nello stesso mese di agosto la seconda decade è risultata eccezionalmente piovosa con qualche punta massima nel cuneese e nell’alessandrino. In questo caso le piogge hanno provocato grossi danni ad alcune infrastrutture, canali irrigui e strade interpoderali. * piogge a carattere alluvionale di ottobre/novembre 2010 delimitati dalla Giunta regionale ai sensi del D. Lgs 102/04. L’evento in questione ha portato picchi di piovosità in varie zone del Piemonte, causando in molti casi straripamenti di fiumi e il superamento in pochi giorni delle medie riferite all’intero mese. Le onde di piena hanno colpito soprattutto alcune infrastrutture irrigue delle Province di Cuneo, Novara e Vercelli. * eventi diversi a carattere locale e finanziati ai sensi dell’art. 56 L. R. 63/78. Sono stati accertati e direttamente finanziati con fondi regionali danni al comparto agricolo causati da eventi puntuali e circoscritti. Sono stati esaminati e ammessi a contributo in totale 44 interventi, riferiti in qualche caso ancora ad eventi del 2009, ma nella maggior parte occorsi nel gennaio/febbraio, marzo, maggio e giugno 2010, e tutti a carattere locale, tali da aver portato danni a una singola o poche aziende limitrofe fra loro o a infrastrutture particolarmente esposte e gravemente danneggiate. FIGURA 1 Danni – prospetto

EVENTO CALAMITOSO

DANNI A COLTURE

DANNI A STRUTTURE

DANNI A INFRASTRUTTURE

AGOSTO 2010

38-824 del 15/10/2010

-€

2.893.400 €

640.000 €

D.M. del 17/12/2010

OTT./NOV. 2010

20-1426 del 24/01/2011

-€

-€

2.447.000 €

-

-€

2.893.400 €

3.047.000 €

riepilogativo anno 2010 – Fondo di solidarietà

Totale

FIGURA 2 Danni – prospetto riepilogativo anno 2010 Legge regionale

D.M. DI RICONOSCIMENTO

D.G.R. DI DELIMITAZIONE

ANNO 2010

EVENTO CALAMITOSO INVERNO 2009/2010

D.D. DI DELIMITAZIONE

CALAMITÀ

DANNI A STRUTTURE DANNI A INFRASTRUTTURE

811 del 26/07/2010 e 1250 del 09/11/2010

147.760,00 €

20.500,00 €

MAGGIO/GIUGNO 2010

1250 del 09/11/2010

33.600,00 €

38.000,00 €

APRILE 2009

1113 del 14/10/2010

- €

13.000,00 €

MAGGIO/GIUGNO 2010

1113 del 14/10/2010

155.000,00 €

642.000,00 €

LUGLIO/APRILE 2009

811 del 26/07/2010

294.500,00 €

105.000,00 €

MARZO 2010

811 del 26/07/2010

- €

267.000,00 €

630.860,00 €

1.085.500,00 €

Totale approfondimento

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Le infrastrutture irrigue e di bonifica – Gestione diretta regionale La Direzione regionale Agricoltura gestisce direttamente il ripristino delle infrastrutture agricole risultate danneggiate da calamità di carattere eccezionale, con particolare riguardo alle opere irrigue. La fragilità intrinseca delle infrastrutture irrigue e di bonifica, determinata dalla loro collocazione in corrispondenza degli alvei attivi dei corsi d’acqua o in ambienti collinari e montani, associata al susseguirsi sempre più frequente di eventi calamitosi in Piemonte e alla sempre minore disponibilità di risorse economiche, determina una situazione di sofferenza del comparto agricolo e conseguentemente uno stato di complessivo peggioramento dell’assetto idrogeologico ed idraulico delle aree extraurbane. I lavori e le opere di ricostruzione sono orientati al ripristino della funzionalità dell’infrastruttura cosicché si preferiscano soluzioni progettuali maggiormente performanti dal punto di vista tecnico e l’opportunità di eliminare o mitigare fortemente l’impatto determinato dall’interferenza con ambienti così delicati, come possono essere gli alvei dei corsi d’acqua o i pendii collinari o montani. Esempi concreti sono la razionalizzazione dei punti di presa (migliore gestione delle infrastrutture irrigue e minor impatto sul regime idraulico del corso d’acqua), il ripristino delle traverse di derivazione prevedendo le opere necessarie a garantire il deflusso minimo vitale e il passaggio della fauna acquatica (scale di risalita dei pesci) e la previsione di soluzioni progettuali compatibili con l’assetto idraulico e/o idrogeologico locale. Inoltre la progettazione delle opere di ricostruzione viene sempre più frequentemente valutata contestualmente alle diverse competenze regionali in sede di conferenze tecniche e ricompresa in progettazioni complessive che tengano conto delle diverse valenze del territorio. • La delimitazione dei danni Nel corso del 2010 gli eventi meteorologici verificatesi nei mesi di marzo, maggio-giugno, seconda decade di agosto e nei primi giorni di novembre hanno comportato la necessità di accertare danni con specifici provvedimenti su un totale di 12 infrastrutture il cui valore stimato complessivo ammonta a 3.543.000,00 Euro. Il dettaglio territoriale degli interventi è riportato in figura 4. DANNI A

PROVINCE

INFRASTRUTTURE

FIGURA 4 Infrastrutture rurali

Provincia di Alessandria

47.000 €

delimitate nel 2010 per

Provincia di Biella

46.000 €

Provincia

2.154.000 €

Provincia di Cuneo Provincia di Novara

890.000 €

Provincia di Torino

101.000 €

Provincia di Vercelli

305.000 € 3.543.000 €

TOTALE REGIONE PIEMONTE

approfondimento

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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

• Interventi di ripristino Nel corso del 2010 si è inoltre provveduto a reperire i fondi necessari a finanziare interventi di ripristino di infrastrutture relativi ai seguenti eventi: -- - evento eccezionale maggio 2008 ex O.P.C.M. n. 3683 del 13 giugno 2008 -- Con le ordinanze commissariali si sono finanziate 127 infrastrutture di bonifica danneggiate per un totale di € 3.206.937,00 su un totale complessivo da finanziare di 6.496.972,00 Euro; -- evento eccezionale maggio-luglio 2008 ex art. 5 comma 6 D. Lgs. 102/2004 -- Con i fondi del F.S.N. si sono finanziate le infrastrutture irrigue danneggiate dagli eventi calamitosi nel periodo compreso tra il 28 maggio e il 14 giugno 2008 escluse dall’Ordinanza del 2008. Complessivamente si finanziano 9 infrastrutture irrigue per un totale di 480.000,00 Euro; -- eventi eccezionali dicembre 2008 – gennaio 2009 – aprile 2009 ex art. 5 comma 6 D. Lgs. 102/2004 -- Con i fondi stanziati dal F.S.N è stato approvato l’elenco delle infrastrutture irrigue e di bonifica danneggiate. Complessivamente si finanziano 110 infrastrutture irrigue e di bonifica per un totale di 6.529.000,00 Euro; -- evento eccezionale marzo 2010, aprile 2009 – maggio 2010 – giugno 2010 ex art. 56 L. R. 63/1978 Con i fondi regionali si sono finanziate 8 infrastrutture irrigue per un totale di 662.000,00 Euro. Nell’anno 2010 sono stati liquidati complessivamente 2.774.472,84 Euro i cui dettaglio sono evidenziati nella tabella successiva (Fig. 5) PROVINCE

FIGURA 5 Infrastrutture rurali finanziate nel 2010 per Provincia

IMPORTO FINANZIATO

Provincia di Alessandria

429.481,00 €

Provincia di Asti

157.216,00 € 46.000,00 €

Provincia di Biella

4.239.434,00 €

Provincia di Cuneo

667.153,00 €

Provincia di Novara Provincia di Torino

3.820.334,00 €

Provincia di Vercelli

1.481.969,00 € 10.841.587,00 €

TOTALE REGIONE PIEMONTE

Nell’anno 2010 sono stati liquidati complessivamente 2.774.472,84 Euro i cui dettaglio sono evidenziati nella tabella successiva (Fig. 6) GESTIONE EROGAZIONI

FIGURA 6 Liquidazioni complessive anno 2010 – infrastrutture irrigue e di bonifica

NUMERO EROGAZIONI

IMPORTO IN EURO

ARPEA

53

1.424.455 €

CONTABILITA’ SPECIALE

35

1.350.018 €

totale

88

2.774.473 €

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