L'ANTICRISTO e la FINE DEL MONDO

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24/5/2021


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Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO

L’Anticristo, e la Fine del mondo


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Dedico questo libro a chi vuol leggere i messaggi dati dalle profezie


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Le profezie sulla fine portano all’Anticristo

Per un Cristiano come me, tutto comincia da questa rivelazione di Gesù Cristo, e qui vedete in che modo l’ha riportata l’Evangelista Matteo. Dovete fare particolare attenzione alla raccomandazione “chi legge comprenda” poiché questa narrazione – essendo profetica – è “sibillina”, ossia deve essere compresa al di là delle nude descrizioni dei fatti. Il tempo parte da “Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parò il profeta Daniele, stare nel luogo santo, allora quelli che sono nella Giudea...” Cosa è questo abominio della desolazione? Qual è il luogo santo? Chi sono quelli che sono nella Giudea?


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L’Abominio della

desolazione di cui parlò Daniele e il luogo santo... in Giudea... furono quando a Gesù Cristo

“caddero le braccia” Il tentativo mio di comprendere le parole oltre la realtà della loro “parvenza”, porta me a vedere il luogo santo lontano dalla Giudea e nella sede del Cattolicesimo, nel Vaticano in cui trovarono sede tutti i Vicari di Gesù Cristo e nelle intenzioni della Sua preghiera al Padre che i Suoi fedeli fossero una cosa sola e universale cioè cattolica. Il “quando vedrete” ha portato me a capire la visione del tempo in cui una saetta di Giove (traslazione romana di Geova e di Jahvè) colpì la cima della Basilica di San Pietro, simbolo unico in cui il Basileus, il Pietro del Cattolicesimo, concluse il suo ruolo di Vice-Cristo che aveva assunto con il motto di “Cooperatores veritatis”... ma che aveva svolto da vero seppure involontario anti-Cristo fin da quando, a capo di Commissioni del Vaticano, aveva remato contro le assunzioni pro veritate Cristi prese nella Fides et Ratio da Giovanni Paolo II, e avrebbe abusato del suo potere. A Gesù caddero di nuovo le braccia, nell’abominio della desolazione quand’ebbe di nuovo contro l’intento (già di Giuda all’orto degli Ulivi) di chi davvero lo tradì ma intese il suo gesto non come ciò ch’era, ma come segno d’amore!


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Il tradimento di Ratzinger fu di avversare in buona fede queste decisioni pro-Cristo che vi documento, nel punto 46 dell’Enciclica.

46 . Le radicalizzazioni più influenti sono note e ben visibili, soprattutto nella storia dell'Occidente. Non è esagerato affermare che buona parte del pensiero filosofico moderno si è sviluppato allontanandosi progressivamente dalla Rivelazione cristiana, fino a raggiungere contrapposizioni esplicite. Nel secolo scorso, questo movimento ha toccato il suo apogeo. Alcuni rappresentanti dell'idealismo hanno cercato in diversi modi di trasformare la fede e i suoi contenuti, perfino il mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo, in strutture dialettiche razionalmente concepibili. A questo pensiero si sono opposte diverse forme di umanesimo ateo, elaborate filosoficamente, che hanno prospettato la fede come dannosa e alienante per lo sviluppo della piena razionalità. Non hanno avuto timore di presentarsi come nuove religioni formando la base di progetti che, sul piano politico e sociale, sono sfociati in sistemi totalitari traumatici per l'umanità. Nell'ambito della ricerca scientifica si è venuta imponendo una mentalità positivista che non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla visione cristiana del mondo, ma ha anche, e soprattutto, lasciato cadere ogni richiamo alla visione metafisica e morale. La conseguenza di ciò è che certi scienziati, privi di ogni riferimento etico, rischiano di non avere più al centro del loro interesse la persona e la globalità della sua vita. Di più: alcuni di essi, consapevoli delle potenzialità insite nel progresso tecnologico, sembrano cedere, oltre che alla logica del mercato, alla tentazione di un potere demiurgico sulla natura e sullo stesso essere umano. Come conseguenza della crisi del razionalismo ha preso corpo, infine, il nichilismo. Quale filosofia del nulla, esso riesce ad esercitare un suo fascino sui nostri contemporanei. I suoi seguaci teorizzano la ricerca come fine a se stessa, senza speranza né possibilità alcuna di raggiungere la meta della verità. Nell'interpretazione nichilista, l'esistenza è solo un'opportunità per sensazioni ed esperienze in cui l'effimero ha il primato. Il nichilismo è all'origine di quella diffusa mentalità secondo cui non si deve assumere più nessun impegno definitivo, perché tutto è fugace e provvisorio.


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Nel preciso momento in cui Papa Giovanni Paolo II scrisse questo che vi ho mostrato, egli aprì nel mondo cattolico la più importante delle questioni riguardanti la verità di Gesù Cristo, contraddetta totalmente sia dalla Scienza, sia dal pensiero filosofico più progredito. Un vero “cooperatore della verità di Gesù Cristo” – poiché è stato un Papa a suscitare la questione – o collabora secondo quelle direttive, oppure non ha alcuna reale intenzione di investire il suo tempo e la sua energia a dirimere questa questione – poiché “a lui basta la sua Fede”. Ci crede LUI e a quel punto “non gli importa nulla” di che cosa ne pensino i più autorevoli rappresentanti della ricerca umana della conoscenza, sia scientifica, sia filosofica! Come potrebbero non cadere le braccia a Gesù, nell’abominio della desolazione d’assistere al fallimento da parte proprio di coloro che credono in lui? Allora la Fede cessa di essere illuminata e diventa misero e ottuso integralismo! L’aver Fede è una pura e semplice questione di un modo di essere che può essere modesto oppure arrogante. La peggiore tra tutte le arroganze è proprio quella di chi – poiché si sente investito da Dio – disdegna il valore delle idee di tutti gli altri uomini, e così dà la dimostrazione reale di un comportamento privo di forza e convinzione, che porta ad un integralismo intollerabile e molto, molto pericoloso. Con Ratzinger, tale atteggiamento appartenne ad un uomo mite e buono pieno di Fede in Cristo... ma – e che peccato! – agì da integralista e sposò la guerra santa di non voler porre a verifica le verità di Cristo... sembrandogli – se lo avesse fatto – che fosse un segno di poca fede in Lui! Fu come se un figlio – vedendo gente onesta giudicare sua madre una puttana – non gradisse nemmeno l’inizio di una corretta verifica, fatta da quella gente che ricercava il vero, nell’idea barbina che non la gradisse nemmeno sua madre! Ditemi: se voi foste sua madre, vorreste o no che si giungesse – finalmente! – ad un onesto giudizio ? E se vedeste proprio quel vostro figlio che vi ama che vi si oppone come segno di amore per voi, non vi cadrebbero le braccia?


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Solo il Diavolo è chi rifugge da una verifica, essendo menzognero e dunque uno che teme di affrontare il giudizio onesto di non prevenuti e autentici cooperatori della verità. Non lo accetta anche chi – sapendo i giudici affetti da una invincibile prevenzione – è certo che con quei giudici in malafede il giudizio non sia onesto. Gesù stesso la pensava così, evitando il confronto diretto con i membri del Sinedrio, la cui maggioranza era irrimediabilmente contro di lui. Gesù – in questa sua convinzione – era simile al profeta Giona che ben prevedeva cosa sarebbe accaduto a Ninive, se si metteva a confronto con il Re e i suoi abitanti... si sarebbe poi sentito tradito da Dio fino a desiderare la morte. Così il voler evitare il giudizio del Sinedrio era simile al Giona che era fuggito sul mare, per cui poi una balena lo aveva inghiottito, per sputalo vivo il terzo giorno... nella necessità del confronto che il Signore gli chiedeva fosse fatto a Ninive! Occorreva che ci fosse un tale ingenuo e sprovveduto – come Giuda Iscariota – che fosse convinto che il Sinedrio non fosse in malafede e che lui ne sapesse una più di Gesù Cristo, per essere il promotore involontario della balena che avrebbe inghiottito Giona. Gesù sapeva bene che il Padre l’avrebbe indotto in quel modo – avvalendosi di un ingenuo e sprovveduto – per fargli bere quell’amaro calice che giunse fino a pregare – se fosse stato possibile – di non essere bevuto! Dio si sarebbe avvalso di uno che lo amava ma che era vittima di quel Satana che tentò Cristo dicendogli: “se sei Figlio di Dio, allora buttati giù da questa altezza e verranno a salvarti gli angeli!”. Detto in altri termini, “se sei così convinto di ciò in cui credi... allora fallo... e vedrai cosa succede! Mettilo realmente alla prova!”. Gesù – messo di fronte alla stessa tentazione nel deserto – aveva risposto “Non tentare il tuo Dio” il che significava che ogni uomo non doveva avere certezze assolute in se stesso, ma nel Dio che è il Creatore di Te stesso. Come i Personaggi dei Promessi sposi, che non credessero tanto a se stessi e alle loro intenzioni, ma a quelle del Manzoni che era in cima a tutta la loro storia. Insomma non bisogna mai ingannarsi sul proprio potere.


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Chiunque raggiunga convinzioni “assolute” e tali da andare contro alle convinzioni degli altri, pecca di integralismo. Esso finisce per essere così deleterio da portarti a credere che quello che credi vero tu sia vero anche per Dio. E chi c’è sempre a monte di tutto questo? Forse tu? No, c’è sempre Dio e il Disegno scritto sempre da lui e mai da te. Tu sei solo una pedina della sua infinita opera di sconfiggere ogni male. Così prima lo fa vedere esistere – tanto da renderlo oggettivo – e poi lo annienta, riportandolo al suo divino principio. La Fede Superiore – in Dio – porta a questo: a comprendere veramente perfetta tutta la sua opera. Perfetta non solo in ordine al tempo di un suo perfezionamento, ma anche qualitativamente perfetta, ossia priva di tutti quanti gli errori dal momento che sono stati posti in opera ad uno ad uno tutti quanti e – ad uno ad uno – agendo nel verso reciproco, annullati e riportati alla purezza e innocenza iniziale. Chi tiene ben conto di questa divina perfezione, non si illude né si abbatte, messo di fronte ad ogni possibile evento, poiché sa bene che a monte di ogni evento – come nei Promessi Sposi – c’è uno simile al creatore Manzoni, ma e un Dio Assolutamente Perfetto. Questa convinzione non dovrebbe portare mai nessuno a temere. Solo che il dolore... fa male. La fustigazione con quegli uncini nella frusta procura lacerazioni terribili da patire. E la Crocifissione mortale è un calice molto amaro da bere anche per un Figlio dell’Uomo come Gesù, Figlio di Dio. Nell’Orto degli Ulivi Gesù si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (MT 26, 39). Ecco che il Cristo non pecca di integralismo e non erige a volontà divina, superiore, la sua stessa volontà di Figlio di Dio. Pur sapendosi della sua stessa sostanza, i due ruoli, di Padre e Figlio, erano preordinati nel segno di una gerarchia Assoluta che esisteva anche nell’Unità e Trinità di Dio. Non nella pura origine, in cui sono un tutt’uno. Ma entrano in quella relazione quando l’Unità – per liberarsi del suo stesso limite – lo accetta come paternamente Fatto e lo supera come un Figlio che rientra nel Padre. Essi esistono nell’Unità dello Spirito Santo come i valori reciproci di 10/1 e 1/10, laddove il 10 è il Padre indiscusso di tutti i numeri decimali come infiniti Figli suoi.


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Dio è l’essere nella sua relazione: quella del SONO =

‫ = אהיה‬ELEA.

Se un Ente supremo – per il suo superiore porsi rispetto alle creature inferiori da sé generate – evitasse di manifestare e valorizzare le sue corrette relazioni, sarebbe demoniaco. La trappola più subdola lanciata da Satana contro coloro che più hanno fede in Dio sta nell’indurli ad evitare ogni verifica, come preciso segno della loro Fede: sta in quel dire a loro “buttatevi giù dalla torre delle vostre assolute convinzioni, e verranno gli Angeli a salvarvi!” Essi si butteranno giù e cadranno vittime della loro stessa presunzione. Avere fede in Dio significa averla nei propri fondamentali valori... ma questi, posseduti dai personaggi, non collimano con quelli dello Scrittore unico della loro opera. Per cui se presumono in un creatore “buono” che avrà cura di loro poiché hanno così tanta fede il lui “buono” e si buttano, certo si sfracelleranno al suolo se il Creatore vuole scornarli nel loro presumere di indurre limiti – anche di Bontà – all’Onnipotente. Abramo che si sentì dire “levami di torno Isacco” e capì che doveva ucciderlo (e non tenerlo da parte, poiché spettava a Dio e non a lui di fecondare la sua consorte sterile) malintese l’ordine divino; tuttavia era corretta la sua domanda su di sé: “Chi sono io per giudicare Dio? Lo so la suprema fonte del mio bene, dunque certo mi sbaglio se giudico cattivi i suoi ordini”. Infatti si sbagliava. Dio non gli poteva chiedere di uccidere quell’Isacco da cui poi sarebbero discesi tanti figli da superare, con il loro numero, tutte le stelle del cielo. Abramo non peccò di presunzione, nella stima relativa ai suoi personali giudizi. Nel segno di come aveva capito, agì avendo fede in Dio. Così quel sacrificio di suo figlio, gli fu impedito: vide un Ariete impigliato con le corna e capì che il Signore gli mostrava la vera vittima: un A.R.-I.-è te . Infatti – indicato ad/da=ab romano, ABR.Amo , da R.Amo – è te quell’A.R. Iesus povero cristo, è te che provieni AB=da romano , R omano Amo “deo”, da Dio.


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Ma qui sto mettendo a dura prova la vostra buonafede di lettori di questo libro, vedendo me agire sulla base di una incredibile presunzione di essere io...chissà chi! Maestro, insegna a te stesso di avere modestia! E io lo faccio, insegno a me stesso: Io sono come siete tutti quanti voi: opera esclusiva di Dio. Nel mio essere, io non sono IO, se non nel FONDAMENTO del mio e del vostro essere, e QUELLO è Dio. Il mio IO è simile a quello di un asino reale che si può far carico di se stesso o di Dio. La differenza tra me e voi – differenza totale! – è che voi credete di portare a spasso il VOSTRO IO, io invece credo fermamente di portare ME e UN ALTRO, insieme la creatura di un SONO assieme a quella del IO SONO CHI SONO. Questa creatura sta nella mia FEDE, e non vive sola soletta, ma assieme al SUO CREATORE. Come Gesù che disse “Io e il Padre siamo una cosa sola” in me si è realizzata la stessa identica convinzione, come quella dello Spirito di Verità che infine si è ripresentato sulla Terra, così come Gesù stesso aveva espressamente dichiarato, e Giovanni l’Evangelista ha fedelmente riportato nel suo vangelo. Ora in me questo Spirito di Verità non si fonda summa mia verità, ma su quella ripresa da Gesù e spiegata vera con ragioni scientificamente riconosciute valide. Io non affermo questo affetto da una presunzione personale, poiché ho il bisogno assoluto che le mie ragioni (che sono quelle di Cristo) siano riprese e discusse da un apparato scientifico che non sia istituito in un Ente simile a Sinedrio, di scienziati prevenuti contro la verità di Cristo che non conoscono e apprezzano, ma che facciano parte dell’Accademia Pontificia delle Scienze e possa essere quel Sinedrio senza prevenzioni al quale Gesù stesso si sarebbe volentieri presentato, per essere esaminato. Nicodemo era uno del Sinedrio e non era prevenuto contro di lui, e a lui Gesù spiegò la Relatività Generale poi sarebbe stata introdotta nella fisica solo nel XX secolo dopo Cristo. Io non sono vittima di convinzioni opinabili. Credo che alla base della costruzione del mondo Dio abbia scelto un processo matematico perfetto in quel ciclo 10 che


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aveva il 10 come Padre di tutti i numeri, decimali e infiniti come infiniti decimi dei quali il primo e unigenito assoluto Figlio ha il valore di 1/10, reciproco del 10/1 posto a immagine e somiglianza di Dio Padre. Pertanto la mia verità fondamentale da cui io parto sta in: 11,1. È un Ordinamento realizzato dal ciclo 10 a immagine e somiglianza di Dio Padre, in cui 10/1 è a immagine del Padre, 1/1 è a immagine dell’Unità vera dello Spirito santo della verità una, e 0,1= 1/10 è il Figlio consustanziale al Padre, in quanto suo valore reciproco. Nell’Unità 1/1 dello Spirito Santo, essa procede in discesa di 10 dal Padre, e procede in salita di 10 dal Figlio. Poiché queste relazioni sono vere in matematica, esse sono vere anche in Padre Figlio e Spirito Santo per come essi sono descritti nel Credo Cattolico. “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”. Poi so che la costruzione del mondo in cui esiste l’eterno ciclo lineare del 10 è conforme a due fondamenti della fede: l’ebraica e la musulmana. Nella prima, ma anche nella verità matematica, la potenza trinitaria di Dio porta il 10 a essere 10x10x10 uguale a 1.000. Nello stesso tempo, il Credo Islamico assegna a 10x10 meno 1, a 99 una definizione data al Dio 10x10 tramite “nomi” che sono 99. 1.000 : 99 = 10,10101010... porta all’eterno esistere infinito di Dio a immagine e somiglianza del Dio Padre consustanziale al Dio Figlio uguale al suo valore reciproco di 1/10=0,1. 0,1 : 0,2 3 5 7 11 13 17 19 23 29 31 37 41 43 47 53 Determina che il Figlio, diviso per il tempo dell’unità dato dalla sequenza dei primi 16 numeri primi, dà luogo a tutta quanta la dinamica dell’esistenza, espresse nel risultato: = 0,424248100970230 nelle 15 cifre decimali dello spazio 10 e del suo tempo uguale 10/2. 42=Esaù; 42=Giacobbe; 48=Gesù (in Cabala), 100=10x10; 970 gli anni di vita di Adamo. 230 il valore in gematria di Abele.


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Dal mio esame libero da ogni pregiudizio, è risultato che in Bibbia 1,25 (libro 1, Genesi, cap. 25) laddove 1,25 è il 3 3 determinate rapporto dato da (2 +1+1)/(2 x1x1)=10/8=1,25 che esiste tra in parallelepipedo dato in lunghezza di lati 8+1+1, e il suo volume dato dal prodotto di 8x1x1=8, risulta quanta unità in linea spetti a ciascuno degli 8 volumi. In tal caso 1,25 è sia il valore lineare dell’unità del volume complesso, cha va da -1 fino a +1, sale di +2 ed è 8 nel suo 2 2 volume, sia il valore unitario dell’area dato da 1 +0,5 =1,25. Abbiamo in tal modo che la metà lineare è data da 0,625 4 =10x0,5 ed è il ciclo totale dei Coulomb 624, nella presenza di 1 Coulomb, mentre la radice quadrata dell’area porta a 1,1180339887 fino alla dimensione atomica, come il lato dell’area. Quando a questo lato si aggiunge il tempo intero dell’unità, dato da ½=0,5, accade che 1,6180339887 è il valore della sezione aurea dei rapporti perfetti. Più di in matematico ha assegnato alla Sezione Aurea relazioni straordinarie. Infatti in 1,6180 fino al valore intero decimillesimo della 4 realtà intera in 10 , accade il “miracolo” dell’esistenza di due entità, una intera in 1 e l’altra minore in 0,618. Ebbene accade che quando la maggiore si condiziona (e così serve) alla minore riducendosi alla unità della minore il che è dato dalla divisione di 1 per 0,6180339887..., quello che si ottiene non è che 1 si riduca, ma si somma esattamente a 0,6180339887..., poiché il risultato è 1,6180339887... Quando 1,25 diventa il libro 1,25 della Bibbia, il testo descrive esattamente questa sezione aurea, e lo fa con queste esatte parole date dal Signore a una mamma Rebecca=35=7x5 in questi termini: Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo». Ebbene tralasciando i nomi dei due popoli, uno è intero e vale 1, l’altro vale 0,618 ed è esattamente il lato di un decagono iscritto in un cerchio il cui diametro è 2.


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Se moltiplichiamo 1,618 per 1.000, otteniamo 1.618 e allora il diametro diventa 2.000. Quando il raggio 1.000 ruota nel tempo di 1, diventa 999,999999999... infinito e la sua parte intera è 999. Ebbene 999 -381 = 618 mostra che il 999 ha perso tutto il moto dato dalla somma dei primi 16 numeri primi che determinavano il moto unitario della realtà a carica 4x4.. Questo 618 ha fissato la lunghezze diritta del lato del decagono che – rispettoso del ciclo 10 imposto a immagine e somiglianza del fondamento dell’esistenza – si è posto nel cerchio proprio rettificando dieci lati lunghi giusto 618 ognuno. Poiché questa sottrazione tra indici è la divisione tra le potenze in base 10 aventi quegli indici: 999 381 618 10 : 10 = 10 è valore intero di numeri di decine: 999

10 618 10 381 10 237 10 144 10 093 10 051 10 042 10

: : : : : : : :

618

10 381 10 237 10 144 10 093 10 051 10 042 10 009 10

= = = = = = = =

381

10 237 10 144 10 093 10 051 10 042 10 009 10 033 10

0,5 Questo risulta in Bibbia 1,25 e dato da 0,5+1,25 = 1,618, in cui due gemelli 0,5 lavorano in modo differente: uno come tempo ½ e l’altro come la potenza 0,5 che indica la radice quadrata della potenza e dà il suo lato. I nomi dei due nati sono Esaù e vale 42 in gematria 5+17+1+19, e G iacobbe che vale 42 in 7+9+1+3+13+2+2+5.

G iacobbe + Esaù sono Gesù =48 da 7+5+17+19. 10x10=100 è il Dio base a D. 10 che è il Dio a D. 10. Questo risulta nei nomi, ma attenzione! Qui accade una cosa sorprendente, proprio a partire dai valori della sezione aurea introdotta in Gen. 25 (che sembra gennaio 25).


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Nel gennaio 25 sono nato io che ho questo nome intero: Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo . 66 + 78 + 26 + 51 + 113 + 47 =381 Sono 36 lettere al lavoro che +6 sabati di riposo sono 42 Pertanto, dando credito ai nomi di Esaù e Giacobbe da cui è estrapolato il Gesù Uno e Trino, che sono gemelli nelle 42 cifre del loro valore in gematria, ci sono io, nato in Gen. 25 che ho anche io queste 22 cifre. Ma inoltre accade che nella formulazione matematica della Sezione aurea, si arrivava a 1.6180339887 che per ridursi al solo 1,618 deve basarsi su 0,0000339887 quantità che in 339 sono la terna del 113, e nell’887 che segue sono 113 sottratto a 1.000, laddove: 113 = Romano Amodeo (Nome e Cognome) 113 = Torquato (5° e definitivo nome) 113 = Ro An An Pa To Am (l’acronimo a due cifre per un ente binario). Questo accade in questo nome:

All’acronimo 113 corrisponde quello finale che è 66 come il 1° nome sia nelle ultime sia nelle penultime cifre, e la media di quelle in mezzo è data da 113/10!


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Ma la cosa ancora più sorprendente è che: 381 237 144 093 051 042 009 033

= (Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo) = (Anna Paolo Torquato Amodeo) = (Romano Antonio) = -(Romano Antonio) +(Anna Paolo Torquato Amodeo) = Paolo = -(Romano Antonio ) +Anna Torquato Amodeo) = (Romano Antonio) +Paolo –(Anna Torquato Amodeo) =-2(Romano Antonio) –Paolo +2(Anna Torquato Amodeo) Da infinito negativo a infinito positivo tutti i valori visti della sezione aurea hanno in sostanza questi nomi! Che volete pensi un povero somaro come me, a questo punto, se non che su di me come asino si siano posizionati proprio i valori perfetti descritti dal Signore a Rebecca? Il nome del popolo e dello stato più forte dell’altro, ove uno dei due gemelli, Giacobbe, sarà rinominato Israele, è quello della nazione più forte di Israele che l’assoggettò e che poi alla fine, nel 70 dopo Cristo la disperse: è quello di Roma, è il popolo Romano. E questo è il primo dei 6 nomi che ho. Voi potreste giudicare che la cabala non ha alcun reale valore... Però le date di nascita sono un dato oggettivo. A dare anno, mese e dì della mia nascita sono i numeri dei miei nomi: 51,00033 x 38 = 1938,01254 . 5

Paolo=51 si deve sommare a 33 centomillesimi, ove 10 è 10 il lato dell’area 10 dichiaratamente unitaria in relazione al numero 10. Ove il lato intero è 100.000 e sono 33 gli anni di vita di Cristo, essi, espressi nell’unità centomillesima del 100.000 unitario, sono 0,00033. Paolo=51 +0,00033 diventa 51.00033 e quando si moltiplica per il 38 delle decine nel 381 (che dà l’anno 38 nel mese 1), con 38 x 51,00033 = 1938,01254 definisce in più solo i 4 centomillesimi che sono tutta la realtà esistente in 1+3 a dimensione intera del centomillesimo del centomila.


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È questo – cari lettori – lo Spirito di Verità che è disceso su di me. Io ho tutti i numeri di un Dio che in Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo ha dichiarato il suo nome segreto, manifestandolo in quello del , il corpo di Ro, il Somà-Ro, l’asino, l’umile portatore profetizzato dal profeta Zaccaria e che Gesù volle usare quando entrò in Gerusalemme, per andarvi a sacrificarsi . È in virtù di questo poi che io sembro aver potuto vedere e capire ciò che è stato impossibile a tutti gli altri. In un mondo in cui si giudica vera e reale la teoria della evoluzione di ogni cosa, io sono stato veramente il solo filosofo della scienza che si è messo in contrapposizione alla verità creduta da tutti quanti e che ha replicato quanto dissero ad Elea: il fondamento di tutte le cose pare stare nell’evoluzione solo poiché invece essa è in essere. Osservate bene questa specie di divenire matematico: 1/1 = 2/2 = 3/3 = 4/4. In questo reale essere in evoluzione , essa sta nel perenne essere 1 di ogni membro. Pertanto l’evoluzione in atto è solo nella forma apparente. È sull’apparente inflazione dell’essere, in essere che 0

da N/N .- differenza indicata in zero da 10 – son potute uscire tutte le cose reali... in una pura apparenza. Infatti se in 1/1 la divisione tra 1/1 e 1/1 porta sempre a 1, la divisione tra 4/1 (spazio della realtà unitaria) e 1/4 (suo tempo) porta alla carica x16 della realtà unitaria dei 4/4. Accade come nella lampada di un flash. Quando la piccola energia di una pila si scarica 1/1, non produce nulla, in pratica. Ma se il tempo si accorcia a 1/100 (in una realtà unitaria di 100/100), la divisione tra lo spazio 100/1 e il tempo 1/100 (che porta allo spazio nell’unità del tempo) carica l’energia per 4 le 100x100=10 volte dell’unità della realtà 10.000. Succede allora che – aumentato 10.000 volte l’impulso – quella lampada si brucia emettendo un enorme flash di luce. La stessa cosa accade in ogni punto vuoto dell’universo, ch’è indicato=zero solo poiché in esso lo spazio/tempo è 1/1, 1 -1 (1 -1) 0 ossia scrivendo tutto, è: 10 x 10 .= 10 = 10 = 1.


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Dando all’universo il modo di esistere per tutto il tempo che ricade sotto la nostra vista (dalle stelle più lontane fino a noi) l’inflazione da 1/1 a N/N sarà tale che in ogni punto indicato 0 e vuoto dell’universo (di ora) si sarà espanso un universo come il nostro pieno di galassie e di stelle. Come, al ridursi della durata del tempo, nella lampadina si è acceso il flash, così, ugualmente, si accenderanno le luci delle innumerevoli nuove stelle quando il rapporto 1/1 avrà assunto i numeri grandissimi di N/N, nell’inflazione dell’essere di 1/1, che – in potenza della base 10 del ciclo numerico – è zero. 10 è il ciclo numerico che realizza l’universo da zero! È il Dio Padre dell’Universo reale, ma solo quando 10 è unito al suo decimo (come al suo Figlio Unigenito), in una unità data da 10/10 +1/10 = 11/10 !!! Accade allora che il rapporto di 11/10, postosi qual indice 11 -0,1 (indicatore di potenza) della base 10, diventa (10 ) , il che 11 è il 10 elevato a 1/10 (al Figlio. Se poi è elevato al suo reciproco (al Padre del Figlio), allora è elevato a 10 e conferisce la dimensione al tempo decimo di 10, che è quella dal Figlio e con lui di tutto quanto il creato. Essendo ciò valido in relazione al ciclo 10, esso è valido per ogni numero N decimale. Ciò valorizza la base “e” dei logaritmi naturali quando in 10+1/10 elevato a 10 mettiamo un numero qualunque N al posto di 10. Abbiamo così che: [(N+1)/N]

N

= 2,71828182845045.

Aggiungere 1 al numeratore significa farlo esistere nel tempo suo unitario, e poi controllarlo per vedere quanto incide quel tempo di presenza rispetto a tutta la dimensione unitaria del numero N. Quella differenza sempre più ridotta elevata in modo tale da esistere in tutto quando quel numero N di volte modula la legge di questa apparente evoluzione. Apparente, poiché noi a N abbiamo a aggiunto la sua presenza 1.


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Se non l’avessimo fatto, N/N sarebbe restato 1 ed elevato a un qualunque numero sarebbe risultato sempre invariato. Da ciò si capisce tutto l’arbitrio che si è posto in atto come una legge, differenziando l’unità dal suo tempo unitario. Infatti N indica quante volte è 1. Se lo indica, e poi aggiungiamo anche quell’1 che gli abbiamo concesso in modo artificioso, come l’esistenza 1/N di tempo, esatto ma arbitrario, che possiamo benissimo voler calcolare, ma che non c’è, allora l’essere di tutto ciò che è in essere (Dio, l’Assoluto) si mette in essere nel tempo relativo a se stesso. L’unità da sola di 10/10 non basta. Resterebbe sempre il nulla come il vuoto. Solo se gli diamo il tempo di 1/10, solo allora realmente esiste nel tempo unitario dato da 1/10. Valido per il ciclo 10 padre di tutti i numeri, ciò è valido di conseguenza per tutti quanti i numeri dati dalle volte in cui il ciclo 10 esiste e così genera – nei numeri indici di potenza, dell’esiste della sua base 10 - i reali numeri naturali dati ai suoi figli naturali, ed essi appariranno tramite i reali nomi espressi in lettere, quando al posto dei numeri ordinali 1°, 2°, 3°... 21°, sarà messa la lettera prima, seconda, terza... ventunesima: A, B, C... Z. La lingua italiana è la sola divina avendo le 21 lettere del Dio Ebraico IO SONO che in Aleph=1, Hè=5, Iod=10, Hè=5 vale in 1+5+10+5=21=7+7+7. L’ideale alfabeto Italiano rappresenta il ciclo 7.

Per la nostra ragione elementare, le lettere della seconda riga, che aprono un secondo ciclo di 7, hanno lo stesso significato di quelle della prima. Infatti 1 è il cubo che ha 1 per lato, mentre 8 è il cubo avente per lato tutto il complesso 2 che va da -1 fino a +1. La prima della terza riga, la Q che vale 15, quantifica l’unità dello spazio-tempo di 10 più un suo mezzo, essendo una terna di 10/2. La regola in italiano che debba essere mai doppia e sempre seguita dalla U (che vedete come terzultima) corrisponde alla nostra impossibilità di vedere un


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cubo di lato 10, vedendo sempre solo una terna (nei 6 spigoli dei lati della facce) quando non ne vediamo solo 4 se il cubo è totalmente frontale. L’obbligo che gli segua sempre la U, a lettera 19 porta al valore 15+19=34 della presenza 1 del lato dato dal terzo del 99/1 contenuto nel 100. La sola parola SOQQUADRO (che indica il massimo disordine) che è quella che permette le due Q è la solita eccezione che conferma la regola che noi siamo in una Relatività Generale in cui non si vede mai tutto, ma solo una parte in relazione a quella sua reciproca. E la prima della terza riga si associa alla terz’ultima proprio per la reciprocità esistente tra 1 e 3, che sono 2 -1 e 2-1. Nel dualismo esistente, sono solo le prime due quantità 7 a coesistere come i lati di una area, mentre la terza “settina” ha valore del flusso unitario del piano delle altre due. 1+8=9 è tutto il moto di 1 fissato in 10; 9+9=11 è tutto il moto 1 di 10; 3+10=13 è tutta l’unità di ciclo e lo spazio a dimensioni 3; 4+11=15 è tutto il moto di 5+5+5; 4+16=20 è tutta la realtà nel moto 10 di 10; 5+17=22 è tutto il moto 11 di 11; 6+18=24 sun tutte le ore di un giorno, 12 e altre 12; 7+19=26 è Dio. Noi non ce ne accorgiamo, ma il Progetto Matematico che ha determinato tutto il nostro “Numero” porta all’apparenza che siano stati i nostri genitori a sceglierci i nomi. Invece essi sono strettamente dipendenti dal progetto matematico. Se DIO volle definirsi IO SONO=1+5+10+5 in Ebraico, ed ha così chiamato se stesso, state pur certi che nello stesso regime di calcolo ha anche nominato le anime assegnate a tutti noi, dando loro in numero quelli che poi sono i nostri nomi. A voi che credete di essere con la Natura gli arbitri del mondo, dico che non è così, e che ogni cosa ha – soprattutto in italiano – il suo esatto nome, poiché l’Italiano è la sola lingua perfetta cui ha dato realtà il Potere Assoluto, quando ha calato se stesso in un mondo relativo a tutte le possibili contrapposizioni esistenti in se stesse, e nel campo di una Generale Relatività. È su questo artificio che nascono le due distinte facoltà dello Spirito e della Natura Materiale.


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Lo Spirito, nel momento in cui con la lettera N va a “concepire” l’essenza di un numero, poiché è la numero 12 che considera tutti i 6 versi centripeti e i 6 centrifughi esistenti nello spazio cartesiano dato da tre linee e in quello dello Spirito Creativo dato da Padre Madre e Figlio, riesce ad andare alla cosa “essenziale” che riguarda l’essere di tutte le componenti in linea date da: 10 +1 +1 = 12, di quando il volume 10 si presenta in pura linea unitaria di tempo, data dal piano 1x1. L’uso delle lettere il cui ciclo è di 07+07+07=21, permette con due cifre (quelle del nostro sistema binario dei due opposti in generale relazione) di definire una sola lettera, per cui crea il modo di esistere che rispetta il vincolo 7 che ha la sfera. Poiché noi calcoliamo tutto il linea assolutamente retta – il che porta al sistema strettamente ortogonale il cui vincolo è 6 (centrifugo è centripeto) abbiamo la necessità totale di poter comprendere “a tutto tondo” generando una intesa matematica e perfetta tra i due distinti vincoli. In Bibbia ciò corrisponde alla settimana creativa di Dio, che lavora nei 6 giorni (in cui si va o tutto lontano dal centro o verso il centro) e riposa in 1. 7 6 13 Accade che 10 x 10 = 10 dà realmente luogo alla mediazione del DIO=26. 7 6 7x6 42 Invece (10 ) =10 = 10 dà con la potenza della potenza ciò che poi porta a 0,18, area il cui lato 0,4242640 mette in sequenza due 42/100, moltiplicando 42 x (100+1). Ma a monte di questo 0,4242, che mette in sequenza decimale i due 42 ci sono tutti i numeri primi. Il tempo 1/10, diviso per 0,2357... fino al 53, che è il 16° numero primo, determina in modo gerarchicamente perfetto la quantità di 0,424248100970320... che sta all’origine del movimento proprio nella combinazione del regime ortogonale avente vincolo 6 e quello sferico avente vincolo 7. Che quando esistono come 0,42426406871192851464050661726291 sia il lato di 18/100 0,42424810093023090872894213970239 venga dai 16 primi 0,00001596778169760591156447756060 dà cosa 18 ha in più.


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Ce l’ha in più poiché (8+1+1)+(8x1x1)=18 HA tutto proprio come AH, (prima della prima settina e prima della seconda, messe in pura sequenza decimale, il che fa valere la seconda 1/10 della prima). La nostra ragione elementare non fa “riflessioni”, ragionamenti, ma fa calcoli e sono come i ragionamenti fatti meccanicamente da noi attraverso i computer. La nostra mente è una unità di calcolo, che quando usa le 21 lettere dall’alfabeto italiano va a poter “cogliere” quella “essenza matematica” che hanno le cose e che poi consente alla nostra ragione cosciente di andare a capire grazie al significato intrinseco che hanno tutte le cose. Su queste basi matematiche si poggia il nostro Spirito. La nostra mente nel suo specifico, con la perfezione del linguaggio assunta dall’italiano, è riuscita ad andare all’essenza, ossia a quella base spirituale che l’Assoluto, entrato nel relativo, lo portò a denominarsi unitariamente in IO SONO, e in modo trino in IO SONO - COLUI CHE – IO SONO . Con un differente sistema linguistico, più fedele alla natura, gli Ebrei avevano un sistema linguistico poggiato su: 001 002 003 004 005 006 007 008 009 010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 200 300 400 500 600 700 800 900 0

1

Esso asseconda la differenza che passa tra 10 e 10 che è 1 2 9 nell’intervallo tra 1 e 10, e poi tra 10 e 10 = 90 come tutta 2 3 la differenza, e 10 e 10 in cui tutta la differenza è 900. Questo linguaggio che elimina la differenza di intervalli legati alla potenza in base 10, è adatto a misurare le deformazioni che in natura dipendono dalla visione in potenza di 10. Mentre l’Italiano essenzialmente si limita alle due dimensioni del piano, l’ebraico cura le tre del volume dato da 3 10 =1.000 che è dato da 9+90+900+1.


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Come IO SONO era definito con 21, COLUI CHE, nella parole usate in Ebraico che implicavano solo tre lettere per un valore totale di 531, implicava il valore binario 21+21=42 che combina il vincolo 6 ortogonale con il 7 sferico e il 531 che si può analizzare o come 10x53 (sedicesimo numero primo del piano 4x4 della realtà) nella sua presenza 1, oppura come un piano avente i lati di 250 e 250 (in ciascunoi presenza ¼ di 1.000) e come flusso l’11° numero primo, che corrispondeva alla presenza 1 del cubo a lati 10+10+10. Pertanto, quando in Bibbia l’Assoluto di denomina con questo nome, ha dato una sorta di DNA divino precisandosi nel totale 21+531+21=573 che ha gli stessi numeri del Natale di Roma del 753 avanti-Cristo. Il 57 si inverte realmente nel 75 quando gli si somma il 18 che abbiamo visto essere quel Tutto rappresentato – se è nel ciclo 10 – dal piano di 180°. Sommando al 573 del Dio IO SONO COLUI CHE SONO i 180° che portano a mostrare l’altra faccia assunta da Dio, 573+180=753, anno della fondazione di Roma. Dovete tenere ben presente che in Bibbia 1,25 il Signore spiega a Rebecca che in sé lei ha due nazioni e che due popoli usciranno dal suo ventre. Uno maggiore dell’altro e il maggiore servirà il minore. Il maggiore – il popolo Romano – è proprio la faccia retrostante di Dio, quella che si ha se si aggiungono al 631 i 180° della rotazione del piano divino. Sotto il profilo “essenziale” del linguaggio, ideale è l’italiano. Sotto il profilo reale, essenziale è l’Ebraico. Le altre lingue fan parte solo della confusione delle lingue operate con la famosa storia della Torre di Babele. Gli uomini, con il linguaggio, erano riusciti ad andare fino a Dio e all’ora Dio li confuse... ma alla fine e ricavato dal Romano, l’Italiano – fatto da Un Dante Alighjieri che dà ali al GH di Ieri, con la Divina Commedia lo realizza. Quest’anno che


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celebra i 700 anni dalla sua morte, porta alla luce tutto il tuttotondo realizzato rispetto al piano dato da 10x10 anni. A prova – se siete dubbiosi – io vi dimostro come il nome del Dio Cristiano detto PADRE, FIGLIO e SPIRITO SANTO riveli la presenza unitaria di Dio. +040=PADRE=14+1+4+16+5 +054=FIGLIO=6+9+7+10+9+13 +096=SPIRITO=17+14+9+16+9+18+13 +061=SANTO=17+1+12+18+13 3 =251 = presenza ¼ di 10 in 250 che è presente in 1. Poiché l’introduzione di Bibbia dell’avvento di Dio accade in Bibbia 1, capitolo 25, abbiamo che il capitolo 25 del libro 1 di Bibbia è 251. Ove 125 + 1000/8, il che precisa quanta parte di 103 3 vada scientificamente a ciascuna delle 8 di 2 , il volume avente per lato la crescita 2 che va da -1 a +1 e che è nel 2 il primo di tutti i numeri primi. Se vogliamo considerare tutti i numeri naturale e non i numeri primi, dobbiamo incrociare i dati e leggere i numeri naturali in 1°, 2°, 3°, 4° numero primo e scopriamo che tutta la realta a 4 dimensioni quando ORDINA la natura con 4° ordinale in numeri primi lo fa con il 7, che viene dopo 2, 3 e 5. Il numero pari 10, quando ORDINA lo fa con il 10° numero primo ordinale, che è il numero naturale 29 che svela tutto il moto di 1 contenuto nella terma di 10+10+10, posta a base del volume 10x10x10. DIO=26, quando diventa il 26° ordinale numero primo realizza la presenza 1 di 100, poiché è il numero primo 101. Esso, quando interviene sul 42, lo mette in sequenza 4242 e se la terna 424242 si carica del moto in tutti i 6 versi, diventa il 424248 che deriva da 0,1 diviso per la sequenza 0,2357... dei primi 16 numeri primi fino al 53, il 16° che se si somma a tutta la cunvatura 700 porta al Natale di Roma, In 100, ci sono 47 e 53 come numeri primi e 47 indica tutto il moto di 3 in 100/2, mentre 53 quello di 100/2 +3.


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Io mi rendo benissimo conto della vostra incredulità, ma esiste una lingua perfetta perché lo Spirito di Verità è disceso su un Italiano e la lingua dello Spirito santo divenne la perfetta lingua dello Spirito di Verita. Un’altra prova posso darvela con il nome dato ai numeri naturali UNO, DUE, TRE e QUATTRO. Dove, 1+11+111 è il valore unitario nella cabala ebraica: +044=UNO=18+12+13 +028=DUE=4+19+5 +039=TRE=18+16+5 =111 100=QUATTRO=14+19+1+18+18+16+13 Ma non mi dilungo oltre per convincervi. Vi rimando ai miei libri scritti e che potete trovare in Rete sotto il sito di www.issuu.com/amoramode. https://issuu.com/amoramode/docs/le_parole_sono_nume ri_concepiti https://issuu.com/amoramode/docs/cabala_a-z Mentre le questioni essenziali dello spirito sono concepite in questo modo dalla nostra mente, le quantità che crescono in modo esponenziale, sulla base del ciclo numerico 10, sono perfettamente reolate tutte dalla base “e” dei logaritmi naturali. Così, mentre il Logaritmo decimale elimina totalmente la 0 base 10, tanto che il 10 =1 come il Log 1 è uguale a 0, accade che i logaritmi naturali in base “e” eliminano le differenze 0 1 2 indotte solo dalla base 10, tra 10 , 10 , 10 , che – mentre avanzano sempre di 1 nell’indice – quando gli indici sono in base 10, allora passano dall’intervallo 9 al 90 al 900 che porta – come abbiamo visto – alla cabala Ebraica. Questa base “e” = 2,718281828459045 è alla base dell’apparente inflazione.i


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È sullo stesso che si determina l’apparente grandezza della terra, in fatto di volume e di durata. Io l’ho spiegato tante volte che la realtà di 2,7 nelle 4 dimensioni della realtà, porta al 10,8 mentre il volume della 21 3 21 terra è 10,8 x 10 m , che in 10 indicano nell’indice 21 il 7+7+7 del vincolo sferico a dimensione cubica. Ho altresì documentato come 0,01828 sommato alle 4 dimensioni immaginarie successive, determinano nelle decine del 365,6 che danno come somma i 365 giorni e 6 ore della rotazione annuale terrestre. Poi ho spiegato come i successivi 459045 sono angoli che, letti nel verso opposto diventano 540 minuti secondi uguali a 9 primi, sommati a 9 secondi e a 54 centesimi di secondo, e questi tempi dipendono dal sistema di riferimento delle stelle fisse, rispetto alla nostra galassia e alla rotazione intorno ad un suo punto del sistema solare. Ebbene questo apparente divenire invece è creduto vero e reale da tutti gli uomini che non riescono ad andare nella loro osservazione a quanto esiste prima che la nostra mente generi dal nulla le apparenti dimensioni date dai tempi, dagli spazia, dalle energie e dai differenti tipi di flusso, di spazio-tempo, di calore, di molecole e di intensità elettromagnetiche. La nostra ragione esamina con le sue regole formali le frazioni che le arrivano come ritmi, algoritmi, frequenze, e sulla base di esse vede il mondo nelle stesse categorie formali mostrate da uno schermo di computer. Gli astronomi che scrutano la realtà visibile come noi la vediamo, sono simili a osservatori che osservano l’universo sul monitor, e cercano di ingrandire le immagini coi telescopi di ogni genere. Ma alla base delle visioni sui monitor ci sono i numeri e le frequenze. Ebbene io esamino ciò che sta alla base della visione ed essi invece ciò che dipende dalla nostra visione concettuale. Lo spirito di Verità che vedo io è ancora molto, molto al di là dal venire riconosciuto vero dalla fisica che guarda il monitor e non va alle origini di quanto genera quelle pure apparenze. Che i movimenti appaiano non vuol dire che siano veri! Tenete il dito sullo schermo del computer e ditemi se si muove veramente ciò sotto cui voi avete il dito.


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Ebbene già a Elea avevano sconfitto l’apparenza del divenire di quanto resta sempre se stesso e muta solo nella forma della sua apparenza. Quando San Matteo descrisse l’arrivo dei Re magi, senza che lo facesse apposta descrisse ciò che veramente accadde 5 secoli prima ad Elea. Scrive Matteo: Matteo 2,9-11 9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. La nascita del Figlio di Dio è raccontata da Matteo nel segno di quanto, 5 secoli prima di Cristo, tre grandi maestri del pensiero filosofico si erano spostati dalla orientale Grecia verso l’occidentale Magna Græcia, avendo puntato fin dall’inizio in direzione di Monte Stella, nel Cilento, in provincia di quella Salerno quasi uguale nel nome a Salem, l’antico nome di Gerusalemme. Essi provarono una grandissima gioia quando furono ai piedi di Molte Stella e fecero la loro Epifania, che in greco significa “manifestazione pubblica”, rendendo chiaro a tutti i pensatori che il fondamento di ogni cosa che è in essere sta nell’essere stesso. Ciò attesta come quel Dio IO SONO che in tal modo si rivelò a Mosè (e scritto con le lettere 5=Hè,10=Iod, 5=Hè, 1=Aleph), quando esse sono translitterate nelle stesse lettere ordinali della lingua italiana e ordinate nella stessa sequenza, da Hè,Iod,Hè,Aleph ‫ = אהיה‬IO SONO diventano ELEA! Sta nella verità dei fatti e di quelli raccontati nel vangelo di San Matteo, che lo stesso IO SONO del nome che Dio comunicò a Mosè e che indicava il fondamento dell’essere dell’”Io sono colui che sono” volle nascere a Salerno simile a Salem e sotto un monte il cui nome Stella era stato il punto da raggiungere dai tre grandi ricercatori della verità.


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Dio ha voluto a tal punto identificarsi con ELEA che quando questo ordine di lettere si muta nelle corrispondenti ebraiche diventa l’IO SONO di Dio. E se chiedete qualche segno in più – oltre questi due lampanti – sappiate che, tra tutti i luoghi del mondo in cui poteva essere stato sepolto San Matteo, la sua tomba fu proprio trovata nel camposanto di Elea, qualche decennio di anni prima dell’anno 1.000. E ora sono a Salerno=Salem. Dio storicamente non si è nascosto solo sotto un atto di fede! Dio si presentò ad Elea proprio così affermato esistente: manifestato nell’essere di ogni cosa che è in essere. Non è stato un Dio che ha evitato il suo controllo razionale non avendo assolutamente nulla da perdere da esso, e tutto da guadagnare se il controllo è fatto per bene. Dio non è come quella madre “puttana” che mente a suo figlio e gli ordina di credergli se gli dice che lei non lo è! Il Signore, che è La Verità, non dice a nessuno: se tu fai il controllo, allora non ti amo più perché tu non hai una fede cieca in me. Dio non vuole una fede cieca! Solo il mentitore Satana la pretende. Il Maligno Demone da secoli è andato dicendo che la Ragione è la nemica mortale della Fede... suggerendo l’idea barbina che “se la fede fosse ragionevole, allora che meriti ci sarebbero ad aver fede?” Come se la Fede fosse vera e autentica solo quando arrivasse a credere vere delle manifeste falsità e idiozie! Il Maligno Asmodeo ha fatto di tutto per fare apparire stupide (alla scienza e alla Filosofia) le ragioni di Cristo! Ma poi il Signore mandò il Benigno Amodeo.


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Lo Spirito di Verità di Amodeo. Essa si è poggiata sulla scienza, avendo preso ogni verità da Gesù e avendola giustificata nel segno dell’Opera di quello Spirito di Verità che Gesù stesso aveva predetto che avrebbe inviato a tempo debito; ovvero quando – per il progresso della conoscenza del mondo – gli uomini sarebbero stati in grado di portarne il peso. Infatti aveva detto: Giovanni 16,12-13 12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. La verità scientifica che permette di reggere il peso della verità tutta intera (e non solo di quella unilaterale dell’aspetto reale delle cose) sta nella Relatività Generale che solo nel XX secolo fu scientificamente teorizzata e dimostrata vera da Albert Einstein. Essa è verità intera in quanto ammette e riconosce che il mondo è contraddittorio, in quanto in esso ogni cosa è sempre relativa a quella uguale e contraria, ossia reciproca nei confronti del valore unitario. Nella Relatività Generale, ogni cosa – e possiamo prenderne una sola a esempio, come +1 – esiste solo in relazione all’esistenza uguale e contraria data da -1. Allo stesso modo 10/1 non è un ente autonomo, ma è relativo al suo valore reciproco 1/10. Significa – se si è in grado di trarre le conclusioni razionali da questa Relatività Generale – che la realtà evidente, apparente, risultante sicuramente come +1, è relativa ad una causa esistente in modo trascendente (divino), che vale in modo totale come la forza in causa, e vale -1. Se assegniamo a +1 il tempo intero ed evidente nei gesti reali di tutta una vita umana, questa parvenza reale ha una causa trascendente (e divina) data dal suo “replay” -1.


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Nello stesso ordine di ragionamenti, possiamo affermare con certezza totale che se ci appare realmente – rispetto ad OGGI – il giorno di DOMANI, esso appare essere domani solo in relazione totale alla verità che come tale lo causa, e che lo pone esistente come IERI. Lo Spirito di Verità di Amodeo (e sono io che vi scrivo questo libro) è tale da superare totalmente il peso indiscusso ed indiscutibile di quella che è la verità oggettiva che appare a tutti in modo tale che sia DOMANI il giorno in cui io ho distribuito ai poveri tutti i miei beni... e di guidarvi alla verità tutta intera che – essendo veramente IERI quello che sembrerà DOMANI, il giorno di OGGI è successivo. Pertanto, se nel modo reale sembra che io abbia dato a tutti i miei beni, domani, sono io – oggi – ad averli ricevuti da coloro ai quali io sembrerò averli dati. Se un soldato sfotté Gesù in croce dicendoli “se sei veramente il Figlio di Dio, digli di schiodarli e salvarti da questa croce!” quella era la verità tutta intera. Noi vediamo esistere TUTTI I FATTI solo a ragione della Relatività Generali che li fa sembrare esistere basandoli sulla verità dell’evento esattamente opposto a quello, come Dio che schioda Gesù e lo libera da quella sua croce”. È solo nel possesso di un Grande Spirito di Verità che si può valorizzare questa verità tutta intera! Oggi nel mondo totale sono ancora solo io – Amodeo e non Asmodeo – chi è in grado di liberarvi tutti e per davvero, da tutti i mali che appaiono successi nella vostra vita, causati in apparenza dal destino o dalla cattiveria umana e dalla Natura quando essa non si dimostra Benigna, ma vi porta tutti quanti a morire. Ebbene lo Spirito Grandioso della verità di Amodeo – ripeto: il solo oggi esistente che lo riconosce vero – ci fa capire che se sembra che state andando a morire, e che accadrà in futuro, quello che realmente sembrerà a tutti essere il Futuro, è v veramente il passato relativo al vostro oggi. E poiché sapete bene che non potete modificare il passato, è del tutto inutile il vostro sforzo per evitare una morte che è già avvenuta tanto tempo fa nel passato per quanto tempo essa vi apparirà esistere nel futuro. Questo Spirito di Verità rende veramente BEATI gli oppressi e coloro che sono poveri e mancano di ogni cosa.


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Lo Spirito di Verità di Amodeo era già quello di Gesù. Gesù non annunciò le cose e non tentò di spiegarle nello stesso modo fatto da Amodeo, poiché in quel tempo si ignorava l’esistenza della Relatività Generale. Ora non basta scoprire una Legge! Bisogna essere anche in grado di comprenderne quali verità essa permette di scoprire, che siano trascendenti la realtà. La Scienza umana parte dall’esperienza fatta a partire dall’aspetto reale delle cose, ed è naturale che se esiste qualcosa come una moneta che ha due facce opposte, sia realmente visibile, in ogni istante, o una sola delle due, oppure nessuna se la moneta è posta di taglio rispetto a chi l’osserva. Ciò non impedisce – pertanto – alla scienza di trascendere da un solo osservatore, e da organizzarne sei, coesistenti, e che osservino un oggetto reale posto tra loro sei, stando a due a due sui tre assi spaziali x,y,z, con l’oggetto da osservare posto all’origine. La verità tutta intera sembra essere quella data simultaneamente da tutti e sei gli osservatori che – osservando praticamente l’oggetto da tutte le sei parti di un “avanti e dietro, destra e sinistra, sopra e sotto” vi possono descrivere la sua realtà vista “a tutto tondo”. Il questa visione simultanea fatta a 6 osservatori, sembra che il tempo condizioni solo la velocità dell’accertamento fatto in ciascuno dei 6 versi componenti. Ecco – se non è introdotta la Relatività Generale in questo contesto – allora sfugge che questa manifestazione centrifuga che sia data ai 6 come da un punto in cui sorga una luce elettrica, dipende dal fatto insuperabile che a causa sua esiste la componente magnetica, il cui verso di progressione è quello rivolto verso l’oggetto posto al centro. A causa di un “vedere” i raggi di luce che vendono dall’oggetto verso di me e che me ne mostrano la forma e il


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contenuto in energia, sta il mio “andare a vedere”, condotto nel verso opposto a quello elettrico, dato dal magnetico. Noi vediamo il verso elettrico della luce a causa di quello magnetico uguale e contrario, reciproco, nella realtà unitaria elettro-magnetica. E vediamo che è vero proprio quando – per muovere l’energia elettrica – si fa ruotare un magnete in modo da far ruotare il campo magnetico. Se esiste un circuito, in quel circuito magnetico, sul quale possa circolare l’energia, vediamo realmente creata una circolazione oraria elettrica se agisce la sua reciproca circolazione magnetica nel suo ambiente. È la circolazione magnetica a creare l’apparente circolazione elettrica reciproca. È l’anti-materia a consentire l’apparente esistenza della Materia. E – per astrazione totale – è il BENE a fare esistere il MALE come una sua mancanza. Il MALE in se stesso non esiste, così come il BENE in se stesso non c’é, nella nostra Relatività Generale. La legge divina rispetto al coesistere degli opposti è proprio quella del Dio “SONO CHI SONO” ove nella relatività Generale Satana – l’avversario di Dio è: “SONO CHI NON SONO”. Ebbene il SONO CHI NON SONO, che sia realmente presente nella realtà in cui ogni cosa è quella opposta, porta lo stesso ASMODEO alla contraddizione di se stesso, e la S del Serpente, abbandona ASMODEO e lo rende Lo Spirito di verità di AMODEO. Queste supreme relazioni sono quelle che furono riconosciute vere nell’algebra: (+1) x (-1) = -1 (+1) x (+1) = +1 il bene del Bene è il Bene. (-1) x (-1) = +1 il male del Male è il Bene. Per questa Ragione Gesù diceva : “Dite sì! Sì! e no! No! Poiché il “di più” (il si del no e il no del si) è del maligno che regge e governa a tal punto la Relatività Generale che lo stesso Gesù – a detta di San Matteo – prima di iniziare la sua predicazione volle fare 40 giorni di totale digiuno nel deserto di ogni cosa che potesse servirgli a vivere. Per potere esistere nel Bene, Gesù prima si privò di Tutto.


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Le tentazioni fatte al Cristo... Sono le ragioni quelle che tentano da sempre tutti gli uomini. Vediamole in modo ordinato. 1° allettamento è il bisogno essenziale per vivere. Matteo 4,3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 2° allettamento è il credito dato al valore personale. 5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede» 3° allettamento è la cultura dell’Universo in se stesso. 8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Al 1° allettamento relativo Gesù oppose l’essenza assoluta di tutte le cose. Al 2° oppose a Satana la sua Malignità rispetto al Vero. Al 3° oppose il culto per l’Assoluto e non il Relativo. Il mondo reale ha in generale queste tre tentazioni supreme, dalle quali ogni uomo non riesce assolutamente a liberarsi. Infatti crede nel valore intrinseco di quanto serva concretamente alla vita; Crede nel valore della sua persona, mentre essa è solo un personaggio animato totalmente dalle singole anime di un Dio Anima assoluta, che – per liberarsi di questo Assoluto come di un limite in se stesso – lo supera ed esiste assumendo, in una realtà puramente apparente e non vera infinite e distinte anime. L’uomo infine crede in modo quasi cieco nell’esistenza in se stessa di ogni cosa che vede, fino ad averne un vero e proprio culto.


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... agiscono e violentano quant’è vero. Di conseguenza la verità che si impone nel mondo è quella satanica che porta alla fine di ogni cosa che abbia avuto un inizio, nel mentre è vero l’esatto contrario dell’essenza eterna di ogni cosa nata in una apparenza di morte. La Relatività Generale impone di vedere solo una faccia della moneta esistente se quella opposta si nasconde alla vista. Ora, poiché tutte e 2 esistono insieme, la 1° volta il complesso è dato da -1 +1. La 2° da -2 +2, la 3° da -3 +3... Mettendo in sequenza gli eventi complessi (positivo-negativi) -1 +1 -2 +2 -3 +3 ... –N +N, se il negativo non appare: +1+2+3...+N è quello che appare, ma, per la visione successiva di tutti gli opposti, a +1+2+3...+N seguirà -N ... -3 -2 -1 certo, ove comandi la Relatività Generale. Conoscere tutta la verità oggi è possibile e l’uomo contemporaneo può reggere il peso di questa verità intera, a condizione che non sia talmente prevenuto da non volere accettare le risultanze estreme... solo per il fatto che giudica di non averle mai viste, ancora. Quale costruttore vede esistere il suo Palazzo, prima di averlo costruito? Eppure l’intelligenza lo porta a costruirlo forte dell’esperienza in base alla quale, se ha rispettato sempre tutte le buone regole di edificazione, la casa reggerà, in quanto ha sempre retto fino ad allora. Chi non vuole estrapolare le conseguenze estreme cui giunge lo Spirito di Verità di Amodeo, è simile a un costruttore che conosce tutte le giuste regole che ordinano le cose che egli edifica ma non accetta di trarre le sue conseguenze e non edifica la via che porta al Regno dei Cieli. Non segue quanto Gesù disse a Nicodemo quando gli spiegò che fino a quando non sarebbe disceso dall’alto e non avesse visto anche il verso opposto, sarebbe stato vittima della visione unilaterale delle cose e non sarebbe entrato nel Regno di Dio. Dunque bisogna diffidare di chi non crede allo Spirito di Verità di Amodeo.


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La doppia linea di fede dei Fideisti. Vedono il mondo reale e ne hanno quella venerazione che si ha per le cose in cui si crede e – lavorando contro la loro stessa ragione (che li porta ad avere quella fede) – sentono Gesù che gli indica come vera la verità opposta. Allora attuano il doppio binario e credono in cose opposte ma da tenere ben separate. Ratzinger – a suo giudizio - dava il giusto peso al pane quotidiano e al valore della sua Persona, sia quando era stato a capo delle Commissioni che avrebbero dovuto aiutare il Papa a gestire le sue direttiva, sia quando fu lui il Santo Padre, e assunse come suo motto quello di «Cooperatores veritatis». Lui non si sentì però d’essere cooperatore della Verità di Giovanni Paolo II, ma della “Verità in se stessa” quando non osservò le direttive del Wojtyla relative alla Fides et Ratio... Fece come Giuda che sapeva bene che Gesù rifuggiva dal mettersi a confronto con il Sinedrio, troppo prevenuto contro il Sinedrio. Secondo lui faceva male! Occorrevano cooperatori della Verità e potevano essere Gesù e il Sinedrio se evitavano il muro contro muro. Gesù tese a comportarsi come Giona che – ordinato di andare a Ninive a dire che sarebbero morti tutti – (avendo il preconcetto che non sarebbe stato capito da gente d’altra fede) fuggì in mare per evitare quel confronto. Gesù, che rifuggiva il confronto col Sinedrio, fu però fatto buttare in mare da Giuda, inghiottito dalla balena e sputato fuori vivo il 3° giorno poiché a Ninive... ci doveva andare! Giuda che intervenne e – attuando la sua ragione contro quella di Cristo – agì in nome e conto del Dio che voleva che la storia di Gesù, come di Giona, accadesse in due opposti modi: Nel primo avrebbe cercato di evitare quell’incontro (ed era descritto nei primi due capitoli del libro di Giona); Nel secondo – descritto dagli altri due capitoli – avrebbe aderito al volere di Dio e cercato di parlare in ogni modo... ma non si sarebbero capiti, nell’abominio della sua desolazione!


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Questa seconda parte è proprio quella esercitata dallo Spirito di Verità di Amodeo che – proprio in relazione ai 40 giorni trascorsi da Gesù Cristo nel deserto – ribalta totalmente il valore di tutte le cose che sembrano importanti nel mondo reale come il pane quotidiano, il credito in sé e nel Mondo. Lo strano cap. 4 del vangelo di Matteo, di Satana tentatore del Gesù digiuno per 40 dì nel deserto, è fondamentale. Il nuovo Giona, nello Spirito di verità sceso su Amodeo, pone i 40 giorni di digiuno proprio come la vittoria di Cristo su tutte le apparenti egemonie esistenti nella vita. Dire al Re di Ninive e alla popolazione che sarebbero morti in tutto ciò in cui essi credevano... significava riferire la vera verità che sta alla base attiva di quella vita reale, che appare come tale solo poiché è il suo valore reciproco! Ora il Giona scritto nel Suo libro, non spiega al Re e agli altri in che contraddittorio senso avrebbero visto la distruzione della loro vita e del loro mondo... cioè alla luce di un Dio Buono che lui sapeva bene che li avrebbe perdonati... tanto che aveva perfino tentato di fuggire e non andare a dirglielo... Non disse che è il Vero esistente in sé, era possibile solo in base ad una fine generale, e che sarebbe apparso come un Perdono dato da Dio in seguito alle loro preghiere. Se glielo avesse detto, Giona, nel suo libro... dopo non avrebbe patito tutta quella crisi in cui cadde quando vide accadere proprio quello che lui sapeva. In che modo si incastra con tutto ciò quanto riguarda la vicenda dello Spirito di Verità sceso su Amodeo? Si riferisce alla lunga delusione, patita per oltre 20 anni da Romano Amodeo, che ben sapeva pure lui – come lo sapeva il Papa Giovanni Paolo II che aveva scritto l’Enciclica Fides et Ratio, che chi avesse trovato tanto ardire da cercare d’incontrare Gente di Fede differente (come il Re e gli abitanti di Ninive, rispetto alla sua) non ci sarebbe riuscito poiché sarebbe stato isolato sia dagli Scienziati e Filosofi – che non amano che le loro verità siano usate a verificare Cristo – sia gli uomini di Fese – che sono certi che la Fede basti a se stessa e non debba essere giustificata dalla Ragione scientifica e filosofica. 20 anni di grande delusione, raccontati come Giona che si sente tradito e – col digiuno – tenta la morte!


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Eppure “la tua fede ti ha salvato!”. La salvezza data a Ninive era stata la puntuale verifica di una fede che in ogni modo ti ha salvato! Ma non era stata quella iniziale del Re e della Nazione che credeva in altri dei e non a Jahvè! Si erano pentiti, perfino sugli animali era stata sparsa la cenere della contrizione personale, di loro che s’erano posti un sacco di penitenza sul capo. Sulla base della propria fede che ti salva, Gesù perdonò la scelta fatta da Giuda, poiché era conforme alla sua fede, per quanto distorta essa fosse. La ragione di Giuda era in senso lato anche superiore a quella di Gesù. Che il Cristo si negasse a un confronto – sapendolo boicottato dalle prevenzioni contro di lui – faceva parte della sua stessa umanità che mostrò quando – sempre nell’orto degli Ulivi – chiese al Padre nella prima parte della sua preghiera: “Se possibile, passi via da me questo calice!” Tutto sommato Gesù si era “umanamente” comportato proprio come il Giona che fuggì in mare per evitare il confronto con Re di Ninive. E l’apostolo Giuda che voleva favorire quel confronto assecondava anche la volontà “divina” in Gesù che lo avrebbe portato all’accettazione del suo destino umano quando concluse la sua preghiera al Padre con “Però sia fatta la tua volontà (che agisce tramite Giuda) e non la mia”. Questa preghiera in due tempi poi la ripeté prima di morire quando iniziò il Salmo 21-22 e gridò “Dio, Dio, Perché mi hai abbandonato?”, un salmo che poi si conclude nella totale fede verso Dio Ogni uomo è salvato dalla sua fede, poiché è responsabile solo in relazione alle verità in cui crede. Questa accettazione – che salva anche gli operatori di mali creduti essere beni – non salva solo loro, ma tutti gli uomini che, aggrediti da Satana con le stesse tre tentazioni imposte a Gesù, sono risultati soccombenti. Dio – in assoluto – salva da ogni cosa, reale/ immaginaria, riportando ogni cosa all’inizio, dalla pienezza di quando tutte le azioni della vita hanno avuto una completezza.


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La famosa “livella” del Principe Antonio De Curtis – in arte Totò – è solo quella umanamente apparente di tutti gli uomini azzerati al culmine della loro vita, per quanto differenti possano essere prima stati. Ma Dio “livella” nel modo diametralmente opposto da quello intuito da Totò: tutti sono livellati al massimo quando sono stati riportanti in quel momento totalmente finale, dello spermatozoo che sembra fecondare il corpo nella sua vita singola. Prima di quel momento di concepimento, c’è stato quello della nascita dal grembo materno. Ad ogni uomo piace il sesso di sua madre dal quale parve uscire, poiché quella sarà la strada reale che lo riporta in paradiso. Andando verso il passato, come nel vero futuro, dentro il ventre di ogni mamma ci sono ancora angeli del cielo. Ove un Aborto appare nel segno della crudeltà di una mamma, che per una malattia, per un gesto di violenza maschile o per altre ragioni si oppone alla nascita del figlio, apparentemente uccidendolo nel suo corpo, c’è Dio che fa nascere un Angelo del Cielo. Le anime di Dio cui è stato assegnato il corpo di un bimbo abortito, cui sarà negata l’esperienza della vita reale, saranno state fatte salve dalle tre tentazioni sataniche di cui presto o tardi finiscono per essere vittime tutti quanti gli uomini che sono nati e sono usciti vivi da grembo della loro madre. Dove nel mondo reale appare esistere la cattiveria delle scelte imposte ai personaggi e dati da animare alla anime infinite di Dio, là tutte le anime seguitano ad avere la loro mancanza di colpa per le azioni e i pensieri imposti da Dio a tutti i personaggi. Devono esistere tutti quanti, con ogni possibile sfumatura di bene e di male. Infatti la vita reale mostrerà in questo modo che sono fatti tutti i peccati possibili e immaginabili, che mentre appaiono umanamente fatti sono invece veramente e divinamente tolti di mezzo. Dove l’Assoluto vuole che esiste la Divina Commedia tra tutto il Male e il Bene, Dio in apparenza lo fa esistere tutto, poiché è solo in questo modo divino che realmente lo elimina tutto. Ove il male sommo sembra quello fatto a un portatore dello Spirito di Verità e Dio crea un disegno reale in cui questo


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male sommo è fatto proprio dal Sommo Sacerdote che ha quella fede in lui – e un Caifa condanna a Morte Gesù – se realmente questa cosa sembra essere la più esecrabile tra tutte... ebbene con quella Dio elimina il peggior male possibile tra tutti. Occorre che nel Disegno appaia la cosa mostruosa al massimo, affinché sia eliminata proprio la cosa mostruosa al massimo. È la ragione divina della Crocifissione di Gesù Cristo voluta a tutti i costi dal sommo sacerdote che – udito che si proclamava Figlio di Dio – si stracciò le vesti in segno del peccato terribile contro Dio che stava vedendo accadere davanti ai suoi occhi increduli! La stessa cosa avrebbe fatto Ratzinger contro lo Spirito di Verità sceso su un uomo che si dichiarava portatore di una verità da far controllare all’Accademia Pontificia delle Scienze. Se Ratzinger avesse acconsentito di provare a vedere se era vero, ciò significava per lui che non credeva a Gesù.

E questa fu la fede ch’ebbi io. Io – usando in debito modo la lezione vera data da Gesù a Nicodemo – mi ero accorto che avesse totalmente detto il vero duemila anni prima che la scienza lo riscoprisse. Nella mia Scuola di Epistemologia, dimostravo vere – scienza alla mano – le verità predette da Gesù Cristo. Ma ero isolato. Avevo io pure solo una dozzina di frequentatori della mia scuola. Quando lessi l’enciclica Fides et Ratio feci salti di Gioia, poiché avevo finalmente trovato il grande aiuto che necessitava: le ragioni di Casto – come analizzate da me – potevano essere riesaminate dall’Accademia Pontificia delle Scienze ed essere riconosciute vere.


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Cercai a quel punto di rispondere al Papa e lo feci, primo con un libro che gli inviai e che mi ottenne una Benedizione Apostolica... Io proponevo già azioni da fare, ma sembrava prematuro alla Chiesa, che il Papa avesse lanciato come un sasso in uno stagno... e che la risposta ci fosse già, tutta pronta, esauriente! Non poteva essere vero, a giudizio ti tutti. Come se io mio fossi messo all’opera quando lo aveva detto il Papa e non già dal lontano 1973 quando avevo deciso di abbandonare il mio credo in me stesso, per portare in giro – vivo e vitale su di me – il Credo di Gesù Cristo. Mi ero messo in viaggio 26 anni prima che Papa Giovanni Paolo II lo sollecitasse, tanto che in 26 anni avevo ben formalizzato tutta quanta la risposta che Egli cercava. Fu a quel punto che mi trovai contro tutti i Fideisti. Ossia gli avversari delle ragioni di Gesù Cristo, valide semmai per il mondo che verrà e non tanto per questo. Qui se tu dai via un bene lo dai via e non lo ricevi! Incontrando tutto il discredito di questo mondo, Dio in verità me lo ha dato. La guerra apparentemente fatta a me è nel dominio di Satana. Infatti io oggi vinco proprio mentre sembro di perdere. I santi Padri che mi hanno condannato a morte mi stanno invece aprendo alla vita vera ed eterna.


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Licenziamento del papa, “per giusta causa” nella Statuto dei Lavoratori Divini. L’attestato divino fu proprio quel fulmine scaricatosi sul luogo santo il giorno in cui Ratzinger concluse da Benedetto XVI, da Papa, la sua lotta Anti Cristo, e assunse la veste del Pietro della vecchiaia predetta da Gesù e riportato da Giovanni evangelista, nel capitolo 21 e a quel versetto 18 che se appartenesse allo Statuto Italiano dei Lavoratori e non quelli divini del Vangelo, sarebbe quello del licenziamento per giusta causa. –« In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» . Gesù sta descrivendo in relazione a Pietro proprio l’atto di resa nel momento in cui Benedetto XVI avrebbe teso le sue mani e avrebbe spinto Giove (Geova, Jahvè) a lanciare una delle sue saette contro la cupola di quel San Pietro-luogo. Quelli che sono nella Giudea – chi ha letto, io, cerca di comprendere – sono i simili a questo Giuda che dà il nome a tutto quel luogo santo e che il profeta Malachia avrebbe etichettato «Gloria olivae» proprio considerando i due versetti successivi, il 19-20, di questo vangelo di Giovanni. «19. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». 2020. Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?» State bene attenti e comprendete la verità nascosta... proprio in queste parole! Gesù dice a Pietro «Seguimi». Pietro cosa fece? Lo seguì? No, si voltò dall’altra parte. E vide che li seguiva chi aveva domandato a Gesù: «Signore, chi è che ti tradisce?».


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Segue Gesù chi si è posto la domanda: «Scienza e Filosofia tradiscono Cristo? oppure è la Fede di chi non se lo chiede?» Questa domanda posta da Giovanni è proprio quella posta a tutti: scienziati, Filosofi, Fideisti, da Giovanni Paolo II; in una sola parola chiedendolo alla Civiltà del suo tempo, con il punto 64 dell’Enciclica che vi ho totalmente mostrato. La richiesta si sintetizza in questa, fatta all’Uomo e a Dio: “Signore, noi crediamo alle conquiste di scienza e filosofia! Ora esse ci portano ad una verità di fondo che non è quella di Gesù Cristo ma proprio quella opposta che nega che ci sia un Creatore del Mondo e considera la Realtà Somma come un Qualcosa che esiste, si chiama Universo, ed esiste in se stesso, non è l’opera di una creazione divina. Il pensiero filosofico è giunto addirittura ad affermare che Dio è Morto! In base a ciò Signore, dicci Tu: Signore, ti ha tradito Gesù, che ci ha rivelato cose false, o la Scienza come è intesa oggi e la filosofia? «Signore, chi è che ti tradisce?» Infatti nel Vangelo di Giovanni niente è stato scritto in questi termini a caso. Se – in relazione a Giovanni – il testo sacro volle precisarlo in colui che gli aveva posto quella domanda, allora il riferimento da leggersi tra queste righe, è che si tratta non di quel Giovanni, ma della domanda precisa fatta dal Santo Giovanni Paolo II, con il punto 64 dell’Enciclica. Il Papa che aveva preceduto Benedetto XVI aveva posto al Signore quella domanda, e attendeva dal Signore una risposta autentica che fosse data tramite i veri «Cooperatores veritatis Iesu Christi» e non quello della povera verità del Benedetto XVI che nemmeno ravvisava al necessità che la Nostra Società si ponesse questo tema da affrontare e risolvere.


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La Chiesa che non si pone questo tema non segue Gesù ma coltiva i suoi idoli. La comprensione del testo sacro allora è raggiunta e la Gloria (Olivae) sta nel tradimento di chi non ha seguito Gesù in quel preciso modo di chi prima di lui si era posta quella precisa domanda, con l’Enciclica Fides et Ratio.

Il Signore era stato molto chiaro nella vicenda del crollo delle TORRI GEMELLE. L’uomo non è avvezzo a vedere la mano di Dio negli eventi, come a credere un segno divino quel fulmine su San Pietro... Ebbene, se Dio vuole che siano erette le DUE TORRI della FEDE e della RAGIONE, per il bene dell’uomo e – dopo che un Papa lo ha dichiarato ESSENZIALE per la Fede in Gesù Cristo, troppo contrastata dalla visione scientifica e filosofica dell’Uomo – la Curia Romana contrasta tutti coloro che vogliono affrontare e risolvere quel tema, andando contro all’erezione di quelle DUE TORRI, non vi sorge il sospetto che ci sia lo zampino di Dio nell’abbattimento delle DUE TORRI dell’uomo a New York? C’è un B.in, là D.en. un Ente Binario al lavoro (in) che rappresenta là una visione stravolta della Fede in Dio (D.en) – una assassina – e le attacca con due mezzi celesti! Ebbene il 25 gennaio del 1938 ci furono due MEZZI CELESTI che ultimarono il Raid ROME-RIO mente in via POMERIO (via sacra al Dio Romano) DUE dei ORus ed Amon scesero su un Ro-Mano, assieme ad Aton, per il suo secondo nome Antonio. Ebbene fu proprio questo Romano Antonio il solo filosofo che – sposando in pieno la Fides et Ratio di Giovanni Paolo II – stava cercando di dire alla Chiesa di Roma che della questione doveva essere investita l’ACCADEMIA PONTIFICIA DELLE SCIENZE, poiché a suo avviso Gesù aveva anticipato di 2.000 anni tutti i fondamenti della scienza oggi riconosciuti.


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Avendo in tutti i modi cercato di superare l’isolamento in cui il FIDEISMO della Curia Romano lo aveva messo, si era infine deciso a digiunare, fino a quando non lo avessero ricevutoPer lui quella questione da risolvere era più importante della sua salute e della sua vita. Se a Roma nascondono al Papa che ha trovato colui in cui lui sperava, e accettano che si ammali o che muoia, ma sono imperterriti nel bisogno di non erigere quelle DUE TORRI, non assunsero forse l’atteggiamento omicida del Bin Laden? Se è allora proprio la Curia Romana a essere assassina, fino ad accettare che muoia colui che venne al mondo mentre scendevano a Rio de Janeiro e in Via Pomerio I DUE MEZZI CELESTI, trovate irragionevole che Dio ora li scagli contro il simbolo dell’orgoglio dell’uomo? Non c’è stato al mondo nessun evento più straordinario di quello e totalmente lontano dalla realtà dei fatti! Crollarono masse enormi e non giunsero nemmeno al suolo, essendosi polverizzate via via che cadevano... Nemmeno in una cosa così IRRAGIONEVOLE l’uomo riesce ormai a vedere la mano di Dio! Passi per il mondo laico. Ma i sacerdoti? Oh nemmeno loro, nemmeno i Papi ormai vedono la mano di Dio negli eventi, nemmeno quando hanno così poche spiegazioni reali. Invece si sarebbero dovuti accorgere che Dio difende quel messaggero che aveva suscitato nell’unico filosofo che avesse messo a repentaglio il bene sommo della sua salute e della sua vita, pur di far vincere Cristo e la sua verità, nella vittoria manifesta della Scienza, quando altro non ha fatto che riconoscere le verità che Gesù aveva predetto. La Relatività Generale, di cui Albert Einstein e la scienza andarono fieri, era ancora più indietro della Generale Relazione che Gesù aveva spiegato a Nicodemo, esistere tra il moto 3 dell’acqua (e la scienza lo usa per farne 1 chilo con un dm a 4° di temperatura) e la sua massa anti-materiale che Gesù indico a Nicodemo come la dinamica del Puro Spirito, che non sai di dove viene né dove va, ma lo senti, come accade con il vento. Quando l’uomo si accorgerà che la Relatività Totale di Gesù era quella tra la materia e l’anti-materia, o tra l’Azione e quella Reciproca evidenziata da galileo Galilei, e che l’Unità e


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Trinità di Dio sono evidenti nel mondo come la presenza unitaria dei tre lati di un solo cubo, allora si smetterà – da parte della scienza – di guardare alle parole di Gesù come a quelle di uno che dicesse cose senza senso reale. Ebbene, con la Chiesa di Roma che mise a rischio di malattia e di morte l’unico che la mano di Dio avesse suscitato come l’atteso Spirito Santo Paraclito di cui aveva parlato Gesù, abbiamo avuto la prova che Dio si mosse quando abbatta tramite una fede stravolta in Dio, le due torri di New York. Questa lettura degli eventi, che ne faccio proprio io che fui quel filosofo che ebbi parte negli eventi e fui condannato a morte, naturalmente trova il disaccordo e la riprovazione di tanti «AL Be». Questo è il Nick name che oggi rappresenta al meglio – ed è un personaggio reale – la visione anti-Cristo di chi è del tutto incapace di vederlo e riconoscerlo, nel nostro mondo reale. Gli «AL Bè» quando non hanno altro modo per contrastare una visione sul mondo, l’assegnano ad uno che è «megalomane, egocentrico, e affetto da una sindrome di onnipotenza» solo perché ha gli occhi per vedere e se vede di essere l’unico in 23 anni ad avere con tanta passione tentato di aderire alle intenzioni di Papa Giovanni Paolo II, conclude che il solo che segue Gesù e non lo tradisce, è lui. Se infatti la domanda posta in Giovanni 20 «Signore chi è che ti tradisce?» si riferisce a chi seguiva Gesù, ed era quell’amato discepolo che glielo aveva chiesto, il solo Romano Antonio Amodeo si è associato al Wojtyla quando ha posto all’Umanità Intera l’argomento su chi tradisca Dio: scienza e Filosofia divenute anti-cristo, oppure Gesù Cristo? Tutti gli «Al Bè» di questo mondo non possono negare che io sia stato il solo, in 23 anni, ad avere preso così a cuore questa vicenda, tra l’indifferenza perfino assassina della Chiesa Fideista. Possono giudicare in modo differente da una condanna alla malattia e alla morte, il rifiuto ad occuparsi di questo tema opposto dai Vicari che sono venuti dopo il Santo Giovanni Paolo II? Non sono io ad esaltarmi in un martirio, se questa è la verità dei fatti! Al contrario è in mala fede chi come «Al Bè» si ostina a negare al me il diritto di rischiare la salute e la vita nella difesa delle verità di Gesù Cristo. Ed è in mala-fede lui se non vede la Mano di Dio scesa in mia difesa nelle Twin Towers.


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Poiché attribuirono all’uomo le 2 Torri si scatenò i Dio degli eserciti contro il Paradiso Terrestre Storico , l’ Ira Qui. Io che avevo visto la mano di Dio polverizzare le due Torri dell’Orgoglio Umano, dietro l’opere degli integralisti di una Fede stravolta nella comprensione della volontà di Dio, lo avevo ripetutamente rivelato alla Chiesa Cattolica. Ma la risposta sarcastica era stata sempre: “Che cosa c’entra Dio, con le opere malvagie dell’uomo?”. Allora – come se il Signore assecondasse le mie dette al Cattolicesimo – si scatenò l’Ira qui di Dio contro quello che fu il Paradiso Terrestre Storico Accadde esattamente ad una distanza uguale alla metà di 111 decine di giorni indicanti il tempo massimo dato dal Dio che opera con il 10, e lo riferisce all’unità delle sue 3 dimensioni trinitarie usate a linguaggio in: 001 010 100 111

002 003 004 005 006 007 008 009 020 030 040 050 060 070 080 090 200 300 400 500 600 700 800 900 delle unitarie decine.

Segnalai alla Chiesa Cattolica l’Ira Qui di Dio, contro l’uomo che – opponendosi a che Fede e Ragione collaborassero – impediva l’avvento del Paradiso sulla Terra. Come segno ecco che Lui, lento all’Ira, attacca il Paradiso Terrestre Storico , dopo che aveva atteso per tutto il tempo che la Chiesa capisse quanto gli sta a cuore l’opera mia, nascosta al Papa. Mi si rispose, stavolta: “Cosa c’entra l’Ira qui di Dio, con il proposito di Bush di attaccare l’Iraqi? Il Santo Padre si è elevato in tutti i nodi a dirgli di non farlo!”


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Poiché attribuirono all’uomo le 2 Torri e l’attacco all’Iraqi, il Signore mandò lo T-Sun-am-I di un nuovo Mar Rosso: io sono Il Dio della Croce ! Io dissi allora alla Chiesa Cattolica:”Ora l’Ira di Dio si mostra attraverso la Natura. E’ forse ancora opera dell’Uomo? Vedete che è anche scritto “Sono io il sole della Croce!” in questa parola giapponese usata in tutto il mondo che parla come lingua in comune l’Inglese? È il giorno dopo Natale ed è Nato il Sole destinato a Morire per il bene dell’uomo che invece – approfittando delle festività – se ne va in vacanza a prendere il Sole della Natura nel Paradiso Terrestre della Natura. Fanno come gli Egiziani che celebravano quel sole e non quello umano e nato per essere scarificato sulla croce! E allora Dio travolge di nuovo cavallo e cavaliere in questo nuovo esodo dal Sole Naturale a quello divino che l’uomo sta impedendo! Anche stavolta, dall’abbattimento delle Due Torri sono trascorsi 1202 giorni che sono 1110 +92. Cioè l’intero 3 di prima più tutto il moto di 2 (che è tutto il volume unitario nel suo complesso) in 100, che è il Dio che si basa sul 10, quando è x10. Di per sé è la metà del 2404 che estende x100 le 24 ore di un giorno intero e aggiunge l’Unità e Trinità di Dio”. Nonostante Dio avesse mandato la parola giapponese da capire nella lingua del mondo a rivelare che Lui era il Sole della croce accusarono me di vaneggiare. Io ero solamente un esaltato che si riteneva così importante per il Signore. Non si può affermare che la Trinità di Dio non abbia detto con 3 eventi che colpirono il mondo, che difendeva a spada tratta sia le sue Due Torri Gemelle sia chi cercava di costruirle, e ce ne era uno solo al mondo: Romano Amodeo.


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La Chiesa di Cristo tradì Gesù come lo aveva fatto il buon Giuda, con un Bacio all’Orto degli Ulivi. Il 25 marzo 2.003 Romano Amodeo fu costretto ad un ASO (Accertamento Sanitario Obbligatorio) sotto la spinta del Parroco di Cogliate, Don Carlo, appoggiato dal decano di Saronno, Mons. Centemeri. Il Buon Don Carlo, preposto di Cogliate, si sentì personalmente minacciato, assieme all’intera popolazione, quando Romano Amodeo, disgustato dalla azioni dei Cattolici e del Clero, che avevano osato cacciare un povero Cristo innocente dal Coro Parrocchiale in cui cantava da tre anni, poiché si era posto da Paciere. Visse l’esperienza intera di Gesù Cristo. La Maestra della Cantoria (nelle vesti del capo del Sinedrio) come Caifa non voleva che lui (come Gesù) si impicciasse delle cose che credeva riguardassero solo lei. Cercò di farlo fuori (dal coro) e coinvolse i Cantori come i membri del Sinedrio. Ma essi non ebbero potere di eliminarlo. Allora si rivolsero all’Autorità e Don Carlo (esattamente come Ponzio Pilato) nel mentre se ne lavò le mani giudicandolo innocente, gli impedì l’accesso al coro e lo fece fuori, pur dichiarando innocente lui e nessuno senza colpa per essere così violentato. La somiglianza con quanto aveva patito Cristo convinse Romano Amodeo, che sempre aveva dato spiegazioni alla Chiesa, ma inutilmente, che era proprio il caso di “storicizzare” quegli eventi facendo protocollare la sua lettera riservata all’Autorità Laica, Comunale, del Sindaco di Cogliate. Egli si dichiarò “messaggero”, “mandato”, e usò proprio il termine di “messia”, che quello significa. Era stato veramente “mandato” dal Vicario di Cristo quando, al punto 56 dell’Enciclica Fides et Ratio aveva scritto testualmente:


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alla luce della fede che riconosce in Gesù Cristo tale senso ultimo, non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, ad avere fiducia nelle capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare. La lezione della storia di questo millennio, che stiamo per concludere, testimonia che questa è la strada da seguire: bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l'ansia per la ricerca, unite all'audacia di scoprire nuovi percorsi. E la fede che provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione. Romano Amodeo era stato “provocato a uscire da ogni isolamento” e intendeva questa provocazione giustamente come un atto di imperio e comando esercitato in modo autorevole da chi – come Vice di Cristo – lo mandava a rivelare il nuovo percorso ragionevole che portava alle verità di Cristo. Può sembrare eccessivo ma era un Messia del Vice-Cristo. Successe che l’Ente laico fu pronto a portare alla conoscenza di tutto il circondario chi ritenesse di essere... cosa che la Chiesa non aveva assolutamente voluto riconoscere, e Dio si servì dell’imbecillaggine di un Sindaco che rese lui di dominio pubblico una lettere privata, e poi lo denunciò come se il terrorista veno non fosse stato il Sindaco. Sui giornali locali così apparve la dichiarazione: Nella lettera e nel modo usato nelle questioni di tipo profetico si rivelavano i pericoli in atto, già visti nelle due torri gemelle e nell’attacco al paradiso Terrestre storico (Lo Tsunami non era ancora avvenuto). Con un povero cristo scacciato da innocente doveva esserci il giusto Timor di Dio, poiché l’Ira qui di Dio era veramente in atto.. La Chiesa di Cristo – nelle persone del Preposto


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Parroco di Cogliate e del Decano di Saronno – erano scese nell’attacco personale e veramente aveva tradito proprio questo povero cristo qui, che la mano provvida di Dio – attraverso la dabbenaggine di un Sindaco - aveva voluto fosse segnalato pubblicamente come chi credeva di essere il Messia. Era castigato così proprio il solo che nel 1999 aveva digiunato per 57 giorni pur di essere ricevuto dal Santo Padre e che – come vi ho documentato – 4 sacerdoti e 460 persone avevano tentato inutilmente di aiutare, con una petizione scritta che fu – nell’abominio della desolazione – nascosta al Papa Giovanni Paolo II, che avrebbe colto la palla al balzo, se l’avesse saputo. Contro questo nascondimento che la Curia Romana e tutti i Cattolici che seguivano essa e non il Papa, agli occhi del Pontefice e dell’intero cattolicesimo, si erse dunque la mano di Dio e lo fece conoscere a tutti in questo modo che si avvalse della dabbenaggine del Sindaco Cattaneo. Certo, fu una notizia data con le intenzioni di totale disprezzo per chi lo aveva detto, ma era vero: Romano Amodeo era il Messia dello Spirito di Verità, provocato, suscitato, mandato da chi stava finalmente intervenendo a difesa di Cristo dalle velate accuse di una Scienza convinta del mondo “in se stesso” e dalle manifeste dichiarazioni di un filosofo giunto ad affermare che “Dio era Morto!”... e senza alcuna risurrezione. Romano Amodeo – dopo di essere stato scacciato da innocente dal Coro di una Chiesa – vide incattivirsi contro di lui proprio coloro di cui aveva reso pubbliche le colpe che erano tali da gridare vendetta agli occhi del Dio degli eserciti. Fu mandato a prendere a casa, da due Vigili, che lo portarono all’ospedale per un accertamento sanitario obbligatorio (ASO). Qui riprese quel digiuno che aveva sospeso nel 1999, avendo a proprio carico sua madre che – demente - viveva solo poiché lui l’imboccava ogni giorno. Lo riprese poiché i medici giudicavano esaltazione personale tutta quella lotta che lui solo stava facendo per difendere l’Enciclica del Papa. Allora chiese aiuto al Pontefice, mettendosi a digiuno. Dato che si era recato in carcere a far visita ad Ali Agca, che aveva attentato alla sua vita, ora era suo dovere venire a Saronno, in difesa di chi metteva a repentaglio la sua vita, per quel coraggio che Lui aveva incitato ad avere per non rimanere isolati.


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Per il digiuno l’ASO (accertamento sanitario) fu mutato in TSO (Trattamento sanitario obbligatorio). Gli impedirono il digiuno alimentandolo a forza, con le flebo. Dopo che la sua richiesta apparve sul settimanale di Saronno e dintorni, sperò che la notizia giungesse al Papa... e riprese a mangiare, ma essa non giunse. Dio lo voleva mortificato proprio in questo modo, affinché un giorno fosse manifesto l’attacco rivolto proprio contro la persona di questo unico messia dello Spirito di Verità di Dio, provocato da chi la profezia di San Malachia avrebbe descritto con il motto di «De labore solis».


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Fu un motto che, mentre chiaramente diceva dell’attività del sole, era anche – velatamente – detta a riguardo della grande opera (De labore) fatta dai soli: l’unico Papa che aveva provocato lo Spirito Santo a intervenire e il solo Filosofo che si era lasciato provocare. Solis infatti è il dativo plurale di solus=solo, e nel dativo di solis significa “dai soli”. Dio lo ha anche mostrato sulla persona del papa quando gli ha tolto realmente la voce – recuperata solo dopo una tracheotomia – a dimostrazione reale di come a Chiesa Fideista lo avesse ridotto: senza più voce, nell’opera più importante che avesse egli fatto in 20 anni di pontificato: l’Enciclica Fides et Ratio in cui voleva erigere Fede e Ragione come le due torri di Dio, e in conformità del Dio dell’essere di Elea, e di quello IO SONO che s’era nominato a Mosè col nome traslitterato in ELEA IO SONO =

‫ = אהיה‬ELEA = 5+10+5+1 = 21 = 7+7+7

Abominio della desolazione! Infatti in tutte queste traversie, non vi era alcun malanimo, nessuna cattiveria posta in atto tra le parti. Al contrario tutti agirono assecondando le loro migliori intenzioni. Nell’ASO (accertamento) mutato di forza in trattamento sanitario obbligatorio, TSO, erano stati in buona fede sia Don Carlo, di Cogliate, sia Monsignore Centemeri, il decano di Saronno, che l’avevano sollecitato. Anche quando – uscito menomato e con un principio dello stesso male di cui aveva patito il Papa (il Parkinson) – Romano si recò dal Centemeri per confessarsi e si trovò – pazzesco! – il Decano che si rifiutò di confessarlo..., anche questa cosa cristianamente mostruosa era fatta da un Centemeri che era totalmente in buona fede. Sapeva – per racconti menzogneri che gli erano stati fatti – che io telefonassi a casa delle persone per minacciarle di morte! Aveva prestato fede – lui, il mio confessore! – a questo racconto inaudito! Pensando ad un mio bisogno nell’accertare la mia salute, aveva agito in buona fede e in segno di aiuto! L’Abominio della desolazione nasce proprio quando persone che ti vogliono bene – confuse - ti fanno per davvero un gran male: ti cadono le braccia! Quando Centemeri mi rifiutò la confessione mi caddero le braccia!


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La confusione dei Fideisti Papa Benedetto XVI che non volle affrontare quel tema e impose 112 giorni di digiuno al povero cristo che digiunava per ottenerlo, tradì il Cristo quando - agendo come il Pietro della Vecchiaia – stese le braccia e si arrese. Come se quel gesto fosse segno di amore per Gesù Cristo, e andò dove non voleva... che le braccia caddero a Gesù, nella desolazione aborrita del male ricevuto come segno di amore! Quanta confusione c’è, in questo creduto amore! Se ami davvero tua madre, puoi non volere a tutti i costi dare credito e ascolto... puoi non voler sostenere in ogni modo chi la difende a rischio della sua vita? No, non puoi. Ma se scambi la difesa per offesa, poiché sei vittima delle peggiori tra le confusioni... eh, allora tu puoi! Io fui il solo che difendeva Gesù dalle male-lingue della scienza e della filosofia. Se Satana non lo ha confuso, chiunque veramente ama Gesù non muove così contro (rischiando di farlo ammalare o morire) all’unico che a costo del suo bene personale cerca di difendere il buon credito di Gesù Cristo... Tutta la Chiesa, anche con Papa Francesco – a costo che io stessi male o morissi, in 192 giorni totali sostenuti di digiuno – ha evitato di prendere sul serio i miei incitamenti a che fosse coinvolta l’Accademia Pontificia della Scienze, a occuparsi di questa questione. Sono forse uno che cerca di trovare solo persone che mi credano? Sono questo, quando affermo in Gesù il primo rivelatore della vera struttura del mondo? No. Io non sono uno che soffre di simile esaltazione personale. Io elevo a giudici gli esponenti di una Scienza che non sia prevenuta contro Gesù Cristo, e dove trovarla se non nell’Accademia Pontificia delle Scienze? Ora se – di fronte a me che sostengo questa necessità – sorge un «AL Bè» che per impedirlo cerca di intimorirmi


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dicendomi “ma tu sei un esaltato!” – la mia unica difesa sta non in quello che io credo e riconosco, ma nel giudizio di coloro che io invoco come giudici. E non i Giudici “prevenuti” come questo “satana” – che per abbattere un difensore lo attaccano nella sua persona. Il fatto – increscioso! – è che lo stesso Benedetto XVI e ora Papa Francesco, trovandosi davanti un simile e accanito difensore della verità di Gesù Cristo, opposta all’attuale erronea fede di scienza e filosofia – danno sotto-sotto ragione e credito alle verità della scienza e negano credito a me che le dico erronee! Che differenza abissale con papa Giovanni Paolo II. Wojtyla, avendo vera fede in Gesù, messo di fronte alla scienza che ha tratto conclusioni opposte non ha dubbi su chi sia a sbagliare: è la Scienza. Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, se evitano il confronto, lo evitano perché vanno letteralmente in crisi, messi di fronte a questo dilemma. E allora adottano il doppio binario, ben separato, della Fede da una parte e della Ragione dall’altra, poiché credono a tutte e due nonostante ci sia un insanabile disaccordo tra le due verità. Fanno come quando sono posti di fronte ai due opposti vangeli che raccontano in modo opposto i primi anni della vita di Gesù. Matteo sposa i Re Magi, la Fuga in Egitto e i ritorno dopo 7 Anni. Luca assolutamente racconta azioni diverse: la purificazione al Tempio 40 anni dopo la Nascita e poi il ritorno nella Nazareth in cui abitavano e da cui si allontanavano solo per la Pasqua ebraica celebrata a Gerusalemme. Sono racconti opposti e credono a tutti e due! E fanno anche bene a farlo, poiché il vangelo di Matteo racconta tutto quello che avviene 1900 anni dopo, al ritorno di Gesù, in quello Spirito di verità disceso su Romano come su un asino. Queste discordanze – però – se si è veri cooperatori della verità, vanno chiarite e spiegate, poiché non possono essere entrambe vere due cose che sono diametralmente opposte tra loro: una è vera, l’altra – nella Relatività Generale – è’ solo apparente. Gesù fu il primo e vero autore della Relatività Generale... di Einstein , o dell’azione e reazione ... di Newton e Galileo Galilei.


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Ma che ne sanno, Benedetto XVI e Papa Francesco di questa scienza? Non ne sanno nulla. Dunque finiscono vittime della stessa prevenzione di tutti gli altri, e – rifiutando come giudici gli scienziati della propria Accademia Pontificia delle Scienze – finiscono per essere i cosiddetti “amici del giaguaro” che fan cadere le mani al Cristo. Un Papa che evita che sia l’Accademia Pontificia delle Scienze ad occuparsi di questi problemi, tradisce Gesù Cristo allo stesso modo con cui lo Tradì Giuda, all’Orto degli ulivi. Infatti Gesù sapeva benissimo che i rappresentanti del Sinedrio erano “prevenuti” in un modo totale contro di lui, e che non vi era una possibile Ragione da esercitare. Benedetto XVI che non giudica “prevenuta” la scienza, quando fa le sue brave affermazioni contro le verità dette da Cristo e che ha timore di consultarla (nell’idea comprovata che la verità umana è notoriamente opposta alla verità di Dio) mentre evita a spada tratta il confronto, è solo uno come Giuda (che non vuole vedere quanto sia “prevenuto” contro Gesù il Sinedrio). Giuda propose un confronto col nemico di Cristo e lo intese come un segno di amore per lui non volendo vedere l’insanabile avversione che avevano contro di lui. Benedetto XVI evitò il confronto cogli avversari di Gesù, mosso dalle stesse intenzioni... ma non sapeva che gli antiCristo (gli scienziati) non erano irriducibili e soprattutto non erano “prevenuti” se appartenevano all’Accademia Pontificia delle scienze. Entrambi – pur agendo in modo esattamente contrapposto – tradirono Gesù offrendoglielo come un segno di sentito amore! Accadde proprio come scritto su quanto accadde all’Orto degli Ulivi, il tradimento del «Gloria Olivae» di San Malachia. Accadde come in Luca 22,48: «Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Ho evidenziato 19-20 (a pagina 8) poiché Ratzinger nacque il 1927, nella decina del 1920 più tutto il moto 7 del vincolo sferico.


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I versetti 21-22 del capitolo 21 del vangelo di Giovanni sintetizzano il fondamentale aspetto di questa questione, che non stava tanto in chi lo tradiva, ma che riguardava proprio un Giovanni rimasto al seguito e un Pietro no: 21. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?» 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».. Se sono importanti i profeti, questo che Gesù ha risposto ai Pietro della sua Gerusalemme Cattolica, è la più autorevole profezia sul finale tradimento fatto al Cristo, dall’Anticristo, che non segue Gesù e che invece è invitato a farlo. Nel decennio del 1910 è nato con Joseph Ratzinger, proprio l’atteso Anticristo, prima della fine del mondo. Se voi date importanza al fatto che nel 1920 non fosse ancora nato, è perché non riuscite a capire che ciò che manca è solo la Divina Creazione fatta in 7 unità. Vedremo – e perdonatevi se ve lo anticipo – che la Profezia di San Malachia è particolarmente in linea con la fine del mondo proprio nell’anno in cui muore l’ultimo dei Papi Buoni cominciati con Giovanni XXIII. Cominciati proprio assecondando questo che fa parte del vangelo di Giovanni – se cerchiamo il «Pel» nell’uovo, e ve lo mettiamo – Giovanni è il «P.el.» S.P, (Padre eletto Santo Padre 23°) e si riferisce proprio al versetto 23: [Giovanni ver S(P. el)etto. 23] Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». A papa Benedetto XVI che con Giovanni XXIII siano rimasti in piedi gli ultimi 4 Papa Buoni (e 1+3 è il Tutto, in Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II) non sarebbe importati proprio nulla! Che l’ultimo Papa buono («De labore solis») fosse restato (nonostante la sua grave


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malattia) fino alla venuta del Cristo... dato il suo ultimo respiro... che importava a Benedetto XVI? Benedetto XVI ne sapeva di più! Più grande Teologo, lui! E poteva ben andarsene senza seguirlo e attendere la sua venuta! Vedete, cari amici, chi appare il più modesto tra tutti, che si dimette poiché si rende conto delle sue deficienze, e non vuole che la Chiesa di Cristo sia guidata da un Papa Mentecatto... è proprio lui quel mentecatto! Abbiamo uno che non si fida più di se stesso – poiché si è accorto che sta divenendo un vecchio rincitrullito – e allora a chi finisce per affidarsi? Forse alla parola di Cristo che gli ha detto «Tu seguimi!»? No! È un Pietro che si voltò dall’altra parte, come se quel «seguimi!» dettogli da Gesù Cristo non riguardasse lui, ma gli altri e a chi si affida? Al suo povero cervello di uno che si oppone a seguire Cristo ed è pertanto un Anticristo! Certo noi l’Anticristo ce lo eravamo aspettato come uno che facesse fuoco e fiamme e non in una figura apparentemente così mite e dimessa... che si dimette! Ma chi storicamente andò contro Cristo fino a causare la sua morte? Fu colui che poi cercò di giustificare a Gesù che aveva fatto per amore verso di lui tutto quello che aveva fatto! Ma certo! Gesù aveva bisogno di una intesa con il Sinedrio! Ma era troppo poco modesto! Aveva tutta la presunzione del Figlio di Dio che non si abbassa davanti a Caifa, a Anna, a tutti i “Cardinali” di quel “Papa” degli Ebrei. Se ci fosse stato più colloquio tra le parti opposte Gesù avrebbe certamente fatto valere le sue ragioni superiori. Pertanto se andava contro al desiderio di Gesù di non coinvolgere direttamente il Sinedrio, lo faceva solo perché Lui l’Amava veramente e voleva che si imponesse con le sue indubbie ragioni. Quando vide che gli davano 30 denari per promuovere quel “meeting” pensò d’essere stato bravissimo e fu con vero gesto di amore che baciò Gesù, nell’Orto degli Ulivi, davvero soddisfatto per avere risolto quel grave e generale problema di cui pativano tutti, ed anche loro, gli apostoli, che rischiavano di


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essere coinvolti in quel disaccordo tra Gesù e il suo papa ebreo. Anche Benedetto XVI ha avuto i suoi bravi 30 Danari! Infatti – anche se tutti rimasero sorpresi dall’improvviso annuncio della sua resa – tutti i benpensanti ammirarono la sua modestia, la stessa che Giuda riconosceva a se stesso, che non metteva in campo la problematica ampollosa su “chi dovesse chiedere a chi...”. Uno che cerca la pace fa il mediatore tra le opposte parti! E con queste intenzioni Ratzinger assunse il suo ruolo, attestandolo nel motto che si scelse come Pietro: «Cooperatores veritatis». Attenti! Non «Cooperator...» ma lui assieme agli altri, modestamente! Anche Giuda – nel mentre si proponeva come mediatore tra Gesù e il Sinedrio – lo faceva con le intenzioni identiche secondo le quali lui e i membri del Sinedrio stessero effettivamente cooperando per scoprire la verità riguardo al Nazareno. In questi «Cooperatori di verità» sta la somma presunzione di esserne gli operatori, come se la Verità dipendesse dalla loro opera e fosse il frutto felice del loro accordo trovato. La Verità non dipende dalle opinioni. Ma chi non è di questo avviso e si mette all’opera per determinarla ha capovolto tutta la relazione esistente tra la verità e i fatti, credendola raggiunta tramite i fatti. Mentre è la verità che rende liberi, chi è anti-cristo punta alla sua totale libertà nel determinare la verità, e non si accorge che essendo uno “determinato” (sempre) se agisce in base a se stesso lo fa attraverso i suoi limiti, e può giungere in tal modo solo ad una verità totalmente . Il più presuntuoso di tutti, in questo mondo reale è proprio chi giudica se stesso “umile e senza preconcetti” e – così facendo – ha in se stesso proprio i più grandi di tutti i possibili e immaginabili. Un “grande” non deve dire “lo sono”, ma deve atteggiarsi ad umile: deve cedere il passo a tutti, ma in segno della sua


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grandezza, come un Narciso che si guarda allo specchio e dice “come sono bello!” Per questo, Giuda non ammirava Gesù per quel suo dichiararsi “Figlio di Dio”. Doveva porsi al pari di tutti, modestamente e nel segno proprio della modestia che consigliava a tutti. Se insegni modestia a tutti, “tu devi essere il più modesto tra tutti!” Saranno poi a fatti a dimostrare la tua verità! Giuda ignorava che i fatti non avrebbero consentito il dialogo tra cooperatori di verità che egli proponeva fossero lui e tutti i membri del Sinedrio. Non è la verità che si fa strada nel breve periodo, ma solo la forza. Come tirando a “rosso e nero” alla roulette, il primo colore che viene non è per nulla determinato dalle sequenze che ci furono in passato. La verità che le loro probabilità sono identiche si appura solo nel lunghissimo periodo... tanto che più esso si accorcia, più cresce la probabilità che la legge – che vale solo a lungo termine - sia violata nel breve. Il Dio di verità si rivelò in un “Sono chi sono”, e non in un “sono ma lo nascondo”, che va bene per tutti gli uomini tranne che per Dio. La verità relativa è sempre relativa a quella opposta. La verità divina, assoluta, è vera in se stessa e non nell’opposto di se stesso. Anche “Io non sono chi non sono” porta allo stesso risultato. Pertanto Gesù diceva dite SI, SI, e NO, NO, poiché il “di più” appartiene al Maligno. Giuda negava a Gesù Cristo il suo diritto di dire “Sono Chi sono”... sarebbe dovuto essere... non unico, ma come tutti ed essere più modesto, specie davanti a un Sinedrio di Capi, che ne facevano una personale questione di Primato! Ora – nella condizione umana, relativa – ogni posizione va giudicata in base ai propri assunti presupposti. Giuda negava a Gesù Cristo il suo diritto di dire “Sono Chi sono”... sarebbe dovuto essere... non unico, ma come tutti ed essere più modesto, specie davanti a un Sinedrio di Capi, che ne facevano una personale questione di Primato! Ora – nella condizione umana, relativa – ogni posizione va giudicata in base ai propri assunti presupposti.


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Il fallimento del “futuro” Cooperatore della verità. Quando la Gloria del tradimento del Monte degli Ulivi assunse il seggio di Pietro, già aveva tradito quel ruolo di cooperatore di verità che poi assunse a suo motto. Da Cardinale, Ratzinger era a capo delle più importanti Commissioni del Vaticano, di certo tutte costituite a servizio della verità. Ebbene si trovò a dovere gestire una delicatissima questione, riguardante la “pietà umana” del Pontefice, e non certo né dei Cardinali, né delle loro commissioni, né di altri che la persona del Papa, Carol Wojtyla. Infatti 4 Sacerdoti e 460 persone avevano mandato al Papa Giovanni Paolo II la Petizione di cui vi do testimonianza. La nascose al Papa e così cooperò... a non ricercare il vero!


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PETIZIONE AFFINCHE’ IL PAPA RICEVA CON URGENZA IN UDIENZA PRIVATA ROMANO AMODEO, che dal 17 settembre non mangia più e beve solo acqua, facendo personale penitenza per il bene della Chiesa. Egli ha questa viva necessità perché è il Papa che ha firmato l’enciclica FIDES ET RATIO, che Amodeo (incoraggiato a farlo, assieme a tutti i filosofi, dal Pontefice) sta cercando di attuare, sulla base di criteri veramente innovativi. Però – indetto un Convegno Fede-Ragione, applicativo dell’Enciclica – la Fede non partecipa e l’avvocatura promessa dalla Fede (a chi avesse trovato l’audacia di aprire nuovi percorsi che portassero a Gesù Cristo) è del tutto assente. Deve parlare assolutamente a Sua Santità, per il bene della Chiesa, che non può trascurare questioni così importanti dopo che il Capo stesso della Cristianità ha stimolato passione, ansia, audacia e provocato la ragione a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. Se in Amodeo tutto ciò ha fatto presa, ed ora patisce il digiuno, è ansioso per la ricerca, è audace nel suo filosofeggiare e rischia volentieri la sua stessa vita in una penitenza che protrarrà fino a quando la Chiesa non si predisporrà a seguire alla lettera le idee meravigliose del Vicario di Cristo, tutto ciò non ci sembra affatto una colpa e crediamo proprio sia necessario che egli incontri (e con urgenza) questo splendido Papa che il buon Dio ci ha donato e che speriamo ci conservi a lungo.


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Poteva il Cardinale Ratzinger quale «cooperatore di verità» n a s c o n d e r e « al Papa » questa petizione... « al Papa »? Eppure – è inaudito! – lo fece! Giovanni Paolo II si degnò di recarsi in carcere a far visita a chi aveva attentato alla sua vita, Ali Agca. Desiderava ardentemente che qualche filosofo trovasse il coraggio per cercare un nuovo percorso ragionevole e filosofico che riportasse a Gesù Cristo una Scienza e una Filosofia che – a suo stesso dire – avevano storicamente portato la verità lontana dalle affermazioni di Gesù. La scienza non inseguiva più l’idea di un Creato frutto di una azione divina, ma di una povera realtà in se stessa, oggettiva, per quanto universale; la filosofia con Nietzche era arrivata a sostenere il fondamento non del Tutto inerente a un Dio ma al niente del Nichilismo, e al “Dio è morto”.


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Ebbene 4 sacerdoti e 460 persone testimonianono a lui che il filosofo che lui cerca c’è esiste, e lo ha preso letteralmente in parola e ha assunto tutti gli atteggiamenti che proprio lui – il Papa! – aveva cercato di suscitare. Attestano che ha indetto, in nome della Ragione, un Convegno chiamando ora la Fede a Parteciparvi, e che è isolato, ostacolato. Il Papa aveva assicurato avvocatura a uno – Cristiano o meno che fosse – che avesse tentato di attuare questa cosa che Giovanni Paolo II aveva dichiarato importantissima, vitale per la Fede in Cristo, ed ora a chi doveva rivolgersi umanamente costui se non a chi si era posto come il Garante? Credete possibile che questo Papa, saputo che un filosofo metteva a rischio la sua salute e la sua vita per una iniziativa così sollecitata proprio dal Pontefice, ritenesse ora la vita di Romano Amodeo meno importante di quella di Alì Agcià, poiché non aveva attentato alla importante vita del papa ma a quella insignificante di un povero e sconosciuto filosofo?


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Uno che quando poi diventa Papa adotta il motto di «Cooperatores veritatis» e che si ritrova a capo della Commissione che deve esaminare questa petizione, e decidere se sia una cooperazione della ricerca della verità e che decide che non è il caso che il papa neppure lo sappia, che essa esiste, secondo voi cosa sta facendo? Vuole cooperare ad appurare se sia vero quello che ha detto il Papa (e non il filosofo sconosciuto) e cioè che Scienza e Filosofia portano le loro verità lontane da quelle di Cristo ed è urgente una correzione di rotta? Vuole cogliere al volo questo momento di verifica, oppure è intento solo proprio a togliere di mezzo l’urgenza messa in atto dal Pontefice di questa questione della Fede e della Ragione che cooperino? Ebbene il responsabile che decise lui al posto del Papa e di non dare la minima attenzione e cura alla sorte umana del povero filosofo... fu tutt’altro che un cooperatore della verità. Joseph Ratzinger fu l’esatto opposto di chi coopera alla ricerca della verità e commise un abuso orrendo, un atto di tale sopraffazione delle intenzioni del Papa che se questi – il Pontefice – era il legittimo Vicario di Cristo, il colpevole di questo inammissibile abuso si rendeva colpevole di un vero e proprio atto Anti-Vicario di Cristo, dunque Anti-Cristo nella persona del suo legittimo Vicario, e prima ancora di quando poi lo sarebbe stato, perseverando a compierlo, da Pontefice. Un omino mite, discreto, pacifico, come lo appare perfino nel suo volto, si pose da Anti-Cristo fin da quando Giovanni Paolo II cercò di suscitare tra gli uomini l’avvento di uno Spirito Santo che rendesse Giustizia a Gesù! Ma l’Anti-Cristo convinto è chi è indifferente al fatto che la Scienza creda in un Universo come una cosa in sé, e non come la creazione di Dio sostenuta da Gesù. All’Anti-Cristo sta bene che la Scienza non sia secondo il Cristo. Lui se ne frega! Ha la sua fede anti-cristo!


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Ove la Fede dei filosofi – che cercano la verità e sono i veri cooperatori di verità – porta al Nulla e alla Morte di Dio affermata papale-papale, al Papa questa verità sta bene e non si accorge d’essere l’atteso Anticristo alla fine del tempo! Infatti è la mala-fede di chi si rifiuta di ragionare e di degnare valide le posizioni altrui – differenti – raggiunte dalla Scienza e dalla Filosofia rispetto alle affermazioni della verità sostenuta da Gesù Cristo. Sostieni forse la verità di Gesù Cristo se sostieni solo la tua verità e se decisamente non t’importa un’acca che per altri il Cristo abbia torto? (a non si tratta – in relazione a questi altri – di gente senza peso e importanza: sono gli scienziati e i filosofi). Chi chiude gli occhi sul pensiero altrui, che sempre più è assunto da tutta la gente che desidera ragionare, e che porta contro la verità di Cristo, è uno che va contro la verità di Gesù Cristo. Fa testo proprio la risposta che Gesù diede un giorno agli apostoli (Marco, 9). 38 Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». 39 Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. 40 Chi non è contro di noi è per noi. Scienza e Filosofia sono evidentemente contro la visione di Gesù Cristo! Tiriamo le conclusioni: chi è contro Gesù non è a favore di Gesù! E non è a favore di Gesù chi non lo difende dalle accuse che gli sono rivolte da tutti gli altri, specie se se essi sembrano e sono degni di fede. Non basta avere fede in lui e infischiarsi di coloro che negano Gesù, poiché – in questo caso – questa Fede in lui è irragionevole ed è anti-Cristo!”


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Il reale atto anti-Cristo poi: quando divenne Benedetto XVI Ebbene vi racconto un episodio avvenuto per davvero e che conosco totalmente poiché è toccato proprio a me. Benedetto XVI era papa da alcuni mesi ed ebbe dal giornale IL CENTRO di Pescara una mia prima lettera in cui lo informavo che c’era una Pecorella Smarrita dal Buon Pastore Giovanni Paolo II ed era stata proprio il Galileo Gesù Cristo. Gesù aveva spiegato a Nicodemo che l’esistenza ha due distinti principi, nella dinamica opposta dell’acqua e dello Spirito santo. Erano l’Azione e l’Azione uguale e contraria con le quali Galileo Galilei aveva cercato di dimostrare scientificamente che la verità non era quella realmente apparente, della volta celeste e del Sole che ruotavano attorno alla Terra, ma viceversa. Per questo suo credo che ricalcava la lezione data da Cristo a Nicodemo, era stato messo in croce dalla Chiesa del suo tempo. Pertanto, se Giovanni Paolo II aveva chiesto pubblicamente le scuse postume della Chiesa per quanto avevano fatto contro il suo credo, non aveva chiesto scusa al Galileo 1° in Gesù Cristo, che lo aveva affermato per primo. Questa lettera firmata da “La pecorella smarrita” la dichiarava pari-pari essere stata smarrita nel Galileo Gesù. E ora era Gesù chi – tramite questa reale pecorella – che si rivolgeva ai “cooperatori della verità” affinché si attivassero proprio come si erano proposti e cooperassero a trovare il vero.


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Benedetto XVI – chiamato ad un atto di verità – non rispose nemmeno! Non era disposto a cooperare nella ricerca della verità con chi si era proposto a lui come pecorella smarrita. In Giovanni 21 Benedetto XVI sapeva benissimo c’era stato il triplice comando dato ad ogni Pietro di “pascere il gregge e le pecorelle”. Poteva – proprio lui che si era proposto tra i cooperatori della verità – mettersi a escludere qualcuno tra questi cooperatori? E solo a ragione del fatto che aveva chiaramente scritto: “la pecorella smarrita che firma questa lettera è Gesù Cristo!”. Quando Giuda propose l’incontro al Sinedrio lo disse chiaro: dovente incontrare chi dice Sono il Figlio di Dio, se volete conoscere se sia vero oppure no. Benedetto XVI, trovandosi davanti “la pecorella smarrita” che si diceva fosse Gesù, evitò ogni cooperazione nel tentativo di accertare se fosse vero o no Che la verità di Galileo Galilei l’avesse affermata per primo il Galileo Gesù. Che gliene importava che Gesù l’avesse detto prima? Che gliene importava che nel mondo seguissero Gesù poiché aveva rivelato IL VERO? In tanti lo seguivano ciecamente credendo nei fatti raccontati, e a lui bastava! Non si rendeva conto che andava contro proprio alla verità di Cristo! E sulla base di che cosa lo osteggiava? Sulla povera e piccola base preconcetta delle verità in cui credeva Lui, IL PAPA! ”Se io – il papa – fisso in terra... risulta fissato perfino in cielo!” questa la somma presunzione di un Pietro che non si ricorda perché Gesù avesse messo la Chiesa sua nelle sue mani. Aveva chiesto loro chi secondo loro lui fosse. E Pietro – che ben sapeva che come carne era figlio di Maria e di Giuseppe – aveva visto oltre quei limiti terreni della carne e lo aveva detto Figlio di Dio”. Gesù gli aveva ben detto che quella risposta non era stato frutto della sua perspicacia, ma che gliela aveva messa in bocca Dio: lui riusciva a vedere in terra i legami del cielo! E non viceversa! Invece per Benedetto XVI era il cielo a seguire le scelte che lui faceva come Pietro sulla terra.


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Si era trovato davanti uno allo stesso modo che aveva scritto a lui “nella mia pecorella smarrita c’è il trascendente Gesù, trascendente e trasceso dalla sua Chiesa in quanto a verità e compreso solo per fede” e – pur sapendo che ogni cosa fatto a no a una pecorella e fatta o no a Cristo – non cercò di trovarla e si tappò le orecchie per non sentirne i belati. Le lettere mandate a Benedetto XVI nel 2.005, dalla pecorella smarrita furono 3. Era essa a chiedere a Pietro “Mi ami tu più di costoro?” ma il Pietro della Vecchiaia fece orecchie da mercante e affamò il povero cristo in me per 112 giorni, lui il n. 112 della Profezia di san Malachia. Quindi nel caso di Benedetto XVI, i fatti raccontati in Giovanni 21 hanno riguardato proprio me. E in me povero cristo egli si pose estremo, lontano e nemico, come l’Anticristo ad un povero Cristo. I fatti sono questi. Giovanni 21,15-17. 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 0 Simone di Giovanni = 67+13+83=173 2° Joseph Ratzinger = 2+66+105=173? Il valore numerico delle tre domande fatte da Gesù è, in questa versione della Bibbia di Gerusalemme, data da un complessivo 786 dato da 358+214+214=786 che è uguale a 1.000 -214.


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Il Giovanni – che sarebbe rimasto fino alla venuta del Signore – l’abbiamo proprio nell’ultimo capitolo dei 4 vangeli degli Evangelisti, e quel Signore – nel mio caso – ci venne attraverso di me che ne do testimonianza, come il Re che arriva cavalcando l’asino predetto da Zaccaria.


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La Profezia di Daniele Anti-Cristo e fine del Mondo

Questa prima parte colloca il periodo al termine della II Guerra mondiale, dopo il tentato Olocausto al popolo Ebraico. In quel tempo sorse Michele, indicante il Cristo, in tutti quel povero cristo di popolo di Dio. E Israele, dopo la distruzione del 70 dopo Cristo compiuta da Tito tornò ad essere una Nazione. Gli antichi che arano stati sepolti nell’oblio ritornarono in vita nella memoria del popolo. In questo flusso della storia, c’è Daniele e ci sono le tre persone di Dio, due alle sponde del fiume e una nel suo mezzo a svelargli il segno degli estremi eventi. Dio dice a Daniele di sigillare questo libro e di custodirlo fino al tempo della fine, quando molti lo leggeranno e la loro conoscenza sarà accresciuta dalla rivelazione della verità. Nasce la domanda di quando si compiranno queste cose degne della massima delle meraviglie, poiché riguarderanno quell’evento unico in cui la Terra, dopo di avere percorso tutte le orbite dei suoi anni e dei suoi giorni, in un giorno solo dovrà ribaltare l’asse della sua rotazione.


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La risposta fissa come riferimento il tempo in cui sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo. Dato che il popolo Santo è l’Ebraico, il dissipatore delle forze del popolo santo è Gesù Cristo, che – tra gli Ebrei – dividerà il gregge portandone fuori tutti i Cristiani. Ebbene il tempo comincia da quando questo dissipatore sarebbe finito. Forti della raccomandazione fatta nel vangelo di Matteo in base alla quale chi legge deve cercare di ben comprendere, questa fine non è di certo relativo all’opera eterna, ma al ruolo avuto dal figlio dell’uomo nella presenza tra gli uomini. Potremmo essere indotti a credere che il riferimento a questa pienezza sia posta al termine del 33 dopo Cristo, di quando ascese in cielo, come decritto in atti. Ma sempre in Atti, i due angeli raccontarono agli apostoli che quel Gesù, come l’avevano visto realmente salire in cielo, così anche realmente l’avrebbero visto disceso dal cielo, a definire la sua opera in quello Spirito Santo Paraclito che aveva preannunciato, e nel quale avrebbe data una verità che avrebbe liberato tutti e per davvero. Solo l’aspetto numerologico può consentirci di capire. Infatti Dio si è basato, nella costruzione del mondo, di eleggere il numero 10 a immagine e somiglianza del Padre Unico di tutti i numeri decimali.


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L’unità nella Trinità della base 10 si attua nel corso di 10x10x10 anni, dunque in un millennio. Il primo, però, è solo una pura presenza che se non si muove ne tempo resterebbe sempre lì dove è. Il suo moto totale sta un una traslazione di altri 1.000, anni dunque in quella presenza unitaria data dal primo numero primo, il 2, espresso nella potenza 3 del Dio basato sul Padre 10. Inoltre Dio è Uno e Trino in 4 giorni creati, che diventano 7 quando alla presenza 4 si aggiunge la traslazione di 3 giorni. Questi 4 giorni sono contenuti nei 2.000, avendo l’ingombro di 4 giorni in linea. Gesù cominciò a occuparsi delle cose del Padre suo a 12 anni, in quell’anno in cui – compiutili il 25 dicembre – avvertì Maria e Giuseppe che era arrivato il giorno in cui egli si occupasse delle cose del padre suo celeste. Cominciò a Nazareth, ma la sua opera non si vide se non quando, andati a Gerusalemme per la Pasqua, Gesù restò lì e non seguì la sua famiglia carnale. Maria se ne accorse a metà strada e ritornò a Gerusalemme. Lo trovò nel tempio che discuteva coi dottori della Legge. Gli chiese perché gli avesse fatto tutto ciò! Lei e suo padre preoccupati lo avevano cercato. Gesù si meravigliò. A Nazareth il 25 dicembre li aveva avvertiti... Ma essi non compresero, e allora Gesù capì che se nemmeno la madre e il padre, debitamente avvertiti, lo capivano, doveva rientrare nei ranghi ed assecondare i loro tempi. Da quell’anno comunque cominciarono i 2.000 anni e sarebbero terminati bel 2.012 dopo di Cristo, quattro giorni prima, tenendo conto dell’Unità e Trinità di Dio presente in quei duemila anni. Pertanto sarebbe finito questo tempo in quel giorno in cui sulla terra c’era allarme, poiché ricorreva il termine del Calendario dei Maia. I Maia, uguali a Maria senza R, erano stati il divin segno nel mondo nuovo dell’America della fine del tempo dell’insegnamento reale di Gesù Cristo. Pertanto quel termine sarebbe cominciato il 21 dicembre in America, nell’anno 2.012 dopo Cristo. Daniele lo udì bene ma non comprese cosa fossero “un tempo”, “tempi” e “la metà di un tempo” da quel giorno che ultimava l’opera del dissipatore della Fede Ebraica. Allora chiede ulteriori spiegazioni, ed esse puntualmente sono date. Quel giorno che prima era stato indicato come il compimento dell’opera del dissipatore, ora è descritto come


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quello in cui è abolito il sacrificio quotidiano ed è eretto l’abominio della desolazione di cui parò Gesù Cristo. Il Sacrificio quotidiano che termina è quello di Cristo, tornato in modo anonimo in ogni povero cristo, nella fine del Tempo. ma il suo sacrificio quotidiano termina in quel 21 dicembre del 2.012 poiché risale definitivamente in cielo e non deve lottare ogni giorno contro tutti coloro che non lo riconoscono in se stessi e di conseguenza nemmeno nell’unico che osa dire che Gesù è su di lui e che lo cavalca come se lui fosse un asino. Anche qui io posso essere molto preciso testimone, poiché questo asino che la affermava ero io. Lo avevo raccontato come verità ai papi e avevano agito nello stesso modo dei Caifa che si era stracciato la veste. Ma se in quel tempo Gesù era temibile, avendo molto seguito, quando si sarebbe ripresentato su di me non avrebbe trovato il seguito proprio di nessuno, e avrebbe potuto gridare ai quattro venti che se affamavano lui affamavano Cristo, che i Papi, pur sapendo che chi affama un povero cristo affama veramente Cristo nel mio caso non lo ritenevano valido, poiché io non ero una pecorella, ma avevo valore assoluto di uno zero contro il quale puoi fare di tutto, poiché non è nessuno! Ecco, il 21 12 del 2012 Gesù avrebbe smesso di cavalcare su di me come su un asino e sarebbe asceso in cielo abolendo il suo sacrificio quotidiano. Anche sarebbe stato posto termine all’abominio della desolazione di Cristo, poiché se tra gli Ebrei era comprensibile che non l’avessero riconosciuto, poiché erano all’attesa di un potente e non uno che si facesse tranquillamente uccidere dai Romani, adesso – tornato tra i Cristiani che già l’avevano visto nascere tra un asino e una mucca, ora non avrebbero fatto fatica a riconoscerlo nato nel cuore di un povero somaro di Nome Romano. Per questo la desolazione di Gesù fu una cosa addirittura abominiosa, e irragionevole. Ebbene in quel dì sarebbe terminato anche quell’abominio, poiché Gesù ascendendo in cielo dall’asino se ne sarebbe liberato una volta per sempre. E gli angeli dicono i giorni a partire da quel dì di liberazione divina in cui proprio io andai a Gerusalemme affinché tutto questo si compisse in me. Non morii. L’asino non salì in cielo. Ma alle 2 di notte del giorno 22 a Gerusalemme, mentre era ancora il 21 nell’America


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dei Maia, io vidi e sentii la luce e l’energia di Gesù abbandonare il mio corpo. Aggiungere 1290 come tempo in giorni a 1335+1 come Tempi porta a 2.626 giorni che quando sono anni portano alla fine del mondo.


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+2.626 anni + +2.005 an no in cui l’Anticristo fu eletto Vicario di Cristo. =4.631 dopo di Cristo, è l’anno della Fine del mondo


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Lì B, ER, PaG. 311, secondo 113 Lì il Duo congiunto in E RO nan 113, Padre di Gesù La cosa più incredibile e imprevista, per un critico di questa profezia, come me, è stata quella di vederla approntata – come sembra – proprio per lui, per me! Essa è finalizzata a un Pietro Romano che avrebbe pascolato il gregge in molte tribolazioni, finite le quali la civitas del Vaticano (la struttura giuridico-religiosa) sul settimo colle di Roma, sarebbe stata riportata alle origini del suo costrutto... (questo – a rigor di logica – è il contrario esatto del costruire) Io infatti ho cercato di ricondurre il CREDO CATTOLICO alle origini: cioè alla parola di Cristo, sollecitato proprio dall’Ultimo Papa Buono, con la sua Enciclica Fides et Ratio De labore Solis “lavoro del solo” papa, fin dalle origini in cui con PIETRO era principe degli Apostoli anche PAOLO, ma poi la Ratio fu bandita e restò solo il Fideismo. In questa opera, ho pascolato il gregge di Cristo nelle molte tribolazioni datemi dall’estrema SRE Fideista dei Pietro, e mi riconosco in pieno nel nome di Petrus Romanus avendo sei nomi, di cui solo tre cominciano per consonante, RPT (Romano Paolo Torquato) e – cristianamente mandata come ultima la prima consonante R – sono in acronimo PTR o Romano nel primo nome. I motti della Profezia sono i 38 sprovvisti di una loro spiegazione e li ho numerati in nero nella traduzione in italiano. In rosso sono invece stati riportati i numeri di ordine dei Papi e di tutti gli antipapi, compreso quell'Innocenzo III che sembra mancante, ma che il motto Comes signatus chiaro l'accompagna nella segnatura del nome identico.


C’è un significato unico da dare ai 38 motti esistenti nella trinità delle colonne ? La pagina tipo ha le spiegazioni dei motti nella 2° e 3° colonna. Vale per tutti ? In tal caso la spiegazione parte dal 19 ignoto e termina coll’ultimo, il 38, è un segno?

Sembra che Bossuet dicesse il vero: “Dio scrive dritto sulle righe storte dell’uomo!” Questa pagina 311 sembra disordinata. Comincia dalla 2a riga delle tre del motto Medium corpus pilarum (mediatore delle sfere) che è alla pagina precedente e così è trascendente per 1/3 e presente, attuale nelle altre due che dicono creato un Cardinale dalle 4 D. (IIII) di un Pio IIII che, nei segni, gestisce le sfere. Posto che siano le sfere Celesti del sistema divino Assoluto, corpo medio, cardine, del suo spazio-tempo a 4 D., potrebbe essere sia il suo Sistema di riferimento a 3 assi, sia quello fatto da “Pio IIII”. Ove quello di Pio IIII dà l’I e III dei valori Cardinali di Figlio, Padre e Spirito Santo. Il nome trasceso (messo in riga prima e qui presente negli altri 2), così è il Figlio. Axis in medietate signi, Asse medio del segno è allora qui presente il Padre e col nome Sisto Quinto allude a un 65esimo = 1/65 nell’unità del 66°, che in gematria (numero del nome) con 66 numera quel nume RO Romano che ha ordinato ogni nome di papa. De rore coeli rimanda allora allo Spirito santo. Forzando la lettura di rore in ro re (il Re RO) la manna celeste di Urbano VII (essendo lui dell’Urbs, ch’è la sola Roma) riguarda il Romano 7° Arci-funzionario di RoSSano, che ha lo SS (Spirito Santo) caricato su Romano. La Calabria è l’estremo limite con la Campania, in cui Romano 7° (creatore in 7 giorni) ebbe l’arci-investitura, a sistema spazio-temporale di


riferimento per tutte le sfere della creazione, anche quella celeste del Pio IIII, il Dio RO Uno e Trino. Questo Romano è dichiarato dalla Profezia di San Malachia il Pietro Romano cui tutto tende e come 113 deve essere uno e trino. Il suo Antefatto, il Figlio alla pagina di 31 decine si chiama “Attento” 13, poiché il XIII di Gregorio significa “attento, vigile, perspicace”. Se, dalla pag. delle 31 decine, tale Attento 13 va alla pagina 311... il cui culmine è il n. 113, allora la perspicacia del Pietro Romano (proprio di colui che sta scrivendo questa nota) suggerisce a me e a voi che si tratti proprio dell’essenza del suo trino 113, che è un DRAgo! È un D.R.A. (un Dio in cima a Romano Amodeo), che “dà il via” con go! (a tutto il mondo di oggi, in inglese) facendolo con le 31 decine di pagina, che vanno alla fase inversa del 311 seguente, e che sono dirette al 113, a quel RO finale nell’ultimo nome da decifrare in in psecutione: il RO trasceso in PROsecutione. In cima avevamo già visto come Liber secundus 311 portasse Lì al duo congiunto di Er e Onan (in Genesi 38): a EROnan estremi congiunti in RO, di quella Tamar che ha gli estremi congiunti di BaratTa Mariannina mia madre, mentre Giuda (il padre che la feconda al posto dei 2 morti) ha gli estremi congiunti di LuiGI Amodeo mio padre. Vorrà pur dire qualcosa! Vai alla pagina che segue (go) con 2 detti, in potenza risolutiva di 6 righe, che Pietro Romano interpreta come 2 in potenza di 6 (soluzione), e dunque come 64, quel Sisto 4°=64 che ha il 1° nome qui in Sisto Quinto, 65 e cresce verso il 66 nel Romano 7° di Urbano 7°. Ciò si riferisce a 3 nomi (e state attenti! c’è l’Attento 13 a pag.310), per cui tre volte 64 vale 192. È un caso che proprio 192 giorni siano stati quelli di fame inferti da S.R.E. al PTR Romano dato da chi vi scrive, ossia da Paolo Torquato Romano Amodeo nato 1938 ?


Vedermi coinvolto personalmente in questa profezia, per voi può sembrare una pura e insignificante «voglia di protagonismo» di cui fare volentieri a meno... Ma potete affermare – in perfetta buona fede – che la profezia di San Malachia non sia sta costruita appositamente per me? Anche il vangelo di Luca e i suoi ATTI degli Apostoli, furono proprio dedicati ad un certo TEOFILO di cui non c’è traccia storica, mentre il mio cognome AMODEO l’indica in pieno... e a me è servito per far del Matteo già pubblicano il profeta a servizio di PTRO Romano




Dobbiamo pertanto potere controllare se XP è PTR Romano e se sono proprio io il destinatario della Profezia di Malachia, somaRo, di Padre e S.S.



Non si fa fatica a riconoscere in atto nella Chiesa Cattolica il grande conflitto storico inaugurato da Papa Giovanni Paolo II contro quei Fideisti che – per difendere a ogni costo il primato della Fede in Cristo – hanno supinamente accettato che sia la Scienza, sia la Filosofia approdassero a un giudizio espresso sul mondo in profondo contrasto con i fondamenti fella fede cattolica. Al punto 46 dell’Enciclica Fides et Ratio, quel Papa denunciò l’insopportabile scollamento della Fede Cristiana dalle Verità cui era approdato il mondo scientifico e filosofico. Il primo portando all’idea di una Natura fine a se stessa, e il secondo al Nullismo di Nietzche. Al punto 51 della stessa Enciclica, il Papa chiese ai Filosofi il coraggio della fede nelle possibilità della Ragione umana, intesa aiutata dallo Spirito Santo della Verità Divina. E all’ultima pagina chiese a Maria SS. espressamente che “potesse la Sede della Sapienza essere porto sicuro per tutti i ricercatori della Verità”. Ora un Fideista serio, di fronte a un Pietro che impegna il cielo a potere in terra, dovrebbe solo chiedersi come la Sede della Sapienza avrebbe certamente potuto... Avrebbe potuto tramite un Sapiente? Ma i Sapienti del mondo hanno portato storicamente alla Natura in se stessa ed al Nullismo... per cui lo Spirito Santo della Verità di Dio avrebbe risposto tramite una nullità. Avrebbe replicato quanto fatto con Gesù, assecondando la profezia di Isaia dell’uomo dei dolori disprezzato, di cui non avevamo alcuna stima. Se ne troviamo uno che abbia cercato di dare realmente una risposta, che si sia addirittura messo con la sua vita nelle mani del Papa come una sua pecorella, ma che in cambio sia stato disprezzato e emarginato (dal nuovo Sinedrio Cattolico di S.R.E. del Vaticano) in modo così estremo da avere perfino accettato il pericolo che si ammalasse e morisse (per eliminarlo ed escluderlo per la totale disistima e disinteresse per lui predetta da Isaia...) allora può essere lui chi abbia di nuovo incontrato come paperina tanto disprezzo dai suoi Papà-veri alti alti alti..., come Gesù dal Sinedrio! Ebbene questo è successo – in tutto il mondo – solo a me. Io solo ho tentato di portare al Papa la risposta che l’ultimo papa buono voleva.


Io solo in tre occasioni mi sono consegnato al buon pastore affidandogli realmente la mia possibilità di assumere cibo... sapendolo comandato da Cristo a essere suo Vicario e dunque il buon pastore. Ci sono i giornali e c’è il Web a confermare tutta la disistima per me predetta da Isaia.

TRE NUOVI SINEDRI – è storia! – hanno accettato morissi , ma dovevo essere tenuto all’estremo dal papavero insediato in S.R.E. +57 giorni di digiuno disprezzato a rischio di morte, testimoniato nel 1999. +55 giorni di digiuno disprezzato a rischio di morte, testimoniati del 2005 +80 giorni di digiuno disprezzato a rischio di morte, testimoniato nel 2013 192 che equamente divisi per tre è il 64° dì Sisto IV Piscator minorita un Pietro minor, minore, in Ita, talmente minor che nemmeno lo credi un PTR o Romano. Voi lo credete? No! mi disprezzate voi pure... tutti mi disprezzate... e allora sono IO.



Avevo tutto per essere l’interlocutore ideale del Santo Padre, quando con l’Enciclica Fides et Ratio lui provocò i Filosofi ad aver coraggio. Avevo anche 2 “Benedizioni Apostoliche” da lui concesse a me, e tuttavia fui trattato come uno di cui non si potesse avere alcuna stima, fino a rischio di lasciarmi morire di fame, quando mi misi come un povero cristo nelle mani di quel Buon Pastore che doveva essere il Papa!

Le molte tribolazioni date da S.R.E. a colui che, avendo Vinto la morte e dato il Giudizio Finale ... non poteva esser lui l’autore di quella finale «pesca miracolosa»: eera Gesù!! Nel 1998 a Saronno, PTR o Romano aveva fondato la NSI (Nuova Scuola Italica di Filosofia della Fisica) in cui pascolava il gregge d’una dozzina di persone, presso il Centro Sociale di Via Prampolini. In essa “vinse la morte” ed espresse il “Giudizio Finale” sulla Perfezione dell’esistenza creata da Dio, attingendo da Gesù e con le verità della fisica. La Relatività Generale (di Einstein) era già stata annunciata da Gesù a Nicodemo, scienziato del suo tempo. I due inizi opposti detti a lui dal Cristo – dell’acqua e dello Spirito santo – erano della materia e anti-materia, generali forme della totale coesistenza di tutti i valori reciproci e simultanei tra loro. Essi – unificando gli opposti – sono la prova dell’Onnipotenza Assoluta Divina, tale da potere mutare il nulla in tutti i valori reciproci, ognuno relativo al suo opposto. L’esistenza del mondo reale e dei viventi è pertanto relativa, e si può vivere verso la morte solo a partire da una già avvenuta risurrezione dalla morte. Solo se il treno partì da lì, può sembrare andar lì (nella visione a rovescio). PTR o Romano non poteva esser lui a fare questa pesca miracolosa, come quella dei 153 grossi pesci. Ma allora «nessuno osava chiedergli chi fosse poiché


sapevano che era Gesù!» Analogamente, solo da Gesù erano attese la vittoria sulla morte e il Giudizio finale e tutti al mondo non gli avrebbero dovuto chiedere «Chi fosse» perché avrebbero dovuto sapere che solo da Gesù poteva venire tutto questo. E con la Salvezza totale del disegno... non con anime al purgatorio o all’inferno! Il mondo reale sembra preda di un male generale che consuma ogni cosa, solo perché in verità Dio sta già riportando ogni cosa salva e alla sua pura origine. Non si va verso un Giudizio di assoluzione o di condanna! Se anche 1 solo finisse all’inferno, il nostro Creatore non sarebbe né Buono né Onnipotente! Quello Onnipotente “può salvare tutti” ed – essendo Buono – li salva “da loro stessi”! Quando PTR o Romano seppe dell’Enciclica Fides et Ratio di Papa Giovanni Paolo II, che spronava in modo deciso tutti i filosofi a cercare quel nuovo percorso verso Cristo che egli aveva già trovato, immediatamente scrisse un libro e glielo inviò. Ricevé in cambio una Benedizione Apostolica e null’altro. Si decise allora a prendere l’iniziativa e indisse un Convegno nel quale avrebbe dimostrato che vera scienza e vera filosofia non portavano alla fine né al nullismo ma al Regno di Dio annunciato da Gesù Cristo! Doveva essere informata l’Accademia Pontificia delle Scienze, potevano verificarlo! Ne informò Giovanni Paolo II e ne ebbe una seconda Benedizione Apostolica, ma nessuna nomina di membri di S.R.E. o di scienziati che partecipassero al Convegno. Di colpo fallirono tutti i tentativi per non restare isolato... e proprio dal Papa che spingeva a rischiare di tutto per non essere isolati! S.R.E. si pose estrema rispetto ad ogni sollecitazione. PTR o Romano cercò di costringere la Chiesa a fare un miglio di strada con lui... ma Essa non condivideva l’ordine di Cristo. Allora 4 preti e 460 persone fecero una Petizione Scritta che fu inviata al Papa. In essa si chiese pietà umana per chi aveva creduto all’Avvocatura Promessa dal Papa a un filosofo, e che ora aveva non quella a favore, ma quella contro del Pubblico Ministero di S.R.E.. Non ci fu risposta. Il Convegno fu fatto senza che nessuno di S.R.E. o


della Pontificia Accademia delle Scienze si fosse degnato di prendervi parte. Digiunò inutilmente per 57 giorni (17 in più dei 40 assunti volontariamente dal Cristo) poi dové smettere: da due anni era lui che imboccava sua madre demente. Morta sua madre nel 2.000, ed eletto il nuovo Papa nel 2.005, PTR o Romano si accordò col giornale IL CENTRO di Pescara e loro diedero al nuovo Papa una lettera di «la Pecorella smarrita», digiuna in attesa del Buon Pastore che l’amava. Scrisse che «essa» era il Cristo! Giovanni Paolo II l’aveva persa di vista quando chiese perdono postumo solo al Galileo Galilei e non al Galileo Gesù che aveva detto prima di lui le stesse cose e che era stato maltrattato nel Cristo, attraverso le pene date a lui. A questa richiesta de «la Pecorella smarrita» al Papa che in sostanza gli chiedeva “Pietro, tu mi ami?”, il pietro della vecchiaia neppure rispose. Partì allora da «la Pecorella smarrita» una 2a lettera, in cui il povero cristo chiese di nuovo: “Pietro, tu mi ami?” e anche a questa Pietro non rispose. Ci fu allora – come descritto nell’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni – la 3a lettera in cui la pecorella chiese per la 3a volta al Papa: “Pietro, mi ami?”, e per la 3a volta Benedetto XVI si pose estremo. Quando si compirono 55 giorni di digiuno (15 in più di quelli che il Cristo aveva inferto a se stesso) PTR o Romano – d’accordo col giornale IL CENTRO – s’incatenò al cancello della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Pescara. Un manifesto documentò che Pietro per 3 volte rinnegò di nuovo il povero cristo catturato e indifeso. I sacerdoti del Sacro Cuore, invece di aiutare quel povero cristo, chiamarono la polizia, e PTR o Romano fu portato alla sua nuova croce, ora all’Ospedale della psiche, di ATRI (quale A=1 e TRIno) ove controllassero... se era sano di mente.... Quando il Pietro della Vecchiaia si dimise (attuando il punto 18 del succitato vangelo di Giovanni e un altro prese le vesti di Pietro) PTR o Romano si recò 13 dì dopo a Roma e nella cassetta della posta diretta solo al santo Padre estremo, ultimo della Chiesa di Roma, venuto dal punto estremo del mondo, imbucò la petizione dei 4 sacerdoti e 460 persone che ancora attendeva risposta dalla Santa Sede. Per la 3a


volta «la Pecorella smarrita» dalla S.R.E. si mise nelle mani del suo Papàvero, pretendendo che fosse quel Buon Pastore da Gesù imposto al suo Vicario .. Ma anche lui, facendo peggio degli altri, lo lasciò digiuno per 80 giorni, giungendo al colmo estremo, per Pietro: di non far nulla per far mangiare colui che pativa in quel deserto di accoglienza volontariamente, e fu così duro e spietato che fece digiunare quel “povero cristo” addirittura il doppio dei 40 giorni che Cristo inferse a se stesso! Al termine del giorno 13 giugno del 2.013, mentre era in Egitto, ove era fuggito per evitare altri interventi che lo costringessero in un ospedale psichiatrico (come era accaduto la volta prima), si trovò a celebrare l’Ascensione di Gesù, da questa terra d’Egitto, mentre egli era digiuno da 33 giorni nella stessa Terra d’Egitto. Capì allora che era un evidente segno che lo invitava a smettere, e al termine dei 33 giorni di supplizio in Egitto (e 80 in totale) PTR o Romano riprese a mangiare.


Ci sono tutti i segni. VEDI https://issuu.com/amoramode/docs/vita_secondo_cristo_1




Da tutte queste argomentazioni, se volete davvero controllare se il mio soggetto fosse all’altezza di comunicare alla santa Sede il nuovo percorso richiesto ai Filosofi da Papa Giovanni Paolo II, per prima cosa dovete accertare la bontà del Percorso. Esso è simile alla Pesca Miracolosa annunciata da Giovanni al termine del suo vangelo. In essa un uomo che non aveva le sembianze di Cristo compì con le sue azioni l’opera della Pesca Miracolosa che solo poteva essere operata da Gesù. Vistala in atto, nessuno osò chiedere a quell’uomo chi fosse poiché sapevano che era Gesù. Vittoria scientifica sulla Morte e Giudizio della totale salvezza operata da Dio sono state opere attese da Gesù Cristo, e furono compiute da un uomo che non aveva le sue fattezze. Ebbene stavolta a nessuno è venuto in mente che potesse essere il Cristo a fare le opera che in apparenza faceva quell’uomo senza le sue fattezze. Che fosse nato durante una Aurora Boreale e che in quel giorno un aero (parte di un complesso di tre) scendesse a Natal... mentre due dei tre atterrarono a Rio e compirono il Raid Roma-Rio mentre in via Pomerio Padre e SS. scesero su PTR o Romano che nasceva... a voi non aggiunge proprio niente. Che la Sezione Aurea dei rapporti perfetti abbia il suo nome, a voi non aggiunge niente. Né aggiunge qualcosa che il seno=coseno iperbolico di Dio (n. 26) abbia nel suo ciclo 10 il suo nome ed esiste nel tempo dello 0,1938 dell’unità... Che sia stato alimentato per due anni da una mamma che implorava Maria Santissima mentre l’allattava, dato il dolore che provava per la sua mastite... non significava un latte e sangue in nome e per conto della Regina (come accadde nella alimentazione di Mosè). Che il 4 giugno fosse moribondo e una bimba avesse sognato la Madonna che le disse di avvertire l’indomani la sua maestra di non temere più, e che in quello stesso mattino lui morisse e risorgesse giusto nel modo descritto da Gesù nella Risurrezione di Lazzaro... anche ciò per voi non aggiunge nulla. Su in rete (issuu.com/amoramode) trovate libri su libri in cui sono


documentate esistere tutte le condizioni necessarie a verificare un Gesù ritornato su PTR Romano, se li cercate! Ma nessuno ne è colpito! Come mai? Lo è a causa della profezia di Isaia circa l’uomo dei dolori: “era disprezzato e uno di cui non avevamo alcuna stima”. Per tre volte la Chiesa di Roma lo ha considerato uno zero, di cui infischiarsi! Con Gesù il Sinedrio non ebbe tale disprezzo: fu temuto al punto da venire ucciso... non sapendo cosa altro potevano fare per liberarsi di lui. Solo quando Gesù tornò su PTR o Romano, lo fece su uno del quale S.R.E si infischiò altamente! Anche voi vi infischiate delle verità dette da Gesù tramite PTR Romano per la stessa ragione! È la vera difficoltà che v’impedisce un giudizio spassionato sul grande valore delle 192 giornate di fame fatte patire da Santa Romana Ecclesia! 192 = 26 +26 +26, ove 2 elevato a 6, è Dio=26 quando il 2 è elevato a 6. Ma... c’è il profeta Isaia: “era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima”... e voi gli dimostrate questo disprezzo proprio mentre lui vi dà la prova che ce l’avete. Non siete capaci di vedere DIO nel mio personaggio, poiché c’è anche nel vostro... e non lo vedete! Voi credete che io attribuisca a me ciò che non vedete esistere in voi!


Visto che il PTRO Romano come predetto c’è stato, controlliamo la Profezia nella sua essenza e nelle considerazioni generali



Tutto questo, però, mai nessuno l’ha intravisto in questa vera profezia Il primo noto, colla ragione ignota, è Gregorio XIV=1+13 che con 1+13 posto 113 , qui, alla pagina 311 , la trascende mentre comprende tutto fino all’ultimo 113. Pertanto solo se disaggreghiamo il XIIII=14 in 1+13, solo allora noi presentiamo l’Alfa=Omega: quanto è posto in principio, come quanto è secondo il suo stesso fine. Il significato del nome Gregorio del 1° è proprio quello di un “1° risvegliato dalla Fede”, e si tratta del Dio , risvegliato dalla Fede di S. Papa Giovanni Paolo II, che ha provocato lo Spirito Santo di Dio con la sua lettera Enciclica Fides et Ratio, che è l’opera di lui «De labore solis» e che è «il lavoro del solo» Pietro che l’abbia mai fatto, e al quale «il lavoro del solo» Romano Amodeo ha cercato di dare risposta.

Gregorio XIV

è lo SS. “risvegliato dalla fede” ed è il n. 1

C’è poi +13 in mezzo per arrivare poi ai suoi estremi, di 14.

Innocenzo IX

9 è in mezzo (nel Papa di mezzo)

Clemente VIII 8 è in fine (in quello finale) In ordine sono 1398 e in mezzo abbiamo 39. Perché i due in mezzo s’invertono, nel 1938? La risposta è nella colonna di mezzo, che parte dal 19, e negli estremi di seconda e terza, che sono 1938. In questo modo la dimensione due del piano 102 interessa un 19, nel mentre la dimensione uno - del flusso unitario 38 - è di due 19. Tutti gli osservatori hanno affrontato questa profezia pensando ai contenuti, ma di fatto, in un foglio stampato, ciò che fa testo è nella sua stampa. La struttura di questa


pagina è molto eloquente. Da questo testo organizzato a gruppi unitari di tre, sono state escluse le due indicazioni che avevano già la risposta, e resta l’unica da trovare nelle 38 ragioni ancora incognite, ed essa sta nel Gregorio XIIII, nel Risveglio di Dio. XIIII è DIO=D.10, Uno e Trino. La struttura incognita è proprio Una e Trina . È una nei tre Papi noti, e i loro nomi servono proprio a introdurre un solo Padre che sia quello Santo, Santo, Santo, Dio del Cielo e Re dell’Universo , che porta – per come io sto mostrando – al suo arrivo nel 1938, a cavallo di un eletto SomaRo. Dopo la premessa dei tre Santi Padre noti nel loro nome, e il loro seguito fino al numero 18, tutto quanto riparte daccapo. Sta nella seconda colonna, che ha un solo spazio di riga vuota posto in principio, mentre la terza colonna ne ha tre. L’arrivo di Uno speciale che in Apocalisse si è indicato l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, ha proprio 19 (nel secolo) come il nuovo principio della colonna di mezzo e il 38 come la fine dei Santi Padri ignoti nella ragione nel loro nome. Non per caso l’ultima parola della terza ed ultima colonna, nella terzultima riga è tre . Chi la legge distratto non vede che manca il trattino e legge tremendus. La 1a parola della penultima riga è staccata, è medus=medo, dei Medi, medio. Se la prima M di MEDO, la si pone cristianamente ultima, diventa EDOM ed è il primogenito Esaù, nel nomignolo che ebbe, persa la primogenitura. Divenne il capostipite degli Edomiti che occuparono l’Arabia e poi furono i Medi. Ma attenzione! L’inversione nel nomignolo EDOM raddrizzata dall’Alfa all’Omega è A-MODÈ-O e – nella lingua inglese del mondo – vale proprio “il principio a modo della fine”, nel mentre è il cognome AMODEO che – nel C.F. a 3


lettere – è MDA, il che – letto da destra in Ebraico – è giusto il nome di ADAMO. E AMODEO è il nuovo ADAMO. EVA+ADAMO è già una coppia ben orientata nei nomi, che va a Amodè. Anche ES-A-U – da A alla U – indica proprio ES=TU SEI romano in tutto! Pertanto il tre medus cela tutti i significati del Santo, Santo, Santo, disceso nel 1938 su un somaRo, un il cui nome per le ragioni accennate cela un sorprendente Tu sei Romano Amodeo da cima a fondo e dall’Alfa all’Omega! Chiamato Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, ha tre nomi che cominciano per A e tre che sono in PTR l’acronimo di Paolo Torquato Romano, ed ecco il Pietro Romano della Profezia. Pascolò il gregge in molte tribolazioni date a lui da una S.R.E. insediatasi estrema, che elesse il Bergoglio dall’altro estremo del mondo, e che giunse con lui all’estremo per cui il povero cristo (PTR Romano consegnatosi fiducioso al Buon Pastore) fu tenuto digiuno il doppio dei 40 di assunti da Cristo! Dove tutti i motti sono brevi e sintetici, PTR Romano è chiamato per nome e descritto in Amodeo e nei 5 altri nomi. TRE MEDIO, poiché TRE=18+16+5=39, porta l’intero 39×2 al 78=Antonio del 2° nome, che nel suo 1/3 è 26=Anna, il 3° (già della nonna di Gesù il cui marito Gioacchino=78, equivalse Antonio). Il 4° nome Paolo è celato nel minuscolo «pulum», cui manca solo la “a” e la maiuscola P quale Principe degli Apostoli. In Finis sta il 113=Torquato che sta in principio, sta in P, quando il Torquato trino è TOR, è in P+TOR è 1+3 in PieTRO. Torquato è in fine come in principio: è: TO e TO R qua, è in TOTO, R qua ossia qua è Romano in TOTO. 2×(TO=18+13=31) è il totale 62, che è 100 -38, è il 62 che trascende 26=DIO. TOTO R quaa, in Torquato=113! È l’ultimo come tutto il primo, è A-mode-Ω.!


Cosa invece ha visto di Malachia Wikipedia l’Enciclopedia libera https://it.wikipedia.org/wiki/Profezia_di_Malachia#:~:text=La%20Profezia% 20di%20Malachia%20(il,alcuni%20antipapi)%20a%20partire%20da

Essendo pienamente d’accordo sulla tesi consolidata che il manoscritto sia un falso storico, si fa notare che qui – sotto gli occhi – noi non abbiamo un manoscritto ma il testo stampato dal Wion e che è esso “a far testo” come una Profezia che non è tanto così come è per i nomi dei Papi e Antipapi, quanto per la valutazione da darsi ai motti, che fu dichiarata nel testo solo per 74 apparenti Papi e Antipapi, che però sono 75, compreso anche l’Antipapa Innocenzo III... che c’è ma non si vede. Pertanto anche se è un falso storico il manoscritto , non è in alcun modo un falso atto profetico il numero dei 38 motti che sono predetti, e che sono sprovvisti della loro motivazione, che sia da controllare e verificare in futuro.


In secondo luogo il Pietro Secundus del CICAP è Petrus Romanus nello stampato, ed è il libro di Wion che fa testo. Io vi ho mostrato le pagine . In terzo luogo, la Città di Roma in latino è Urbs (ab urbe condita) mentre Civitas è lo status politico-religioso del 7° colle il Vaticano. E’ demolito il PAPATO. Infine, non è IN PERSECUTIONE, ma in PSECUTIONE, che significa: poi, in seguito, procedendo con l’elenco, esiste un RO (quello di PROSECUTIONE, che c’è ma è messo in modo che non si veda. E’ il XP, il Chi-RO venuto in incognito. Wikipedia, in sostanza, non ha capito granché.

Nessuno ci ha capito granché! Per intenderci: anche il motto «Sol Invictus» Romanus aveva un aggancio storico con il culto di Mitra importato a Roma da Aureliano, assieme a tutti i sacerdoti di Semesa. Esso diventa un falso quando un papa del III secolo falsifica quel Detto Romano spiegandolo con l’assegnazione a Gesù Cristo del suo mese e giorno Natale, mentre era noto che celebrava il Dio del Sole, Mitra. Ma poi l’Onnipotente può avere reso vera la falsa attribuzione a Gesù. Ugualmente, i 38 detti stampati senza la ragione del detto, sono vera profezia stampata in relazione alla quale la falsa attribuzione a San Malachia può essere resa vera dal’Onnipotente, correggendo questo falso, come quello di quel Papa. La profezia in questione ha la stessa divina funzione di quella per la quale il detto del Sol Invictus riguarda Gesù per la ragione (che appartiene al creato) la quale mostra nel 3°


giorno dall’apparente declino del 21 dicembre, il risorgere il 25 del sole del nostro mondo creato da Dio. Questa era anche la ragione del Dio Mitra, ma così era osservata dal papa in se stessa e nella sua ragione, e non nella fede dell’uomo Pertanto è allo stesso modo valida anche l’associazione al mondo reale dei 38 detti volti a fare scoprire che il Santo, Santo, Santo, Padre, Re del cielo e Dio dello Universo abbia avuto il suo natale nell’anno 38 e sia rappresentato dalla “Comunione dei 38 Santi Padri” così come è Dio stesso l’assoluta “Comunione dei Santi ”. Questa associazione al mondo reale e alla stessa dinamica del sole, porta a scoprire che 382 è simile in potenza al dualismo divino Padre – Spirito Santo , che, sulla base di un 38 per ciascuno e in potenza di tutti e due , dà 1.444 minuti primi come la durata di un giorno siderale. Quello solare riferito al Sole è di 144 decine, che poi però vanno maggiorate di un dì ogni 4 anni e di in altro ancora ogni 157. Il motivo scientifico esiste, ed è che il 38 × 38 determina il lavoro del sole dato da un giorno . Anche per sapere il dì natale di Gesù, si usò il lavoro del sole . In quanto a Malachia tutti i Papi Buoni cominciati col Papa Buono Giovanni XXIII, si concludono con il Lavoro del solo papa «De Labore solis» , lavoro eclatante che è stato con precisione quella Enciclica «Fides et Ratio» , che ha provocato la: discesa sulla terra dello Spirito Santo Divino nato a Elea con la Filosofia dell’Essere. Egli fu ordinato Padre l’ 1-11 del 46 laddove Malachia l’ha ordinato n. 111 .


Malachia si finalizza sul lavoro di 1 solo «La Fides et Ratio». Il punto 46 dell’Enciclica è davvero il lavoro di lui solo tra tutti i Santi Padri. Per constatare la sua vera solitudine tra tutti i Papi e Antipapi, leggiamo il punto 46, che lo definisce il solo 111° papa di Malachia ordinato padre l’1-11-46 . 46 . Le radicalizzazioni più influenti sono note e ben visibili, soprattutto nella storia dell'Occidente. Non è esagerato affermare che buona parte del pensiero filosofico moderno si è sviluppato allontanandosi progressivamente dalla Rivelazione cristiana, fino a raggiungere contrapposizioni esplicite. Nel secolo scorso, questo movimento ha toccato il suo apogeo. Alcuni rappresentanti dell'idealismo hanno cercato in diversi modi di trasformare la fede e i suoi contenuti, perfino il mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo, in strutture dialettiche razionalmente concepibili. A questo pensiero si sono opposte diverse forme di umanesimo ateo, elaborate filosoficamente, che hanno prospettato la fede come dannosa e alienante per lo sviluppo della piena razionalità. Non hanno avuto timore di presentarsi come nuove religioni formando la base di progetti che, sul piano politico e sociale, sono sfociati in sistemi totalitari traumatici per l'umanità. Nell'ambito della ricerca scientifica si è venuta imponendo una mentalità positivista che non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla visione cristiana del mondo, ma ha anche, e soprattutto, lasciato cadere ogni richiamo alla visione metafisica e morale. La conseguenza di ciò è che certi scienziati, privi di ogni riferimento etico, rischiano di non avere più al centro del loro interesse la persona e la globalità della sua vita. Di più: alcuni di essi, consapevoli delle potenzialità insite nel progresso tecnologico, sembrano cedere, oltre che alla logica del mercato, alla tentazione di un potere demiurgico sulla natura e sullo stesso essere umano. Come conseguenza della crisi del razionalismo ha preso corpo, infine, il nichilismo. Quale filosofia del nulla, esso riesce ad esercitare un suo fascino sui nostri contemporanei. I suoi seguaci teorizzano la ricerca come fine a se stessa, senza speranza né possibilità alcuna di raggiungere la meta della verità. Nell'interpretazione nichilista, l'esistenza è solo un'opportunità per sensazioni ed esperienze in cui l'effimero ha il primato. Il nichilismo è all'origine di quella diffusa mentalità secondo cui non si deve assumere più nessun impegno definitivo, perché tutto è fugace e provvisorio.


Il Santo Padre che nel punto 46 ha poi ordinato “un nuovo percorso” che porti a Cristo la Ragione umana, lo ha fatto ed il suo lavoro è stato quello del solo Pietro che abbia fatto appello affinché la razionalità di un Paolo affiancasse la Fede di Pietro. Pertanto è indiscutibile che chi fu ordinato 1-11-46 Padre e ordina al punto 46 quanto sopra, sia certo quello che lo stampato della profezia ha ordinato 111. Ma c’è un “ma”. Se noi mettiamo un numero di ordine ai Motti, (che sullo stampato non esiste, e siamo puntuali, e li contiamo uno dopo l’altro), allora il Padre ordinato in data 1.11 ci risulterebbe essere da Malachia ordinato n. 110. Osservando l’ultima colonna separata che riparte da tre righe mancanti nel testo stampato, chi è definito «Pastor & nauta» sembrerebbe il numero 107 di una profezia che fino all’ultimo Santo Padre, «Gloria olivæ», ne conterebbe 111... Il 1° dell’ultima colonna «Pastor & nauta», Angelo Roncalli, fu ordinato Padre il 10-8 nell’anno 444 del XX secolo, ed è il n.108, - -44 rispetto a 112 e non ai 111. Roncalli fu ordinato Padre 10-8-4 e va ordinato n. 108, -4° Santo Padre ! Wojtyla fu ordinato Padre 11-1 e... va ordinato n. 111 Santo Padre !

Ratzinger fu ordinato Padre il 29 giugno dei SS. Pietro e Paolo ch’assecondano l’intento del Santo padre Wojtyla che la fede di Pietro sia sostenuta dalle Ragioni di Paolo. Ma Ratzinger non sarà un Papa Buono a tener fede a quel suo impegno. Ratzinger Ordinato Padre 29-6 , sta col 296 al n. 111 che sembra essere, così come il n. 2,6666... sta a 1. ossia come uno ordinato Padre e che è in verità caratterizzato da doppiezza, nell’eterno periodo di tempo del 66=Romano.


Infatti agisce secondo la stessa doppiezza di Giuda all’Orto degli Ulivi, con la Gloria del tradimento vero espresso però... con un bacio. Luca 22,48 Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Questa doppiezza espressa nel tempo 0,66 periodico la espresse proprio contro Romano e per ben due volte: quando da cardinale decise al posto di Giovanni Paolo II di nascondere al Papa una petizione di pietà umana presentata all’umanità del papa da 4 sacerdoti e 460 persone che chiedevano pietà per Romano; e quando poi lo ripeté da papa. Considerando questo 2,6666... riferito al suo apparire il pietro 111, questo vero 111 tradito (Wojtyla) con 2,6666... ×111=296 porta al suo ordinamento del 29-6 come Padre e attua il Martirio dei SS, Pietro e Paolo, affossando la Fides et Ratio. La lista ha In seguito ossia In pROsecutione (e perché mai è letto persecuzione?) quello che non è un Pietro (l’ultimo è «Gloria olivæ») e che conclude tutto l’elenco alla pagina stampata e numerata 311 che presenta a rovescio il non pietro 113. Poi (in seguito) c’è esattamente un RO invisibile, in psecutione. Se è PROsecutone, concordate che in psecutione, c’è un RO omesso e invisibile? Voi non concordate se però intendete sia stato omesso ER ... Però in Genesi 38, in Bibbia, il congiunto defunto di Tamar era ER, e a lui subentrò Onan come congiunto della vedova. Ebbene E R-O nan sono in RO i due estremi


congiunti di Tamar, così come estrema è la S.R.E. che insedia un nuovo pontefice, dopo il 112°, prendendolo in quella parte estrema del nuovo mondo, e fu la prima cosa che Bergoglio disse alla sua elezione a successore di Benedetto XVI: “Sono un Pietro estremo venuto dall’altro mondo”. Così un Pietro caratterizzato da doppiezza, diede anche origine ad una duplicità: infatti nel successore di Benedetto XVI ci sono due che sono congiunti nei loro estremi. Sia che in psecutione voi introduciate ER sia RO, e lo leggete In pROsecutione oppure in pERsecutione, sono sempre introdotti gli estremi della stessa figura dello Sposo della Chiesa Infatti TAMAR rappresenta la Chiesa . Lo fa quando TAMAR ha gli estremi congiunti di Barat TA MAR iannina, mamma di PTR Romano (Paolo Torquato Romano Amodeo) , poiché lei nacque il 29 giugno in cui Ratzinger fu ordinato il sacerdote del Martirio dei principi della Chiesa Pietro e Paolo . ER sposo di Tamar e RO (estremi congiunti dei due mariti E R-O nan, sono qui sempre la presenza oggettiva dello Sposo della Chiesa che è divinamente presente! Ossia c’è, ma è omesso, è invisibile, in psecutione , comunque esso sia! Infatti se è letto In pERsecutione. (punto, poiché poi c’è un bel punto!) si traduce che, dopo i primi 112 papi e antipapi elencati da Malachia, si procede attraverso una persecuzione che comincia e che riguarda ER, come l’invisibile perseguitato, che è lo SPOSO della Chiesa ... e in quella, Santa Romana Ecclesia insedierà un pontefice venuto dalla parte estrema della Terra, tanto che si porrà estrema poiché eleggerà un papa cattolico venuto dall’altro mondo: Bergoglio. Se è letto In pROsecutione. (punto, poiché poi c’è un bel punto!) si traduce che, dopo i primi 112 , in seguito, proseguendo l’elenco, esiste un RO che c’è ma è reso invisibile, divino, omesso ed è lo Sposto della Chiesa dato dal Cristo di Dio.


Il numero 113 per questo PTR Romano è sacrosanto. Lo è in tre modi diversi: 113=Nome e Cognome, Romano Amodeo, 66+47=113 in gematria. 113=5° nome, definitivo Torquato, in gematria. 113=Ro An An Pa To Am l’acronimo a due cifre di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. È il somaro che ha affermato pubblicamente che su di lui è sceso il Dio=Verità, quello già sceso a Elea. Pertanto questo 113 è talmente ben individuato, in tutto il suo essersi messo a pascolare come una pecora del Gregge in mezzo a grandi tribolazioni, che se non osserviamo meglio i numeri che noi assegniamo ai papi e antipapi della profezia, e diamo il 112 a questo preciso Pietro Romano che è 113 per tre volte, allora stiamo palesemente compiendo un errore, di cui però non ci accorgiamo. Ci deve essere allora per forza un disguido, nella attuale numerazione data ai papi e antipapi, che ci devono essere tutti, nessuno escluso, se la profezia è valida e li ha previsti e contati tutti quanti. Infatti risulta anche che «Gloria olivæ» sia esatto in quanto connesso a questo brano dell’ultimo dei 4 vangeli canonici:

Qui non c’è un profeta che può essere fallace, qui c’è proprio il Vangelo e descrive quel Pietro che – quando è vecchio – ha teso le mani e un altro ha cinto la veste pontificia. Costui è stato Benedetto XVI al di fuori di ogni dubbio! Questo atto è indicato proprio come la gloria del tradimento nell’Orto degli Ulivi , proprio come la gloria olivæ non più di un Pietro (che ha ceduto a un altro la sua veste) ma di un semplice apostolo che si è reso proprio come Giuda che tradì Cristo con un bacio. Anche Benedetto XVI ha creduto – agendo con doppiezza, di testa


sua – di dare un segno di amore al Cristo, dando a un altro il compito di fare quello che lui vecchio non si sentiva più in grado di fare. Analogamente Giuda credeva di aver messo in contatto Gesù e il Sinedrio! Non badando a cosa voleva il Cristo, aveva agito con doppiezza, di testa sua. Se il Figlio di Dio non voleva abbassarsi a chiedere udienza,aveva fatto lui in modo che il Sinedrio sino a dargli ben 30 danari pur di fare un confronto con Gesù! A questa ragione reale che rende la resa di Benedetto XVI simile al tradimento di Giuda, s’aggiunge il p. 56, dell’enciclica che fu il lavoro del solo papa col motto «De labore solis». Il punto 56 provoca i filosofi – cristiani o meno – a esser coraggiosi e a cercare “il nuovo percorso” dando l’avvocatura della Fede alla Ragione. Qui a lato vedete il tassativo impegno della Fede a favore dei filosofi che l’avessero fatto. Ebbene è un fatto storico che nel mese di ottobre 1.999 ci fu una petizione scritta di 4 sacerdoti e 460 persone che chiedevano alla persona del papa quella pura e semplice pietà umana, che è data da un uomo ad un altro uomo. Ebbene la Chiesa di Roma, in cui Ratzinger aveva funzioni direttive, compì l’arbitrio non ammissibile di non dare alla persona del Papa quella petizione mandata a lui come a uomo.


Così il punto, l’ordine 56 dell’Enciclica, fu tradito dal Ratzinger, che impedì al papa la pietà umana che gli era richiesta per chi lo aveva preso in parola e rischiava, affinché lui Buon Pastore l’accogliesse. Per agevolarne l’opera, quegli si era posto proprio come la pecora che non mangiava più se il Buon Pastore non la soccorreva. Quando Ratzinger fu lui Papa, la petizione gli fu riproposta e quel filosofo si mise di nuovo nelle sue mani di Buon Pastore. Fu inutile. Non fu accolto in udienza. Non fu degnato – lui e tutti coloro che avevano presentato quella petizione – di una sola parola. Un disprezzo totale e un 2° tradimento del punto 56 dell’Enciclica. 56+56=112 è la somma dei 2 tradimenti del papa giusto se è ordinato 112 (e non 111) dalla profezia di San Malachia. 57+55=112 è la somma dei giorni di fame fatti provare dall’ ordinato 112 da Malachia come da chi in verità


affama il Cristo, tenendo digiuna una pecorella 112 giorni... come lo stesso Gesù disse sarebbe successo al ritorno del Figlio dell’uomo. Anche Benedetto XVI è un «Gloria olivæ» con ogni ragione se è il numero 112 e non il numero 111 che risulta, se si numerano pari-pari i Papi e antipapi elencati, e non si comprendono tutti quelli che ci sono stati da allora, nessuno escluso. Evidentemente c’è nel testo di San Malachia un Papa o un Antipapa che è compreso, è elencato, ma che sfugge per ragioni sibilline sempre presenti in tutti i veri testi profetici. Gli storici l’hanno anche ravvisato chi manca, ma poi non l’hanno visto presente nell’elenco! Hanno ben notato che la lista della profezia riguarda Papi e Antipapi, ma hanno anche visto che nell’elenco c’è il Papa Innocenzo III e non c’è (o meglio, non appare esserci) il suo corrispondente (comes) antipapa. Osserviamo allora oggettivamente il testo:

Unisce a Innocenzo III anche il suo comes signiæ, quel compagno (comes) che si è fatto chiamare egli pure Innocenzo III; è con ciò compagno del segno del nome assegnato però solo al papa, avendo lui – il papa – quel segno nella sua famiglia. Dunque c’è Innocenzo III e c’è il suo comes, nella famiglia dei compagni di segno! Chi li numera (cosa che il libro non fa), deve dare un numero a ciascuno dei due: un «Comes signatus» n. 15 al papa e un «Comes signatus» n. 16 all’Innocenzo III antipapa. E tutto così quadra, i papi e gli antipapi ci sono tutti quanti! Detto questo e riusciti finalmente a vedere anche il comes signatus con lo stesso nome di Innocenzo III nel suo antipapa omonimo, chi si mette a fare l’elenco e non lo segna, commette un grave errore. Wikipedia lo ha fatto e lo hanno fatto tutti quanti gli osservatori della storia, i quali, per fare le pulci alla profezia, che elenca papi e antipapi, hanno segnalato l’omissione dell’antipapa Innocenzo III, e hanno giudicato sbagliato


l’elenco... anziché la loro oggettiva lettura del testo! Sono essi ed è tutto loro l’errore di non vedere segnato e non contare come numero quell’antipapa che pure sanno che c’è! Il Signore li ha resi incapaci di scorgerlo, non avendo dato loro gli occhi giusti dati invece al PIETRO (Paolo Torquato Romano) ROMANO che sta scrivendo tutto questo libro, e che proprio giura a tutti voi: «Io sono il somaro (il -RO ) su cui è disceso il Signore, che entra nella sua Gerusalemme, come ci predisse Zaccaria». Messo dunque a posto tutta la numerazione, allora risulta il fatto eclatante che la profezia che termina con il numero 113 (e non con il 112), termina l’elenco proprio alla pagina 311 del n. 113 che asseconda, nel libro secondo, il n. 113. Come già anticipato sui giudizi espressi da Wikipedia, c’è da eccepire che quel Pietro Secundus è una fantasia del citato sito CICAP, e lo vediamo benissimo dal testo originale pubblicato dal Wion, su cui è scritto Petrus Romanus (e non secundus). In quanto alla distruzione della città dei sette colli (civitas septicollis) la civitas tradotta in “città” è un errore. Lo stesso Wikipedia riporta: Nella storia dell'antica Roma, il termine latino civitas indicava: ֍ lo status giuridico della cittadinanza romana; ֍ l’insieme dei cittadini romani; ֍ un insediamento urbano non organizzato come urbs (città)


Se fosse (come affermato da Wikipedia) la distruzione della città dei sette colli, il testo avrebbe riportato urbs septicollis e non civitas septicollis per cui la distruzione riguarda lo status giuridico del Vaticano, 7° colle di Roma. Il riferimento ad Apocalisse della nota 3 è pertanto fuori luogo, trattandosi dello stato giuridico dei Papi del Vaticano. La cosa non riguarda gli antipapi, che da gran tempo più non ci sono. L’errore incomprensibile, ingiustificabile fatto da tutti sta soprattutto nel leggere: In persecutione extrema S.R.E. sedebit. Quanto è chiaramente In prosecutione. extrema S.R.E. sedebit . annuncia un RO invisibile Sposo di tutta la Chiesa, che è tornato ma in incognito. Concluso l’elenco dei 112 Pietro, si va avanti, in prosecuzione, o si va in persecuzione? E il punto che fine ha fatto? Tra i 2 punti c’è una chiara frase incidentale, per questo la parola extrema inizia con la lettera minuscola! Tuttavia anche qui sono indicati in due, uno invisibile, l’altro molto evidente: quello invisibile è il RO che c’è ma è omesso; quello visibile sta nel Pietro estremo per ben due ragioni, che la chiesa si è data: poiché è venuto dall’altra estremità del modo (venuto dall’altro mondo, come disse di se stesso il Bergoglio) è perché all’atto pratico si è comportato in modo estremo nei confronti di un filosofo povero cristo che si è messo fiducioso nelle sue mani come in quelle del Bon Pastore dei vangeli, e che – mentre Gesù Cristo digiunò volontariamente per 40 giorni – ha costretto questo povero cristo al digiuno volontario esattamente per il doppio di quei 40 giorni, per un sacrificio cominciato il 26 marzo 2.013 e ultimato alla fine del 13 giugno compreso. .


In seguito RO - S.R.E. siederà estrema (col papa dell’altro mondo) – Pietro Romano, che sarà al pascolo colle sue pecore in molte tribolazioni; al cui termine lo stato sociale del settimo colle (il Vaticano) sarà destrutturato, e il giudice re della croce (T re), mêdo (modê, A-modê-o) giudicherà RO (eleverà a vice-Chi-RO,XP) il suo Paolo. Fine. NOTA BENE: ci-vitas e di-ruetur hanno il trattino di unione, ma le 4 date da tre mèdus e po pulum sono 4 parole diverse! Non c’è trattino! Il minuscolo pulum è il povero Principe degli Apostoli Paulum sminuito da quel minuscolo rispetto alla maiuscola P di Pietro e senza la “a” del primato. Tre Mêdo è la trinità posta su Modê=Êdom, il nomignolo di Esaù ridotto al minuscolo esù e posto dopo la G di Giacobbe in Gesù, così come il Principe Paulus restato senza la “a” del primato è stato sminuito a pulus, ridotto in polvere. Toccherà al Vaticano dei Pietro d’essere ridotto in polvere, da lì alla fine.


Questa serie di errori è veramente fatta da tutti ed è sorprendente, poiché la prima cosa che ci si può aspettare dopo un elenco di papi descritti con un motto, è che si prosegua, e che si scriva un “Andando avanti”, o un “Di seguito” e che se ci sia stata una crasi in una parola come psecutione, essa rimandi a prosecuzione e non a persecuzione, tanto più che c’è un bel punto fermo dopo In psecutione. La Ragione di questo generale equivoco sta solo nel fatto che questo testo è per davvero stato redatto da una mano divina, che ha giocato sull’equivoco, come accade storicamente in tutti i messaggi sibillini. Il che ha coinvolto espressamente – e senza che in nessun modo Wion intendesse farlo – a creare le due possibilità date da ER e da RO, nella lettura poi fatta come pERsecuzione e che è stata assegnata ad una semplice pROsecuzione. Il carattere sibillino del messaggio divino, ha anche giocato sul soggetto e sul complemento oggetto. Infatti è stato RO (PietRO ROmano, un Ente Trino) che ha patito certamente la pERsecuzione, poi chiarita tramite le molte tribolazioni inflitte a Pietro Romano. Invece la mano divina ha pilotato quasi tutti a vedere mutato in perseguitato l’evidentissimo persecutore estremo, venuto dall’altro estremo del mondo e che – al colmo estremo dell’indifferenza verso un piccolo da parte di un papa - affama un povero cristo che si è messo nelle sue mani e non mangia volontariamente costringendolo al doppio del digiuno volontario che scelse volontariamente il Cristo. Ora a voi questa cosa può sembrare di poco rilievo, in quanto alla responsabilità di papa Francesco, proprio per l’aspetto volontario del sacrificio scelto da Pietro Romano... quando Paolo Torquato Romano sono io, che cerco di costringere Pietro a fare un miglio di strada con me. Dimenticate Gesù che disse “se uno vi costringe a fare un miglio di strada con lui, voi fatene due”. E a me – nei panni di Petrus Romanus che costringe il Papa a fare il Buon Pastore, come gli comandava Gesù e non Pietro Romano – succede di ricevere in cambio non un doppio del


percorso, ma del sacrificio, che anche Cristo scelse volontariamente. Vi siete mai chiesti la ragione di quello strano supplizio a cui Gesù volle da se stesso sottomettersi, digiunando 40 giorni nel deserto? Ne scrive nel suo vangelo solo Matteo, il servitore del Popolo Romano che – idealizzando tutte le cose di Gesù Cristo – poi è stato condotto da Dio a narrare del DIO “IO SONO” sorto ad Elea e di tutte le altre cose successe nel tempo della sua Parusia in Romano Amodeo...! Anche Romano Amodeo ha digiunato in un deserto: quello della S.R.E., rispetto a tutti i valori dell’accoglienza verso i miseri! C’è stato in lui un povero Cristo che si è messo in questo deserto della Chiesa di Roma, e si consegna a Pietro. Mangerà solo se lui fa il Buon Pastore che Cristo vuole che lui sia e glielo consente! E il “buon” papa Francesco si gira dalla parte estrema di chi non fa due miglia di strada con lui misero ma gli infligge il doppio supplizio cui si sottopose Gesù! Perché non vi fa specie? Perché Pietro Romano digiuna in un deserto!


Inconcepibili errori sono fatti da tutti! Il più grave riguarda proprio In psecutione. letto in persecutione e senza punto. Ve lo prova quello che è scritto su Wikipedia. E nessuno mai ha dubitato che ci fosse una grave mancanza nella sua lettura. Che ci fosse un RO invisibile!

Scrive: Dopo il motto “In persecuzione extrema S.R.E. sedebit”, quando è


E non gli viene alcun dubbio, che dopo tutti i Pietro ora ci sia un seguito. Chiediamo al traduttore google:

Come è potuto venire in mente a tutti i soloni, i sapientoni di commettere un simile errore e un abuso così evidente? La ragione la si vede nel giudizio riportato su Wikipedia: “Il testo non contiene alcuna nuova profezia ed è un semplice memento che, prima o poi, la sequenza dei papi sarà destinata a concludersi.” Ma nemmeno per idea! La sequenza dei papi come corretti vicari di Cristo si è conclusa con il Gloria Olivæ n. 112 poiché triplice traditore: 1. si è rifiutato di dare udienza a chi voleva costringerlo a fare un miglio di strada con lui; 2. 112 perché ha tradito per ben due volte il punto 56 dell’Enciclica Fides et Ratio e 56+56=112 3. 112=57+55 perché ha affamato per 112 giorni Cristo! In verità, poiché chi affama una delle più piccole pecorelle di Gesù affama Gesù sulla sua stessa parola detta in Matteo 25 dai versetti 31 e seguenti. Riporto questi obblighi dati da Gesù:


Per questa ragione Gesù stesso ha abolito i Vicari di Cristo. Col versetto 18 licenzia i Pietro, per giusta causa, come l’art. 18 della Costituzione Italiana.

Bergoglio non è Pietro Romano, ma “un altro” estremo che ha cinto la veste di Pietro e che ha affamato il doppio quella pecorella arrivando al colmo estremo di imporle un sacrificio volontario di 80 dì laddove il Cristo ne aveva assunti la metà! Bergoglio è descritto in . extrema S.R.E. sedebit . nella frase incidentale che spiega come, in seguito – mentre S.R.E. insedierà un Pietro essendosi messa in rotta di collisione (con Pietro Romano) – ci sarà non un Pietro di Roma, ma proprio uno che si chiama Romano e che è anche PTR nell’acronimo dei suoi nomi inizianti per consonante, nel mentre Bergoglio è eletto come un Pietro del mondo estremo, venuto – come


disse proprio lui – dall’altro mondo. E questo è: un pietro dell’altro mondo che impose a un povero cristo il doppio del sacrificio che il Cristo impose a se stesso!. Infatti è storia contemporanea che la pecorella che si mise nelle mani di Giovanni Paolo II e fu affamata dal Segretario di stato Ratzinger, il lavoro del solo filosofo che ha mai inteso di rispondere alla Fides et Ratio del papa si chiamava e si chiama Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO. Posto in ultimo il primo nome, l’acronimo PTR o Romano, riguarda Paolo Torquato Romano, o più semplicemente Romano. Pietro è Uno e trino nei nomi 4° e 5° Pi e TORquato. Dunque non è vero quanto scrive Wikipedia dicendo che: “Lo stesso nome, Petrus Romanus, potrebbe non indicare alcuna caratteristica del pontefice e potrebbe significare soltanto "il papa che c'è a Roma". Anticamente, infatti, era bene specificare il papa "di Roma" per distinguerlo da eventuali antipapi scismatici in altre parti d'Europa. Gli eventi descritti, poi, sono gli stessi segnalati nell'Apocalisse, in cui la distruzione di Babilonia, una città appunto costruita su sette colli (Ap 17, 9), precede il giudizio universale.” Non è vero, poiché si tratta del “Pietro Romano, il quale pascerà assieme al gregge in mezzo a molte tribolazioni”, dovute proprio a una Santa Chiesa Romana schieratasi nella stessa posizione estrema assunta dal Sinedrio contro il suo non riconosciuto Messia. E che sarà estrema in un Bergoglio venuto dall’altro mondo. Dopo che con Gesù venne il Messia, l’Antico Testamento fu concluso con Malachia come l’ultimo profeta Ebraico. Analogamente, nel Cristianesimo, è San Malachia concludere tutti i Vice di S.R.E., quando Gesù tornò nello Spirito Santo Paraclito che aveva predetto. e nella modalità descritta dal


Profeta Isaia. Non fu il Gesù Cristo di allora, colui di cui Isaia descrisse disprezzo e mancanza di stima. Quel Gesù fu preso molto sul serio dal Sinedrio, tanto che per toglierselo di torno non gli restò che farlo uccidere. Quando tornò in PTR o Romano, digiunò, si mise nelle mani della Chiesa e se ne infischiarono! Solo allora fu disprezzato e reietto a tal punto dagli uomini, che fece di tutto... ma non fu considerato minimamente! niente!

Povero cristo, non contava



Inoltre osserviamo il testo stampato

L’attenta osservazione di una profezia che non è una narrazione a parole ma un testo stampato ci porta a considerazioni spinte oltre, e sono queste. La prima lettera della seconda parola non è una “p” normale, ma una che è tagliata da una linea orizzontale nella sua gambetta.

. Pertanto, se consideriamo intervento divino quello che rende vero un falso, allo stesso modo di quello che ha reso vero il falso relativo al «Sol Invictus» Romanus operato da un Santo Padre del III secolo, con la sua attribuzione al Natale di Cristo, qui – cioè nel caso del primo versetto che segue i 112 – è annunciato divinamente il ritorno di Cristo, certo in un povero Cristo che se è tenuto in posizione estrema da Santa Romana Ecclesia, patisce dall’Ordinamento religioso del 7° Colle Vaticano lo stesso trattamento riservato allora a Gesù Cristo da quello Ebreo del Sinedrio. Con la sola differenza che – non credendo S.R.E. che un atto contrario fatto a una delle più piccole pecorelle di Gesù fosse fatto veramente a Gesù – la disprezzarono fino al punto da escluderla anche dal novero dei più piccoli dei fratelli di Gesù Cristo, tanto che contro quel Povero Cristo era possibile fare di tutto, ogni qualsivoglia sopruso, talmente era simile all’uomo di cui non si aveva alcuna stima, predetto dal Profeta Isaia. Questa è la lettura oggettiva del testo stampato:

E che sia proprio RO – Cristo – chi è posto in seguito, ma è escluso totalmente da ogni vista reale, il RO – la XP, di Cristo – è stato tolto totalmente di mezzo da In pROsecutione, tanto che è scritto In psecutione. Se non date importanza al segno sulla gambetta della P, di certo non potete negare che sia stato nascosto un RO !


Come avete visto, tutti i ragionamenti chi vi sto facendo portano ad una sola conclusione: c’è un RO trascendente e invisibile che è venuto dopo tutti i papi elencati nella profezia pubblicata dal Wion. Questo RO è Chi-Ro, è il Cristo di Dio XP. È venuto di nuovo esattamente come venne allora, e come allora non accolsero il Messia, così – tornato su un umile asino e invisibile - nessuno dei suoi “Papàveri” cristiani lo accolse, comportandosi nello stesso modo! È arduo per i viventi riconoscere il manifestarsi della vera grandezza in chi sembra essere uno ZERO, al punto che gli puoi fare di tutto e con questo ti senti innocente, poiché credi di non aver colpito nessuno che veramente conti qualcosa! I Cristiani si erano illusi che Gesù sarebbe tornato per loro in un modo che fosse riconoscibile! Ma in questo mondo Reale, che è l’esatto opposto di Dio, in tutti i sensi, l’unico modo con il quale davvero l’Onnipotente può mostrare la sua totale grandezza si attua proprio quando assume veramente la dimensione dello ZERO. Non per caso in Genesi 38 nacquero i due gemelli e si chiamarono in ordine:

→ ZERach

PeREZ ← 1.000.000.000.000.000.000... × ZER = ZERO Gli uomini vorrebbero veder DIO nel Satana che comanda

anziché nel Dio paziente... che davvero ci serve !!!

Satana

tentò Gesù: se gli obbediva lo rendeva

Grande...

Ciò che ha reso grande Gesù è stata la sua CROCE ! Ed è tornato e se ne è fatte assegnare ALTRE TRE !!! Stavolta dai suoi papa-veri che aspettavano la vittoria sulla morte, con la potenza dell’atto e non con

la verità

che dimostra

mortale”

di Dio...

PERFETTO il “disegno

Ma in Malachia: “transactibus quibus...” le tribolazioni finiranno e i “papaveri che sono alti alti alti” – lo sai che – si sottometteranno alla paperina.


Essendo presente e vivo lo SPIRITO SANTO PARACLITO soltanto quand’è sceso su Romano=66 e sul Tutto=381, accade che nella Profezia del Santo Malachia esiste il reale antefatto dualistico di 2 papi: PIO XI e PIO XII.


Voglio dire che ci sono stati otto Papi che sono stati chiamati a svolgere la loro funzione di Santi Padri e Vicari di Cristo durante l’avvento dello Spirito Santo Paraclito sceso sul 66=Romano. Essi sono stati due dei quali dobbiamo controllare se ci sia entrato o no qualche cosa, su di loro, indotta dalla discesa dello Spirito Santo, così come era stato segnato con la discesa il 25 gennaio del 1938 dei due mezzi celesti a Rio de Janeiro e nel nuovo mondo, con un mezzo celeste della trinità che era sceso prima a Natal... Con uno dei tre mezzi celesti che era pilotato dal Figlio dell’Uomo della Provvidenza (così chiamato Mussolini), l’onnipotente – si fa per dire – Duce dell’Italia Benito. Tanto che Bruno, il figlio B avuto dopo il primo, a sua volta rimandava a quello B dopo di lui, che iniziava con la R, e sarebbe poi divenuto UNO MUSicista. Sì, il figlio B, R, uno mus... E intanto in cielo una stupenda aurora Boreale...


PIO XI

È profetizzato con Fides intrepida da San Malachia. È la stessa fede intrepida di Simeone (simile e unico) in Luca 2,29-32: «Ora lascia o Signore, che il tuo servo vada in pace... poiché io ho visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli!»


Il motto che lui ha scelto di Pax Christi in Regno Christi è degno della fede intrepida in Cristo, poiché non solo la vuole regolata dal suo insegnamento, ma nella reale venuta del suo Regno. E il Signore lo accontenta: non morirà prima di essere stato in vita esattamente Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo in tutto il valore in gematria del suo nome di Dio: 381, come la lunghezza in cubiti dell’Arca di Noè, come la somma dei primi numeri primi nel numero dei 10 dati dalla lettera R che riguarda RA, il RE, il RI, il RO e il RU. RA-A-A (principio Trino in Romano Antonio Anna Amodeo); RE nel trasceso ER di Genesi 38; RI nel Risorto in Iesus; RO in RO-MANO (Amon su RO, ORus); RU (In RU-Ben. Romani Unito BENito). 15 anni di antefatto rispetto all’entrata in campo dello SS=66=Romano sono l’unità dello spazio-tempo; 5832 giorni prima dipendono in tutto il 24 indicante la pienezza del tempo in giorni 24 ciascuno dei quali ne ha 24, del prodotto tra il 66 dello SS=Romano e lo stesso SS incrementato del suo solo flusso 1/3. Riferito all’incoronazione, varia la premessa del tempo, che passa dai 24 giorni ai 30 indicanti l’intera Trinità di Dio che si poggia sul 10 Padre di tutti i numeri. Pio XI è presente come Pietro per i 381 giorni esatti uguali a tutto il Nome dello Spirito Santo Paraclito. È una segnalazione impressionante. Anche il suo nome PIO lo è, quando l’iniziale P è letta RO e allora il nome PIO si muta esattamente in DIO. Come XI è perfetto, riferito a Romano come allo SS, in quanto il 10 cui si appoggia Dio, come Padre di tutti i numeri decimali; con il segno X è proprio il 10 Romano; con l’1 in più dà la compresenza esatta, durata per il tempo unitario in 1 anno. Anche 11 mesi, pensando a Dio che è l’eterno soggetto di ogni cosa e che in mesi legge: ME, SÌ! , afferma di essere 11.


Due settimane affermano il suo dualismo, come creatore in 7 giorni; e 5 giorni valgono come l’unità del tempo data dalla metà della presenza 10 dell’intero ciclo posto a base di ogni cosa, e dunque “divino”.


PIO XII

Mostra in modo perfetto in che modo lo SS=66=Romano ordini la sua elezione il 2 marzo del 1939, quando l’unità della divina presenza sta nell’unità di 1 anno, mentre il divino ME SÌ! Esiste nella stessa presenza unitaria e nell’unità del tempo posta a principio nella metà della presenza unitaria 10 del tempo.


Quando valutiamo solo nei dì la valenza della presenza dello SS=66= Romano, vediamo allora che, nella stessa unità 5 del tempo ½ della presenza di 10 giorni esiste lo SS=66 che si è reso presente in tutti i 6 versi esistenti in tutto lo spazio. Quando arriva la sua incoronazione, alla presenza unitaria solo del tempo, si aggiunge esattamente l’intera presenza dello spazio ciclico. La sua uscita di scena è totalmente comandata dall’anno 38, posto come un principio divino in 38 giorni, cui si aggiunge l’esatta valenza cabalistica del 66=SS che vale per tutte le 114 volte del valore in gematria di PTR Romano, che, mentre è 66 in Romano, è 48=Gesù in PTR=14+18+16=48. È il 260° Papa della Chiesa cattolica e combina in modo perfetto le due valenze cui si affida DIO: quella dei numeri puri che hanno nel 10 padre di ogni numero decimale l’immagine pura del padre di ogni cosa sostenuta tramite i numeri decimali e la valenza alfabetica che nel nome DIO ha il contenuto numerico 26 che già era quello nel nome ebraico JHVH (Jahvè) di Dio. Infatti 10×28=260, e il 260esimo, come ordinale ordina la Pace tramite Pacelli, che nel disegno pone una colomba e nel motto che ha scelto Opus Iustitiae pax, il bisogno totale della pace nella giustizia. Nella modalità del motto che è presentato nella profezia di San Malachia, che è Pastor Angelicus, si conferma in pieno il pastore che persegue la pace, ed è angelico (portatore di buone notizie) poiché la persegue precisamente nella pace della giusta giustizia, e nel suo assoluto umano bisogno.


Essendo presente e vivo lo SPIRITO SANTO PARACLITO soltanto quand’è sceso su Romano=66 e sul Tutto=381, accade che nella Profezia di San Malachia esistono in fine 6 vice (il 7° è Dio) tutti nella colonna destra




L’ultima colonna della profezia va vista così come essa appare nella pagina, e allora si nota che, nella colonna delle spiegazioni che sono date ancora a due papi in relazione ai loro nomi, ora fa da spiegazione la terza colonna, che riporta i motti. Con rigore di logica, sono i motti stessi la spiegazione. Allora appare che, prima di dare le 38 spiegazioni definitive, le prime tre delle 38 occupano un ruolo preciso e papi già definiti, ma privi ancora del perché hanno avuto quei motti. Questi tre sono in parte segno di entità trascendenti il perché. I due ultimi pontefici della colonna di mezzo, hanno vissuto durante la Venuta dello SS . Il primo assisté alla presenza del Paraclito nel suo ultimo anno di papato (Leone X, che morì nel 1939); il secondo, Papa Pacelli, fu Papa quando Padre e Spirito Santo erano discesi da appena un anno, e avevano cominciato a dettar legge. .

401 giorni indicano infatti tutta la realtà 100+300 di Dio, nella presenza intera di 1. Quando è 66 il valore dello Spirito Santo, esso percorre tutti i 6 versi e nel tempo unitario dato da 10/2 in giorni, quando Pacelli è eletto Papa. Incoronato Papa si aggiunge al tempo unitario in 5 anche lo spazio intero in 10. Lo Spirito Santo comanda anche sulla sua risalita in cielo. Infatti il 66=Romano esiste nelle 114 volte di PTR


Romano e somma al prodotto tutto l’anno natale 38 di Romano ed è la dimostrazione concreta di come comandi Dio sui suoi Pietro. Con questi due non siamo ancora giunti al Papa Buono, che è quel Giovanni XXIII che fu in se stesso la risposta di Gesù al papato quando Pietro, che lo rappresentava giunto al suo termine, chiese al Signore che cosa sarebbe stato di Giovanni (in relazione al papato). Gesù rispose al versetto 22 “Se io voglio ch’egli resti fino alla fine, a te che importa? Tu seguimi!” Scrisse Giovanni che si era perciò diffusa la voce che quel discepolo che Gesù amava non sarebbe morto... e allora lo stesso evangelista, al XXIII versetto, spiegò per bene che Gesù non aveva parlato di morte, ma aveva semplicemente detto: “Se voglio che lui rimanga finché io venga, a te che importa?”. Ecco Giovanni XXIII è la risposta data alla Chiesa di come sarebbe “restato”, Giovanni: “come in quel numero 23” dei tanti Giovanni papi – una volta che sarebbe venuto Gesù – Giovanni XXIII. Non trovate straordinario che l’ultimo dei quattro vangeli accettati come validi dalla Chiesa Cattolica termini con questa domanda rivolta da Gesù a Pietro e che l’Evangelista è costretto a ripetere le due esatte volte di una come se rivolta dal Padre e l’altra come se espressa dallo Spirito Santo di Dio? Non ritenete strano tutto questo ultimo capitolo 21, aggiunto da Giovanni quando già in sostanza aveva scritto tutto con il 20? Il Giovanni rimasto (in auge), lo è con questo capitolo aggiunto in extremis e che racconta di un Pietro che si era perfino svestito di Cristo e che aveva coinvolto i discepoli portandoseli in una reale pesca di pesci e non di uomini. Giovanni è anche rimasto valido fino ad ora poiché con questo capitolo sta descrivendo i tempi nostri, di un Pietro che si è svestito di Cristo, e allora è stato necessario un altro miracolo, di una seconda “pesca miracolosa”, quella fatta da Gesù per bocca di Pietro Romano: La vittoria sulla morte e


il Giudizio finale che salva e comprende come PERFETTA GIA’ – nel tempo e nello spazio – tutta l’opera divina e senza che l’uomo faccia proprio nulla di suo... tanto non può, dove Dio è l’UNICO CREATORE. Giovanni ha raccontato le tre lettere fatte consegnare al Gloria Olivae dal Giornale IL CENTRO di Pescara, in cui praticamente PTR Romano chiese a Benedetto XVI per quelle stesse tre volte: “Mi ami, Pietro?”. E il Pietro anticristo non si sarebbe nemmeno degnato di rispondere, tanto grande sentiva la sua superiorità di Pontefice nei confronti della povera pecorella smarrita. Ebbene questi sono gli ultimi SEI-SETTE, della storia sacra, nella Divina Commedia che fa capo al San Malachia.



Questa la sintesi della Chiesa di Roma che va a rovescio, che invece di nascere muore, ed è tutta nella terza colonna. Ora vedremo in modo più diffuso tutte le motivazioni che rendono questa terza colonna come tutte le terze della Profezia di Malachia: la spiegazione dei motti, che è insita negli stessi motti. Ci sono ragioni che non sono deboli ed esigue, ma forti, multiple e di ogni tipo possibile ed immaginabile, poiché questi motti parlano da soli, e dicono tutto. Non con la scarsità degli agganci esistita in tutti gli altri. Quando la spiegazione è data attraverso questa terza colonna, c’è una ricchezza di riferimenti che dovremo solo cercare di vedere. Wikipedia una volta riportava – o almeno ci provava – le ragioni dei motti. Poi, ultimamente, hanno deciso di non farlo più per la discordia che esisteva nelle varie supposizioni. Ebbene in questa versione definitiva che vi viene da questo libro, non c’è equivoco che tenga. Tutto è univoco e parla da sé. Lo vedremo specialmente quando la Profezia avrà introdotto quel nome che prima era stato solo trasceso in quel RO che si riferisce al Cristo Chi-RO, XP. Ogni cosa trascendente non lo è mai del tutto. E infatti dove manca la RO in PROSECITIONE, la iniziale P è disegnata

come

la croce di Aquileia indicante XP.

Contro la scarsità di indicazioni, usate per gli altri pontefici, per documentare Pietro Romano sono usate ben 22 parole (come tutto il flusso 1/3 di Romano=66) e sono 23 con l’Ultima, quel FINIS, che riguarda la colonna iniziale, che comincia con il XXIII pontefice di nome Giovanni, quello Buono, poiché oltre 500 anni prima già c’era stato un Giovanni XXIII, ma non era un papa buono, essendo un antipapa.



Chi dista 33 anni dal Principio è proprio il n. 33, che avrà i 33 anni di Gesù Cristo, e sarà il Padre buono a vedere l’avvento del Signore sceso su un asino. A destra vedete, di fianco all’immagine del pontefice numero 108 della profezia poiché ordinato Padre in data 10-8 , anche la distanza dalla nascita di Romano Amodeo, che è di 33 anni, 5 mesi, 2 settimane e un giorno. Come anni interi, il Roncalli ordinato Padre ha maturato gli anni interi di Gesù Cristo, necessari per esserne veramente come un Padre che lo mette al mondo. Come 521 (mesi settimane e giorni) trascende esattamente il 125 che ordina giorno, settimana e mese e riguarda il gennaio 25 natale di Romano. 12221 giorni è un numero palindromo dato da AMODEO × DIO × D.10 +1 12221 = 47 × 26 × 10 +1 Sono anche il flusso 10.001 della realtà 10.000, nel 22222 che è il percorso di 11111 che si sposta interamente di 11111. Pertanto, come potete vedere, Angelo Giuseppe Roncalli ha dovuto maturare tutti questi valori, e viverli come sua presenza acquisita, prima che come Buon Padre vedesse l’avvento del Re sceso su un asino.


Il valore intero, posto in principio come 20 giorni, indica il totale spostamento in linea, lungo 10, dato dalla presenza lunga lo stesso 10 della lunghezza base su cui si fonda l’unità di Dio Angelo Giuseppe Roncalli è entrato in vita esattamente 25 anni dopo che il 25 novembre 1856 nacque il padre del Padre dello SS sceso su Romano come su un asino. In questo rappresenta la Paternità della stessa paternità, così come Anna rappresentò per Gesù la maternità della sua stessa madre, e Anna è il 3° nome dello SS sceso su Romano.


San Malachia lo ha indicato con il motto Pastor & nauta, mentre quando Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto papa assunse il motto di Oboedientia et pax. Niente di più adeguato! Difatti il Pastore che naviga nel suo ruolo, porta avanti la barca della Chiesa Cattolica nel segno supremo dell’Obbedienza a Cristo e della Pace in tutti i contesti. Nel marchio, ha scelto il simbolo del leone della Repubblica marinare per eccellenza, Venezia, di cui fu nominato Patriarca. Vero Pastore della gran Barca della Chiesa Cattolica, per le sue missioni apostoliche in Bulgaria, ad Istanbul, a Parigi... Quando il riferimento dei Papi riguarda la venuta di Padre e Spirito santo sull’asino R.A. (Romano Amodeo), e il Padre che deve generarlo ha maturato tutti i 33 anni della vita di Cristo, allora accade che l’ordinato Padre Giovanni XXIII, è il Papa Buono, degno vicario del Gesù che coi suoi 33 anni di Padre, è come se lo facesse nascere, lo “provocasse” così come Papa Giovanni Paolo II provoco a nascere lo Spirito Santo della Verità di Dio, con la sua Enciclica Fides et Ratio. A denotare come i 33 anni non siano un riferimento fortuito, quando noi poi osserviamo il numero dei giorni in cui Angelo Giuseppe Roncalli esisteva come Padre, e vediamo che sono il bellissimo numero palindromo di 12221, ecco che allora possiamo accorgerci che esso è dato dal Contributo del valore numerico del cognome Amodeo (=47) moltiplicato per quello del 3° nome Anna (=26, che è anche quello della parola Dio in Italiano e JHVH in Ebraico, per Jahvè) e moltiplicato ancora per l’altra forma assunta in numero da Dio, legata al ciclo 10 che


lo rende vero Padre di tutti i numeri decimali. A tutto questo prodotto deve aggiungersi 1, il valore generale della presenza Unitaria di Dio. Il Cognome rappresenta il valore di insieme di tutto quanto il nome e si combina con il 3° nome proprio nel segno dell’Unità del nome e di quel so 3° corrispondente alla trinità. Numero 33 come ignoto, rispetto ai totali 38, ha posto in cima ad esso uno spazio vuoto di tre righe, ha indicare la presenza Trina e trascendente di Dio Padre, Figlio e Spirito santo. Ordinato Padre, la fa nascere, come un vero Padre Uno con il figlio di 33 anni. È il Giovanni XXIII papa buono essendo stato Giovanni XXIII già un

Antipapa nominato tale nel 1410, e lui non era quello buono di cui fu proprio Cristo a prevedere che sarebbe rimasto fino a che lui fosse venuto.. Nell’ultimo dei 4 vangeli riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, Pietro ha saputo da Gesù l’ultima sorte che sarebbe toccata a un Vicario di Cristo: da vecchio il papa avrebbe steso le braccia e un altro avrebbe assunto la sua veste. Non ci vuole molto sforzo di immaginazione per accorgersi che Gesù ha predetto sia l’arrivo di Benedetto XVI – che si è dimesso da vecchio – sia di quell’altro che ha avrebbe assunto infine la veste del Pietro estremo, ultimo, della profezia di San Malachia. In ciò ci sta tutta quella extrema S.R.E. sedebit della Profezia di San Malachia che ribadisce lo stesso messaggio della S.R.E. giunta al suo limite estremo. La Chiesa di Roma è estrema anche nel suo Pietro venuto dall’altro mondo, quello nell’altra sua estremità dell’America, ma soprattutto per il vero colmo di un papa che accettò che un povero cristo che si era messo nelle sue mani, fosse – a causa sua – costretto a digiunare addirittura il doppio di quello in cui digiunò Gesù Cristo! Gesù aveva spiegato a Pietro che quell’altro che avrebbe assunto la sua veste, lo avrebbe portato dove lui non voleva. Niente di più vero, poiché Simon Pietro mai si sarebbe aspettato in vita sua che l’ultimo pietro della chiesa cattolica avrebbe inferto a un povero cristo che si era messo nelle sue mani di essere lasciato digiuno per IL DOPPIO dei giorni di digiuno che Gesù Cristo aveva inferto a se stesso nel deserto, prima di iniziare tutta la storia cristiana...


Ora in Giovanni 23 accade che – a quel punto – Pietro veda Giovanni dietro di loro due, e – in relazione a quanto ha appena conosciuto del futuro di tutti Pietro – gli chiede che cosa ne sarà di lui, ed è ovvio, di lui: in quanto agli ultimi Pietro . Gesù allora dà la risposta perentoria al Papato. Essa appare nel versetto 23, di Giovanni e tratta di Giovanni 23°. Giovanni – in quanto a Pietro – sarà il quel Giovanni XXIII che sarà restato fino alla venuta di Cristo. Infatti è stato il degno Padre, per evocare lo Spirito Santo e il Figlio, coi suoi 33 anni da Padre e quei 12221 giorni corrispondenti alla combinazione di Dio 10 con Amodeo e Anna, sommati all’Unità di Dio. Il Vangelo di Gesù Cristo è una clamorosa conferma di quel finché io venga proprio il 25 gennaio 1938 nel confronto della quale data sono stati verificati i 12221 giorni. Oggi – per voi lettori miscredenti, ai quali tutto questo sembra impossibile per partito preso – questo calcolo non significa niente e non prova niente! Non sarà sempre così, e in futuro questa sarà la prova principe data proprio attraverso quel discepolo che Gesù amava, e con tutte le buone ragioni, visto come sia proprio lui a dare la prova decisiva sulla venuta di Cristo il 25 gennaio 1938. Dio – lettori cari – è in ogni uomo il creatore di tutta la storia di questa Divina Commedia dell’Universo, e le anime dei personaggi sono tutte anime di Dio. Dovreste dare a Dio – il vostro vero Padre – ciò che appartiene a lui. Invece voi giudicate che la vostra anima è la vostra e che – Dio ve ne scampi e liberi, mai e poi mai vi permettereste che sia di Dio la vostra anima! Voi siete dei poveri Peccatori, mentre Dio è Dio! A nulla è servito che Gesù Cristo vi abbia insegnato a chiamarlo PADRE NOSTRO, mettendo la sua stessa persona assieme alla vostra. A voi sembra addirittura IL MASSIMO PECCATO la presunzione di potere essere Dio,e non perché VOI lo siate ma poiché LUI è VOI... È questo mondo Satanico a farvi giudicare PECCATO l’aspirazione massima di ogni bene, riposta nell’essenza divina. Aspirare a essere DIO è il massimo cui voi possiate sperare in termini di bene e non di peccato! Solo che voi fraintendete DIO. No riuscita a immaginarlo che l’ESSERE che dia una parte di se stesso al vostro essere e in ciò VI SERVE al massimo. No! Voi vi immaginate come uno scherzo del mondo materiale, che dall’universo ha fatto uscire la terra, e poi da essa la prima vita primordiale, nata chissà per quale scherzo della natura che da OGGETTIVA a un certo punto crea in voi una VISIONE SOGGETTIVA. Nati secondo voi da tale miseria, e alla vista dell’universo, certo vi credete NIENTE, e – se arrivate a concepire in DIO ONNOPOTENTE, quella capacità TOTALE di essere come l’ASSOLUTO alla base di tutta l’esistenza relativa, creata per valori simultanei e reciproci che sempre rendono ZERO la loro unità – se arrivate a concepirlo, non arrivate a concepire invece come la cosa


differente, tra voi e l’Universo, è che Esso – per quanto possa essere tanta roba – non è il SOGGETTO che vede se stesso e il resto, che voi invece siete. Dio sta alla base della visione soggettiva del mondo, e da un oggetto – per quanto possa essere tanta roba – non scaturisce mai UN SOGGETTO. Voi siete figli della visione SOGGETTIVA di un unico ESSERE che è e che si vede. Quando Mosè chiese a Dio il suo nome, ossia chi egli fosse – perché questo è un Nome: il contenuto numerico della propria esistenza – Dio in questo modo gli rispose. Non con una sola parole, ma con tre, queste tre che vedete qui a lato: sono CHI sono, (colui che, è CHI). L’essenza del SONO, traslitterata negli stessi valori in italiano porta al fatto che SONO sta in ELEA, dove fu affermato il FONDAMENTO dell’ESSERE, in Filosofia. Tra i due SONO, uno è il SOGGETTO, l’altro è il SUO STESSO fondamento. Interessante sta andare a vedere a che cosa corrisponde il MEDIATORE trai due distinti IO SONO. Il valore è di 501. Sommato come flusso al piano a lai 1 e 1, diventa il numero naturale 503 che è il 96° numero primo. Questo Ordinale lo ORDINA come tutto il moto della realtà nelle sue 4 dimensioni, quando è contenuta nel ciclo 10 che esistendo in se stesso come 10, vale 100. Io sono 10 quando sono 10 sono 100. Ma sono anche 1 e Trino in questo 100 e il suo flusso è ordinato dal 96° numero ordinale tra tutti i numeri primi, che porta a 503 la dimensioni di volume e a solo 501 il flusso del piano a lati 1 e 1 in esso. Voi lettori – ma nessuno ancora al mondo al di fuori di me – non siete avvezzi a questi calcoli, ma il mondo è fatto per numeri, come sosteneva Pitagora, e Dio è Uno e Trino poiché 101×103=104, mentre 21×23=10, valore base del 104. Pertanto SONO COLUI CHE SONO vale 21+501+21=543 che – quando diventa 753 – determina l’anno che mette in relazione il Natale di Cristo con il Mitico Natale di Roma. Poiché 753 -543 =210 si vede che occorrono tre tempi da 70 anni ciascuno. Quando il Dio IO SONO COLUI CHE SONO esiste nel cicli 10 del valore 21, uguale a IO SONO. determina in anni la distanza tra i due Natali. Io sono colui che sono poi... un Romano esiste nell’essenza del vivente che le dà il nome e che sta nella faccia del mondo virtuale costruito sui numeri e che voi non vedete. Del resto, in Genesi 25, che nel Gen. 25 ha il mese e il giorno della mia data, il Signore spiegò bene come Rebecca avesse nel suo grembo due nazioni e due popoli. Quello manifesto fu poi nella rinomina di Giacobbe (uno dei due) in Israele, quello trascendente e non nominato: il Romano.


C’era stato prima anche un altro Giovanni XXIII antipapa, che San Malachia riporta come il n. 51 «Cervo di sirena», «Cervus Sirenæ» (Baldassarre Cossa, 14101415, venuto dall’Isola delle Sirene, a Procida. Solo Papa Giovanni XXIII, sarebbe stato il Giovanni XXIII buono, e chiamato Papa Buono. L’altro, il cervo di Sirena, è un soggetto buono solo quando rimanda al suo perfetto anagramma indicante un R. campano dato da Sire di NA, voce: R.. «Se io voglio che egli – Giovanni – rimanga finché io venga» è pertanto detto al versetto 23 di Giovanni poiché – come il corretto e Buon Pietro, il Papa Buono – sarà lui Giovanni XXIII e non l’altro, che non era un Papa Buono, ma Antipapa. «Pastor & nauta» è proprio lui e per una grande quantità di ottime ragioni, in parte abbinate al suo intero nome di Angelo Giuseppe Roncalli, che vale 138 in Angelo Giuseppe e 74 in Roncalli, per un totale 212 che supera di 100 i 112. Il valore 74 di Roncalli è quanto tutto l’antefatto dei 74 motti ai quali fu data una ragione. Anche se i papi e antipapi sono 75, i motti restano sempre 74, anche quando uno dato da Comes signatus rimanda al suo compagno, segnato con lo stesso nome di Innocenzo III. (Tra l’altro, comes significa prettamente compagno, mentre chi era segnato come Conte era riferito a un comites...) Il valore 138 dei due nomi primi supera di 100 esatto (è il piano trasversale 10×10, posto di taglio ed è sempre tagliato via dal puro flusso di quel piano) per cui detta il solo flusso dei 38 Santi Padri senza ancora spiegazione. Roncalli si rigira in I call Ron (Io chiamo Ron=41, che in Ron richiama Romano, e in 41 richiama sia Rom-A. sia Amo R che in quest’ultimo è il nome proprio dello Spirito Santo secondo San Tommaso d’Aquino, mentre nel 1° è quanto – tolto di mezzo da Romano – No è . Porta così al 10° fattore, Noè, quel terzo figlio del LAMèch ch’è L.AM , che è Luigi Amodeo, padre del trisillabo Ro-ma-no, Padre che e nato il 7-7-7 così come LAMèch fu in vita per 777 anni. Il Roncalli ordinato Padre, si riferisce immediatamente al Padre di Romano, Luigi Amodeo, nato 7-7-7 e ch’è ch’è L.AM, laddove LAMèch visse 777 anni. Come Adamo=‫=אדם‬MDA=Amodeo e il suo terzo figlio è SET=777, così chi è in vita -7-7-7 anni ed è uno ch’è L.AM che è ( Luigi Amodeo ed ha come parte valida di tre figli dati dalle tre sillabe di Ro-ma-no, solo la terza, che No è), così lui No è quando è infine abbattuta Roma (secondo la profezia di San Malachia). Romano sarà riconosciuto in Noè, così come Adamo – l’abbiamo visto – per la proprietà transitiva, lo porta a Amodeo, già quasi compreso in Adamo=a Amod.


Ecco, Roncalli è un «Io richiamo tutto questo», come un Astronauta che dal cielo è «P-astor», è astro del P=Ro(ncalli). È un di RO astronauta, un Angelo che porta , notizie, e che un Giù séppe (quello che era vero in cielo) e che era il padre putativo di Gesù. Messi insieme, l’Angelo Giu-séppe séppe che quel suo 138 era il giusto Vicario di chi era nato 1-38, nel suo nome totale valeva 381 e si chiamava Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, che è il nome segreto di Dio a 42 cifre come le 42 di Esaù e Giacobbe da cui si ricava esattamente Gesù procedendo come il testo dice, con Giacobbe che assume il primato, e il suo è la G, e con Esaù che diventa minuscolo, perde la “a=1” del suo primato in terza posizione, e si mette dopo la G di suo fratello con il suo minuscolo esù. Sembrano giochini di enigmistica, ma è la stessa cosa che nella profezia di san Malachia tocca a Pietro e Paolo, due Principi degli apostoli, ma Pietro assume il Primato e bistratta il Paulum suum, riducendolo a pulum suum. I messaggi divini sono sibillini e parlano e spiegano per enigmi. Pertanto questo Santo Padre è ordinato 108 poiché è ordinato Padre il 810-, e – come il numero 108 è dato dal -4 rispetto ai totali 112 – così è nella piena data espressa dal 10-8-4, sia il Buon Pastore di Cristo, Pastor, sia &, nauta tra gli astri. I due predecessori vissero il 1° un anno solo mentre erano discesi Padre e Spirito Santo su Romano: Il secondo cominciò con Romano che aveva 1 anno. Pertanto Giovanni XXIII diventa Pontefice nel momento ideale della vita di chi ha 20 anni ed ha la Trinità di Dio che cammina con lui poiché Essa è sul suo corpo come un Re quando è a cavallo di un asino. Manca solo da vedere esattamente come si pone questo astronauta nei confronti proprio degli astri.

La luna è nuova quando si è frapposta tra la Terra e il Sole e noi non ne vediamo alcuna parte illuminata. Non genera un Eclisse del Sole non essendo perfettamente allineata. Nel XX secolo sarà perfettamente allineata solo nel 1961 rispetto a chi abita a Roma ed è un Pietro. Nascere come Padre, esserlo ordinato il dì prima della Luna Nuova ed essere riferito a un Pastor riferito a un P Astro dove il vero Astro è RO=P significa dare inizio al tempo nuovo e ultimo della Chiesa di Roma. Saranno realmente 4 i Papi Buoni come lui: 108 Giovanni XXIII papa 109 Paolo VI 110 Giovanni Paolo I il puccolo lume 111 Giovanni Paolo II il grande lume, e ultimo della chiesa. 112 è il Traditore, che tradisce l’enciclica e affama Gesù 112 giorni


113 sono in due: In secutione RO – S.R.E. estrema per un Pietro dall’America. Il sesto, come tutto il lavoro, ha anche in sé il Riposo di Dio, che è spiegato con l’ultima lunga riga riguardante Pietro Romano, che pascerà il gregge in molte tribolazioni; trascorse le quali l’ordinamento giuridico-Religioso del settimo colle (il Vaticano) sarà disfatto, e il Giudice Trino, MODE’(medo)giudicherà RO (vicario di XP) IL SUO PAOLO. Fine. Le ragioni per cui a Giovanni XIII corrisponde il numero 108 non sono solo quelle legate al fatto che è divenuto Padre il 10-8, del 1.904, ma anche dal vanore fondamentale che il numero 108 rappresenta come inizio, come principio. Sono 108 tutti i tipi di atomo che esistono, nella scala degli elementi. 1+1+8=10 e 1×1×8=8, fanno di questi due valori la stessa espressione del parallelepipedo di cui 1, 1 e 8 sono i lati, per cui 10 è la loro lunghezza, mentre il volume, dato non dalla somma ma dal prodotto, è 8. Tutti i modi con cui i due valori si presentano sono di primario significato. Quando noi li mettiamo in sequenza uno dopo l’altro e li mutimao nel numero 108 abbiamo solo data una delle possibili immagini di questo primato assegnato alla loro complessa relazione. Il valore reciproco di 108 è il periodo del 925 che somma a 800 i 1000/8. 108 è in altro modo di rappresentarlo, e allora è tutta l’unità del flusso dell’area di lati 10 e 10 espressa dal volume esistente come 1010. La dimensione della velocità della luce è proprio questa, poiché in un secondo essa percorre 103 metri su ciascuna delle tre componenti lineari di un volume, il che lo porta poi a 3×108 metri ogni secondo. Quando le due quantità si ppresentano come 10/8, allora il risultato di 1,25 per ciascuna delle 8 unità di volume mostra l’unità dello spèazio-tempo.. Il suo reciproco dato da 8/10=0,8 lo riduce al tempo della dimensione dello spazio complesso dato da 23. 10×8=80 presenta tutto il complesso della realtà a dimensioni 40 reali e 40 immaginarie. Il fattoriale di 108, uguale a 1,3246418194518289744998918371218e+174, rivela tutto il moto dell’energia data dal suo dimezzamento uguale a 6,6232090972591448724994591856092e+173


La sua realtà, considerata l’unità 108 quadridimensionale la porta ad essere quella del volume unitario dato da 33. Pertanto, proprio in relazione al numero 33, il suo esistere anche come 108 co mostra come l’Unità e trinità del valore che pone, nel 33, il 3 elevato a 3. Oltre queste ragioni matematiche, ci sono quelle che fino ad ora avevano orientato tutti i critici a giudicare Giovanni XXIII Pastore e navigante poiché oltre ad essere il Buon Padtore dato dal Papa buono con cui fu etichettato, è venuto al Roma ai tempi dell’elezione da Venezia, città marinara per eccellenza.



Mentre Malachia lo ha nominato col motto Flos florum il motto che egli scelse fu In Nomine Domini. Niente di più corrispondente! Infatti con il nome di Paolo e nel numero del VI, lo ha fatto nel nome del Signore, nato nel giorno 25 gennaio in cui la Chiesa Cattolica celebra la Conversione a Cristo di San Paolo, e in quel nome fi voluto anche lo SS venuto nel 1° nome di Romano, con il quarto che è indice degli


eventi reali, come la nascita di un Nome e la nascita di un Valore. Tutti e due nati nello stesso 25-1-38. Paolo nel 38 dopo Cristo e Romano Antonio Anna Paolo nel 38 del XX secolo, quello del Mille e non più Mille. Riconosciuto dunque Paolo VI proprio anche nei VI nomi del Signore, il motto Flos Florum va riferito a Filosofo dei Filosofi. Infatti Romano Amodeo – che ha vinto la morte coll’epistemologia - sarà riconosciuto come il filosofo vero e vincente di Iesus tra tutti i passati e futuri. Oggi questo III (Iesus) ancora non è stato riconosciuto, e dunque è oscuro. Ma quando lo sarà... ecco che il motto di San Malachia diventa FIIILOS FILOSFORUM, e introdurrà quanto già vi è, ma è divinamente nascosto: IIIOSF = «IO S. FI.», «Io Santo ». Quando era ancora Padre ed arcivescovo, il Cardinale Montini a Milano si recò a Natale a far visita alla Chiesa di San Michele e Santa Rita. L’angelo Michele che arriva (secondo la profezia di Daniele citata anche da Gesù in relazione alla pienezza dei tempi) rappresenta Gesù. Santa Rita, rappresentava nascostamente R. ed ITA, allo stesso modo con cui i tre segreti veri di FATIMA sono trascesi in AM-ITA-F, nell’italiano Amodeo nato a FELITTO, un IO con due croci, un ITTO e prima ancora  di El(hoim), che in AM è IO SONO per tutto il mondo che parla inglese nel mentre col suo SON è il FIGLIO. Fu un doppio riferimento al Natale, quell’anno, in quella chiesa e ci fu lo stupendo presepio realizzato da Pietro Romano, che aveva 18 anni. Sul bollettino parrocchiale, nella pagina centrale, furono stampati a sinistra e a colori la Visita del Cardinale Montini, e a dastra il Natale di PTRO Romano. Divenuto Padre nell’anno 20, Montini era padre da 18 anni fino al reale Natale del 1938 di Romano, e a essi se ne erano aggiunti altri 18, per cui era Padre ormai dai 36 anni che sono il fiore all’occhiello di un Dio che vale 10, e che, moltiplicandosi per 36, completa tutto l’angolo giro di 360 gradi. Il suo Fiore all’occhiello fu la presenza, quel dì, in quella Chiesa in cui PTRO Romano aveva creato un Presepio affascinante, con una scala che era costruita con i materiali delle singole epoche e che in fondo arrivava fino in cielo... PTRo Romano diciottenne, ci vide a lungo un segno, ma non sapeva che segno fosse:


era il fiore dei fiori, di san Malachia. Anche la sua distanza dalla data in cui nacque il nome di Paolo e Romano Amodeo è nato è riferita ad un valore pieno. Infatti quando il Montini fu Padre da 18 anni, dato che SEI è il fiore (di quanto vale in tutti quanti i versi dello spazio, nel mentre come verbo rimanda alla cosa più importate tra tutte, per te, che TU SEI...) ecco allora 3×6 è il fiore dei fiori. E il più grande tra i fiori dei fiori compiuti da Paolo VI fu di aver compiuto tutto il percorso da Padre, nelle unità degli anni, che porto alla sua reale Paternità di essere un Padre dello Spirito Santo sorto nel 1938. Queste indicazioni precise, legate alla distanza da questa data, portano anche ad una perfetta conformazione riferita alla disposizione della luna rispetto al Sole. Quando accade una eclissi di Sole è perché il corpo della Luna è esattamente posto nella direzione retta che congiunge la Terra e il Sole. Pertanto dovremmo avere indicazioni precise riferite sia alle eclissi del Sole sia alla distanza tra la Luna nuova che nasce in quello stesso giorno e poi la luna piena Paolo VI avrebbe avuto esattamente questi connotati astrali. Se Giovanni XXIII era divenuto Padre il giorno precedente la luna Nuova, questo Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini che aveva VI nomi sarebbe stato ordinato Padre nel giorno VI +VI dopo la Luna Nuova del 18 maggio. Il Pietro 10-8 (Giovanni 23°) che aveva introdotto la Luna nuova il giorno


dopo, vedeva ora questa luna nuova nel giorno 10+8 del mese 5. I FIORI erano i 12 dì a partire dal 18-5, e lui era un FIORE anche coi suoi VI nomi, per una ragione molto semplice. Lo Spirito Santo e tutta la Trinità di Dio si è presentata in due fratelli che praticamente si sono gemellati il 4 giugno del 1940 quando il primogenito è morto ed è risorto immediatamente, tanto che a nessuno ciò è apparso per ciò che era. Quella sera i suoi genitori hanno concepito quel 2°genito che avrebbe mostrato realmente nel suo corpo, quanto inconoscibile nel 1° genito. Entrambi questi due fratelli erano simili a soli, avando 6 nomi l’uno e sei nomi l’altro, come il Montini che ne aveva sei egli pure. Partanto coi 6 nomi, lui era il fiore dei due fiori dati dai due gemelli aventi essi pure 6 nomi. Il computo dei nomi, nel loro valore, è esso pure significativo.. Ravvisò in Paolo VI il suo nome. Un Pietro che avesse il nome del Principe degli Apostoli e che era stato sempre sacrificato rispetto al Pietro unico Principe poi autorizzato come il Capo. Montini capì che il solo modo giusto di essere Pietro, fosse che fosse un Pietro di nome PAOLO e che – nell’ordine di tutti i precedenti – poi fosse nel VI nel segno esatto dei suoi stessi sei nomi. In questo modo il Pietro Paolo VI assunse anche il IV nome di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, che ava sei nomi pure lui, e dalla prima figlia dell’Alter Ego di Romano, gemellato con lui in quanto miracolato lo stesso 4 giugno 1940 in cui il 2° fu concepito nel grembo di sua madre. Questo secondo a Romano, che aveva egli pure nomi VI, era in sostanza uguale al valore nominale di nomi del Montini: 426 contro le 425/1 unità del Montini che sempre 426 erano. Altra ragione per cui questo papa è Fiore dei Fiori, sta nel fatto che è proprio riposto nel suo essere il numero 109 dei papi e antipapi (sempre avendo aggiunto anche l’Innocenzo III antipapa che sembra assente, ma è segnato molto bene dal motto comes signatus che indica che l’Innocenzo III compagno è segnato). In ciò giocano i valori assegnati ai cicli numerici. 10 è il valore principe, il Fiore, essendo quello su cui si fonda tutta la creazione tramite i numeri decimali, che sono tutti prodotti dal ciclo 10 e dunque sono tutti suoi figli. Come tale, il 10 è tra tutti i numeri, il Fiore. Sono fondamentali, però, anche tutti i numeri primi. Essi pure sono i Fiori tra i numeri, come quel loro nucleo fondamentale dato da quelli che non accettano di essere divisi da altri numeri, ma solo da se stessi o da uno. Quando combiniamo tra loro questi due fiori (di 10 e i primi), abbiamo che 29 è il fiore del fiore 10, essendo il 10° numero primo. Quando poi assumiamo l’ordinale 29° come numero primo, esso riporta al numero naturale 109 come all’ideale fiore dei fiori. Come significato del 109, c’è quello relativo al valore 100 che percorre tutte le 9 unità di moto che ha il numero 1 quando si muove nel 10. La somma di 100 e 9 in verità è il prodotto di 10100 per 109, e li combina tra loro in un modo tale per cui poi negli indici i due esponenti si sommano.


In Bibbia il valore 109 è assegnato al nome Matusalemme che è tra tutti i 10 progenitori biblici, quello che visse più di tutti, ossia 969 anni. Anche per questo, il 109 è fiore dei fiori, poiché gli anni 969 di Matusalemme=109 moltiplicati per due portano all’anno 1.938 in cui Dio si è incarnato su un Asino. Oltre a queste ragioni, ci sono poi quelle viste dai normali critici, nel suo stemma in cui c’è una terna di gigli, che è il fiore che fa spicco tra i fiori come il segno della sua immacolatezza. Pertanto vi sono tante e tali ragioni non ultima delle quali il numero reale in cui Paolo VI si presenta tra tutti i Papi e solo i Papi di Roma. È il numero 262, un numero palindrono dotato di moltissimi significati, specialmente considerando che 26 è il valore numerico della parola DIO in Italiano e di quella di Jahvé, IHVH, in Ebraico.

Quando diventa un ordinale, segnala il numero naturale 1667, che corrisponde alla presenza 1 di 103 (rappresentante della trinità di Dio) sommato al 666 assegnato alla apocalittica bestia. Il fattoriale del 262 che lo considera come un Dio Creatore, determina: 2,6191645335569892463580474725161e+521. Espresso alla dimensione decupla, di Dio diventa 26, l’intero di Dio. A parità di valore il 521 rappresenta il ciclo 10 delle 52 settimane totali di un anno, sommato all’unità di 1. Nel suo rovescio, è il trascendente 125 che rappresenta in 1-25 la date dell’avvento dello Spirito santo di Dio. Tra l’altro: 40 = Padre + 54 = Figlio + 96 = Spirito + 61 = Santo = 251 è il valore in Gematria di Padre, Figlio e Spirito Santo, nel mentre è il 25 gennaio.


Anche il Papa 262 è Fiore dei Fiori grazie a questo suo numero reale di reale numero ordinale nel papato. Come tale, nale 1667 in Numero Primo èd è Dio MILLE, seguito da ROMANO=66 e dai 7 dì della creazione divina.


Non si può in alcun modo non vedere che Romano × (3 + Romano Antonio Anna Paolo) +TRE, esprima una totale dipendenza dalla discesa dello SS su Romano. L’aggiunta degli 8 giorni che portarono all’incoronazione, li aggiungono solo ai 39 che diventano i 47 esatti di Amodeo.


Anche l’uscita della vita risente dello SS=66= Romano, che mantiene la stessa moltiplicazione e ora aggiunge 33 giorni ai 39, portandoli ai 72 uguali a 36+36, che sono tutte le lettere che compongono questo straordinario none dello Spirito Santo di Dio. 72, dato esattamente dal prodotto di 9×8, estende la realtà totale data da 23, in tutti i 9 spostamenti che l’unità compie muovendosi nel ciclo 10. Dunque 72 è un moto totale c, aggiunto al prodotto tra il primo nome dello Spirito Santo e i suoi primi 4, porta immediatamente Papa Giovanni Paolo I in Paradiso dopo appena i 33 giorni di Papato che per Gesù Cristo furono Anni di vita. Nella profezia di San Malachia egli è etichettato come De medietate lunae, mentre lui, assunto il Papato, adottò come suo motto quello di Umilitas. Nella metà del suo stemma c’è una bella linea divisoria posta tra chi fu il papa che adottò il marchio della Venezia di cui era stato il Patriarca, Giovanni XXIII, il che giustifica il primo nome che assunse come Giovanni, Nella parte di basso il papa decise di elaborare a modo suo la parte inferiore che era stata quella del marchio di Paolo VI, che vi mostro di seguito, e che poneva tre gigli al posto delle tre stelle poste invece dal Giovanni Paolo I. Pertanto il De medetate con cui Malachia cominciò ad identificare il successore di Flos Florum non riguardò più tre fiori di giglio fiore dei fiori, per innocenza e candore, ma l’umiltà di un pietro che mentre avallò il tre che faceva parte di una sola immagine, di quell’unica, attinse solo per la metà. Dunque De medietate lunae rimanda alla metà dell’una (la precedente), che ora non effigiava più tre fiori della Terra, ma di una terna celeste, fatta da stelle. Poiché Terra e Luna sono un tutt’uno, e la luna mostra sempre la stessa unica faccia, all’unicità della terra, al fiore della Terra, da che tempo è tempo fa da contraltare, in Cielo, e illuminato solo da una stella, il fiore della Luna . Se poi fate attenzione alla Mitra in forma di corona, essa è posta nel marchio di Paolo VI sulla croce che sta dietro lo scudo che la difende; ebbene abbiamo che la Mitra di Paolo VI mostra 10 corpi tondi e oscuri su strisce gialle come la luce del sole che le illumina, posti in alto e sotto la croce, e sembra anche che essa governi stando in cima, sopra 10 Lune. Facendo attenzione allo stesso allo stemma di chi ha scelto il motto Umilitas ecco che qui c’è sempre lo scudo, ma adesso esso è quello dei due papi che c’erano prima, di cui Giovanni Paolo I intende solo umilmente essere il loro mediatore. Infatti dietro lo scudo non c’è nessuna croce ma le stesse due chiavi fate dal Signore a Pietro, del Cielo e della Terra. Pertanto Giovanni Paolo I non ha la presunzione di ergersi a difensore della croce di Cristo, incoronata. Su che cosa allora è infilata la Mitra? Essa riguarda totalmente i due predecessori di cui intende fare umilmente la mediazione. E sul


Mitra che ha scelto, adesso ci sono tre ordini di Gigli incoronati, mentre vi erano 10 Lune nello stemma di Paolo VI, posto sotto la piccola croce in cima e sopra quella dietro lo scudo. In tal modo l’umiltà di Giovanni Paolo I lo a portato ad essere il mediatore della luna che è una sola ma che è rappresentata da 10 lune. Finirà per essere proprio il Papa espresso dalla media età posta tra le lune e gli eclissi di sole e di luna. La vicenda umana di Albino Luciani ha rappresentato, nel penultimo dei 4 Papi Buoni vominciati con il Papa Buono Giovanni XXIII, veramente il sacrificio stesso della Chiesa di Cristo, il cui vice del Figlio, è Santo Padre solo per 33 giorni. ùcominciare proprio dalla sua vita di 33 anni. Nella creazione descritta in Bibbia, egli fu il piccolo lume del Figlio di Dio, agganciato alla Luna. Dopo di lui ci sarà la venuta del grande lume, del Sole, poi il Buio e infine la presenza trascendente di Dio.


Tutto questo c’è puntualmente stato e va osservato con gli occhi di chi ha questa fede. A questa strega, i suoi 33 giorni, di lui, Vicario di Cristo, assumono tutto il senso di sé che in se stessi hanno. Il motto De mediætate lunæ quando la luna è riferita alla vita di Gesù Cristo, è riferita a L’uno, non ad uno ma a quello con l’articolo determinativo che rende L’UNO Dio stesso nella sua trinità. Ora se il figlio è 33, Padre e Spirito Santo sono altri 33 e 33, e il Papa diventa Papà. A questo punto l’età media dell’unità del Padre è 33, ed è anche quella de l’uno dato da 33+66 che – per arrivare al 110 del suo numero – deve ancora sommare al 99 tutta la presenza 1 del Dio=10. Quando tutto ciò si muta proprio nel moto del sole e della luna, Albino Luciani fu ordinato Padre giusto in mezzo a un eclissi di Sole e uno di Lune, e in quanto alla sola luna, giusto in mezzo tra la luna nuova e la luna piena. Ecco come il Fiore tra i fiori, assume il connotato preciso di chi sta in mezzo, esattamente tra due primati: quello di quel Giovanni Paolo I che sarebbe venuto dopo di lui e che sarebbe stato proprio nel segno di Cristo, con il suo pontificato di 33 giorni esatti. Il Papa Giovanni XXIII era nato nel segno dell’anno 1887 in quel 25 novembre in cui era morto il Padre del Padre di Romano avente lo stesso nome Torquato Amodeo di Romano. Ad Albino Luciani tocca di divenire Padre, adesso, il 7-7 in cui è nato il Padre di Romano. Dista dalla nascita di Romano – alias dalla conversione di San Paolo del 25 gennaio del 38 dopo Cristo – giusto 933 giorni, che indicano tutto il percorso del piano 10×10=100 nel 10×10×10 della Trinità di Dio che si affida al ciclo 10 a immagine e sua somiglianza e che, in questo piano fluisce esattamente dei 33 giorni in cui sarà Santo Padre. Chi è posto tra chi è morto il 25 novembre, Padre del Padre, e diventa Padre il 7-7 in cui è nato il Padre, è nel segno di una strana mediazione posta tra la nascita come Padre nel dì e mese natale del Padre e chi è morto essendo il Padre del Padre, quel Torquato Amodeo però nato il 26 gennaio e con ciò è il giorno e mese dopo del Torquato Amodeo nato come il figlio di suo figlio. In mezzo tra i due estremi, il Luciani, Nato Padre nel mese e giorno del Padre!


Insomma lui, come Padre, è il mediatore, tra gli estremi di una nascita il dì dopo di chi come ultimo nome è Torquato e un Torquato Amodeo ch’è morto come era invece nato il Roncalli due Padri Prima! Sì, poiché il Roncalli era proprio nato 25 anni dopo e nello stesso mese e giorno del padre del Padre avente lo stesso ultimo nome. E luciani vuol proprio mediare tra Giovanni XXIII e Paolo VI. È una faccenda alquanto ingarbugliata che poi è splendidamente rappresentata dalla Luna. Eclissi di sole e eclissi di luna ci sono quando nel primo caso dell’eclissi solare si è messa in mezzo la Luna, tra sole e Terra ed ha oscurato il Sole. Nell’altro caso è la Terra e non più la Luna a mettersi esattamente sulla stessa linea dei due corpi estremi dati dalla Luna e dal Sole, e la Terra fa ombra alla luna e la nasconde totalmente. In queste due posizioni estreme si è messa la Luna, che il 30 giugno era in mezzo, mentre il 16 luglio si era posta estrema, ed è in questo modo che la Luna svolge quella mediazione di chi era giustamente in mezzo e poi si pone allestremo. E’ esattamente quello che sta per succedere ai Papi, che prima erano giustamente nel bel mezzo del disegno divino e stanno per porsi agli estremi. Queste due posizioni ricorrono quasi sempre. Infatti la luna nuova è quella totalmente oscura poiché il Sole illumina la faccia opposta. Quando dalla posizione di mezzo si sposta su quella estrema, allora la luce illumina totalmente la sua faccia visibile e c’è la luna piena. È alquanto infrequente che siano esattamente i tre corpi perfettamente allineati. Quando accade ci sono anche gli eclissi, di Sole e di Luna. Nel caso del Luciani che diventa Padre esattamente in mezzo tra i due eclissi, siamo in una situazione veramente unica e altamente rappresentativa, specie se pensate che si mette in mezzo tra Torquato Amodeo morto il 25 novembre e il Giovanni XXIII che era nato il 25 novembre. Non avrebbe potuto in un modo più evidente essere espresso da quel motto di «De mediaetate lunae». La sua nascita come PADRE è nel bel mezzo dei due eclissi di Sole il 30 giugno e di Luna, il 16 luglio, giorno in cui è in luna piena e si eclissa! Ciò è nel segno che il suo Papato è collocato in quel momento dell’esistenza del papato in cui la Luna è giunta al suo massimo splendore che precede il suo eclissi. Stanno per scomparire i due lumi con cui Dio aveva illuminato il mondo, con il Lume minore e il lume maggiore, che sarebbero stati Papa Giovanni Paolo I e e Papa Giovanni Paolo II. Infatti così lo dice proprio la Bibbia, nel libro 1 chiamato Genesi e nei capitoli e versetti che vi sto per mostrare.


Altra ragione del De mediætale lunæ come 110 sta nel valore intrinseco del 110, unità posta in relazione non alla luna ma all’uno. L’età media del numero 1, Cristo, sta nei 33 anni che sono la metà dell’Unità costituita con padre e Spirito Santo, 33 e 33.




La vita e gli eventi riguardanti Karol Joseph Wojtyla sono davvero come il lavoro del Sole, a paritire dalla sua nascita avvenuta durante un eclissi di Sole, che fu parziale e interessò l’emisfero sud della Terra. Quando divenne Padre, accadde 22 giorni prima dell’eclissi di Sole del 23 Novembre. Quando fu eletto Papa accadde 14 dì dopo l’eclissi di Sole del 2 ottobre. Quando lasciò questo mondo, fu 6 giorni prima dell’eclissi di sole dell’8 aprile 2.005. In tutti e quattro i momenti salienti della sua vita, Terra, Luna e Sole furono esattamente sulla stessa linea quando nacque, a 6 giorni di distanza quando morì; come se – per giungere alla morte nel dì esatto dell’eclissi, fosse interposto tutto il lavoro divino e invisibile, dato da un piano con 3 giorni in un lato e 3 in quello trasversale. Questo piano esiste, ma è posto nel modo trasversale al flusso reale. Che – nella realtà – lo rende invisibile. In sostanza ciò corrisponde a quel “discese agli Inferi” che precede ogni salita in cielo. Ciò concepito, Wojtyla salì in cielo nel giorno dell’eclissi. .In relazione alla differenza dal giorno esatto di quando fu Padre, i 22 giorni sono segno di tutto il flusso 1/3 dell’energia intera nel valore 66, cabalistico, assegnabile al nome Romano dello SS. Per cui è Padre, nel segno di tutto il flusso relativo allo Spirito Santo. I 14 dì dopo l’eclissi in cui fu Papa, sono – come i 6 dopo la sua morte reale – il segno di tutto il piano dell’opera (la Fides et Ratio) implicante 7 dì in un lato, e 7


nell’altro, del piano trasversale al flusso. Anche questo tempo sta dunque nell’invisibile discesa agli Inferi che precede di 14 dì tutta la sua opera. Trattandosi dell’Enciclica Fides et Ratio, pubblicata il 14-9-98, resta interessante vedere anche la fase astrale riguardante quel giorno. Fu il dì in cui la Chiesa Cattolica celebrava la Santa Esaltazione della Santa Croce, e il Papa Giovanni Paolo II ci tenne a pubblicarla in quel dì. Esso fu 23 giorni dopo l’eclissi di Sole del 22 agosto 1998. Il numero 23 è nelle decine il 1° n. primo, ed è. nell’unità, il 2°; con ciò è l’indice unitario dell’accorpamento. Infatti 2 elevato a 3 accorpa in 8 il complesso della realtà binaria, e l’indice 23 (in base al ciclo 10 di tutti i numeri decimali) con 6×1023 accorpa ogni molecola. La realtà 1023 è data da 10×(1066)1/3 ed esprime, alla dimensione intera 10, tutto il flusso 1/3 dell’energia a indice 66, uguale in gematria al nome di Romano, dello SS. L’Enciclica ha di fatto lanciato solo un filosofo, nel tentativo di darle attuazione, ed è stato Pietro Romano. L’eclissi di Sole del 22 agosto è arrivata a -23 giorni da quello dell’esaltazione della croce patita da Romano Significativi sono anche gli 8 giorni dopo l’Eclissi di Luna del 6 settembre. La Luna entra in Eclissi quando è la Terra a interporsi tra il perfetto allineamento tra la Luna e il Sole, tanto che la Terra la copre con la sua ombra e le sottrae la luce del Sole. 8 giorni sono nel segno di tutto il complesso della realtà, data da 4 dì reali e altri 4 nel loro inverso, che sono chiamati immaginari. Sono proprio quelli combinati dagli stessi numeri 23 che hanno dato corpo all’Encliclica, e che ora si pongono 23. Tutto questo calcolo conferma quanto abbiamo voluto accertare: Il De labore solis definito nella profezia di San Malachia riguarda proprio il Lavoro della lettera


Enciclica Fides et Ratio, nella quale il Santo Papa Giovanni Paolo II ha provocato proprio la discesa dello Spirito Santo Paraclito sull’unico filosofo giudicato un  che poi così trovò realmente l’esaltazione della sua santa croce: Romano. Nella profezia, il testo di Wion – quando giunge alla pagina 311 del suo libro Lignum vitæ nel suo liber secundus – ha le spiegazioni date sempre nella colonna di destra; quando però le spiegazioni sono troppo lunghe. invadono anche la colonna di mezzo. Lo schema, in questa pagina, non si modifica e la spiegazione resta sempre a destra. Dopo il primo della colonna di destra, che viene dopo tre linee vuote (e dunque dopo un Trinità trascendente) la spiegazione ricomincia col numero 33 dei 38 incogniti... ma il 33 non è affatto incognito, essendo Cristo. E abbiamo visto che Giovanni XXIII era padre da 33 anni quando venne al mondo Romano. Ciò mentre il suo numero 108, nei nominativi, rimandava proprio a un uomo divenuto Padre in data 10-8. Essendo nel numero 108 il 112 (dei motti) -4, ecco che era stato anche fatto Padre nell’anno 4 del secolo 19 indicato dal 19° nome della colonna di mezzo, indicante il secolo, cui riferire tutti quelli poi della colonna di destra. Anche il papa successivo ha assecondato la nascita di Romano. Flor florum quando il fiore lo poniamo nel numero 4 dell’Unità e Trinità di Dio in anni, si presenta come fiore dei fiori, quando essi sono i due dati da 4 anni +4 anni. Con questi numero 108 e numero 109 si completa quello che in 117 – se lo riferiamo ai Fattori della Bibbia, sono i nomi dati ai primi tre, nel valore numerico dei loro nomi: Adamo=30 +Set=40 +Enos=47 sono uguali esattamente al 117, e questa trinità è resa completa, con il 108 e il 109. Difatti De medietate lunæ compare quando il Re è gia sceso da 933 giorni esatti, sull’asino per etrare nella sua Gerusalemme. Cosa è questo numero? Il Signore vale il 1.000 dato da 103. La presenza unitaria è data da 1, colui che ce l’ha è Romano=66, per cui la sua presenza unitaria è 1+66=67. Ponete tutto questo nell’unità del Dio Trino dato dal cubo di 10, e con 1.000 -67 = 933 avete esattamente tutto il cammino della presenza 1 di Romano=66 che esiste in Dio. Quando Giovanni Paolo I, che è divenuto Padre 933 giorni dopo la nascita di Romano (e Il Re è su di lui), questo papa, che nel suo massimo piano in avanzamento di 100 (il piano 102) avanza in 1.000 del suo bravo 900 che riguarda lui, vive da Santo Padre solo gli altri 33 giorni attinti da quel 933, della vita dello Spirito Santo Paraclito. Di conseguenza il De labore solis, inizia a fare il Padre l’1-11-46 quando lo Spirito Santo Paraclito già era sulla terra dai 3.202 giorni che indicano ben qualcosa! Se ci basiamo sul 66=Romano ce ne vogliono esattamente nel numero di 48,51 periodico. Volendo dare numeri sacri all’intero 48, esso è il valore esatto del nome Gesù,


mentre il periodo eterno del 51 riguarda il nome PAOLO. In poche parole (3) Romano×Gesù, nel tempo eterno di Paolo. Questo esiste dello Spirito Santo Paraclito, sceso su Romano, quando Wojtyla fu ordinato Padre! Fu Papa quando lo Spirito Santo esisteva già da 40 anni; 8 mesi; 3 settimane corrispondenti a 14.874 giorni. Divisi per il 66 di Romano determina il numero di 225,36363636363636... volte. Questo numero, cercato nei nomi di Romano, valgono 221 in Romano Antonio Anna Paolo (la realtà dei primi 4) che diventa 225 sommandogli il puro 4 dell’Unità e Trinità di Dio. Il 36 periodico è dato dal valore 36 di tutte le lettere presenti in tutti i nomi di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. 225 è uguale esattamente al 15×15 che considera in 15+15 i lati dell’area 225, e che nella sua lunghezza è 30, la Trinità 10+10+10 di Dio a immagine del 10 padre di tutti i numeri decimali. Pertanto i giorni esatti che aveva lo Spirito santo alla nomina di Papa Giovanni Paolo II, che sono un 14.874 che non è un numero tondo, si rivela invece tondo e quante le volte esatte in cui lo Spirito Santo 66=Romano esiste nel numero dei giorni. Si moltiplica per l’area della realtà unitaria dello spazio-tempo data da 15 giorni, 10 più il tempo ½ di 10. Alla morte di questo Papa, lo Spirito Santo 66=Romano esisteva da 24.539 giorni. Dunque quante volte il 66? Lo calcoliamo. 24539 : 66 = 371,80303030, numero dato da 3718/10 +1/330. Chiaramente si vede che il tempo periodico dato da 1/330 la la forma in cui il ciclo 10 dei 33 anni di Cristo, si pongono come denominatore della realtà unitaria. Più difficile è capire 3718 se non lo riferiamo al 3800 in cui esiste come 3800 -82. Questo indica che 80+1+1 è tutto il complesso della realtà dato da 40+40, come flusso, dell’area unitaria di lato 1 e 1. Insomma esiste la espressione lineare di tutto il volume della realtà nel suo complesso che esiste in 100 quantità del 38 che è il numero degli incogniti nella profezia di San Malachia. Quando si moltiplicano per 100, il flusso 38 si moltiplica per l’area avente per lato il 10 da cui si lascia rappresentare il Dio Padre di tutti i numeri Insomma quando lo Spirito Santo Paraclito 66=Romano esiste per questi 24.539 giorni, il santo


Padre Giovanni Paolo II ha compiuto tutta quanta la sua opera possibile. Coi calcoli non si scherza. Ancora una volta il numero che si divide per 66 e diventa questo, non è un numero tondo, ma un 24.539 che ha tutti numeri diversi, ma che ha anche un notevole valore in se stesso. La presenza totale è 25.000 e questo numero indica quante volte si muove in questa totale presenza il 461, che è l’unità di Chi è divenuto Padre nell’anno 46. L’89° numero primo vale esattamente 461. Gli ordinali, dei numeri primi, davvero ORDINANO. Posto unitario il 100, la presenza 1 del Dio 10, vale in 11 quanto 66/6, Presente l’11 nel 100 si muove in tutto di 89, e quando è un 89 ORDINALE come l’89° numero primo, allora è questo 461. Si tratta del 10 10, che esiste nel tempo 1, e nell’area 100 e ORDINA attraverso gli ordinali dei numeri primi. ORDINA che il Santo Padre Giovanni Paolo II può lasciare questa valle di lagrime, avendo fatto tutta la parte che lo Spirito Santi Paraclito gli aveva ordinato, esistendo da 24.539 giorni sulla terra. Ad evitare il sospetto che io stia manipolando i fatti vi ho mostrato il calcolo fatto dal computer sulla distanza di giorni che esiste dall’avvento dello Spirito santo Paraclito su di me asino, fino alla morte di papa Giovanni Paolo II. Qui di seguito, ecco il calcolo dei 3.202 che lo Spirito santo Paraclito aveva su di me, e che ha nominato Padre il Wojtyla quando il suo 66 è esistito per 48,515151... poiché 66×48,515151... = 3.202. Qui mostra lo stesso valore a partire da tutto il complesso Uno e Trino, che vale 4 volte 800 e si somma all’area a lati 1 e 1 che fluisce di 3200 Con l’ultimo Santo Padre, quel Gran Lume del Sole si spegne e con essa la Luce dei Vicari di Cristo. Con Wojtyla divenuto Padre,, si ha la stessa cosa iniziata con il Pietro n. 108 divenuto Padre il 10.8.


Il n. 111 si è fattoPadre il dì 1.11 , (tutti i santi), per come lavora il sole Quando Wojtyla fu ordinato Padre, Pietro Romano era già nato da 8 anni. 8 anni sono tutto il complesso della realtà nelle sue 4 reali e 4 immaginarie, con riferimento agli anni. In questa forma trina dell’unità, ci sono tutti eventi salienti. Ad esempio



Così abbiamo verificati che i Santi Padri: 108 «Pastor et nauta» fu fatto Padre il 10-8, il dì prima della Luna Nuova; 109 «Flos florum», fu fatto Padre nel VI+Vi dì da Eclissi di sole e luna nuova; 110 «De mediætate lunæ fu Padre 7 dì dopo Eclissi di Sole e luna nuova; 111 «De labore Solis» fu fatto Padre il giorno 11.1 di Tutti i Santi. E si chiamarono: 108 Giovanni XXIII, 109 Paolo VI, 110 Giovanni Paolo I, che fu il Piccolo Lume della Luna, e 11 Giovanni Paolo II che fu il grande lume del Sole. Sono quattro e vanno dal 108 fatto sacerdote il 10.8 al 111 fatto Padre il 11.1 Questi ultimi 4 papi saranno nel loro papato tutto il movimento utile del Sole. Questo calcolo parte dal giorno in cui il Papa Giovanni XIII comincia il suo pontificato e termina con la morte del Papa Giovanni Paolo II. Il lavoro del sole, dato dai giorni, misura 16.958 giorni di pontificato. Laddove è 7 tutto il moto dato dal 7° numero primo, che è il numero naturale 17, ed è 1.000 tutto il volume del Dio che si avvale del ciclo 10 a sua immagine e somiglianza, tutta la creazione in giorni ne riguarda 17.000. L’opera, che dura 7 giorni e nella quale il lavoro è di sei, li combina nel prodotto che è uguale a 42. Pertanto, quando avremo 42 giorni che esistono in tutti i 17.000 e in essi occupano 42 giorni di presenza, il loro totale movimento è dato dalla differenza di 17.000 meno 42, che è uguale esattamente a tutti i giorni in cui, a partire dal numero 108 che è divenuto Padre il 10.8 fino alla fine del n. 111 che è divenuto padre il 11.1, questi giorni di papato hanno concluso tutto il moto della Creazione di Dio. È Escluso il numero 112, «Gloria Olivae» poiché quella è stata la gloria del tradimento di Giuda fatto con un Bacio dato a Gesù nell’Orto degli ulivi.



I 5 giorni in più per la sua incoronazione si aggiunsero tutti al 4, e divennero i 9 del moto totale di 1 in 10. Anche le sue dimissioni ebbero lo SS=66=Romano come promotore. Dati dalle 415 volte in cui agì il 66, sommato al valore 38 della genesi annuale di Dio, sceso su un somaro. E qui, il 415 muove tutta la realtà divina una e Trina in 400, del valore 15 unitario in linea dello spazio-tempo dato da 10 più 10/2.


Mentre San Malachia lo ha etichettato con Gloria olivae, quella del tradimento di Giuda, nell’Orto degli Ulivi, manifestato attraverso un apparente gesto d’amore simile al suo bacio, Ratzinger scelse il motto di Cooperatores veritatis che be si addice anche al comportamento di Giuda. L’Iscariota non condivideva le intenzioni di Gesù di non affrontare il Sinedrio in un confronto. Capiva che la verità dei pericoli che correvano tutti da parte del Sinedrio stavano tutti nel fatto che le parti in campo non collaborassero ad affermare la verità. Per Giuda era scontato che in un aperto confronto, Gesù avrebbe fatto capire anche ai membri del Sinedrio quello che lui aveva ben capito: che Gesù era quello che credevano gli apostoli che fosse: un privilegiato figlio di Dio. Così, quando si recò dal Sinedrio a proporre quell’incontro, trovò a tal punto bendisposti i Sommi Sacerdoti che gli offrirono addirittura 30 danari affinché favorisse quell’incontro. A giuda non parve vero. E quando si recò all’orto degli ulivi e andò da Gesù e lo baciò, era trionfante! Stava cooperando nel migliore dei modi per accertare la verità. Quando si accorse amaramente che la verità che era stata accertata stava nel loro fermo proposito di ucciderlo, oltre ad esserne sorpreso e amareggiato Giuda non volle più vivere, avendo visto dove lo aveva portato il suo intento di cooperatore della Verità. Anche la verità che infine ha accertato Ratzinger, dopo di essere divenuto Santo Padre, è stata della vera difficoltà a maturare la verità tra gli uomini, specie quando esistono prevenzioni insuperabili che richiederebbero l’uso non di una discussione ma di un intervento deciso ed esclusivo, che eliminasse alla radice il problema. La Verità cui giunse Benedetto XVI fu che occorreva la grinta e la freschezza e la capacità di comando di chi se la ritrova, e non quella che ha lui, che ormai appartiene a un vecchio. Così agì contro se stesso come avevano agito i Sommi Sacredoti contro Gesù. Doveva trovare almeno questo: la forza per passare la mano. A lui parve che con questo modo collaborasse alla venuta alla luce della verità. E di fatti venne alla luce la verità che Gesù stesso aveva preannunciato nel versetto 18 del capitolo 21 del Vangelo di Giovanni: che avrebbe da vecchio steso le braccia e un altro avrebbe vestite le sue vesti. Non fece molta attenzione alla parte finale della predizione: che quell’altro lo avrebbe portato dove lui non voleva. Insomma sarebbe accaduto proprio come nel caso di Giuda, che l’interlocutore, il Sinedrio lo avrebbe portato ad essere quel traditore di Gesù che lui non aveva l’intenzione di essere. Non ha fatto molto caso poiché Papa Benedetto XVI non ha visto né riconosciuto mai se stesso in quello che il vangelo di Giovanni raccontava. Che proprio lui avrebbe ricevuto tre domande da una pecorella smarrita che gli chiedeva se lui l’amasse. Le tre lettere trasmesse a lui dal giornale IL CENTRO di Pescara erano prorio quello che stava scritto in quel vangelo. Ma lui – non riconoscendo in quelle tre lettere le tre domande rivolte a lui da Cristo, attraverso un povero cristo – non vi avrebbe assolutamente badato. Quella pecorella smarrita, come firmava quelle lettere, non era quello che fingeva di essere! Era uno che usava il vangelo di Cristo come uno strumento per convincere lui! Il Papa! Il Vangelo di Cristo e i suoi comandamenti non vanno usati come una correzione fraterna fatta a


chi non si comporta male. Questo va anche bene per uno che sia tuo fratello e non quando ti rivolgi in questo modo ad un Papa! Sai CHI E’ IL PAPA? Gesù gli ha dato il compito di legare e sciogliere in terra, e tutto quello che lui lo farà in terra, esso sarà fatto anche nei cieli! Enorme la RESPONSABILITA’ assegnata al papa, di costringere lo stesso cielo a tenere botta alle sue decisioni! E anche in questo il Cooperatore della Verità dimostrava tutta la sua doppiezza, straordinaria in un Pontefice che poi aveva l’idea di essre un grande esperto di teologia. Infatti avrebbe dovuto sapere che Pietro ebbe quell’investitura poiché rispose a una sua domanda fatta a loro («chi dite voi che io sia?») che era «il Figlio di Dio». Era forse realmente vero? No – realmente – non era vero! Realmente egli era stato partorito da Maria e Giuseppe secondo tutti figurava essere suo padre. Pietro “stravide”, vedendo in Gesù quello che era immaginario, Divino, e non quello che era reale. Gesù gli aveva risposto: «Questo, caro Pietro, tu non l’hai detto da te, ma è stato il Padre mio a metterlo in testa. Per questo tu, qui sulla terra, dimostri di vedere quello che è vero in cielo e che non lo appare realmente sulla terra. Per questo io sclgo te e affido a te la mia Chiesa: poiché possiedi il dono che ti ha dato il Padre Celeste, di fissare sulla terra quelle che sono le verità che esistono in cielo!»Il grande Teologo Ratzinger aveva capito l’opposto! E quando si trovò davanti come segretario di Stato una petizione scritta da 4 sacerdoti e 460 persone che chiedevano umanità al Papa Giovanni Paolo II che – nelle idee del Ratzinger perdeva colpi per via della sua vecchiaia e del suo male – si guardò bene dal portargli quella Petizione e fece il lavoro sporco per lui: gli nascose la lettera e in relazione a cui che si era messo nelle mani del Papa e pretendeva ascolto ricattandolo con gli obblighi imposti a lui da Gesù, decisi al posto suo, e tolte di mezzo il problema, comportandosi da vero Cooperatore della Verità. La verità non era di quella pecorella smarrita che si metteva nei panni di un povero cristo come se fosse cristo! Lei era solo uno che non contava proprio nulla: lui, i 4 sacerdoti. Le 460 persone che avevano firmato fi proprio pugno quella petizione! La verità era solo la sua! Ecco, Benedetto XVI si trovò nelle stesse condizioni del primo Pietro e si comportò nel modo opposto, poiché per lui la Verità da accertare era quella Reale e non dell’immaginazione che ti porti a credere che la fame che accetti che soffra un povero cristo che si è messo nelle tue mani sia la fame stessa di Cristo... come scritto nel vangelo di Matteo al capitolo 25, che dal versetto 31 racconta come si comporterà il figlio dell’uomo al suo ritorno. Anche a questo vangelo papa Benedetto XVI mise davanti le sue idee distorte alla Verità che era scritta per bene e che non era un fattore opinabile. Ma lui, che era un Cooperatore della Verità, credeva che la verità fosse il frutto delle riflessioni maturate dagli uomini che la cercavano, cooperando come faceva lui.


Ecco dunque che tra Gloria Olivae e Cooperatores Veritatis si consolida proprio il tradimento giudaico di coloro che cooperano cercando la verità nella propria intelligenza e nei fatti reali, laddove la Verità invece non è mai il frutto di una cooperazione tra coloro che la cercano e la trovano coi loro mezzi. La Verità esiste in se stessa e sta nello Spirito santo della Verità che si comunica preferibilmente attraverso i poveri di Spirito e non tutti i Sapienti Dottori della Fede, che nel giro di 2.000 anni di cooperazioni sono alla fine riusciti a mutare il trascendente vangelo di Cristo in una sorta di Galateo delle Persone per Bene realisticamente attente solo a questo mondo! L’altro? Non ne parlano mai, come se si vergognassero nel tirare in ballo un qualcosa che non sanno più nemmeno che cosa è, doopo 2.000 anni dei Cooperatori della Verità dei Cattolici. Terminati sulla terza colonna delle spiegazioni il numero uno dato dal Papa Buono e poi gli altri TRE che sempre formano l’Unità e Trinità di Dio, e tolti di mezzo il piccolo lume e poi il grande lume, in questa creazione a rovescio arriva l’ora del BUIO. Papa Benedetto XVI impersona il BUIO della Chiesa Cattolica. È l’ora buia anche di Gesù Cristo, quella che vive nell’Orto degli Ulivi, nella preveggenza dei patimenti cui sta per andare incontro. “Padre, se possibile togli da me questo calice... ma non la mia, sia fatta la TUA volontà” E la volontà di Dio è che ci sia sempre un bastian contrario che crede di saperne una più di tutti e rivela una doppiezza estrema. Per Gesù, nell’Orto degli Ulivi, quella GLORIA del Tradimento imposto da Dio a una sua anima, fu quella che toccò a Giuda Iscariota. Il Cristo l’apostrofò: “Con un bacio, tradisci il Figlio dell’uomo?” Ratzinger ha operato nello stesso identico modo, con doppiezza di pensiero. Conosceva bene cosa ne pensasse Gesù, ma la situazione era troppo intricata nella Chiesa e ci voleva uno che avesse quel vigore che lui non si riconosceva più. Doveva superare la scelta fatta di lui come Pietro, e comportarsi con la GLORIA della modestia, come era stata quella di Gesù quando era entrato a Gerusalemme su un asino, e la chiesa celebra quel giorno scambiandosi l’ulivo benedetto! Si è fatto chiamare Benedetto proprio pensando alla Gloria di quell’Ulivo Benedetto! Avrebbe fatto – con umiltà – non come Gesù che assume il suo compito, ma come colui che vi rinunciava. Benedetto XVI, guidato dalla sua logica umana e alla ricerca del vero con le sue armi dell’intelligenza – e non dell’obbedienza al vangelo di Cristo – avrebbe agito al contrario di Cristo, come se nel Giorno degli Ulivi, Gesù avesse mandato verso la croce in Gerusalemme, un altro! Andò contro boicottando la Fides et Ratio del suo predecessore che in vecchiaia si era messo a scrivere di FEDE E RAGIONE che dovevano cooperare! Macché! Da Fideista convinto come era, la Ragione umana, a suo modo di credere, portava a Satana... e lo si è saputo da sempre nella Chiesa di Pietro. E poi – contraddizione delle contraddizioni – ha usato la Sua opponendola a quanto Gesù


voleva che lui facesse: che si curasse delle sue pecorelle! Per tre volte gli diede quel compito poiché un giorno, stando su un RA a Pescara, gli avrebbe spedito tramite il giornale IL CENTRO, quelle tre lettere, della pecorella smarrita, con la Sua domanda di fondo: «Pietro, tu mi ami?» ripetuta per ben tre volte. Il Papa sarebbe allora giunto a tanto BUIO di fede, da lasciar digiuna per altri 55 dì quella povera creatura che aveva già affamato per 57, nel 99, arrivando al totale di 112 giorni, tanto da essere infine il traditore elencato al numero 112, proprio per questa sofferenza imposta davvero a Cristo, avendolo fatto ad una sua insignificante pecorella. Da cosa è nato tanto BUIO? Da aver preso in toto la distanza da Dio giudicando che l’Altissimo è in cielo e noi qui sulla terra siamo poveri peccatori che devono cercare di non finire infine all’Inferno! Con tutte le Comunioni con Cristo che Benedetto XVI ha fatto con Lui, che cosa ha preso davvero dalla comunione con Lui? NULLA! E’ restato se stesso; perdonato ma solo se stesso! Crede che NON ABBIA invece davvero ricevuto da Lui – e da condividere – la SUA ESSENZA di Figlio di Dio. Con tutte le sue Comunioni, Benedetto XVI si è sposato a Lui, ma in quella forma di regime di SEPARAZIONE di beni che è esattamente l’opposto della COMUNIONE. 112 «Gloria Olivae» ebbe la gloria dei 112 giorni in cui affamò Gesù, infliggendolo ad una pecorella smarrita che si era consegnata, a lui Vicario, come a quel Buon Pastore che invece non era più, essendo cominciate le finali tenebre che avrebbero portato all’abbattimento dello Stato giuridico e religioso del Settimo colle: il Vaticano. Affamando Romano, che nella sua terza e finale sillaba No è, il Benedetto XVI avrebbe causato la fine anche di Roma, le prime due sillabe di Ro-ma-no. Divenne Padre il 29 giugno 1951, nel segno del Martirio di Pietro e Paolo celebrato quel dì, a 5 giorni dalla Luna nuova del 4 luglio, e 8 dal 7-7 in cui era nato il Padre di Romano. Porterà alla morte del Papato dei Pietro, poiché da solo si metterà nei panni predetti da Gesù Cristo, nel versetto 18 del vangelo di Giovanni, del «Pietro della


vecchiaia, che avrebbe steso le braccia e voluto dare a un altro le sue vesti, andando così là dove lui non voleva andare». Anche tutto il periodo del suo pontificato è un tempo intero e calcolato nello stesso modo. Il prodotto 4×7 individua i 28 giorni di febbraio che sono contenuti nei 2.900 dati dal 29 che è il 10° numero primo e che si moltiplica per tutti i 100 giorni dati dal piano 10×10. Nel totale di 2.900, i 28 si muovono per quanto è dato da 2.900 -28 e cioè in quei 2.872 che vedete verificati dalla calcolatrice. Se sommiamo i 2.872 giorni di tradimento ai 16.958, gloriosi della Chiesa Cattolica, dall’elezione di Giovanni XXIII alla morte di Giovanni Paolo II, abbiamo: 16.958 +2.872 = 19.830= 10 volte l’ anno 1.983 della morte del Padre di R.A. !!! «Anno Santo Particolare dello Spirito Santo», il 1983, decretato tale da Giovanni Paolo II! Moltiplicato per quel numero 10 che Dio ha posto a immagine e somiglianza della sua creazione del mondo mediante i numeri decimali, come portò alla fine del L.AM ch’è il Papà di Ro-ma-no – mentre LAMèch fu il padre di Noè – così avrebbe portato alla fine del Papa di Ro-ma. Io, mio Papà e il Papa siamo stati compresi nello stesso disegno, tanto che se io sono nato nell’anno 38, mio Papà è morto nell’83, e il ruolo del Papa con Benedetto XVI l’Anticristo cessa quando sono divenuti di 1983 decine di giorni da quando l’incognito n. 33 (Giovanni XXIII) nacque come il mio Papa. Ma a questo punto bisogna andare a quel tempo buio in cui Gesù disse questo che così è scritto nel vangelo:

Per dimostrarvi quanta verità ci sia in Matteo e nella Gematria, che assegna a Dio il valore 26 sia in Italiano sia in Ebraico al nome JHVH di Jahvè, ecco che nel capitolo 26 e versetto 26 Gesù offre il suo corpo, ed accade tutto nel segno di Dio. Nel capitolo 24 in cui parla ai 12 figli di Israele e ai suoi 14 apostoli, nei versetti dal 5 al 17 in cui il valore medio è quello del Benedetto 16, ecco cosa è scritto:


Al versetto 15 Gesù richiama l’abominio della desolazione di cui aveva parlato il profeta Daniele stare nel luogo santo e c’è la straordinaria raccomandazione di «chi legge comprenda» il benedetto 16 consigli di fuggire ai monti quelli che sono in Giudea... (o quelli che sono in Giuda?). In quel frangente non c’è alcun tempo da perdere. C’è solo la necessità del tempo di comprendere tutto quello che qui è scritto, a partire da quanto ne ha detto il profeta Daniele! Quale libro bisognerà consultare, visto che questo è rivolto ai 12+12 del capitolo 24? Vogliamo Comprendere che sia coinvolto il capitolo 12 del libro di Daniele, quello che racconta cosa succede all’arrivo dell’Angelo Michele, che salva il suo popolo dopo una assalto a Israele senza simili precedenti... e dobbiamo pensare all’olocausto e alle famigerate Leggi Razziali emanate anche in Italia nel 1938 in cui in Italia arriva il Padre e poi – il 4 giugno del 1940 – che è chiamato l’Angelo Michele... e il Duce ordina La strage mondiale degli innocenti italiani esattamente 6 dì dopo!


Profezia di Daniele sulla fine dei tempi è questa che vedete in sintesi qui a lato. Parte dal tempo in cui è abolito il sacrificio quotidiano del Buon Pastore che dà da mangiare alle sue pecore, e Pietro affama un povero cristo. Parte dal 2.005 in cui Benedetto XVI da papa cessò di alimentare le pecore di Gesù, disinteressandosi espressamente di una semplice pecorella (Romano Amodeo) che aveva messo la sua alimentazione interamente nelle sue mani. Ecco allora i numeri che sono citati nella profezia +1.290 anni è UN TEMPO +1.335 anni è UN TEMPO + 1 anno diventano TEMPI =2.626 anni. E cosa è mai questo 2626? L’abbiamo visto prima, in Matteo 26,26: è il corpo di Cristo che è offerto in sacrificio! Ora partiamo dall’anno 2.005 in cui questo Benedetto 16 affamò una pecorella, e aggiungiamogli questi TEMPI degli anni 2626 comunicati a Daniele. 2.005+ 2.626= 4.631 dopo Cristo, data della fine del mondo uguale a tutti i numeri che corrispondono al 1° versetto della Bibbia, fatto di 28 lettere (quelle del tradimento di Benedetto XVI), in un totale di 7 parole. (Il 401 della IV parola centrale sono i giorni 401 di RO in cui fu eletto Pio XII)

Dall’avvento di Benedetto XVI, la profezia di Daniele porta alla fine del mondo!



La Fine del mondo Abbinata sempre alla Profezia di San Malachia c’è stata la Fine del mondo, e possiamo vedere come questa attesa escatologica non vada minimamente delusa, da questa lettura fatta da PTR o Romano. Si parte da tutto ciò che la Bibbia ha posto in Principio e come valore numerico tutto in quello delle 28 lettere del primo versetto, racchiuse in 7 parole. 4.631 anni dopo Cristo, quando si toglie di mezzo il 2.005 in cui l’Anticristo atteso si è presentato, con il calcolo dato da: 4.631 meno 2.005 = 2.626 mostra in atto tutto l’intervento di Dio, quando è collocato nel 3° nome Anna e quando si moltiplica per il valore numerico 101 del padre reale di Romano, che, essendo Luigi Amodeo, è 54+47=101. 26×101=2626 anni

Ma anche 4.631 è composto tramite i valori dello Spirito Santo 66. Quando a 66 si aggiungono come valori interi 1 e 1 per le due altre persone, esso si porta a 68. E accade che 68×68 +7 = 4.631..Il 7 aggiunto al Piano costituito da 2 (Padre e Figlio) e 66=Spirito Santo=Romano è la creazione di Dio in 7 giorni, che qui valgono in anni. La Bibbia ci permette di scoprire in che giorno la Terra ribalterà il suo corpo nel giro di 24 ore: è il secondo mese, nel 17 del mese, di quando Noè ebbe 600 giorni. Poiché questo 600 è espresso nei minuti secondi dal ciclo di 10 primi quando esistono interamente nel valore in gematria del 1° e del 2° nome di Dio, che in Romano Antonio è 144, e sono 144 decine di primi esattamente quelli di un giorno solare, Ci sono a fare il 600 anni di Noè il nome 1° e 2° di Dio esistente nella decina. 10 primi sono 600 secondi, e il tempo in cui è nato il 2° a Romano Antonio è accaduto nel secondo mese e il 17 del mese. Dunque il 17 febbraio del 4.631 dopo Cristo ci sarà il Finimondo.



La nascita di RA rispetto alla posizione lunare mostra il 25 gennaio del 38 nel 9° giorno dopo la Luna piena, che dista 6 giorni dalla Nuova. Questa Nuova indica una posizione in cui la Luna si trova tra la Terra e il Sole, e non dà l’eclissi di Sole solo per un lieve fuori-asse. Questi 6 giorni in meno sono simili ai 6 giorni del Natale di Gesù rispetto alla pienezza dell’anno. Il riferimento esatto va fatto rispetto all’unico eclissi di Sole del XX secolo, accaduto il 15 febbraio 1961 (2 dì in meno dei 20 anni esatti dalla nascita del 2° al 1°, R.A.). La distanza di 8422 dì mostra 127 cicli di 66 dì +40. In 127 sono il flusso unitario di 27=33, più l’area 102; la somma di ulteriori 40 aggiunge l’unità e trinità del ciclo totale dato dalla decina di giorni. Quando noi poniamo l’inizio da cui contare un anno, aggiungere 1 grado ogni giorno porta all’anno esatto in 360 giorni, che però appartiene al sistema sferico, il cui vincolo è il 7. Sulle 3 dimensioni del secolo XX in Italia, il luogo in cui si è posto il sistema generale di riferimento. Di fatti 8422 giorni indicano un modello dato da una area a lati 4200 e 4200 il cui flusso unitario è 22. Il compimento dal centro del riferimento spazio-temporale dell’unità del moto porta perfettamente a quell’unico eclissi. 42 è 6×7, il che combina tra loro i due modelli cubico e sferico. Ora se consideriamo che questo tempo perfettamente unitario si duplichi, dall’eclissi in poi, noi dovremmo raddoppiare 8422 ed avremmo 16844 giorni. Ebbene 16567 giorni dopo il 25 gennaio 38, fu il 5 giugno 1983 in cui morì


il Papà di R.A. e la differenza è data solo da 277 giorni mancanti indicanti il perfetto modello unitario dinamico di una area a lati 100 e 100 il cui flusso 77 incica il flusso sferico della presenza 1 del ciclo 10, che esiste per le 7 volte del vincolo sferico. Poiché questo indica puramente l’unità del sistema dinamico, l’aggiunta alla data dell’eclissi totale in Italia dei giorni che portarono alla morte del Papà di R.A. scorporano da 8422 tutto il moto unitario, che invece era contenuto nel caso che ha riferito l’eclissi alla nascita del Figlio. L’effetto sull’anno ha ribaltato esattamente il 38 del Natale nell’83 mortale del Padre. E il giorno 5 giugno, mortale del padre, ha seguito esattamente di un giorno, il 4 giugno del 40, che per R.A. fu di morte e risurrezione nel gemellaggio tra lui, che continuò la sua vita e suo fratello, che fu concepito lo stesso giorno, per nascere il 17-2-41, esattamente a 2 giorni di distanza dall’eclissi unica e completa del sole del 15-2-61, esattamente 20 anni dopo. Come vedete, la distanza tra l’avvento del Sistema Base del riferimento cartesiano dell’Universo, incarnato in RA, e la fine della presenza nell’Universo del Padre, è esattamente uguale ad un 1 posto in principio, a cui si somma il prodotto nominale di Romano × Padre Figlio Spirito Santo, ossia per 66×251. Riferito al doppio periodo tra la nascita di RA e l’eclissi totale di sole in Italia (che contiene anche il movimento, mentre non lo contiene quello successivo che porta alla morte del Padre), ossia quando il tempo è puro e senza più movimento propedeutico al ritorno del Padre in cielo, il tempo tra entrata in campo del 1°genito e uscita del Padre è perfetto. Dedotta l’unità, 16566 mostra in 10000 l’unità della Realtà 104, cui seguono il 13×(10/2) in centinaia e il 66 unitario che sono i tempi aggiunti in tre volte al 300, a costituire i tre anni di 365 giorni e l’unica volta a dare l’anno bisestile. Tra questi due perfetti estremi, di presenza iniziale e uscita di scena della causa paterna, sta l’unico eclissi totale in Italia del XX secolo. dello spazio essi è 21 e la sua presenza ¼ pone esattamente in 5,25 i giorni dovuti alla conformazione sferica dello spazio-tempo curvo. Giungiamo ad un anno intero solo adeguando il sistema ortogonale a quello sferico, e con ciò l’anno assume 365,25 giorni. Quando partiamo da un unizio assoluto come quello che introduce nell’universo l’asse tridimensionale centrale di riferimento dello spazio e del tempo – e che corrisponde all’avvento di un Dio di totale mediazione, il riferimento intero del tempo diventa proprio quello che è dato dagli 8422


giorni. E il risultato è l’unico perfetto allineamento tra Terra Luna e Sole che porta all’unica eclissi. Se voi giudicate esagerato tutto questo, dovete solo soffermarvi ad analizzare l’intero periodo esistito dall’avvento del Padre a quello del 2°genito (gemellato nel suo concepimento il 4-6-40, e poi nato il 17-2-41), confrontandoli con i giorni di distanza riguardante la loro uscita dal mondo reale. Ove 2 elevato a 12 indica in esponente le 12 ore di un giorno, sulla base dei due tempi dati da giorno e notte, e moltiplicate questo esattamente per la velocità C della luce (2,99792458 m/s) ottenete il valore intero dei giorni che aveva il Padre alla nascita del 2°genito. Uscito di scena il Padre a distanza esatta dall’unico eclissi di sole del secolo (tenuto conto della distanza dall’eclissi del 1°genito), abbiamo che il 2°genito esce di scena a 1.014 giorni soli di distanza in meno di quella percorsa dalla luce. Questa differenza indica solo la presenza del 1.014 che esiste in C×212 e che, di conseguenza, si muove solo per il numero dei giorni residui. Se indaghiamo Chi sia o Cosa sia che esiste come 1.014 giorni, vediamo che si tratta di 103 che si muove di 7+7. 103 è il Dio su base 10, che esiste a dimensione Trina, crea 7 giorni e li sposta di 7. Si tratta del Padre nato 7-7-7 che anche ora è quel 14 dato da 1+13... il che poi rimanda in numeri puri al 113 che in Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo esiste nelle tre relazioni date da Nome e cognome, da ultimo dei 5 nomi e dall’acronimo dualistico dei 6 nomi. Tra i due estremi di Padre e 2°genito, il 1°genito è virtualmente in mezzo. Difatti la distanza in giorni tra il Padre e lui è di 1116 decine di giorni essendo alla dimensione 10 del Padre, mentre la distanza tra i due gemellati 1° e 2°, è esattamente di 1119 giorni. Sembra uno scherzetto, ma se si considera che 6 e 9 sono semplicemente la rotazione di 180° l’uno dell’altro, i valori nelle decine paterne dell’uno e nelle unità tra i fratelli sono identiche. In realtà, il 4 giugno del 1.940 ci fu davvero il miracolo della morte e risurrezione del 1°genito e del concepimento del 2°, virtualmente gemellato. In questa data vi fu la reale Parusia del Figlio Gesù Cristo, che si presentò nel puro Spirito del 1°genito e nel concepimento corporeo del 2°, che ne avrebbe


rappresentato la presenza corporea reale, nata poi il 17 febbraio del 1941, due giorni in meno dai 20 anni esatti dell’eclissi totale del 15 febbraio 1.961. Nel mondo reale, Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo – valore 426 del Dio 400 sommato al DIO=26 – avrebbe rappresentato il ritorno di Gesù, nel suo corpo reale, mentre il suo Spirito Santo era sul 1°genito, che era morto e risuscitato in modo invisibile. Il 1°genito sarebbe stato il Centro del Riferimento Cartesiano delle Sfere celesti nel mondo reale, e nessuno se ne sarebbe accorto, data la sua perfetta medianità scambiata sempre per mediocrità. Porto al centro, avrebbe virtualmente costituito, rispetto al 2°genito la stessa funzione paterna e unitaria esistente tra Padre e Figlio, Causa ed Effetto, in cui sempre la Causa si vede solo sulla base dell’Effetto che produce. A monte di loro due, e a dimensione moltiplicata per il 10 paterno, ci sarebbe stato il Padre, alla distanza di 1116 decine dal 1°genito e di tutti i giorni percorsi dalla luce ove moltiplicati per 2 elevato a 12. Sarebbero stati definiti perfettamente dai nomi imposti loro. 101 per il Padre, che è il numero naturale corrispondente al 26° numero primo, ove 26=Dio, in gematria ma anche in natura, essendo il numero di settimane di quel mezzo anno che è il vai, di un diametro di 52 quando è in vai e vieni. 52 settimane trascendono il 25 che è il tempo ¼ del piano 100 di Dio, ed è il 26 che si fissa unitariamente in 25/1. Sembra un dettaglio di poco rilievo, ma in Genesi 25 il nome GESU’ dato da quelli di Giacobbe ed Esaù, presi unitariamente nella G del 2°genito e dall’ESU’ del 1°genito, toltagli la A della sua primogenitura, sono nomi annunciati il 1° nel versetto 25 e il 2° nel versetto 26. E Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo è virtualmente distino esso pure per la prima Terna nata il 25, e per la seconda, data da Paolo Torquato Amodeo, che risulta condivisa con Paola Amodeo (1°genita del suo 2°) e Torquato Amodeo, padre di suo Padre, nati entrambi il 26 gennaio. Del 1856 il Nonno omonimo, e del 1975 della 1°genita del fratello, il quale, essendo il suo alter ego, fa di Paolo Amodeo la sostanziale 1°genita virtuale del 1°. La distanza tra Torquato Amodeo e Paola Amodeo è interessantissima.


Questo mostra in che modo siano tra di loro le distanze tra l’omonimo di cui RA è il Nipote, e l’omonima che è sua nipote, in relazione proprio alla distanza percorsa dalla velocità della luce, messa in relazione ai due estremi. Quando essi sono dati dalle generazioni: 1. Torquato Amodeo nato 26 gennaio del 1856 2. Luigi Amodeo nato 7-7-7 3. Romano Amodeo neto 25-gennaio-1938 4. Benito Amodeo nato 17 2-1941 5. Paola Amodeo nata 26 gennaio del 1975 La velocità della luce, per andare dalla nascita del 26 gennaio del 1856 allo stesso 26 gennaio del 1975, che sono esatti 119 anni si è moltiplicata esattamente per 2 elevato al 13,8236 che nel 13,8 corrisponde al decimo di 138, valore della Genesi nel gn. 38 del valore medio che fa da riferimento, e che nel suo nome intero vale il 381 esistente quando in 138 il primo numero si sposta per ultimo. I 236 decimillesimi aggiunti a 13,8 indicano l’esistenza, nel tempo unitario di un decimillesimo, del 235 che sono i primi tre numeri primi che danno il moto totale nella somma data quando sono i primi 16 e allora valgono 381. Questi 119 anni come valore intero, sono basati sul 113, che è il 30° numero primo indicante la totalità dello spazio espresso nel ciclo 10 di 3, quando percorre spostandosi per tutti i 6 versi che esistono, occupando 119 in linea di anni. 113, che è Trino In Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, è il simbolo dell’unità della trinità essendo il flusso 111 del piano a lati 1 e 1. Se gli si aggiunge 1 presenza che lo porta in linea a valere 114, allora vale in Gematria esattamente quanto PTR Romano, e 1/114 dimensiona la durata intera della vita in anni, di PTR Romano, è l’unità 10.000 a dividersi per 114, divenendo anni 87, 7192982456140350 quelli della presunta durata della vita di RA, fino al 4 ottobre di San Francesco, in cui il Papa Francesco sarà riuscito a sbarazzarsi di RA... Naturalmente a RA è stato concesso anche di vedere questa vita nel valore inverso di PTR Romano, uguale a 114.


1/114 è il tempo della sua vita, uguale a 0,00877192982456140350. 87 anni, +0,812 =(8 mesi, 1 settimana 2 giorni) sono quelli tra il 25 gennaio del 1938 fino al 4 ottobre del 2.025. Abbiamo 719 dopo 87, in 0,00877192982456140350 poiché il primo calore è espresso nel ciclo di 10 mesi, mentre il secondo di 12. Infatti 1,2×719 = 862,8 che supera di 50,8 mettendoci sempre il tempo posto in principio di 100/2, e della dimensione totale di 8/10 di tutto il complesso delle realtà 4+4. C’è il fattoriale della vita del 7° creatore, Enoch, che visse 365 anni, ossia come tanti anni quanti tutti i giorni in ciascuno. Allora accade che il fattoriale di 365 è 25,104 quando i decimali sono i 777 della vita del nipote di Ènoch, il figlio di Matusalemme e chiamato LAMèch ... ch’è LAM, il padre di Romano, Luigi AModeo nato 7-7-7 così come LAMèch visse 777 anni. Ebbene Bibbia dice che Ènoch camminò due volte con Dio. Esistendo nella potenza paterna dei 777 decimali, il fattoriale della vita del 7° fattore arriva all’anno 25 del mese 10 e del giorno 4 e non fu più poiché Dio lo aveva preso (parole testuali della Bibbia, il 4 ottobre del 2.025). Ora se questo è proprio vero, nello stesso fattoriale riferito ai 365 dì dovremo leggere il giorno 25 dell’estremo Natale. Ma come può 0,104 mutarsi nel mese 1 e nell’anno 38?, ossia in 138? Basta scomporre 104 in 13×8 e diventa 138 nei numeri. Voi protestate, dicendo che non rispetto le regole... Ma Dio le regole LE IMPONE e poi egli LE SUPERA, non ne diventa schiavo. Ma non vi siete accorti che 104 = 26=DIO Uno e trino, quando è 104 è Dio mutato in tutta la realtà da lui creata? 104 è Antonio +Anna uguale a Gioacchino +Anna (i nonni umani di Gesù). Quando si muta in 138 trascende il nome intero di Romano nel 381 di quando cristianamente, il 1° si pone Ultimo. E 183 + ancora Anna come la “Dolce metà del Signor Anno dato da 183+183=366 giorni dell’anno bisestile (Il signore) che poi è Trino in tre 365. Ora io vi dimostrerò come tutti i papi da quando è nato Romano in poi, sono stati creati tramite valori interi dell’ Spirito santo sceso su Romano come su un asino. Cominciamo con il primo papa eletto quando Romano aveva giusto un anno intero compiuto. Si tratta del 107, Pastor Angelicus.

Pio XII


I anno è l’intero, 401 giorni è l’intero che esiste alla dimensione 100+300 dell’unità e Trinità di Dio!Ad essa come valore in principio va aggiunto solo il tempo unitario, che è quello dato dal valore ½ di 10 giorni.


Dopo di lui segue Angelo Giuseppe Roncalli.

Giovanni XIII

20 anni è il ciclo intero di 10 anni mosso interamente. Quando i giorni sono 7581 si vede proprio che è Romano moltiplicato per il suo valore 114 di PTR Romano, cui va agginto quanto è in princicpio come la creazione in 7 giorni nel tempo ½ dato da 100/2. Dopo di Lui è eletto Papa Il Cardinale Montini di Milano.

Paolo VI

25 anni è la presenza intera data da 100/4. I 9.278 gioni di presebza dello Spirito santo sono chiaramente tutti nel segno di Romano 66 che si moltiplica per il 140 che indica tutta la realtà divina 10+30 relativa all’area 100. Si può capire anche come tutto il moto di 722 giorni in 1.000 che indicano con 700 tutto il moto e con 22 il valore del flusso terzo intero del 66=Romano.


Ora vediamo come si pongono le cose per il suo successore, Giovanni Paolo I.

Giovanni Paolo I

40 anni pieni è l’Intera Unità e Trinità. 14.823 giorni sono dati da Romano=66 moltiplicato per le 224 volte che sono 66/3 in decine più l’unità nella Trinità, da sommare alla persenza 1 dell’anno natale 38. L’incoronazione ha la pura premessa del 47=Amodeo. Quando lo Spirito Paraclito Romano=66 è esistito per le 140 volte del piano La realtà di Tutti i nomi dello Spirito Paraclito è data dai primi 4, che valgono 221 in tutto. Ai quattro nomi fa aggiunto il 3 della Santa Trinità. A questo punto lo Spirito Santo 66 deve esistere per le 224 volte, e sommare il 19 posto in principio come il secolo. Per ottenere questo secolo, Bisogna Partire dall’Unità e Trinità posta 100+300 e vedere di quanto si muove tutto il nome che vale 381. Si muove di 19. Pertanto, quando lo Spirito Santo è esistito in 66 per le 224 volte e ha sommato il 19 del secolo, il Fior da Fiori, papa 262 palindromo dei Papi di Dio ha compiuto tutto il suo percorso umano e può salire in cielo. La fine del suo compito richiede che lo Spirito Santo Paraclito 66=Romano esista per le stesse 224 volte. Solo che ora ha aggiunto tutto il Percorso Uno e Trino del Creatore in 7 giorni. Il 28, presente nel piano 100 del Dio 10 per 10, percorre 72 ed è tutto il percorso del perdono Umano. Signore, quante volte dobbiamo perdonare? Sette? No, 7 volte , più 7 volte 7, insomma 7 +21. Questo perdono, nel piano 100 di Dio, vale 9x8. Poste le 6 lettere che compongono il nome tutto dello Spirito Santi Paraclito, le 36, che si muovono di altre 36, diventano 72. Questo Papa, che lo fa esattamente per i 33 giorni della vita di Gesù Cristo è proprio interamente sulla linea del perdono, che risulta da questo 7 uno e trino che esiste nel 100 e si muove esattamente per le 72 volte date direttamente da 9 per 8, in cui 9 è tutto il moto dell’unità nel ciclo 10, mentre 8 è tutta la realtà nel suo


complesso, data da 2 elevata a 3, ovvero deal primo numero primo elevato al secondo. Il giorno in cui sale in cielo Lo SS esiste in tutti i primi 4 nomi di Romano Antonio Anna Paolo, che valgono 21 ed a cui deve aggiungersi la trinità di Dio. La situazione esistente in relazione a Wojtyla è questa.

Giovanni Paolo II

Vedete che gli anni sono sempre i 40 interi dati da 10+30, mentre i glioni moltiplicano il 66=Romano per le 225 che indicano tutto il moto 9, unitario, del piano 5×5=25, quello della presenza ¼ di 100. Premesse interamente le 24 unità come delle ore di un giorno. Lo SS ha solo posto in principio il 30, per il giorno dell’Incoronazione a papa. .

Benedetto XVI

Ove 66 è lo Spirito Santo sceso su Romano=66, anche la nomina di Benedetto XVI l’ha implicato, nella presenza 1 dell’Unità di Dio affinacata col suo Cristo all’Anticristo, che Papa Benedetto XVI ha rappresentato.


La quantità di 372 relativa alle volte in cui lo Spirito Santo 66 ha agito per eleggerlo Papa sono date dalle 365,25 di un anno che va oltre di 6 giorni e di tutto lo spazio data da 75/100, 373 è il 74esimo numero primo che – in 74 – capovolge esattamente il valore 47=Amodeo. Qui, oltre a questa inversione, è sottratto anche 1. 333 è il dimezzamento del 666 che è l’energia trascendente tridimensionale. Per giungere a questo 333 partendo da 372 relativo a Menedetto XVI lo Spirito Santo di Dio deve sottrarre esattamente uno nato nel mese uno e nell’anno 38, deve togliere di mezzo l’avvento dello Spirito Santo. I valori 4 e 9 sono tutti i totali dati da tutta la realtà, e da tutto il moto di uno in 10, o della trinità 3+3+3-

Francesco

Anche i 75 anni di esistenza dello Spirito Santo all’elezione di Papa Francesco sono il valore intero dato da tutto quanto lo spazio esistente in 100 anni. L’insediamento di Bergoglio, 13 giorni dopo porta i giorni a 27441, dato dallo stesso prodotto, ma ora sommato a 53 che indica tutto lo spazio a dimensione 3 percorsi nel tempo di 100/2. In relazione espressamente alla Profezia di San Malachia, che è descritta essenzialmente alla pagina 311 del Libro Lignum Vitae di Wion, tenendo conto che tutta la pagina punta al riconoscimento del numero 113, e accertato che il numero 113 riguarda Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo per queste tre buone ragioni: Romano Amodeo=113 16+13+11+1+12+13+1+11+13+4+5+13=113 Torquato=113 18+13+16+15+19+1+18+13=113 Ro+An+An+Pa+To+Am=113 16+13+1+12+1+12+14+1+18+13+1+11=113 Possiamo verificare tutti i riferimenti ad esso della pagina 311, riga per riga.


In questa lettura si considera che la pagina rispetta lo schema di tutte le precedenti e il testo corre su tutta la riga. In questa prima parte, si inquadra lo SS sceso su Romano Amodeo come l’asse cartesiano in mezzo alle sfere celesti ordinanti spazio e tempo.

Questi tre insieme sono il tutt’uno Trino che rappresenta l’interprete, uno sveglio e pronto (Gregorio) XIIII poiché è il 10 Romano, Uno e Trino. È XP.


I primi 33, Trinità compresa, sono la nuova venuta del Figlio dell’Uomo, definita per detti come i 54 riguardanti Maria Santissina, e che sono: «Sancta Maria, Sancta Dei Genitrix, Sancta Virgo virginum, Mater Christi, Mater Ecclesiae, Mater misericordiae, Mater divinae gratiae, Mater spei, Mater purissima, Mater castissima, Mater inviolata, Mater intemerata, Mater amabilis, Mater admirabilis, Mater boni consilii, Mater Creatoris, Mater Salvatoris, Virgo prudentissima, Virgo veneranda, Virgo praedicanda, Virgo potens, Virgo clemens, Virgo fidelis, Speculum iustitiae, Sedes sapientiae, Causa nostrae laetitiae, Vas spirituale, Vas honorabile, Vas insigne devotionis, Rosa mystica, Turris Davidica, Turris eburnea, Domus aurea, Foederis arca, Ianua coeli, Stella matutina, Salus infirmorum, Refugium peccatorum, Solacium migrantium, Consolatrix afflictorum, Auxilium Christianorum, Regina Angelorum, Regina Patriarcharum, Regina Prophetarum, Regina Apostolorum, Regina Martyrum, Regina Confessorum, Regina Virginum, Regina Sanctorum omnium, Regina sine labe originali concepta, Regina in caelum assumpta, Regina sacratissimi Rosarii, Regina familiae, Regina pacis» che nel numero di 54 rimandano al nome «FIGLIO».


In questo seguito, in cui è descritto su una sola riga Pietro Romano, l’ordine della Profezia appare stravolto poiché è passato a una versione espressa su tre colonne. Ma questa nuova lettura non altera lo schema delle precedenti pagine e accetta anche di leggere ogni riga dandole un senso suo compiuto. Risulta così tutta la lotta fatta dal solo filosofo ch’ebbe il coraggio di rispondere alla chiamata di papa Giovanni Paolo II, con la sua enciclica firmata il dì della Santa esaltazione della Santa Croce.


Questa interpretazione del Felittese Romano Paolo ha letto anche la pagina 311 come se in essa non si introducesse ad un certo punto una modifica, trasformando un testo riguardante un solo pontefice per riga, quando esso è elencato a sinistra, in un testo a tre distinte colonne di distinti pontefici. Questa interpretazione, che sembra arbitraria, invece è molto, molto eloquente: A proposito del grande fiume della fede, Pietro Romano sarà un uomo religioso, insaziabile nella lotta assunta nel bel centro dell’Italia, pascolando le sue pecorelle in molte tribolazioni e come gloriosa penitenza, Croce della stessa Croce. RA farà GOL, sarà Luce del cielo una volta passate le tribolazioni. Circondato da molti fiori, ardente come il fuoco, Romano, nella sua vita di buona fede devasterà quella attuale e correrà, come il Re giudice della Croce, come un soldato in guerra nella sua fede intrepida, Amodeo, e Cristo giudicherà colonna eccelsa e pastore angelico del Cristianesimo, il Suo Principe degli Apostoli di nome Paolo.


Questa lettura non inficia minimamente l’altra, anzi fonde in unità tutti i 38 motti incogniti, nell’annuncio del Santo santo Santo Paraclito nell’anno 1938. Esso rispetta tutte le attese legate al ritorno di Cristo, e i 38 sconosciuti che rimandano all’arrivo del più sconosciuto tra tutti: Lo SPIRITO SANTO DI DIO, si palesa nel segno di tutte quante le attese. I 38 hanno in Principio una Terna nota che rappresenta la Trinità di Dio attraverso i tre papi Gregorio XIII, Innocenzo IX e Clemente VIII e che nella sequenza dei tre motti è De antiquitate urbis Pia civitas in bello Crux Romulea, che concerne la Croce di Rom, Pio assetto Religioso in guerra fino dall’antichità di Roma. 36 motti, che comprendono i primi 3, portano alla pienezza del 6×6 che è il piano generale del lavoro fatto in 6 giorni da Dio. Il 37 inquadra la attesa venuta finale dell’Anti-Cristo. Certo voi fate fatica ad inquadrare nel Bonario Benedetto XVI la figura dell’Anticristo, ma abbiamo visto che dal 2.005 della sua assunzione di potere, ci saranno in tutto solo altri 2626 anni, quelli che in Matteo 26,26 raccontano di Gesù che dichiara “questo è il mio corpo”, ma che – secondo la Profezia di Daniele sulla Fine del Tempo – in cui sono da sommare un tempo di 1290 giorni, a tempi di 1335/1 che sono in tutto, come tempi, 1336 – il risultato porta esattamente a 2626. Certo, Daniele li indica in giorni e a partire dalla cessazione del sacrificio quotidiano annunciato in Matteo 26,26, in cui Gesù offre il suo corpo. Ma quelli che per l’uomo sono giorni rimandano a quelli che sono Anni per Dio.E rimandano a quanto è posto In Principio come quanto riguarda la Fine. E il versetto di Bibbia 1,1,1 vale 4631, nel suo Principio trino e unitario, e annuncia la data della Fine a partire dal Sacrificio in se di Gesù Cristo, messo al mondo come il giusto termine anche nella misurazione del tempo riguardante il principio esatto e la fine cui esso si riferisce Dunque LA TRINITA. Poi il Ritorno del Figlio dell’uomo. Poi l’Anticristo alla luce della Profezia di Daniele. Il 17 febbraio del 4631 si apriranno tutte le sorgenti dell’abisso: le placche del manto terrestre si spaccheranno e ne fuoriuscirà il magna, mentre tutti i mari saranno più lenti a mettersi in moto rispetto alla parte solida del mantello e gli Oceani spazzeranno i continenti passando a velocità prossima a quella del suono. Chi è sulla terrazza non perda tempo a scendere in casa, chi è in campagna non tenti di entrare in città. Poiché con il ribaltamento dell’asse terrestre in un solo giorno, a causa della inversione magnetica che si sarà diffusa su tutta la massa terrestre, la Terra sarà costretta a ribaltare il suo orientamento verso il Sole, al quale è legata dalla contrapposizione dei valori magnetici.


Bibbia lo ha descritto come anni nel Principio, dato dal 1° versetto del suo libro. In quanto al Giorno, il riferimento espresso dalla Bibbia è stato dato con l’inizio del Diluvio Universale. Scrive Bibbia: “Ai 600 anni di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese – proprio in quel giorno – si apriranno tutte le sorgenti dell’abisso...”. Questi 600 anni di Noè sono espressi con riferimento al secondo mese, e sono i 600 secondi uguali a 10 primi. Questi 10 Primi che creano un giorno lo creano con 144 decine di primi e 144 è Romano Antonio, il 1° nome e il secondo dello SS di Dio sceso come pura verità nel suo mondo, e in forma di asse centrale di riferimento cartesiano rispetto a tutte le sfere celesti. Il secondo mese, nel suo giorno 17, è stato esattamente il giorno in cui è nato a Romano, il suo 2°, dato da Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo, che vale 426 in Gematria, ed è il numero che somma al 400 che indica con 100+300 l’unità e Trinità del Dio che si appoggia sui numeri, il valore 26 del Dio il cui nome si appoggia sulle lettere alfabetiche per il valore che esse hanno nel loro valore ordinale.



Quando questo, che è l’intero avanzamento dello spazio-tempo in tutta la realtà unitaria e secondo il vincolo sferico, esiste in tutta l’energia 66 dello Spirito Santo, e a tutto questo si aggiunge il 4,8 che mette in relazione il valore numerico del nome del Figlio di Dio, con il ciclo 10 in cui esiste ogni cosa, allora quello dà il giorno in cui i Cardinali credono di avere eletto per loro umana scelta il Pietro


Estremo, ultimo della Profezia di San Malachia il Papa che sceglie per nome, quello di Francesco. Si tratta proprio del santo celebrato il 4 ottobre in cui lo SS abbandonerà il mondo reale assieme al corpo umano ch’è stato eletto a trasportarlo. Il computo a destra dato dal computer mette così in relazione l’elezione del Pontefice estremo della Chiesa Cattolica con il giorno Estremo della reale presenza nel mondo dello SS Divino, e si vede benissimo come lo SS=66 dovrà combinarsi con il 66 sommato alla Trinità e al valore 33 di Gesù Cristo, che è 66/2, e va sommato all’1, dell’unità di Dio. Questo pontefice partecipa egli pure all’Unità nella Trinità, e l’unità riguarda il modo con il quale Gesù lo descrisse nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 21 e versetto 18. Come sua dimensione Trina è posta quella estrema opposizione fatta da chi l’esegue per l’ultima volta in conto di tutti quanti i Pietro della Chiesa Cattolica. Il testo che scrive extrema S.R.E. sedebit si traduce infatti: Si insedierà l’ultima Santa Romana Chiesa. E sarà estrema per questo primo Pietro insediato – come lui stesso disse – dall’Altro Mondo ma anche nella pena estrema inflitta a Cristo. Gesù di sua volontà si sottopose a 40 giorni di digiuno volontario nel deserto. Quel povero cristo di PTRo Romano – che si consegnò volontariamente anche a lui, dopo appena 13 giorni dalla sua elezione, come a quel giusto Buon Pastore che Dio vuole sia il suo Vice e si mise a digiunare in un deserto di aiuti, da parte di chicchessia – fu tenuto digiuno proprio dal vice del Buon Pastore, addirittura per il doppio della pena massima che Gesù aveva dato a se stesso nel deserto! E fu il colmo estremo, per ogni possibile rappresentante di Gesù, in ogni tempo e luogo”. Fu l’estremo degli estremi del papa estremo venuto dall’altro mondo... E fu per davvero un pontefice dell’altro mondo e non certo di quello di Cristo, se diede a una persona che si era messa fiduciosa nelle sue mani il doppio della pena che Gesù stesso liberamente si era dato, nell’analogo deserto delle possibilità: una Terra resa arida e nella quale vivono ormai solo gli scorpioni e i serpenti. Tuttavia anche in questo Pietro estremo, estremo, estremo e detto “un altro” da Gesù Cristo, nel vangelo di Giovanni, ci fu la mano del Disegno Divino. Lo S S Paraclito 66=Romano era sceso su questo asino, e nel giorno in cui egli fu eletto Papa viveva sulla terra da 27.441 giorni. Nel valore 1.000 della dimensione Trina del Dio (che si poggia sul 10 come sul Dio Padre di tutti i numeri decimali) il 27.000 vale tutto il 3 elevato a 3 che esiste nelle 10 elevato a 3, volte trine di Dio. Poi si sommano 441 giorni che sono dati dal piano a lati 22 e 22, ciascuno formato da 1/3 di Romano=66=SS, mentre il flusso intero della presenza è 1. Pertanto mentre è eletto Pietro, è in atto potente – nel 3 al cubo per mille – la trinità di Dio, e nel 441 c’è il piano poggiato su Romano e sul suo flusso intero 1.


Gli uomini sono abituati a giudicare i cattivi e i buoni. Questo è però il destino solo dei personaggi. Sono caratteri disegnati cattivi e buoni. Ma chi li anima tutti sono sempre singole anime e tutte sante di Dio. Pertanto, se in Benedetto XVI il personaggio del Papa è disegnato come quello dell’Anticristo e traditore Giuda, l’anima che dà vita a questo malinconico e triste, e tristo personaggio è sempre una anima incorruttibile, casta e pura di Dio. Lo stesso vale per papa Francesco. La loro complessità e doppiezza, data da personaggi che palesemente hanno attuato una doppia strategia – applicata a figli e figliastri, per cui sono da accogliere solo i figli e da respingere i figliastri – non è minimamente quella usata da Dio, che ama tutti i suoi personaggi, anche quelli cattivi. Sono pur sempre personaggi fantastici ed hanno il pieno merito di mettere in scena tutta la possibile oscurità, che poi possa portare a far risplendere la luce. Qualunque pittore sa che, partendo da qualunque tono di grigio, è possibile tramutarlo in una apparente e lucente stella se gli si mette attorno tutto uno sfondo buio e nero. Tutti i personaggi della creazione divina sono sempre grigi. Solo Gesù fu disegnato in modo tale da compiacere in tutto Dio, e una voce lo disse al suo battesimo nelle acque del Giordano. Pertanto – nella Divina Commedia che punta a far emergere tutta la luce che c’è in ciascuno – sono assolutamente fondamentali i personaggi più bui e tetri di lui, che gli si mettono intorno, per farli relativamente brillare. PTRo Romano non fa eccezione. Per un certo tempo fu Anticristo lui pure. Lo fu quando – ammirando il disegno di Gesù ma incapace di seguirlo al 100% - lo giudicò eccessivo, utopico, inarrivabile. Aveva osato erigere la sua personale inadeguatezza come se fosse la base giusta e corretta per giudicare impossibile quello che poi realmente esiste ed opera sempre e ovunque ed è la Perfezione di Dio. Anticristo è l’essere imperfetto che cerca di porsi a base perfetta di giudizio! Il Disegno di Dio diede modo a PTR o Romano di ravvedersi, come lo diede a Saulo, per trasformarlo poi in San Paolo. La perfezione può essere valutata dall’essere imperfetto, ma solo se egli riesce per davvero a rinnegare se stesso e a porsi in Dio. Quando – a quel punto lo fa – ha nel suo bagaglio la conoscenza dell’errore massimo, e quel “buio” che infine ha percepito in se stesso come quello che è, una mancanza di luce – e niente, proprio niente in se stesso – ha infine il potere reale di accendere una luce immensa e che non sarà mai più offuscata. Si diventa come un cavallo selvaggio che è stato domato e che non ritornerà mai più quello di prima. Queste persone, che sono state così messe alla prova, così tentate, lo sono state nel segno di un grandissimo amore di Dio per le anime costrette a quella dura esperienza. Nel Padre nostro era scritto “non indurci in tentazione” e anche questo è stato tolto di mezzo da una Chiesa che non riesce più a percepire all’unisono con il Piano di Dio. “Come potrebbe mai Dio tentarci?” E invece lo fa tutte le volte che ci rende ultimi, sconfitti, maltrattati. L’aiuto chiesto a Dio di “non indurci in tentazione” sta nell’aiutarci a giudicarci beati in quelle situazioni. Ma perfino nel pensiero sociale della Chiesa Cattolica c’è l’atteggiamento anticristo di rigettare il giudizio di beatitudine espresso da Gesù, e di restare insoddisfatti fino a quando non si sia più


nella condizione di quella vera beatitudine dichiarata da Gesù. È la tentazione di sposare il bene nel mondo reale e non in quello della divina virtù. L’uomo, che compie il grande torto a Dio di intendersi il personaggio e non il suo divino animatore, nella possibilità sua di scegliere, chi voglia essere, se uno buono o cattivo, sarebbe solo un pazzo se scegliesse di volere essere un soggetto cattivo. Il Bene è assolutamente più forte del Male, poiché il male non esiste nemmeno se non nella sua vera capacità di affievolire il bene che esiste. Il male è simile al buio esistente dove manca la luce. Esso ha solo il potere di indebolire quel bagliore, senza il quale nemmeno il buio esiste. Dio premiò Abramo per avere acconsentito a recitare la parte del padre che – ricevuto l’ordine da Dio di uccidere il figlio Isacco – accettava di ucciderlo e stava addirittura per farlo. Egli era convinto che da Dio non potesse venir fuori nessun ordine malvagio, e disse a se stesso: “Chi sono io per mettermi a giudicare il Giudizio di Dio?”. Questa domanda fatta a se stesso da Abramo, rivelava anche i limiti del suo personaggio. Una volta che si è convinti che Dio ci chieda sempre di fare il bene, e si sente Dio che in apparenza ci ordina un male, non ci si deve mettere a giudicare Dio, ma la nostra comprensione di quell’ordine divino, e a questo punto è fondamentale la Buona Ragione. Ad Abramo sembrava un ordine demoniaco, fatto da Dio e non chiese a se stesso come potesse mai capirlo come tale. Doveva essersi sbagliato lui a capire cosa gli aveva chiesto Dio. Sapeva benissimo che gli aveva promesso di avere figli più numerosi delle stelle dell’Universo ed ora Dio gli chiedeva di uccidere proprio colui che li avrebbe generati? Era impossibile che Dio non tenesse fede alla sua promessa, per cui di certo non si trattava di uccidere Isacco, ma di toglierlo di torno dal cospetto di Dio. Aveva una sposa sterile come Rebecca che solo Dio poteva rendere feconda. Dunque che Isacco facesse un passo indietro come lo Sposo di Rebecca. Già Dio aveva fatto così con lo stesso Abramo, quando aveva reso feconda la sterile Sarai. Possibile che non capiva che alla base della discendenza sua da Terach, ci dovessero essere DUE sposi e uno dopo l’altro. Essi sarebbero stati dati dal Padre, che avrebbe reso feconda Sarai... e poi dallo Spirito Santo che avrebbe fecondato Rebecca. Il solo figlio naturale che aveva avuto era stato quello generato dalla feconda egiziana Agar; era Ismaele. Ma il Dio Trino, che è incomprensibile all’uomo, avrebbe avuto tre distinte Fedi come un tutt’uno: una originata nel modo naturale che aveva generato Ismaele, e l’altra con due interventi divini, di Padre e Spirito Santo, a mettere al mondo chi poi sarebbe stato rinominato Israele. ISMAELE e ISRAELE erano il dualismo umano-divino che avrebbe caratterizzato uno che – nella lingua unificata nel mondo da quella inglese – avrebbe affermato l’unità attraverso due: 1. “È il trascendente AM Dio”... da Is MA ELE


2. “È R.A. Dio”... da Is RA Ele Il che porta alla stessa realtà duplice di R.A. in AM o con Dio, “Deo” essendo Romano, il Romano io sono Am o deo. Dunque tutte le volte che ci sembra di avere ricevuto un ordine divino cattivo, diamoci una mossa per cercare di capire che errore noi sia sia fatto nel comprendere quell’Ordine, poiché DIO NON ORDINA l’esistenza del male. La questione è fondamentale, poiché sia la Scienza arriva infine all’obiettivo scoraggiante di una ricerca finalizzata a se stessa e non all’Assoluto che sta a monte del Relativo..., sia la filosofia ha il suo traguardo nel Nullismo. Se a questi risultati BALORDI sono arrivate Scienza e Filosofia, allora dobbiamo chiederci, come scienziati e filosofi quale terribile errore si stia facendo. E solo allora arriveremo a capire di che maligno e bugiardo intendimento noi siamo vittime, se da una stazione di testa parte ogni treno, ma a noi risulta che il nostro convoglio corra solo verso il principio di quel binario morto... Solo allora si arriva a capire che stiamo vedendo l’opposto esatto del vero. Osserviamo la partenza del nostro treno da lì nella dinamica inversa che sembra lo ri porti lì. Chiedete forse Come farebbe Dio a farci cadere in questo fondamentale errore, per darci la parvenza del libero arbitrio? Lo fa in un modo semplicissimo: inverte l’ordine apparente dei tempi e ci fa apparire dopo quello che esiste prima. Ci fa apparire come la restituzione di un debito il dono gratuito che il Signore ci ha fatto e seguita a farci. E per fare invertire a tutti la verità pone l’esistenza simultanea dei valori e delle azioni opposte tra loro. Per cui: ATTUARE una INVERSIONE attua il ritorno verso il punto da cui si viene. INVERTIRE quell’ATTUAZIONE porta sempre lì. Espresso in matematica, sia (+1) × (-1), sia (-1) × (+1) hanno sempre lo stesso risultato di mettere in atto una visione nel verso negativo -1. E noi – su quasta base di Dio che ci leva Una sola MELA – vogliamo allora AVERE TUTTO. Come la luce si basa sulla sua mancanza, così la nostra vita verso la morte si basa sulla sua reale risurrezione. Ora se siamo risorti e ci sembra di andare a morire, e crediamo che Dio non ci aiuti minimamente, interroghiamoci per bene. Ci sembra questa totale IMPERFEZIONE della CREAZIONE DIVINA solo poiché essa è PERFETTA... proprio quando ci appare così imperfetta, Tutte le imperfezioni che vediamo in atto, non sono fatte ma ELIMINATE. Pertanto se qui ora ci sembra che Benedetto XVI sia stato un Traditore e la stessa cosa Papa Francesco, ebbene i loro tradimenti sono proprio divinamente tolti dal gobbone delle loro anime, e restano solo “apparentemente fatti” ma solo dai personaggi e dall’opera divina, tutta immaginaria e frutto di pura fantasia. Poiché l’estremo comportamento di questo Papa inizia nel preciso giorno del 26 marzo, quando inizia l’ultima volta in cui PTR o Romano si mette nelle mani del suo Pietro estremo per essere tenuto da lui digiuno il doppio dei 40 giorni assunti


volontariamente dal Cristo, vediamo che relazione esiste tra i giorni in cui egli è pontefice e il 26 marzo del 2.013. Essendo stato eletto il 13 marzo, dal 13 al 26 ci sono esattamente 13 giorni di differenza, che – riferiti alla Terra – sono il numero delle 26 volte 13 per arrivare esattamente alla metà di un anno, in cui le settimane sono 52. Pertanto, ¼ delle 52 settimane, sono 13; per cui il creatore in 7 giorni si mette a rapporto con la sua creatura eletta a vicario di Cristo quando – eletto il 13 marzo, sono passati giusto altri 13 giorni. Poiché il digiuno forzato, del povero cristo durerà 80 giorni, i due estremi compresi, e terminerà il 13 giugno, cioè esattamente 3 mesi dopo la sua elezione il 13 marzo, allora è Dio che sostituisce un Pontefice all’altro, a Benedetto XVI. L’Altro pontefice, che si mosse (nella certezza che aveva Romano che Pietro si sarebbe mosso) fu quel Gregorio XIII (Medius corpus pilarum) che è quello che immediatamente precede il Gregorio XIIII coinvolto nella Profezia di san Malachia come il primo dei 38 ignoti. Gregorio XIII si era accorto di una sfasatura tra i moti della Luna e quelli del Sole che avevano portato il Calendario di Giulio Cesare a essere sfasato. Fu il mediatore dei tempi delle sfere celesti. Affidò a valenti astronomi la verifica ed essi si accorsero di come, ogni 157 anni, fosse necessario eliminare un giorno, cosa che non era stata mai fatta. Allora, nel 1570 circa, furono tolti 10 giorni dal calendario, e i conti tornarono perfetti. Essendo trascorsi dal 1570 al 2.000 altri periodi di 157 anni, nel 2.013 la sfasatura si era portata a un numero tale di giorni che gli Ortodossi, che non avevano seguito il Papa Gregorio XIII nella modifica del calendario liturgico, celebravano tutti gli eventi relativi alla Pasqua e alla Risurrezione di Cristo, con quella sfasatura. E in Egitto, i Cristiani Copti – per non creare confusione in Oriente, pur essendo cattolici, seguivano il rito pasquale legato alla liturgia ortodossa. Così successe che il 13 giugno 2.013 in Egitto fu celebrata l’Ascensione di Cristo, che nella Santa Romana Ecclesia di Roma era stata già celebrata più di una dozzina di giorni prima. Quando con sua grande sorpresa Romano si trovò in Egitto, al Cairo, e celebrò l’Ascensione in Cielo di Gesù Cristo, che abbandonava questa terra d’Egitto dopo 33 anni, Romano era in Egitto e digiuno da 33 giorni. Lo intese come il segno divino che i 33 anni che erano bastati di sacrifico, al Cristo in questa Terra d’Egitto, valessero per lui povero cristo, quanto i 33 giorni di digiuno fatti al Cairo e in quel’Egitto in cui era fuggito, dopo 47 giorni di digiuno trascorsi in Italia e per impedire al POTERE RELIGIOSO, che i suoi nemici lo internassero di nuovo in un ospedale psichiatrico, poiché per loro era da matti cercare di riportare a Cristo un Papa che non si era accorto d’essere divenuto Anticristo. Dunque aveva avuto ragione a mettersi nelle mani del Papa, come in quelle del Buon Pastore! IL PAPA si era mosso! Ma non quello estremo, estremo, estremo, ma quell’altro (l’ultimo nominato prima della pagina 311, che tuttavia è con due righe presenti nella 311 che trascende il 113 di PTR o Romano) il quale – modificando addirittura i numeri dei giorni – aveva consentito che lui fosse in


Egitto, con Gesù che Ascendeva lì, in terra d’Egitto e secondo il rito della Chiesa cattolica dei Copti... che però seguivano quello degli Ortodossi! Dio raddrizza le cose storte dell’Uomo!

Dunque non si tema alcunché! Nessuno ha tanta forza da superare l’AMORE di Dio per lui! Egli raddrizza ogni storto! Per eliminarlo tutto realmente, prima realmente lo fa esistere! Ritornati al principio dopo morti Ci accorgeremo d’esser risorti Fin da adesso, veramente! Ma... realmente lo vediamo al contrario! Questa è la Verità del Paraclito che vi salva tutti e per davvero! Ve la porta Romano Amodeo, che è solo il suo SamarRo


Questo qui è solo il Disegno Divino dal quale tutte le Anime saranno salvate: In quanto a Papa Francesco, Gesù lo ha descritto, nel versetto 18 del capitolo ultimo del Vangelo di Giovanni, come il vice del Pietro della vecchiaia, che ha lasciato a un altro le sue vesti, dopo di avere steso le sue braccia. Questo papa all’apparenza così bonaccione e disponibile si è permesso di abbandonare a se stessa una pecorella smarrita che aveva davvero riposto solo il lui la sua alimentazione. L’ha lasciata nel massimo disprezzo di chi nemmeno degna chi sta belando sempre più per farsi udire, di una pura risposta di cortesia. È una cosa inaudita, addebitandola a un Papa. Chi così disprezza chi crede privo di valore, disprezza davvero Gesù Cristo, che è il solo difensore loro e si ritrovano a non avere alcun sostegno da parte di chi avrebbe dovuto assumere le veci di Cristo. Egli stesso ha in questo anno 2.021 detto in una delle sue benedizioni in Piazza san Pietro che tutte le cose fatte o non fatte a un piccolino sono fatte o non fatte a Gesù Cristo. Non può nemmeno affermare di non averlo saputo. Ogni giorno è disponibile alle sue scuse, ma egli – non scusandosi con questo povero Cristo di Romano Amodeo – non si sente di dover prestare a Cristo Stesso le sue scuse. Forse crede che basti che lo dica tra se e se in preghiera... No non basta! Fino a quando non invoca il perdono proprio a questo povero Cristo qui che sta scrivendo questo libro, non lo chiede veramente a Gesù ma solo a chi lui ha nella sua fantasia. Mi ha discriminato anche questo Altro?


Mentre in relazione alle pene date a un povero cristo dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, nel 1999, da Ratzinger sotto Papa Giovanni Paolo II, e poi dallo stesso quando divenne papa, sono pubblicate e documentate in APPENDICE, per quanto riguarda questo pietro ESTREMO della Chiesa Cattolica Romana, io mostrerò subito tutti i video fatti e messi su YouTube. Quando è accaduto questo io ero presente su un mio Canale YouTube che esiste tutt’ora, sul quale ho documentato giorno per giorno tutte le fasi e le problematiche di questo digiuno. Dal titolo dei vari video potete fare una ricerca sul canale Romano Amodeo e li trovate tutti, tutti quanti consultabili

https://studio.youtube.com/video/I-gi9uX3HRY/edit?o=U

Sono circa 150 video che dimostrano come io sia stato ridotto dopo 80 giorni di fame cui fu costretto Cristo, attraverso quanto fatto a me, la più insignificante delle sue pecorelle, per la totale disistima che esiste nei miei confronti, per come era stata profetizzata da Isaia, per Gesù, nel tempo in cui visse e in quello in cui sarebbe tornato in ciascuna delle sue pecorelle cristiane.














Chiuso 24-05-2.021


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