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Rapporti col mondo scientifico Dopo che, nel 1986, il Ministero dell’Industria approvò e collaudò un Programma di innovazione tecnologica per 1,195 miliardi di lire, pari a oltre un milione di euro d’oggi, sull’intelligenza artificiale, ideato, promosso e realizzato tutto da me, ho affrontato lo studio di una macchina per la produzione dell’energia da fusione atomica, chiedendone il brevetto nel 1994, mi sono occupato della “Relatività Generale” e ho portato più in là le teoria di Einstein, approdando alla “Relatività Assoluta” e, grazie a ciò, sono arrivato a preventivare che cosa di reale e di naturale vedrà l’uomo, varcato il limite della presunta morte. In tutto ciò il mondo scientifico attuale ha denunciato i suoi limiti, dimostrandosi incapace di accorgersi della luce di profonda novità e verità che esisteva nelle mie prese di posizione.
2006
I due cugini, Barbara e Romano, festeggiati per il loro comune compleanno, il 25 gennaio 1976, con due torte e tutte le candeline (per me 38).
2007
Innovazione tecnologica sull’intelligenza artificiale Per le molte traversie e i molti traslochi, non posso documentare il progetto con gli originali. Tuttavia essi sono atti pubblici e possono essere reperiti presso il Ministero dell’Industria. Questa innovazione, approvata dal Ministero nel 1986 per 1,195 miliardi di lire, riguardava il mondo dei computer. Nel 1985 le case che producevano calcolatori dedicati alle applicazioni specifiche, producevano sistemi monouso, che non dialogavano né con quelli delle altre aziende, né con gli stessi modelli propri appartenenti alle generazioni precedenti. Le aziende utenti subivano un vero e proprio ricatto, perché questa mancanza di dialogo impediva di conservare i modelli precedenti, integrati con i nuovi. Occorreva disfare leasing quinquennali perché ogni due anni nuove generazioni imponevano una radicale ricostituzione del macchinario a disposizione. Erano coinvolti costi mostruosi. Per dare una idea, un sistema che oggi costa poche migliaia di euro, ossia di decine di milioni di lire, nel 1977 costava 300 milioni di lire. Erano macchine meno potenti, meno veloci, meno maneggevoli, ma il loro costo era tale che una piccola azienda non poteva che acquistarle in leasing, ossia a rate. Occorreva peraltro una scadenza almeno quinquennale, per distribuire meglio i costi. Così, dovendo rivoluzionare tutto solo dopo due anni, ne veniva un tale danno alla aziende che molte di esse lavoravano solo per pagare i canoni relativi all’acquisto dei macchinari. Io ideai e proposi una soluzione tecnica a questo problema, creando una struttura che mettesse in grado di dialogare tra loro tutte le macchine, di qualsiasi modello facessero parte. Occorreva accentrare tutti i dati consentendone l’accesso da circa la trentina di lettori di dischi diversi e di differente formattazione che esistevano allora, in modo che potessero poi essere decentrati a piacere, e nuovamente trasferiti sui differenti dischi di quei modelli. Naturalmente occorreva trascodificarli, perché ogni casa ed ogni tipo di macchina usava codici suoi. Il progetto, presentato al Ministero, fu approvato e fu stilato il contratto. A documentazione di tutto ciò presento una lettera spedita al Ministero, nella quale spiego le modalità relative al primo accredito del finanziamento ministeriale.
2008
Da questa lettera si apprende che il contratto stipulato tra la mia Società (di cui possedevo il 95% del capitale) e il Ministero è il numero 521. Pertanto chi volesse maggiori notizie può risalire alle dirette fonti giacenti presso il Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato.
2009
Brevetto per l’energia pulita Presento qui la domanda che inoltrai fin dal lontano 26.6.1984.
2010
Il motore era soltanto descritto sotto il profilo teorico. Presento qui lo schema di massima, riassuntivo, allegato alla domanda.
La domanda fu respinta, perché si poggiava su una idea che non era brevettabile. Quale idea? Che in un atomo di idrogeno, che ha un solo elettrone che gira in orbita, questa particella percorra un piano. Però l’atomo mostra ugualmente il guscio elettronico come una sfera, il che significa che quel piano gira, come una moneta che sia fatta girare, e dà la sensazione della sfera. Il problema, a non fare incastrare tra loro due atomi di idrogeno, fino a fonderli, deriva da questa rotazione. Essa può essere bloccata con un idoneo campo magnetico. Ottenuto questo, i due atomi entrano uno nell’altro come due carte da gioco che siano raccolte in un mazzo. Quando si sovrappongono, la repulsione tra i due elettroni aventi la stessa carica è tale da disporre i due piani in modo tale che siano perpendicolari tra loro, e si forma un atomo di elio, con grande sviluppo di volume e dunque di potenza.
2011
Procedendo gli studi su questo argomento, sono poi passato, con il volgere degli anni, a realizzare 4 prototipi differenti, da sottoporre a sperimentazione. Ma l’incidente del 29 gennaio 2002 (quando già avevo chiesto in modo informale al Sindaco di Ceriano Laghetto e al Vicesindaco di Gerenzano, un sito su cui effettuare gli esperimenti, e già avevo contattato la proprietà della Cava Fusi, avendone risposta negativa) mi costrinsero a smettere ogni cosa. Questa via è quella giusta che porta all’energia pulita. In un motore a scoppio, che agisce nel campo elettrico che connota quanto sia esterno al nucleo, valgono le reazioni chimiche, che portano la miscela di gas ad esplodere in presenza di una scintilla elettrica. In modo speculare, nel campo interno al nucleo, valgono le reazioni simmetriche alle elettriche, ed occorre una “scintilla magnetica” a produrre non l’espansione che si ha nella reazione esterna, ma la concentrazione che si ha in quella interna al nucleo. Il risultato però è ancora una volta di tipo espansivo, in quanto, entrati due atomi di idrogeno uno nell’altro, avviene una potentissima dilatazione, con grande manifestazione di energia, dovuta alla forza di repulsione degli elettroni, che non accettano di roteare sullo stesso piano, con una energia di gran lunga superiore a quella magnetica esterna che ha precedentemente impedito la rotazione del piano. Di questi argomenti ho ampiamente parlato anche su Internet, dove avevo aperto un sito denominato New-Is.
2012
L’universo impensato Studiando la natura dal punto di partenza mio, di architetto, mi ero accorto di come esistesse in natura una simmetria assoluta tra il campo positivo, che risultava all’esperienza, e quello negativo, che assolutamente non risultava esserci. Come era possibile qualcosa che c’era ma che non sembrava avere alcun possibile spazio per poter esistere? Così mi accorsi dove poteva essere il campo negativo: all’interno del nucleo. In sostanza i due campi erano come una clessidra e il punto centrale di essa era il nucleo. Poiché tutte le linee di confluenza passavano per quel centro, chi era presente in una delle due parti della clessidra vedeva solo il nucleo, che conteneva apparentemente, in se stesso, tutto l’opposto campo. Mi ero accorto che nella natura esisteva la prospettiva. A noi, per effetto prospettico, sembra che il Sole sia piccolo. Sapendo che esiste questo modo della visione nell’acquisire i dati, desumiamo che il Sole è molto più grande della Terra. Quando andiamo a guardare nel piccolo, percepiamo dei dati e ci dimentichiamo che, anche in quel caso, esiste la prospettiva, che domina il modo con il quale essi ci sono presentati. Non considerando che ci sia questa prospettiva, crediamo allora assolutamente in quello che vediamo, come se le grandezze apparenti fossero vere. Io capii che l’elettrone era la particella più piccola possibile, essendo l’unità su cui si poggia poi tutta la nostra esperienza di base, e che tutte le particelle che apparivano più piccole semplicemente lo sembravano per effetto prospettico, data la distanza dall’elettrone che era il nostro referente a livello atomico. Segnalai questa mia osservazione al Rubbia, premio Nobel italiano in fisica, allo Zichichi, ma nessuno mi degnò della benché minima attenzione. Ora io ero un architetto e mi esprimevo nel linguaggio cui io ero abituato. Certamente devo avere arrecato molto disgusto a questi luminari, per il mio scibile così differente dal loro… dunque concludevano che io non ne sapevo un’acca! C’è la cattiva abitudine, tra le persone, che se uno compie una ricerca molto ampia e scopre una grandissima quantità di verità, ma altre no, viene rigettato tutto il suo lavoro solo per le poche cose che ha sbagliato. Questi scienziati si comportano come un cercatore d’oro che, trovata una carrettata di pepite d’oro, assieme ad un 10% di sassi, butta via tutto per causa di quei sassi. Così dovete mettervi, nell’ordine mentale, se leggerete le mie cose scientifiche, come ad esempio il libro che scrissi nel 1993, l’«Universo Impensato», di cui vi presento la copertina. In esso dimostravo dove fosse il campo negativo: in un universo mai neppur pensato prima possibile.
2013
2014
La “Relatività Assoluta” La tappa successiva fu qualcosa che mi portò sullo stesso percorso seguito da Einstein, e poi abbandonato. Egli cominciò in modo geometrico naturalistico, affermando le 4 dimensioni della realtà fisica e poi, stranamente, abbandonò quella linea per inerpicarsi per gli aspri sentieri della matematica. Se avesse proseguito su quella strada dimensionale, avrebbe ragionato in modo semplicissimo, come segue. Se “in assoluto” esistono una dimensione per il tempo e tre per lo spazio, poiché la velocità è definita come “spazio/tempo”, la velocità “assoluta” deve essere necessariamente tre a uno, 3/1, essendo 3 (in assoluto) le dimensioni dello spazio ed 1 (in assoluto) la dimensione del tempo. Pertanto nella sua formula famosa, in cui afferma E=mc2, poiché c è la velocità assoluta, la formula, quantitativamente deve essere E=m32=m9. In tal modo avrebbe dato numeri assoluti alla sua Relatività Generale e l’avrebbe trasformata in una Relatività Assoluta, dominata da numeri assoluti. Si sarebbe accorto come il ciclo intero dello spazio tempo fosse compreso nel numero assoluto 10, all’interno del quale il porsi relativo 9/1 di tutto lo spostamento possibile dell’unità al suo interno. Poi avrebbe notato come, dalle misurazioni relative della velocità della luce, derivasse una c2 uguale, numericamente, a 8,98755 anziché 9, e avrebbe capito la differenza esistente tra dati assoluti e gli stessi misurati nel relativo. Se in assoluto esce un certo quantitativo d’acqua da un rubinetto e, per misurarlo, posso solo adottare un suo decimo come unità di misura (e così facciamo linearmente con l’unità della massa, che è un cubo d’acqua avente per lato 1 dm, all’interno del m posto come unità dello spazio il linea), posso star certo che, con quel decimo, io conteggerò solo altri 9 decimi e non 10 decimi! Capito questo mi sono messo a scrivere tutta una serie di libri, libretti ed articoli, che ho inviato all’Associazione Italiana Fisici. Dopo di avermene bocciati alcuni, si sono stancati perfino di scrivermi. Quali le ragioni delle bocciature? “Ormai abbiamo ben definito una grande quantità di cose fondamentali e non c’è alcun motivo per rimetterle in gioco. È vero: non capiamo una grande quantità di cose, ma col tempo capiremo.” Posizione assurda. Se, per una via, si arriva ad un vicolo cieco, occorre tornare là dove si imboccò quel vicolo, per superare l’ostacolo e proseguire. Qui di seguito vi mostro solo le copertine di alcuni libri che ho scritto, senza entrare oltre nel merito, oggetto di quanto è raccolto nel quinto volume.
2015
40 pagine, scritto nel 1995.
2016
pag. 52, scritto nel 2000.
2017
pag. 90, scritto nel 2000.
2018
pag. 218, scritto nel 1998.
2019
pag. 32, scritto nel 1995.
A me non è mancato il coraggio di affermare le mie idee, nello spirito cibernetico di chi poi le corregga strada facendo, centrandole sempre più sull’obiettivo. Ma troppe persone sono state colpite più dalle apparenti inesattezze che dalle vere e rivoluzionarie novità che vi erano contenute. Ho spedito anche articoli alle principali riviste scientifiche del settore. Ve ne presento alcuni con i relativi rifiuti a pubblicarli che ne ho avuti: poggiati sul sostanziale motivo che le mie argomentazioni erano così insolite che non c’era aspetto delle loro pubblicazioni che se ne occupassero!
2020
2021
2022
A me che gli spiego “nientepopodimeno” come mettere d’accordo massapeso ed elettromagnetismo (è quanto manca all’Unificazione della Fisica), rispondono: “Ci dispiace molto che il materiale inviatoci è, grossomodo parlando (e anche considerando le ristrettezze imposte a noi dal budget annuale in fatto di pagine) non di sufficiente interesse e/o di sostanziale pertinenza rispetto alle argomentazioni del nostro giornale…”
2023
A questo editore mando un articolo nel quale gli spiego come unificare la massa peso e l’ettromagnetismo, e mi risponde: “grazie per avere sottomesso il vostro articolo al Journal of Physics: Condensed matter. Comunque sia, noi non pubblichiamo questa sorta di articoli in nessuno dei nostri giornali e così siamo impossibilitati a considerare, di conseguenza, il vostro articolo”.
2024
2025
2026
Tutti negativi i riscontri con i fisici? No. La difficoltà vera è consistita nella novità della linea sostenuta da me, cui non sono preparati. Chi mi ha voluto seguire, almeno per un po’, come il Prof. Fazio, della Facoltà di Fisica di Milano, ha giudicato il mio lavoro eccezionale e di una vastità e complessità notevole. Secondo lui gli argomenti sarebbero dovuti essere divisi in piccole questioni, fatte poi passare ad una ad una, altrimenti chiunque si sarebbe spaventato, di fronte a tanta incredibile mole, che svariava su tutti i campi della conoscenza umana. Tutta la teoria finì su Internet, nel sito Newis.com. Non ritengo valga la pena di descrivere un impegno veramente notevole che comunque si concluse quando uno dei gestori della rete perse i suoi diritti per insolvenza. Sostanzialmente anche il mondo scientifico ha disprezzato la mia opera. A persone come Zichichi, che a vederle in televisione sembrano le più alla mano possibili, se scrivi in privato, manca perfino la buona educazione di risponderti!