DIRIGENZA MEDICA N. 8/2015

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Dirigenza Medica - Anno XIV - n. 8 - 2015 - Poste Italiane Spa - Sped. in Abb. Postale D.l. 353/2003 (Conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, dr Commerciale Business Roma - www.anaao.it

Numero 8 - 2015

d!rigenza medica

Il mensile dell’Anaao Assomed

La Fnomceo indice gli “Stati generali della Professione medica e odontoiatrica”

Stato di mobilitazione generale


Il mensIle dell’AnAAo Assomed

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La Fnomceo indice gli “Stati generali della Professione medica e odontoiatrica”

n o c a Bast

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Stato di mobilitazione generale No ai tagli al Sistema sanitario, che si traducono in una pesante riduzione delle prestazioni erogate ai cittadini e in un netto peggioramento delle condizioni di lavoro dei professionisti e della sicurezza delle cure. Modifica del Titolo V per cancellare la frammentazione di competenze tra Stato e Regioni che ha fatto aumentare la spesa sanitaria e le diseguaglianze tra i cittadini delle diverse Regioni. E ancora, coerenza tra il numero di iscritti alle facoltà di Medicina, gli accessi alle Scuole di specializzazione e gli ingressi nel mondo del lavoro, a garanzia di una formazione di qualità, e di un inserimento dignitoso dei giovani nel mondo del lavoro.

costantino troise Segretario Nazionale Anaao Assomed

Il medico è ridotto a fattore produttivo costoso e generatore di costi da tagliare prima e più degli altri numero 8 - 2015

È quanto chiedono i medici italiani, in tutte le loro declinazioni e rappresentanze. La misura è colma per questo la Fnomceo ha proclamato lo stato di mobilitazione generale e indetto il 21 ottobre gli “Stati generali della Professione medica e odontoiatrica”. L’obiettivo è dare vita ad una piattaforma professionale che nel rilancio del Ssn veda lo strumento per restituire, ai medici, il ruolo dovuto alla lunghezza del percorso formativo ed alla centralità del lavoro che svolgono e, ai cittadini, una esigibilità piena del diritto costituzionale. Tutto questo in preparazione di una grande manifestazione nazionale da tenere in novembre, aperta a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Ssn. I problemi della professione sono plurimi. A partire dal decreto appropriatezza. “I Medici – scrive la Federazione –devono lavorare in autonomia, libertà e responsabilità, se si vuole tutelare il diritto costituzionale alla salute dei pazienti, perseguire il miglioramento delle cure e porre in equilibrio questi valori con una più efficiente allocazione delle risorse”. “Il persistente de-finanziamento della sanità pubblica – ha detto Costantino Troise, Segretario nazionale Anaao Assomed – mascherato con stucchevoli contorsioni linguistiche, la crisi di governance tra aziende zero e aziende giganti, l’ambiguità degli assetti istituzionali appiattiti su un regionalismo che frantuma diritti, accompagna un attacco senza precedenti alla professione fi-

no a metterne in crisi identità e ruolo nella cultura imperante. Il medico è ridotto a fattore produttivo costoso e generatore di costi, da tagliare prima e più degli altri, da controllare con protocolli di stato, da sanzionare, da limitare nelle competenze, da penalizzare nelle prospettive di carriera, nelle aspettative retributive, nelle condizioni di lavoro. Né si salvano le giovani generazioni, che annaspano tra il fallimento di un sistema formativo, un precariato stabile e uno sfruttamento dilagante, figlio dell’ingrossamento dell’esercito di riserva alimentato dall’imbuto tra crescente numero di laureati e stallo dei contratti di formazione specialistica. È in gioco un grande patrimonio civile e sociale – ha aggiunto – il diritto alla cura inseparabile dal diritto a curare. Ancora una volta le sorti di un servizio sanitario pubblico e nazionale e quelle del lavoro e della dignità professionale si tengono insieme. E insieme si rilanceranno in un nuovo patto con i cittadini e con lo Stato.

Il documento della Fnomceo Per una rinnovata alleanza dei medici tra loro e con i cittadini I cittadini avvertono sempre di più la difficoltà ad accedere alle cure e i medici italiani, insieme a tutti gli altri operatori sanitari, vivono una condizione di profondo disagio nello svolgere il proprio ruolo professionale. La causa di tutto questo risiede in molteplici fattori, primo fra tutti una politica orientata più alla gestione emergenziale del presente e attenta a rispondere a problemi meramente economici che all’affermazione dei valori di equità, giustizia e sicurezza, perseguendone la realizzazione con appropriate progettualità . Con fantasiosi termini tipo “razionalizzazione” “congelamento dell’aumento del fondo per l’anno in corso” e “lotta agli sprechi” si mascherano tagli alla sanità che producono d!rigenza medica

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! i l g a t i n o Basta c roberta chersevani Presidente Fnomceo

Dobbiamo lavorare per un approccio nuovo alla sanità che non consideri più l’efficienza e l’equità come due concetti che viaggiano su binari contrapposti

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una drastica riduzione delle prestazioni. Non ci sono più fondi sufficienti per acquistare i beni utili a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. La estirpazione degli eventuali sprechi determinati dalla allegra finanza del passato è un processo di lungo respiro che deve andare ad incidere su comportamenti e prassi che andrebbero aggrediti con interventi complessi e mirati che necessitano tempo per dare risultati certi. La valorizzazione economica degli sprechi presunti e delle inefficienze nasce da stime approssimative e da stime di stime che passano di penna in penna e di bocca in bocca diventando sempre più elevate senza alcun riscontro oggettivo e diventa il riferimento per far passare preconcette posizioni di parte. Ma secondo la classifica internazionale stilata annualmente da Bloomberg, l’Italia è al terzo posto al mondo (prima fra i paesi europei) per efficienza, per l’aspettativa di vita dei cittadini (quasi 83 anni) per il costo pro capite del sistema sanitario (3 mila dollari). È l’ora che il Presidente del Consiglio, così come annuncia che vuole cancellare Imu e Tasi, dica agli italiani se intende mantenere in vita il Ssn equo, solidale ed universalistico garantendo i livelli attuali di assistenza. L’attuale politica sanitaria vede la professione medica come un costo e non come un investimento importante e irrinunciabile per la risoluzione dei tanti problemi che affliggono la sanità. Le tecnostrutture sia centrali che regionali spesso attuano misure burocratiche e vessatorie sulla professione, come voler assegnare al medico responsabilità patrimoniali derivanti da inappropriatezza prescrittiva o proporre modelli organizzativo-gestionali obsoleti, già abbandonati in altri Paesi e non suffragati da evidenze probatorie positive. Si vuole ignorare che la vera risorsa del Ssn è il personale medico e sanitario che in questi anni ha contribuito con spirito di sacrificio e senso di responsabilità a mantenere alto il livello qualitativo assistenziale. Il personale sanitario da oltre 5anni è senza rinnovo contrattuale ed ha visto una notevole contrazione del potere d’acquisto dei propri stipendi. I professionisti della salute sono senza contratto mentre aumenta la logica del precariato a vita. Il processo di aziendalizzazione in sanità ha evidenziato il suo fallimento nel perseguire, quale obiettivo prioritario, il mantenimento dei conti svilendo il ruolo dei professionisti a mero fattore produttivo. La Professione, a fronte di questa realtà, deve confrontarsi con l’aumento e il mutamento dei bisogni assistenziali, mentre si riducono sempre di più le risorse pubbliche e private. Lo stesso Parlamento Europeo ha evidenziato che l’attuale crisi economica ha creato una forte pressione sui bilanci sanitari nazionali influendo sulla sicurezza dei pazienti e pertanto ha invitato gli Stati membri a garantire che la sicurezza dei pazienti non sia messa a rischio dalle misure di austerità e che il sistema sanitario resti adeguatamente finanziato. Il contenzioso, nella maggior parte dei casi futile e pretestuoso, condiziona la vita professionale, la qualità del lavoro medico, la serenità e il rapporto con i pazienti e con i cittadini, mentre l’eccessiva burocratizzazione dell’attività medica toglie tempo all’ascolto, che è esso stesso tempo di cura dei pazienti. Il problema della responsabilità professionale esige un nuovo, rapido ed equilibrato atto legislativo che porti una soluzione soddisfacente per tutti gli attori coinvolti, garanten-

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do ai cittadini un indennizzo equo in tempi rapidi, aumentando la sicurezza delle cure, restituendo ai professionisti la serenità per svolgere al meglio la professione in modo indipendente e libero da qualsiasi condizionamento. Solo attraverso una legge si può incidere positivamente sulla famigerata medicina difensiva, sulla gestione del rischio clinico, sui gravosi costi delle assicurazioni, sulla anacronistica responsabilità penale del medico ben oltre il solo caso di dolo e colpa grave, dirimere il problema della responsabilità professionale tra contrattuale ed extracontrattuale, istituire un fondo di garanzia ad integrazione delle polizze assicurative ed un fondo di tutela per i cittadini da “alea” terapeutica. Il processo formativo dei Medici e degli Odontoiatri presenta numerose criticità. Le Scuole di Medicina devono rivedere i curricula di studio universitari e delle scuole di specializzazione, per renderli più rispondenti ai nuovi bisogni e alle nuove competenze richieste al futuro medico. Lo studente in medicina e il medico in formazione devono progressivamente poter maturare una professionalità adeguata ad assicurare la corretta gestione dei servizi sanitari, l’assolvimento di una leadership culturale nell’ambito delle equipe multiprofessionali e l’erogazione di un servizio assistenziale di qualità e rispondente ai bisogni in salute della

Gli “Stati generali della Professione medica e odontoiatrica” Consapevoli: della assoluta necessità di dover affrontare, in modo responsabile, la grande crisi della sanità pubblica italiana in una condizione di persistente crisi economica e sociale, con il comune impegno di garantire il diritto alla tutela della salute di tutti i cittadini e il ruolo e l’autonomia della Professione; che l’“atto medico” lungi dall’essere una mera prestazione professionale, è la conclusione di un percorso intellettuale unico, originale e irripetibile a favore della salute individuale o collettiva.

I medici italiani chiedono: che si ponga fine alla politica di definanziamento del Ssn con i continui tagli che portano al razionamento delle risorse ed alla costante riduzione delle prestazioni; di diventare interlocutori istituzionali ascoltati dalla politica sanitaria nazionale e regionale in quanto portatori di soluzioni dei problemi nell’interesse dei cittadini e di partecipare al Tavolo Regioni – Governo; una corsia rapida in parlamento per la discussione del testo unico sulla responsabilità professionale e la sua approvazione; commisurare e modulare l’offerta quantitativa di medici a una domanda fondata su dati demografici certi che si svilupperà in uno scenario di sistema sicuramente diverso dall’attuale, creando assoluta coerenza tra i numeri di ingresso allo studio della medicina, alle scuole di specializzazione ed al mondo del lavoro ed eliminando tutti numero 8 - 2015


popolazione. Dopo aver ridefinito un forte scheletro di sostegno del percorso didattico, che individui le competenze da acquisire e le modalità per insegnarle e valutarle, é necessario ridurre il numero e la parcellizzazione degli esami. In particolare, per quanto riguarda il percorso pre laurea, è indispensabile dedicare i primi cinque anni all’acquisizione di competenze teoriche essenziali, pur affiancate a tirocinio professionalizzante, dedicando l’ultimo anno di formazione all’integrazione critica delle nozioni apprese e all’esercizio della pratica professionale nell’ottica di perfezionare competenze pratiche e comportamentali. Il numero di accessi alle scuole di medicina e odontoiatria e alle scuole di specializzazione e al corso di medicina generale va coniugato con la qualità formativa delle singole sedi universitarie. È impensabile, infatti, aumentare esclusivamente il numero di accessi, senza farsi carico di accrescere la capacità didattica e formativa e senza impegnare in modo adeguato le molte e diffuse risorse e competenze del Ssn. C’è bisogno di fare una seria programmazione, fondata su dati certi e affidabili, creando contingenti di accesso flessibili nel tempo e rispondenti alle effettive necessità, in modo che i giovani possano scegliere sia secondo le loro predisposizioni, sia secondo le disponibilità di spazi. Molte delle professioni sanitarie lamentano e praticano diffusamente fenomeni di reciproca erosione di competenze e

i tempi morti dopo la laurea per la definizione delle carriere; l’apertura immediata del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro dei medici della dipendenza e dei medici convenzionati; l’autonomia e la responsabilità della Professione nella gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici e delle strutture sanitarie; la definizione, anche in ipotesi di una via legislativa, di quanto previsto dall’art. 3 del Codice di Deontologia Medica 2014 per quanto attiene a competenze e doveri del medico in una relazione paritaria tra medico e persona, che abbia come unico fine il bene e l’interesse della persona assistita nell’ottica del superamento della situazione di “impasse” nell’evoluzione dei rapporti tra professioni sanitarie determinata dal comma 566; la difesa del Ssn equo, solidale ed universalistico, che superi la eccessiva parcellizzazione e frammentazione dei tanti modelli regionali indotti dalla revisione del Titolo V della Costituzione esitato in mero aumento della spesa sanitaria; un processo di “ricapitalizzazione” del lavoro professionale dopo anni di subalternità delle risorse umane a mere logiche di tenuta dei conti, di gestione del consenso politico, di svilimento dei valori di riferimento (autonomia, responsabilità, meritocrazia, trasparenza, formazione, sviluppo delle competenze) che sono il cuore dei servizi alla persona sana e malata; di evitare gli eccessi di una politica sanitaria assoggettata alle esigenze economico finanziarie particolarmente gravose per le Regioni sottonumero 8 - 2015

! i l g a t i n o Basta c sicuramente questa non è la strada giusta per affermare un corretto ed equilibrato multiprofessionalismo in sanità. In tutte le organizzazioni complesse la reale gerarchia funzionale e non burocratica è garante di alti livelli di efficienza e di sicurezza nel rispetto delle competenze e delle responsabilità di ciascuno. Il progresso della società non è possibile senza i medici. Noi dobbiamo essere parte attiva delle scelte decisionali per adattare l’organizzazione del lavoro ma anche le prestazioni (performance) professionali al miglior percorso assistenziale possibile. Dobbiamo lavorare per un approccio nuovo alla sanità che in una moderna concezione di tutela della salute non consideri più l’efficienza e l’equità come due concetti che procedono sui binari separati e contrapposti dell’economia e dell’etica, ma che al contrario vadano di pari passo e nella stessa direzione a sostegno dei principi secolari di una professione equa, solidale e universalistica.

poste a piani di rientro; lo sviluppo di modelli organizzativi che facilitino le relazioni e l’integrazione tra sistemi e tra professionisti garantendo una equilibrata ed efficace gerarchia funzionale; di rendere la sicurezza per pazienti e operatori una garanzia del sistema; che i sistemi di segnalazione degli eventi avversi e dei “quasi errori” non abbiano carattere punitivo per essere strumenti sempre più utili a migliorare la cultura della sicurezza dei pazienti; di rendere attrattive per i professionisti le cosiddette “periferie” facendo in modo che vi sia un equo accesso ai servizi per tutti i cittadini.

I medici italiani si impegnano: alla salvaguardia dell’ambiente e del welfare in quanto elementi fondamentali a tutela della salute e di grande coesione sociale; a perseguire l’appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche e terapeutiche, ispirata alle evidenze scientifiche ed alla medicina basata sul valore (value based), che tenga conto della specificità clinica, psicologica, affettiva, culturale, etnica e sociale della singola persona ammalata rinsaldando l’alleanza terapeutica, nel rispetto dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale e del Codice di Deontologia Medica, portando a sintesi le evidenze scientifiche con la personalizzazione delle cure; a favorire un ruolo attivo dei pazienti nei percorsi di cura e di assistenza anche attraverso l’educazione sanitaria e l’informazione; a garantire approcci multidisciplinari nei trattamenti medici rafforzando la

I professionisti della salute sono senza contratto mentre aumenta la logica del precariato a vita

coesione e la coerenza del percorso clinico-assistenziale del paziente; a promuovere lo sviluppo di sistemi di confronto su prestazioni (performance) ed esiti in dimensione nazionale e internazionale, per favorire la credibilità (accountability) delle organizzazioni e dei professionisti; favorire l’adesione (compliance) a regole e raccomandazioni condivise, sostenute da evidenze scientifiche, innovative rispetto ai comportamenti tradizionali; a promuovere una leadership funzionale capace di coniugare l’unitarietà, l’armonia, la qualità e l’efficacia degli esiti dell’intero processo clinico assistenziale, tenendo conto delle molteplici autonomie e competenze tecnico-professionali in una matrice di responsabilità e potestà che si riconoscono nella sola centralità della tutela della salute della persona sana e malata; ad avere maggiore attenzione all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) per garantire adeguati standard di qualità ed equità; a superare immotivate frammentazioni professionali; a erigere un baluardo contro la ciarlataneria difendendo il metodo scientifico dalla dominante irrazionalità e garantendo un intreccio di saperi adeguato alle esigenze della scienza e della società; a favorire l’accreditamento istituzionale delle società scientifiche depositarie del ricco bagaglio culturale delle conoscenze aggiornate per un moderno esercizio professionale tendente ad una sempre maggiore qualità nella tutela della salute dei cittadini.

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d! Seconda Conferenza nazionale Anaao Giovani

“Non ci provocate altrimenti ci arrabbiamo”

Oltre la clinica la professione medica oggi Entusiasti, curiosi, ma anche arrabbiati, determinati e un po’ emozionati. Sicuramente forti della voglia di prendere in mano le redini del loro futuro. Pronti a dire “no” a regole che non rispettano la specificità medica e la loro mission, ossia curare le persone Gli under 40 dell’Anaao Assomed hanno preso molto sul serio il loro ruolo di giovani sindacalisti pronti a traghettare la professione medica verso una sanità che sta cambiando rapidamente i propri connotati. E così dati e grafici alla mano sono usciti allo scoperto con una serie di controproposte per rimettere in carreggiata la sanità e difendere la categoria, nonostante le gragnole di colpi ben assestati che gli stanno piovendo addosso, tra tagli, sanzioni per chi prescrive in modo inappropriato e un lavoro sempre più precario. O meglio per mettere ordine a quello che con un linguaggio forse poco istituzionale ma sicuramente calzante, hanno definito un “gran casino”. L’occasione? La seconda Conferenza nazionale di Anaao Giovani organizzata a Napoli il 24 e il 25 settembre. Un appuntamento che si è caratterizzato nel metodo di lavoro. Niente tavolo di presidenza vecchio stile con palco relatori a latere, ma tanti “tavolini” in platea, dove i giovani delegati hanno discusso tra loro per elaborare tesi e proposte confluite in un’assemblea alla fine dei lavori. Insomma una sorta di “Leopolda medica”. E con le prime Leopolda di Renzi ci sono anche altre assonanze. Da questi ta4

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volini si è delineata infatti una nuova generazione di sindacalisti capace di raccogliere il testimone della vecchia guardia. Ma, a differenza del “rottamatore” Renzi, qui il tutto è avvenendo in modo soft senza strappi e notti dei lunghi coltelli. Forse perché, giovani o no, si tratta comunque di medici, e un buon medico sa che il bene più prezioso resta comunque quello dell’esperienza che solo alcuni “vecchi” maestri sanno come tramandare. Sia nella professione che nel sindacato. Tant’è che, fianco a fianco, under e over 40 hanno analizzato alcuni tra i temi più caldi della sanità – organizzazione del lavoro, responsabilità professionale, previdenza, struttura delle retribuzione, libera professione e formazioni – presentando soluzioni nell’assemblea plenaria sotto l’occhio attento del segretario nazionale Costantino Troise affiancato da Domenico Montemurro responsabile nazionale del settore Anaao Giovani. E tra tutte spicca quella di un Jobs act in sanità per consentire anche alle aziende sanitarie di assumere nuovi medici senza vincoli, per un periodo di tre anni, e con una corsia agevolata verso il tempo indeterminato, se si vuole poi continuare la collaborazione. “I giovani vedono e comunicano meglio di quanto facciamo noi – ha sostenuto Troise – per questo vanno incentivati soprattutto in un momento in cui abbiamo la necessità di crescere. Il quadro infatti è complesso e frammentato e va deteriorandosi sempre di più. È in atto un tentativo di svuotare il Ssn pubblico e nazionale, stanno attaccando le prerogative della nostra professione nella sua autonomia e nella sua etica. Tutti insieme dobbiamo quindi serrare le fila e contrastare questo attacco, per prepararci allo sciopero nazionale”. E i giovani di certo non si sono tirati indietro consapevoli che la barca potrebbe affondare. Per questo si stanno attrezzando per chiudere le paratie. “Il nostro obiettivo – ha ricordato Montemurro – è farci sentire dalla controparte politica e lo possiamo fare solo se siamo armati fino ai denti con dati inoppugnabili che non possano contrastare quanto sosteniamo. Ecco perché abbiamo studiato e lavorato con attenzione sulle grandi questioni che hanno ricadute sulla professione e condizionano

il lavoro di tutti: giovani e meno giovani. Le nostre proposte devono diventare una stella polare. Noi vogliamo un sindacato flessibile, pronto a confrontarsi con tutti, anche con le società scientifiche. Perché se veramente si vuole difendere, e fino in fondo, la sanità pubblica bisogna aprire il dialogo con le anime che lo compongono”. Di certo, hanno incassato l’attenzione da parte di chi domina la scena e di quanti “bazzicano” la sanità ormai da lungo corso. Federico Gelli, responsabile Pd per la sanità li ha ascoltati con attenzione, ricordando che l’attenzione alle esigenze della professione è alta. “Stiamo lavorando in parlamento sull’eliminazione del precariato per la stabilizzazione del lavoro – ha sottolineato – perché i medici devono avere un’opportunità. Abbiamo combattuto verso il vecchio approccio culturale che voleva l’eliminazione del numero chiuso e ora, stiamo cercando di capire come ampliare il numero delle borse di specializzazione”. Amedeo Bianco, che le criticità le conosce molto bene, ha rivolto ai giovani l’augurio di riuscire sempre e comunque a promuovere i valori della loro professione “perché non garantiamo solo se stessi ma i cittadini”. Mentre il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti li ha rassicurati: il loro futuro pensionistico è roseo. “Vogliamo sostenere la professione – ha ricordato – con un sostegno del credito, garanzie assicurative per rischi, come danni da infortunio e malattia, un fondo sanitario integrativo e un fondo previdenziale complementare”. Comunque promesse e rassicurazioni a parte, i protagonisti della giornata, i giovani, procedono con le idee molto chiare. Per Michela Piludu responsabile Anaao Giovani Sardegna, la migliore arma per lavorare in sicurezza è la cononumero 8 - 2015


anaao giovani I lavori durante la seconda conferenza nazionale Anaao Giovani organizzata a Napoli il 24 e il 25 settembre

scenza. “Le aziende non fanno formazione sul risk management e i medici ignorano quali sono le armi a disposizione per difendersi – ha detto – per questo intendiamo entrare a gamba tesa nelle aziende creando eventi formativi per spiegare ai colleghi l’abc del risk management e far capire quanto sia importante creare delle Unità ad hoc per diminuire la medicina difensiva”. “Non ci provocate altrimenti ci arrabbiamo” ha detto Dario Amati, responsabile regionale Piemonte e della macro regione del Nord Italia, che ha chiuso la presentazione dei risultati del suo tavolo sull’organizzazione del lavoro con una diapositiva sulla quale campeggia un bufalo infuriato. “L’organizzazione del lavoro è variegata e spesso penalizzante nei confronti dei medici – ha spiegato – abbiamo uno sfruttamento del lavoro atipico e di quello straordinario che viene sostanzialmente ceduto gratuitamente alle aziende sanitarie. Noi non ci stiamo. Vogliamo arrivare al recepimento completo della direttiva europea ma con dei paletti ben precisi, ossia non superare l’orario straordinario di 250 ore annuali. Soprattutto bisogna omogeneizzare l’organizzazione del lavoro su tutto il territorio nazionale”. È una fucina di proposte, Pierino Di Silverio, medico specializzando. Parla con entusiasmo contagioso del tema sul quale ha lavorato il suo gruppo, quello della formazione. “L’accesso alle scuole di specializzazione è stato calcolato su un fabbisogno generico – ha detto – nessuno è andato a verificare il fabbisogno reale dei medici basato sulla popolazione e sul numero delle strutture ospedaliere. È stato utilizzato un metodo superficiale. Quindi quello che non diciamo è di andare a verificare il vero fabbisogno e per quale specialità”. E ancora racconta, vanno rivisitate le metodologie numero 8 - 2015

costantino troise Segretario Nazionale Anaao Assomed domenico montemurro responsabile nazionale del settore Anaao Giovani

Non siamo amministrativi ma medici chiamati a una mission ben precisa: curare le persone e produrre salute. Quindi valutateci sulla qualità del nostro lavoro e sulla base di questa moduliamo anche le nostre retribuzioni

di accesso sia al corso di laurea in medicina sia alle scuole di specializzazione, servono più controlli e bisogna abbattere il numero delle sedi dove svolgere i test. “Vogliamo una bibliografia dei testi sui quali studiare – ha aggiunto – e una graduatoria unica nazionale sulla scorta del Miur spagnolo, una rimodulazione della durata delle scuole, l’attuazione e la rimodulazione della rete formativa con l’identificazione dei Teaching hospital e una revisione degli organi di controllo. E poi diciamo basta alla miriade di ‘contrattini’ – conclude – uno su tutti i dottorati di ricerca: pericolosissimi, dei veri e propri parcheggi per i neo specialisti con rischi di mobbing continui. Li vogliamo ridiscutere”. C’è poi chi si è concentrato sul tema della libera professione e ritiene che l’intramoenia potrebbe diventare uno strumento per migliorare l’assistenza pubblica. “Abbiamo pensato di implementare la quota percentuale derivante dagli incassi dell’intramoenia – ha detto Maurizio Cappiello, consigliere nazionale Anaao Assomed – in sostanza pensiamo che si possano investire gli introiti che ne derivano per acquisire mezzi e risorse umane, snellire le liste d’attesa ordinarie e migliorare l’assistenza ospedaliera. Per il momento è una proposta che potrebbe essere presentata in sede di contrattazione aziendale, ma non è

escluso che un domani possa diventare anche una soluzione utilizzata a livello nazionale”. “Non siamo amministrativi, ma medici chiamati a una mission ben precisa: curare le persone e produrre salute. Quindi valutateci sulla qualità del nostro lavoro e sulla base di questa moduliamo anche le nostre retribuzioni”. Chiede regole ritagliate sulla specificità della professione medica, Andrea Rossi, responsabile under 40 del veneto e vicesegretario regionale Anaao Veneto. “Abbiamo regole imposte e prese da un ambito burocratico amministrativo che mal si adatta a noi medici – racconta – è come se le regole del calcio fossero imposte alla palla a nuoto. Un gioco grottesco che ci limita e non ci rappresenta appieno. Quello che dobbiamo fare è modificare queste regole o attraverso il legislatore o in sede di rinnovo del Ccnl in modo che vengano riscritte sulle nostre esigenze. Vogliamo essere valutati e quindi retribuiti non sulla quantità del lavoro, ma sulla qualità”. Insomma, guardano al presente i giovani medici, tuttavia, anche se l’età della pensione è molto lontana non hanno trascurato gli aspetti legati alla previdenza. Claudia Pozzi responsabile Anaao giovani Toscana e macro area Centro ha elencato tre proposte maturate. “Proponiamo di poter rateizzare l’istituto del riscatto degli anni di laurea e specializzazione per ridurre l’importo mensile che può pesare sulla retribuzione del singolo e garantirsi così in futuro uno strumento per anticipare l’età pensionistica. Proponiamo poi di unificare e ricongiungere la frammentazione contributiva. Mentre sul fronte della previdenza complementare ci sembra importante valutare nell’ambito del fondo negoziale la possibilità di togliere la liquidazione”. EM d!rigenza medica

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Convegno Sud e sanità

“ Servono soluzioni straordinarie. Il diritto alla salute non può essere declinato secondo il Cap”

Dall’invadenza della politica, al problema della criminalità, passando per il ripiano dei deficit sanitari e il blocco del turnover. L’Anaao ha fatto il punto a Napoli nel convegno dedicato alla crisi della sanità meridionale “La sanità al sud: Selfie di un diritto negato” “Invadenza pervasiva della politica nella gestione della sanità, intreccio tra spesa pubblica ed attività criminose, deficit di etica della responsabilità della Politica e di cultura organizzativa dei settori dirigenziali, atavica allergia alle regole ed evasione fiscale, piccola e non, per assenza di controlli. Il tutto senza dimenticare i durissimi piani di rientro che negli ultimi anni hanno messo in crisi la sanità del Meridione e i suoi operatori”. Questi i problemi emersi e ‘fotografati’ a Napoli durante il Convegno dell’Anaao dal titolo: “La sanità al sud: Selfie di un diritto negato”.Una giornata intensa in cui camici bianchi, autorità istituzionali e cittadini si sono confrontati sulle criticità che avvolgono i sistemi sanitari delle regioni del Sud. “La sanità al Sud – ha dichiarato il segretario nazionale dell’Anaao, Costantino Troise – rappresenta un’altra faccia di una irrisolta questione meridionale che, come un fiume carsico, di tanto in tanto esce dalle tenebre”. E in quest’ottica Troise ha ricordato come “il recente rapporto Svimez non solo evidenzia la crescita del gap tra Regioni meridionali e del Centro-Nord, ma anche lo stato comatoso in cui una infrastruttura civile e sociale, quale quella sanitaria, versa nelle regioni me6

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I lavori del convegno del 26 settembre a Napoli presso la sala dell’Antico Refettorio del Complesso Monumentale Santa Maria La Nova

La ricetta delle 3T (tagli, ticket e tasse) ha comportato il prezzo di una assistenza negata

ridionali”. E dure in questo senso sono state anche le critiche alle politiche sanitarie degli ultimi anni, più attente al bilancio che ad erogare salute. “La ricetta delle 3T (tagli, ticket e tasse) – sottolinea Troise – , con la quale negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati parziali sul risanamento dei conti, ha comportato il prezzo di una assistenza negata, che in fondo è il modo migliore per risparmiare. Il diritto alla salute, fondamentale diritto della persona secondo la nostra Costituzione, uno e indivisibile, viene così declinato secondo il Cap non solo per quanto riguarda gli aspetti organizzativi ma anche per efficacia e sicurezza delle cure, ed aderenza ai programmi di screening. Per di più, la persistenza di considerevoli quote di mobilità sanitaria sposta ingenti risorse economiche, realizzando il paradosso per cui sono le regioni più povere a finanziare la sanità delle regioni più ricche”. E per far fronte a tutto ciò la richiesta Anaao è che in “situazioni straordinarie servono risposte straordinarie. Altrimenti tanto vale rassegnarsi all’evaporazione della idea di Nazione ed alla trasformazione delle differenze in divaricazione su principi elementari di coesione sociale. Non basterà certo l’applicazione reclamata da

più parti dei costi standard che rischiano di cristallizzare il differenziale attuale non tenendo conto dei differenti punti di partenza. Occorrerà, invece, riscoprire la lezione di don Milani rifiutando parti eguali tra diseguali”. Al convegno è intervenuto anche il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi (Pd) che ha ricordato come “21 sistemi sanitari producono solo disuguaglianze” sottolineando come in Italia “noi dobbiamo essere uguali di fronte al raffreddore come davanti al cancro”. Per De Biasi servirebbe una maggiore collaborazione anche tra le Regioni del Sud perché “ci sono troppe ripetizioni e duplicazioni” e in questo “c’è una responsabilità politica”. Ma il presidente ha anche affermato che al Sud occorre “uscire dall’autorappresentazione della miseria. Chi fa così, dà ragione a chi non vuole il sud. Mi fa rabbia che ci sia ancora questa contrapposizione Nord-Sud”. Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore del Pd Amedeo Bianco che ha rimarcato come “la sanità è rimasta una pagina scritta solo nell’agenda del Mef”. In questi anni la “sanità di questi anni ha ricevuto l’attenzione dal lato dei costi. Ma non si è considerato il numero 8 - 2015


Spesa sanitaria pubblica

2.274

euro Spesa pubblica pro capite a Bolzano

1.711

euro Spesa pubblica pro capite in Campania

L’Anaao scrive ai Presidenti delle Regioni del Sud valore che invece ha a livello di coesione e identità nazionale”. E per questo secondo Bianco “occorre cambiare registro perché non contano solo le cifre economiche”. Antonio Gambacorta, Coordinatore del Tribunale dei diritti del Malato della Campania ha lanciato l’allarme: “Oggi il cittadino al sud non ha più assistenza. Si parla di Lea ma sono fermi dal 2001”. Un focus sul tema è stato offerto infine anche dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “Ho l’impressione che in questi anni si siano ripianati i debiti economici attraverso la compressione dei diritti costituzionali”. Per De Magistris occorre che “la politica faccia un passo avanti e uno indietro. Quello indietro riguarda la gestione e l’autonomia delle scelte che deve essere fatta da chi sta in prima linea. La politica deve garantire i diritti costituzionali e deve fare di più invece per dare servizi ai cittadini assumendosi la responsabilità delle scelte”. Anche perché “tagliando sulla sanità ci sono anche altri diritti che vengono compressi, penso per esempio alla sicurezza”. E in questo senso il sindaco ha manifestato l’auspicio per “un coinvolgimento dei comuni sulla materia. Il sindaco deve avere la possibilità di dire la sua”. LF numero 8 - 2015

Ill.mi Presidenti, parlare oggi di Sud non è molto popolare né nel Parlamento né fuori. Eppure la sanità al Sud non può attendere priva di idee e politiche capaci di fare segnare un cambiamento di registro. Essa rappresenta un’altra faccia di una irrisolta questione meridionale che, come un fiume carsico, di tanto in tanto esce dalle tenebre per arrivare alle luci, ed agli onori, dei riflettori. Il recente rapporto Svimez non solo evidenzia la crescita del gap tra Regioni meridionali e del CentroNord, relativamente a diversi indicatori economici, ma anche lo stato comatoso in cui una infrastruttura civile e sociale, quale quella sanitaria, versa nelle regioni meridionali. La ricetta delle 3T (tagli, ticket e tasse), con la quale negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati parziali sul risanamento dei conti, ha comportato il prezzo di una assistenza negata, che in fondo è il modo migliore per risparmiare. Il diritto alla salute, fondamentale diritto della persona secondo la nostra Costituzione, uno e indivisibile, viene ormai declinato secondo il Cap di residenza con differenze che riguardano non solo

gli aspetti organizzativi ma anche la efficacia e la sicurezza delle cure nonché la aderenza ai programmi di prevenzione. Per di più, la persistenza di considerevoli quote di mobilità sanitaria sposta ingenti risorse economiche, realizzando il paradosso per cui sono le regioni più povere a finanziare la sanità delle regioni più ricche. 860.000 cittadini nel 2014 hanno cercato cure fuori dalla loro Regione per un esborso da parte delle Regioni meridionali di circa 3,8 miliardi di euro! È a tutti noi noto il dato delle disomogeneità della spesa sanitaria. Quella pubblica presenta enormi disparità: ben cinquecento euro di differenza per la spesa pubblica pro capite tra i 2.274 euro di Bolzano e i 1.711 della Campania! Ed anche se esaminiamo il dato complessivo della spesa pubblica-privata troviamo le Regioni meridionali allineate in fila negli ultimi posti della classifica. Prevedibilmente e soprattutto per questo le stesse regioni meridionali presentano indici di performance dei Ssr più bassi di quelli delle regioni centro settentrionali. Ovviamente, di conseguenza, gli indici di mortalità segue sono sensibilmente più d!rigenza medica

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Convegno Sud e sanità

L’Anaao scrive ai Presidenti delle Regioni del Sud segue

Il numero delle persone che si sono impoverite nel tentativo di dare cure adeguate a se stesso ed ai propri cari nel mezzogiorno è fino a 14 volte più grande di quello del nord

Il dato che va sicuramente rammentato è quello storico della spesa per investimenti : gli investimenti in Sanità fatti nelle Regioni meridionali dal 2000 ad oggi sono stati del 25% inferiori a quelli fatti nelle regioni centrali del paese e del 35% più bassi di quelli fatti nelle regioni settentrionali. Tutto questo è stato causato anche dalla distorta politica della quota capitaria pesata praticata dalla conferenza Stato Regioni per il riparto del Ssn. Politica che ha penalizzato le Regioni del Sud per la popolazione più giovane e non ha tenuto conto delle criticità sociali che hanno un impatto molto forte nella determinazione dei fabbisogni di salute. I due dati che a nostro parere evidenziano meglio la drammatica disapplicazione dell’art. 32 della Costituzione al Sud sono quelli sulla percentuale delle persone che rinunciano alle cure per motivi finanziari e quella delle persone che si sono impoverite nel tentativo di dare cure adeguate a se stesso ed ai propri cari! Ebbene il numero di queste persone nel mezzogiorno è fino a 14 volte più grande di quello del nord del paese!!!!! Rafforza questo quadro drammatico il fatto che le regioni meridionali sono del tutto od in parte inadempienti verso i Lea. Gli ultimi sei posti della classifica Lea vedono posizionarsi nell’ordine Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Campania. Il Sud non è certo un contenitore omogeneo, ma il Convegno “La sanità del Sud: selfie di un diritto negato” tenutosi a Napoli il 26 settembre ha evidenziato un elemento comune: la grave situazione dell’assetto organizzativo strutturale con la deprivazione socio economica delle regioni meridionali, tale da acuire la differenza con gli altri Ssr trasformandola in divaricazione. Altri elementi comuni possono essere individuati: 1) l’invadenza pervasiva della politica nella gestione della sanità 2) Intreccio tra spesa pubblica,

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prevalentemente sanitaria, ed attività criminose 3) Deficit di cultura organizzativa dei settori dirigenziali 4) Sottofinanziamento della quota capitaria di ripartizione del Fsn 5) Tagli lineari dal 2010 ad oggi 6) Mobilità di cittadini e professionisti La congiuntura economica, affrontata con la razionalizzazione del sistema dell’offerta sanitaria, ha interessato la rete dei servizi sanitari senza specializzarla, ma semplicemente aumentando i bacini medi di utenza per struttura. Il blocco del turn-over del personale aggrava l’emigrazione di giovani professionisti verso regioni più attrattive, trasformando il Sud in terra di approdo per migranti e di fuga per le giovani generazioni, rendendo i Servizi Sanitari sempre più incapaci di rispondere oltre ai bisogni minimi della popolazione anche alle emergenze e, con qualità, alle patologie ad alta complessità. Altro fattore critico rimane quello legato alla capacità di accompagnare la riduzione dei posti letto con un contestuale sviluppo dell’assistenza territoriale, in particolare domiciliare e residenziale. L’Anaao Assomed vi esorta a trovare una linea di intervento comune e una

Gli ultimi sei posti della classifica Lea

SICILIA ABRUZZO MOLISE PUGLIA CALABRIA CAMPANIA

Più politica e più risorse, economiche e professionali, per il diritto alla salute dei cittadini meridionali e di chi lavora per garantirne la piena esigibilità. azione politica strutturata, per porre al Governo una “questione sanitaria meridionale”, portandola al centro della agenda della Politica attraverso un forte coordinamento interregionale per trovare soluzioni alle criticità esposte, e riportare i diritti dei cittadini e degli operatori all’interno della tutela costituzionale. Solo così riteniamo si possa coniugare l’esigenza economica con il diritto di cittadinanza e l’equità di pari accesso alle prestazioni. Situazioni straordinarie richiedono risposte straordinarie. Per non rassegnarsi all’evaporazione della idea di Nazione ed alla trasformazione delle differenze in divaricazione su principi elementari di giustizia sociale. Non basterà certo la applicazione, reclamata da più parti dei costi standard, che rischia di cristallizzare il differenziale attuale non tenendo conto dei differenti punti di partenza. Occorrerà, invece, riscoprire la lezione di don Milani rifiutando parti eguali tra diseguali e sollecitare investimenti pubblici anche utilizzando i fondi europei. Più politica e più risorse, economiche e professionali, per il diritto alla salute dei cittadini meridionali e di chi lavora per garantirne la piena esigibilità. Costantino Troise Segretario Nazionale Anaao Assomed Cosimo Lodeserto Segretario Anaao Assomed Regione Puglia Pietro Pata Segretario Anaao Assomed Regione Sicilia Domenico Saraceno Segretario Anaao Assomed Regione Calabria Eustachio Vitullo Segretario Anaao Assomed Regione Basilicata Bruno Zuccarelli Segretario Anaao Assomed Regione Campania numero 8 - 2015


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approfondimenti

Uno studio Anaao Assomed

La Riforma sanitaria lombarda La riforma sanitaria lombarda ovvero “Evoluzione del Sistema Sociosanitario Lombardo”, approvata e pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regione Lombardia (Burl) nel mese di agosto, nasce con l’obiettivo di una vasta riorganizzazione della Legge Regionale n. 33 del 30 dicembre 2009

L’analisi Come in tutte le Riforme è quasi fisiologico l’alternarsi di luci ed ombre, di aspetti positivi e non, di fronte a cui il metodo adottato dalla Segreteria Regionale Anaao è stato quello di sollecitare e stimolare il confronto con le istituzioni regionali, la discussione con le altre rappresentanze dell’Intersindacale e del personale sanitario, non risparmiando critiche, anche dure, avanzando proposte, emendamenti, correttivi, trovando il naturale interlocutore a livello di Commissione 3^ Sanità. Dove con Presidenza, maggioranza e opposizione è stato portato un contributo di modifiche, in qualche caso anche sostanziali. Anche se, non nascondiamocelo, saranno le modalità applicative - estremamente delicate - che da qui in poi saranno approvate, a determinare la concreta e positiva evoluzione della sanità lombarda. Dopo una prima attenta lettura abbiamo evidenziato:

A cura di fabio florianello Presidente Consiglio Nazionale e Segretario Amministrativo Regionale sergio finazzi Componente Direzione Nazionale e Vice-Segretario Regionale

aurelio castelnuovo Segretario Organizzativo Regionale silverio selvetti Segretario Regionale

Aspetti Positivi Assessorato unico riunisce Sanità e Sociale (finora separati) rappresenta una delle condizioni indispensabili nel tentativo di diminuire il gap tra ospedale e territorio attualmente estremamente profondo (art. 27 ter) “Osservatorio integrato del Ssl” (Sistema Sanitario lombardo n.d.r.): almeno sulla carta coinvolge, tra gli altri, le OoSs maggiormente rappresentative con il compito prioritario di valutare il Piano Sanitario preventivamente alla sua tranumero 8 - 2015

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approfondimenti

La Riforma sanitaria lombarda

smissione in Consiglio Regionale. E inoltre, attraverso l’insediamento di tavoli tematici, anche permanenti, dà la possibilità alle varie componenti per di poter esprimere pareri, se pure consultivi, sulle varie materie in discussione (art. 5 c.14) Gestione del rischio e coperture assicurative l’obiettivo è di “garantire livelli uniformi di tutela del paziente e degli operatori” a livello di strutture pubbliche assieme a “ forme di copertura assicurativa o di altre analoghe misure”. Rappresenta uno degli aspetti più qualificanti nel panorama legislativo del Paese (art 5 c. 10). Personale “è risorsa strategica finalizzata al miglioramento dei servizi. Nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento delle professioni”, Regione Lombardia, “promuove e valorizza le professioni mediche e sanitarie”. Inoltre in ottemperanza a quanto contenuto nei Ccnl “che prevedono integrazioni regionali finalizzate all’efficacia ed all’efficienza, la Giunta regionale, sentito l’Osservatorio di cui all’articolo 5, comma 14, promuove la sottoscrizione di specifici accordi con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nell’ottica della valorizzazione delle risorse umane, per la maggior trasformazione possibile di contratti da tempo determinato a indeterminato” (art 18 c1 e 2). Contratti Collettivi Integrativi Aziendali (Ccia): entro 12 mesi dalla definizione dei nuovi assetti organizzativi sono sottoscritti i nuovi Ccia. Al personale delle Ats e delle Asst si applica il Ccia dell’azienda di provenienza fino alla sottoscrizione dei nuovi Ccia che in ogni caso non debbono determinare alcun onere aggiuntivo a carico del Ssl. ( Allegato 1, articolo 2 c10 -Disposizioni finali e transitorie Libera professione declinata e regolamentata nelle sue versioni di intramoenia e intramoenia allargata dovrebbe mettere la parola fine ad annose polemiche e diversità di comportamenti da parte delle direzioni generali le cui scelte autonome e non di rado miopi hanno spesso ignorato i diritti legittimi dei medici e della dirigenza sanitaria (art 18 c.7) Osservatorio epidemiologico regionale potrebbe costituire un altro punto qualificante della Riforma verso un decisivo rilievo della domanda consentendo quell’attività di programmazione fondamentale per coniugare domanda/offerta, appropriatezza clinica/organizzativa (art 5 bis c.1)

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Aspetti critici (da sottoporre ad una nostra attenta lente di ingrandimento) Riorganizzazione del Sistema: passa attraverso l’abolizione delle 14 Asl che diventano 8 Ats (Aziende di tutela della Salute) con compiti di governo, acquisti e controllo. Le attuali Aziende Ospedaliere ed Irccs confluiscono invece nelle Asst (Aziende Socio-Sanitarie Territoriali) che a loro volta risponderanno alla Ats di riferimento. Ogni Asst si articolerà in un polo ospedaliero ed in uno territoriale, affidati rispettivamente al Direttore Sanitario e Socio-Sanitario, con autonomia organizzativa, economico-finanziaria, contabilità separata nell’unico bilancio aziendale. Il rischio non troppo remoto è quello di re-introdurre quel gap ospedale/territorio che si vorrebbe colmare (artt. 6 e 7). Anche perché a complicare il tutto, intervengono i “Distretti, presenti in ogni ATS in numero pari alle ASST comprese nelle ATS medesime”, i cui compiti, funzioni e governance risultano oscuri o per lo meno di non facile comprensione soprattutto in ordine alle “risorse assegnate, autonomia economica-finanziaria, contabilità separata all’interno del bilancio aziendale, nonché autonomia gestionale…” (art 7 bis) Professioni Sanitarie: afferiscono alla Direzione Sanitaria o Socio/Sanitaria “ordinate sulla base di una specifica organizzazione, da definire nei piani di organizzazione aziendale (POA n.d.r.), che garantisca una direzione delle attività di assistenza, tecnico sanitaria, prevenzione e riabilitazione, nelle aree previste dalla legge 10 agosto 2000, n. 251 (art 7 c. 8). Quanto proposto da questo articolo necessita di alcune precisazioni: n La 251/2000 prevede l’autonomia delle professioni sanitarie, la diretta responsabilità e gestione delle attività di assistenza, ma non la loro direzione (art 1 c.2 lettera a) n L’attribuzione del Personale Sanitario alla Ds/Dss, peraltro specificamente organizzata dai singoli Poa, lo sottrae in modo ufficiale alla gestione della Uo in netto contrasto con l’art 15 D.L.229/99 che prevede: ai dirigenti con incarico di direzione di struttura complessa sono attribuite, oltre a quelle derivanti dalle specifiche competenze professionali, funzioni di direzione e organizzazione della struttura, da attuarsi, nell’ambito degli indirizzi operativi e gestionali del dipartimento di appartenenza, anche mediante direttive a tutto il personale operante nella stessa, e l’adozione delle relative decisioni necessarie per il corretto espletanumero 8 - 2015


La Riforma sanitaria lombarda

mento del servizio e per realizzare l’appropriatezza degli interventi con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche e riabilitative, attuati nella struttura loro affidata; il dirigente è responsabile dell’efficace ed efficiente gestione delle risorse attribuite; i risultati della gestione sono sottoposti a verifica annuale tramite il nucleo di valutazione”. n Si viene in pratica a configurare il superamento della Legge nazionale attraverso un provvedimento legislativo regionale, non considerando che le risorse sono attribuite alla singole UuOo/Dipartimento, che i risultati della gestione sono oggetto di verifica dell’operato del Direttore di Struttura, che la contabilità è per centri di responsabilità e costo. Creando così una singolare situazione in cui il Direttore di Strutura dovrebbe essere responsabile e governare senza una risorsa fondamentale quale il personale di assistenza, i cui costi sono comunque attribuiti alla Uu.Oo/Dipartimento. n La legge 81/2008 prevede che il Dirigente “organizzi e diriga le attività”, tenga conto delle “capacità e delle condizioni (dei lavoratori) in rapporto alla loro salute e alla sicurezza”, di cui è responsabile. Responsabile del personale che lavora nella Uo che dirige n Da ultimo, la sottrazione alla Uo del personale di assistenza ripropone quella assurda ed inaccettabile suddivisione della attività clinica da quella assistenziale, già ritenuta illegittima dalla recente sentenza del Tar Lazio Polo territoriale Asst: si articola in una serie di organismi e strutture contrassegnate da altrettante sigle, Pot, PreSST, Uccp, Aft (alcune delle quali in applicazione degli Standard nazionali) le cui funzioni non sono di immediata comprensione soprattutto nella “presa in carico del paziente fragile”, nella “valutazione multidimensionale del fabbisogno”. Non è prevista una chiara organizzazione né ruoli definiti e non sono identificate le responsabilità, con il rischio che il territorio rimanga con scarsi o nulli cambiamenti (artt. 7, 9 e 10) Rete dei poli ospedalieri: è demandata al Piano Sanitario da approvare entro un anno, rete che potrà essere tuttavia realizzata con tempistiche differenziate. Una delle misure più urgenti, quale la riorganizzazione della Rete Ospedaliera viene pertanto rinviata praticamente sine die (Disposizioni finali e disciplina transitoria, art. 2). Consiglio dei Sanitari: nell’ambito degli organismi aziendali non è previsto, mentre a norma dell’art 3 c.12 del D.Lgs. 502 e s.m.i. è obbligatorio. Strutture private accreditate: “mantengono la propria autonomia giuridica e amministrativa, rientrano nella programmazione e nelle regole del Ssl e ne sono parte integrante” (artt. 8 c.1 e 15). Ma tra i requisiti non sono previsti: n Attuazione di “strategie di risk management” previste per le strutture pubbliche; n Recepimento della legge Balduzzi che comunque estende l’obbligatorietà della copertura assicurativa anche agli operatori del Privato Accreditato; n Tutela di utenti e operatori, praticamente ignorata nel Privato Presenza di servizi per l’Emergenza/Urgenza che conserva modalità discrezionali; n Disparità pubblico/privato riguardo alla governance delle sale operatorie. Agenzia di controllo del sistema sociosanitario lombardo è un organismo tecnico-scientifico terzo ed indipendente che programma e coordina gli interventi delle strutture di controllo delle Ats, con sede, struttura organizzativa, patrimonio, risorse professionali e finanziarie definite dalla Giunta Regionale. L’Agenzia controlla le Ats che a loro volta controllano le Asst. E l’Agenzia stessa è controllata dalla Giunta……. (art 11c.4 e c.9).

approfondimenti

de didattica per i Corsi di Laurea. Non contempla né considera le numerosissime Strutture Ospedaliere convenzionate con le Scuole di Specialità, specie nelle branche chirurgiche. Queste Strutture assicurano ai medici specializzandi oltre alla concreta formazione sul campo, anche per il favorevole rapporto con i Posti letto, una efficace vicinanza con i Tutor (peraltro nominati dai Direttori delle Scuole di Specialità) di norma direttori di struttura complessa, la copertura assicurativa come a un qualsiasi medico strutturato, abbigliamento di servizio e buoni pasto. Tutti oneri a carico delle aziende senza il benché minimo riconoscimento Direzioni Generali: ne sono previste 42 (rispetto alle 48 attuali) di cui: 8 Ats, 27 Asst, 4 Irccs, 1 Agenzia Emergenza/Urgenza, 1 Agenzia di Promozione del Ssl, 1 Agenzia di Controllo .

Conclusioni A conclusione di questa prima e non ancora conclusiva analisi possiamo ribadire che è proprio un alternarsi di luci ed ombre a caratterizzare la Riforma Sanitaria Lombarda e che saranno soprattutto le modalità di applicazione a determinare il prevalere degli aspetti positivi ed il miglioramento di quelli negativi. Il testo è stato approvato dopo un percorso non scontato, lungo e impegnativo che ci ha visti come Anaao Assomed coinvolti in prima persona. Sono stati mesi intensi di difficile ma costruttivo confronto. Siamo tuttavia consapevoli che si tratti solo dell’inizio, la prima fase con cui viene definito lo schema progettuale del nuovo Sistema Sanitario Lombardo. Sono state tracciate le linee di un percorso ancora da definirsi nei suoi dettagli. È con lo stesso spirito di responsabilità e disponibilità al confronto che la nostra Associazione si è riproposta come interlocutore delle istituzioni Regionali nella definizione della fasi attuative.

Finanziamento del servizio sanitario e sociosanitario regionale: due pagine particolareggiate in cui non viene esplicitata la ripartizione del Finanziamento ai Lea che nelle Regole di Sistema 2015, pur non indicate, ammontavano al 4,4 % per gli ambienti di lavoro, al 42,3 % per gli ospedali, al 53,2% per il territorio, a fronte di quanto previsto dal D.Lgs. 68/2011- art 27, rispettivamente del 5 %, 44 %, 51 % (art 27) Maggiorazioni tariffarie (25 %) a favore degli Irccs di diritto pubblico e di diritto privato e delle strutture sanitarie di ricovero e cura - Poli universitari. L’articolo prende in considerazione le strutture riconosciute quali senumero 8 - 2015

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Storie di questo mondo… “ Per ora li abbiamo fermati, ma ci riproveranno”

Professori universitari assunti con i soldi delle Aziende ospedaliere

Tempo fa con “Storie dell’altro mondo...” in Dirigenza Medica 4 del 2015, abbiamo presentato la cronaca della seduta di un dipartimento universitario del pianeta Papalla. Purtroppo la realtà ha superato la fantasia, evidentemente non proprio tale: ecco i fatti di quanto accaduto all’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa gerardo anastasio Segretario Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana

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L’11 marzo scorso veniva illustrato, e successivamente approvato, dal Senato Accademico dell’Università di Pisa, un protocollo d’intesa tra l’Ateneo e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. In pratica, sfruttando un articolo dello Statuto Aziendale, respinto a suo tempo all’unanimità da tutti i sindacati, si introduce surrettiziamente il concetto che della dotazione organica dell’azienda facciano parte, non solo i medici dipendenti del Ssn, ma anche gli universitari e che i loro ruoli, attività e funzioni siano interscambiabili. Il protocollo prevede infatti che: “le parti possano procedere al reclutamento secondo le norme dell’ordinamento universitario, fino ad un massimo 20 professori associati in settori disciplinari specifici in cui si ravvisi una necessità di potenziamento ed aventi particolare valenza ed impatto assistenziale. Di conseguenza saranno garantite le esigenze assistenziali senza che l’Azienda debba poi provvedere ad ulteriori assunzioni di personale”. Nella stessa seduta peraltro, il Rettore ha dichiarato di voler procedere a cen-

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tinaia di assunzioni asserendo che non sussistono problemi di coperture finanziarie: non si vede quindi il motivo per cui l’ateneo debba ricorrere a finanziamenti esterni, quando avrebbe la possibilità di assumere in proprio. In pratica si vuole sostituire personale ospedaliero con universitari e l’Azienda utilizza dei fondi dal proprio bilancio per assunzioni non già di personale proprio ma di un altro ente pubblico, con modalità e criteri interamente gestiti da quest’ultimo. Ma vi è di più: quello che non è scritto nel protocollo è che il personale che transiterebbe nei ruoli universitari dovrebbe essere già in servizio come dirigente medico nella stessa azienda, altrimenti il finanziamento non verrebbe erogato. La circostanza si rileva dalle affermazioni del Rettore in quella stessa sede e dai verbali di alcuni Dipartimenti universitari: di fatto si crea quindi una “riserva” di posti per una determinata categoria, non prevista dalle norme per questo tipo di concorsi pubblici, con il rischio di grave turbativa nel loro corretto svolgimento.

L’operazione ha un costo stimato per i 15 posti messi in palio (finanziamento di ciascuno di essi per 15 anni, come previsto dalla legge, garantito da fidejussioni) di 18 milioni e 270mila euro. Nel febbraio scorso ebbi modo di affermare in una lettera al Direttore di Quotidianosanità.it che nella mia bellissima ed avanzatissima Regione “Negli ospedali ci mandano in esubero, e all’Università assumono”: teorema ulteriormente dimostrato da questi fatti, con il corollario che vengono usati soldi di aziende ospedaliere che dovrebbero invece utilizzarli per assumere personale proprio. Grazie alla collaborazione dei nostri consulenti legali e all’aiuto del nostro Segretario Nazionale e di quello Regionale Flavio Civitelli, che hanno sottoscritto assieme a me il documento, è stato inviato un esposto sia alla Procura Generale della Corte dei Conti della Toscana sia alla Procura della Repubblica di Pisa. È bastato questo atto - reso noto agli interessati, ai decisori politici, al collegio dei revisori dei conti aziendale e diffuso all’opinione pubblica a mezzo stampa - per fermare questo carro di Tespi messo su con spensierata allegria e non meno fredda determinazione e le procedure concorsuali già avviate con sospetta ed inusuale sollecitudine, si sono improvvisamente interrotte. Una vittoria del nostro sindacato, che a dispetto di tutto e di tutti ha mostrato per l’ennesima volta serietà, compattezza ed altrettanta determinazione. Per ora, perché passata la buriana, ci riproveranno. Ma noi ci saremo. Ancora. numero 8 - 2015


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Lombardia

Le coordinate del riordino della rete dei laboratori di analisi La Regione ha dato il via al riordino della medicina di laboratorio. La creazione della rete di laboratori, che partirà dalla città di Milano, favorirà la specializzazione e la crescita professionale degli operatori e porterà maggiore efficienza produttiva, incremento della qualità delle prestazioni e rafforzamento del rapporto tra clinici e laboratoristi La Regione Lombardia ha dato avvio a un processo di riordino per la realizzazione di una rete dei laboratori di analisi per perseguire “appropriatezza organizzativa” ed economie di scala, consolidando la professionalità degli operatori e salvaguardando le attuali eccellenze del sistema. Il riordino avverrà secondo principi, peraltro contenuti anche in un documento proposto dalla Fismelab. La creazione della rete di laboratori favorirà la specializzazione e la crescita professionale degli operatori e porterà al raggiungimento dei seguenti obiettivi: • maggiore efficienza produttiva ed economie di scala; • incremento della qualità delle prestazioni in termini di esecuzione e di competenze culturali e professionali; • realizzazione di organizzazioni produttive con garanzia che le prestazioni delle varie “discipline” siano afferite alla responsabilità dei relativi specialisti di branca; • rafforzamento del rapporto tra i clinici e laboratoristi. La prima fase del riordino riguarda la numero 8 - 2015

città di Milano, ambito metropolitano caratterizzato da una grande concentrazione di presidi ospedalieri di elevata complessità assistenziale e forte potere di attrazione di utenza regionale ed extraregionale. Sulla base dei dati raccolti, il Comitato regionale per i servizi di medicina di laboratorio (CReSMeL), composto da esperti delle discipline della medicina di laboratorio, ha elaborato dei criteri scientifico-professionali per il riordino dei laboratori pubblici della Città: • garanzia di tempi rapidi, compatibili con le esigenze cliniche, per le analisi urgenti e consolidamento delle indagini specialistiche (ad es.: Biologia molecolare in Microbiologia) fruibili ai componenti della rete; • consolidamento a livello sovraziendale delle analisi che non urgenti, comprese le indagini microbiologiche da eseguirsi solo in alcuni laboratori “specializzati”; • garanzia che le prestazioni delle diverse branche di laboratorio siano afferite alla responsabilità dei relativi specialisti di branca; • realizzazione di una organizzazione

sergio finazzi

erminio torresani

a gestione sovraziendale che possa integrare al meglio le competenze e le risorse umane e strumentali delle varie Aziende Ospedaliere/Irccs. La progettualità iniziale, in via sperimentale, prevede: 1. mantenimento attività di laboratorio nei Presidi che per loro mission necessitano di un supporto diagnostico attivo. In detti presidi sono garantite le prestazioni urgenti nelle fasce orarie notturne e festive per le sottobranche di biochimica clinica e tossicologia, microbiologia e virologia, ematologia e coagulazione; 2. negli stessi Presidi, durante l’attività diurna routinaria, sono mantenute le stesse prestazioni erogate in regime di urgenza ed anche altre prestazioni che, per affinità di esecuzione e di campionamento, possono essere comprese in un pannello più esteso; 3. altre tipologie di prestazioni, che richiedono tempi di risposta meno immediati e che, per la natura metodologica, rendono opportuno un loro raggruppamento, sono inviate presso centri di consolidamento; 4. ulteriore tipologia di prestazioni che per la natura specialistica in termini di scarsa numerosità di richiesta e per complessità metodologica sono raggruppate in uno o più centri specialistici. Sono previsti pertanto: • Centri di consolidamento che erogano prestazioni di diverse tipologie; • laboratori satelliti che erogano prestazioni relative ai pannelli di urgenza ed urgenza allargata • laboratori in grado di garantire il consolidamento e l’erogazione di prestazioni di alta specialità L’operatività del sistema è garantita con un modello basato sulla presenza attiva anche nelle, ore notturne, di personale sanitario nelle diverse sedi che devono essere presidiate. In particolare è prevista nei diversi laboratori la presenza di personale tecnico in guardia attiva e la presenza di personale laureato dirigente, in guardia nei laboratori di consolidamento, con compiti di validazione e firma digitale dei referenti anche a distanza e con la disponibilità sulla rete cittadina di specialisti microbiologi che, sulle 24 ore, possano intervenire in risposta alle necessità ed alle esigenze dei diversi ospedali. È previsto che la fase di pianificazione operativa si realizzi nel corso dell’anno 2015. d!rigenza medica

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anaao dirige

Medicina di Laboratorio

La riorganizzazione della rete dei laboratori di Modena (Parte prima) La Medicina di Laboratorio è una componente fondamentale dei processi assistenziali, che determina una larga parte delle decisioni cliniche, oltre che una variabile organizzativa che influenza l’utilizzo delle risorse. I percorsi diagnosticoterapeutici non possono pertanto prescindere dal contributo e dall’integrazione con i Servizi di Medicina di Laboratorio che rappresentano un elemento fondamentale per la gestione della salute del singolo e della collettività La Medicina di Laboratorio è una delle aree cliniche che più si sono evolute negli ultimi decenni. L’aumento della tipologia e numerosità degli esami di laboratorio richiesti e praticati ogni giorno ha mutato definitivamente la concezione tradizionale del laboratorio clinico ed il suo contributo all’assistenza, sia in senso di cura dei pazienti che di prevenzione delle patologie. È indubbia la rilevanza del contributo dell’innovazione in Medicina di Laboratorio nel migliorare gli esiti clinici non solo di singole patologie, ma in generale, nell’allungamento della vita media e nella riduzione dell’inabilità sociale. Da queste premesse si intuisce facilmente l’importanza che riveste l’ottimizzazione della gestione del Laboratorio in un contesto di crisi economica ormai strutturale e di “risparmi” sulla Sanità: 2,352 mld di euro recentemente approvati con il Decreto Enti Locali. Ed è in un’ottica di riorganizzazione e di risorse sempre calanti che l’Assessorato della Regione Emilia Romagna alle Politiche della salute, di concerto con la Conferenza sociale e sanitaria della Provincia di Modena ha da dato il “la” alla fusione degli Ospedali modenesi, il Policlinico e il Nuovo Ospedale Sant’Agostino Estense (Nocsae) di Baggiovara, entrambi eccellenze regionali e nazionali in termini di professionalità e innovazione tecnologica. Tale fusione vede protagonisti in prima 14

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patrizia natali Responsabile Aziendale AnaaoAssomed Settore Dirigenza sanitaria Ausl di Modena

linea i Laboratori che proseguono un processo già avviato all’interno dell’Azienda Usl di Modena a partire dal 2005, anno dell’apertura del Blu (Baggiovara Laboratorio unificato), che si compone di tre settori (Corelab, Microbiologia e Tossicologia Diagnostica avanzata). Oltre al bacino di utenza proprio dell’Ospedale di Baggiovara, ha visto l’inclusione fin da subito dei laboratori degli Ospedale di Sassuolo, Vignola e Castelfranco, e degli esterni di tutta la Provincia. Rimangono invece attivi i laboratori per l’attività di urgenza e per i ricoverati di Carpi, Mirandola e Pavullo (quest’ultimo accoglie anche i prelievi esterni per esami di primo livello). Il modello organizzativo applicato è quello Hub-Spoke, dove l’Hub è rappresentato da Baggiovara. La produzione di esami è aumentata via via passando dai 7.800.000 test/anno del 2005 agli 8.700.000 del 2014. Nel 2013 sono stati costituiti i Dipartimenti interaziendali ad attività integrata Ausl e Azienda Policlinico di Modena, tra cui anche quello di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica. Questo per dare attuazione a quanto espresso nel Pal (Piano attuativo locale), circa la realizzazione una rete di Laboratori provinciale fortemente focalizzata a consolidare le attività nel laboratorio del Nocsae di Baggiovara e che includa anche le attività del Policlinico,. Già questa prima fase è stata seguita dal-

l’Anaao Assomed con attenzione. Si tratta, infatti, di creare integrazione tra l’Ausl e l’Università con le criticità che questo comporta, soprattutto per la competitività e la difficoltà a mantenere nel giusto equilibrio le due componenti: quella Sanitaria e quella Universitaria. Mediante la costituzione di una cabina di regia che vede una rappresentanza di diversi soggetti istituzionali, viene ora proposto un percorso per realizzare un completo processo di unificazione tra Policlinico di Modena e Ospedale di Baggiovara attraverso una sperimentazione gestionale integrata di durata triennale. L’unificazione dovrà comunque passare attraverso una Legge regionale. La fusione dei laboratori coinvolgerà il Laboratorio Blu di Baggiovara nelle sue aree organizzative (Corelab, microbiologia, tossicologia D.A.), i Laboratori Ausl della Provincia (Ospedali di Carpi, Mirandola, Pavullo, ove rimarranno solo laboratori a risposta rapida), il laboratorio centralizzato, la struttura complessa tossicologia farmacologia, l’anatomia patologica del policlinico, indipendentemente dalla allocazione fisica e produttiva in cui verranno sistemati. Rimarrà al Policlinico, invece, un laboratorio a risposta rapida e un nucleo esperto di ematologia in citofluorimetria integrato con l’attività clinica di ematologia. Si prevede così che la produzione passi a 14milioni di esami/annumero 8 - 2015


enza sanitaria no coprendo sostanzialmente tutte le aree di diagnostica di laboratorio, anche le più complesse. È chiaro che le eventuali economie di scala e gestionali che comporta l’accentramento degli esami in un unico spazio, non possono andare a scapito dei professionisti e delle professionalità da queste espresse. E se è stato esplicitato il “percorso migratorio” dei campioni da analizzare, non è stato altrettanto chiarito se e come a questo seguirà un eventuale spostamento del personale ed in che misura. Il rischio è quello di procurare un sovraccarico di lavoro al Laboratorio dell’Ospedale di Baggiovara, o comunque laddove in generale vengono concentrati i campioni da testare, a cui si affianca invece un altro rischio: quello di creare realtà fortemente depauperate, sia in termini di personale che professionalità, di fatto sottoutilizzate perché svuotate delle loro competenze. Si deve inoltre considerare che oggi l’Azienda Usl di Modena e l’Azienda Universitaria Ospedaliera (Policlinico), sono due entità completamente a sé stanti, una ad esclusiva competenza Sanitaria, l’altra invece integrata con l’Università, con Ccia diversi, e quindi diverse indennità di posizione e risultato a parità di figura professionale. Questo sarà un elemento da non sottovalutare nell’integrazione del personale e che l’Anaao vigilerà affinché non si creino sperequazioni e diversificazioni retributive ingiustificate, e perché l’organigramma, che si andrà a creare, tenga presente tutte le professionalità in gioco evitando penalizzazioni soprattutto in termini di crescite professionali e conseguentemente di progressioni di carriera. L’impoverimento del personale, soprattutto nelle periferie, porta come conseguenza che diventerà sempre più difficile sostenere nei laboratorio decentrati, la Pronta Disponibilità per come è oggi congeniata. Ed è così, come già accade ora a Mirandola, che gli esami notturni e festivi in urgenza vengono eseguiti mediante Poct (Point of care testing) direttamente dagli infermieri, anche se refertati e tracciati dal laboratorio. È da sottolineare, infatti, che la responsabilità della gestione del Poct, come affermato dal Tar della Regione Toscana, rimane in capo al laboratorio clinico; principio, quest’ultimo presente anche tra i requisiti di accreditamento della nostra Regione. Si viene però qui a determinare un problema di equità dell’offerta sanitaria tra i cittadini della Provincia, offerta che deve essere la stessa indipendente dal punto di accesso. numero 8 - 2015

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fatti&opinioni Un recente report del FMI ci ha avvisato che con una crescita economica così lenta ci vorranno quasi vent’anni per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi. Inoltre non è affatto automatico che ad una ripresa economica ed ad una crescita del Pil corrisponda obbligatoriamente un aumento dei posti di lavoro. Si chiama “ripresa jobless”, ripresa che non genera occupazione, ed è generalmente imputabile sia allo sviluppo tecnologico che mangia lavoro sia ad una nuova configurazione di un mercato globale nel quale multinazionali ed imprese devono essere leggere, con dipendenti ridotti al minimo , per reggere i massimi livelli di competitività.

Come salvarci dalla disoccupazione medica? Con una radicale e profonda riforma della formazione pre laurea e post laurea Tuttavia sostengono altri autorevoli esperti che non è il caso di preoccuparsi perché previsioni del genere non sono realmente affidabili e che soprattutto in materia di lavoro non possono superare brevi soglie temporali. Per noi che esperti non siamo sapere di un Paese che viaggia al tasso del 13% di disoccupazione resta un motivo di allarme ed è inevitabile, in analogia, fare qualche riflessione sulla professione medica. Qualche elemento di valutazione sul tema ce lo ha fornito il recente convegno “La formazione di base e specialistica del medico in Italia: criticità e opportunità” organizzato dalla Commissione Sanità del Senato. Dopo le numerose sentenze del Tar che hanno sancito il diritto alla iscrizione alle Facoltà di medicina in sovrannumero, gli iscritti nel 2014 sono stati 16.683 a fronte delle 10.693 iscrizioni necessarie al fabbisogno indicato dalle Regioni. Un crescendo di iscrizioni cominciato già nel 2011 che porterà, tenendo conto di un turn-over del 7,3%, ad un esubero di 33mila medici nel 2020. A questo crescente numero di laureati in medicina fa da netto contrasto l’imbuto formativo determinato dalla stretta porta di accesso alle scuole di specializzazioni. Infatti, nel 2014 e nel 2015 si sono contati rispettivamente il 55% ed il 54% di esclusi tanto da prevedere nei prossimi dieci anni una carenza nel Ssn di 15mila medici specialisti (Indagine AnaaoAssomed Marzo 2014). A complicare di molto la situazione la totale ignoranza della consistenza di quell’esercito di riserva costituito da quei medici che si nascondono nella pieghe del sistema sopravvivendo di sottoccupazione, contratti precari, attività low cost ed altre similari. Se per la ripresa occupazionale del nostro Paese è necessario la ripresa dell’economia, anche se come abbiamo visto non necessariamente corrispondente alle nuove dinamiche della economia globale, per quanto riguarda il mondo medico la battaglia contro la disoccupazione deve cominciare con una radicale e profonda riforma della formazione pre laurea e post laurea, contrastando il potere monopolistico della Università e facilitando i meccanismi di accesso al mondo del lavoro con contratti di formazione… ma questa è già un’altra storia. D.I.

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tutela lavoro

Avv. Vincenzo Bottino consulente legale Anaao Assomed

Maternità e paternità: le principali novità introdotte dal jobs act

Con l’approvazione del Decreto Legislativo 25 giugno 2015, n. 80, il Governo ha dato attuazione alla delega di riforma del Testo Unico sulla tutela della maternità e paternità (D.lgs. n. 151/2001), contenuta nel c.d. Jobs Act (Legge delega n. 183/2014), estendendo la portata applicativa di alcuni istituti e ampliando le relative tutele. Va precisato, però, che molte delle nuove disposizioni si applicano in via sperimentale solo per l’anno 2015 (più precisamente dal 25 giugno al 31 dicembre 2015), fatta salva l’eventuale proroga per gli anni successivi, che dovrà avvenire previa adozione di appositi decreti legislativi che individuino l’adeguata copertura finanziaria. Di seguito saranno illustrate le principali novità applicabili anche al rapporto di lavoro dei dirigenti sanitari.

Infine, un’importante novità è rappresentata dalla possibilità di usufruire del congedo parentale su base oraria anche per quei settori, sprovvisti di una specifica regolamentazio ne da parte della Congedo di maternità contrattazione Per congedo di maternità si intende il periodo di astensione obbligatoria delcollettiva.

la lavoratrice madre che va dai 2 mesi antecedenti alla data presunta del parto ai 3 mesi successivi la data effettiva del parto. Al riguardo, la riforma ha apportato una modifica alla durata complessiva di tale congedo (art. 16, co. 1, D.lgs. n. 151/2001), stabilendo che i giorni di astensione non goduti per l’eventuale anticipazione del parto rispetto alla data presunta si aggiungono al periodo di astensione post-partum, potendo in tal caso anche superare - è questa la novità - il limite complessivo di cinque mesi finora previsto come durata massima del congedo di maternità. È stato altresì introdotto (in conformità alla sentenza della Corte Costituzionale n.

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116/2011) il diritto della lavoratrice a sospendere il periodo di congedo di maternità post-partum in caso di ricovero del neonato presso una struttura pubblica o privata, per fruirlo successivamente a partire dalla data di dimissione del bambino (art. 16-bis, D.Lgs. 151/01). Tale diritto è esercitabile dalla madre una sola volta per ogni figlio ed è subordinato alla produzione di attestazione medica che dichiari la compatibilità dello stato di salute della donna con la ripresa dell’attività lavorativa. Congedo di paternità La novella del 2015 ha ampliato le ipotesi di fruizione del congedo di paternità, prevedendo il diritto del padre di astenersi dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla madre, anche nel caso in cui quest’ultima sia lavoratrice autonoma. Tale possibilità va ad aggiungersi ai casi di morte o di grave infermità della madre, di abbandono del minore o di affidamento esclusivo del bambino al padre, già previsti dalla legge (art. 28, D.lgs. 151/01) Congedo parentale Le maggiori novità della riforma riguardano l’istituto del congedo parentale. In primo luogo è stata innalzata da 8 a 12 anni l’età del figlio entro cui è possibile per entrambi i genitori fruire dell’astensione facoltativa dal lavoro, restando tuttavia invariati i limiti di durata del congedo. Questi sono: 6 mesi per la madre, fruibili dopo il congedo di maternità; 6 mesi per il padre, utilizzabili sin dalla nascita del bambino (elevabili a 7 in caso di fruizione conti-

nuativa per almeno 3 mesi); 10 mesi complessivi per entrambi i genitori (elevabili ad 11 nel caso di fruizione continuativa del padre) e per il genitore unico (v. art. 32,D.lgs. n. 151/2015). È stato inoltre innalzato da 3 a 6 anni di vita del figlio, il periodo entro cui il congedo parentale è indennizzabile nella misura del 30% della retribuzione. Al riguardo va comunque segnalato che la contrattazione collettiva della dirigenza sanitaria riconosce per i primi 30 giorni di congedo parentale (computati complessivamente per entrambi i genitori) il trattamento economico in misura intera (v. art. 15, Ccnl 10.2.2004). Tutte le descritte misure trovano applicazione anche nel caso di adozione o affidamento del minore, a partire dal suo ingresso in famiglia. Infine, un’importante novità è rappresentata dalla possibilità di usufruire del congedo parentale su base oraria (già introdotto con la L. n. 228/2012) anche per quei settori, come la dirigenza sanitaria, sprovvisti di una specifica regolamentazione da parte della contrattazione collettiva. In tal caso, infatti, l’art. 32, comma 1ter del Testo Unico riconosce a ciascun genitore la possibilità di fruire del congedo parentale su base oraria in misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga quadrisettimanale o mensile immediatamente precedente a quello nel corso del quale ha inizio il congedo parentale (ad es. 3h e 10min nel caso di orario giornaliero medio di 6h e20). In tal caso, però non sarà possibile cumulare il congedo parentale orario, con i riposi giornalieri previsti dalla stessa legge. numero 8 - 2015


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800-689955 COPERTURA ASSICURATIVA CONTAGIO OSPEDALIERO Agli associati viene riservata la possibilità di acquistare la POLIZZA CONTAGIO OSPEDALIERO per la tutela personale, potendo scegliere tra più massimali nel caso si contragga durante l’attività lavorativa una delle seguenti malattie: HIV, EPATITE B, EPATITE C a partire da €67,00.

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Il servizio mette a disposizione degli iscritti un avvocato che li segue sia nell'attività di consulenza che nella difesa stragiudiziale evitando di doversi necessariamente rivolgere ad un legale di fiducia e sostenere costi aggiuntivi. È possibile contattare i consulenti legali attraverso: • HELP DESK TELEFONICO e presenza presso la sede Anaao Assomed di Roma il LUNEDI – MERCOLEDI – VENERDI dalle ore 10.00 alle ore 17.00 – telefono 064245741. • E-M@IL inoltrando il quesito a servizi@anaao.it • REPERIBILITÀ TELEFONICA DAL LUNEDI AL VENERDÌ al numero 064245741. • Per i casi urgenti è possibile fissare un appuntamento anche in giorni diversi da quelli stabiliti.

Il servizio intende rispondere ad alcune esigenze degli iscritti: • Acquisizione e controllo del Mod. 730 precompilato dal contribuente e rilascio del relativo visto di conformità. • Assistenza alla compilazione MOD. 730 Singolo. • Assistenza alla compilazione MOD. 730 Congiunto. • Correzione per rilascio del visto di conformità dei precompilati errati. • Gestione delle collaboratrici familiari. • Elaborazione F24 IMU • Elaborazione F24 TARES

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La Fondazione Pietro Paci e la Scuola Nazionale di Formazione Quadri da oltre 10 anni offrono agli iscritti all’Anaao Assomed la possibilità di seguire gratuitamente corsi ECM qualificati e riconosciuti dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua del Ministero della Salute.

La formazione offerta dall’Associazione si pone l’obiettivo di sviluppare le conoscenze e le competenze nel campo della gestione e organizzazione dei servizi sanitari per consentire un esercizio più autorevole e responsabile del proprio ruolo dirigenziale. Il catalogo dei corsi e le modalità di iscrizione sono disponibili sul sito www.fondazionepietropaci.it.

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