Valorizzazione delle Mura Storiche - Un Progetto per Bab Doukkala

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Politecnico di Milano Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea Magistrale in Architettura

VALORIZZAZIONE DELLE MURA STORICHE Un progetto per Bab Doukkala

Tesi di Laurea Magistrale: Sangineto Fabiola _ 851250 Tevzadze Ana _ 852264 Relatore: prof.ssa Laura Montedoro aa 2016/2017 3


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INDICE

ABSTRACT GLOSSARIO

p.7 p.11

Introduzione al contesto: Africa/Marocco 1. STORIA DI MARRAKECH

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1.1 Le mura storiche della città di fondazione 1.2 Tipologie abitative all’interno della Medina 1.3 L’espansione al di là delle mura 1.4 Confronto con le medine: le città del Marocco 1.5 La khettara: antico sistema idrico sotterraneo 1.6 Tecniche costruttive tradizionali 1.7 La via dei libri e il mercato alle porte della città

p.29 p.39 p.43 p.55 p.61 p.67 p.75

2. I MUSEI DELLA MEDINA 3.RACCONTO FOTOGRAFICO

p.79 p.91

4.STATO DI FATTO / AREA DI PROGETTO

p.115

4.1 Analisi delle mura storiche 4.2 Analisi dell’area

p.118 p.121

5. VALORIZZAZIONE DELLE MURA STORICHE UN PROGETTO PER BAB DOUKKALA 5.1 Strategia di progetto 5.2 Il sistema degli spazi aperti 5.3 Museo delle mura 6.VISTE 7. CONCLUSIONI 8. APPENDICE Bibliografia Sitografia

p.131

p.133 p.143 p.157 p.167 p.191 p.195 p.202 p.203

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ABSTRACT Le città imperiali del Marocco sono circondate da un sistema di fortificazione che ne determina la forma e ne delinea lo sviluppo interno. Nella Medina, parte antica di Marrakech, con la logica di saturazione progressiva degli spazi aperti, il tessuto residenziale va spesso a concludersi proprio al limite della cinta muraria, fatta eccezione per una parte in corrispondenza della porta di Bab Doukkala nell’area a nord-ovest della città, in diretto collegamento con l’attuale stazione degli autobus, a ridosso dell’area di sosta dei taxi. I collegamenti con l’esterno della città sono molto forti e al di là delle mura si trova un quartiere urbano moderno risalente agli anni ‘60-‘70, comprendente non solo la già citata stazione delle autolinee, ma anche il mercato dei libri, un denso costruito residenziale e il monumento dei “Sette santi”. Il progetto qui proposto intende migliorare e valorizzare la fascia inutilizzata di circa 500m di profondità, tra la parte interna alle mura e il tessuto urbano. Attualmente quest’area è utilizzata come parcheggio di autoveicoli e come area di passaggio, quasi “terra di nessuno” sottoutilizzata e abbandonata, ad alto tasso di criminalità. La proposta si sviluppa a partire dalla riappropriazione di uno spazio pubblico come area verde destinata a percorsi ciclo-pedonali, con conseguente modifica della viabilità esistente e della massiva riduzione dell’utilizzo abusivo delle vie interne come aree di sosta. L’obiettivo è quello di valorizzare un’area che rappresenta un unicum in tutta la cinta muraria.

Il progetto si sviluppa a ridosso dell’ingresso di Bab Doukkala e propone la costruzione di un museo delle mura storiche. Il museo si insedia nel tessuto urbano, proseguendone la maglia, e dialogando con il già esistente museo di Bab Doukkala. Nell’edificio museale di nuova costruzione sono presenti i servizi di biglietteria per accedere alla galleria fotografica sottostante, un chiostro verde e un’area ristoro sulla terrazza panoramica con vista sulle mura storiche. Il cuore del museo è un giardino botanico al piano interrato: un vuoto vitale, non mancanza ma presenza e area verde di connessione tra le due realtà, il nuovo museo e l’antico. Il blocco museale mantiene la stessa altezza del tessuto residenziale della medina, comunicando a livello stradale con una piazza che si apre al centro sul giardino botanico sottostante, proprio di fronte alla porta storica, e il collegamento a – 4 m che avviene tramite la galleria fotografica / spazio espositivo, contenente oggetti, statue, pezzi d’arte e testimonianze della cultura berbera e marocchina. Il percorso sovrastante, che prosegue tra le mura e il perimetro della medina, permette di osservare parte delle mura scavate nelle fondamenta, attraverso una serie di pensiline, in cui si alternano specie arboree, vegetazioni di vario genere, e sedute. Filari di palme costeggiano l’ingresso alla piazza che si pone di fronte Bab Doukkala. Un doppio filare di alberature costeggia il percorso ciclopedonale, ponendosi come filtro verde tra la via carrabile e la piazza al di là delle mura, di fronte alla stazione degli autobus.

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Le vasche d’acqua si trovano nella piazza principale di accesso dalla porta di Bab Doukkala, oltre che nella piazza ribassata accanto, in corrispondenza della via dei libri. Un sistema di pensiline si sviluppa in alternanza lungo tutto il percorso: coperture che lasciano filtrare parzialmente luce e aria, richiamando quelle già esistenti all’interno dei souk. La Rue El Gza, è definita come una strada scolastica con una presenza di scuole secondarie e superiori. Dall’altra parte delle mura è in corso un progetto per campus universitario, e a metà strada tra questi due edifici, c’è un parco esistente e intendiamo riqualificarlo attribuendogli una nuova funzione a giardino per bambini e studenti. Dall’altra parte della rue bab Doukkala il progetto prosegue con la previsione di un pocket park che sostituisce l’attuale funzione dell’area usata come parcheggio, e di un co-working, spazio di confronto e di ritrovo tra i vari studenti che frequentano gli istituti adiacenti all’area di progetto. Uno spazio aperto utilizzabile come parco di giorno e anfiteatro di notte per la proiezione cinematografica all’aperto. L’intero sistema vuole far riacquistare qualità urbana ad una parte della città che, a dispetto della sua localizzazione strategica e delle sue potenzialità, appare oggi fortemente trascurata e sottoutilizzata.

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ABSTRACT/INGLESE The imperial cities of Morocco are surrounded by a system of fortification that determines its shape and outlines its internal development. In the Medina, the old part of Marrakech, with the logic of progressive filling of open spaces, the residential fabric often ends up just at the edge of the city wall, with the exception of a part near Bab Doukkala, the north-west gate of the city, in direct connection with the current bus station, close to the taxi stop area. The connections with the outside of the city are very strong and beyond the walls, there is a modern urban district dating back to the ‘60s and’ 70s, including not only the mentioned bus station but also the book market, a dense residential building and the monument of the “Seven Saints”.

The museum is part of the urban fabric, continuing its link, and communicating with the already existing Bab Doukkala museum. In the newly constructed museum building, there is the ticket office to access the photo gallery, a green cloister, and surroundings on the panoramic terrace overlooking the historic walls. The heart of the museum is a botanical garden in the basement: The museum block maintains the same height as the residential fabric of the medina, communicating at street level with a square that opens at the center of the botanical garden, in front of the historical gate, and the connection to - 4 m that passes through the photo gallery / exhibition space, containing objects, statues, pieces of art and testimonies of the Berber and Moroccan culture.

The project here intends to improve and enhance the unused linear space of about 500m of depth, between the inner part of the walls and the urban fabric. This area is used as a parking and transit area, almost “no-man’s land” - underutilized and abandoned, with a high crime rate. The proposal is advanced by the reappropriation of a public space as an area destined to cycle-pedestrian paths, with changes in the road network and the massive extent of the abusive use of the internal roads as resting areas. The goal is to enhance the one that represents a Unicom throughout the walls. The project takes a close look at the entrance of Bab Doukkala and proposes the construction of a museum of the historic walls.

The path above, which continues between the walls and the perimeter of the medina, through a series of canopies, in which different tree species, vegetations of various kinds, and benches. Rows of palm lines define the entrance to the square facing Bab Doukkala. A double row of trees runs along the cycle path, placed as a green filter between the driveway and the square beyond the walls, in front of the bus station. The water mirrors are located in the main access square from the Bab Doukkala gate, as well as in the lowered square next to the book market. The Rue El Gza, is defined as a scholastic street with the presence of secondary and upper secondary schools. On the other side of the wall

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along the same street is considered realization of a university campus, in the middle of these two buildings there is an existing park called “El Gza” and we intend to redevelopment it by adding a new function as a garden for the children and students. On the other side of the Rue Bab Doukkala, the project continues with a ‘pocket park’ that replaces the informal parking space and the realization of a co-working space for meeting between the various students attending the institutes near the project area. An open space that can be used as a daytime park and an amphitheater at night for outdoor cinema projection. The whole system wants to regain the urban quality to a part of the city that, despite its political location and its potential, today seems to be strongly neglected and underused.

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GLOSSARIO Riyad (da addestrare, ammaestrare): giardino appartenente a un’abitazione, spazio verde, rettangolare, chiuso, privato e irrigato, a cielo aperto, circondato da porticati, con percorsi pavimentati, vasche, e canali. Wast al-dar: forma più ricca e spaziosa di riyad. Rawda (dal plurale di Riyad): parco o cimitero. Jnan (da Janna, Paradiso Coranico): spazio agricolo produttivo gestito da privati ma accessibile alla comunità, non irrigato, spesso fuori delle mura; oppure oasi nel deserto. Arsa: giardino-pomario urbano e irrigato, situato all’interno delle mura, nelle vicinanze della medina nella città imperiale, per la sicurezza alimentare durante i seggi.

Karm (da vigneto): recinti coltivati a verde, sia urbani che extraurbani, destinati agli incontri e allo svago analogamente alle ‘vigne’ romane e rinascimentali. Da karm il termine castigliano Carme, che significa ancora giardino. Firdaws (dal persiano, giardino, paradiso): struttura chiusa e quadripartita con al centro una vasca o una fontana, luogo di ricreazione. Bustan (dal persiano, Bu: profumo + Stan: luogo): anticamente luogo dove sono coltivati fiori ed erbe aromatiche, in Nord Africa frutteto ornato da piante decorative.

Hadika (in Marocco): grande giardino pubblico.

Bagh (dal persiano, frutteto, lotto di terreno): recinto suddiviso geometricamente attraverso viali alberati e canali che si incrociavano in un terrazzo, padiglione o vasca, accessibile da un portale.

Buhayra o Agdal (in Marocco,da “piccolo mare” o in berbero): vasti frutteti recintati da alte mura che dispongono di grandi bacini per l’irrigazione, l’alimentazione in acqua potabile e il tempo libero.

Charbagh (dal persiano, quattro frutteti): Bagh molto grande, murato, quadripartito, attraversato da Shah Juy (canale principale), e suddiviso in Caman (sottomoduli ottenuti da viali e canali).

Saniya (ruota per l’irrigazione, o noria): giardini privati posti alla periferia urbana irrigati da congegni idraulici.

Hasht Behesht (dal persiano, otto terrazze): variante di charbagh terrazzato.

Munya: appezzamento agricolo prossimo ai centri urbani dotato di edifici e padiglioni, usato come luogo di svago.

Cehel Sutun (dal persiano,sala delle quaranta colonne): giardino per le udienze.

Jahannama (dal persiano): giardino attorno a un padiglione ottagonale.

Shalimar (dal persiano, rifugio d’amore): giardino reale tripartito.

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Introduzione al contesto: Africa/Marocco

1. STORIA DI MARRAKECH

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LA MAURETANIA La Mauretania è un’antica regione dell’Africa Settentrionale, che attualmente si divide tra il Marocco e l’Algeria, abitata dalla popolazione dei Mauri. Regno indipendente dal IV secolo a.C., subì l’influenza di Cartagine, e successivamente venne assoggettata dai Romani e divenne, nel 42 a.C., la provincia della Mauretania Tingitana. A partire dall’anno 429 d.C., i Vandali giunsero in questa regione, ma vennero successivamente sconfitti dai Bizantini guidati da Balisario nel 533 d.C. Ulteriore occupazione del territorio marocchino avvenne attorno al 683, da parte delle truppe di Uqba e Nāfi. Il Marocco, paese di origine arabo-berbera, si colloca geograficamente nella fascia nord-ovest dell’Africa. Il nome originariamente deriva da Marrakech, capitale e città imperiale tra il 1062 e il 1273. Il paese conobbe la colonizzazione di vari popoli: dai Fenici e i Cartaginesi, l’invasione da parte di Romani,

e barbari e il decisivo arrivo degli Arabi, fino al periodo di colonizzazione francese e spagnola. Nel 788, salì al potere per la prima volta una dinastia araba: gli Idrisidi. Quest’ultimi regnarono fino al 917 e diffusero l’islam tra le popolazioni berbere. La lingua berbera si formò durante l’8000 a.C. (periodo preistorico della regione); così come l’agricoltura sviluppata dalle popolazioni indigene del luogo e dai colonizzatori che giunsero successivamente in queste terre.

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IDRISIDI Una delle più importanti e determinanti dinastie che regnò in Marocco fu quella del popolo degli Idrisidi, nati in Maghreb per volere dello sciita Idris I. Gli Idrisidi regnarono fino al 917 ed essendo di origine araba, diffusero l’islam tra le popolazioni berbere. Fu il periodo di fondazione della città di Fès, che si affermò come ricco e rigoglioso centro culturale, religioso e di commercio.

Fondò Marrakesh nel 1060, e Tlemcen nel 1080. Il suo obiettivo fu quello di unificare i territori del Marocco e dell’Algeria occidentale.Nel 1086, venne invitato dai principi arabi di al-Andalus, i cosiddetti “re delle Taifa”, a coalizzarsi contro Alfonso VI di Castiglia. Ibn Tāshfīn venne raggiunto dai re di Siviglia, Granada, Malaga e Badajoz, e riuscì ad infliggere una severa sconfitta a Alfonso VI a Sagrajas.

LA DINASTIA DEGLI ALMORAVIDI

Rientrò in seguito in Maghreb per sistemare i suoi affari, prima di essere richiamato nel 1089.

Nel XI secolo, uno dei capi della tribù dei Lamtūna («uomini velati») originario del Sahara occidentale, si rivolse al religioso Abd Allāh Ibn Yāsīn, di scuola giuridica (madhhab), per infondere una ferrea conoscenza dell’islam ai propri uomini. Venne fondato un ribā (convento fortificato, da cui il nome di al-Murābiūn, «quelli del ribā»), nell’isola di Tidra in Mauritania. Venivano seguiti attentamente e in modo intransigente le parole e i precetti del Corano, affermando l’incontroversibile importanza della disciplina. In seguito venne fondato un esercito di neo-convertiti che attaccò l’impero del Ghana nel 1076. Yūsuf Ibn Tāshfīn succedette in seguito a Ibn Yāsīn, morto in combattimento, e da allora venne considerato il primo sovrano almoravide.

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Vedendo che i signori arabi complottavano l’uno contro l’altro e anche contro di lui, appoggiandosi alle autorità religiose locali si rese padrone di tutta al-Andalus tra il 1090 e il 1094. Si rivolse verso il regno di Valencia, ma si dovette scontrare col Cid, che nel frattempo era diventato signore della città e la difese strenuamente, non permettendo a Yūsuf di conquistarla e proseguire verso la contea di Barcellona ed il regno d’Aragona. Allora si rivolse contro il regno di Castiglia e, le truppe castigliane contrattaccarono gli Almoravidi nella zona di Toledo e riuscirono ad occupare il castello di Consuegra, ma nella battaglia che avvenne il 15 agosto del 1097, le truppe di Yūsuf Tāshfīn ebbero la meglio su quelle di Alfonso VI. Yūsuf ibn Tāshfīn, rientrò definitivamente a Marrakechnel 1098, lasciando che la guerra nella penisola iberica venisse perseguita dal figlio Ali ibn Yusuf.


La moschea della Koutoubia di Marrakech, uno dei capolavori dell’arte almohade

Egli ingrandì e consolidò l’impero almoravide, ma dovette affrontare la resistenza cristiana, i berberi Almohadi avversi alla dottrina portata avanti dagli Almoravidi. Dopo la sua morte avvenuta nel 1142, la popolazione almohade stava progressivamente prendendo il sopravvento e dopo la concquista della città di Marrakech avvenuta nel 1147, si arrivò a sancire la definitiva disfatta della dinastia Almoravide. Acquerello rappresentante la popolazione almoravide

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ALMOHADI In seguito agli Almoravidi prese il sopravvento un’altra dinastia di regnanti di origine berbera, gli Almohadi, che regnò fino al 1269, controllando un ampio territorio, che oltre al Marocco, comprendeva Tunisia, Algeria, Libia e alcune regioni della Spagna e del Portogallo. Muhammad ibn Tūmart, originario della tribù berbera dei Mamūda nella regione del Sous nell’Anti Atlante, Influenzato dallo sciismo, si oppose alla scuola giuridica (madhhab) malikita imposto dalla dinastia regnante degli Almoravidi. Venne dunque bandito per aver suscitato disordini, si rifugiò nell’Alto Atlante, a Tinmal dove organizzò una comunità militare e religiosa (il Consiglio dei Dieci e il Consiglio dei Cinquanta) intorno a un Islam rigido ed austero, e nel 1121 si proclamò Mahdi (il “ben guidato” che tornerà alla fine del mondo). Fondamentale accanto a lui fu la presenza del luogotenente Abd al-Muàmin, Berbero d’Algeria che si distinse come militare e politico di prim’ordine. Quando Ibn Tūmart morì, nel 1128,Abd al-Muàmin tenne segreta per due anni la sua scomparsa, fino a che non si fu affermata la sua personale influenza. Sotto il suo comando furono conquistate, una dopo l’altra, Tlemcen, Fès e infine Marrakech, la cui caduta segnò la definitiva disfatta della dinastia almoravide. Con il passare degli anni, Abd al-Muàmin estese la sua autorità su un impero che comprendeva l’insieme del Maghreb e il Bilād al-Andalus occidentale (presa

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di Cordova nel 1148 e di Granada nel 1154). Si proclamò califfo e comandante dei credenti ed impose il principio di ereditarietà dinastica. Suo figlio, Abu Ya’qub Yusuf I (1163–1184), insieme con Abū Yūsuf Yaqūb alManūr, «il Reso vittorioso [da Dio]» (1184–1199), furono i suoi successori dopo la morte avvenuta nel 1163. Continuarono la sua opera ed estesero la loro autorità a tutta la Spagna islamica, infliggendo una sconfitta ad Alfonso VIII di Castiglia nella battaglia di Alarcos nel 1195. In Africa riuscirono a scacciare le guarnigioni collocate nelle città costiere dai re normanni di Sicilia.

Antica incisione popolo Almohadi, 1253


MERINIDI I Merinidi furono originariamente nomadi che vissero nella fascia settentrionale del Sahara. Lungo il corso del tempo e la conseguente desertificazione della regione ci fu l’avanzata degli Hafsidi, che li spinsero verso la parte più occidentale del Maghreb. Dopo che, nel 1212, gli Almohadi nella penisola iberica, furono sconfitti dall’unione degli eserciti castigliani, aragonesi-catalani, navarresi e portoghesi, nella battaglia di Las Navas de Tolosa, i Merinidi iniziarono a combatterli per prendere il sopravvento e il controllo della parte occidentale del Maghreb, riuscendo successivamente nell’impresa. Il loro nuovo dominio si estese dal Mar Mediterraneo ai monti del Rif e dell’Atlante, fino all’Oceano Atlantico, comprendendo le città di Taza e Fès.

Nel 1358, alla morte del re merinide, Abū `Inān Fāris, ucciso da uno dei suoi visir, iniziò la decadenza della dinastia. Ciò determinò la rivalsa dei regni cristiani della penisola iberica i quali riuscirono ad avere il predominio su alcune località della costa. Tra le famiglie di visir, una tra tutte riuscì a sostituirsi alla dinastia dei Merinidi, dando inizio ad un breve periodo di potere sulla regione del Marocco, da parte della nuova dinastia dei Wattasidi.

Nel 1269, posero fine alla dinastia almohade, con la presa di Marrakech. Dal 1275, i Merinidi si allearono con i Nasridi del Sultanato di Granada contro gli attacchi dei regni cristiani nella penisola iberica. Nel XIV secolo tentarono di estendere il loro dominio sulla penisola, riuscendo a riconquistare Gibilterra e una parte dell’Andalusia (1333), ma furono fermati all’assedio di Tarifa e con la sconfitta subita, assieme al loro alleato, il Sultano di Granada, Yūsuf I, al rio Salado, nel 1340, ad opera di truppe castigliane e portoghesi, dovettero abbandonare definitivamente la penisola iberica.

Tombe Merinidi, Fès, Marocco, (regno dal 1248 al 1465)

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SA’DIANI I Wattasidi, succeduti ai Merinidi, non riuscirono a contrastare l’avanzata eurpea nel continente africano. Prese sempre più potere in terra africana la dinastia dei Sa’diani, che nel 1541 sconfissero i Portoghesi ad Agadir, arrestando l’avanzata in Marocco, e nel 1554, succedettero definitivamente ai Wattasidi. In seguito alla battaglia di al-Manūr avvenuta nel 1578, si definì la sconfitta dei Portoghesi presenti in quelle terre. Il periodo che succedette tali importanti successi militari fu di pace e stabilità sociale favorendo lo sviluppo delle arti e delle scienze.

ALAWITI La dinastia Alawide prese il potere intorno al 1660. Gli Alawiti affermarono e proclamarono una discendenza dal Profeta (Maometto), attraverso la figlia Fātima e il cugino Ali. Tale discendenza venne riconosciuta in Marocco con il titolo di Mulay (o in francese “Moulay”), gli ha conferito la possibilità di sopravvivere al colonialismo fino ai giorni nostri. Il principale rappresentante di questa dinastia è Mulay Ismāīl Sharīf, che regnò dal 1672 al 1727. Sotto il suo regno combatté contro popolazioni europee ed ottomane cui riuscì a sottrarre diversi porti africani. Dopo la sua morte ci fu un periodo di forte crisi che durò per ben diciotto anni, e fu coronato da numerose lotte interne.

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Le Tombe risalgono al tempo del sultano Ahmad al Mansur al-Dahabi (1578-1603)


IL COLONIALISMO A partire dalla fine del XVIII secolo fu un periodo particolarmente determinante per il futuro assetto del Marocco e per le conseguenti influenze coloniali che ne determinarono la lingua, gli usi e i costumi di oggi. Le prime rotte verso il Marocco furono oggetto di interesse da parte di due delle più influenti potenze europee, ovvero la Gran Bretagna e la Francia. Ci fu un tentativo di riacquisizione delle città di Melilla e di Ceuta da parte del sultano del Marocco ma venne prontamente contrastato dalla sempre presente potenza spagnola, che occupando Tetuan nel 1860, definì la sua supremazia. All’inizio del XX secolo iniziarono ad essere effettuate occupazioni territoriali da parte dei francesi in terra africana, nello specifico in Marocco, e tentarono di opporsi alla Spagna. Dunque dopo il riconoscimento da parte di Spagna e Francia dell’occupazione Inglese in territorio egizio, si decise di definire le rispettive sfere d’infuenza sul paese. Ma ciò venne rinnegato da parte della Germania che con la celebre “crisi di Tangeri”decise di dare supporto al sultanato viggente. La conferenza di Algeciras del 1906, fu determinante poichè riuscì a stabilire le diverse sfere di controllo da parte del dominio europeo in Marocco, garantendone i rispettivi interessi economico-politici.

Durante il 1911 scoppiò la cosiddetta “ crisi di Agadir” tra Francia e Germania che venne successivamente risolta diplomaticamente. I tedeschi riconobbero il protettorato francese in Marocco, e in cambio ricevettero vantaggi a livello territoriale da parte della Francia. Nel 1912 con il trattato di Fez il sultano alawita riconobbe la condizione di protettorato del Marocco: il regno divenne ufficialmente una colonia francese; vi erano ancora parti assoggettate al dominio spagnolo, come Ifni, Rif e Tarfaya. Successivamente i francesi iniziarono ad insediarsi nella nuova colonia. Il territorio marocchino offriva loro diverse visuali paesaggistiche suggestive ed esotiche e vennero così fondate moltissime nouvelle villes e sotto il governatore Lyautey, vennero realizzate numerose opere urbanistiche: strade, ferrovie e acquedotti. Ci fu la conseguente riorganizzazione amministrativa del paese che venne diviso in tre differenti regioni: - il protettorato francese, governato da Rabat, dove risiedeva il sultano; - il protettorato spagnolo, con capoluogo Tetuan, dove risiedeva un califfo nominato dal sultano; - la Zona internazionale di Tangeri.

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La Francia decise di occupare Marrakech e Agadir con l’intenzione di contrastare le rivolte cittadine. Iniziò dunque da questo momento in avanti una serie di periodi che includevano rivolte e sanguinarie repressioni da parte dell’esercito francese, che avanzarono con violenza e dissolutezza nel territorio marocchino, concquistando una città dopo l’altra ma lasciando inviolate le campagne.

Il partito nazionalista Istiqlal venne fondato nel 1944. Il suo più importante esponente fu Allal al-Fasi, il quale obiettivo nel programma politico era quello di portare il Marocco all’indipendenza dal dominio francese. Il partito venne sostenuto principalmente dai fondamentalisti arabi, e il sultano si vide costretto a lasciare il paese nel 1953.

Il figlio Mohammed ben Yusef, salì al potere con il nome di Mohammed V, subito dopo il decesso del padre avvenuto nel 1927. Sul Marocco l’influenza francese si impose allo stesso modo in cui avvenne per l’Algeria, e venne imposto il medesimo modello amministrativo. Contemporaneamente una politica di tolleranza e riconoscimento delle minoranze berbere pose in forte opposizione la popolazione araba, accusando i politici di voler intenzionalmente separare il territorio marocchino in parti differenti. Durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche invasero il territorio francese nel 1940, e determinarono dunque la creazione di truppe armate di resistenza persino in Africa, sotto il comando del generale Charles de Gaulle. Ciò determinò l’inevitabile formazione di truppe marocchine che combatterono in campagne francesi e spedizioni in Italia, e Germania.

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http://arabpress.eu/marocco


INDIPENDENZA E REGNO DI HASSAN II Il partito indipendentista Istiqlal, una volta terminato il secondo conflitto mondiale, chiese il supporto di Gran Bretagna e Stati Uniti, per battersi nella propria causa. Si riuscì a perseguire una soluzione nel 1956 quando si riconobbe l’indipendenza franco - spagnola del Marocco, escludendo solo alcune città. Difatti sia Tangeri che Tarfaya e Sidi Ifni, attesero fino al 1956 e 1969 per la ricostituzione della sovranità marocchina.

Emerse durante gli anni ‘70, un’ importante risorsa che divenne sempre più richiesta e necessaria nei paesi europei: i ricchi giacimenti di fosfati presenti nel Sahara Occidentale. Con la “Marcia Verde”, la popolazione marocchina venne solleciata ad insediarsi in quell’area, da parte del governo. A partire dal 1976 due terzi del territorio sahariano vennero annessi al regno ma ancora oggi rievocano il diritto al riconoscimento dell’autodeterminazione.

Mohammed V rientrò dall’esilio nel 1957, e venne denominato “Re del Regno del Marocco”, in seguito alla sua morte gli succedette il figlio, Hassan II, che intraprese una politica basata sulla forza. Fece sospendere le elezioni parlamentari, e la costituzione nel 1963, trascinando il paese in un perido di grave crisi politica ed economica.

Durante gli anni ‘80 vi furono diverse insurrezioni da parte della popolazione contro il re in seguito alla sua decisione sull’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, e il sovrano rispose inviando carri armati e violando il rispetto dei diritti umani, incrinando maggiormente i già compromessi rapporti con la propria popolazione. Emblematica fu senza dubbio la Rivolta di Casablanca, ricordata per i centinaia di morti e feriti.

Per quanto riguarda la politica estera, durante il 1963 ebbe luogo la cosidetta “guerra di sabbia” a causa di problemi territoriali tra Algeria e Marocco. Continuarono le repressioni interne al paese da parte del re, Hassan II, che perseguiva la sua politica di potere durante il periodo degli Anni di Piombo, contrassegnati da violenze, sopraffazioni e crimini contro l’umanità. La politica nazionalista del re venne attaccata per ben due volte tra il ‘71 e il ‘72.

Negli anni ‘90 venne istituita la “Commissione per la Verità e Riconciliazione”, per investigare nei casi di mancato rispetto dei diritti umani. Nel 1986 iniziarono i lavori per la costruzione dell’enorme moschea di Hassan II, a Casablanca, la quale venne inaugurata nel 1993, e i finanziamenti avvennero da parte della cittadinanza.

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REGNO DI MOHAMMED VI Successivamente, grazie soprattutto alle pressioni internazionali, il re liberò gli oltre 2000 oppositori politici, tenuti prigionieri, e nel 1994, concesse il ritorno nel paese a uno dei suoi principali oppositori politici, il socialista Mohamed Basri. Questo valse al paese una serie di accordi commerciali preferenziali con l’Unione europea, firmati nel 1995. Nel 1996 Hassan II ottenne il consenso dell’opposizione per una nuova costituzione. Le elezioni parlamentari del 1997 furono vinte dal principale partito di opposizione, l’USFP, a cui fu affidata la formazione e guida del nuovo governo: tra le prime azioni intraprese ci fu la distensione con l’Algeria, con la quale le relazioni erano interrotte da oltre quarant’anni.

Dopo la morte di Hassan II nel ‘99, prese il suo posto il figlio eletto come Mohammed VI. Venne impedito il referendum per l’utdeterminazione da parte del Marocco nei cnfronti della popolazione che abitava il Sahara Occidentale, e contemporaneamente ponendosi in aspro contrasto con Israele, sostenendo il fronte palestinese, di evidenti affinità arabe con la popolazione locale. Nel 2001 venne creato da Mohammed VI, l’Istituto Reale per la Cultura Berbera mettendo il luce e dando spazio al 38% della popolazione berbera che veniva costretta ad imparare a parlare in arabo o francese all’interno delle istituzioni scolastiche. Nel 2002 il re cede il governo a un indipendente, Driss Jettou, sostenuto da USFP ed Istiqlal, il quale approvò importanti riforme, tra cui il mudawwana, un insieme di leggi in materia di diritti delle donne e diritto di famiglia.

Moschea di Hassan II - Casablanca,1993

Nel 2003 il Marocco si esprime contro l’intervento anglo-americano in Iraq, segnando in questo modo un momentaneo raffreddamento nelle relazioni con i suoi tradizionali alleati occidentali. Nel 2007, vengono indette le elezioni parlamentari che registrano un progressivo calo di partecipazione, tanto da rendere frammentario l’assetto parlamentare, definendo una sempre maggiore affermazione del partito di destra.

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MARRAKECH: LA CITTA’

ARCHITETTURA A MARRAKECH

La città di Marrakech è capoluogo del Marocco, e registra ben 928.850 ab. (2014). Geograficamente si colloca ai pedi dell’Alto Atlante, una vista suggestiva verso le montagne innevate nel bel mezzo del deserto, presso la confluenza degli uidian Tennsift e Nfiss. Il caratteristico colore delle sue abitazioni la rende unica al mondo e degna dell’appellativo “città rossa”.

Marrakech venne fondata nel 1062 dalla dinastia degli Almoravidi, e successivamente fu sede di numerose dinastie che si succedettero una di seguito l’altra. Tra le più rilevanti vanno certamente ricordate quella degli Almohadi e dei Sa’didi, in particolar modo poichè furono determinanti per la costruzione di alcune delle più affascinanti architetture legate a quello che viene definito “stile moresco”. Tra i principali monumenti divisi per periodo:

Si costituisce urbanisticamente di due nuclei fondamentali: il primo è rappresentato dalla parte interna alla cinta delle mura storiche, detta Medina, tessuto urbano denso e intricato che si costruisce su se stesso, le case in terra battuta fra aranceti e palmeti dal sapore arabeggiante, i vicoli stretti e tortuosi; l’altra parte della città si espande al di la delle mura in direzione nord ovest, sulla strada che conduce ad Essaouira, la città sull’oceano. In questa parte la città è quella moderna, chiamata Guéliz, che venne fondata nel 1912, secondo quella che è un impronta prettamente europea. Marrakech rappresenta un importante nodo commerciale non solo per la sua posizione geografica che si pone a metà strada tra la montagna e la pianura costiera, ma anche perchè possiede un fiorente e caratteristico commercio artigianale di prodotti locali, tra i quali alimenti,spezie, tappeti e oggetti di ogni genere.

Agli Almoravidi si attribuisce la Qubba Ba’adiyn. La prerogativa di questo monumento si sviluppa attorno alla cupola che ne costituisce il punto focale e attrattivo principale, la quale si erge su costoloni a raggiera; Gli Almohadi fecero erigere la moschea della Kutubiyya, costruita nel 1140, la moschea della Qasba (1196), successivamente rimaneggiata in diversi restauri, la cinta muraria e la porta monumentale Bāb Aguenau. I Sa’didi costruirono la madrāsa di Ibn Yūsuf, risalente al 1570, e le celebri tombe sa’diane, distribuite all’interno di differenti ambienti divisi da archi polilobati, decorati in stucco inciso e dipinto in modo sfarzoso, che riproducono motivi vegetali.

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Qubba Ba’adiyn, XI-XII secolo, Marrakech, Marocco,

Moschea della Kutubiyya, Marrakech, Marocco, 1140

iniziata nel 1064 e completata nel 1117

Moschea della Qasba, Marrakech, Marocco, 1196

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Madrasa di Ben Youssef, Marrakech, Marocco, 1570


Marrakech si presenta dunque come un gioiello nel deserto, costruita sulla sabbia tra le montagne, circondata da un orizzonte mozzafiato verso l’Atlante. Dalle origini nomadi, la città di Marrakech ha un colore che la contraddistingue e la rappresenta come iconica città marocchina, creando insieme alle intricate forme della citt antica, un disegno urbano unico al mondo. Il suono della moschea della Koutubia, scandisce le ore della preghiera e i ritmi di vita degli abitanti, all’interno della Medina. Luci, colori, sapori e odori si mischiano e prendono una forma completamente inaspettata durante le ore notturne nella piazza principale, Djemaa El Fna, (che in realtà era originariamente un luogo destinato all’impiccagione pubblica). L’Unesco definisce tale piazza come “un capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”. Durante i primi anni di fondazione della città, Marrakech veniva vista come un luogo pericoloso e gran parte delle popolazioni che vi si imbattevano, non avrebbero mai prolungato il proprio soggiorno in quella città tale e tanto era il timore nei confronti della dinastia imperante, all’epoca i berberi Almoravidi. Attualmente la piazza è uno dei punti turistici più attrattivi della città, pullulando di mercanti, chiaromanti, veggenti e venditori ambulanti, oltre che eccentrici ammaestratori di scimmie e incantatori di serpenti. Il termine usato dalla tribù nomade dei Masmudah era “marrakouch,” per consigliare di andarsene in fretta, termine che nel tempo si è definito come Marrakech.

Per quanto riguarda le opere architettoniche, si deve moltissimo al popolo deglli Almoravidi, che costruirono a Marrakech palazzi e bastioni in stile ispano - moresco, per richiamare l’influenza spagnola e di Algeri sulla città. Tali e importanti opere simbolo dell’egemonia Almoravide, vennero distrutti dai successivi regnanti di Marrakech, gli Almohadi, ma in cambio regalarono alla città il suo simbolo più emblematico, la moschea della Koutubia, modello di ispirazione per la Giralda, cattedrale in Siviglia. La parte antica di Marrakech, detta Medina, è un intricato labirinto contorno, fatto di passaggi coperti, vicoli stretti e pareti cieche, nessuno sfarzo o decorazione viene posta al di fuori delle abitazioni e delle costruzioni in genere, tutto lo sfarzo e la ricchezza si trova all’interno nel cuore pulsante dei chiostri dei riad, i giardini coranici, paradisi segreti, angoli protetti in cui si gode di pace, tranquillità e ombra. La pace e il benessere domestico, racchiuso attorno ad un patio-eden in cui l’acqua e il suono del canto degli uccelli riempie l’aria. Tipologia abitativa che prende il nome di dar o riad. Nel primo caso se il proprietario appartiene ad un ceto sociale modesto, nel secondo se invece si trova in condizioni di benessere economico. Risponde visivamente al principio di ordine geometrico della perfezione.

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1.1 LE MURA STORICHE della città di fondazione

La fondazione delle mura storiche della città di Marrakech risale al 1120, quando la città dovette sottoporsi alle ripetute occupazioni da parte della dinastia berbera proveniente dal sud.

Fondamentali ed emblematiche sono certamente le porte che danno accesso alla città da settentrione, occidente e oriente, come le porte di: Bab Doukkala, Bab Berrima, Bab Debbagh, Bab El Khemis.

Con obiettivo difensivo, il sultano Ali Ben Youssef, fece costruire attorno alla città delle mura di fortificazione, di 9 m di altezza, per una lunghezza che si estendeva per 10 km. In principio si costituiva di 20 porte di accesso (chiamate bab) e 200 torri di avvistamento.

Tra i monumenti degni di nota vi è sicuramente il monumento ai sette santi, un insieme di sette torri di pietra attorno ai quali si erigono degli alberi, che celebra e omaggia i sette santi della città di Marrakech. Costruiti all’interno di uno spazio fatto di pietra e decorazioni in rosso, la piazza con il monumento ai sette santi è un’opera moderna,realizzata nel 2005.

Il materiale impiegato per la realizzazione delle mura, fu una mistura di calce, paglia e fango che consolidandosi permetteva di sostenere l’edificato con la stessa resistenza data dai mattoni. Tra le porte più significative si ricordano la porta che si trova nel lato più estremo a meridione del circuito murario, ovvero Bab El Rob, e una tra le porte meglio definite e riccamente decorate, è invece Bab Agnaou.

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Bab DoukkalĂ

Bab Agnaou

Bab Nkob

Bab Yacout

Bab Taghzout

Bab el-Khemis

Bab Kechich

Bab el-Debbagh

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Bab Aghmat

Bab Ahmar

Bab er-Robb

Bab el-Jedid

Bab Aylen

Bab Ksiba

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Attualmente nella fascia meridionale della cinta muraria, ogni traccia della presenza almoravide è stata distrutta dalle popolazioni successive ad essa. La tecnica pisé già in uso nell’antica Phyrgie durante il VII sec. a.C., venne scelta in fase di costruzione della cinta muraria di Marrakech e prevede l’uso di terra, calce, sabbia, paglia misti a pigmenti naturali che rendono il caratteristico colore della città marocchina. Bab Fès (porta di Fès), prenderà successivamente il nome di Bab Khemis che significa “porta del giovedì”, e si circonda di grandi bastioni a protezione dell’ingresso alla città, inoltre si chiama porta del giovedì poichè è il giorno del mercato che anima il souk su cui si apre.

Bab Doukkala è la porta che si situa nell’area nordoccidentale della Medina, proprio in asse con la via che portava a Doukkala, anticamente nome della popolazione nomade che attualmente si è stanziata presso El-Jadida. Bab Aylen (nome di origini berbere) venne costruita durante il regno di Ali Ben Youssef contemporaneamente all’edificazione della cinta muraria. Viene ricordata per la disfatta del popolo degli Almohadi nel 1129, durante la loro marcia di concquista della città. La porta di Bab Aghmat ( il cui nome è legato ad un piccolo borgo capoluogo di Ourika), si ricorda per l’evento storico dell’entrata degli almohadi in Marrakech nel 1147.

La porta di Bab Debbagh “porta dei conciatori”. si trova anche nella parte nord orientale delle mura.I conciatori, hanno deciso di lasciare il posto agli artigiani, a causa delle difficoltà legate alla tecnica di mestiere. Difatti i conciatori, necessitando di importanti e ingenti risorse d’acqua, hanno deciso di stanziarsi lungo le rive del fiume Issil al di fuori della Medina. Al loro posto si sono installati gli artigiani del cuoio. La pelletteria di Marrakech chiamata “maroquinerie” è riconosciuta a livello mondiale per la sua secolare tradizione. Nonostante l’avvento delle industrie, le concerie e la lavorazione delle pelli, in particolare il lavoro artigianale del cuoio, prosegue in alcune delle botteghe nell’area attorno la porta.

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Bab Ahmar detta “la porta rossa” venne fondata dagli Alaouiti nel periodo del XVIII secolo. Edificata per il sultano e per i suoi soggiorni a Palazzo, la porta è un percorso di accesso diretto alla piazza del Mèchouar. Il Palazzo Reale, edificato dagli Almohadi nel XII secolo, fu soggetto a continui e successivi restauri prima nel XVI secolo da parte dei Saaditi, poi ancora dagli Alaouiti nel XVII secolo. Si trova a poca distanza dalle tombe Sa‘didi accanto agli antichi resti del Palazzo al-Badi, caratterizzato da un ampio spazio occupato da una vasca d’acqua di oltre 90 metri e caratterizzato da ricche decorazioni zellij. Alle spalle del Palazzo Reale si trova il Mellah, l’antico ghetto ebraico che risale al 1558. Il Mechouar, è una piazza d’armi che si trova nella parte interna alla città, conduce direttamente ai giardini di Lagdal e al grande Mechouar. Quest’ultimo era un luogo dove avvenivano feste e celebrazioni fastose dalla seconda metà del XVIII sec. fino al XIX sec. I calavieri partecipavano alle Fantasie, feste ordanizzate in occasione di celebrazioni di natura religiosa (Moussem). Bab Er-Rob , letteralmente significa “porta del succo d’uva”, è una porta di origine almohade, fu di fondamentale importanza poichè si collocava sull’asse di collegamento tra Kasbah (quartiere fortificato) e la Medina. Yacoub El-Mansour aveva imposto il passaggio dalla porta del succo d’uva essiccato, per controllarne il traffico.

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Il sultano merinide Abou Thabit espose seicento teste mozzate di rivoltosi sugli archi di Bab Er-Robb nel 1308; attualmente la porta ospita un negozio di ceramiche. Bab Ech-Charia si trova nei pressi del cimitero, venne edificata nel XII sec. da parte degli Almohadi, e si trova in asse con la porta di Bab El-Jedid, in direzione della Menara. Celebre è il sontuoso Hotel La Mamounia che si trova proprio nei pressi della porta.


LE TORRI La cinta muraria di Marrakech oltre al sistema di accesso tramite le porte, bab, presenta un sistema difensivo legato all’edificazione delle torri che si posizionano lungo il lato esterno del perimetro. Punti di vedetta fondamentali per l’avvistamento e l’attacco durante la fase di combattimento dei popoli nemici. La loro larghezza è pari a 2 metri mentre si estendono in profondità nel terreno da 8 a 14 metri, punti nei quali si ritrovano le torri o le porte del sistema di fortificazione. Testimonianze derivanti da studi archeologici hanno portato a scoprire la presenza di fossati asciutti attorno alle mura, costruiti con l’intento di aumentare l’altezza dei bastioni esternamente. A causa della velocità con la quale le fortificazioni dovevano essere costruite per allontanare gli attacchi nemici, l’uso della pietra come materiale da costruzione primario fu presto escluso,per la difficoltà sia nel reperimento che nei costi di produzione. Invece i bastioni, le mura, le torri e le porte fortificate furono costruite usando la tecnica della pisé (conosciuta anche come tabiya o luh). In questo metodo di costruzione, la terra umida veniva posta all’interno di casseformi provvisorie per creare un muro di fango compatto, e ponendo i blocchi progressivamente gli uni sopra gli altri, in modo stratificato. Questa tecnica si era diffusa in Marocco dopo che sia i romani che i fenici fecero costruire edifici lungo la costa, e il terreno rosso intorno a Marrakech si era dimostrato ideale per questo tipo di costruzione nelle precedenti applicazioni.

Un’ importante aggiunta alle fortificazioni fu fatta negli anni ‘30 del XIX secolo da Moulay ‘Abd-al-Rahman ( 1822-1859) per proteggere i vasti giardini Agdal che commissionò. Racchiudere questi giardini ha aggiunto circa 7 chilometri di mura difensive alle fortificazioni esistenti della città. I bastioni occidentali al confine con i giardini Agdal furono distrutti nel 1862, a soli 30 anni dalla loro costruzione; il sultano dominante Sidi Muhammad IV (1859-1873) ricostruì le sezioni in rovina del muro e incaricò ulteriormente il Sqallat al-Mrabit di difendere il lato ovest della città. Mentre le pareti nord e ovest delle mura di Almoravid rimangono relativamente intatte, gran parte del muro sud e tre delle sue porte si sono progressivamente deteriorate. Altre piccole sezioni del muro sono andate perse, così come la maggior parte delle porte Almohad. Tuttavia, le fortificazioni rimangono una forte presenza fisica a Marrakech oggi e continuano a delimitare il confine tra la prima città di Almoravid e le successive espansioni almohade, Sa’did, alawidi e francesi.

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Vista sull’orizzonte di Marrakech, tra le mura e l’Atlante,2012

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1.2 TIPOLOGIE ABITATIVE all’interno della Medina

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Sette differenti casi studio sono stati effettuati all’interno dell’intricato edificato della Medina di Marrakech, e rilevate con misure originali, con particolare attenzione alle abitazioni a patio. Interessante è confrontare e delineare i differenti profili sociali e le distribuzioni spaziali interne che si orchestrano secondo logiche di intimità e spazi comuni a volte radicalmente differenti dalla tipica visione occidentale. Il quartiere della Kasnah, che storicamente appartenenva ai servitori di corte, ha una strutturazione più precisa e ordinata . La residenza all’interno dei souq è secondaria rispetto al l’assetto commerciale delle piccole botteghe e delle grandi corti dei foundouk (sviluppate su più livelli).

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Dar Hazzam: si colloca nel quartiere di Mouassine vicino all’area in cui si trova la moschea, ed è proprietà di famiglia marocchina con funzione privata. Il piano terra è destinato al soggiorno e ai servizi, al piano superiore camere da letto e inoltre all’ultimo, il tettoterrazzo. Caratteristico è il douyiria, locale con accesso indipendente avente l’incontro con le donne della casa. Dar Rocco: abitato attualmente da un gallerista d’arte, si trova nel quartiere Sidi Ben Slimane, ed essendo stato soggetto ad un restauro molto importante, si ritrova ad avere una conformazione spaziale inusuale. Difatti il Dar presenta parte degli appartamenti al piano superiore inglobati dall’appartamento vicino. Il patio ospita un soggiorno all’aperto, e solo due dei lati dell’abitazione vengono occupati al livello superiore dalle camere da letto. La copertura terrazzata corona l’edifico.


Dar Karam: Trasformato da abitazione privata a piccolo hotel, si trova nei pressi del quartiere di Bab Doukkala. gni stanza adibita a camera da letto è stata dotata dell’aggiunta di un servizio. La loggia al piano superiore nobilita lo spazio su tre lati, mentre al piano terra le pareti presentano aperture finestrate. Al piano superiore una sala stretta e lunga era originariamente usata come sala di rappresentanza. Dar Mohammed: tAbitazione privata, il Dar si colloca nel quartiere Mouassine,non avendo subito alterazioni nel corso del tempo presenta il medesimo assetto delle origini. Il terrazzo e alcuni ambienti al pian terreno risultano in stato di abbandono per la diminuizione del numero di abitanti del nucleo famigliare. Al primo piano si trovano le stanze destinate ai servizi, il soggiorno e le camere da letto.

Dar Tiskiwin: Attualmente sede del Museo dell’Artigianato di Marrakech, viene anche chiamato Bert Flint Museum (dal nome del suo fondatore).Formalmente è il risultato dell’unione di due differenti edifici: due corti, una pavimentata del dar e l’altra giardino del riad. Dar Attajmil: Si situa nella piazza di Djemaa el Fna, e attualmente svolge la funzione di piccolo hotel. Le sue origini risalgono al XIX sec., ed è stato restaurato con tecniche tradizionali nel 2001. La corte ospita un banano,e un minzeh ovvero un’alcova esterna. Dar Cherifa: dimora risalente al XV sec. attualmente utilizzato come spazio espositivo e caffè letterario.I caratteri della Medersa Ben Youssef vengono rievocati dalle facciate e i portali in legno della corte centrale.Il portico in doppia altezza,e una fontana a pavimento al centro della corte.

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1.3 L’ESPANSIONE DELLA CITTA’ al di là delle mura

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L’URBANIZZAZIONE Il Marocco contava circa 5 milioni di abitanti all’inizio del secolo che andarono aumentando sempre più progressivamente dall’indipendenza fino al 2001, arrivando a circa 28.990.000 di abitanti, senza comprendere la popolazione del Sahara Occidentale. Il paese registra dunque una crescita negli ultimi anni che riporta dati positivi sia per quanto riguarda la diminuizione del tasso di motalità che del contemporaneo aumento del livello di nascite (del 2,2%). Le istituzioni scolastiche si sono aperte al mondo, acquisendo un aspetto sempre più internazionale, e includendo nel programma di studi anche la lingua straniera. Su un totale di 3 milioni e mezzo di popolazione è la maggior parte di essa ovvero 2 milioni di abitanti che si addensano sulla fascia costiera del paese. L’incremento demografico ha causato l’aumento delle dimensioni delle città soprattutto costiere, spingendo gli abitanti ad emigrare verso la città, abbandonando le aree agricole. Il geografo marocchino Mohamed, afferma che l’emigrazione dal Rif rappresneta una triangolazione tra l’ambiente campestre di provenienza e lo spazio urbano verso cui la popolazione emigra e il fenomeno sta registrando un aumento dal 15 all’85%.

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Tasso di alfabetizzazione della popolazione in età tra i 15 e i 24 anni e in età di 15 o più anni nel 2004-2006 (fonte: World Bank)


I MODELLI INSEDIATIVI NELLA MEDINA In Marocco le differenti città si distinguono per complessità, caratteristiche interstiziali, e distribuzione degli spazi. Tra le città imperiali si riconosce una matrice comune che genera e determina il proprio spazio interno e il rapporto di quest’ulltimo con l’ambiente esterno: la medina. Il tema principale , che scandisce suddivisione spaziale delle città limite che intercorre tra la sfera pubblica, dettata in primordine dei dettami islamici della cultura

e determina la marocchine è il privata e quella dall’intransigenza di questi luoghi.

La dimensione delle vie e delle strade, i vicoli distribuiti attorno ad un circuito ramificato di abitazioni che si distinguono per forma, dimensione e distribuzione spaziale, distinguono la medina, cuore antico di molte delle città del nord Africa, dalle ville nouvelle, in cui una chiara e ordinata organizzazione dello spazio si orchestra attorno a giganteschi boulevardes di impronta occidentale derivante dall’imposizione urbanistica coloniale da parte francese. Le Medine vennero edificate dalla popolazione araba attorno al IX sec. d.C. Il loro particolare assetto intricato le rende agli occhi di inesperti, come spazi labirinticiche in realtà si organizzano secondo un sistema ben chiaro e definito. La presenza di una rete viaria gerarchizzata idalla quale si passa progressivamente dagli assi principali alle vie secondarie arrivando ai derb.

Le botteghe dei negozianti e dei mercanti insieme con gli artigiani si distribuiscono lungo l’asse principale viario che definisce i souk e che scandisce i ritmi della vita pubblica di scambio sociale, e rappresentano i viali principali ai quali si connettono le vie secondarie che definiscono gli accessi più silenziosi ai quzrtieri residenziali oltre che collegarli al centro e alla kasbah. Inoltre la presenza di derb chiusi definisce i luoghi pubblici da quelli privati, finendo in vicoli ciechi destabilizzanti per chi non conosce il funzionamento di questo intricato e affascinante sistema. La chiusura dello spazio privato racconta l’introversione dell’ambiente domestico che si separa nettamente dalla vita pubblica. Il nucleo famigliare si racchiude in un sistema di accesso tramite un’unica apertura su uno dei lati più nascosti dello stesso. Importante sottolineare la costruzione consapevole dello spazio aperto non come residuo dello spazio privato ma come cosciente e naturale apertura, come estensione di un progetto urbanistico compatto e unico, che si muove in modo omogeneo. sul territorio.

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LE VILLES NOUVELLE Fondamentale è la definizione di un luogo pubblico come la piazza (ad esempio la principale piazza di Marrakech: Jemaa el Fna) in cui avvengono scambi commerciali, di prodotti artigianali che spaziano dagli articoli per ambienti domestici, arredamento, alimentari, spezie e atelier d’arte a cielo aperto, definendo con colori, luci, usi e costumi il paesaggio e riempiendolo di visioni e suoni che lo rendono unic al mondo. Lo scorrere del tempo è cadenzato dal passare delle giornate e definisce uno spazio che cambia dal giorno alla notte, proponendo un paesaggio sempre diverso nella sua eterogeneità.

Progressivi ed evidenti cambiamenti nel modo di concepire il tessuto urbano avvengono soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘70 quando vi è la decentralizzazione del governo al di fuori delle mura della città. Lo spazio cittadino nella periferia di Marrakech si sviluppa con una costruzione dall’assetto rigido e schematico, le villes nouvelle seguono una griglia rigida e anonima tipica di queste parti di tessuto urbano di nuova fondazione. Gli edifici vengono costruiti secondo le modalità tipiche occidentali di sviluppo urbano, I quartieri popolari (i tipici HLM francesi) si definiscono in base alla scansione dettata dalla gerarchizzazione viaria, che ne definisce lo spazio costruito e lo spazio esterno. Non vi è più l’idea del derb e del filtro come nella medina, ma anzi gli edifici si affacciano su passaggi pedonali e vie carrabili,e viene meno quell’idea di chiusura caratteristica delle abitazioni marocchine. Alcuni elementi richiamano quelli della Medina come ad esempio le finestre distribuite generalmente nell’unica facciata in cui si trova la porta di accesso all’abitazione. Anche se vi sono delle eccezioni, come in alcuni quartieri di nuova creazione, che vedono corti laterali posteriori di accesso alle abitazioni, totalmente assenti all’interno del tessuto antico della città. L’apertura sul retro è una tipologia nuova e differente che si discosta totalmente dalle tipologie tradizionali.

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TRE UOMINI DEFINIRONO LA MARRAKECH DEL XX SECOLO, CREANDO GUÉLIZ

Avenue Gueliz prima che prendesse il nome di Avenue Mangin

Primi residenti Guéliz: 512 francesi, 98 marocchini (musulmani ed ebrei, 69 italiani, 39 siriani, 24 greci, 19 spagnoli, 12 senegalesi, ecc ... a soli 870 abitanti nel 1919. Con André Bertrand nato a Gueliz, avvocato internazionale specializzato in diritto della proprietà intellettuale, figlio di René Bertrand, famoso fotografo di Marrakech e l’Atlante, troviamo un articolo di George Aimel che descrive la nascita del Guéliz. Il progettista di questo nuovo pezzo di città fu il tenente colonnello Landais che mise appunto il progetto mentre venne incaricato di tradurre le direttive del maresciallo Lyautey sul campo. Georges Aimel, il suo vice ai servizi municipali di Marrakech, ha pubblicato un articolo sugli inizi del quartiere Gueliz alla fine della guerra tra il 1914-1918 - precisamente marzo 1919. In questo articolo intitolato Francia-Marocco DI NASCITA CITY descrive la nuova città di Gueliz. L’autore è nella politica urbana del maresciallo Lyautey che vuole preservare le antiche città indigene dalle trasformazioni portate dai nuovi arrivati ​​europei, la creazione di nuove città nettamente separate dalle abitazioni tradizionali. Il suo articolo è illustrato con le immagini del fotografo Felix. Rue Haouz, antico nome di via Raymond Poincaré (Avenue Hassan II), ospitava le sue prime case. Felix

NASCITA DI UNA CITTÀ El Gueliz si chiama anche “la grande roccia”, poichè si erge su una ripida collina la cui nera ardesia brilla sotto il sole. Si dice che in questo luogo sia venuto a pregare in solitudine l’illustre Sidi Bel Abbes Are Sebty, protettore del commercio, uno tra i più venerati di Marrakech. Sul fianco ovest della roccia a Koubba dove i fedeli ancora vanno a ziara (pellegrinaggio), la leggenda prosegue. Nel 1912 le truppe che occuparono la capitale a sud, riuscirono ad essere protette proprio grazie alla posizione militare. Inoltre, nonostante venne rispettata la via di pellegrinaggio e l’accesso alla cappella, vennero stabilite cittadelle foritficate, dalle quali i cannoni si ponevano a difesa della città e dei suoi confini. Tra Gueliz e le pareti color ocra della città si estendevano il palmeto e i giardini. All’inizio del 1913, quando era nata l’idea di fondare un centro europeo vicino a Marrakesh, la scelta del luogo era evidente. Un motivo di sicurezza richiedeva che il nuovo agglomerato fosse vicino al campo militare e alla fortezza che lo incorona: all’indomani degli eventi di Fez, dopo il tremito appena appagato del movimento mahdista, tale precauzione non era inutile. Il vicino sobborgo ad ovest di Marrakech offriva il vantaggio di trovarsi all’incrocio delle strade di Casablanca, aree a sud e Sub-regioni . Qui regnava una vegetazione abbondante; la fornitura di acqua era facile. Infine, ultimo e decisivo argomento, la terra era al riparo da ogni speculazione, vi erano raccolti tutti gli elementi che permettevano la creazione di una città piacevole, sicura, una suddivisione conveniente e un’estensione facile.

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Le necessità che attirano gli europei a vivere all’interno di un contesto simile ai loro paesi di origine, sono gli stessi che inducono i paesi islamici, in particolare il Marocco, a costruire mantenendo le tecniche tradizionali locali. Ragioni di ordine politico e sociale spingono alla progressiva e definitiva divisione tra due popolazioni così culturalmente diverse. Ragioni commerciali e industriali per quanto riguarda la disposizione delle città native e la ristrettezza delle loro strade; ragioni economiche che spingono il nuovo arrivato, colono, trafficante o funzionario a declinare alle le richieste di demolizione da parte dei proprietari locali.

Questo scatto di Felix mostra la prima caserma, vicino alla montagna di Gueliz. La caserma del 117 ° RI.

Tutti questi motivi acquistano a Marrakesh un valore particolare. Certo, si può obiettare che la città natale è di casa nell’immenso recinto dei suoi bastioni; contiene molti spazi non costruiti in cui diversi quartieri europei potrebbero trovare il loro posto. Ma sarebbe necessario avere un’anima futuristica ben ancorata nel corpo per sostenere senza rabbrividire l’unico pensiero che si possano abbattere le migliaia di alberi di questi giardini poetici che rendono l’orgoglio e il fascino di Marrakech; Stiamo anche valutando l’effetto prodotto dai camini delle fabbriche che sollevano i loro barili nelle zone lontane della Koutoubia?

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La quantità di edifici che si trovano in rovina determinano il degrado e i ltasso di abbandono di alcune parti della città più antica. Il minimo vento, l’estate, solleva nuvole opache di sabbia e detriti di ogni genere polverizzati D’inverno, d’altra parte, le piogge torrenziali trasformano piazze e strade in paludi e piccoli laghi. La città non ha quasi pendenza e le vecchie fogne sono vecchie di parecchi secoli e mezzo, l’unica modalità di flusso delle acque reflue è costituita da più pozzi persi che sporcano spaventosamente le acque sotterranee. Infine, Marrakech è un luogo di passaggio costante: è una sorta di grande fondouq. Una popolazione fluttuante che può essere stimata tra i venti ei trentamila abitanti scarsamente istruiti, le scarse condizioni igieniche, la mancata cura per la città,il bestiame che viene introdotto in città, le file di cammelli che lo attraversano. Possiamo vedere l’interesse offerto dallo stabilimento senza indugio della nuova città, prima dell’afflusso di immigrati nella capitale del Sud. I nuovi arrivati ​​dovevano essere convogliati verso un gruppo umano, per impedire loro di partire immediatamente nella città natale. Questo era il lavoro del Capitano, ora Tenente Colonnello Landais, il cui spirito di realizzazione e ampiezza di visione erano al livello di un tale compito. Fu tracciato un piano e stabilita una suddivisione. Si trova tra il viale di Casablanca, l’estensione su strada con lo stesso nome che confina con la roccia di Guéliz, la Djenam el Harti, e parte extrascolastico del dominio della Menara. Sull’Avenue de Casablanca si innestavano larghi sentieri fiancheggiati da bellissimi sentieri per le briglie, bellumbras rapidamente ombreggiati, fenoli ed eucalipti, tutti alberi a crescita rapida; queste scoperte convergono tutte sulla Place du Sept-Septembre, il centro della nuova città dove devono essere costruiti gli edifici di diversi servizi pubblici. Due strade, una sull’asse della Koutoubia, l’altra a Bab Doukkala Gueliz connettevano alla città natale. Le grandi possibilità di sviluppo sono state lasciate in città, a sud ovest vicino al Djham el Harti, ampio giardino di uliveti dove si trova il vivaio comunale; questo giardino è la futura


piazza: un parco sportivo è pianificato nel suo quartiere. Un determinato numero di lotti sono stati riservati alla costruzione di edifici pubblici. Il prezzo al metro quadrato variava da 0,50 a 1 franco in media. 103 lotti furono acquisiti durante il primo verdetto (5 giugno 1913), 77 lotti nel secondo (5 maggio 1914). Molti musulmani e israeliti nobili di Marrakech erano riusciti ad acquistarli. Una disposizione della Specifica prescriveva che se ci fossero alberi sul lotto venduto era proibito per l’acquirente di strapparli o distruggerli senza la previa autorizzazione del comune. Questa autorizzazione sarebbe rilasciata solo dall’impegno da parte dell’interessato a piantare tre nuovi alberi per ogni albero distrutto per garantirne il recupero. Il titolo di proprietà definitivo è concesso alla parte interessata solo dopo l’esecuzione delle clausole di sviluppo. Tra questi vi è l’obbligo, entro un periodo di diciotto mesi, di raccogliere sul lotto gli edifici venduti fatti di materiali durevoli (pietre, mattoni, cemento armato, fango di calce) che rappresentano una spesa complessiva di 4 PH all’anno. metro quadrato di superficie venduto per lotti ai margini di un quadrato, incrocio o di lunghezza pari o superiore a 25 metri. Per i lotti confinanti con una pista inferiore a 25 metri il costo avrebbe dovuto essere 3 P. H.

La città stava cominciando ad emergere dal suolo e prendere forma; varie aziende si stabilirono lì; e potremmo già prevedere un rapido sviluppo della città nuova fino a quando scoppiò la guerra il 3 agosto 1914. La crescita della città si fermò; le costruzioni residenziali vennero sospese fino alla fine della guerra, con il divieto di costruire. Tuttavia, poiché la durata delle ostilità si prolungava oltre le cosiddette previsioni ben fondate dei migliori auspici, sembrava giusto fare una distinzione tra i proprietari mobilitati e gli altri a cui la guerra non aveva necessariamente danneggiato. Un nuovo ordine residenziale del giugno 1917 li costrinse a costruire prima del 1 ottobre 1918. Vennero così costruiti 110 lotti: una ventina di edifici in costruzione o in corso di realizzazione. Le scuole, il macello (comune a Marrakech e Gueliz), il mercato aperto, l’hotel dei servizi pubblici, l’ufficio postale, il magazzino del tabacco, sono finiti e funzionano normalmente. L’edificio del controllo civile sarà avviato incessantemente. L’installazione graduale e la maggior parte dei servizi pubblici sono previsti in Gueliz: Domini, palazzo di giustizia, entrate dalle finanze. Il servizio di architettura, quello dei lavori comunali, la stazione di polizia sono già riuniti a Gueliz. Sin dalla guerra è stata istituita una suddivisione industriale, situata dietro il campo militare, a nord della menara, lungo la strada per Mogador. Sono stati assegnati diciassette lotti, per una superficie di 86.553 metri quadrati. Questi lotti sono riservati agli stabilimenti industriali. La popolazione di Guéliz è di 870 abitanti (512 francesi, 19 spagnoli, 69 italiani, 39 siriani, 24 greci, 4 belgi, 2 svizzeri, 1 rumeno, 98 marocchini e 12 senegalesi). Queste cifre non includono uno degli elementi della prosperità di Gueliz: le famiglie di ufficiali che sono solo ospiti di passaggio.

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Le statistiche per aziende o industrie consolidate forniscono i seguenti dettagli: Hotel, 2 (sono stati appena installati e molto ben attrezzati); Ristoranti: 4; Stampa: 2; Mercati e Negozi: 6; Panettieri: 3; Caffè: 12; Cinema 2; Generi alimentari e alimentari: 5; Artigiani: 3; Sarti: 2; Frantoi: 2; Garage: 2; Elettricità: 1; Bourreliers: 2; Moda e novità: 2; Cancelleria: 2; Orologiaio: 1; Appaltatori (lavori pubblici o trasporti): 21. La città è amministrata dai servizi municipali di Marrakesh che sono rappresentate provvisoriamente da un ufficiale territoriale, dipendente dal servizio di intelligence; fa da collegamento tra gli uffici di Djemaa el-Fna e la giovane città. Un commissario di polizia lo assiste. Gueliz possiede i doni più belli che si possano desiderare in una città nascente; gode di un grande spazio e di bellissimi alberi; non manca l’acqua, che è fondamentale in Marocco. Diverse sequenze consentono un’irrigazione intensiva degli alberi piantati nei viali e hanno favorito in particolare la loro crescita. Tuttavia, è necessario fornire un’sistema di tubazioni per la distribuzione dell’acqua in tutte le case e l’irrigazione dei giardini privati. Al momento vengono studiati sistemi di irrigazione che possano garantire la presenza d’acqua in quantità sufficiente per 20.000 abitanti. I servizi municipali, assistiti dal Service de l’Hydraulique, stanno affrontando questo problema essenziale. Se, infatti, si desidera invogliare l’emigrazione da parte della popolazione europea dalla Medina verso Gueliz, il motivo delle case dove l’acqua scorre a volontà e di conseguenza della presenza di servizi igienici possono indurre allo spostamento. Gueliz deve diventare, secondo le intenzioni del suo promotore, il Capitano Landais, un mondo di città-giardino. Lo sviluppo futuro di Gueliz rimane subordinato al problema dell’abitazione, che deve essere più confortevole e gradevole, anche in estate rispetto alle case native, che sono spesso fredde e umide in inverno, ma generalmente ben protette dal caldo.

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Possiamo già prevedere il futuro di Gueliz. Non appena saranno ripristinate le normali condizioni di vita economica, la sua ascesa, temporaneamente arrestata dalla guerra, riprenderà un nuovo vigore. Sarà determinante l’arrivo della ferrovia a Marrakech. La vita commerciale e industriale assumerà immediatamente una nuova intensità; molti magazzini, fondouq e fabbriche sorgeranno nel settore a loro riservato. La stazione diventerà un centro di attrazione, a cui gradualmente andrà alla deriva il flusso commerciale fino ad allora fissato nella Medina. Un tram che collega le due città renderà facile abitare Gueliz ai funzionari e ai commercianti che hanno le proprie occupazioni nella città natale. Il turismo finalmente favorirà Guéliz. Marrakech è una delle grandi curiosità del Nord Africa; nelle belle giornate d’inverno lo spettacolo descritto molte volte, dell’Atlante abbagliante dietro la luce e l’orizzonte segnato dagli uliveti e palmeti, è incomparabile. Guéliz può quindi facilmente diventare un centro turistico; a tal fine sarebbe opportuno facilitare l’installazione, in mezzo ai giardini e al palmeto, di un grande hotel moderno, nello stile dell’Hotel de la Tour-Hassan, a Rabat - o un “Palazzo della Koutoubia” . I campi da gioco (tennis, golf, cricket) potrebbero essere facilmente sviluppati intorno. Un autobus dall’hotel lo collega a orari prestabiliti a quella porta della Medina. Muli e cavalli, faciliterebbero le passeggiate dei turisti. Finalmente le automobili le porterebbero a Safi, Mogador, Amizmiz, Tamesloht, Sidi-Rahal o Aghmat. Successivamente, quando i requisiti necessari della politica del Sud sono diventati meno rigorosi, il raggio delle escursioni si estenderà; sarà possibile arrivare fino a Demnat.


Le intenzioni di Lyautey seguivano un programma ben preciso di pianificazione urbana riguardanti una decina di grandi città: “tre idee chiave: separare completamente le città indigene ed europee, proteggere e ripristinare le medine, sperimentare nuove città d’avanguardia. . “

Avenue de la Koutoubia agli albori dopo una tempesta.

Piano comunicato da Monique DB, cliccaci sopra per ingrandirlo. Notiamo le poche e scarse costruzioni e i vecchi nomi delle strade.

L’obiettivo di Lyautey non era quello di creare ghetti, ma impedire a nuove costruzioni in stile europeo di “imitare” le medine. Daniel Rivet riprende l’esempio di Marrakesh: alla fine del 1913, una nota di Lyautey redatta insieme al capitano Landais, capo dei servizi municipali, prescrive un intero dispositivo difensivo per fermare l’invasione della Medina da parte degli europei: proscrizione di qualsiasi stabilimento potabile e stabilimento industriale, prenotazione degli immobili Makhzen in affitto a funzionari che prestano servizio nella città vecchia, divieto, tranne in casi specifici, traffico, trasferimento di attrezzature postali e bancarie già installate nella medina nella nuova città di Gueliz, ad eccezione della State Bank. È impossibile proibire formalmente agli europei di vivere nella medina, ma ci sforziamo di dissuaderli con misure da capogiro, arrestati dietro le quinte riparando dietro Si Thami El Glaoui, il pascià, promosso l’integrità dei musulmani e conservatore della bellezza della città senza averla mai sollecitata. È rimasto per proteggere e ripristinare la medina, che Lyautey percepisce intensamente la bellezza minacciata e assaggiato voluttuosamente il sapore ancora quasi intatto.

... “Intorno alla Koutoubya - forse la più bella, la più fervente testimonianza dell’architettura almohade c’è una zona non aedificandi di 150 metri attorno al minareto. Quest’area ristretta è rinforzata e circondata dalla presenza di una zona periferica, dove gli edifici, da erigere, devono ricevere l’imprimatur del servizio delle Beaux-Arts e non superare l’altezza di 9 metri. “

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“Dopo la partenza del generale Lamothe e sotto la pressione di interessi capitalistici, la medina è danneggiata agli inizi degli anni ‘20 a causa di diversi interventi legati al codice adottato. Dopo un soggiorno a Marrakech nel corso dell’estate del 1921, il Generale francese ordinò che tutto ciò che era stato frettolosamente costruito in stile europeo nel famoso luogo Jmàa el-Fna fosse nascosto e le facciate impersonali rivestite da un’installazione di pergole e canne. “Più tardi Lyautey passerà il decreto vizier del 20 luglio 1922 “recante la legge locale per la protezione artistica della città di Marrakech”. Questo decreto stabilisce che tutte le nuove costruzioni, comprese quelle dedicate al commercio, e tutti i restauri di vecchi edifici devono essere conformi al tipo locale marocchino (El beni marrakchi), di cui vengono descritte in dettaglio le peculiarità. Ma il comune tollera tutte le due eccezioni che sollevano una tempesta residenziale: ... una casa per uso commerciale per conto di Glaoui che supera i 3 metri dell’altezza regolamentare; un mercante ebreo costruisce un edificio a Jmàa El-Fna rischiando di compromettere la prospettiva generale. Vogliamo anche abbattere la città natale nei suoi decenni di decadimento, organizzare la sua rinascita ... Vogliamo affidarci all’artigianato marocchino, salvo sostenendo la sua attività con il restauro. Conservatrice integrale dell’ambiente costruito della città musulmana, l’urbanistica di Lyautey è sempre modernista quando si tratta di nuove città. (...) La volontà di imporre a beneficio di tutti, un percorso metodico porta a sviluppo di piani generali per lo sviluppo e l’estensione di nuove città che fissano la larghezza e la direzione dei binari, la posizione, l’estensione e la disposizione degli spazi verdi e fermano le servitù ... Fortunatamente Lyautey aveva nella persona di Henri Prost un tecnico della città senza eguali, già affinato dall’esperienza del rinnovamento di Anversa ... Una forte idea orienta questo tentativo di urbanismo diretto: imporre una distribuzione zonale a attività della città ...

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Tuttavia, quando Henri Prost arriva a Marrakesh, Gueliz è già stato rintracciato dal Capitano Landais con le sue strade a forma di ventaglio che si incontrano nella Piazza 7 settembre e nei suoi giardini conservati o creati. La “zonizazione” si era imposta con il campo militare che non poteva essere ai piedi della posizione strategica di Jebel Gueliz e il campo d’aviazione spinto oltre i giardini della Menara. La scelta della posizione della stazione ferroviaria ha determinato naturalmente i contorni della Zona Industriale. Quando Henri Prost interviene a Marrakech, scopre che i suoi principi sono già stati applicati dal capitano Landais e dall’ingegnere forestale. Resta a lui fissare la Zona dell’Hivernage e prevedere una Zona non aedificandi tra l’Hivernage e la catena dell’Atlante.

Tre uomini hanno fatto la Marrakech del XX secolo proteggendo la Medina e creando la nuova città di Gueliz: il maresciallo Lyautey, il capitano Landais e l’urbanista Henri Prost. Un piano firmato da Henri Prost mostra come il panorama sull’Atlante venga preservato creando a sud del distretto di Hivernage un’area non-aedificandi.


PIANI E PROGETTI PER LO SVILUPPO DEL PAESE Three Year Development Plan (1978-1980) In seguito a diverse soluzioni cercate in maniera differente, con approcci al problema degli insediamenti marginali alla città, e in Marocco in genere, il governo decise nel ‘78, nel Piano di Sviluppo Triennale, di inserire un programma di edilizia residenziale. Il Ministero delle Abitazioni ha affrontato il tema della politica generale e le linee guida sono state definite in correlazione con lo Sviluppo Regionale (MHAT), scegliendo il sito e il progetto attuabile. Insieme ad un gruppo di architetti urbanisti sono stati proposti diciotto progetti in 9 delegazioni nel mese di febbraio e marzo del 1983.

Un piano firmato da Henri Prost mostra che preserva il panorama sull’Atlante creando a sud del distretto di Hivernage un’area non-aedificandi.

L’obiettivo originale era di creare progetti in Piccole e Medie Bidonville (PMB); sono stati sviluppati differenti progetti di riqualificazione e miglioramento territoriale, soprattutto per tutelare le aree storiche e di valore artistico, riqualificando contemporaneamente le zone degradate, abusive, e dando respiro ai centri di natura commerciale e rurale. Tra i punti principali presenti all’interno del Piano Triennale di Sviluppo vi erano i miglioramenti legati alla rivalutazione e alla riorganizzazione delle bidonville. Obiettivi del piano prevedevano: rendere legale la presenza delle popolazioni con censimento all’interno delle aree degradate o non registrate, riconoscendone il diritto di occupazione del lotto; favorire la costruzione di housing e agglomerati urbani edificati per residenze;riorganizzare bidonville costruendo le infrastrutture di base (acqua, elettricità, strade, fogne, ecc... ); edificare strutture e servizi pubblici necessari all’interno di quartieri di nuova costruzione; creare opportunità di lavoro che favoriscano il rilancio dell’area.

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1.4 CONFRONTO CON LE MEDINE città del Marocco

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FÉS Fès, è una delle principali città presenti sul territorio marocchino, e la più antica delle quattro città imperiali. La parte della città vecchia, medina, è tra i centri culturalmente e tradizionalmente più affascinanti, per i suoi monumenti, i mercati e le moschee. La medina di Fes venne fondata nel IX secolo, e si distingue in due differenti parti vere e proprie città antistanti l’una all’altra rispoetto alle sponde del fiume che la attraversa e da cui la città stessa prende il nome:Fes el Bali e Fes el Djedid,. La città marocchina è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, e rappresenta una tra le fortificazioni medievali più estese e meglio conservate al mondo. Bab Boujloud, risalente al 1913, è la porta principale di accesso alla città antica, e il cuore della città composto da palazzi, caffè, fontane, souk e fondouks, è ricco di scuole islamiche, e moschee tra cui l’imponente Moschea di Karouine. Lo stile architettonico della città è ispano moresco, e mischia insieme paesaggi marocchini con quelli più arabeggianti. Sotto la dinastia dei Merinidi la Medina di Fez raggiunse l’apice tra il XIII e il XIV sec. quando riuscì a prevalicare la potenza della capitale a sfavore di Marrakech. Viene ricordata per essere la sede della più antica università del mondo,

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MEKNÈS

RABAT

La terra su cui la città fu fondata, e buona parte dei territori circostanti, caddero sotto la dominazione dell’Impero romano nel 117 d.C. La comunità originale da cui Meknès prese vita, è stata identificata come una Qasba, o fortezza, dell’ottavo secolo. Una tribù berbera nota come Miknasa vi si stabilì nel decimo secolo. Nell’undicesimo secolo gli Almoravidi costruirono una fortezza intorno alla città, fortezza che fu rinforzata dagli Almohadi.

La Medina della città di Rabat si costituisce di vie labirintiche e caratterizzate da un’atmosfera di quiete, che contrasta con la vivace vitalità dei souk tipici del mercato marocchino di ogni città imperiale turisticamente molto attiva. La città di nuova fondazione si divide dalla parte antica tramite il viale Hassan II. La colorazione caratteristica della città è bianca e azzurra quest’ultima tipica delle costruzioni persiane. L’accesso alla medina avviene attraverso due porte storiche nella fascia orientale Bab El Alou e Bab El Had, che si instaurano lungo il perimetro di fortificazione murario fondato dagli Almohades nel XII secolo e volute dal Sultano Yacoub el Mansour.

I Merinidi vi edificarono la madrasa Bou Inania. Il periodo d’oro della città fu sicuramente quello in cui venne riconosciuta come capitale, tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII secolo, sotto il dominio di Moulay Ismail ibn Sharif in seguito alla sua ascesa al Sultanato del Marocco. Negli anni trenta del secolo scorso fu la sede di una guarnigione della Legione straniera francese. La città storica (Medina) di Meknès è stata inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

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La muraglia Almohade si sviluppa per 5.263 metri e corre lungo la costa occidentale e meridionale della città di Rabat. Nella parte occidentale la Medina è circondata dalle mura della Kasba degli Oudaïa. Questa Medina creata dai Moriscos, andalusi cacciati dalla Spagna da Filippo III nel XVII secolo, è una delle poche ad essere stata preservata dalle molteplici cinte murarie. Nella città l’atmosfera che si respira è tradizionale e culturalmente ricca di fascino, camminando tra i caratteristici suk, la Kasba degli Oudaïa, l’antico quartiere ebraico del Mellah e la moschea Makki. La medina di Rabat è dunque un centro di produzione commerciale e artigianale ricco e vivace che ospita molteplici botteghe in cui si svolgono svariate attività.


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1.5 LA KHETTARA: antico sistema idrico sotterraneo

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La dinastia Almoravide che si istituì a seguito dell’unione di diverse popolazioni berbere durante il corso dell’ XI secolo a.C. decise di insediarsi ai piedi della catena dell’Atlante,ovvero nella città di Marrakech. La posizione scelta era strategica poichè si trovava come punto di intersezione tra le rotte commerciali dell’Africa centrale e la costa. Il paesaggio prima della fondazione della città, era una pianura selvaggia e incolta, in cui la vegetazione cresceva tra piante spinose,palme nane e uliveti. Marrakech fu costruita in un luogo sufficientemente lontano dal Tensift e dalle acque stagnanti che lo circondano, vicinissima all’Uadi Issil, che costituisce un drenaggio naturale e ad una distanza dalla montagna tale da poter assicurare la maggior parte delle risorse idrauliche trasportate dagli uadi dell’Atlante. Marrakech quindi, non sorse in una posizione strategica solo dal punto di vista dei collegamenti, ma anche dal punto di vista di intercettazione delle risorse, in un sito collocato all’incrocio di enormi giacimenti idraulici. Il primo sistema di captazione idrica utilizzato dalla dinastia Almoravida fu una tecnica (detta Saniya) costituita da macchine a tazze azionate con l’energia esercitata dalla spinta animale, con cui veniva estratta l’acqua dai pozzi.

Col tempo però, questa tecnica ad alto rendimento in grado di assicurare i bisogni di un accampamento o uno sfruttamento di sussistenza, non poteva più soddisfare le esigenze di una città come Marrakech, divenuta la capitale di un impero che si estendeva dal Sahara, all’Andalusia. A partire già nei secoli IX e X gli Arabi disponevano di conoscenze tecnologiche che apriranno la via alla diffusione della tecnica rivoluzionaria delle Khettara, sistema di gallerie drenanti sotterranee usato per fornire una fonte affidabile d’approvvigionamento idrico alle aree urbane e agli appezzamenti di terreno coltivabile. Il sistema della Khettara permetteva di assicurare una portata dieci volte superiore a quella della Saniya e di irrigare una superficie almeno quindici volte maggiore. Costituiva quindi, un vero e proprio sistema infrastrutturale a forte connotazione urbanizzante.

http://www.worldhistory.biz/ancient-history/69693-1-2-3persia-and-the-qanats.html

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Il sistema dei giardini e dei parchi della città di Marrakech, necessita di un apporto d’acqua ingente, e una delle tecniche più ingegnose per garantirne l’apporto d’acqua necessario, è proprio il sistema della Khettara. La canalizzazione idraulica permette di irrigare il terreno in maniera sufficiente a garantirne la stabilità nel tempo. I Giardini Agdal rappresentano un esempio lampante del funzionamento di questo importante sistema. L’acqua è uno degli elementi che appartiene alla cultura islamica, e nel mondo arabo rappresenta il fulcro attorno al quale si erge l’ambiente domestico. Il patio si orchestra attorno alla vasca centrale, l’acqua scorre alimentando le fontane pubbliche e gli hammamn. Nel periodo medioevale sono stati installati sistemi di canalizzazione complessi detti,appunto, khettara, costituiti da cinquecento condotti sotterranei che si estendevano per ben 700 km. Circa 70000 pozzi, vennero scavati manualmente e a partire dalla metà dell’XI secolo fino alla metà del XII, il sistema riusciva a garantire ben 3.200 litri al secondo, rappresentando una fonte indispensabile e vitale per l’insediamento urbano della città imperiale di Marrakech.

http://www.worldhistory.biz/ancient-history/69693-1-2-3persia-and-the-qanats.html

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IL FUNZIONAMENTO La khettara funziona dunque come sistema di canalizzazione sotterraneo di captazione delle falde acquifere e la conduzione dell’acqua avviene fino a località distanti anche 30 km dalla fonte. Presenta una serie di pozzi di aerazione, che fuoriescono dal suolo, unica traccia evidente nel paesaggio. […] L’originario sistema ha subito successive odificazioni date non solo dalle variazioni metereologiche ma anche dalle innovazioni apportate da parte di differenti popolazioni che hanno integrato, ampliato, e migliorato il suo funzionamento. La profondità di captazione dell’acqua varia dai 20 ai 50 m facendola risalire in superficie per effetto gravitazionale; essa inoltre condensa l’aria umida in entrata producendo acqua e facendo uscire dai pozzi d’aerazione aria secca. L’acqua così captata viene raccolta in un grande bacino e utilizzata per soddisfare i bisogni di irrigazione e di approvvigionamento di acqua potabile delle città e delle comunità rurali. Scritto intorno all’anno 1000 d.C., il trattato ‘Inbāt al-miyāt al-hāfiya’ (“Sul modo di scoprire le acque nascoste”), redatto da al-Karaģī, contiene dettagliate istruzioni per la costruzione delle qanāt : individuazione della vena d’acqua, calcolo delle pendenze, scavo di pozzi e gallerie, tecnologia dei rivestimenti, utilizzo degli strumenti di misurazione.

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www.picallo.info/18E00aRa/khettara.htm


Operation and Evolution of a Khettara,Michèle Ducousso based on Michel Janvois

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1.6 TECNICHE COSTRUTTIVE TRADIZIONALI

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PREMESSA Il materiale costruttivo architettonico tipico delle aree africane è correlato all’utilizzo della terra, così come il legno e la pietra, poichè rappresentano materiali impiegati dall’uomo sin dai primordi, quando venivano sviluppate le prime attività agricole e di allevamento. Rappresentano la stabilità costruttiva di edifici più duraturi nel tempo, ed equivalgono alle prime costruzioni usate come riparo temporaneo durante il periodo paleolitico. La terra è un materiale il cui utilizzo risale ai primordi della vita umana, e oggigiorno si continua ad utilizzarla su vaste aree territoriali del pianeta caratterizzate da differenti fasce climatiche, etnografiche, e socioeconomiche. L’impiego della terra si differenzia in base ai componenti esistenti e alle risorse presenti sul territorio, alle condizioni climatiche, locali, e alle tecniche costruttive tipiche del luogo.

Questo sistema determina l’inizio della cosidetta bioarchitettura che nel rispetto dell’ambiente, dell’ecosistema e della popolazione, costruisce utilizzando risorse sostenibili e rinnovabili. Le costruzioni che ne derivano sono collocate all’interno del territorio e vi si legano, creando omogeneità con la vegetazione, l’orografia, e la vicinanza della rilevazione dei materiali ne garantsce la reperibilità. Tra le svariate tecniche costruttive, l’utilizzo della terra cruda è adatto per realizzare edificati con elevata resistenza strutturale e benessere termico, garantendo un ambiente ben coibentato all’interno. Le principali costruzioni di città, mura storiche di fortificazione, villaggi e fabbricati in terra cruda, sono il frutto di una tecnica millenaria che ancora oggi viene utilizzata in molteplici contesti.

Negli anni ‘70 nascono i primi movimenti ambientalisti ed ecologisti in difesa del territorio e del consumo delle risorse primarie del pianeta. Da qui l’Architettura eco-sostenibile che si propone di “realizzare abitazioni in armonia con

la natura e con i ritmi biologici, attraverso un’attenta analisi delle caratteristiche climatiche locali e l’impiego di materiali a basso impatto ambientale, biodegradabili, riciclabili. Tutto ciò finalizzato al mantenimento degli equilibri ambientali e al benessere dell’uomo”. All’utilizzo di materiali tecnologicamente avanzati e dal costo elevato, si contrappone l’utilizzo di materiali locali ricavabili dal territorio, e l’impiego di risorse naturali dal valore economico decisamente inferiore. Interni di una tradizionale abitazione in terra cruda in territorio senegalese.

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LA TERRA CRUDA NEI PAESI EMERGENTI La tecnica della terra cruda è maggiormente diffusa nei paesi in cui è facilmente reperibile e per una serie di caratteristiche intrinseche al materiale stesso che consente longevità alle strutture e durabilità nel tempo contro le intemperie, e che crea equilibrio nel sistema di aerazione soprattutto in località soggette a clima e temperature estremi. In particolare vengono rispettare le tecniche tradizionali locali, e nello specifico sul territorio africano, attraverso l’uso di tecnologie, tipologie, aspetti morfologici e compositivi propri della storia del luogo viene coinvolta la popolazione locale stessa nella pratica costruttiva, per realizzare opere che ne migliorino la qualità di vita e ne garantiscano le condizioni di benessere.

Hausa mosque, kossa, Niger

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TERRA BATTUTA O PISÉ Il pisé è una tecnica in terra battuta che si è sviluppata a partire dal Medioriente per poi espandersi nel Magreb in Spagna, in Francia e in seguito all’espansione islamica e la conseguente necessità di edificare fortificazioni sul territorio oggetto di conquista. Le aree in via di sviluppo ma anche i paesi avanzati utilizzano la tecnica del pisè per differenti ragioni: le risorse facilmente reperibili, la minore quantità di acqua necessaria rispetto ad altre tecniche; infine lo scarso quantitativo di legname necessario. Il pisè è particolarmente adatto all’uso in aree equatoriali, con forti escursioni termiche tra la notte e il giorno. La terra battuta é una tecnica che consente di realizzare murature portanti compattando in maniera stratificata la terra umida in casseri costituiti da assi paralleli. Le fasi di realizzazione con tale tecnica prevedono: estrazione della terra, eventuale miscela con inerti o aggregati, verifica dell’umidità dell’impasto, montaggio dei casseri, gettata della terra in strati di circa 20 cm, compattazione con strumenti meccanici, sovrapposizione di un ulteriore strato di terra, montaggio dei casseri posizionandoli lateralmente o superiormente. La composizione prevalente dell’impasto è a base di terra magra e sabbiosa, con ghiaia o piccoli sassi che costituiscono lo scheletro rigido delle murature.

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architetturaecosostenibile.it


ADOBE Il mattone di adobe si costituisce di terra cruda, e si ottiene modellando la stessa all’interno di casseformi apposite. E’ uno dei primi materiali mai utilizzati dall’uomo, e il termine deriva dall’egiziano thobe (mattone) che tradotto in arabo ottob, e poi in spagnolo con il termine di adobe. Attualmente è diffuso largamente nei paesi meridionali di tutto il mondo, e nelle fasce torride in cui il materiale è facilmente reperibile, lavorabile e durevole. L’adobe richiede un’attrezzatura limitata per l’impiego e messa in opera, per cui risulta essere un materiale economico, essendo molto flessibile e facile da produrre. Questo materiale è costituito da una mistura composita di terra sabbiosa e percentuale di argilla simile al pisé, e viene lavorato manualmente o con sistemi di telaio aperto lateralmente così come la lavorazione artigianale usata per la produzione del laterizio.La fase di messa in opera risulta simile a quella che avviene per la muratura in mattoni cotti, nonostante in quel caso i mattoni debbano essere inumiditi con acqua ed è necessario l’utilizzo di malta a base di sabbia.L’adobe è utilizzato per realizzare pareti portanti oltre che di tamponamento interno ed esternamente. Non hanno un grande potere isolante ma hanno una buona capacità nell’accumulo di calore per cui vengono utilizzate nelle parti interne all’edificio a ridosso di parti vetrate. La terra non deve essere troppo ricca di argilla, ma è preferibile che sia priva di sassi, ghiaia e sostanze organiche.

Adobe mattone: la tecnologia della produzione

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TORCHIS Il Torchis si costituisce di terra e paglia ed è un materiale molto resistente a compressine e tamponamento, soprattutto riguardo le strutture portanti a telaio in legno. Tecnica costruttiva antichissima, è primo sistema strutturale composito, si sviluppa nei primordi in Africa sub sahariana, e nella fascia settentrionalle lungo la costa Mediterranea e Oceanica nella parte occidentale, ma anche in Asia, in paesi come Cina e Giappone, e anche in America. Tradizionalmente l’impasto si prepara direttamente sul terreno calpestandolo, mentre adesso può essere lavorato con l’utilizzo di macchine. In quest’ultimo caso si usa terra mista a sabbia e si utilizza la paglia tagliata per agevolare il processo. L’applicazione dell’impasto sulla struttura può essere eseguita a mano (nel caso di impasti densi, argillosi con paglia a fibre lunghe, su strutture a maglia rada e grandi spessori) o con la cazzuola (nel caso di impasti meno densi, magri a fibre corte, su strutture fitte). Il Torchis si costituisce di un impasto plastico prevalentemente di terra e paglia. La terra deve contenere circa il 10-20% di argilla, acqua 15-35%, paglia di qualsiasi tipologia (45-65% limo e 20-40% sabbia ovvero terre grasse spesso classificate come limonose-argillose) . In genere si pone nelle pareti esterne dell’edificio per la sua ottima capacità di accumulo di calore, in genere posto dietro un materiale isolante. Resta difatto un materiale molto complesso da lavorare.

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Torchis, intonaco rivestito, Conseil d’architecture


MASSONE O COB Il massone o altresì detto Cob è costituito da un impasto di terra paglia denso, utilizzato per la costruzione di murature portanti, per cui viene modellato a mano senza l’utilizzo di casseformi. La tecnica è molto diffusa nello Yemen per costruire i celebri grattacieli del deserto, edifici che raggiungono anche i trenta metri di altezza. E’ una tecnica costruttiva complessa poichè non utilizza il legno e le casseformi, per cui la gettata in opera delle murature senza guide lignee permette una grande flessibilità nelle forma del perimetro, in particolare adatta per le murature curve, e il controllo dello spessore della parete. La terra si costituisce di una bassa percentuale di argilla che varia dal 10 al 20% (45-65% limo e 20-40% sabbia ovvero terre grasse spesso classificate come limonoseargillose).La quantità d’acqua contenuta nella terra varia dal 15 al 35%. Questa tipologia di tecnica, è impiegata non solo per la realizzazione di murature portanti ma anche per le pareti interne, sopratutto per la sua caratteristica di accumulo termico e di regolazione dell’umidità. Per tali ragioni viene usata in aree molto calde, in zone che si trovano in corrispondenza della fascia equatoriale.

Grattacieli nello Yemen, 1937 - XV.

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INTONACO DI TERRA CRUDA Tra i materiali in terra cruda, l’intonaco non ha funzione portante ma viene utilizzato come materiale di rivestimento. Questo tipo di tecnica viene utilizzato sia per rivestire le pareti interne delle abitazioni che dei luoghi di culto religioso. In prima istanza viene scavato il materiale direttamente dal suolo, e poi macinato per raggiungere un tipo di mistura granulosa adatta per mescolarsi con acqua. Una volta mescolate terra, acqua ed eventuali inerti minerali e/o fibre di origine vegetale, l’impasto viene messo in opera. La rimozione dell’intonaco non danneggia la supercifie nè rappresenta una fonte di sostanze nocive per la salute umana, anzi può facilment essere riutilizzato in seguito. Vista la sua capacità di scambiare e assorbire calore, eccesso di umidità dell’aria con l’ambiente, viene utilizzato per conferire alla parete una capacità igrometrica. Una delle caratteristiche intriseche dell’intonaco è la sua qualità estetica che conferisce alle murature, grazie alle tonalità di colore assunte e la possibilità di avere effetti decorativi molteplici. Gli intonaci in terra cruda sono malte a base di argilla. La qualità di resistenza meccanica di tale malta dipende dall’equilibrio tra la parte argillosa e la qualità e numero di inerti aggiunti nella malta stessa. La relazione legante/inerti, inoltre, varia in base allo spessore dell’intonaco stesso.

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Intonaci di terra cruda,Architettura della terra


1.7 LA VIA DEI LIBRI e il mercato alle porte della cittĂ

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“Alla fine della giornata, tutto quello che abbiamo sono i nostri libri”, dice Mohamed Khayi, 36 anni.

MARRAKECH, Marocco (Reuters) -I librai di Marrakech si pongono apertamente in contrasto nei confronti dei venditori e mercanti ambulanti di ogni sorta, e contemporaneamente il governo marocchino pianifica un rinnovo urbanistico dell’area storicamente occupata dai librai nella cosidetta “via dei libri”, mettendo a rischio la loro esistenza e costringendoli a spostarsi verso un luogo differente. Detta anche “Moschea dei Librai”, Al Koutoubia accoglie sotto la sua ombra colorati e disordinati negozi legati alla tradizione marocchina da tempi immemori: libri e manoscritti, testi religiosi e non, un vero e proprio commercio di cultura generazionale, che si tramanda nel tempo. Parte dei venditori di libri resta nei pressi della stazione degli autobus nella zona nord-ovest della medina, all’ombra delle mura che si costeggiano la porta di Bab Doukkala. Numericamente corrispondono a ventisei librai, rivenditori di testi che spaziano dalla cultura moderna/ contemporanea con testi filosofici e storici europei, a tesi di cucina marocchina e racconti secolari racchiusi in antichi manoscritti. Attualmente rischiano di essere rimossi da parte del governo di Marrakech, per un ulteriore ripianificazione urbana, che in quarant’anni ha visto i negozianti doversi spostare e ricominciare per ben sei volte.

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“Jamaa El Fna è riconosciuta a livello mondiale come sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO ... Siamo parte della piazza tanto quanto tutto ciò che rimane lì.” La via dei libri attualmente si colloca in Bab Doukkalà e i librai stanziati in quest’area da ben dieci anni, vivono e portano avanti il loro commercio di libri tra rifiuti, e strutture non idonee alla loro funzione, in condizioni di abbandono e degrado.

“Non vogliono che nessuno difenda i venditori di libri qui”, ha detto Aqdad. “Quando le cose si fanno difficili, possiamo prendere un libro e dimenticare tutto il resto.” Mohamed Khayi, 36 anni “Le autorità vogliono mantenere un’immagine di Marrakech che ... attiri i turisti, come incantatori di serpenti e danzatrici del ventre”, ha detto Bassam Aqdad, che ha ereditato il suo negozio da suo padre. Moltissimi furono i librai che vennero fatti allontanare dalla piazza Jamaa El Fna, luogo a loro molto caro e al quale rivendicano la propria appartenenza, per essere poi sostituiti da venditori di prodotti alimentari e bancarelle, per attrarre i turisti.


Mercato dei libri lungo le mura nell’area nord-ovest in corrispondenza di Bab Doukkalà (nei pressi della stazione degli autobus), Marrakech, Marocco, 2017

Mercato dei libri lungo le mura nell’area nord-ovest in corrispondenza di Bab Doukkalà (nei pressi della stazione degli autobus), Marrakech, Marocco, 2017

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2. MUSEI DELLA MEDINA

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5.

STRATEGIA DEL PROGETTO

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LEGENDA Scala 1:5000

Edifici di interesse

Elementi Esistenti: Muro Storico

Edificato Esistente

Giardini e Parchi

Giardini e Parchi Integrati nel Progetto 1. Cyber Park 2. Rue Dar El Bacha 3. Jardin Koutoubia 4. Le Jardin Secret 5. Jardin Majorelle

Musei: 1. Museo di Marrakech 2. Museo di Ben Yosseff 3. Museo Orientale di Marrakech 4. Museo di Fotografia 5. Galleria d’arte arabe 6. Museo d’eredita’ 7. Museo di La Koutoubia 8. Museo Dar El Bacha 9. Museo dei Berberi

Musei Moschee Pizza Jemaa el-Fnaa

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LIBRERIA DAR EL BACHA Di nuova fondazione, la libreria Dar El Bacha si trova proprio vicino al museo Dar El Bacha, e si apre alla città di Marrakech non solo come libreria ma come vero e proprio centro culturale, mettendo a disposizione letture che spaziano da importanti opere letterarie, libri d’arte, riviste e volumi sulla tradizione marocchina. All’interno dello splendido Palais Dar El Bacha, verrà esposta la collezione della Fondazione Patti Cadby Birch, appassionata della cultura islamica e collezionista d’arte che investì molto su Marrakech. All’inizio del suo percorso artistico come venditrice, essendo figlia di artisti, aprì una galleria d’arte a New York, e dopo essersi interessata a pezzi d’arte come le opere pittoriche di Van Gogh, Cézanne,. Manet, Degas, si appassiono ad artisti meno celebri, ma sicuramente molto interessanti come Morandi, Marini e Zao Wou Ki. Dopo il trasferimento sull’isola dei Caraibi, la sua prossima apertura di galleria d’arte avvenne nel 1957, e divenne un punto fondamentale per ogni collezionista proveniente da ogni parte del mondo. Iniziò ad interessarsi a pittori, artisti, e opere d’arte provenienti dall’Asia orientale, dalla Cina alla Persia, fino ad acquistare oggetti di grande valore dell’Africa subsahariana, e della fascia settentrionale in corrispondenza del marocco e dell’Egitto. Furono anni di grande ricerca ed esplorazione per l’acquisizione di nuove opere preziose.

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Patti divenne una tra le più importanti collezioniste e mecenante del Metropolitan Museum of Art di N.Y e del Museum of Modern Art, a partire dagli anni ‘70. Questi musei ricevettero dalla collezionista importanti donazioni. Ad una mostra svoltasi all’Hermitage, presentò la sua collezione di gioielli iraniani risalenti al X al XV sec. Nel 1987, scopri’ il Marocco e Marrakech. Acquisto’ una prima casa nella medina, che fece restaurare. Fu l’inizio dei suoi anni passati nella ville rouge marocchina, e quando vide per la prima volta il Minbar (pulpito) della Moschea della Koutobia ne fu subito affascinata. Più di quattro metri di altezza per un metro di larghezza e tre metri di profondità, è stato edificato interamente in legno, intarsiato seguendo la gemoetria di motivi floreali, e usando tre tipologie di materiali differenti: ebano, sandalo e argento. Nello stesso periodo il MInbar (pulpito) venne realizzato anche per la Moschea Ben Youssef in un centinaio di pezzi che vennero poi assemblati da Cordoba a Marrakech nel 1137. Gli Almohadi decisero poi di spostarlo dalla moschea Ben Youssef alla Koutobia. Nel 1991 Patti Cadby Birch decise di provvedere allo stato grave di deterioramento del materiale, e fece presente la situazione di abbandono in cui imperversava, al Metropolitan Museum of Art di N.Y.


La collezionista investì una fortuna per il restauro e il recupero dell’opera. Con l’aiuto anche di alcuni specialisti del Ministero degli Affari Culturali, il Minbar recuperò lo splendore dell’aspetto originale. Patti decise di donare gran parte delle sue opere d’arte (tremila pezzi) alla città di Marrakech. Il luogo più adatto per accogliere opere d’arte, oggetti della cultura islamila, indù, oceanica e africana in genere, venne trovato all’interno del Palais Dar El Bacha. All’epoca però il Palais era occupato dalla delegazione degli Affari Culturali, contenente dunque spazi occupati da servizi, uffici, amministrazione, sale conferenze... Iniziarono dunque dei lavori di restauro e di rifunzionalizzazione dell’edificato di circa 2.000 mq. Gli elementi di base erano in buono stato: zelljig fassi ( provenienti da Fez) di eccellente fattura, stucchi, soffitti in legno di cedro scolpiti. Un vasto giardino occupato da aranci, splendide fontane e colonne si trovavano all’interno di un patio, nel cuore di tutto l’edificio. Finalmente arte che fino a poco tempo prima era svalutata o considerata senza valore dal punto di vista dei collezionisti, e semmai di grande importanza archeologica da parte dei ricercatori, storici ed esploratori, aveva trovato un luogo degno in cui essere esposta: arte africana, asiatica, precolombiana, islamica. Tutte queste tipologie provenienti da parti del mondo differenti avrebbero arricchito ancora di più i temi e la distribuzione dell’allestimento che rifuggiva la staticità e l’ordine dei classici musei occidentali. Patti Cadby Birch morì a New York qualche mese prima dell’inaugurazione del museo, senza avere l’opportunità e entrarvi per la prima volta, lasciando però in dono al Marocco e alla città di Marrakech in particolare, pezzi d’arte dal valore inestimabile.

www.picallo.info/18E00aRa/khettara.htm

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visitmarrakech.ma

KE’CH Fondato nel 2015, l’associazione KE’CH si costituisce di persone provenienti dal Marocco e dalla Svizzera. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità delle attività culturali presenti sul territorio, potenziando i creativi e le loro capacità artistiche, e incoraggiando lo scambio culturale tra due realtà molto distanti tra loro. Laboratori di confronto tra lingue e culture differenti, danno la possiblità di coltivare l’arte e le attività di design e culturali sul territorio. Il significato del nome KE’CH proviene dalla composizione abbreviata dell’incipit dei termini che definiscono i due paesi: Marrakech e CH per la Svizzera. https://www.afar.com/places/kech-collective-swap2016-

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IL GIARDINO DELLE MAJORELLE A partire dal 1919 il pittore francese Jacques Majorelle figlio di Louis Majorelle, si trasferì nella Medina di Marrakech, essendo rimasto affascinato dall’unicità dell’atmosfera di quest’antica parte di città. Nel 1922 decise di far edificare una villa in stile moresco in un lotto poco distante dalla porta Bab Doukkala in corrispondenza dell’area nord-occidentale della città, al di fuori delle mura storiche. Il terreno era occupato da un ricco palmeto, e nel 1931 vennero iniziati i lavori commissionati all’architetto Paul Sinoir. A livelllo superiore vi era l’abitazione vera e propria dell’artista, al piano inferiore un ampio spazio dedicato al lavoro artistico. Ispirato dalla bellezza dei giardini tradizionali marocchini, iniziò a creare un vero e proprio giardino botanico che circondava la villa e la arricchiva di un fascino suggestivo tanto da renderla come un’oasi nel deserto. La villa si poneva all’interno di un sistema verde in cui specie tropicali differenti si aprivano lungo vasche d’acqua centrali, e percorsi tra le varie essenze, creando un vero e proprio quadro suggestivo fatto di colori e odori naturali. Piante esotiche sfoggiavano la loro unicità insieme con fontane, laghetti e sistemi di irrigazione che costruirono lo spazio tra pergolati, sentieri e ceramiche colorate. Nel 1937 l’artista creò il blu Majorelle, un blu oltremare/cobalto con cui dipinse le pareti della sua villa, decidendo di aprire al pubblico il giardino nel 1947. Majorelle rientrato a Parigi dopo un grave incidente, morì nel 1962. Il giardino venne abbandonato per diversi anni finchè fu scoperto da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé che nel 1966. Lo acquistarono nel 1980 decidendo di stabilirvisi, e rinominando la villa come Villa Oasis.

http://www.jardinmajorelle.com/

Un memoriale in onore di Yves Saint Laurent venne posto all’interno del giardino. Nel 2010, la principessa Lalla Salma, moglie del re del Marocco Muhammad VI, inaugurò la mostra Yves Saint Laurent et le Maroc, con la creazione della via Yves Saint Laurent e a partire dal 2011, venne inaugurato il museo berbero al piano terra della villa. Attualmente il giardino rappresenta una delle principali attrazioni della città di Marrakech, raccogliendo un numero ingente e sempre più crescente di visitatori ogni anno.

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IL GIARDINO SEGRETO Marrakech ospita nel cuore della medina, la parte più antica della città, un posto suggestivo e unico detto “giardino segreto”, uno dei più antichi riad , inaugurato dal Wali e dal presidente della regione, Abdelfattah Bjioui e Ahmed Akhchichine, dal Presidente della Fondazione Musei Nazionali, Mehdi Qotbi, e dell’Istituto Arabo, Jack Lang. Il riad risale alla seconda metà del XVI sec., e fu di proprietà di diversi importanti attori politici marocchini, tra sultani e alti funzionari. Costruito dal sultano saadiano Moulay Abdallah ai tempi dell’urbanizzazione del quartiere che oggi prende il nome di Mouassine, il palazzo venne demolito alla fine del XVII secolo, successivamente alla disfatta della dinastia saadiana. Sayd Abdallah al-Hajj U-Bihi decise nel XIX sec. di edificare un nuovo riad che riprendesse il tracciato dell’architettura originale. La costruzione di questo palazzo segnerà l’inizio di un periodo ricco e prospero per quanto riguarda l’edificazione di diversi giardini lussureggianti all’interno dei patii di diversi riad sparsi per tutta la città, in particolar modo all’interno della medina. Dopo la scomparsa del sayd intorno al 1875, il palazzo divenne di proprietà del Qadi Moulay Mustafa e successivamente nel 1912 al capo dell’associazione degli orologiai di Marrakech, al-Hajj Muhammad Loukrissi, fino al 1934. Il lotto divenne instabile e la struttura del riad a frammentarsi fino a cadere in abbandono. Il primo importante restauro avvenne nel 2006 . Dall’inestimabile valore archeologico, storico e artistico, l’edificio del riad e in particolare il suo splendido giardino annesso, vennero restaurati nel 2013 da un

gruppo di storici locali, insieme con la collaborazione di imprenditori e architetti, facendo demolire gli edifici moderni che ne avrebbero corrotto l’aspetto esterno intorno all’area, e riqualificando il sistema di irrigazione oltre che i condotti generali dell’acqua. Il giardino segreto si costituisce di due giardini che sono stati ripiantumati da parte del paesaggista Tom Stuart-Smith. Il primo ha una geometria che riprende quella tipica del giardino islamico, il secondo si presenta come un “giardino esotico” con differenti essenze e piante provenienti da tutto il mondo. La struttura si estende per 4000 mq, e comprende una torre di 17 piani. Il giardino si trova nella Medina, tra la piazza di Jam’ ElFna e la Madrassa ben Youssef.

http://wisesociety.it/jardin-secret/

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MUSEO DI MARRAKECH Il Museo di Marrakech, si trova all’interno del Palazzo Dar M’ Nebhi,edificio dall’alto valore architettonico.Situato di fronte alla Medersa di Ben Youssef, lo stabile è un bellissimo palazzo moresco della fine del XIX secolo costruito da Mehdi Mnebbi, ambasciatore marocchino a Londra, e fu poi acquistato da T’Hami el Glaoui, il Pascià di Marrakech, durante il protettorato francese. Il palazzo ospita al suo interno un cortile centrale con installazioni di fontane in marmo che ne esaltano il fascino e le caratteristiche stilistiche. Le stanze decorate con mosaici ed archi, sono allestite per l’esposizione di collezioni di manifattura artigianale berbera, ebraica e musulmana. Tra oggetti ed elementi di cultura islamica, con documenti storici, preziose opere d’arte dall’elevato valore culturale ed archeologico, le mostre d’arte moderna si alternano a sculture tradizionali. La fondazione del Museo di Marrakech, ha determinato l’assetto interno e la distribuzione degli spazi espositivi, chiudendo uno dei due principali accessi, e inserendo la biblioteca con annessa biglietteria e caffetteria all’interno di quelle che un tempo furono le stalle del palazzo.

www.hiveminer.com

DAR BELLARJ Il Dar Bellarj, era un tempo un edificio ospedaliero spazio dedicato al ricovero delle cicogne. Attualmente è stato pensato come museo in cui si trova la fondazione per la cultura del Marocco, un ambiente multifunzionale in cui concerti, organizzazioni di mostre, spazio espositivo, allestimenti e retrospettive, vengono ospitate al suo interno anche incentrando il tutto sui temi delicati nell’ambito della cultura musulmana. http://wisesociety.it/jardin-secret/

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MUSEO DELL’ARTE DEL VIVERE Il museo dell’arte del vivere si trova all’interno della medina di Marrakech. Si estende su un’area di 500 m², e comprende una struttura (il riad) che ospita sei sale dedicate all’allestimento annesso alla funzione museale stessa, oltre che una sala lettura e uno splendido spazio verde, giardino in stile arabo - andaluso. Sulla parte superiore dell’edificio si colloca la terrazza che si estende su una superficie di 250 m². Il suo giardino pensile offre una vista mozzafiato sulla pittoresca medina di Marrakech. Il riad venne costruito nel XIX secolo e attualmente si consacra come un vero e proprio luogo della cultura. I temi che vengono trattati dai vari allestimenti propongono una rappresentazione delle diverse sfaccettature che rappresentano Marrakech e le sue tradizioni, dalla gastronomia, all’arte del giardino, le attività locali, artigianato, profumi e colori tipici della medina e del Marocco in genere.

http://wisesociety.it/jardin-secret/

MINISTERO DEL GUSTO Il ministero del gusto è un museo fondato nel 1998, che crea una relazione tra l’arte marocchina dell’interior design e il progetto dello spazio inteso come insieme di colori, luci e profumi, materiali e oggetti che determinano non solo lo stile dell’arredamento interno ma anche le forme e i volumi moderni con la tradizione tipica marocchina. Si trova all’interno della medina nei pressi del Dar el Bacha.

http://wisesociety.it/jardin-secret/

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MUSEO DI MOUASSINE DOUIRIA DERB EL HAMMAM Fondato nel 1560 nel periodo della dinastia Saadita, il museo di Mouassine Douiria Derb el Hammam riuscì a mantenersi integro fino ai giorni nostri.

Costruito inizialmente con funzione e conformazione spaziale tipica di un riad marocchino, fu soggetto a continui restauri per nascondere i segni della dinastia Saadiana ed evitare la demolizione da parte delle dinastie successive. Questi continui cambiamenti strutturali e decorativi hanno reso difficile riuscire a risalire allo stile originario. Nel 2012, Patrick Manac’h, proprietario della casa della fotografia di Marrakech, acquistò la proprietà, restaurandone le fattezze originali dello splendore tipico della dinastia saadiana.

www.darzaman.co.uk

Inizialmente il riad presentava pareti lisce e intonacate di bianco tipiche di un caratteristico riad marocchino ma successivamente alla rimozione di diversi strati di intonaco riportarono in luce la bellezza saadiana caratterizzata da lavorazioni in legno e varie incisioni geometriche riccamente decorate con colori vivaci. Il restauro del Museo di Mouassine Douiria Derb el Hammam aveva coinvolto artigiani avvessi alla lavorazione di materiali tradizionali provenienti da Ourika.

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MAISON DE LA PHOTOGRAPHIE In corrispondenza della fascia nord orientale della Medina, proprio nei pressi della Medrasa di Ali ben Youssef, il museo della fotografia si trova all’interno di un Riad. Inaugurato nel 2009 rappresenta un punto di riferimento per fotografi e artisti, appassionati di arte e di cultura. La sua raccolta fotografica di originali nella collezione privata ammonta a ben 8000 fotografie risalenti al periodo tra il 1870 e 1950.

exhibitionsmith.wordpress.com

Le fotografie rappresentano i modi d’uso e di vita della popolazione marocchina, in particolar modo di Marrakech, e documenta i cambiamenti sociali e l’avvento della tecnologia all’interno del contesto locale. I racconti fotografici sono anche testimonianza non solo dei cambiamenti etnici legati ai periodi storici di pre-colonialismo, colonialismo, e post colonialismo, ma anche delle permanenze tipiche della tradizione e cultura di Marrakech. Testimonianza dello sviluppo evolutivo delle tecniche fotografiche, all’interno del museo sono presenti persino film documentari che raccontano la storia del paese e della città risalente al periodo degli anni ‘50. La storia del restauro relativo al riad, viene descritto attraverso racconti fotografici che occupano la parte laterale del museo. La struttura si conclude con un tetto terrazzato panoramico con vista sulla città antica.

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3. RACCONTO FOTOGRAFICO

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4. STATO DI FATTO / AREA DI PROGETTO

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www.looklex.coe.omarrakech.htm

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4.1 Analisi delle mura storiche

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STATO DI FATTO: LE MURA STORICHE La cinta muraria della città di Marrakech è stata concepita come sistema difensivo di fortificazione dell’antico nucleo abitativo interno chiamato Medina, da parte del sultano Ali Ben Youssef nel 1120, a scopo difensivo contro le dinastie berbere provenienti da sud. Le mura,di altezza pari a 9 m, si estendono per circa 10 km di lunghezza. In principio si costituiva di 20 porte di accesso (chiamate bab) e 20 bastioni / torri di avvistamento. Attualmente le porte principali di accesso alla città sono 14. La porta di Bab Doukkala si colloca nella fascia nordoccidentale della Medina, tra le due porte di: bab Moussouf, bab Sidi Ghrib. Il nome deriva proprio dalla via che portava a Doukkala, anticamente nome della popolazione nomade che attualmente si è stanziata presso El-Jadida. Si costituisce di quattro porte di accesso due delle quali hanno funzione veicolare. Tutte le città del Marocco sono circondate da un sistema di fortificazione murario, che ne determina la forma e ne delinea lo sviluppo interno, in particolar modo del tessuto residenziale. I collegamenti con l’esterno della città sono molto forti nell’area

a nord-ovest della città, nei pressi della porta Bab Doukkala che nella parte esterna alla cinta muraria si ritrova in diretto collegamento con l’attuale stazione degli autobus, a ridosso dell’area di arrivo e sosta dei taxi. In quest’area si legge un tipo di costruito moderno risalente agli anni ‘60-‘70, comprendente non solo la stazione degli autobus, e il mercato dei libri, ma anche un denso costruito residenziale, e il monumento dei sette santi. Sono previsti futuri progetti che modificheranno la presenza della stazione in quel punto nodale e che sono volti al miglioramento del parco sovrastante, detto “il palmeto”. L’area si colloca al crocevia tra i principali assi di collegamento viario verso l’esterno della città: la strada che porta ad Essaouira, la via che conduce verso Fes, e il percorso per arrivare alla città di El Jadida. Nella parte interna alle mura storiche in corrispondenza di Bab Doukkala convergono tre importanti assi viari: rue El Gza, rue Bab Doukkala (dal nome dell’omonima moschea), e rue el Adala.

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Le mura di Bab Doukkala

Le mura di Bab Sidi Ghrib

Le mura di Bab El Jadid

Le mura di Bab Ksiba

Le mura di Bab Kechich

Le mura di Bab Ayalen

All’interno della Medina (parte antica di Marrakech) il tessuto residenziale va spesso a concludersi proprio al limite della cinta muraria, a parte per un’unica eccezione, che si trova proprio in corrispondenza della porta di Bab Doukkala. Difatti in Bab Doukkala: tra il costruito e le mura storiche vi è un vuoto urbano attualmente utilizzato come asse carrabile altamente trafficato e degradato. Negli altri casi abbiamo la presenza dell’edificato che si sviluppa fino al limite della cinta muraria come in Bab Kechich e Bab Ksiba. In entrambe le aree nella parte esterna alle mura vi è la presenza di verde urbano. In corrispondenza della porta di Bab El Jadid vi è lo sviluppo di fasce verdi su entrambe le aree che circondano il perimetro murario. Nella parte esterna alle mura con verde urbano che costeggia gli assi viari, mentre nella parte interna con il Cyber Park. Presso le porte di Bab Ayalen e Bab Sidi Ghrib vi è un tipologia di edificato diffuso che delimita la parte interna alle mura storiche;nella parte esterna si svolgono differenti attività.

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4.2 Analisi dell’area

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Rue Bab Doukkala si trova all’interno della medina, ed è uno dei souk (o via dei mercati) che collega la parte nuova della città con la parte antica. Il percorso si estende dalle porte multiple di Bab Doukkala a Dar el Bacha nel nord-ovest dell’antica medina. Al suo interno si distribuiscono diversi chioschi, negozi e venditori ambulanti. E’ un vero e proprio mercato per lo più coperto. In corrispondenza al Dar el Bacha una piccola piazza ospita la moschea Bab Doukkala e un hammam. Analizzando la via, si intercettano tre aree principali di interesse: la prima si trova in corrispondenza del vuoto urbano che interseca rue Bab Doukkala e rue el Adala, tra il tessuto edificato e le mura storiche. Si presenta come spazio

circoscritto all’interno delle abitazioni residenziali che attualmente viene usato con funzione di parcheggio. E’ un’area altamente degradata e soggetta a continui disturbi sonori dovuti alla prossimità con la via carrabile. Proseguendo lungo il souk, asse commerciale, si intercetta la seconda area di interesse, che si sviluppa a partire proprio dalle attività commerciali che si svolgono sul luogo.La terza area si trova alla fine del souk, e si apre in uno spazio in cui venditori di limoni si muovono con carri trasportati a mano, e mercatini caratteristici. La vista si apre verso il campanile che si erge sulla moschea di Bab Doukkala, rappresentado un punto focale sull’asse visivo che attraversa il tessuto urbano.


A partire dalla porta di Bab Doukkala si ramificano due vie parallele alle mura storiche: la Rue el Adala e la Rue Boutouil. Vi sono 3 aree principali: la prima in corrispondenza del palazzo di giustizia, è occupata da due parcheggi, uno ufficiale e l’altro abusivo a ridosso delle mura storiche. Il traffico, e la presenza delle automobili aumentano il tasso di inquinamento di questa parte di città, ma presenta degli interessanti punti di forza essendo vicina alle strutture scolastiche e proseguendo verso l’area dei parchi e della Koutoubia a sud della medina. Difatti il sentiero si sviluppa in modo più regolamentato e ordinato, rappresentando un punto di quiete lungo tutta l’area. Il secondo punto di interesse è rappresentanto dallo spazio

antistante la porta di Bab Doukkala, all’ingresso del souk.Qui le auto occupano lo spazio abusivamente stanziando in aree di parcheggio non ufficializzate e degradando il paesaggio delle antiche residenze storiche esistenti. La terza area è in corrispondenza della stazione degli autobus, polo attrattivo e importante snodo di collegamento viario con le parti esterne alla città. Qui vi è anche la sosta di taxi nei pressi della piazza cementata che si apre ai piedi della porta di Bab Doukkala.

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La rue el Gza si definisce come asse scolastico che collega attualmente un’area cantieristica oggetto di un futuro progetto di campus universitario, che occupa un lotto al di fuori delle mura storiche; mentre all’interno della medina, la via prosegue fino a concludersi in corrispondenza di un complesso di edifici scolastici: college Mohammed V. Al centro di questo asse carrabile, si trova uno spazio verde abbandonato e degradato. Analizzando rue el Gza, nella fascia settentrionale dell’area di progetto, si individuano quattro

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aree di interesse, oggetto di intervento progettuale. La prima si trova in corrispondenza dell’area cantieristica universitaria, che si collega formalmente al resto del progetto vero e proprio. Il nuovo campus universitario prevevisto in questo grande vuoto urbano, si colloca nei pressi del parco delle mura, vicino il monumento dei sette santi, in prossimità del giardino delle Majorelle, e mantenendo la stessa altezza degli edifici esistenti al di la delle mura, di altezza considerevole, di media sui sei piani fuori terra.


L’antico tracciato della khettara passante al suo interno evidenzia un forte asse, direzionato verso la strada di accesso alle Majorelle, che divide l’area in due parti distinte. La seconda si colloca nel punto centrale della via stessa in corrispondenza dell’area verde lasciata in stato di abbandono e degrado. Attualmente vi è la presenza solo di alcune alberature sparse, e si presenta costruito su terrazzamenti che creano leggeri dislivelli sul terreno. La terza area individua l’importanza del collegamento con la vicina scuola liceale, e con l’integrazione

della stessa con l’area attualmente utilizzata come parcheggio. L’intera via el Gza è soggetta ad un alto tasso di inquinamento urbano, in particolar modo viabilistico, acustico. Essendo frequentata soprattutto durante le ore diurne da bambini e studenti in generale, l’alto tasso di criminalità presente, e la totale assenza di uno spazio che sia interamente dedicato a loro e in generale di prerogativa dei pedoni, mette a rischio l’attraversamento della stessa, escludendo anche possibili scenari di attività da svolgere all’aria aperta.

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SOPRALLUOGO AREA DI PROGETTO Bab Doukkala - Medina

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SOPRALLUOGO AREA DI PROGETTO Bab Doukkala - parte esterna alle mura

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SOPRALLUOGO AREA DI PROGETTO Rue Bab Doukkala

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SOPRALLUOGO AREA DI PROGETTO Rue el Adala

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SOPRALLUOGO AREA DI PROGETTO Rue el Gza

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5. VALORIZZAZIONE DELLE MURA STORICHEUN PROGETTO PER BAB DOUKKALA

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5.1 STRATEGIA DI PROGETTO

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STRATEGIA DI PROGETTO Le città imperiali del Marocco sono circondate da un sistema di fortificazione che ne determina la forma e ne delinea lo sviluppo interno. Nella Medina, parte antica di Marrakech, con la logica di saturazione progressiva degli spazi aperti, il tessuto residenziale va spesso a concludersi proprio al limite della cinta muraria, fatta eccezione per una parte in corrispondenza della porta di Bab Doukkala nell’area a nord-ovest della città, in diretto collegamento con l’attuale stazione degli autobus, a ridosso dell’area di sosta dei taxi. I collegamenti con l’esterno della città sono molto forti e al di là delle mura si trova un quartiere urbano moderno risalente agli anni ‘60-‘70, comprendente non solo la già citata stazione delle autolinee, ma anche il mercato dei libri, un denso costruito residenziale e il monumento dei “Sette santi”. Il progetto qui proposto intende migliorare e valorizzare la fascia inutilizzata di circa 500m di profondità, tra la parte interna alle mura e il tessuto urbano. Attualmente quest’area è utilizzata come parcheggio di autoveicoli e come area di passaggio, quasi “terra di nessuno” sottoutilizzata e abbandonata, ad alto tasso di criminalità. La proposta si sviluppa a partire dalla riappropriazione di uno spazio pubblico come area verde destinata a percorsi ciclopedonali, con conseguente modifica della viabilità esistente e della massiva riduzione dell’utilizzo abusivo delle vie interne come aree di sosta. L’obiettivo è quello di valorizzare un’area che rappresenta un unicum in tutta la cinta muraria. OBIETTIVI DI PROGETTO: - Valorizzazione della porta Bab Doukkala, e delle mura storiche - il rispetto delle caratteristiche paesaggistiche del tessuto antico della medina - la creazione di assi visivi lungo percorsi verdi e qualitativamente elevati - la rivendicazione dello spazio pubblico come area pedonale - rivitalizzazione degli spazi vuoti e degradati

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ANALISI SWOT S: punti di forza dell’area sono la sua posizione strategica a ridosso della stazione degli autobus e dei molteplici collegamenti viari, il rafforzamento di elementi storici (il muro, la porta, la moschea). Punto di interesse attrattivo tra la parte esterna e interna della città. Presenza di spazi di integrazione.

W: punti di debolezza sono problemi di traffico e inquinamento atmosferico e sonoro,rischio di degrado e compromissione di parte delle mura storiche, segregazione di alcune aree del quartiere, attività criminali nelle strade.

O: opportunità dell’area riguardano lo sviluppo delle rotte turistiche, grande potenziale dei vuoti urbani, connessioni tra il quartiere, la città e qualità della vita e sostenibilità ambientale.

T: minacce riguardano la presenza di grandi aree abbandonate e disconnesse le une alle altre, coperture poco sicure lungo i percorsi interni alla Medina, protezione dal degrado del patrimonio storico, il muro inteso come barriera tra le due parti di città. 136


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VIABILITA’ - Esistente: bab doukkala rappresenta uno snodo fondamentale per l’intera città di Marrakech poichè si trova in corrispondenza delle principali vie di collegamento con l’esterno della città: la via che collega ad Essaouira, El Jadida e Fes. La presenza della stazione degli autobus garantisce una forte rete del trasporto pubblico, l’area di sosta dei taxi ne supporta l’affluenza elevata. Abbiamo evidenziato le vie principali e gli incroci stradali, insieme con i parcheggi comrpesi quelli abusivi. - Di progetto: le modifiche progettuali principali riguardano la riappropriazione dello spazio pubblico come area pedonale, in cui la bellezza delle mura storiche viene messa in luce e non più nascosta dalla presenza delle auto in sosta, dai mercati abusivi e dallo stato di degrado in cui imperversa l’intera area. Inoltre, l’attuale strada carrabile in corrispondenza di Boutouil che corre parallela alle attività commerciali lungo l’asse, verrebbe messa in risalto e valorizzata non solo per attività turistiche ma anche per diminuire l’alto tasso di criminalità presente nell’area. Gli attuali 12 parcheggi esistenti verranno diminuiti del 30% a 7 aree di parcheggio, due delle quali saranno oggetto di riqualificazione integrata nel progetto. Un parcheggio interno alla medina si trova di fronte il palazzo di Giustizia, mentre l’altro verrà riorganizzato all’esterno delle mura, in corrispondenza della stazione degli autobus.

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- Trasporto pubblico: cambiando la viabilità interna alla medina, verranno modificate le fermate del trasporto pubblico esterno che attualmente si collocano in corrispondenza di Bab Doukkala. Le modifiche prevedono l’arrivo dei mezzi di trasporto pubblico di fronte la stazione degli autobus. - Sistema ciclo-pedonale: il progetto prevede l’ampliamento e la migliore strutturazione dei punti di bike sharing esistenti al di fuori della città antica. Il servizio messo a disposizione non prevede delle vie ciclabili strutturate che si inseriscano all’interno del tessuto urbano antico, fatta eccezione per la via che arriva alla moschea della Koutoubia. Il progetto si pone l’obiettivo di potenziare la rete esistente, e di agganciare l’area nord-occidentale in corrispondenza di Bab Doukkala non solo con la parte esterna alle mura ma soprattutto con percorsi interni alla medina ponendo come punto di arrivo la piazza Jemaa el Fna.

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ASSE SCOLASTICO

ASSE MUSEALE

ASSE VERDE

Rue el Gza si collega ai due poli scolastici attrattivi della città, uno in cantiere previsto al di fuori delle mura corrispondente al campus universitario di nuova edificazione, e l’altro è il liceo Mohammed V, già attivamente frequentato dagli studenti all’interno della medina. In corrispondenza della via el Adala si trova un complesso scolastico racchiuso all’interno di mura che ne delimitano l’accesso e che si colloca vicino al palazzo di giustizia. Il potenziamento di questi assi scolastici avviene attraverso la creazione di due spazi intermedi lungo le vie, corrispondneti a due vuoti urbani.

Studiando il tessuto interno della medina e lo sviluppo della città fuori le mura, abbiamo evidenziato i musei che si collocano lungo un percorso potenzialmente di interesse culturale non solo in funzione turistica ma anche per la città stessa di Marrakech. L’asse arriva nella parte esterna alle mura in corrispondenza del giardino Majorelle e museo berbero, nella parte interna alla medina termina con il museo di Marrakech. La proposta progettuale consiste nella collocazione del Museo delle mura a ridosso della porta di Bab Doukkala, con l’intento di potenziare l’asse museale esistente descritto precedentemente, e al contempo valorizzare l’importanza delle mura storiche.

La storia del giardino in Marrakech assume grande importanza sia nello spazio privato che pubblico e nella cultura musulmana viene associato al paradiso terrestre. Ha attualmente diverse declinazioni, dal giardino all’interno dei riad, ai grandi parchi urbani di impronta più occidentale. Il sistema degli spazi aperti previsti dal progetto si estende per 500 m di lunghezza, e si sviluppa seguendo una geometria tradizionale integrata a strutture più contemporanee a servizio dell’area stessa. Tra gli elementi tradizionali previsti si fa riferimento al tema dell’acqua, del verde, e della geometria.

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5.2 SISTEMA DEGLI SPAZI APERTI

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MASTERPLAN DI PROGETTO Un progetto per Bab Doukkala Attualmente le mura storiche della cinta di fortificazione della città di Marrakech, rappresentano una barriera di divisione tra due mondi: la città di nuova fondazione del periodo colonialista francese, e la parte antica della medina. Il progetto intende attribuire alle mura una funzione di filtro tra queste due realtà. Seguendo l’asse museale individuato nella strategia di progetto, si è scelto di collocare un museo delle mura nei pressi della porta di Bab Doukkala, per mettere in luce il significato storico dell’area e il suo valore architettonico. Il volume segue la conformazione del tessuto urbano esistente e si sviluppa al piano interrato con un sistema sotterraneo che conduce ad un giardino botanico e prosegue fino ad arrivare allo spazio espositivo di Bab Doukkala. In corrispondenza nella parte esterna alle mura, si apre una piazza ribassata di 2500 m2. Il principale intento è quello di riqualificare l’area dando importanza e valore all’ingresso dalla porta di Bab Doukkala. Proseguendo lungo il percorso della via Boutouil, il progetto integra le attività commerciali esistenti valorizzandole con una passeggiata coperta costituita da pensiline e diverse tipologie di vegetazioni. Il rapporto archeologico con l’area è dettato dalla presenza di scavi effettuati in corrispondenza delle fondamenta murarie dei bastioni, e il progetto permette di avvicinarsi ad esse tramite una serie di piattaforme apposite. Lungo l’asse esterno in corrispondenza di questa fascia interna, lo spazio è occupato dal mercato dei libri e da un’area dedicata alla preghiera.

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Una piazza ribassata si pone davanti il mercato dei libri costituendo un punto di sosta per i lettori e non. Le sedute si alternano a piattaforme e gradini intervallati da alberature ombreggianti, il tutto organizzato attorno ad una vasca d’acqua che riprende la geometria tradizionale. L’intervento progettuale prevede un percorso ciclabile nel verde che corre lungo il perimetro stradale, costituito da una serie di pensiline, vele e alberature. Nella fascia meridionale dell’area di progetto si sviluppa un parco lineare pensato seguendo gli elementi compositivi tipici della cultura islamica, usati nella creazione di parchi e giardini. Gli elementi di arredo urbano si installano nell’area su entrambi i lati delle mura comprendendo: vasche d’acqua, aree verdi, percorso ciclabile, vele e coperture varie, padiglioni strutturati in forma labirintica e palmeti. All’interno della medina vi sono dei vuoti urbani circoscritti all’interno dei complessi residenziali. In uno di questi vuoti, proprio a ridosso della via di Bab Doukkala, vi è un’ area di 847 mq, che in previsione di progetto verrà occupata da un piccolo pocket park. Questo appezzamento di terreno rappresenta un punto di incontro tra le due aree scolastiche precedentemente descritte. All’interno è prevista la costruzione di un edificio destinato a co-working space, che fa da completamento del tessuto esistente e funge da chiusura che crea uno spazio all’aperto raccolto, in cui si possono svolgere differenti attività ricreative, collettive e sociali. La testata della rue bab doukkala coincide con la porta di bab doukkala e si apre con una piazza che presenta un giardino botanico sotterraneo che fa da ingresso alla via mercantile detta souk, fino all’arrivo nella piazza della moschea omonima (bab doukkala).

In corrispondenza della moschea vi sono una serie di venditori ambulanti che svolgono la propria attività senza avere un posto fisso, e svalutando il valore della propria merce in un luogo che non è stato strutturato e predisposto per la vendita dei loro prodotti. Il progetto propone la costruzione di pensiline per mercati coperti, che valorizzino la vendita e diano continuità alla via del mercato. Il percorso coperto lungo la via di bab Doukkala rappresenta uno degli elementi maggiormente diffusi nella città antica e ne caratterizza le cosidette vie dei mercati,ovvero souk. Il progetto prevede la riqualificazione di tali sistemi coperti che attualmente risultano in stato di abbandono e progressivo degrado. Nella rue el Gza, in corrispondenza dell’area abbandonata, il progetto propone la riqualificazione della stessa come parco attrezzato destinato all’uso dei più piccoli, con ripiantumazione di alberature, e sedute che integrano la funzione di parco aperto a tutti, con giochi attrezzati per bambini.

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Piazza di Bab Doukkala.

Parco el Gza.

Vengono utilizzate vasche d’acqua in una composizione geometrica che si integra con la presenza dei palmeti e di differenti essenze arboree, in particoar modo alberature lungo l’asse ciclo pedonale, intorno alla piazza ribassata che si colloca di fronte il mercato dei libri, e una serie di sedute poste all’ombra di alberi accanto alla piazza stessa e all’ingresso pedonale che porta alla piazza interna alla medina.

Area attualmente in disuso, è un’area in abbandono potenzialmente attivabile per le vicinanze con gli istituti scolastici che si trovano lungo questo asse. Vi è la presenza di una serie di terrazzamenti che creano differenti dislivelli su cui si pongono le strutture attrezzate per bambini, le sedute all’ombra delle chiome degli alberi, e una serie di ripiantumazioni di differenti specie.


Parco lungo le mura.

Piazza della moschea.

Il parco lungo le mura si sviluppa con una forma geometrica che riprende i principi del giardino islamico di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza. Le essenze arboree si diffondono in appezzamenti di terreno verde che si integrano ad una serie di pensiline lignee e a una distribuzione di vasche d’acqua che si alternano a palmeti

Questa parte di città si racchiude attorno alla moschea che rappresenta il landmark della via e ne determina un interessante punto di arrivo del percorso dell’asse commerciale. In quest’area sono previste le installazioni per mercato coperto dei venditori ambulanti della zona, e la rivalutazione del palmeto che si trova nelle vicinanze.

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Percorsi coperti pensiline alternate altezza: 2,5m materiale: legno

Alberature a gruppi Fraxinus ornus altezza: 8m

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Padiglioni strutturali labirintici altezza: 30m materiale: terra cruda


Mecato coperto con vele altezza: 4m materiale:metallo / tessuto

Alberature a gruppi Percorso ciclabile Fraxinus ornus altezza: 8m

Percorsi coperti con vele altezza: 2,5m materiale: metallo / tessuto

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Scendendo nella scala di dettaglio 1:500 è stato approfondito il tema dell’area di progetto, focalizzando l’attenzione sull’asse che corre parallelo alle mura, in corrispondenza della porta di Bab Doukkala. L’utilizzo delle pavimentazioni rappresentano un elemento caratterizzante del progetto, che demarca e delinea il perimetro dell’intervento. La pavimentazione si costituisce di forme a rombi di dimensione 0,90 x 0,90m costituite dal materiale in cemento. La piazza inclinata di fronte bab doukkala si compone con vasche d’acqua di dimensione 7x7 m, e con vasche lineari di 1,5 x 24 m , che si pongono in fasce interstiziali tra le passerelle inclinate. L’inclinazione raggiunge i 2 metri di profondità dando un sesno di invito alle persone che si avviano verso la porta di accesso alla città antica. Le pensiline realizzate in legno, hanno un sistema di brise soleil che permettono alla luce di filtrare all’interno e di garantire fasce d’ombra, permettendo una piacevole passeggiata lungo le mura. Sono intervallate da differenti specie arboree, comprese piante grasse, piante sempreverdi, e palme di piccole dimensioni che raggiungono massimo i 6 m di altezza. Le sedute si installano attorno a questo sistema, intorno al fusto delle palme. Il progetto propone una passeggiata lungo le mura, con una scala di emergenza costruita appositamente lungo la parete esterna in corrispondenza della rue el Gza, e prevede l’annessione di un ticket office per accedere alla parte superiore della camminata, da cui si potrà godere di un panorama sulla città e vista in quota sul parco.

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La sezione è stata effettuata lungo la piazza ribassata di 2 metri di profondità in corrispondenza del mercato dei libri, accanto ad unarea di sosta, costituita da sedute intervallate da sistemi di illuminazione e alberature.

La seguente sezione è stata effettuata lungo l’asse trasversale che interseca la piazza principale di accesso a Bab Doukkala. Si evidenzia la presenza di bike sharing, di vasche d’acqua e dell’inclinazione della piazza che conduce verso la porta. Il sistema di pensiline nella parte interna alle mura si contrappone all’area verde di sedute accanto.

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La sezione viene effettuata in corrispondenza delle mura storiche per mettere in evidenza lo scavo archeologico delle fondamenta sottostanti. Difatti quest’ultime vengono illuminate e possono essere osservate dall’alto della passeggiata parallela alle mura e all’asse commerciale adiacente alla medina, dalle balaustre costruite appositamente attorno a 4 dei bastioni delle mura.

La sezione seguente viene effettuata lungo il parco delle mura, mettendo in evidenza il sistema di vegetazione previsto dal progetto, lo spazio del co-working con l’area aperta in cui vi sono le sedute a cielo aperto, dimostrando i diversi modi d’uso dell’area: distinzione tra asse carrabile, via ciclabile e area pedonale.

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SPAZI CO-WORKING

Lo spazio del co-working è stato pensato per porsi a servizio della comunità in particolare per potenziare gli spazi di associazione e aggregazione tra gli studenti che si collocano nelle aree vicine, in corrispondenza del palazzo di giustizia, e della rue Bab Doukkala. La piazza è attrezzata in modo da poter offrire diversi modi d’uso dello spazio che variano come parco durante le ore diurne, come cinema o spazio per concerti durante le ore serali e notturne, e spazio di aggregazione per ogni fascia di età. Le pensiline hanno funzione non solo di copertura ma anche di spazio mostre per esibizioni pubbliche, oltre che per lo svolgimento di attività di mercato artigianale.

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All’interno l’edificio, alto in totale 6,5 m, è composto da due livelli. Al primo livello, piano terra, lo spazio si divide tra ampio atrio open space che oltre a contenere le scale di collegamento per il piano superiore, ha anche un sistema di sedute integrato per la lettura dei testi e lo studio. Al piano superiore, oltre agli spazi occupati dalle sedute e tavoli per studio collettivo, si trova una terrazza aperta all’angolo dell’edificio. Nella parete esterna che si affaccia internamente all’area, le sedute sono poste in modo tale da poter assistere alla proiezione su schermo di opere cinematografiche. Strutturalmente i pilastri posti a distanza di ogni 5 m, larghi 40 x 40 cm, costituito in cemento armato. La copertura in soletta da 30 cm è un sistema di cobiax con travi non a vista, sistema utilizzabile fino a 10 m di altezza.


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5.3 MUSEO DELLE MURA

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Il progetto si sviluppa a ridosso dell’ingresso di Bab Doukkala e propone la costruzione di un museo delle mura storiche. Il museo si insedia nel tessuto urbano, proseguendone la maglia, e dialogando con il già esistente museo di Bab Doukkala. Nell’edificio museale di nuova costruzione sono presenti i servizi di biglietteria per accedere alla galleria fotografica sottostante, un chiostro verde e un’area ristoro sulla terrazza panoramica con vista sulle mura storiche. Il cuore del museo è un giardino botanico al piano interrato: un vuoto vitale, non mancanza ma presenza e area verde di connessione tra le due realtà, il nuovo museo e l’antico. Il blocco museale mantiene la stessa altezza del tessuto residenziale della medina, comunicando a livello stradale con una piazza che si apre al centro sul giardino botanico sottostante, proprio di fronte alla porta storica, e il collegamento a – 4 m che avviene tramite la galleria fotografica / spazio espositivo, contenente oggetti, statue, pezzi d’arte e testimonianze della cultura berbera e marocchina. La decisione di edificare questo volume in una posizione strategica e specifica, è nata dall’esigenza di chiudere l’area all’accesso viabilistico, garantendo con una struttura forte una chiusura necessaria e fisica all’area.

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Le dimensioni del costruito che viene realizzato in terra cruda, sono di 17 x 17,5 m, mentre il giardin botanico che si colloca all’interno è di 7,5 x 5,5 m. L’edificio ha tre ingressi tra cui uno principale, che si collega direttamente all’area biglietteria e negozio annesso. Gli altri due accessi sono necessari poichè uno di essi serve ad accedere al giardino intesa come area di sosta anche per i visitatori di passaggio che non hanno intenzione di accedere alla galleria espositiva, ma godere del fresco all’interno della struttura. L’altro ingresso è indipendente e si collega al piano terrazzato, belvedere con vista sulle mura storiche, e sullo spazio circostante. Quest’ultimo comprende anche un servizio ristoro annesso. Al piano interrato la galleria espositiva si sviluppa per 50 metri, interrotto da un giardino botanico integrato con vasca d’acqua e vegetazioni varie. Quest’area è di 22 x 16 m. La galleria si dispone di una scala di emergenza, e continua sviluppandosi fino alla porta per 36 m di lunghezza. Qui si accede all’area espositiva esistente di Bab Doukkala ed inoltre si ha la possibilità di accedere alla parte superiore delle mura.

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6. VISTE

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VISTA 1

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VISTA 8


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VISTA 9

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VISTA 10

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7.CONCLUSIONI

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In conclusione si pone l’attenzione sugli obbiettivi principali di progetto che riguardano la riqualificazione di un’area sottostimata e potenzialmente attrattiva, che si colloca a metà strada tra due scenari opposti, la parte antica e la nuova della città di Marrakech. Le costruzioni sono solo un ulteriore apporto di valore al contesto già esistente, che servono ad enfatizzarne il tessuto storico urbano, e esaltare l’importanza delle mura storiche di fortificazione. Il sistema degli spazi aperti gioca un ruolo fondamentale non solo per la riappropriazione dello spazio pubblico da parte della popolazione locale ma anche per le possibili attrattività legate alle rotte turistiche. L’importanza che di per sè ha già questo luogo che si costituisce di sistemi di collegamento viario complessi e molteplici, integra il trasporto privato a quello pubblico in servizio alla città. Vengono volutamente scelti interventi progettuali ridotti, e localizzati, che svolgono la funzione di enfatizzare il contesto esistente strutturandolo con l’utilizzo di materiali reperibili localmente, diminuendo non solo i costi ma anche allontanandosi da possibili scenari troppo occidentalizzati che spersonalizzerebbero la bellezza dei paesaggi esotici marocchini, e romperebbero il fascino della città rossa.

Il progetto è stata un’occasione per riflettere su tematiche molto lontane dalla nostra cultura, poichè riguardanti le tradizioni del mondo islamico in un contesto come quello marocchino, in particolar modo africano di Marrakech, che ha determinato un nuovo sguardo sul modo di approcciarsi alla realtà progettuale, soprattuto per la conoscenza di nuove tecniche architettoniche e differenti sistemi di progettazione urbanistica. I sopralluoghi durante la fase di workshop hanno permesso di valuare e osservare le diverse aree della città, permettendo di ampliare e approfondire differenti tematiche che caratterizzano il contesto stesso, mettendo in luce punti di forza, landmark, attrattività turistiche e modi d’uso dello spazio da parte della popolazione locale stessa. Le potenzialità e le problematiche riscontrate all’interno della medina, parte antica di Marrakech, hanno permesso un’analisi di temi grazie alla raccolta di dati, e informazioni specifiche, necessarie per la formulazione dell’ipotesi di progetto. Osservare le logiche che sottendono una città, vederla in trasformazione dal giorno alla notte con gli usi e costumi tipici della zona, ha contribuito alla definizione delle principali direttive da seguire a livello progettuale.

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8.APPENDICE

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MARRAKECH ESPANSIONE DELLA CITTÀ

città storica

città coloniale

CAMBIO DI CENTRALITÀ

città odierna

INFRASTRUTTURE

TIPI DI COMMERCIO

STRETTO DI GIBILTERRA

OCEANO ATLANTICO

R S Fez

MARRAKECH Sigilmasa

SAHARA

Schematizzazione delle rotte carovaniere transiberiane e della via dell’oro. In evidenza le relazioni tra Marrakech, crocevia commerciale, Fez, prima città araba e Sigismasa, fondamentale punto di snodo lungo la rotta dell’oro.

R

Mellah Souk

S

Souk Mercato informale Shapping Mall

STRETTO DI GIBILTERRA

OCEANO ATLANTICO

INGRESSO TURISTI: migliaia Rabat Casablanca

Fez

MARRAKECH Sigilmasa

SAHARA

Autostrade Strade regionali

Ferrovia Linee bus

Ingressi carrabili Mura Direction Générale de la Sûreté Nationale

Schematizzazione del cambio di centralità avvenuto durante il protettorato e della sostituzione del ruolo di crocevia di Marrakech, con le città della costa Atlantica. In evidenza la formazione dell’asse costiero i cui nodi principali avevano una forte specializzazione di carattere economico (Casablanca) e politico (Rabat).

POPOLAZIONE: demografia

INQUINAMENTO: percentuale

TRASPORTI: uso

76,56 Inquinamento dell’aria 45% 40%

46,15 Acqua potabile e inaccessibilità

15%

51,92 Inadattezza di verde e parchi 51,92 Sporco

10%

40% 45%

62,50 Inquinamento dell'acqua 52,27 Inquinamento da luce e rumore

Impiegato: 65,9% Apprendista: 2,6%

23,9

11,5

10,4 4,83,5 Asia Altro

Ruoli socioeconomici: Manager: 2,9% Libero professionista: 28,6%

45,9

Africa

Origini: Arabi - Berberi - Andalusi Turchi - Europeri - Sudsahariani

Nazionalità di residenti stranieri (%)

Medio Oriente

Religioni: Musulmani: 90% Giudei: 5% Cristiani: 5%

Maghreb

Età: 0-15 anni: 27,3% 15-19 anni: 64,5% +60 anni: 8,1%

Europa

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2% 3%

68,75 Insoddisfazione per lo smaltimento dei rifiuti


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BIBLIOGRAFIA

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FILMOGRAFIA Bernardo Bertolucci, Il tè nel deserto, 1990 Michael Curtiz, Casablanca, 1942

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