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Mensile di notizie e commenti per amministratori e funzionari degli Enti locali anno XIV numero 6> Settembre-Novembre 2015 > € 6,00 www.strategieamministrative.it
Patto di Stabilità territoriale 2015 I Comuni e l'associazionismo
Carta di Milano proiettata sul futuro, sono tante le sfide
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> editoriale
Un’Anci sempre più forte è garanzia di indipendenza per tutte le municipalità
Superare il Patto di stabilità e sospendere i tagli ai Comuni di Roberto Scanagatti Anci, l’associazione utile ai Comuni Gli ultimi dati del Ministero dell'Economia riferiscono di un calo degli investimenti da parte dei Comuni che negli ultimi anni ha raggiunto il 50% di quanto si registrava prima della crisi e dell'inizio dei tagli operati dallo Stato alle loro casse. Soprattutto questo dato dimostra quanto sia necessario superare gli assurdi vincoli imposti dal patto di stabilità. Una strada che il Governo, dopo i numerosi annunci, ha il dovere di intraprendere e senza la quale la timida ripresa che fortunatamente stiamo registrando, non potrà consolidarsi in maniera più robusta. Una legge di stabilità diversa dal passato Perché i Comuni possono contribuire a rimettere in moto l'Italia attraverso le opere che servono: manutenzione delle strade urbane, nuove scuole - mediamente sono edifici con più di 40 anni, non più ospitali per i nostri bimbi e i nostri ragazzi - nuove linee di trasporto pubblico, per dare un'alternativa concreta a migliaia di automobilisti ogni giorno in coda, housing sociale per le giovani coppie, incapaci di sostenere affitti di mercato e acquisti di una prima casa. Per questo, alla vigilia della nuova legge di stabilità, chiediamo al Governo un impegno definitivo che porti al superamento del patto, innanzitutto nei confronti dei piccoli Comuni. E non è l'unica richiesta. Occorre una drastica rottura con le finanziarie del passato, caratterizzate da tagli indiscriminati. Quindi, basta riduzione dei trasferimenti sulla pelle dei Comuni. Innanzitutto perché ormai non c'e' più nulla da tagliare, se non mettendo in ginocchio comunità già profondamente provate. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: i Comuni sono gli enti più vicini ai cittadini, sono l'avamposto delle istituzioni. Garantiscono la coesione sociale, soprattutto nei confronti delle categorie più deboli. Eppure tutto quello che è accaduto in questi anni dimostra come, anziché facilitare il compito delle amministrazioni comunali, sono stati frapposti impedimenti di ogni genere. Al punto tale che mentre le risorse disponibili diminuivano, i vincoli aumentavano e le regole diventavano sempre più farraginose. Tutto questo non è più accettabile ed è la ragione per cui la nuova legge di stabilità dovrà essere scritta in modo radicalmente diverso dal passato. Chiediamo che siano abrogate tutte le norme che hanno invaso e ridotto l’autonomia dei Comuni ed i vincoli finanziari che impediscono le assunzioni necessarie. Via tasse sulla casa ma siano garantiti fondi per i servizi Il Governo ha intenzione di eliminare Tasi e Imu sulla prima casa. Figuriamoci se i Sindaci non sono d'accordo con l'alleggerimento della pressione fiscale! Il punto è un altro. Di fronte all'eliminazione di tributi che finanziano per buona parte i servizi che gli enti locali forniscono tutti i giorni ai cittadini (servizi anagrafici e alle imprese, asili, scuole, assistenza agli anziani soli e disabili, biblioteche, solo per fare alcuni esempi) i sindaci chiedono certezze, cioè che la promessa del Presidente del Consiglio fatta qualche tempo fa (trasferimenti di uguale importo al gettito della tassa che sarà eliminata) venga mantenuta. Rimane comunque il fatto che con questo provvedimento aumenta la dipendenza dallo Stato e ciò in netto contrasto con la richiesta di una sempre maggiore autonomia da parte dei Comuni da anni rivendicata dalla nostra. Inoltre, chiediamo con forza che si cambino le regole del Fondo di Solidarietà Comunale per evitare che ci siano Comuni obbligati ad aumentare la tassazione locale al solo scopo di contribuire al Fondo senza ricevere nulla in cambio. Autonomia é sinonimo di autorevolezza In questi anni la nostra associazione, a disposizione dei Comuni piccoli, medi e grandi, ha fornito e continua a fornire servizi utili agli amministratori, soprattutto a quelli di prima nomina, che all'indomani delle elezioni amministrative devono fare i conti con regole, leggi e strutture burocratiche in cui non è semplice districarsi. La nostra associazione è riuscita sempre ad andare oltre gli schieramenti politici, a rappresentare cioè esclusivamente gli interessi degli enti locali e della loro autonomia sancita dalla Costituzione, qualunque fosse il colore politico del governo in carica. In questi anni in Lombardia la nostra azione ha prodotto vere e proprie innovazioni, in collaborazione con la Regione e con i diversi soggetti istituzionali per i quali, senza tema di smentita, siamo considerati interlocutori autorevoli di assoluto rilievo. Un'Anci sempre più forte è garanzia di indipendenza e di tutela degli interessi delle comunità che siamo stati chiamati a rappresentare. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 3
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> sommario 03 Superare il Patto di stabilità e sospendere i tagli ai Comuni Roberto Scanagatti
Mensile di notizie per amministratori e funzionari degli enti locali
> daAnci
Anno XIV numero 6> Settembre-Novembre, 2015
06 Vogliono togliere la tassa sulla casa Ma chi darà i 5 miliardi ai Comuni? Valeria Volponi, Sergio Madonini 09 Troppi tagli, Comuni in ginocchio 10 La legge blocca chi sosteneva l’abolizione dei piccoli Comuni 11 Sant’Omobono Terme e Valsecca: la fusione è stata una carta vincente 12 Gestioni associate in Lombardia, il cammino è ancora molto lungo Davide Giacomini 14 Expo, i Comuni della Lombardia firmano “La Carta di Milano” Luciano Barocco, Lauro Sangaletti 17 Emergenza migranti, la soluzione è soltanto l’accoglienza diffusa Valeria Volponi 18 Per “La buona scuola” è necessario un contratto sociale con il territorio Giampiera Vismara 19 La sanità e la socio sanità insieme: l’Anci l’aveva chiesto fin dal 2013 Graziano Pirotta 21 Patto territoriale di Lombardia, ai Comuni destinati 127 milioni Pier Attilio Superti 22 Finanziamenti europei, un’opportunità per i Comuni
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Informazioni dalle aziende
24 Slot machines: “L’azzardo non chiamiamolo solo gioco” Angela Fioroni 28 Slot machines: l’azzardo Non chiamiamolo solo gioco - Luciano Barocco 30 Gli stati generali di istituzioni e associazioni in Lombardia - Angela Fioroni 32 Negli 859 centri della Lombardia raccolti 1,2 milioni di kg di pile Sergio Madonini 33 L'incendio ha distrutto Que Tal, ora si guarda ai padiglioni di Expo Valeria Volponi 34 Il programma integrato di interventi a favore dei Comuni lombardi 36 Un’intesa per l’innovazione e la digitalizzazione dei municipi Sergio Madonini 38 Province lombarde: l’attuazione della legge non risolve i problemi 42 Decisioni e sentenze - Lucio Mancini
Focus On
idee e soluzioni per enti locali
A cura di Anci Lombardia Direttore responsabile Ferruccio Pallavera Hanno collaborato a questo numero Luciano Barocco, Manuel Bravi, Luciano Caponigro, Davide Giacomini, Angela Fioroni, Sergio Madonini, Lucio Mancini, Mario Mazzoleni, Ferruccio Pallavera, Graziano Pirotta, Rinaldo Redaelli, Lauro Sangaletti (caporedattore), Roberto Scanagatti, Pietro Sekules, Pier Attilio Superti, Gianpiera Vismara, Valeria Volponi Segreteria di redazione Lauro Sangaletti Per contattare la redazione redazione@strategieamministrative.it tel. 02.26707271 - fax 02.25362042 Edizioni on-line www.strategieamministrative.it Direttore responsabile Ferruccio Pallavera Redazione on-line Sergio Madonini, Rinaldo Redaelli, Lauro Sangaletti, Massimo Simonetta, Pier Attilio Superti Pubblicità Concessionaria esclusiva Ancitel Lombardia srl via Meucci, 1 Cologno Monzese - Milano tel. 02.26707271 - fax 02.25362042 info@strategieamministrative.it La rivista si vende solo per abbonamento Abbonamenti annuali Singoli: euro 40,00 Cumulativi: (minimo 10 copie): euro 20,00 Modalità di sottoscrizione presso le librerie specializzate, o direttamente presso l’editore telefonando al n. 02.26707271 Editore Ancitel Lombardia srl P.zza Duomo, 21 - 20121 Milano Progetto Grafico Manuel Bravi, Francesco Camagna
da pagina 43
Impaginazione Manuel Bravi
Focus On
"idee e soluzioni per enti locali"
Stampa Glifo Associati Viale Famagosta 75 20142 Milano
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Distribuzione La rivista viene inviata in 30.000 copie agli amministratori, ai segretari e ai dirigenti degli Enti Locali
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Registrazione Tribunale civile di Milano n. 114 del 18/02/2002
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Chiuso in redazione il 08 ottobre 2015
> daAnci
Piero Fassino, Presidente Anci, al direttivo Anci Lombardia
Vogliono togliere la tassa sulla casa Ma chi darà i 5 miliardi ai Comuni? di Sergio Madoni e Valeria Volponi Sono tanti i fronti su cui si muove Anci e il Presidente Piero Fassino lo ha ricordato nel corso della riunione del Consiglio direttivo di Anci Lombardia, che si è svolto a fine settembre a Milano, per rispondere così alle critiche che alcuni rappresentanti del mondo politico e delle amministrazioni locali hanno mosso all'Associazione. Il Sindaco di Torino è quindi intervenuto per ricordare in modo chiaro quali sono i campi su cui Anci si muove, con successo e in modo proattivo: "L'associazione rappresenta gli 8mila comuni italiani. Tutti, grandi e piccoli. E lo fa senza alcuna distinzione politica o di appartenenza: l'attività negoziale di Anci si svolge in tutte le sedi più importanti - dai Ministeri ai palazzi del Governo - per portare all'attenzione le istanze di chi governa il territorio. E svolge anche un'importante attività istituzionale che esula dall'ambito strettamente politico". Il Presidente di Anci ha tenuto a ribadire che l’Associazione “rappresenta tutti i Comuni, ne garantisce la rappresentanza nelle sedi istituzionali e ha il suo punto di forza proprio nei soci, ovvero nei Comuni e nelle azioni forti che questi avviano nei territori”. Per quanto, come ha riconosciuto lo stesso Fassino, "il contesto in cui noi come Associazione e i singoli amministratori locali si muovono, è estremamente complicato. Servono più tutele, visti i tempi di crisi, ma queste sono difficili da erogare per via dei continui tagli alla risorse. Ma sbaglia chi considera l'atteggiamento di Anci, improntato alla negozialità, un sinonimo di servilismo nei confronti del Governo: "L'operato di chi prende decisioni a Roma viene giudicato con una valutazione di merito e laddove i prov-
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vedimenti presi vadano contro gli interessi dei sindaci, siamo sempre intervenuti per far sentire la nostra voce, avere risposte, ottenere provvedimenti". Fassino ha ricordato alcuni dei successi ottenuti - la riduzione dell'Imu agricola per i Comuni montani, la rinegoziazione dei mutui della Cassa depositi e prestiti, la definizione di nuova legge di stabilità - pur nella consapevolezza che c'è ancora molto da fare. Su tanti fronti diversi, in cui una negoziazione davvero incisiva diventa imprescindibile, ed è il momento di superare il patto di stabilità, dando finalmente il via allo sblocco degli avanzi di esercizio". Fondamentale uscire dall'impasse sul fronte Città Metropolitana e Aree Vaste. E poi c'è la questione più pressante, quella della fiscalità: "Il Governo annuncia di voler togliere le tasse sulla casa. Ma non spiega come rientrare dei 5 milliardi che, con quel taglio, di fatto vengono sottratti alle casse dei Comuni. Aspettiamo di aprire al più presto un tavolo di discussione in cui avere risposte chiare". “Sono cosciente, in quanto Sindaco” ha concluso Fassino “dei sentimenti di stanchezza, difficoltà e fatica di tutti noi, così come ho ben presente la necessità di avere certezze, sicurezze per poter programmare. Per questo metteremo in campo tutte le azioni necessarie per raggiungere questi obiettivi e questo non esclude momenti di mobilitazione. Tuttavia, questi momenti devono essere in appoggio all’attività negoziale, che a sua volta deve essere coerente e costante. L’obiettivo di base, in termini semplici, è portare a casa risultati, ovvero conquistare certezze che ci consentano di ritrovare quelle capacità di previsione e program-
mazione che i cambiamenti introdotti da 68 provvedimenti legislativi in 4 anni hanno minato, costringendoci a rifare i bilanci ogni 15 giorni”. “Non c’è un noi e un voi, ma siamo tutti insieme a dover far sentire la nostra voce. Dobbiamo però avere obiettivi chiari e su questi improntare la nostra attività e le nostre azioni”. L’intervento di Scanagatti "Le dichiarazioni di alcuni amministratori locali e certe uscite sulla stampa, a proposito della presunta scarsa operatività di Anci, non rendono minimanente giustizia al lavoro che da sempre l'Associazione svolge al servizio dei Comuni. Tanto più ora che siamo in un periodo di malessere generalizzato, in cui si esce da una politica di tagli pesanti e ancora non ci sono risposte chiare sul reale livello di autonomia dei Comuni". In questo modo ha aperto la sua relazione il Presidente di Anci Lombardia, Roberto Scanagatti, che nella sala del Consiglio Comunale di Palazzo Marino è andato dritto al punto della polemica montata nelle ultime settimane. E chiede che ci sia un cambio di passo, chiaro e visibile: "Non possiamo più permetterci di subire tagli, nè possiamo pensare che gli amministratori locali operino senza sapere esattamente qual è e quale sarà il loro livello di autonomia". Il fronte più caldo è, chiaramente, quello fiscale: "La decisione di tagliare le tasse sulla casa va inquadrata anche nell'ottica di quali conseguenze avrà per i Comuni, perchè mette in discussione la loro autonomia. Se non è più previsto quel gettito, significa che sarà il Governo a dover provvedere, non è chiaro come, a fonti alternative di finanziamento. Ma allora siamo di fronte a un sistema di fiscalità derivata. E alla necessità di aprire una piattaforma di mobilitazione più complessiva, sulle autonomie locali". E molto c'è ancora da fare anche in materia di patto di stabilità: "Perchè è vero che è stato allentato, ma allo stesso tempo si è ridotto il valore di questo allentamento". Sindaci Autonomia, soprattutto finanziaria e quindi fiscale, è il tema su cui si sono confrontati i Sindaci presenti al Direttivo regionale di Anci Lombardia. Dagli interventi è emerso
che, nella sostanza, non sono in discussione l’attività e i risultati ottenuti da Anci, ma, per alcuni Sindaci, è necessario affiancare all’attività di concertazione ai tavoli azioni più eclatanti, gesti simbolici che rendano ancor più visibili le difficoltà che persistono nella gestione anche ordinaria delle Amministrazioni comunali. “Se può essere utile possiamo scendere in piazza” ha detto il Sindaco di Lodi Simone Uggetti. “Tuttavia, va ricordato che il ruolo di Anci è soprattutto quello di esercitare un’azione concertativa che rivendichi maggiore attenzione alle questioni relative ai Comuni. Per esempio, l’annunciata riforma fiscale è un tema centrale, che riguarda la responsabilità, l’autonomia e persino il futuro stesso dei Comuni. Allo stato attuale, temo che questa riforma possa diventare nel medio periodo elemento di difficoltà per i Comuni che potrebbero veder ulteriormente ridotta la certezza delle risorse ed essere sottoposti ogni anno alla possibile revisione del Governo circa le finanze da destinare.” Per il Sindaco di Trezzo sull’Adda, Danilo Villa “bisogna riscoprire un’Anci di lotta oltreché di gestione. È necessario dare maggiore visibilità alle richieste che Anci avanza al Governo, soprattutto renderle visibili ai cittadini che possono a loro volta diventare strumenti di pressione, perché è in gioco l’autonomia dei Comuni”. Sulla possibilità di una manifestazione, il Sindaco di Pavia, Massimo Depaoli, è stato più cauto. “Ogni strumento si valuta in base all’efficacia e in questo momento mi sembra prematuro agire in tal senso. Credo che fino a oggi Anci abbia svolto il proprio ruolo, portando avanti le rivendicazioni con coerenza. Con la legge di stabilità si pone ora in evidenza un tema centrale: la possibilità dei Comuni di programmare avendo la certezza delle risorse e su un arco temporale che vada oltre l’anno. Credo che il Presidente Fassino abbia dato rassicurazioni sulle rivendicazioni che Anci deve avanzare, ma è certo che ora si deve trattare”. Sulle condizioni della programmazione si è soffermato il sindaco di Desio, Roberto Corti. “Non ci sono queste condizioni. Per quanto riguarda le politiche di investimento, possiamo sapere quanto spender solo nella parte finale dell’anno. Questo porta a due conseguenze: o ci si assume il rischio prima, ma è impossibile soprattutto per le responsabilità che gravano sui direttori finanziari, o ci si ristrategieamministrative settembre novembre 2015 > 7
> daAnci
Roberto Scanagatti: “Auspicavamo una stagione di riforme che portasse i Comuni a un’autonomia finanziaria concreta” “Al Direttivo Nazionale dell’Anci di oggi ho riportato il malessere e la preoccupazione dei Comuni lombardi, sollecitando l’avvio di un confronto con il Governo sulla Legge di Stabilità che ci permetta di definire una piattaforma programmatica basata sulle ragioni dell’Anci, al fine di agire anticipando le mosse dell’Esecutivo e non rincorrendole”. Così Roberto Scanagatti, Presidente di Anci Lombardia, riassume i contenuti del suo intervento nel corso del Direttivo dell’Associazione dei Comuni che si è tenuto a Roma dopo la riunione del Direttivo regionale. Scanagatti ha ricordato come “in sede nazionale ho portato le richieste emerse durante l’incontro del Direttivo regionale dello scorso lunedì: stop ai tagli ai Comuni, che sono ormai insostenibili; superamento del patto di stabilità per tutti i Comuni e soprattutto per i più piccoli e, in particolare, il bisogno di chiarimenti sul recupero integrale dell’IMU a seguito all’abolizione della tassa sulla prima casa come annunciato dal Governo”. Sul tema della tassazione il Presidente dell’Anci Lombardia ha sottolineato che “i Sindaci non rappresentano il partito delle tasse, e sono ben contenti che ai contribuenti non sia più richiesto di pagare l’imposta sulla prima casa, ma vogliono sapere quali misure saranno messe in campo per sostenere questa misura”. Scanagatti ha continuato considerando che come Anci “auspicavamo una stagione di riforme che portasse ad un’autonomia finanziaria concreta, ma non vorremmo che con questo provvedimento si facesse un passo indietro. Preoccupa inoltre l’affermarsi di una finanza comunale derivata e, di conseguenza, statica, mentre sarebbe preferibile un’imposizione comunale dinamica e flessibile, in grado di adeguarsi con più facilità e sostenibilità alle situazioni emergenti”. Importante, e ancora aperta, risulta la questione “degli enti di area vasta e dell’insopportabilità dei tagli a cui sono stati sottoposti questi enti”, ha evidenziato il Sindaco di Monza, “così come è fondamentale ascoltare le specifiche richieste dei piccoli Comuni, che devono tornare al centro della politica dell’Anci”. Infine per Scanagatti è necessario “superare gli attuali criteri di ripartizione del Fondo di solidarietà comunale. Oggi infatti alla formazione di questo fondo compartecipano i Comuni e, secondo i criteri di ripartizione, assistiamo al fatto che molti enti contribuiscono al fondo senza percepire alcuna risorsa in cambio. Una situazione quanto meno insostenibile”.
trova a fine anno con avanzi del patto di stabilità che non si sono utilizzati. Dai risultati ottenuti nelle trattative con il Governo, dalla rinegoziazione dei mutui alla riduzione del patto di stabilità, accompagnato questo, va detto, da una riduzione dei trasferimenti, i Comuni che non hanno indebitamenti e hanno risorse, non hanno ottenuto benefici. Il sistema è andato in corto circuito e oggi dobbiamo utilizzare le risorse per rispettare norme burocratiche e non per risolvere i problemi”. Sull’eventuale manifestazione il Sindaco Corti non si è detto contrario. Il Sindaco di Offanengo, Giovanni Rossoni ha puntato l’attenzione su due temi, autonomia e costruzione delle aree vaste. “Credo nei dibattiti, nella discussione. Dobbiamo avviare un confronto serrato su questi temi, soprattutto su quello dell’autonomia. Quel che mi domando è: nell’agenda del Governo questi argomenti hanno posto? La risposta indirizzerà la nostra azione”. Rosario Adamo, vicepresidente del Consiglio comunale di Monza, Fabrizio Turba, Sindaco di Canzo e Ruggiero Delvecchio, Consigliere comunale di Settimo Milanese, pur giudicando positivamente l’azione di Anci, hanno espresso la necessità di porre in essere azioni più eclatanti. “Risultati ce ne sono stati” ha detto Rosario Adamo, “ma con pochi miglioramenti concreti per i Comuni. Mancano azioni di disturbo, momenti, come una manifestazione, che rendano più visibile l’azione dell’Associazione, che a mio avviso 8 > strategieamministrative settembre novembre 2015
dovrebbe essere meno filogovernativa”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ruggiero Delvecchio: “Forse è vero che al tavolo delle trattative una manifestazione non ha il giusto peso, ma scendere in piazza serve a far conoscere ai cittadini le difficoltà che gli amministratori locali incontrano nel rispondere alle loro domande. Non sappiamo quando e come chiudere il bilancio, viviamo nelle incertezze e intanto siamo in prima linea, perché i cittadini vengo da noi ad avanzare le loro richieste”. “Vado oltre” ha detto il Sindaco Turba, “ e penso allo sciopero dei Comuni. Siamo in condizioni estreme con i bilanci approvati a giugno o settembre e non alla fine dell’anno precedente come dovrebbe essere. Non possiamo programmare, investire. Chiediamo al Governo normalità per svolgere i nostri compiti in autonomia”.
Un documento di Anci Lombardia sulla drammatica situazione degli enti locali
Troppi tagli, Comuni in ginocchio Durante la riunione del Direttivo di Anci Lombardia è stato approvato un documento sulla finanza locale di cui riportiamo un estratto Da quasi un decennio, il sistema delle autonomie locali, ed in particolare il comparto dei Comuni, si è visto attribuire un gravoso carico di riduzione delle risorse e revisione della spesa, nel quadro di un ingente sforzo di risanamento della finanza pubblica a cui i Comuni hanno portato un contributo ben superiore alla loro effettiva incidenza sui costi complessivi della pubblica amministrazione. Paradossalmente, questo sforzo non ha ottenuto un chiaro riconoscimento, né nelle relazioni con i livelli istituzionali superiori né nella percezione di un’opinione pubblica. In questi anni si è fatta strada la convinzione che per uscire dalla crisi sia necessario un forte riaccentramento istituzionale contraddicendo un federalismo solo proclamato a parole. Dalla crisi si potrà uscire, invece, solo realizzando il disegno federalista, sia sotto il profilo istituzionale con l’istituzione del Senato delle Autonomie, sia assicurando una vera autonomia finanziaria e fiscale. Questa situazione si è inoltre posta in aperta contraddizione con la crescente domanda di interventi di sostegno da parte di comunità locali, nonché con la necessità di sviluppare adeguati piani di investimento in opere pubbliche. I fondi per le politiche sociali sono giunti nel 2010-2011 ad un sostanziale azzeramento (per poi essere ricostituiti negli anni successivi solo sino al 60% dei livelli precedenti) e la spesa in conto capitale dei Comuni è crollata dal 2007 ad oggi di oltre il 35%. A questo drenaggio di risorse ed ai vincoli di spesa sempre più stringenti imposti dal Patto di Stabilità Interno, che complessivamente hanno inciso sulle finanze dei Comuni per ben 17 miliardi di euro tra il 2007 ed il 2014, il sistema degli enti locali ha fatto fronte con comportamenti autenticamente virtuosi, compiendo uno sforzo di efficientamento e di razionalizzazione che non trova corrispettivo in nessun altro livello del nostro ordinamento istituzionale. In particolare i piccoli Comuni hanno subito queste manovre con la conseguenza di irrigidire ulteriormente i propri bilanci. Va sottolineato, altresì, che la riforma della contabilità, comporta un insieme di nuove regole con forte impatto restrittivo sui bilanci. Nel 2016 con il pareggio di bilancio la situazione si aggraverà ulteriormente. A tali distorsioni, si devono inoltre aggiungere i problematici riflessi di una modulazione del Fondo di Solidarietà Comunale (ex Fondo Sperimentale di Riequilibrio) che ha troppo frequentemente generato penalizzazioni per gli enti “virtuosi”. Va poi segnalato che contrariamente alle previsioni della legge 42/2009 (“Federalismo fiscale”), il riequilibrio tra i diversi Comuni viene oggi interamente finanziato con risorse tratte dal gettito dell’IMU, cioè da parte degli
stessi Comuni, invece che attraverso i previsti stanziamenti statali. L’ammontare della tassazione locale ha solo in parte compensato il taglio delle risorse. Eppure nel “vissuto” delle nostre comunità si è affermata la percezione di un aumento persino indiscriminato dell’imposizione locale. In una situazione di tale difficoltà, la prospettiva annunciata dal Governo di una radicale manovra di riduzione della pressione fiscale che si concentrerebbe sull’eliminazione di IMU e Tasi sull’abitazione principale, ha bisogno di indicazioni attendibili e definite sulle misure alternative che dovranno essere attivate per assicurare un adeguato apporto di risorse ai Comuni. Oltre a questo aspetto, altri due elementi legati a questa prospettiva inducono a necessarie riflessioni. Il primo attiene all’equità fiscale, obiettivo da tutti condiviso e che anche per i Comuni rappresenta una priorità. Il secondo si riferisce alla natura stessa del federalismo fiscale, che ha presupposto imprescindibile nell’individuazione di cespiti di esclusiva pertinenza locale (come peraltro tipicamente avviene, proprio a proposito dell’imposizione sugli immobili, nella maggior parte dei Paesi democratici). Altro elemento da definire è rappresentato dalla non più rinviabile riforma catastale. La prospettata “local tax” deve rispondere a questi criteri se vuole essere la risposta alle domande di autonomia e responsabilità da una parte e, dall’altra, di certezza e stabilità delle risorse. Ulteriore elemento di preoccupazione riguarda la tempistica della nuova normativa che se non tempestiva mette a rischio tempi e modalità dei bilanci previsionali. Infine, vi è il tema della modalità di compensazione di risorse e di come non si possano di certo penalizzare i Comuni che in questi anni hanno mantenuto aliquote basse dell’IMU e della TASI. Il sistema degli enti locali, ed Anci nella sua funzione di rappresentanza dei Comuni, devono attivarsi nei confronti del Governo perché questi “nodi” vengano innanzitutto riconosciuti come premesse fondamentali di ogni processo di riforma della fiscalità e quindi risolti con misure concertate fra Stato centrale e autonomie locali. I Comuni condividono senza esitazioni né distinzioni l’obiettivo di favorire una significativa riduzione del carico fiscale su cittadini e imprese, e sono pertanto pronti a promuovere un confronto costruttivo con Governo e Parlamento per individuare le modalità più idonee per conseguire questo risultato. I Comuni chiedono che in questo percorso venga fugato ogni dubbio che rischia di pregiudicare l’autonomia di scelta e responsabilità degli amministratori locali verso i cittadini. I Comuni vogliono essere protagonisti del cambiamento. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 9
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L’intervento di Michel Marchi, Presidente Dipartimento Anci Piccoli Comuni
La legge blocca chi sosteneva l’abolizione dei piccoli Comuni “I piccoli Comuni oggi vivono una fase di grande coinvolgimento nei processi di riordino territoriale. Se, ad una prima impressione, si potrebbe pensare che il ruolo dei piccoli Comuni sia marginale, analizzando bene la situazione la realtà è ben diversa. Le nuove visioni innescate dalla legge 56/2014, il cosiddetto Decreto Delrio, seppur Michel Marchi nelle numerose carenze della stessa Legge, portano i Sindaci ad essere i veri protagonisti nella gestione del territorio”. Iniziano così le osservazioni di Michel Marchi, Presidente del dipartimento piccoli Comuni, montagna, Unioni dei Comuni e forme associative di Anci Lombardia, sullo stato dell’arte dei Comuni di piccole dimensioni. Secondo il Sindaco di Gerre de’ Caprioli, centro nei pressi di Cremona di poco più di 1200 abitanti, uno dei punti fondamentali emersi dal provvedimento citato è legato al riconoscimento dell’importanza dei borghi minori, poiché “la Legge blocca definitivamente chi ancora sosteneva l'abolizione dei piccoli Comuni”, e questo all’interno di una cornice istituzionale ad oggi non chiaramente definita. Per Marchi infatti, anche se “viviamo ancora in
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una situazione di grande incertezza circa il futuro degli Enti di Area Vasta, ci rendiamo conto quotidianamente come anche il Comune di 500 abitanti può svolgere oggi un ruolo di rilevo in questi processi”. In tale contesto infatti, sottolinea il Presidente del dipartimento, si fa strada il ruolo delle municipalità nella costruzione delle gestioni associate, poiché “il collegamento al tema delle Unioni e delle Gestioni Associate di funzioni è implicito: i nuovi orizzonti politico/amministrativi graviteranno intorno ai rapporti che si istaureranno tra gli Enti di Area Vasta e le Unioni dei Comuni, entrambi Enti di secondo livello. In questo contesto avremo le Unioni come presidi territoriali di aree omogenee che riferiranno direttamente all'Area Vasta portando indicatori di performance significativi in termini di efficienza ed efficacia”. Rimane aperta la partita con i vari attori istituzionali coinvolti nella questione, a partire dal governo regionale. Su questo fronte, Marchi sottolinea l’auspicio “che Regione Lombardia ci supporti con Leggi chiare e che vadano in questa direzione. Di certo possiamo, da subito, dire che il più grande cambiamento che i Sindaci dovranno accettare è una visione dei propri confini comunali non più legata alla geografia territoriale, ma confini nuovi che siano i margini di produttività e soddisfazione, in termini di servizi, delle esigenze dei nostri cittadini”.
Il Sindaco Paolo Dolci: “Tanti gli investimenti senza più il patto di stabilità”
Sant’Omobono Terme e Valsecca: la fusione è stata una carta vincente A poco più di un anno e mezzo dalla fusione, avvenuta con l.r. 30 gennaio 2014, n. 2, si percepisce una certa soddisfazione a Sant’Omobono Terme, piccolo centro di poco meno di 4.000 abitanti nel cuore delle valli bergamasche. Con un iter durato poco meno di due anni e caratterizzato dalla totale assenza di consulenze e studi di fattibilità, Paolo Dolci gli ex Comuni di Sant’Omobono Terme e Valsecca, hanno dato il via ad un’esperienza che per ora sta offrendo solo soddisfazioni. “Il bilancio di questo primo anno è davvero positivo” ha spiegato Paolo Dolci, Sindaco di Sant’Omobono Terme, già Sindaco di uno dei due Comuni fusi, ed uscito vincente da un duello con il quorum che nei paesi di montagna è sempre un terno al lotto. “Abbiamo portato avanti il percorso di fusione, senza intoppi e con soddisfazioni da parte di tutte le nostre comunità e siamo orgogliosi di rimarcare che lo abbiamo fatto da soli, senza costose consulenze e improvvisati studi di fattibilità” continua il Sindaco Dolci, Ragioniere capo
ducendo gradualmente le tasse sugli immobili e non applicando l’addizionale comunale all’IRPEF, nonostante gli assurdi tagli degli ultimi due anni”. “Accanto a ciò abbiamo potuto fruire di speciali finanziamenti regionali che ci hanno consentito di sostituire l’intero parco informatico comunale, attivando un sistema virtualizzato basato su di un sistema CITRIX davvero inusuale per i piccoli Comuni come il nostro, ristrutturando tutti gli uffici comunali, rendendoli più accessibili e funzionali” ha proseguito il Sindaco. “Nell’ultimo anno abbiamo attivato una serie di investimenti senza pari e questo grazie soprattutto all’esclusione dal patto e dalle misure di agevolazione a noi concesse, primo tra tutti l’ampliamento della scuola media di Valle, sita nel nostro Comune con un investimento che arriva al milione di euro”. In definitiva, pare che a Sant’Omobono Terme e Valsecca la fusione abbia proprio funzionato nonostante, paradossalmente, lo Stato e le Regioni che tra vincoli e rinvii non danno mai l’impressione di avere le idee chiare in merito ai piccoli Comuni. “In effetti i problemi maggiori li abbiamo avuti dagli altri settori della Pubblica Amministrazione” ha concluso Dolci “che mal digeriscono i cambiamenti e tendono a ritardare all’inverosimile le pratiche di omoge-
del Comune di Cassano d’Adda in provincia di Milano. “Insieme con l’allora Sindaco di Valsecca Giovanni Bottani e oggi mio Vicesindaco abbiamo creduto in un nuovo modo di amministrare ed i risultati ci hanno dato ragione”. Tolto un primo periodo d’inevitabili difficoltà, dovute al processo di omogeneizzazione dei due sistemi comunali, le attività del Comune di Sant’Omobono Terme hanno ripreso a pieno ritmo e l’Amministrazione ha potuto raccogliere i frutti del prezioso lavoro di unione. “Grazie al contributo statale di circa 200.000 euro per dieci anni abbiamo contenuto le dinamiche della fiscalità locale” spiega Dolci “ri-
neizzazione”. “Noi abbiamo rispettato le leggi dello Stato proponendo la fusione dei nostri enti alle nostre collettività mentre vediamo che a distanza di tempo vengono premiati quegli enti che non hanno fatto nulla per incrementare l’efficienza attraverso serie politiche aggregative continuando in una politica attendista che si basa sulla totale inefficienza del Governo nell’attuare quanto stabilito. Nonostante ciò speriamo che il nostro esempio sia utile ad altre realtà per comprendere che il meccanismo di fusione non va a svantaggio delle comunità ma le rende più forti ed efficienti”. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 11
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Una ricerca elaborata dall’Università degli Studi di Brescia
Gestioni associate in Lombardia, il cammino è ancora molto lungo di Davide Giacomini - Sindaco di Rezzato, Ricercatore presso l'Università degli Studi di Brescia Al giorno d'oggi, la cooperazione intercomunale è un fenomeno diffuso in tutta Europa. In alcuni Paesi (si pensi ad esempio a Francia e Olanda) l’intercomunalità è attiva sin dal XIX secolo. La complessità del momento attuale, legata soprattutto al taglio delle risorse per gli enti locali, impone la necessità di una riflessione approfondita e lungimirante sulla tematica dell’intermunicipalità. I piccoli Comuni rappresentano, indubbiamente, un presidio insostituibile del 55% del territorio nazionale ed una risorsa per la sua tenuta strutturale, culturale, sociale ed economica, racchiudendo irrinunciabili valori di identità, di storia, di buone esperienze. Questi stessi Comuni si trovano, nel contempo, in una condizione strutturalmente fragile e spesso non più adeguata alle sfide odierne. I limiti principali, degli enti locali di minori dimensioni, possono essere sinteticamente così elencati: - limitata disponibilità di risorse finanziarie; - maggior costo sostenuto per la gestione dei servizi locali; - scarso grado di specializzazione delle risorse umane e dotazione organica spesso insufficiente a fronteggiare i fabbisogni organizzativi; - contenuta capacità progettuale e di innovazione nella ricerca di soluzioni ai problemi; - debole forza contrattuale nel negoziare con soggetti terzi, pubblici o privati. La normativa italiana ha recentemente obbligato i Comuni sotto i 5.000 abitanti (3.000 per i Comuni montani) alla gestione associata delle funzioni definite fondamentali entro il 31 dicembre 2013 (c.d. gestioni associate obbligatorie, GAO), termine prorogato a fine 2014 e successivamente posticipato al termine del 2015. Tale obbligo è stato introdotto con il Decreto Legge (DL) n. 78 del 31 maggio 2010 e confermato in sede di spending review (DL 95/12). L’intento del legislatore era che tali gestioni associate potessero portare i “piccoli Comuni” a ottenere dei risparmi di spesa. A che punto siamo con l’introduzione della gestione associata nei piccoli Comuni in Lombardia? Per comprendere la rilevanza del tema in oggetto si consideri che in Italia sono presenti oltre 8.000 Comuni, dei quali i così detti “piccoli Comuni”, ossia quelli con popolazione fino a 5.000 abitanti, costituiscono il 70,2% del totale; per ciò che concerne la 12 > strategieamministrative settembre novembre 2015
Lombardia, i Comuni sotto i 5.000 abitanti sono il 70,4%, perfettamente in linea con la media nazionale. GAO in Lombardia La ricerca elaborata dall’Università degli Studi di Brescia ha come popolazione di riferimento tutti i Comuni italiani con meno di 5.000 abitanti. Considerato l’elevato numero dei Comuni coinvolti si è proceduto ad un campionamento stratificato composto di 1.362 Comuni e poi inviato un questionario a tutti i responsabili dei servizi economicofinanziari di questi Comuni ottenendo una risposta da 349 Comuni, di cui 138 appartenenti all’aera Nord Occidentale (Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta). Il primo dato riguarda i Comuni che hanno già adempiuto al disposto normativo di associare le 11 funzioni fondamentali. I Comuni italiani sono ben lontani dal raggiungere questo obiettivo: solo un comune su otto ha già associato più di sei funzioni. Restringendo il campo di analisi sui Comuni nord occidentali, ivi compresi i Comuni lombardi,
e osservando le funzioni scelte per prime al fine di adempiere all’obbligo normativo emergono due tendenze chiare: sono privilegiate le funzioni storicamente svolte in forma associata (polizia locale, servizi sociali, gestione rifiuti) oppure le funzioni meno rilevanti in termini di spesa e complessità organizzativa (catasto, protezione civile). Per ciò che riguarda i potenziali benefici che vengono tradizionalmente associati alla gestione associata, quali il mi-
glioramento dei servizi offerti e la riduzione della spesa, le risposte dei Comuni dell’Italia Nord Occidentale evidenziano delle aspettative molto prudenti: solo in un caso su cinque rilevano già dei benefici economici legati alle GAO. Per ciò che concerne la forma prescelta dai Comuni inseriti nella ricerca emerge una preferenza netta per la convenzione, scelta nel 71% dei casi, ben oltre il 64% registrato a livello nazionale. Infine un ultimo dato: è stato richiesto ai responsabili dei servizi economico-finanziari quali siano le maggiori resistenze verso l’implementazione dei percorsi di gestione associata: tra le risposte più volte menzionate si possono annoverare in prima istanza le resistenze del personale dipendente e poi le resistenze dei politici.
tati positivi, in Italia e in Europa. Investire nell’intermunicipalità conviene e non è una scelta più prorogabile, è fondamentale implementare un processo di progettazione organizzativa partecipata. Il percorso non sarà certo breve e con risultati immediati ma con l’intercomunalità sarà possibile valorizzare maggiormente le risorse umane in quanto l’interazione tra gli enti permetterebbe una riorganizzazione delle competenze lavorative e delle responsabilità con conseguenti notevoli guadagni in termini di maggior specializzazione professionale e relativa soddisfazione personale dei dipendenti.
Conclusioni Indubbiamente non è sufficiente una norma per risolvere una questione aperta sin dall’Unità d’Italia. Seppur con risultati lievemente migliori della media italiana, anche in Lombardia, il percorso verso l’intermunicipalità si sta confermando più lento del previsto. I piccoli Comuni lombardi sono chiamati in questi mesi a concepire l’obbligo di gestione associate come un’opportunità e non come l’ennesimo vincolo burocratico al quale sottostare: numerose esperienze in essere stanno ottenendo risul-
Le scelte compiute dai Comuni della Valle Sabbia (Brescia): positive una convenzione quadro e la massima flessibilità I Comuni obbligati alla gestione associata hanno la possibilità di optare per lo strumento della convenzione al fine di adempiere all’obbligo normativo. La convenzione si caratterizza al contempo per un’elevata flessibilità congiunta a un livello modesto di integrazione: è configurabile come un accordo stipulato da due o più enti locali, al fine di svolgere in modo coordinato determinate funzioni o servizi (art. 30 TUEL). A livello organizzativo appare ineludibile un processo di riprogettazione che coinvolga tutti gli enti associati. L’esperienza avviata dai Comuni della Valle Sabbia (Brescia), da questo punto di vista, appare di particolare interesse in quanto relativa ad una pluralità di enti, geograficamente contigui, di cui una sola parte obbligata alla gestione associata. Il coinvolgimento di Comuni non obbligati e la leadership esercitata dalla comunità Montana sottolineano la volontà dei Comuni aderenti al progetto di non limitarsi ad un adempimento formale di quanto richiesto dall’articolo 19 della legge 135/12. La scelta di un percorso di progettazione organizzativa integrata a una chiara visione strategica effettuata dai Comuni valsabbini, sottolinea l'importanza di cogliere l'opportunità offerta dalla normativa come momento per ripensare divisione del lavoro e coordinamento. Creare delle aggregazioni di Comuni, richiede la costruzione di un progetto multi-dimensionale, ovvero che contempli sia l’analisi e la progettazione istituzionale del nuovo ente, sia la parte gestionale. La scelta operata dai Comuni della Valle Sabbia è stata quella di adottare una convenzione quadro nella quale potessero ricadere tutte le funzioni. In tal modo i Comuni sono riusciti a raggiungere la massima flessibilità, creando un modello a “geometrie variabili” (Mario Mazzoleni - Professore associato Università degli Studi di Brescia)
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“Promuoveremo politiche mirate alla sostenibilità e all’educazione alimentare”
Expo, i Comuni della Lombardia firmano “La Carta di Milano” di Luciano Barocco e Lauro Sangaletti Davanti ai Sindaci con la Fascia Tricolore riuniti ad Expo per firmare la Carta di Milano, il Ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina ha voluto dire il suo "grazie ad Anci, perché da quando lavoriamo per organizzare questo evento, l'abbiamo sempre avuta accanto. Oggi, con la firma della Carta di Milano, i Comuni propongono un momento concreto per rendere effettiva la loro adesione ai temi dell'Expo". Martina ha poi evidenziato come per il Governo "ora parte una stagione di lavoro assieme ai Comuni per dare concretezza ai contenuti della Carta".
questi mesi l'Anci, e in particolare Anci Lombardia, hanno giocato "per garantire il successo della manifestazione e per far sentire ogni luogo protagonista di un evento globale, pur all'interno delle grandi difficoltà che in questi anni stiamo vivendo. Già 800 Comuni hanno aderito ad AnciperExpo. Tutto questo rappresenta un percorso pratico di fare sistema, coinvolgendo soggetti diversi in un unico progetto. E possiamo già dire che chi ha saputo fare squadra ha già ottenuto risultati. Tutto questo ben sapendo che i Comuni hanno subito manovre e tagli pesanti che spesso ci hanno mortificato e che hanno dimezzato i nostri inve-
Le ragioni della firma La mattinata del 3 ottobre era cominciata con le parole del Presidente di Anci Lombardia, Roberto Scanagatti, per il quale "la firma della Carta di Milano da parte dei Sindaci rappresenta un grande impegno che i Comuni hanno deciso di prendere per sostenere e promuovere politiche mirate alla sostenibilità e all'educazione alimentare. Questa è una sfida importante, perché significa puntare sui contenuti di Expo e impegnarsi affinché si impongano nel nostro futuro". Il portavoce dei Sindaci lombardi ha sottolineato come l’evento simbolico è stato “fortemente voluto per significare tutta l’attenzione che i Comuni hanno quotidianamente rispetto all’obiettivo della sostenibilità. Le ragioni della Carta di Milano che oggi noi sottoscriviamo sono quelle della lotta alla povertà, agli sprechi e alla contraffazione alimentare. Firmare questa Carta - che nel frattempo ha già raggiunto un milione di adesioni - significa sottoscrivere un patto di civiltà e per lo sviluppo”. Scanagatti ha ricordato inoltre l'importante ruolo che in
Sono tante le sfide in campo: le risorse, l’acqua e l’ambiente E nel 2050 il Pianeta Terra arriverà a nove miliardi di abitanti Alcuni tra i molti amministratori presenti in sala sono intervenuti nel corso dei lavori dell’Assemblea. Riportiamo alcune loro osservazioni. Fabrizio Sanantonio, Sindaco di Maccastorna (LO). Questa iniziativa universale ci dà alcune certezze su cui riflettere. Anzitutto nel 2050 saremo 9 miliardi di persone, serve dunque implementare le produzioni
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e le risorse, ma è evidente che esiste il problema della loro distribuzione. Altra certezza è costituita dal fatto che la salute è strettamente correlata all’alimentazione. L’educazione ecologica è doverosa per accettare profondi e necessari cambiamenti. Massimo De Paoli, Sindaco di Pavia. Sono tanti e complessi gli obiettivi che ci prefiggiamo con la firma della Carta di Milano. Tutti di alto valore sociale. Molto c’è da fare e ne siamo consapevoli. C’è
Il plauso di Expo e il nuovo ruolo dell’Italia Il plauso di Expo all'iniziativa di Anci Lombardia è stato evidenziato da Roberto Arditti, responsabile delle relazioni esterne dell'Esposizione, che ha rilevato il "grande piacere di vedere i sindaci protagonisti della vita civile e che oggi sono degli eroi". L'esponente di Expo ha sottolineato come l'evento milanese "ci consente di dire che in questo Paese si possono fare grandi cose, perché lavorando seriamente come fanno i sindaci si possono ottenere grandi risultati. E che possiamo sorridere al populismo negativo che aveva accompagnato Expo nella sua fase iniziale. I numeri straordinari raccontano di un successo universale, ma non sono tutto. Conta in primo luogo il ritrovato riposizionamento italiano nello scacchiere internazionale. Tutto
questo porta la sfida sui contenuti e tra questi la Carta di Milano è certamente elemento qualificante e rappresenta una degna conclusione, perché mai la comunità internazionale si era espressa con un documento comune sui temi dell’alimentazione che ora verrà portato direttamente sul tavolo di lavoro del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon il 16 ottobre”. A coordinare gli interventi la Vice Presidente di Anci Lombardia, Federica Bernardi, che ha evidenziato come la "sottoscrizione della Carta avviene in un momento difficile per i Comuni, ma nonostante questo i territori hanno volontà di partecipare alle sfide e anche di manifestare che così non va, perché l'autonomia e la responsabilità degli enti locali non sono in discussione". Il documento è stato firmato anche dalle aziende pubbliche dell'acqua di Lombardia, riunite nel gruppo Water Alliance – Acqua di Lombardia e rappresentate da Alessandro
però la convinzione che non siamo all’anno zero. Tante le sfide in campo, da quella dell’acqua ai parchi e molto altro ancora, e la Carta di Milano potrà essere nel nostro operato la stella polare che ci guida.
ternazionale di cui siamo capaci e cogliendo tutte le opportunità che anche la Comunità europea ci offre. Più sapremo fare sistema e più saremo attrattivi agli occhi del mondo intero.
Francesco Brendolise Presidente Dipartimento Europa e Cooperazione internazionale, consigliere comunale di Pavia. Tutto quanto emerso oggi è fondamentale. Il tema dello sviluppo guarda alla globalità. In questi mesi abbiamo dato una rappresentazione bella e importante di noi, abbiamo tracciato un percorso da cui non si torna indietro. Favorendo sempre più gli alti livelli di cooperazione in-
Michel Marchi, Presidente del Dipartimento Piccoli Comuni e Sindaco di Gerre De’ Caprioli. La cooperazione e il riordino territoriale per i piccoli Comuni significa essere più forti. L’impegno profuso è grande ed è una realtà di ogni giorno. Noi sappiamo che dai territori si può ripartire. Questa giornata e la sottoscrizione della Carta di Milano testimoniano che siamo sulla strada giusta.
stimenti. Ma noi abbiamo ben chiaro che serve ripartire. E che questo è possibile farlo solo proprio partendo dai Comuni”.
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Cinque milioni di ettari di foreste disboscate colpiscono anche Ramponio
Russo, presidente dell'Associazione, per il quale le aziende dell’alleanza rappresentano “oltre sei milioni di abitanti ed è il più grande aggregato pubblico per la gestione delle acque. Noi siamo di proprietà dei Comuni e ci adeguiamo alle scelte che i sindaci e le amministrazioni locali fanno e dunque anche alla Carta di Milano, che anche noi oggi sottoscriviamo, nel segno di una volontà di rispetto ambientale e di crescita equilibrata”. In sala era presente anche Siria Trezzi, Sindaco di Cinisello Balsamo e Vicepresidente di Anci Lombardia, che ha portato l'attenzione sull'area Expo, "sita nella Città Metropolitana, in una delle zone più densamente popolate a livello europeo, che convive con l'agricoltura. Per questo si dovrà discutere del futuro di quest'area. Tutto quanto è stato sin qui fatto è importante e grandioso. Ma fare altrettanto bene anche quando l’esposizione universale sarà conclusa costituirà il miglior investimento sul nostro futuro”.
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Tra gli interventi, particolarmente sentito quello di Mario Colombo, Presidente del Dipartimento ambiente e servizi pubblici locali Anci Lombardia, di cui riportiamo un estratto. Io sono Sindaco di Ramponio Verna, un piccolo paese del Comasco di 450 abitanti dove ogni mattina si sentono i bramiti dei cervi. Ma anche in un Comune minuscolo l’effetto planetario è palpabile. Cinque milioni di ettari di foreste disboscati ogni anno si ripercuotono anche da noi. Cambia il clima mutano le situazioni. Nulla è più come qualche decennio fa anche se, all’apparenza, viviamo in un ambiente che sembra incontaminato. Una vacca da latte in allevamento intensivo produce oltre 100 quintali di latte l’anno, le nostre bruno-alpine ai pascoli poco più della metà. Ma gli animali costretti a produrre sono stressati. Basta guardarli negli occhi per capire. Tutto però è regolato da un’economia che guarda ai grandi numeri e al profitto. Ecco perché bisogna produrre tanto, sempre di più. Si tenga però conto che la gente comincia a capire e a scegliere. Lo scorso anno, nonostante la crisi, l’incremento delle produzioni biologiche è stato del 70%. Questo significa che sempre più persone sono alla ricerca della qualità. E ciò che mangiamo per oltre la metà arriva dall’estero, con tutti i dubbi che questo porta con sé. Ci giochiamo il nostro star bene. Il futuro. Ecco perché dobbiamo far crescere una maggior attenzione. E’ un fatto culturale e di comunicazione. Su questo non si può essere sobri. Lotta agli sprechi ma lotta anche a tutela e per la qualità di cui noi siamo portatori. Auspico che la Carta di Milano che oggi ci accingiamo a sottoscrivere rappresenti la certezza del nostro impegno di una concretezza su questi temi che sono indissolubilmente legati a noi e che rappresentano la ragione stessa di un futuro migliore.
Un affollato convegno tenuto a Expo su un tema di scottante attualità
Emergenza migranti, la soluzione è soltanto l’accoglienza diffusa di Valeria Volponi Si è svolta presso Expo 2015, la presentazione del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia di Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, ANCI, Cittalia, Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) in collaborazione con l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Nell’auditorium affollato, a riprova dell’interesse per il tema, è emerso con chiarezza un messaggio: a nulla sono servite le politiche attivate sinora per arginare il fenomeno dell’emergenza migratoria in Europa. E un’accoglienza diffusa, che superi le divisioni in ogni dimensione, da quella locale a quella europea, è l’unica soluzione possibile. Spiega Luigi Manconi, presidente della Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani del Senato: “Frontiere, filo spinato, muri, motovedette, blocchi navali, come le parole dell’intolleranza, da qualunque parte provengano, non hanno dato alcun risultato”. Che fare, quindi? La risposta, dicevamo, è unanime: “La via più lungimirante da intraprendere è quella della pianificazione di grandi politiche nazionali e sovranazionali e di importanti investimenti, in cooperazione internazionale e accordi bilaterali, in progetti di partenariato e in corridoi umanitari, in piani di reinsediamento e di ammissione umanitaria”. L’importante è che nessuno pensi di poter volgere lo sguardo altrove. Nemmeno i Comuni, a cui Monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, si è rivolto in modo molto chiaro: “Dovete fare la vostra parte. Su 8mila Comuni italiani gli Sprar sono solo 376. Siamo molto lontani da un’accoglienza diffusa, che sarebbe però più gestibile ed eviterebbe lo spreco di risorse e la non tutela delle persone che abbiamo visto con Mafia Capitale, o col centro di Mineo”. La replica è arrivata da Matteo Biffoni, Sindaco di Prato e delegato immigrazione Anci, per cui “serve chiarezza su un dibattito spesso confuso. L’emanazione del prossimo bando dello Sprar prevede la disponibilità di ulteriori 10mila posti che si aggiungono agli attuali 20mila per allargare la rete dei Comuni che ne fanno parte”. I Comuni intendono dare una mano, ma devono poter operare con un sistema organizzato di accoglienza dove lo Sprar sia il fulcro, “in modo da mettere gli enti locali nelle condizioni di fare la propria parte in maniera funzionale e dignitosa”. Secondo il delegato Anci è importante, per supportare i Comuni, incidere sulla riduzione dei tempi di attesa per la presentazione della domanda di protezione internazionale e sulle relative decisioni. Definendo anche strategie e programmi comuni per evitare le conflittualità sui territori e per accompagnare e favorire l’inserimento
sociale ed economico di chi ha avuto il riconoscimento dello status di richiedenti asilo e rifugiati. Il dibattito è stata un’occasione anche per fare chiarezza sui numeri reali, sui dati verificati che definiscono i contorni del fenomeno migranti “spesso declinato più sugli stati d’animo che sui numeri effettivi”. Per esempio: il fenomeno dei rifugiati investe solo per il 10% l'Europa; di questa percentuale solo il 3% arriva in Italia. Nel 2014 sulle coste italiane sono arrivati 175mila migranti; le domande di protezione internazionale sono state 65mila; 25mila nei primi cinque mesi del 2015. “La percezione europea e italiana è che tutto il peso delle migrazioni ricada sulle nostre spalle”, ha osservato ancora Mons. Perego, “ma le cose non stanno esattamente così”. Secondo il Rapporto, nel 2014 sono state presentate in totale nei 28 Paesi Ue 626.715 domande di protezione internazionale. La Germania è il primo Paese per numero di richieste; seguono la Svezia e l'Italia, poi la Francia e l'Ungheria. Nel mondo i richiedenti asilo sono 1,8 milioni, ma le regioni che ospitano il maggior numero di rifugiati sono quelle in via di sviluppo. Questo non toglie che si è di fronte a un’emergenza globale, destinata a non esaurirsi presto. “Di fronte a questo fenomeno, la coesione e la solidarietà dell'Europa sono state messe a dura prova. Sul diritto di protezione internazionale l'Unione si è dimostrata molto debole”, sottolinea ancora Perego. Un’Europa divisa, come conferma il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno, che ha mosso critiche in particolare agli "hotspot" (i centri allestiti per identificare i migranti), che rappresentano una modalità di lavoro comune tra le istituzioni dei Paesi europei, le agenzie europee e i partner internazionali. “Va di moda oggi distinguere tra i rifugiati, chi fugge da guerre e dittature, e i migranti economici, chi fugge dalla mancanza di lavoro, dalla povertà, dalla fame. Tanto che i rifugiati sarebbero solo i siriani e gli eritrei. Si tratta di una distinzione inaccettabile, parliamo di persone, tutte uguali, se no rischiamo l’arretramento nei diritti che abbiamo conquistato in questi anni”. Dello stesso parere Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana, che ha spiegato: “Non siamo in grado di proteggere chi scappa dalla fame, con il rischio di creare migranti di serie A e di serie B. Mai dimenticare che si fugge dalle guerre, ma anche dalle diseguaglianze economiche, dalla fame, dalla mancanza di accesso ai beni primari, ai disastri climatici e ambientali. Le emergenze cui non sappiamo ancora dare una risposta stanno diventando sempre di più”. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 17
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Un seminario organizzato a Palazzo Marino da Anci Lombardia
Per “La buona scuola” è necessario un contratto sociale con il territorio di Giampiera Vismara Pubblico delle grandi occasioni per il seminario su “La buona scuola”, che si è tenuto venerdì 18 settembre 2015 nella Sala Alessi di Palazzo Marino, a Milano. Il seminario, organizzato dal Dipartimento Istruzione di Anci Lombardia in collaborazione con Ancitel Lombardia, ha consentito ai numerosi amministratori locali presenti di approfondire diversi aspetti della Legge n. 107 dello scorso 13 luglio, che interessano direttamente i Comuni e l’organizzazione dei servizi scolastici. Ha aperto i lavori Pierfranco Maffè, Presidente del Dipartimento, che ha illustrato le ragioni che hanno portato all’organizzazione del seminario. Nella legge infatti si parla di edilizia scolastica, valorizzazione dell’autonomia, ampliamento dell’offerta formativa, organico potenziato, scuole aperte, reti di scuole. Sono anche previsti consistenti stanziamenti di fondi, che potranno essere utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi della legge. E’ quindi intervenuto Roberto Proietto, Dirigente del Servizio regionale ordinamenti scolastici e politiche per gli studenti dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, che ha sottolineato le potenzialità della nuova legge, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione dell’autonomia scolastica, le reti di scuole, gli interventi integrativi per l’orientamento scolastico e professionale, il contrasto alla dispersione e la creazione di condizioni per l’occupabilità. La relazione sulla legge è stata tenuta da Loredana Leoni, membro della Segreteria del Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Leoni ha evidenziato le finalità della nuova legge, le caratteristiche del Piano triennale dell’offerta formativa, l’importanza del raccordo con il territorio, le risorse per l’edilizia scolastica ed ha raccolto le numerose sollecitazioni pervenute dal pubblico, impegnandosi a trasmetterle al Sottosegretario. Il raccordo con il territorio deve essere garantito dalle Scuole tramite i Dirigenti Scolastici, che avranno nuove responsabilità e saranno soggetti a valutazione. Per questo Anci Lombardia ha invitato al seminario i tre Presidenti delle Associazioni dei Dirigenti Scolastici della nostra regione: Renato Rovetta (ANDIS – Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici); Massimo Spinelli (ANP – Associazione Nazionale Presidi) e Roberto Fraccia (DISAL – Dirigenti Scuole Autonome Libere). I tre Presidenti hanno fornito interessanti spunti di riflessione ed hanno assicurato la di18 > strategieamministrative settembre novembre 2015
sponibilità delle loro Associazioni ad attivare sinergie con il sistema degli enti locali. Sono quindi intervenuti Francesco Capelli, Assessore alle Politiche educative del Comune di Milano ed Enrico Angelini, Assessore di Varese, che hanno non solo portato la loro esperienza ma anche proposto occasioni di riflessione su alcuni aspetti della legge, contenuti nella delega, che interessano da vicino i Comuni (revisione percorsi di istruzione professionale, sistema infanzia 0-6 anni, livelli essenziali delle prestazioni, diritto allo studio). “Si è aperto un cantiere importante – ha dichiarato Pierfranco Maffè – e vi sono tutte le condizioni per realizzare
passi significativi per la scuola lombarda. Gli enti locali hanno numerosi problemi ma hanno confermato l’attenzione e la disponibilità a confrontarsi con il mondo della scuola. Gli amministratori presenti sono intervenuti non ponendo soltanto quesiti ma dimostrando grande maturità e senso di responsabilità, confermando il tradizionale rispetto per il mondo della scuola. E’ importante che l’ente locale abbia una sua rappresentanza negli organi di governo della scuola – ha concluso Maffè – non solo per il ruolo che già svolge il Comune nell’organizzazione dei servizi, ma anche per l’attuazione del patto educativo e per la capacità di pianificazione che hanno gli amministratori locali, capaci di leggere le esigenze dei territori e di trovare con la scuola le risposte più adeguate alle richieste poste dalle famiglie degli alunni”.
La legge regionale metterà ordine anche nella gestione dell’assistenza
La sanità e la socio sanità insieme: l’Anci l’aveva chiesto fin dal 2013 di Graziano Pirotta - Presidente Dipartimento Welfare, Immigrazione, Sanità e Disabilità, Anci Lombardia Anci Lombardia, in occasione delle scorse elezioni regionali, aveva sottoposto ai candidati Governatore la proposta di unificare sotto un unico Assessorato le competenze del settore sanitario e di quello socio sanitario. La nostra richiesta era motivata dall’evidente difficoltà nello stabilire il confine operativo di questi singoli settori, che spesso sovrappongono le loro competenze e funzioni, e dalla necessità di un governo unitario del sociale e socio-sanitario. Non possiamo quindi che valutare positivamente l’introduzione di tale unificazione operativa decisa con la legge regionale 23 del 11 agosto 2015 "Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo: modifiche al Titolo I e al Titolo II della legge regionale 30 dicembre 2009 n. 33 (Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità)”, che nelle intenzioni del legislatore, come da noi auspicato, dovrebbe mettere ordine nella complessa gestione delle attività socio assistenziali a cui i Comuni sono chiamati, alla loro integrazione con quelle socio sanitarie e alla interazione con le prestazioni sanitarie, fornite in particolare dagli ospedali. Nella versione definitiva dalle legge approvata dal Consiglio regionale, vi sono ulteriori passaggi normativi che hanno tenuto in considerazione, anche se parzialmente, le proposte che Anci Lombardia aveva sottoposto. A fronte di questo importante risultato dobbiamo però evidenziare come la norma non fornisce a oggi delle certezze in merito alle conseguenze operative della introduzione della nuova architettura del settore sociosanitario; non offre dati e criteri operativi oggettivi e, soprattutto, non considera il necessario coinvolgimento dei Comuni nella governance delle ATS e delle ASST, a fronte delle responsabilità degli Amministratori locali in merito alla salute e al welfare. Dalla approvazione della riforma sono rimasti, infatti, in sospeso alcuni Titoli del Progetto di Legge della Giunta regionale, approvato a gennaio 2015, fondamentali nella ricaduta sui territori (è in quei titoli, infatti, che vengono trattati i temi riguardanti la salute e la gestione dei percorsi di cura), temi che ora la Commissione terza del Consiglio Regionale ha cominciato ad approfondire. A questo punto dell’iter normativo, per gli elementi in nostro possesso, è ancora troppo difficile poter esprimere un giudizio globale e complessivo. Siamo ora nella fase di riorganizzazione delle nuove strutture di programmazione (ATS, Agenzie Territoriali per la Salute) e di gestione ospedaliera e territoriale (ASST, Aziende Socio Sanitarie Territoriali), fase che nelle intenzioni della Giunta regionale, e in particolare del presidente Ma-
roni che sta gestendo in prima persona in maniera funzionale alla costituzione dell'assessorato unico al Welfare, dovrebbe concludersi con la fine dell'anno e quindi cominciare con le nuove modalità a partire dal primo di gennaio. Tante sono ancora le incertezze, soprattutto per quello che riguarda l'incidenza che i Comuni potranno avere nella nuova organizzazione: siamo in attesa di partecipare in maniera fattiva al processo. La Lombardia nei prossimi mesi, infatti, dovrà concretizzare quanto previsto dalla riforma del sistema socio-sanitario approvata. E’ una sfida per affermare la necessaria integrazione tra sociale e socio-sanitario, per rafforzare il ruolo dei territori e delle loro istituzioni nella definizione degli accordi territoriali. Anci Lombardia ritiene fondamentale far sì che le Assemblee dei Sindaci siano il luogo in cui definire obiettivi condivisi dai Comuni, e tra i Comuni e le nuove organizzazioni sanitarie. Ciò che mi preme sottolineare è che si rende necessario presidiare gli spazi che all’interno della riforma vengono lasciati ai Comuni e riempire di contenuto quanto previsto dagli articoli della Legge. Specifica attenzione andrà tenuta affinché il Piano di Zona sia confermato come strumento fondamentale per la programmazione delle risposte sociali, ma anche socio sanitarie integrate; che la rete delle RSA e di tutte le unità di offerta socio – sanitarie possa essere vista come strumento importante per la costruzione di servizi territoriali integrati. La discussione nei territori non può essere concentrata solamente sul mantenere o meno l’autonomia dirigenziale di qualche struttura, ma dovrà riguardare come puntare sulla integrazione tra sanitario – sociosanitario e sociale, sulla presenza di servizi per i cittadini e su come articolare strumenti di verifica e controllo della qualità dei servizi erogati. Abbiamo chiesto un incontro con il Presidente Maroni al fine di esporre le nostre osservazioni e di avviare un confronto fattivo che sia in grado di dipanare i punti meno chiari della riforma e avviare un percorso condiviso per l’attuazione del provvedimento. Nel confronto che vogliamo aprire con Regione Lombardia, e che speriamo sia accolto da Regione, l'Anci regionale farà tutto quanto possibile per fare sì che questa riforma sia davvero a servizio dei territori e soprattutto possa vedere una governance maggiormente condivisa tra Regione e Comuni. Anci Lombardia lavorerà strenuamente per garantire spazi di rappresentanza ai territori, l'invito che faccio a tutti gli Amministratori è quello di non farsi sfuggire l'occasione di contare un po' di più anche nel comparto sanitario. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 19
Verso l’Agenda Digitale
PiĂš tempo per le cose che ami. Ci sono scelte che semplificano la vita e consentono di risparmiare tempo. Come i sistemi e le APP sviluppate da Progetti e Soluzioni per la scuola, per i Servizi Sociali e per i pagamenti. CosĂŹ i cittadini possono iscrivere i propri figli e pagare i servizi per la scuola sempre online, oppure consultare gli estratti conto o prenotare i pasti, avere insomma le informazioni che servono sempre e ovunque. Comodamente dal computer di casa, da smartphone o da tablet, in un qualsiasi momento della propria giornata.
La Regione Lombardia su proposta dell’Anci ha distribuito una somma ingente
Patto territoriale di Lombardia, ai Comuni destinati 127 milioni di Pier Attilio Superti - Segretario Generale Anci Lombardia Regione Lombardia ha provveduto alla distribuzione del plafond finanziario del Patto territoriale Incentivato 2015, introdotto nella finanziaria 2015 su proposta di Anci Lombardia e di Regione Lombardia. Il plafond complessivo è di €170.572.596,66 di cui €42.643.149,17 destinato alle Province e alla Città Metropolitana di Milano ed €127.929.447,50 ai Comuni. Sono spazi finanziari che riducono l’obiettivo di saldo permettendo, grazie alle modifiche introdotte con il DL 78/15 su iniziativa di Anci Lombardia, ai Comuni di pagare lavori che sono stati completati negli anni scorsi e nel 2015. La suddivisione regionale è regolata dai criteri stabiliti dall’accordo tra Anci Lombardia, Regione Lombardia e UPL, integrati da quanto deciso dal Consiglio Regionale, in base all’entità dei residui passivi in conto capitale, alla disponibilità di cassa e, per il 20%, in base all’Indice Sintetico di Virtuosità 2015 calcolato sui dati contenuti nei Certificati di Conto Consuntivo del triennio 2011-2013. Dal 2013 è stata introdotta una penalizzazione per gli Enti che non hanno rendicontato e/o non utilizzato integralmente il plafond ottenuto nell’anno precedente: vengono esclusi dal riparto del plafond finanziario i Comuni che non hanno utilizzato almeno il 50% del plafond ottenuto e penalizzati per l’intero importo non utilizzato gli altri.
Il Comune deve utilizzare gli spazi ottenuti dando priorità ai pagamenti di debiti scaduti al 31 dicembre 2014. Anci Lombardia ha ottenuto che il 30% del plafond per complessivi € 38.378.834 fosse riservato ai piccoli Comuni, che fossero accolte tutte le richieste dei Comuni mantovani colpiti dal sisma 2012. Inoltre è stata prevista una riserva per le richieste dei Comuni oggetto di sentenza definitiva riguardanti espropri o altri investimenti. Infine ciascun Ente non può ottenere più del 15% del plafond complessivo del comparto. Per il 2015 in sede di discussione il Consiglio Regionale ha anche introdotto una riserva del 3% per Comuni che han-
no anticipato risorse alle Province per la realizzazione di opere infrastrutturali cofinanziate da Regione Lombardia; per opere di bonifica connesse ad impianti sportivi avviate precedentemente all’introduzione delle norme sul Patto per gli enti sotto i 5000 abitanti e non ancora ultimate; per interventi di viabilità pedonale con priorità per i Comuni da 10.000 a 20.000 abitanti. In merito all’ISV 2015 i dati dei certificati di conto consuntivo dei Comuni presi in considerazione risalgono al triennio 2011-2013: è stato un periodo che ha visto molti cambiamenti per la finanza pubblica locale a seguito di provvedimenti legislativi nazionali. Sono stati provvedimenti pesanti e spesso contraddittori che hanno inciso significativamente sui dati finanziari degli enti locali. Ciò ha comportato dei cambiamenti nella graduatoria dell’indice sintetico di virtuosità 2015 rispetto ai valori dell’indice adottati nei precedenti anni. E’ difficile e non agevole il confronto con gli anni precedenti proprio per le modifiche legislative che sono intervenute. Tra i principali provvedimenti che hanno inciso maggiormente nel calcolo degli indicatori ricordiamo: · avvio dell’armonizzazione dei sistemi contabili, · applicazione del Patto di Stabilità Interno ai Comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti, · anticipazione sperimentale dell’Imposta Municipale Propria (IMU), · adozione del Fondo sperimentale di riequilibrio, · disposizioni per il pagamento dei debiti scaduti degli enti locali. E’ difficile e non agevole il confronto con gli anni precedenti proprio per le modifiche legislative che sono intervenute. Tutto ciò comporta che i dati dell’ISV 2015 non siano pienamente comparabili con quelli degli anni precedenti. Infine, l’ISV prevede alcune penalizzazioni per gli Enti che non hanno consegnato il Certificato di Conto Consuntivo, che non hanno adottato il PGT entro il 2013 e che sono in dissesto. Complessivamente la situazione dei Comuni Lombardi conserva una virtuosità generale testimoniata dal fatto che si alzano per tutti i Comuni alcuni indici relativi alla solidità del bilancio e al risultato di gestione. Solo due Comuni sono in dissesto su un totale di 1530. Peggiorano invece sensibilmente invece gli indici relativi alla capacità di investimento e di pagamento dovuti agli effetti dei tagli e del patto di stabilità che complessivamente per i Comuni lombardi equivalgono a oltre due miliardi dal 2008 al 2015. Da sottolineare, infine, come la sperimentazione di un indice di Virtuosità sia attuata solo in Lombardia. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 21
> daAnci
A Bruxelles una struttura di consulenza a cui si può fare riferimento
Finanziamenti europei, un’opportunità per i Comuni a cura del Dipartimento Europa e Cooperazione Internazionale di Anci Lombardia, in collaborazione con l'Associazione Tecla
Inizia con questo numero un percorso di avvicinamento delle realtà della Lombardia alle opportunità di finanziamento europee grazie alla nuova collaborazione dell’Anci Lombardia con l’Associazione TECLA, che da più di 20 anni, con i propri presidi a Roma e a Bruxelles, funge da struttura di coordinamento e di assistenza per gli enti locali italiani al fine di permettere loro di migliorare sempre più la propria capacità di intercettare fondi e di intervenire per promuovere iniziative di crescita. L’Associazione TECLA ha un know how specifico nella progettazione e implementazione degli Uffici Europa degli enti locali e, nel corso della sua attività, ha, tra le altre cose, condotto studi e ricerche con il supporto di UPI e ANCI Lombardia stessa per analizzare il ruolo e l’attivismo degli Uffici Europa nel favorire l’accesso ai finanziamenti comunitari. Oggigiorno, la presenza di fonti di finanziamento provenienti da Bruxelles non solo rappresenta un’opportunità per gli enti locali italiani, ma forse è l’unica vera occasione per investire nello sviluppo e nella crescita. L’Europa per il settennio 2014-2020 metterà a disposizione una serie di strumenti finanziari per supportare idee progettuali di rilancio dell’economia locale, di sviluppo e di competitività per il sistema privato delle PMI, di efficientamento energetico e di promozione del turismo locale.
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Non si parla solo di fondi strutturali e di investimento gestiti a livello regionale e locale, che per la Lombardia ammontano a circa 2 miliardi di euro divisi tra Fondo europeo per lo sviluppo regionale e Fondo sociale europeo, per rilanciare l’innovazione, la competitività, lo sviluppo sostenibile del territorio regionale, l’occupazione, l’istruzione e la formazione professionale, ma anche di finanziamenti per programmi tematici diretti, direttamente gestiti dalla Commissione europea e dalle Agenzie da essa delegate, per un ammontare di circa 185 miliardi di euro per 28 programmi. A queste cifre, poi, si aggiunge lo stanziamento di 1 miliardo e 136 milioni di euro destinato all'Italia, in forme di intervento dell’Unione europea per la Cooperazione Territoriale, che permetterà il finanziamento di progetti di collaborazione e di investimento congiunto fra soggetti pubblici e privati, di nazioni diverse e in diversi settori di intervento.  Approfondimento tematico: Il programma med 2014-2020 La Cooperazione Territoriale europea è uno degli obiettivi della programmazione dei fondi Strutturali e di Investimento europei 2014-2020 che mira a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale, correggendo i principali squilibri regionali all’interno dell’Unione. La Regione Lombardia rientra in ben 5 programmi di cooperazione territoriale: Italia-Svizzera (di cui è anche autorità di gestione), Spazio Alpino, Central Europe, ADRION e MED.
Il nostro approfondimento quest’oggi va al Programma di Cooperazione Territoriale Transnazionale MED (Mediterraneo) in virtù della recente pubblicazione del primo bando “modulare” con scadenza 2 Novembre 2015 e con un primo budget che ammonta a 75 milioni di euro. L’area eleggibile del Programma comprende complessivamente 57 Regioni collocate su 10 Stati membri dell’UE e 3 Paesi IPA (candidati o potenziali per entrare nell’UE) e la Lombardia rientra tra le 19 regioni italiane che potranno beneficiare dei circa 265 milioni di euro (il cui 15% è composto dal cofinanziamento nazionale) messi a disposizione quale contributo comunitario per l’intero programma. L’occasione per gli enti locali lombardi è unica e la reale opportunità di costituire partenariati “mediterranei”, sostenendo uno scambio di esperienze e conoscenze, può altresì contribuire ad affrontare sfide importanti per lo sviluppo comune dell’area. Dal punto di vista territoriale e geografico, il programma si concentrerà su quattro tipi di aree quali la zona costiera, con un elevato livello di attrattività, le aree urbane, centro di innovazione e di attività socio-economiche, le isole, che rappresentano una importante dimensione economica, ambientale e culturale dell’area MED e infine le zone rurali, con uno sviluppo ostacolato da fattori di isolamento geografico e da trasformazioni demografiche e ambientali. Il Programma, suddiviso in quattro assi prioritarie che contribuiranno allo sviluppo a lungo termine dell’area del Mediterraneo, si prefigge di finanziare la capacità di innovazione per i soggetti dell’area esposti alla concorrenza internazionale, un’economia a basse emissioni di carbonio, da realizzare sulla base del trittico sviluppo sostenibile riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra – efficientamento energetico, la protezione e la promozione delle risorse culturali e naturali del Mediterraneo non dimenticando il miglioramento della governance delle regioni eleggibili. I soggetti privati potranno essere coinvolti nei progetti previsti nel programma come partner (non come leader partner) e un loro co-finanziamento (con un tasso che può oscillare tra il 50% e l’85%) sarà ammissibile in tutti gli assi prioritari, fatta eccezione dell’ultimo. Per diretta designazione degli Stati membri e degli Stati
partner MED, l’autorità di gestione del programma per il settennio 2014-2020 sarà la Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Francia), la quale sarà responsabile non solo della gestione ma anche dell’attuazione del programma nel rispetto del principio della corretta gestione finanziaria, assistendo il comitato di sorveglianza nei suoi lavori.
Anci Lombardia e Ifel: corsi di formazione gratuiti Anche per quest’anno ANCI Lombardia e Fondazione IFEL organizzano corsi gratuiti rivolti a dirigenti, funzionari e impiegati della PA Locale. Le tematiche trattate nei seminari riguarderanno diverse aree, in particolare si approfondiranno argomenti quali l’Armonizzazione dei Bilanci Comunali, Le Centrali Uniche di Committenza, il Catasto, le Entrate Locali. L’avvio dei seminario, che si svolgeranno in diversi Comuni sparsi sul Territorio Lombardo, è previsto per il mese di settembre. Di seguito il calendario con la programmazione delle diverse giornate: · 20 e 27 ottobre - Armonizzazione dei Bilanci Comunali (Brescia) · 30 ottobre – Entrate Locali (Cavallasca) · 05 novembre – Entrate Locali (Cesano Boscone) · 26 novembre – Centrali Uniche di Committenza (Milano) · 26 novembre e 01 dicembre - Armonizzazione dei Bilanci Comunali (Milano) · 03 dicembre – Entrate Locali (Monza) · 03 dicembre – Catasto (Cesano Boscone) · 03 e 04 dicembre - Armonizzazione dei Bilanci Comunali (Lecco) · 14 dicembre – Centrali Uniche di Committenza (Como) INFO Per dettagli e informazioni su sedi e programmi dei seminari consultare il sito www.risorsecomuni.it
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Nell’opera d’arte, gelsi di ferro attorno ai quali si arrampica la vite
La Maritata a Carugate, la città abbellita da una nuova scultura di Angela Fioroni Abbiamo parlato di Carugate nel numero di novembre del 2011. Raccontavamo come quel Comune da oltre 15 anni realizza progetti per una nuova qualità della vita in un territorio al confine della metropoli milanese. Invece di venire sommerso dai problemi indotti da tale vicinanza, il Comune è riuscito a costruire una nuova città: parchi e connessioni verdi, generatori di elettricità a condensazione, teleriscaldamento e climatizzazione estiva, impianti di illuminazione rinnovati, edifici con risparmio di energia e acqua, tetti solari e fotovoltaici, piste ciclabili anche per il collegamento con la metropolitana del vicino Cernusco, mercato a km zero, regolamento edilizio innovativo, riduzione del consumo di suolo, edilizia sociale a basso impatto ambientale, furgoni elettrici e case dell’acqua hanno consentito alla città di essere certificata Isola ambientale dal Cres.Co (Crescita compatibile), e al Comune di ottenere i risparmi di gestione, indispensabili in questi anni di tagli alle finanze comunali, per far fronte ai servizi di cui i cittadini hanno bisogno. Così oggi il Sindaco e l’Amministrazione comunale pensano all’abbellimento della città. “La Maritata – ci dice il Sindaco - è uno degli interventi di riqualificazione estetica della città. C’è questa scultura e ci sono l’albero delle luci davanti al Municipio, l’illuminazione della torre dell’acquedotto (un faro nella notte), la riqualificazione e l’illuminazione delle rotonde. In un prossimo futuro non escludiamo, ottenuto il consenso del parroco, l’illuminazione del campanile della chiesa, vestendo così di luce tutti i luoghi simbolo della città” “E i cittadini come reagiscono?” - gli chiediamo. “La maggior parte di loro bene - risponde Umberto Gravina. – Apprezzano il fatto di vivere in una città che diventa non solo sempre più sostenibile, ma anche più bella: una scultura come La Maritata, realizzata da un’artista nativa di Monza con studio a Barcellona, che opera a livello internazionale, è motivo di orgoglio per la città, e i cittadini ne sono fieri. Alcuni invece lamentano i soldi spesi per queste opere, ma questo fa parte del giusto dibattito in una comunità che dialoga, si interroga, partecipa.” Una scultura moderna che ci porta alle radici della nostra cultura Così nell’anno dell’Expo succede anche questo: che grazie a una scultura si riscopra un modo di coltivare i campi che ormai quasi non ricordavamo più, noi che siamo avanti con gli anni. I giovani, quasi sicuramente, ne erano del tutto all’oscuro. Eppure una tradizione antica, pare risalga agli Etruschi, 24 > strategieamministrative settembre novembre 2015
è giunta quasi fino ai giorni nostri, spazzata via solo negli anni sessanta del novecento dalle necessità di una coltivazione meccanizzata che vuole le piante collocate in spazi e filari ordinati dove le macchine per zappare, potare, concimare e raccogliere frutti possono passare senza problemi. Quando chi coltivava la terra lo faceva a mano e per la propria sussistenza, coltivava più prodotti nello stesso fazzoletto di suolo: accanto al grano e ad altri vegetali, cresceva la vite che si arrampicava intorno ad alberi da frutto, alla cui ombra pascolavano piccoli animali da cortile o le pecore. La vite si legava all’albero, l’abbracciava, vi si appoggia-
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va per salire verso il sole, cercando il calore che faceva maturare l’uva. La vite si sposava, si maritava con ciliegi, susini, peri, mandorli, ulivi, gelsi, olmi, aceri. Festival degli Orti alla Villa Reale di Monza: dove nasce l’idea della Maritata Occorreva giungere a Monza in questo anno di Expo, quando in occasione del festival degli Orti, è stato realizzato un concorso di idee rivolto a progettisti del settore, in collaborazione con loro associazioni, per la realizzazione di un allestimento vegetale. La mostra è stata allestita nel prato dei Giardini delle Serre, e qui è stato possibile ammirare per la prima volta La Maritata. Al concorso infatti ha partecipato Benedetta Tagliabue, nata a Monza con studio a Barcellona, che ha chiesto aiuto ai suoi amici e al padre, profondo conoscitore della Villa Reale e del suo giardino, affinché le raccontassero storie della Villa. Così è tornata alla luce la storia della vite e del gelso che vivevano in simbiosi: la vite, arrampicandosi intorno al gelso dava il vino, e il gelso alimentava i bachi che producevano la seta. Una storia che ha ispirato la scultura: gelsi di ferro intorno ai quali si arrampica la vite che sale da un basamento di cemento dove possono sedere le persone. Molti cestini di vimini e cappelli di paglia appesi alla struttura avvicinano al mondo contadino, quel mondo che sembra così lontano a noi di città, e dal quale dipendiamo per la nostra vita, che Expo ci aiuta a riscoprire. Da Monza a Carugate Finito il Festival degli orti a Monza, la scultura è stata donata al Comune di Carugate dall’impresa che cura il verde nei due Comuni e ne aveva finanziato la realizzazione. L’Amministrazione comunale ha riqualificato la rotonda di ingresso al paese, l’ha illuminata, ha sistemato la viabilità
intorno, e ci ha collocato La Maritata. Così, chi oggi giunge a Carugate è accolto da questa strana e bella scultura, fatta con i ferri delle armature che partono dal basamento di cemento sottostante, lungo i quali si sviluppa una composizione di cesti e piante: un orto verticale. L’artista utilizza materiali da costruzione lasciati appositamente grezzi, dove la vite e il gelso, simboli delle antiche coltivazioni brianzole, crescono, insieme a piante aromatiche e rampicanti, in cesti di vimini che richiamano la tradizione artigiana e gli strumenti del lavoro contadino. La Maritata ci accoglie all’ingresso del paese, e più avanti, in centro troviamo un’altra realizzazione, molto originale anche questa. Ci imbattiamo in un orto comunitario, un orto-giardino che è di tutti, realizzato e gestito collettivamente. È di chi vuol lavorarci e dedicarci un po’ di tempo, e poi si porta a casa la verdura che ritiene gli spetti per il lavoro fatto. Ma Comun’orto, questo è il nome dell’orto giardino, è anche luogo pubblico, punto di incontro e collaborazione fra istituzioni, associazioni e persone singole. Un luogo dove coltivare i prodotti della terra, ma coltivare anche relazioni, scambiare opinioni, creare comunità. Come fa chi discute sulla bellezza o meno della Maritata, sulla sua utilità, sul suo significato, sulla sua collocazione. Sta di fatto che i simboli di Carugate: l’albero delle luci davanti al municipio, l’acquedotto illuminato nella notte, La Maritata, e presto l’illuminazione del campanile, uniscono i propri cittadini in un abbraccio di luce che, rischiarando la notte, dona certezza al percorso e speranza al futuro. INFO www.strategieamministrative.it/pdf/2011/strat_amm_nov_2011.pdf www.comune.carugate.mi.it/Portals/0/Documenti/VivereCarugate1-2015.pdf
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LA GESTIONE DELL’ ACQUA DEL FUTURO TRA SMART CITY E SMART LAND I progetti del Gruppo CAP a Ecomondo 2015 Per saperne di più www.gruppocap.it
RIMINI 03 - 06 Novembre 2015
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Anci Lombardia ha lanciato una campagna di informazione sull’argomento
Una Banca dati presso l’Inps per aiutare chi è in difficoltà a cura di Inps Il 2015, sotto il profilo del riordino delle prestazioni sociali agevolate concesse da una molteplicità di Enti ai cittadini, si è caratterizzato da un lato per la nascita di un nuovo ISEE e dall’altro per la costituzione presso l’INPS della Banca Dati delle Prestazioni Sociali Agevolate. L’istituzione della Banca dati deriva dall’obbligo normativo del D.L. n. 78 del 31/05/2010, convertito nella legge 122 del 30/07/2010, che prevede l’istituzione presso l’INPS del Casellario dell’assistenza, quale anagrafe generale delle prestazioni sociali e dei loro beneficiari, erogate dalle amministrazioni centrali dello Stato, dagli enti locali e dagli altri enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie. Con Decreto n. 206 del 16 dicembre 2014, entrato in vigore il 25 marzo 2015, sono state definite le caratteristiche del casellario dell’assistenza, definito come insieme delle seguenti componenti: · Banca dati delle prestazioni sociali agevolate (BDPSA), condizionate all’ISEE; · Banca dati delle prestazioni sociali; · Banca dati delle valutazioni multidimensionali, organizzata in tre sezioni per tre distinte aree di utenza: infanzia, adolescenza e famiglie; disabilità e non autosufficienza; povertà, esclusione sociale e altre forme di disagio. L’istituzione del database rappresenta un importante passo avanti per la razionalizzazione e l’efficientamento della spesa pubblica. L’utilizzo di tale strumento, infatti, consentirà a livello nazionale, per tutti gli enti erogatori di Prestazioni Sociali Agevolate, di monitorare le erogazioni riconosciute a ogni singolo beneficiario. In questo modo sarà possibile estrapolare dalla Banca dati informazioni utili ai
fini della programmazione dei servizi sociali e socio-sanitari, per evitare eventuali sovrapposizioni di erogazioni. Presupposto per il buon funzionamento del sistema è il puntuale e tempestivo inserimento dei dati da parte di tutti gli enti coinvolti. Per questo i soggetti interessati all’aggiornamento della Banca dati sono, per legge, obbligati a trasmettere telematicamente all’INPS - attraverso i servizi on line o in cooperazione applicativa - i dati e le informazioni presenti nei propri archivi e banche dati. La Banca dati contiene informazioni relative a: - dati identificativi dell’Ente erogatore delle prestazioni; - dati identificativi del beneficiario; - prestazioni sociali agevolate; - informazioni relative alle caratteristiche e al valore economico delle prestazioni sociali agevolate; - informazioni relative al valore sintetico dell’ISEE, dell’ISR e dell’ISP, nonché al numero dei componenti del nucleo familiare e relativa classe di età, estratte dal Sistema informativo dell’ISEE. La Banca dati è utilizzabile sia dagli Enti erogatori, che dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza che potranno accedere per finalità di controllo. Tutte le informazioni di dettaglio sulle modalità di trasmissione e fruibilità delle informazioni sono contenute nel disciplinare tecnico allegato al decreto direttoriale, e pubblicate sul sito dell’INPS nella sezione “Banche dati e Bilanci”. Considerata l’importanza della Banca Dati e il coinvolgimento diretto dei Comuni, INPS e Anci Lombardia hanno avviato una collaborazione al fine di lanciare una campagna di informazione e formazione sull’argomento.
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I numeri del fenomeno sono impressionanti anche in tutta la Lombardia
Slot machines: “L’azzardo non chiamiamolo solo gioco” di Luciano Barocco Mangiasoldi, mangiasoldi e ancora mangiasoldi. Le slot machines sono ormai a ogni angolo di strada, piazzate nei bar e in sale giochi realizzate in punti strategici, in prossimità cioè di centri sociali e di scuole. Impossibile non accorgersi e, per un numero sempre crescente di persone, non divenire vittima di una nuova dipendenza che divora stipendi e pensioni, che fa diventare ancor più problematico il tirare a fine mese. Che coinvolge i più giovani, mettendo in ginocchio tante, troppe famiglie. E che spesso alimenta gli interessi della malavita organizzata. I numeri del fenomeno sono impressionanti e gli effetti negativi si fanno sempre più sentire. E’ nato e sta crescendo un mostro, che sta aggredendo e devastando le basi della società proprio colpendo i cittadini più indifesi. E così nascono le iniziative per cercare di arginare il fenomeno. E con “Azzardo non chiamiamolo solo gioco” in
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campo sono scesi Fondazione Exodus onlus, Movimento Non Slot, Casa Giovane di Pavia, Associazione Unilab Svolta Studenti, Magazine Vita e Anci Lombardia. E sta facendo il giro d’Italia una mostra di 36 vignettisti che con la loro satira, hanno voluto stigmatizzare quanto sta avvenendo ben sapendo che gli studi più approfonditi sulle dinamiche dell’azzardo dimostrano che soprattutto in nazioni dove la propensione a tentare la fortuna è elevata, come in Italia, la diffusione senza limiti dei luoghi di scommessa porta a fenomeni imbizzarriti di dipendenza, di disgregazione sociale, al proliferare della criminalità, della micro usura e all’impoverimento economico del territorio. Accanto alla mostra tante altre iniziative mirate, che puntano al coinvolgimento dei giovani, delle comunità e dei territori. “Secondo noi il cuore del problema – rileva Franco Taverna, storico braccio destro di don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus - sta nel prendere coscienza del
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fatto che il nodo irrisolto, che è alla radice della deriva dell’azzardo, è la fragilità educativa della società e che, di conseguenza, occorre non solo rendersi conto del disastro che sta provocando a giovani, uomini e donne di tutte le età, famiglie, (con studi, analisi, misure di contrasto…) ma soprattutto serve mettere in atto un’ampia azione educativa e culturale che, passando dalla comunicazione sociale a tutti i livelli, arrivi anche ad azioni concrete di formazione e sostegno a tutte le realtà educative, prime tra tutte le famiglie e la scuola: crescere i figli è una precisa responsabilità che non può essere delegata a surrogati di varia natura. Tutto questo evidentemente richiede tempi lunghi, richiede un ripensamento sul tema dello stare insieme, del divertimento, del gioco semplice”. “Fondamentale in quest’ottica è guardare ai giovani. Dialogare con loro. E per far questo – sottolinea Simone Feder, del Movimento Noslot e psicologo della Casa del Giovane di Pavia, dove si curano le dipendenze, ludopatia compresa – serve monitorare i loro stili di vita. Lo facciamo con un questionario on line e che proponiamo nelle scuole. I primi risultati raccolti su tremila questionari sono eloquenti. Preoccupano e al tempo stesso ci fanno capire quanto ci sia da fare. Noi vogliamo essere un osservatorio che ha un pool di operatori qualificati. Una volta compilato il questionario noi siamo in grado di restituire delle risposte appropriate e su misura in tempi molto rapidi. E diamo agli operatori delle singole comunità una sorta di cassetta degli attrezzi per capire come operare al meglio. Pronti anche ad affiancarli in ogni esigenza. A fronte di un circuito perverso noi, attraverso la nostra segretaria del Centro che abbiamo chiamato “Semi di melo”, stiamo mettendo in campo un circuito virtuoso, che ha già dato buoni risultati, ma che proprio come un seme, vogliamo veder germogliare e moltiplicarsi. Noi sappiamo che il fenomeno della dipendenza da gioco è preoccupante a tutte le età. E sappiamo anche che per gli adulti, senza usare troppi giri di parole, la situazione è complessivamente alla soglia dell’irrecuperabile. Qualcuno, anche in convegni, ha usato il termine spacciati. La speranza vera sono ancora una volta i giovani e per
questo noi entriamo nelle scuole. Sono i ragazzi che stanno dimostrando di essere le migliori sentinelle delle famiglie e dei territori. Lo abbiamo fatto nei 24 Comuni del Pavese, nel Distretto Certosa e lo faremo in tutte le situazioni in cui ci verrà richiesto. Incontri, formazione, una mappatura delle sale gioco sino alle singole slot. Siamo pronti e preparati, insomma, a fare tutto quanto serve. Se ci sarà richiesto”. “Non c’è dubbio che si stanno mettendo in campo professionalità ed energie adeguate – conclude Pierfranco Maffé, responsabile del Dipartimento Istruzione e formazione di ANCI Lombardia – rispetto a un fenomeno che sempre più ha i contorni dell’emergenza sociale. I nostri amministratori lo sanno, avendo ben presente quanto la lobby dell’azzardo ha fatto e sta facendo per avvicinare i nostri ragazzi, iniziando proprio dai giochi che apparentemente sembrano persino innocui, ma instaurando così una progressiva dipendenza. Anche le recenti iniziative che hanno coinvolto tante istituzioni scolastiche e amministrazioni comunali della Lombardia e del resto d’Italia stanno a dimostrare tutto il nostro impegno e volontà. Un ottimo punto di partenza che ora noi vogliamo moltiplicare affiancando i nostri amministratori quali, sempre più numerosi, si trovano a dover fronteggiare la situazione. Perché ormai è chiaro a tutti che l’azzardo è business, devianza, povertà sino alla disperazione. Insomma è tutto ma, per favore, non chiamiamolo gioco”.
Nel Pavese 24 Comuni uniti per sconfiggere le ludopatie Nell'alto Pavese, in particolare nel Distretto della Certosa che raggruppa 24 Comuni e un bacino di 74mila abitanti, si è deciso di lanciare un progetto, coordinato da Simone Feder del Movimento No Slot, per individuare i "luoghi sensibili", capire quanti locali, di quale tipologia commerciale e con quale flusso di utenti "ospitano" macchinette, creare un database condiviso che consenta agli amministratori locali di agire in sinergia, senza ripartire sempre da zero. A Vigevano i dati raccolti tra gli studenti sono allarmanti ben al di là delle più pessimistiche ipotesi iniziali. Il 43% degli studenti, infatti, ha affermato di aver giocato con gratta e vinci, 20% alle scommesse, il 10% alle slot, l’8% su Internet Hanno giocato più i maschi e i minorenni. Questa la preferenza accordata alle varie tipologie di gioco: Gratta e vinci il 63% è di sesso maschile, il 78% è minorenne. Scommesse l’88% è di sesso maschile, il 66% minorenne. Slot il 74% è di sesso maschile, il 63% minorenne. Internet, il 90% è di sesso maschile, il 70% è minorenne. Giocano alle slot maggiormente i figli di divorziati e conviventi.
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Come contrastare il gioco d’azzardo patologico
Gli stati generali di istituzioni e associazioni in Lombardia di Angela Fioroni “Nonostante le sue difficoltà anche la Città metropolitana serve a qualcosa, almeno ad ospitare questa iniziativa così ricca di presenze, sia per numero che per provenienze” commentava il 5 ottobre una giornalista alla vista della Sala Consiliare dell’ex provincia affollata di persone. Tantissime, donne e uomini, persone delle istituzioni e delle associazioni che hanno convocato gli stati generali della Lombardia sulle modalità per contrastare gioco d’azzardo. “Per condividere conoscenze e preoccupazioni, e per definire strategie comuni”, ha sottolineato don Armando Zappolini, portavoce nazionale della Campagna mettiamoci in gioco. “Per darci una scossa in Lombardia, per dare al coordinamento lombardo della Campagna un ruolo di chiamata a raccolta delle associazioni e delle istituzioni ai fini di analizzare i nodi più critici della situazione italiana, condividere strumenti utili per chiedere interventi legislativi significativi sul tema, per riconfermare un impegno preciso rispetto la prevenzione del gioco d’azzardo eccessivo e patologico”, ha precisato Don Virginio Colmegna, portavoce della segreteria del coordinamento lombardo. E la giornata, i relatori, gli interventi hanno offerto ai presenti molto di più di quanto si aspettassero. Un grande apprezzamento è stato da tutti dichiarato per il livello delle relazioni, la varietà e la profondità delle in formazioni fornite. Le relazioni del mattino Quattro le relazioni del mattino. Il Prof. Vincenzo Marino, direttore dipartimento dipendenze Asl Varese e docente a Castellanza, ha illustrato i meccanismi mediante i quali un individuo può giungere alla dipendenza, i fattori personali familiari e ambientali che vi influiscono, i percorsi utili per la prevenzione e la cura. Matteo Iori, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII e del Conagga, il Coordinamento nazionale degli enti che si battono per la prevenzione dalle dipendenze, nonché importante presenza della Campagna ha illustrato la normativa nazionale e suggerito i modi per ripartire con la richiesta di una legge quadro, dopo che non è stato emanato il Decreto legislativo sul gioco previsto dalla Delega fiscale. Maurizio Fiasco, Esperto della Con30 > strategieamministrative settembre novembre 2015
sulta Nazionale Antiusura, Ricercatore e docente su Sicurezza Pubblica e Gioco d'azzardo, ha anticipato le analisi di un sua prossima pubblicazione, che mostra come nelle diverse regioni italiane, dove è minore l’incidenza del gioco lecito, in realtà è fortissima la presenza della criminalità organizzata e quindi del gioco illegale. Ha inoltre descritto le caratteristiche dell’industria del gioco, organizzata per guadagnare, con un marketing agguerrito che agisce in modo scientifico nella vita delle persone. Con un intervento via skype Leonardo Becchetti, docente di economia politica presso la Sapienza, ha sottolineato come l’industria del gioco sottrae risorse ad altre industrie, che potrebbero favorire consumi utili per migliorare la vita delle persone e le loro relazioni, portando nelle casse dell’erario più soldi di quanti non ne portino le concessionarie del gioco. Ha inoltre messo in evidenza la necessità della collaborazione tra le associazioni che contrastano il gioco d’azzardo, per un’azione più incisiva su tutti i fronti: legislativo, della prevenzione e della cura. Miche Marangi, infine, media educator che progetta e conduce percorsi formativi sull’uso dei media, ha elettrizzato l’atmosfera con il suo linguaggio ricco di espressioni gergali, e con la proiezione e l’analisi di spot pubblicitari che
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mostrano come i media contemporanei possono aiutare a confrontarsi con i cambiamenti del concetto di azzardo e delle connotazioni del rischio e della trasgressione, in una prospettiva estetica, narrativa, sociale e culturale. I gruppi di lavoro e la tavola rotonda Quattro sono stati anche i gruppi di lavoro, sui temi delle relazioni. Alta partecipazione, serietà nell’ascolto e negli interventi, ricchezza di argomentazioni. E’ evidente per tutti che parlare di contrasto al gioco d’azzardo patologico oggi significa affrontare una serie di nodi sociali, legislativi, economici e culturali profondi. La complessità della situazione, il modo in cui il gioco d’azzardo, favorito dalla legislazione nazionali e dal marketing di un’industria che sa muoversi fra norme e immaginario, ha pervaso la nostra società plasmando menti e pensiero di giovani, adulti e anziani, richiedono interventi intelligenti, creativi, puntuali e generali, in grado di parlare ai legislatori e alle persone, agli uomini e alle donne, a giovani e anziani. Dai gruppi è emersa la necessità di una legge nazionale coordinata con le decisioni di regioni e comuni, e di un coordinamento dei regolamenti comunali, per evitare differenze e frammentazioni: E’ stata chiesta la costituzione di un gruppo tecnico di supporto ai Comuni per l’elaborazione dei propri regolamenti e per l’informazione costante su tutto ciò che riguarda il gioco d’azzardo. E’ stata espressa molta preoccupazione per gli effetti della pubblicità, ed è stato detto con molta chiarezza e decisione che occorre una legge che proibisca la pubblicità del gioco d’azzardo, anche online. E’ stata evidenziata la problematicità di un gio-
co così diffuso e capillare nei luoghi più frequentati dalle persone, ed è stata rimarcata la necessità di una riduzione dell’offerta del gioco. E’ stata espressa la richiesta di interventi legislativi adeguati a liberare il gioco d’azzardo dalla criminalità organizzata, e la necessità di un dialogo con gli esercenti che parta da una conoscenza reale e pragmatica delle condizioni in cui operano. E’ stata evidenziata la necessità di un rapporto più stretto con le Asl, che oltre a occuparsi di prevenzione e cura, possono diventare il collante intorno al quale costruire azioni comuni con enti locali e associazioni. E’ stata espressa la volontà di un protocollo di accordo con Anci, in grado di rendere sempre più operativa l’alleanza, già esistente, fra la Campagna Mettiamoci in gioco e l’Associazione nazionale dei Comuni, nella convinzione che azioni costruite insieme, dai territori, possano essere decisamente più efficaci che non azioni centralizzate lontane dalle realtà in cui i cittadini vivono. Infine, ci si è dati appuntamento a fine ottobre, dopo l’incontro del 20 ottobre a Roma di tutti i coordinamenti regionali della Campagna, al fine di costruire iniziative comuni in tutte le Regioni. Nelle conclusioni di don Colmegna, il senso della giornata: “L’azzardo è la terza industria del paese, una parte determinante della nostra economia. Un settore dove si infiltra la criminalità organizzata per riciclare il danaro sporco: un’emergenza che ha come conseguenza la sofferenza di migliaia e migliaia di persone, delle loro famiglie, degli amici, delle comunità in cui vivono. Un’emergenza che richiede una risposta culturale che sappia agire su tutti i fronti, a partire da quello della pubblicità”. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 31
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Comuni e municipalizzate in prima fila a salvaguardia dell’ambiente
Negli 859 centri della Lombardia raccolti 1,2 milioni di kg di pile di Sergio Madonini Nel 2014 sono stati raccolti più di 9,5 milioni di kg di pile portatili e 170 milioni di kg di accumulatori per veicoli e industriali. Questi i dati del report 2015 curato dal Centro di coordinamento nazionale pile e accumulatori, Cdcnpa. I dati di raccolta per quanto riguarda le pile sono in crescita rispetto agli anni passati (oltre i 2 milioni di kg rispetto ai primi rilevamenti nel 2011). Diverso l’andamento nel 2014 per quanto riguarda gli accumulatori industriali e per i veicoli. Rispetto gli anni precedenti vi è stato un calo delle batterie raccolte per quanto riguarda le pile portatili, il report fornisce alcuni dati interessanti. In questo comparto spicca la Lombardia che risulta essere la regione con più centri di raccolta, 859. In questi centri sono stati raccolti oltre 1,2 milioni di kg di pile, di cui oltre mezzo milione proveniente dai centri di raccolta comunali. In generale dai centri di raccolta dei Comuni e municipalizzate proviene la maggior parte delle pile raccolte, oltre 2,5 milioni di kg. “Il sistema è ormai a pieno regime” ha sottolineato Giulio Rentocchini, presidente del Centro, nella presentazione del report, “e, sebbene si prospettino ancora margini di miglioramento, ci sono i presupposti perché questo si consolidi e venga riconosciuto come un importante settore della green economy italiana. Il compito affidato ai Sistemi di raccolta” prosegue il presidente Rintocchino “è stato reso possibile anche grazie al lavoro sinergico di tutti quei soggetti che fanno parte della filiera della gestione delle pile dagli accumulatori esausti,
che mettono a disposizione dei cittadini una rete di punti di raccolta capillare sul territorio. Dai Comuni e dalle società di gestione della raccolta urbana, che grazie anche alla sottoscrizione dell’accordo Cdcnpa-Anci ricevono sull’intero territorio nazionale i medesimi livelli di servizio, fino ai Punti vendita della distribuzione, che hanno la possibilità di inviare, gratuitamente, al corretto trattamento e recupero le pile esauste conferite dai cittadini presso di loro“. “Il prossimo obiettivo” conclude il presidente del Centro “è il raggiungimento del target di raccolta per le pile portatili, fissato per il settembre 2016 dalla Comunità Europea e pari al 45% della media dell’immesso degli ultimi 3 anni: è un obiettivo ambizioso e in questi ultimi tre anni sono state gettate solide basi per operare in questa direzione, tuttavia rimane ancora molto lavoro da fare, ma siamo fiduciosi che il sistema realizzato dai produttori abbia le potenzialità per superare anche questa sfida“.
Una filiera che ricicla e smaltisce pile e accumulatori esausti coinvolgendo anche le piazzole della differenziata dei Comuni Il Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (Cdcnpa) è l’organismo istituto con il D.Lgs. 188/2008 al quale è affidato il compito di coordinare nel nostro Paese la filiera di raccolta e avvio a trattamento, riciclo e smaltimento di pile e accumulatori esausti. Costituito come consorzio di diritto privato, è composto dai Sistemi Collettivi e Individuali (a cui aderiscono i produttori di pile e accumulatori) ai quali competono le attività di raccolta e trattamento di questa tipologia di rifiuto. I soggetti che partecipano alla raccolta delle pile coordinata dal Centro sono i Centri di Raccolta comunali (le modalità del servizio sono regolate sulla base dell’accordo di programma tra Anci e Cdcnpa), i distributori, gli impianti di trattamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), i centri di stoccaggio e i grandi utilizzatori (per esempio le aziende). Per quanto riguarda gli accumulatori, i Centri di raccolta comunali sono anche in questo coinvolti. Si affiancano a questi, gli artigiani (per esempio officine, elettrauto), industrie e aziende e i grandi utenti (per esempio ospedali, aeroporti).
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Giancarla Marchesi sindaco di Cesate vuol rilanciare il “Centro giovani”
L'incendio ha distrutto Que Tal, ora si guarda ai padiglioni di Expo di Valeria Volponi Un paese di 14mila abitanti nell’hinterland milanese, una serata tranquilla come tante, squassata all’improvviso da un boato e dalle fiamme. Siamo a Cesate e quello che brucia il 26 luglio 2015 è il Que Tal, un centro giovani da tutti definito come un fiore all’occhiello, un punto di riferimento e un esempio da seguire. Giancarla Marchesi Si tratta, di fatto, di uno dei pochi centri giovanili gestiti da un Comune, che era diventato nel tempo molto più di un semplice luogo di ritrovo. Il Sindaco, Giancarla Marchesi, racconta a Strategie Amministrative: “Volevamo che al Que Tal si facessero delle cose, si imparasse un mestiere, si liberassero idee e creatività. C’erano corsi di street art, di rap, di falegnameria, di modellismo… e adesso, non resta più nulla”. Scatta la solidarietà dei paesi vicini e di tanti, primo fra tutti il presidente dell’Anci e sindaco di Monza Roberto Scanagatti: “Si tratta del vile atto di chi usa la violenza e l’intimidazione per tentare di imporre la logica del più forte e dell’illegalità. Sosterremo tutte le iniziative che la comunità locale vorrà promuovere per affermare i valori della legalità e del rispetto reciproco, nella convinzione che l’unione tra istituzioni rafforza la resistenza alle illegalità, sotto qualunque forma esse si manifestino”.
I colpevoli vengono immediatamente identificati, grazie alle telecamere della zona: sono giovani minorenni del paese, che avrebbero agito per noia. Intanto, in Via Bellini, non ci sono soluzioni alternative alla demolizione: una perdita grave, per le decine di ragazzi tra gli 11 e i 25 anni che frequentavano il centro. Per i quali, però, potrebbe prospettarsi una soluzione: la ricollocazione in uno dei padiglioni che verranno dismessi dopo la fine di Expo 2015. L’idea è venuta al Sindaco Marchesi, che ha indirizzato una richiesta formale a Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015: “Nell’acceso dibattito sul dopo Expo, si è inserita la dichiarazione di Sala sull’intenzione di destinare, gratuitamente, alcune delle aree che rimarranno inutilizzate a enti, istituzioni realtà che potrebbero averne bisogno. Il Que Tal sarebbe un candidato ideale, anche perché Cesate è uno dei 16 comuni del Patto Nord Ovest Milano e la ricostruzione in Expo sarebbe un'opzione di grande prestigio”. I danni dell’incendio ammontano a oltre 200mila euro ed è andata distrutta un’area che tra interni e giardino arrivava a quasi 2mila mq: non è difficile immaginare una possibile destinazione tra i tanti padiglioni dell’Esposizione Universale. Giuseppe Sala, al momento, si è detto disponibile a prendere in considerazione la richiesta, di fronte al Consiglio di Amministrazione che avrà il compito di decidere del destino dell’area. Intanto, il Sindaco Marchesi e i giovani di Cesate sperano. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 33
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Lo scopo è favorire la ripresa degli investimenti sul territorio regionale
Il programma integrato di interventi a favore dei Comuni lombardi L’Assessorato all’Economia, Crescita e Semplificazione di Regione Lombardia con Delibera di Giunta regionale n° X/1091 del 12 dicembre 2013 ha avviato un Programma integrato di interventi per favorire la ripresa degli investimenti degli Enti Locali lombardi. Tra le direttrici d'intervento individuate nel Programma, Regione Lombardia ha posto particolare attenzione allo sviluppo di progetti in logica di Partenariato Pubblico Privato (PPP). Il PPP, nelle sue varie forme di implementazione, rappresenta, infatti, una valida soluzione alla carente capacità di investimento pubblico, in quanto contribuisce ad ottenere un miglior value for money per il settore pubblico e costituisce un’alternativa alle forme tradizionali di approvvigionamento delle PA, quali l’appalto pubblico di lavori o di servizi. Tuttavia, la strutturazione di un’operazione di PPP presenta, soprattutto per gli Enti Locali più piccoli, numerosi elementi di complessità quali, ad esempio, l’individuazione della procedura di PPP più idonea, la definizione degli elementi da presidiare nel rapporto con il privato aggiudicatario. Aspetti che, spesso, possono portare alla rinuncia a priori di tali modalità alternative di finanziamento o pregiudicare il buon esito e la corretta implementazione delle iniziative già avviate. Secondo Massimo Garavaglia, Assessore regionale all'economia, crescita e semplificazione, “Regione Lombardia è da sempre al fianco degli Enti Locali, soprattutto in un momento difficile come questo, causato dalla crisi e dagli ingenti tagli imposti dal Governo. Grazie alle misure da noi adottate, vogliamo aiutare le amministrazioni pubbliche locali attraverso un supporto tecnico e formativo, con la collaborazione di Finlombarda. Regione Lombardia è dalla parte di tutte le pubbliche amministrazioni che non rinunciano a investire, per continuare a garantire servizi eccellenti a tutti i lombardi”. Il piano d’azione di Regione Lombardia e Finlombarda S.P.A. Per dare attuazione al Programma, Regione Lombardia si è avvalsa di Finlombarda S.p.a. che, in virtù delle proprie competenze economico finanziarie e della conoscenza ed esperienza in tema PPP, è il soggetto in grado di fornire un supporto nell’implementazione di tali tipologie d'interventi. Per Ignazio Parrinello Presidente di Finlombarda S.p.A., l’azienda “si è attivata concretamente per offrire soluzio34 > strategieamministrative settembre novembre 2015
ni valide alla sempre maggiore difficoltà degli Enti Locali a finanziare opere e servizi pubblici con risorse proprie. Tali soluzioni si focalizzano, in particolare, sullo strumento del Partenariato Pubblico Privato e prevedono un ruolo di Finlombarda sempre più vicino alle istanze del territorio lombardo, dalla formazione dei funzionari degli Enti Locali alla successiva messa a punto di strumenti finanziari dedicati a opere e servizi pubblici”. A tal fine, Finlombarda ha individuato tre principali linee di azione che consistono in attività complementari e sinergiche: promozione e formazione; supporto tecnico e supporto finanziario.
Attività di Promozione e formazione Con la finalità di colmare il gap di know-how e supportare gli Enti locali ad orientarsi in materia di PPP, sono state avviate attività di promozione e formazione che in un primo step si sono concretizzate nella realizzazione di un portale web tematico dedicato al PPP (http://www.ppplombardia.it) e rivolto agli Enti Locali con l’obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza sulle potenzialità di tale strumento. Il portale spiega in maniera chiara e intuitiva il concetto di Partenariato Pubblico Privato e quali siano gli aspetti che lo contraddistinguono dall’appalto tradizionale; contiene una descrizione dettagliata dei principali modelli di PPP previsti dall’ordinamento giuridico (es. concessione di lavori pubblici, leasing in costruendo e contratto di disponibilità) e spiega quando è possibile ricorrere al PPP ovvero quali siano gli interventi che possono essere realizzati attraverso tale strumento e quali no. Inoltre, il Portale è utile anche agli operatori privati che hanno interesse a partecipare alle gare accedendo all’elen-
> lavoriincomune co degli avvisi e bandi di gara aperti (distribuiti per provincia, settore e modello di PPP adottato) o conoscere le iniziative avviate sul territorio consultando l’archivio di quelli chiusi. Sono, inoltre, a disposizione degli utenti del Portale: una raccolta dettagliata e organizzata di tutta la normativa e la giurisprudenza sul tema, una rassegna stampa dedicata, una vetrina sugli eventi, anche internazionali, dedicati al PPP e, infine, i report dell’Osservatorio regionale che monitora la diffusione delle forme di PPP nel territorio regionale e offre una panoramica aggiornata sulle principali caratteristiche del mercato del PPP in Lombardia. Parallelamente, l’attività di formazione degli Enti Locali si è concretizzata anche nell’attivazione di un piano di formazione dedicato agli Enti Locali e svolto in collaborazione con SDA Bocconi (a cui hanno preso parte 175 partecipanti) con l’obiettivo di colmare il gap conoscitivo in materia di PPP (es. aspetti procedurali, valutazioni di convenienza economica e sostenibilità finanziaria, ecc.) e accrescere la fiducia nel ricorso a tale strumento quale garanzia di miglioramento degli standard qualitativi dei servizi resi al territorio. Infine, sempre nell’ottica di offrire un supporto informativo stabile, oltre al Portale PPP-Lombardia e all’Osservatorio regionale sul PPP in Lombardia, sono state predisposte tre Linee Guida per la realizzazione d'interventi in PPP nei settori strategici individuati da Regione Lombardia: illuminazione pubblica, efficienza energetica degli edifici pubblici e impianti sportivi ed è attualmente in corso la redazione delle Linee Guida nel settore dell’edilizia scolastica. Esse illustrano gli aspetti di maggior rilievo che caratterizzano le operazioni di PPP, evidenziandone vantaggi e criticità e fornendo indicazioni pratiche per la realizzazione di questa tipologia di operazioni. Le Linee Guida contengono indicazioni per valutare se un intervento possa essere realizzato in PPP e a quali condizioni (ad esempio per
Un portale tutto dedicato alla pubblica amministrazione Portale web (www.ppp-lombardia.it) dedicato al Partenariato Pubblico Privato e rivolto agli Enti Locali utile per reperire informazioni relative a: - come scegliere un modello di Partenariato Pubblico Privato per realizzare opere pubbliche (es. impianti sportivi, scuole, impianti fotovoltaici, riqualificazione energetica di impianti di pubblica illuminazione ed edifici pubblici). In altre parole quali sono i modelli di PPP, tra quelli previsti dall’ordinamento, che per le loro peculiari caratteristiche si prestano meglio di altri per la realizzazione di una specifica tipologia di opera; - come implementare un investimento in PPP quali sono le attività da svolgere da un punto di vista operativo e amministrativo nella fase di programmazione, di svolgimento della gara e in fase di gestione; - quale impatto hanno le diverse forme di PPP sulle regole di finanza pubblica. L’attività di promozione e formazione: - Sito web dedicato al ppp - Piano di formazione in collaborazione con SDA Bocconi - Linee Guida operative
accertarsi la corretta allocazione dei rischi tra Pubblico e Privato e che sia contabilizzato “fuori bilancio”); forniscono inoltre, indicazioni sugli aspetti giuridici, procedurali e operativi per la predisposizione dei bandi di gara e della convenzione con il partner privato. A completamento delle Linee Guida sono a disposizione strumenti applicativi, realizzati in Excel, che consentono di svolgere in maniera agevole e intuitiva le valutazioni economico-finanziarie preliminari all’affidamento a un soggetto privato di una procedura di PPP. All’attività di promozione e formazione seguono due successivi step: un primo che consiste in un’attività di supporto tecnico a cinque Enti Locali nella progettazione e nella predisposizione del bando e degli atti di gara offerto da Finlombarda nell’attuazione dei progetti “Pilota” - selezionati tramite avviso pubblico - nei settori dell’illuminazione pubblica (DGR n. X/1453 del 28 febbraio 2014), della riqualificazione energetica degli edifici pubblici, degli impianti sportivi, dell’edilizia scolastica e delle strutture cimiteriali (DGR n. X/1509 del 13 marzo 2014). Tale supporto sfocerà nella messa a punto di strumenti operativi quali bozze standard di bandi e atti di gara. Il secondo step infine riguarda il supporto finanziario, ovvero la messa a punto di strumenti finanziari, sia a valere su risorse comunitarie sia su risorse proprie di Finlombarda e del sistema bancario, per la realizzazione di opere e servizi in PPP in diversi settori da parte degli EELL. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 35
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La firma di un protocollo è solo una tappa e non il punto di partenza
Un’intesa per l’innovazione e la digitalizzazione dei municipi di Sergio Madonini L’ 8 maggio scorso Anci, Anci Lombardia e Regione Lombardia hanno firmato un protocollo d’intesa per l’innovazione e la digitalizzazione dei Comuni lombardi. Obiettivo del protocollo è quello di abilitare nuove modalità di relazione e cooperazione istituzionale tra Regione Lombardia e gli Enti Locali lombardi, attraverso l’interscambio di dati e servizi su specifici amOscar Sovani biti d'interesse, ovvero definire un modello d'intervento di Regione sul territorio in ambito tecnologico. La firma del protocollo è solo una tappa e non il punto di partenza. Nei mesi precedenti Regione Lombardia, come ci ricorda Oscar Sovani, Dirigente Struttura Semplificazione e Digitalizzazione di Regione, ha sviluppato un'attività di supporto ai Comuni sul tema degli Open Data. Su questo argomento sono stati effettuati webinar (disponibili sulle pagine dell’Agenda digitale lombarda); sono state proposte linee guida (cui si aggiungono linee guida per l’utilizzazione di informazioni pubbliche e per l’interoperabilità di banche dati); è stato presentato un elenco di dataset pubblicabili e di standard di pubblicazione (sviluppato anche, e soprattutto, con i suggerimenti provenienti dagli Enti Locali); infine, è stata proposta una collaborazione che consente anche ai Comuni di utilizzare il portale regionale, www.dati.lombardia.it, per pubblicare i propri dati aperti. “La collaborazione è possibile su diversi piani“, ci ricorda Sovani, “a seconda delle possibilità del Comune: si va dalla situazione in cui il Comune passa i dati alla Regione che provvede a pubblicarli, a quella in cui è il Comune stesso ad accedere direttamente alla pubblicazione, fino alla possibilità di condividere dataset con i Comuni che hanno un proprio portale”. Dopo la firma del Protocollo l’attività si è ulteriormente sviluppata e sono molti i campi di sperimentazione che vedono coinvolti direttamente gli Enti Locali, per i quali non è previsto alcun onere. Su quest’ultimo aspetto abbiamo chiesto approfondimenti a Oscar Sovani. “Tutta la fase sperimentale di applicazione del Protocollo è a totale carico di Regione Lombardia. Per esempio, in questa fase rientrano le attività legate al Data Center, con le valutazioni opportune per verificare la possibilità o meno di metterlo a disposizione dei Comuni o per supportarli nelle scelte tecnologiche rispetto alle of36 > strategieamministrative settembre novembre 2015
ferte del mercato. Sempre nell’ambito dell’attività sperimentale rientra il tema della conservazione sostitutiva per cui affianchiamo gli Enti per chiarire gli aspetti operativi e abbiamo somministrato un questionario per raccoglierne le esigenze, finalizzato nel prossimo futuro alla costruzione di un bando di gara da espletare tramite la piattaforma Sintel di Arca. Altra attività è quella sviluppata con il Comune di Varese per quanto riguarda la gestione documentale, con un percorso formativo presso il Comune. In questo caso vogliamo sviluppare una ‘bussola digitale’ che possa orientare la pubblica amministrazione. La fase sperimentale si concluderà con il 2015, salvo alcuni filoni che potrebbero proseguire per un certo periodo anche il prossimo anno. Dopo la conclusione della fase, Regione offrirà sempre il servizio di affiancamento, chiedendo ai Comuni di supportare i costi vivi, sempre in linea con il mercato e prevedendo, se possibile, sconti soprattutto per i Piccoli Comuni”. Il Protocollo è dunque un passaggio, uno strumento che nasce da una riflessione che parte da lontano. Come siete arrivati a questo e quali vantaggi possono scaturire da questa attività di sperimentazione per i Comuni? Gli obiettivi di trasformazione digitale erano presenti fin
dall’approvazione dell’Agenda Digitale Lombarda. All’indomani della sua approvazione, tuttavia, ci siamo scontrati con l’ampia serie di elementi e di vincoli che concorrono ad avviare un percorso così complesso. Nel frattempo sono venute meno anche le risorse economiche disponibili, a causa dei tagli che hanno colpito Regione e Comuni. Abbiamo così avviato un percorso volto alla costruzione delle condizioni necessarie per realizzare questa trasformazione. Una prima riflessione ha riguardato la non sostenibilità di un sistema caratterizzato da oltre 1500 centri di
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spesa e di decisione. Era ed è necessario avere standard e infrastrutture comuni che consentano di recuperare risorse economiche e rendere più efficace la macchina amministrativa. Un’altra riflessione ha riguardato proprio i tagli subiti in questi anni. Paradossalmente, questi tagli rendono da una parte necessaria e dall’altra difficile, la trasformazione digitale. Le scarse risorse oggi disponibili non fanno propendere per investimenti in tecnologie che daranno risultati solo fra qualche anno ed è quindi comprensibile che molti Comuni siano restii a percorrere questa strada. Tuttavia è indispensabile che Regione con l’apporto di Anci Lombardia, voglia portare gli Enti alla consapevolezza che, aggregando sistemi e applicativi, si creino committenti più forti, in grado di confrontarsi meglio con il mercato e con le esigenze del territorio. Quali altri ostacoli oltre le difficoltà economiche? L’età media dei dipendenti della pubblica amministrazione, spesso demotivati e messi di fronte a strumenti non facilmente usabili è sicuramente un ostacolo. Nell’impossibilità di assumere risorse umane più inclini all’uso di questi strumenti, abbiamo avviato un’intensa attività formativa mirata a situazioni specifiche. Si sono rivelati molto utili i webinar, che peraltro consentono un’interazione immediata che porta a sua volta a creare una sorta di community. Considerato il successo di questi strumenti, stiamo pensando di creare momenti stabili di confronto per esempio attraverso un’interfaccia. L’ostacolo maggiore, come detto, resta però quello economico. Stabilito che questo percorso digitale va intrapreso, cercheremo di minimizzarne i costi, per esempio mettendo a disposizione risorse o offrendo servizi diretti o, ancora, evitando ai Comuni, soprattutto i più piccoli, il gravoso onere di costruire il bando di gara. Come hanno risposto i Comuni che partecipano alla sperimentazione? I 150 Comuni partecipanti si sono mostrati tutti molto interessati e motivati. Le risposte alle sollecitazioni sono, come si può ben immaginare, differenti a seconda delle dimensioni degli Enti. È indubbio che i Comuni più grandi
abbiano maggiori risorse, soprattutto umane. Nei piccoli Comuni molto dipende dalle persone presenti: se, come ci è capitato, il Sindaco è esperto d'informatica la risposta alle sollecitazioni è positiva. Laddove, invece, ci si deve confrontare su tematiche specifiche con soggetti che svolgono attività di tutti’altra natura, per esempio il comandante della polizia municipale che deve occuparsi di pagamenti elettronici, tutto si fa più difficile, anche recuperare informazioni. Nei Comuni di medie dimensioni, per contro, a risorse umane preparate fanno spesso da contraltare la mancanza assoluta di risorse economiche. Un altro aspetto rilevante della sperimentazione è il tema dell’interoperabilità tra banche dati. Come sta andando? La condivisione di informazioni disponibili su diverse fonti è utile per conoscere meglio il territorio e quindi attivare politiche mirate. È però necessario fare i conti con una realtà che permea tutto ciò che riguarda la conoscenza della vita dei cittadini: la privacy. Nel nostro Paese il garante della privacy è molto attivo e la normativa in materia molto puntuale. Ciò non toglie che integrare diverse informazioni, come per esempio quelle del Comune, della Asl, dell’Inps, relative al cittadino e al suo nucleo famigliare possa portare a risultati positivi. Per esempio si possono distribuire meglio, e in modo più attento, risorse e aiuti economici. Di recente abbiamo messo a disposizione la banca dati sulla tassa auto, cui hanno chiesto l’accesso a tutt’oggi 40 Comuni. Incrociata con altre banche dati può offrire una conoscenza del territorio e dello stile di vita dei cittadini. Il Protocollo firmato da Regione e Anci Lombardia ha dunque dato il via a una nuova stagione, che sembra caratterizzata da una sempre maggiore collaborazione e condivisione tra enti. La partita si giocherà quando la fase di sperimentazione sarà conclusa. “Stiamo cercando” ci dice ancora Sovani, “di mettere a bilancio risorse che ci consentano di proseguire nel percorso. Vogliamo dare continuità al Protocollo e costituire un centro di competenze stabili a supporto degli Enti Locali”. strategieamministrative settembre novembre 2015 > 37
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Un percorso complesso e denso di problematiche di carattere finanziario
Province lombarde: l’attuazione della legge non risolve i problemi a cura di Upl Milano - La legge 7 aprile 2014 n. 56 “Disposizioni sulle Città metropolitane, Province, Unioni e Fusioni di Comuni, pur creando molte aspettative sui territori nella semplificazione attesa dalla nuova governance delle aree vaste, rappresentativa dei Comuni, ha avuto in questi diciotto mesi un percorso complesso e denso di problematiche, essenzialmente di carattere finanziario. Nello specifico, il Decreto Legge 66/2014 e la Legge di Stabilità per il 2015, hanno imposto a Province e Città metropolitane un contributo insostenibile, solo in parte mitigato dalle disposizioni sulla riduzione della spesa per il personale contenute nella Legge di stabilità per il 2015 di fine anno scorso e poi dal Decreto Legge Enti Locali, con le nuove norme su rinegoziazione dei mutui e le risorse (pur parziali) per riequilibri di bilancio e spesa per gli studenti disabili. In Lombardia, l’Intesa del 13 aprile 2015 tra Regione e l’Unione Province Lombarde (UPL) ha avviato il processo di riordino delle funzioni provinciali, delegate da Regione Lombardia a seguito della ricognizione delle entrate e delle spese, ivi comprese quelle di personale, necessarie alla copertura dei costi per l’esercizio delle stesse. Tale rilevazione, pur completata e oggetto di validazione soprattutto tecnica, deve trovare ancora definitiva attuazione. In questo percorso, la Legge Regionale n. 19 “Riforma del
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sistema delle autonomie della Regione e disposizioni per il riconoscimento della specificità dei territori montani”, in attuazione della Legge n. 56/2014, e in linea con la citata Intesa, ha confermato in capo alle Province tutte le funzioni conferite, ad esclusione delle materie agricoltura, foreste, caccia e pesca, rifiuti transfrontalieri ed energia. E’ innegabile che Regione Lombardia sia l’unica in Italia ad aver dato avvio all’attuazione del federalismo fiscale nel proprio territorio con la finalità di valorizzare il ruolo degli Enti Locali, anche intermedi e di area vasta, attraverso un percorso contraddistinto dalla fiscalizzazione dei trasferimenti sostituiti con la compartecipazione delle Province alla tassa automobilistica regionale, nonché dal Patto di Stabilità Territoriale. Peraltro, pur in un contesto nazionale profondamente mutato, si è assistito ad inizio anno ad un ritorno dei trasferimenti e a un parziale accantonamento della stessa innovativa compartecipazione. In ogni caso, Regione Lombardia e UPL sono consapevoli del percorso intrapreso che, seppure in un contesto alquanto altalenante - derivante anche dal susseguirsi di norme statali, spesso in contrasto, sul riordino degli Enti territoriali di area vasta - ha responsabilizzato le amministrazioni e ha consentito una piena sinergia finanziaria sul territorio lombardo. Si è tentato in sostanza di garantire almeno una parte delle
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risorse necessarie all’espletamento delle funzioni attribuite alle Province, anche a fronte dei rilevanti tagli che le Regioni hanno subito nell’attuale congiuntura economica sfavorevole e che riducono sempre di più i margini delle politiche degli enti territoriali, senza tener conto delle virtuosità del territorio. Senza dubbio questo percorso, realizzato con il significativo contributo di UPL, in Lombardia si è concretizzato in anticipo rispetto alle modalità e ai tempi stabiliti dalla disciplina sul federalismo fiscale. Nella comune consapevolezza che sia necessario individuare sistemi, anche innovativi e negoziali, che consentano di utilizzare incisivamente gli strumenti esistenti nel quadro unitario della finanza pubblica, attraverso la sinergia delle risorse attribuite alla responsabilità di ciascun ente territoriale, a inizio del mese di settembre UPL ha manifestato a Regione Lombardia la necessità di un intervento teso a smobilizzare risorse per il finanziamento e rifinanziamento d'interventi di varia natura (strade, scuole, sviluppo economico e sociale) e fondamentali per il
territorio lombardo. Con la DGR n. 4118 del 2 ottobre u.s. è stato così approvato un intervento di 30 milioni che ha consentito a tutte le Province lombarde di avviare l’iter di approvazione dei Bilanci di previsione entro il termine fissato dalla normativa statale, evitando nel contempo il sempre possibile dissesto finanziario delle stesse, che si ripercuoterebbe sul territorio e sui cittadini. “Si tratta sicuramente di un intervento positivo – commenta il Presidente UPL Daniele Bosone, dal momento che 7 Province su 12 erano a rischio dissesto, il che avrebbe messo a repentaglio servizi fondamentali per i cittadini come: trasporto pubblico, assistenza ai disabili, manutenzioni alle scuole e viabilità. I problemi, tuttavia, sono ben lungi dall'essere risolti”. Restano, infatti, aperte sui fronti nazionale e regionale alcune questioni per poter finalmente dare piena attuazione alla Legge 56/2014 e all’Intesa del 13 aprile, con particolare riferimento a trasporto pubblico locale e disabilità sensoriale, nonché alle funzioni del mercato del lavoro, formazione professionale e polizia provinciale.
Le Province della Lombardia discutono di Europa Si è tenuto a Milano, presso la sede centrale della Città metropolitana, l’incontro "Direzione Europa: come essere competitivi sui fondi europei. La proposta SEAV (Servizi Europa d'Area Vasta)”. Nel corso dell'evento sono intervenuti il Presidente della Provincia di Brescia e dell'Associazione Tecla Pier Luigi Mottinelli, Francesco Brendolise, Presidente del Dipartimento Europa - Cooperazione Internazionale di Anci Lombardia, Dario Rigamonti, Direttore dell'Unione Province Lombarde (UPL), Raffaele Gareri, Direttore d’Area Innovazione e Territorio della Provincia di Brescia, Mario Battello, Direttore generale di Tecla, Roberto Scanagatti, Presidente Anci Lombardia, Daniele Bosone (nella foto), Presidente della Provincia di Pavia e di UPL. I relatori si sono confrontati sul percorso dei Servizi Europa d’area vasta, il modello SEAV, delle Province lombarde. Questo strumento costituisce un’opportunità per promuovere la diffusione delle informazioni e la conoscenza sul territorio delle politiche comunitarie, dei programmi di finanziamento a livello regionale, nazionale e comunitario e fornire supporto nella progettualità.
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> bandi
Occasioni di finanziamento per i Comuni Invito pubblico per la presentazione di progetti di salvaguardia dei patrimoni culturali Regione Lombardia, attraverso le attività dell’Archivio di Etnografia e Storia Sociale, promuove la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del proprio territorio, per mantenerne la vitalità e favorirne la trasmissione alle generazioni future. L’invito è finalizzato a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale immateriale attraverso progetti di ricerca e produzione di documentazione fotografica e/o audiovisiva; promuovere la trasmissione del patrimonio culturale immateriale attraverso progetti di elaborazione e riuso creativo di materiali documentari; promuovere la divulgazione del patrimonio culturale immateriale in particolare alle nuove generazioni. Possono presentare proposte progettuali i soggetti pubblici e le istituzioni sociali private (Associazioni e Fondazioni no profit, Onlus, ecc.) che operano nel settore culturale. La domanda di contributo potrà essere presentata fino alle ore 12.00 del giorno 30 ottobre 2015. Tutte le informazioni su come presentare le domande sono disponibili sul sito www.regione.lombardia.it sul sito della Direzione Generale Culture identità e autonomie. Il testo integrale dell’invito è pubblicato inoltre sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia (BURL) n. 35 S.O. del 24 agosto 2015. INFO Responsabile del procedimento: Benedetta Sevi, Dirigente della Struttura Patrimonio culturale e Imprese culturali - D.G. Culture, Identità e Autonomie Tel. 02.6765.4377 - benedetta_sevi@regione.lombardia.it
L’edizione 2015 del Bando sulla Ricerca e l’Innovazione Regione Lombardia e le Camere di Commercio Lombarde tramite Unioncamere Lombardia, nell’ambito degli impegni assunti con l’Accordo di programma per lo sviluppo economico e la competitività del sistema lombardo, intendono favorire i processi di innovazione delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) lombarde. L’obiettivo è perciò quello di avvicinare le imprese ai temi dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione, realizzando un sistema in cui i diversi soggetti dell’ecosistema dell’innovazione partecipino attivamente alla realizzazione di processi innovativi. Il presente bando si concentra sui primi due obiettivi (misure A e B), mentre con un successivo bando in particolare con risorse del POR FESR 2014-2020 saranno sostenuti e incentivati gli altri tre obiettivi. L'impresa richiedente deve avere sede legale in Lombardia o una sede operativa attiva in Lombardia al momento della presentazione della rendicontazione e in fase di erogazione del contributo, da intendersi a fondo perduto. Data di inizio presentazione delle domande: ore 14:30 del 13/10/2015. Data di scadenza presentazione delle domande: ore 12:00 del 26/02/2016. INFO Unioncamere Lombardia - Area imprese Tel: 02-607960.1 E-mail: imprese@lom.camcom.it.
Finanziamenti per l'efficientamento energetico degli edifici scolastici Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) ha attivato la procedura per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato a favore di soggetti pubblici proprietari di immobili pubblici destinati alla istruzione scolastica, inclusi gli asili nido, e all'istruzione universitaria, nonché di edifici pubblici dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) per interventi di efficientamento energetico. Per l'iniziativa il MATTM ha destinato risorse complessive pari a € 350.000.000 a valere sul Fondo Rotativo istituito ai sensi dell'art. 1, comma 1110, della legge 296/2006 (c.d. "Fondo Kyoto"). INFO Il testo completo dell'avviso e della modulistica da utilizzare sono consultabili e scaricabili all'indirizzo http://www.minambiente.it/notizie/misuredi-efficientamento-energetico-edifici-scolastici Eventuali informazioni potranno essere richieste via email, alla casella infofondokyoto@minambiente.it, o telefonicamente ai numeri: 06 5722 8169, 06 5722 8242.
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> giurisprudenza
Decisioni e sentenze a cura di Lucio Mancini
Espulsione di un consigliere dal gruppo consiliare Per la gestione interna dei gruppi consiliari, come si è avuto modo di indicare in precedenti occasioni, non esistono norme di legge salvo quelle previste nello Statuto e nel Regolamento del Consiglio comunale di ciascun Ente. Nel caso che si è ritenuto di presentare ora, un consigliere comunale è stato espulso dal proprio gruppo. Come capita di sovente in questi casi è stato chiesto un parere al Ministero degli interni -Mininter- circa le modalità per risolvere la situazione. Fonte di tale Ministero ribadisce come nel Tuel non esista una norma a cui fare riferimento. Ne deriva che la soluzione deve essere trovata nel regolamento del consiglio comunale per il cui contenuto esiste ampia autonomia normativa; nel caso in cui la specifica situazione non dovesse essere prevista dallo stesso, la soluzione andrebbe trovata nell’autonomia del consiglio comunale chiamato a pronunciarsi sul caso(in tal senso, da ultimo, si veda TAR Puglia, Sez.Bari, sentenza n.50 del 2005 e Tar Lazio, n.16240 del 2004). In particolare, con l’occasione,viene sottolineata “la mancanza di rapporto di mandato e la assoluta autonomia politica dei rappresentanti del consiglio comunale” e dei relativi organi, rispetto a chi li ha candidati.
Ne’ Imu ne’ Ici per le aree destinate a verde La corte di Cassazione (da ultimo sentenza n.5987 del 25.03 20159) ha ritenuto che su un’area in cui sia preclusa ai privati la possibilità della sua trasformazione riconducibile alla “nozione di tecnica di edificazione, non è possibile l’applicazione dell’IMU e dell’ICI”. In particolare, ai fini della tassabilità o meno dell’area è sufficiente la adozione dello strumento urbanistico che ne definisca la destinazione; nel caso specifico l’area era destinata a verde pubblico per cui non assoggettabile a tassazione.
Gare di appalto. Avvalimento concreto e non astratto La materia relativa alle gare d’appalto richiede adeguata cautela e attenzione al fine di tutelare i prevalenti interessi della pubblica amministrazione. A tale scopo si ritiene opportuno riportare quanto affermato dal Consiglio di stato con sentenza 23.02.2015, n.864 nel caso in cui ci si avvalga dell’avvalimento da una impresa a un’altra. Nella motivazione della sentenza si sottolinea la necessità che sia accertato il reale e materiale trasferimento degli elementi dichiarati con l’avvalimento; al fine di eliminare dubbi di valutazioni il Collegio giudicante ha ritenuto opportuno fornire alcuni esempi: “l’affitto d’azienda, la messa a disposizione della dirigenza tecnica, ovvero la predisposizione di un programma di formazione del personale o altro elemento valutabile dalla stazione appaltante perché l’esperienza dell’impresa ausiliaria si possa considerare effettivamente trasferita all’impresa ausiliata”. Per tale materia si riporta altra sentenza della medesima sezione V del Cds. la n.2191 del 30.04.2015 con la precisazione che l’avvalimento non è possibile per i requisiti soggettivi: si trattava dell’iscrizione all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali.
Parcheggio per disabili. Non può essere riservato ad uso di una specifica persona In accoglimento della richiesta di un cittadino invalido l’amministrazione comunale ha individuato e destinato uno spazio per invalidi all’altezza dell’edificio ove lo stesso abitava. Il richiedente ha ritenuto di fare rispettare la destinazione recintando lo spazio con catenelle. Interessato al riguardo, il Ministero dei trasporti con parere n.1732 del 2014 ha precisato che non è possibile avallare l’operato dell’invalido in quanto detto spazio deve rimanere a disposizione di qualsiasi invalido munito del previsto contrassegno.
Competenze giurisdizionali sulle controversie in merito a beni pubblici La Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con ordinanza 20 aprile 2015, n. 7959, ha stabilito la competenza esclusiva del giudice amministrativo nelle vertenze relative a beni pubblici facenti parte del patrimonio indisponibile del comune; nel caso specifico si trattava del ricorso contro la deliberazione con cui era stata dichiarata la decadenza della concessione per la gestione della piscina comunale. 42 > strategieamministrative settembre novembre 2015
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