LA
NASCI TA
DI
ENERE V
2013
LA
NASCI TA
DI
ENERE V
R Q I CO R D O
UOTIDIAN O
“… Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
A
E l’immobilità dei firmamenti E i gonfi rivi che vanno piangenti E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti E ancora per teneri cieli lontani chiare ombre correnti E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.” Dino Campana piccoli luoghi che ritraggono l’ infinito leggere il lavoro di Andrea pare di
attraverso i ri-quadri delle porte aperte,
sfogliare un breviario di appunti la-
ci assomiglia e incoerente ci ritrae.
sciati in un tratto di porte aperte, come
Figurazioni apparentemente antiche e
se lo sfarzo di sbirciare tra il designato
scelte come antiche evocazioni di una
spazio, lasciasse allo sforzo poetico di
materia o di una scena, dove senza al-
intravedere un umana e vigorosa sugge-
cuna particolarità concettuale, la cosa
stione. La presenza di un destino e invo-
da dipingere si presenta in ri-tratto con-
lontariamente una solitudine generosa,
tinuo, quasi a interrarsi alla soglia della
abbandonata in sottili comunicazioni e
percezione e della prima affascinazione
quasi a scegliere quelle sole cose e quei
emotiva.
La pittura, le pitture di Andrea sembrano
legame reale, per poi riunirlo in un car-
frammenti indisciplinati, quasi contrad-
teggio pittorico che trattiene a se ogni
ditori, o meglio, sorprendenti fino al pun-
strumento prezioso, dipingendo con la
to di comprendere solo le loro matericità,
materia e con la forma disegnare l’armo-
ma proprio in questa liberata possibilità,
nia e, da queste scelte, far uscire l’amore
Andrea sa scolpire l’essenza stessa del-
del vero naturale con la timidezza del
la materia e far risorgere quel tintinnio
simbolo, in un attenta fraternità compo-
vibrante che solo l’aura immaginata gli
sitiva.
può rendere visibile ciò che non vede.
Il progetto artistico guarda, vede con l’a-
L’opera raccoglie tutto in tanti punti fer-
nima del suo creatore e da espressione
mi e li custodisce in un contrasto emoti-
emotiva si trasforma in presenza e, come
vo fino al punto di sentirsi ritratto a cu-
odi di squilli minimi, si ridipinge in una
stode, guardiano di quelle cose, delle sue
fessura, in piccoli spazi allineati e com-
cose. Iniziando il ritratto della sua vita,
pressi in un solo ultimo istante, dando
Andrea lo sostiene compromettendo se
vita alla vita e da essa scegliere quelle
stesso con la stessa necessità di campio-
piccole cose di poca importanza, ma che
nare le timidezze con la sua compiacen-
contengono tutto l’impeto e la forza di
za affettiva.
uno sguardo e del ricordo.
Andrea sceglie di ritrarre ogni identità
Opera complessa e nello stesso momen-
che lo raggira senza mai sentirsi distur-
to semplice per chi crede che la sempli-
bato e, anzi, è lui a scompigliare l’ordine
cità sia una strada facile, ma chi invece,
delle cose fino a tranciare ogni possibile
come Andrea, ha scelto il percorso più
compromesso e tortuoso della ricerca, di-
giche rimembranze, che vanno a toccare
venta inesauribile ogni sicurezza e nulla
latenti sguardi di una natura inerte dei
ha fine e tutto gli si pone a disposizione.
pittori secenteschi, per poi scivolare tra
Parlare di ciò che si compone in questo
le trame esistenziali di un mattino asso-
progetto non può bastare, quello che in-
lato di un italiana compagine; quella ri-
vece è essenziale dire è che tutta la pit-
nascente metafisica che declama l’attesa
tura di Andrea vive nel risveglio della
invece della partenza.
stessa pittura, nelle scelte cromatiche e
Artista giovane e in Andrea si sente, ma
nei veloci segni lasciati dal colore e dai
si percepisce anche quell’anima crepu-
brevi tratti di una penna, o dal clamore
scolare che l’ambisce il suo tedio fino a
esasperato di uno sguardo lasciato cade-
farlo vivo e a sentirlo accanto come il
re su lavori antichi e su scelte pittoriche
trascinamento dell’ombra tra le pieghe
di artisti che sconfinavano il loro lavoro
dei corpi.
in una nascosta evoluzione. Nei segni
Allora non basta ricordare per compren-
si sente il tremore intimo di paesaggisti
dere dove vuole arrivare Andrea, dobbia-
impressionati dalla loro stessa realtà, lo
mo saperlo ascoltare e con lui sentire il
scompaginamento di frammenti croma-
puro esistere di quegli istanti che si ri-
tici e di stesure inerti e imprecise dove
dipingono nel fondo che è il deposito di
lo sguardo arriva a toccare l’espressività
ogni soluzione, ed è anche quel ricordo
dei sensi, per poi cercare nella quiete ri-
che non basta, ma che è necessario per
flessiva di un giardino o di uno specchio,
esaltare il gemito del cuore.
quel calice splendente di armonie e ma-
Questo lavoro mi è davanti, composto
nella dinamica sospesa tra la frenetica
sé, in sé, sempre, solo e di ciò che non cono-
sensazione e l’estasi del silenzio, fino a
sce, fare la cosa, e altro non c’è che all’arrivo.
percorrere l’esaltazione di un preciso istante per rinvigorire l’immagine at-
“… E s’accorge, senza averne
traverso l’assenza stessa del presente e
spavento, che il tempo scivola come
trovare nella scomparsa l’affermazione della presenza, lasciando lo sguardo davanti a forme che scompaiano, ancora, attraverso l’ammirazione. Di questo lavoro Andrea ci presenta solo l’improvvisa testimonianza che rimane ancora visibile, tutto quello che resta nascosto lo reclude nella sua pittura, nei suoi colori e nelle composizioni che sceglie di accostare, di unire a se stesso
rena , e che il nuovo è tutto da venire ancora tutto da venire: e sente dire in sé sommessamente, dalla vita: siamo parte dell’Humus che prepara il futuro, noi che ce ne andiamo.” Carlo Betocchi
per poi, in fondo, svelare il lento processo della vita. Perché, come fa il servo che trasporta il peso del suo padrone, il pensiero, l’arte di Andrea, porta il peso della conoscenza e con ironia e una sublime mescolanza, ritrae il gusto delle cose sole e nei ritratti delle molte incerte forme di
Testo di Massimo Innocenti
O
O
E
PER
olio su tavola
acquaforte
china su carta
La nascita di Venere, olio su tavola, 45x35 cm
acquaforte
lastra di zinco incisa
acquaforte
autoritratto con Venere
Venere con braccia alzate, xilografia
Venere sdraiata, olio su tavola, 30x17 cm
autoritratto con felpa aperta, olio su tavola, 40x70 cm
andreabiagi.com