Casale monferrato contemporaneo

Page 1

Michele Gavazza - Andrea Repetto

CASALE MON FERRATO CONTEMPORANEO



CASALE, Monferrato Contemoraneo Ognuno di noi vive un prima e un dopo, nella vita di ognuno c’è un evento, o più di uno, talmente forte da cambiare drasticamente la vita. Gli eventi possono essere positivi o negativi. L’Eternit a Casale Monferrato, una grossa fabbrica che ha garantito per molti anni occupazione, un salario migliore e lavoro per l’indotto, sembrava la soluzione ad ogni problema. Sembrava appunto, perché in realtà l’Eternit, inteso sia come materiale che come fabbrica è stato per casale e i suoi abitanti uno spartiacque tra un prima e il dopo. Un prima, anzi 1000 prima differenti fatti di studio, lavoro, amore, amicizia e il dopo fatto di confronto con la malattia. L’amianto, la polvere, la materia prima dell’eternit è stata la causa del cambiamento drastico della vita di molti. La città da quando si è capita la pericolosità quasi epidemica della polvere, dai primi provvedimenti per salute, dalla chiusura dello stabilimento nel 1986 è molto cambiata. Grazie al lavoro di molte persone si è raggiunto un alto grado di consapevolezza e di attenzione nei confronti dei rischi, delle bonifiche e delle cure ai malati. Le fotografie mie e di Andrea vogliono raccontare il risveglio e la vita successiva all’evento. Il dopo visto con gli occhi dei malati, dei parenti delle vittime, di coloro che gli sono vicini (medici, amministratori, avvocati, sindacalisti) e infine della società civile che nonostante tutto continuano a vivere.

Michele Gavazza



Michele Gavazza











































Andrea Repetto

































Breve storia della Eternit a cura di AFeVA - Associazione familiari vittime amianto


L'amianto o asbesto è un minerale (silicato) molto resistente al fuoco, all'attrito, agli acidi ecc. costituito da un insieme di fibre/filamenti sempre in forma longitudinale. Queste fibre, all'apparenza innocue, anche se ridotte a dimensioni microscopiche mantengono la forma di piccolissimi aghi e possono raggiungere le vie respiratorie in profondità. Ciò può provocare fibrosi polmonari (asbestosi), tumori polmonari, mesotelioma (tumore maligno specifico che colpisce prevalentemente alla pleura). La “latenza” di queste patologie, specie per il mesotelioma, vede trascorrere da circa 15 anni fino a molti decenni dal periodo di esposizione all'insorgenza del tumore. Nel 1901 l'austriaco Ludwig Hatschek brevetta una miscela di cemento e amianto denominandola “Eternit”, dal latino aeternitas, cioè eternità. Nel 1906 Adolfo Mazza acquista la licenza per l'Italia e realizza lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato, dove dall'anno successivo inizierà a produrre. L'Eternit a Casale fu uno degli stabilimenti di “cemento-amianto” più grande d'Europa, fra gli anni '50 e '60 superò, con i dipendenti delle imprese interne, i 2.000 addetti. Produceva coperture ondulate, lastre, tubi ecc. Era considerato un posto sicuro: una grande azienda multinazionale con una buona paga, che rappresentò quindi un interesse e un condizionamento molto importante nel Casalese. Chiusa nel 1986 su autoistanza di fallimento, l'Eternit si sbarazzò del limone ormai spremuto: lasciò 350 disoccupati e abbandonò lo stabilimento e le aree circostanti con centinaia di tonnellate di amianto sparse ai quattro venti. La prima asbestosi fu riconosciuta dall'Inail nel 1943. Centinaia di lavoratori morirono soffocati da questa malattia professionale. In particolare dagli anni Settanta, con il forte sviluppo dell'iniziativa sindacale unitaria, si denunciarono le morti anche per tumore e si condussero forti battaglie e scioperi per migliorare l'ambiente di lavoro, che era estremamente polveroso sia all'interno che all'esterno dello stabilimento. Verso la fine degli anni Settanta e in particolare dagli anni Ottanta iniziò a diffondersi la consapevolezza che l'amianto, che l'Eternit, provocava un terribile tumore dall'esito infausto: il mesotelioma. L'Eternit fino ad allora negava la cancerogenità dell'amianto, contrapponendo una vera e propria controinformazione pianificata a livello planetario, come è stato ampiamente documentato nel grande processo per disastro ambientale che vide la condanna, anche in appello, a 18 anni di reclusione dell'ultimo proprietario, il multimiliardario Stephan Schmidheiny. Purtroppo la prima sezione della Corte di Cassazione (19 dicembre 2014) che non assolse l'imputato, dichiarò prescritto il reato di disastro - nonostante il disastro sia tuttora in atto - nelle


sue cause e nei suoi effetti: oltre 2.000 morti solo a Casale, 3.000 con gli stabilimenti di Cavagnolo (To), Rubiera (Re) e Napoli. I mesotelioma, ancora in crescita in Italia e nel mondo, sono 50 e più all'anno a Casale e oltre 1.500 all'anno in Italia. Le morti da asbestosi e tumore al polmone da amianto sono in calo, in quanto correlate a esposizioni massicce e normalmente professionali. La lotta dei lavoratori è stata portata dalla fabbrica nel territorio fin dagli anni Ottanta: è stata una scelta sindacale (iniziata dalla Camera del Lavoro Cgil, allora comprensoriale) sicuramente decisiva per l'affermazione della “vertenza amianto” per “giustizia, bonifica, sanità e ricerca”, che continua tuttora. Furono centinaia le cause civili, negli anni Settanta e Ottanta, per riconoscimento Inail delle malattie professionali (asbestosi, tumori polmonari e in particolare mesotelioma). Nel 1988 fu costituita l'Associazione dei familiari delle vittime, assumendo un ruolo crescente con il sindacato e le associazioni ambientaliste - nella vertenza amianto e indispensabile a partire dalla metà degli anni Novanta, grazie esclusivamente a un forte e qualificato volontariato. Alcune tappe dal 1980 di questa lunga battaglia civile - La verifica e la conferma con una causa (fino in Cassazione 1984-'87) che il rischio amianto sussisteva ancora in tutto lo stabilimento. - Le prime indagini epidemiologiche richieste da Torino dal prof. Benedetto Terracini (padre della nostra epidemiologia) e dal procuratore Guariniello sollecitate per anni dal sindacato all'Usl di Casale 1983-'87. - "No" della Camera del Lavoro alla riapertura della fabbrica, nel 1987, da parte dell'Eternit France ancora con l'amianto, seguita dalla storica ordinanza del sindaco di Casale Riccardo Coppo che vieta l'utilizzo dell'amianto nel territorio comunale. - Centinaia di cause al fallimento (tribunale di Genova) per risarcimenti ai lavoratori (danni alla salute). - dal 1989 inizio della lotta per la messa al bando dell'amianto in Italia, raggiunta con CgilCisl-Uil nazionali con la Legge n. 257 del 1992 dopo decine di sit-in a Roma davanti al Parlamento con i disoccupati dell'Eternit in prima fila. Nel contempo continui esposti alla Procura della Repubblica: primo processo penale nel 1993 nei confronti dei dirigenti locali; delusione in Cassazione: tutte prescritte le parti lese con condanne a pochi mesi per omicidio colposo. - 1998: riconoscimento di Casale quale sito di interesse nazionale che vede un forte impegno


sinergico di tutte le Istituzioni locali e regionali e i primi finanziamenti nazionali per la bonifica. - L'Associazione non si arrende e continua con nuovi esposti alla Procura di Casale per morti di lavoratori e cittadini, fino al maxiesposto a Torino nel 2004 e ancora nel 2005 per oltre 1.000 morti e centinaia di ammalati, con successivo processo, stavolta ai proprietari della multinazionale, per disastro ambientale doloso, richiesto dalla Procura (Guariniello, Panelli, Colace). La Cassazione (Prima sezione) ha sicuramente inferto un grave colpo al diritto alla giustizia delle migliaia di vittime dell'Eternit e alle aspettative dettate dal buon senso civico delle migliaia di cittadini che, assieme a tutte le scuole del territorio e alle associazioni di ogni tipo, hanno dato luogo a grandi e civilissime fiaccolate, manifestazioni culturali e sportive, lavori e studi in tutte le scuole del territorio e non solo. Tuttavia non solo dobbiamo credere ancora nella giustizia e quindi al nuovo processo per omicidio richiesto ancora dalla Procura di Torino ma, con rinnovata speranza e solidarietà verso i nostri ammalati e familiari e verso le nuove generazioni, rilanciamo la lotta per completare la bonifica (già oggi nel Casalese è la più avanzata in Italia), per la giustizia e per una sanità e ricerca che sconfigga l'amianto e il mesotelioma in tutto il mondo. Molti ci chiedono qual è il significato della nostra lotta Lo sviluppo economico va visto non solo nella sua quantità ma sopratutto nella sua qualità. Per questo la democrazia va certamente conquistata ma poi assolutamente esercitata. Casale non è la città dell'amianto ma la città che lotta contro l'amianto, esercitando la partecipazione democratica, coltivando da un lato la socializzazione delle vittime e dei cittadini e dall'altro il confronto costante con le Istituzioni. Ciò ha contribuito ad allargare la consapevolezza di come affrontare il rischio amianto anche a livello internazionale: nel mondo, purtroppo, la maggioranza dei Paesi a partire dai più grandi - Russia, Cina, India, Brasile - ancora estraggono o comunque utilizzano amianto. Per questo anche noi facciamo parte di una multinazionale, quella delle vittime e della lotta per la giustizia e la messa al bando




Eternit: pensieri dei protagonisti in merito alla vicenda


Pierangelo Fazi: “ancora fino al 2000, dopo l'alluvione, durante i lavori di messa in sicurezza del Po, si trovavano molti sacchi di amianto che erano stati interrati negli anni '70 e '80.” Arcangelo Paladino: “Andavo a Po a fare il bagno e a pescare e ci portavo anche mia figlia. A volte al fiume trovavamo pezzi di eternit che portavo a casa e mettevo in giardino.” Romana Blasotti: “Nonostante sia stata nominata Commendatore della Repubblica, non mi piace vantarmene, ricordo invece con piacere la pianta di Orchidee che mi è stata regalata per il mio ottantesimo compleanno dagli amici di tutto il mondo... Vorrei dire che chi ha facoltà di decidere rifletta su come decide.” Luca Cavallero: “probabilmente lascerò Casale, ma Casale la porterò sempre con me, spero solo non fino in fondo.” Giovanni Cappa: “Nonostante la malattia, mi sono messo in gioco nell'associazione per tenere viva la memoria per le nuove generazioni e per mantenere l'eccellente assistenza ai malati; sopratutto in vista del picco previsto, ipoteticamente, per il 2020.” Beppe Manfredi: “dal 2013 mi ci sono trovato dentro mio malgrado, mi sto curando presso l'UFIM una cura sperimentale con le alghe marine. Dal 2016 ho assunto la presidenza continuando il lavoro svolto dai miei predecessori: il tema principale del 2015 era la giustizia, ora gli sforzi sono per mantenere il buon livello di diagnosi e cura qui a Casale e ad Alessandria.”Giuliana Busto: “...mio fratello era uno sportivo, amava stare all'aria aperta da quando eravamo piccoli e giocavamo nel parco davanti a casa...”


Olimpia DeAmbrosis: “mi sono interessata tramite il corso per l'aula multimediale e mi piace trasmettere le conoscenze acquisiti anche agli altri. Mi colpisce che si stiano ammalando persone della generazione dei miei genitori.” Nicola Banin: “mi colpisce la voglia di essere informati delle nuove generazioni e vorrei che l'informazione sui pericoli dell'amianto fosse estesa al maggior numero di persone possibile in tutto il mondo” Paolo Bonfanti: “Odio il sistema capitalista” Giulia Gallizzi: "In ogni paziente c'è un universo di storie, sentimenti, fragilità e coraggio che donano a tutti noi la forza di combattere senza dimenticare, il riscatto del presente e la ricerca del futuro." Giuliana Busto: “...mio fratello era uno sportivo, amava stare all'aria aperta da quando eravamo piccoli e giocavamo nel parco davanti a casa...” Eusebio Cazzulino: “lasciata l'eternit, mi sono messo a fare il falegname, costruire e restaurare mobili resta la mia grande passione.” Daniela DeGiovanni: “...mi ricordo gli inizi, eravamo in tre: io, Nicola Ponderano e Bruno Pesce, facevamo riunioni per spiegare la pericolosità dell'amianto, davanti a 3-4 persone in piccole sale...” Maria Assunta Prato: "Da poco sono nonna di un bimbo che si chiama Paolo, come mio marito morto di mesotelioma 20 anni fa. Paolo è un simbolo di come non si voglia dimenticare ciò che è stato e anche di come si voglia continuare a vivere, lavorando insieme perché ciò che è avvenuto non succeda più"


Casale Monferrato Contemporaneo Michele Gavazza - Andrea Repetto Š 2016-2017 - tutti i diritti riservati



Michele Gavazza - Andrea Repetto

CASALE MON FERRATO CONTEMPORANEO


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.