Graphic Design Comunicazione d’impresa Monografia su Maeda Jhon Andrea Aprile Graphic Design 3 2017/2018
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John Maeda, graphic designer, teorico, docente e imprenditore. Figlio di emigrati giapponesi, nasce a Seattle nel 1966. Si iscrive al Mit curiosamente nel 1984, stesso anno del lancio dei primi Mac. Completerà gli studi in computer science nel 1988. In un’intervista a klatmagazine.com nel 2005 egli stesso affermò: «Non sapevo nulla di design fino al terzo anno di università al Mit. Ero bravo in disegno e matematica, ma di design non avevo mai sentito parlare. Lo scoprii attraverso un libro di Paul Rand». Sarà influenzato dal lavoro di quest’ultimo ma anche da Muriel Cooper. Essa la possiamo definire un ponte di collegamento tra Bauhaus e l’era digitale. Era allora direttrice del Visibile Language Workshop del Mit, quando un giovane Maeda seguirà il suo corso. Conclusa l’esperienza al prestigioso istituto deciderà di continuare gli studi alla Scuola di Arte e Design dell’Università di Tsukuba in Giappone. Qui incontrerà peraltro Bruno Munari a una sua mostra personale. Tornerà al Mit, ma stavolta da docente e direttore associato alla ricerca, al quale affiancherà l’attività di designer. Per dodici anni, a capo di un team di ricercatori e promettenti studenti, esplorò le connessiosni tra design e nuove tecnologie. Al Mit Media Lab si dedicò alla combinazione di tecniche di programmazione con grafica interattiva e in movimento. L’obiettivo progettuale dei Maeda e del suo team era la definizione di un nuovo linguaggio digitale intrinsecamente dinamico e espressivo. Da qui prenderà vita uno dei suoi progetti che lo renderà famoso: Design by Numbers (Dbn). Nel volume, da lui redatto nel 2004, Creative Code: Aesthetics+Computation (Codice Creativo: Estetica+Calcolo) sono illustrati i lavori digitali più affascinanti degli anni al Media Laboratory.
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Dbn nasce con lo scopo di integrare la pratica del graphic design con il pensiero computazionale. Questo concetto fu originariamente introdotto dal matematico Seymour Papert, attivo al Mit negli anni settanta. Indica la capacità di formulare delle istruzioni in un linguaggio che possa essere implementato efficacemente da un qualunque elaboratore di dati, sia umano o artificiale. Maeda ha saputo mettere a punto un approccio pedagogico nel volume uscito nel 1999. Ha illustrato passo passo l’insieme di comandi e procedure attraverso cui è possibile utilizzare un nuovo linguaggio – ideato da Maeda – per generare e modificare immagini. Al tempo stesso partendo dal presupposto secondo cui il computer si porrà come principale mezzo di elaborazione visuale del nuovo secolo, argomenta le motivazioni culturali per cui la capacità di programmare dovrebbe entrare a far parte della formazione dei designer. Dbn non risulterà lontano dalla tradizione del Bauhaus. Una visione progettuale che unisce arte e tecnica; la codifica di un nuovo linguaggio che si pone da ponte tra le discipline dell’estetica, della scienza e della tecnologia. Giovanni Anceschi, in tempi recenti, osservò che la produzione di Maeda ha dei punti di contatto col basic design; alcuni dei suoi progetti risultano molto simili alle sperimentazioni condotte alla Scuola di Ulm. Nei laboratori Mit, ai tempi della progettazione di Dbn, erano presenti anche Ben Fry e Casey Reas. Due ricercatori promettenti che nel 2007 creano Processing, un implementazione del progetto Dbn. Ad oggi vanta il supporto di numerose librerie e versioni per il web e Android, regolarmente aggiornate.
Math Butterflies, John Maeda, 1998 Immagine per un poster. Al Mit aiutò talvolta il dipartimento di matematica a pubblicizzare eventi. (Fonte maedastudio.com)
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Gli anni tra il 1993 e il 1999 saranno gli anni più proficui. Darà vita ai Reactive books, sviluppati come mix appassionante di design digitale e grafica stampata. Il primo, intitolato Reactive square, mostra dieci quadrati che interagiscono sullo schermo rispondendo a un input vocale esterno. Il secondo, 12 o’clock, è una serie di 12 orologi che svolgono una progressione temporale attraverso diverse modalità grafiche. Il terzo chiamato Flying letters, è formato da lettere manovrate dal mouse. Nel 1998 arriva Tap, type, write, un omaggio alla tipografia, in cui le lettere a schermo interagiscono coi comandi sulla tastiera. Ed infine Mirror mirror che utilizzava l’input video per rendere affascinanti interazioni. I Reactive books sono oggi nella collezione permanente del MoMA.
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Sopra. Flying letters, John Maeda, 1998 Lettere volanti vere e proprie, che manovrate si comportano come delle marionette. (Fonte maedastudio.com)
A destra. 12 o’clock, John Maeda, 1997 Frame di uno dei 12 orologi generati da Maeda, basati sulla scanzione temporale dei secondi. (Fonte maedastudio.com)
Con l’ingresso nel nuovo secolo Maeda sarà al centro di svariati premi e riconoscimenti. Avrà la possibilità di esporre in tutto il mondo, tra Londra, New York e Parigi. Oggi alcune delle sue sperimentazioni sono nelle collezioni permanenti del MoMA, del Museo di arte moderna a San Francisco e alla Fondazione Cartier di Parigi. Esquire lo inserisce nella lista delle 21 persone più influenti del XXI secolo nel 1999. Nel 2001 riceve il National design award per il design della comunicazione negli Usa e il Japan’s mainichi design prize in Giappone. ID Magazine lo definisce come uno dei 40 personaggi più influenti del design nel 2005. Nel 2009 entra nella Hall of fame dell’Adc e gli viene conferita la Medaglia d’oro Aiga nel 2010.
AI Infinity, John Maeda, 1992. La prima immagine codificata da Maeda, con il linguaggio di programmazione PostScript. (Fonte maedastudio.com)
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La sua influenza può essere attribuita anche alla sua scrittura. The law of simplicity è un saggio sulla semplicità del 2006, che è divenuto nel giro di pochi anni un best-seller. Dieci leggi per semplificarsi la vita in un mondo reso pieno e complicato dal progresso tecnologico: riduci, organizza, tempo, impara, differenze, contesto, emozione, fiducia, fallimento, l’unica. Dieci leggi universali che pongono nuove basi al concetto di semplicità, intesa anche come filosofia di vita. Dal punto di vista biografico è importate evidenziare la vicinanza dei temi e delle argomentazioni trattate alla figura di Paul Rand.
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Morisawa, John Maeda, 1996 Serie di poster ispirata a S. Munakata. Maeda sperimenta nuove elaborazioni tipografiche. (Fonte maedastudio.com)
Dal 2008 al 2014 Maeda riceve l’importante incarico di nuovo preside della Risd, prestigioso istituto d’arte americano. Data la sua età (Maeda era giunto ai 42) e la poca esperienza amministrativa esso rappresentò una scelta a sorpresa per la scuola. In campo didattico sarà un forte sostenitore di un moderno sistema educativo negli Stati Uniti, che prende il nome di Steam (acronimo di: sciene, technology, engineering, art, math). È alla Risd che Maeda si trova in un nuova posizione che lo porterà ad affrontare il problema della leadership, che sarà il frutto di un suo nuovo libro: Redesign Leadership. Un manuale per il leader contemporaneo.
Fireball, John Maeda, 2007 Tracciata da un braccio meccanico, è stata usata per la copertina di Law of Simpicity. (Fonte maedastudio.com)
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Dagli inizi della sua carriera fino ai giorni nostri Maeda è stato tante cose. Oggi potremmo circoscrivere il suo vasto lavoro nell’area in cui business, design e tecnologia si fondono. Vanta numerose collaborazioni con i colossi mondiali dell’internet of thinks e venture capital nella Silicon Valley. Da citare l’unione nel 2014 a eBay per rinnovarne l’esperienza utente dei servizi offerti; negli anni d’innovazione del commercio online, il suo progetto per la compagnia è diventato un vero e proprio caso studio sulla gestione del cambiamento. Nel 2016 si è unito ad Automattic, una grossa società che opera in ambito web; famosa per aver sviluppato la piattaforma Wordpress, la sua mission è quella di: rendere il web un posto migliore. Oggi fa parte di importanti consigli amministrativi nelle seguenti organizzazioni: la Wieden + Kennedy (una società per la pubblicità globale), il gruppo Advanced Technology+Projects di Google, Kpcb e Sonos Inc. I suoi risultati e la sua esperienza sono condivisi nel Design in tech report. È un evento con cadenza annuale, creato da Maeda a partire dal 2015. Egli stesso espone ricerche, avvenimenti, innovazioni e tendenze che nell’arco dell’anno hanno influito sul complesso mondo del design e delle nuove tecnologie. Maeda trattando di temi caldi e con uno sguardo al futuro ha saputo, nel corso degli anni, attirare all’evento l’interesse delle grandi startup e società. Seguito da addetti ai lavori e non, dopo la conclusione dei Design in tech report è possibile consultare il sito designintech.report.com. Il sito mette a disposizione il backup delle slides in cui sono narrati gli argomenti trattati, anno per anno.
John Maeda durante una Ted Talk sulla semplicitĂ nel 2007. (Fonte ted.com)
bibliografia BARONI DANIELE e VITTA MAURIZIO, Storia del design grafico, Loganesi, 2003, Milano DIOTTO MARIANO, Graphic and digital designer: Una professione proiettata nel futuro, Libreriauniversitaria, settembre 2016, Milano MAEDA JOHN, Le leggi della semplicità , Mondadori, 2006, Milano RUSSO DARIO, Free Graphics, Lupetti, 2009, Milano
sitografia AIGA, Maeda John, in AIGA, www.aiga.org, 2018 CILIBERTO GIULIA, design by numbers: john maeda e la computazione applicata al graphic design, in Aisd, www.aisdesign.org, 2018 ESPOSITO CIRO, Design, teconlogia e news, in Medium, www.medium.com, 2017 HANS ULRICH OBRIST, John Maeda Back to the future #04, in Klat Magazine, www.klatmagazine.com/design, 2018 MAEDA JOHN, Maeda John, in Maeda Studio, maedastudio.com, 2018 MAEDA JOHN, Maeda John, in Linkedin, www.linkedin.com, 2018 MAEDA JOHN, Design in Tech Report, in Design in Tech Report, www.designintech.report, 2018
«Per qualche tempo ho seguito le leggi assolute dell’impaginazione svizzera: il mantra della griglia. A volte, quando mi trovavo a peccare collocando un blocco testuale in modo improprio, m’è capitato di vedermi fulminato da un’illuminazione. Ma quelle leggi vietavano di abbandonarsi all’intuizione! Allora ho realizzato che la perfetta coerenza non colpiva nel segno e che il mio punto di precisione del 0,1 non valeva un bel niente, a meno che non si trattasse di stampare e definire ogni singola pagina manualmente». J. Maeda, Maeda@media, T&H, Londra, 2000