Palazzi storici napoletani "Cortili Aperti ADSI 2017"

Page 1

PALAZZI STORICI CORTILI APERTI

PALAZZI STORICI DI NAPOLI CORTILI APERTI 2017

Cortili Aperti Maggio 2017

1



PALAZZI STORICI CORTILI APERTI


Cortili Aperti Palazzi storici Pubblicazione realizzata in occasione dell’evento Cortili aperti 2017

Con il patrocinio di

Sponsor ufficiali nazionali

Redazione delle schede: Giuseppe Albano Francesca Bertagnin Andrea Casolare Mariangela Terracciano Maria Pia Testa Fotografie: Giuseppe Albano Francesca Bertagnin Andrea Casolare Marco Lucignano

Con la partecipazione di

Progetto grafico: Francesca Bertagnin Andrea Casolare Impaginazione: Andrea Casolare Referenze iconografiche: Museo di San Martino Progetto di copertina: Francesca Bertagnin Eugenio Muccio

Stampa: Giannini Editore Via Cisterna dell’Olio 6b, Na ISBN 13: 978-88-7431-876-6

I testi, le foto e il progetto grafico dei vari autori sono rilasciati sotto licenza Creative Commons BY.NC.ND


SOMMARIO |

7

A.D.S.I.

Marina Colonna illustra le finalità dell’associazione e il suo attivo impegno per la tutela del patrimonio.

19

PALAZZO DI SANGRO DI SANSEVERO

Palazzo prossimo alla cappella Sansevero dimora del principe Raimondo di Sangro.

33

PALAZZO MARIGLIANO

53

PALAZZO NIGLIO JADICICCO

63

ENGLISH ABSTRACT

Sede di una sezione dell’Archivio di Stato, cela tra le sue mura un bellissimo giardino pensile.

Nel centro storico di Frattamaggiore, ancora oggi abitato dalla famiglia che lo edificò nel ‘600.

A short description of Neapolitan palaces and their history and architecture.

9

INTRODUZIONE

Il Prof. Di Mauro presenta al lettore l’opuscolo e le finalità della giornata dei Cortili Aperti 2017.

23

PALAZZO DIOMEDE CARAFA

Il quattrocentesco palazzo fondato da uno dei più grandi mecenati napoletani: Diomede Carafa.

39

PALAZZO MOTTA BAGNARA

A due passi dalla Villa comunale, il palazzo ospita al suo interno numerose attività culturali.

55

PALAZZO FILOMARINO

Palazzo dall’imponente portale sede della fondazione Croce che ne promuove i suoi studi.

70

11

PALAZZO PIGNATELLI DI MONTELEONE

29

PALAZZO MORMANDO

45

PALAZZO CELLAMARE

Palazzo sito nei pressi della famosa Piazza del Gesù. Tra i suoi inquilini figura anche il pittore Degas.

Piccolo palazzo sito nella folcloristica via di San Gregorio Armeno.

Tra i più grandi palazzi di Napoli, ha visto soggiornare personaggi come lo scrittore Goethe.

59

PALAZZO CASAMASSIMA

Antico palazzo del centro antico caratterizzato dal suo doppio cortile separato da un loggiato.

RINGRAZIAMENTI

A cura di Alberto Sifola, a nome di tutto lo staff che ha partecipato in favore dell’evento “Cortili Aperti 2017”,


ITINERARIO |

4

2

5

3

9

1

10

1 2 3 6

4 5 6

7

6

Palazzo Pignatelli di Monteleone Calata TrinitĂ Maggiore, 53 Palazzo di Sangro di Sansevero Vico San Domenico Maggiore, 9 Palazzo Diomede Carafa Via san Biagio dei Librai, 121 Palazzo Mormando Via san Gregorio Armeno, 28 Palazzo Marigliano Via san Biagio dei Librai, 39 Palazzo Cellamare Via Chiaia, 149

Palazzo Motta Bagnara Via Riviera di Chiaia, 215 Fuori pianta 8 Palazzo Niglio Jadicicco Via Atellana, 36 Frattamaggiore Palazzi edizione 2016 9 Palazzo Filomarino Via Benedetto Croce, 12 Palazzo Casamassima 10 Via Banchi nuovi, 8 7

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


CHE COS’È L’

| Marina Colonna Presidente A.D.S.I. Campania

L’Associazione Dimore Storiche Italiane (A.D.S.I.) è un ente morale della Repubblica Italiana che ha lo scopo di favorire la conservazione, la gestione e la valorizzazione di palazzi, ville e giardini storici, contribuendo alla tutela di un patrimonio culturale privato d’interesse pubblico. Nata nel 1977, l’A.D.S.I. può contare oggi su circa 4.500 iscritti, titolari - o anche semplicemente estimatori - di una discreta quota dell’intero patrimonio delle Dimore Storiche presenti in tutta Italia. Le Dimore Storiche sono, per definizione, beni culturali privati, sottoposti a vincolo dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. L’A.D.S.I. è anche membro della European Historic Houses Association, un ente morale che persegue le stesse finalità a livello europeo. L’Associazione ha la sua sede centrale a Roma, e si articola in Sezioni Regionali ciascuna delle quali porta avanti localmente gli obiettivi che di volta in volta vengono delineati all’interno del Consiglio Nazionale. Date le sue finalità, l’A.D.S.I. da tempo collabora con il Ministero e con le Soprintendenze per una sempre maggiore diffusione della conoscenza di questo patrimonio, sia attraverso l’apertura al pubblico di moltissime Dimore, sia sul piano culturale, attraverso la realizzazione di convegni, conferenze e mostre di interesse nazionale e internazionale. Questo impegno è rivolto in tre direzioni: verso i Soci stessi; verso le Istituzioni centrali e territoriali, competenti sui diversi aspetti della conservazione e della tutela dei beni culturali; verso la pubblica opinione, interessata alla conoscenza del patrimonio culturale del nostro Paese. Nel 2011 sono state inaugurate Le Giornate Nazionali A.D.S.I. – Cortili Aperti. L’obiettivo è quello di fare conoscere, attraverso l’apertura in tutta Italia di numerose Dimore Storiche, sia il valore – architettonico, storico e artistico – di ogni singola Dimora, sia l’esistenza dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, e le sue finalità. La presenza, dentro i cortili, di artigiani di eccellenza ha poi lo scopo di sottolineare l’importanza, per l’artigianato, delle Dimore Storiche, da sempre committenti delle migliori manifatture artigianali. Non bisogna dimenticare infatti che, grazie a questo tipo di Committenza, un tempo Cortili Aperti Maggio 2017

7


Napoli è stata famosa in Europa per la straordinaria qualità dei suoi manufatti sia architettonici che di arredo. L’apertura contemporanea, quest’anno, di sette cortili di Dimore Storiche di Napoli, e la visita guidata al loro interno che l’A.D.S.I. ha organizzato con la collaborazione dei loro proprietari e dell’Università di Napoli Federico II, costituisce un’occasione preziosa per apprezzare i luoghi della nostra storia e della nostra identità nazionale. Attraverso questi percorsi, che vengono proposti contemporaneamente in numerosissime città italiane, l’A.D.S.I. desidera non solo far conoscere al più vasto pubblico luoghi generalmente non accessibili, ma anche far comprendere come la tutela, la cura e il mantenimento di queste beni da parte dei privati comporti una responsabilità ed un impegno, spesso molto gravosi, che va a beneficio della comunità. Sono queste Dimore Storiche, infatti, con le loro molteplici tipologie, che contribuiscono in modo sostanziale al disegno delle nostre città, delle nostre campagne e, più in generale, dell’identità storica del paesaggio italiano. Con la sua attività l’A.D.S.I. intende tutelare e sostenere questo patrimonio affinché esso possa essere tramandato alle generazioni future nelle condizioni migliori, conservando il più possibile i segni delle tradizioni di una storia secolare.

8

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


INTRODUZIONE | Arch. Leonardo Di Mauro Professore di Storia dell’architettura Le pagine che state per leggere non vogliono essere una guida ai palazzi napoletani: sono state scritte da studenti del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II per rendere interessante e piacevole la vostra visita in occasione della manifestazione Cortili aperti 2017 organizzata dalla sezione Campania dell’ADSI. Su alcuni dei sette palazzi coinvolti nell’evento esiste una vastissima bibliografia, altri sono stati studiati solo parzialmente e molte notizie potranno essere trovate in futuro; le poche righe dedicate ad ognuno non esauriscono quindi tutte le informazioni che abbiamo, ma sono sicuro che attireranno il vostro interesse e svilupperanno la curiosità di saperne ancora di più. Insieme alle più sicure notizie storiche sulla costruzione e trasformazione di ogni palazzo, sui nomi dei committenti che li hanno abitati nel tempo, i giovani autori hanno dato spazio anche a curiosità storiche su eventi avvenuti nel palazzo o su persone ad esso collegate. In ognuno dei cortili avrete modo di incontrare uno o più artigiani la cui attività si svolge in quel luogo, o più frequentemente nelle adiacenze. Un modo per ricordare che le città non devono essere museificate, ma mostrate ai propri abitanti e i turisti come organismi viventi; in particolare Napoli dove nel palazzo aristocratico hanno sempre convissuto ceti diversi soprattutto da quando, nel XX secolo, il palazzo ha smesso di essere la residenza di una sola casata. Iniziative come questa patrocinata dall’ADSI, come le altre che l’hanno preceduta, coinvolgono giovani rivolti allo studio della storia e delle memorie cittadine; proprietari di edifici storici che spesso, con grande impegno e dedizione, riescono a mantenere il decoro di monumenti che sono parte non piccola dell’immagine che la città mostra ai turisti (finalmente tornati numerosi); napoletani innamorati di una città che non si stancano di conoscere in ogni aspetto ed anfratto. Un contributo fondamentale all’opera di tutela che dovrebbe essere il primo pensiero di ogni amministratore.

Cortili Aperti Maggio 2017

9


I PALAZZI


PALAZZO PIGNATELLI DI MONTELEONE

XVI SEC. CALATA TRINITÀ MAGGIORE, 53

I

l palazzo Pignatelli di Monteleone, eretto lungo Calata Trinità Maggiore, è caratterizzato da un grande portale prospettante sulla strada. Il palazzo fu eretto nel XVI secolo dalla famiglia Pignatelli di Monteleone (oggi Vibo Valentia), in una zona prossima al nucleo antico del centro storico. Il progetto architettonico è di Giovanni Vincenzo Della Monica. Nella zona tra Monteoliveto ed il Gesù Nuovo vi numerosi giardini: quello del “Carogioiello” e quello del “Paradiso”. Il marchese del Vasto D’Avalos ebbe la cattiva idea di costruire la sua dimora sul lato del giardino di palazzo Monteleone e la duchessa Girolama Colonna, non potendo tollerare occhi indiscreti, fece costruire i palazzi che ora sorgono su via Sant’Anna dei Lombardi. Lo stato del palazzo è confermato dal Celano che lo descrive “abbellito ed accresciuto e magnifico di grandi gallerie ed un appartamento freschissimo” corrispondente a via Sant’Anna dei Lombardi tutto dipinto dal De Matteis, autore tra l’altro delle stupende opere che arricchiscono tutt’oggi le tele della vicina chiesa di San Nicola alla Carità. I dipinti realizzati da Paolo De Matteis ritraevano i fatti più illustri dell’Eneide e addossati alle pareti grandi specchi occupavano prospettive da un balcone all’altro per riflettere le immagini delle volte realizzate dalle scene dipinte ad olio, minuziosamente descritte nella Gerusalemme liberata del Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

11


P. PRECEDENTE | Particolare del portale del palazzo Ph. Francesca Bertagnin

A LATO | Portale, opera di Sanfelice, caratterizzato dalla bicromia del marmo e del piperno e dal suo elaborato timpano. Ph. Andrea Casolare

Tasso. Successivamente, nel 1718, Nicola Pignatelli, duca di Monteleone, decise di realizzare una vasta opera di restauro e trasformazione che affidò all’architetto Ferdinando Sanfelice, soprattutto per quanto riguarda la facciata e il portale. Il portale è opera pregiata delle maestranze di Domenico Astarita e Domenico Gorlei, presenta elementi molto particolari, come le bugne in marmo bianco che si alternano lungo le colonne che, a loro volta, sorreggono dei capitelli 12

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


A LATO | dettaglio della colonna del portale. Ph. Francesca Bertagnin

realizzati con mascheroni di satiri, le cui orecchie formano le volute. La parte superiore del portone, invece, presenta una conchiglia entro cui si trova un cuore nel quale è posta una lapide in ricordo del restauro voluto da Nicola Pignatelli, il tutto sovrastato dal timpano che arriva quasi a toccare il balcone del secondo piano. I lavori di consolidamento per il Palazzo Pignatelli Monteleone vennero conclusi alla partenza del Duca per la Sicilia, mentre i lavori di abbellimento proseguirono per tutto il 1723 più lentamente e poi nei due anni successivi più intensamente fino a coinvolgere le sentenze del Tribunale della Fortificazione Mattonata e Acqua su alcune migliorie da apportare al palazzo e le sue estensioni su strada pubblica, per cui nel 1725 si rettificò il breve tracciato viario oggi corrispondente a via Quercia, per consentire l’inquadramento della fabbrica ed estenderne i confini pur mantenendo intatta la simmetria dell’opera. Nel 1726 alla morte di Gian Battista Pignatelli i lavori d’inquadramento dello stabile vennero affidati a Tagliacozzi CaCortili Aperti Maggio 2017

13


nale in sostituzione dell’architetto Sanfelice, nel tentativo di sistemare la rimessa dei principi per servire a sei vetture. Sulla sinistra del cortile interno è posto lo scalone inserito postumo sul copro di fabbrica caratterizzato da due rampe simmetriche che si collegano al primo ballatoio, che smonta SOTTO | Scansione ritmica delle aperture che individuano lo scalone principale. Ph. Andrea Casolare

14

il tutto al piano nobile di primo livello; al terzo livello, dopo una dozzina di camere, apre alla sala da gioco dove il Duca Fabrizio di Pignatelli nel 1760 veniva spesso per attardarsi in amabili partite a carte seduto al tavolo con l’amico Carlo Carafa duca di Maddaloni ed altri componenti della nobiltà

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


A LATO | Estensione del cortile sul lato sud del palazzo dove, con il tempo, si sono costruiti ambienti secondari. Ph. Andrea Casolare

napoletana, tra i quali Giacomo Casanova negli anni in cui risiedette per la seconda volta a Napoli. Successivamente il palazzo venne acquistato dal facoltoso banchiere francese René Hilaire Degas fuggito a Napoli all’indomani dello scoppio delle Rivoluzione Francese, che nel 1825 affidò dei lavori di ristrutturazione a Stefano Gasse. Il nuovo proprietario ebbe sette figli, tra i quali un certo René Hilaire padre del famoso pittore Impressionista Edgard che, come riportato da una lapide collocata nel 1966 dall’Istituto Grenoble, fu ospite svariate volte all’interno dell’edificio. Il palazzo, per quelle strane deformazioni popolari, è conosciuto nella vulgata popolare come “Palazzo del Gas”. Cortili Aperti Maggio 2017

P. SUCCESSIVA| Vista dal basso del coronamento del palazzo. Ph. Andrea Casolare 15


16

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida:


GLI AMORI DI CASANOVA | A fine ‘700, il palazzo comincia ad essere teatro di numerosi incontri mondani organizzati dai proprietari ai quali partecipò anche Casanova, che in quel periodo era ospite di don Carlo Carafa Casanova a dispetto della sua fama, non fu fortunato nel gioco, lasciando sul tavolo un’ingente fortuna, e nemmeno in amore. Egli restò abbagliato dalla bellezza dell’amante del duca, Leonilda, e le fece una proposta di matrimonio che il Duca fu ben lieto di appoggiare, facendo presente che prima di preparare il contratto nuziale bisognava avvertire la madre di Leonilda. Il giorno successivo la madre venne a

Clara Bernardo, Leopoldo Casertano, Sara Russo, Pio Starace

Napoli ma appena vide Casanova gettò un grido e cadde svenuta. Casanova riconobbe il lei la bella Lucrezia Monti con la quale aveva avuto una relazione. Passato il primo momento di sorpresa e allontanatosi il Duca e Leonilda, Lucrezia confessò a Casanova che la graziosa fanciulla era il frutto di una notte d’amore, consumata molti anni prima a Tivoli. La presenza della donna fece risvegliare le antiche fiamme nel cuore di Casanova che tra le braccia della madre dimenticò totalmente le grazie della figlia. SOTTO| Giacomo Casanova

17


ARTIGIANI | DITTA BUONOCORE

EURO MEDITERRANEA MOBILI

La ditta Buonocore si tramanda l’arte della doratura e del restauro da generazioni. La ditta Buonocore Giovanni, ha eseguito il restauri per la Soprintendenza di Palazzo Reale di Napoli. Inoltre ha eseguito il restauro della Madonna Policroma del XVI secolo per la soprintendenza di Cosenza. Ha effettuato lavori per la Curia di Pozzuoli. Per l’abbazia di Montecassino, la ditta ha effettuato il restauro dell’altare maggiore. Nell’anno 2000 sono state dorate due navate della Basilica di Atina. La ditta Buonocore lavora con diverse pinacoteche italiane ed estere, riproducendo per loro cornici di tutte le epoche.

La Storia della falegnameria Iervolino, giunta alla terza generazione, attualmente denominata Euromediterranea Mobili, inizia nel 1915 dalla passione per il legno del capostipite Pasquale Iervolino che nell’ immediato dopoguerra fondò una piccola “bottega artigianale” di circa 16 mq. Con il passare degli anni e con grande tenacia, la bottega si ingrandì trasferendosi in una più grande, dove cominciò ad avviare il figlio Michele e poi l’altro Gennaro all’arte della lavorazione del legno. All’inizio degli anni ‘80 ci fu il salto di qualità, iniziando a lavorare nella nuova sede di via Alveo Zennillo con una superficie coperta di circa 2000 mq che offriva anche una migliore posizione per il trasporto dei loro lavorati oltre ad un maggiore spazio necessario per le moderne macchine. Oggi l’azienda si avvale dell’abilità di maestri falegnami per ideare, arredare, e realizzare qualsiasi tipo di arredamento, curando il tutto nei minimi dettagli, al fine di garantire alla clientela la massima qualità.

NAVAL PITTURA La ditta di Tartarone Francesco, è presente da circa 60 anni di attività mai interrotta nel campo delle pitturazioni sia di imbarcazioni, che di civili abitazioni, all’avanguardia nella scelta dei materiali e delle applicazioni. La ditta è riuscita a conciliare al meglio l’esperienza con le innovazioni attuali nel campo decorativo a 360 gradi, senza mai tralasciare la tradizione classica riferita ai prodotti tradizionali.

18

SOTTO | Arredo falegnameria Mediterranea Mobili

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO DI SANGRO DI SANSEVERO

XVI SEC. VICO SAN DOMENICO MAGGIORE, 9

L

’area su cui oggi sorge palazzo Sansevero, in origine era divisa in tre insule a lungo vuote di costruzioni consistenti. Nel XVI secolo fu eretto il palazzo, in concomitanza con gli edifici circostanti, per volontà del duca di Torremaggiore Paolo de Sangro, come residenza della casata, su disegni dello scultore e architetto Giovanni da Nola. La presenza di una colonna angolare, che è stata intenzionalmente conservata, fa pensare alla preesistenza di un edificio più antico così com’è provato dall’arretramento del bugnato in concomitanza della colonna stessa. Alla fine del Cinquecento dov’era un giardino a nord del palazzo fu costruita la cappella gentilizia dedicata alla Madonna della Pietà, oggi conosciuta come Cappella Sansevero,che è tra le principali attrattive turistiche della città e che per un periodo fu collegata al palazzo con un cavalcavia. A partire dal Seicento sul palazzo vi saranno lavori quasi ininterrotti, di cui il segno immediatamente visibile è il portale, caratterizzato da elementi tipici dell’architettura tardomanierista, eseguito nel 1620 da Vitale Finelli sul disegno del regio ingegnere Bartolomeo Picchiatti. Esso presenta la consueta bicromia tra il piperno del il bugnato e delle semicolonne con rocchi di dimensioni alterne e i capitelli ionici in marmo bianco; un’epigrafe senza traccia di incisioni sormonta il timpano spezzato che accoglie lo stemma della famiglia. Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

19


P. PRECEDENTE | Particolare del portale del palazzo Ph. Francesca Bertagnin

A LATO | Portale, caratterizzato dall’alternzanza del piperno e del marmo; centro del tipano spezzato è collocato lo stemma della famiglia. Ph. Giuseppe Albano

Sul cavalcavia che collegava la cappella al palazzo, dopo averne rafforzato la struttura muraria, Raimondo de Sangro, settimo principe di Sansevero e noto alchimista,fece costruire nel 1760 un tempietto ottagonale in cui pose un orologio a due quadranti dotato di un meccanismo a molla atto a produrre suoni, un “carillon”. Al cortile si accede attraverso l’atrio, decorato a listello bugnato nel XVIII secolo, con volte stuccate a riquadri; le decorazioni a tema e antropomorfe sono attribuite a Giuseppe Sammartino e a Francesco Celebrano. Altre decorazioni del Celebrano sono le Stagioni dipinte ad affresco nel piano ammezzato. Un’incisione del Settecento mostra un giardino pensile su un’arcata chiusa in fondo al cortile; oggi perduto. Nel 1889 20

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


per un’infiltrazione d’acqua crolla il ponte con l’orologio danneggiando chiesa e palazzo, nonché gli affreschi di Belisario Corenzio che in alcune camere riproducevano i fasti della famiglia de Sangro. Riparati i danni il palazzo viene suddiviso in appartamenti: il basamento è diviso in due piani e, sui quattro esistenti, viene elevato un quinto piano al posto della fascia di coronamento sul cornicione. I bombardamenti dell’ultima guerra, estesi nella zona, lo danneggiano. Quello che oggi possiamo ammirare è il frutto dei restauri del dopo guerra. Il portale presenta ancora le caratteristiche originarie, il prospetto si eleva su un basamento in piperno, dotato di finestroni con cornici leggermente modanate. Una cornice marcapiano delimita il piano nobile, con balconi che conservano elementi cinquecenteschi nelle mensole e delle balaustre. Nell’incisione del Petrini del 1718 si rileva un sottotetto con aperture rettangolari nel cornicione; la probabile sopraelevazione ottocentescafece perdere traccia di questi elementiconferendo all’edificio caratteri piuttosto uniformi.

Cortili Aperti Maggio 2017

SOTTO | Cortile interno del palazzo.

Ph. Francesca Bertagnin

21


LA MORTE DEGLI AMANTI Una tragica vicenda è legata al palazzo Sansevero; verso la fine del Cinquecento un appartamento del palazzo era occupato dal principe di Venosa don Carlo Gesualdo, uno dei più famosi madrigalisti del tempo, che aveva per moglie la bellissima Maria d’Avalos, vedova del marchese di San Lucido, Ferrante Carafa. La donna divenne amante del trentenne Fabrizio Carafa d’Andria, considerato “ora un Adone per la bellezza, ora un Marte per la bizzarria”; venutone a conoscenza, il marito finse di partire per la caccia e, avvertito delle sue spie, al momento opportuno ritornò, sorprese i fedifraghi amanti nel letto e li uccise a pugnalate. I due corpi furono esposti per 24 ore sulle scale del palazzo visitati da tutta la città. Questo evento fu narrato dai poeti, dell’epoca tra cui Torquato Tassoche ne immortalò l’infedeltà con ben quattro sonetti (il più conosciuto “In morte di due nobilissimi amanti”).

SOTTO | Lello Esposito

LELLO ESPOSITO Lello Esposito vive e lavora tra Napoli e New York. Scultore e pittore da circa trenta anni lavora sulla città di Napoli ed i suoi simboli - Pulcinella, la maschera, l’uovo, il teschio, il vulcano, il cavallo, San Gennaro. Svolge una ricerca che nel tempo gli ha permesso di sperimentare scultura e pittura e di realizzare un’evoluzione di significati, di dimensioni e di tecniche artistiche. Per le sculture e le installazioni utilizza materiali di vario tipo - bronzo e alluminio – e dipinge tele di grandi dimensioni. Ha coniugato la passione totale per l’arte e per Napoli, diventandone indubbiamente un artista rappresentativo e fortemente riconoscibile. Il suo lavoro è noto in Italia e all’estero dove ha esposto in numerose mostre.

22

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO CARAFA SANTANGELO

XVI SEC. VIA SAN BIAGIO DEI LIBRAI, 121

L

a storia del palazzo Carafa, situato in via San Biagio dei librai di fronte al palazzo dei Carafa di Montoro, è connesso alla volontà di Diomede Carafa, conte di Maddaloni, di ristrutturare l’edificio nel 1466 destinandolo per accogliere quanti più reperti antichi fosse possibile trovare. Su chi potesse essere l’autore dell’edificio, leggiamo dal Catalani che nessuno degli scrittori che lo avevano preceduto nel tempo avevano indicato nomi, ma precisa che: “Si sa però che Agnolo Fiore, scultore ed architetto famoso per quei tempi, lavorò per i Carafa, e fecegli un bel sepolcro esistente in San Domenico con la data del 1470 e forse questo sarà stato l’architetto del palazzo”. La realizzazione della facciata si crede sia caratteristica di architetti di formazione durazzesca per la presenza di un cornicione ad ogiva, e un arco depresso, lontani dallo stile gotico originario del palazzo. Il portale in marmo bianco, che si staglia sulla facciata con il bugnato rettangolare di tufo giallo, è di impostazione rinascimentale. Questo, nella sua semplicità classicheggiante, mostra, al di sopra dell’architrave che poggia su due mensole a volute, le armi araldiche del Carafa con la stadera simbolo del commercio. Lateralmente poi, sulla mensola superiore, sono collocati due piccoli busti raffiguranti gli imperatori Claudio e Vespasiano, mentre al centro, in una piccola nicchia è inserita Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

23


P. PRECEDENTE | Il bugnato con la sua originale bicromia giallo/nero. In primo piano la trabeazione del portale di fattura quattrocentesca. Ph. Andrea Casolare

A LATO | Colonna corinzia posta a sinistra dell’ingresso. Ph. Francesca Bertagnin

la statua di Ercole. Il portale, che è certamente di epoca successiva alla costruzione, mostra i due originali battenti in legno, con riquadri che nel loro intreccio intagliato portano in risalto ulteriori elementi di simboli araldici. Superata la prima parte dell’atrio, sulla sinistra dello stesso, la scalinata conduce ai piani superiori. Diomede, figlio di Malizia Carafa che era stato legatissimo ad Alfonso d’Aragona, ereditò dal padre tale disposizione e divenne amico di Ferrante con il quale si intratteneva anche in battute di caccia. Nella parte destra del cortile si può infatti notare una colonna spezzata che la tradizione dice fu spezzata dal re impaziente di aspettare l’amico. Nel piccolo cortile, poi, che conteneva anch’esso elementi classici repertati, si trova una testa di cavallo in terracotta la cui origine risale a un lavoro di Donatello, il grande scultore fiorentino, per il re Alfonso V . Alla morte di Diomede nel 1487 l’edificio passò in eredità al figlio Giovan Tommaso che seguendo le orme paterne, continuò nella carriera militare e da lui la proprietà passò al figlio, anch’egli di nome Diomede. Dopo questa notizia 24

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


si sa che l’ultimo dei Carafa di Maddaloni a cui il palazzo fu destinato fu un altro Diomede Carafa, nipote del precedente citato, che sposò Roberta Carafa di Stigliano, ma poiché non ebbero figli, il ramo dei Maddaloni si estinse e i beni passarono ai Carafa di Colubrano. Dopo il 1713 l’eredità fu assegnata a Don Francesco Carafa di Colubrano che sposò Faustina Pignatelli, che insieme si curarono di far ristrutturare il Palazzo, affinché tornasse ad essere cenacolo di incontri culturali. Risale al 1809 la donazione della testa di cavallo da parte del principe Columbrano al Museo Archeologico Nazionale. Dopo la morte della duchessa il palazzo subì nuovamente un periodo di decadenza e di abbandono, fino al 1815 quando fu acquistato da Francesco Santangelo che, appassionato d’arte, continuò sulla scia dei Carafa a renderlo sempre più ricco di preziosità artistiche.

Cortili Aperti Maggio 2017

SOTTO | Scansione ritmica delle arcate in piperno. Ph. Francesca Bertagnin

25


26

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida:


IL CAVALLO DI BRONZO | La Testa di cavallo è menzionata

in

una lettera del 1471 in cui Diomede Carafa ringrazia Lorenzo il Magnifico per avergli inviato in dono la scultura da

P. PRECEDENTE| Raffronto con il coronamento della chiesa di S. Nicola a Nilo con il palazzo Diomede Carafa. Ph. Marco Lucignano

IN BASSO | Testa in terracotta del cavallo opera di Donatello. Ph. Giuseppe Albano

Firenze. Da la scultura bronzea rimase nel cortile del palazzo e donata nel 1809 dallprincipe Columbrano Carafa al Museo Archeologico Nazionale. Vasari nella prima edizione delle Vite (1550) la ricorda come un reperto archeologico. Di recente, grazie a ricerche documentarie, è stata chiarita la storia dell’opera attribuita a Donatello. La Testa di Cavallo

dovrebbe essere

parte di un monumento equestre che Donatello avrebbe iniziato per Alfonso V d’Aragona per collocarlo al centro dell’ arco superiore del portale di ingresso a Castel Nuovo. L’imponente testa è caratterizzata da una corta criniera a cresta. Il taglio del collo, in senso obliquo, fra pensare che la testa sia stata ricavata da un monumento di enormi dimensioni, concepito per essere visto da lontano e da un punto di vista ribassato, come fa ben intuire la fattura rapida e sintetica. Di lì a poco però lo scultore dovette abbandonare l’opera bronzea non riuscendo a far fronte alle troppe commissioni lasciando l’opera incompiuta. Nel 2015 la statua, grazie al contributo dei condomini e l’associazione Palazzo Diomede Carafa, sono stati eseguiti interventi di restauro affrontati dalla DAFNE RESTAURI s.n.c. Francesca Bertagnin, Maria Chiara Catillo, Martina Celentano, Valentina Contino, Francesca D’Aria

27


ARTIGIANI | CERAMISTA All’interno del palazzo ha il suo laboratorio Massimo Picone; giovane ceramista e Partizio Capunzo, modellista formatore che si occupa di stampi in gesso per statuine presepiali. Egli fornisce molti degli artigiani di via San Gregorio Armeno.

LUCI OMBRE COLORI Luci Ombre Colori è il laboratorio/atelier –dal 1999- di Gigi d’Eustachio, un artEgiano come ama definirsi e ci vuole poco a capire il perché. Perché gli oggetti che forgia con carta, metallo, fantasia ed amore attingono ad un immaginario speciale: animali, oggetti della tradizione partenopea, figure astratte, tutte rese impalpabili, leggere, magicamente traslucenti dalla carta di riso con cui sono confezionate. Tutte l’una rigorosamente diversa dall’altra, le lampade create da Gigi d’Eustachio galleggiano nel vuoto e ingentiliscono, colorano, divertono, ammiccano chi le guarda in un universo altro popolato di milioni di lucciole.

DAFNE RESTAURI La società DAFNE RESTAURI s.n.c. di Agata Finocchiaro & Michele Gargiulo, è specializzata nel restauro, diagnostica e conservazione dei manufatti di interesse storico artistico dei beni culturali ambientali. L’elevato valore tecnico che possiedono i collaboratori, permettono alla DAFNE RESTAURI s.n.c. di offrire sempre il massimo delle competenze specifiche nei lavori richiesti. Si è occupata del restauro della testa di cavallo presente nel cortile e del portale di palazzo Diomede Carafa.

ALEPH DESIGN L’architetto Alessandra D’Aniello espone le sue opere all’interno del palazzo.

28

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO MORMANDO

XVI SEC. VIA SAN GREGORIO ARMENO, 28

N

el cuore di via San Gregorio Armeno, al civico 28, quasi di fronte alla chiesa di San Gregorio Armeno dove sono custodite le reliquie di santa Patrizia (il sangue della santa, custodito in un’ampolla e che si liquefa ogni martedì ed il 25 agosto), si erge questo palazzo rinascimentale, edificato nel 1507 per fare da residenza al suo stesso costruttore: l’organista ed architetto calabrese Giovanni Francesco Donadio, detto il Mormando (o Mormanno), essendo nato a Mormanno nel cosentino, presumibilmente nel 1449; morì a Napoli forse nel 1530. Il Mormando poté costruire questo palazzo, grazie alla concessione di un fondaco e di alcune case finitime, da parte del monaster delle monache di San Gregorio Armeno e quest’opera architettonica fu la prima di una lunga serie di edifici che egli realizzò a Napoli: tra cui il Palazzo di Matteo Acquaviva, duca di Atri; quello di Bartolomeo di Capua (oggi più noto come Palazzo Marigliano); il Palazzo dei Duchi D’Andria a largo San Marcellino; il Palazzo dei Duchi di Vietri (oggi Corigliano) in Piazza S. Domenico Maggiore; il Sacello di Santa Maria della Stella alle Paparelle. Di altri edifici si hanno notizie ma mancano maggiori “indizi” per la loro certa individuazione. Il Palazzo presenta ancora tutte le caratteristiche architettoniche rinascimentali come l’arco catalano, ben visibile all’interno del cortile difronte allingresso e lo scalone

Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

29


P. PRECEDENTE | Portale con stemma di famiglia. Ph. Giuseppe Albano IN BASSO A SX| Scala cinquecentesca scandita da tre arcate uguali tra loro. Ph. Andrea Casolare IN BASSO A DX| Cortile del palazzo; in fondo, arco di matrice catalana. Ph. Giuseppe Albano P. SUCCESSIVA | Uscita che immette su via San Gregorio Armeno. Ph. Marco Lucignano

30

aperto sullo stesso cortile, tutto impostato su pilastri, nonché il loggiato che si ammira di fronte, entrando nel palazzo, nonché dagli elementi architettonici ed ornamentali “classicheggianti” improntati ad una perfetta proporzione di linee che del Rinascimento napoletano costituiscono gli aspetti più evidenti. Alla morte del Mormando, il Palazzo passò alle monache del vicino monastero che lo utilizzarono poi come abitazioni da affittare agli artigiani presepiali che, ancora oggi, caratterizzano la strada e, infatti, all’interno del Palazzo, oggi si possono visitare alcune botteghe di artigiani presepiali e, nel periodo natalizio, è possibile ammirare, in un locale del cortile sottoposto al livello stradale, un pregevole presepe “sotterraneo”, fortemente suggestivo e rigorosamente realizzato con le tecniche scenografiche e le figure (i pastori) in perfetto stile settecentesco.

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida:


Francesco Manfrecola, Serena Migliaccio, Mario Murino.

31


IL PRESEPE NAPOLETANO La parola viene dal latino praesepe o praesepium e che vuol dire “mangiatoia”. La struttura del presepe classico presenta la grotta in primo piano affiancata da pastori in adorazione ed Angeli, quindi il sacro monte con altri pastori accompagnati da greggi ed Angeli in volo che annunciano la buona novella, ed in lontananza il corteo dei Re Magi. Le figure sono realizzate con manichini in filo metallico ricoperto di stoppa, le teste e gli arti sono in legno dipinto, che poi sarà gradualmente sostituito dalla terracotta policroma. E’ nella prima metà del 1600 che incomincia a nascere la figura dell’artista che si dedica anche alla creazione di pastori. Nel ‘700 il presepio napoletano visse la sua stagione d’oro. Uscì dalle chiese dove era stato oggetto di devozione religiosa, per entrare nelle case dell’aristocrazia. Il presepe di questo secolo è un nuova forma di spettacolo dove troviamo spaccati di vita quotidiana che riflettono la cultura dell’epoca, gli storpi e i diseredati rappresentati non senza sarcasmo, l’opulenza dei nobili orientali e delle loro corti a simboleggiare i privilegi dei nobili, l’osteria con l’avventore e l’oste a rappresentare la bonomia del popolo.

SOPRA | Presepe dono Cuciniello

SOTTO | Fratelli Capuano

FRATELLI CAPUANO | Arti Presepiali - Fratelli Capuano è un laboratorio artigianale situato nel centro storico di Napoli, nella famosa via di San Gregorio Armeno, specializzato nella realizzazione di presepi tradizionali partenopei. All’interno del laboratorio artigianale dei Fratelli Capuano si procede alla creazione di originali scenografie presepiali. Le ambientazioni vengono riprodotte impiegando legno e sughero dipinto a mano. Un lavoro minuzioso, un’anima in ogni singolo progetto fatto a mano. Un paradiso. L’acme della storia dell’ artigianato presepiale partenopeo dal 1840. 32

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO MARIGLIANO

XVI SEC. VIA SAN BIAGIO DEI LIBRAI, 39

L

ungo la centralissima via di San Biagio dei Librai, in una delle zone più sedimentate della città sorge il palazzo Marigliano, tra le migliori espressioni di architettura rinascimentale a Napoli. La sua origine risale al 1512 con la concessione degli Eletti a Bartolomeo di Capua, conte d’Altavilla, di poter edificare la propria dimora sui terreni prossimi a via San Gregorio Armeno. I lavori, terminati nel 1513, furono diretti dall’architetto fiorentino Giovan Francesco Donadio, detto il Mormando; il suo linguaggio è chiaramente riconoscibile nell’impostazione della facciata caratterizzata da un’elegante scansione ritmica sia in orizzontale, attraverso il basamento e le cornici del primo e secondo livello, sia in verticale con l’elegante utilizzo di lesene composite che incorniciano le aperture di entrambi i piani. Ottocentesco è il portale marmoreo, sormontato da un pannello recante lo stemma dei Marigliano, ultima nobile famiglia che acquisì il palazzo. Nella volta dell’androne è visibile un affresco con lo stemma dei di Capua. Il cortile, di dimensioni non eccessive, ospitava le rimesse dei cavalli, oggi divenute sede di attività di artigianato; sulla sinistra vi è l’elegante entrata alla scala principale con un portale marmoreo sul cui architrave è scolpita la scritta MEMINI che, secondo la tradizione, venne pronunciato più volte da Ferdinando II d’Aragona di fronte al corpo esanime Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

33


P. PRECEDENTE | Stemma della famiglia Marigliano posto sopra l’arco interposto tra due lesene cinquecentesche. Ph. Andrea Casolare

A LATO| Porta di ingresso della scala principale. Ph. Francesca Bertagnin

di Giovani di Capua, durante la battaglia di Seminara. Lo scalone conduce oggi alla sede della Soprintendenza archivistica della Campania dove è possibile rintracciare i numerosi lavori che si sono avuti nel Settecento, con Bartolomeo di Capua, omonimo del fondatore del palazzo, e successivamente con i Marigliano. La Sala d’Armi, di forma quadrangolare, è dominata da un possente camino in piperno; al di sotto del soffitto in travi lignee sono dipinti gli scudi con le armi delle famiglie imparentate con i Marigliano. Ben più interessante è il Salone delle Feste, coperto da una volta a padiglione decorata da un affresco di Francesco De Mura raffigurante La battaglia di Velletri, di cui rimane soltanto una porzione perché distrutto nel 1943 e reintegrato da Vollono nel dopoguerra; da segnalare inoltre le decorazioni delle porte realizzate da maestranze napoletane del Settecento e sormontate da dipinti ovali ottocenteschi raffiguranti nature morte affiancate da putti. La piccola cappella annessa ha una pavimentazione in cotto con un dipinto murale con due figure femminile opera di G. B. Maffei. Dalla Sala delle Feste si accede alle al giardino pensile, presente sin dal momento della fondazione, assuendo la forma definitiva nell’Ottocento, quando il palazzo divenne di proprietà dei Marigliano. Infatti Bartolomeo di Capua decise di nominare erede Francesco Sanseverino, con l’obbligo di anteporre il suo cognome; questo nuovo ramo aristocratico ebbe vita breve in quanto Francesco Saverio, nipote del capostipite, ebbe dal suo matrimonio quattro figlie; non aven34

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


do eredi, decise quindi di vendere il palazzo a suo cugino: Francesco Saverio I Marigliano. Le trasformazioni che si ebbero con i Marigliano, oltre al già ricordato portale, interessarono dunque anche il giardino, che fu trasformato rispettando alcune preesistenze come la fontana in marmo tardo barocca; lungo i muri vi era un vasto ciclo di affreschi, oggi labilmente visibile solo sul lato orientale. Sulla balaustra del terrazzo che prospetta sul cortile posto ad una quota inferiore, vi sono collocati quattro eleganti busti marmorei. Dal giardino si può giungere nuovamente al cortile attraverso una scala a tenaglia ideata da F. Bottiglieri nel 1747 che originariamente era arricchita da busti marmorei, oggi purtroppo scomparsi; lungo la scala si legge, inoltre, l’epigrafe dedicata a Pio Marigliano, ufficiale di Marina, morto a Taranto durante una spedizione di guerra. Con Francesco Saverio III Marigliano si hanno le ultime aggiunte: il già ricordato rifacimento della Battaglia di Velletri, e le “epigrafi” dipinte visibili ai lati dell’androne: quella a sinistra ricorda le memorie della prima dinastia, i di Capua; la seconda invece ricorda l’episodio della cosiddetta congiura di Macchia.

Cortili Aperti Maggio 2017

SOTTO | Giardino pensile; vista sul lato rivolto verso il cortile al pian terreno. Ph. Giuseppe Albano

35


36

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida: Maria Aceto, Andrea Casolare, Ivan Pistone,


LA CONGIURA DI MACCHIA | Il palazzo nel 1701 fu il luogo principale dove si sviluppo la congiura detta di Macchia, ovvero del principe Gaetano Gambacorta. Qui si incontrarono i congiurati che utilizzando i sotterranei del palazzo, che conducevano alla non lontana basilica di San Lorenzo, entravano e uscivano senza essere visti. Lo scopo della congiura era “uccidere il viceré, occupare i castelli della città, gridar re il principe Carlo figlio dell’imperatore Leopoldo d’Austria”. Ma delle lettere, scritte ad un congiurato, intercettate dal viceré gli rivelarono esservi la congiura. “Perciò di ogni cosa sospettoso vegliava l’interno della casa, mutava le usanze di vita, radunava le poche milizie, spargeva esploratori tra nobili e popolo”. I congiurati quindi non riuscirono ad uccidere il viceré che “vedendo freddo il popolo, i nobili divisi, i congiurati pochi e ormai timidi, fece sbarcare il terzo dì le ciurme dalle galere spagnole ancorate nel porto. [...]La torre di Santa Chiara, occupata dai congiurati per innalzarvi la bandiera d’Austria, fu subito espugnata; gli altri posti assaltati e presi. Si dispersero i difensori; abbassata e vilipesa la bandiera di Carlo, si rialzarono le immagini e le insegne di Filippo. Nulla rimase della tentata ribellione, fuorché la memoria, il danno e i soprastanti pericoli.”

Luca Scaffidi, Federica Tortora

P . PRECEDENTE | Busto di donna presente sulla balaustra del lato nord del cortile. Ph. Giuseppe Albano SOTTO | Epigrafe commemorativa dei protagnisti della “Congiura di Macchia”. Ph. Giuseppe Albano

37


ARTIGIANI | SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA La Soprintendenza Archivistica per la Campania è un organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Essa opera in base al “Codice dei beni culturali ed esercita compiti di vigilanza, tutela e valorizzazione nei confronti degli archivi degli enti pubblici e nei confronti degli archivi o singoli documenti di proprietà privata dichiarati di notevole interesse storico.

LEGATORIA ARTIGIANA

RIOT STUDIO

A Napoli continua l’arte della legatoria. Le tecniche di rilegatura, doratura e restauro vengono utilizzate per libri antichi e moderni, album ed astucci, libri bianchi ed oggetti personalizzati creati su misura. I canoni di lavorazione sono rimasti invariati nei secoli: è ancora la persona, con il proprio bagaglio di fantasia, pazienza e soprattutto di abilità ad incidere sulla riuscita di un buon prodotto. Questo laboratorio è erede dell’attività artigianale iniziata dalla famiglia Eliseo alla fine dell’800. Il maestro Michele Eliseo profondeva infinito amore nelle legature che arricchiva con belle decorazioni in oro fino, eseguite con l’ampia varietà di punzoni in bronzo da lui tenacemente raccolta.

Nel cuore antico di Napoli, nella cornice di palazzo Marigliano, nasce il progetto Riot studio. Uno spazio produttivo dedicato alla creatività, alla ricerca e all’innovazione che è insieme spazio di lavoro e luogo dedicato ad attività di comunicazione, design, musica, cinema, arte, lettura, new media, social networking, ecosostenibilità. Per la sua natura e per gli spazi interni/ esterni che lo connotano come location unica nel suo genere, Riot studio si configura come ideale luogo di aggregazione per attività culturali come laboratori creativi, workshop, dibattiti e convegni.

ARTE PRESEPIALE Tiziana D’Auria è una giovane artista napoletana, oltre a frequentare che ha acquisito una solida esperienza costruita nel tempo osservando e collaborando in negli studi d’arte a Napoli. L’esperienza vissuta ha permesso all’artista di dedicarsi allo studio delle figure del presepe, prendendo come riferimento la tradizione settecentesca napoletana. L’artista è alla costante ricerca di tecniche antiche e personali che, oltre alla creazione di figure presepiali, si estende anche alla conservazione e al restauro di opere antiche.

38

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO ULLOA DI MOTTA BAGNARA

XVII SEC. VIA RIVIERA DI CHIAIA, 215

I

l nucleo urbano della zona occidentale fuori le mura di Napoli è connesso al fenomeno del ritiro delle maree che si è avuto nel corso degli anni; infatti la cortina di case su cui sorge il nostro palazzo è posto su una linea più arretrata rispetto a quelli costruiti negli anni successivi (compresi tra via Carlo Poerio e la Villa Comunale); una differenza già visibile nella pianta Dupérac-Lafréry del 1566. La prima raffigurazione del palazzo risale alla veduta Baratta del 1629; la sua costruzione deve dunque risalire a un periodo precedente, forse gli inizi del ‘600, quando gli Ulloa decisero di costruire la propria dimora su questi terreni. La sua storia è connessa ad altri due che oramai sono scomparsi; il primo è il Palazzo Di Sangro, situato ad angolo, menzionato da Fabio Colonna di Stigliano su “Napoli Nobilissima” che, parlando del palazzo suddetto scrive: “In origine anche il palazzo seguente apparteneva agli Ulloa”; possiamo dunque dire che in origine la proprietà degli Ulloa si estendeva sino al lotto occupato oggi dal palazzo di Giulio De Luca che va a sostituire il palazzo distrutto durante la guerra nel 1943. Unica testimonianza di del Palazzo di Sangro è l’elegante loggiato ben riconoscibile tra le due costruzioni. L’altro palazzo invece è quello gemello di Serracapriola che, dopo un primo rimaneggiamento nel 1808, fu distrutto in un incendio nel 1944; anche in questo caso al suo posto sorge ora un edificio moderno. Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

39


P. PRECEDENTE| Prospetto principale su Riviera di Chiaia. Ph. Andrea Casolare

SOTTO| Cortile grande sul quale si aprono numerose botteghe; a lato il secondo torrino utilizzato come vano scala. Ph. Andrea Casolare

40

Del linguaggio seicentesco, si conserva, l’impostazione della pianta dell’edificio, caratterizzata da un primo cortile e uno successivo più grande separati tra loro da un porticato sul cui lato sinistro si apre la scala principale. Ancora seicentesca è la sobria geometria del prospetto, con un semplice portale in piperno, e scandito dalle aperture delle finestre che si sviluppavano originariamente solo sui primi due piani di cui, quelle poste al piano nobile, sono caratterizzate da un timpano triangolare. Con la Restaurazione borbonica i palazzi della Riviera subirono profonde trasformazioni. L’unico grande complesso degli Ulloa subì una prima divisione portando al costituirsi dei tre distinti palazzi menzionati, come si evince dalla pianta del Marchese (1813). Il nostro palazzo divenne proprietà della famiglia Paternò; nel 1833 fu comprato dalla Marchesa Luisa Dillon. Dallo studio del suo testamento del 1867 con il quale si assegnava parte della proprietà al pronipote Carlo Strachan Fegely, si evince che tra il 1840 e il 1850 la Marchesa aveva fatto costruire, su un preesistente terrazzo, due appartamenti, a sinistra del secondo grande cortile che assegnava al figlio Carlo Strachan. L’assegnazione del suo patrimonio a più persone comportò la creazione di corpi scala accessori e l’edificazione del torrino a destra del secondo cortile.

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


A LATO| Porticato con volte a crociera posto tra i due cortil; in fondo, l’ingresso per la scala secondaria. Ph. Andrea Casolare

Alla morte di Sarah Strachan una metà del palazzo passava in eredità al figlio Fabrizio Ruffo di Motta Bagnara che, nel 1868, acquistò da Augusto Monaco, una piccola parte del giardino retrostante il palazzo. Su quest’area costruì dei locali che si trovano di fronte, entrando nel secondo cortile. Sull’ala da lui edificata, il principe di Motta Bagnara appose lo stemma di famiglia ancora oggi visibile. Nel 1903 venne acquistato da Oreste Ricciardi e successivamente ereditato dal figlio Roberto; A seguito di un’iscrizione ipotecaria del 1924, il complesso fu messo in vendita a terzi attraverso la Società Italiana Stabili, che curò la divisione dell’edificio in 34 lotti con la realizzazione di un secondo torrino nell’angolo nord-est del secondo cortile. Cortili Aperti Maggio 2017

41


42

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida:


L’AUTOMA | Tra i due cortili un corpo di fabbrica trasversale è impostato su ampie arcate ben conservate da cui si accede alla scala, di non grande ampiezza, ma ricca di misurate decorazioni neoclassiche e di infissi risalenti al secolo XIX. Nello stesso porticato, sul lato destro e nella parte mediana, si conserva un curioso e raro resto di orologio antropomorfo, di ispirazione orientaleggiante, con un altorilievo raffigurante un piccolo brano di paesaggio roccioso incorniciato da un arco, raffigurante una figura maschile abbigliata in fog-

gia orientale, mancante purtroppo del braccio e del martello, ma che conserva gran parte del cromatismo originario e la campana metallica. L’automa presente era un elemento tecnologico di gran moda in tutte le dimore dell’Ottocento, un oggetto che, attraverso un elaborato meccanismo di ingranaggi di varie dimensioni, poteva compiere semplici movimenti degli arti in determinate ore, fino a divenire un automa in grado di camminare e produrre melodie.

A LATO| Automa con orologio posto al di sotto del porticato. Ph. Andrea Casolare

P. PRECEDENTE| Scalone principale nel tratto aggiunto per la sopraelevazione ottocentesca. Ph. Andrea Casolare Carolina Migliaccio, Fulvia Petriello, Isabella Santonicola, Anna Scala,

43


ARTIGIANI | ASOLE APERTE Asole Aperte è un giovane brand di accessori da uomo pensati e realizzati interamente a Napoli, capitale della sartoria maschile. Pur se il brand è nuovo, vanta un’eccelsa esperienza dei nostri artigiani nonchè alla eccelsa qualità dei nostri tessuti veramente italiani. La nostra collezione, in special modo la Collezione Golfo, è un mix di eleganza sartoriale partenopea ma al contempo giovane ed innovativa, cosa che rende i nostri modelli adatti a tutte le occasioni. Louise Bourgeois, Voyages Without a Destination, 2017, Studio Trisorio, Napoli. Ph. Francesco Squeglia

STUDIO TRISORIO Inaugurato nel 1974 il programma espositivo della galleria intreccia fin da subito pittura e scultura con i nuovi linguaggi dell’arte - la fotografia, il video e l’installazione. La Galleria promuove con particolare interesse, anche il lavoro di artisti che operano oggi in Italia e sul territorio campano. Dal dicembre 2011 la galleria ha invece un nuovo spazio espositivo nella ex rimessa delle carrozze del Palazzo Ulloa Ruffo di Bagnara alla Riviera di Chiaia. Attualmente conducono la galleria Lucia Trisorio e la figlia Laura.

LIBRERIA GRIMALDI Grimaldi & C. Editori si è sempre distinta, per la ricercatezza e la raffinatezza delle sue opere. La Casa editrice cura eleganti pubblicazioni di gran pregio bibliografico aventi numerosi temi; la selezione dei titoli è accuratissima ed è finalizzata alla riscoperta e al recupero di testi particolari e inesplorati su temi di cultura meridionalistica e opere di ricerca sulle arti minori tanto importanti per la nostra storia. Di recente una nuova sede è aperta in via Carlo Poerio, attraverso il restauro di una chiesa sconsacrata. 44

FRANTUMI Frantumi nasce nel Marzo 2015, un’azienda giovane fatta da personale con radici ben piantate in un terreno che è frutto di educazione, tradizione ed eredità di vecchie maestranze, un gruppo che attraverso sinergie tecniche, applicative e culturali mette in campo la propria professionalità nel settore dell’intarsio contemporaneo ed in generale nella progettazione di arredamenti e complementi in legno e ceramica. Il nostro progetto mira a concepire l’interior design come fotografia della realtà trasposta in complementi d’arredo multiformi e colorati, l’immaginario comune è materia prima da frantumare appunto, da colorare e poi renderla tattile. SOTTO | Scrivania in intarsi lignei realizzata da FRANTUMI.

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO CELLAMARE

XVI SEC. VIA CHIAIA, 149

L

e vicende che caratterizzano la struttura del cinquecentesco palazzo Cellamare dipendono non soltanto dalla zona su cui esso si innesta, ma anche dalle vicende politiche che hanno caratterizzato la prima parte di secolo. Il palazzo sorge per volontà dell’abate di Sant’Angelo di Atella, Giovanni Francesco Carafa in una zona lontana dal cuore della città. Con Luigi Carafa, che successe a Giovan Francesco nel 1533, la struttura subì sostanziali modifiche, in linea con i rinnovamenti urbani che quella zona stava subendo attraverso i programmi del viceré Don Pedro di Toledo. I lavori, che proseguirono fino a metà secolo, furono affidati all’architetto F. Manlio, che diede l’impronta che possiamo ancora leggere tutt’ora, confrontandola con la pianta Dupérac-Lafréry (1566): si tratta di un edificio che si sviluppa su quattro ali intorno ad un cortile, con la facciata meridionale a due ordini di finestre. Un secondo cortile è limitato da due ali del fabbricato che corrono parallele; non si legge ancora il corpo avanzato verso la strada di Chiaia ove oggi è collocata la scala; una torre domina il territorio circostante e le mura sono scarpate, soluzione dettata da scopi difensivi, non solo nei confronti di attacchi corsari, ma anche dei napoletani stessi, come nello scoppio della rivolta capeggiata da Masaniello del 1647 e durante l’epidemia di peste del 1656. La veduta di Baratta (1629) ci consente di avere una visioCortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

45


SOPRA| La mole del palazzo rivolta verso via Chiaia. Ph. Andrea Casolare

P. PRECEDENTE | Stemma di famiglia incorniciato tra elementi effimeri della tradizione napoletana. Ph. Andrea Casolare 46

ne più chiara della distribuzione del cortile esterno, aperto ad arcate su due lati; sul fianco verso via Chiaia, risalta un loggiato che si innesta a un’altra ala di fabbrica secondo una volumetria che sarà modificata allorché l’edificio passerà ad Antonio Giudice principe di Cellamare alla fine del Seicento. Ma già prima dell’acquisto, l’edificio aveva subito una modifica nella parte orientale della struttura, con la costruzione di una nuova scala, sopra il loggiato cinquecentesco a opera di F. A. Picchiatti che lavorò all’interno della fabbrica nel 1651 prima e tra il 1668 e il 1670 poi. La personalità di Picchiatti non è da sottovalutare in quanto influenzò almeno un’intera generazione di architetti, tra i quali gli artefici della trasformazione settecentesca, ovvero G. B. Manni che lavorò al Pio Monte della Misericordia in sostituzione proprio di Picchiatti, che si occupò in particolare del nuovo scalone d’onore, e a G. B. Nauclerio che fu suo allievo e che diresse la fabbrica dopo la morte del Manni (1728) occupandosi principalmenA.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


te della cappella. Inoltre, per volere del nuovo proprietario, furono intrapresi altri lavori che interessarono non tanto la conformazione, ma un aggiornamento ai canoni estetici del periodo. I lavori che proseguirono fino al primo quarto del Settecento e videro la partecipazione di artisti come Giacomo del Po, Pietro Bardellino, Giacinto Diano e Fedele Fischetti già affermati nell’ambiente napoletano e non solo. Tra gli architetti spiccano oltre a quelli già citati, l’ormai affermato Sanfelice che si occupò della realizzazione del portale a linee spezzate

Cortili Aperti Maggio 2017

SOTTO | Cortile rivolto verso l’ingresso della dimora. Ph. Giuseppe Albano

47


SOPRA| Particolare della torre angolare che domina via Chiaia. Ph. Francesca Bertagnin

che conduce allo scalone d’onore e di Ferdinando Fuga che si occupa del portale su via Chiaia richiamando gli apparati effimeri tipici dell’ambiente napoletano, il bugnato del piano terra, e ad alcuni lavori riguardanti la cappella con la realizzazione dello stemma in marmo della famiglia. Dalla veduta del 1701 di van Wittel raffigurante il borgo di Chiaia da Pizzofalcone è possibile avere una visione chiara dei due giardini che si estendevano a nord della dimora, verso la collina delle Mortelle. La loro sistemazione inizia già a partire dagli anni ’40 del Cinquecento, quando l’allora proprietario Luigi Carafa incaricò Giovanni da Nola di scolpire la fontana di marmo con gli stemmi della famiglia Carafa, 48

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


dei Della Marra, dei Di Capua, e degli Orsini, ossia della sua famiglia, di sua madre, di sua nonna e di sua moglie. Dal dipinto di van Wittel è possibile delineare la forma dei tre giardini tutti molto vasti: «due, sul retro del palazzo, si inerpicano lungo la collina separati tra loro da una parete, bucata al centro da un’alta nicchia con fontana; nicchie, ornate di statue e rialzate con la sovrapposizione di arcate, concludevano i due viali che definivano il parterre. Sullo smonto delle rampe, coperti dalle arcate decorate, confluivano anche i viali della terrazza sovrastante, in parte sistemata ad area coltivata». Il terzo giardino, infine, si sviluppava in direzione del palazzo del marchese del Vasto. La residenza, nel corso del XIX e soprattutto nel XX secolo, ha visto un ridimensionamento della sua importanza all’interno del contesto urbano di Chiaia, con la privazione di buona parte del panorama che prima si poteva ammirare da una delle finestre o dal giardino. In anni recenti, dalle cave di tufo scavate al di sotto del palazzo e che sono servite per estrarre materiali utili per la sua costruzione, su progetto di S. Filospeziale, è stato ricavato il cinema Metropolitan che non aggiunge nulla al complesso.

Cortili Aperti Maggio 2017

SOTTO | Cappella realizzata su disegno e direzione di Nauclerio. Ph. Giuseppe Albano

49


50

Si ringraziano i volontari, laureandi in Architettura che hanno fatto da guida:


OSPITI ILLUSTRI | Nel palazzo vennero ospitati diverse illustri personalità di fama internazionale. Tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 troviamo il grande drammaturgo Torquato Tasso autore della Gerusalemme liberata, e Caravaggio, il grande pittore lombardo che a Napoli dipinse alcune opere, per il quale l’edificio fu di fatto l’ultima dimora ospitale presso Costanza Colonna dopo la sua permanenza a Malta e in Sicilia. Nel ‘700 figura in prima linea sicuramente Giacomo Casanova, che nella Storia della mia vita, ci descrive i suoi incontri con personalità di spicco della cultura europea. Angelika Kauffmann, pittrice svizzera, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici alla fine 1700. Anche Goethe, raggiunse la sua dimensione di serenità a Napoli. Giunto ansioso e commosso a Napoli, la prima persona che l’ autore del Werther andò a visitare nel suo studio lussuoso a Palazzo Cellamare fu Jakob Philipp Hackert, pittore paesaggista che aveva avuto l’opportunità di inserirsi perfettamente a proprio agio nell’ambiente napoletano. Nel Novecento, infine, vi ha vissuto il grande matematico Renato Caccioppoli (19041959).

P . PRECEDENTE | Caposcala Ph. Giuseppe Albano

SOTTO| Angelika Kauffmann, autoritratto

Vincenzo De Martino, Eugenio Muccio, Fulvio Padulano, Sara Regina, Mariagrazia Sicilia, Antonella Zuppa

51


ARTIGIANI | RUBINACCI La storica sede apre i battenti nel 1930. Gennaro Rubinacci era conosciuto da tutti per il suo stile ed il suo gusto nel vestire e da lui si recavano marchesi, conti e personaggi illustri per ottenere consigli sui tessuti e sui sarti più bravi presenti in zona. Fu per via di questa vocazione naturale che decise di aprire un suo atelier, dove riunire le maestranze migliori in circolazione. Rubinacci, ancora oggi, rispetta ed innova la tradizione in ogni sua nuova collezione.

TRAMONTANO Dal 1865 Tramontano produce borse, valigie e accessori di lusso. Ieri come oggi lo stile inconfondibile e la ricerca continua dell’eccellenza rendono i prodotti Tramontano unici ed inimitabili, ricercati e desiderati da un pubblico internazionale. Tramontano nasce dall’antica tradizione artigianale partenopea della lavorazione del cuoio e della pelle risalente al 1600. Una tradizione basata sulla qualità elevatissima delle lavorazioni tutte manuali.

L’ARTE DEL FERRO FORGIATO L’Arte del Ferro Forgiato è una bottega napoletana in cui il Maestro Paolo Giampetraglia, depositario dell’antico mestiere tramandato da padre in figlio, plasma il ferro lavorandolo ancora caldo con colpi di martello trasformandolo in oggetti di arredo in cui alla sapienza delle tecniche artigianali unisce la ricerca di soluzioni artistiche.

MILLEGRADI Millegradi è un atelier e laboratorio dove lavorano Elena Naddeo e Federica Ferretti. La loro ceramica punta al design: materia e forma, funzionalità e disegno si incontrano dando vita ad oggetti di uso comune e d’arredo. Il repertorio è ampio: forme varie, armoniose ed essenziali connotano cachepot, vasi, ceneriere, portagioie, barattoli, lampade, servizi per la tavola ed altri manufatti.

EBANISTA La bottega nasce nel 1987 nel quartiere Chiaia, grazie all’impiego dell’artigiano restauratore Cesare Capitano che, insieme al figlio Angelo, con diverse collaborazioni con Chiese, Gallerie d’arte ed antiquari che hanno portato nel tempo ad una sempre maggiore varietà nei lavori di restauro.

52

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO NIGLIO JADICICCO

XVI SEC. VIA ATELLANA, 36

N

el centro storico di Frattamaggiore, su via Atellana, sorge Palazzo Niglio Jadicicco, uno dei pochi palazzi della provincia partenopea ancora abitato dalla famiglia, che lo fece costruire nella seconda metà del ‘600. Nel 1780 il proprietario Michele Niglio, ufficiale della guardia personale di Ferdinando IV di Borbone, decide di ristrutturarlo e rivoluzionarlo nel suo assetto originario, seguendo il canone stilistico tardo barocco. un semplice bugnato liscio scandisce la facciata al primo livello e una fascia scanalata divide il secondo piano dove le finestre si alternano a balconi con sporti in pietra. Sia le finestre che i balconi sono inseriti in un decoro con scanalature e sporti aggettanti in sommità poggianti su mensole. Il cornicione di sotto tetto è disegnato con una serie di piccole mensole che reggono una trabeazione continua. Il portone principale presenta un grande arco in pietra vesuviana, evidentemente per consentire l’ingresso delle carrozze a cavallo in una stradina stretta . Dal portone si accede ad un ampio cortile, con aiuole di cikas e palme. Anche i prospetti interni che si affacciano sul cortile rimandano come stile ai decori di facciata. Intorno al cortile si affacciavano dei terranei che in passato erano adibiti a scuderie, lavanderie, cellaio per la produzione del vino e cantina per la relativa conservazione. Gli appartamenti conservano ancora il gusto settecentesco Si ringraziano i volontari del Centro culturare di studi di Arellano

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | Palazzo Niglio-Jadicicco - Salone - Scala principale Foto: Archivio

53


IN ALTO | Particolare dell’affresco del Salone Foto: Archivio

delle decorazioni che rimandano, nelle pitture e negli affreschi delle volte e delle pareti, nelle decorazioni degli infissi in legno interni, al gusto classico e “pompeiano” in voga all’epoca. Al primo piano il salone principale, con pavimenti originali in riggiole napoletane di cotto dipinte a mano “vero finto marmo “, e interamente affrescato con figure mitologiche in monocromo, partiture in finta architettura, sfondi di paesaggi immaginari, puttini musicanti su finti cornicioni, inquadrati “di sotto in su”, che denunciano affinità stilistiche con alcuni tardi decorativi settecenteschi napoletani come Angelo Mozzillo, Pietro Bardellino e Felice Fischetti. La tela del soffitto rappresenta l’episodio tratto dalla storia romana di Muzio Scevola alla presenza del re Possenna ed è firmato Pietro Malinconico e datato 1783. Altre sale minori del palazzo sono affrescate con paesaggi ed elementi decorativi in stile pompeiano, mentre la Cappella gentilizia esistente un tempo e dotata di concessione di Papa Pio IV, non è più esistente. Nel 1860 la proprietà passò a Lorenzo, Filippo e Antonio Jadicicco, quest’ultimo avvocato attivo in politica, nominato consigliere provinciale nel 1872 nel nuovo regno d’Italia.

I PROPRIETARI DEL PALAZZO | Carlo Francesco Niglio, notaio e funzionario vicereale giunse dal Cilento a Frattamaggiore, antico avamposto della città di Atella, nel 1630 e edificò il suo palazzo intorno a quegli anni nel centro della cittadina, sulla strada ancora oggi denominata via Atellana, che collegava Capua a Napoli. In seguito, Michele Niglio, autore di componimenti elegiaci e Tenente Capitano della Compagnia delle Reali Guardie del Corpo del Re Ferdinando IV di Borbone, lo ristrutturò completamente. Difatti egli 54

si ritirò a vita privata, dedicandosi alla letteratura, dopo essere stato accusato ingiustamente di tradimento e rinchiuso nel carcere militare del Carmine a Napoli, per essere infine riabilitato. Un’altra ristrutturazione, riguardante soprattutto la facciata e la scala d’onore, sarà effettuata intorno al 1850 da Antonio Jadicicco, figlio di Teresa Niglio, avvocato e liberale che partecipò ai moti del 1848 e per questo fu imprigionato in Castel Capuano; dopo l’Unità d’Italia è sindaco di Frattamaggiore.

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO FILOMARINO DELLA ROCCA

XVI SEC. VIA BENEDETTO CROCE, 12

L

a vicenda storico-architettonica della fabbrica è legata a quelle dell’insula di San Domenico Maggiore. L’area era già edificata0 a partire dall’alto Medioevo quando si hanno notizie riguardanti l’antico monastero di Sant’Arcangelo a Morfisa. Tra il 1116 e il 1231 vi si insediarono i Benedettini e successivamente i Domenicani che l’ampliarono e trasformarono come oggi la conosciamo. A partire dal XIV secolo il paesaggio urbano tra il decumano inferiore e il decumano maggiore risulta così formato: a nord vi è il palazzo di Ettore Carafa, risalente ai primi del XV secolo; a sud lungo il decumano inferiore vengono edificati il palazzo Sanseverino di Matera, oggi Palazzo Venezia, palazzo Tufarelli, e infine il Nostro. Il nucleo originario di Palazzo Filomarino, molto più piccolo rispetto all’attuale edificio, occupava la porzione d’angolo tra le attuali via San Sebastiano e via Benedetto Croce. Le informazioni storiche che datano il palazzo al Trecento date dai i resti di arcate tardo-angioine rinvenute a lato della scalinata d’onore che conduce al piano nobile. La prima notizia riguardante l’esistenza dell’immobile risale al 1412 quando apparteneva alla famiglia Brancaccio. Un secolo dopo, nel 1512, veniva acquistato da Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano. Il principe chiedeva alla vicina ambasciata di Venezia prima in enfiteusi e successivamente in donazione il pezzo di terreno dove poi sarà edificato Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

55


P. PRECEDENTE| Timpano del portale in piperno e marmo. Ph. Giuseppe Albano

A LATO| Porticato con pilastri in piperno reggenti volte a crociera. Ph. Giuseppe Albano

l’attuale edificio. Il progetto di ampliamento e di rifacimento dell’antica fabbrica veniva affidato ad un importante architetto del rinascimento locale, Giovan Francesco di Palma. Tracce dell’ampliamento rinascimentale restano nell’atrio e nella corte archi voltata in piperno. Nel 1606 venne acquistato da Tommaso Filomarino, principe della Rocca che aveva tentato invano l’acquisizione di ulteriori suoli dalla legazione della Serenissima. Nel 1647 l’immobile venne gravemente danneggiato dai cannoneggiamenti degli spagnoli, asserragliati presso il campanile di Santa Chiara, perché il principe Francesco Filomarino fu nominato grassiere da Masaniello e durante la rivoluzione nu56

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


merosi lazzari vi trovarono rifugio. Dopo Masaniello vennero riparati i cospicui danni della rivoluzione e gli interni furono abbelliti con una delle più ricche gallerie di quadri ricordata da Carlo Celano. Nel 1721 il principe Giovanbattista, educato durante l’infanzia dal filosofo Giovan Battista Vico, sposava Maria Vittoria Caracciolo e grazie a lui, venne realizzato il portale in piperno disegnato da Ferdinando Sanfelice, autore anche del passetto nell’atrio che altera sensibilmente la volumetria dello stesso. Nel 1756 veniva ceduto un piccolo pezzo del giardino di palazzo Venezia consentendo l’edificazione di un’ulteriore campata del palazzo che nel 1799 scampò il pericolo di essere incendiato dai rivoltosi. Estintosi il ramo Filomarino della Rocca, nell’Ottocento, l’immobile venne frazionato tra più proprietari. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì danneggiamenti. Agli inizi del Novecento uno degli appartamenti fu acquistato dallo storico e filosofo Benedetto Croce e, come ricorda Roberto Pane, divenne luogo di scambi tra intellettuali antifascisti. Nel 1947 Croce fece destinare un appartamento alla fondazione dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici tutt’ora funzionante grazie all’operosità dei suoi discendenti. A LATO | Facciata interna al cortile. Ph. Giuseppe Albano

Cortili Aperti Maggio 2017

57


GRASSIERE DELLA REPUBBLICA DI MASANIELLO | Il 9 luglio 1647 essendosi recato il Cardinale Filomarino insieme col principe della Rocca e col Duca di Perdifumo per consegnare a Masaniello una copia del privilegio di Carlo V, e discutendo con lui sul da farsi, e proponendo il capitano generale del popolo di eleggere grassiere il Principe di Montesarchio: “Che bisogno c’è (disse il Cardinale) andar cercando il Principe di Montesarchio? Se tu vuoi un Principe per farlo grassiere, qui v’è uno, il quale è uomo dabbene”. Masaniello girò lo sguardo attorno pel chiostro del Carmine, e gli fu additato il Principe della Rocca; al quale disse: “Sei il Principe tu? E sei uomo da bene?”. Rispose quel signore:

“Per grazia di Dio, sono tale”. E Masaniello allora: “Affè mia, tu hai da essere grassiere”; e abbracciandolo, gli diede un bacio. Rimase interdetto il Principe e si scusò dall’assumere quell’ufficio. “E’ perché? (replicò Masaniello). Tu certamente sarai di Casa Carafa! Fermati che ora me ne informo”. E andò pel chiostro interrogando quelli che vi si trovavano; ma gli fu risposto che il Principe era di Casa Filomarino ed uomo dabbene. Tornò allora dal Della Rocca e gli disse: “Voglio senz’altro che tu sii grassiere; altrimenti ti taglio la testa”. Tratto da Storie e legende napoletane di Benedetto Croce.

A LATO| Benedetto Croce. 58

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


PALAZZO CASAMASSIMA

XVI SEC. VIA BANCHI NUOVI, 6

L

’area su cui si innesta il nostro edificio è compresa tra il limite della città antica e gli interventi di Risanamento della fine del XIX secolo. Il punto di partenza per capire l’origine del manufatto è data dal Celano che nel suo Notizie del bello, dell’antico e del curioso ci parla di una fortissima alluvione del 1569 che travolse la zona. I territori furono acquisiti da famiglie aristocratiche tra cui quella del Sanchez che riuscì ad isolare le proprie proprietà con l’apertura di una strada (l’attuale Calata SS. Cosma e Damiano) e gli Orsini che insediarono la propria dimora proprio su questi terreni incolti; inoltre fu aperto uno spiazzo dominato dalla presenza di una nuova chiesa, l’attuale SS. Cosma e Damiano. Tutte queste trasformazioni sono rese evidenti dal raffronto tra la pianta del Lafréry (1566) in cui sono presenti solo una cortina di edifici bassi, con quella del Baratta (1629) dove emerge il nostro fabbricato. Originariamente il palazzo si componeva di quattro piani: il livello interrato dove si custodivano attrezzature e prodotti derivanti dalle proprietà terriere; il piano terra accoglieva le scuderie dei cavalli; infine il primo e il secondo piano nobile erano adibiti a residenze. Monumentale è l’androne dovuto alla scelta di illuminare quanto meglio possibile l’ingresso, tenendo conto della dimensioni minime della strada. Certamente gli elementi che Cortili Aperti Maggio 2017

DALL’ALTO VERSO IL BASSO | -Carta Lafréry (1566) -Carta Baratta (1629) -Carta Duca di Noja (1775)

59


P. PRECEDENTE| Portale in piperno. Ph. Giuseppe Albano

più destano la nostra attenzione sono essenzialmente due: il primo è la scala, che si affaccia da un lato su piazzetta Banchi Nuovi con delle semplici finestre ad arco e, dall’altro, sul cortile dove presenta aperture di due ordini diversi; il secondo sono gli archi tamponati al primo e secondo livello del loggiato che divide il cortile. Per capire l’evoluzione dell’edificio è utile, ancora una volta, un raffronto tra cartografie: questa volta tra Baratta (1629) e Duca di Noja (1775); infatti da quest’ultima si desume che la planimetria è di forma trapezoidale, comportando la scomparsa del rigoglioso giardino presente in Baratta. Questo fu il frutto di molteplici trasformazioni che interessarono il fabbricato agli inizi del 700 quando, una volta acquisita la proprietà da Antonio de Ponte, primo feudatario di Casamassima (da cui il nome dell’edificio), il figlio, Giacomo de Ponte, decise di investire nella sua ristrutturazione e ampliamento, affidando i lavori a Ferdinando Sanfelice dal 1707 al 1716.

A LATO| Facciata del palazzo sulla piazza caratterizzata dalle aperture del vano scala. Ph. Giuseppe Albano

60

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


A LATO | Cortile interno con il loggiato tamponato. Ph. Francesca Bertagnin

I lavori interessarono innanzitutto l’allungamento di due lati della fabbrica, terminando con un nuovo corpo, di gusto prettamente barocco, ad un solo livello, dove oggi viene ospitato la portineria. Inoltre vi è stata la soprelevazione di un piano comportando il prolungamento della scala, che presenta le forme elaborate dei capitelli. Inoltre in questi anni lavorò nel palazzo Giacomo del Po, tra i principali esponenti della pittura barocca, autore di uno stupendo affresco su un’incannucciata che richiama il mito di Amore e Psiche. Lo stesso Sanfelice si interessò anche al vicino Palazzo Melofioccolo. Quest’ultimo, in origine di solo tre livelli, permetteva la vista del golfo al palazzo Casamassima, rendendo il loggiato uno stupendo belvedere. Ma, a causa di continui abusi che hanno portato all’addizione di altri tre livelli sul Melofioccolo, il loggiato, una volta persa la sua funzione di belvedere, fu ben presto alterato e tamponato ospitando altre residenze. Cortili Aperti Maggio 2017

61


OTTAVIO TUPPUTI |

A LATO| Scala interna Ph. Francesca Bertagnin

Non molti conoscono questa personalità, che diede vanto e lustro alla città di Napoli anche se nella sua prima infanzia trascorsa nella città natale, Bisceglie, la famiglia è costretta a fuggire in Francia a causa della vicinanza del padre ai movimenti antimonarchici. Vive gli anni della Rivoluzione e, convinto dei nuovi ideali, si arruola tra le file dell’esercito e combattè per la loro causa. Divenne Comandante sotto la guida Gioacchino Murat a Napoli e partecipò anche nella disastrosa spedizione in Russia. Dopo la parentesi francese, il Nostro è ovviamente ostile alla monarchia di Ferdinando I. Fallita una sua congiura ordita contro il re, fu arrestato ed esiliato all’isola di Favignana, in Sicilia, per dieci anni. Durante i moti del 48’ vide nella figura di Carlo Alberto prima e di VIttorio Emanuele poi, la possibilità di restaurare un regno unitario partecipando alle guerre di indipendenza e alla spedizione di Garibaldi riuscendo infine ad entrare da cittadino libero e rispettato a Napoli. Venne nominato Deputato e successivamente Senatore del nuovo regno italiano. Muore a Napoli nel 1865. 62

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


THE PALACES


PALAZZO PIGNATELLI DI MONTELEONE The Palazzo Pignatelli di Monteleone is located along the “calata Trinità maggiore”, with a large portal that overlooks Piazza del Gesù Nuovo. The palace was built in the 16th century by the Pignatelli of Monteleone family (now Vibo Valentia), in an area close to the historic center. The architectural project is by Giovanni Vincenzo Della Monica. In that period of time, the area between Monteoliveto and Gesù Nuovo was full of beautiful gardens: the “Carogioiello Garden” property of the D’Avalos, owners of Palazzo Maddaloni, and the “Paradiso Gardens” of Palazzo Monteleone. The marquis of Vasto D’Avalos had the bad idea of building his private apartment looking into the Paradiso gardens, owned by the Duchess Girolama Colonna. In order to have some privacy, she built the palaces in Via Sant’Anna dei Lombardi and Monteleone Palace now stands where the gardens once were. The palace is quoted in a rare edition of a Celano’s book, where is described as “embellished and expanded and filled of great galleries and a fresh apartment”, all painted by De Matteis, author of the wonderful Works that still enrich the canvases of the nearby church of St. Nicholas to Charity. Paolo De Matteis’s paintings portray the most illustrious stories of Virgil’s Eneide and large mirrors reflected images of the arches realized by the oil-painted scenes, minutely described in Jerusalem’s Tasso . In 1718, Nicola Pignatelli, Duke of Monteleone and current owner of the palace, decided to carry on with a vast restoration and transformation of the palace, mainly focused on the façade and the portal, that he entrusted to the architect Ferdinando Sanfelice. The portal is a precious work by Domenico Astarita and Domenico Gorlei: It features particular elements such as the white marble rustication, alternating on the columns which support capitals adorned with satyr mask. On top of the portal, on the other hand, there is a shell that contains a memorial of the restoration wanted by Nicola Pignatelli, the gable almost touching the bal-

64

the Court of the Fortified Brick and Water for some improvements to be made to the palace and its extension on the public road. In 1725 the short roadway corresponding to Via Quercia was rectified to allow the framing of the construction site while maintaining the symmetry of the building. In 1726, at the death of Gian Battista Pignatelli, Tagliacozzi Canale took Sanfelice’s place, in order to build a garage able to fit six carriages. The inner courtyard leads to a posthumously inserted staircase, very similar to the one in Palazzo Serra di Cassano, that has two symmetrical ramps connecting on the first walkway and then to the first floor. On the third floor, after a dozen rooms, we find the room where Duke Fabrizio of Pignatelli in 1760 often enjoyed card games against his friend Carlo Carafa, Duke of Maddaloni and other members of the Neapolitan nobility such as Giacomo Casanova. The palace was then purchased by the wealthy French banker René Hilaire Degas, who flee to Naples after the outbreak of the French Revolution. In 1825 he entrusted the renovation work to Stefano Gasse. The new owner had seven children, including René Hilaire, father of the famous Impressionist painter Edgard who, as reported by a 1966 stone plaque of the Grenoble Institute, was seen several times in the building. The palace, because of those strange deformations of the Neapolitan popular language, in known as the “Gas Palace”.

PALAZZO DIOMEDE CARAFA Located in Via San Biagio dei librai, right in front of the Carafa di Montoro Palace, Palazzo Carafa di Colubrano has been refurbished in 1466 because of Diomede Carafa’s willing to house as many old findings as possible. The Catalani’s books tell us that no one ever mentioned the name of the architect, but we know that “Agnolo Fiore, famous sculptor and architect, worked for the Carafa’s family building a sepulchre in San Do-

cony of the second floor.

menico in 1470 so there is a chance he is the author of

While the consolidation work fof the Palace was com-

the palace”.

pleted before the Duke’s departure for Sicily, the em-

The façade has some elements characteristic of archi-

bellishment work continued throughout 1723 at a

tects trained by Durazzo, like the ogive shaped cornice,

slower pace and then, two years after, the Duke’s asked

the hollowed arches, far from the original gothic style A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


of the building.

The Mormando could build this palace thanks to the

The white marble portal, which stands out on the

granting of a land from the Convent of the Sisters of

façade made of yellow tuff rustication, dates back to

San Gregorio Armeno and this was the first of a series

renaissance. With its classic simplicity, it shows the Ca-

of buildings that he designed in Naples: the Palace of

rafa’s heraldic weapons, symbols of trade, right on top

Matteo Acquaviva, Duke of Atri; Bartolomeo Capua’s

of the architrave that rests on the decorated shelves. On

(better known today as Palazzo Marigliano); Dukes of

its side, on top of the higher shelf, we find two little

Andria’s in San Marcellino widening; the Palace of the

busts depicting Claudio and Vespasiano. In the center

Dukes of Vietri (today Corigliano) in Piazza San Do-

we have a little Hercules statue.

menico Maggiore; the “Sacello” of Santa Maria della

The portal, certainly later than the rest of the buil-

Stella in Paparelle.

ding, has the original wooden shutters decorated with

We have informations about other buildings also but

an intricate pattern showing other heraldic symbols.

they are not certain.

Past the first part of the atrium, on the left, there is the

The Palace still has all the Renaissance’s architectural

staircase leading to all floors.

features like the catalan arch, clearly visible inside the

Diomede, son of Malizia, became friend with Ferrante

courtyard and the open staircase on the same cour-

d’Aragona, enjoying with him some hunting time. An

tyard, all set on pillars, and the open gallery that we

evidence of this friendship is the column on the right

can admire opposite the entrance, as well as the “clas-

side of the courtyard that is said to be broken by Dio-

sical” architectural and ornamental elements with the

mede, angry while waiting for Ferrante before a hunt.

perfect proportion of lines characteristic of the Neapo-

In the smaller courtyard we find a terracotta horse

litan Reinassance.

head which origins seem to be pretty mysterious.

Upon the death of Mormando, the Palace passed to the

In 1487 Diomede died and the owners became his son

nearby convent nuns who used it as housing to be ren-

Giovan Tommaso, that followed his father steps by

ted to the artisans making nativity characters

undertaking the military and then his nephew, named

that still today characterize the road. In fact, inside

Diomede himself. The latter’s nephew, named Diome-

the palace you can now visit some of the craftmans

de again, didn’t have children and so the Maddaloni

shops and, at Christmas time you can admire, in a lo-

branch of the family ended and all his wealth got to the

cal backyard underneath the street level, a fine “Un-

Carafa di Colubrano. Don Francesco Carafa di Colubra-

derground” nativity strictly made with spectacular

no, togheter with his wife Faustina Pignatelli, began

techniques and figures (pastors) in perfect eighteen-

the restoration of the palace in order to make it a mee-

th-century style.

ting place again for cultured man and artists. After Faustina’s death the palace was abandoned until 1815, when Francesco Santangelo bought it and took it to its old magnificence.

PALAZZO MORMANDO In the heart of Via San Gregorio Armeno, at number 28, almost opposite the Church of San Gregorio Armeno where the relics of Santa Patrizia are preserved (the blood of the saint, kept in a glass bowl which liquefies every tuesday and August 25), stands this Renaissan-

PALAZZO MARIGLIANO Almost at the end of Via San Biagio dei Librai, following the lower roman decumanus just next to San Gregorio Armeno, we find one of the most interesting examples of renaissance architecture still in existence: Palazzo Marigliano. The side of the palace overlooks a little square once called “largo dell’Olmo”, next to which the Basilica di San Lorenzo was built, above the underground remai-

ce building, built in 1507 to serve as residence for its

ning of the greek/roman city.

own manufacturer: the calabrian organist and archi-

The initial construction of the building dates back to

tect Giovanni Francesco Donadio, said Mormando (or

the beginning of 1513 onwards. As shown in a docu-

Mormanno), being born in Mormanno in Cosenza,

ment of the granting dated 1512 of the Elects to Barto-

presumably in 1449; He died in Naples perhaps in 1530.

lomeo de Capua Earl of Altavilla so that he could build

Cortili Aperti Maggio 2017

65


his home in the most noble area of the city.

ce hall: the battle of Velletri, where also the Prince of

The first who built it was Giovan Francesco Donadio,

“Riccia”, with the episode of the young Sanseverino

known for its origins as Mormando (1450-1526).

acting as a shield to save Carlo of Bourbon, then offe-

An epigraph reported by Sigismund confirms that Bar-

ring him his horse, with whom the king overcame the

tolomeo Capua, Count of Altavilla, enlarged and ador-

enemy conquering Naples with his army.

ned the home of his ancestors.

The other inscription, on the opposite wall, remembers

The main entrance was widened in a later period to

that this was the place where Macchia conspiracy hap-

allow the entry of the carriages by replacing the Ionic

pened.

pillars with a slim and simple marble strip; The palace

The building now houses the headquarters of the So-

was then bought by the Marigliano del Monte family,

praintendenza Archivistica of the Campania region.

which replaced the old inscription on the portal with the one we see today under the crest held by the putti: Marigliano.

66

PALAZZO ULLOA MOTTA BAGNARA

The alternation between piperno and white marble on

The first urban centre of the western area outside

the facade still remains s it was conceived by Donadio,

Naples is linked to the phenomenon of the ‘shrinking

except for the high pedestal which was disfigured by

of the tides’ that has taken place throughout the years.

successive openings of basements on the street used as

Our palace is therefore found on a grouping of houses

shops.

which is retracted compared to those that were built

The building presents the original two floors (the third

the following years (between via Carlo Poerio and ‘la

was added later), designed using the “ordine compo-

Villa Comunale’), a difference that was evincible in the

sito”, punctuated by fluted pilasters which start from

1566’s map Dupérac-Lafréry. The first iconography of

the base dividing thereby the windows. These are

this palace dates back to the Stopendeal view in 1653;

different for each floor: the lowest has two orders of

his construction therefore took place previously, pro-

windows, one rectangular and one shaped with round

bably at the beginning of the 17th century when the

arched tops; those of the upper floor are instead big

‘Ulloas’, a strong Neapolitan family, decided to con-

and rectangular, with the motto “Memini” on the pro-

struct the first summer mansion in these territories.

truding entablature. The windows, also made of white

The palace’s history is linked to two other buildings

marble and Piperno, are that large to offer greatest

that are now missing; the first one is ‘Palazzo Di San-

brightness possible to the interior. The third floor in-

gro’, located at the corner and mentioned by Fabio

stead presents the three central windows smooth pila-

Colonna di Stigliano on the ‘Napoli Nobilissima’ pe-

sters with Corinthian capitals with entablature.

riodic on which he writes about the palace: “At first,

The atrium leads to both the staircase going to the

also the second palace belonged to the Ulloa family”;

apartments and the rectangular courtyard with the

we can therefore state that in origin Ulloa’s property

double staircase that leads to the hortus conclusus that

was extended until the parcel that is nowadays occu-

connects the apartment the main building.

pied by Giulio De Luca’s palace that surrogates the one

On either side of the atrium are read two inscriptions

that was destroyed during the war in 1943. The only

on the wall plaques.

evidence of Palazzo di Sangro is the refined arcade that

The first says that among those who lived there there

is well distinguishable between the two constructions.

was also the queen of Naples Costanza of Chiaromon-

The other palace, instead, is the ‘twin’ of Serracapriola

te. She married Ladislao of Durazzo, who was crowned

palace that, following an initial rehash in 1808, was

king when he was only twelve years old.

subsequently destroyed in a fire in 1944; also in this

Constance, divorced after just two years of marriage,

case a modern building is now standing in its place.

married then Andrea de Capua. then in the building

Of the 17th century language, the set-up of the bu-

lived the principles of Riccia until their family line

ilding’s layout is conserved, characterised by a first

ended, remembered among other things in the fresco

courtyard and then a second larger one that were se-

Francesco De Mura painted in 1750 in the large dan-

parated by a porch that led to the main stairwell on its A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


left side. The sober geometry of the prospect still recalls the 17th century architecture; with a simple portal in pipeline, marked by the opening of the windows originally developed only on the first two floors of which,

PALAZZO CELLAMARE The building was built by the will of abbot Giovanni Francesco Carafa in the wish of being away from the heart of the city. Soon the structure underwent ub-

those at the main floor were characterised by a trian-

stantial changes in 1533 when he was succeeded by his

gular tympanum.

nephew Louis Carafa di Stigliano in line with urban

With the borbonic restoration, and therefore the come-

renovations that that the area was undergoing by the

back of aristocrats in the city of Naples, the coast’s bu-

viceroy Don Pedro of Toledo.

ildings were merely transformed. The one big Ulloa’s compound underwent a first division leading to the construction of the three distinct palaces, as evinced by the Marquis’s plan in 1813. Our palace is passed to the Paternò family and later bought from the Marquis Lu-

The work was entrusted to the architect F. Manlio, who gave imprint visible in the map software Lafrery (1566): it is a building which has four wings around a courtyard, with Southern facade with two rows of windows. A second courtyard is limited by two wings of the building which run parallel; between the two

isa Dillon in 1833. From the studies of her will in 1867,

courtyards it marked the angular tower that dominates

it arose that part of the property had been assigned to

the surrounding territory with slope walls, a solution

her great grandchild Carlo Strachan Fegely, and that

dictated by defensive purposes, not only by pirate at-

between 1840 and 1850, Lady Dillon demanded the

tacks, but also by the Neapolitans themselves, on the

palace to be expanded by adding on a pre-existing terrace, 2 more apartments left-sided to the second courtyard, which has been assigned to her son Carlo Strachan. The allocation of its assets to more people led to the creation of elevator staircases and the building

occasion of outbreak in 1647 and the revolt led by Masaniello in 1656 during the plague epidemic. The view of Baratta (1629) allows us to have a more clear of the building distribution that will be modified when the building will pass to Antonio Giudice Prince of Cellamare at the end the XVIIy bought for 18,000

of a tower to the right of the second courtyard.

ducats from the tax authorities which acquired it.

After Sarah Strachan’s death, half of the palace passed

After the death in 1689 of Nicola Maria de Guzman

into inheritance to his son, Fabrizio Ruffo di Motta Ba-

Carafa. But already before the purchase, the building

gnara, which, in 1868, acquired from Augusto Monaco

had undergone a change in eastern part of the structu-

a small part of the garden behind the palace. Upon this area her constructed the premises that were placed in front, entering the second courtyard. On the wing of the palace he constructed, the Prince of Motta Bagnara appointed his family’s crest, which is still visible today.

re, with the construction of a new staircase, on the XVI loggia by F. A. Picchiatti who worked in the factory before 1651 and between 1668 and 1670 onwards. The personality of Picchiatti influenced the work of the architects of the transformation eighteenth century, or G. B. Manni, who worked in especially the new grand

In 1903, this was bought by Oreste Ricciardi and subse-

staircase and B. Nauclerio who directed the factory

quently inherited by his son Roberto, which lit a mort-

after the death of Manni in 1728 mainly dealing the

gage in November 1924. As a result of Baron Ricciardi’s

chapel. The actions called for by the new owner, in-

failures and by virtue of the mortgage subscription, the

terested not so much the shape of the factory, but an

compound was put for sale to a third party via the ‘Società Italiana Stabili’ (Italian Stable Company), which handled the division of the building in 34 different lots along with the construction of a second tower in the northeast corner of the second courtyard. Furhermore,

update to the aesthetic of the period. 1701 in view of Van Wittel of “The Chiaia from Pizzofalcone” it is also possible to have a clear vision of the two gardens that extend to the north of the residence, to the hill of Mortelle of the late Baroque style. Their accommodation starts as early as from the 40s of the

a drafting of a condominium regulation was establi-

sixteenth century, when the then owner Luigi Carafa

shed and is still valid nowadays.

commissioned Giovanni da Nola to carve the Carrara

Cortili Aperti Maggio 2017

67


marble fountain with the coats of arms of the Carafa family, the Della Marra, the Capua, and Orsini. Painting by Van Wittel outlines the shape of the three gardens all very broad; Two on the back of the building, climb along the hill separated from each other by a wall, pierced in the center by a high Niche with fountain. The third garden, finally, was developed in the direction of the palace of the Marquis of Vasto. Work continued until the first quarter of the eighteenth century, they saw the participation of artists like James Po, Pietro Bardellino and Fedele Fischetti already established in the Neapolitan societyand not only. Among the architects stands Sanfelice, who took charge of the realization Portal broken line that leads to the grand staircase, and Ferdinando Fuga, who composed the robust portal of the building, It recalls the typical ephemeral environment Neapolitan underline and frame the coat of arms of the lineage. Furthermore, the Fughiano intervention also extends to the rustication of the ground floor, and some work on the chapel with the creation of the marble family crest. In recent years, the clay pits dug beneath the building are served to extract materials for the construction of works above, designed by S. Filospeziale it is housed by the theater Metropolitan that fact does not add anything more to the complex.

PALAZZO NIGLIO JADICICCO Palazzo Niglio Jadicicco rises in the historic center of Frattamaggiore, overlooking via Atellana, and it’s one of few palaces in the Neapolitan district still inhabited by its original owners that had it built in the second half of the XVII century. In 1780 Michele Niglio, a poet and the personal guard officer of Ferdinando IV di Borbone, started renovating e revolutionizing the original aspect of the building, choosing a late baroquian style that was Pervaded by the refined and aristocratic climate developed at the time of the Bourbon dynasty in the Kingdom of Naples. It is thanks to this restoration that we find Pietro Malinconico’s mythological frescos in the main hall. Several influences came in part from the construction site of the Caserta and Naples royal palaces but mainly from the excavation of Pompei and Ercolano, buried after the Vesuvius eruption in 79a.d..

PALAZZO FILOMARINO The historical and architectural history of the factory is linked to that of the San Domenico Maggiore’s insula. We know the area was already existing in the early Middle Ages, thanks to historical facts we no about the old Sant’Arcangelo in Morfisa. Between 1116 and 1231 the Benedictian settled there and was subsequently enlarged and transformed in how we see it today by the Dominician friars. From the beginning of the XIV century the urban landscape between the main and the secondary Decumanus was set: up north we have Ettore Carafa’s Palace, dating back to the early XV century; south of the secondary Decumanus several palaces were built: The Sanseverino di Matera’s, today known as Venezia, the Tufarelli’s, and ours. The original core of the Filomarino Palace, a lot smaller than the current building, occupied the corner between Via San Sebastiano and Via Benedetto Croce. The architectural elements that help us dating the palace to the 1300 are the remainings of the archways belonging to the late Anjou period found nearby the grand staircase leading to the main floor. The first knowledge of the building existence dates back to 1412, when it belonged to the Brancaccio family. One century later it was acquired by Bernardo Sanseverino, prince of Bisignano. At first,the prince asked the Venetian embassy the permission to rent the strip of land chosen to lodge the new mansion, then he managed to have it donated Later donated to him Giovan Francesco di Palma, an important architect of the local renaissance, was put in charge of the restauration and enlargement of the old factory. Traces of those ampliaments can still be found in the atrium and in the yard surrounded by arcades made of piperno marble. In 1606 Tommaso Filomarino, prince of the Rocca, bought the palace after failing to buy several other properties of the Venetian embassy. In 1647 the building was heavily damaged by the Spanish cannons barricaded in the Santa Chiara church’s bell tower, because. After Masaniello time was over the damges were repaired and the interiors were enriched with one of the biggest collection of paintings remembered by Carlo Celano. In 1721 the prince Giovanbattista, well educated in his childhood by filosofer Giovan Battista Vico, married

68

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


Maria Vittoria Caracciolo. We owe him the portal made

road. The elements that arouse our attention are es-

of piperno marble and designed by Ferdinando Sanfe-

sentially two: the staircase that overlooks both Largo

lice, also author of the passetto in the court wich alters

Banchi Nuovi, with simple arched windows, and the

significantly the volumetry of the object.

courtyard with openings of two different orders; The

In 1756, thanks to the aquisition of a part of the Pa-

buffered arches on the first and second level of the open

lazzo Venezia garden, another part of the palace was

gallery that divides the courtyard.

built.

To understand the evolution of the building is useful,

Once the Filomarino della Rocca branch of the family

once again, a comparison between maps: this time

deceased, the building was divided between several

between Baratta’s (1629) and Noja Duke’s (1775); In

owners. During World War II the court decoration by

fact, the latter shows a trapezoidal plan, resulting in

Sanfelice was lost because of the bombing. At the be-

the disappearance of the lush garden present in Barat-

ginning of the XX century one of the apartments was

ta’s maps.

bought by the famous historian and filosofer Benedet-

This was the result of many changes that affected the

to Croce and became a meeting point for all the antifa-

building at the beginning of 700 when, once Antonio

scist intellectuals of the time. In 1947 Croce earmarked

de Ponte,the first feudal lord of Casamassima family

an apartment to host the Italian Institute of the Histo-

(hence the name of the building) acquired the proper-

rical studies, still running nowadays.

ty, his son, Giacomo de Ponte, decided to invest money in its renovation and expansion, entrusting the work to

PALAZZO CASAMASSIMA

the promising Ferdinando Sanfelice from 1707 to 1716.

The area on which is grafted our building is between

des of factory, finishing with a new part, in Baroque

the limit of ancient city and the area of the late nine-

style, consisting of a single level, where today the con-

teenth century cleansing.

cierge is housed.

The starting point for understanding the origin of the

Then another floor was added, implying the extension

article is given by Celano in his “News of the beautiful,

of the staircase. In these years also Giacomo Po, one of

ancient and curious” in which speaks of a strong flood

the leading exponents of Baroque painting from Paler-

of 1569 that swept the area.

mo, worked in the palace.

The territories were acquired by aristocratic families

He is the author of a magnificent fresco that recalls the

including the Sanchez’s, who managed to isolate their

myth of Cupid and Psyche.

properties with the opening of a road (today Calata SS.

Sanfelice himself was interested also in Palazzo Melo-

Cosma and Damiano) and the Orsini’s, who settled on

fioccolo, facing ours.

this piece of land; It was also opened a square, called

The latter, originally on three levels only, allowed the

“Largo Banchi Nuovi” as it was the venue of the new

view of the gulf from Casamassima palace, making the

market, dominated by a new church (SS. Cosma and

loggia one beautiful lookout. But, due to constant abu-

Damiano).

se that led the addition of three other levels on Melo-

All these transformations are shown in the comparison

fioccolo palace, the loggia, as

between the Lafrery’s cartography (1566), in which we

soon as it lost its view, was soon altered and closed to

see only low buildings, Baratta’s (1629) where our bu-

host other residences.

ilding emerges.

Today the building houses private apartments, while

Originally the building consisted of four floors: the ba-

the main floor is occupied Eastern Studies University.

The first works interested the elongation of the two si-

sement, that housed the equipment and products coming from landholdings; The ground floor, where the horses were handled and finally the first and second floor used as residence. The hall is monumental to let as much light as possible in the entrance, considering the minimum size of the

Cortili Aperti Maggio 2017

Translation by Francesco Penta Anzani

69


RINGRAZIAMENTI | Arch. Alberto Sifola Socio A.D.S.I. Nell’ambito di una manifestazione di rilevanza nazionale per l’ADSI, i Cortili Aperti, la Sezione della Campania sta cercando di sviluppare un proprio programma di informazione e formazione, che possa spaziare dalla ricerca storica sui luoghi e sui palazzi storici e vincolati, all’architettura della città, alle attività produttive e dell’artigianato. Sviluppare un progetto in Campania può apparire semplice, potendosi giovare dell’incredibile e complessa stratificazione di bellezza, declinata in tutte le sue forme, ed in un certo senso lo è. Tuttavia la stessa bellezza può renderci attoniti, oppure darci lo sprone, con la sensibilità che appartiene alla nostra storia, per un sempre nuovo con incontro tra cultura alta e popolare, ed attraverso il confronto di esperienze diverse tra la nostra associazione con i cittadini, gli studenti e laureandi universitari, gli artigiani, i proprietari di immobili vincolati e di dimore storiche, i volontari. Per questo desideriamo ringraziare tutti quelli che con entusiasmo hanno dedicato il proprio tempo per condividere la giornata nazionale ADSI dei Cortili Aperti 2017 in Campania. Al professore Leonardo di Mauro, che ha coordinato le schede storiche, scritte da Francesca Bertagnin e Andrea Casolare, con la collaborazione di Giuseppe Albano, Mariangela Terracciano e Maria Pia Testa, va il nostro più vivo grazie per l’accuratezza con cui hanno redatto, corretto ed assemblato questa piccola pubblicazione, selezionando foto, storie e racconti ed aggiungendo nuovi edifici e palazzi. Un grazie di cuore a Francesco Penta Anzani per la traduzione delle schede in inglese. Un ulteriore ringraziamento è diretto a Andrea Casolare e Giuseppe Albano che hanno curato buona parte degli scatti fotografici. Desideriamo inoltre ringraziare la Soprintendente Archivistico per la Campania, dott.ssa Maria Luisa Storchi e Guido Paradisi per la collaborazione e per il lavoro svolto ai Beni Archivistici e la dott.sa Rita Pastorelli direttrice del Museo di San Martino per la gentile concessione del materiale iconografico riguardante le cartografie della città

70

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


Un particolare ringraziamento all’Arma di Carabinieri, che ha consentito una presenza socievole ed apprezzata in ogni palazzo. Ancora grazie a Michele Nascia e Domenico Freda per la cortese logistica, a Nicola Tartaglione e Maurizio Stocchetti - nella doppia veste di proprietari e storici dell’arte - per le notizie sul Palazzo Mormando, e soprattutto ai consiglieri delle Dimore Storiche della Campania Gian Antonio Garzilli, Raimondo Penta Anzani, Gian Nicola Forte, che hanno fornito preziosa assistenza e presenza nei diversi palazzi aperti per queste occasione. Il più forte ringraziamento va a tutti i volontari, studenti e laureandi in architettura che, con entusiasmo e seria dedizione, hanno condiviso il loro sapere e guidato i visitatori presso i Cortili Aperti: Maria Aceto, Clara Bernardo, Francesca Bertagnin, Leopoldo Casertano, Andrea Casolare, Martina Celentano, Maria Chiara Catillo, Valentina Contino, Francesca D’Aria, Vincenzo De Martino, Emanuela Fragalà, Luigi Liccardi, Francesco Manfrecola, Carolina Migliaccio, Serena Migliaccio, Eugenio Muccio, Fulvio Padulano, Fulvia Petriello, Ivan Pistone, Sara Regina, Sara Russo, Isabella Santonicola, Luca Scaffidi, Anna Scala, Mariagrazia Sicilia Pio Starace, Federica Tortora, Antonella Zuppa e ai volontari del Centro Culturale di Studi Arellano. Ai proprietari, che con passione hanno aperto i palazzi al pubblico, nonché agli amministratori dei vari condomini, e a tutti gli artigiani che con passione di anno in anno espongono sempre più numerosi, distribuiti nell’itinerario, va il nostro più sentito grazie: senza di loro i Cortili Aperti non esisterebbero. Infine, ringraziamo i visitatori che, anche con un piccolo contributo, hanno desiderato sostenere questa iniziativa per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed architettonico delle nostre città.

Cortili Aperti Maggio 2017

71


NOTE |

72

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


Cortili Aperti Maggio 2017

73


Il presente volume è stato stampato a Napoli nel mese di Maggio 2017 presso le Officine Grafiche F. Giannini & figli SpA in tiratura limitata di 1000 copie offerte durante la giornata di Cortili Aperti 2017.



Associazione Dimore Storiche italiane 76

adsicampania

dimorestoriche

A.D.S.I Associazione Dimore Storiche Italiane


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.