Porto Marghera: Manuale per usi futuri | Stoccaggio _ 1

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PORTO MARGHERA

MANUALE

PER USI FUTURI

STOCCAGGIO



PORTO MARGHERA

MANUALE

PER USI FUTURI

Università IUAV di Venezia Corso di Laurea Magistrale in Architettura per la Conservazione e la Costruzione Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Città Anno accademico 2013-2014 Relatore: Prof.ssa Esther Giani Correlatore: Arch. Irene Peron Laureandi: Andrea Catto Davide Perosa



Indice VOLUME 1 Manuale Porto Marghera

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Sul contenitore

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Evoluzione del contenitore Preindustriale Postindustriale Timeline

17 19 31 46

Contenuti possibili Solidi Liquidi (Gassosi)

51 57 87

Tecnologie

105

Sintesi

117

DensitĂ : contenitori a Porto Marghera

131

VOLUME 2 Scomposizione Schedatura Z04 Conclusioni Bibliografia ALLEGATO Sinopie



Manuale Porto Marghera

La parola «manuale» trova ragione e origine nell’etimo, «da manus (lat.) mano; propr. fatto con mano, ma anche maneggevole o da aversi facilmente alla mano: onde sostantivamente dicesi per libro che ristrettamente contenga per guida e istruzione dei pratici precetti essenziali di qualche dottrina o arte, quasi a significare che se ne dee far uso frequente e averlo spesso a mano» (da Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani) Questo è il secondo capitolo di una ricerca che vuole provare a elaborare una sorta di libro o guida, contenente le nozioni fondamentali non di un’arte o disciplina ma di un oggetto urbano, il distretto industriale veneziano (Porto Marghera), leggendolo non solo nella sua fisicità più immediata ma anche e per quanto possibile, nelle derive (alcune negative) che una produzione industriale ha impresso, in quelle positive di una ineguale mole di lavoro sulle possibilità e potenziali-

tà, e in quelle ambigue dei molteplici e troppo spesso concorrenti saperi, soggetti e strumenti normativi presenti. Il fine del manuale, generalmente inteso, è quello di facilitare la lettura (comprensione) e guidare azioni per ottenere uno o più risultati legati al tema trattato. L’essere un libro di consultazione e d’uso frequente indirizza la comunicazione del manuale verso una semplicità intuitiva, paradigmatica e pragmatica al contempo. La presente ricerca si configura come un esercizio compositivo di un fenomeno complesso, interdisciplinare e transculturale quale Porto Marghera. Questa parte del manuale si occupa dei silos, di quei manufatti nati per contenere e la cui forma richiama sin da subito la natura del contenitore. I silos, più di ogni altro manufatto industriale presente a Porto Marghera riflette l’assunto ricercato: la ragione della forma. Poiché si tratta di un lavoro di gruppo avviato più da di un

anno, le linee guida seguite sono quelle della prima fase della ricerca che si è occupata più della conoscenza delle aree (proprietà, storia, legislazione, economia, inquinamenti, bonifiche, ecc). Anche nel nostro caso abbiamo cominciato scomponendo l’area affinché questa fosse «più maneggevole» e secondo la più semplice delle indicazioni: vale a dire la misura delle insule descritte da canali o dalla viabilità. In questo modo abbiamo ottenuto 11 aree. Se per il gruppo precedente tutte le aree sono state oggetto di studio, nella presente ricerca le 11 aree sono diventate 9: abbiamo, cioè, preso in considerazione solo quelle aree che presentavano, o avevano presentato, silos all’interno del proprio ciclo produttivo. La scomposizione viene poi ordinata secondo un’altra indicazione semplificata: SML. Di nuovo le differenze sono evidenti: se la ricerca precedente ha organizzato le aree solo per superficie, dalla più piccola alla più grande, que-

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sto studio ha preso in considerazione il parametro della densità (silos/superficie). Le due mappature a confronto permettono di vedere come la stessa area possa essere letta in maniera diversa e ordinata differentemente fino al capovolgimento dell’ordine precedente. Nel nostro caso, infatti, aree small di superficie diventano extra large se prese in considerazione guardando la densità di silos. Quindi siamo partiti da questa prima mappatura con 1 extra-Small, 3 Small, 3 Medium, 1 Large e 1 extra-Large. Per evidenziare e condividere dati attualmente relegati nella sfera di saperi specialistici, cioè affinché la ricerca fosse di «istruzione dei pratici precetti essenziali» abbiamo usato la strategia del layering, dell’abaco, dell’inventario, della collezione. I dati disaggregati sono poi stati rimappati e diagrammati per tipo e argomento trattato. Fermo restando che questo lavoro è stato svolto da stu-

denti-architetti ed è rivolto a quelle figure incaricate delle trasformazioni del territorio, la comunicazione del manuale trova esempi in un sistema di riferimenti di pubblicistica e grafica di tradizione disciplinare. Le indicazioni dei saperi altri sono state selezionate, raccolte e organizzate secondo un layout visivo e dettagliato, in cui parole e illustrazioni collaborano per esplicitare e semplificare la complessità del dato aggregato. Tra gli obiettivi della ricerca, e dunque del manuale, vi è l’individuazione di una possibile strategia di approccio a un sistema assai articolato grazie alla definizione di linee guida operative. Il manuale, in estrema sintesi, prova a definire un metodo d’indagine. L’ambizione del manuale è riuscire a fornire quelle indicazioni, semplificate perché scomposte, utili alle azioni successive, cioè quelle che saranno intraprese per descrivere scenari e proporre progetti che troveranno, nel e grazie al manuale, ragioni e

argomenti. Il manuale si basa e si affida a un linguaggio “comune”, a criteri di praticità e facilità di consultazione per una auspicata immediatezza di comprensione da parte di un bacino di utenti ampio e variegato. La convinzione è, infatti, che solo una consapevole partecipazione di tematiche, linea guida, best practice e scenari possa davvero far incontrare non solo domanda e offerta ma soprattutto l’interesse economico (pubblico e privato) e il beneficio collettivo del bene pubblico. Le tematiche, dunque, vengono esplicitate soprattutto attraverso una comunicazione visiva: disegni, grafici e schemi non sono episodi isolati ma sono la narrazione composta e definita da un ampio insieme di contenuti, e da una grammatica immediata che descrive, però, una nuova sintassi ridefinendo gli elementi di significato. L’intento è l’eloquenza del disegno. Il testo scritto, pur presente, è


una sorta di contrappunto, costituisce uno stato complementare alla grafica, interpretando una vasta gamma di ruoli ancillari: titolazione, sottotitolazione, esplicitazione, didascalia, ecc. Il principio dell’adozione di un metodo attraversa tutti gli argomenti, non solo d’indagine e ricerca, di rappresentazione, di scomposizione&ricomposizione, di layering e mapping, ma anche, e soprattutto poiché trattasi di manuale, della impaginazione. La scelta di una regola, misura e ordine dell’intera ricerca, si riverbera nel tracciato regolatore del volume: la posizione dei vari elementi all’interno della pagina indica l’organizzazione gerarchica degli argomenti. Per favorire e indirizzare la leggibilità e la comprensione dei dati recepiti, le nove zone di Porto Marghera sono illustrate e osservate (analizzate) attraverso quattro temi dedicati: identificazione storica dell’archetipo, identificazione fisica dei contenuti possibili (naturali e artificiali; solidi, liquidi,

gassosi), tipologie funzionali, dell’archeologia industriale ai tecniche. tecnicismi delle bonifiche, fino alla spettacolarizzazione Il riconoscimento formale di scenari fortemente artificiapasa dunque dal più para- li. (…) digmatico degli assunti: la Uno dei temi che appare costruzione. emergere riguarda la modifiE prima ancora il quadro teo- ca dei criteri di valutazione rico al cui interno si muove dei nuovi interventi: il rozzo questa ricerca è riferito ad binomio costi/benefici è stato una vexata quaestio che sottoposto a una profonda revede in Le Goff una possibile visione. I costi non sono solo sponda. E. Giani e G. Carne- quelli dei capitolati o delle tavale scrivono in un recente belle prezzi, ma riguardano le paper presentato ad Atene emissioni di CO2, l’impatto (7.07.2014): «I segni dell’uo- sociale, l’impronta ecologica, mo sono presenti ovunque le conseguenze sull’ambiensul territorio, salvo rarissimi te ecc. Questa mutata ottica luoghi ancora “naturali”, tanto sta comportando lo sviluppo da indurre il premio Nobel di nuove competenze e il riper la chimica, Paul Crutzen, lancio di linee di ricerca divea coniare un nuovo termine nute ora strategiche e, preceper definire la attuale era dentemente, poste ai margini. geologica: «Antropocene»; (…) l’ambiente, il clima, il paesag- La conservazione e la manugio sono, ormai, modificati tenzione dell’esistente ora si dall’uomo. (…) estende non più ai patrimoni La notazione iniziale ci è ser- ritenuti monumentali, ma rivita per introdurre un tema, guarda tutto il costruito, il terquello del paesaggio indu- ritorio antropizzato, le stesse striale, che è stato affrontato infrastrutture, le aree in-duda molti e diversi punti di vi- striali. Accenniamo solo bresta, creando non pochi ingor- vemente a una questione da ghi concettuali: dall’equivoco tempo affrontata dagli storici,

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in particolare dagli storici della cultura materiale1: la distinzione tra monumento e documento2 risulta meno evidente quando si introduce il parametro tempo ... » Il manuale Porto Marghera è concepito come un “lavoro in corso” open-source, lungi dall’essere completato entro questo elaborato e chiuso in questa esperienza. Il manuale Porto Marghera non vuole avere un ruolo normativo, come un Masterplan urbano, piuttosto un dizionario che traduce indicazioni specialistiche in potenzialità disciplinari, numeri in spazi, dati in tipologie. Il manuale Porto Marghera può essere quel luogo ove (raccogliere) collocare le testimonianze materiali e storiche rimaste; quel luogo ove trovare degli strumenti valutativi e operativi per facilitare le scelte di azioni di intervento e trasformazione dell’esistente. Il manuale Porto Marghera propone un metodo per riappropriarsi dei bonfantiani vincoli storici e naturali di una

bistrattata e maltratta compagine lagunare chiamata Porto Marghera. Per avviare quel virtuoso processo di progettazione, di proiezione di un immaginario arricchito della ricerca e dei dati del manuale, alcune sinopie, dei manifesti «che contengono, in modo sintetico e comunicativo gli elementi di indagine. Consapevoli che stiamo spostando l’asse di comunicazione da un piano di scientificità a un piano di divulgazione, di pubblicazione gratificante ma che, in qualche misura, simula lo step successivo. Il progetto di architettura.» (E. Giani) Lungi dal voler accettare la prevalente accezione di Porto Marghera quale problema, la presente ricerca prova a ribaltare la questione, evidenziandone le potenzialità, e le opportunità, economicosociali prima ancora che architettoniche. Il futuro del distretto industriale passa necessariamente dalle mani, e dagli occhi, di coloro che

riusciranno a cogliere tali opportunità. Il susseguirsi (in verità non molto concitato) di proprietà e usi ha necessariamente generato una promiscuità non solo degli oggetti architettonici, ma anche degli usi delle preesistenze fino, naturalmente, a riconfigurazioni plano-volumetriche in taluni casi molto evidenti e “stravolgenti”. Per quanto sia indubbio il ruolo del progettista nelle pratiche della trasformazione, vi è una fase preliminare di scelta dei dati che pure è campo di azione dell’architetto. Questo momento, troppo spesso trascurato e affidato a tecnici (o peggio segreterie) risulta cruciale per le conseguenze, architettoniche e non solo, e il destino di un’area. La ricerca si inserisce in questa scissione tra il rilievo indifferenziato e l’idea che diventa progetto.Il metodo raccoglie l’eredità ottocentesca della catalogazione e come molti contemporanei si prova a dare nuovi ordini per diverse letture che possano essere di supporto all’«idea». Il pa-


radigma timore comune ai “tradizionali” progettisti e a questa ricerca: firmitas, utilitas, venustas. Le ragioni della forma sono le prime domande a cui abbiamo cercato di dare una risposta attraverso lo studio dei disegni e delle foto, spesso originali, messi a disposizione da archivi e privati. I contenitori diventano la nuova misura di Porto Marghera e chiave di lettura dell’area.

note 1. «La memoria collettiva e la sua forma scientifica, la storia, si applicano a due tipi di materiali: i documenti e i monumenti. Infatti ciò che sopravvive non è il complesso di quello che è esistito nel passato, ma una scelta attuata sia dalle forze che operano nell’evolversi temporale del mondo e dell’umanità, sia da coloro che sono delegati allo studio del passato e dei tempi passati, gli storici. Tali materiali della memoria possono presentarsi sotto due forme principali: i monumenti, eredità del passato, e i documenti, scelta dello storico.» (J. Le Goff, «Documento/Monumento», in Enci-clopedia Einaudi, Torino 1978, vol. V, pp. 38-43).

2. E ancora: «La nozione di cultura materiale è comparsa nelle scienze umane, e in particolare nella storia, in seguito al costituirsi dell’antropologia e dell’archeologia, e all’influenza esercitata dal materialismo storico. (…) Lo studio della cultura materiale (…) si dedica ai fatti ripetuti, non all’evento; non si occupa delle sovrastrutture, ma delle infrastrutture. (…) La cultura materiale tende infine a gettare un ponte verso l’immaginazione dell’uomo e la sua creatività e a considerare proprie tre componenti fondamentali: lo spazio, il tempo e la socialità degli oggetti. Per quanto rimanga ancora da definire con più esattezza, e per quanto vi sia ancora qualche ambiguità, lo studio della cultura materiale appartiene alla ricerca storica, e con essa collabora con metodo proprio a ripercorrere le spirali che ogni rovina del passato porta con sé. (R. Bucaille, J.M. Pesez, «Cultura materiale», in Enciclopedia Einaudi, op cit, Vol. V. IV, p. 271-305).

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MPM ABACO Ratio: m2

SMALL

Z07

MEDIUM

Z01

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Z11

LARGE

Z04

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X LARGE

Z06

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Z08


MPM ABACO

Ratio: stoccaggio/m2

X SMALL

Z01

SMALL

Z02

Z04

Z09

MEDIUM

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Z06

Z10

LARGE

Z03

X LARGE

Z07

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SUL CONTENITORE


Porto Marghera si sviluppa, come tutte le aree industriali, all’insegna del miglior rapporto costi-benefici e questo vale anche per i manufatti che insistono su tali aree. Gli edifici sono l’esempio di una logica, razionale e rigorosa: usare superfici e volumi in diretta relazione con i contenuti. La stessa disposizione dei volumi rispecchia la macchina industriale: distanze giuste (senza sprechi) per permettere le varie manovre di carico, scarico, arrivo e partenza. Estremizzando si può anche leggere un’area industriale come quel luogo dove la venustas è il risultato precipuo di scelte funzionali e costruttive. Le figure che popolano i distretti industriali, soprattutto se in via di dismissione, assumono il fattore tempo quale acceleratore di una estetizzazione riconosciuta da molti (artisti, letterati, musicisti, architetti, ecc). I personaggi delle aree industriali sono in cerca di nuovi autori e la ricerca prova a descrivere i caratteri di

tali personaggi di indubbia fascinazione e potenzialità espressiva. Tra le molte ragioni di questa ricerca vi è anche una ineludibile necessità di rispondere a istanze ambientali, ecologiche, di una architettura sostenibile che non veda nella demolizione e nella tabula rasa, bensì nel riuso e nel riciclo, le potenzialità di progetti convincenti. Nel tentativo di rilettura, la scelta del manufatto da indagare è caduta sul contenitore. Per contenitore intendiamo tutti quegli edifici che non hanno altra funzione eccetto quella di deposito per le materie prime: sili, serbatoi, torri piezometriche e magazzini. Un primo approccio è l’analisi dell’evoluzione storica, suddivisa in pre e post industriale, per una lettura dei manufatti presenti a Porto Marghera. Questo espediente ci ha permesso di individuare delle categorie preliminari che hanno formato la base per una più accurata catalogazione.

Il tipo contenitore presenta infatti delle variazioni definite da una serie di parametri fondamentali quali: materiale contenuto all’interno del manufatto, entrata-uscita del contenuto, tecnologia e conseguente sezione tipo.




EVOLUZIONE DEL CONTENITORE


Nel corso della storia sono molteplici i motivi che hanno spinto l’uomo a organizzarsi e a conservare alimenti e oggetti, e uno di questi è la fine del nomadismo. Sono molte le zone del nostro pianeta dove l’uomo ha deciso di stanziare e molto differenti fra loro per area geografica, clima e materiali a disposizione. Per questa analisi è stata presa in considerazione l’area del mediterraneo, per un confronto evolutivo nei metodi e nelle modalità di conservazione. L’analisi dei manufatti preistorici e storici è servita per le origini delle forme, vale a dire le variazioni al tema archetipico del contenitore ricostruendo un sistema tipologico convincente e aderente l’evoluzione delle tecniche e la storia dell’uomo, delle città, del territorio. Nella prima parte di questo capitolo sono stati analizzati in ordine cronologico i primi manufatti utilizzati dall’uomo per la conservazione; per ognuno vi è una trascrizione grafica della tecnologia costruttiva.

Considerando la rivoluzione industriale come momento topico, risulta evidente come il cambiamento dei commerci fra le grandi città abbia richiesto l’incremento di spazi da destinare alle industrie, con conseguente crescita urbana. Lo sviluppo della siderurgia, quello del calcestruzzo, la nascita e l’avvento del motore sono solo alcune delle motivazioni che hanno indirizzato gli industriali verso metodi di semplificazione del lavoro. Come si vedrà nelle pagine seguenti all’evoluzione preistorica c’è un filo conduttore fra tutte le categorie di sili, serbatoi o magazzini.


Evoluzione preindustriale


Il primo Silo

Gli studi sulle origini della rivoluzione neolitica concordano nel ritenere che la prima coltivazione di cereali (grano, orzo) possa essere riferita a un’area compresa tra il medio Eufrate e la Palestina, in un periodo compreso tra il 12000 e il 7500 a.C. L’insediamento in cui è documentata la più antica coltivazione di frumento e di orzo è quello di Gerico, nel Neolitico preceramico (10000-8300 a.C.); gli storici tuttavia suppongono che la coltivazione dei cereali fosse già iniziata nella fase precedente, protoneolitica.

Datazione: 11300 a.C. circa Luogo: Giordania Dimensioni: diametro 2-3 m Materiale: incavo naturale, copertura con piccoli arbusti secchi e fogliame assicurati al suolo grazie a pietre di varie dimensioni.


La casa-lunga neolitica

La casa-lunga neolitica è una lunga e stretta dimora in legno costruita dai primi agricoltori dell’Europa Centrale e Occidentale. All’epoca della rivoluzione neolitica e del passaggio dal nomadismo dei cacciatori e raccoglitori alla sedentarietà agricola, la casa-lunga è la struttura architettonica indipendente più vasta che fosse mai stata eretta. Nella documentazione archeologica, le case-lunghe sono presenti in numerose regioni e in diversi periodi di tempo.

Datazione: 3500 a.C. circa Luogo: Europa centrale Dimensioni: 7x20x6 m Materiale: tronchi per la struttura principale, paglia e fogliame seccato per rivestimenti e coperture.

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La palafitta

La palafitta è una architettura composta da una piattaforma in legno appoggiata su pali. I sostegni verticali servono, generalmente, a distanziare l’abitazione dal terreno per rispondere a esigenze di difesa sia dall’umidità sia da aggressioni e razzie. Le palafitte si trovano per lo più in luoghi complessi quali fiumi, paludi, foreste; lo spazio sopraelevato, coperto, è utilizzato per lavoro, riposo e custodia di oggetti e cibo.

Datazione: 1500 a.C. Luogo: Alpi Dimensioni: 6x6x3 m Materiale: tronchi per la struttura principale, paglia e fogliame seccato per rivestimenti e coperture.


La casa alpina

Lo sviluppo delle tecniche di allevamento consente l’insediamento delle comunità non piÚ solo in pianura, ma anche in collina e montagna. La casa alpina si pone sulla cima di terrazzamenti organizzati per la coltivazione. La presenza di roccia consente lo scavo di stanze per conservare, al riparo dal sole e dal calore, il raccolto.

Datazione: 1000 a.C. Luogo: Alpi Dimensioni: 10x6x6 m Materiale: tronchi per la struttura principale, paglia e fogliame seccato per rivestimenti e coperture.

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La domus-villa rustica

I primi re e aristocratici romani trasformano le capanne (casae) in domus; quest’ultime sono generalmente costituite da più ambienti, si affacciano su una corte e hanno una grande sala. La villa rustica si differenzia dalla domus per la realtà agricola di cui è parte. Infatti la villa rustica aveva delle stanze apposite per la conservazione dei foraggi, della frutta e talvolta anche delle carni. É posizionata nella parte nord della villa, per mantenere il più possibile il cibo al fresco.

Datazione: 200 a.C. Luogo: Italia Dimensioni: 10 m2 circa Materiale: argilla mista tufo in età arcaica, solo tufo in età repubblicana.


La casa medievale

Le case medievali presentano apposite strutture adibite a deposito e magazzino. La Canapha, che si trova sempre al piano terra in un luogo fresco orientato a nord, è l’ambiente riservato alla conservazione dei grani, del vino, dei cereali.

Datazione: 500 d.C. Luogo: Italia Dimensioni: 10 m2 circa Materiale: legno, paglia, argilla e muratura in pietra a secco.

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La casa padronale

Edificio molto grande, spesso per ospitare piÚ di una famiglia, aveva la stanza-deposito all’esterno del fabbricato, ma ad esso adiacente con accesso diretto. Rispetto alle precedenti opere, emerge l’importanza consolidata di un ambiente dove immagazzinare materiali e cibo. Questo caso, con le naturali declinazioni, arriva fino ai giorni nostri identificandosi nella cantina delle abitazioni.

Datazione: 800 - 1000 d.C. Luogo: Italia Dimensioni: 15 m2 circa. Materiale: muratura a secco, legno.


Il magazzino industriale

La rivoluzione industriale del 1789 vede l’incremento dell’uso della carpenteria pesante usata per coprire grandi ambienti come le serre, passages, ecc. In generale le produzioni industriali necessitano l’immagazzinamento del materiale base e di quello prodotto; e soprattutto dopo l’avvento della catena di montaggio, questi spazi diventano parte integrante dell’ambiente industriale.

Datazione: 1800 d.C. Luogo: Francia Dimensioni: oltre i 100 m2 e 6 m di altezza Materiale: ghisa.

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Il granaio

Il tipo prevalente (definito anche nel suo riconoscimento morfologico e accezione formale) per quanto riguarda lo stoccaggio del grano è, a cavallo dei secoli XIX e XX, il cilindro con carico dall’alto e scarico dal basso. Questo silo fa parte di un complesso agricolo, e può presentarsi in serie.

Datazione: fine 1800 d.C. Luogo: Europa settentrionale Dimensioni: diametro 6 m circa, altezza 10 m circa Materiale: struttura verticale in legno, struttura orizzontale in anelli di ghisa.


Riferimenti

Il primo silo B. Finlayson - S. J. Mithen, Architecture, sedentism, and social complexity at Pre-Pottery Neolithic A WF16, Southern Jordan, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United State of America, 2011 it.wikipedia.org www.treccani.it La casa-lunga neolitica A. Whittle, Europe in the Neolithic. The Creation of New Worlds, Cambridge, 1996 it.wikipedia.org www.treccani.it La palafitta it.wikipedia.org www.treccani.it La casa alpina F. Facchini, Paleoantropologia e preistoria: origini,

paleolitico, mesolitico, Milano, 1993 La domus - villa rustica H. Mielsch, traduzione di Maria Antonietta Esposito, La villa romana - Con guida archeologica alle ville romane, Firenze, 1999

Il granaio E. Endersby - A. Greenwood, Barn: the art of a working bulding, Londra, 1992

it.wikipedia.org www.treccani.it La casa medievale F. Cresti, Casa in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Enciclopedia Treccani Online, 1993 La casa padronale E. De Minicis e Guidoni, Case e torre medievali: Atti del II Convegno di studi “La città e le case. Tessuti Urbani, domus e case-torri nell’italia comunale (sec. XI-XV)”, Città della Pieve, 1992 Il magazzino industriale M. A. Crippa, Viollet-le-Duc L’architettura ragionata, Milano, 1982

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Evoluzione postindustriale


Grain elevator Buffalo, U.S.A., 1843 La storia della meccanizzazione delle operazioni di carico e scarico del grano ha un forte impatto nello sviluppo della società, prima statunitense, poi europea, del XIX secolo. La produzione statunitense di grano è, nelle prime decadi dell’800, in crescita esponenziale. Soprattutto a Buffalo, città di mezzo fra il fiume Hudson, che fluisce verso New York e i grandi laghi, e il Canada. All’epoca, all’interno della fabbrica le operazioni di carico e scarico manuale costituiscono non solo un importante dispendio fisico, ma anche di tempo. Nel 1843 l’imprenditore J. Dart concepisce, con l’ausilio dell’ingegnere R. Dunbar, un braccio meccanico a motore che dall’imbarcazione carica i sacchi di grano automaticamente. Tale braccio meccanico presenta un elevatore a tazze che permette la risalita del grano dalla nave alla sommità del granaio. Conseguenza di questa nuova tecnologia è lo svilup-

po sull’asse verticale dei granai, che permette, a parità di superficie edificata, una maggiore capacità di stoccaggio.


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Il silo Samarani Crema, Italia, 1913 Questo particolare esempio di Silo per la conservazione si riferisce specificatamente al mantenimento dei foraggi. Prende il nome dal suo inventore, Franco Samarani, dottore in agraria e batteriologo, che si preoccupò della conservazione dei foraggi e dei cereali per lungo tempo. Samarani comprese che la struttura cilindrica in calcestruzzo armato, con muri di sezione notevole, è la migliore per la conservazione dei foraggi. Fu l’inventore del “coperchio a pressione” che permise il controllo di entrata e uscita dell’aria all’interno del manufatto, permettendo così un miglior mantenimento del contenuto. La stazione di batteriologia agraria dove lavorava fu la prima sperimentatrice di questa tecnica che prese molto presto piede in Italia e anche all’estero. Mentre negli U.S.A., la struttura del contenitore di prodotti agricoli passa dal legno all’acciaio, l’Italia è caratterizzata da manufatti in calcestruzzo armato, tecnica

più solida e che permette un miglior controllo della temperatura all’interno del manufatto. Quindi l’incremento della produzione agricola e soprattutto l’importazione e l’esportazione del grano hanno moltiplicato il singolo cilindro detto Samarani a vantaggio di batterie di silos affiancati per poter permettere il collegamento fra loro.


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Il serbatoio Questo manufatto nasce generalmente per la conservazione e distribuzione dell’acqua, ma è nell’ultimo secolo con l’espansione dell’industria che sviluppa le sue potenzialità: conservare materiali deperibili, sostanze nocive o facilmente soggette a dispersione allo stato liquido (combustibili, oli vegetali, lubrificanti, miscele per costruzioni). I serbatoi destinati a contenere idrocarburi, trattandosi di fluidi più o meno infiammabili, devono rispondere a severe norme di sicurezza, essenzialmente allo scopo di prevenire lo sviluppo e la propagazione degli incendi o il verificarsi di esplosioni. Questi serbatoi possono essere interrati o costruiti fuori terra su speciali fondazioni e disposti entro bacini aventi lo scopo di raccogliere il liquido in caso di rottura del serbatoio o delle tubazioni, impedendogli di riversarsi nelle zone dei serbatoi contigui. Sono per lo più costruiti in lamiera d’ac-

ciaio a elementi saldati con adatti rivestimenti interni a scopo di impermeabilizzazione. Frequente è anche l’impiego del cemento armato, e in particolare di quello precompresso, specie per i tipi interrati. Hanno forme diverse, anche in relazione alla natura del contenuto: cilindriche, cilindriche con estremità a calotta sferica (detti a sigaro), ecc. Quelli destinati a contenere prodotti liquidi volatili sono generalmente del tipo a tetto galleggiante, hanno forma cilindrica e sono dotati di una copertura galleggiante sul liquido contenuto; la tenuta fra copertura e mantello del serbatoio è realizzata in genere tramite una guarnizione strisciante mantenuta aderente per mezzo di adatti contrappesi. I serbatoi a tetto galleggiante presentano, nei confronti di quelli a tetto fisso, l’importante vantaggio che all’interno non si creano spazi nocivi di evaporazione durante le operazioni di riempimento o di prelievo.


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La torre piezometrica Elemento principale di ogni schema acquedottistico odierno, la torre piezometrica nasce come serbatoio per l’accumulo dell’acqua. Si insedia inizialmente in piccole realtà urbane avendo come scopo primario la conservazione e distribuzione. La funzione di serbatoio dell’acqua è costante fino ai giorni nostri, ma è nell’ultimo secolo che entra nella rete industriale. Sono molti i processi nel mondo della produzione che utilizzano l’acqua, si pensi ai processi chimici, alle fasi di pulizia che alcuni procedimenti necessitano o semplicemente all’esigenza da parte di un’azienda di avere anche una propria riserva. La torre piezometrica è costituita da uno o più recipienti cilindrici (raramente poligonali) sostenuti da strutture portanti. Inizialmente i recipienti vengono costruiti soltanto di ferro o di ghisa, mentre le strutture portanti generalmente di muratura, talvolta di ferro o miste di ferro e muratura. Attualmente

la torre viene costruita quasi sempre di calcestruzzo armato. Il recipiente a parete cilindrica può avere fondo piano, a calotta sferica o a tronco di cono con base maggiore raccordata al recipiente e base minore sostituita da una calotta sferica con la convessità in alto. La copertura del recipiente è piana o a calotta sferica. In generale il recipiente è termicamente protetto da altro recipiente conassico, oppure da un vano a pianta quadrata o poligonale. La camera di manovra ha la sua sede in un vano ricavato fra le strutture del basamento.


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Il capannone tipo Nervi Margherita di Savoia, Italia, 1936 Tra le opere minori e sicura- dai monopoli di Stato (ma mente meno nota rispetto alle solo alcuni che hanno Nervi grandi realizzazioni del come progettista). maestro dell’architettura in calcestruzzo, il magazzino a sezione parabolica viene comunque considerato come un esempio dell’evoluzione tecnologica del cemento armato. É infatti nel 1936 che Pier Luigi Nervi viene incaricato dai Monopoli di Stato per la costruzione del magazzino per la sofisticazione sali, nel comune pugliese di Margherita di Savoia. In questo contesto Nervi avvia un ragionamento compositivo che troverà esito in una sorta di vero e proprio aggiornamento tipologico dell’edificio industriale. La struttura basilicale, che aderisce al tipo fabbrica, comprende una navata unica ritmata da archi parabolici. La struttura cioè è ridotta all’essenziale. Le varianti di progetto dello schema statico a tre cerniere sono molte, qui a lato ce ne sono solo alcuni esempi, tutti commissionati


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Il serbatoio sferico Nei serbatoi cilindrici la resistenza del materiale che costituisce il mantello è utilizzata quasi unicamente in una direzione, quella dei paralleli, secondo la quale si esercitano gli sforzi di tensione dovuti alla pressione del fluido contenuto. Per una più economica soluzione è preferibile utilizzare i serbatoi sferici, i quali presentano superfici a doppia curvatura nelle quali è possibile ottenere l’uguaglianza, o quasi, delle sollecitazioni. Se il serbatoio deve contenere solamente gas in pressione, la forma che risponde a queste esigenze è la sfera. Per quanto dipende dalla pressione interna, che è uguale in tutte le direzioni, le sollecitazioni principali nell’involucro sono in tutti i punti uguali e ortogonali tra loro.


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Cultura materiale

Nell’evoluzione dell’uomo c’è una sola costante che ha favorito la nascita di luoghi adibiti esclusivamente alla conservazione: mantenere il cibo, di origine vegetale o animale, per un tempo superiore a quello giornaliero. Questo diagramma vuole sintetizzare e ordinare i manufatti dedicati allo stoccaggio così da evidenziare storia, evoluzione, materiale usato, variazioni, ma anche le costanti sopravvissute per una ricostruzione delle ragioni della forma.

11300 a.C.

3500 a.C.

1500 a.C.

1000 a.C.

200 a.C.


Legno

Argilla

Calcestruzzo

Ferro

500 d.C.

800 d.C.

1800 d.C.

1900 d.C.

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Porto Marghera La storia di Porto Marghera comincia negli anni precedenti la prima guerra mondiale, a seguito della necessità di trovare per la città di Venezia un altro spazio dove concentrare il suo sviluppo industriale, già in ritardo rispetto alle altre realtà italiane. La crescita di quest’area và di pari passo con le esigenze della città e dell’economia del territorio, sia del nord est, che di quello italiano. Raggiunge il suo apice nella metà degli anni ‘60 proseguendo poi verso un inarrestabile declino. Questo grafico cerca di raccontare quando si sono insediati i rispettivi manufatti e il loro funzionamento attivo (arancione) o l’inutilizzo (nero) all’interno della zona industriale.

1910

1920

1930

1940

1950

1960


1970

1980

1990

2000

2014 49



CONTENUTI POSSIBILI


Il contenuto è il primo parametro secondo il quale poter distinguere delle categorie. I contenuti sono stati suddivisi nei tre stati della materia: solido, liquido e gassoso. Attualmente a Porto Marghera i gas vengono trattati allo stato liquido. Dal 1954 infatti, con l’attivazione da parte della Sicedison dello stabilimento AL1 (Aria Liquida-OssigenAzoto), si è assistito ad una progressiva dismissione dei vecchi gasometri che caratterizzavano tutta l’area industriale. La suddivisione in materiali solidi e liquidi reca con se una differenziazione anche in termini linguistici. Per definizione infatti, si dice serbatoio un recipiente atto a contenere liquidi, mentre i termini magazzino e silo (dal greco antico σιρός “granaio”) indicano manufatti adibiti allo stoccaggio di materiali solidi.


NH

OIL

3

NH NH

NH

OIL

3

NH

OIL

3

NH

OIL

3

OIL

3

NH NH

OIL

3

OIL

3

NH

OIL

3

OIL

3


Legenda Di seguito elenchiamo i ma- dalla Fintitan per il cemento, teriali stoccati, movimentati, in I zona industriale. o utilizzati nei processi produttivi dalle aziende di Porto Marghera, fin dagli inizi. Consci del fatto che non sia possibile stilare un catalogo completo, ci siamo concentrati su quegli elementi che, più di tutti, sono stati trattati nelle produzioni industriali. I materiali, sono così stati analizzati in rapporto alla loro evoluzione aziendale, non potendo attuare una corretta catalogazione dei manufatti in esame senza un’attenta analisi storica del sito. Molto spesso, infatti, le aziende si sono susseguite riutilizzando il patrimonio edilizio lasciato in dote dalle società precedenti, dando vita a degli ibriAzienda attiva di che tuttavia non devono Materiale originario distogliere l’attenzione dalle linee guida. I casi di riutilizzo Azienda attiva di un manufatto per lo stocMateriale vecchio caggio di un materiale differente dall’originario sono nuAzienda attiva merosi; un esempio per tutti Materiale nuovo può essere considerato il deposito dell’ex Fabbrica Concimi, nato per conservare i Azienda inattiva fertilizzanti, ed oggi utilizzato


Acronimi aziendali AGIP Azienda Generale Italiana Petroli AMIU Azienda Municipalizzata Igiene Urbana APIR Azienda Petroli Italo Rumena ASPIV Azienda Servizi Pubblici Idraulici e Vari CCYD Costruzione Charter Yachts da Diporto CIA Centro Intermodale Adriatico CMD Consorzio Multimodale Darsena DECAL Depositi Costieri Calliope DICSA Distillazione Italiana Combustibili Società Anonima ICIP Industria Chimica Italiana del Petrolio

GMI Grandi Molini Italiani INA Industria Nazionale Alluminio IROM Industria per la Raffinazione di Oli Minerali LLL Società Anonima Lavorazione Leghe Leggere SACAIM Società Anonima Cementi Armati Ing. Mantelli SADE Società Adriatica di Elettricità SAVA Società Alluminio Veneto Anonima SAVMA Società Anonima Veneta Metalli e Affini SCNAV Società Cantieri Navali e Acciaierie di Venezia SIAP Società Italo Americana per il Petrolio

SIRMA Società Italiana Refrattari Marghera Anonima

55



Solidi

Archivio Fotografico Multi Service, Ex Deposito Sali, Venezia, 2000.

57


CEREALI

10

2 1 6

3

9 7 8

5

4

1930 1931 1937 1960 1965 1975

Chiari e Forti (1) Riseria Italiana (2) Malteria Adriatica (3) Pagnan (4) Porto Commerciale (5) Nuova SAVMA (6)

1984 1987 1993 2004

Multi Service (7) Transped (8) CIA (9) GMI (10)

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Definizione

Cereali, da Ceres, Cèrere, dea romana delle mèssi e dei campi; è un termine usato per riferirsi ad alcuni prodotti agricoli di interesse alimentare. Non è un termine botanico, ma letterario e storico: indica tutte le piante erbacee che producono frutti i quali, macinati, danno farina da farne pane e altri cibi.

Catalogo

Girasole Il Girasole comune (nome scientifico Helianthus annuus, L., 1753) è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Asteraceae, con una grande infiorescenza a capolino. Quando i fiori del disco maturano, diventano semi. Tuttavia ciò che è comunemente chiamato seme è in realtà il frutto della pianta. I semi hanno colori e dimensioni diverse: si distinguono in corti (contenenti più olio), medi e lunghi. (4) (5) Grano Il grano o frumento (Triticum), detto anche tritico, è un genere della famiglia delle Graminacee o Poacee, tribù delle Triticeae. Esso cresce ovunque, tranne nelle fasce tropicali. La pianta produce infiorescenze in spighe composte. I frutti se macinati, producono farina. Il termine italiano viene usato per indicare sia la pianta sia i semi di tali piante. (1) (4) (5) (7) (8) (9) (10)

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Orzo L’orzo è un cereale, impiegato come alimento, ottenuto dalle cariossidi dell’Hordeum vulgare (Graminacee), utilizzate come tali oppure trasformate. (3) Riso Il riso (Oryza sativa L., dal greco antico òryzha, όρυζα) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Gramineae, di origine asiatica. (2) Soia La soia o soja (Glycine max) è una pianta erbacea della famiglia delle Leguminose, originaria dell’Asia orientale e coltivata per scopi alimentari. Allo stato spontaneo esiste una specie affine, Glycine soja, la soia selvatica. (4) (6)

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COMBUSTIBILI

6 1 2

4

5 3

1924 1925 1960 1965 1965 1993

Italiana Coke (1) SADE (2) Montecatini - Edison (3) Porto Commerciale (4) Enel 2 (5) CIA (6)

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Definizione

Un combustibile è una sostanza chimica che viene ossidata nel processo di combustione, una reazione chimica di ossidazione, producendo energia termica. Si definiscono fossili quei combustibili derivanti dalla trasformazione (carbogenesi), sviluppatasi in milioni di anni, di sostanza organica, seppellitasi sottoterra nel corso delle ere geologiche, in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio.

Catalogo

Litantrace Il litantrace è il carbone fossile inteso nel senso vero e proprio del termine. Esso è un combustibile fossile o roccia sedimentaria estratto da miniere sotterranee o a cielo aperto o prodotto artificialmente. La formazione del carbone risale a circa 300 milioni di anni fa, quando un clima caldo ed umido ed un’elevata concentrazione di CO2 favorirono la crescita di alberi giganti: la loro morte (favorita da inondazioni) e la successiva degradazione, assistita da funghi e batteri, hanno portato a quelli che conosciamo come carboni fossili. (1) (2) (4) (5) (6)

permette di fondere il carbonio fisso con le ceneri. È grigio, duro e poroso, e ha potere calorifico pari a 29,6 MJ/kg. I sottoprodotti della conversione del carbone in coke sono catrame o pece, ammoniaca, oli leggeri e carbone gassificato, o gas di cokeria. (1) (2) (3) (5)

Coke Il coke è un residuo solido carbonioso di litantrace bituminoso con bassi livelli di cenere e di solfuri, dal quale le componenti volatili siano state estratte attraverso la cottura in forno alla temperatura di 1.000 °C e in assenza di ossigeno. Questo procedimento

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FERTILIZZANTI

1 2 4 3

1923 1937 1951 1970

Montecatini (1) Vetrocoke Azotati (2) Edison (3) Fabbrica Concimi (4)

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Definizione

Sostanza che per le sue proprietà chimiche o biologiche contribuisce al miglioramento della fertilità del terreno agricolo oppure al nutrimento delle specie vegetali coltivate o, comunque, a un loro migliore sviluppo.

Catalogo

Calciocianammide Fertilizzante artificiale azotato, CaCN2, preparato nel 1898 da F. Rothe e H. Freudenberg facendo reagire ad alta temperatura l’azoto con il carburo di calcio. Il prodotto in commercio è una polvere grigio-nera, costituita dal 60% di CaCN2, dal 20% di ossido di calcio, dal 10% di carbone e dal 10% di altre impurezze, come silice, carburo di calcio, prodotti solforati e fosforati. (3) (4)

mediatamente utilizzabile da parte della pianta, sia azoto a lento rilascio. (2) Nitrato di Calcio Il nitrato di calcio è il composto chimico inorganico, sale dell’acido nitrico, dalla formula Ca(NO3)2, è la forma anidra del nitrato di calcio tetraidrato. A temperatura ambiente si presenta come un solido incolore e inodore. È un composto irritante e ossidante, può provocare l’accensione di materiale combustibile. Viene usato molto anche come concime chimico semplice, dove Italia e Norvegia sono alcuni dei più grandi produttori al mondo. (2)

Fosfato di Ammonio Il fosfato di ammonio è un sale di ammonio dell’acido fosforico. È un composto contenente una grande quantità di ammonio e fosforo, che si presenta in cristalli Solfato di Ammonio o grani bianchi. Il solfato d’ammonio è un sale (1) di ammonio dell’acido solforico. Viene prodotto industrialNitrato di Ammonio È uno dei più importanti com- mente per reazione diretta fra posti azotati usati come con- acido solforico ed ammoniacimi nell’agricoltura. Si pre- ca con sviluppo di calore. A senta come solido incolore. temperatura ambiente si preLa sua peculiarità sta nel fat- senta come un solido bianto che contiene sia azoto im- castro-incolore inodore. Esso

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viene utilizzato nell’industria chimica ed anche come fertilizzante. Può essere ottenuto da strippaggio dell’ammoniaca contenuta nel percolato da discarica, neutralizzata con acido solforico, a seguito di concentrazione e cristallizzazione. (1) Solfato di Rame Il solfato di rame o solfato rameico è un composto chimico a base di rame e zolfo di formula CuSO4. Questo sale esiste in forme diverse a seconda del grado di idratazione. La forma anidra, CuSO4, è di colore verde pallido o bianco grigiastro, mentre la più comune forma pentaidrata, CuSO4·5H2O, si presenta blu brillante. (1) Superfosfato Il superfosfato è un fertilizzante prodotto industrialmente dalla reazione tra acido solforico e apatiti o anche fosfato di calcio. È conosciuto anche col nome di perfosfato. Fu il primo fertilizzante chimico,

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brevettato da John Bennet Lawes nel 1842. (1) (4) Urea L’urea è un fertilizzante azotato, molto utilizzato per il suo alto titolo in azoto (l’80% dell’urea prodotta è destinata a questo scopo), e viene usata nelle resine ureiche (20%). Molti batteri presenti nel terreno infatti possiedono un enzima chiamato ureasi in grado di idrolizzare l’urea in ammoniaca e anidride carbonica rendendo in questo modo l’azoto disponibile per le piante. (2)


Archivio Fotografico Giacomelli, Sacchi di fertilizzanti, Venezia, 1959.

65


MERCI VARIE

5 4

3

1965 1984 1987 1997 1999

Porto Commerciale (1) Multi Service (2) Transped (3) CIA (4) CMD (5)

2

2

1

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Definizione

Tutti i beni economici, in genere prodotti del lavoro umano, in quanto oggetti di contrattazione e di scambio. Le merci vengono stoccate in colli (casse di legno), o dentro contenitori standard (containers). I containers sono conservati in grandi spazi all’aperto a differenza dei colli che invece vengono stoccati in magazzini al chiuso. Con la chiusura dei grandi stabilimenti chimici di Porto Marghera molte aree sono state convertite in spazi utilizzati da aziende operanti per conto terzi nel settore logistico.

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MINERALI METALLIFERI

6 1 7

5 1

3

4

2

8

1919 SCNAV (1) 1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (2) 1928 SAVA (3) 1928 LLL (4) 1929 INA (5)

1935 Montevecchio (6) 1939 SAVMA (7) 1966 LLL 2 (8)

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Definizione

Si dice minerale ogni sostanza organica o inorganica, solida o fluida, chimicamente e fisicamente definita, che fa naturalmente parte della crosta terrestre o di corpi meteorici, e comprende oggi anche composti organici allo stato fossile o composti inorganici formatisi in seguito a processi biologici. Per metalliferi si intendono quei minerali dai quali è possibile ricavare economicamente uno o più metalli.

Catalogo

Bauxite La bauxite, vista come minerale di alluminio, è normalmente ricca di impurità quali silice ed ossidi di ferro e titanio. Il processo industriale di produzione dell’alluminio (Processo Bayer) prevede come primo passo la separazione delle impurità dai sali di alluminio, mediante reazione con soluzioni concentrate di idrossido di sodio; gli idrossidi di alluminio diventano alluminato sodico solubile in acqua, mentre le impurità non passano in soluzione e possono essere separate. L’alluminio dell’alluminato sodico viene poi fatto precipitare, per diluizione della soluzione, in idrossido di alluminio, che viene poi avviato alle successive fasi di purificazione. (1) (2) (3) (4) (5) (7) (8)

di ferro e acciaio in virtù delle sue proprietà desolforanti, deossigenanti e leganti. (1) (2) (3) (4) (5) (7) (8) Sfalerite Minerale, di vario colore (giallo, bruno, bruno nerastro, rosso bruno), detto anche blenda, con lucentezza viva tra resinosa e adamantina, talora metallica, solfuro di zinco, ZnS, monometrico. È uno dei più diffusi e importanti minerali per l’estrazione dello zinco. Da essa si estraevano anche metalli come il argento, cadmio, piombo, rame e metalli rari quali germanio, indio e gallio. (6)

Manganese Il manganese è un metallo grigio-bianco, di aspetto simile al ferro; è duro e molto fragile, si può fondere solo con difficoltà e si ossida molto facilmente. Il manganese è essenziale nella produzione

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MINERALI NON METALLIFERI

1 2

8

3

4 6

7

5

9

1923 Montecatini (1) 1924 Soc. Italiana Vetri e Cristalli (2) 1925 SACAIM (3) 1933 SIRMA (4) 1962 SIRMA 2 (5)

1965 1990 1999 2010

Porto Commerciale (6) Fintitan (7) CMD (8) Colacem (9)

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Definizione

Si dice minerale ogni sostanza organica o inorganica, solida o fluida, chimicamente e fisicamente definita, che fa naturalmente parte della crosta terrestre o di corpi meteorici, e comprende oggi anche composti organici allo stato fossile o composti inorganici formatisi in seguito a processi biologici. Per non metalliferi si intendono tutti quei minerali non utilizzati nel settore elettrometallurgico o siderurgico per la produzione di leghe.

Catalogo

Bentonite Roccia della famiglia delle argille, composta di un minerale argilloso del gruppo delle smectiti, solitamente montmorillonite o beidellite; deriva dalla trasformazione di materiale vulcanico, in situ o seguita da trasporto e risedimentazione. Per le sue caratteristiche fisiche e chimiche è largamente usata in ceramica, in fonderia, nella depurazione e chiarificazione delle acque. Viene inoltre utilizzata come additivo del cemento portland nei calcestruzzi e nelle malte, conferendo loro buone caratteristiche di lavorabilità e di plasticità. (3) (8)

calcare vi è quello, in pezzatura e miscela diverse come pietrame, pietrisco e sabbia per le costruzioni stradali e di calcestruzzo nell’industria dell’acciaio, della chimica e del cemento. (3) (8)

Cemento In edilizia con il termine cemento, o più propriamente cemento idraulico, si intende una varietà di materiali da costruzione, noti come leganti idraulici, che miscelati con acqua sviluppano proprietà adesive (proprietà idrauliche). La pasta cementizia o boiacca, cemento più acqua, viene impiegata come legante in miscela con materiali Calcare inerti come sabbia, ghiaia o Il calcare è una roccia sedi- pietrisco. mentaria il cui componente (3) (6) (7) (8) principale è rappresentato dal minerale calcite. I gia- Cromite cimenti di calcare, quindi il Minerale monometrico, costiminerale stesso, sono più o tuito di ossido di ferro e cromo, meno compenetrati da impu- di colore bruno nerastro con rità argillose o quarzitiche. La lucentezza metallica, spesso calcite è un minerale spesso debolmente magnetico; è il accoppiato alla dolomite. Fra più importante minerale del i numerosissimi utilizzi del cromo e si rinviene, general-

71


mente in masse granulari, in rocce serpentine. Utilizzato in unione con l’argilla per la produzione di refrattari. (4) (5) Feldspato Un importante gruppo di minerali che costituiscono probabilmente il 60% della crosta terrestre. I feldspati si cristallizzano dal magma sia nelle rocce intrusive che in quelle effusive; sono anche presenti in molti tipi di rocce metamorfiche e sedimentarie. I feldspati vengono utilizzati miscelati con quarzo e caolino per realizzare porcellane e refrattari. (4) (5) Fosforite La fosforite è una roccia sedimentaria non clastica che presenta alte concentrazioni dei minerali del fosforo. Il contenuto di fosfato della fosforite deve essere almeno del 15-20% che la distingue dalla media delle rocce sedimentarie che hanno un contenuto di fosfato inferiore allo 0,2%. Utilizzata come mate-

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ria prima per la produzione di cia metamorfica composta in fertilizzanti a base di fosforo. netta prevalenza da quarzo. (1) Le varietà più incolori, trasparenti e dall’aspetto vitreo Magnesite sono composte quasi escluLa magnesite è un minerale sivamente di quarzo. Hanno fondamentale per il reperi- impiego in edilizia ed anche mento del magnesio e di tutti nell’industria dei refrattari e i suoi sali derivati, apparte- della ceramica, nonché in nente al gruppo della calcite. quella del vetro. Di colore generalmente bian- (2) (3) (4) (5) (8) co, se calcinata a temperatura fra 15.000° e 17.000° C si Sabbia ottiene la cosiddetta magne- La sabbia è una roccia sesia inerte, priva di anidride dimentaria clastica sciolta, carbonica, che si usa soprat- proveniente dall’erosione di tutto nella fabbricazione di altre rocce tra le quali l’arenamateriali refrattari per le suo- ria (roccia sedimentaria). La le dei forni Martin-Siemens sabbia è formata da granuli ed elettrici delle acciaierie. di dimensioni comprese tra (4) (5) i 2 e gli 0,063 millimetri. La sabbia è il classico esempio Pirite di materiale granulare: ogni La pirite è un minerale molto singola particella che la comcomune composto da disol- pone è chiamata “granello di furo di ferro (FeS2) che pren- sabbia”. Sabbie silicatiche de il nome dal termine greco (cioè composte da silicati), pyros (fuoco) poiché produ- ben selezionate, prive di arce scintille se percosso con gilla, sono usate per la proun pezzo di metallo. duzione del cemento e del (1) vetro. (2) (3) Quarzite La quarzite è un tipo di roc-


Rinfuse secche, Venezia, 2014, Foto degli autori.

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PLASTICHE

1

1

2

1951 Edison (1) 1960 Montecatini - Edison (2)

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Definizione

Le materie plastiche sono materiali organici o semiorganici a elevato peso molecolare, cioè costituite da molecole con una catena molto lunga (macromolecole), che determinano in modo essenziale il quadro specifico delle caratteristiche dei materiali stessi. Le materie plastiche possono essere costituite da polimeri puri o miscelati con additivi o cariche varie. I polimeri di base sono essenzialmente di origine sintetica, cioè derivati dal petrolio, ma vi sono anche materie plastiche sviluppate partendo da una matrice naturale.

Catalogo

Acetato di vinile L’acetato di vinile o vinil acetato è l’estere vinilico dell’acido acetico. A temperatura ambiente è un liquido incolore, infiammabile, dall’odore dolciastro. Data la facilità con cui può polimerizzare, viene generalmente conservato per aggiunta di stabilizzanti. Il suo polimero, il polivinil acetato, noto semplicemente anche come acetato, è un materiale perfettamente trasparente, utilizzato spesso in fogli sottili come supporto per disegni, da riprodurre tramite procedimento fotochimico.

PVC, è il polimero del cloruro di vinile. È il polimero più importante della serie ottenuta da monomeri vinilici ed è una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo.

Fluorurati Polimeri contenenti fluoro, che presentano eccezionali proprietà di stabilità chimica e termica, eccellenti caratteristiche dielettriche, indice di rifrazione particolarmente basso, elevata resistenza ai raggi UV, alla fiamma e ai solventi; anche le proprietà superficiali sono di grande interesse: basso coefficiente di Caprolattame attrito, buone caratteristiche Il caprolattame a temperatu- lubrificanti, idrofobicità. ra ambiente è un solido che si presenta in forme di sca- Isocianato glie bianche. È molto solu- L’isocianato di metile (MIC) bile in etanolo e abbastanza è un liquido chiaro, incolore, solubile in acqua. È la ma- tossico, altamente infiamteria prima per la produzio- mabile, reattivo e solubile in ne del nylon 6, che ne è il acqua. Viene utilizzato nella polimero. produzione di fitofarmaci, poliuretani e plastiche. A causa Cloruro di polivinile della sua elevata tossicità il Il cloruro di polivinile, noto MIC viene prodotto e conanche come polivinilcloruro sumato in un ciclo continuo, o con la corrispondente sigla in modo da minimizzare la

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quantità di sostanza presente Per queste caratteristiche è nell’impianto. usato nella fabbricazione di vetri di sicurezza e articoli Polietilene Tereftalato similari, nei presidi antinfortuIl polietilene tereftalato o po- nistici, nell’oggettistica d’arlietilentereftalato, fa parte redamento o architettonica in della famiglia dei poliesteri, genere. è una resina termoplastica composta da ftalati adatta al contatto alimentare. Il polietilene tereftalato viene utilizzato principalmente per costruire contenitori per bevande (66%) e per cibi (8%). Polimetilmetacrilato Il polimetilmetacrilato (in forma abbreviata PMMA) è una materia plastica formata da polimeri del metacrilato di metile, estere dell’acido metacrilico. Nel linguaggio comune il termine metacrilato si riferisce generalmente a questi polimeri. Di norma è molto trasparente, più del vetro, al punto che possiede caratteristiche di comportamento assimilabili alla fibra ottica per qualità di trasparenza, e con la proprietà di essere più o meno in percentuali diverse, infrangibile a seconda della sua “mescola”.

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Archivio Fotografico Giacomelli, Stabilimento petrolchimico, Venezia, 1965.

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PRODOTTI SIDERURGICI

2 7 1 8

6 1

4

5

9

3

10 11 12

1919 SCNAV (1) 1923 Breda (2) 1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (3) 1928 SAVA (4) 1928 LLL (5)

1929 1935 1939 1965 1966 1975

INA (6) Montevecchio (7) SAVMA (8) Porto Commerciale (9) LLL 2 (10) Nautica Venezia (11)

1975 CCYD (12)

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Definizione

Con il termine siderurgia si indica un settore specifico della metallurgia, che riguarda la tecnica relativa al trattamento dei minerali ad alto contenuto di ferro allo scopo di ottenere ferro o diversi tipi di leghe contenenti ferro, tra cui l’acciaio, la ghisa e gli acciai legati.

Catalogo

Semilavorati I semilavorati siderurgici sono prodotti intermedi che vengono ottenuti tramite processi di colata o al laminatoio sbozzatore, e che sono destinati a successive lavorazioni quali la laminazione, la fucinatura, o altro. (3) (4) (5) (6) (7) (8) (10) Prodotti finiti Tramite successive lavorazioni, i semilavorati sono poi trasformati in prodotti finiti come travi, lamiere e tubi. (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12)

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RIFIUTI

1

2

7

5 3

4

6

1919 1923 1951 1960 1965 1969

SCNAV (1) Montecatini (2) Edison (3) Montecatini - Edison (4) Porto Commerciale (5) AMIU (6)

1993 CIA (7)

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Definizione

Si dicono rifiuti tutte le materie di scarto di un processo, di provenienza domestica, agricola o industriale. Essi possono essere classificati secondo l’origine in rifiuti urbani (interni ed esterni) e rifiuti speciali (divisi, a loro volta, in pericolosi e non pericolosi).

Catalogo

Gessi Per gessi si intendevano i prodotti di risulta delle lavorazioni dei fertilizzanti e dell’acido fluoridrico. In particolare a Porto Marghera essi erano costituiti da fluoruro di calcio, fosfato di calcio, gesso anidro e gesso biidrato. (2) (3) (4) Rifiuti Solidi Urbani Comprendono i rifiuti prodotti in insediamenti civili ed in aree pubbliche. Vi sono poi tipologie di rifiuti derivanti da attività commerciali, artigianali ed industriali che hanno caratteristiche simili ai RSU o loro componenti. Sono detti “Rifiuti assimilabili ai RSU” e come tali vengono di norma smaltiti negli stessi impianti. (6) Rottami Complesso di pezzi di oggetti e prodotti rotti. A Porto Marghera vengono stoccati rottami di ferro e ghisa. (1) (5) (7)

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SALE

1

2

3

4

1923 Montecatini (1) 1926 Monopolio Sali e Tabacchi (2) 1951 Edison (3) 1960 Montecatini - Edison (4)

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Definizione

Il cloruro di sodio è il sale di sodio dell’acido cloridrico ed è il comune sale da cucina. A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino incolore e con un odore e un sapore caratteristico. Il sale è anzitutto un esaltatore di sapidità usato in tutte le tradizioni culinarie conosciute ed è ampiamente sfruttato nell’industria conserviera sia come ingrediente sia come mezzo di conservazione dei cibi. Il sale è anche un reagente usato in chimica, ad esempio come materia prima negli impianti cloro-soda, in cui viene eseguita l’elettrolisi della salamoia di cloruro di sodio per ottenere cloro gassoso, idrogeno e soda caustica, tutte materie prime fondamentali per l’industria chimica.

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SOTTOPRODOTTI

5

1

3 4

6

2

7

8

1923 Montecatini (1) 1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (2) 1928 SAVA (3) 1928 LLL (4) 1929 INA (5)

1951 Edison (6) 1960 Montecatini - Edison (7) 1966 LLL 2 (8)

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Definizione

Prodotto risultante da un processo industriale indirizzato alla produzione di un altro prodotto ed economicamente meno importante di questo. Il sottoprodotto non rappresenta necessariamente una perdita: favorevoli circostanze di mercato possono talvolta renderlo più importante del prodotto principale.

Catalogo

Cenere di Pirite Si forma nell’arrostimento delle piriti durante la preparazione dell’acido solforico: è una polvere finissima che può essere utilizzata per l’estrazione del ferro o come catalizzatore nella produzione di allumina. (1) Criolite La criolite è un sale complesso di alluminio, fluoro e sodio. A temperatura ambiente si presenta come un solido grigio-bianco inodore. È un composto tossico, pericoloso per l’ambiente. In forma liquida è utilizzata per la produzione industriale dell’alluminio. Venne utilizzata in gran quantità dalla metà dell’Ottocento fino al 1900 circa, e in particolare da Julius Thomsen, chimico danese, per la sintesi della soda caustica. (2) (3) (4) (5) (8) Idrossido di Sodio L’idrossido di sodio commercialmente noto come soda caustica, è una base

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minerale forte, solido a temperatura ambiente. Si presenta in masse incolori, solubili in acqua, in alcol ecc., che esposte all’aria umida assorbono vapore acqueo e anidride carbonica. Trova impiego su vasta scala nella fabbricazione dei saponi, nell’industria della carta, della cellulosa, nella purificazione di oli minerali e grassi, nella fabbricazione del raion e per la mercerizzazione del cotone, nella metallurgia dell’alluminio, nella sintesi di coloranti, nella preparazione di composti organici (fenolo, naftolo, alizarina ecc.). (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) Carburo di Calcio Il carburo di calcio è una sostanza solida, cristallina, incolore o chiara per presenza di impurità, con odore caratteristico, suscettibile di reagire rapidamente con l’acqua dando luogo alla produzione di acetilene. (6) (7)

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Liquidi

Serbatoio Cereal Docks, Venezia, 2014, Foto degli autori.

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ACIDI

7 1

6 2

1 8

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5 12

9

3

10

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1919 SCNAV (1) 1923 Montecatini (2) 1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (3) 1928 SAVA (4) 1928 LLL (5)

1929 1935 1937 1951 1960 1966

INA (6) Montevecchio (7) Vetrocoke Azotati (8) Edison (9) Montecatini - Edison (10) LLL 2 (11)

1970 Fabbrica Concimi (12)

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Definizione

In termini generali l’acido è una sostanza dotata di sapore acre (come quello dell’aceto, del succo di limone ecc.), capace di attaccare i metalli (e alcuni loro ossidi) e di reagire con altre sostanze, dette basi, dando luogo a sali. In particolare gli acidi inorganici minerali sono formati da idrogeno legato a un non metallo (idracidi, per es. acido cloridrico), o dall’idrogeno legato a un gruppo atomico, in grado di dar luogo a un anione, che nei casi più comuni ( ossoacidi o ossiacidi; per es. acido solforico) comprende uno o più atomi di ossigeno.

Catalogo

Acido Acetico L’acido acetico è un composto chimico organico la cui formula chimica è CH3COOH, meglio conosciuto per conferire all’aceto il suo caratteristico sapore acre e il suo odore pungente. L’acido acetico puro, a temperatura ambiente è un liquido incolore che attrae acqua dall’ambiente (igroscopia) e che congela al di sotto dei 16,7 °C in un solido cristallino incolore. L’acido acetico è corrosivo, e i suoi vapori causano irritazione agli occhi, infiammazione delle vie respiratorie e congestione dei polmoni, ma chimicamente è un acido debole per via della sua limitata capacità di dissociarsi in soluzioni acquose. L’acido acetico è un reagente chimico usato per la produzione di composti chimici. Il maggior uso di acido acetico come reagente si ha nella produzione del monomero acetato di vinile, seguito da vicino da quella di anidride acetica e dell’estere. (9) (10)

Acido Cianidrico L’acido cianidrico è un acido debole di formula bruta HCN. I suoi sali sono chiamati cianuri. A temperatura ambiente è un liquido volatile incolore i cui vapori hanno un tipico odore di mandorle amare, che industrialmente può essere anche rinforzato. L’acido cianidrico è prodotto industrialmente e impiegato come reagente intermedio nella sintesi di numerosi composti chimici quali materie plastiche, coloranti, esplosivi, farmaci. (9) (10) Acido Cloridrico L’acido cloridrico è un idracido di formula HCl. L’acido cloridrico è uno dei liquidi più corrosivi esistenti, quindi deve essere maneggiato con attenzione. Si presenta gassoso a temperatura ambiente, incolore, dall’odore e dall’azione irritante. L’acido cloridrico è un acido inorganico forte utilizzato in una moltitudine di processi industriali. Viene ad esempio impiegato nel trattamento di minerali

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e di fosfati grezzi, compare nei processi industriali organici in veste di reagente o di sottoprodotto, viene usato nel decapaggio e nel trattamento superficiale dei metalli. Merceologicamente al nome di acido muriatico corrisponde una soluzione di HCl a concentrazione 10%, spesso di colore giallo per via della presenza di ioni di ferro. (1) (3) (4) (5) (6) (7) (11) Acido Fluoridrico L’acido fluoridrico (nome IUPAC: fluoruro di idrogeno) è un acido minerale relativamente debole, gas a temperatura ambiente, incolore, molto velenoso; la sua formula chimica è HF. I suoi sali vengono chiamati fluoruri. Il fluoruro d’idrogeno, HF, è il composto che sta alla base di tutta l’industria dei composti fluorurati e da esso trae origine tutta la vasta gamma dei composti fluorurati organici e inorganici oggi in commercio. È disponibile in forma anidra sotto forma di gas compresso liquefatto oppure sciolto in soluzione acquosa.

Il fluoruro di idrogeno anidro è corrosivo, pericoloso, fumante e provoca gravi ustioni per contatto. Viene impiegato nella produzione di Alluminio nella sintesi di crioliti sintetiche. (1) (3) (4) (5) (6) (7) (11) Acido Fosforico Col nome di “acido fosforico” si intende generalmente l’acido ortofosforico; il prefisso orto- è usato per distinguerlo dagli altri acidi fosforici e polifosforici. L’acido ortofosforico è un acido inorganico triprotico di media forza, corrosivo ma non tossico. Se puro, a temperatura e pressione ambiente è un solido e fonde a 42,35 °C in un liquido incolore viscoso. La maggior parte dell’acido fosforico prodotto è destinato alla produzione di fertilizzanti fosfatici; è inoltre una materia prima per la produzione di detergenti. (2) (12)

a temperatura ambiente, incolore quando molto puro (giallo chiaro altrimenti) e dal tipico odore irritante; la sua formula chimica è HNO3 (un atomo di idrogeno, un atomo di azoto e tre di ossigeno). L’acido nitrico è uno dei principali acidi inorganici prodotti dall’industria chimica. La maggior parte dell’acido nitrico (circa il 75%) è utilizzato per la sintesi di nitrato d’ammonio, NH4NO3, usato principalmente per la produzione di fertilizzanti. (8) (12) Acido Solforico L’acido solforico è un acido minerale forte, liquido a temperatura ambiente, oleoso, incolore e inodore; la sua formula chimica è H2SO4. L’acido solforico ha numerose applicazioni, sia a livello di laboratorio che industriale. Tra queste si annoverano: la produzione di fertilizzanti. (2) (8) (12)

Acido Nitrico L’acido nitrico è un acido mi- Acido Tereftalico nerale forte, nonché un forte L’acido tereftalico è uno dei agente ossidante. Liquido tre isomeri dell’acido ftalico.


Tale sostanza trova largo impiego come prodotto chimico di largo consumo, in particolar modo in qualitĂ di materiale di partenza per la sintesi di poliestere (nello specifico polietilene tereftalato o PET), usato a sua volta per la produzione di vestiario e bottiglie in plastica. (9) (10)

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ACQUA

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1 2

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15 5

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10

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1919 SCNAV (1) 1923 Montecatini (2) 1924 Soc. Italiana Vetri e Cristalli (3) 1924 Italiana Coke (4) 1928 DICSA (5)

11

14

1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (6) 1928 SAVA (7) 1937 Vetrocoke Azotati (8) 1951 Edison (9) 1960 Montecatini - Edison (10)

1965 1966 1970 1977 1987 1993

Enel 2 (11) LLL 2 (12) Fabbrica Concimi (13) ASPIV (14) Servizi Costieri (15) Edison Centrale Azotati (16)

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Definizione

Gli impieghi dell’acqua nell’industria sono molteplici, così come diverse sono le caratteristiche richieste per ciascun utilizzo. Solitamente si distingue tra acqua di processo, di raffreddamento e per vapore. I requisiti per un’acqua di processo sono direttamente legati al tipo di industria e variano in maniera notevole (industria farmaceutica ,acqua potabile nell’industria alimentare o comune acqua superficiale nell’industria metallurgica). Per quanto riguarda invece l’acqua di raffreddamento, in molti casi può essere impiegata anche quella di mare, essendo la bassa temperatura il suo requisito fondamentale. L’acqua viene inoltre conservata in torri piezometriche ed utilizzata negli schemi acquedottistici delle aziende. Anche la produzione di fertilizzanti fa ampio uso di acqua per la produzione di acido solforico, fondamentale per i concimi fosfatici.

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ACQUE REFLUE

4

1

2

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1951 1960 1977 1987

Edison (1) Montecatini - Edison (2) ASPIV (3) Servizi Costieri (4)

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Definizione

Le acque reflue o di scarico sono tutte quelle acque la cui qualità è stata pregiudicata dall’azione antropica dopo il loro utilizzo in attività domestiche, industriali e agricole, diventando quindi inidonee a un loro uso diretto in quanto contaminate da diverse tipologie di sostanze organiche e inorganiche pericolose per la salute e per l’ambiente. Per tale motivo non possono essere reimmesse nell’ambiente tal quali poiché i recapiti finali come il terreno, il mare, i fiumi e i laghi non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità autodepurativa senza vedere compromessi normali equilibri dell’ecosistema.

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Catalogo

Domestiche Acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche (quali alberghi, scuole, caserme, uffici pubblici e privati, impianti sportivi e ricreativi, negozi al dettaglio ed all’ingrosso e bar); le sostanze provenienti dalle deiezioni umane contengono essenzialmente cellulosa, lipidi, sostanze proteiche, urea, acido urico e glucidi. (3) (4)

bilimento; le caratteristiche di tali reflui sono variabili in base al tipo di attività industriale. (1) (2)

Industriali Qualsiasi tipo di acque reflue provenienti da edifici od installazioni in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni (anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione), differenti qualitativamente dalle acque reflue domestiche e da quelle meteoriche di dilavamento, intendendosi per tali anche quelle venute in contatto con sostanze o materiali, anche inquinanti, non connessi con le attività esercitate nello sta-

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NH AMMONIACA 3

1 1 3

6

2 4

5

1923 Montecatini (1) 1928 S. Marco SocietĂ Elettrometallurgica (2) 1937 Vetrocoke Azotati (3) 1951 Edison (4) 1960 Montecatini - Edison (5)

1970 Fabbrica Concimi (6)

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Definizione

L’ammoniaca è un composto dell’azoto di formula chimica NH3. Si presenta come un gas incolore, tossico, dall’odore pungente caratteristico. Molto solubile in acqua cui conferisce una netta basicità. Gli usi dell’ammoniaca sono innumerevoli: è una sostanza estremamente importante in campo industriale. L’applicazione più importante dell’ammoniaca è la produzione di acido nitrico. Viene anche utilizzata come base per fertilizzanti agricoli, per la produzione di nylon e fibre sintetiche, per la produzione di materie plastiche e polimeri.

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OIL

COMBUSTIBILI

15

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5

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6 3 2

8

1

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10

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1924 1924 1928 1928 1935 1939

SIAP (1) Nafta (2) DICSA (3) SADE (4) AGIP (5) Liquigas (6)

1939 1951 1954 1960 1960 1962

APIR (7) Edison (8) ICIP (9) Montecatini - Edison (10) DECAL (11) S. Marco Petroli (12)

1965 IROM (13) 1965 Enel 2 (14) 1990 Carbolio (15)

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Definizione

Un combustibile è una sostanza chimica che viene ossidata nel processo di combustione, una reazione chimica di ossidazione, producendo energia termica. I combustibili per motori termici di facile evaporazione, quali le benzine, vengono detti anche carburanti.

Catalogo

Petrolio Il petrolio (dal termine tardo latino petroleum, composto di petrae, della roccia, e oleum, olio, cioè olio di roccia), è un liquido infiammabile, viscoso, di colore che può andare dal nero al marrone scuro, passando dal verdognolo fino all’arancione, che si trova in alcuni giacimenti entro gli strati superiori della crosta terrestre. È composto da una miscela di vari idrocarburi. È detto greggio o grezzo il petrolio così come viene estratto dai giacimenti, cioè prima di subire qualsiasi trattamento teso a trasformarlo in successivi prodotti lavorati. (1) (2) (3) (8) (10) Benzina La benzina è un prodotto che viene ottenuto dalla distillazione del petrolio greggio ad una temperatura che si aggira fra i 35 e i 215 °C. È un liquido altamente infiammabile, trasparente incolore, oleoso e dall’odore acuto. (5) (6) (7) (9) (11) (12) (13) (14) (15)

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Gasolio Il gasolio è una miscela di idrocarburi utilizzata come combustibile per motori Diesel, per riscaldamento o per la produzione di energia elettrica, ottenuto dalla distillazione del petrolio greggio. (5) (6) (7) (9) (11) (12) (13) (14) (15) Virgin-Nafta La virgin-nafta è un prodotto della raffinazione del petrolio, costituita da una miscela di paraffine (idrocarburi saturi) a basso peso molecolare, con una bassa concentrazione di composti aromatici. Lo zolfo organico è assente o presente in tracce. (1) (2) (3) (5) Olio combustibile L’olio combustibile appartiene alla categoria dei distillati pesanti ottenibili dal petrolio, e possiede una densità a 15 °C intorno a 980 kg/m3. (4) (8) (10)

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GAS TECNICI

1

2

1951 Edison (1) 1960 Montecatini - Edison (2)

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Definizione

Con la denominazione di gas tecnici industriali s’intende definire quella vasta gamma di gas, utili in diversi processi e settori dell’industria. Questi gas presentano una percentuale di purezza che oscilla dal 95 al 99%. In particolare a Porto Marghera sono esistiti, ed esistono tutt’oggi, degli impianti di frazionamento dell’aria operanti secondo processi criogenici atti alla liquefazionediazotoeossigeno.

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Catalogo

Azoto L’azoto è l’elemento chimico di numero atomico 7 e di simbolo N. L’azoto biatomico è un gas incolore, inodore, insapore e inerte che costituisce il 78% dell’atmosfera terrestre. É, infatti, il gas più diffuso nell’aria, e spesso viene semplicemente ma impropriamente chiamato azoto. In diverse reazioni chimiche, condotte sia nell’industria che nei laboratori, è richiesta un’atmosfera priva di ossigeno affinché si giunga ai prodotti desiderati. Grandi quantità di azoto sotto forma di diazoto N2 vengono riservate per questo scopo. N2 viene anche impiegato per le bonifiche e le polmonazioni di reattori e serbatoi, sempre per evitare che i composti contenuti possano reagire, anche in maniera esplosiva, con ossigeno contenuto nell’aria. Nella lavorazione delle materie plastiche si usa l’azoto per la produzione di polimeri espansi e nello stampaggio ad iniezione assistito da gas.

Ossigeno L’ossigeno è l’elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo O e come numero atomico 8. L’ossigeno è l’elemento chimico più comune della crosta terrestre rappresentandone circa il 47% della massa, mentre nell’atmosfera è in una percentuale del 21% sul volume e 23% della massa. L’ossigeno trova un impiego considerevole nei processi chimici e industriali come ossidante e comburente. L’ossidazione con aria o con ossigeno è uno dei processi più importanti per la sintesi di intermedi per l’industria chimica.

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OLI VEGETALI

3

4 1

2

1928 1960 1975 2011

Stereol (1) Pagnan (2) Nuova SAVMA (3) Cereal Docks (4)

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Definizione

Un olio vegetale è un grasso vegetale nella sua totalità o nella sua sola frazione liquida. Si tratta di un olio ricavato principalmente da noci e semi oleosi o da altre parti di una pianta, come sommità fiorite, fiori foglie, frutti, radici e rizomi. Gli oli vegetali hanno diversi impieghi: l’alimentazione umana, la produzione di vernici, l’uso come solvente, la produzione di aromi e profumi come negli oli essenziali, l’uso come biocombustibili, ed in ambienti rurali anche per l’illuminazione, il riscaldamento ambientale e la cottura dei cibi, specie nei paesi in via di sviluppo, ed altri utilizzi ancora.

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Catalogo

Olio di semi di Girasole L’olio di semi di girasole è l’olio estratto dai semi del girasole (Helianthus annuus). L’olio di semi di girasole è usato comunemente per la preparazione delle fritture, e in formulazioni cosmetiche come emolliente. (1) (2) Olio di semi di Soia L’olio di semi di soia, o più brevemente olio di soia, si ottiene mediante estrazione dai semi della soia attraverso una lavorazione particolare chiamata crush con l’utilizzo di solventi chimici. La spremitura a freddo per ottenere l’olio è possibile, ma molto costosa e viene adoperata solo da alcuni produttori. È ricco di acidi grassi poliinsaturi e in particolare contiene due acidi grassi essenziali il linoleico (che rappresenta circa il 50% degli acidi grassi contenuti nell’olio di soia) e il linolenico (l’8% circa). (3) (4)

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TECNOLOGIE


La caratteristica fondante di Porto Marghera fin dalla sua progettazione fu una logica produttiva, mirata ad ottenere il massimo del rendimento consentito dai rapporti con il fronte acqueo e dallo sfruttamento delle fonti energetiche. Tutto ciò si riflette chiaramente nelle caratteristiche, insite, in genere, nell’architettura industriale, di una totale predominanza della ragione funzionale su quella di ordine formale o estetico, mirata essenzialmente alla necessità di coprire e racchiudere gli spazi destinati a ospitare le attività produttive dell’industria. Il capitolo riguardante la tecnologia non si vuole preoccupare tanto dell’aspetto costruttivo, difficile da sintetizzare in categorie, quanto della differenziazione funzionale della forma. All’interno del grande insieme delle categorie di manufatti adibiti allo stoccaggio sono stati estrapolati nove esempi che ne riassumono la maggior parte delle caratteristiche fisiche e funzionali.


Archivio Multi Service, Magazzino, Venezia, 2010. Serbatoio, Venezia, 2014, Foto degli autori. Archivio Multi Service, Silo, Venezia, 2010.

Torri Piezometriche, Venezia, 2010, Foto degli autori. Serbatoi sferici, Venezia, 2014, Foto degli autori. Sili in batteria, Venezia, 2010, Foto degli autori.

Magazzino, Venezia, 2014, Foto degli autori. Magazzino parabolico, Venezia, 2014, Foto degli autori. Serbatoio criogenico, Venezia, 2014, Foto degli autori.

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Input-output

Gli schemi descrivono l’impronta morfologica desunta dal tipo di contenuto, metodo di carico e scarico dello stesso e tecnologia rispondente. Queste forme, questi tipi, sono quelli presenti a Porto Marghera. Le direzioni di carico e scarico possono essere orizzontali, verticali o miste. Con orizzontali si intendono quei manufatti che presentano il carico-scarico lungo l’asse orizzontale come i magazzini per le merci e alcuni serbatoi. Nei primi il caricoscarico avviene sul piano di calpestio attraverso portali (1). Nei serbatoi orizzontali l’ingresso-uscita dei liquidi si svolge attraverso bocchettoni posti nella parte inferiore del manufatto (2). L’immagazzinamento verticale è caratteristico di sili, torri piezometriche e serbatoi sferici. Nei sili lo stoccaggio avviene tramite nastri trasportatori che permettono la risalita delle granaglie fino alla sommità. Il fondo svasato è rialzato da terra per permettere il caricamento del mate-

riale in camion (3). Nelle torri con scarico orizzontale posipiezometriche l’acqua viene zionato poco sopra al piano pompata all’interno di serba- di calpestio (9). toi rialzati da terra, per poi essere ridistribuita alla rete (4). I serbatoi sferici, come le torri, sono sopraelevati sul piano di calpestio. L’immissione del liquido avviene dall’alto, mentre la fuoriuscita dal basso (5). Indichiamo con misti i manufatti in cui il materiale viene caricato dall’alto e scaricato lungo l’asse orizzontale. L’insieme dei manufatti misti racchiude alcuni esempi di depositi, il caso dei nuovi sili GMI e i serbatoi criogenici. I sili più recenti della Grandi Molini Italiani evidenziano una variazione nello schema tipico del silo. Essi mantengono l’insilamento dalla sommità del manufatto, ma, non essendo rialzati da terra, le modalità di scarico avvengono sul piano orizzontale tramite sistemi di aspirazione del materiale (6). I depositi misti, possono avere una sezione a falde (7) o parabolica (8). I serbatoi criogenici, sono caricati dall’alto,


1

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3

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Depositi e magazzini

Il magazzino, concepito come un grande spazio libero definito da una struttura portante in calcestruzzo armato, tamponamenti in laterizio e copertura in acciaio a doppia falda, è il tipo, o schema o principio, per le successive variazioni (1). Nel 1923 si osserve la prima variante con la costruzione, da parte della Montecatini Fertilizzanti, di un deposito per lo stoccaggio e insaccamento dei concimi, a sezione basilicale (2). Nel 1928 sempre la Montecatini avvia l’impianto di trattamento delle ceneri di Pirite. Questo manufatto presenta la doppia falda smussata per favorire lo scorrimento di un nastro trasportatore che lascia cadere le ceneri all’interno (3). Il 1937 vede la Vetrocoke entrare nel settore dei fertilizzanti con la produzione degli Azotati. I depositi vengono edificati con una copertura ad archi, sotto i quali è posizionata la passerella per gli operatori (4). Questa soluzione trova come

naturale evoluzione il deposito a sezione parabolica. Nel 1959 i Monopoli di Stato edificano, ispirato ai progetti di P.L. Nervi, un magazzino a sezione parabolica (5). Il manufatto viene progettato tenendo conto dell’angolo di incidenza del materiale contenuto, presenta una passerella di ispezione sulla sommità, accorgimento strutturale che “carica” la struttura e la rende più stabile, e delle loggette sui lati longitudinali per prelevare direttamente il materiale dall’esterno (5). Ultima variazione tipologica in ordine cronologico: i magazzini del 1984 nel Porto Commerciale, con una particolare struttura a trave unica poggiata a terra e su cui si sagoma la copertura a due falde (6).


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Serbatoi

Per quanto riguarda i contenitori di liquidi non esiste una vera e propria storia tipologica bensì delle variazioni sulla funzione. Ci si riferisce alla differenza, minima in termini di costruzione e struttura, fra il serbatoio base (1) e il serbatoio a tetto flottante. Quest’ultimo contiene liquidi molto volatili o combustibili. É provvisto di una copertura che segue il materiale scorrendo verticalmente e lasciando un minimo volume tra essa e la superficie del liquido in modo da evitare l’accumulo di vapore e l’eventuale ingrasso dell’aria (2). Fra i serbatoi presi in considerazione nell’analisi vi è quello con copertura bombata che viene preferita in genere per la miglior distribuzione delle tensioni che agiscono sul serbatoio pieno (3). Esistono poi serbatoi progettati per impedire lo scambio termico con l’esterno, detti criogenici. Questi serbatoi contengono liquidi che alla temperatura ambiente si pre-

sentano allo stato gassoso. Di forma cilindrica, sono costituiti da una struttura unica fra mantello e copertura (leggermente bombata). La struttura può essere realizzata a doppia parete con intercapedine d’aria oppure utilizzare materiali isolanti adatti alle basse temperature (4). Fra i serbatoi che contengono liquidi in pressione elevata esiste quello sferico, che sicuramente non è il più economico per costi di realizzazione e a parità di ingombro non soddisfa le esigenze volumetriche, ma offre la minor superficie esterna - caratteristica principale - in caso di controllo di scambio termico del liquido con l’ambiente. Altra carattesistica di questo manufatto è la migliore distribuzione delle pressioni che consente di dimezzare lo spessore rispetto al serbatoio cilindrico (5). Un’ulteriore variante è rappresentata dal serbatoio “elevato”, ovvero la torre piezometrica. Nella produzione industriale serve alla distribu-

zione dell’acqua in pressione e da riserva della stessa in caso di carenza dal servizio pubblico (6).


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4

2

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Sili

Per quanto riguarda la differenziazione dei contenitori di solidi a Porto Marghera, come in generale nell’industria, ci sono due grandi settori che condividono un materiale sotto forma granulare: quello alimentare e quello minerale. Per una questione sanitaria, i grani e i cereali ad uso alimentare vengono conservati in grandi sili in calcestruzzo armato. Questi possono essere sia singoli sia accoppiati o a celle multiple. Possono presentare una struttura in acciaio, singoli o in batteria. Sono poggiati su platea in calcestruzzo, sigillati ermeticamente, sorvegliati da uno stretto controllo sanitario e funzionanti ad aria compressa, sia per il ricircolo dell’aria sia per la distribuzione del cereale (1). Nel settore minerale, il contenuto più diffuso è il cemento. Come nel caso dei sili contenenti grani alimentari anche quelli del cemento possono essere singoli o in batteria e generalmente hanno struttura in acciaio con

svaso superiore e “gonna corta” per agevolare lo scarico del contenuto nei mezzi. Anche questi manufatti hanno la necessità di proteggere il loro contenuto, data la grande deperibilità del cemento in polvere nei confronti dell’umidità e dell’acqua, ed è quindi impermeabilizzato nella parte di copertura. Viene gestito da un sistema di aerazione (2). L’ultimo caso riscontrato a Porto Marghera è rappresentato dalla batteria di sili di recente costruzione da parte della Grandi Molini Italiani. Essi hanno un basamento in calcestruzzo armato, struttura e involucro in acciaio e, a differenza dei precedenti, non sono rialzati da terra. (3)


1

2

3

115



SINTESI


Come da definizione, la sintesi è un’operazione che compendia una quantitĂ di dati conoscitivi in una conclusione unitaria ed essenziale. La panoramica tipologica per categorie formali (ragioni della forma) dei capitoli precedenti ha evidenziato come in area industriale, in questo caso a Porto Marghera, vi sia un insieme di manufatti tra loro simili, cioè riconoscibili come contenitori, descritti in relazione alle tecnologie sia edilizie sia industriali legate al ciclo produttivo. Questo studio rientra nelle conoscenze della cultura materiale legando la prassi (poiesis) a nuove e destrutturate poetiche. Ma il senso di ogni elemento e la sua collocazione nel contesto, non possono essere compresi se non vengono inseriti nel processo produttivo di cui fanno, o hanno fatto, parte. Dunque storia delle forme, dei processi, delle tecnologie quale analisi e successiva sintesi.


Manufatto, input-output

zien ea Nom

no An

da

Codice identificativo materiale

Tecnologia

Manufatti ad umido, utilizzati Manufatti ad umido, non utilizzati Manufatti a secco, utilizzati Manufatti a secco, non utilizzati Manufatti a secco e umido, non utilizzati CE = Cereali CS = Combustibili solidi FE = Fertilizzanti MC = Merci MM = Minerali metalliferi MNM = Minerali non metalliferi

PL = Plastiche SD = Prodotti siderurgici RS = Rifiuti solidi SA = Sale SP = Sottoprodotti AD = Acidi

AC = Acqua AM = Ammoniaca CL = Combustibili liquidi GAS = Gas liquefatti OV = Oli vegetali RL = Rifiuti liquidi

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arc o

Deposito, input-output orizzontale

SD

00

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Serbatoio sferico, input-output verticale 1917 0

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Magazzino parabolico, input-output misto 1917 0

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Serbatoio, input-output misto 1917 0

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129



DENSITÀ


Mappare Porto Marghera vuol dire scegliere un parametro attraverso il quale leggere il territorio. Scegliere implica escludere, dunque l’analisi è già progetto poiché seleziona. Scomporre un dato, disaggregarlo e poi ricomporlo secondo le conseguenze della disaggregazione, se da un lato manifesta la fragilità della scelta iniziale (individuale, stilistica, poetica) dall’altro mostra il rigore metodologico delle conseguenze verificate. Kantianamente abbiamo scelto il contenitore quale dato e scomposto e ricomposto una mappatura di Porto Marghera. Secondo questa scelta iniziale e tutte le conoscenze maturate sul tema scelto, sono state definite 11 aree. In questa sede abbiamo avuto cura di catalogare le insule secondo il principio della densità di superficie dei manufatti adibiti allo stoccaggio. Di conseguenza sono stati calcolati i m2 edificati di ogni insula e scomposti in superficie dello

stoccaggio altra.

e

superficie

Il passo successivo è stato mettere a confronto i dati per ricavare una percentuale che restituisse il quadro della densità dello stoccaggio a Porto Marghera. Così facendo sono state ravvisate 1 area Extra Small, 4 Small, 2 Medium, 1 Large, 1 Extra Large, mentre due insule sono risultate non classificabili per mancanza di superfici edificate. I diagrammi di seguito riportati vogliono riassumere graficamente i dati raccolti in ogni area.


133


Z 01 EXTRA

SMALL

Carbolio Manufatti adibiti a stoccaggio 489 m2 0,2 %

Altri manufatti 239.538 m2 99,8 %


Z 02 SMALL

Berengo Fincantieri Fintitan Pilkington Italia SIMAR TRM VEGA Manufatti adibiti a stoccaggio 46.010 m2 11,3 %

Altri manufatti 360.652 m2 88,7 %

135


Z 03 LARGE

Cereal Docks ENI Petroven SACAIM Manufatti adibiti a stoccaggio 96.255 m2 51,2 %

Altri manufatti 91.683 m2 48,8 %


Z 04 SMALL

CMD Edison - Marghera Azotati IES Ilva Multi Service TIV Transped TRI VECON Manufatti adibiti a stoccaggio 95.143 m2 23,2 %

Altri manufatti 314.054 m2 76,8 %

137


Z 05 MEDIUM

Cereal Docks CIA ENEL Produzione GMI Idromacchine Sapio Syndial Transped Manufatti adibiti a stoccaggio 122.974 m2 25,3 %

Altri manufatti 362.711 m2 74,7 %


Z 06 MEDIUM

Edison - Marghera Levante ENI Versalis ENI Syndial Manufatti adibiti a stoccaggio 135.458 m2 25,6 %

Altri manufatti 392.424 m2 74,4 %

139


Z 07 EXTRA

LARGE

Petroven Manufatti adibiti a stoccaggio 38.635 m2 98,8 %

Altri manufatti 467 m2 1,2 %


Z 0- 8

Manufatti adibiti a stoccaggio -

Altri manufatti -

141


Z 09 SMALL

Alcoa Trasformazioni CCYD Colacem DECAL ENEL Produzione INNAVE Repsol Italia VERITAS Manufatti adibiti a stoccaggio 55.072 m2 14,7 %

Altri manufatti 317.860 m2 85,3 %


Z 10 MEDIUM

S. Marco Petroli Manufatti adibiti a stoccaggio 12.060 m2 46,5 %

Altri manufatti 13.870 m2 53,5%

143


Z 1- 1

Manufatti adibiti a stoccaggio -

Altri manufatti -


145



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