Biella è una città nascosta

Page 1

andrea dalla fontana

biella è una città nascosta


Di seguito troverete il primo capitolo della mia graphic novel “Biella è una città nascosta” (Lineadaria Editore). This is a preview. What you’ll find here is just the first chapter of my graphic novel “Biella è una città nascosta” (Lineadaria Editore).



La prima volta che ho visto Biella dev’essere stato vent’anni fa. Ero venuto a trovare Olimpia, i suoi genitori e il nonno. Nella mia immaginazione, Biella si associava a un’immagine. Anzi, a una sequenza.

19


Due sagome furtive raggiungevano un cortile interno.

20


Dietro a quella porta, una variopinta rappresentanza della sinistra extraparlamentare parlava per ore di politica, cultura, rivoluzione. Arrivavo dal veneto bianco. Nelle mie immagini preconcette il Piemonte aveva un gusto laico irresistibile.

21

Biella non è mai stata famosa per le sue propensioni anarcoinsurrezionaliste. Per dire: mentre scrivo, sia in Provincia che in Comune ci sono delle amministrazioni di centro-destra. Ad ogni modo: lo sfondo perfetto in cui ambientare quella scena sono le strade del Piazzo.


Il Piazzo è la parte più antica della città. Sorge sul cucuzzolo di una collina e domina la città vera e propria, detta “Biella Piano”.

22

Si può raggiungere in tre modi. 1. Per la strada asfaltata 2. In funicolare 3. Salendo per le “Coste”


(questo l’ha disegnato Emma - sono io che mi tuffo)

23


A me piace molto arrivarci per le Coste. Sono delle stradine ciottolate che si arrampicano lungo i fianchi della collina e passano in mezzo a muri alti che nascondono dei grandi giardini. Salendo per la Costa di San Sebastiano, per quasi tutto il percorso, la torre di Palazzo Ferrero La Marmora incombe, ottagonale e austera.

24

Mi viene in mente “Il Castello� di Kafka. Nel libro, il protagonista cerca (senza riuscirci) di lasciare il villaggio per raggiungere il castello del conte Westwest che sta in alto, sopra le case.


A un certo punto incontra un conciatore che, dopo averlo fatto riposare in casa sua, gli chiede di togliersi dai piedi.

25

«Signor agrimensore», disse, «voi qui non potete restare. Perdonate la scortesia». «Non intendevo restare», disse K., «solo riposarmi un po’. Ora è cosa fatta e me ne vado». «Forse siete sorpreso della scarsa ospitalità», disse l’uomo, «ma da noi non usa essere ospitali, di ospiti non abbiamo bisogno».


Penso agli infiniti dibattiti che si tengono regolarmente sulle potenzialità turistiche di Biella e della sua provincia. E mi viene in mente anche che, un tempo (penso fosse il ‘700), in un quartiere che si chiama Vernato e da cui parte una delle Coste, c’era proprio una conceria.

26

Anche la descrizione che Kafka fa del Castello calza piuttosto bene: “Non era né una vecchia fortezza feudale, né una nuova costruzione fastosa; era piuttosto una vasta costruzione composta da pochi edifici a due piani e da molte case basse una accanto all’altra. Se non si fosse saputo che era un castello, lo si sarebbe potuto scambiare per una piccola città.”


Le coste sono proprio belle. Salendo non incontro quasi mai nessuno.

27

Qui la radio del cellulare prende male.


Oggi a Palazzo La Marmora ho parlato con Francesco Alberti La Marmora. E’ lui che si occupa della torre. Francesco é il discendente della famiglia Alberti (quella di Leon Battista, il grande architetto rinascimentale) e della famiglia La Marmora, famosa per avere dato i natali a una sfilza di generalissimi del Regno d’Italia.

28

Carlo Emanuele 1788-1854

Alessandro 1799-1855 si è inventato i bersaglieri

Alberto 1789-1863 era un geologo (e assomiglia molto a Francesco)

Alfonso 1804-1878


Quando suo padre è morto, negli anni ‘60, lui, la madre e le sorelle si sono trasferiti in questo palazzo.

29

“La mamma ha aperto le porte ai turisti stranieri. Venivano qui in vacanza e noi li portavamo in giro. Oropa, Lago Maggiore, Lago d’Orta. Per quegli anni era una cosa piuttosto inusuale”. Un bed&breakfast ante litteram.


30

Passeggiando nel giardino ideato da Sebastiano Ferrero nel ‘400, un balcone che si affaccia su Biella Piano, Francesco mi ha raccontato dei problemi strutturali e burocratici di cui soffre la torre, che fa da cerniera tra Palazzo La Marmora e Palazzo Ferrero (oggi del Comune). Ora Francesco si occupa a tempo pieno del Palazzo (nel 1990 lo ha aperto alle visite).


Poi mi ha fatto da guida nelle belle sale affrescate del Palazzo, A un certo punto ha sorriso come un bambino che sta per farti vedere dove nasconde le caramelle e mi ha detto:

Vieni, che ti presento Sebastiano.

31

Siamo andati al piano di sopra. Francesco ha tirato fuori un grande mazzo di chiavi e ha aperto una porta. Siamo entrati nella “Sala della Musica”, una stanza meravigliosa con il tetto a volta, tutta affrescata con i toni del grigio e dell’oro. In mezzo alla stanza c’era una pala. Anzi, le due parti esterne di un trittico. La figura sacra principale, al centro, non c’è più. Si vedono Sebastiano Ferrero con i figli. Dietro, San Cristoforo e San Sebastiano.


32

La pala è stata dipinta intorno al 1515. Normalmente non viene esposta. Era lì perchè il giorno prima avevano chiesto di vederla due storici dell’arte.


Bere il caffè seduto sotto i portici di Piazza Cisterna in una mattina di martedì, a novembre, é una meraviglia. Piazza Cisterna é fuori dal circuito commerciale della città. Per capirci: non é la piazza del passeggio domenicale, né quella dei caffè alla moda; non ci sono vetrine e nessun negozio di telefonia o biancheria intima. Quella roba si trova in via Italia, a Biella Piano.

33


34


35

E’ un po’ malconcia. Case antiche ristrutturate con zelo (e con una certa freddezza) passano il tempo gomito a gomito con palazzi che danno l’impressione di potersi sbriciolare da un momento all’altro.


36

Forse ĂŠ per questo che il Piazzo mi piace cosĂŹ tanto. Ho un debole per i segni che il tempo lascia sulle cose e sulle persone.


Ho letto che a partire dalla metà dell’800, quando nel Piano si erano ormai affermate le manifatture (ai tempi Biella era la regina indiscussa della lavorazione della lana), gli operai venivano spesso a cercare casa qui. Il Piazzo si era spopolato e molte case erano rimaste vuote. Gli affitti erano piÚ bassi anche per via della distanza dal posto di lavoro. I proprietari, incassando poco, cercavano di spendere il meno possibile in lavori di ristrutturazione.

37

CosĂŹ, grazie alla taccagneria dei padroni di casa, il Piazzo ha mantenuto intatto il suo impianto medievale.


La gente che frequenta la piazza (parlo di un martedì mattina di novembre) é soprattutto quella che abita qui intorno. Forse é proprio quest’aria di quartiere a rendere questo posto un po’ stravagante.

38


Ho l’impressione che gli abitanti del Piazzo considerino questo posto come una cosa tutta loro*.

39

Come un grande tinello in comproprietà. Non mi stupirei di vedere qualcuno che scende a bere un caffè o a comprarsi il giornale in pigiama. Certi giorni l’impressione é così forte che mi trattengo dallo svuotare la pipa per terra per paura che qualcuno mi apostrofi malamente.

*Fino a pochi anni fa il centro della piazza era un grande parcheggio. Un vero peccato. Quando il Comune ha deciso di fare sgomberare le macchine, i residenti se la sono presa a morte. Ancora oggi, l’idea di non avere più il posto auto sotto casa li fa imbufalire.


40

è una bellissima giornata e il vento Ê quasi tiepido. I tre avventori comodamente seduti sotto i portici, alle mie spalle, salutano per nome tutti quelli che passano davanti al bar. Aspettano qualche secondo e poi si scambiano delle frasi incomprensibili, sottovoce.


41

Due tavoli più in là, c’é un ragazzo che prende appunti su un quadernetto. Di tanto in tanto si guarda intorno rapito. Chiede un caffè con accento straniero. Forse é Tedesco.


42

ChissĂ cosa scrive.


Nel 1874 l’ingegner Cesare Beruto, incaricato di progettare il nuovo piano regolatore della città , propose di abbattere una parte dei portici della piazza.

Per evidenti ragioni di viabilitĂ .

43


44

A proposito di Biella nascosta: al Piazzo c’è una sinagoga. Si trova all’interno di una casa che, vista da fuori, non racconta proprio niente. Una porta appaggiata a un muro giallo. Fine.

Purtroppo si visita solo raramente. Peccato. A Biella, in piano, c’è anche un cimitero ebraico. Una volta o l’altra devo andare a vederlo.


45

Vado a pagare il caffè. Prima di uscire, sbircio i titoli del giornale. Entra una signora vestita come se stesse andando alla messa della domenica. Saluta gentilmente la barista e un’altra signora, piĂš grossa, vestita anche lei da giorno di festa.

Con un gesto ieratico la vecchina estrae dalla borsetta il portafogli e prende una manciata di monete. Poi si arrampica sullo sgabello davanti alla slot-machine e fissa lo schermo che la invita suadente a iniziare il gioco.


Sempre immobile, stabilisce una sorta di strategia con la signora grassa. Parlano per alcuni minuti e io non riesco a non guardarle con la bocca aperta e lo sguardo da deficiente.

46

Quando finalmente la signora fa scivolare la moneta nella fessura, la sua amica stringe gli occhi per vedere meglio cosa succede sullo schermo. La vecchina smilza tamburella nervosamente le dita sul bordo del cassone nero. Inspira, espira e schiaccia un bottone. L’amica annuisce compiaciuta.


Esco immaginando che la strategia sia infallibile. E che le signore abbiano acquistato i bei vestiti, le collane e gli anelli con i lauti proventi del video poker.

47


48


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.