MAGAZINE
Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
Le Forze speciali israeliane, il lungo braccio di Tsahal!
L’ANALISI Marchi, codici e matricole dei Colt AR-15/M16
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LONG RANGE Campionato italiano F-Class: interviste, bilanci, prospettive
RICARICA & MUNIZIONI ● La polvere Vihtavuori N320 e il 9x21 IMI ● Freccia Nera e N-EX-S: le “atossiche” di Fiocchi
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BERETTA ARX-160 A3: LA FAMIGLIA SI ALLARGA!
IN PRIMO PIANO POLIGONI, CUSTODIA, CARICATORI
Decreto correttivo del governo: ecco che cosa cambierà
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ARMI THE EUROPEAN MAGAZINE - ANNO XIX - NUMERO 11- novembre 2013 - EURO 4,99
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SOMMARIO
Novembre
2013 n°11
Direttore editoriale Roberto Canali Direttore responsabile Filippo Camperio Consulente editoriale Vittorio Balzi Coordinatore redazionale Massimiliano Duca redazione2@caffeditrice.it
In copertina: Dan Wesson Valor cal. .45 ACP, fotografia di Matteo Brogi
In redazione Viviana Bertocchi Gianluigi Guiotto armimagazine@caffeditrice.it
Opinione La montagna, il topolino e il passo del gambero, Fabio Ferrari
066
Remington 783 cal. .30.06 Springfield, poca spesa, molta resa
Servizi Speciali Fabio Ferrari ferstudio@libero.it Ex ordinanze Cristiano Sivieri, Philip Arena Jr
Rubriche I Colpi vaganti di Carlo Stagnaro, Il “sistema” australiano
Reportage e armi militari Paolo Valpolini, Matteo Brogi
012 014 026 046 074 166
Forze speciali Jean-Pierre Husson
Lettere, i nostri esperti rispondono ai lettori
Addestramento e tiro operativo Gianfranco Peletti
Novità ed eventi dal mondo delle armi
Armi corte Vittorio Balzi, Roberto Brogli, Tommaso Rumici, Giuliano Cristofani
Dalle associazioni, le pagine delle associazioni di categoria
076
Rizzini Ares Light cal. .410, leggero… anche nel prezzo!
News e prodotti, la vetrina di Armi Magazine
Carabine e ottiche da caccia Giulio Tonini, Media Consulting di Danilo Liboi & C. Fucili a canna liscia Gian Filippo Adamati, Simone Bertini
Tempo libero, di tutto di più…
Ricarica Fabio Occhipinti, Massimo Mortola, Giuliano Cristofani
Prove
Fucili fini Marco S. Scipioni
048
Dan Wesson Valor cal. .45 ACP, bella di razza
Tiro a segno Fabrizio Nicoletta Tiro di precisione Silvio Biagini, David Dellasorte
082
Rock Island Armory 1911 Match e 2011 High Capacity cal. .45 ACP, solide come la roccia
Tiro Dinamico Sportivo Bruno La Bruna, Ivo Nastasi , Domenico De Marco Colpi vaganti Carlo Stagnaro Coltelli Francesco Pachì, Tommaso Rumici Corrispondente dagli USA Charlie Cutshaw, John Ryan Fotografi: Archivio Shutterstock
054 062
Steyr Mannlicher SM12 cal. .30.06 Springfield, tradizionalmente futuribile Ruger GP-100 cal. .357 Magnum, acciaio preciso
In collaborazione con le testate:
090
Breda Grizzly cal. 12/89, il ritorno dell’orso
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010
Law Enforcement Nicola Bandini lem01@caffeditrice.it
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SOMMARIO
Novembre 2013 n° 11
124
Si può fare (di più), de iure condendo
Ricarica
096 102
Taurus 4410 “The Judge”, il giudice di Taurus
128
Polveri e dosi per il 9x21 mm, la polvereVihtavuori N320
Law Enforcement
114
Uberti 1873 Carbine cal. .44 Magnum, veloce & potente
132
I reparti per impieghi speciali israeliani, il lungo braccio di Tsahal
160
Radom AK47 Luxury cal. 7,62x39, “nato”civile
Munizioni Fiocchi Freccia Nera e N-EX-S, la Casa lecchese punta al cinghiale con le atossiche
110 Legale
122
Questione di legge, i nostri esperti rispondono ai quesiti più interessanti
142
DSEi show 2013 a Londra, difesa e sicurezza all’ombra del Big Beng
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SOMMARIO
N ove m b re 2013 n° 11
Direzione, redazione, amministrazione, pubblicità
189
Uits, la Consulta si riunisce a Milano
In vetrina Air Arms S510 Ultimate Sporter, la precisione di una carabina match in una carabina hunter
180
Long Range
C.A.F.F. s.r.l. via Sabatelli, 1 - 20154 Milano tel. 02 34537504 - fax 02 34537513 segreteria@caffeditrice.it Gestione e controllo Silvia Cei marketing@caffeditrice.it Grafici Maurizio Cacciola-www.grafico-mcx3.it, Jessica Licata, M-House Ed. di Luca Morselli Pubblicità CAFF agente Paolo Maggiorelli tel. 051 455764, cell. 349 4336933 vendite1@caffeditrice.it
146
Beretta ARX-160A3, la famiglia si allarga
agente Luca Gallina cell. 347 2686288 vendite3@caffeditrice.it
Dossier
Stampa Tiber s.p.a. via della Volta 179 - 25124 Brescia
182 188
Le finali del Campionato F-Class 2013, il vincitore è…
Steinert Sensing System SuperChrono, easy crono
150
Colt M16A1 demilitarizzato, un“vero” Colt M16A1 (terza parte)
Tiro a volo
Sport
192 196
LSSA Italian National Championship Rifle 2013, assegnati i titoli di divisione
Distributore m-dis Distribuzione Media S.p.A. (Gruppo De Agostini/Rizzoli/Rusconi) via Cazzaniga, 2 - 20132 Milano Registrazione del Tribunale di Milano N° 435 del 6-7-96 Copyright by C.A.F.F. srl Proprietà letteraria e artistica riservata
EHC 2013 in Portogallo, Barcelos si tinge d’azzurro
Ottiche
198
Telemetro Bushnell G-Force 1300 ARC, la distanza giusta
Coltelli Maserin 987 Siberian Knife, l’educazione siberiana secondo Maserin
200 168 174
F.A.I.R. Jubilee Sporting calibro .410, il Giubileo secondo F.A.I.R.
Le riforme nel tiro a volo, molto rumore per (quasi) nulla
Tiro a segno Campionati italiani giovanili, Maria Schiava fa“tris”
176
Il prossimo numero di Armi Magazine vi aspetta in edicola il 20 novembre Armi Magazine: news, eventi e attualità su
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ATTENZIONE: i dati e le dosi per la ricarica delle cartucce presenti su questa rivista sono pubblicati a puro titolo informativo e di studio. Il loro utilizzo pratico, pur rispettando tutte le indicazioni fornite, può produrre risultati differenti - con particolare riferimento a un possibile aumento delle pressioni di funzionamento delle cartucce ricaricate - rispetto a quelli ottenuti dagli Autori. Pertanto l’Editore, il Direttore e gli Autori non si assumono alcuna responsabilità per i danni, di qualsiasi natura, eventualmente imputabili all’utilizzo di dati e dosi per la ricarica delle cartucce pubblicati su questa rivista. I giudizi espressi negli articoli, nonché l’indicazione delle prestazioni ottenute, si riferiscono agli esemplari di armi e di munizioni provati dagli Autori. Questi giudizi possono non essere validi per altri esemplari prodotti; allo stesso modo, il raggiungimento di determinate prestazioni con gli esemplari provati di armi e munizioni (velocità dei proiettili, precisione di tiro eccetera) non implica che le stesse siano conseguibili anche con altri esemplari uguali di armi o munizioni.
Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
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Siamo il paese dei piccoli imprenditori, degli artigiani, dei tecnici-artisti, coloro che pur consapevoli di quanto sia importante fare bene le cose non vogliono rinunciare a quel pizzico di creatività e genio che tutto il mondo ci invidia. Perché se è vero che un artista senza tecnica non può realizzare la sua visione, allo stesso modo un tecnico senza arte sarà competente ma non eccelso. Ed è proprio dal mio incontro con uno di questi “artigiani” del XXI secolo, Gianpiero Pardini, che nasce la prima carabina professionale ad aria compressa italiana. Tutto ebbe origine nell’estate 2010. All’epoca non ero ancora né campione del mondo né campione olimpico, ma semplicemente un appassionato studente d’ingegneria e un promettente tiratore di carabina (ultimi colpi a parte). Talentuoso sì, ma allo stesso tempo conscio dei propri punti deboli, tra i quali spiccava l’approccio al bersaglio. Era in quella fase che commettevo gli errori più frequenti, i quali poi si manifestavano puntualmente al momento dello scatto. Nel tentativo di trovare una soluzione avevo escogitato un qualcosa di drastico: rimanere costantemente in posizione, mantenendo la tonicità muscolare e eliminando di fatto quella delicata fase di assestamento iniziale. Mi allenavo per sbracciare il meno possibile, aumentando la resistenza e migliorando con sorprendente rapidità nelle sensazioni e nei risultati della 3 posizioni. Terra, piedi, ginocchio, non faceva alcuna differenza: appena tirato un colpo, ricaricavo in posizione, ed ero già pronto a sganciarne un altro. Per la prima volta avevo assaggiato quello che gli americani chiamano il “flow”, un flusso in cui tutto viene relativamente facile e immediato. La tecnica tuttavia presupponeva che il caricamento fosse vicino a sufficienza da poter essere facilmente raggiungibile anche in posizione di tiro. Tale posizione arretrata dell’otturatore era tipica delle carabine calibro 22, ma, ahimè, le esistenti armi ad aria compressa erano tutte caratterizzate da una notevole distanza tra grilletto e camera del pallino. Ergo: per ricaricare nell’aria compressa ero costretto a utilizzare il treppiede sbracciando tra un colpo e l’altro. Sia chiaro: non è che così fosse impossibile fare i punti, però non era altrettanto “facile”, soprattutto nelle situazioni di maggior tensione nervosa. Ebbene, al ritorno dall’ennesimo allenamento “così così” di aria compressa, mi capitò di confessare le mie riflessioni a Gianpiero Pardini, il quale a sua volta era stato tiratore di livello internazionale. Io mi sarei accontentato di una pacca sulla spalla, un semplice incitamento a non mollare, e invece di tutta risposta mi ritrovai davanti Gianpiero con un sorrisetto sotto i baffi e uno sguardo pensieroso rivolto verso l’alto. “Si può fare…” Sono passati tre anni da quel giorno, e dopo centinaia di ore di sviluppo e lavorazione eccoci qua a presentare la nuova carabina Pardini: - una canna prodotta e selezionata in casa Pardini - un meccanismo di assorbimento del rinculo brevettato e unico nel suo genere - molteplici possibilità di regolazione del calcio ideate e sviluppate dai tiratori per i tiratori - (e finalmente) un sistema di caricamento notevolmente avvicinato al tiratore, una piccola modifica che però apre a nuove metodologie di allenamento e innovative tecniche di tiro Questa carabina è la risposta a un nuovo modo di concepire il tiro, un modo ulteriormente condiviso dalla federazione internazionale che riducendo i tempi di preparazione e gara ha di fatto spinto verso un tiro più veloce, fatto di assestamenti rapidi e ritmo elevato. E’ cambiato un sistema, non un dettaglio, e offrendo il caricamento in posizione vogliamo convincere i tiratori a vedere questo cambiamento non come un pericolo, ma come un’opportunità. Una carabina tutta italiana, con la garanzia del marchio Pardini, ideata dai tiratori di oggi per i campioni di domani. Perché quando il gioco si fa duro, gli italiani cominciano a giocare.
Niccolo Campriani
Ordine 21403 del (LU) 04/11/2013 a Federico Michelucci Pardini Armi Srl - Via Italica 154/A - 55041 Lido Di n. Camaiore Italy -- Licenza tel: +39esclusiva 0584 90121 fax: +39 0584 90122 - www.pardini.it - info@pardini.it
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Made in Italy. Queste tre parole sono da sempre sinonimo di eleganza, qualità e originalità.
La montagna, il topolino e il passo del gambero
L
o “schema di decreto legislativo” recante le disposizioni integrative e correttive al d.l. legislativo 204/2010 pare definitivamente approvato. Le ragioni di alcuni soggetti e associazioni del settore, portatrici di interessi diffusi comuni a migliaia di appassionati, sono state in parte ascoltate, in parte disattese. Se la versione definitiva del d.l. sarà quella diffusa negli ultimi giorni, si può pacificamente dire che “la grande bugia” resta tale, con taluni effetti negativi ben presenti e altri non eliminati, ma solo rinviati. Per quello che interessa all’appassionato medio, che vuole vederci chiaro in modo pragmatico, si possono trarre alcune riflessioni che ci manterranno (pre)occupati per i mesi a venire. Chi ci governa ha deciso di propinarci un boccone amaro alla volta, di utilizzare il vecchio quanto efficace sistema del bastone e della carota. Viene stralciata, che non vuol dire abbandonata ma solo rinviata a tempi migliori, l’intera sezione riguardante le modalità di custodia delle armi e delle parti di arma. Quindi, per ora, non dovremo correre ad acquistare il “contenitore blindato”. Quei soldi, bella consolazione, li potremo usare per coprire l’aumento Iva e (forse) la seconda rata Imu. Viene del pari accantonato lo spregevole tentativo di eliminare tutte le specialità sportive ospitate al fuori dei poligoni del Tsn; questa è la logica conseguenza della rinuncia del governo a intervenire sui cosiddetti “poligoni privati”. Fatto certamente positivo: i gestori dei campi di tiro possono, fino alla prossima offensiva, trarre un sospiro di sollievo. A questo aggiungiamo una regolamentazione delle non-armi per il paintball e di quelle per uso scenico, una norma fantasma sui certificati medici da produrre da parte di chi detiene armi con il semplice nulla osta e il concretizzarsi dell’invio telematico delle denunce usando la posta elettronica certificata. Argomenti in parte accennati nell’articolo che potete leggere a pag. 124, mentre le parti salienti del d.l. saranno commentate in una prossima rubrica di approfondimento giuridico. Tolti di mezzo questi macigni, che pesavano come tali sulle teste degli appassionati, si potrebbe pensare che - come spesso accade in questi casi - il governo sia partito con l’intento di ribaltare le montagne e alla fine abbia partorito un minuscolo topolino. Purtroppo il roditore nascituro non è così piccolo, ed è alquanto indigesto. Un vero e proprio balzo acrobatico all’indietro, il passo del gambero, che concretizza pienamente la “grande bugia” (mai titolo fu più azzeccato, scusate l’immodestia). Sulla questione caricatori l’unico commento che mi sovviene è il titolo di
una nota canzone di Franco Battiato: sul ponte sventola bandiera bianca. Sì… la debacle è clamorosa; nonostante la normativa europea e il recente parere espresso dalla Commissione affari costituzionali del Senato, si torna al passato in senso deteriore e peggiorativo. La nuova formulazione dell’art. 2 legge 110/1975 dice che oltre alle “armi camerate nel calibro 9x19 parabellum” e a “ogni dispositivo progettato o adattato per attenuare il rumore causato da uno sparo”, non è consentita la fabbricazione, l’introduzione nello Stato e la vendita di armi comuni da sparo con caricatori o serbatoi, fissi o amovibili, contenenti un numero di colpi superiore a 5 per le armi lunghe e superiore a 15 colpi per le armi corte, nonché di tali caricatori (ma non sono un semplice accessorio?). Il d.l. introduce alcune eccezioni, che si aggiungono a quelle già formulate nella 204/2010 “destinazione alle Forze armate o ai Corpi armati dello Stato”: armi per uso sportivo, armi antiche, repliche di armi antiche (per queste ultime è ammesso un numero di colpi non superiore a 10). Un vero pasticcio che si tenta di regolare poco più avanti, andando a sostituire nientemeno che l’articolo 1 della legge n. 85 del 1986, quella che ha creato la categoria delle armi sportive. Si prevede (incredibile ma vero) una deroga sulla capacità dei caricatori, con ciò dimostrando in modo inequivocabile che l’ordine e la sicurezza pubblica non c’entrano nulla. L’avevo già scritto e lo ripeto: se una cosa è ritenuta pericolosa (nella specie i caricatori ad alta capacità), tale rimane. In Italia, a quanto ci è dato leggere, pare di no! Sembra incredibile, ma così è: se una data disciplina sportiva, prescritta dalle Federazioni sportive interessate e affiliate o associate al Coni, prevede caricatori da 50 o 100 colpi, questi divengono pienamente legali, detenibili e utilizzabili, purché siano impiegati in armi per uso sportivo. Tale riconoscimento (di arma sportiva, intendo) non viene reso automatico, ma rimane come è oggi “a richiesta del fabbricante o dell’importatore” e viene operato dal Banco nazionale di prova, sentite le Federazioni sportive interessate affiliate o associate al Coni. Pensate che la vicenda caricatori sia finita? Nemmeno per sogno… Occorre andare all’ultima delle disposizioni finali per scoprire l’ennesima perla: tutte le armi legali in circolazione “continuano a essere legittimamente detenute e ne è consentita, senza l’obbligo di conformazione alle prescrizioni sul limite dei colpi, la cessione a terzi a qualunque titolo nel termine massimo di 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto”. E dopo? Sembra di giocare a chi rimarrà con il cerino in mano… Poveri noi!
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Fabio Ferrari
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012
COLPI VAGANTI
Da Washington a Nairobi C
os’hanno in comune Nairobi, Kenya, e Washington, DC, Stati Uniti d’America? Entrambe le città sono state recentemente teatro di sanguinose sparatorie. La prima risposta, quindi, potrebbe essere che in entrambi i casi un numero inaccettabilmente alto di innocenti ha pagato con la vita la troppa facilità con cui chiunque può entrare in possesso di un’arma. Una risposta più attenta, però, rivela altri particolari che sovvertono l’intero resoconto.
A Washington, il 16 settembre scorso un uomo, Aaron Alexis, ha aperto il fuoco all’interno del “Navy Yard”, l’arsenale della Marina a stelle e strisce, uccidendo 12 persone e ferendone altre tre, prima di essere a sua volta colpito a morte da un poliziotto. Alexis non deteneva illegalmente il fucile che ha usato per compiere la strage né si era introdotto in un luogo teoricamente sicuro utilizzando credenziali false. Veterano della Marina, 34 anni, da meno di una settimana lavorava al Navy Yard, mentre studiava ingegneria aeronautica per un corso di laurea online. Tuttavia già da tempo aveva lamentato problemi mentali, sia confidandosi
… e nel Westgate Mall Veniamo ora a Nairobi. Il 21 settembre un commando terrorista del gruppo AlShabaab si è asserragliato in un centro commerciale, il Westgate Mall, prendendo tutti i presenti, impiegati e clienti, in ostaggio. Polizia ed esercito hanno immediatamente cinto d’assedio il supermercato, avviando una guerriglia sanguinosa che è durata fino al 24 settembre. Il bilancio è di 72 morti (61 civili, 6 soldati e 5 aggressori). Si parla di oltre 200 feriti. I terroristi erano armati fino ai denti con fucili d’assalto, pistole e granate, alcune delle quali sono state esplose. Anche in questo caso, sarebbe davvero ingenuo attribuire la tragedia alla facile circolazione delle armi. Non abbiamo informazioni in merito, ma è del tutto plausibile che le armi impiegate dai terroristi fossero state Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
ottenute illegalmente; di certo è così per le granate. Inoltre, la pronta disponibilità di una pistola o di un fucile può forse ingrandire, anche con esiti tragici, gli esiti di una follia improvvisa, ma qui siamo di fronte a un attacco preparato a puntino, e pensato per lanciare un messaggio politico al governo kenyano, a causa del proprio impegno in Somalia.“Noi lanciamo un avvertimento al governo kenyano e a tutti coloro che lo sostengono, se vogliono la pace che lascino il nostro territorio”, hanno scritto i terroristi molti dei quali di origine occidentale - su Twitter (!). Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Nel Navy Yard…
coi conoscenti, sia - da quel che emerge da un rapporto della polizia del Rhode Island datato 2 agosto 2013 - in almeno un’occasione con altri funzionari di pubblica sicurezza. In quell’occasione infatti sosteneva di essere torturato da voci che sentiva all’interno della testa, e che attribuiva all’esposizione eccessiva a onde elettromagnetiche. Il fucile impiegato nella strage - portato smontato all’interno della base e poi assemblato nel bagno - era stato correttamente acquistato appena due giorni prima. Per ottenerlo - e questo è il particolare fondamentale - Alexis aveva dovuto sottoporsi a un “background check” per verificare che non gravassero su di lui limitazioni alla detenzione di armi (dovute, per esempio, a precedenti penali, consumo di droghe o disturbi mentali). Né il “background check”, né le più severe verifiche sui dipendenti e fornitori della Marina avevano fatto emergere la potenziale instabilità dell’uomo, di cui peraltro c’era una traccia per quanto labile. È realistico immaginare che, anche in presenza delle norme più severe del mondo, gli sarebbe stato impedito di procurarsi un fucile? Non dimentichiamo che Alexis appartiene a una delle poche categorie, i membri di un corpo militare, ai quali è per definizione riconosciuto il permesso di avere armi!
di Carlo Stagnaro carlo.stagnaro@brunoleoni.it
L’elemento in comune Le due vicende, si diceva, hanno in comune più di quel che sembra, anche al di là della coincidenza cronologica che le lega. In tutti e due i casi, infatti, si è subito gridato al lupo rispetto all’utilizzo di armi da fuoco. In entrambi, però, qualunque realistica legge, anche la più restrittiva, avrebbe fatto ben poco per evitare il massacro. Ma, più importante ancora, sia la città di Washington, sia lo Stato del Kenya hanno norme tra le più severe. Il vero elemento in comune tra Nairobi e il Navy Yard è insomma che la maggioranza della gente era disarmata. In Kenya è sostanzialmente proibito ai privati cittadini portare armi per difesa personale, sicché i terroristi sapevano benissimo che non avrebbero incontrato alcuna difficoltà. Paradossalmente, se il conto delle vittime a Nairobi non è stato ancora più elevato è solo perché all’interno del Mall si trovava un uomo armato di origine britannica (secondo alcuni un militare sotto copertura) che ha consentito la fuga di un centinaio di persone. Il Navy Yard è una zona “gun free”, come tutta l’area della capitale americana, per cui il folle Alexis ha avuto buon gioco a “stendere” subito il personale di guardia, sottrarre le loro armi e mettere sotto schiaffo l’intera base. Quelle che commentiamo oggi, e che hanno determinato la morte di quasi cento esseri umani, non sono tragedie delle armi. Sono tragedie della restrizione del diritto a difendersi per i cittadini onesti.
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014
LETTERE
STI Target Master: cosa ne pensate? Vorrei avere qualche informazione sulla pistola STI Target Master in calibro .45 ACP. Potete aiutarmi? Francesco - e-mail
Gentilissimo lettore, la STI modello Target Master calibro .45 ACP è un’ottima arma, che è presente sul mercato da una decina di anni circa. Si tratta di una pistola semiautomatica che riprende gli schemi classici della 1911, accuratizzata e personalizzata per essere adatta ad un uso sportivo. Il centraggio della canna lunga 6” è ottenuto senza utilizzare il classico bushing, funzionamento in singola azione, sicura dorsale, sicura a leva ambidestra, caricatore monofilare con capacità di 8 colpi. Sul carrello, interamente in acciaio con intagli di presa anche nella parte anteriore, possono essere montate tacche di mira Aristocrat o Wilson, regolabili a quattro posizioni per gare di tiro dinamico. Scatto accuratizzato, guancette in legno, grilletto e cane di tipo alleggerito, bevertail molto pronunciato fanno parte della dotazione di una componentistica molto curata e la rendono un’arma ideale per chi fa gare di tiro. L’arma è importata dalla ditta Bignami ed è commercializzata ad un prezzo di circa 1930 euro. Un cordiale saluto. (Gianfranco Peletti)
In merito a quanto pubblicato sul numero di agosto 2013, relativamente alla pagina 135, dove è riportata la tabella di ricarica n° 2 sulla polvere Vectan SP8, sono a richiedervi di conoscere se il dato riportato alla riga 5 sulla velocità sia esatto o errato, dato che le due righe precedenti riportano la stessa palla ma con dosi inferiori e velocità differenti. Grazie e cordiali saluti.
Giuseppe - e-mail
Caro lettore, le confermiamo volentieri la correttezza dei dati esposti in tabella. Noterà che da una riga all’altra, pur a parità di palla, ci sono differenze nella componentistica usata (innesco, dose di polvere) o nella “piattaforma di lancio” della palla stessa (pistola Beretta Px4 o canna manometrica STAS: la seconda eroga velocità nettamente superiori). Da qui le variazioni velocitarie, anche cospicue, che le hanno fatto sorgere dubbi. Se ha bisogno di altri chiarimenti, ci riscriva pure. Un cordiale saluto. (Massimo Mortola)
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Era giusta la tabella?
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016
LETTERE
“Duplice” proposta di un nostro lettore
Nel numero di ottobre 2013 di Armi Magazine, nel dossier ‘Un “vero” Colt M16A1’, per motivi di impaginazione non è stata inserita una fotografia, che comunque reputiamo importante per far meglio comprendere ai lettori la procedura di taratura delle mire metalliche. La didascalia della foto è: identificata la munizione “tipo” M193 che meglio risponde alla traiettoria, si può procedere alla taratura o al controllo della taratura delle mire. Per effettuare correttamente tale operazione si può scaricare da internet il bersaglio standard (o “da manuale” ). Nell’esempio riportato si evince l’estrema semplicità della regolazione delle mire.
(La redazione)
Spettabile redazione, vorrei chiedervi di pubblicare nella posta dei lettori questa mia duplice proposta. 1) Premesso che in Italia non godiamo di un “secondo emendamento” che ci dà il diritto di possedere armi, ma al massimo abbiamo uno pseudo favore a detenerle, salvo che il funzionario di turno si svegli la mattina con qualche paturnia e se la prenda con i possessori di armi (e da un giorno all’altro ci possiamo trovare a giocare con i Lego), fatte tali premesse vorrei chiedere alla redazione cosa ne pensa dell’idea di costituire una National Rifle Association italiana. Mi correggano i diretti interessati se sto sbagliando o se pecco di scarsa informazione, ma a quanto mi risulta in Italia ci sono una miriade di associazioni che sicuramente si danno molto da fare per combattere le varie battaglie, ognuna per lo specifico settore armiero in ambito venatorio, sportivo, degli armaioli eccetera... e che, grazie a tutte loro, molte “porcherie” sono state eliminate o addirittura prevenute. A mio parere una tale realtà è sullo stile politico, e cioè una miriade di partiti, quando invece ne basterebbero due e, nel caso del settore armiero, ne basterebbe una che, riunendo sotto di sé le varie “figure associative”, si costituisca appunto - in unica ed univoca associazione - un ente con la finalità di tutelare il settore armiero dal produttore all’utilizzatore, a 360° ma, appunto, una sola ma “molto potente”. 2) Non so se esiste già, ma non sarebbe bello, oltre che molto utile, istituire uno “sportello legale” anche per i semplici cittadini possessori di armi e relative licenze di polizia, dove magari pagando una quota irrisoria assicurativa o associativa o di qualsiasi genere, possano usufruire - nel malcapitato caso di bisogno - della consulenza legale? Ringrazio per l’attenzione. Guido - e-mail Gentile Guido, le sue proposte sono valide e interessanti. Di una NRA ‘italiana’ ne parliamo in questo numero della rivista, all’interno della sezione dedicata al long range e alla F.i.t.l.d. Per quanto riguarda lo sportello legale a tutela degli appassionati,‘giriamo’ la sua proposta alle associazioni di categoria. (La redazione)
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Una foto (in più) per il dossier
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018
LETTERE
Il mio Colt AR15 (e altri quesiti) Cogliendo lo spunto dal vostro dossier sugli AR15, gradirei avere delucidazioni in merito a quanto sto per esporvi. Posseggo un Colt Match Target Target Model ed, essendo titolare di regolare licenza di caccia, avrei intenzione di partecipare a qualche battuta al cinghiale. Così sono andato sul sito del Banco di prova e di seguito sul vecchio catalogo delle armi da fuoco (visto che ho acquistato l’arma più di una decina di anni fa ) per controllare quanti colpi potevo portare nel caricatore durante l’esercizio venatorio. Purtroppo però non sono riuscito a rintracciare il modello della mia carabina nè nei siti sopra citati, nè in altri siti dedicati al fucile. Pertanto prima di tutto vi chiedo se il mio fucile sia oppure no da considerarsi arma da caccia, e se sì, quale debba essere la capacità massima del caricatore. Se possibile, vorrei anche sapere se sia possibile andare a caccia con più fucili, sempre di mia proprietà, ma di calibro diverso (nel caso dei cinghiali per esempio un calibro 12 a palla per brevi distanze e una carabina per tiri più lunghi). Ringraziandovi per la vostra attenzione, vi porgo i più cordiali saluti .
Caro lettore, la cosa più semplice da fare per conoscere le caratteristiche di un’arma, secondo “ le interpretazioni nazionali”, è quella di seguire la strada che lei ha percorso. Ovvero consultare il catalogo nazionale (fino a quando è esistito) o l’elenco delle classificazioni del BNP (dopo la scomparsa del citato catalogo). Nel caso del suo Colt AR-15, lei non ha trovato niente non perché si tratta di un’arma “clandestina” ma per il semplice motivo che il numero di riferimento (catalogo) quasi sicuramente è nascosto tra l’Upper ed il Lower receiver. Questa particolarità, almeno nei Colt, non è rara. Separando le parti (agendo sul pin posteriore), una volta sollevato l’Upper, compare sul bordo superiore del Lower una serie di numeri e marchi, tra questi il numero di catalogo. Suppongo, sottolineo suppongo, che vi sia il numero 8481. Vecchio numero di catalogo che raccoglie diversi modelli di Colt AR-15 Match Target. La caratteristica che accomuna i vari modelli è la lunghezza di canna da 20” e la lunghezza totale di 990 mm dell’arma. Sia nella descrizione dell’arma che nelle note questo numero di catalogo è proprio dei modelli Match Target Heavy-Bar (H-Bar). Acromino, quest’ultimo, che compare sia sul fianco sinistro del Lower receiver che sulla parte terminale della canna dopo l’indicazione del cali-
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Franco - e-mail
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bro negli AR-15 H-Bar. Sempre nelle note della scheda del catalogo compare anche l’indicazione che l’arma può essere denominata “Colt Mod. Target”. Manca la parola Match. Un po’ a spanne presumo che tale numero di catalogo può anche comprendere il suo Colt visto che sotto alla denominazione su due righe MATCH TARGET compare la scritta TARGET MODEL. In tal caso l’arma è da caccia e può utilizzare un caricatore da 10 colpi. Inoltre, nel caso specifico del suo modello, considerata la denominazione della Colt ed il numero di matricola, dovrebbe trattarsi di un Mod. No. MT6551 prodotto a partire dal tardo 1997 in periodo “post-ban” (assenza del rompifiamma e pin di unione anteriore dei due receiver del tipo a “vite”). Caratteristica di questo modello è la presenza di una canna militare (non Heavy Barrel) con passo di rigatura 1:7”, idonea ad utilizzare palle di peso compreso tra i 62 gr ed i 77 gr. Quindi un controllo accurato nel punto che le ho indicato può confermare o meno il numero di catalogo che ho supposto. Nel caso fosse diverso basta immettere il numero in un motore di ricerca del catalogo nazionale e leggere le caratteristiche dell’arma riportate, in particolare quanto è riportato nelle note per ciò che attiene il numero di colpi e se si tratta di un’arma sportiva o meno. Purtroppo ci troviamo in una fase di transitorio “indefinito” tra il vecchio sistema di catalogazione ed il nuovo di classificazione dove non esiste una norma chiara che faccia luce sulla posizione delle armi catalogate. Pertanto, finché si è sicuri che si tratta di un’arma che, secondo il vecchio sistema, è da caccia si può anche prevederne l’impiego venatorio senza tema di doversi poi districare in “pastoie legali” avviate dalle interpretazioni personali di chi, ad un controllo, potrebbe contestarle l’uso di un tale fucile sul terreno di caccia. Questo ci porta alla seconda parte della sua domanda, ovvero l’impiego venatorio. A mio modesto parere, praticando la selezione al cinghiale, non considero il .223 Rem un calibro idoneo a tale pratica venatoria. Come selecontrollore, e come insegnante di armi, balistica e tiro ai corsi di selecontrollo, suggerisco l’impiego di munizioni cal. 30, come i classici .308 Win e 30.06 (non è incluso il 7,62x39), o anche cal. 8 mm come l’8x57 o altri classici calibri europei. Il .223 Rem, munizione di piccolo calibro, veloce e dotata di pallottole soft point (nei caricamenti da caccia) potrebbe provocare solo danni superficiali sulla dura cute dell’avantreno del suide (frammentandosi all’impatto senza penentrare in profondità) o danni comunque non immediamente letali in altre parti del corpo. Il selvatico potrebbe incassare anche un elevato numero di colpi ed allontanarsi senza mostrare apparenti problemi. Ricordiamoci che, anche se animale selvatico, si tratta sempre di un essere vivente al quale abbiamo deciso di togliere la vita e pertanto è nostro preciso dovere utilizzare armi e munizioni adeguate al tipo di prelievo che intendiamo effettuare, per evitare inutili ferimenti e lunghe agonie del capo. Questo senza trascurare la possibilità che il selvatico, ferito superficialmente, possa rivoltarsi contro il tiratore. Sulla base di questa considerazione passiamo all’ultima parte della sua domanda. Mi sembra di capire che lei intenderebbe portare a caccia due armi di calibro e tipo diverso. Tecnicamente la cosa non è impossibile. Ovviamente non deve mai abbandonare, neanche temporamente, una delle due passando da una posta all’altra o per qualsiasi altro motivo di ordine pratico. Deve fare anche attenzione all’uso della custodia nei casi e nei modi dove questa è prevista. Da questo è facile capire che tale pratica non è
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LETTERE
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LETTERE
forse particolarmente “comoda” a prescindere da pesi ed ingombri. Per la battuta, anche alle brevi distanze, può essere utilizzata una carabina (in uno dei citati calibri) con ottica da battuta che è, a mio modesto parere, più semplice da “gestire”. Da sempre utilizzatore dell’arma lunga rigata, sono fermamente convinto che una buona carabina possa svolgere egregiamente il suo dovere sia alle brevi sia alle lunghe distanze. L’addestramento, nei periodi di caccia chiusa, aiuta a comprendere quando si può sparare e quando è meglio evitare di farlo (stesso discorso vale, ovviamente, anche per il 12). Con una normale ottica da battuta (ingrandimenti 1-4 o massimo 1-6) si possono effettuare senza problemi tiri alle distanze ottimali di azzeramento (DOA) previste dalle Case produttrici di munizioni. Come lei sa, tarando l’ottica su tali distanze, normalmente, il proiettile colpisce l’area vitale un certo numero di metri sia prima che dopo la DOA. Per esempio, con una munizione 30.06 della RWS con palla H-Mantel da 180 gr lei può tarare il suo trinomio arma -ottica-munizione a 172 m. Con tale taratura, con una canna da 60 cm, il punto di impatto della palla a 100 m si colloca 4 cm sopra il centro del bersaglio. A 200 m, invece, si colloca 4,2 cm sotto al punto mirato. Questo significa che mirando al centro dell’area vitale di un selvatico posto ad una qualsiasi distanza tra 100 m e 200 m siamo sicuri di non uscire da un cerchio di 8,2 cm di diametro (che può diventa di circa 10-10,5 cm con canna da 51 cm). Tra 0 e 100 m, ovviamente, il tiro non può andare più alto dei citati 4 cm o poco più (sempre in relazione alla lunghezza di canna). Ecco perché mi permetto di dirle che con una carabina, di calibro adeguato, può tranquillamente fare tutto dopo aver appreso come maneggiarla. Resto a sua disposizione per ogni ulteriore approfondimento sui contenuti della mia risposta. Cordialmente.
Ringraziamenti Con la presente vorrei ringraziare pubblicamente i signori Franco e Loreno dell’armeria Innocenti (Montemurlo-Prato) per la disponibilità e serietà dimostrata.
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(Silvio Biagini)
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LETTERE
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Qualche considerazione sulle armi depotenziate
Mentre per quanto riguarda un’arma ad aria compressa non depotenziata riteniamo importante segnalare specificamente l’energia espressa, in quanto caratteristica tecnica discriminante in una eventuale scelta, per quanto attiene alle armi depotenziate - dato il comunque sia basso numero di Joule erogati al limite di legge - abbiamo sempre ritenuto fosse più importante privilegiare l’esposizione di altri aspetti relativi all’oggetto in prova, quali per esempio la precisione e l’affidabilità rispetto alla potenza (massimo legale 7,5 J) che poco in sé infine va a esprimere su un’arma classificata in tale tipologia. A solo titolo di esempio possiamo dichiarare su dati di fatto e prove che tra le depotenziate esistono armi corte che, dotate di una energia ben inferiore al limite consentito dalla legge, presentano e mettono in pratica al tiro un’accuratezza di gran lunga superiore ad armi lunghe che esprimono invece potenze al limite dei 7,5 J. Inoltre è necessario tenere presente che le misurazioni dell’energia erogata sono sempre riconducibili all’arma in prova, e non all’intera produzione, e tale energia può differire proprio sull’esemplare testato ed essere quindi fuorviante - a causa del limitato“range” di potenza - rispetto a identici modelli in commercio. Infine, l’energia può essere sempre calcolata in autonomia, quando si è in possesso di dati quali la velocità in un determinato punto della traiettoria (ad esempio,V0) e il peso del pallino, che di solito dichiariamo. Sarà comunque nostra cura cercare di migliorarci esponendo in futuro, per quanto possibile e sulla base delle esigenze del test ed editoriali, anche il dato richiesto dal lettore. (Claudio M. Leoni)
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Buongiorno, voglio sottoporre alla vostra attenzione una mia osservazione circa la trattazione delle armi depotenziate. Negli articoli, pur ben realizzati ed esaustivi relativi alle prove sia per le armi corte sia per le lunghe, per quanto riguarda l’energia erogata, si fa quasi sempre riferimento ad un generico “inferiore a 7,5 joule” che in realtà dice ben poco a chi magari è interessato all’acquisto. Ragionando per assurdo, il temine “inferiore” in una scala di energia decrescente potrebbe essere magari la metà, nel mentre si è convinti di avere un’arma con tutta la potenza legale. Vero è che, per testare l’energia reale, molto dipende dal peso e dalla conformazione del pallino ma, prove basate su di un peso univoco preso come standard, già darebbero un dato di riferimento abbastanza certo. Anche la velocità da voi segnalata nei servizi del resto dipende da questa variabile ma correttamente non dimenticate quasi mai di segnalarla. Cordiali saluti. Aldo - e-mail
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LETTERE
Cartuccia calibro 20 magnum Vorrei caricare delle cartucce cal. 20 magnum con piombo grammi 31-32, bossolo di plastica 70/76 mm, contenitore plastica, chiusura stellare, polvere MBx36. Normalmente suddetta polvere la utilizzo per 28-29 grammi, potrebbe essere comunque indicata per la grammatura sopraindicata? Se sì, in quale dosi? In alternativa che polvere e relativa dose mi consigliereste per una cartuccia magnum?
Gentilissimo lettore, la polvere MBx36 non è adatta al caricamento di cartucce con 31-32 grammi di pallini nel calibro 20, in quanto troppo vivace per quella grammatura. È necessario anche conoscere quale animale vorrebbe cacciare e quale numerazione di piombo vorrebbe utilizzare. In alternativa, le consigliamo di provare questa soluzione, utilizzando un propellente più idoneo: bossolo Tipo 3 Nobel Sport 70 mm; innesco u684; polvere Tecna N in grammi 1,45; 31 grammi di pallini n° 6 ramati; borra Gualandi SG 15 mm; chiusura stellare media a 60 mm (altezza cartuccia finita) con bobina T2 C&P. Questo assetto ha fornito i seguenti dati di banco: 840 bar di pressione; 402 m/sec di V1 e 3125 come tempo di canna (m/ sec). Come si evince, la pressione risulta abbastanza contenuta, mentre la velocità si mantiene elevata per la grammatura utilizzata. La cartuccia caricata con pallino 7 o 5 ha evidenziato le stesse caratteristiche di pressione e velocità. Con questa cartuccia potrà insidiare dalle tortore alle anatre (nei limiti imposti dalla balistica) con soddisfazione. Le ricordiamo altresì che i lotti di polvere possono fornire risultati diversi fra loro, motivo per cui è sempre raccomandabile un passaggio in canna manometrica! Un cordiale saluto.
(Simone Bertini, Paolo Guerrucci, Alessandro Iacolina)
Scriveteci a… I lettori interessati a sottoporci dei quesiti possono inviare le loro lettere in redazione (C.A.F.F. Editrice - Armi Magazine, via Sabatelli 1, 20154 Milano), mandare una e-mail a redazione@armimagazine.it oppure spedire un fax al numero 02 34537513. È opportuno che i quesiti siano brevi e di interesse generale; le risposte dei nostri esperti saranno pubblicate esclusivamente sulle pagine della rivista. Vista l’impossibilità di dare risposte certe e attendibili, chiediamo ai lettori di non inviarci quesiti riguardanti il valore commerciale delle armi in loro possesso. Ricordiamo che, oltre al nostro portale (www.caffeditrice.com), siamo presenti anche su facebook e prossimamente su Twitter con la pagina di Armi Magazine al quale siete tutti invitati ad iscrivervi. Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Lorenzo - e-mail
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LETTERE
Quanti anni ha? Ho ereditato una pistola antica da mio nonno e vorrei sapere che età e che valore abbia. Vi mando qualche foto: sono sicuro che nella prossima rivista che comprerò mi darete sicuramente delle informazioni utili. Aspettando vostra risposta, vi saluto cordialmente.
Caro Alfio, la pistola in suo possesso è un esemplare di quella vasta tipologia di pistole da tasca che vengono comunemente definite dai collezionisti“mazzagatti”. Sono armi ad avancarica tipiche dell’Ottocento. La maggior parte, come del resto la sua, risale alla seconda metà del secolo e monta acciarini a percussione. Gli esemplari di qualità più alta inglesi e francesi avevano spesso ricche decorazioni, mentre alcuni esemplari (specie quelli ad un colpo) avevano la canna svitabile, per facilitare le operazioni di caricamento, senza dover disporre dell’apposita bacchetta. Anche i grilletti basculanti a scomparsa – presenti nella sua pistola – erano una caratteristica molto comune, che consentiva una maggiore sicurezza nel maneggio e una maggiore facilità di estrazione, caratteristica assai importante per una pistola da tasca, destinata alla difesa personale alle brevi e brevissime distanze. Il cattivo stato di conservazione della sua pistola rende impossibile una esatta catalogazione a distanza, ma dalle linee del calcio riteniamo risalga al periodo 1870/1880, mentre la provenienza è quasi sicuramente belga (i belgi hanno prodotto decine di migliaia di queste pistole) o francese. Una “mazzagatti” nello stato di conservazione osservabile dalle foto inviateci non ha allo stato alcun valore collezionistico e di conseguenza commerciale. Cordiali saluti.
(Marco Sebastiano Scipioni)
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Alfio - e-mail
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NOVITÀ ED EVENTI
In tutte le armerie è possibile acquistare a prezzi scontati le carabine della serie Argo E. Oltre agli sconti, Benelli offre anche l’iscrizione gratuita al Club Benelli e la possibiltà di ricevere a casa propria un omaggio esclusivo. La promozione si concluderà il 31 dicembre 2013. Per informazioni: Benelli, www.benelli.it
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Come ricaricare (passo dopo passo) le armi corte
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Benelli Argo E a prezzi scontati
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TIGER UNI GTX®
TIGER BROWN GTX® TIGER BLACK GTX®
TIGER GTX® Calzatura estremamente resistente e adatta a qualsiasi tipo di
terreno, ha tomaia in pelle pieno fiore di altissima qualità con fodera in Gore-Tex® Extended Comfort Footwear Lining; sottopiede a struttura differenziata e suola Vibram® con speciale intersuola ammortizzante. Massima resistenza all’abrasione e massima aderenza su ogni terreno sono i punti di forza.
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NOVITÀ ED EVENTI
Professional sport gear
Il produttore di munizioni, presente con stabilimenti in Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Svezia e Stati Uniti, con 7.700 collaboratori, amplia considerevolmente le sue capacità produttive e investe in nuovi impianti, con un provvedimento reso necessario dal massimo sfruttamento a cui sono sottoposti gli stabilimenti in Germania, Svizzera, Svezia, Ungheria e Stati Uniti. Ruag Ammotec ha riconosciuto in tempo utile la situazione e ha creato ulteriori capacità produttive: saranno incrementate le capacità non solo aumentando il personale e intensificando il servizio a turni, ma anche con un ampio programma di investimenti di decine di milioni nel corso dei prossimi tre anni. Si tratta del più ampio progetto di questo tipo nell’intera storia aziendale della Ruag Ammotec. “L’ampliamento della nostra rete produttiva in tutte le sedi incrementerà in modo ottimale le nostre attuali capacità”, ha detto Cyril Kubelka, pluriennale ceo alla Ruag Ammotec, “solo in questo modo potremo in futuro rispondere ancora meglio alle consistenti richieste in ambito internazionale e rafforzare la nostra posizione sul mercato”. Per informazioni: www.ruag.com
www.ghostinternational.com
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Ruag Ammotec incrementa le capacità produttive
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ARES LIGHT
• monogrillo selettivo • ejectors • bascula in ergal con rinforzo in titanio, dedicata al calibro • 3 strozzatori intercambiabili a scelta inclusi • canne 67 cm o 71 cm • calcio pistola piana verniciato • calibri disponibili: 12/76 - 20/76 - 28/70 - 36/76 (.410)
Per maggiori informazioni contattare l’armeria di fiducia.
Prezzo Promozionale euro 899,00*+ IVA (* valido fino al 31/12/2013)
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NOVITÀ ED EVENTI
Richiamo mondiale per le Caracal model C A seguito del richiamo mondiale delle pistole Caracal modello C (versione “Compact”) da parte dell’azienda araba, il distributore italiano della Caracal, la F.lli Tanfoglio, ha reso noto che è in attesa di ricevere dalla stessa azienda produttrice istruzioni specifiche per istituire ed effettuare la procedura di riconsegna delle armi a suo tempo importate e vendute sul territorio italiano. La Fratelli Tanfoglio Srl provvederà a divulgare a mezzo stampa e presso le proprie armerie di fiducia un comunicato relativo al piano di compensazione economica che al momento non è stato ancora definito dalla Casa costruttrice. In attesa di comunicazioni ufficiali, Fratelli Tanfoglio Srl si associa Caracal international LLC nello sconsigliare vivamente l’utilizzo delle armi oggetto del General Recall. Ogni novità riguardante questo modello Caracal sarà riportata dal sito www.caffeditrice.com. Per informazioni: www.tanfoglio.it Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Il modello C (versione “Compact”) della Caracal, oggetto del richiamo mondiale da parte della Casa araba
Il modello F della Caracal, (versione “Full Size”) omologato nella categoria Production, disponibile sia con mire tradizionali sia con mire Quick Sight (QS), non è stato richiamato dalla Casa araba
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STRIKE ONE Stainless
STRIKE ONE Police
In consegna! marketing@arsenalfirearms.it www.arsenalfirearms.com Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
foto: Gianni D’Affara
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STRIKE ONE Army
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NOVITÀ ED EVENTI
In omaggio un coltello per ogni Walther PPQ a CO2 Fino al 24 dicembre 2013 (salvo esaurimento scorte), chi acquisterà una Walther PPQ CO2 prodotta dalla tedesca Umarex, riceverà in omaggio un coltello chiudibile PPQ, prodotto dalla Walther. Il coltello è un liner-lock con lama in acciaio inossidabile 440 lunga 95 mm (la lunghezza totale è di 223 mm); è molto leggero: solo 140 grammi. La PPQ prodotta dalla Umarex è la copia perfetta della pistola della Walther: è dotata di molteplici soluzioni ergonomiche, che ne fanno una delle pistole più precise e sicure. Grazie alla superficie Hi-Grip dell’impugnatura, la presa risulta sempre veloce e antiscivolo. Questa replica esatta in versione CO2 è basata sul sistema a tamburo, collaudato da decenni e presente in molte delle armi CO2 Umarex. Inoltre, il mirino regolabile e la slitta Picatinny integrata sotto la volata, offrono al tiratore svariate possibilità di adattare la PPQ alle proprie esigenze. Il funzionamento è garantito dalle compatte capsule CO2 da 12 o 88 g. La CO2 liquida presente nelle capsule passa allo stato gassoso in una piccola camera di evaporazione e da lì raggiunge poi la valvola. Con ogni pressione dello scatto viene liberata solo una determinata quantità di CO2 che poi spinge il pallino fuori dalla canna. Per informazioni: Bignami, www.bignami.it Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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034
NOVITÀ ED EVENTI
Cambio di sede per la Grande Armeria Camuna
• Tecnologia “True BC” per la massima precisione alle lunghe distanze • Torretta custom tarata in metri sulla traiettoria della specifica munizione in uso
• Lenti con trattamento multistrato e bedding antirinculo per calibri ultra magnum
• 50mm di obiettivo e 30mm di tubo per la massima luminosità a tutti gli ingrandimenti • Regolazione parallasse istintiva ed immediata dalla posizione di tiro
• Reticolo stadiametrico HuntSmart con indicazione del brandeggio laterale per il vento
CAMPANERUT MARCELLO SRL UNIPERSONALE VIA ISONZO, 12/14 -33076 PRAVISDOMINI (PN) Fax 0434-645463 - www.mc15371.com SUPPORTI PER OTTICHE BREVETTATI PER EX ORDINANZA STUDIATI PER NON ALTERARE LO STATO DELLE VOSTRE ARMI DISPONIBILI PER TUTTI I TITPI DI EX-ORDINANZA ANCHE VENDITA DIRETTA AL PUBBLICO PRESSO NOSTRA SEDE
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Tel 0434-644282 Cell 348-5402756 mc150371@live.it
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Dal 1° settembre 2013 la nuova sede della Grande Armeria Camuna è ad Angolo Terme (Bs), dove ha creato un moderno, ampio e attrezzato laboratorio, dotato di macchinari all’avanguardia e organizzato in ogni minimo dettaglio. La nuova struttura consente un sensibile aumento della produzione e una riduzione sostanziale dei tempi di consegna. Il cambio di sede si è reso indispensabile per sostenere la crescita costante degli ordinativi da parte di tiratori e di corpi militari negli ultimi anni, nonostante l’infelice periodo economico. Un segno di come la qualità e la costanza paghino nel tempo. Il nome Grande Armeria Camuna sarà sostituito da G.A.C. Rifles Srl, ma staff e metodi di lavorazione saranno quelli di sempre. La nuova sede ospita anche un’esposizione di articoli specialistici per il tiro di precisione con la carabina, molti di essi in esclusiva per l’Italia, come per esempio i prodotti di manutenzione KG, i bipiedi LRA e Sierra7, i cronografi acustici Steinert, i software balistici FFS e Quickload, gli attacchi per ottica TPS, tutti acquistabili anche tramite lo shop-on-line del sito www.gac-rifles.com.
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Un tiratore soddisfatto Marnus Steyn, tiratore sudafricano, ha partecipato ai campionati del mondo MLAIC Long Range, svoltisi a Città del Capo nella prima metà di settembre, portando la sua nazione al trionfo. Lo ha fatto con il fucile ad avancarica Gibbs della Davide Pedersoli, cui ha inviato una lettera di ringraziamento, in cui scrive:“La settimana scorsa ho usato un fucile Gibbs Standard per partecipare alla nona edizione dei campionati mondiali MLAIC Long Range che si sono tenuti a Città del Capo, in Sudafrica, ottenendo i seguenti risultati: 5° ai 300m, oro ai 500 m, argento ai 600 m, argento agli 800 m, e oro ai 900 m. Ho vinto l’oro a squadre nella Mid Range aggregate (300, 500, 600 m) stabilendo un nuovo record mondiale e l’oro nella Long Range Aggregate sempre stabilendo un record mondiale. Grazie per aver prodotto un fucile eccellente, che mi ha permesso di diventare il nuovo campione del mondo”. Insomma, il Gibbs, che già nelle mani del tiratore francese Dedryver aveva trionfato in Austria, si conferma arma di razza per il tiro long range. Per informazioni: Davide Pedersoli & C., www.davide-pedersoli.com
Sabato 30 novembre aprirà i battenti a Milano la 17a edizione della manifestazione della Corporazione italiana coltellinai. Come da tradizione si svolgerà nella grande sala dell’Hotel Mariott di corso Washington. Fa sapere il direttivo della Corporazione:“Uno dei motivi del successo sempre crescente è l'‘anomalia’ della manifestazione che, non perseguendo fini di lucro, può permettersi di puntare alla qualità in assoluto senza cedimenti che potrebbero farne scadere il livello. Pur tra mille difficoltà, il direttivo ha scelto di riservare la partecipazione allo show esclusivamente a coltellinai artigiani e questa caratteristica, quasi unica a livello mondiale, ha portato a un maggior interesse dei collezionisti che vengono ormai da tutte le parti del mondo. La qualità dei partecipanti è veramente notevole, non solo perché i nostri maestri italiani sono di eccellente levatura, ma anche perché la sapiente miscela con i maestri stranieri crea una competizione e un interesse particolare”. Per informazioni: www.corporazioneitalianacoltellinai.com
Armadio blindato FIRENZE in noce
Firenze TE12 Dim. Esterne cm. 163x84x39 Dim. Intenre cm. 150x70x35 Peso kg. 132 ca. N. Fucili: 12
Armadio Blindato Mod. CRISTALLO in noce Dim. Esterne cm. 193x103x53 Dim. Interne cm. 170x90x45 Peso kg. 370 ca. N° Fucili: 16 ILLUMINAZIONE INTERNA DI SERIE Stupenda vetrinetta foderata in morbido velluto rosso con specchiature laterali, rivestita in noce nazionale selezionato e lucidato a mano. Interno dotato di tesoretto sul fondo. Il vetro è antisfondamento da 20 mm ca. e la serratura tridirezionale con duplice mandata. La struttura interna in acciaio spessore 3 mm con battente porta da 6 mm.
Articolo: DIAMANTE Armadio blindato in noce nazionale realizzato a mano da maestri artigiani che richiama lo stile dei mobili del secolo scorso. La struttura in acciaio è di 2mm e la porta di 2+2mm con vetri antisfondamento da 13mm. L’interno è finemente rivestito di morbido velluto. La rastrelliera in legno può ospitare 11/12 fucili, anche con ottica. Chiusura centralizzata tridirezionale a cilindro. DIM. ESTERNE cm. 170x83x48 DIM. INTERNE cm. 146x63x36 PESO kg. 160 ca. N° fucili: 11/12
ILLUMINAZIONE INTERNA DI SERIE
Armadi blindati TE5 - TE8 - TE8/33 TE5 5 Fucili Dim. cm. 150x34x26 Colore: antracite Peso kg. 50 ca.
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Al Cic Show di Milano in mostra 85 coltellinai
VERNICIATURA ESTERNA METALLIZZATA ESEGUITA A FORNO POSSIBILITÀ SCELTA DEL COLORE
TE8 8 Fucili Dim. cm. 150x47x26 Colore: antracite Peso kg. 56 ca. TE8/33 8 Fucili anche con ottica TE16 Metalized Dim. cm. 150x47x33 Dim. cm. 150x47x45 Colore: antracite Peso kg. 75 ca. Peso kg. 64 ca. Verniciatura esterna metallizata
N. Fucili: 16 Rastrelliera porta fucili in legno e interno rivestito di velluto rosso.
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Firenze TE8 Dim. Esterne cm. 163x59x39 Dim. Intenre cm. 150x47x35 Peso kg. 102 ca. N. Fucili: 8 Semplici e lineari, ma nello stesso tempo sicuri ed eleganti, gli armadi a vetro antisfondamento mod. TE8 e TE12 con corpo da 2 mm e porta da 2+2 con vetro da 13 mm sono rivestite all’interno di un morbido velluto rosso. Rastrelliera in legno ospitante anche carabine con ottica e tesoretto interno. Chiusura centralizzata tridirezionale a cilindro.
Struttura del corpo in lamiera d’acciaio spessore 2 mm, porta in lamiera d’acciaio spessore 2 mm rinforzata da speciale nervatura sul lato battente più pannellatura interna da 1 mm. Sistema di chiusura sulla porta principale: 4 cilindri d’acciaio rotanti antitaglio azionati da serratura di sicurezza a doppia mandata con chiave bicifrata. Tesoretto interno: porta tagliata al laser spessore 2 mm con serratura a cilindro. Accessori: tappetino sul fondo e 4 viti di ancoraggio a parete.
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NOVITÀ ED EVENTI
SOFTAIR MAG TI ASPETTA IN EDICOLA DAL 25 ottobre In mostra le ex ordinanze italiane
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Per informazioni: Armeria Templar, tel. 0423 715.370, www.armeriatemplar.it
Errata corrige
Rivista specializzata nella passione del Softair e Paintball 96 pagine di prove, reportage, tecnica, abbigliamento, accessori...
Il nome del direttore commerciale Beretta è Daniele Piva (a destra nella foto) e non Daniele Pera come erroneamente riportato nell’articolo “Sako e Tikka: novità… in prova”, pubblicato su Armi Magazine di ottobre a pagina 70. Ci scusiamo per l’errore con l’interessato.
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Da sabato 26 ottobre a sabato 9 novembre 2013, si terrà all’Armeria Templar, a Resana (Treviso), la mostra mercato dedicata al fucile Carcano mod. 1891 e alle ex ordinanze italiane delle due Guerre mondiali. Saranno a disposizione vari modelli dell’intramontabile fucile mod. ’91 e dei suoi derivati, assieme a fucili Vetterli, le pistole Beretta, Glisenti e Bodeo, e baionette, sciabole e pugnali d’epoca. Offerte speciali riguarderanno un limitato numero di esemplari di: fucili mod. 91/41 cal. 6,5x52; moschetti 1938-TS cal. 8x57 JS; moschetti 91 e 91/38 TS cal. 6,5x52; e, in rappresentanza dello storico “nemico” austriaco: carabine Steyr mod. 1895 cal. 8x56R. Saranno inoltre disponibili: otturatori Vetterli e fucile ‘91; guancette per pistole Beretta di vari modelli; caricatori per le pistole d’ordinanza Beretta e Glisenti; piastrine di caricamento per ‘91; portabaionette; una vasta scelta di fondine per Beretta 1934 e 1935 e pistole cal. 6,35.
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Il 56% degli italiani è favorevole all’attività venatoria regolamentata e normata, con una crescita del 3% rispetto al 2010. Questo il dato più importante emerso dall’indagine demoscopica“Gli italiani e la caccia” realizzata dal sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche e presentata giovedì 12 settembre nella sala stampa della Camera dei Deputati. Si tratta della seconda ricerca di questo tipo in tre anni e si conferma come la più ampia e approfondita svolta in Italia sulla caccia, come voluto fortemente dai committenti: Cncn (Comitato nazionale caccia e natura), associazioni venatorie riunite in Face Italia (Federcaccia, LiberaCaccia, Enalcaccia, Anuu Migratoristi) e Arci Caccia. Il mondo delle istituzioni, nazionali ed europee, ha mostrato di apprezzare questa attività di studio e ricerca su un fenomeno antico ma sempre molto discusso e ha aderito convintamente all’invito a partecipare alla sua presentazione. Il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, impossibilitato ad essere presente, ha inviato un messaggio di stimolo e incoraggiamento. Giuseppe Marinello, presidente della Commissione ambiente del Senato, ha ringraziato le associazioni venatorie per gli sforzi fatti in questi anni per innalzare il livello di conoscenza dei cittadini sulla caccia e per“scrollarsi di dosso alcuni pregiudizi dovuti in parte a scarsa conoscenza della materia e in parte a malafede”.“La caccia è un’attività antica”, ha detto Marinello,“ma va valutata per quello che essa rappresenta al momento, e oggi il fine ultimo è sempre la sua sostenibilità e la tutela delle specie e dell’ambiente”. Luca Sani, presidente Commissione agricoltura della camera, ha detto:“Riscontro con piacere di far parte di una maggioranza relativa piuttosto solida, ovvero al partito del buonsenso che approva una caccia sostenibile che si adegua all’ambiente e alle norme. È bene che anche i giovani sappiano che sulla caccia l’Italia vanta una delle normative più avanzate nel mondo. Questa indagine è utile dunque anche per la politica, in Parlamento infatti spesso la caccia è considerata ancora con molto pregiudizio e invece ci sarebbe bisogno di minore emotività quando si affrontano temi specifici come i danni all’agricoltura da fauna selvatica. La ricerca ci aiuta a smontare certi atteggiamenti di chiusura e ad affrontare con maggiore equilibrio le questioni relative alla caccia. Spero ci siano altre occasioni di confronto su questi temi”. È poi intervenuto anche Walter Ferrazza, sottosegretario al ministero per gli Affari regionali:“Oggi siamo di fronte a cacciatori più responsabili che rispettano le norme nazionali e regionali perciò la politica deve rendere omogenee e più moderne le varie normative”.
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Gli italiani e la caccia: le istituzioni vicine al mondo venatorio
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Armi da tutto il mondo: schede tecniche, prezzi e indirizzi di produttori e importatori
Pistole
PAGI NE
Fucili
Canna rigata
Revolve
Pistole
Revolver
Canna liscia
Canna
Aria compressa
Pistole monocolpo
Canna liscia Fucili
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Canna rigata
euro 12.00 (Italia) - chf 18.00 (Svizzera)
Pistole semiautomatiche
C.A.F.F . e d i t r ic e
ANNUALE
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VI ASPETTA IN EDICOLA Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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IMI Defense è un’azienda israeliana nata con lo scopo di sviluppare armi e accessori ad alte prestazioni, destinati a militari, law enforcement e al mercato civile. I prodotti IMI sono sviluppati grazie al lavoro di valenti ingegneri, in stretta collaborazione con operatori esperti, provenienti dagli ambienti militari e dalle forze di polizia, nonché con i produttori di armi. La gamma di fondine IMI Defense, importate in Italia da Adinolfi, si distingue per l’attenta sagomatura, che garantisce il massimo comfort e la praticità dello sgancio rapido. La ritenzione è ottima pur consentendo una rapidissima disponibilità dell’arma. La modularità delle fondine IMI permette di adattarle alle diverse esigenze degli operatori, mentre i polimeri ad alta resistenza garantiscono una lunga durata. I prodotti IMI Defense sono impiegati in tutto il mondo dai corpi militari, di polizia e dalla clientela civile ed hanno saputo guadagnarsi sul campo la loro ottima reputazione.Vi presentiamo la fondina Roto, serie di fondine in polimeri con sistema di sicurezza a pulsante: sono disponibili per un vasto numero di Glock, le Sig Sauer 226 e 229, H&K USP compatte e non, le Beretta 92 e PX4, le 1911, le Walther p99, le S&W M&P, le CZ75 e le Spriengfield XD. La loro particolarità è di assicurare una sicura ritenzione abbinata ad un’estrazione velocissima: è sufficiente premere il pulsante con un movimento naturale dell’indice destro, per liberare l’arma dal congegno di blocco al ponticello. Le fondine Roto offrono la massima comodità, grazie al profilo curato e alle ampie possibilità di regolazione, che permettono di scegliere qualsiasi inclinazione, a seconda dell’impiego. I polimeri utilizzati risultano estremamente duraturi.
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NOVITÀ ED EVENTI
Beretta si congratula con i suoi tiratori
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Al Campionato del mondo di tiro a volo di Lima, i tiratori del Beretta Shooting Team hanno ottenuto molte vittorie significative: Jessica Rossi (foto 1) e Johnny Pellielo (foto 2) hanno battuto ogni record, l’una conseguendo uno storico triplete, l’altro entrando nella leggenda con il 47° podio ISSF. “Ancora una volta lo sport azzurro cammina a testa alta grazie ai risultati raggiunti dall’Italia del tiro a volo”, ha detto Ugo Gussalli Beretta, presidente Fabbrica d’Armi Pietro Beretta Spa, “ringraziamo la Federazione italiana di tiro a volo e gli atleti del Team Beretta, e siamo orgogliosi di aver contribuito ai loro importanti successi perché da sempre siamo impegnati nel valorizzare il talento grazie a un made in Italy di qualità basato su valori come la tecnologia, l’innovazione e il lavoro di squadra. Tutto ciò, non porterebbe comunque a questi incredibili risultati senza la passione che il nostro gruppo mette per sostenere uno sport in crescita che tanto ha dato e tanto continuerà a dare al nostro Paese”.
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NOVITÀ ED EVENTI
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Il prezzo giusto Nello scorso numero di Armi Magazine, a pagina 84, abbiamo erroneamente attribuito al binocolo Pulsar VM 8x40 con telemetro il prezzo di 255 euro. Tale cifra si riferisce alla versione solo binocolo; quella con il telemetro incorporato, invece, costa 679 euro. Per informazioni: Adinolfi, www.adinolfi.com
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NOVITÀ ED EVENTI
Corso DFA a novembre La Delta Firearms Academy organizza un nuovo corso dal 29 novembre al 1° dicembre, il Combat Pistol 3 Days basic-intermediate, nella sede di Domodossola. Il corso, basato sui protocolli C.Q.B. di livello basico/intermedio offirà la possibilità di superare due livelli dei corsi defensive. Nei tre giorni di lezione saranno illustrate tutte le procedure e le tattiche per il maneggio in sicurezza dell’arma corta, ingaggio fronte, fianco e spalle al bersaglio, tiro da varie posizioni, ginocchio e terra, ingaggio in movimento con comunicazione, cambi caricatore rapido e tattico, shooting house con stanze corridoi, porte, finestre e angoli avversi, cenni sull’utilizzo della torcia tattica, risoluzione di inceppamenti e malfunzionamenti. Il corso è riservato ai possessori di licenza di porto armi, per difesa o sportivo, e agli appartenenti alle istituzioni e alla forze armate dello Stato. È particolarmente indicato ai tiratori principianti e già in possesso del primo livello DFA. Il consumo di munizioni previsto è di circa 1.000.
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CARABINE GAC: la differenza tra partecipare e vincere…
Campionati Europei F-Class 2012 – Bisley (UK): 3 medaglie d’oro, 3 medaglie d’argento, 1 medaglia bronzo, 2 trofei secondo posto Assoluto in entrambe le categorie: Open e F/TR Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Per informazioni: Delta Firearms Academy, cell. 393 121.21.21, 348 225.55.00, www.deltafirearmsacademy.com
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È stata più che buona la partecipazione dei cacciatori italiani ai Safety Days, le giornate per la sicurezza a caccia organizzate il 7 e 8 settembre da Federazione italiana della caccia, AnuuMigratoristi, Libera Caccia, Enalcaccia e Arcicaccia insieme al Cncn, all’Anpam e all’Assoarmieri con la collaborazione tecnica della Fitav, della Fidasc e dell’Anpp (Associazione nazionale poligoni privati) e la sponsorizzazione di Swarovski Optik Italia. I dati di affluenza forniti dai circa 40 campi di tiro partecipanti, quasi il triplo rispetto allo scorso anno, a coprire l’intero territorio nazionale, rilevano un aumento considerevole dei partecipanti, circa il 30% in più rispetto alla prima edizione dei Safety Days tenutasi a fine agosto del 2012. Le due giornate sono state pensate dagli organizzatori per invitare i cacciatori a fare un ripasso dei corretti comportamenti da tenere per perseguire al massimo la sicurezza nel maneggiare e impiegare il proprio fucile a caccia e in ogni altra circostanza. Per questo è stata oltremodo preziosa la collaborazione dei tecnici e dei direttori di tiro delle Federazioni sportive del Coni, che si sono messi a disposizione degli intervenuti così come gli armieri, che sui campi hanno potuto verificare la perfetta efficienza delle armi usate oltre a dare consigli ai cacciatori. Sui campi sono stati distribuiti inoltre i vademecum sulla sicurezza realizzati dal Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) insieme a Face Italia per un veloce ripasso delle norme generali per la prevenzione degli incidenti. Per informazioni: Cncn, www.cncn.it
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Ai Safety Days +30% di partecipanti
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NOVITÀ ED EVENTI
La Spartan 360° Tactical Defence, in collaborazione con Outcomes Security & Defence Advisers, torna con il suo programma didattico “Javelin”: dal 7 al 10 novembre 2013 propone il Corso Professionale in “Risk Management & Risk Analisys per Security Advisors - PSD e Security Manager”, che si terrà in uno dei centri di formazione Spartan 360° T.D. Il corso prevede un ampio approfondimento sulle figure professionali internazionali del settore dell’alta ssicurezza. Dal security & defence advisers, figura molto complessa e polifunzionale del settore privato, in grado di adattarsi ed operare in diversi teatri operativi, all’addetto alla sicurezza personale, quello che nel sistema internazionale di protezione viene classificato come Psd (Personal security detail), fino ad analizzare le nuove figure settoriali di sicurezza aerea, sky marshall o air marshall e sicurezza navale, sea marshall o ship security officer. Proprio sulla figura del Psd si analizzerà in particolare il modo di operare, quali sono i protocolli che deve seguire e quali le sfumature di estrema importanza che non deve mai disattendere, i diversi assetti con i quali è chiamato ad operare in base all’ambiente, all’attrezzatura e alla situazione che ci si propone. Numerosi gli argomenti trattati durante il corso, tra cui la parte fondamentale di pianificazione, uno degli aspetti prioritari in questo complesso settore, comprendente la pianificazione logistica, dei mezzi, degli spostamenti fino ad arrivare alla pianificazione delle emergenze. Saranno analizzate le diverse formazioni “appiedate” e “veicolari” che gli operatori utilizzano per lo svolgimento del loro incarico, cioè quelle formazioni tattiche e manovre specifiche che costituiscono l’insieme delle procedure da seguire per mantenere il profilo di protezione sempre al massimo livello in base ai parametri costituiti dai fattori fondamentali, verranno esaminati i singoli ruoli costituendi il team di protezione e gli specifici compiti, incarichi e mansioni che da questo deriva. Ampio spazio sarà dedicato alla comunicazione e alle nuove tecnologie dedicate al settore operativo per le varie figure professionali trattate. Sezione importante sarà quella dedicata alla parte Relazione, stesura di relazioni e capitolati tecnici per la Progettazione di security compound fino ad arrivare alla parte più operativa relativa alla classificazione delle armi da fuoco e al loro impiego durante la fase d’incarico. Ogni blocco didattico avrà un test di valutazione apprendimento e, al termine del corso, i candidati affronteranno un esame teorico-pratico sugli argomenti trattati nei quattro giorni di training e riceveranno l’attestato di partecipazione. Il Corso classe Bravo ospiterà un massimo di 20 candidati ed avrà una durata minima di 48 ore di didattica effettiva, anche se durante i 4 giorni non vi saranno orari prestabiliti e si opererà in training intensivo, di giorno e di notte, con qualsiasi condizione meteo, alternando l’aula alle fasi più operative esterne. Per informazioni: www.spartan360tacticaldefence.com
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Blaser presenta un pacchetto di scatto totalmente innovativo per la R8, il cui funzionamento è molto semplice. Una volta rimosso il pacchetto di scatto e il caricatore, nella parte posterore dello stesso è presente una finestra dalla quale si affaccia un cursore; sopra la finestra ci sono due simboli (gli stessi presenti sulla sinistra del pacchetto di scatto prima e dopo il nome ATZL): un trofeo di un cervo e un bersaglio da poligono. Spostando il cursore in posizione “caccia”, il peso di scatto passerà a 650 grammi, in posizione “tiro” sarà di 250 grammi. Semplice, intuitivo e a prova di neofita. Peraltro lo scatto da caccia è così netto e pulito che sembra sia molto, molto meno pesante (ma il dinamometro non mente). In realtà, non è tutto così facile; prima di poter effettuare questa banale operazione è necessario intervenire sulla base della bascula (lo so che gli R8 non hanno bascula, ma non so come chiamare la parte di calcio dove va a scorrere l’otturatore), con un’operazione che può essere effettuata solo dall’importatore Jawag (www. jawag.it) o dalla Casa madre, ma in tempi brevi e con costi niente affatto proibitivi. (M.C. di Danilo Liboi & C.)
La finestrella posta sulla parte posteriore del gruppo di scatto con il cursore bene in vista, così come sono beme in vista il trofeo del cervo (uso caccia, peso di sgancio 650 g) e il cartello da pligono (uso tiro, peso di sgancio 250 g)
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ATZL, il nuovo scatto per le Blaser R8
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DALLE ASSOCIAZIONI
Menzogne e verità In queste pagine dovremmo occuparci di tecnica e di normativa sulle armi, ma ogni tanto ci concediamo “divagazioni” per ciò che riguarda la politica di settore. Questa volta vogliamo controbattere un luogo comune: l’esistenza di una connessione diretta tra armi legali e crimine violento. Che questa connessione non ci sia lo sanno anche i sassi, solo gli organi di controllo e i media fanno finta che la menzogna sia verità a cura del C.N.C.N. (Comitato Nazionale Caccia e Natura)
Alberoni a scrivere che in Italia si fanno le leggi senza pensare al risultato che con queste leggi si ottiene; sarebbe ora che si iniziasse a legiferare proprio tenendo conto dello “scopo” per il quale una data norma viene “pensata” e magari lo si facesse con parole chiare, senza testi che fanno venire il mal di testa solo per capire cosa c’è scritto e senza lasciare troppo spazio a interpretazioni che con lo spirito della norma poco o nulla hanno a che spartire. È come chiedere la luna, ma per quanto riguarda le armi una “ripulitura” e razionalizzazione della normativa aiuterebbe l’ordine e la sicurezza pubblici, contribuirebbe a un miglior rapporto Stato-cittadino e sgraverebbe organi di controllo ed Uffici giudiziari, troppo spesso occupati a correre dietro al nulla o a contestazioni risibili. Una cosa del genere non sarà mai fatta e invece dovremo aspettarci altri lacci e laccioli, spesso in contrasto tra di loro o con normative preesistenti e foriere di ulteriori “problemi” dovuti anche all’ignoranza delle norme da parte di una quota di coloro che dovrebbero farle osservare. Frutto di quello che si potrebbe definire come “pensiero unico dominante politicamente corretto”, che fa a pugni con la Legge, i fatti e il senso comune, ma che nel Belpaese è, ahimé, sempre più vigoroso a
L’esperto risponde Il servizio “Sportello Armerie” è raggiungibile via fax (06 54282691), telefono (348 8551291) o tramite e-mail (sportello-armerie@cncn.it) per quesiti tecnici, amministrativi e legali.
tutti i livelli e si nutre anche di disinformazione, o se preferite di informazione non corretta e tendenziosa (vedi riquadro).
Il report dell’FBI La rubrica di un’associazione di settore pubblicata su una rivista specializzata non fa molto rumore e a raccontare certe cose rischiamo, come spesso accade, di limitare il discorso ai soliti “quattro amici”, ma queste “cose” sono importanti per il nostro mondo perché se non altro danno ai lettori delle “munizioni” per controbattere le verità precostituite che influenzano la pubblica opinione e in definitiva anche legislatori e organi di controllo. Qualche cosa è già stata scritta in passato su queste pagine e quindi almeno parte dei lettori sapranno che la situazione normativa e quella della sicurezza pubblica non sono uniformi in tutti gli USA, ma variano anche pesantemente da Stato a Stato, da contea a contea e perfino da municipio a municipio. E visto che parliamo di municipi, iniziamo subito con una notizia che potrete trovare nello Uniform Crime Report dello FBI: per il 2012 la città in testa alle top ten del crimine violento è stata Chicago, con un numero di omicidi triplo rispetto a New York. Per chi non lo sapesse Chicago è una delle città statunitensi con le leggi più restrittive in materia di armi, fatto che ovviamente non turba né poco né tanto le gang criminali. Chi darà un’occhiata al report “Crime 2012 in the United States” potrà notare che altre “circoscrizioni” con leggi sulle armi penalizzan-
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ti (ad esempio Washington DC) hanno rilevanti tassi di criminalità violenta; per chi volesse approfondire ecco il link (http://www.fbi.gov/ about-us/cjis/ucr/ucr-redevelopment-project), chissà se il nostro ministero dell’Interno farà mai qualcosa del genere? Gun crimes plummet even as gun sales rise, è il titolo di una e-mail che la NSSF (National Shooting Sport Foundation) ha recentemente distribuito; quella e-mail contiene informazioni che mai avranno posto nei media perché assolutamente controcorrente rispetto al “pensiero unico” e, come troppo spesso accade, se i fatti contrastano le opinioni è meglio farli sparire.
Le statistiche americane… Dal 1993 al 2011 gli omicidi con armi da fuoco sono diminuiti del 39%, mentre per gli altri crimini commessi con le armi il calo, nello stesso periodo, è stato del 69%; tutto questo a fronte di un numero di armi in circolazione (armi legali) che nel 2012 ha quasi raggiunto i 120 milioni di pezzi e di una percentuale del 43% di americani che, sempre nel 2012, possiede armi. Per completare il quadro, dal 1993 al 2011 c’è stato un calo del 58% nel numero delle morti accidentali. In base all’istogramma contenuto nella lettera della NSSF, il totale degli omicidi commessi con le armi nel 2011 dovrebbe aggirarsi intorno a 11.000, che su un totale di oltre 300 milioni di abitanti degli USA significa, più o meno, qualche cosa come un omicidio con
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P
iù armi (legali) in mano al sig. Rossi uguale più crimine; si tratta di una colossale bugia, studi e statistiche dimostrano che non esiste una connessione diretta tra armi “legali” e crimine, ed è un dato di fatto che mentre i grandi divieti in materia di armi non influenzano nel modo più assoluto la criminalità, ci sono Stati nei quali le armi “abbondano” e il crimine violento è molto meno sviluppato rispetto a “posti” che hanno normative draconiane sul possesso delle armi. È giusto che lo Stato “controlli” le armi, ma quelle realmente pericolose sono le armi in mano ai delinquenti e non pare proprio che media ed enti di controllo si interessino più di tanto alla questione. In Italia “godiamo” di una singolare oppressione burocratica e normativa che abbraccia un po’ tutto e di una pubblica amministrazione nella quale abbondano sacche di inefficienza e di incompetenza; tutto ciò che è connesso con le armi (legali) non fa eccezione all’andazzo generale anche se dobbiamo ammettere che il vero problema non è tanto nei “divieti” quanto in una normativa confusa, che presta il fianco a interpretazioni spesso fantasiose, mal comprensibili e, ovviamente, quasi sempre restrittive. Se la memoria non inganna, è stato il sociologo Francesco
armi da fuoco ogni 27.000 abitanti, ovvero 3,7 per ogni 100.000 abitanti. Se consideriamo che le armi non sono il solo mezzo con cui si uccide (c’è chi dice che non sono neppure il mezzo con cui si uccide di più) e il fatto che la statistiche USA considerano “omicidio” anche quello commesso in situazioni di difesa personale, il dato calcolato in base alla lettera dello NSSF sembra decisamente troppo elevato se le raffrontiamo con quello del murder rate (omicidi volontari ogni 100.000 abitanti) calcolato dallo UNODOC (United Nations Office on Drugs and Crime) che, per il 2012, valuta come dato per gli USA 4,8 omicidi volontari ogni 100.000 abitanti. Le statistiche lasciano spesso nel dubbio e talvolta sembrano fare a pugni con la realtà delle cose perché non si può non restare perplessi quando leggiamo che, secondo lo UNODOC, il murder rate egiziano è stato di 1,2 e quello somalo di 1,5. Molto dipende anche da come le statistiche vengono realizzate e quando, come in questo caso, non sappiamo come è stato raccolto il data base, rischiamo di comparare cavoli con patate.
… e quelle europee Si potrebbe comunque supporre che, se mettiamo a confronto i dati europei dello UNODOC, il rischio di comparare cavoli con patate dovrebbe essere meno rilevante. E allora ecco qualche dato su cui riflettere: Austria 0,6, Norvegia 0,6, Svizzera 0,7, Germania 0,8, Francia 1,1, Gran Bretagna 1,2. È difficile fare un confronto ragionato sulle normative in materia di armi, ma all’ingrosso possiamo dire che Austria, Norvegia e Svizzera sono più “liberali” dell’Italia, mentre Germania e Francia potrebbero essere considerate (con grandissima approssimazione, una comparazione richiederebbe un libro) come grossolanamente
equivalenti (anche se divieti, restrizioni e “concessioni” sono differenti) all’Italia per grado di “liberalità”. Dopo la strage di Dunblane, la Gran Bretagna ha messo al bando le armi corte (sono concesse solo le rimfire, da tenere al club) e ha messo grosse limitazioni a quelle lunghe, ecco quindi che il suo murder rate di 1,2 ci conferma ancora una volta che leggi restrittive sulle armi non diminuiscono gli omicidi. Le statistiche andrebbero interpretate e si dovrebbero conoscere le condizioni alla radice della raccolta del data base, ma ammettendo per puro amore di discussione che quelle UNODOC siano assolutamente corrette e con dati tra loro realmente comparabili, si potrebbe affermare che il murder rate statunitense (4,8) confrontato con quello britannico (1,2) porta acqua al mulino di chi afferma che leggi sulle armi troppo liberali sono pericolose. Facile controbattere questo pensiero ricordando la non uniformità normativa degli USA, dove si va dalla liberalità per noi impensabile a restrizioni altrettanto impensabili, in particolare per le armi corte (ad esempio Washington DC, che peraltro ha sempre figurato “bene” nelle top ten dello Uniform Crime Report), ma anche per armi lunghe di impronta militareggiante e qui si veda ad esempio la California. Ancora più facile controbattere quel pensiero cui prima abbiamo accennato se scendiamo a Sud oltre il confine statunitense. Basta passare la frontiera ed ecco che ci troviamo in Messico, dove il murder rate è pari a 23,7, e il Messico ha normative più restrittive di quelle “medie” statunitensi. E che dire del 5,0 di Cuba, sottoposta da decenni a dittatura comunista, che ovviamente non vede di buon occhio la circolazione delle armi. Se poi continuiamo a procedere verso Sud troviamo dati anche peggiori (spesso non di poco) di quello messicano,
Sbatti il mostro in prima pagina…
Nessuno si sogna di proporre statistiche reali sull’uso e sulla detenzione “illeciti” delle armi, che gli operatori di settore sanno benissimo essere appannaggio quasi esclusivo dei delinquenti, per converso siamo sempre bombardati da dichiarazioni sulle troppe armi in circolazione (ovviamente quelle legittimamente detenute), mentre non è mai successo che di fronte a clamorosi fatti di sangue, avvenuti in Italia o all’estero, ci siano state delle serie inchieste sulla situazione complessiva del “posto” dove il fatto è avvenuto; ad ogni “sparo” negli USA parte la solita litania sul fatto che negli States ci sono troppe armi… perché le si trova nei supermercati tra pannolini e pomodori. Nel dedicare spazio a stragi eclatanti e ad esplosioni di violenza raccapriccianti i media fanno il loro lavoro, ma proprio per fare il loro lavoro dovrebbero indagare anche i fenomeni criminali connessi con le armi nel loro complesso, dovrebbero farsi delle domande sul come e sul perché, nonché sulle questioni sociali e legali. Forse scoprirebbero che la realtà non è quella che dipingono a forti tinte e che comunque ci sono tante tonalità di grigio tra bianco e nero. E chi glielo fa fare? Meglio sbattere il mostro in prima pagina senza farsi troppe domande e così seguire il “pensiero unico dominante politicamente corretto”.
ma è meglio non prenderli neppure in considerazione visto che talvolta si tratta di Stati con grossi problemi interni e per i quali chi scrive non ha idea di come siano le leggi sulle armi; uno però lo possiamo citare: il Brasile col suo murder rate pari a 21. Perché proprio il Brasile? Ovvio, perché da qualche anno ha una normativa sulle armi estremamente restrittiva, che, come al solito, non pare “toccare” più di tanto le gang criminali. Parlare di murder rate dovrebbe significare non solo parlare di leggi sulle armi, ma anche e soprattutto di storia, sociologia, cultura, condizioni di vita, ricchezza, politica, libertà. Questo rapido excursus attraverso i murder rate dello UNODOC con riferimento solo alle leggi sulle armi, serve solo per dimostrare la fallacità dell’affermazione più armi legali uguale più crimine e avrebbe più senso se potessimo comparare i dati tra Stati in qualche modo “omogenei” sul piano socio-culturale (senza dimenticare tutti gli altri fattori), ma visto che abbiamo iniziato a farlo chiudiamolo ritornando in Europa per spostarci verso l’Asia.
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Russia e Asia
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La Russia, dove le armi lunghe sono consentite (sia pure con qualche limitazione) e quelle corte vietate (almeno per il sig. Rossi) ha un murder rate di 10,2, mentre quello splendido esempio di libertà che è la Corea del Nord fa registrare un “bel” 15,2, certo mal comparabile con lo 0,4 del Giappone, “disarmato” dopo la guerra per volontà (e paura) statunitense. In Giappone le armi corte sono vietate, quelle lunghe pesantemente “contingentate”, ma quello Stato progredito, colto, libero, ricco e disarmato è ancora una volta la dimostrazione del fatto che i “morti” siano prima di tutto una questione “culturale”, anche perché a fronte di un murder rate di 0,4 troviamo un suicide rate (dati World Health Organization riferiti al 2012) di 21,7. E visto che siamo in Asia chiudiamo con i dati di un altro Stato asiatico, noto per l’economia rampante e anche per la poca libertà: la Cina, che ha un murder rate 2012 pari a 1,0 e un suicide rate 2011 (ultimo dato WHO) di 22,23. Per dirla con una vecchia e famosa pubblicità della birra: meditate gente, meditate. JL
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Bella di razza C
he senso ha investire per avere il meglio quando, in termini di funzionalità, si può ottenere con poco quanto ci serve? A questa domanda cercammo di rispondere la prima volta che provammo una pistola semiautomatica Dan Wesson, il modello Commander V-Bob, di cui abbiamo scritto su queste pagine ad agosto 2012. In quell’occasione sottolineammo come sia difficile dare un valore a una funzione, come sia vano definire il confine dove, nella logica di un acquisto, la preminenza dell’efficacia ceda il posto ad altre considerazioni. Concludemmo il nostro discorso individuando nell’acquirente della Commander V-Bob un soggetto che nelle proprie scelte cercasse qualcosa di più di un semplice strumento d’uso e fosse capace, anche a fronte di una certa floridezza economica indispensabile per impossessarsene, di apprezzare dei valori immateriali che si possono declinare come prestigio personale, gusto per le lavorazioni meccaniche ben eseguite, esigenza di differenziarsi. Accingendoci a parlare della Valor oggetto di questa recensione, il discorso non può discostarsi da quello fin qui riassunto. L’arma che abbiamo avuto l’opportunità di provare nel tunnel del suo importatore italiano, Bignami, conferma tutto quanto espresso in passato e, se possibile, lo rafforza.
Marchio giovane La storia del marchio Dan Wesson affonda le radici nelle tradizioni più classiche del settore armiero ma è, al tempo stesso,
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L’allestimento Valor costituisce la bandiera di Dan Wesson, produttore testo e foto di Matteo Brogi americano di cloni 1911 entrato da qualche anno in orbita CZ. Una fattura maniacale e componentistica d’eccezione ne fanno uno vero e proprio status symbol
Vista posteriore del carrello. Il percussore è di tipo inerziale e viene colpito in seguito alla caduta del cane esterno; manca la sicura automatica al percussore
piuttosto giovane. Viene, infatti, fondato da Daniel Baird Wesson II, nato nel 1916 e morto nel 1978, pronipote di un omonimo che nel 1852 fondò Smith & Wesson, il marchio che sarebbe diventato sinonimo di revolver american-style. Cresciuto professionalmente nell’azienda creata dall’avo, se ne allontana quando questa inizia quella parabola di decadenza che porta, in pochi anni, a una successione di cambi di proprietà e a un progressivo impoverimento tecnologico e qualitativo dei suoi prodotti. S’inventa così una propria azienda per produrre quei revolver che in Smith & Wesson non
avevano più spazio: di altissima qualità meccanica, balistica ed estetica. Purtroppo la Dan Wesson Inc. non reggerà alla morte del fondatore e subirà, anch’essa, alterne vicende che ne faranno cambiare il core business (non più revolver ma cloni del modello 1911) e proprietà più volte. Nel 2005 si concretizzerà l’acquisto dell’impianto produttivo, a Norwich nello Stato di New York, da parte di CZ, marchio ceco attivo nella produzione di semiautomatiche sviluppate intorno al progetto del suo modello 75. Con la Dan Wesson, CZ entra nel settore alto della produzione di semiautomatiche che
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La tacca di mira di Trijicon è di tipo fisso e presenta un riferimento in trizio ad alta luminescenza; è assicurata al carrello mediante un alloggiamento a coda di rondine e un grano di fissaggio
Realizzazioni di pregio Tutte le realizzazioni di Dan Wesson sono armi di grande cura formale, realizzate in maniera piuttosto tradizionale con tecniche di lavorazione che non prevedono operazioni che non siano il meglio che l’attuale produzione industriale possa offrire. Fusto e carrello-otturatore sono, per esempio, realizzati per forgia da blocchi di acciaio e successiva asportazione di materiale, tutti i componenti sono quanto di meglio il settore possa offrire. Questo, in particolare, nella serie Valor, che rappresenta – se non il top di gamma rappresentato dalle serie Elite – la bandiera dell’azienda, una delle migliori realizzazioni industriali che possa vantare il modello 1911. Anche se, ad onor del vero, l’intervento manuale degli artigiani Dan Wesson si fa sentire su tutte le armi del catalogo.
Pe r p ro ce d e re a l lo smontaggio è necessario prima procedere alla rimozione del bushing mediante l’apposito strumento fornito a corredo
moltissime altre pistole. Si tratta di una delle migliori invenzioni di John Moses Browning (1855-1926), genio della semplificazione. L’otturatore è in Funzionamento classico un sol pezzo con il carrello e, sul suo cielo, Il funzionamento dell’arma ricalca il porta incisi i due intagli semicircolari nei classico sistema di chiusura geometrica a quali, in chiusura, alloggiano i corrisponcorto rinculo di canna brevettato da Colt- denti risalti presenti sulla canna all’altezza Browning e andato poi ad equipaggiare della camera di cartuccia. La canna è articolata mediante una bielletta a sua Ben visibili sul lato sinistro del fusto sono collocati il pulsante di volta imperniata sgancio del caricatore, la leva della sicura, l’hold open. Fattura e al fusto tramite un disegno sono estremamente classici. Il grilletto è d’impostazione
perno passante solidale alla chiavetta di smontaggio. Questo sistema consente al gruppo carrello-canna-otturatore di arretrare solidalmente fino al punto in cui, ruotando verso il basso, la canna si arresta consentendo le successive operazioni di estrazione, espulsione del bossolo spento, armamento del cane e, durante il successivo movimento avanzante, prelie-
molto tradizionale ma presenta la regolazione della lunghezza della pre-corsa
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Anche il mirino è prodotto da Trijicon, ha inserto al trizio e un grano di fissaggio lo blocca al carrello-otturatore
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fino ad allora, con la sua azienda improntata ad una produzione di massa, le era precluso. Eliminati gli ultimi revolver dall’offerta Wesson, CZ ne rispetterà l’autonomia gestionale e favorirà la riorganizzazione del catalogo sviluppato ora interamente attorno alle interpretazioni del modello 1911 disegnato da John M. Browning.
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Nel 1968 nasce a Monson, in Massachusetts, la Dan Wesson Arms Inc. che – in capo a due anni – presenterà una propria linea di revolver. Fedele alla storia di famiglia – Dan Wesson è infatti il bisnipote di quel Dan Wesson suo omonimo che nel 1852, insieme a Horace Smith, fondò Smith & Wesson – Dan concentrerà la propria attenzione in questo settore approntando una serie di armi di alta qualità arricchite da un innovativo design modulare, frutto dell’intuito del suo socio Karl Lewis. Lewis aveva sviluppato alcune idee interessanti ai tempi della sua collaborazione con Browning, prima, e High Standard, successivamente, elaborando un disegno che consentiva un facile e rapido cambio di canna; il primo revolver ad adottare il sistema sarà il modello 12 (successivamente W12) camerato in .357 Magnum e proposto, in un continuo arricchirsi di offerte, con canne da 2 pollici e mezzo a 15 pollici. Seguiranno nuovi modelli e varianti che privilegeranno sempre calibri corposi (dal .41 Magnum al .460 Rowland). Le armi della squadra Wesson – Lewis ottennero un buon successo di vendita specie tra i tiratori sportivi il cui interesse fece crescere l’azienda anche dopo la morte di Dan. Il succedersi delle proprietà portò prima a ricollocare la Dan Wesson nel settore dei cloni della Colt 1911, limitando la produzione dei revolver, poi ad abbandonare completamente il settore delle armi a tamburo quando il marchio verrà acquisito da CZ (2005). Oggi il catalogo del marchio contempla tre linee di prodotto; accanto a cinque varianti del classico modello Government (Razorback RZ-10, Specialit, RZ-45 Heritage, Valor e Pointman Nine, quest’ultimo una limited edition), ne compaiono 4 in allestimento Commander o, per rispettare la terminologia del produttore, Compact (Eco, Valor V-Bob, Guardian e CCO). Concludono l’offerta commerciale le serie Elite, declinate in tre versioni (Titan, Mayhem e Havoc). Un sostanziale rinnovamento della gamma, di cui questi modelli sono espressione, ha avuto inizio nel 2010 e si è protratto fino all’anno in corso. Tutte variazioni su un tema, quello del modello 1911, la cui longevità non smette di stupire.
vo della cartuccia dal caricatore. L’arma si avvale di bushing per l’accoppiamento canna-carrello, di un’asta guida-molla di tipo corto ed è dotata di sicura manuale sulla sinistra del fusto che blocca il carrello, il sistema di scatto e il cane in posizione armata; non manca la sicura dorsale che inibisce l’azionamento della catena di scatto quando l’arma non sia saldamente impugnata. Nel disegno della Valor manca qualsiasi forma di sicura automatica, adottata, per esempio, in Colt con il modello 80, e si configura quindi come un model 1911 puro, senza alcun tipo di modifica rispetto a quanto partorì la mente di Browning. La fattura dell’arma, si scriveva, è eccellente ed è confermata sia dalla pulizia dei componenti maggiori (fusto, canna e carrello), dove non si notano segni di lavorazione, sia della minuteria, di ottima realizzazione, con tolleranze ridottissime. Si fanno notare la doppia serie di cuspidi sul fusto (back e front strap) da 25 linee per pollice (LPI), il grilletto pieno Greider di tradizione Colt regolabile per precorsa, le guancette slim laminate in G10 prodotte da VZ Grips, la sicura dorsale e particolari Ed Brown, la canna Match, le mire fisse che prevedono una tacca
Il caricatore, prodotto dall’americana Check-Mate, contiene 8 colpi. Il pad in gomma fornisce maggior spazio alla molla facilitando il caricamento. Sono disponibili finestrelle e numeri che aiutano a identificare l’autonomia residua
La sicura dorsale è di produzione Ed Brown; i tre intagli disposti sulla sua parte inferiore ne facilitano l’azionamento. La sicura manuale blocca il carrello e il cane in posizione armata; in combinazione con la leva dorsale garantisce un alto livello di sicurezza operativa
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Il catalogo Dan Wesson
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Ad arma smontata si apprezzano i tratti classici della sua fattura. Si noti, in particolare, la bielletta del sistema originale di Browning e l’asta guida-molla corta
Heinie e un mirino al trizio di produzione Trijicon. Fusto e carrello sono offerti in allestimento con finitura Duty Coat a base ceramica, molto più resistente alla corrosione e allo sfregamento di quella tradizionale a base polimerica, e in acciaio inox satinato grezzo, di grande impatto visivo. La canna ha un profilo esterno tronco conico nella sua parte anteriore e presenta le classiche 6 rigature. Un discorso a parte meritano le guancette, tecnologiche, realizzate in Nema G10, una lamina di fibra di vetro rinforzata con una speciale resina epossidica che ne determina le caratteristiche: resistenza, lavorabilità della superficie, isolamento termico ed elettrico. Il G10 è generalmente apprezzato per la sua funzione di ritardante di fiamma ma ha trovato ampia applicazione in campo armiero per le sue doti meccaniche. I due pannelli sono fissati mediante due viti Torx ciascuno, una soluzione che forse toglie un po’ di poesia ma si rivela vantaggiosa da un punto di vista operativo. L’impostazione, fatte salve quelle modifiche pensate per compiacere un gusto contemporaneo (si vedano in particolare il cane alleggerito, lo scatto regolabile e le guancette) è quanto di più classico si possa immaginare. Pensata quindi a soddisfare le esigenze di una clientela di gusto tradizionale. Classiche anche le leve operative (hold open, sicura e pulsante di sgancio del caricatore), di dimensioni modeste e dotate di uno zigrino fine molto piacevole. Molto interessante il caricatore che contiene, pur mantenendo un ingombro Ecco un altro dettaglio dal standard, 8 colpi invece che quale si può apprezzare 7; lo spazio in più è stato otla cura meticolosa che tenuto mediante un elevatore Wesson pone nella fabbriridimensionato; il caricatore cazione delle sue pistole. della Valor, se confrontato con Sono assenti i fastidiosi quello della V-Bob, presenta segni dell’utensile che diun pad maggiorato pensato sturbano gli appassionati per dare più agio nel caricadella meccanica ben fatta. mento e alleggerire lo stress Notare l’espulsore, solidale della molla. al fusto
Gli intagli che garantiscono la chiusura meccanica e l’arretramento di canna e carrello-otturatore in maniera solidale nel primo tratto del moto di arretramento del complesso
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053 Vista laterale destra; la finestra d’espulsione lascia intravvedere la scritta che identifica la canna come Match Grade; il profilo della finestra è ottimizzato per evitare che i bossoli in uscita possano deformarsi
Tre versioni Accanto ai due allestimenti Government, la Valor è declinata anche nella versione V-Bob, o Bobtail Commander, che si presenta con le solite due finiture dell’arma oggetto della nostra prova. La V-Bob, come lascia intuire il nome, è presentata in versione corta con canna da 4 ¼” e presenta una serie di accorgimenti, quali lo smusso della parte inferiore del calcio, pensati per facilitarne il porto e l’estrazione rapida. Questi due modelli costituiscono l’unica offerta del produttore in Italia che, come la casa madre CZ, è rappresentato da Bignami. La prova a fuoco Il test in poligono ha confermato le alte aspettative che riponevamo nell’arma. Questa si è dimostrata molto maneggevole anche se priva di certi accorgimenti, come gli intagli nella parte anteriore del carrello, cui ormai siamo abituati. Si impugna bene, con le guancette molto sottili che aderiscono perfettamente alla mano senza infastidire. Comode ed efficaci,
dunque. Il peso del sistema e la perfetta distribuzione dei comandi rende la Valor con canna da 5 pollici uno strumento molto godibile anche sparando cartucce Geco FMJ con palla da 230 grani che non sono propriamente leggere. L’arma rincula in maniera superba con un impennamento ben controllabile e non fastidioso. La qualità della fattura, sul campo, si misura, da una parte, con il perfetto funzionamento anche ad arma imbrattata. L’hand fitting, o aggiustaggio manuale, si fa apprezzare e fa della pistola uno strumento solido, senza giochi fastidiosi. D’altra parte, questa meticolosità produttiva si estrinseca anche nella precisione sul bersaglio; la canna – match grade come dichiarato dal produttore e impresso sulla camera di cartuccia – consente di ottenere rosate degne di un’arma di precisione. L’unica nota stonata di questa Valor è il prezzo di vendita che la colloca tra gli oggetti del desiderio, un vero status symbol. In effetti, con quello che costa, un
Costruttore: Dan Wesson, www. danwessonfirearms.com Importatore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.it Modello: Valor Government Tipo: pistola semiautomatica a chiusura geometrica Calibro: .45 ACP Destinazione d’uso: impieghi operativi, tiro Caricatore: monofilare da 8 colpi Sistema di scatto: azione singola Percussione: cane esterno, percussore inerziale Organi di mira: mire fisse con inserti di trizio Sicurezze: sicura manuale, sicura dorsale Lunghezza canna: 127 mm Lunghezza totale: 222 mm Materiale del fusto: acciaio inox Finitura: inox lucido Peso: 1.080 grammi Prezzo: 2.260 euro
Rosata ottenuta con munizionamento commerciale Geco con palla FMJ da 230 grandi. Quattro dei 5 colpi sono concentrati e presentano una minima dispersione. Il quinto è disallineato ma, con grande probabilità, più per demerito del tiratore che dell’arma
consumatore budget oriented riuscirebbe probabilmente a portarsi a casa 4 pistole di un altro produttore. Ma la cifra è perfettamente compatibile sia con la qualità dell’oggetto sia con la produzione limitata di Dan Wesson che, anche volendo, non potrebbe sfruttare oltre la propria limitata linea produttiva. ARMI CORTE
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L’autore durante la prova nel tunnel di Bignami
Dan Wesson Valor Government cal. .45 ACP
LM
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Tradizionalmente futuribile
di Vittorio Balzi
L’apertura al polimero Il nome Mannlicher-Schoenauer non può che evocare armi di stile mitteleuropeo lavorate splendidamente e tutte in solido acciaio, ma pur nel rispetto di un’onorata tradizione Steyr Mannlicher ha sempre saputo innovare con lo sguardo rivolto al futuro e con un occhio di riguardo per soluzioni non convenzionali. Tra queste i polimeri hanno avuto un posto di grande rilievo e se ci limitiamo al campo delle bolt action non possiamo non ricordare l’utilizzo del Makrolon per guardie e caricatori, un policarbonato oggi di uso assai diffuso, ma che all’epoca rappresentava una tecnologia di punta derivante da studi fatti per la ricerca spaziale. Se poi allarghiamo lo sguardo ad altre armi lunghe, non possiamo non ricordare che nei primi anni 70 del secolo scorso l’allora Steyr mise definitivamente
a punto il concetto di bullpup con la realizzazione dello AUG (Armee Universal Gewher) che con l’adozione da parte dell’esercito austriaco nel 1977 divenne StG77 (SturmGewehr77, ovvero fucile d’assalto modello 1977). Unico bullpup di grande successo (adottato da 11 diversi Stati), questo fucile d’assalto è caratterizzato dall’uso estensivo della “plastica” nei caricatori, nella catena di scatto e in parti strutturali. E ora un altro po’ di storia. Anche se la sua progettazione ebbe inizio nel 1939, la MG42 entrò in servizio nell’anno 1942 e con la sua elevatissima celerità nel tiro a raffica (1.200 colpi al minuto) fu chiaro fin da prima dell’adozione che sarebbero state necessarie parecchie canne di ricambio.
Nasce la martellatura a freddo Proprio nel 1939, ad Erfurt, era stata messa a punto la tecnica di fabbricaLa SM12 è arma tipicamente Steyr Mannlicher, sia nell’estetica che zione delle canne nelle soluzioni tecnologiche ispirate al futuro, ma senza comproche noi conosciamettere gli esiti formali. La cassa, di impostazione mitteleuropea, mo come martelporta uno zigrino intagliato a laser con disegno a squame di pesce latura a freddo ed è finita a olio
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S
teyr è una città austriaca di circa 40mila abitanti che appartiene al land di Alta Austria ed è sempre stata caratterizzata da un’economia basata sulla lavorazione del ferro e delle armi. La produzione di queste ultime risale fino al XII secolo e gli appassionati di ferri tonanti hanno ben presente il nome della città perché esso si ritrova in quello di una fabbrica che nel mondo delle armi è nota anche ai sassi: la Steyr Mannlicher. Le origini di questa azienda risalgono al 1869 quando venne fondata la Österreichische Waffenfabrik Gesellschaft che ebbe come progettista di punta il tedesco Ferdinand Ritter von Mannlicher, prolifico inventore di armi corte e lunghe noto ai più per i pacchetti di caricamento e per lo straight pull Modello 1905. Mannlicher lavorò nella fabbrica di Steyr fino alla sua morte (1904), a fianco di personaggi del calibro di Karl Holub e Josef Werndl, che da direttore di stabilimento “arruolò” Otto Schoenauer, che nel 1896 divenne direttore tecnico ed ebbe parte rilevante nello sviluppo di un serbatoio rotante per i fucili a otturatore girevole scorrevole. Nel 1900 quel serbatoio rotante venne messo definitivamente a punto e fu brevettato da Schoenauer e da Mannlicher per essere incorporato nel bolt action MannlicherSchoenauer noto a tutti gli appassionati di armi e frutto di una pianta che continua a fiorire ai nostri giorni.
L’innovazione nel rispetto della propria tradizione fa parte del DNA Steyr Mannlicher e questa azienda ha sempre saputo fare scelte a volte radicali e futuribili, che però seguono il binario della filosofia e del know-how interni e non pregiudicano una quota formale consona a prodotti “prestazionali” di gamma medio-alta e impronta mitteleuropea come lo SM12 cui sono dedicate queste note
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ARMI LUNGHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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L’impianto delle mire metalliche, belle
e che consente dell’esperienza aziendale. Alla Steyr parin certi casi anche e ben eseguite, ricalca quello delle altre altissimi ratei protono da un barrozzo forato più lungo di la camera) della bolt action da caccia Steyr Mannlicher ed duttivi abbinati a quelli utilizzati da altri produttori, lo procanna e questo è uno degli stilemi, insieme alla canna un’ottima qualità filano esternamente e poi lo passano nella porta a un notevole “nervata” e alla carcassa, ricorrenti neldel prodotto. Le rotomartellatrice dove la canna oltre ad allungamento del la produzione del fabbricante austriaco canne della MG42 essere rigata riceve il profilo definitivo vebarrozzo originale non poterono che nendo sottoposta a un allungamento percon deformazioni essere rotomartellate. Per metterla “al centuale intorno al 25%-30% (percenplastiche che inducono forti stress nel sicuro” di fronte all’avanzata sovietica, la tuale stimata in base a un pannello con i pezzo finito. Pezzo che può reagire in produzione delle canne fu spostata in Au- modo imprevedibile quando si passa a diversi stadi di lavorazione). Cameratura, stria, segnatamente a Steyr, dove in breve filettatura del codolo e creazione del vivo lavorarlo all’utensile. diventarono maestri nelle relative tecnodi volata sono infine realizzati con tornii Quegli stress possono essere di fatto elogie. Passata la guerra quelle tecnologie a controllo numerico. liminati “lavorando” sul sono tornate utili anche per realizzare Questa lunga – e speprocesso, sui materiali, sui In questa foto della pala altre tipologie di prodotti, tanto che una rabilmente non troppo trattamenti termici e difdel calcio possiamo notadelle più importanti fabbriche di martelnoiosa introduzione – era ferenti fabbricanti fanno re l’elegante reinterprelatrici, la GFM GmbH, si trova proprio a necessaria per evidenziare scelte diverse individuantazione del guanciale in Steyr e non certo casualmente fornisce a il Dna delle Steyr Mannlido la soluzione migliore a stile bavarese, la grana e Steyr Mannlicher le macchine per la mar- seconda del know-how e cher e il modo in cui quela fiammatura del noce tellatura a freddo delle canne note per la precisione del tiro e per le caratteristiche nervature esterne in corrispondenza dei vuoti della rigatura. Quelle canne “nervate” sono una sorta di marchio di fabbrica per Steyr Mannlicher e la loro caratterizzazione non è dovuta solo alla volontà di una maggiore personalizzazione del prodotto, ma risponde a un motivo tecnico, ovvero al patrimonio tecnologico della fabbrica che con le “nervature” ha scelto la sua strada per affrontare una criticità insita nel processo di rotomartellatura a freddo. Che le canne rotomartellate siano in grado di garantire precisione e durata di ottimo livello è un dato acquisito, ma il processo prevede letteralmente la martellatura di un barrozzo intorno a un mandrino che riproduce la rigatura (e
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Per le prove di precisione sono state scelte due cartucce di grande diffusione: RWS TUG da 180 grani e Winchester Ballistic Silvertip da 168 grani. Le rosate sono di 5 colpi sparando in appoggio a 100 metri, distanza che è anche quella del bersaglio di prova dell’arma nel quale, con le Brenneke TUG da 180 grani troviamo tre colpi con una distanza massima tra i centri pari a 24 mm. Le RWS TUG (velocità media 798 m/sec - SD 10) hanno dato per 5 colpi una distanza massima tra i centri pari a 32 mm ed è stato divertente osservare che 3 colpi quasi riproducono la rosata di prova con una distanza massima tra i centri pari a 26 mm. Le Winchester Ballistic Silvertip (786 m/sec - SD 15) hanno dato come distanza massima tra i centri 30 mm, con 3 colpi che quasi formano un’unica soluzione di continuo. Le rosate sono state ottenute dopo qualche colpo di prova sparato per prendere confidenza con l’arma e misurare la velocità di qualche altra cartuccia: Geco SP 170 grani 801 m/sec – SD 7, Federal Premium 180 grani 780 m/sec - SD 5, Federal Hi Shok 150 grani 880 m/sec – SD 7. Da ricordare che la SM12 è dotata di uno scatto che può essere utilizzato sia come scatto diretto che come stecher: basta spingere in avanti il grilletto e “sfiorarlo” per sparare. Il peso di scatto con lo stecher è stato misurato a 60 grammi, ma si è trattato solo di una curiosità, visto che, anche se la tradizione europea apprezza molto questo tipo di scatto, chi scrive appartiene a una scuola più “americana” e preferisce sempre e comunque lo scatto diretto. È stato con questa modalità che sono stati sparati tutti i colpi; lo scatto, pulito e prevedibile, non disturba l’allineamento delle mire e il tempo di percussione pare decisamente rapido. Si tratta di sensazioni, ma sono quelle che contano se l’arma spara bene come la SM12.
Separata la meccanica dalla cassa è possibile osservare all’interno della stessa la presenza delle due grosse boccole in alluminio per il passaggio delle viti che collegano meccanica, cassa e guardia paragrilletto. Il pillar bedding è “completato” da lavorazioni precise che, con l’ausilio di un “tocco” di resina, garantiscono l’accoppiamento corretto tra meccanica e cassa
sta azienda ha sempre saputo innovare anche drasticamente pur nel rispetto della tradizione e mantenendo una quota formale “consona” a prodotti di gamma medio-alta come è l’SM12 cui sono dedicate queste note. La canna dell’SM12 Fortemente caratterizzata sul piano formale come prodotto Steyr Mannlicher,
la SM12 presenta alcune innovazioni di assoluto rilievo, con in testa lo Handspannsystem o Hand Cocking System (H.C.S.), sistema di armamento manuale del percussore che sostituisce la classica sicura. Prima però di passare allo HCS e all’esame del fucile, è bene parlare ancora un po’ di canne perché un’altra sigla che “accompagna” la SM12 è OBP (Optimized Barrel Profile) che significa, più o
meno, canna con profilo ottimizzato: parole nel loro insieme arcane, che quindi necessitano di una spiegazione. Rispetto ai modelli precedenti, la canna della SM12 è stata leggermente accorciata (calibri standard da 600 mm a 560 mm, calibri magnum da 650 mm a 630 mm) utilizzando la riduzione di peso così ottenuta per un moderato aumento dello spessore (16,5 mm alla volata). Ne guadagnano il bilanciamento e la maneggevolezza dell’arma, come pure la precisione, peraltro “aiutata” da una volata match inconsueta (ma benvenuta) su un’arma da caccia. A un occhio inesperto la cosa può apparire come poco significativa e magari più che altro una trovata di ARMI LUNGHE
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Al fuoco
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marketing, ma in realtà alla Steyr hanno “semplicemente” scelto un profilo (e degli spessori) di canna che regolarizzano le vibrazioni allo sparo facendo in modo che la posizione della volata sia quanto più possibile la stessa per ogni colpo. La canna ha spessori maggiori e questo oltre a renderla moderatamente più rigida la rende anche meno soggetta ad allargare la rosata col riscaldamento derivante dello sparo di più colpi in sequenza. Qualcuno dirà che a caccia non si spara molto, ma qui millimetri in meno di lunghezza non inficiano più di tanto le prestazioni in termini velocitari ed energetici e ci garantiscono un’arma più maneggevole e più precisa anche dopo qualche colpo. La precisione del tiro è una cosa che fa sempre piacere e più ne abbiamo meglio è. E sulla SM12 la precisione è garantita anche da una carcassa “chiusa” e quindi più rigida oltre che da un accoppiamento
L’arma usata per la prova è stata corredata di ottica Burris Fullfield 3,5-10x50 con tubo da 30 mm montata su attacchi Steyr Mannlicher a sgancio rapido; questi attacchi tutti in acciaio sono disponibili con anelli da 1” e da 30 mm
“lungo” tra canna e carcassa. Perché una bolt action sia precisa è necessario che la cassa sposi completamente e nel miglior modo possibile la meccanica, e che questa non si muova nella
cassa allo sparo, cosa che sulla SM12 è garantita in modio “classico” dal recoil lug, dal pillar bedding con due robuste boccole in alluminio e da una cassa che oltre ad essere lavorata con precisone ha anche qualche ritocchino in resina per fare in modo che la carcassa si sposi completamente alla cassa. Come spara la SM12 Più che delle chiacchiere valgono i numeri e quindi, visto che tocchiamo il tasto della precisione, vediamo subito come spara la SM12 .30/06, questo infatti il L’otturatore cilindrico, con alette il cui dorso è allo stesso livello della generatrice del corpo, scorre senza attriti parassiti, impuntamenti o vibrazioni; le fresature sul corpo servono per l’accumulo di eventuali piccoli corpi estranei o depositi
STEYR MANNLICHER SM12 CAL. .30/06 SPRINGFIELD Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Il recoil lug è accoppiato alla scatola di otturazione mediante incastri e un robusto bullone. La sede del caricatore è in polimero e anche questo rientra nella tradizione Steyr Mannlicher, produttore di armi che con la “plastica” ha una lunga esperienza
Il dorso della carcassa è forato e filettato per il montaggio delle basi per l’ottica. Come si può notare, invece dei quasi classici 2 gruppi di 2 fori sullo SM 12 troviamo 2 gruppi di 3 fori; questi servono per il fissaggio a prova di bomba delle basi tipo Weaver e Picatinny, mentre gli attacchi a sgancio rapido Steyr Mannlicher fanno uso solo di due fori per ciascuna base
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viene completato agendo sulla slitta. Il caricamento inizia con lo HCS nella posizione inferiore, in questo modo quando, una calibro scelto nell’ampia gamma a dispovolta inserito il caricatore pieno, agiamo sizione (8 calibri standard e 4 magnum). sull’otturatore, mettiamo il colpo in canSteyr Mannlicher è uno dei pochi produttori di bolt action che posizionano na, ma restiamo col percussore disarmala sicura dietro alla carcassa, in una poto. In questa posizione il fucile è assolutasizione comoda e ben raggiungibile da mente sicuro perché il percussore preartutti. Sullo SM12 la sicura “classica”non è mato non può assolutamente muoversi prevista e al suo posto troviamo (sempre neppure se l’arma cade o riceve forti urti. Quando siamo pronti per sparare agiamo dietro alla carcassa) un sistema di armasullo HCS (spingiamo in avanti e in alto mento del percussore, quello HCS prima la slitta) completando l’armamento del ricordato, costituito da una slitta a due percussore: premuto il grilletto e sparato posizioni: quella superiore corrisponde il colpo, una successiva manovra dell’otal percussore armato, quella inferiore al turatore (estrazione, espulsione, alimenpercussore disarmato. tazione e chiusura) ci lascia col colpo in Il movimento dell’otturatore arma parcanna e il percussore completamente zialmente il percussore e l’armamento armato. Possiamo quindi sparare un successivo colpo Sulla SM12 possiamo sparare con scatto diretto o con semplicemente premendo stecher; non è il caso di intervenire sulle regolazioni il grilletto; se invece non voperché Steyr Mannlicher prescrive che gli interventi sul gliamo sparare basta premere gruppo di scatto devono essere eseguiti solo da tecnici il pulsante rettangolare sulla del fabbricante o da questi qualificati e autorizzati.
Il caricatore in policarbonato rientra da molti anni nella più tipica tradizione Steyr Mannlicher; ha presentazione singola e ospita 4 cartucce nei calibri standard e 3 nei calibri magnum
slitta perché questa torni indietro (e si abbassi) disarmando il percussore. Se avevamo armato lo stecher, il disarmo del percussore disarma anche lo stecher. Il sistema di armamento e disarmo del percussore non fa rumore, è fluido e ha posizioni ben definite, per armare dovremo vincere la forza di una molla, ma il carico richiesto è minimo e a chi scrive sembra praticamente impossibile un “falso armamento” anche agendo nella concitazione della caccia. Nei fatti è come inserire o togliere una normale sicura ben congegnata e ben posizionata, ma lo HCS dovrebbe garantire una sicurezza totale contro gli urti e durante il porto dell’arma. E in definitiva il gruppo di scatto dello SM12 e lo HCS sembrano in grado di “accontentare” chiunque perché se non amate lo stecher basta dimenticarsi della sua esistenza e utilizzare solo l’eccellente scatto diretto (attivo solo con l’otturatore in completa chiusura), mentre lo HCS non richiede “accorgimenti” diversi da quelli di una normale sicura, è comodo, si aziona agevolmente, ha posizioni ben definite e garantisce una sicurezza quasi assoluta contro spari accidentali. Plastica inaspettata Qualche lettore avrà notato che menzionando la posizione dello HCS è stato scritto che si trova dietro alla carcassa e non come potrebbe apparire più corretto “su una codetta della carcassa dietro all’otturatore”. Questa “formula” non può essere usata per lo SM12 poiché manca qualsiasi codetta che faccia parte della ARMI LUNGHE
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La faccia otturatrice è scavata per alloggiare il fondello del bossolo, porta il robusto estrattore e ospita l’espulsore caricato elasticamente. Le quattro alette lavorano contemporaneamente e sono una garanzia di tenuta assoluta. L’impianto dell’estrattore è tale non solo da assicurare un’ampia superficie di salda presa, ma anche da garantire contro ipotetici “sganciamenti” dell’estrattore dall’otturatore
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acciaio” potrà apparire un colpo basso, “risultati” a disposizione dell’utente. carcassa e quella che apparentemente ma basta ricordare la “storia” dei fucili HCS e gruppo di scatto sono antitradisembra essere appunto la codetta pozionali come è appunto nella tradizione Steyr Mannlicher per capire che ci trosteriore è, in realtà, la faccia superiore del produttore, un produttore che ha viamo ancora una volta di fronte all’uso del telaio polimerico che porta lo HCS e anche una sua tradizione per quanto l’intero gruppo di scatto. Quella “plastica” intelligente e accorto di tecnologie riguarda gli esiti formali e per gli stilemi innovative, con un “risultato” finale in quasi non si distingue (almeno visivatermini di “prestazioni complessive” che che ritroviamo nel disegno dei suoi fumente) dall’acciaio della carcassa e ha cili. La carcassa, anche se in questo caso è di assoluta eccellenza. Anche in questo un’elevata stabilità dimensionale, tanto sarebbe più corretto “parlare” di scatola che a prima vista potrebbe apparire come caso, facendo uso del suo know-how e della sua esperienza Steyr Mannlicher di otturazione, è indiscutibilmente una se si trattasse di un pezzo metallico macha ideato una soluzione tecnologica carcassa Steyr Mannlicher e sempre Steyr chinato. Messa a nudo la meccanica, chi alternativa rispetto alla tradizione, ma Mannlicher è anche la manetta di armascrive confessa un iniziale momento di questo sempre nell’ottica di realizzare mento foggiata a coltello per il burro. Ma perplessità quando ha “scoperto” di avere un prodotto di qualità e lavorato senza così come il bocchettone caricatore in a che fare con un telaio polimerico e ha pecca, che costituisce un passo in avanti policarbonato è un elemento antitradivisto quelle leve in lamiera che ricordano anche sul piano dell’uso sul campo e dei zionale nella tradizione Steyr Mannlicher, i pezzi di un videoregistratore. Ma quel anche la manetta butterknife ha momento d’iniziale perplessità subìto una poco visibile moè subito rientrato esaminanNella foto a sinistra il percussore è armato e il gruppo di scatto prondifica: a otturatore in chiusura do il “pezzo” e constatando to al fuoco; in quella a destra il percussore è disarmato e il gruppo è infatti più scostata del solito l’eccellenza esecutiva di tutte di scatto bloccato. Se avessimo inserito lo stecher e non volessimo rispetto alla cassa e in questo la parti, nonché l’intelligenza più sparare basta premere sul pulsante dello HCS e il gioco è fatto. modo la sua manovra diventa della congegnazione. Forse L’intero gruppo di scatto (veramente curato per congegnazione ed più agevole. per gli appassionati del “tutto esecuzione) e lo HCS sono alloggiati in un telaio polimerico quasi indistinguibile alla vista da un pezzo analogo, ma macchinato in metallo
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Portando in avanti la slitta dello HCS (disco rosso in vista) completiamo l’armamento del percussore, la cui codetta protrude dal cappellotto che chiude posteriormente l’otturatore. Premendo il pulsante col logo Steyr Mannlicher sulla slitta dello HCS, la stessa arretra e disarma il percussore; questo è sempre bloccato e quando parzialmente disarmato non può assolutamente provocare spari accidentali
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La canna SM12 è realizzata per martellatura a freddo secondo un processo tipico della Steyr Mannlicher; lunghezza e profilo sono il frutto di uno studio volto a ottimizzare le caratteristiche dinamiche dell’arma e la sua precisione. Sempre per la precisione, la canna porta una volata match piuttosto inusuale su un’arma da caccia, ma sicuramente gradita
Alimentazione push-feed Ed è importante notare, trattandosi di un’arma da utilizzare con l’ottica (le mire metalliche, molto belle, ben fatte e tipicamente Steyr sono lì per tradizione, bellezza e al più come back-up), come la manovra della manetta di armamento non crei mai “contrasti” col tubo del cannocchiale di mira. La manetta di armamento è parte integrante di un manicotto stabilmente collegato al corpo dell’otturatore vero e proprio, realizzato macchinando un trafilato di acciaio e dotato di quattro alette di chiusura disposte in testa a gruppi di due tra loro simmetrici. Le quattro alette entrano in corrispondenti sedi nella carcassa conformate in modo da garantire l’estrazione primaria, l’alimentazione è di tipo push-feed (l’unghia estrattrice aggancia la gola solo dopo la cameratura della cartuccia), come ormai largamente diffuso su gran parte delle bolt action. In teoria, l’alimentazione controllata (controlled-feed) tipo Mauser 98 è più affidabile in situazioni limite (arma gestita affrettatamente o troppo lentamente e con assetti non convenzionali della canna), e previene gli inceppamenti da doppia alimentazione; per contro non consente di avere una testa “scavata” per accogliere il fondello del bossolo né di alloggiare l’espulsore (caricato elasticamente) nella testa dell’otturatore. L’otturatore della SM12 non ha mai evidenziato problemi
di alimentazione nonostante vari tentativi di originarli (movimento lento dell’otturatore con arma in assetti non convenzionali), e manovrando normalmente l’otturatore non c’è stato un solo caso d’inceppamento da doppia alimentazione. Sempre l’otturatore della SM12 ha la testa scavata per accogliere il fondello del bossolo (maggiore sicurezza in caso di sovrappressioni) e oltre a un bell’estrattore a piolo caricato elasticamente porta un massiccio e curato estrattore il cui impianto assicura una presa sicura sul fondello e rende a dir poco improbabile la rottura dell’unghia o il “distacco” dell’estrattore dall’otturatore. Il diametro fuori tutto delle alette di chiusura è lo stesso del corpo dell’otturatore, che non è troppo elevato e, soprattutto, scorre nella scatola di otturazione senza esitazioni, attriti parassiti o vibrazioni. L’otturatore cilindrico a tutto diametro realizzato con tolleranze strette e alloggiato in una scatola di otturazione altrettanto curata è un modo moderno per avere la stessa scorrevolezza che rese a suo tempo famosi i Mannlicher Schoenauer, e se lo ritroviamo oggi su armi di costo assai più contenuto (ma anche con altre lavorazioni) rispetto alla SM12 è comunque patrimonio di fucili prestigiosi come gli Weatherby MKV. L’otturatore SM12 porta esternamente dei canali fresati entro i quali possono andare ad accumularsi eventuali residui o
Steyr Mannlicher SM12 cal. .30/06 Springfield Produttore: Steyr Mannlicher Gmbh, www.steyr-mannlicher.com Importatore: TFC Srl, www.tfc.it, tel. 030 898.38.72 Tipo: fucile bolt action Calibro: .30/06 Springfield (altri calibri standard: .243 Winchester, 6,5x55, 7mm-08, .270 Winchester, 7x64, Brenneke, .308 Winchester, 8x47JS, 9,3x62; altri calibri magnum: 7mm Remington Magnum, .300 Winchester Magnum, 8x68S, .300 Weatherby Magnum) Chiusura: 4 alette disposte a gruppi di 2 tra loro simmetrici Caricatore: in policarbonato; 4 colpi calibri standard, 3 colpi calibri magnum Canna: 560 mm calibri standard, 630 mm calibri magnum Peso scarico: 3,3 kg calibri standard, 3,6 kg calibri magnum Lunghezza: 1.115 mm calibri standard, 1.175 mm calibri magnum Sicure: sistema HCS di armamento del percussore: l’arma non può sparare se l’otturatore non è in chiusura Prezzo: 2.950 euro; 430 euro gli attacchi Steyr Mannlicher
piccoli corpi estranei; porta altresì dei fori di sfogo (direzionandoli lontano dagli occhi del tiratore) per gas eventualmente penetrati all’interno dell’otturatore e al riguardo mette anche conto di sottolineare come il percussore sia foggiato in modo da evitare o ridurre la penetrazione di gas all’interno dell’otturatore in caso di foratura della capsula d’innesco; se poi l’interno dell’otturatore si pressurizzasse (evento che pare poco probabile), il tappo posteriore riparerebbe il tiratore ed essendo saldamente ancorato all’otturatore non potrebbe essere proiettato verso il volto dello stesso. La pressurizzazione interna è un evento ben poco probabile, ma vedere che nel progetto dell’otturatore sono stati tenuti presenti anche i casi limite infonde sicurezza per quanto riguarda l’arma e consente di notare come la progettazione della stessa sia stata ben curata e frutto di una grande esperienza. LM ARMI LUNGHE
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Acciaio preciso Guarda il video su: di Gianluigi Guiotto
Il Ruger GP 100 assomma le caratteristiche positive del revolver: rubusto, preciso, e, per quanto consentito dalla canna da 6 pollici, maneggevole. Un compagno fidato per lunghe sessioni al poligono o per la difesa della propria abitazione
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Nato negli USA come revolver per usi generali, il GP 100 viene utilizzato negli USA a caccia, per difesa, polizia e per tiro. In Italia il revolver sente pesantemente la concorrenza della pistola semiautomatica quale arma da difesa o come dotazione per corpi armati, ma per gli appassionati del revolver un GP 100 è una splendida arma da difesa
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Dettaglio della transfer bar che impedisce lo sparo se non a grilletto premuto. Notare la zigrinatura della sommità del cane, e la tacca di mira con le regolazioni marchiata Ruger
L’impugnatura della Hogue ha sedi per le dita che facilitano una presa salda. Di dimensioni importanti la parte che protegge l’eminenza tenar della mano dal rinculo
Il mirino a rampa ha con la tacca un indovinato rapporto prospettico ed è ben definito. È intercambiabile e sulle versioni con canna da 6” sarebbe auspicabile un mirino tipo patdridge, ancora più adatto per il tiro di precisione
Il GP100 nel dettaglio A una prima occhiata si nota la mancanza di viti in vista: per lo smontaggio si procede asportando la guardia paragrilletto. Sono “segni distintivi” della progettazione Ruger, così come la foggia del topstrap (parte superiore del telaio del tamburo), la molla cinetica a spirale con biella del cane non imperniata sullo stesso, i “seni” del telaio sviluppati e con il pulsante di svincolo tamburo da premere verso l’interno e non da spingere in avanti (S&W) o da tirare indietro (Colt). Anche la presenza di una transfer bar è ormai tipica di Ruger: la barretta collegata al grilletto che s’interpone tra cane e percussore, trasmettendo a quest’ultimo l’impulso del primo solo a grilletto completamente premuto, è stata introdotta per la prima volta da Ruger nel 1973 sul New Model Single Six. E lo stesso cane dispone di uno svaso in corrispondenza del percussore in modo da scaricare sul castello la sua spinta cinetica se la transfer bar non è in posizione. Aperto il tamburo che bascula sul lato sinistro, si notano subito le dimensioni e lo spessore generosi che testimoniano la progettazione indirizzata all’uso della robusta cartuccia .357 Magnum. La chiusura anteriore non utilizza il classico perno ma una leva, collocata sul giogo, che, col tamburo in chiusura, impegna una ARMI CORTE
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E
ra il lontano 1971 quando Bill Ruger presentò il suo primo revolver a doppia azione: il Security Six, capostipite della “Six Series” che nelle sue tre varianti base (oltre al Security Six, gli Speed Six, e Service Six) è stato poi prodotto in oltre 1,5 milioni di esemplari. Ruger entrava in un mercato fino ad allora dominato da Colt e Smith & Wesson, e lo faceva con la stessa filosofia che ha contraddistinto l’azienda fin dalla nascita, nel 1949: offire prodotti validi e innovativi a un prezzo concorrenziale. Poi arrivò il Redhawk, bestione in .44 Magnum. Sull’esperienza di queste due famiglie di revolver si basa il GP100, revolver 357 Magnum commercializzato dal 1985. Il GP100 arrivava a soddisfare l’esigenza di molti tiratori di smettere di usare il tranquillo .38 Special nei loro revolver calibro .357 Magnum, a favore delle cartucce più potenti, soprattutto nel settore del law enforcement e della difesa personale.
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sede nel telaio del revolver. Questa sistemazione è molto robusta: impedisce alla base qualsiasi problema connesso con la possibilità che l’alberino dell’estrattore si allenti, e fa in modo che il giogo del tamburo sia sempre ben aderente al telaio, con benefici sulla precisione e sulla durata dell’arma perché facilita la coassialità tra camera del tamburo e asse della canna. Anche l’impugnatura del GP100 è innovativa: prima del GP 100 tutti i revolver avevano l’impugnatura costituita da guancette avvitate su un telaio metallico che fa parte integrale della carcassa e costituisce la sagoma dell’impugnatura. Nel GP 100 il tradizionale telaio dell’impugnatura è stato sostituito da un più piccolo telaio prismatico che non condiziona la foggia dell’impugnatura e che è “affogato” nelle guancette. Per queste ultime il modello nella foto ha abbandonato le “classiche” due valve in gomma con inserti in legno a favore di un blocco unico in gomma prodotto dalla Hogue, con sedi per le dita molto efficaci (restano disponibili da Bignami numerose impugnature aftermarket). Mentre tiratura superficiale e scritte non sono al livello di quello che possiamo osservare su concorrenti di maggior costo, pur restando dignitose, alcuni “dettagli” sono di qualità. Per esempio, il gap (soluzione di continuo) ottimale tra canna e tamburo. Oppure il gioco longitudianale del tamburo realizzato in modo da evitare che durante la rotazione (in senso antiorario), o col riscaldamento conseguente agli spari, il tamburo sfreghi contro il cono di forzamento (gioco troppo ridotto), oppure si creino altri problemi (gioco eccessivo) quali imprecisione nel timing, bloccaggio del tamburo, percussioni mancate o molto deboli.
Rosata ottenuta con munizioni Federal American Eagle 158 JSP, a 15 metri, senza appoggio, e in singola azione. I bossoli sparati non presentano deformazioni anelastiche significative (possono anche essere reintrodotti in camera) né tracce in negativa lasciate delle camere del tamburo. La percussione è decisa e centrata ma non eccessiva.
L’estrattore ha dimensioni adatte al tamburo massiccio che consente di ospitare anche cartucce più lunghe di quelle col proiettile “standard” da 158 grani. Di rilievo la configurazione e la pulizia esecutiva della dentiera a stella che, impegnata dal braccetto collegato al grilletto, provoca la rotazione del tamburo. Nella foto si nota anche il pulsante di svincolo del tamburo, posto in posizione protetta, da premere verso l’interno e non da spingere in avanti o tirare indietro.
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Il grilletto del GP 100 ricalca le forme di quelli degli altri revolver Ruger e si può considerare come uno degli stilemi di quel fabbricante. Cosa ben più importante è particolarmente confortevole e facilita molto il controllo dell’arma in doppia azione
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065 La chiusura anteriore non utilizza il classico perno ma una leva, collocata sul giogo, che, col tamburo in chiusura, impegna una sede nel telaio del revolver
Produttore: Sturm, Ruger & Co., Newport, Usa, www.ruger.com Importatore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.it Tipo: revolver a singola e doppia azione con tamburo basculante Calibro: 357 Magnum Tamburo: 6 colpi Canna: 152 mm; rigatura destrorsa a 6 principi Mire: mirino a rampa intercambiabile; tacca di mira registrabile Sicure: transfer bar, azione bloccata a tamburo basculato Scatti: SA peso gr 2.500 (media su 5 pesate), DA gr 6.000 Peso: 1.300 g con tamburo vuoto Materiali: acciaio inossidabile, disponibile anche in acciaio non inossidabile con finitura brunita (GP161) Classificazione: arma sportiva Prezzo al pubblico: 793 euro (730 euro per la versione brunita)
è intercambiabile. Caratteristica interessante, visto che sulle versioni con canna da 6” sarebbe auspicabile un mirino tipo patdridge, ancora più adatto per il tiro di precisione.
Tacca di mira “affogata” La tacca di mira regolabile è incassata nel generoso topstrap e abbastanza riparata in caso di urto o caduta. La regolazione delle mire (effettuabile tramite viti micrometriche) non muta con l’uso e la
lama della tacca è ben definita. A dire il vero, sarebbe stato preferibile avere una lama tutta nera senza il contorno bianco che da tempo va tanto di moda. Il mirino, a rampa, ha con la tacca un indovinato rapporto prospettico ed è ben definito, ed
La prova a fuoco Il GP100 è stato messo alla prova con munizioni Federal American Eagle 158 JSP. La rosata che potete vedere – ottenuta a 15 metri senza appoggio, in singola azione – testimonia la precisione del revolver americano (il sesto colpo è dovuto… all’emotività del tiratore). La buona esecuzione del cono di forzamento, il timing corretto, la coassialità tra camere e anima, tutto concorre alla precisione del tiro e in effetti il GP 100 è un revolver che può dare grosse soddisfazioni. Lo scatto beneficia della confortevolezza del disegno del grilletto che, specie nel tiro in doppia azione, offre al dito una posizione naturale e “nel punto giusto” per sfruttare al meglio il leveraggio. In definitiva, anche in Italia, dove, per uso generale, il revolver sente sempre di più la concorrenza della pistola semiautomatica e le versioni più vendute sono quelle “sportive”, il GP100 ha il vantaggio di essere catalogato come arma sportiva, di offrire notevole precisione e un utilizzo confortevole. LM ARMI CORTE
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La vista dall’alto evidenzia lo spessore ridotto del revolver; la rigatura lungo la canna ha funzioni antiriflesso
Ruger GP 100 6” cal. .357 Mag
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Primo prezzo by Remington “Poca spesa, molta resa”: una carabina da caccia dal costo accettabile e con tutto quanto serve sul terreno di caccia. Ecco a voi il nuovissimo Remington 783
N
ato oltre cinquanta anni fa e proposto da allora in una miriade di allestimenti, il Remington 700 è quasi la carabina per antonomasia: dopo tutto questo tempo è ancora oggi a listino con numerose varianti, destinate sia al tiro sportivo sia all’attività venatoria e sicuramente ha ancora davanti a sé decenni e decenni di successi, soprattutto nel primo campo. Accanto a questo vero mostro sacro, la Remington ha sempre proposto altri bolt action, caratterizzati dal fatto di essere offerti ad un prezzo inferiore e destinati a coprire fasce di utenti meno esigenti: sul pragmatico mercato statunitense, il cacciatore medio ha sempre richiesto armi che fossero funzionali, precise e di giusto costo, da poter essere utilizzate senza troppi patemi d’animo nelle condizioni più rudi. Anche in Italia ci sembra che il mercato si stia “americanizzando” in questo senso,
soprattutto con la diffusione della caccia al cinghiale, caccia che per la sua natura mal si concilia con armi raffinate e preziose. In effetti, con la crisi economica in corso, anche il cacciatore di selezione, che magari utilizzerà la sua carabina poche volte durante l’annata venatoria, è sempre meno disposto a spendere a cuor leggero cifre importanti ed oggi sono disponibili varie armi economiche che funzionano bene, sparano altrettanto bene e non costano una fortuna, come le varie Thompson, Ruger, Savage e Marlin.
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di Giuliano Cristofani
E la Remington? Dopo aver tolto di produzione il modello 788 ed aver provato a “scarnificare” il proprio 700 con l’allestimento ADL, nel 2001 la Remington ha proposto il modello 710 in cui il castello era semplice tubo di acciaio entro il quale era inserito un com-
Il tappo posteriore dell’otturatore, la leva di sicura manuale a due posizioni e la manetta, simile a quella del Modello 700 ma più schiacciata
La finestra di espulsione è stretta e lunga, incrementando così la rigidità del castello
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essere offerto in due lunghezze di azione poco sopra i cinquecento euro. Altro tentaplesso in polimero che portava le guide di e in vari calibri, e ancora oggi è proposto tivo della Remington di offrire qualcosa di scorrimento dell’otturatore: un passo in a un prezzo veramente stracciato, in Italia valido ma economico fu la presentazione avanti forse epocale ma troppo “dissacrandel modello 798, un bolt action su te”. Un’estetica molto particolare e meccanica Mauser 98 costruito dalla un’ergonomia carente limitarono Zastava e che, forse proprio per queil successo del 710, che venne abIl grilletto dello scatto Crossfire presenta una lamina sto motivo, è rimasto a listino per bandonato cinque anni più tardi sulla sua mezzeria che funge da sicura automatica. Nodue soli anni. Nel frattempo, come per essere sostituito dal più traditare la notevole larghezza e l’ottima finitura del grilletto detto, erano arrivati molti altri conzionale modello 770. Più tradiziotendenti nel settore delle carabine “ennale sì, ma non troppo, nonostante try level”, caratterizzati da meccaniche che ora il castello fosse in acciaio, a parte una corta boccola in polimedi nuovo disegno e da economiche calro che serviva a rendere più fluido ciature sintetiche: ovvio che la Reminglo scorrimento dell’otturatore. Pur ton non potesse stare a guardare. Da piagato da un’ergonomia poco cupoco tempo, del gruppo Remington fa rata e da un’estetica grossolana, il parte anche la Marlin che, con il suo e770 ha avuto comunque una certa conomico H7, ha avuto un lusinghiero diffusione, grazie anche al fatto di successo. Oggi queste carabine ARMI LUNGHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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sono realizzate all’interno del nuovo stabilimento che la Remington stessa ha aperto nel Kentucky, a Mayfield: era inevitabile che i tecnici della Casa verde approfittassero di questa occasione per progettare in sinergia una nuova carabina con lo scopo di offrire un’arma che si posizionasse sopra il Marlin H7 ma abbondantemente sotto il modello 700. Questa nuova arma, presentata nel 2013, ha preso il nome di Remington 783, ed è appena arrivata in Italia; l’abbiamo provata in calibro .30-06, ma è disponibile anche in .270 Win., .308 Win. e 7 mm Rem. Mag. La meccanica Diciamo subito che gli scopi che si erano prefissi i tecnici Remington sono stati raggiunti in pieno: con una spesa di circa 650 euro, contro i 1000 dei modelli più economici della serie 700, si ha una carabina che si presta egregiamente ad un uso venatorio, che risulta comoda nell’uso e precisa più del necessario. Le economie sono realizzate con l’intelligente impiego di parti comuni alla linea Marlin H7, integrate da soluzioni tese a migliorare vari aspetti sia del 770 che del Marlin stesso. Rispetto al 770, ad esempio, l’ergonomia è ora molto più valida e la calciatura in materiale sintetico consente una comoda imbracciata. La sua forma è grossomodo quella di un normale 700 ed il materiale impiegato è rigidissimo e non si flette sotto sforzo; posteriormente, poi, è presente un calciolo Supercell in grado di assorbire una buona quota dell’energia di rinculo. Se i punti di aggancio delle magliette porta cinghia sono ricavati direttamente nella calciatura, il ponticello è un pezzo separato, fissato da una propria vite e dal bullone posteriore di collegamento con la meccanica, il che consente di sostituire, se necessario,
solo questa parte che è poi quella che si danneggia più spesso nell’uso sul campo. Per il fissaggio della meccanica, i tecnici Remington hanno previsto un pillar bedding in alluminio, con due robusti tubetti annegati nel materiale sintetico intorno alle sedi delle viti di fissaggio, il che consente di stringere i bulloni a valori decisamente alti. La canna è realizzata Il grosso dado a vista che blocca all’azione la canna: il sistema risulta molto affidabile e consente notevoli risparmi produttivi Le torrette di regolazione d e l l’ o t t i ca
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per bottonatura, un sistema che ci hanno sempre fatto capire fosse ottimo ma costoso: evidentemente la Remington è riuscita ad aggirare quest’ultimo ostacolo. Data la destinazione venatoria il profilo è né troppo sottile né troppo spesso, con un diametro in volata un pelo sotto i 17 millimetri, e la finitura è una sabbiatura antiriflesso; la sua lunghezza è di 22 pollici, ossia circa 56 centimetri, più che sufficienti a sfruttare le cariche del 30-06. Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Vista laterale destra del Remington 783 cal. .30-06
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Il “cuore” del 783 Ma il vero cuore del 783 è la sua innovativa azione: innovativa per la Remington, ma che presenta numerose soluzioni giù viste in altre armi. Il castello è tubolare di acciaio di buon spessore e attraversato da due aperture, una inferiore per il passaggio del caricatore ed una sul fianco destro per la finestra di espulsione: quest’ultima è poco più larga del bossolo ma si è rivelata ben più che adeguata per un’espulsione senza incertezze e permette comunque di mettere direttamente il colpo in canna. In definitiva di acciaio ce n’è un bel po’ è il castello del 783 è decisamente rigido. L’arma è dotata di un robusto prisma di scarico delle forze, il recoil lug, realizzato separatamente dal castello e tenuto in posizione dal grosso dado che blocca la
canna, un sistema ideato dalla Savage ed oggi riproposto sempre più spesso. A proposito, su questo 783 la canna è avvitata al castello, mentre sul 770 era infilata a caldo e non risultava possibile sostituirla, un altro aspetto positivo di questo progetto che potrebbe aprire la porta a interessanti sviluppi. L’otturatore, a differenza del 770 e a similitudine del Marlin H7, è ora a due tenoni frontali ed è composto da varie parti. Partendo dalla zona posteriore troviamo un “tappo” sagomato (il bolt shroud): la sua geometria è complessa e ha una forma molto particolare, che può piacere o meno, mentre posteriormente presenta un foro attraverso il quale può sporgere, anche se di pochissimo, la coda del percussore quando armato.
Il “tappo” continua in avanti con un settore cilindrico che penetra nel corpo dell’otturatore, cui viene fissato con un semplice incastro a baionetta: lo smontaggio è immediato e veloce e non richiede alcun attrezzo. Questo componente è realizzato in una qualche lega non ferrosa ma le dimensioni del dente di incastro dovrebbero dare garanzia di una lunga durata. Il gruppo di scatto Crossfire Dopo il tappo troviamo il corpo dell’otturatore, in acciaio, cui è saldata la manetta, in puro stile Remington 700. La forma della manetta è simile a quella del 700, ma qui abbiamo un profilo più schiacciato del pomello, con al centro la lettera R stilizzata: da notare che in apertura la manetta viene a scorrere molto vicino alla campana dell’ottica, aspetto da tenere presente quando si sceglie lo strumento da installare sul 783. Anteriormente troviamo, spinata e rimovibile, la testina di otturazione, dotata di due grossi tenoni contrapposti e montata con l’interposizione di una molla a tazza. Questa testina è identica a quella utilizzata sul Marlin H7, dotata di espulsore a piolo, estrattore a ghigliottina
La leva per separare l’otturatore dal castello è identica a quella vista sul Marlin H7 e, ancor prima, sul Winchester 70
Le scritte indicano chiaramente che la carabina è stata prodotta nel modernissimo stabilimento di Mayfield, dove vengono realizzate anche le Marlin H7
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In basso alla pagina; vista laterale sinistra del 783
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070 La linea Battlezone di Redfield se non si tratta di un prodotto specifico per l’attività venatoria. La linea Battlezone è composta da due modelli, il Tac -22 2-7x34, indirizzato alle armi calibro .22 Long Rifle ed il 3-9x42 che ovviamente è quello ricevuto per le prove. Diciamo subito che si tratta di uno strumento di costo moderato, circa 250 euro, che ben si accoppia alla Remington 783, contribuendo alla filosofia “poca spesa, molta resa”. Nonostante il prezzo popolare, il Battlezone presenta infatti nu-
merose caratteristiche di punta. Le lenti sono “fully multicoated”, il che significa che tutte le loro superfici, interne ed esterne, presentano un rivestimento multistrato che riduce drasticamente le perdite di luminosità e consente una visione nitida e luminosa. Il cannocchiale è impermeabilizzato e antinebbia, nonché garantito per la resistenza ad urti anche importanti, ma le sue caratteristiche specifiche risiedono nel sistema di regolazione delle torrette. Con ogni
Battlezone 3-9x42 vengono forniti due cappucci della torretta verticale, con incise le varie distanze relative alla caduta del proiettile. Questi BDC (Bullet Drop Compensator, ossia compensatori di caduta del proiettile) sono specifici per la palla da 55 grani del .223 spinta a 3100 fps, e per quella da 168 del .308, alias 7,62 Nato, che parta a 2650 fps, appunto le due munizioni tipiche dei “campi di battaglia”. I riferimenti vanno di 50 in 50 yard, non metri, e sono
A sinistra: il Redfield Battlezone 3-9x42 Sopra: il reticolo del Battlezone
e perno di fissaggio trasversale. Attaccato con due bulloni sotto il castello troviamo il gruppo di scatto, denominato dalla Remington Crossfire e tarato di fabbrica sul chilo e mezzo o poco più: tutti i leveraggi sono ospitati in un blocco di alluminio, da cui sporgono solo il grilletto ed il bullone di regolazione del peso di scatto. Lo scatto risulta netto e privo di attriti parassiti: la levetta posta sulla mezzeria del grilletto fornisce una specie di primo tempo, dopodichési incontra il secondo tempo in cui si sgancia il percussore. L’idea ricorda quella dell’Accu Trigger della Savage, scatto che ha avuto il merito di costringere i vari produttori a progettare nuove e migliori geometrie, ma il Crossfire, a parte riproporre la leva sulla mezzeria del grilletto, è molto diverso dal disegno Savage. Però è molto, molto simile allo scatto Pro-Fire utilizzato sul Marlin H7: diciamo pure che è lo stesso. Niente male, ovviamente: funziona benissimo, qualunque sia il suo nome. Il gruppo
di scatto comprende anche la funzionale leva per separare l’otturatore dell’arma, ispirata a quelle del Winchester 70 e molto più comoda di quella del Modello 700. Il Remington 783 è alimentato tramite un
caricatore amovibile realizzato in lamiera di acciaio. La sua capacità è di quattro colpi, presentati alternativamente: si riempie con facilità e consente un’alimentazione fluida e priva di impuntamenti.
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Nome storico nel settore delle ottiche per carabina, la statunitense Redfield è tornata agli splendori di un tempo grazie alla Leupold che ha acquistato il marchio. Oggi la casa propone quattro linee di ottiche, la Revenge, la Revolution, la Battlezone e la Counterstrike, alcune realizzate negli USA ed altre nelle Filippine. Delle ottime doti della Revenge abbiamo già parlato in altre occasioni, ora è la volta della Battlezone, messa alla prova con il Remington 783, anche
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relativi alle distanze da 100 a 500 e riteniamo che l’utilità di questi BDC in ambito ludico e venatorio sia notevole. Abbiamo poi trovato molto comodo il sistema di messa a fuoco posteriore, basato su un solo movimento dell’oculare, movimento pastoso e che non perde la regolazione con le vibrazioni dello sparo; molto dura anche la ghiera girevole per selezionare il numero di ingrandimenti, forse anche troppo dura. Il reticolo del Battlezone è formato da una croce con numerosi riferimenti che dovrebbero consentire a un tiratore esperto di misurare le distanze
dai bersagli, ma il manuale d’uso, peraltro abbastanza completo, non dice a quale ingrandimento siano sottese le misure indicate: supponiamo sia al massimo degli ingrandimenti, ma dovremmo fare delle prove. La qualità della parte ottica ci è sembrata decisamente buona, priva di effetti di aberrazione cromatica e di deformazione ai bordi, ed anche la resa dei colori è apparsa corretta. La Redfield offre sui suoi cannocchiali la garanzia “NoExcuses”, in pratica a vita, a dimostrazione della fiducia che ripone in essi.
Il segnalatore di percussore armato sporge dal tappo posteriore
(G. C.) Mettiamolo alla prova Veramente esemplare il sistema di aggancio: si appoggia l’astuccio posteriormente, facendo entrare una sua sporgenza nella corrispondente sede nel calcio, e lo si sospinge in alto nella parte anteriore, facendo scattare il fermo a molla. Il pulsante per la sua rimozione è posto appena davanti al serbatoio stesso e risulta ben protetto da attivazioni accidentali: il posizionamento dell’astuccio è determinato dalla calciatura, sulla quale sono ricavati i punti di aggancio. Pur essendo indirizzato all’attività venatoria, il 783 non porta organi di mira metallici, ma ovviamente presenta i classici quattro fori per il montaggio di basi a scelta dell’acquirente. Il castello, come detto, è perfettamente cilindrico e necessita di attacchi specifici, o quasi. Sono infatti utilizzabili quelli per il Savage e, volendo, si possono montare due basi anteriori del normale
Nelle due foto (a destra e a sinistra): l’otturatore completo estratto dal castello e scomposto nelle parti principali
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Sotto:le due torrette per compensare la caduta del proiettile, una per il .223 ed una per il .308
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Remington 783 cal. .30-06
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Prezzo suggerito: 646 euro
A sinistra: tipica rosata a cento metri, ottenuta senza molto impegno e con cartucce da caccia
Costruttore:Remington Arms Company, www.remington.com Importatore: Paganini spa, www.paganini.it Modello: 783 Tipo: carabina a ripetizione ordinaria Calibro: .30-06 (altri calibri .270 Winch., .308 Win. e 7 mm Rem. Mag.) Funzionamento: bolt action
Canna: 22” – 560 mm Rigatura: passo 1:10” Sistema di percussione: percussore lanciato Alimentazione: serbatoio bifilare - Capacità totale quattro colpi più uno Congegno di scatto: Crossfire, regolabile. Scatto in due tempi Calciatura:sintetica monopezzo
Estrattore: a ghigliottina, incastrato sulla faccia dell’otturatore Mire: assenti. Fori filettati per il montaggio dell’ottica Congegni di sicurezza: automatica al grilletto. Manuale a leva sul lato destro del castello a due posizioni Peso: 3.300 g Dimensioni: lunghezza 1080 mm
Il gruppo di scatto Crossfire: le somiglianze con quello del Marlin sono più che evidenti
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Espulsore: a pulsante molleggiato sulla testa dell’otturatore Materiali: acciaio al carbonio per fusto, canna ed otturatore. Ponticello e calciatura in materiale sintetico Finitura: nera opaca Tipo: arma comune da caccia
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Sopra e a destra: le cartucce Barnaul 30-06 danno luogo ad una pittoresca fiammata
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A destra: il caricatore in acciaio a presentazione alternata contiene quattro cartucce. L’azione del 783 è dimensionata sul .3006 ed accetta cartucce lunghe al massimo 85 millimetri
Remington 700: difficile non trovare quanto serve senza problemi. Per la prova abbiamo ricevuto basi ed anelli
Leupold STD ed il nuovo cannocchiale Battlezone della Redfield (vedi riquadro), come munizioni abbiamo reperito
La calciatura, realizzata in un materiale estremamente duro, presenta anche due pillar in alluminio
cartucce da caccia da 150 e 180 grani, ed abbiamo effettato i tiri a cento metri. Il 783 se l’è cavata egregiamente, con rosate regolari e intorno al MOA; la percussione è risultata potente e centratissima ed i bossoli sono usciti come nuovi, senza il minimo segno di sfiancamento. In definitiva il Remington 783 si è rivelato un ottimo fucile: certo non è stato pensato per un concorso di bellezza, ma per essere costruito con costi ridotti e venduto ad un prezzo accettabile. Quello che conta, per noi utenti finali, è che le prestazioni non sono ridotte come il prezzo, ma risultano, come minimo, equiparabili a quelle di armi molto più costose ed elitarie. M C
Si ringrazia per la collaborazione l’armeria Bernardini di Carrara.
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News Prodotti & Accessori
Un sole in tasca
Compatto e leggero
Comodi e per tutti i giorni
Il Tasco off Trail 8x32 è un cannocchiale di fascia economica (95 euro) e prestazioni oneste, grazie alle lenti multicoated e al telaio gommato a prova di appannamento. Dotato di sistema di prismi a tetto, presenta oculari estraibili Twist Up e sistema centrale di messa a fuoco. Sue caratteristiche distintive sono la compattezza e il peso (solo 442 grammi). Per informazioni: Canicom Italia, tel. 0583 462.363, www.canicomitalia.com
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Cappello antipioggia e vento Il Fjall Raven Hunter Hat è un pratico e intelligente copricapo realizzato con materiale brevettato Hydratic, antivento e antipioggia, con finitura spazzolata. È garantito impermeabile fino a una colonna d’acqua da 10.000 mm. Sotto a un primo strato removibile della tesa vi è una secondo strato dal colore safety orange per offrire una maggiore visibilità quando richiesta. Costa 130 euro. Per informazioni: www.askari-hunting-shop.com
LA VETRINA DI ARMI MAGAZINE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La torcia ricaricabile Led Lenser P5R monta un comando autofocus bloccabile: agendo direttamente sulla testa della torcia con il pollice, si può disporre di una luce intensa e profonda oppure molto larga e meno intensa. Realizzata in alluminio aereonautico anodizzato nero, la P5R è leggera (81 grammi con batteria) ma offre con un solo led una potenza massima di ben 210 lumen, e fino a 210 metri. Tre i programmi di luce: luce alta, bassa, e strobo. Costa circa 100 euro. Per informazioni: Led Lenser Italia, tel. 030 407.80.24, www.ledlenser.com
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Borsa di ampie dimensioni, resistente all’acqua, con tasche di varie dimensioni interne ed esterne, la Beretta Xtreme Ducker Bag Large ha copertura a flap con comodo spallaccio, e fondo termoformato. È in Gore Optifade Waterfowler, tessuto studiato per la caccia agli acquatici; il rivestimento in poliuretano garantisce massima silenziosità. Prezzo: 148 euro. Per informazioni: Beretta, tel. 030 83411, www.beretta.it
Il Tipton Best Gun Vise è un adattatore universale per la pulizia di canne di ogni diametro; la semplice quanto ingegnosa soluzione consente di applicare un recipiente di materiale plastico (una comune bottiglia d’acqua vuota in PET) alla volata dell’arma così da recuperare pezzuole, lubrificanti in esubero e residui carboniosi senza sporcare l’ambiente di lavoro. Prezzo: 10 euro. Per informazioni: Bersaglio Mobile, tel 0522 518.344, www.bersagliomobile.com
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Il mirino con l’alzo L’LPA MC80F è un mirino integrale a rampa con trattamento anti-riflesso e inserto in fibra ottica di colore rosso. Si applica alla canna mediante due viti (distanza tra gli assi del foro: 24,5 millimetri). Disponibile in 4 altezze (14,5, 15,5, 16,5, e 17,5 mm), è idoneo all’impiego su canne di diametro compreso tra 14 e 16 mm. Costa 18,30 euro. Per informazioni: LPA Sights, tel. 030 891.14.81, www.lpasights.com
Comunicazioni assicurate
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Il G11S è un rice-trasmettitore della gamma semi professionale di Midland, ha 16 canali di comunicazione (8 PMR446 + 8 sub-canali preimpostati) ed è molto intuitivo nell’utilizzo. La scocca in metallo garantisce resistenza negli impieghi più gravosi. Dotato di funzione VOX per la trasmissione a mani libere, è fornito di software che consente la programmazione di canali e frequenze e l’attivazione di funzionalità specifiche. Costa 99 euro. Per informazioni: Midland, tel. 0522 509.411, www.midlandradio.eu
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076 La linea dell’Ares Light: semplice, essenziale ma anche funzionale alle necessità di un cacciatore che bada alla sostanza
testo e foto di Simone Bertini
P
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Leggero… anche nel prezzo! Una proposta di Rizzini da cogliere al volo; un sovrapposto “semplificato” in alcune finiture e nel prezzo, ma con la collaudata meccanica della Casa di Marcheno. Ecco l’Ares Light cal. .410
artiamo da un ragionamento spicciolo, banale quanto si vuole, ma necessario prima della descrizione della prova tecnica dell’Ares Light di Rizzini… Perché mai Rizzini, un nome ampiamente conosciuto nel mondo dei fucili da caccia per la qualità delle sue armi e per le innovazioni tecnologiche, dovrebbe fare un fucile “primo prezzo”? Per una questione di mode? Per fare concorrenza al mercato sempre più invaso da prodotti “Made in Turkey”? Forse sì, forse la spiegazione risiede nelle frasi sopra citate… o forse no! Vedete, cari lettori, tutti voi ben conoscete la situazione economica che ci affligge e le ripercussioni che questa ha avuto (e sta avendo) nelle nostre azioni quotidiane. Abbiamo imparato a fare di necessità virtù, restringendo i già magari risicati budget
Ares Light: un sovrapposto economico ma performante con cui uscire a divertirsi senza svenarsi
familiari, tirando la cinghia laddove non strettamente necessario, sacrificando anche la nostra sana passione. Già, rinunciando anche alla cacciata oltre confine, a qualche uscita in riserva, alla cena fuori e… all’acquisto di un nuovo fucile. E magari ci accontentiamo di sognare sulle pagine di una rivista (ovviamente le nostre!), in attesa di entrare in possesso del pezzo agognato. Chi di noi non ha faticosamente risparmiato qualche euro, mettendolo da parte per poi “impiegarlo” nell’acquisto di un fucile, di un’arma o di un accessorio
legato a doppio filo al nastro rosso della nostra passione venatoria? Sono certo che molti si staranno immedesimando nelle mie parole, che altro non sono che il frutto delle chiacchierate con i miei amici e delle osservazioni del variegato popolo dei seguaci di Diana. Ci dicono che presto saremo fuori dalla crisi, che i consumi ritorneranno a salire, chissà! Nel frattempo ben vengano le proposte come quella odierna, con un fucile entry level che invoglierà molti a fare uno sforzo pur di imbracciarlo. Attenzione però: la corsa al ribasso dei prezzi (con-
RIZZINI ARES LIGHT CAL. .410 Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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L’astina termina con un elegante becco d’anatra, che ingentilisce il fucile; le minute dimensioni del calibro .410 (oggetto della prova) sono rispettate. La bindella superiore è ventilata, quelle laterali di giunzione dei tubi sono piene Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Le incisioni sui due lati di bascula sono simmetriche e caratterizzate da un ornato profondo
ditio sine qua non per attirare qualche potenziale cliente) non deve assolutamente svilire il prodotto o (meno che mai) sacrificare la qualità. Un errore del genere non sarebbe perdonabile e – per usare una perifrasi piuttosto in voga – “il gioco non varrebbe la candela” (non ne varrebbe la pena, N.d.A.). Comprare a poco prezzo un prodotto di bassa qualità potrebbe portare rapidamente all’insoddisfazione del cliente ed alla sua disaffezione verso il marchio, il brand. Fatta questa doverosa premessa, andiamo ad esaminare da vicino l’Ares
Per quanto riguarda il petto di bascula, nessun dubbio; la superficie metallica è completamente incisa! Il risultato è gradevole
Light, un sovrapposto di Rizzini venduto all’incredibile prezzo di 899 euro (+ I.V.A.) sino al 31 dicembre 2013. Il fucile in generale… Chi ha sparato con un sovrapposto Rizzini, probabilmente conoscerà questa tipologia di fucile, da sempre cavallo di battaglia della Casa di Marcheno. L’Ares Light deriva dall’Omnium Light, presente da tempo in listino. Rizzini ha deciso di “semplificare” l’Omnium Light, togliendo qualche orpello, qualche “frills” (per dirla all’inglese) e mantenendo inalterata
la sostanza. Con il vantaggio di abbattere significativamente il prezzo di vendita, almeno sino alla fine dell’anno, termine al momento indicato quale ultimo utile per approfittare dell’offerta. Il fucile in prova è in calibro .410, ma può essere ordinato anche in calibro 12, 20 e 28. Le bascule sono dedicate al calibro (eccezion fatta per il calibro .410, che è montato su bascula del 28). L’aspetto esterno del fucile non sembra povero, anzi; si nota che qualche particolare è stato semplificato, ma il giudizio finale dipende anche dall’uso che si vuole fare del ARMI LUNGHE
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078 circolazione possiede canne di siffatta lunghezza, idonee a cacciare praticamente tutte le specie animali consentite in Italia e all’estero. Magari avessi avuto da ragazzo un fucile con canne di 67 o 71 cm! Sparavo anche alle beccacce nel bosco con un fucile da trap (l’unico che avevo disponibile allora e mi sembrava di toccare il cielo con un dito…), anche se frequentemente “scortecciavo” gli alberi, senza portare a casa niente. I tubi sono forati a 10,4 – 10,5 mm, per un peso di 1,141 kg (0,260 kg l’astina e la croce, 0,954 kg il calcio e la bascula). Ancora: l’acquirente può scegliere fra tre strozzatori, a sua scelta. L’Ares Light ha le canne munite di strozzatori intercambiabili e il numero di tre può sembrare riduttivo. Non è così; oltre ai due montati, un terzo strozzatore può risolvere numerose situazioni venatorie. Anche in questo caso parliamo della grande maggioranza dei cacciatori, che lavorano con le accoppiate quattro/due o tre/una stella. Scegliendo con oculatezza (e in virtù delle cacce praticate), tre strozzatori sono sufficienti. Nessuno vieta, infine, di aggiungerne uno o due qualora si presenti la necessità. L’estetica complessiva risulta gradevole; l’Ares Light è un fucile che non spicca voli pindarici nell’Olimpo dei fucili, ma si difende bene e direi che va anche oltre lo scopo per cui è stato creato: sparare
fucile. Chi cerca un’arma robusta, solida e non si cura troppo della qualità del legno o delle incisioni della bascula, direi che ha trovato dove fermarsi, in Rizzini così come presso le Case armiere che propongono soluzioni simili. … e nel dettaglio Rispetto all’Omnium Light, la calciatura (pala ed astina) in noce standard non è finita ad olio, bensì verniciata. Indubbiamente meno bello, il calcio dell’Ares rimane comunque in noce, scelta che mi sento di condividere appieno (come ho ricordato molte volte) per il calore che la materia naturale riesce comunque a trasmettere rispetto ad un qualsivoglia polimero. Poi un calcio in sintetico trova numerose giustificazioni e ragioni d’impiego, ma in un sovrapposto continuo a preferire un noce standard e non venato ad altri materiali. Senza dimenticare che una calciatura in noce che non presenta venature o fiammature non va ad inficiare minimamente l’esito balistico della fucilata; è quindi la scelta giusta per tutti coloro che il fucile lo utilizzano davvero, magari nel folto del bosco o nelle zone impervie di montagna, dove un contatto ravvicinato con una pietra o con uno spino particolarmente rabbioso è sempre possibile. Il cuore (ed il portafoglio) non ne soffrirebbe troppo…
Lo zigrino è laserato sul legno e offre un buon grip, sia sull’impugnatura, sia sull’astina. A differenza dell’Omnium Light, non riscontriamo lo zigrino “scozzese”. L’impugnatura è a pistola, piuttosto aperta e adattabile a tutti. Un’ulteriore semplificazione è data dalla impossibilità di scegliere a piacere la lunghezza delle canne; o 67 cm (esemplare in prova) o 71 cm. Punto e basta. La limitazione consente un’economia di scorte di magazzino, e – ancora una volta – direi che non mi sembra poi così fondamentale. La stragrande maggioranza delle armi in
Il calcio è in noce standard, verniciato. In ogni caso, è una calciatura in noce, materiale per eccellenza sui fucili…
RIZZINI ARES LIGHT CAL. .410 Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La componentistica dell’Ares Light è certamente mutuata da altri fucili Rizzini. Le bruniture della chiave, del ponticello e del comando a slitta della sicura contrastano con la bascula in lega di alluminio
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e sparare bene. I due fianchi di bascula presentano la parte anteriore tirata liscia a specchio e quella posteriore incisa a laser con un ornato ricco di chiaro/scuri; il petto di bascula è invece completamente inciso con lo stesso ornato profondo. L’effetto è piacevole e appropriato per le caratteristiche e la categoria dell’arma. La bascula, costruita in lega di alluminio, contrasta cromaticamente con la componentistica brunita: chiave di apertura, cursore a slitta della sicura e ponticello. Il comando della sicura incorpora anche il cursore per l’inversione dei cani; l’Ares Light è infatti dotato di un monogrilletto selettivo. Ampio e ben conformato il ponticello. L’incassatura è ovviamente serializzata, ma è fatta piuttosto bene, senza “avanzi” eccessivi di materiale e/o infossamenti di parti metalliche rispetto alla quota lignea. Segno che il grado di industrializzazione ha raggiunto un grado elevato di finitura e di accuratizzazione senza incidere sui costi finali che interessano l’utente. Le canne sono innestate
Compresi nella dotazione tre strozzatori intercambiabili (a scelta del cliente) e una ottima chiave in metallo; quest’ultima (come si evince dalla foto) è dotata anche di un pratico pulisci filetti
sul monobloc e nel punto di saldatura è visibile un leggero cordoncino; il monobloc è finito a bastoncino e presenta due generosi ramponi sui quali si va ad innestare il robusto tassello che emerge dal fondo della bascula. Un sistema di chiusura a prova di bomba, certamente non innovativo ma garante di anni ed anni di utilizzo sereno. Gli estrattori sono automatici e a grande sviluppo. Il
Gli estrattori automatici sono a grande sviluppo e funzionano molto bene (aspetto importante per le lunghe cartuccine calibro .410)
loro funzionamento pratico è senza pecche, anche a fronte delle numerose cartucce sparate in breve tempo; abbiamo sparato, aperto e chiuso il sovrapposto rapidamente e continuamente, giusto per verificare il corretto funzionamento degli estrattori. Cosa non affatto scontata, quando stiamo sparando le cartucce esili e lunghe del 36 magnum. In ultima analisi, possiamo dire che l’Ares Light non deve suscitare preoccupazioni circa il corretto funzionamento della componentistica; esattamente come per gli altri modelli, anche Labindellaèrabescataantiriflessoetermil’Ares viene venduto na con un classico mirino sferico in ottone con la garanzia di ben dieci anni sulle parti meccaniche! Un plus sicuramente apprezzabile e che rasserena l’utente; la semplificazione estetica non riguarda la meccanica. Molta attenzione è dedicata alla sicurezza. Lo evinciamo dal ricco
Nonostante il peso complessivo ridotto, l’astina appare “sostanziosa”; al centro della croce è visibile il grosso puntone brunito che asserve il caricamento dei cani tramite le slitte sul fondo di bascula
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L’interno della bascula dell’Ares Light; nella zona fra i percussori è presente una piastrina in titanio, allo scopo di preservare l’integrità della zona anche dopo molti anni di intenso utilizzo…
LA PROVA IN POLIGONO
La prova di sparo, condotta nel tunnel dell’azienda, sparando con strozzatore tre stelle a 20 metri. Cartuccia Fiocchi F 410, piombo numero 7 e ½; ottima la distribuzione dei pallini nei cerchi canonici
catalogo Rizzini, leggendo i consigli sull’utilizzo delle armi con frasi piene di buon senso e troppo spesso disattese, e lo confermiamo anche sui meccanismi interni del fucile. Il Rizzini Ares Light viene consegnato in una scatola di cartone con la dotazione dei suoi tre strozzatori descritti in precedenza (in una scatolina di plastica) e un’ottima chiave in metallo, dotata anche di un pratico pulisci filetti.
stelle a 20 metri di distanza, mentre per la seconda canna ho utilizzato lo strozzatore una stella e una distanza di 25 metri. Un’abbinata che permette una buona valutazione delle rosate a di-
stanze di ingaggio usuali anche per un calibro piccolo quale il .410. E’ infatti prassi dei cacciatori che si avvicinano ai calibri piccoli, cercare di duplicare le prestazioni che ottengono con i calibri
Prova di sparo e conclusioni Il consueto test si è svolto nel tunnel interno all’azienda. La cartuccia utilizzata è stata la Fiocchi F 410 da 19 grammi, piombo numero 7 e ½. Ho testato l’arma a due distanze differenti; la prima canna con montato lo strozzatore tre La bascula con le batterie montate; le molle sono a spirale su guidamolla. Il cane di destra (prima canna) è disarmato, mentre quello di sinistra (seconda canna) è armato
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081 Rizzini Ares Light cal. .410
¤
PREZZO INDICATIVO:
1.090 euro
Stesse condizioni sperimentali, ma strozzatore una stella e distanza aumentata a 25 metri; anche in questo caso la distribuzione dei pallini è omogenea
Produttore: Rizzini srl, tel. 030 861163, www.rizzini.it Modello: Ares Light Calibro: 12, 20, 28, .410 (in prova) Camera di cartuccia: 70 mm (2 e ¾”) per il calibro 28, 76 mm (3”) per tutti gli altri calibri Tipologia d’arma: fucile da caccia a canne sovrapposte
Sistema di chiusura: a tassello basso su ramponi Bascula: in lega di alluminio con piastrina in titanio, dedicata al calibro (cal. .410 montato su bascula del cal. 28) Finitura/incisione: ornato a laser su petto e lati di bascula Canne: in acciaio trilegato, bancate con il giglio
maggiori; questo non è ovviamente né corretto, né possibile, anche se – grazie al miglioramento delle conoscenze balistiche delle armi e delle cartucce – i valori non sono poi così lontanissimi.
Lunghezza canna: 67 cm (esemplare in prova), oppure 71 cm Strozzature: 3 strozzatori a scelta del cliente Estrazione: automatica Bindella: ventilata; bindelle laterali piene Grilletto: monogrilletto selettivo Mirino: a sfera in ottone
Sicura: cursore a slitta sulla codetta di bascula con invertitore dei cani Calciatura: in noce standard verniciato, impugnatura a pistola. Calciolo in bachelite Peso (appross.): 2,7-2,8 kg circa (cal. 12); 2,5-2,6 kg circa (cal. 20); 2,3 kg circa (cal. 28); 2,4 kg circa (cal. .410)
L’importante è non esagerare e cercare di gustare appieno il calibro che abbiamo scelto, senza voler strafare. Orbene, la valutazione delle due rosate è molto lusinghiera; in entrambe è apprezza-
Buono il livello generale di finitura
bile una buona guarnitura dei pallini nei canonici centri concentrici, senza vuoti nella distribuzione dei pallini. Nessun appunto sulla percussione e sull’espulsione. Il peso irrilevante e la compattezza dell’arma rendono fulmineo il puntamento, così come il brandeggio. Con l’Ares Light è possibile sparare a lungo senza accusare… il colpo; al limite consiglio di sostituire il calciolo in bachelite con uno in gomma. Ricordo anche che il fucile è costruito interamente in Italia (uno dei vanti dell’azienda creata da Battista Rizzini). Del prezzo abbiamo già detto e riteniamo non vi sia bisogno di altri commenti oltre a quelli positivi già eLo sgancio dell’astina è affidato a questo piccolo pulspressi; non vi resta che… sante raggiungibile in uno apposito incavo del legno provarlo! M C
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L’autore al tiro nel tunnel interno della Rizzini
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Solide come la roccia guardalo su:
di Fabio Ferrari ferstudio@libero.it
Dall’americana Rock Island Armory due 1911 model caratterizzate dalla cura costruttiva e dalla precisione, oltre che da un prezzo corretto: 2011 Tactical HC (alta capacità), bifilare sportiva, e la 1911 Match, monofilare e più tradizionale Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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L
e pistole R.I.A. (Rock Island Armory), più brevemente Rock Island – come si legge sulla copertina del loro catalogo – sono prodotte dalla industria Filippina Armscor, affiancata dal 1985 dalla Armscor Precision USA con sede a Pahrump (Nevada), non lontano da Las Vegas. Non va confusa con la R.I.A. (Rock Island Auction Company) che si trova in Illinois, a meno di tre ore di auto da Chicago, ed è tra le maggiori, se non la più grande, Case d’aste del mondo dedicata alle armi da fuoco. L’azienda esiste fin dai primi anni 50 e nel tempo è diventata fornitrice di parti finite per numerosi costruttori, fra cui rammentiamo Charles Daly, Auto Ordnance e STI – quest’ultima ben nota anche da noi perché presente da parecchi anni sul nostro mercato, con pistole che hanno saputo conquistare una buona reputazione. La gamma di armi Rock Island costruita è in verità più ampia, in quanto oltre alla serie di derivazione Colt 1911 in differenti calibri, ricomprende revolver calibro .38 Special, fucili semiauto di piccolo calibro, shotgun a pompa calibro 12, carabine a otturatore girevole scorrevole in calibro a percussione anulare .22 LR o .22 Magnum, ovvero centerfire. Queste ultime carabine, come anche le pistole della serie TCM, impiegano un calibro proprietario presentato pochi anni or sono allo Shot Show: il .22 TCM (sta per Tuason & Craig Micromag). Tale munizione nasce per essere destinata all’impiego in arma corta, ricavata da un bossolo 9 mm e colletto a bottiglia, chiuso per ospitare un proiettile calibro .223 che viene spinto da 1.900 a 2.100 piedi/secondo se sparato in una pistola tipo 1911 (a seconda della lunghezza della canna), velocità che sale a oltre 2.800 piedi/secondo quando impiegato in una carabina. A
La R.I.A. 1911 Match 6”
dire il vero, avendo avuto l’occasione di esaminare da vicino le munizioni (purtroppo non sono riuscito a sparare con la TCM 22) sembrerebbe più un bossolo in calibro .223R opportunamente accorciato che un comune 9 mm; sia come sia, il colpo finito s’infila in un comune caricatore prismatico da pistola calibro 9 della capacità di 17 colpi, accessorio realizzato dalla italiana MecGar come quelli che equipaggiano le due armi oggetto della prova. Armscor realizza e commercializza anche le munizioni finite ad un prezzo di 22-25 dollari per scatola da 50 colpi, ma questo calibro non è a oggi disponibile in Italia. Al di là della novità costituita dal
.22 TCM l’attenzione della RA Sport di Manerbio si è concentrata sulla completa gamma di derivazione Colt 1911 nei due calibri che vanno per la maggiore, il .45 ACP e il 9 millimetri (9x21 IMI per il nostro mercato), oltre al modello XT 22 in calibro .22 LR che sarà oggetto di una futura prova. Non la solita nineteen-eleven… La gamma di pistole disponibili comprende ovviamente modelli tradizionali con caricatore monofilare e canna da 5 pollici, ma l’abbondanza sul nostro mercato di modelli simili di numerosi altri costruttori mi ha fatto propendere per
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083 La R.I.A. 2011 Tactical HC (alta capacità), a sinistra, rappresenta una risposta agli appassionati di pistole di derivazione 1911 per impiego tattico e caricatore bifilare. La R.I.A. 1911 Match 6” viene incontro a chi desidera una pistola da tiro di impianto tradizionale 1911; la canna da sei pollici match grade e la costruzione interamente in acciaio garantiscono ottima precisione e gestibilità, anche con le munizioni più potenti
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La 1911 Match rinuncia alla boccola anteriore grazie alla canna di grande diametro marcatamente conica verso il vivo di volata. Notare l’accurata finitura opaca e il lungo e pesante guida molla
una scelta differente. È vero che ormai abbiamo visto e testato tipologie Colt 1911 in tutte le salse, dalle ultra compatte alle full race da tiro dinamico, e che risulta assai difficile – forse impossibile – inventarsi qualcosa di nuovo. Ritengo comunque che l’appassionato che si rivolge alla gamma R.I.A. possa rinvenire spunti interessanti e meno scontati nei due modelli scelti: la High Capacity della serie Tactical e la Match 6” della serie omonima. Molto intrigante anche la 1911 Compact a canna corta da 3,5” di profilo conico in volata (quindi priva di bushing), con mire di tipo ribassato e adatte al tiro in condizione di luce scarsa. Un concentrato di potenza e portabilità per chi fatica ad abituarsi al polimero e preferisce ancora una pistola di tipo tradizionale, nell’aspetto e nei materiali. Sempre competitivi i costi che l’appassionato dovrà sostenere: la gamma R.I.A. parte da 700 euro fino ad arrivare
a 1.200 per il modello più costoso (la Match 6” in prova). In modo molto superficiaLa volata delle due pistole mostra la differente scelta per il blocco le, dopo le esamianteriore della canna (boccola sulla 1911 e profilo conico sulla 2011); neremo in dettaidentici i mirini con riporto in fibra ottica di colore rosso. Il modello glio: la prima delle 2011 presenta gli intagli di presa, giustamente angolati, anche sui due pistole è una lati anteriori del carrello bifilare da 13 colpi con rail tattico Alta capacità con un occhio integrale, dotata di tutti quegli accorgialle situazioni “dinamiche” menti che stanno a metà fra una pistola La bifilare si presenta con una finitura per impiego professionale e una per uso opaca lievemente duotone, con il fusto sportivo; la seconda è una monofilare tendente al grigio-verde scuro e il carrello da tiro, con avanzate caratteristiche riscontrabili nella scelta della canna, nella catena di scatto e delle mire che la rendono più adatta all’impiego in poligono.
Vista laterale del fusto della 2011 Tactical; le guancette in materiale denominato G10 hanno una texture complessa ma assolutamente efficace. Il loro spessore è minimo per non ingigantire la già abbondante impugnatura, indispensabile per contenere il magazzino bifilare. Il costruttore ha annunciato che le nuove serie impiegheranno guancette combat in gomma
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I carrelli delle due pistole R.I.A. a confronto: a parte l’ovvia differenza nelle dimensioni e la presenza del bushing sulla Tactical, l’esecuzione è curata in entrambi. Possiamo notare piccole differenze a favore della Match; alcune parti sono lucidate ed esiste un alloggiamento per la bielletta di fermo della canna ricavato all’inizio dell’asta guida molla. Assente in entrambe il perno della sicura automatica al percussore
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nero. Il fusto in acciaio ha l’impugnatura delle dimensioni adatte a contenere il caricatore da 13 colpi in lamierino, con elevatore e soletta in materiale plastico, marcato “P14 .45 ACP – made in Italy”; alcuni fori consentono di visualizzare il riempimento del serbatoio. Le prime 10 munizioni s’inseriscono agevolmente, per le successive occorre uno sforzo maggiore. La parte inferiore termina con un invito a minigonna con la medesima finitura del fusto, ben realizzato e raccordato per velocizzare il cambio del caricatore che, nella parte anteriore, presenta uno svaso per l’appoggio del dito mignolo. Posteriormente l’alloggiamento del vano della Il lato inferiore della 2011 Tactical è stato lavorato fino a ottenere un rail integrale a tutta lunghezza, con intagli tipo picatinny, per montare tutti gli accessori studiati per queste armi, tipicamente dispositivi di illuminazione e designatori laser
di sparo. Il grilletto, di tipo scheletrato e privo di vite per annullare il collasso di retroscatto, ha una guardia tonda liscia di tipo tradizionale, mentre il cane è alleggerito. La porzione anteriore del fusto copia il carrello per l’intera lunghezza, il suo profilo esterno è squadrato e integra una lunga slitta picatinny a cinque intagli per il fissaggio di eventuali accessori, quali dispositivi di illuminazione o di puntamento. Le finiture esterne sono molto buone e anche le lavorazioni interne mantengono standard elevati, senza porosità visibili e parti grezze non riprese. In corrispondenza della sommità dell’alloggiamento del caricatore si nota l’assenza di qualsiasi tipo di rampa di alimentazione (anche la canna da 5” ne è priva); c’è solo un minuscolo svaso, appena accennato, e solo le prove al poligono con diversi tipi di proiettile potranno confermare la validità di tale scelta. Tutte le scritte identificative e i segno distintivi sono riportati sul telaio: fra la guardia del grilletto e il primo slot della rotaia porta accessori è inciso il nome del costruttore “AP INTL – PAHRUMP NV – PHILIPPINES”; sul lato destro è incisa la matricola “RIAxxxxxxx”, la denominazione del modello “TACT. 2011” e per il nostro mercato i punzoni del BNP. Veniamo a esaminare da vicino il complesso carello-canna-mire; il carrello segue una estetica del tutto tradizionale,
molla principale è in polimero plastico con zigrino in rilievo, mentre davanti la presa avviene su una superficie liscia e tondeggiante, solcata da cinque intagli verticali. Le guancette sono di peculiare fattura e presentano intagli diagonali e a rete; viste le abbondanti dimensioni dell’impugnatura sono di tipo sottile, ben raccordate con i fianchi e con la leva della sicura manuale – ambidestra di tipo esteso. Il fissaggio avviene tramite quattro viti brunite di tipo tradizionale, ma su tale arma avrei visto bene l’utilizzo di qualcosa di più sfizioso come viti torx in acciaio cromato (ma è un vezzo estetico, lo so). Salendo verso la parte alta del fusto troviamo il pulsante circolare di svincolo del caricatore, di La tacca di mira della Tactical, realizzata dalla nostra tipo maggiorato, e la leva della LPA, è montata bassa sul carrello, ha dimensioni ridotsicura dorsale, che integra un te ma non rinuncia alla doppia regolazione in alzo e in prolungamento a coda di caderiva. Le prove di tiro non hanno mai richiesto alcuna storo a protezione della mano correzione e l’acquisizione del bersaglio in luce diurna del tiratore durante il ciclo si è sempre dimostrata efficace
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Il caricatore della 2011 High Capacity, un componente costruito in Italia, ha la soletta e l’elevatore in materiale plastico e contiene tutte le 13 munizioni calibro .45 ACP che vedete nella foto
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nella quale spiccano i doppi intagli di presa, sufficientemente profondi e giustamente angolati da essere considerati tali. Sul lato sinistro è riportato il logo, accompagnato dalla scritta Rock Island Armory in caratteri ben visibili anche se non vistosi; la Armscor ha comunicato in data 9 settembre 2013 la decisione di rimpicciolirlo e di spostarlo sul primo tratto del carrello. Due profondi intagli servono da punto di ancoraggio degli organi di mira; il mirino è costituito da uno spezzone di fibra ottica di colore rosso; la tacca di mira è del tipo combat ribassata e regolabile in alzo e deriva. Al pari del caricatore è un prodotto realizzato in Italia dalla LPA (serie SPS); l’acquisizione del bersaglio avviene attraverso un intaglio a “U” svasato anteriormente e accompagnato da due bollini colorati in bianco, che non sembrano di grande aiuto in condizioni di luce scarsa.
La canna da cinque pollici di lunghezza riporta la sola indicazione del calibro .45 ACP e i punzoni della prova di banco; è di tipo cilindrico con boccola di tenuta (bushing) e sistema di funzionamento a bielletta e chiusura sui risalti superiori a tutti ben noto. L’asta guida molla è in acciaio a tutta lunghezza; le operazioni di smontaggio ordinario avvengono a mano, senza sforzo alcuno: solo per estrarre il percussore occorre un oggetto appuntito per abbassarlo e sfilare verso il basso il coperchio di fermo. Anche qui troviamo lavorazioni interne molto buone e ben eseguite; dall’esame visivo dell’interno del carrello non risulta presente la sicura automatica al percussore. Rimontata la pistola, il suo peso rassicurante (1.310 grammi rilevati ad arma scarica e caricatore inserito), e l’ottima impugnatura fanno scordare le abbondanti dimensioni rese necessarie dall’impiego del caricatore
ad alta capacità. La manovrabilità di tutte le parti mobili è su buoni livelli e richiede uno sforzo davvero minimo, necessario per la sicurezza del maneggio. Lo scatto – per contro – ha una precorsa breve e senza attriti ma non è leggero come farebbe pensare l’aspetto “racing” dell’arma; sotto tale profilo la R.I.A. 2011 HC è più simile a una pistola militare o da difesa che a una per le specialità dinamiche e sportive. Missione bullseye Seguendo lo schema adottato per l’esame della prima pistola, vediamo insieme le caratteristiche tecniche e costruttive del
Vista superiore del fusto della 1911 Match; si notano la sicura manuale ambidestra, il vano per il magazzino monofilare e la rampa di alimentazione lucidata a specchio
Il percussore di tipo inerziale – identico in entrambe le pistole – con la sua molla e il tappo di fermo, a confronto con la tipica munizione per il .45 ACP, la 230 grani hardball round nose
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Il cane è di tipo alleggerito; il pulsante di svincolo del caricatore sporge più del solito dal fusto essendo di tipo maggiorato, ma la sua forma tradizionale previene ogni manovra involontaria. La leva della sicura manuale, presente anche sull’altro lato del fusto, ha le alette allungate
La tacca di mira a basso profilo è stondata e sagomata per minimizzare ogni impiglio durante l’estrazione. La lunga e arcuata elsa circonda il grilletto scheletrato e protegge efficacemente la mano del tiratore anche durante le azioni di fuoco rapido
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modello 1911 Match e in quali aspetti si differenzia dal resto della produzione R.I.A. Il fusto in acciaio è quello standard di una 1911 full size ed è alimentato da un caricatore monofilare da otto colpi di capacità recante il logo Armscor, l’indicazione del calibro .45 ACP e la scritta “ACT-MAG Italy-PSI Usa”. Su entrambi i lati lunghi del magazzino troviamo sette fori, con accanto la numerazione da 2 a 8. L’elevatore è in metallo e la soletta in polimero plastico. Per facilitare l’inserimento e il cambio del caricatore la parte laterale del vano presenta una svasatura, ma non c’è alcuna appendice accessoria. L’intera soletta inferiore rimane esposta a caricatore inserito nel fusto; questo incrementa l’altezza di circa un centimetro rispetto alla medesima arma a sette colpi. Anche qui la mainspring housing è in plastica e dotata di zigrino, mentre la parte anteriore sulla quale vanno a chiudersi le dita della mano forte reca uno zigrino finissimo, degno delle migliori realizzazioni custom. Le guancette sono in legno pregiato
La vista frontale mostra l’elevato diametro della canna match grade. Notare la presenza dell’intaglio per il cacciavite sull’asta guida molla, in due pezzi; questa scorre con precisione entro una lunga boccola in acciaio che si interpone fra asta e carrello
color miele, con doppia losanga a diamante e classica zigrinatura di presa; sono avvitate al telaio tramite due coppie di viti torx. Il pulsante circolare di svincolo del caricatore è di collocazione e dimensioni standard, mentre la sicura dorsale è di tipo maggiorato, con il rilievo solcato da
tre fresature e la coda arcuata e protettiva al pari della sorella ad alta capacità. Proseguendo l’esame esterno anche qui troviamo le medesime appendici ambidestre della sicura manuale, e la stessa tipologia di grilletto e cane (alleggerito/scheletrato). La catena di scatto, o meglio la sua taratura di fabbrica, risulta invece ben diversa fin dal primo approccio out of the box. Medesima la precorsa, forse di poco più lunga ma priva di filature e attriti fastidiosi, ma qui troviamo uno sgancio netto e leggero che rende inutile interventi ulteriori - finché la pistola non capita tra le mani di un tiratore sopraffino e molto esigente, che saprà perfettamente come regolarsi per spremere il massimo dal proprio attrezzo. Nella 1911 Match sia il fusto sia il carrello presentano la medesima finitura, una parkerizzazione fine e omogenea ben distribuita anche sulle parti interne. Il telaio presenta finiture accurate e segni di lavorazione pressoché inesistenti anche nelle parti normalmente nascoste alla vista. L’invito verso la camera di cartuccia è costituito da una rampa svasata, ben raccordata e lucidata a specchio. Il dustcover non è allungato e reca nella sua parte inferiore i marchi del costruttore e il luogo di provenienza della pistola; gli altri segni distintivi sono qui riportati sul lato destro del fusto, con la matricola a sette numeri preceduta dalle lettere “RIA” e la dicitura del modello “M 1911 – A1 FS”. Il complesso carrellocanna differisce alquanto dall’altra pistola in prova, non solo per l’adozione della canna da sei pollici. Troviamo infatti un tipo di canna conica di forte spessore, priva della boccola frontale, totalmente lucidata e asservita da una molla che scorre su un’asta di guida a tutta lun-
Anche nella 1911 Match la tacca di mira di tipo target è montata ribassata sfruttando la fresatura che deve essere ricavata sulla sommità del carrello. Ogni componente è ben raccordato all’altro e rifinito in maniera omogenea; un standard costruttivo davvero elevato. La tacca di mira di tipo sportivo (prodotta dalla LPA) è ampia e facilmente regolabile. Due grani di fermo a testa esagonale impediscono ogni spostamento entro la fresatura a coda di rondine ricavata sul carrello della pistola
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Il fusto della Match 6” non si differenzia da quello tradizionale di una 1911; le parti mobili alleggerite o maggiorate sono ormai di impiego comune in tanti modelli. Di foggia elegante e classica le guancette in legno con zigrino e losanga a diamante, ben eseguite e appaganti anche dal punto di vista estetico
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ghezza, divisa in due parti avvitate fra loro. Per smontare la canna occorre un cacciavite da 5,5 mm per separare l’asta guida molla: attenzione a come si esegue l’operazione – teniamo presente il carico generato dalla molla per evitare brutte sorprese e spiacevoli incidenti. Il tutto scorre (ed è contenuto) entro una lunga boccola interna alla porzione inferiore del carrello; eseguito lo smontaggio, la canna si estrae come di consueto, svincolandola dai risalti sul cielo del carrello e facendola scorrere in avanti. Anche qui sulla canna non troviamo alcuna rampa di alimentazione, mentre il vivo di volata è Rosata ottenuta protetto da una corona a 25 metri con circolare angolata, al pari la 2011 Tactidi quanto spesso vediamo cal e munizioni sulle carabine da tiro. Di Fiocchi Black tipico aspetto 1911 gli intaMamba gli di presa, solo posteriori, e identico il mirino a fibra ottica di colore rosso innestato a coda di rondine sul carrello. La tacca di mira è consona all’impiego sportivo dell’arma: una LPA serie TRT adottata su molti cloni Colt oltre che su CZ e Tanfoglio. La foglietta di mira è finemente rigata e le regolazioni di alzo e deriva avvengono tramite viti di buon diametro; il fissaggio entro la fresatura sul carrello si avvale di una doppia vite, a garanzia di una robustezza che il costruttore LPA dichiara in oltre 50mila colpi. La R.I.A. Match s’impugna in modo piacevole, al pari della classica Colt 1911 che a distanza di oltre un secolo resta un esempio di azzeccata ergonomia. L’appruamento dovuto all’incrementata lunghezza di canna e carrello è avvertibile in modo trascurabile ad arma scarica e inavvertibile ad arma in assetto di tiro; merito della costruzione integralmente in acciaio che ferma il display della bilancia a 1.228 grammi (ad arma scarica con il caricatore inserito). Anche qui la pistola si manipola senza Rosata di 15 colpi otsforzo, con le resitenuta in tiro mirato, stenze meccaniche alternando velocemene gli spostamenti te le due pistole; ai fini suggeriti dalle repratici di impiego i punti gole di sicurezza: il di impatto sono coincipulsante di sgancio denti. Munizioni Fiocchi caricatore resta ben Black Mamba 180 grani lontano dalle dita, nonostante l’impu-
gnatura e le guancette standard, la leva della sicura manuale è davvero tale – rapida e affidabile nei movimenti – operabili sia dalla mano forte sia dalla mano debole. Su tutto predomina una buona facilità e rapidità di acquisizione del bersaglio (almeno in buone condizioni d’illuminazione), accompagnata da una scatto di serie che reputo ottimale per un impiego sportivo.
Dieci colpi sparati in rapida sequenza con la 2011 Tactical; bersaglio posto a 8 metri e munizioni Fiocchi
Le “Isole di Roccia” alla prova pratica La prova di tiro si è svolta nelle strutture del TSN di Galliate dove abbiamo avuto a disposizione lo stand da tiro dinamico sportivo, grazie all’interessamento del presidente e alla collaborazione dell’amico Marco Castioni (che usa abitualmente una 1911 della Para Ordnance). Qui abbiamo potuto svolgere filmati in soggettiva – grazie all’impiego della microcamera grandangolare GoPro – che sono stato tra i primi a impiegare nel campo delle armi da fuoco (filmati che potete vedere su CAFF TV). Quanto alle munizioni, abbiamo impiegato Rosata ottenuta a unicamente caricamenti 25 metri con la 1911 commerciali Fiocchi (FMJ Match e munizioni standard da 230 grani e le Fiocchi Black Mamba; spettacolari Black Mamba anche qui come nelda 180 grani), e Magtech la rosata precedente (palla tronco conica in notiamo quatto colpi piombo semi wadcutter in un aggregato molto da 200 grani). Un range ristretto e il quinto legpiuttosto ampio dal quale germente fuori rosata potevano emergere eventuali malfunzionamenti delle due armi, tipicamente errate alimentazioni che in taluni casi portano ad inceppamento della pistola. Queste R.I.A. facevano parte del lotto di campionatura che ha ricevuto Redolfi, e non comprendono il libretto d’istruzioni, gli accessori e il secondo caricatore che spesso accompagnano la dotazione commerciale che il cliente troverà in armeria. L’importatore le aveva già provate al poligono, sparando poche scatole di munizioni; quindi, non è stato eseguito alcun rodaggio ma sono state semplicemente smontate, pulite, riassemblate e portate sulla linea di tiro. Le armi hanno suscitato un grande interesse dei presenti, che hanno voluto impugnarle
R O C K I S L A N D A R M O R Y 1 9 1 1 M AT C H E 2 0 1 1 H I G H C A PA C I T Y C A L . . 4 5 A C P Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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R.I.A. 2011 Tactical High Capacity e 1911 Match Costruttore: Armscor – Armscor Precision Usa, Filippine & Stati Uniti, www.armscor.com Importatore: RA Sport dei F.lli Redolfi, Manerbio, tel. 030 938.01.40, www. redolfiarmi.com Modello: 2011 Tactical High Capacity e 1911 Match 6” Tipo di arma: pistola semiautomatica Funzionamento: sistema Colt - chiusura stabile a corto rinculo di canna Calibro: .45 ACP Canna: da 5” nella 2011 Tactical – da 6” nella 1911 Match Alimentazione:caricatore bifilare (13 colpi) – caricatore monofilare (8 colpi) Mire: mirino in fibra ottica e tacche regolabili in alzo e derivazione Sicure: sull’impugnatura e di tipo manuale, ambidestra Finitura: nera opaca Peso: 1310 grammi (2011 Tactical) 1228 grammi (1911 Match) Note: dust cover conformato a slitta picatinny sulla 2011 Tactical; cane e grilletto alleggeriti e bevertail maggiorato su entrambe Classificazione: armi per uso sportivo Prezzo indicativo: 1.100 euro (2011 Tactical HC), 1.200 euro (1911 Match 6”)
Match, tranne la tendenza (citata in precedenza) ad affumicare parzialmente un lato del bossolo. Reputo interessante per il lettore anche la prova svolta sul medesimo bersaglio alternando le due pistole per un totale di 15 colpi, alla quale si è prestato Pierangelo Ferrari (presidente del TSN di Galliate): sparando in tiro meditato e nelle stesse condizioni i punti di impatto sono praticamente identici, con 9 colpi che hanno ritagliato un grande foro frastagliato. Le foto valgono più di mille parole, quindi direi di fermarmi qui… Concludendo: possiamo affermare che nel pur affollato (direi caotico) mercato delle pistole semiautomatiche di derivazione Colt 1911 anche le Rock Island Armory troveranno la loro collocazione elettiva. Solide e ben costruite, precise e affidabili; e – dettaglio importante – fanno tutto questo, collocandosi su alti livelli, con tutte le munizioni testate. Scusate se è poco! LM ARMI CORTE
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altrettanto integri, ma presentano una leggera affumicatura su un lato. Tutti coloro che hanno impugnato l’arma sono concordi a lodare lo scatto della Match (davvero di grande qualità per una pistola di serie), mentre a qualcuno l’altro è sembrato un po’ duro, più simile a quello di una pistola per uso difensivo o tattico. La sorpresa maggiore della prova di fuoco è venuta dall’impiego delle Fiocchi Black Mamba 180 grani: nelle due R.I.A. sembra di sparare ricariche leggere; per qualche strano motivo (probabilmente la bilane hanno chiesto molte informazioni sulla ciatura dei pesi), la Match da sei pollici loro commercializzazione. Dalle sessioni “ammorbidisce” meglio le reazioni sotto di tiro sono emerse sensazioni palesi e sparo della 2011 bifilare. Con entrambe è concordanti; l’affidabilità e la precisione stato piacevole sparare, ma la 1911 Match (da 8 a 25 metri) sono ottime, con rosate rileva meno e torna meglio sul punto mistrette e compatte e il 100% delle munirato. Sensazioni, poiché le differenze sono zioni regolarmente camerate a sparate minime. Mi sarei aspettato il contrario, (vale a dire zero inceppamenti). Il bossolo ma non è così, e tutti quelli che ci hanno espulso viene proiettato a lato e davanti il sparato concordano con tale punto di tiratore; se con colpisce qualche ostacolo vista. Ho provato due o tre string veloci da è praticamente impossibile che finisca sul 5/6 colpi, senza nessuna velleità sportiva corpo di chi spara. I bossoli di risulta della ma cercando almeno di stare nel bersaglio: bifilare 2011 sono perfetti e assolutamente integri; quelli della 1911 Match sono tutto va alla perfezione e diviene troppo facile, con armi così, tessere le lodi. Vediamo gli Rosata di 8 colappunti critici, ovvero il pi con la 1911 classico pelo nell’uovo: Match 6” : munella 2011 High Capacity nizioni Fiocchi abbiamo avuto qualche FMJ 230 grani difficoltà a riempire il caricatore, perché talvolta l’elevatore in polimero si bloccava tra il quinto e il sesto colpo. È con tutta probabilità un difetto di quel caricatore, l’unico che avevamo a disposizione; lo avrei smontato, andando a riprendere con carta abrasiva fine tutti i contorni dell’elevatore, ma tale operazione non era fattibile al poligono. Nella stessa pistola le guancette sono talmente sottili che flettono leggermente sotto presa. Non è un difetto ma è una sensazione che può deconcentrare il tiratore; per tale motivo le pistole della serie Rosata di 5 colpi con la Tactical attualmente 1911 Match 6” e muniin vendita in Usa zioni Fiocchi FMJ 230 adottano guancette grani: i primi tre colpi in gomma, che sicusono concentrati nella ramente arriveranno mouche ... poi il tiratoanche da noi. Nulla re si è emozionato da rilevare per la 1911 Rosata di 10 colpi con la 2011 Tactical bifilare: munizioni Fiocchi FMJ 230 grani
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A grande richiesta, come in uno spettacolo testo e foto di maestoso: ritorSimone Bertini na, su espressa volontà dei cacciatori, il Breda Grizzly supermagnum
Il Grizzly Eccoci pertanto di fronte ad un evergreen, ad un fucile che – proprio per le sue intrinseche caratteristiche di fucile robusto e affidabile – è sempre stato piuttosto apprezzato dai cacciatori, specialmente quelli che si dedicano a cacce che necessitano di un munizionamento importante. È il caso delle piccole “bombe” da 89 mm; qualche anno fa lo sparare con un fucile dalla cameratura supermagnum era visto come un’eresia o un desiderio irrealizzabile, adesso molti dei fucili che escono sul mercato posseggono questa peculiarità. In che cosa differisce il nuovo Grizzly dal vecchio? Beh, innanzi tutto
diciamo che l’impatto visivo richiama il vecchio modello, ma le novità sono tante; riscontriamo infatti già a prima vista un diverso design delle cartelle, della forma del grilletto, del pulsante della sicura, dell’astina, del cappellotto di chiusura. L’esemplare in prova è stato più volte fotografato a confronto con il precedente modello, in modo da evidenziare ancor più le differenze che, ripeto, sono volte a migliorare sia l’estetica, sia la funzionalità. Rispetto al passato si è cercato di arrotondare alcuni spigoli ed è stata praticata una fresatura sulla bascula che ha modificato il disegno finale delle cartelle. A proposito: il Grizzly sarà distribuito nella versio-
L’autore al tiro nel tunnel interno dell’azienda: troppo forte la tentazione di sparare con lo… ”sparatutto”, il Breda Grizzly supermagnum
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G
ià, è proprio il caso di dire:“a grande richiesta”. Gli amanti del marchio Breda, famoso per aver messo nelle mani dei cacciatori alcuni fucili che hanno fatto la storia, erano rimasti orfani di un semiautomatico supermagnum, da quando il Grizzly (storico fucile con camera da 89 mm) era stato tolto dai listini, due anni fa. Ecco che la nuova dirigenza, sensibile ai desiderata dei cacciatori, rimette a listino ancora il Grizzly, opportunamente ridisegnato e ammodernato. Il fucile mantiene quindi lo stesso nome del passato, ma si è colta l’opportunità per rivederlo dal punto di vista progettuale e del design. Abbiamo avuto la fortuna di provarlo, quando ancora era… in fase di sviluppo realizzativo (ma con forme pressoché definitive).
Il ritorno dell’orso
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Un raffronto visivo fra la precedente versione (in alto, nella foto) e la nuova; a parte l’immediata percezione della variazione di colore del castello, sono evidenti le modifiche in carcassa, astina, sicura, pala del grilletto, manetta dell’otturatore
ne Synthetic (tutto nero), nella versione Camo (estremamente utile per i cacciatori di acquatici) e nella versione da noi provata. All’inizio denominata “bicolor”, è stata poi definitivamente etichettata come Lusso. Devo dire che certamente la mia personale opinione (eccezion fatta
per specifiche esigenze di mimetismo), va proprio alla versione Lusso. Si caratterizza per avere la carcassa e il grilletto color grigio, che contrastano cromaticamente con il resto del fucile, di colore nero (calciatura, canna e fodero). L’aspetto è brillante e la lucidatura è realizzata a mano dai migliori artigiani locali; la finitura delle superfici manuali avviene tramite ripetuti passaggi di tele sempre più fini. La bascula quindi è lucidata dalla stessa persona (per evitare segni di riprese dovute a cambi di mano). Forse, se potessi avere voce in capitolo, modificherei soltanto il ponticello, di forma già vista ed un poco datata. Comunque il risultato finale è degno di nota, e il fucile è veramente gradevole. Le caratteristiche Altolà: conosco perfettamente le obiezioni che stanno per scaturire dalla Il nuovissimo Breda Grizzly supermagnum, versione Lusso; un’estetica accattivante e sfiziosa per prestazioni… super!
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Molto bella la grafia della scritta sulla carcassa; discreta, quasi a voler sottolineare che la sostanza non ha bisogno di essere troppo pubblicizzata. Il Grizzly è un vero “sparatutto”
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La versione in prova, denominata Lusso,
vostra mente. è caratterizzata da una gradevolissima Ma come, direte bicromia grigio chiaro/nero, grazie all’acvoi, se il fucile è curata tiratura della carcassa; forse amfatto per insidiare modernabile la forma del ponticello selvatici ostici e diffidenti (magari anatre, colombacci e – laddove permesso - oche), come si fa ad uscire sul campo di caccia con un fucile che (almeno nella parte chiara) riflette i raggi del sole? Tutto vero, ma la Breda ha pensato a questi cacciatori con le versioni Synthetic e Camo; diciamo che la versione Lusso è... sfiziosa! La bascula, realizzata in Ergal, è lavorata da barre profilate, tramite macchine a controllo numerico (ho approfittato della prova per fare un giro per l’azienda e osservare i recenti investimenti in fatto di moderni macchinari) e i semilavorati sono sottoposti ad una serie di controlli di qualità, al fine di ottimizzare la precisione dei componenti. La bascula della versione Synthetic è sottoposta a ossidazione anodica nera opaca. La scritta identificativa del nome del modello e della peculiarità (supermagnum), oltre che lo marchio storico aziendale, sono impressi sui lati e sul petto del castello, con una grafia che ricorda quella degli anni passati, ben visiIl Grizzly “rovebile ma mai sopra le sciato”; un gerighe. Proseguendo sto che si spera l’esame esterno del frequente per il Grizzly, sia l’astina cacciatore impesia la calciatura sono gnato a ricaricarealizzate in tecnore l’arma. Bello il polimero Rilsan, marchio aziendarinforzato con fibre le, che richiama di vetro. Ricordiamo alla mente fucili che il Rilsan è un storici materiale che può essere utilizzato in
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Il Grizzly ha un castello abbastanza lungo (così come la finestra di espulsione), per camerare facilmente le bombe terra-aria da 89 mm supermagnum
L’astina si rastrema nella sua parte apicale ed è sormontata da un tappo di serraggio dalla foggia piacevole. Gli intagli sullo stesso aumentano il grip
un vasto range di temperature (da - 40 °C a + 80 °C), rendendo il Grizzly indistruttibile. Nuova la forma dell’impugnatura a pistola anatomica, con uno zigrino di nuova concezione che consente un’ottima presa anche in condizioni ambientali difficili. Il calcio presenta un nasello in gel morbido denominato Complus (per diminuire gli effetti del rinculo sulla guancia del cacciatore) e un calciolo in gomma piena. Nuova anche la forma dell’astina, più filante rispetto alla versione precedente. La maglietta porta cinghia posteriore si aggancia ad un’asola della calciatura. Anche la manetta di armamento risulta di foggia più moderna. Il gruppo di scatto è realizzato in tecnopolimero e viene fissato alla carcassa da una spina di ritegno. La forma è piuttosto classica, a garanzia di un funzionamento senza pecche. L’elevatore è cromato e fenestrato. L’esemplare in prova, essendo proprio uno dei primi ad essere prodotto, aveva la canna non ancora brunita; quest’ultima presenta una rampa sulla bindella (un dettaglio per accattivarsi anche le numerose simpatie dei cacciatori americani per questa tipologia di fucili?) ed è lunga 76 cm (oppure da 71 e in opzione da 81 cm). La bindella ventilata a ponticelli larghi termina con un (piccolo) mirino in fibra ottica. Forse sarebbe meglio prevedere la possibilità di montare un inserto di mira un poco più grande, al fine di migliorare la visibilità in condizioni di scarsa luce ambientale. La canna, da sempre un vanto per la casa Breda, non è più rotomartellata a caldo, ma forata dal pieno; le specifiche tecniche hanno fatto propendere per questa scelta, in grado di assicurare (a detta della casa) una maggiore uniformità delle fibre di acciaio durante le fasi della lavorazione. La canna è unita al fodero ed in questa sede ospita l’espulsore. Da rimarcare che la parte superiore del fodero stesso, oltre a presentare una zigrinatura a linee parallele che favorisce la linea di mira, possiede anche diverse fresature per l’eventuale attacco di ottiche e/o accessori. ARMI LUNGHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Ancora un raffronto fra il vecchio calcio (in alto) ed il nuovo; differenze significative sul nasello (inserto in gel morbido), sul calciolo (adesso in gomma piena), sullo zigrino e sulla forma dell’impugnatura (adesso anatomica in una pistola più allargata). Il materiale del calcio è il tecnopolimero Rilsan, rinforzato con fibra di vetro, per un utilizzo dell’arma in qualunque condizione ambientale
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La canna (ancora in bianco) è sormontata da una bindella con rampa, ventilata a ponticelli larghi, per una rapida acquisizione del bersaglio
La meccanica Il Grizzly è un semiautomatico a funzionamento inerziale, con otturatore a testina rotante dotato di due alette di chiusura; un sistema estremamente affidabile – sulla scia di circa 40 anni di successi - e dal funzionamento ineccepibile in ogni condizione climatica. Nonostante la poderosa struttura sia concepita per sparare cartucce da 89 mm, il Grizzly spara sia le magnum da 76 mm, sia le normali cartucce da 70 mm, assicurando così al cacciatore un’ottima polivalenza. Non a caso il Grizzly viene denominato “sparatutto”, per la sua peculiarità. Il corpo dell’otturatore è di colore nero. Naturalmente la capacità per l’Italia è limitata a 3 colpi complessivi (due in serbatoio, più il colpo in canna, grazie ad un apposito plug); per chi lo desiderasse (e, soprattutto, dove è consentito), è possibile applicare un‘estensione al tubo serbatoio, sì da aumentare la capacità complessiva di fuoco (il kit di prolunga costa 125 euro). La sicura è a pulsante, di forma ton-
La bindella termina con un mirino in fibra ottica di colore rosso; sarebbe auspicabile aumentare le dimensioni dello stesso, in modo da garantire una eccellente visibilità anche in condizioni di luce scarsa. La canna (da 76 cm sull’esemplare in prova) è munita di strozzatori intercambiabili
deggiante, situato nella parte posteriore del ponticello, dietro la pala del grilletto. Il pulsante del cut-off sporge dalla parte destra della carcassa, e reca l’indicatore di cane armato (puntino rosso). Il test pratico Anche se il Grizzly oggetto della prova era ancora in bianco, ho voluto lo stesso esplodere alcuni colpi nel tunnel interno dell’azienda; troppa era la curiosità di verificare il corretto funzionamento del cinematismo. Orbene, la sensazione nell’impugnare il Grizzly è quella di avere per le mani un fucile molto bilanciato, che fa ben presto dimenticare i 3,2 kg di peso registrati alla bilancia. Ottimo segno, questo; il bilanciamento ed il bran-
deggio di un fucile sono due requisiti essenziali per garantire al cacciatore una fucilata serena; nel caso in cui si vadano a sparare cartucce molto potenti (come nel caso dell’utilizzo del Grizzly), diventa addirittura fondamentale poter riprendere in mano il fucile dopo la prima fucilata, per esplodere gli altri colpi verso i selvatici con prontezza e accuratezza. Rimandiamo al pieno rispetto della procedura il test completo, che ci piacerebbe compiere sui… selvatici! Nessun problema da segnalare, comunque, per la percussione, l’espulsione ed il riarmo e – per quel poco che abbiamo provato – anche per il rinculo. La Casa riferisce di un funzionamento senza pecche anche con le “leggere” cartucce da 28 grammi.
La carcassa “nuda”; nella sua parte più prossimale, si nota il punto dove va ad impegnarsi la biella dell’otturatore
La canna è unita al fodero, che funge anche da prolungamento della stessa, per un miglior accoppiamento con il resto della carcassa. Nella foto è visibile l’espulsore
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Smontaggio delle componenti meccaniche del Grizzly
Produtttore: Breda International, tel. 030 8031515; www.bredafucili.com Distributore: Diamant sas, tel. 0543 725100, www.diamant-sas.it Modello: Grizzly Calibro: 12 Camera di cartuccia: 89 mm (3,5”) Tipologia d’arma: semiautomatico da caccia Funzionamento: inerziale con otturatore a testina rotante a due alette di chiusura Carcassa: castello in Ergal 55, anodizzata nera o con finitura bicolor Grey Finitura/incisione: castello con fresature decorative Canna: acciaio trilegato, canna internamente cromata ottenuta per foratura dal pieno Lunghezza canna: 76 cm (anche 71 e 81 cm) Strozzatori: intercambiabili; in dotazione tre strozzatori e chiave Bindella: con rampa, ventilata a ponticelli larghi Mirino: a barretta fluorescente, di colore rosso Sicura: a pulsante, dietro il grilletto Calciatura: in Rilsan (tecnopolimero) Peso (appross.): 3,2 kg (con canna da 76 cm) Prezzo: 1.422 versione Synthetic, 1.596 versione Camo e Lusso
Otturatore (brunito) e gruppo di scatto (montato su tecnopolimero); il Grizzly è un fucile supermagnum a funzionamento inerziale con testina rotante a due alette di chiusura
Considerazioni finali Il Grizzly… model year 2013 appare indicato per tutti quei cacciatori che vogliono sparare cartucce potenti (ma anche quelle normali) verso animali impegnativi, nella piena consapevolezza di non temere le condizioni ambientali più ostiche. Il Grizzly viene offerto con la dotazione di tre strozzatori e relativa chiave, in una valigetta di polipropilene personalizzata di colore blu. Il prezzo appare altresì particolarmente invitante; Breda ha infatti applicato una promozione che porta il Synthetic a costare 1.422 euro, il Camo e il Lusso 1.596 euro. Una bella occasione per tornare ad impugnare “l’orso” della Breda! Prima di chiudere un’indiscrezione, un “rumor”; sembra Il nuovo pattern che la Breda, dopo aver “rispolverato” il mimetico che “equifucile supermagnum Grizzly, possa far paggerà” il Grizzly altrettanto in un futuro prossimo con nell’omonima veril fucile magnum Ermes, altro grande sione successo del passato. I bredisti sono avvisati… LM ARMI LUNGHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Breda Grizzly cal. 12/89
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Il giudice di Taurus
The Judge è un’arma a tamburo di dimensioni contenute in grado di sparare due calibri, il .410, cartuccia da caccia a pallini, e il mitico Colt .45, conosciuto anche come Long Colt di Gianfranco Peletti
nel tempo, quando, il 17 settembre 1787, fu completata la costituzione degli Stati Uniti d’America, in cui il secondo emendamento garantisce il diritto di possedere armi. Diritto che è stato contestato ma che dal luglio 2008, grazie a una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti è stato confermato e riconosciuto come diritto inviolabile al pari di quello del voto e della libertà di espressione.
44 a “The Judge”, il giudice. Questa semplice operazione di marketing, abbinata a una buona campagna pubblicitaria, ha praticamente decuplicato le vendite rendendola un’arma estremamente diffusa presso le famiglie americane per la cosiddetta “difesa abitativa”. Per comprendere la filosofia per cui gli americani amano detenere un’arma per la difesa abitativa dobbiamo fare un salto indietro
L’autore che prova il pepper a 25 mt. con la cartuccia Colt .45
TAURUS 4410 “THE JUDGE” Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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a sempre si discute se per la difesa personale sia migliore il revolver della pistola semiautomatica, adducendo tutta una serie di motivazioni dettate dall’opinione che il tiratore già si è fatta. In generale, il revolver a tamburo è molto più facile e semplice da gestire di una pistola semiautomatica perché è molto intuitivo nel caricamento e nell’uso. Probabilmente proprio per questi motivi, quando la Taurus ha deciso di produrre un’arma per difesa abitativa per il mercato americano, ha pensato a un revolver: dopo un periodo di commercializzazione poco felice, il marchio brasiliano ha cambiato il nome da modello
guardalo su:
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Foto della volata che evidenzia la canna priva di rigature
Le ragioni del successo La prerogativa che ha portato al successo il Judge è il fatto di potere sparare due tipi di cartucce: quella a pallini in calibro .410 e quella a palla in calibro .45, entrambe facenti parte in della cultura oplologica americana. Il .410, infatti, è uno dei calibri più popolari per le cartucce dei fucili a canna liscia che sono utilizzati per far apprendere ai figli l’arte “dello sparare diritto”. L’apposita vite Un grosso vantaggio che, ruotata, di questo calibro è la blocca il funcarica dei pallini: i 14 zionamento grammi consentono un del cane e facile controllo del rileconseguentevamento consentendo mente immonello stesso tempo una bilizza l’arma buona precisione alle brevi medie distanze. La .45 Colt, invece, è una cartuccia metallica a percussione centrale nata nel 1873 (è una delle munizioni più antiche tuttora in produzione), conosciuta anche come .45 Colt Revolver e soprattutto come .45 Long Colt, famosissima anche fra tutti quelli (non più giovanissimi) che, come chi scrive, hanno fatto “gli studi classici” sui fumetti di Tex Willer. La Taurus, per prima, ha avuto l’idea di realizzare un’arma corta per scopo difensivo che riunisse tutte queste eccellenze degli americani, ideando questo revolver a tamburo, con sole cinque camere e una canna da 3 pollici, per riuscire a contenere le dimensioni e il peso e conseguentemente l’occultabilità e la facilità di trasporto. Un’altra scelta esclusiva è quella della canna liscia perché si è voluta favorire la rosata della cartuccia pallini rispetto alla precisione a palla unica, perché il revolver è ottimale per un utilizzo a distanze brevi o medie. Probabilmente l’idea dei progettisti è stata quella di utilizzare le capacità di una cartuccia in calibro . 410 che spara 14 g di piombo a circa 300 m/s con un’energia di circa 50 kilogrammetri che equivale (utilizzando pallini di piombo del numero otto), alla saturazione di circa 40 cm a una distanza di 6-7 metri. Vale a dire un discreto potere d’arresto con poca capacità di penetrazione, sufficiente però a fermare un aggressore. Inoltre, con un caricamento misto è possibile, qualora la cartuccia a pallini non fermi l’aggressore, stopparlo definitivamente con un ARMI CORTE
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Il Judge nel dettaglio Passiamo quindi all’esame della pistola, che è consegnata all’interno di una scatola di cartone nera con la parte superiore in color bronzo con la scritta Taurus. All’interno, avvolta nell’apposita carta Il tamburo per trattenere l’umidità, caricato con vi è il revolver in acciaio 2 cartucce inox satinato, una chiave cal. .45 e a brugola per smontare tre cartucce l’impugnatura in gomma, cal. .410 uno scovolino, e un portachiavi con due chiavi per il bloccaggio e la messa in sicurezza dell’arma. Sopra di tutto vi è un “Warning”, un messaggio che deve essere letto prima di utilizzare il revolver: spiega che per un sicuro ed efficiente funzionamento dello stesso quando si sparano cartucce .410, bisogna utilizzare esclusivamente prodotti Federal e Remington, e raccomanda di non rimuovere mai la lettera dalla scatola, anche in caso di vendita dell’arma. Il motivo di questa raccomandazione lo abbiamo volutamente sperimentato durante la prova fuoco di cui parleremo fra poco. Estratta l’arma dalla carta, si rimane subito favorevolmente impressionati dalla particolare impugnatura di gomma, morbida al tatto grazie a un’estesa alettatura che consente l’impugnatura sicura e confortevole. Esteticamente è un classico revolver di acciaio inox con la caratteristica di un tamburo lungo circa una volta e mezzo quelli classici, con uno sbilanciamento estetico che in un primo momento lascia perplessi. Le finiture sono molto buone, così come tutti gli ultimi modelli delle armi prodotte da Taurus, con sistema di mira ottenuto mediante fresatura della parte centrale superiore del telaio, canna da tre pollici con mirino in fibra
L’apposita chiave inserita nella vite per il bloccaggio dell’arma
Particolare dello scudo dell’arma in cui sono evidenti: A) il percussore; B) il blocco centrale del tamburo; C) la levetta di rotazione del tamburo che agisce sulla stella; D) il blocco inferiore del tamburo che agisce nelle apposite scanalature
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colpo a palla unica calibro 45 Colt, universalmente riconosciuto tra i migliori calibri come potere di arresto sul corpo umano.
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ottica inserita in un incastro a coda di rondine e carenatura inferiore che alloggia l’asta di espulsione. Il sistema di scatto ad azione mista (singola e doppia) è del tipo Smith e Wesson, alloggiato sul lato destro dell’arma con la classica cartella a tre viti. Il grilletto di tipo stretto e arrotondato è ottimo per il tiro a doppia azione e il cane offre un ottimo alloggio per il pollice perché è squadrato, con un ottimo zigrino. Il percussore è di tipo flottante montato sul fusto; grazie al sistema di sicura mediante una corretta sagomatura La vista della volata della testa del cane e una leva transfer bar con il suo grosso focollegata al sistema di scatto, consente la ro è certamente un partenza del colpo solamente quando il grosso deterrente grilletto è premuto a fine corsa. per chi si trova dal Dopo avere sfilato l’impugnatura di “lato sbagliato” gomma slittando con la brugola in dotazione la vite di tenuta si apprezza il fusto dell’arma in un pezzo solo che comprenIl mirino a fibra de l’impugnatura del tipo arrotondato, ottica che è molcon una solida molla elicoidale regolabile to bello ma ha che garantisce sempre un impeccabile un indice d’impiciclo di funzionamento dell’arma. Anche gliamento molto la leva di chiusura del tamburo è molto elevato ergonomica con un’ampia superficie d’appoggio zigrinata che consente un facile ribaltamento sulla sinistra per le operazioni di caricamento-scaricamento. L’asta scorrevole di espulsione funziona egregiamente con il calibro 45 Colt, mentre con le . 410 bisogna completare l’estrazione in modo manuale. Nella parte anteriore della slitta su cui è montato il tamburo, vi è un piccolo dente a molla che contribuisce come una terza chiusura nella parte anteriore dell’arma. La prova a fuoco Passiamo adesso la prova fuoco che come di consueto abbiamo fatto al poligono di tiro di Galliate, nel poligonetto del dinamico dove abbiamo testato l’arma a distanze brevi e medie per quanto riguarda le cartucce e ai 25 metri con il calibro 45. Alla La rosata dei palprova hanno partecipato allini dell’8 a sette cuni amici tiratori presenti, metri circa di per avere impressioni diverse distanza. Il foro da confrontare; abbiamo centrale è caupiazzato un bersaglio classico sato dalla borra da 50×50 cm alla distanza di che aveva al suo 7 metri. Seguendo le istruziointerno ancora ni del fabbricante, abbiamo dei pallini provato le cartucce Remington, importate da Paganini, proprio per la difesa abitativa, come dice chiaramente il nome scritto sulla scatola: “HD Ultimate Home Defense”. Hanno una lunghezza di 2.5” (63.5 mm) e un ARMI CORTE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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caricamento con 4 pallettoni sferici in piombo dal diametro di 9.1 mm, il bossolo termoformato con il fondello tipo 3 da 16 mm, e con queste l’arma ha funzionato benissimo anche sparando rapidamente in doppia azione. Il motivo me lo ha spiegato l’amico Gigi Orlandi, dell’omonima fabbrica di cartucce, che è uno dei massimi esperti della materia. Nelle cartucce normali, che sono composte da tre pezzi, nel .410 in particolare, al momento dello sparo vi è una piccola fuoriuscita di gas dall’innesco che, dilatandosi, penetra nel fondello gonfiando il rim (il collare) della cartuccia e bloccando, di conseguenza, la rotazione del tamburo. I bossoli termoformati, invece, sono ottenuti dall’estrusione di un tappino di plastica che li allunga fino all’altezza desiderata su cui viene inserito il fondello. Questo tipo di cartuccia, indipendentemente dalla lunghezza del fondello, garantisce una perfetta tenuta dei gas, senza nessuna fuoriuscita: perciò la cartuccia rimane dimensionalmente integra. Naturalmente questo tipo di cartucce è prodotto anche da Fiocchi, Nobel e da tutti i principali produttori internazioL’arma enali. L’importante è che, stratta dalall’atto dell’acquisto, ci la scatola si accerti che si tratta di con il suo cartucce realizzate con contenuto bossoli termoformati.
Le cinque cartucce cal. 410 esplose. Appaiono evidenti i rigonfiamenti degli inneschi che impediscono la rotazione normale del tamburo
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Una rosata di quindici colpi a 15 metri ottenuta con il cal. 45 Colt sparando in doppia azione L’arma priva dell’impugnatura evidenzia la molla di funzionamento del cane
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Taurus 4410 The Judge cal. .410-.45 Colt
L’avviso all’interno della scatola, di cui si parla nell’articolo
Interessante la dispersione della rosata dei pallini numero otto contenuti nelle cartucce, molto aperta nonostante la breve distanza, sia per la canna liscia sia per il millimetro abbondante di calibro maggiore della stessa che è in grado di
sparare due calibri diversi: il .410 equivale, infatti, a 10,410 mm mentre il . 45 equivale a millimetri 11,453. Dalla prova è apparso evidente quanto detto all’inizio dell’articolo, vale a dire l’intento di creare un’arma in grado di fermare un aggressore con il minimo danno possibile, con una capacità di penetrazione che in caso di mancato bersaglio non sia in grado di trapassare le pareti, soprattutto tenendo conto che negli Stati Uniti moltissime case sono costruite in legno e hanno pareti in cartongesso. Diverso il discorso per quanto riguarda il .45, cartuccione di grosse dimensioni con una palla in piombo da 250 grani (16 grammi) che è in grado di abbattere
qualunque persona di qualunque corporatura. Bisogna dire che a causa della ridotta lunghezza di canna e del fatto che la stessa e liscia la precisione è relativa e spesso il proiettile arriva di traverso sul bersaglio, per cui è giocoforza utilizzarlo entro distanze massime di 25 m. Durante la prova l’autore ha sparato ad alcuni Pepper di metallo, riuscendo ad abbatterli con un tiro lento mirato, cosa impossibile facendo del tiro rapido in doppia azione. Complessivamente, una bella pistola, molto solida e robusta, di facile utilizzo ottimale per lo scopo per cui è stata progettata. LM ARMI CORTE
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L’arma vista dal lato destro. Si nota la ridottissima corsa dietro al grilletto con il cane armato, che va praticamente in appoggio alla partenza del colpo, contenendo il fenomeno del “retroscatto”
Produttore: Empreza Taurus, Brasile, www.taurusarmas.com.br Distributore: Prima Armi, Pinerolo (TO), tel. 0121 321.422, www.primarmi.biz Modello: 4410-The Judge Tipo: pistola a tamburo Calibro: ..45 Colt e .410 cartucce con bossolo da 2 ½ pollici Impiego specifico: difesa personale Meccanica: azione mista, singola e doppia Alimentazione: mediante tamburo da 5 camere Numero colpi: 5 Scatto: singola e doppia azione Percussione: percussore di tipo flottante montato nel castello dell’arma Sicura: con leva transfer bar che consente la partenza del colpo solamente quando il grilletto è premuto a fine corsa. Canna: lunga 76 mm, in acciaio senza rigature Mire: tacca di mira ottenuta mediante fresatura della parte centrale superiore del fusto e mirino in fibra ottica inserito in incastro a coda di rondine Lunghezza totale: 241 mm Altezza: 137 mm Spessore: 38,9 mm Peso: 935 grammi (scarica) Materiali: acciaio inox con finitura satinata Prezzo: 789 euro
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Il “piccolo” Barrett guardalo su:
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irca trent’anni fa (precisamente nel 1982) apparve nel mercato delle armi un nuovo nome, Barrett, destinato a diventare in breve tempo uno dei più conosciuti nel campo delle armi lunghe militari e raggiungere il primo posto tra quelle individuali portatili, le cosiddette “antimateria”. Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Il Barrett mod. 98 B è un fucile sniper di ultima generazione di Gianfranco basato sul progetto Peletti di Eugene Stoner dell’Armalite AR 15: assomma tecnologia, novità e precisione assoluta. Lo abbiamo testato a quasi 700 metri
Fabrizio Pesce ripreso mentre sta traguardando il bersaglio a 680 metri di distanza
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Il Barrett 98 B sul campo, pronto per l’uso
avvenne il 1° gennaio 1982, mentre stava fotografando una pattuglia cannoniera fluviale che stava facendo addestramento e vide sul ponte due mitragliatrici Browning cal. 50 BMG (12,7 × 99 millimetri Nato). La sua immaginazione inL’impressiotuì il potenziale di nante volata del un’arma individuaBarrett
le portatile in grado di utilizzare questo tipo di munizione per colpire a grande distanza con la massima potenza. Si mise al lavoro, progettando ogni singola parte dell’arma - che alla fine battezzò M82 e, investendo i suoi capitali, iniziò una produzione commerciale che rimase inizialmente molto limitata, in quanto i suoi clienti principali erano militanti dell’I-
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Ronnie Barrett, nato a Nashville (Tennessee) nel 1954, iniziò la sua carriera nel 1972 come fotografo professionista aprendo uno studio fotografico. La sua “folgorazione” nel mondo delle armi
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104 Trent’anni… e non sentirli!
Un bolt action in .338 LM Dopo questa breve introduzione sul marchio, veniamo al fucile oggetto della nostra prova, il modello 98 B (in gergo militare 98 Bravo), che è stato presentato nell’ottobre del 2008 e, a differenza del modello 82 A1 che ha il ciclo di funzionamento semiautomatico, è un “bolt action” (otturatore girevole scorrevole) in cal. .338 Lapua Magnum. Si tratta di un modello inconsueto e avveniristico per questo calibro, ispirato alla filosofia di Eugene Stoner dell’AR 15, con un upper e un lower. Anche qui Barrett ha visto lontano, quando il corpo dei Marines degli Stati Uniti annunciò il suo interesse per l’acquisizione di un nuovo fucile a lungo raggio in calibro .338 LM. Tra le caratteristiche desiderate vi erano modularità, leggerezza, robustezza, durata facilità di montaggio di dispositivi di visione notturna e congegni di puntamento ottico. Al progetto di questo fucile ha contribuito come capo progettista Chris Barrett, figlio del fondatore della società, che ha sviluppato l’idea di quest’arma innovativa, scomponibile e con largo impiego di leghe di alluminio e plastica, con componenti di acciaio per la canna, l’otturatore e poche altre parti meccaniche. L’upper che ha una forma squadrata è in estrusione di allumiIl receiver nio del gruppo 7000, dell’upper con leghe di zinco e mail caricatore in gnesio conosciute antecnopolimero, che come Ergal, molto che si integra utilizzate in campo perfettamente aerospaziale e nelle applicazioni struttu-
Il calibro .338 Lapua Magnum è attualmente il più utilizzato nel tiro a lunga distanza militare, nonostante i suoi trent’anni. È stato commercializzato nel 1983 come munizione intermedia tra il .308 e il .50 BMG, per essere utilizzato su armi di precisione “bolt action”, in grado di sfruttare al massimo le sue caratteristiche balistiche. La cartuccia monta di serie una palla da 250 gr ed ha una velocità di circa 900 m/sec, che mantiene fino a quasi raggiungere la portata massima, con una precisione inferiore al MOA oltre i 1000 m, mantenendo a tale distanza un’energia cinetica di 1500 kilogrammetri per centimetro quadrato! Con questa cartuccia è stato realizzato il record mondiale (se così si può chiamare) di tiro militare, da un tiratore scelto. Il caporale della cavalleria britannica, Graig Harrison, nel novem-
bre 2009 a Helmand (Afghanistan) ha avuto due uccisioni confermate alla distanza di 2475 metri, battendo il record precedente ottenuto da un caporale canadese, R. Furlong, che però aveva raggiunto tali distanze con un MacMillan TAC in calibro .50 BMG, ben più pesante e potente. Questo fatto, tra l’altro, dimostra che non sempre il calibro più grosso e più performante alle lunghe distanze è anche più preciso. Per gli appassionati può essere interessante sapere che il calibro .50 BMG è antimateria e nelle missioni Onu è vietato l’utilizzo su bersagli umani, conseguentemente esiste un munizionamento anche di tipo incendiario, esplodente o perforante. Il .338 LM è un calibro che potremmo definire “anti persona”, e per questo viene utilizzato dai tiratori scelti per l’abbattimento di soggetti umani.
Vista ravvicinata del freno di bocca
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RA che li utilizzavano per fare cecchinaggio contro le Forze armate britanniche nel nord dell’Irlanda. Nel 1986 sviluppò tutta una serie di miglioramenti, che portarono anche a una nuova denominazione dell’arma (l’M82 A1). Questa versione è stata acquistata da oltre 40 organizzazioni militari in tutto il mondo, grazie alla sua fama acquisita durante la prima guerra del Golfo in Iraq, dove riusciva a fermare i mezzi blindati iracheni a un miglio di distanza. In seguito è stato utilizzato durante la guerra di Bosnia dall’esercito bosniaco contro le forze serbe a Srebrenica, e adesso è in dotazione in quasi tutti i reparti di Forze speciali del pianeta.
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Particolare del calcio, con le sue possibili regolazioni
tipo armonico. La lunghezza è di 686 millimetri, con la rigatura e a sei righe destrorse, passo 01:10”, che consente una perfetta stabilizzazione della palla del .338 LM, garantendo la massima precisione. Alla sua estremità è posto un freno di bocca a due camere efficacissimo nella riduzione del rinculo e alla rottura dell’onda sonora, riducendo notevolmente il boato dello sparo.
Le cartucce utilizzate per la prova a fuoco
rali di forza, in grado di raggiungere le migliori caratteristiche meccaniche tra tutte le leghe di alluminio. La parte superiore è costituita da una slitta Picatinny lunga 18” (45.72 cm), nella parte anteriore, sui lati vi sono due slitte Picatinny corte per il montaggio di accessori e su quella inferiore un’altra Picatinny dove è montato il bipiede pieghevole
e estensibile della Harris. All’interno è montata la canna, realizzata in acciaio 4150 che contiene cromo e molibdeno che lo rendono robustissimo e adatto a lavori estremamente pesanti, di tipo “fluted” con all’esterno profonde scanalature che servono sia per alleggerire la canna sia per migliorare il raffreddamento e creare una stabilizzazione di
Design lineare La parte posteriore - dove si trova la camera di cartuccia - è di grande spessore, e al suo interno sono fresati i recessi, dove si vanno ad allocare i tenoni dell’otturatore per bloccarlo. Per migliorare lo scorrimento e conseguentemente il funzionamento dell’otturatore, lo stesso che, sovra dimensionato, è messo all’interno di un manicotto in tecnopolimero che è fissato all’interno della struttura. La parte inferiore, il lower, è forgiata in
Viste dell’otturatore carico e scarico
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Una bella vista della cartuccia che sta per essere camerata, dove si notano anche i tenoni sulla testa dell’otturatore
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alluminio 7975 e comprende il calcio interamente regolabile per adattarlo alla struttura del tiratore, realizzato con un design lineare che va dalla volata della canna alla spalla del tiratore, con un rinculo lineare che riduce l’impennamento; un’impugnatura a pistola, il pacchetto di scatto (completamente regolabile) e il ricevitore del caricatore. Il caricatore standard fornito con l’arma è realizzato con un robusto tecnopolimero con costolature di rinforzo sul suo corpo e una capacità di 10 cartucce. L’impugnatura a pistola è apribile nella parte inferiore e può contenere cartucce o qualche piccolo accessorio. La vista dell’arma nel suo insieme è imponente e dà un’idea di grande potenza, lunga più di 126 cm con un peso di 6120 g scarica e, senza accessori, supera gli 8
Il copri otturatore in tecnopolimero con l’otturatore che scorreva al suo interno
kg con il caricatore pieno e l’ottica. Per la prova pratica ci siamo avvalsi dell’amico Fabrizio Pesce, che ha una grande esperienza nel tiro a lunga distanza e ha messo a disposizione una cava ab-
bastanza grande da potere sparare fino a 900 metri di distanza in sicurezza. Insieme a noi hanno partecipato anche Elisabeth Ratti dell’omonima armeria Ratti di Seregno, che ringraziamo per
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L’arma, in posizione di semiapertura dopo avere estratto la spina anteriore, ruota e consente l’estrazione dell’otturatore per la manutenzione ordinaria
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Il Leupold Mark 4 ER/T 8.5-25x50 mm (30 mm) M1 Front Focal è un’ottica di fascia alta di ultima generazione, dotata di tutte le ultime tecnologie in grado di migliorare le sue prestazioni. Analizziamo qualche caratteristica. Xtended Lens System di Twilight: le lenti hanno un rivestimento particolare, basato su specifiche lunghezze d’onda che consentono di ottimizzare la trasmissione di luce scarsa, migliorando notevolmente la visibilità nella penombra. Diamond Coat: le superfici esterne delle lenti sono trattate con il procedimento Diamond Coat, che garantisce una durata nel tempo della massima qualità ottica. 2nd Generation Argon/Krypton Impermeabilizzazione: all’interno dell’ottica vi è una miscela di gas Argon/Kripton, una tecnologia introdotta da Leupold, che ha principalmente due vantaggi, la quasi completa eliminazione dello shock termico e la completa impermeabilizzazione dovuta al fatto che le molecole di questi gas sono molto più grandi di quelle dell’azoto.
Un ampio oculare che rende molto veloce e precisa l’acquisizione dei bersagli, che consente al tiratore la massima precisione. Il cannocchiale ha al suo interno un’illuminazione del reticolo di terza generazione e, grazie alle sue torrette, permette regolazioni con la precisione di 1/4 MOA. Inoltre il reticolo ingrandisce automaticamente con la variazione della focale, consentendo una correzione automatica della stima per colpire il bersaglio, elementi che lo collocano tra le migliori ottiche per la caccia. L’importatore italiano di Leupold è Paganini (www.paganini.it).
averci messo a disposizione il Barrett e 50 cartucce .338 Lapua Magnum, Ivan Suardi del poligono Orobico e Luca Laconi, appassionato e esperto oplologo. Il Barrett è venduto in una bellissima valigia in tecno polimero della Pelican e al suo interno vi sono anche due caricatori, il manuale d’istruzioni e il bipiede della Harris; su quello che abbiamo utilizzato vi era montata un’ottica Leupold Mark 4 ER/T 8.5-25x50mm (30 mm) M1 Front Focal (vedi riquadro dedicato). Il nostro test La prova è iniziata alle 10 del mattino, in una giornata limpida e soleggiata ma piuttosto ventosa, con conseguenti problemi di deriva balistica alla distanza di 600 m. Dopo esserci posizionati su un rialzo ghiaioso, è stato eseguito un controllo della taratura dell’ottica sparando 10 colpi su un bersaglio posizionato a 150 metri di distanza (per misurare le distanza abbiamo utilizzato un telemetro della Leica). La prima impressione è stata immediatamente positiva, perché l’arma si è dimostrata facilmente controllabile, con un rinculo rettilineo e un rilevamento minimo, che consente di tornare rapidissimamente sul bersaglio nel tempo di azionamento dell’otturatore, per cambiare la cartuccia successiva. Subito dopo
L’esploso dell’arma, che evidenzia le sue caratteristiche e i componenti
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Ultima generazione!
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ci siamo spostati a 300 metri e abbiamo L’arma aperta continuato la prova, uconsente di tilizzando un software veder il pacbalistico caricato sul chetto di scatcellulare di Elisabeth to con il cane Ratti per le modifiche esterno della taratura dell’ottica in base alla distanza. A causa del vento - che cambiava spesso intensità - a questa distanza, nonostante il calibro sostenuto, avevamo modo di verificare degli spostamenti sul bersaglio, anche se molto contenuti. Per completare la prova ci siamo spostati dall’altra parte della cava, a una distanza di 680 metri dal bersaglio, sempre in posizione sopraelevata rispetto lo stesso, continuando a sparare in posizione sdraiata utilizzando l’appoggio del bipiede. Nel frattempo era passata più di un’ora e mezza dall’inizio della prova e, oltre al problema del vento, ci siamo trovati anche ad Vista dell’upper avere un problema di che consente abbagliamento causadi vedere la to dal sole molto forte realizzazione che si avvicinava allo dello stesso in zenit. La rosata miglioun unico pezre, nonostante questi zo, ottenuto Il Barrett con il bersaglio della migliore rosata di cinque colpi
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mediante procedimento di estrusione
BARRETT MOD. 98 B CAL. 338 LAPUA MAGNUM Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Barrett mod. 98 B cal. 338 Lapua Magnum
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Il momento che precede la partenza del colpo evidenzia l’apnea del tiratore
La culatta in acciaio sovradimensionata in cui vanno a bloccarsi i tenoni dell’otturatore
problemi, è di cinque colpi in un diametro di 15,3 cm che dimostra la bontà dell’arma, della cartuccia, dell’ottica e non ultimo del tiratore, che in questo caso è stato Fabrizio.
Tiriamo le somme Concludendo, il Barrett 98 B ci è piaciuto molto e abbiamo apprezzato in particolare la modularità che consente di scomporlo in due pezzi per un La testa dell’ottutrasporto più ageratore evidenzia i vole, consentendo sei tenoni di chiuinoltre un facile sura, l’estrattore accesso a tutte le e l’espulsore che sue componenti, sono tipici dei mocon possibilità di delli M16 personalizzazione che lo rendono adattabile e utilizzabile in tutti tipi di missioni, grazie anche a un trattamento particolare che rende le superfici antigraffio e antiruggine. Il prezzo di questo gioiellino non è certo alla portata di tutti, ma è certamente adeguato a quest’arma. LM ARMI LUNGHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Produttore: Barrett Headquarters, www.barrett.net Importatori: Armeria Ratti, tel. 0362 235074, www.armiratti.it; Wild & Wild srl, tel. 030 6189232, www. wildandwild.it Modello: 98 B Calibro: .338 Lapua Magnum Otturatore: girevole e scorrevole con manetta di armamento Caricatore: serbatoio estraibile con capacità massima 10 cartucce Scatto: di tipo regolabile nella precorsa, peso e fine corsa Lunghezza canna: 27” (68,58 cm) Lunghezza totale: 49,75” (126,36 cm) Peso: 6,12 kg Passo di rigatura: 1-10” destrorso Sicura: manuale, reversibile posizionata altezza pollice Slitta: Picatinny sull’upper, lunghezza 48 cm
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Fiocchi punta
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di Gianluigi Guiotto
Doppia novità dall’azienda lecchese: Freccia nera, la prima palla monolitica espansiva senza piombo e in rame puro made in Fiocchi, disponibile nei calibri .308 Winchester e .30-06 Springfield, e N-EX-S, l’unica cartuccia calibro 12 disponibile sul mercato con palla in acciaio espansiva
P
er il secondo anno consecutivo, Fiocchi ha scelto le montagne che fanno da cornice alla sua sede, in quel di Lecco, per presentare le novità autunnali. E, per il 2013, la carne al fuoco è molta. Nei pressi del rifugio Sassi Castelli ai Piani di Artavaggio (dove una sala è dedicata al nonno dell’attuale presidente,
Stefano Fiocchi), sotto la guida di Riccardo Cassin, product manager, abbiamo avuto modo di testare due interessanti novità in ambito venatorio, entrambe prive di piombo: la Freccia Nera e la NLa Freccia Nera è disponibile in .308 Winchester e 30.06 Springfield; notare le scanalature radiali, la punta cava, e la palla esplosa
EX-S. La prima è una nuova linea di cartucce per carabina da caccia con proiettili di tipo Solid 165 e 180 grani, la seconda è un proiettile di tipo slug espansivo ad alto potere di arresto, in acciaio. Per testarne le caratteristiche quale modo migliore del provarle sul campo su bersagli di carta ed esaminarne le rosate ottenibili? Perciò,
FIOCCHI FRECCIA NERA E N-EX-S Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Le novità dell’autunno 2013 di Fiocchi: la cartuccia calibro 12 N-EX-S, la Freccia Nera, e la polvere FRex
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al cinghiale con le atossiche Fiocchi ci ha messo a disposizione tre linee a 30 metri e due a 100 metri, distanza massima accettabile per una caccia etica, e numerosi fucili ad anima liscia (un pompa Remington 870 Express Magnum, un semiauto Beretta A390 ST) e rigata (Benelli Argo E per i due calibri, e uno Zoli, con ottiche Burris), oltre naturalmente a numerose scatole delle due nuove munizioni. Dopo una mattinata di test, l’efficacia delle due munizioni è stata evidenziata dalle rosate, precise e molto ristrette, ottenute con entrambe le munizioni. In particolare, Freccia Nera ha dimostrato doti balistiche che vanno oltre quanto richiesto a una normale cartuccia da caccia. Anche la N-EX-S, a 30 metri, ha dimostrato di riuscire a stare quasi sempre nel 10. Il risultato Dalle gelatine delle sessioni di tiro lo balistiche si potete desumere dalle evince che il rosate allegate. proiettile della
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Freccia Nera lavora molto presto, quindi non ha una penetrazione profonda: la cessione energetica è molto rapida, e avviene nei primi 15-20 cm
Freccia nera, l’economica per i cinghialai “È la prima volta che Fiocchi produce una palla monolitica; la Freccia Nera è dedicata alle battute al cinghiale”, ha detto Marzio Maccaccaro, direttore commerciale Fiocchi, durante la presentazione alla stampa specializzata,“e nasce per rispondere al divieto in alcune regioni italiane di cacciare il cinghiale con munizioni al piombo. Lo stesso sta avvenendo anche in alcune regioni della Germania. Quest’anno ci siamo posti l’obiettivo di rincorrere questa nuova MUNIZIONI Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La N-EX-S ha una borra che ricopre quasi interamente la palla, a protezione della canna durante lo sparo
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esigenza della palla senza piombo, sviluppando appositamente una palla e una cartuccia pensata per i cinghialai. Importante, il fatto che la Freccia Nera costerà molto meno della concorrenza: circa il 20-25% in meno della cartuccia monolitica più economica presente oggi sul mercato”. Il prezzo, infatti, dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 euro per cartuccia, che per ora sarà disponibile nei due calibri più diffusi della caccia al cinghiale - .308 Winchester e 30-06 Springfield – con due pesi di palla: 165 e 180 grani.“Il materiale della palla, che è una hollowpoint, quindi espansiva, è rame puro, al 100%, e ottenuta per ‘stampaggio’ che consente di proporla a costi inferiori”, ha spiegato Cassin,“siamo in presenza di
FRex, nuova polvere per arma corta A margine della presentazione delle due nuove cartucce per la caccia al cinghiale, Riccardo Cassin, Riccardo Cassin, product manager, ha mostrato anche due delle quattro tipologie di polvere TRex (gialla, marrone, rossa, e verde), destinate ai ricaricatori di arma corta. “Queste polveri non hanno nulla a che fare con le vecchie Rex, che erano polveri nate per la ricarica delle munizioni da caccia utilizzate anche per arma corta”, ha esordito Cassin, “e dunque le dosi non c’entrano nulla: le FRex nascono per l’utilizzo specifico per arma corta. La confezione è da 500 grammi, e la famiglia sarà divisa in due a seconda del propellente: due a singola base tubolare (rossa e gialle) e due a doppia base sferica (lenticolare, verde e marrone). Le monobasi hanno nitrocellulosa compresa tra 90 e 98%, le doppie basi nitroglicerina tra 8 e 23%. Abbiamo verificato la scorrevolezza nei dosatori volumetrici”. Le velocità di combustione vedono primeggiare la rossa, seguita dalla gialla e dalla verde, mentre la marrone è la più lenta delle quattro. La possibilità di ricarica coprono tutto il range: 7,65, 9x21, .40S&W, .45ACP, fino al .44 Magnum (ricarica target). Il prezzo indicativo dovrebbe aggirarsi intorno alla metà delle equivalenti polveri Vihtavuori.
Rosata a 30 metri con Freccia Nera calibro 30.06 da 165 grani, sparata con Benelli Argo E
Rosata a 30 metri con palla N-EX-S; il colpo a ore11 è dovuto… al tiratore
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Marzio Maccaccaro (a sinistra), direttore commerciale Fiocchi, e Riccardo Cassin, product manager, durante la presentazione alla stampa specializzata nella sala Fiocchi al rifugio Sassi Castelli ai Piani di Artavaggio
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le Freccia nera sono prodotte in combinazione con il potente innesco ZetaPì, la miscela innescante priva di metalli pesanti e priva di zinco.
Il rifugio Sassi Castelli sui Piani di Artavaggio, dove sono state presentate le nuove cartucce Fiocchi
una munizione lead free. La colorazione nera della palla è ottenuta in seguito a un attacco acido, e quindi un’ossidazione, che contribuisce a diminuire il deposito di rame lasciato dalla palla al suo passaggio all’interno delle canne. Non si tratta di eliminarlo del tutto, perché sarebbe impossibile, ma una forte riduzione sì, grazie anche all’abbinamento con propellenti che contengono decopper, cioè componenti chimici che riducono a loro volta i depositi di rame. Tutti i nostri test,
sia su animali vivi sia in gelatina balistica, hanno confermato una ritenzione di peso vicina al 100%: non ci sono separazioni ed è quindi facile asportare il proiettile dalla carcassa; inoltre, il proiettile garantisce rapida cessione energetica con un’espansione che può raddoppiare il diametro iniziale”. Le scanalature radiali realizzate sul corpo del proiettile riducono la pressione e gli attriti di canna, migliorando le velocità espresse dalle Freccia Nera: per il .308 Winchester è stato rilevato un valore di 790 m/s per la 165 grani e 760 m/s per la 180 grani, valori che diventano rispettivamente di 840 m/s e 810 m/s per il calibro 30-06. Infine, tutte
N-EX-S, cartuccia di pregio N-EX-S ha una palla in acciaio da 31,5 grammi Gualandi che viene realizzata esclusivamente per Fiocchi. Caratteristica principale è che può essere utilizzata in tutti i fucili calibro 12 con camera da 65 mm o superiori, con tutte le strozzature, compresi gli strozzatori intercambiabili (mobil choke), poiché è sottocalibrata e completamente ricoperta dalla borra che protegge l’anima della canna. La palla è caricata in un bossolo 67 tipo 4, ed esprime una velocità di circa 440 a 2,5 metri (V 2,5). Le N-EX-S saranno vendute in confezioni da 5 pezzi, con un prezzo a cartuccia che sarà di circa 4-5 euro.“Il motivo consiste nella lavorazione ‘artigianale’ della munizione”, ha spiegato Riccardo Cassin, “ad alta precisione e con torni, invece che con stampaggio, oltre che con volumi non elevati di produzione che inevitabilmente incidono sul prezzo finale”. LM PER INFORMAZIONI: Fiocchi, Lecco, tel. 0341 473.111, www.fiocchigfl.it MUNIZIONI
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Le armi a disposizione durante i test delle nuove cartucce
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Veloce & potente Pur mantenendosi quanto più possibile fedele ai modelli originali e distinguendosi per la qualità delle sue realizzazioni, la Uberti ha anche introdotto importanti aggiornamenti nei calibri e nella sicurezza. A ricevere una cura vitaminizzante è oggi la replica del lever action Winchester 1873, che senza niente perdere in maneggevolezza e scorrevolezza dell’azione assume una nuova dimensione grazie alla versione carbine camerata .44 Magnum
di Vittorio Balzi
quei fucili famosi per la scorrevolezza della loro azione e per essere camerati in calibri utilizzati anche dai revolver. Camerato in origine nel calibro .44-40 e successivamente in .38-40 e .32-20 (tutti calibri utilizzati anche nei revolver), il 1873 Winchester non venne mai offerto (pare a causa di problemi di alimentazione) nel calibro .45 Colt (lo standard militare dell’epoca per revolver) e fu Colt che produsse (Frontier Model) una variante del suo peacemaker in .44-40 per consentire agli uomini della Frontiera di avere arma corta e lunga camerate per lo stesso calibro. Lo Winchester 1873 non ebbe mai contratti militari statunitensi, ma questo non impedì a Winchester di proporre, oltre alle varianti rifle (canna 24”) e carbine (canna 20”), anche quella musket, che ebbe un certo successo all’estero (Turchia), ma non rappresentò mai un best seller.
UBERTI 1873 CARBINE CAL. .44 MAGNUM Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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L’
Un film “dedicato” La variante di maggior successo fu quella carbine che venne riprodotta in più di 720.000 pezzi ed è quella che ha di gran lunga il posto di maggiore preminenza nel “cuore” e nell’immaginario degli appassionati di armi, di quelli del vecchio West e di tanti “signor Rossi” in America e un po’ anche nel resto del mondo. La dolcezza, la fluidità di funzionamento e le cartucce da arma corta hanno fatto del Winchester 1873 il fucile preferito da tanti exhibition shooters del tempo, come pure da intere generazioni di tiratori e cacciatori, e inoltre di “semplici utenti” che volevano un fucile per uso generale da portarsi dietro facilmente. Questo successo è continuato nel tempo anche grazie a televisione e cinema; lo Winchester 1873 ha avuto il privilegio non solo di essere un “personaggio” nel mondo della celluloide (altre armi hanno avuto questo “riconoscimento”), ma addirittura - e in questo è stato Lo sportellino King fu una piccola rivoluzione perché rese più rapido e facile il caricamento; unico - un film “dedicato”: quel sull’Uberti 1873 le cartucce entrano senza impuntamenti e il riempimento del serbatoio tubolaWinchester 1873 con James Stewart, re risulta particolarmente agevole anche grazie alla scorrevolezza del calcatoio dentro al tubo che all’inizio degli anni ’50 fece il giro del mondo venendo proiettato in un numero infinito di Stati. Malgrado avesse fin da subito “colpito “ l’immaginario collettivo, lo Winchester 1873 non regnò a lungo. Già all’inizio degli anni ’90 del XIX secolo dovette iniziare a fare i conti con lo Winchester 1892 e col Marlin 1894, altri due lever action camerati per munizioni da arma corta che grazie alla nuova meccanica possedevano il pregio di una robustezza impensabile per il glorioso e “svelto” 1873 che, nonostante non avesse più la carcassa in gunmetal (un bronzo, non un ottone come molti credono) manteneva la stessa toggle link action (otturatore a ginocchiello) del predecessore Model 1866 e
anno prima della scoperta dell’oro nelle Colline Nere del North Dakota (vedi riquadro), Winchester aveva messo in commercio il suo Model 1873, il fucile a leva che in molti considerano “The gun that won the West”. Forse quel titolo spetterebbe allo Springfield Model 1873 calibro .45/70, il fucile monocolpo col quale l’esercito statunitense combattè contro gli indiani e in effetti non sono pochi quelli che concordano con questa seconda attribuzione perché, nonostante Hollywood si sia impegnata per anni a farci credere il contrario, lo Zio Sam restò sempre fedele allo Springfield 1873. Se qualche blue soldier usò lo Winchester 1873 questo avvenne a titolo quasi sperimentale oppure perché, come fecero decine di migliaia di cow boy, cercatori, contadini, sceriffi e fuorilegge, si frugò in tasca e spese dei bei dollari per acquistare
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aveva la carcassa in acciaio, ma vista l’epoca, è molto più probabile si trattasse di ferro omogeneo o comunque di un acciaio dalle non eccelse caratteristiche meccaniche. Per dirla tutta, a dispetto dei tanti laudatores temporis acti per i quali sono buoni sono gli oggetti vecchi, i materiali del tempo (anche quelli per canna e ottu-
ratore) non erano certo il massimo quanto a caratteristiche meccaniche, e la debolezza strutturale dei 1873 non era tanto da imputare all’azione quanto a materiali, sezioni e tolleranze. Se ne vogliamo una prova, basti pensare che lo stesso principio di meccanica razionale alla base del gruppo di otturazione del Winchester 1873 si
Le “forme” della Uberti 1873 Carbine non differiscono da quelle delle versioni precedenti; l’arma ha superfici metalliche e legni così lucidi che diventa difficile fotografarla senza fastidiosi luccichii. L’esecuzione è superba sia all’esterno come all’interno e l’azione scorre liscia senza il minimo impuntamento come nella migliore tradizione dell’originale e delle repliche
ritrova nella mitragliatrice Maxim (1889) e nelle pistole semiautomatiche Borchardt e Parabellum. La Maxim era grossa e pesante però segnò l’inizio dell’epopea della mitragliatrice ed era camerata per cartucce da arma lunga, la Borchardt era fragile e neppure la Parabellum può essere considerata un mostro di robustezza, ma si trattava comunque di pistole semiautomatiche camerate per cartucce che sviluppavano una pressione ben superiore a quella delle varie cartucce da revolver per cui venne camerato il 1873, e non dimentichiamo che i tormenti cui va incontro un’arma automatica o semiautomatica sono ben altra cosa rispetto a quelli cui è sottoposta un’arma a ripetizione. E se non vogliamo tenere in conto una mitragliatrice e delle pistole, che dire allora dello Winchester 1876, che si guadagnò la reputazione di fucile durevole e potente tanto che essendo stato inizialmente camerato in .45-75WCF (cartuccia che doveva replicare le prestazioni della .45-70, ma con un bossolo più corto) fu poi prodotto anche in .40-60, .45-60 e .50-95 Express. Il .45-75 venne acquistato dalla Mounted Police canadese e dai Texas Rangers, e il .50-95 Express fu l’unico fucile a ripetizione usato in buon numero dai cacciatori professionisti di bufali. Calibri e pressioni Lo Winchester 1876 fu in sostanza un 1873 pantografato e mantenne l’azione basata sullo stesso principio della meccanica razionale, principio in virtù del quale un arco a più cerniere si comporta come un trave, e può quindi essere caricato di punta quando le cerniere sono tra di loro allineate. Un’azione come questa non ha un limite “strutturale” derivante dalla sua con-
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Il sistema di mira è, ovviamente, fedele a quello del modello originale ed è costituito da un mirino a lama con sezione vagamente triangolare e da una tacca di tipo Buckhorn con due aperture: quella ampia (tra le corna) serve per l’acquisizione rapida delle mire e per il tiro contro bersagli in movimento, quella ad U (sotto alle corna) si utilizza per il tiro meditato. Ottimo il nitore esecutivo, che facilita l’uso di mire altrimenti un po’ “difficili” per il lento mirato
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cezione, ma trova limiti nei materiali, nelle sezioni resistenti e negli accoppiamenti tra i perni delle cerniere e le parti che compongono l’azione. È infatti intuitivo che questi perni non solo devono essere adeguatamente robusti per reggere ai carichi di taglio che ricevono ad ogni sparo, ma devono anche essere accoppiati alle parti dell’azione con le tollerenze più strette possibili. Detto in soldoni, tra gli accoppiamenti non devono esistere, né devono crearsi con l’uso, dei giochi che sarebbero esiziali per la tenuta del complesso. Il successo del vecchio Winchester 1873 continua da decenni grazie alle repliche;“eserciti” di cacciatori, tiratori e semplici appassionati considerano ormai del tutto normale che, oltre al .44-40 storicamente corretto, queste repliche siano camerate in .45 Colt e in .357 Magnum. Evidentemente i problemi di ali-
mentazione del ’73 .45 Colt non erano poi così insolubili e altrettanto evidentemente i processi produttivi e i materiali odierni consentono di impiegare senza problemi una cartuccia come la .357 Magnum che, per la CIP, ha una PTmax (massima pressione media ammissibile) di 3.000 bar (300 MPa), più o meno equivalenti alle 45.000 PSI (310 MPa) di PTmax previste per i primi caricamenti .357 Magnum, ma molto di più delle 35.000 PSI (241MPa) che costituiscono oggi lo standard raccomandato dal SAAMI per le Come su tutti i modello 1873 la cartuccia passa dal serbatoio tubolare cartucce .357 alla cucchiaia elevatrice che costituisce la parte interna di un blocchetto prismatico destinato a salire e scendere col movimento della leva. Agendo con decisione, ma non serve forza, la scorrevolezza dell’azione è tale che gli short stroke sono praticamente impossibili anche in apertura
Magnum made in USA. Se poi pensiamo che, a una PTMax di 300 Mpa, la CIP associa per la .357 Magnum una PK (PMax ammessa per il calibro) di 3.450 bar (345 MPa) e che le pressioni di prova delle armi (PE) sono pari almeno a 1,30 della PK, ovvero, sempre per la .357 Magnum, 3.900 bar (390 MPa), fanno davvero ridere certe “chiacchiere” che si leggono in rete secondo le quali (libero adattamento):“è incomprensibilmente sorprendente avere delle repliche del 1873 camerate in .357 Magnum visto che il disegno originale era previsto per reggere 15,000 PSI e che anche con gli acciai moderni non
Il blocchetto in ottone che funge da elevatore porta sul fondo l’indicazione del calibro .44 Magnum ed è proprio in corrispondenza di questa scritta che si trova il centro di gravità del fucile quando lo stesso è scarico
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Questa foto del calcio permette di apprezzare la venatura dell’ottimo noce e la splendida finitura; come si conviene visto il tipo di fucile, il calcio è piuttosto corto e infatti tra faccia del grilletto e faccia del calciolo antiscivolo (e con un certo effetto ammortizzante) la distanza è di 340 mm
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si può passare il tetto delle 23.000, quando i caricamenti commerciali .357 di oggi arrivano a 35.000 PSI e alcuni di essi raggiungono i 45.000 PSI previsti in origine”. Secondo certi “esperti” le cartucce .357 Magnum sarebbero quindi way over the stress points of the design: tradotto in italiano, significherebbe che i caricamenti .357 magnum sollecitano il disegno ben oltre il massimo sforzo che lo stesso può reggere. Ma se così fosse, perché allora tutte le repliche .357 Magnum del 1873 non scoppiano o quanto meno diventano inservibili in brevissimo tempo? E la CIP cosa combinerebbe secondo questi esperti della mutua? Che coppia! È di tutta evidenza come molto spesso certi “soloni” vadano pontificando a sproposito e senza avere le idee molto chiare sulla “faccenda” per la quale fanno inutilmente scorrere fiumi di parole. Ed è altrettanto evidente che questi “esperti” non sanno cosa significhi la punzonatura del BNP attestante la prova forzata e nello stesso tempo ritengono che un fabbricante possa essere tanto stupido da mettere in circolazione armi non validate attraverso prove esaustive. Forse sono abituati a certo ciarpame a basso costo che abbonda su alcuni mercati, ma un produttore che tiene al suo nome e non vuol correre rischi “giudiziari” si guarda bene dal mettere in circolazione qualche cosa che non sia sicuro e adeguatamente durevole. Questa piccola filippica è stata scritta sogghignando col pensiero
Ifianchidellacarcassasonochiusidaduepiastretrattenutedaun’unicavitepassantecontestasul fianco sinistro. Smontare l’azione non è difficile, ma richiede un cacciavite con lama larga e sottile perché, nel rispetto delle “regole” del tempo che fu, la testa della vite ha uno spacco sottilissimo… che è facile sciupare se si usa un cacciavite la cui lama non sposa completamente lo spacco
rivolto a quello che possono “pensare” gli esperti della mutua davanti a una replica dello Winchester 1873 che non è in .45 Colt e neppure in .357 Magnum, ma nientepopòdimenoche in .44 Magnum. Autrice che questa diabolica accoppiata è la A. Uberti spa, azienda che ha fatto delle repliche
un’arte e che, oltre a trovarsi in posizione verticistica fin dai primi vagiti del settore, si è fatta una solidissima posizione proprio nella tana del lupo perché il grosso della sua produzione si vende negli USA. Non che manchino le vendite in Europa e nell’italico Stivale perché gli appassionati
I due tipi di cartucce di fabbrica usati per la prova: Fiocchi LWC da 200 grani a sinistra, Fiocchi JSP da 240 grani a destra. Su serie di 5 colpi la prima ha fatto registrare una V0 media pari a 1.422 fps (m/sec 432), con SD pari a 26 ed Ec di Kgm 123,6 / J 1.211; per la JSP da 240 grani la V0 media è stata pari a V0 media a 1.705 fps (m/sec 518), con SD pari a 20 ed Ec di Kgm 213 / J 2.089
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del vecchio West sono una “razza” diffusa ai quattro angoli del globo, ma l’uso intenso ed estensivo delle repliche si ha soprattutto negli Stati Uniti, dove è più forte il legame storico e culturale con le armi del West, il SASS (Single Action Shooting Society) raccoglie una quantità enorme di praticanti e le repliche, oltre che in poligono, sono usate pure a caccia. Andare a caccia con un pezzo di storia può “accadere” in quasi tutto il mondo, ma l’ampiezza del fenomeno è enorme negli States, dove si va a caccia anche con l’arma corta e dove, all’insegna del bigger is better, complice anche la saga di Dirty Harry, la cartuccia .44 Magnum gode di una popolarità impensabile nel Vecchio Continente. Non che l’Europa sia “immune” dal morbo delle “cannonate” (chi scrive è uno dei “malati”), ma negli USA la .44 Magnum costituisce un vero e proprio fenomeno, che non ha risentito della successiva proliferazione di
cartuccioni da arma cortaa. Anzi, pare che ne abbia tratto vantaggio, con la nascita di caricamenti ancora più potenti e caratterizzati pure da proiettili più pesanti dei tradizionali 240 grani (da 260 a 320 grani), che si sono affiancati ai “missili” .44 Magnum con proiettile “leggero” (180 grani), molto divertenti e spettacolari, ma meno equilibrati e meno adatti alla caccia. La gamma si amplia Armi tutte in acciaio, lavorate interamente per asportazione di truciolo, tirate in modo superbo e corredate di calci in noce, sempre restando quanto più possibili fedeli al disegno originale, rispetto al quale si distaccano solo per la migliore qualità dei materiali e delle lavorazioni e per accorgimenti tecnici volti a migliorare la sicurezza e la robustezza dei disegni originali, le repliche Uberti sono davvero eccezionali. E se spesso costano di più, ciò non avviene
I bossoli di risulta denunciano una percussione decisa e centrata e non presentano deformazioni anelastiche degne di nota, tanto che si può reinserire un bossolo nel serbatoio, portarlo sulla cucchiaia e (con un po’ di attenzione a farlo entrare in camera, manca il proiettile e quindi manca l’invito) camerarlo mandando in chiusura l’otturatore senza il minimo sforzo aggiuntivo
per caso o ingordigia: la qualità ha un suo prezzo e comunque se facciamo una valutazione qualità/prezzo vediamo che il rapporto risulta decisamente favorevole. Trapper (canna 161/8”), Half Octagonal Rifle (canna 18”), Carbine (canna 19”), Short Rifle (canna 20”), Sporting Rifle (canna 241/2”), Special Sporting Short (canna 20”), Special Sporting (canna 241/4”): sono queste le differenti varianti base in cui la Uberti declina il suo Winchester 1873 nei calibri .357 Magnum, .44-40, .45 Colt. A questa gamma già molto ampia di quello che è uno dei suoi veri e propri cavalli di battaglia, la Uberti ha aggiunto la variante .44 Magnum della versione Carbine, che di primo acchito si differenzia dagli altri modelli per avere il calciolo diritto con pad in sintetico invece che a forma di parentesi curva “)” con fornimento metallico. Procedendo nell’esame vediamo che il tubo serbatoio contiene 9 cartucce invece di 10, ma apparentemente sembra questa l’unica differenza rispetto alle “sorelle”. In realtà le differenze ci sono perché la meccanica, pur mantenendo inalterata la congegnazione, è stata completamente rivisitata aumentando alcune sezioni e ricorrendo ad acciai di superiori caratteristiche meccaniche, tanto che le nuove Winchester 1873 Carbine .44 Magnum sono state collaudate con cariche forzate che arrivano al 160% della PMax ammessa per il calibro (PK). Questa è pari a 3.220 bar (322 MPa), mentre per le PTmax (pressione media massima ammissibile) ascende a 2.800 bar (280 MPa) e la pressione per le prove forzate al BNP (PE +30% rispetto alla PK) è di 3.640 bar (364 MPa). Se facciamo mente locale al fatto che la .357 Magnum ha una PTmax di 300 MPa, consideriamo che il ARMI LUNGHE
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La chiusura dello Uberti 1873 ricalca fedelmente nella congegnazione quella del Winchester 1873. Acciai e tollerenze delle repliche sono ben diversi da quelli dell’originale e nel passaggio al .44 Magnum ci sono state ulteriori modifiche ai materiali e ad alcune quote. Le quattro bielle (due per parte) costituiscono un arco a tre cerniere che quando le cerniere sono allineate (arma in chiusura) può essere caricato di punta come se fosse una trave
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… quando venne scoperto l’oro nelle Black Hills del North Dakota, fatto che segnò l’inizio alla fase più virulenta nel contrasto tra nativi americani e uomo bianco, una fase che durò fino al 1877 quando, dopo la sconfitta del Little Big Horn (Custer’s Last Stand, 25 e 26 giugno 1876), l’esercito statunitense mise la parola fine alla Great Sioux War (in realtà, oltre ai Lakota Sioux, al Little Bog Horn combatterono anche Northern Cheyenne e Arapaho) confinando gli indiani nella riserve e consentendo la penetrazione di cercatori d’oro, coloni e ferrovie che avevano scatenato l’ira degli indiani, i quali comprendevano quale attentato al loro stile di vite (e alla loro stessa vita) venisse da quella fiumana di uomini avventurosi che si spingevano verso Ovest. Quegli uomini avventurosi avevano già avuto più di qualche scaramuccia con i pellerossa e anche senza di questi non è che mancassero le occasioni per menare le mani, e soprattutto per usare le armi. Un discorso storico e sociologico sulla corsa verso Ovest e sui pionieri sarebbe molto interessante perché si tratta di fenomeni che possiamo considerare tra quelli fondanti della nazione e del carattere americani, ma un simile discorso esula dalle possibilità culturali di chi scrive queste note e comunque ci porterebbe fuori tema.
Un momento delle prove al cronografo per misurare la velocità delle cartucce. È importante ricordare che, per non avere letture falsate, le skyscreen (cellule fotoelettriche da usare con luce solare) e la traiettoria del proiettile devono giacere su piani tra loro paralleli
Lo Uberti 1873 in .44 Magnum non è “soltanto” un fucile costruito e finito in modo superbo; preciso, controllabile, dotato di ottime caratteristiche dinamiche e con un’azione che sembra scorrere sull’olio, funziona in modo impeccabile e oltre che per tiro in poligono e gare tipo SASS può essere proficuamente impiegato sul terreno di caccia
suo fondello ha diametro inferiore a quello della .44 Magnum e che la Uberti Winchester 1873 è stata oggetto di una cura ricostituente per quanto riguarda le chiusure, sembra logico dedurre che la più recente evoluzione della Uberti 1873 “sopporta” tranquillamente anche un uso prolungato e sostenuto di cartucce .44 Magnum a piena carica che, non lo dimentichiamo, hanno quantità di moto superiori a quelle della .357 Magnum. E nell’uso continuato di un’arma, sia pure a ripetizione, non conta solo la “spinta” sulla faccia dell’otturatore (tot kg per cm2 di pressione x superfice del fondello), ma anche la quantità di moto della munizione, che è direttamente proporzionale al rinculo e quindi alle forze che, allo sparo, si scaricano sull’arma.
Alla ricerca del feeling 200 colpi di Fiocchi JSP da 240 grani, 50 di Fiocchi LWC da 200 e un po’ di tranquille ricariche con proiettile Fiocchi JSP da 240 grani non sono molti, ma bastano per dare il feeling della carabina: pronta alla spalla, presenta inerzia minima quando spostiamo la volata da un bersaglio all’altro, ha azione dolce e scorrevole (come si conviene a un Model 1873) e si carica con facilità perché lo sportellino King funziona come deve e l’elevatore scorre senza attriti nel tubo serbatoio. Il bilanciamento (ad arma scarica il centro di gravità si trova in corrispondenza dell’elevatore) e il peso di 3,170 kg hanno una certa influenza nelle più che buone caratteristiche dinamiche della carabina e, anche con cartucce po-
tenti come le Fiocchi JSP da 240 grani (V0 media di 1.705 fps - 518 m/sec - cui corrisponde una Ec di Kgm 213 / J 2.089), l’allineamento delle mire si recupera velocemente pure se stiamo sparando contro un bersaglio in rapido movimento. Non è un esercizio per neofiti e soprattutto si aziona la leva tenendo il fucile alla spalla (contrariamente a quello che fanno in tanti) ma, se vogliamo dedicare un po’ di tempo all’allenamento, complice un’azione che scorre liscia come l’olio, potremo rinverdire i successi sul campo del Modello 1873… con l’aggiunta di un calibro grazie al quale l’arma acquista una nuova dimensione. E se pensate che la 1873 in .44 Magnum potrebbe essere ottima per i canai non avete tutti i torti, sempre che
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Correva l’anno 1874….
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121 Uberti 1873 Carbine cal. .44 Magnum
¤
PREZZO
1559 euro
Costruttore: A. Uberti spa, tel. 030 8341800, www.ubertireplicas.com Tipo: fucile a ripetizione ordinaria con comando a leva (lever action) Calibro: .44 Magnum (altri
calibri disponibili .357 Magnum, .44-40, .45 Colt) Serbatoio: tubolare da 9 colpi (10 negli altri calibri) Sicure: cane esterno; sicura automatica a bloccare la catena di scatto se l’arma
abbiate ben presente la necessità di allenamento preventivo e ricordiate che la .44 Magnum non è un martello di Thor, ma una cartuccia che per il cinghiale è meglio utilizzare solo a breve distanza. Il tiro con appoggio Sparare stando in piedi è una cosa, tirare con appoggio dal bancone un’altra. E quella carabina tanto comoda, veloce e non fastidiosa allo sparo assume una personalità un po’ più rude, non che diventi punitiva, ma il rinculo inizia a farsi notare. Il tiro con appoggio era necessario per le misurazioni al cronografo e per verificare la precisione con arma in appoggio, cosa che si fa utilizzando la minuscola tacca a U alla base delle “corna” (la tacca,
non è in chiusura Canna: 19”, sezione circolare, rigatura 6 principi destrorsi Lunghezza: 960 mm Calciatura: noce grado A, finita a olio; calciolo in
regolabile su altezze predeterminate, è tipo Buckhorn, ovvero a corna di toro) che si utilizzano per il tiro rapido e contro bersagli in movimento. Questa apertura, davvero piccola e con aria minima sui fianchi del mirino, serve appunto per il tiro di precisione e come tale può essere utilizzata solo grazie al nitore esecutivo delle mire; richiede concentrazione e una buona illuminazione, ma è ben regolata per le 240 grani e, a 50 metri, l’amico Giuliano Cristofani ha messo cinque colpi entro 3 cm (massima distanza tra i centri), con tre colpi che letteralmente si toccano. Passando alle Fiocchi LSWC da 200 grani, la rosata si è allargata alquanto (vedi bersagli) e la velocità media è scesa a 1.422 fps (m/sec 432) con corrispondente Ec di
gomma; lunghezza calciolo grilletto 340 mm Mire: mirino a lama, tacca di mira tipo Buckhorn regolabile su diverse altezze prestabilite
Kgm 123,6 / J 1.211). Con queste cartucce, ottime per divertirsi e di costo inferiore rispetto a quelle a piena carica, rinculo e rilevamento sono davvero minimi e se la rosata si allarga è difficile che i tiratori e i barattoli se ne accorgano tirando in piedi. Si tratta di munizioni sviluppate per arma corta e il loro relativamente tenero proiettile non è certo ottimale per velocità dell’ordine dei 430 m/sec; d’altro canto, almeno nell’esperienza di chi scrive, proiettili più leggeri di 220 grani (anche camiciati) tendono invariabilmente ad allargare la rosata rispetto a quelli da 240 e oltre. M C
Ringraziamo per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio (www.bmarmi.it)
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Le rosate di 5 colpi sono state realizzate tirando in appoggio sulla distanza di m 50 su bersagli ex ordinanza sniper. Quella con le 240 JSP vede una distanza massima tra i centri pari mm 30, che salgono a mm 68 per la 200 LSWC
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Questione… di legge
“Decreto del fare” e norma “salva poligoni”: cosa c’è di vero? Il recentissimo “decreto del fare” conterrebbe una norma che alcuni hanno ribattezzato “salva poligoni”. Purtroppo la materia è complessa e, pur avendo letto l’articolo 25, non siamo riusciti a comprenderne la reale portata. La norma in questione richiama molte e diverse leggi; come stanno davvero le cose? È possibile ottenere un chiarimento dal vostro esperto legale? Cordiali saluti dal presidente di un T.S.N. e-mail firmata Spettabile presidente, rispondo alle vostre richieste di chiarimento sulla portata delle disposizioni legislative approvate con il decreto legge 21-06-2013 n. 69 (il cosiddetto “decreto del fare”), vigente dal 20-08-2013 e pubblicato nel supplemento ordinario 63 della G.U. n. 194 del 20 agosto 2013. Le norme alle quali fare riferimento sono molteplici. Per comprenderne la portata occorre partire dall’articolo 11 della legge quadro sull’inquinamento acustico (legge 26-10-1995 n. 447). Tale articolo disciplina i regolamenti di esecuzione. L’art. 25 comma 11 quater del “decreto del fare” ha modificato l’articolo sopra indicato, aggiungendo la previsione che include “le aviosuperfici e i luoghi in cui si svolgono attività sportive di discipline olimpiche in forma stabile”. Del pari sono state modificate altre norme di legge: in particolare le me-
desime aggiunte sono state fatte all’art. 4 comma 3 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 14-11 1997 (“Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”) che disciplina i valori limite differenziali d’immissione acustica. Tali valori limite già godevano di particolari esclusioni e non si applicavano a una serie di strutture ivi identificate. Oggi questo viene integrato e comprende appunto i luoghi ove si svolgono attività sportive di discipline olimpiche in forma stabile (oltre che alle aviosuperfici). Analoga modifica legislativa è stata operata al decreto del ministero dell’Ambiente 13-10-1997 (art. 1 comma 1 lettera a) che disciplina anch’esso l’inquinamento acustico negli aeroporti civili e militari aperti al traffico civile. Anche qui è stata aggiunta la solita previsione dei luoghi ove si svolgono attività sportive di discipline olimpiche in forma stabile (oltre che delle aviosuperfici). Come effetto pratico la legge - così come modificata - incide senza dubbio sulle modalità di determinazione dell’impatto acustico ambientale e delle immissioni acustiche, dei campi permanenti dove si pratica il tiro a volo nelle varie discipline olimpiche, nonché LETTERE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
alle sezioni del Tiro a segno nazionale e negli altri campi di tiro di carattere permanente dove sono svolte le predette “discipline olimpiche”. In pratica, parlando terra terra: coloro che ci vogliono male avranno difficoltà molto maggiori nell’ottenere sospensioni o la chiusura di determinate strutture dove si usano armi da fuoco per fini sportivi, a causa delle immissioni rumore che si propaga al di fuori delle strutture stesse. La dizione fortemente parziale di tale norma pone però numerosi interrogativi: qui si parla unicamente di discipline olimpiche. Orbene, mi domando: entro un TSN si praticano sicuramente tali discipline, ma si fanno tante altre attività, istituzionali e ludiche, impieganti armi da fuoco. L’esclusione dalle immissioni di rumore dovrebbe valere per la struttura in sé considerata, quale sede deputata alle attività olimpiche (quindi a prescindere da cosa in concreto avviene) o con riferimento alle sole specialità olimpiche impieganti armi da fuoco? E ancora: nei campi dove si pratica il Tiro a volo si dovranno differenziare le varie specialità ? Ci saranno discipline di serie A come il Trap o lo Skeet e altre di serie B? E cosa avverrà in tutte le altre
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I nostri esperti rispondono alle domande - inerenti questioni legali - ritenute d’interesse generale. I contatti rimangono invariati: potete inviare lettere in redazione (C.A.F.F. Editrice - Armi Magazine via Sabatelli 1, 20154 Milano), mandare una mail (redazione@armimagazine.it) oppure spedire un fax (02 34537513)
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123 Qualche quesito su Fabarm Martial 11
Egregio lettore, il suo primo quesito riguarda la “natura” di tale arma da fuoco, e ha già trovato risposta nelle rubriche legali di questa rivista. Per riassumere: non è lo Stato italiano a considerare il Martial con canna da 28 cm una pistola (attenzione: è più corretto dire “arma corta”); sono le regole europee di classificazione generale delle armi a discernere tra le due grandi categorie “armi lunghe” e “armi corte”. La direttiva Cee 91/477,
strutture permanenti dove si pratica attività sportiva non ricompresa tra le “discipline olimpiche”? Una lettura aderente alla lettera della legge porterebbe purtroppo ad escludere l’applicazione di tali norme di salvaguardia; si dovrebbe continuare ad applicare la legge sulle immissioni di rumore con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché mi sembra prematuro e pericoloso
nell’allegato I, punto IV, lettera A, definisce arma corta qualsiasi arma da fuoco la cui canna ha una lunghezza inferiore ai 300 mm oppure la cui lunghezza totale non supera i 600 mm. La definizione di arma lunga si ricava a contrario, e per esclusione, da quella appena citata. Quindi, per usare le sue parole, numerose armi molto compatte saranno per forza classificate armi corte, a prescindere dalla loro apparenza e/o conformazione tecnica e balistica. Questo non significa (come peraltro ho già scritto in risposta alle domande di altro lettore) che il Fabarm 11 sia uguale a una Walther PPK, a una Glock, a un revolver con canna da 4” o a una 1911 compact. Occorre fare attenzione ad altre regole, come quelle sul porto occulto, che ad oggi appare l’unica maniera accettata in Europa per portare un’arma da fuoco per difesa personale da parte di colui che non indossa una divisa. In alcuni Stati americani è normale vedere una donna spingere il carrello della spesa con la Colt 1911 esposta in fondina, spesso con il colpo in canna e la sicura inserita (cocked & locked). Quando a gennaio si va alle manifestazioni precedenti allo Shot Show (nei campi di tiro), tutti i commissari girano armati, con l’arma in vista e pronta all’uso. In molte località è del tutto normale lasciare il fucile in rastrelliera sul fuoristrada. Sono tutte cose che in buona parte dell’America (non ovunque, però) sono consentite e tollerate; provi a farlo da noi e vedrà cosa succede... Stesso discorso per il Fabarm: non è occultabile, quindi è complessa, se non impossibile, una sua adozione come arma per la difesa al di fuori dalle mura domestiche, a prescindere dalla sua classificazione secundum legem. Quanto al secondo quesito: il riduttore di capacità per il serbatoio è un accessorio concepito per l’intera serie dei fucili Fabarm a cui il modello Martial appartiene; gli altri modelli - soddisfacendo le “misure” per la classificazione quale arma lunga - possono essere impiegati nell’attività venatoria. Pertanto tale complemento diviene utile per soddisfare i regolamenti venatori sul numero di colpi che si possono impiegare nel fucile a canna liscia. Come da lei osservato, il Martial 11 non potrebbe essere utilizzato, perché la nostra legge venatoria vieta la caccia con le armi corte. Saluti e safe shooting. (avvocato Fabio Ferrari)
chiamare tale norma “salva poligoni”; al momento sarebbe meglio dire “salva discipline olimpiche che si svolgono in taluni poligoni”. Certo: la prima definizione è sensazionalistica, fa notizia e riempie meglio la bocca. Peccato che non concorda con la lettera della legge. Di qui il mio atteggiamento critico e prudente, e l’invito a usare altrettanta prudenza prima di brindare alla vitto-
ria. Mi piacerebbe sostenere che la norma vale per ogni tipo di campo e per ogni attività che implichi l’utilizzo di un’arma, ma creare false illusioni è più pericoloso che lottare quotidianamente per mantenere aperte tante strutture, dove gli appassionati si divertono e fanno sport, anche al di fuori dell’egida del C.I.O. Saluti e safe shooting. (avvocato Fabio Ferrari) LEGALE
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Sul numero di settembre 2013 di Armi Magazine, mi ha colpito in particolare l’articolo sul Martial 11 della Fabarm. Il Martial 11 non è altro che un fucile ad azionamento a pompa con 4 colpi nel serbatoio +1 in canna, molto compatto, pensato per la difesa abitativa e le forze di polizia. Nell’articolo viene detto che, a causa della limitata lunghezza della canna e dell’arma in generale, lo Stato italiano considera il Martial 11 una pistola. La mia domanda è: essendo classificato come pistola, qualora uno fosse possessore di pistola per difesa personale lo potrebbe portare in giro come se fosse una normale Glock 17? Altra domanda: ho letto nell’articolo che è possibile ridurre la capacità del serbatoio da 4 a 2 cartucce (presumo per utilizzarlo in attività venatoria), ma essendo classificato come pistola non è vietato in Italia utilizzarlo per cacciare? Vi ringrazio per l’attenzione, porgo i miei più cordiali saluti. Davide - e-mail
LM
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Si può fare (di più) di Fabio Ferrari ferstudio@libero.it
Certo, perché l’emergenza era finita ma le leggi relative non erano e non sono “a termine”, bensì restano vigenti finché non esplicitamente abrogate da nuove leggi, incompatibili con quelle. Le armi “sportive” Anche i migliori propositi si possono rivelare (a distanza di tempo) fallaci; un lampante esempio, che gli appassionati ben conoscono ed sotto gli occhi di tutti, è costituito dalla legge che ha inventato la categoria delle “armi sportive”. L’intento legislativo era senza dubbio pregevole e per una volta non deteriore per gli appas-
sionati e il mondo armiero in generale: dalla produzione/importazione, alla vendita al dettaglio, tutti hanno beneficiato in termini economici e di quote di mercato delle conseguenze pratiche di tali norme. Tuttavia occorre riflettere seriamente su quali e quanti problemi tale inedita categoria ebbe a creare, primo fra tutti l’individuazione in concreto di armi che potessero servire in modo esclusivo ad un impiego sportivo. Se si escludono taluni specifici modelli di armi corte e lunghe alimentate ad aria compressa e in calibro .22 LR, con caratteristiche che soddisfano gli avanzati requisiti delle
Sono ancora numerose le questioni irrisolte nell’impianto legislativo italiano vigente in tema di armi civili
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N
egli ultimi mesi è capitato più volte di leggere “proposte” ufficiose di modifica dell’impianto legislativo vigente in tema di armi civili. Un lavoro senza dubbio impegnativo quanto ambizioso, da vedere come un tentativo di superare il coacervo di norme partorite in momenti storici differenti, alcune delle quali sotto l’impulso delle cosiddette leggi dell’emergenza, che in seguito si sono rivelate foriere di paradossi e difetti di coordinamento ineliminabili.
Sono molte le problematiche ancora irrisolte nel nostro impianto legislativo riguardante le armi civili. Analizziamo insieme alcune di queste problematiche, partendo dalla legge che ha inventato la categoria delle armi “sportive”
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specialità di tiro accademico e olimpico, è molto difficile immaginare altre armi che non si possano usare in modo bivalente. Per completezza aggiungiamo che alcune delle armi predette (solo quelle alimentate ad aria, ovviamente) già godono di un regime privilegiato per la loro modesta capacità di offesa, inferiore a 7,5 joule; regime che le svincola sia dalla necessità di avere un titolo per l’acquisto (basta esibire un documento che attesti la maggiore età), che dai limiti di conteggio numerico, non appartenendo alle categorie di arma comune o sportiva. Le armi per difesa personale Proseguendo sulle problematiche irrisolte, pensiamo solo alla eventualità, tanto spiacevole quanto attuale, di impiego dell’arma per difesa personale (esistendone i presupposti) ove la scriminante viene in parte vanificata dal constatare ex post che l’arma in questione appartiene alla categoria delle armi sportive (rectius: la scriminante permane ma possono essere contestate altre tipologie di reato). Siamo davvero al paradosso: essere incriminati per la presenza di una tacca di mira regolabile, o di una canna più lunga di due centimetri, è una eventualità che un moderno Stato di diritto non può e non deve permettersi. Sarebbe meglio (la butto lì in modo non pretenzioso) avere il coraggio
di superare in toto tale legge, sostituendola con una previsione al rialzo dei limiti di detenzione delle “armi comuni” tout court, da intendere quale categoria omni comprensiva di armi da fuoco che il cittadino può detenere, perché diversa dalle armi vietate (quelle di uso militare, o da guerra, chiamatele come meglio ritenete opportuno), e da quelle adatte per l’esercizio venatorio che già oggi non subiscono limitazioni numeriche. Tutti sappiamo che, accantonando la sotto categoria della armi antiche e le licenze per collezione, il limite di detenzione è tre (comuni) più sei (sportive); basterebbe unificare il tutto e dire semplicemente che si possono detenere nove armi da fuoco appartenenti alle varie categorie (consentite) della classificazione europea. Non è una cosa difficile e non è ben chiaro perché non la si possa attuare. I benefici sarebbero evidenti, soprattutto ora nell’epoca post-Catalogo e postCommissione di controllo. Uno dei timori paventati dai più è che durante l’iter di modifica legislativa intervenga qualche “colpo di mano” volto a stravolgere la semplicità aritmetica: tre più sei potrebbe non fare nove… molti temono una stretta che non rispetti i diritti previgenti e che limiti ulteriormente il numero di armi in detenzione. In tal caso (si dice) meglio la certezza di poter detenere nove armi
(tre comuni più sei sportive) piuttosto che un salto nel buio dai risultati incerti. Questo denota una scarsissima fiducia verso chi ci governa, e soprattutto verso i rappresentanti delle categorie coinvolte; sfiducia in parte giustificata, viste le recenti ricadute sulla capacità dei caricatori. Eppure è mia convinzione che l’eliminazione delle “armi sportive” e una unificazione di queste con quelle “comuni” costituisca il passo migliore per eliminare una pesante anomalia, ostacolo alla completa integrazione verso le regole comunitarie del nostro impianto normativo in tema di armi.
La semplificazione amministrativa È questa una proposta troppo ambiziosa? I tempi non sono maturi (quando mai lo saranno, mi chiedo)? Vediamone altre. Lo stop alla inutile modifica al d.l. n° 204/2010 (in vigore dal luglio 2011) ad opera di un nuovo progetto di d.l. varato nel giugno 2013 e bocciato in Senato il mese seguente, non autorizza le persone più attente a buttare il bambino insieme all’acqua sporca. Tale proposta conteneva certamente previsioni sconsiderate, un vero e proprio passo del gambero che ci avrebbe catapultati in epoca peggiore di quella nella quale esistevano Catalogo e Commissione di controllo, e posti ancor più al di fuori delle regole europee. Nella bozza definitiva qualcosa era stato corretto (poco poco, neppure il classico contentino), ma le anomalie maggiori erano ancora ben presenti. Giusta la bocciatura del decreto, giusto lo stop, giusto l’impegno formale del Governo a riesaminare la questione secondo un contraddittorio che ho auspicato sereno, competente e rispettoso di tutte le parti coinvolte. Eppure qualcosa di buono c’era. Il nostro impegno ad essere critici contro ogni tentativo di ritorno al LEGALE
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Numerosi settori della pubblica amministrazione stanno utilizzando da anni i sistemi informatici per razionalizzare costi e risorse
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passato (o peggio) non ci deve accecare; non comprendo (e come me sono in molti a non comprendere) la critica dura a 360° e il voler sostenere in modo sistematico e ostinato che l’avversario ha sempre e solo torto marcio. Se su cento proposte ce ne sono due o tre sensate, occorre prenderne atto a avere il coraggio di riconoscerlo. Non è un segno di debolezza, ma di maturità e di credibilità. Anche nella “grande bugia” c’era qualcosa di buono: mi riferisco in particolare alle previsioni di riguardavano la cosiddetta “semplificazione amministrativa”, e non occorre addentrarci nei meandri reconditi del progetto legislativo, perché basta arrivare ai punti 3 e 4 del primo capoverso. Il primo prevede, e completa, la disciplina applicabile al cosiddetto intermediario nel settore delle armi, attività sottoposta a licenza del Questore di durata triennale, esclusi i rappresentanti in favore dei quali il costruttore o l’importatore ha stipulato apposita convenzione di mandato (tipico esempio che riguarda gli agenti di commercio). La comunicazione mensile delle operazioni di intermediazione (così prevedeva la bozza di legge) “può essere trasmesso anche all’indirizzo di Pec - Posta elettronica certificata – della medesima autorità”, con ciò intendendo che il soggetto intermediario poteva assolvere a tale onere inviando semplicemente un messaggio mail usando il sistema informatico di certificazione ormai obbligatorio per tutti. Destinatario della comunicazione l’indirizzo Pec della “autorità che ha rilasciato la licenza”; come si vede, nulla di complicato. La vera novità era contenuta al successivo comma 4, che estendeva tale modalità anche alla semplice denuncia di detenzione di armi da fuoco. Abbiamo assistito impotenti al fallimento del sistema informatico creato proprio per questo scopo, ambiziosamente denominato Space, un nome un destino: si sarà perso nello spazio profondo. Nella bozza di legge era contenuta la previsione di trasmissione “per via telematica alla questura competente per territorio attraverso trasmissione al relativo indirizzo di posta elettronica certificata”. È di tutta evidenza che la prima innovazione/semplificazione avrebbe riguardato (nella migliore ipotesi) qualche centinaio di soggetti, mentre la seconda avrebbe cambiato il modo di agire di decine di migliaia di persone. Fermo
Da correggere? Vi sono tante altre pecche da correggere, oltre a quelle analizzate nel testo; altre significative anomalie che non hanno alcuna ragione di persistere e che andrebbero certamente eliminate, perché non hanno riscontro altrove e non sono causa di miglioramento dell’ordine, della sicurezza e dalla incolumità pubblica. Tra le tante si possono citare le seguenti, che proviamo ad elencare. 1 - Eliminare finalmente l’inspiegabile chiusura all’impiego del calibro 9x19 millimetri in campo civile, visto che viene impiegato ovunque in Europa senza creare problemi per l’ordine o la sicurezza pubblica; la presenza di numerosi calibri più performanti rende ancor più ridicolo il persistere di tale limitazione. 2 - Eliminare, o meglio ripristinare la possibilità di vendita agli incanti di armi post 1890 (chiamarle moderne spesso fa sorridere), annullando una norma frutto di un anatema vescovile, ripristinando il primato di uno Stato non asservito alle curie. 3 - Eliminare l’assurda differenza tra il regime a cui sono sottoposte le repliche moderne di armi antiche a colpo singolo (di libera vendita e detenzione) e i loro omologhi storici originali (armi da fuoco a tutti gli effetti); le regole vigenti sull’acquisto e la detenzione dei propellenti, da sole offrono ampia garanzia contro eventuali abusi. Ho dimenticato qualcosa parimenti utile o necessaria? È molto probabile, ma i nostri lettori più attenti saranno pronti a rimediare, raccogliendo il mio invito a suggerire altri ineludibili (almeno per loro) interventi. To be continued… (F. F.)
il termine temporale delle 72 ore, sarebbe stato sufficiente spedire all’indirizzo Pec della Questura del luogo di residenza del detentore un file contenente i dati che oggi dobbiamo riportare nella denuncia. Un sistema con un buon margine di sicurezza, garantito del valore legale della posta certificata (ne è garante il provider), dalla ricevuta recante l’ora esatta di inoltro della e-mail, che costituisce prova legale ed opponibile ai terzi della avvenuta spedizione, dai protocolli di validazione della mail e degli allegati, che assicurano DE IURE CONDENDO Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
la coerenza dei dati e la non modificabilità dei contenuti. Dulcis in fundo il gestore si fa carico di inviare al mittente una attestazione della avvenuta consegna al destinatario, di avvisarlo in caso di errori di sistema, e di conservare per almeno 30 mesi la traccia informatica delle operazioni svolte, che potranno così essere recuperate in caso di un loro “smarrimento”. Le denunce di detenzione Il passaggio sarebbe peraltro stato indolore, perché il vecchio sistema cartaceo
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Uno dei problemi più grandi creati dalla categoria delle armi “sportive” è stato l’individuazione in concreto di armi che potessero servire in modo esclusivo ad un impiego sportivo
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sarebbe rimasto in vigore. Tutto questo avrebbe portato tangibili vantaggi di unificazione e coordinamento, perché oggigiorno anche all’interno del territorio della medesima Questura si riscontrano differenze (spesso notevoli) sulle modalità di redazione delle denunce di detenzione. Alcune stazioni dei Carabinieri o posti di PS pretendono dati che altre non chiedono, talvolta serve il riepilogo di tutte le armi e munizioni detenute (come se non fosse cosa nota). In altri
contesti si rilascia una specie di denuncia preliminare, in attesa che possa essere materialmente redatta quella definitiva; alcuni uffici applicano modi discutibili (eufemismo) nel conteggio delle munizioni, cosicché il .223 Remington e il .308 Winchester diventano calibri per arma corta detenibili in numero di 200, ovvero pretendono dati impossibili da ricavare, come la matricola sulle doppiette del bisnonno. Numerosi settori della pubblica amministrazione stanno utilizzando da
anni i sistemi informatici per razionalizzare costi e risorse e per riconquistare un minimo di efficienza che uno Stato moderno deve garantire come contropartita alle tasse e agli altri sacrifici che chiede al cittadino. Numerose certificazioni amministrative sono ormai trasmesse per via elettronica: il pagamento di tasse e imposte avviene per via telematica, così come numerosi adempimenti in campo fiscale e tributario. Saluti e safe shooting. LM LEGALE
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Polveri e dosi per il 9x21 mm
(settima puntata)
Testo e foto di Massimo Mortola
Q
Nel settimo appuntamento della serie di articoli dedicata alla “cartuccia più amata dagli italiani” (la 9x21 IMI), abbiamo analizzato la polvere Vihtavuori N320, importata nel nostro Paese dalla Fiocchi
uesta serie, dedicata alla “cartuccia più amata dagli italiani”, corre parallela alla storica “Controlliamo la pressione” e rispetto a essa è più sintetica. Analizzeremo di volta in volta un diverso propellente utilizzabile nella ricarica del 9x21 mm, descrivendone le caratteristiche e fornendo, in base alle nostre sperimentazioni spesso fondate su rilevazioni in canna manometrica, indicazioni e dosi per il suo
utilizzo. Innanzi tutto, alcune precisazioni e raccomandazioni fondamentali: - non usate mai in prima battuta le dosi massime da noi indicate, determinate con scrupolo ma spesso basate sulla prova di un unico lotto di polvere: iniziate riducendole del 10%, e aumentate gradualmente. Le variabili sono tante, spesso occulte, e possiamo assicurarvi che col 9x21 mm basta poco a innalzare le pressioni anche di 1.000 bar! - per lo stesso motivo, non apportate modifiche “di fantasia” alle altre nostre indicazioni. Ad esempio, se consigliamo un innesco di potenza standard, non sostituitelo con un Magnum; non riducete l’OAL (lunghezza di cartuccia) se non imposto dal funzionamento della vostra arma; verificate che i componenti a vostre mani corrispondano a quelli da noi selezionati. La Vihtavuori N320 La nascita di questa conosciutissima polvere risale agli anni Trenta del secolo scorso, con la sigla VRT N22; nel nostro Paese è pure stata nota, negli anni Settanta, come
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Uno scorcio del reparto inscatolamento dello stabilimento Vihtavuori (per gentile concessione del fabbricante)
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129 Una serie di 9x21 commerciali con palle da 100 a 124 grani, ramate, blindate, e in piombo teflonato (la seconda da destra)
quale quasi certamente è nata. Nel calibro 12, il fabbricante la considera utilizzabile con dosi di pallini da 28 a 32 grammi. La Vihtavuori fornisce dati di ricarica per dieci munizioni da pistola e revolver, ma
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RKK1, nome attribuitogli dall’importatore Toschi. Era ed è assai diffusa in Italia, per la sua elevata qualità e perché ben si presta sia all’uso in armi corte sia in armi lunghe a canna liscia, impiego quest’ultimo per il
in realtà quelle in cui questo propellente può essere sfruttato con successo sono molte di più, scegliendole preferibilmente tra quelle a bassa intensità. Nei manuali Vihtavuori la N320 è decritta come una polvere per armi corte relativamente vivace, vicina per ritmo combustivo alla Winchester 231 (che spesso, in effetti, le assomiglia molto come rendimento, e ciò anche nel 9x21 mm) e all’Alliant Red
Come al solito, l’adesivo posteriore riporta le indicazioni multilingue di sicurezza e l’indirizzo del produttore
Il contenitore da 500 grammi di N320 utilizzato per le nostre prove
L’etichetta frontale segnala che questo barattolo di N320 è il n. 213 del lotto n. 94705, confezionato (non prodotto!) il 21/2/2006
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130 I bastoncini della N320 (a sinistra) a confronto con le lamelle della Fiocchi FBlu x 32 (in alto) e le sferette appiattite della Hodgdon HP38 (a destra), propellenti di analogo ritmo combustivo
Dot. La Burning Rate Chart (scala di progressività) pubblicata dal polverificio finnico, inevitabilmente approssimativa come tutte le tabelle del genere, la pone pure sullo stesso livello di vivacità di IMR 700-X, Accurate Arms AA2 e Winchester WSL. A esse aggiungiamo, sempre con ampia approssimazione e senza voler fare un elenco completo, Rex “Gialla”, Explosia Lovex D032, Cheddite Granular S Fine e Grossa (quest’ultima solo nei lotti più vivaci), Nobel Sport GM3, Winchester 450 e 452AA, Hodgdon HP-38 (iden-
indicano una misura nominale dei granuli di 1,0 x 0,8 mm, densità gravimetrica di 550 grammi/litro (la più bassa nella serie N300, ad eccezione della N32C), contenuto d’umidità del 1,1%, contenuto energetico di 4.100 Joule/grammo. L’indice relativo di vivacità dichiarato è di 278, assumendo per 100 quello della N110; per confronto la N310 si colloca a 310, la N330 a 198 e la N340 a 187. Tra le doti della N320 citiamo facile dosabilità e accensione, assenza di residui dopo lo sparo, bassa vampa di bocca, buona resistenza alle variazioni di temperatura e umidità, agevole reperibilità in Italia. Il prezzo è elevato, circa 80-91 euro per chilogrammo. È importata da Fiocchi Munizioni spa (www.fiocchigfl.com); da
tica alla WW 231) e Trap 100 (identica alla WW 452AA), Baschieri & Pellagri 450/700 e PEFL 26/26A, Vectan As e pure A1. Evidenziamo ancora una volta, a scanso d’equivoci e come giustamente indicato dalle Case produttrici di polveri da sparo, che queste analogie tra propellenti non devono essere utilizzate per determinarne le dosi di caricamento! La N320 è monobasica (solo nitrocellulosa, senza nitroglicerina), formata per estrusione e poi tagliata in piccoli cilindretti, successivamente grafitati; i dati ufficiali
Tabella Fausti DEA 2 – SL 9x21 Beccaccia mm – polvere VV N320 – nostri dati di ricarica
Palla (grani)
Polvere (grani)
Innesco
OAL (mm)
V2,5 (m/s)
100 PRN Northwest .356
4.9
CCI 500
29,50
335
122 LTC Northwest .3565”
4.0
WW WSP
28,45
303
123 FMJRN PRVI Partizan
4.3
WW WSP
29,50
124 PTC Northwest .3565”
4.4
WW WSP
124 LRN Northwest .356”
3.8
138 PRN Northwest .355” 147 PRN Northwest .355”
Pmax media (bar)
Ec (Kgm)
PF
Note
37
109
23°C morbide
1932
37
122
17°C morbide e molto costanti
307
2339
38
124
17°C dose max
28,45
312
2230
40
127
17°C Molto costanti – dose max
CCI 500
29,50
293
35
120
24°C dose minima
4.0
WW WSP
29,50
282
36
126
17°C cautela – dose max!
3.5
CCI 500
29,50
258
32
125
29°C Molto morbide - cautela
2369
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Questa macrofotografia dei corti bastoncini di N320 rivela la minuscola perforazione centrale, inavvertibile a occhio nudo
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131 Fausti Tabella DEA 1 –SL 9x19 Beccaccia mm – polvere VV N320 Dati di ricarica Vihtavuori anno 2013. Inneschi small pistol di marca e tipo imprecisati. Canna da 100 mm, probabilmente di tipo manometrico. Temperatura 20°C, umidità 55% Palla (grani)
Dose min. (grani)/vel. (m/s)
Dose max/vel.
OAL (mm)
115 FMJRN Lapua
3.9/304
4.5/341
29,0
124 LSWC Intercast
3.8/327
4.1/343
29,0
124 FMJFP Hornady
3.9/310
4.3/334
29,0
124 PRN Rainier
3.8/305
4.1/326
29,0
124 FMJRN Lapua
3.4/290
4.0/326
29,0
130 FMJ Sierra
3.6/299
4.0/319
29,0
quest’anno i dati di caricamento sono finalmente disponibili anche in lingua italiana, all’indirizzo internet http://www.fiocchigfl.it/media/guidaallaricarica.pdf. Il suo utilizzo Per quanto ottima, nel 9x21 mm questa polvere va usata, in considerazione della sua vivacità, con cautela, con inneschi non di tipo Magnum, e solo per ricariche di potenza bassa o mediobassa. Con essa le pressioni salgono molto rapidamente, oltretutto con picchi e scarti notevoli, e spesso senza apprezzabili segnali; la canna manometrica, però, se ne accorge eccome! Perciò, se volete
rispettare le norme CIP e SAAMI, tenetevi ben alla larga da certe sciagurate dosi di caricamento che circolano soprattutto su internet e tra alcuni avventurosi sperimentatori. Evitate pure, preferibilmente, i proiettili di maggiore massa: noi abbiamo La nostra migliore ricarica per il tiro di precisione a 25 metri con l’accoppiata 9x21/N320: 3.9-4.0 grani e palla Northwest 122 grani LTC da revolver, diametro .358” (a sinistra e al centro). In canne forate “strette” è sufficiente, e meno problematico, usare la versione da .356” per pistola semiautomatica (a destra)
Dati di caricamento 9 x19 ufficiali Purtroppo la Vihtavuori non fornisce dati di ricarica per la coppia 9x21 mm/N320. A puro titolo informativo riportiamo nella tabella n. 1 alcune delle numerose indicazioni ufficiali per il 9x19 mm (9 Luger, 9 Parabellum), evidenziando che esse non possono essere adottate pedissequamente per il 9x21 mm. I ricaricatori esperti noteranno immediatamente varie anomalie, tra cui OAL talvolta improbabili e velocità superiori a quelle reali. Abbiamo grande stima nella Vihtavuori e ci dispiace annotarlo, ma è una cosa che spesso accade con i dati forniti dal polverificio finnico. I nostri dati Nella tabella n. 2 elenchiamo i risultati delle nostre prove, ottenuti – salvo diverse indicazioni - con una Beretta Px4 con canna da 100 mm. Ove verificato, indichiamo pure il valore di Pmax media rilevato in canna manometrica STAS da 150 mm, messaci gentilmente a disposizione dalla fabbrica di munizioni Northwest Srl. Ricordiamo che nel 9x21 mm tale valore non dovrebbe eccedere, secondo la normativa CIP, i 2.350 bar. Altri riferimenti pressori utili sono quelli SAAMI per il 9 Parabellum: 2.413 bar di Pmax media, che diventano 2.655 bar per la versione “+P”.
CM
Si ringrazia la Northwest srl per la cortese assistenza.
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La N320 consente rosate strettissime: ognuna di queste è formata da cinque colpi, sparati alla distanza di 15 metri con canna manometrica STAS
sperimentato numerosissimi tipi e pesi di palla, fino a 158 grani, ma già superando i 130 grani la N320 va rapidamente in affanno. In compenso essa è ideale per ricavarne munizioni docili, per divertirsi in cava o fare punti al tiro a segno, con (relativamente) poco botto e modesto rinculo. Basti dire che in poligono abbiamo ottenuto più di una volta, a 25 metri di distanza e in posizione regolamentare UITS, punteggi di 49/50 (in un’occasione, con quattro mouches consecutive) e 96/100. E questo con la nostra Beretta Px4, arma intrinsecamente precisissima, ma con scatto e mire certamente non da gara! La ricarica? Bossoli sottili NTW (Prvi Partizan), inneschi Winchester WSP o CCI 500, palla Northwest 122 LTC .3575”.3585” da revolver, OAL 28,45-28,50 mm, crimpatura leggera, 3.9 grani di Vihtavuori N320. E con dosi così basse il prezzo della polvere passa in secondo piano anche per chi, come noi, è un ligure purosangue…
LAWENFORCEMEN
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Il lungo braccio di Tsahal di Jean-Pierre Husson
S
in dalla sua nascita - e anche prima - lo Stato ebraico ha rivolto una particolare attenzione alle operazioni speciali e/o clandestine. Detto ciò, il primo reparto israeliano che può essere considerato l'antenato delle attuali Special Forces (SF) israeliane vere e proprie è l'Unità 101, costituita ufficialmente il 28 agosto 1953 e posta sotto il comando di Ariel Sharon, il futuro primo ministro israeliano (marzo 2001 - aprile 2006). Il reparto ebbe una vita breve poiché fu sciolto nel gennaio 1954, probabilmente in seguito all'operazione "Shoshana", una missione di rappresaglia sfuggita al controllo, in cui vennero uccisi una settantina di civili palestinesi, soprattutto donne e bambini (massacro di Qibya, in Cisgiordania). Il personale dell'Unità 101 fu integrato alla Palsar Tzanhanim (compagnia paracadutisti), promossa quindi 890° battaglione paracadutisti, il cui comando fu affidato ancora una volta a "Arik" Sharon, sotto gli ordini del quale il neo battaglione condusse una lunga serie di operazioni ed azioni clandestine ai danni dei "terroristi" arabi. Successivamente potenziata a livello di brigata, la neo unità Hativat HaTsanhanim (brigata paracadutisti) verrà organizzata su tre battaglioni d’arma base, ognuno dei quali con a disposizione una propria unità di ricognizione speciale. Oggigiorno, la 35ª Hativat HaTzanhanim è l'unica ad essere pienamente operativa, le altre tre brigate paracadutisti
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Se la Sayeret Maktal e la Shayetet 13 sono sicuramente i reparti per impieghi speciali israeliani meglio noti al pubblico, esistono tuttavia altre unità in seno a Tsahal alle quali spettano compiti altrettanto specializzati, sia nell'ambito della condotta di operazioni speciali in senso lato sia dell'antiterrorismo. Questi reparti sono sicuramente tra quelli che verrebbero chiamati ad intervenire in primis in caso di crisi e/o conflitto
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133 Distintivo della Shayetet 13 (Flottiglia 13), unità di incursori e subacquei della marina militare israeliana
tra cui la Palsar "Golani", aggregata all'omonima unità, che verrà trasformata poi in brigata. Al pari della 1ª "Golani", capo-
Fante del 585° Gadsar HaBedoui, il battaglione da ricognizione beduino, impegnato in funzione supporto di fuoco con la mitragliatrice leggera Negev
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fanno parte della riserva. Nel frattempo, oltre alla Palsar "Tzanhanim", erano stati costituiti altri reparti a vocazione speciali,
stipite delle brigate di fanteria meccanizzata israeliane, anche altre due pienamente operative attualmente in forza all'esercito israeliano, la 84ª "Gavati" (colline) e la 933ª "Nahal" (pionieri combattenti) possiedono un'unità speciale da ricognizione, nota sempre come Palsar (acronimo per Plugat Siyur compagnie da ricognizione), compresa, ov-
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134 viamente, la 35ª Hativat HaTzanhanim (vedi riquadro). Stranamente la quarta brigata meccanizzata pienamente operativa, la 900ª "Kfir" (leoncello), ne è invece sprovvista. Fino agli anni ‘60 queste piccole unità, generalmente a livello di compagnia/plotone, chiamate allora Sayerot (plurale di Sayeret o unità), erano subordinate direttamente, per l'impiego, ai tre grandi comandi o fronti e non al comando della brigata di appartenenza: Sayeret Shaked e Sayeret Shoualey Shimshon per il Comando Sud, Sayeret Harouv per il Comando Centro e Sayeret Egoz per il Comando Nord (per maggiori dettagli sugli attuali organici dei tre comandi o fronti vedi riquadro). Originariamente ideate quali unità da ricognizione in profondità, le Sayerot furono smantellate quando il comando di Tsahal (acronimo per Tzva HaHagana LeYisra'el o forze di difesa di Israele) realizzò che lo stesso livel-
lo di preparazione degli operatori di questi reparti speciali poteva essere raggiunto - con un minor investimento economico dalle stesse brigate di fanteria già esistenti.
Sin dalla sua nascita - e anche prima - lo Stato ebraico ha rivolto una particolare attenzione alle Forze Speciali e SOF
Inoltre, mentre in passato si registrava una qualche disomogeneità tra unità dette "Siyur", l'esperienza acquisita ne ha determinato l'attuale standardizzazione all'interno di reparti maggiori (brigate) con competenze diverse. Sono le unità di livello battaglione, chiamate Gadsar (acronimo per Gdud Siyur, o battaglione da ricognizione). Ogni Gadsar si articola generalmente su tre compagnie (Plugat) specializzate: genio/demolizioni (Plugat Heil Handasa o Palhan), controcarro/ armi d'appoggio (Plugat Neged Tankim,
Foto storica di Moshe Dayan con alla sua sinistra Ariel Sharon - circondato da elementi dell'Unità 101, capostipite delle attuali Special Forces (SF) israeliane
LamitragliatriceleggeraIMINegevin5,56mmNATO è in dotazione a tutti i reparti SF e SOF di Tsahal
I REPARTI PER IMPIEGHI SPECIALI ISRAELIANI Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La suddivisione
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Attualmente la componente terrestre di Tsahal dispone, in totale, di quattordici divisioni, di cui due corazzate di pronto impiego e sei divisioni con reparti parzialmente mobilitati (una divisione corazzata, una divisione paracadutisti e quattro divisioni di fanteria meccanizzata), alle quali vengono ad aggiungersi sei divisioni della riserva. Questo complesso di forze è posto sotto l'autorità di tre comandi di teatro, chiamati Fronti: - Fronte Nord (generale Yaïr Golan), con quattro divisioni, di cui una operativa, la 36ª divisione corazzata "Gaash", con in organico le 7ª e 188ª brigate corazzate "Saar me Golan" e "Barak", la 1ª brigata di fanteria
"Golani" e il 212° reggimento d'artiglieria "Golan"; una con reparti parzialmente mobilitati, la 92ª divisione meccanizzata territoriale "Galil" con in organico le 2ª, 300ª e 769ªe brigate "Carmeli","Bar'am" e "Hiram”; due della riserva, le 90ª e 319ª divisioni corazzate; - Fronte Centro (generale Nitzan Alon), con sei divisioni, di cui una operativa, la 162ª divisione corazzata "Ha-Plada", con in organico la 401ª brigata corazzata "Ikvot ha Barzel", le 900ª e 933ª brigate di fanteria "Kfir" e "Nahal" ed il 215° reggimento d'artiglieria "Kala David"; due con reparti parzialmente mobilitati, ovvero la divisione meccanizzata territoriale "Giudea-Samaria"
o Palnat) e, ovviamente, come già accennato, ricognizione ed azione diretta (Plugat Siyur o Palsar). Oltre alle tre brigate di fanteria meccanizzata e alla brigata paracadutista, anche la componente corazzata operativa possiede battaglioni da ricognizione; più precisamente due di queste, la 7ª "Saar me Golan" (tempesta del Golan) e la 401ª "Ikvot ha Barzel" (tracce d'acciaio), le altre due, la 188ª
con otto brigate in organico e 98ª divisione paracadutisti "HaEsh", con in organico tre brigate, una operativa, la 35ª; e due della riserva, le 551ª e 623ª brigate; due della riversa, le 70ª e 194ª divisioni corazzate; - Fronte Sud (generale Slomo Turgeman), con sei divisioni, di cui tre con reparti parzialmente mobilitati, ovvero la 366ª divisione corazzata "Amud ha-Esh", con in organico due brigate operative, l'84ª di fanteria meccanizzata "Givati" ed il 209° reggimento d'artiglieria "Shaham", la 460ª brigata corazzata "Bnei Or" e una brigata della riserva e la 10ª brigata corazzata "Har'el", l'80ª divisione meccanizzata territoriale "Edom", con in
"Barak" (fulmine) e la 460ª "Bnein Or" (figli della luce), ne sono sprovviste.
Maktal, "Shaldag" e Shayetet 13: le forze speciali di Tsahal Costituita nel 1957-1958 da Abraham Arnan, la Sayaret Maktal (contrazione di Mate Klali per unità ricognizione dello Statomaggiore) rappresenta sicuramente il fiore all'occhiello di Tsahal, insieme alla Shayetet (flottiglia) 13 della Marina israeliana. Detto ciò, contrariamente a quest'ultima unità di forze speciali, la Sayaret Maktal appartiene invece alla direzione dell'intelligence militare (Agaf HaModiin o più
organico le brigate territoriali "Arava" e Sagi" e la 748° reggimento d'artiglieria "Shaham", la 90ª divisione territoriale "Gaza" con in organico le brigate territoriali "Gefen" e "Katif"; due della riserva, le 380ª e 560ª divisioni corazzate. A questi tre fronti o regioni militari viene ad aggiungersi quello detto Interno (generale Eyal Eisenberg), chiamato anche di Protezione dei civili, i cui reparti specializzati (battaglioni NBC, compagnie di ricerca e salvataggio, unità d'identificazione vittime eccetera) sono chiamati ad intervenire soprattutto in caso di crisi grave o di attacco terrorista.
semplicemente Aman), una delle componenti dell'Intelligence Community israeliana. Inoltre, per l'impiego, la Sayaret Maktal è posta alle dirette dipendenze del Capo di Stato maggiore di Tsahal, attualmente il generale Moshé Yallon, che per un certo periodo ne è stato anche il comandante (Moshe Yallon è stato anche responsabile dell'Aman tra il 1995 ed il 1998). Reparto per operazioni speciali, la Sayaret Maktal ha per vocazione prioritaria la ricognizione in profondità e le azioni dirette contro obiettivi strategici e/o definiti HVT (High Value Target), pur avendo l'onere di mansioni anti-terroristiche e liberazione ostaggi. Come tutti ricorderanno,
Fante del 585° Gadsar HaBedoui, il battaglione da ricognizione beduino, impegnato in funzione supporto di fuoco con la mitragliatrice leggera Negev
Tutte le unità SF/SOF israeliane possiedono team sniper perfettamente formati ed addestrati al tiro di precisione antiuomo antimateriali
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I "Fronti" di Tsahal
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Incursori subacquei della Shayetet 13 durante un'esercitazione nei pressi della base navale d'Atlit, dov'è di stanza il reparto
il reparto ha acquistato notorietà nel luglio del 1976 con l'operazione "Fulmine" (Mivtsa‘ Kadur Ha-ra‘am), denominata in seguito anche operazione "Yonatan", in onore del tenente colonnello Yonatan Nertanyahu, comandante del gruppo d'assalto durante il raid di Entebe, in Uganda, ed unico militare israeliano a perdere la vita nell'azione, alla quale parteciparono anche elementi della Palsar "Golani" e della Palsar "Tzanhanim". Anche se la Sayaret Maktal ha partecipato a numerose altre operazioni, prima e dopo il raid di Entebe, comprese di liberazione ostaggi e di azione diretta, gran parte di queste sono tutt'oggi avvolte dalla massima riservatezza, anche perché alcune di tipo clandestino o di contro-terrorismo vero e proprio (leggi eliminazione fisica). In effetti, pare che operatori della Sayaret Maktal siano all'origine della neutralizzazione - con "massimo pregiudizio" secondo la terminologia in vigore - di esponenti di spicco del terrorismo internazionale, anche se questo tipo di azione clandestina viene assegnato in priorità ai cosiddetti "Kidon" (baionette) del HaMossad leModi’in uleTafkidim Meyuhadim, più noto semplicemente come Mossad (Istituto), l'agenzia israeliana per la raccolta di informazioni ed operazioni speciali all'estero (quella di sicurezza interna è il Shabak, acronimo per Sherut haBitachon haKlali, o Servizio di sicurezza generale, chiamato anche Shin Bet). Per quanto riguarda la Shayetet 13, si
scorta. Come nel caso della Sayeret Maktal, sono numerose le operazioni speciali che hanno visto protagonisti gli incursori subacquei della Shayetet 13; una delle ultime in ordine di tempo è stata la tanto discussa operazione "Sea Breeze" nel maggio 2010 contro la cosiddetta flottiglia di Gaza, in cui rimasero uccisi nove attivisti imbarcati a bordo della "Mavi Marmara", una delle navi che aveva tentato di forzare il blocco di Gaza. Se "Sea Breeze" non è stata un'operazione da manuale, molte altre invece lo sono state, anche se le informazioni al riguardo, come per la Sayeret Maktal, scarseggiano per motivi di riservatezza. Il generale Benny Gantz, attuale Capo di Stato Maggiore
tratta di un'unità d'incursori e subacquei della HaYam HaYisraeli, la Marina israeliana, che possiede capacità operative anche in materia di antiterrorismo navale e liberazione ostaggi in ambiente marittimo. Le origini dell'unità risalgono alla nascita dello Stato di Israele, nel 1948: la prima operazione offensiva viene effettuata infatti il 22 ottobre 1948, quando un gruppo di incursori attaccò con quattro mezzi d'assalto, acquistati in Italia, il cacciatorpediniere "El Emir Farouk", nave ammiraglia egiziana, affondandola insieme ad un dragamine di
di Tsahal, ha comandato anni or sono la Sayeret "Shaldag", unità Special Forces dell'Aeronautica israeliana
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137 Sikorsky UH-60 Blackhawk è uno degli elicotteri, con il CH-53A/D, maggiormente utilizzato da Tsahal per le operazioni speciali
Elementi del battaglione da ricognizione della brigata "Givati" impegnati nel caricamento di una Browning M2 calibro 12,7 mm Nato
queo di unità navali alla fonda;
incaricato di fornire gli equipaggi ai mezzi d'assalto navali e di trasportare i team operativi delle due precedenti compagnie. Nota anche come Unité 5101, la Sayeret "Shaldag" (alcione/martin pesca-
Team d'incursori della Shayetet 13 al termine di un'esercitazione di anti-terrorismo marittimo e liberazione ostaggi
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Plugat di superficie
Tuttavia, contrariamente all'unità speciale dell'Aman, si conosce pressappoco l'organizzazione della Shayetet 13, che sarebbe costituita da tre compagnie: Plugat Haposhtim (raid) per le ricognizioni speciali e le azioni dirette, nonché l'antiterrorismo marittimo e la liberazione ostaggi; Plugat subacquei per la ricognizione di spiagge da sbarco e la demolizione di ostacoli subacquei, nonché l’attacco subac-
tore) rappresenta invece la componente Forze speciali della HaAvir, l'aeronautica militare israeliana. Costituita nel 1974 su iniziativa di un ufficiale veterano del Sayeret Maktal, un certo Miki Betzer, l'unità è in grado di portare a termine la quasi totalità dei compiti che spettano ai reparti Special Forces, con spiccata connotazione per quelle aeree, ovviamente. Oltre alle missioni di ricognizione speciale e di antiterrorismo e liberazione ostaggi, la Sayeret "Shaldag" è specializzata nelle operazioni di recupero di piloti ed equipaggi abbattuti dietro le linee nemiche (compiti Combat/Search and Rescue o C/SAR), nonché di designazione obiettivi a favore dei fuochi aerei (compiti Forward Air Control/Laser Target Marking o FAC/LTM), con impiego in missioni di attacco al suolo
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Operatore della Sayaret Maktal ripreso volontariamente in controluce per ovvi motivi di segretezza
di sistemi GLTD (Ground Laser Target Designator) per l’illuminazione terminale dell’armamento aereo a guida laser o di ordigni di precisione. Gli operatori dell'unità sono ovviamente in grado di svolgere anche mansioni BDA (Battle Damage Assessment) per una valutazione immediata agli organi di comando degli effetti degli strike aerei. La Sayeret "Shaldag" è stata comandata
per un certo periodo dall'attuale Capo di Stato maggiore di Tsahal, il generale Benny Gantz.
Operatore dell'Unità 749 "Oketz", reparto speciale cinofilo, i cui cani sono addestrati ad una specialità propria, attacco, ricerca esplosivi eccetera
"Douvdevan", "Egoz", "Maglan" e le altre... Oltre a queste tre unità di Forze Speciali vere e proprie, Tsahal dispone di una varietà impressionante di reparti autonomi e/o per compiti speciali. Tra
questi, i più importanti sono: - il battaglione da ricognizione "Herev" (spada), precedentemente noto come Unità 300, costituito nel 1974, che presenta la caratteristica di essere costituito in totalità da militari di religione drusa; - il 33° battaglione di fanteria leggera
Sniper con Ghillie Suit appartenente alla Sayeret "Yahalon" (diamante), unità speciale posta sotto il diretto comando del Corpo del genio militare
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Esploratore della Yehidat HaAlpinistim, reparto di montagna specializzato nella ricognizione ed il combattimento in condizioni ambientali e climatiche avverse
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139 I baschi rossi della 35ª brigata paracadutisti in particolare). L'ammissione in seno alla Hativat HaTsanhanim avviene su base volontaria, con test di selezione molto severi sotto il profilo psicofisico. Il cosiddetto Guibush Tsanhanim (esame o prova paracadutista) è organizzato due volte l'anno, ad aprile ed a dicembre. La componente base d’arma della 35ª brigata paracadutisti è costituita più precisamente dai 101° battaglione "E'fa" (echide o vipera delle Piramidi), 202° battaglione "Tsefa" (vipera), 890° battaglione "Peten" (cobra) e 202° battaglione "Tsefa" (vipera). In quanto alla componente da ricognizione ed appoggio tattico, questa si articola su quattro distinti reparti al livello compagnia: genio/sabotaggio/demolizione, anticarro, trasmissioni e, come già accennato, ricognizione speciale ed azione diretta.
"Caracal", dal nome del feliUna delle unità tipo FAC (Fast Attack de cacciatore notturno, noto Craft) della Marina israeliana utilizanche come lince del deserto, zata dagli operatori della Shayetet 13 attivato nel 2004, che offre la per le azioni dirette "mordi e fuggi" particolarità di annoverare nei propri ranghi un'elevata percentuale di militari di sesso - la Yehidat HaAlpinistim, reparto femminile (oltre il 70%) con di montagna specializzato nella ricompiti di combattimento (il cognizione ed il combattimento in reparto è aggregato all'80ª divicondizioni ambientali e climatiche sione meccanizzata territoriale avverse, posto sotto il comando "Edom" del Fronte Sud); del Fronte Nord, costituito da elementi della riserva, tutti volon- l'Unità 749 "Oketz" (puntari, che hanno prestato servizio in giglione o puntura), unità un'unità d'elite di Tsahal durante cinofile, creata nel 1974, i cui il proprio servizio di leva; cani (pastori tedeschi e belgi, tipo malinois e rottweiler) sono - la Sayeret "Meitar" (corda), unità addestrati per la specialità prospeciale del Corpo di artiglieria pria, in quanto raggruppati in (Totkhanim), che opera per i comanpiù squadre con compiti diffedi di teatro, con funzione di desirenziati (attacco, anche in amgnazione, controllo e coordinazione bito di azioni di antiterrorismo dei fuochi (il reparto è stato inoltre e liberazione ostaggi, ricerca ed dotato del nuovo sistema missiliinseguimento di fuggitivi, indistico Tamuz della Rafael, in grado di viduazione di nascondigli per colpire con una precisione chirurgica armi o esplosivi, eccetera); bersagli fissi o in movimento sino ad Operatori della Sayeret "Egoz" (nocciola), unità specializzata - il 585° Gadsar HaBedoui, una distanza di 20-25 km). nella ricognizione speciale, la guerriglia e l'anti-guerriglia battaglione beduino, costituiA questi reparti autonomi e/o vocato nel 1987, formato, appunzione speciale vengono ad aggiungersi to, da beduini ed arabi israeliani, che Corpo del genio militare (Handassa altre unità più spiccatamente di tipo Special opera nell'ambito della 90ª divisione Kravit), specializzata nelle azioni di Operations Forces (SOF) e/o di azioni clanterritoriale "Gaza" con compiti di risabotaggio e demolizione infrastrutture destine. È il caso, ad esempio, della Sayeret cognizione in ambiente desertico; ed altri siti di rilevante importanza tat"Douvdevan" (ciliegia), unità anti-terrorista, - la Sayeret "Yahalon" (diamante), che tica-strategica, anche mediante sistemi i cui elementi, che parlano tutti arabo, opeè posta sotto il diretto comando del ed equipaggiamenti hi-tech; rano spesso in borghese. Il principale IN ESCLUSIVA Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Molti operatori delle unità SF/SOF israeliane hanno prestato servizio presso la famosa 35ª Hativat HaTsanhanim, unica brigata paracadutisti pienamente operativa di Tsahal
Unità pienamente operativa di Tsahal, la 35ª brigata paracadutisti (Hativat HaTsanhanim) è organizzata su tre battaglioni d’arma base, un battaglione di ricognizione ed appoggio tattico, con compagnia da ricognizione speciale (Palsar Tzanhanim) ed un centro addestramento specializzato. La maggior parte di questi reparti hanno adottato come soprannome quello di un serpente. Chiamata più comunemente base "Shfifon" (vipera cornuta), il centro addestramento della brigata accoglie non solo i futuri paracadutisti di Tsahal, ma anche il personale specializzato dei reparti di supporto al combattimento delle altre brigate e gli operatori di alcune unità d'elite e/o d'operazioni speciali di Tsahal (Sayeret "Maglan" e Sayeret "Douvdevan"
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Ad eccezione di alcuni modelli, le armi leggere in dotazione ai reparti speciali di Tsahal non sono di progettazione e fabbricazione israeliana. E' il caso soprattutto delle armi corte, in quanto la quasi totalità dei modelli utilizzati, per lo più in 9 mm Nato, è di origine straniera. In effetti, ad eccezione delle semiautomatiche Jericho 941 e Barak SP21 (sono in dotazione anche alcune Bul M5 in .45 ACP), gli altri modelli in servizio sono le Glock 17 e 19, nonché un piccolo numero di Heckler und Koch P11, pistola subacquea in 7,62 x 36 mm, utilizzata dagli incursori della Shayetet 13. Per quanto concerne le armi automatiche, a fare la parte del leone nel settore delle SMG sono ovviamente le varie versioni della Uzi, affiancate dal compatto "bullpup" Micro Tavor MTAR-21, generalmente corredato di visore reflex Meprolight. Più articolate invece le dotazioni in materia di fucili d'assalto poiché vengono utilizzati non solo modelli locali della IMI (Tavor TAR-21, Galil e Micro Galil), ma soprattutto Colt M4 Carbine, M16A1/A2 e CAR-15, nonché "battle rifles" M14 ed alcune versioni dell'AK47/AKM. Stesso misto nel campo delle armi automatiche di supporto di fuoco, con i modelli israeliani IMI Mini Negev in 5,56 mm Nato e Negev NG7 in 7,62 mm Nato, belgi FN MAG, sempre in calibro 7,62 mm Nato, ex sovietici PKM in 7,62 x 54 mm R e statunitensi Browning M2 in 12,7 mm Nato. Da notare che i modelli di origine ex sovietica o Est europea sono armi catturate durante i conflitti araboisraeliani o nel corso di operazioni contro i palestinesi. Per quanto concerne invece le armi ad anima liscia calibro 12, sono in
dotazione i modelli statunitensi Remington 870 e Mossberg 500, affiancati dal sudafricano Armsel Striker con tamburo da 7 o 12 colpi, utilizzato non solo o per compiti anti-sommossa ma anche per il combattimento. Per il tiro di precisione, gli sniper israeliani dispongono dei modelli statunitensi M24 e SR-25 in 7,62 mm Nato, HTR-2000 in .338 Lapua Magnum e Barrett M82 in 12,7 mm Nato, che vengono ad affiancare i fucili di precisione israeliani IMI Galil Sniper, noto localmente come Galatz (contrazione per Galil Tzalafim), derivato dal Galil ARM e M89SR della TEI (Technical Equipment International) di Tel Aviv, entrambi in 7,62 mm Nato. In quanto alle armi anticarro e/o di supporto "pesante", sono in dotazione lanciagranate automatici da 40 mm statunitensi Mk19 e Mk40 Striker, lanciarazzi israeliani IMI B-300 da 82 mm, Shipon da 83 mm e Matador (Manportable Anti-Tank, Anti-Door) da 90 mm (si tratta di un nuovo lanciarazzi multiuso realizzato dall'israeliana Rafael, in collaborazione con la tedesca Dynamit Nobel Defense e l'agenzia governativa di Singapore DSTA/Defence Science and Technology Agency), e sistemi missilistici contro-carro statunitensi BGM-71 TOW e M47 Dragon, nonché israeliani Spike, Lahat (Laser Homing Attack or Laser Homing Anti-Tank) e Mapats (Man Portable Anti-Tank System), quest'ultimi destinati a sostituire progressivamente i BGM-71 TOW e M47 Dragon. Sa notare che è in dotazione anche l'oramai ben noto sistema israeliano Corner Shot, applicabile a pistole, SMG ed altre armi compatte per sparare da dietro gli angoli. Micro Tavor 21 con visore reflex Meprolight, una delle armi automatiche le più apprezzate dalle SF/SOF israeliane per il combattimento in ambienti ristretti o CQB
teatro di attività di questa "ciliegina" sulla torta della componente SOF di Tsahal è la Cisgiordania, dove opera prioritariamente per conto della divisione meccanizzata territoriale "Giudea-Samaria", sotto co-
mando del Fronte Centro. Stesso discorso per la Sayeret "Maglan" (ibis) e la Sayeret "Egoz" (nocciola). Nota anche come Unità 212, la prima - specializzata in compiti di ricognizione speciale ed azione diretta
Elementi del reparto ricognizione speciale dell'84ª brigata di fanteria "Givati"
in profondità del dispositivo avversario - è aggregata alla 98ª divisione paracadutisti "Ha-Esh", sotto comando del Fronte Centro. La seconda invece, sempre specializzata nella ricognizione speciale ma con connotazione più spiccatamente anti-guerriglia, è aggregata alla 1ª brigata di fanteria "Golani" sotto comando del Fronte Nord. Se uno sforzo notevole è stato realizzato in questi ultimi anni in materia di equipaggiamenti per le grandi unità blindate e meccanizzate, soprattutto per consentire a quest'ultime di condurre operazioni meglio sincronizzate, con effettivi meno importanti ma disponendo di un maggior volume di fuoco rispetto al passato, la capacità d'azione in profondità è attualmente una priorità per Tsahal, considerato il contesto regionale attuale. Per compiere queste missioni/operazioni, che possono essere attuate sia sul territorio israeliano, nei territorio occupati o quelli amministrati dall'Autorità palestinese sia oltre i confini nazionali, saranno ovviamente i reparti ed unità speciali sopra elencati ad essere maggiormente sollecitati. Anche i reparti paracadutisti avranno un ruolo importante da svolgere in un tale scenario, in particolare la 35ª Hativat HaTsanhanim, anche se si tratta oramai più di un reparto aeromobile che di un'unità paracadutista in senso stretto. Infatti le ultime grande operazioni con aviolancio risalgono alla ‘Guerra dei sei giorni’, nel lontano 1967; oggi Tsahal fa scendere in campo i propri reparti paracadutisti solo ed esclusivamente mediante elisbarchi ed atterraggi d'assalto su piste improvvisate o sommariamente preparate.
La Polizia nazionale Prima di concludere questa breve panoramica delle SF/SOF israeliane, precisiamo
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La "fionda di Davide": le armi leggere in dotazione
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141 Per i raid e le infiltrazioni in territorio ostile, la Shayetet 13 utilizza imbarcazioni veloci di tipo RIB (Rigid Inflatable Boat)
Elemento del 33° battaglione di fanteria leggera "Car a c a l " , re p a r t o atipico di Tsahal costituito per oltre il 70% da militari di sesso femminile con compiti di combattimento
che la famosa unità antiterrorismo e liberazione ostaggi Yamam (contrazione in ebraico per Yehida Merkazit Meyuhedet, o Unità centrale speciale) non dipende dal comando di Tsahal ma da quello delle Guardie di
Tsahal dispone di numerose unità per compiti speciali, autonome o aggregate alle brigate operative schierate sui tre Fronti
frontiera (Mishmar HaGvul). Si tratta più precisamente di una delle quattro unità speciali di questa divisione della Polizia nazionale israeliana: le altre tre sono la Yamas (unità per operazioni speciali/clandestine
che opera direttamente sotto il controllo del Shabak o Shin Bet), la Yamag (gruppo d'intervento di tipo SWAT) ed infine la Matilan (unità di intelligence con compiti d’infiltrazione ed intercettazione). M C
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Esploratore della compagnia ricognizione speciale della 933ª brigata di fanteria meccanizzata "Nahal"
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Difesa e sicurezza all’ombra del Big Ben Nonostante le risorse per la difesa subiscano continui tagli, le novità al salone DSEi (Defence & Security Equipment International), svoltosi a Londra dal 10 al 13 settembre e dedicato al Law Enforcement e al military, sono state abbastanza numerose. Vediamole insieme
L’attuale visore Q-Warrior di BAE Systems è fissato sul lato sinistro dell’elmetto
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di Paolo Valpolini
N
el campo degli equipaggiamenti per il soldato, detto nel successivo articolo dell’ultima versione dell’ARX-160 di Beretta, spiccava il Q-Warrior di BAE Systems, monoculare a colori compatibile con gli NVG basato sulla tecnologia degli HUD a guida d’onda, nella quale la luce viene pilotata fra due sottili strati di vetro. Questa consente di vedere distintamente i simboli anche spostando la testa, mentre in quelli abituali l’angolo di visione è assai limitato, e di avere un notevole capo visivo, 40° x 30°. Nel Q-Warrior si possono materializzare gli obiettivi, identificare amici e nemici, visualizzare i dati di navigazione, e altro ancora. Attualmente a livello di maturità TRL6, il Q-Warrior viene agganciato sul lato sinistro dell’elmetto in modo da lasciare libero il destro per l’impiego dell’arma. È probabile che in futuro l’architettura venga modificata al fine di ridurre lo sbilanciamento laterale del carico. Il consumo attuale del sistema è pari a 8 W mentre la componente visione e quella tracking pesano rispettivamente 180 e 220 grammi. Il Q-Warrior mira ai programmi di ammodernamento del soldato che nasceranno a medio termine. Rimanendo in tema, la britannica CQC ha consegnato i risultati dello sviluppo relativo al Man Worn Power & Data Technology Demonstrator Programme britannico e attende l’assegnazione della nuova
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gara, che vedrà la ricerca allargarsi ad altre aree quali le nuove tecnologie relative alle batterie. Intanto ha anche consegnato i primi esemplari del Project Virtus relativi alla protezione individuale; CQC fa parte di due dei quattro team selezionati. Inoltre ha in itinere diversi altri programmi, quali integrazioni su smartphone in alcune nazioni dell’Estremo Oriente, e la col-
laborazione con Thales per integrare gli elementi del sistema norvegese sui propri giubbetti antiproiettile e combat racket per un cliente straniero; le prime prove sono previste entro fine anno. Altra novità di Thales un visore per l’acquisizione obiettivi di peso contenuto e con prezzo accessibile, destinato alle unità di minore livello. La camera Sophie Lite è dotata di
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L’ultima versione della famiglia Sophie è la Lite, che in 1,58 kg condensa tutto il necessario per poter designare un obiettivo
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sensore termico non raffreddato, sensore TV a bassa luminosità con due angoli di campo e zoom elettronico, telemetro laser fino a 4 km, GPS e girobussola digitale. Consente di riconoscere un uomo a 1 km di notte e a 3 km di giorno, e un veicolo a 2 e 6 km rispetti-
L’ultimo nato della famiglia Nerva è il Nerva-S, un robot a un solo asse destinato essenzialmente alla ricognizione
vamente. Alimentata con batterie AA, ha un peso di soli 1,58 kg e un’autonomia di sei ore in modalità diurna e quattro in modalità notturna.
Sensori acustici e robot Passando ai sensori acustici, la francese Metravib mostrava il proprio rilevatore di colpi di arma da fuoco integrato in diversi sistemi di puntamento o sorveglianza. In particolare la “palla” del Pearl è stata accoppiata al visore termico Sword di Sagem, e fornisce in meno di un secondo nel visore stesso le indicazioni di spostamento affinché la sorgente del fuoco rientri nel campo visivo del mirino. L’approssimazione in localizzazione è di ± 8° sia in azimut sia in elevazione, e in distanza è di ± 20%. L’insieme pesa complessivamente meno di un chilo. Il Pearl è stato anche integrato nelle camere termiche Sophie LR/MF e ZS/XF di Thales. L’israeliana Watergen ha presentato lo Spring, sistema spalleggiabile in grado di purificare l’acqua producendo 180 litri con una batteria, a un ritmo di 55 litri/ ora. L’insieme, batteria compresa, pesa 12 kg. Il filtro dev’essere sostituito dopo 3.000 litri. Il sistema avverte nel caso in cui gli agenti inquinanti non possano essere filtrati, l’acqua filtrata non sia potabile, e segnala eventuali problemi nel EVENTI
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La famiglia delle camere termiche Sophie di Sagem sono state oggetto d’integrazione con il sensore acustico Peral di Metravib
CQC ha integrato il sistema Normans di Thales nel suo giubbetto, e l’insieme viene offerto a un cliente export
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La “pattuglia” italiana
sistema di filtrazione e la necessità di sostituire il filtro. In servizio nelle Forze armate israeliane, lo Spring può consentire un notevole risparmio di peso per un reparto in operazione in una zona in cui siano presenti delle sorgenti idriche. In campo robotico Nexter ha presentato, accanto alla versione definitiva del suo robot lanciabile 4x4 Nerva-LG, un robot ancor più leggero a un solo asse, denominato Nerva-S (small).
Numerose erano le aziende italiane presenti a DSEi. Lo stand più esteso era ovviamente quello di Finmeccanica, gruppo le cui società hanno numerose ramificazioni nel Regno Unito, e che presentava la sua produzione, specie mirata al settore navale. Dal canto suo Iveco DV, il cui Lince è in dotazione al British Army, esponeva il suo 8x8
anfibio SuperAV oltre alla versione NBC del Lince e all’MMV ambulanza. Di Beretta parliamo nelle pagine seguenti, in cui descriviamo la versione A3 dell’ARX-160. Fra le altre citiamo Defcon 5, Explorer Cases, Fiocchi Munizioni, Fireco, Fox Knives, Generale Meccatronica Applicata, Isoclima, Metalgalante, PrimeTech.
© P. Valpolini
Il “New Concept Vehicle” di Patria, presentato a DSEI, è un veicolo nuovo che poggia sull’esperienza dell’AMV
con sette nazioni, ha deciso di affiancargli un nuovo mezzo, sempre in configurazione 8x8, identificato al momento come “New Vehicle Concept”. Più lungo di mezzo metro (8,4 m), mantiene la medesima larghezza (2,8 m), e altezza (2,4 m), e lo
stesso passo (2,5 m). Il peso a vuoto rimane pari a 17 t, indice dell’uso di materiali più efficienti, ma il carico utile sale a 13 t. Ciò consentirà fra l’altro di dotare il mezzo di torrette armate con cannoni da 105 o 120 mm ad alta pressione. Per mantenere
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Nell’ambito dei veicoli, fra i pesi leggeri Supacat ha presentato il suo LRV 400, versione militarizzata del fuoristrada sportivo Wildcat della QT Services. Con un peso a vuoto di 2.100 kg e un carico utile di 1.400 kg, è dotato di motore turbodiesel Ford da 236 cv che consente di raggiungere i 170 km/h. Anche in fuoristrada può muoversi a velocità elevata grazie alle sospensioni indipendenti derivate dal mondo delle competizioni, con corsa di ben 300 mm. Lungo 4,3 m e alto 1,8 m, la dimensione chiave è la larghezza, soli 1,8 m, che gli consente di entrare nel CH-47 Chinook, l’elicottero preferito dalle principali forze speciali. Dotato di roll-bar, può essere armato con mitragliatrici di medio calibro o lanciagranate automatici in ralla, e mitragliatrice leggera al post del capomacchina, essendo l’equipaggio composto da tre-quattro operatori. Anche Renault Trucks Defence ha scelto la strada del telaio commerciale, anche se meno spinto, sviluppando il suo ALTV Special Forces sulla base di uno chassis Nissan con motore da 190 hp e velocità massima di 160 km/h. Le sospensioni anteriori sono indipendenti a doppio triangolo mentre l’assale posteriore è a ponte con balestre; il veicolo può superare pendenze dell’80% e pendenze laterali del 100%. Con un peso in combattimento di 3,5 t, il carico utile di 1,3 t consente di imbarcare tre o quattro operatori, armi, munizioni, dotazioni individuali, acqua, e 210 litri di carburante, 170 nel serbatoio e 40 in due taniche, per un’autonomia di 1.600 km. L’equipaggio gode di una protezione Livello 1 contro le mine, mentre la protezione balistica è assente nella versione base. Le due novità principali del salone facevano parte della categoria dei “pesanti”. La finlandese Patria, il cui AMV 8x8 è oggi in servizio
La versione forze speciali dell’ALTV di Renault Trucks Defense è basata su un telaio Nissan
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Veicoli (leggeri e pesanti)
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© P. Valpolini
Per risolvere il problema della disponibilità di acqua potabile WaterGen ha sviluppato lo Spring, che con una batteria è in grado di potabilizzare 180 litri
il rapporto potenza peso di 15 kW/t è stato adottato un motore da 450 kW, che ha comportato anche un generale irrobustimento delle componenti meccaniche. La protezione è modulare ed è assicurata da uno dei più recenti pacchetti sviluppati dalla tedesca IBD Deisenroth. Dotato di architettura elettronica aperta, il veicolo è dotato di generatore da 530 A che assicura ampia flessibilità per l’installazione di sistemi di bordo. Anfibio, il prototipo non mostrava però le eliche tipiche dell’AMV, le sospensioni sono indipendenti con ammortizzatori idropneumatici e può trasportare un equipaggio di tre militari e 10 fanti equipaggiati nel vano posteriore. Nexter ha svelato a Parigi il veicolo che va ad inserirsi fra l’8x8 VBCI e il 4x4 Aravis; battezzato Titus, il nuovo 6x6 nasce per fornire un mezzo capace di rispondere al 100% dei requisiti di un veicolo trasporto truppe e all’85% di quelli di un veicolo blindato da combattimento in un conflitto ibrido, mirando al contenimento dei costi. Infatti il veicolo si basa su un telaio di autocarro, anche se di tipo particolare; si tratta infatti di uno chassis Tatra dotato di semiassi oscillanti, che consentono di ottenere sospensioni indipendenti a un costo ben inferiore a quello delle soluzioni con sospensioni classiche e scocca autoportante. Il peso a vuoto è di 17 t con 10 t di carico utile, che consente di installare torri anche più pesanti della ARX-20 di Nexter presente sul prototipo. Nella cabina anteriore troviamo il conduttore a sinistra, il comandante del mezzo a destra, e al centro, in posizione arretrata, il comandante della squadra di fanteria, che gode della vista offerta dall’ampio parabrezza. Titus può portare fino a 10 fanti che sbarcano dalla rampa, ottimamente studiata sotto il profilo ergonomico. La protezione base è di Livello 2 ma può essere portata fino a due livelli sopra, in funzione delle esigenze. Spinto da un Cummins da 440 cv, è già prevista una motorizzazione da 560 cv destinata alle nazioni che operano in climi caldi e su terreni sabbiosi. Le sospensioni e le ruote di generose dimensioni, 16.00R20, assicurano un’ottima mobilità fuoristrada, mentre su strada il mezzo può passare in modalità 6x4 per ridurre i consumi. Se il prezzo base di 700.000 euro verrà confermato, il Titus potrebbe dare filo da torcere a parecchi mezzi della concorrenza. LM EVENTI
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Le sospensioni indipendenti del sistema Tatra assicurano un’ottima mobilità; qui il prototipo del Titus, dotato di torretta Nexter ARX-20
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©B ere tta
Beretta ARX-160: la famiglia si allarga
È stata presentata a DSEi 2013 la versione A3 del fucile d’assalto della Casa di Gardone Valtrompia. Una prima analisi e le prime foto, scattate direttamente dal nostro inviato allo stand della Beretta Defense Technologies di Paolo Valpolini
La compattezza è la caratteristica primaria ricercata con lo sviluppo della nuova versione del fucile d’assalto Beretta
I
l salone londinese Defence Security and Equipment International è diventata la sede abituale per la presentazione delle novità di Beretta Defense Technologies; se due anni fa era toccata al nuovo fucile di precisione Sako TRG M10, oltre che dello stesso marchio BDT, il 2013 ha visto la prima uscita pubblica Al momento attuale dell’ARX-160A3, l’ultima versione
© Beretta
© Beretta
La versione A3 dell’ARX-160 è stata sviluppata dalla Beretta per rispondere alle esigenze del mercato
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l’ARX-160A3 è fornito con tre lunghezze di canna, 16, 14 e 11 pollici, in attesa di quella da 9,5 pollici
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Un dettaglio della rotaia Picatinny inferiore; le rotaie sono più corte essendo la carcassa dell’A3 più corta di quelle degli altri modelli
© P. Valpolini
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Il calcio è stato modificato e accorciato ed è stato anche ingrandito il pulsante di sgancio
(per ora?) del fucile d’assalto in dotazione in diverse migliaia di esemplari all’Esercito Italiano, oltre che a numerose forze armate e di polizia di altre nazioni. Proprio dall’esperienza sul campo e dall’analisi dei requisiti che si incontrano con maggiore frequenza nelle gare alle quali Beretta partecipa per aggiudicarsi nuove commesse. Accanto a quelle miranti al rinnovo dell’intera dotazione delle armi individuali di una forza armata, ad esempio l’esigenza indiana, sono sempre più frequenti le gare per poche migliaia di fucili destinati a soddisfare le esigenze di team specifici.
Da qui la decisione di rendere l’arma ancor più flessibile in termini di adattamento ai requisiti. Uno di quelli che emergono con Il rilascio dell’ottumaggiore insistenza è la ratore avviene ora compattezza, ritenuta fontramite un pulsante damentale da numerosi a slitta posto nella reparti. Una prima misura parte anteriore del è stata quella di accorciare ponticello la carcassa dell’arma di 34 mm, ma questa da sola non era sufficiente a soddisfare l’esigenza. Da qui la disponibilità di tre misure di canna più compatte rispetto a quelle dei modelli A1 e A2; l’ARX-160A3 può essere infatti dotato oltre alla canna standard da 16 pollici anche di canna da 14, 11 e 9,5 pollici (356, 279 e 241 mm), le prime due già disponibili e la terza in sviluppo. Altro requisito frequente è quello legato alla possibilità d’impiego (e alla fornitura) di un silenziatore/soppressore; ciò ha portato all’adozione di una valvola a © P. Valpolini
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Parola d’ordine: flessibilità
NOVITÀ Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Uno degli esemplari dell’ARX-160A3 esposto alla mostra londinese
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due posizioni, La valvola a due posizioni presente N (Neutral) e S sulle canne attuali per l’impiego del (Suppressor) sistesilenziatore, altra esigenza emersa mata all’estremità dalle gare internazionali anteriore della canna nella parte superiore. La valvola può essere ruotata facilmente infilando nell’occhione la punta di una munizione. La presenza della valvola ha portato a un arretramento della presa del gas, e quindi le canne del nuovo modello non sono compatibili con i modelli precedenti, e viceversa. Da notare che solo le canne da 16, 14 e 11 pollici sono dotate di valvola, mentre quella da 9,5 pollici ne è priva. La canna è disaccoppiata dalla carcassa al fine di consentire il superamento della prova di tiro consecutivo di 13 caricatori, come nella versione A2; il nuovo © P. Valpolini
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TUTTI I NUMERI DEL BERETTA ARX-160A3 Canna 16”
Canna 14”
Canna 11”
Canna 9,5”
5,56x45, 7,62x39
5,56x45
5,56x45
5,56x45
Lunghezza calcio esteso [mm]
898
848
772
735
Lunghezza calcio standard [mm]
833
783
733
670
Calibro
Lunghezza calcio ripiegato [mm]
683
633
557
520
Peso con caricature vuoto (Kg)
~3,5
~3,35
~3,25
~3,1
Capacità caricatore
30
30
30
30
Valvola compensatrice di gas per silenziatore
sì
sì
sì
no
Attacco baionetta
si
si
no
no
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Fra le varie modifiche anche l’adozione di nuove mire più robuste
L’inizio della produzione Novità anche per i comandi; il selettore, che prima ruotava di 90°, adesso ruota di 180°, con ogni posizione, sicura, colpo singolo e raffica, separata di 90° da quella
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manicotto è però prodotto in alluminio trattato e non più in materiale ceramico. L’adozione di un silenziatore, quello offerto è il Rotex-Beretta, ha portato all’installazione di uno spegnifiamma dedicato, che può essere sostituito da uno di diverso disegno se il cliente lo desiderasse. A questo punto non restava che intervenire sul calcio, che è stato anche lui accorciato oltreché snellito, mentre è stato migliorato il sistema telescopico per la sua regolazione in lunghezza, e il bottone di apertura è stato maggiorato per facilitarne l’impiego.
Il selettore della nuova versione p reve d e u n a rotazione di 90° fra una posizione e l’altra
Una vista dall’alto dello stand Beretta Defense Technologies a DSEI 2013
precedente e/o successiva. Il bottone di rilascio dell’otturatore è infatti diventato una slitta ambidestra, sistemata nella parte anteriore del ponticello. Sono state anche adottate nuove mire più solide, e le feritoie nella parte superiore della cassa sono state allargate al fine di favorire il raffreddamento della canna e per permettere una più facile fuoriuscita del materiale in occasione di prove estreme in acqua o in presenza di sporco. Quanto alle rotaie per gli accessori, quella superiore rimane simile a quella adottata sul modello A2, mentre quelle laterali sono più corte e quella inferiore può essere rimossa per installare il lanciagranate. Il prototipo visto a Londra era in colore nero, ma l’arma è disponibile anche in coyote tan. L’inizio della produzione dell’ARX-160A3 è prevista entro la fine di ottobre 2013. Inizialmente l’unica canna disponibile sia in 5,56x45 mm che in 7,62x39 mm è quella standard da 16 pollici, mentre le altre sono solo nel calibro Nato, ma in prospettiva anche queste dovrebbero essere rese disponibili per l’uso del munizionamento est-europeo. LM NOVITÀ
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Un “vero” Colt M16A1 Per gli appassionati ecco un po’ di dati e di numeri che riguardano parte delle versioni degli AR-15 e M16A1 militari. Una ricerca richiede tempo, è vero. Ma non è tempo perso perché ogni singolo momento di quel tempo si trasforma in un viaggio nel passato che può essere più o meno remoto… che riapre la porta su altri momenti vissuti… alcuni dei quali, ci si augura, che non tornino più…
di Silvio Biagini
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Riconoscere il modello attraverso l’esame dei marchi e dei particolari
C O LT M 1 6 A 1 D E M I L I TA R I Z Z ATO Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Replica di un AR15 “sperimentale” della ArmaLite su progetto originale Stoner. Lato sinistro del Receiver, caratteristica la maniglia di armamento posta sotto al maniglione a forma triangolare, parte dell’astina guardamano cilindrica, il caricatore da 25 colpi, la maglietta posteriore della cinghia inserita nell’impugnatura. Lo status di “arma civile”/replica si evince dall’assenza del pin per l’Auto Sear
Q
uest’ultima parte del dossier sui Colt AR-15, M16 e M16A1, che hanno fatto la storia degli Stati Uniti dal 1959 al 1982, è dedicato ad una raccolta di dati che interessa solo la produzione militare. Confermo che non è, e non può essere esaustivo, sia perché non sono uno storico sia per la mole di lavoro che una simile ricerca richiederebbe per l’elevata quantità di modelli costruiti. Nel riquadro dedicato ne sono contemplati 35 senza considerare le versioni SMG in 9 mm, gli Sniper e gli LMG. Già con questi che ho racchiuso nella scheda si potrebbe scrivere una enciclopedia e quindi, per forza di cose, ho specificato solo alcuni aspetti che ho ritenuto basilari per riconoscere uno
L’ArmaLite AR15 matricola 000004 che, stando alle notizie storiche, dovrebbe essere l’esemplare utilizzato per le dimostrazioni fatte all’estero. Si osserva la nuova disposizione della maniglia di armamento. La nuova tipologia di astina triangolare (che diventerà definitiva per i Modelli 600) in questo caso in fibra di vetro marrone come il calcio e l’impugnatura che conserva ancora la maglietta per la cinghia. Si osserva anche il caricatore da 25 colpi verniciato in verde
Fianco destro dello stesso Model 601. Balza subito all’occhio l’assenza del Forward Assist, del Full Fence attorno al pulsante per l’espulsione del caricatore. La Ejection Port Cover è quella di primo tipo con l’alloggiamento del perno elasticodifermodiformaquadrata.L’indicazioneperilsenso di rotazione della tacca di mira è impressa sulla ghiera
specifico modello. Quanto ho raccolto, al limite, resta un suggerimento su come ampliare il campo di indagine una volta individuate le origini di un certo AR15/M16. Qui da noi, nel nostro Belpaese, non ci sono molti tipi di AR15/M16 demilitarizzati disponibili sul mercato del collezionismo e quindi la ricerca è piuttosto “semplice”, e si fa presto a capire se il Model 613 tra le mani appartiene al “contratto malese” o alla generica famiglia dei “commerciali/ esportazione”. Ciò non toglie che per un collezionista la curiosità è sempre tanta e le domande che sorgono, al momento del controllo del pezzo, sono innumerevoli. Con gli attuali mezzi informatici si può fare veramente di tutto.
Basta munirsi di molta pazienza, indagare, incrociare, scartare e ricomporre. Non posso negare che, in qualche passaggio della mia ricostruzione, sono stato aiutato dai ricordi personali legati ad una particolare situazione operativa di una certa intensità alla quale ho partecipato vent’anni fa (come passa il tempo). Oltre ad altre esperienze acquisite prima e dopo. Non penso di sbagliare nel dire che il fucile nero è l’arma militare USA in servizio da più tempo, con una storia lunga, complessa e ricca sia di apprezzamenti sia di critiche. Forse è proprio questo a renderlo particolarmente interessante e a stimolare la continua ricerca di approfondimenti e lo studio di particolari. DOSSIER
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FiancosinistrodiunModel601.Sonoevidentilevarierullature. L’arma appartiene alla prima produzione con le parti in fibra di vetro verniciate in verde. È interessante osservare che il calibro è indicato come “.223” e non “5,56MM”
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152 MARCHI/ CODICI IDENTIFICATIVI E LORO POSIZIONE NEI MODELLI DI COLT AR-15 / M16 Anno
Modello
Receiver
Canna, vicino a Lower
1959 1963
Model 601
1963 1964
Model 602
1964 1967
Model 603 XM16E1
-no forge code -Colt proof marks
1967 1982
Model 603 M16A1 I codici valgono anche per i Model 613 (esportaz.)
1968 1971
Model 603 M16A1 altre fabbriche
-no forge code (19641972) forge code CK (1972-1973) -forge code CM (1973-1974) -forge code CH (1974-1982) Colt proof marks -no forge code -no Colt proof marks
-no forge code -Colt proof marks (C racchiusa in un quadrato e triangolo con P in una V - Verified Proof) -no forge code -Colt proof marks
-Hydra-Matic (1968-71) -H&R (1968-70)
1964 1982
Model 604 M16
-no forge code -Colt proof marks
Rompifiamma (circa 1” da attacco)
Base Mirino (FSB)
Front Sight Base (FSB)
logo e scritta COLT ARMALITE AR15 MODEL 01
alcuni esemplari marchio C di Colt
alcuni esempl . Colt proof marks (solo VP) o marchio Winchester
no
logo e scritta COLT AR-15 PROPERTY OF U.S. GOVT. MODEL 02 logo e scritta COLT AR-15 PROPERTY OF U.S. GOVT. XM16E1 -Model 603 solo logo Colt PROPERTY OF U.S. GOVT. M-16A1 -Model 613 logo Colt COLT M16A1 -HYDRA-MATIC DIV. G.M. CORP USA PROPERTY OF U.S. GOVT. M-16A1 -logo H&R (Harrington & Richardson) PROPERTY OF U.S. GOVT. M-16A1 logo e scritta COLT AR-15 PROPERTY OF U.S. GOVT. M16
-12 (1963-67) (passaggio da passo 1:14” a 1:12”) e marchio C di Colt (fino al 1966) -C (Chrome Chamber) (1967)
Colt proof marks (M e VP) la M indica la Magnetic Particle test
no
M VP 12 (1964-66) MP (1966-69)
no
-MP C (1969-70) -C MP C (1970-71) -C MP B (1971-74), B di Bore per canna cromata internam. -C MP CHROME BORE (1974-82)
solo esemplari con FSB 1° tipo (MP fino a 1969)
3° tipo FSB “Bell” & “C” (1970-82)
Non noti. È probabile che siano riportati gli stessi codici in uso negli anni 1968-71.
Può avere gli stessi marchi dei contemporanei Model 603
MP
no
Nota: Sono stati presi in considerazione solo i principali modelli di fucili AR-15 / M16 A1 adottati ed in dotazione alle Forze Armate USA dal 1963 fino all’entrata in servizio dell’M16A2 (1982-87). Le carabine, a parte la diversa denominazione dei modelli conservano una simile tipologia di marchi e codici identificativi.
LatodestrodellareplicaArmaLite.Sinotal’assenzadelForward Assist e, attraverso la finestra di espulsione, si intravede l’otturatore cromato opaco. Tutti i perni presenti nel Lower Receiver presentano sulla loro superficie un recesso per facilitarne l’apertura o la chiusura utilizzando la punta di una munizione
Lato sinistro di un Model 602. Rispetto al Model 601 si nota la scomparsa della rullatura ArmaLite mentre continua ad essere presente la scritta “cal. 223”
Lato destro di un Model 602 in una foto dei primi anni ’60 in Vietnam. È nelle mani di un “consigliere” delle Forze Speciali USA. Si nota l’assenza del Forward Assist e della protezione intorno al pulsante del caricatore. L’otturatore è cromato ed il caricatore è uno degli esemplari costruito in lamierino d’acciaio. Riconoscibile per la costolatura orizzontale visibile nella parte inferiore. Il rompi fiamma è un Duck Bill 2° tipo
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Upper
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I tipi di rompifiamma utilizzati nei vari modelli di AR15, M16 e M16A1. 1. Duck Bill 1° tipo; 2. Duck Bill 2° tipo; Bird Cage con luci aperte nella parte inferiore in servizio fino a fine produzione degli M16A1; 3. Per confronto il Bird Cage per M16A2 con la parte inferiore chiusa. È evidente il maggiore spessore della canna degli M16A2 Lato destro del Model 603 XM16E1. Si osserva la presenza del Forward Assist oltre ad una parziale protezione del pulsante di sgancio caricatore
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Lato sinistro di un Model 603 XM16E1. La foto non è delle migliori ma consente di vedere la scritta XM 16 E1
In questa immagine del Vietnam, che riprende un LRRP (Long Range Reconaissance Patrol) del US Army mentre guada un corso d’acqua, si può osservare sull’XM16E1 una pratica comune tra i “veterani” per risolvere uno dei problemi di inceppamento descritti nella parte seconda dell’articolo. È visibile, infatti, la bacchetta nettatoia scomponibile, che è montata e fissata sul lato dell’arma. Il manico pieghevole, chiuso, è bloccato con una fascia elastica sul calcio mentre la parte anteriore della bacchetta è inserita nell’astina. L’immediata disponibilità della bacchetta consentiva di espellere eventuali bossoli rimasti “incollati” in camera di cartuccia
Gli otturatori ed i porta otturatori dei primi XM16E1 erano ancora cromati anche se dotati delle Forward Assist Serrations. Nel corso della produzione la cromatura venne abbandonata a favore della fosfatazione nera
Il Model 603 della Colt. E’ evidente la rullatura Property Of U.S. Govt
Comuni ad entrambi i modelli (603 e 613) sono i marchi impressi in rilievo presenti sull’arma. In questa foto il Forge Code, nello specif i co è u n C H
Il Model 613 della Colt. La natura commerciale dell’arma è indicata dall’assenza del marchio governativo
DOSSIER Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Un caricatore da 25 colpi “tipo Stoner” con a fianco un caricatore da 20 in lamierino d’acciaio
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154 Il Model 609 con Partial Fence (protezione pulsante caricatore parziale). AR15 in versione Commando in dotazione al US Army, Vietnam. Si osservano alcuni particolari che diventeranno propri degli M4, ovvero il calcio telescopico (che in queste versioni era in alluminio verniciato) e l’astina di forma rotonda. La canna di soli 10” si rivelò troppo corta per sfruttare l’impianto balistico della M193
Il Model 609 con Partial Fence (protezione pulsante caricatore parziale). AR15 in versione Commando in dotazione al US Army, Vietnam. Si osservano alcuni particolari che diventeranno propri degli M4, ovvero il calcio telescopico (che in queste versioni era in alluminio verniciato) e l’astina di forma rotonda. La canna di soli 10” si rivelò troppo corta per sfruttare l’impianto balistico della M193
I tipi di rampe per mirino utilizzate con gli AR15/M16/M16A1. Da sinistra il tipo “cast” impiegato con gli ArmaLite, è evidente la finitura accurata. In mezzo il “forged” 1° tipo, c’è ancora una certa ricerca della finitura per ridurre i segni delle “conchiglie”. A destra il “forged” 2° tipo, si nota la completa mancanza di ogni finitura. In questo caso, anzi, sono ancora ben evidenti la C del marchio Colt e la Campana con la lettera M inscritta al suo interno. Nei “forged” 2° tipo di tarda produzione si fa molta fatica ad individuare questi marchi
Serie di matricole assegnate agli AR-15/M16 Anno
Note
Matricola 001010
Alcuni non hanno contrassegni – I prototipi hanno marchi caratteristici sul receiver. Ci sono almeno tre fucili con matricola nr. 0004 attribuiti alla Colt da non confondere con l’ArmaLite nr. 0004.
10114.484
Le armi di questo lotto sono state assegnate all’US Air Force/Project AGILE/SEAL. Si tratta di Colt AR-15 Model 601 con marchio ArmaLite. Alcuni sono stati venduti a dipartimenti di polizia. Un piccolo numero è stato acquistato dai Ministeri della Difesa di Malesia, India, Burma e Singapore. Le armi con matricola serie 000.100, almeno 300 pezzi, avevano il calcio e le astine in bachelite pitturati in verde.
1963-1964
20.00039.999
Lotto di Colt AR-15 Model 602 marcato US Property assegnato ai “Consiglieri” US in Vietnam e all’US Air Force. Poche centinaia di pezzi destinati all’esportazione/commercio privi dei marchi US Property.
1964
40.00049.999
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force.
1964-1965
50.000199.999
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force e di Colt XM16E1 Model 603 assegnato all’US Army.
1965
14.50014.916
Lotto di Colt CAR-15 per esportazione/commercio e per un contratto marcato US Property serie GX destinati al progetto S.A.W.S. (Squad Automatic Weapons System). Con CAR-15 si intende una intera famiglia di armi Colt non solamente le carabine “Commando”. In quegli anni le F.A. USA stavano cercando una soluzione come arma di supporto di squadra pari calibro dei fucili d’assalto.
1965
15.00019.999
Lotto di Colt CAR-15 per esportazione/commercio.
1959
1959-1963
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C O LT M 1 6 A 1 D E M I L I TA R I Z Z ATO Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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I marchi sulle canne. Nella foto: in alto a sinistra, una delle prime canne marcate passo 1:12” per distinguerle da quelle 1:14” (1963); in basso a sinistra, canna marcata C (Colt) MP C, ovvero solo camera di cartuccia cromata(1970); in alto a destra, canna marcata C MP B, ovvero camera di cartuccia e canna cromata(1971); in basso a destra ultimo tipo di marcatura per le canne degli M16A1, ovvero C MP Chrome Bore (“canna cromata”- 1974)
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155 1965
202.447-379.353
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force. Un piccolo numero di modelli per esportazione/commercio. Ci sono anche alcuni esempi di questi ultimi immatricolati con matricole della serie 20X.XXX prodotte negli ultimi anni ’60.
1966-1973 (?)
serie 400.000
Solo pochi fucili/carabine sono stati immatricolati con questa serie e gli esemplari noti sono disseminati in molti anni di produzione. Nessuno è marcato US Property. Il pezzo con matricola più alta conosciuto è il 418.XXX fabbricato all’inizio degli anni ‘70.
1966-1967
500.001-749.999
Lotto di Colt XM16 E1 e di M16A, entrambi Model 603 marcati US Property assegnati all’US Army. In questa serie di matricole si trovano anche alcuni Colt M16 Model 604 assegnati all’US Air Force. È stato osservato che i numeri di matricola non sono assegnati in ordine progressivo per i Model 603. Sono stati osservati Colt M16A1 con una matricole “basse” fino a 604.505 e XM16E1 con matricole “alte” fino a 741.12X.
1966
750.000-752.443
Lotto di Colt sperimentali HBAR (Model 606).
1967
752.444-899.999
Lotto di Colt M16A1 marcati US Property.
1966-1970
900.000 fino a 909.999
Lotto di Colt Carbine marcate US Property.
910.000-919.999
Queste matricole non sono confermate. È conosciuto un solo Colt in questa serie ed è nell’inventario della US Air Force. Non è noto il modello.
920.000-999.999
Non sono note armi immatricolate in questa serie.
1968-1969
1.000.000-1.999.999
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1968-1970
2.000.000-2.24X.XXX
Lotto di H&R M16A1marcati US Property.
1968-1971
3.000.000-3.469.217 circa
Lotto di Hydramatic M16A1marcati US Property. Lotto di “A1” della tipologia 600 prodotti negli anni ’70 e inizio anni ’80 destinati al commercio/esportazione. Ci sono alcune eccezioni, principalmente Colt Carbine marcate US Property Govt.
1970
AL prefix
Lotto di circa 14.000 Colt M16A1 per il contratto “Libano”.
1970
4.000.001-4.060.000
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force. Alla serie Colt 4.000.000 appartiene un discreto numero di fucili e carabine destinato al commercio/ esportazione.
1970
4.060.001-4.221.800
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1970
4.221.801-4.285.400
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force.
1970
4.285.401-4.521.000
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1970
4.521.001-4.521.850
Lotto di Colt M16 Model 604 marcato US Property assegnato all’US Air Force.
1970
4.521.851-4.638.400
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1971
4.638.401-4.643.400
Lotto di Colt M16A1Model 613 per il contratto “Malesia”. Possono essere marcati Colt AR-15.
1971
4.643.401-4.701.400
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1971
4.701.401-4.701.900
Lotto di Colt Model 630 Commando.
1971
4.701.901-4.844.400
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1972
4.844.401-4.849.400
Lotto di Colt M16A1Model 613 per il contratto “Taiwan”.
1972
4.849.401-4.926.000
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1972
4.926.001-4.928.000
Lotto di Colt M16A1Model 613 per il contratto “Filippine”.
1972
4.928.000-4.936.400
Lotto di Colt M16A1marcati US Property.
1973-1982
5.000.000-5.4XX.XXX circa
Lotto di Colt M16A1Model 603 marcati US Property (non sono noti Colt M16 Model 604 della US Air Force con numeri di matricola così alti). A questo lotto appartengono anche un certo numero di Model 613 per commercio/ esportazione. Dalla serie 5.000.000 (1974), le canne cromate internamente sono marcate C MP CHROME BORE.
198019(??)
serie 8.000.000
Lotto di Colt M16A2 della tipologia 700 prodotti negli anni ’80 destinati essenzialmente al commercio/ esportazione.
1983-1986
6.000.000-6.590.478 circa
Lotto di Colt M16A2 e di prototipi Colt XM4 Model 720 marcati US Property.
1988-2003
7.000.000-7.429.766 circa
Lotto di FN M16A2 marcati US Property. Con queste matricole si trovano anche alcuni Lower Receiver M16A1 (tarda produzione) prodotti dalla Balimoy (questa ditta non ha mai prodotto fucili completi) con sovraimpresso il marchio A2. Questi sono stati utilizzati come parti di ricambio ad Anniston (sede di un Arsenale del US Army che si occupa della riconversione/riparazione di armi). La FN, al contrario di quanto effettuato dalla Colt, non può destinare armi o parti di armi al commercio/esportazione.
1990 in poi
Prefisso A
Lotto di Colt M4 Carbine destinato al commercio/esportazione.
1994-attuale
Prefisso W
Lotto di Colt M4/A1 Model 920/921 marcato US Property.
1997attuale
Serie 10.000.000
Lotto di Colt/FN M16A4 marcato US Property.
Note: Le matricole sopra riportate sono riferite a quelle assegnate a tutta la produzione dei vari modelli di M16 dal 1959 fino ad oggi.
DOSSIER Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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1970 – 1982 (?)
serie 9.000.000
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156
M16A1 con ottica notturna PVS-2. Sistema piuttosto “ingombrante”
Il Model 609 con Full Fence (protezione pulsante caricatore completa). Entrambe le foto sono antecedenti al 1970, anno di adozione dei caricatori da 30 colpi
Canna
Mod. e anno prod.
Sigla mil.
601 1959/1963
Calciatura
Lungh.
Profilo / passo
Calcio tipo e colore
Impug pistol
Astine
AR15
20”
A1 diam. 0,625” 1:14”
A1 1° tipo fisso, verde o marrone
A1 verde
A1 triangolari, lunghe verdi o marrone
602 1963/1964
AR15 o XM16
20”
A1 diam. 0,625” 1:12”
c.s. fisso nero
A1 nera
A1 triangolari, lunghe nere senza fori di drenaggio
603 1964/1982
XM16E1 e dopo M16A1
20”
c.s.
A1 3° tipo c.s.
c.s.
c.s. con fori di drenaggio
603 K
M16A1 prodotto su lic. in Corea Sud
20”
c.s.
c.s. e c.c.
c.s. e c.c.
M16 Per US Air Force
c.s. ricondizion ’80 con A2
20”
c.s.
A1 1° tipo fisso, nero
c.s.
c.s. senza fori di drenaggio
M16A1 carabina
15”
c.s.
c.s.
c.s
c.s.
M16A1 carabina
15”
c.s
c.s.
c.s.
c.s.
M16 HBAR
20”
A1 diam. 0,750” 1:12”
c.s.
c.s.
c.s.
604 1963/1982 605A 1965 (?) 605B 1965 (?) 606 1966 (?)
Canna
Mod. e anno prod.
Sigla mil.
606A 1966 (?)
Calciatura
Lungh.
profilo / passo
calcio tipo e colore
impug pistol
astine
M16 HBAR
20”
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
606B 1966 (?)
M16 HBAR
20”
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
607 1963 (?)
AR-15 e/o GX-5857
10”
A1 diam. 0,625” 1:12”
1° tipo accorciato scorrevolenero
A1 accorc nera
A1 triangolari, accorciate nere senza fori di drenaggio
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
A1 nera
c.s.
608 1963 (?)
AR-15
c.s.
c.s.
fisso a stampella alluminio sul tubo
A1 accorc nera
rotondo, tubolare in alluminio (?)
609 1965 /1977
AR-15 Commando XM177E1 US Army
c.s.
c.s.
nuovo tipo modificato scorrevolenero,allum
A1 nera
610
AR-15 Commando XM177 US AirForce
A2 tronco coniche accorciate nere, un solo scudo anticalore
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
Model 604 per esportaz.
20”
A1 diam. 0,750” 1:12”
A1 1° tipo fisso, nero
c.s.
A1 triangolari, lunghe nere senza fori di drenaggio
M16 HBAR Made in Philippines
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
607A 1965 (?)
611 611P
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MODELLI MODELLI 600 600 DEI DEI COLT COLT AR15/M16 AR15/M16
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157 Il Model 653. Versione carabina dell’M16 con canna da 14,5” (il papà del futuro M4) in dotazione alla US Air Force (1972)
Il Model 610. Versione Commando in dotazione alla US Air Force
Colt M16A1 “sequestrato” in America Centrale. Ha una matricola che risulta assegnata ad un fucile “disperso” nella guerra del Vietnam
II MODELLI MODELLI 600 600 DEI DEI COLT COLT AR15/M16 AR15/M16 Mire
Rompi fiamma / attacco baionetta
Forward assist
Scatola di scatto
Upper
Lower
Ant.
Post.
A1 porta otturat. e otturat. cromato
A1, senza protezione pulsante caricatore
A1 senza rifer. rilievo
duck bill alette sottili / sì
no
safe, semi, auto
c.s.
c.s.
c.s.
duck bill alette rinforz./ sì
no
c.s.
c.s. porta otturat. e otturat. parker.
A1 completa protezione pulsante caricatore
A1 cast A1 1° tipo forged A1 2° tipo forged
A1 con rifer. rilievo
duck bill alette rinforz. o bird cage /sì
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
bird cage /sì
sì
c.s. c.s.
c.s. c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore A1, parziale protezione pulsante caricatore
c.s.
c.s.
no
A1 cast
duck bill alette rinforz. o bird cage /sì
c.s.
duck bill alette rinforz. / no
no
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
duck bill alette rinforz. / no
no
safe,semi, burst,auto
c.s.
A1 1° tipo forged
c.s.
duck bill alette rinforz. / sì
no
safe, semi,auto
Forward assist
Scatola di scatto
c.s. c.s
Receiver
Mire
upper
lower
ant.
post.
Rompi fiamma / attacco baionetta
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
safe, semi, burst, auto
c.s.
c.s.
A1 cast e 1°tipo forged
c.s.
moderatore da 3,5”/4,5” o duck bill o bird cage / no bayonet
no
safe, semi, auto
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
safe, semi,burst,
c.s
c.s.
A1 cast
A1 senza rifer. rilievo
moderatore da 3,5” o tromboncino
no
safe, semi,auto
c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore
A1 1°tipo forged
A1 con rifer. rilievo
moderatore da 4,5” / no bayonet
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
c.s.
c.s.
A1, parziale protezione pulsante caricatore
c.s.
c.s.
duck bill alette rinforz. / sì
no
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
c.s. Continua nella pagina successiva >
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Receiver
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158
< segue dalla pagina precedente
MODELLI 600 DEI COLT AR15/M16
Sigla mil.
613 1971/ 1982
Calciatura
lung
profilo / passo
calcio tipo e colore
impug pistol
astine
Model 603 per esportaz.
20”
A1 diam. 0,625” 1:12”
A1 3° tipo
c.s.
c.s. con fori di drenaggio
613P
M16 A1 Made in Philippines
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
613K
M16 A1 Made in SouthKorea
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
614
Model 604 per esportaz.
20”
c.s.
A1 1° tipo fisso, nero
c.s.
c.s. senza fori di drenaggio
Model 604 Made in Singapore
c.s.
A1 diam. 0,750” 1:12
c.s.
c.s.
tronconiche simili a quelle A2 ma non identiche
Model 606 per esportaz.
c.s.
A1 diam. 0,750” 1:12”
c.s.
c.s.
A1 triangolari, lunghe nere senza fori di drenaggio
Model 609 per esportaz.
10”
A1 diam. 0,625” 1:12
nuovo tipo modificato scorrevolenero,allum
A1 nera
A2 tronco coniche accorciate nere, un solo scudo anticalore
Model 610 per esportaz.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
Model 603 Versione HBAR
20”
A1 diam. 0,750” 1:12”
A1 3° tipo
c.s.
c.s. con fori di drenaggio
614S 616 619 620
621
Mod. e anno prod 629 1966/ 1970 630 1966/1970
Canna Sigla mil. Model 609 modificato canna Model 610 modificato canna
Calciatura
lung
profilo / passo
calcio tipo e colore
impug pistol
astine
11,5”
A1 diam. 0,625” 1:12
nuovo tipo modificato scorrevolenero,allum
A1 nera
A2 tronco coniche accorciate nere, un solo scudo anticalore
11,5”
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
639
Model 629 per esportaz.
11,5”
A1 diam. 0,625” 1:12
nuovo tipo modificato scorrevolenero,allum
A1 nera
A2 tronco coniche accorciate nere, un solo scudo anticalore
649
Model 630 per esportaz. (?)
11,5”
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
651 1972/1973
M16A1 Carabina (CAR)
14,5”
c.s.
A1 fisso 3° tipo
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
652 1972/ 1973 653 1972/1973
c.s.
c.s.
c.s.
nuovo tipo modificato scorrevolenero,allum
653P
M16 A1 CAR Made in Philippines
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
654
M16A1 Carabina (CAR)
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
Note: 1. Non è stato possibile reperire con precisione tutti gli anni di costruzione dei vari Model 600. In alcuni casi solo un incrocio tra la matricola dell’esemplare osservato e la cronologia delle matricole ha consentito di “supporre” il periodo di costruzione. 2. Non sono stati presi in considerazione i modelli SMG 633, 633HB, 634 e 635 della tipologia 600 trasformati o costruiti in 9mm Para, i Modelli sperimentali 655 e 656 sniper, i modelli LMG e il modello 645 M16A1E1 prototipo dell’M16A2. 3. Nei modelli con HBAR si intende Heavy Bar per l’intera lunghezza di canna, ovvero 20”, con diametro all’altezza della rampa del mirino pari a 0,750”. Questo diversamente dalla canna degli A2 che è di tipo “sottile” (come quella degli A1) sotto alle astine e diventa HBAR solo dalla rampa del mirino in poi.
Conclusioni Concludo questo dossier sull’M16A1 con una piccola nota storica. Nonostante sia da considerarsi obsoleto (o fuori servizio) a partire dalla metà degli anni ’80, l’M16A1 è ancora in dotazione a molte nazioni. In alcune, come Israele e le Filippine, costituisce ancora l’armamento principale nei suoi vari modelli. Molte armi, come nel caso di Israele, sono state modificate o ricostruite
in loco. Inoltre, come esistono parecchie centinaia di migliaia di questi fucili distribuiti sotto forma di aiuti militari a Paesi e nazioni amiche dell’Occidente, ce ne sono anche svariate migliaia, invece, nelle mani di Paesi ostili o “rivoluzionari” in genere. In questo caso si tratta essenzialmente di prede di guerra riciclate come quelle tratte dall’elevatissimo numero di M16 catturati dal Nord Vietnam dopo la caduta del Sud.
Questi fucili e carabine sono stati distribuiti a “piene mani”, tra gli anni ’70 ed ’80, ai Paesi “amici” del Vietnam unificato. Un grande numero, per esempio, è finito nelle mani dei guerriglieri del FMLN, fronte rivoluzionario di sinistra nel Salvador. Altri pezzi sono andati in altri Paesi dell’America Centrale e del Sud. Un esemplare recuperato in quelle zone porta una matricola appartenente alle armi US Property in servizio in Viet-
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Canna
Mod. e anno prod.
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159 I MODELLI 600 DEI COLT AR15/M16 Receiver
Mire lower
ant.
post.
c.s.
A1 completa protezione pulsante caricatore
A1 2° tipo forged
c.s
bird cage /sì
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
c.s.
c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore
c.s.
c.s.
duck bill alette rinforz. o bird cage /sì
no
c.s.
c.s.
A1 completa protezione pulsante caricatore
c.s.
c.s.
bird cage /sì
no
c.s.
A1, parziale protezione pulsante caricatore
A1 1° tipo forged
c.s.
duck bill alette rinforz. / sì
no
safe, semi, auto
c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore
c.s.
c.s.
moderatore da 4,5” / no bayonet
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
c.s.
c.s.
A1 completa protezione pulsante caricatore
A1 2° tipo forged
c.s
bird cage /sì
sì
c.s.
Rompi fiamma / attacco baionetta
Forward assist
Scatola di scatto
c.s
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Receiver
Mire
Forward assist
Scatola di scatto
upper
lower
ant.
post.
c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore
A1 1° tipo forged
c.s.
moderatore da 4,5” / grenade ring no bayonet
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
c.s.
c.s.
A1 parz e/o completa prot. puls. caricatore
A1 1° tipo forged
c.s.
c.s. anche con Bird cage
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
moderatore da 4,5” / grenade ring no bayonet
no
c.s.
c.s.
A1 completa protezione pulsante caricatore
A1 2° tipo forged
c.s.
bird cage /sì
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
sì
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
no.
c.s.
4.
Alcuni Model 600 costruiti su licenza in alcuni paesi dell’Estremo Oriente possono avere modifiche più o meno sostanziali alla calciatura o di altro tipo frutto di lezioni apprese sul posto per un migliore adattamento delle armi alle capacità ergonomiche del personale che li doveva/deve impiegare o alla particolare natura del terreno dove dovevano/devono operare.
5.
Le informazioni raccolte in questa scheda provengono da vari siti, in particolare da http://www.biggerhammer.net/ar15/variants/ e da http:// www.retroblackrifle.com/ e non hanno la pretesa di essere esaurienti o assolute ma solo costituire un possibile metodo per affinare la ricerca di informazioni su di un Modello di AR-15 /M16 appartenente alla tipologia dei Model 600.
nam. Anche la Corea del Nord ha ricevuto, ovviamente, parte di queste armi bottino di guerra. Spie nord coreane catturate in Corea del Sud sono state trovate in possesso di M16. Nel novero degli M16 catturati in Vietnam è stata confermata la presenza di pezzi in ottime condizioni sia del tipo Model 603 (con marchi US Property) sia del Model 613 (aiuti per il Sud Vietnam). Come? Semplice, dopo aver realizzato che
il capitalismo, in fondo, ha i suoi aspetti positivi e quindi è meglio vendere invece che regalare, sono state messe a disposizione degli importatori parte di queste armi che vengono acquistate per essere demilitarizzate ed immesse sul mercato civile. Tra queste è stato osservato un model 603 XM16E1 intonso e parecchi M16A1 Model 613 in condizioni di nuovo. Non disperino, pertanto, coloro che non riusciranno a in-
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upper
Rompi fiamma / attacco baionetta
serire adesso tra i loro pezzi uno di questi Colt M16A1 originale in nuove o quanto meno ottime condizioni. Ce ne sono ancora tantissimi in giro per il mondo! CM
Ringraziamenti Si ringraziano per la cortese collaborazione: ditta Nuova Jager srl, Basaluzzo (AL), www.nuovajager.it; armeria Ro di Bernardini Loris & Co snc, Madonna di Strada, (AQ), www.zerodna.net
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“Nato” civile
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Un AK 47 realizzato con la cura che in genere si dedica a ben altro tipo di armi: la polacca Radom ha ripreso la produzione di un allestimento degli anni ’60 e lo ha finito in modo impeccabile. È nato civile, e può utilizzare caricatori ad alta capacità
L
di Giuliano Cristofani
e armi russe, ed in genere tutte quelle provenienti dai Paesi dell’ex blocco sovietico, sono sempre state accompagnate da una
fama molto positiva per quanto riguarda la loro affidabilità, ma al contrario alquanto negativa relativamente alle finiture ed alle lavorazioni meccani-
che. Critica tutto sommato meritata e ben confermata non solo dall’esame dei numerosi Mosin Nagant costruiti negli ultimi anni di guerra, ma anche dai particolari di molte armi realizzate dopo il conflitto, come Stetckhin e Makarov: a fronte di canne in grado di esprimere una precisione elevatissima, troviamo infatti superfici esterne molto grezze, quasi semilavorate, fresature che
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161 Il Luxury, al pari del Wz60 militare, è dotato di valvola sulla presa di gas: in questa posizione è aperta e consente l’automatismo con le normali munizioni
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sembrano fatte con lo scalpello, nonché segni di lima e macchina dappertutto. Fino agli anni ’70 tutte queste armi erano ben poco diffuse in Occidente e, quando venivano confrontate con prodotti similari realizzati al di qua della Cortina di ferro, la differenza era impietosamente evidente: volete mettere una Walther PPK con le sue fiancate a specchio e gli accoppiamenti estre-
mamente precisi con una pur valida e funzionale Makarov? O ancora le armi propedeutiche da tiro in .22 LR come Walther e Beretta contro la spartana (e precisissima) Margolin? L’oggetto dei desideri I gusti ed i mercati occidentali richiedevano armi ben fatte e ancor meglio finite, mentre nell’ex “impero del ma-
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Le scritte identificative del modello, con tanto di stemma. L’ovale con il numero 11 indica l’arsenale di Radom. Notare la precisione delle scritte e l’elevata finitura delle superfici
le” si badava solo alla sostanza ed ai risultati tecnici e sportivi. Al tempo la fama di attrezzi funzionali ma troppo spartani che accompagnava le armi sovietiche faceva ritenere che questo riguardasse anche, ed in sommo grado, l’oggetto dei desideri proibiti: l’AK 47. Eppure, viaggiatori tornati da lontani territori dove avevano avuto la possibilità di vederlo abbastanza da vicino ARMI LUNGHE
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L’industria armiera polacca ha sempre avuto fama di alta qualità e, anche durante il periodo passato sotto l’influenza dell’alleatopadrone sovietico, ha costruito le proprie armi con una non comune attenzione ai particolari. Nonostante fosse chiamata a realizzare prodotti nati per essere costruiti senza molta cura, la Polonia ha orgogliosamente messo del proprio anche in queste armi e non per niente gli AK di Radom sono qualche gradino al di sopra degli altri: una volta era sentire comune che i migliori Kalashnikov fossero quelli della Germania Est, ma alla prova dei fatti possiamo affermare che quelli polacchi sono quanto di meglio si possa trovare. L’industria polacca ha da poco ripreso la costruzione di un AK civile ricavato dal pieno e non ha fatto altro che rispolverare il progetto del suo Wzor 60, o meglio del Karabinek-granatnik wzór 1960, limitandosi più o meno a portare ancora più in alto il livello delle finiture. Il Kbkg wz. 1960, come dice il nome, era nato come versione particolare per il lancio delle granate, disponibili in una vasta gamma comprendente versioni antiuomo e antimateriale. Allo scopo erano state apportate modifiche alla meccanica del normale AK47 e, soprattutto, l’arma veniva corredata di un’apposita sacca contenente tutti gli ammennicoli necessari al lancio delle granate, nonché alcune di queste ultime. Innanzitutto,
Sopra: questo è il Wz60 da cui sono stati derivati i Luxury, riconoscibile a prima vista dalla presenza del “bottone” metallici sulla calciatura per evitare aperture disastrose dell’otturatore, sulla presa di gas era installata una valvola a farfalla per interrompere, o meglio ridurre al minimo, il flusso dei gas di recupero. Sulla filettatura standard della volata veniva poi installato il tubo su cui investire il codolo della granata, attacco dotato di una molla a lamina sporgente che impediva di perdere l’ordigno durante eventuali spostamenti. Per la propulsione si utilizzavano apposite cartucce a salve, esteticamente identiche a quelle da esercitazione ma dotate di carica rinforzata e caratterizzate dalla parte apicale dipinta di bianco. Per alimentare queste cartucce veniva fornito nel kit un apposito caricatore: non solo era ridotto a soli dieci colpi, ma anteriormente presentava una zeppa di metallo che impediva di inserire le normali munizioni a pallottola. Al
ci raccontavano al contrario che l’arma fosse realizzata molto meglio delle altre ordinanze russe e che tutto sommato le lavorazioni, soprattutto dei modelli fresati dal pieno, fossero in realtà molto buone, al pari di quelle delle armi miliari occidentali. Ma in molti non credevamo a questi racconti. Poi il mercato civile si è aperto anche agli AK 47 e così abbiamo potuto analizzare da vicino queste armi. Premettendo che l’AK è stato costruito in mezzo mondo,
A destra: anche la versione militare è finita in maniera esemplare, anche se non “leccata” come sul Luxury
A sinistra: anche il Wz60 era fabbricato nelle officine di Radom: l’esemplare fotografato è del 1967, quando gli AKM con il fusto in lamiera erano da tempo disponibili fantaccino venivano forniti altri due accessori. Il primo era un complesso mirino per il lancio delle granate (quello che taluni
è evidente che abbiamo potuto osservare anche esemplari con vistosi segni di lima sulle parti esterne dell’otturatore, con piani del castello in lamiera variamente ondulati e con segni di lavorazione crudi e diffusi, ma accanto a questi abbiamo al contrario incontrato molto spesso armi costruite più che dignitosamente, lavorate e rifinite in modo soddisfacente, soprattutto se provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est più dotati di una lunga tradizione armiera. Ovviamente
intendiamo lavorazioni adeguate per un’arma militare, realizzata per funzionare sempre e comunque e non certo per soddisfare palati fini. Ovviamente tutte queste armi, belle e brutte, funzionavano alla perfezione, cosa che non poteva (e probabilmente non si può) dire dei più diffusi e curati “black rifle” in dotazione “ai nostri”, senza contare, poi che anche le finiture delle armi occidentali si erano, come dire, livellate verso il basso e il confronto non risultava poi del tutto a
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A destra: sul Wz60, qui demilitarizzato, la leva di sicura poteva assumere le classiche tre posizioni
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Il Karabinek-granatnik wzór 1960
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chiamano alidada): se ne conoscono due tipi, da montare rispettivamente sulla tacca o sulla canna dietro al mirino. L’ultimo accessorio era veramente unico: un particolare cuscinetto in gomma da montare sulla pala del calcio in modo da attenuare il forte rinculo nel caso si sparasse con l’arma appoggiata alla spalla o su altra parte del corpo. Proprio per fissare questo cuscinetto, il calcio del Wzor 60 porta sulla pala due sedi metalliche cui agganciare i due tiranti elastici del cuscinetto stesso: queste armi sono quindi immediatamente riconoscibili proprio per la valvola della presa gas e per questo tipico aggancio sul calcio. Inutile dire che questi AK sono ricavati dal pieno: d’altra parte risalgono ai primi anni ’60, quando l’AKM era ancora in fasce, ma sicuramente l’uso gravoso cui erano destinati avrebbe consigliato comunque di stare alla larga dalla lamiera stampata e dai rivetti. Che il lancio degli ordigni mettesse a dura prova l’arma è dimostrato anche dal particolare fermo presente sulla coda del guida molla di recupero che, ad arma montata, viene fatto scattare in alto ed impedisce che il coperchio possa accidentalmente sganciarsi durante il forte impulso del rinculo.
La fiancata destra del castello presenta una superficie veramente piana e priva di qualsiasi segno di lavorazione…
… al pari di quella sinistra. Come si vede manca l’attacco per l’ottica
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Sulla parte posteriore del guidamolla è presente un blocco a scatto che quando sollevato impedisce la rimozione del coperchio, soluzione adottata sulla versione lanciagranate del modello militare
sfavore delle nuove arrivate, salvo casi veramente gravi. Oggi le armerie sono ben dotate di AK 47 in tutte le salse, sia demilitarizzati che realizzati appositamente per i mercati civili, ossia privi fin dalla nascita di qualsivoglia artificio che possa farli funzionare in modalità automatica. Le “famiglie” La prima famiglia, quella dei “demil”, comprende sia gli AK realizzati da pieno sia modelli molto più recenti:
i primi hanno in effetti lavorazioni molto buone, a conferma di quello che dicevano i nostri conoscenti tornati da viaggi sfiziosi, e sarebbero più che appetibili se non fosse per la questione della limitazione a soli cinque colpi della capacità del caricatore imposta dal Banco, per non parlare del fatto che comunque hanno subito interventi tesi ad inibire per sempre la possibilità del fuoco a raffica, il che ha comportato interventi di taglio e
saldatura all’interno del castello che, questi sì, sono realizzati in genere con operazioni grossolane e poco piacevoli alla vista. D’altra parte, almeno finora, le armi nate civili sono sempre ricadute nella tipologia degli AKM, con il castello in lamiera: armi rustiche e funzionali, questi AK hanno sì il vantaggio di poter essere alimentati con caricatori da 29 colpi, ma mancano del fascino dell’ex ordinanza (e per molti sembra che questo aspetto ARMI LUNGHE
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164 Radom AK47 Luxury cal. 7,62x39
¤
Prezzo indicativo:
1.100 euro
Costruttore: Fabryka Broni “Łucznik” - Radom Sp. z o.o. ul., www.fabrykabroni.pl Esemplare importato da: Legion Italia Srl, tel. 393 3601367, www.legionitalia.com Modello: AK 47 Luxury Tipo: carabina semiautomatica B7 civile
Calibro: 7,62x39 Funzionamento: semiautomatico – chiusura con otturatore rotante sistema AK47 Canna: 415 mm Sistema di percussione: cane interno Alimentazione: serbatoio bifilare - capacità 29 colpi
sia fin troppo importante) e, anche se in molti casi le lavorazioni sono buone, non sono certo a livello di quelle delle armi realizzate da pieno. Ma abbiamo detto che questa situazione è durata finora: cosa è cambiato? L’AK della Radom È cambiato che la polacca Radom, famosa per le sue splendide armi realizzate prima della Seconda guerra mondiale, ha messo in produzione un AK 47 civile non solo realizzan-
Congegno di scatto: azione singola Calciatura: calcio in multistrato- impugnatura a pistola di legno pieno Mire: posteriormente tacca regolabile da 100 a 800 metri; anteriormente mirino a palo Congegni di sicurezza: manuale a leva; due posizioni
dolo dal pieno, ma costruendolo con la stessa cura che riservava alle sue VIS 35 prima serie, quelle splendide pistole destinate agli ufficiali dell’armata polacca che finirono poi per essere estremamente apprezzate dall’occupante tedesco. In effetti questi Radom “civili”, denominati Radom AK47 Luxury, altro non sono che la versione specificatamente semiauto di un particolare allestimento militare destinato soprattutto al lancio di
granate: il Kbkg wz. 1960, anch’esso disponibile, come demilitarizzato a cinque colpi, presso lo stesso importatore Legion Italia di Carrara e di cui il Luxury mantiene la presa di gas chiudibile. Tra l’altro, anche la versione militare è realizzata con una cura fuori del comune, con lunghe e complesse lavorazioni dal
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Peso: a vuoto 3800 g, con caricatore pieno (29 colpi) 4700 g Dimensioni: lunghezza 870 mm Materiali: acciaio al carbonio per fusto, canna ed otturatore; impugnatura e astina in legno Finitura: brunitura lucida, arma realizzata dal pieno Classificazione: 12-02353; arma non demilitarizzata
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Il Luxury al fuoco: il bossolo è stato appena estratto. Nonostante le foto siano state scattate con un tempo di 1/640 di secondo, la velocità del bossolo è tale da farlo risultare mosso
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Sopra e sotto: viste laterali del Radom AK47 Luxury cal. 7,62x39
Le caratteristiche I legni, poi, sono accoppiati con precisione alla meccanica, il che non guasta: la pala è ricavata da un normale laminato, finito opaco e su cui si intravedono le teste dei perni in ottone che fissano i rinforzi interni, mentre l’impugnatura è di massello di un’essenza dura, lavorata con estese zigri-
La volata del Luxury evidenzia l’elevato livello di lavorazione della canna
Il cuore del sistema Kalashnikov, ovvero otturatore e portaotturatore: inutile far notare l’elevato livello di lavorazione
nature e dalla sezione piene e comoda che riempie bene la mano. Inutile dire che lo scorrimento dell’otturatore è molto fluido e privo di grattamenti ed incertezze, che lo scatto è pronto e netto, che la canna è forata di precisione; anche i piccoli particolari, come le mire, sono
Il Luxury, in primo piano, affiancato ad un AK demilitarizzato
realizzati con molta cura e sono privi di qualsiasi segno di lavorazione. Unica nota stonata, a parere di chi scrive, la mancanza di un attacco per ottica di serie: vero che è possibile montare una delle moderne astine dotate di slitta Picatinny e utilizzare un’ottica a lunga focale, ma avremmo preferito che il fabbricante stesso avesse provveduto a dotare la carabina del classico attacco laterale e non si fosse limitato a proporre la versione lusso del Wz60 militare. Ora sia chiaro che in un’arma come il Kalashnikov un cannocchiale non serve a granché, ma questo accessorio permetterebbe di valutare appieno la precisione esprimibile da questo allestimento civile. In conclusione questo Radom AK47 Luxury ci è piaciuto parecchio. Ricordiamo che non si tratta di un vecchio arnese militare costruito dal pieno quando ancora le aziende orientali non erano in grado di sfruttare correttamente la tecnologia delle lamiere stampate, bensì di una realizzazione attuale allestita per soddisfare i palati più fini che altrimenti non avrebbero apprezzato la rusticità tipica degli AK. E, ovviamente, funziona benissimo. M C
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pieno e possiamo considerarla appena un gradino al di sotto della versione civile per quanto riguarda le finiture estetiche, proponendosi come una delle migliori incarnazioni del progetto Kalashnikov. Il Radom AK 47 Luxury, in effetti, sembra arma di un’altra epoca, con bruniture profonde ed omogenee, scritte nette e regolari, spianate e riprese dopo l’apposizione, e cure maniacali su tutti i particolari, compreso l’interno.
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Tempo libero Di tutto (e di più)
a cura di Gianluigi Guiotto
La Passat Alltrack nasce per soddiPer l’uso in fuoristrasfare le esigenze di chi si trova spesda, rispetto alla Passat so a guidare su terreni difficili – per Variant, l’altezza dal esempio, fangosi o innevati – ed è alsuolo è stata aumenla ricerca di un mezzo con un’ottima tata da 135 a 165 mm. capacità di carico (da 603, calcolato L’angolo di attacco è fino all’altezza del bordo inferiore del aumentato da 13,5 a 16 finestrino, a 1.731 litri con i soli posti gradi; quello di uscita anteriori) ma non vuole acquistare da 11,9 a 13,6 gradi un Suv o un fuoristrada. La Alltrack è disponibile in un’unica versione, con motore quattro cilindri a gasolio di 1968 cc BlueMotion Technology (dotato quindi dei sistemi start/stop e di recupero dell’energia), capace di 177 cv a 4.200 giri di potenza e di una coppia massima di 350 Nm disponibile a un regime molto basso, 1.750 giri, caratteristica molto utile nella guida in fuoristrada. Non a caso il propulsore è protetto da una robusta lamiera in acciaio che preserva dagli urti motore, cambio, coppa dell’olio, impianto di scarico (parte anteriore) e vari tubi flessibili. Le differenze più significative con la Passat “normale” sono nascoste sotto la carrozzeria. La Alltrack, infatti, monta di serie la trazione integrale permanente 4Motion, il differenziale a bloccaggio elettronico trasversale (XDS), e il cambio a doppia frizione (DSG) a 6 marce. Il pulsante Offroad (di serie), vicino al selettore del cambio, adatta i sistemi di assistenza al fuoristrada: l’Abs aumenta la soglia degli intervalli d’intervento, favorendo la formazione di un cuneo di materiale davanti agli pneumatici sui terreni sabbiosi o ghiaiosi facilitando l’arresto; la funzione di marcia assistita in discesa; la soglia d’intervento dei bloccaggi elettronici dei differenziali (EDS); una curva caratteristica dell’acceleratore più piatta (che facilita la dosabilità su terreno non asfaltato); e, infine, il cambio DSG (allungamento dei rapporti senza passaggio automatico alla marcia superiore in modalità manuale). Al termine della prova (in prevvwalenza autostrada), il computer di bordo indicava un consumo medio di 7,6 litri di benzina per 100 km, cioè 13,2 km/l.
A sinistra: molto elegante l’abitacolo, con sedili in pelle avvolgenti e comodi Sopra a destra: nel tunnel centrale, vicino al selettore del cambio, troviamo i pulsanti per l’Off Road, per l’assistenza al parcheggio, e per disinserire i sensori di parcheggio e il sistema Start&Stop
LA VETRINA DI ARMI MAGAZINE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Alltrack, la Passat per ogni terreno
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Affianca il modello 350D, che resta a listino a 5.990 euro, il nuovo tre ruote della svizzera Quadro Vehicles monta un inedito motore di 346 cc capace di 27 cv e di una coppia massima di 28,8 Nm, e vanta numerosi aggiornamenti tecnici e stilistici, che ne fanno un mezzo maturo e ben realizzato, ma soprattutto dalla guida efficace e divertente. È già in vendita – bianco, nero, blu, o grigio – a 6.990 euro, e si può guidare con la patente B (quella dell’auto), grazie alle dimensioni della carreggiata anteriore e alla presenza del pedale del freno che hanno consentito l’omologazione come triciclo a motore. La sospensione anteriore è stata messa a punto con componenti di qualità superiore: con i due nuovi ammortizzatori, infatti, è ora più scorrevole, a tutto vantaggio dell’agilità dell’anteriore nel misto stretto. Anche la sospensione posteriore, a doppio ammortizzatore, è stato rivista con l’obiettivo di accrescere il comfort. Altra caratteristica di pregio: il baricentro è più basso di 40 cm rispetto alla concorrenza, con un peso a secco di 200 kg: con questi numeri, tra le curve, il 350S sa divertire parecchio.
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Quadro 350S, tre ruote per divertirsi
Per informazioni: Quadro Vehicles, www.quadrovehicles.com
Impermeabile e resistente agli urti
Impermeabile fino a 15 metri, resistente agli urti (da altezze fino a 2 metri), al gelo (fino a -10°C) e alla polvere, la nuova Nikon 1 AW1 può essere utilizzata nelle condizioni ambientali più difficili. Il sensore CMOS da 14,2 megapixel in formato CX offre una gamma ISO estendibile fino a 6400, per avere riprese ricche di dettagli anche in condizioni di scarsa illuminazione. Inoltre, la nuova Nikon è molto veloce: arriva fino a 60 scatti al secondo. Insieme alla Nikon 1 AW1, sono stati presentati gli obiettivi zoom 1 Nikkor AW 11–27.5mm f/3.5–5.6 e il grandangolare 1 Nikkor AW 10mm f/2.8: sono resistenti come la fotocamera con cui sono compatibili. I prezzi non sono ancora noti, ma dovrebbe essere sotto gli 800 dollari.
Per informazioni: Nikon, www.nikon.it
CM
TREND Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
A VOLO TIRO TIRO A VOLO
Il Giubileo secondo F.A.I.R.
F. A . I . R . J U B I L E E S P O R T I N G C A L I B R O . 4 1 0
di Simone Bertini
N
egli ultimi due/tre anni, le aziende italiane hanno sfornato diversi fucili interessanti, in particolar modo nel campo dei piccoli calibri. Forse perché questa nicchia di mercato (che poi tanto nicchia non è più, se andiamo a contare le diverse manifestazioni dedicate, che oramai si moltiplicano a giro per il nostro Paese) è una delle trainanti per la situazione armiera italiana; ma forse anche perché i cacciatori/tiratori italiani hanno trovato nuove soddisfazioni nel cimentarsi con i piccoli calibri sia in cacce nelle quali non avevano mai osato, sia nei percorsi di caccia.
In fin dei conti, volete mettere la soddisfazione derivante dal colpire una preda con fucili di calibro così piccolo da suscitare ingenui commenti di scherno nei presenti? Rimirando fra le mani la nostra preda, la valorizzeremo ancor più, per l’accresciuta difficoltà derivante dall’aver messo a segno un colpo difficile, certamente più impegnativo del classico “12”. Oppure volete mettere la soddisfazione di cimentarsi in una sere di piattelli e riuscire (con qualche serie di prova ed un poco di esercizio, ovviamente) ad insidiare i rivali che gareggiano con fucili ben più “grandi” e con il doppio della nostra
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I fucili di piccolo calibro con cui divertirsi anche nelle competizioni dedicate non mancano: andiamo a scoprire le qualità del Jubilee Sporting della F.A.I.R. in .410
grammatura? È quello che mi è capitato nel corso della prova, ma ne parleremo più avanti. Adesso è il momento di descrivere questo bel fucile sovrapposto Jubilee Sporting in calibro .410 della F.A.I.R. La fabbrica di Marcheno, nata nel 1971 per volontà di Isidoro Rizzini, padre dell’attuale titolare Luca, ha una comprovata esperienza nel settore delle armi sportive, al punto di aver investito massicciamente in tecnologia e apparecchiature, per poter offrire al cliente un prodotto sempre al passo con i tempi. Tanto che la F.A.I.R. rappresenta la seconda ditta italiana (dopo ovviamente la Beretta) per
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Lato sinistro di bascula: possiamo apprezzare una scena di caccia, con due starne in volo. Non bellissime le (necessarie) scritte sulle camere di scoppio
Ottimo il contrasto cromatico fra le parti brunite, la calciatura e la bascula tipo argento vecchio; la dimostrazione di come un fucile da tiro possa essere anche “sfizioso” e non soltanto efficace
L’incisione è la medesima anche per il lato destro di bascula; pur se eseguita a laser (a triplice profondità), appare piuttosto definita e gradevole nella sua realizzazione
volumi numerici di sovrapposti prodotti. Un bel risultato, non v’è che dire… Ma i dati aritmetici puri e crudi nulla dicono circa l’impegno della F.A.I.R. nel progetto e nella realizzazione dei vari fucili, realizzazione che si esplica anche attraverso soluzioni tecnologiche avanzate e tipiche. È il caso del fucile in prova, il Jubilee Sporting in calibro .410. Il fucile in generale Pur essendo un fucile che nasce “etichettato” come fucile da Sporting, il Jubilee si dimostra molto piacevole da rigirare
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FUCILI DA TIRO
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L’astina è a becco di civetta, sulla cui parte apicale si fa notare per le piccole dimensioni il pulsante zigrinato di sgancio a pompa della stessa; la parte destinata alla presa della mano debole presenta un opportuno zigrino e un corretto dimensionamento
per le mani, in attesa di provarlo; la bascula in acciaio, dopo la cementazione e la tempera, subisce un processo di cromatura tipo argento vecchio, sulla quale spiccano gradevoli incisioni di scene di caccia. In F.A.I.R. le bascule sono dedicate al calibro per il 12, il 16 (esempio quasi più unico che raro), il 20 ed il 28; il calibro .410 viene montato sulla bascula del calibro 28. Dicevamo delle incisioni; sono realizzate a laser con triplice profondità. Sul lato destro e sinistro di bascula, sulla “pipa” di rinforzo (non necessaria, viste le sollecitazioni;
Il Jubilee Sporting calibro .410 in prova era equipaggiato con canne da 76 cm di lunghezza, con strozzatori intercambiabili Tecnichokes XP50. Nella foto lo strozzatore della prima canna (inferiore) è parzialmente svitato ed estratto dalla sua sede. Il mirino è in fibra ottica di colore rosso
Sul petto di bascula, oltre alle scritte identificative aziendali e identificative dell’arma, osserviamo u na b eccaccia in volo in ambiente boschivo
vezzo estetico, rimane un fucile da tiro, in virtù anche della sua lunghezza di canne (76 cm) e dell’impostazione del calcio nelle misure da Sporting. Diciamo che vuole anche apparire, oltre che essere costruito per frequentare le pedane… Sempre nell’ottica di un miglior impatto estetico, la coroncina in oro che spicca sulla chiave brunita, così come il grilletto dorato. Quest’ultimo è regolabile, per un miglior feeling del tiratore con la sua arma. Le canne sono brunite di un nero lucido, che contrasta gradevolmente con l’argento Il monogrilletto selettivo è dorato e regolabile, per vecchio della bascula; sono un miglior comfort del tiratore; la chiave, piccola e cromate internamente e sono brunita, possiede una palmetta traforata a quattro fori forate con un procedimento denominato X-Cones, per via del cono di raccordo piuttosto lungo che assicura una riduzione del rinculo. Gli strozzatori sono intercambiabili, denominati Technichokes XP50, in numero di cinque e realizzati in acciaio legato allo stato crudo con resistenza R85-100. Sono inoltre sottoposti ad un trattamento (interno ed ester-
assume valore estetico) sono rappresentate due starne in volo, retaggio delle scene di caccia italiche di qualche decennio fa. Sul petto di bascula un altro animale molto amato dai cacciatori italiani, una beccaccia in volo in ambiente boschivo. Il tutto contornato da festoni floreali. Buona la profondità e la qualità dell’incisione, ricca di dettagli malgrado sia un prodotto seriale. Il Jubilee, pur concedendo qualche
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Il cursore a slitta della sicura, posizionato classicamente sulla codetta di bascula, “ospita” il comando per l’inversione dei cani; leggermente abbondanti le dimensioni, ma ottima ergonomia
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FUCILI DA TIRO
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Sulla chiave di apertura è riportata una coroncina in oro; l’occhio del tiratore è facilitato, nell’acquisizione del bersaglio, da una larga bindella da 9 mm, zigrinata antiriflesso. Ben realizzato anche il battifondo
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La chiave per gli strozzatori è in metallo, pratica e comoda da azionare anche con i piccoli strozzatori del calibro .410
Classico l’interno della bascula, con le due slitte brunite deputate al caricamento dei cani; sullo sfondo è visibile il grosso tassello di chiusura. I perni cerniera sono bombati
Il calcio è in noce europeo, finito ad olio lucido ed equipaggiato con un efficace calciolo in gomma ventilata. Le misure e le dimensioni sono correttamente rapportate alla specialità, lo Sporting. Questa impostazione facilita (e non poco) anche un neofita del tiro
no) di nichelatura superficiale, per un’elevata resistenza in nebbia salina; questa finitura rende lo strozzatore anche particolarmente lucido e ne aumenta la durezza superficiale. I tubi sono uniti fra di loro da bindelle concave ventilate per una migliore dissipazione del calore, mentre superiormente troviamo una bindella zigrinata antiriflesso da 9 mm, ventilata, che termina con un visibile mirino in fibra ottica di colore rosso. La palmetta della chiave di apertura è traforata a quattro fori, brunita come il cursore a slitta della sicura (che incorpora il comando per
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l’inversione dei cani) e il ponticello. A voler essere pignoli, a costo di ripetermi, diminuirei le dimensioni del comando, leggermente sovra dimensionate rispetto al resto della componentistica dell’arma. Molto buona comunque l’ergonomia dei vari comandi, a portata di mano e di… dito! La calciatura è realizzata in noce europeo selezionato, finito ad olio lucido, con disegno ergonomico Sporting. Molto ben fatto, aiuta decisamente a correggere impostazioni errate di tiro. Lo zigrino è eseguito a laser con passo fine e doppio grip di presa. L’impugnatura
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Il Jubilee Sporting calibro .410 della F.A.I.R.: un “attrezzo da tiro” nella sua veste elegante
è a pistola, di forma allargata e ben realizzata; le venature (nell’esemplare in prova) erano correttamente orientate per la dissipazione dell’energia derivante dal rinculo. L’astina è a becco di civetta (molto carina) e lo sgancio a pompa è affidato ad un piccolo pulsante zigrinato situato all’apice della stessa. Le misure del calcio sono: 370 mm lunghezza, 56/58 piega al tallone, 36/38 piega al nasello. Decisamente buona (direi sopra la media) l’incassatura. La meccanica Il sistema di chiusura è classico e per questo piuttosto affidabile, a garanzia di un funzionamento senza pecche nel tempo e nelle fucilate; il tassello trasversale è di notevoli dimensioni e si impegna su due ramponi (non passanti il fondo di bascula). La bascula è ottenuta da un massello forgiato e lavorato tramite macchinari a controllo numerico moderni, con tolleranze strettissime. Le canne sono innestate su un monobloc finito a bastoncino; gli estrattori sono automatici a grande sviluppo. Le batterie presentano molle a spirale e coni con sistema di doppia molla di sicura. La prova di tiro La prova di tiro del Jubilee Sporting calibro .410 (e di altri fucili della ditta, di cui parleremo nei prossimi numeri della rivista) si è svolta presso l’impianto di tiro a volo situato in Valle Duppo, gestito da Silvano Nevica. Si appropinquava il periodo di chiusura invernale e, sfidando un leggero venticello freschino che mi ha fatto rimpiangere di non essermi coperto maggiormente, abbia-
mo testato l’arma sul percorso di caccia, rendendo omaggio alla sua destinazione d’uso. All’inizio si è “fatto un giro” Luca Rizzini, ottenendo un lusinghiero 18/25, poi è toccato al sottoscritto. Che, nella prova (peraltro ripetuta più volte, causa divertimento), si è trovato a fronteggiare altri tiratori armati di poderosi fucili da tiro in calibro 12, agguerriti e ben intenzionati. Effettivamente fa un certo effetto comparare le esili cartuccine del calibro .410 (Fiocchi F410 quelle utilizzate, da 19 grammi, piombo n° 7 e ½) con quelle del calibro 12, magari con una grammatura “robusta”. Sembra di voler scherzare, di essere lì quasi per caso a riempire i vuoti, e invece… E invece, dopo aver dato il tempo al sottoscritto di prendere la mano, il piccolo Jubilee Sporting mi ha regalato grandi soddisfazioni, andando a rompere piattelli a distanze importanti, nel mentre i miei competitors facevano più volte suonare il “biiip” dell’errore. Certo, ho sbagliato anche io, talvolta stupidamente per eccesso di confidenza (i piccoli calibri portano una rosata piuttosto stretta e un piccolo errore, anche di presunzione, non viene perdonato), ma sono riuscito alla seconda serie ad infilare tredici piattelli di fila, con 8 prime canne. E nel punteggio finale mi sono piazzato a pari merito con un bel 12 che mi guardava in cagnesco… Insomma, mi sono proprio divertito e non ho accusato il benché minimo complesso di inferiorità. Ottima la sensazione allo sparo; il Jubilee è un fucile che non si muove, segue con
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L’autore durante la prova pratica al bellissimo e divertente impianto in Valle Duppo
docilità i comandi del tiratore e permette di riportare rapidamente in mira le canne in caso di errore. Sempre sicura la percussione e l’espulsione, con i lunghi bossolini spenti che saltavano via come grilli invasati. Una nota positiva deriva pure dal mirino in fibra ottica di colore rosso e piuttosto visibile; anche in questo caso un commento che deriva dalla prova pratica, effettuata sul calar del pomeriggio, in condizioni di minore visibilità. Il peso complessivo dell’arma, di 3,250 kg, potrebbe anche suscitare qualche appunto, dal momento che se ne trovano in commercio di più leggeri. Ma, attenzione: la destinazione d’uso è lo Sporting e sulle pedane un paio di etti in più si fanno sempre apprezzare, per il loro benefico influsso sulla stabilità dell’arma. Senza contare che
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FUCILI DA TIRO
F.A.I.R. Jubilee Sporting calibro .410
Produttore: F.A.I.R., tel. 030 861162, www.fair.it Distributore: T.F.C., tel. 030.8983872, www.tfc.it Modello: Jubilee Sporting Tipologia d’arma: fucile da tiro a canne sovrapposte, destinazione d’uso Sporting Sistema di chiusura: tassello trasversale su doppio rampone Calibro: .410
Camera di cartuccia: 76 mm (3”) Bascula: proporzionata al calibro 28, ricavata da massello forgiato in acciaio 16 trilegato Finitura/incisione: comatura tipo argento vecchio, incisione a laser (scene di caccia) a triplice profondità Canne: UM/8-HD40 con sistema X-Cones e cromatura interna
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PREZZO 2.390 euro
Strozzature: intercambiabili; set di strozzatori in numero di cinque in dota zione Tecnichokes Hunting XP50 Estrazione: automatica selettiva Bindella: ventilata da 9 mm, zigrinata antiriflesso Grilletto: monogrilletto selettivo regolabile dorato Mirino: in fibra ottica di colore rosso
Lunghezza canne: 76 cm Sicura: cursore a slitta sulla codetta di bascula con comando per l’inversione dei cani Calciatura: a pistola, in noce selezionato, finito ad olio lucido con misure da Sporting; astina a becco di civetta, calciolo in gomma ventilata Peso (appross.): 3,250 kg
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È il momento del tiro, che si è ripetuto spesso…
il peso di un calibro 12 da caccia, ma con le cartucce minute del .410, rende il Jubilee insensibile al rinculo. Senza voto il pur ottimo calciolo in gomma ventilata, perché ritengo che il risultato sarebbe stato lo stesso anche con un calciolo più rigido. Potete sparare a lungo senza problemi.
Conclusioni Il Jubilee Sporting calibro .410 della F.A.I.R. viene offerto al pubblico a 2.390 euro. Nel prezzo è compresa la valigetta con cinque strozzatori Technichokes XP50 e la chiave per gli stessi. Anche di questi tempi sempre più gra-
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mi, è un sovrapposto sul quale investire serenamente, sapendo di non aver buttato via i soldi. Non è un caso se F.A.I.R. è sponsor ufficiale del club 28/.410, con la sua linea piccoli calibri da caccia e da tiro. Buon divertimento!
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LE RIFORME NEL TIRO A VOLO
Molto rumore per (quasi) nulla
Il presidente della Fitasc, Jean Francois Palinkas
Al Mondiale di Maribor di Fossa Universale alzata di scudi della Commissione tecnica contro le proposte di riforma del presidente Palinkas: poi il dissidio si ricompone, ma nel 2014 occorrerà lavorare per innovare e dare sviluppo di Francesca Palmieri
mente intraprendere un cammino di riforma per ottenere sviluppo ed espansione: innanzitutto espansione numerica sotto il profilo dei praticanti. Palinkas ha proposto qualcosa di rivoluzionario che avrebbe introdotto tipologie di lanci totalmente nuovi per la Fossa Universale (ad esempio lanci doppi sul modello del Compak Sporting) e questo ha rappresentato un vero e proprio trauma per un mondo - quello della Fossa Universale e delle discipline non olimpiche, in genere - che ha nel suo profondo uno spirito fortemente tradizionalista e conservatore. Non è detto – a nostro giudizio – che il presidente Palinkas volesse necessariamente stravolgere radicalmente quella che è da sempre una
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delle punte di diamante del comparto non olimpico del tiro a volo. Sembra piuttosto che il gesto eclatante volesse scuotere l’intero ambiente per indurlo a riflettere su di uno sviluppo mancato e su di una dannosa stagnazione che contraddistinguono indubbiamente da troppo tempo l’intero alveo dell’Universal Trench (la Fossa Universale nella sua definizione ufficiale internazionale). Disciplina storica L’Universale è disciplina storica che ha avuto i suoi poli di diffusione negli scorsi decenni in Francia, in Gran Bretagna, poi in Spagna, in Portogallo, in Italia. E occorre dire che proprio gli specialisti italiani so-
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A
nalogamente a don Abbondio e diversamente dal principe di Condè - tanto per attingere un po’ al repertorio manzoniano dei Promessi Sposi - devono aver dormito sonni indiscutibilmente agitati i rappresentanti della Commissione tecnica della Fitasc la notte avanti la giornata di Rocroi. Anzi, scusate: la notte avanti le giornate del Campionato del mondo di Fossa Universale di Maribor dello scorso agosto. In quell’occasione, infatti, Jean Francois Palinkas, il presidente dell’organismo parigino che presiede l’attività planetaria delle discipline non olimpiche del tiro a volo, avrebbe infatti presentato un disegno di riforma della Fossa Universale che avrebbe indignato in tal modo i membri della Commissione da indurli alle dimissioni immediate. Il massimo dirigente della Federation Internationale de Tir aux Armes Sportives de Chasse non è nuovo ad atti coraggiosi e, proprio nella scorsa estate, aveva segnalato a chiare lettere che alcune discipline del comparto non olimpico del tiro a volo (leggasi: Elica e Fossa Universale) dovevano assoluta-
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no riusciti negli ultimi anni a dare grande spessore tecnico-agonistico alle loro prove e a raggiungere traguardi che soltanto un quindicennio addietro erano assolutamente impensabili. Ma è anche vero che la Fossa Universale (come in parallelo l’Elica) da troppo tempo ha cessato di avere forza propulsiva: non è riuscita a far breccia nei gusti tiravolistici delle nazioni emergenti, non ha conquistato nuovi adepti, non ha saputo elaborare tipologie di gara in grado di attrarre il pubblico e i nuovi praticanti. Totalmente diverso il caso dello Sporting e del Compak Sporting che stanno vivendo (pur con l’inevitabile contenimento dello sviluppo dettato in questi anni dalla crisi economica globale) una stagione di grande fioritura. Per descrivere quella fioritura basta dire che al Campionato europeo di Compak Sporting che si è disputato nello scorso giugno nell’impianto marchigiano di San Martino di Rio Salso erano più gli iscritti provenienti dalla Russia che gli italiani e che Gran Premi di Sporting itinerante o di Compak si disputano ogni anno oltre che in Russia, ad esempio anche in Kuwait e in Azerbaidjan, in Cile e in Brasile. Alle notti e alle giornate agitate di Maribor, ha fatto seguito una riunione nella sede parigina della Fitasc alla quale è intervenuto anche il presidente della Fitav Luciano Rossi con il membro italiano della Commissione Roberto Manno (l’unico membro che non aveva formalmente rassegnato le dimissioni dopo Maribor). In quella riunione molte questioni rimaste in sospeso dopo lo scontro sloveno sono state affrontate nuovamente e si è giunti alla posizione condivisa di procedere a graduali riforme della disciplina lasciando, quantomeno per il 2014, la Fossa Universale nella sua tipologia tradizionale e, per così dire, ortodossa. È certo che l’Universal Trench (come in parallelo l’Elica) necessita di riforme e probabilmente, come ha indicato a
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2014: un anno italiano per le discipline non olimpiche È senza dubbio un anno importante il 2014 per La locandina del Mondiale di Elica l’Italia nella geografia mondiale delle discipline non in programma a maggio a Bologna olimpiche. Due Campionati mondiali saranno infatti in programma nei nostri impianti. Nel primo caso si tratta proprio del confronto iridato di Fossa Universale che si svolgerà al Concaverde di Lonato alla fine di agosto. Sarà un test importante per verificare l’autentica volontà di rinnovamento di tutti i comparti della disciplina e per attuare una promozione a tutto campo, in particolare avvantaggiandosi di una sede che è considerata unanimemente una delle capitali mondiali del tiravolismo di vertice. Nel mese di maggio si disputerà invece a Bologna il Campionato del mondo di Elica. Disciplina che vive un momento a sua volta difficile, quella del bersaglio bianco e arancio è specialità che deve sapersi rinnovare per individuare un necessario rilancio. L’appuntamento di Bologna potrà essere appunto un altro importante test sullo stato di salute della specialità, ma anche un momento di confronto per definire le linee lungo le quali deve avviarsi quel “restyling”. Appuntamenti all’estero invece per lo Sporting e per il Compak Sporting. Per l’itinerante si gareggia a metà luglio in Portogallo, mentre il confronto iridato di Compak è programmato per la metà di agosto nella sede sudafricana di Hippo Creek, a poca distanza da Johannesburg.
L’impianto di San Martino di Rio Salso, sede dell’Europeo di Compak Sporting del 2013, ha rappresentato un’altra conferma del successo ad ampio spettro della disciplina
Il Concaverde di Lonato ospiterà il Mondiale 2014 di Fossa Universale
Parigi Luciano Rossi, la più significativa potrà essere quella dell’introduzione delle finali. Attualmente, come si sa, la gara di Fossa Universale si disputa sulla distanza di 200 piattelli e, come avveniva anche nelle gare di Trap fino agli anni Ottanta, la distribuzione dei turni di tiro presuppone che si conosca il vincitore ben prima della formale conclusione della gara con
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uno svilimento sostanziale dell’atmosfera “thrilling” che deve invece contraddistinguere lo sport. L’introduzione delle finali attribuirebbe senza dubbio una prerogativa di grande slancio alla specialità ed è auspicabile che anche i settori più “integralisti” della Fossa Universale colgano prima possibile l’occasione per compiere quantomeno questa trasformazione. M C
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ATTUALITÀ
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Maria Schiava ai Campionati
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Ai Campionati giovanili di Roma, Maria Schiava ha conquistato tre titoli, imponendosi nella C10 e nelle due prove a 50 metri di Fabrizio Nicoletta di Carabina: CS3p e CST. Doppietta di Simon Weithaler nella Carabina e di Dario Di Martino nella Pistola. A Jasmine Copetti il titolo della PSp ed a Filomena Nappo quello della P10. Francesco Zauli vincitore nell’Automatica. Giuseppe Capano si è riconfermato il migliore nell’arma lunga a 10 metri foto UITS - Marco Massetti
I
cinque giorni trascorsi al poligono Umberto I saranno ricordati a lungo e con piacere dalla diciassettenne calabrese Maria Schiava! L’atleta di Roccella Jonica, a Roma, ha fatto “bottino pieno” nelle tre specialità della Carabina juniores donne. L’esperienza internazionale degli Europei e la “frequentazione” dei tecnici e dello staff della nazionale hanno sicuramente accresciuto il bagaglio tecnico della giovane atleta, aiutandola ad acquisire fiducia nei propri mezzi per raggiungere il brillante risultato ottenuto nella capitale.
Grandi soddisfazioni, a Roma, per Maria Schiava. La diciassettenne di Roccella Ionica ha vinto ben tre medaglie d’oro nella Carabina femminile. Qui la vediamo ritratta durante la gara nelle tre posizioni: utilizza una carabina dotata di calciatura personalizzata GM E.V. 1000
forlivese Elena Di Cicco (388 + 99,6 + 10,3) dopo lo spareggio contro la lucchese Andreea Roxana Zota (387 + 100,6 + 9,2). Nella specialità non olimpica della Carabina Sportiva a terra, Maria Schiava, autrice di 578 punti, ha superato di due lunghezze la napoletana Alessia Imela. In terza posizione, a quota 575, la tiratrice di Lasa Mara Burgo. Maria (573 + 96,2) ha completato il trittico di medaglie
d’oro imponendosi anche nella Carabina Sportiva 3 posizioni. Per la tiratrice calabrese, la finale è stata quasi tutta “in salita”: dopo un 8,8 al secondo colpo era scesa in seconda posizione ed ha dovuto inseguire Mara Burgo (573 + 92,7), superandola all’ottavo tiro. Terza classificata la romana Alessia De Gasperis (567 + 96,1). Prima di lasciare la categoria juniores per “raggiunti limiti di età”, Simon Weithaler ha conquistato i titoli nazionali della Carabina Libera a terra e della Carabina tre posizioni. L’atleta di Appiano San Michele gareggia con una Walther KK300
Tre ori: la collezione completa! Maria si è scaldata la mano nella carabina 10 metri donne, conclusa con 391 punti in gara ed una finale da 101,1. Le finali romane si sono svolte con le modalità dello scorso quadriennio olimpico, ovvero con le procedure “tradizionali” ed i vantaggi acquisiti in qualificazione portati in dote per i tiri conclusivi. Sul secondo gradino del podio è salita la
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TIRO ATIRO SEA SEGNO GN
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fa “tris” juniores
177 Le specialità “sperimentali” Anche in questa stagione sono state disputate le specialità sperimentali a 10 metri ispirate alla Carabina tre posizioni ed alla Pistola Sportiva. Nella C10-3p ha vinto Susanne Holzer di Silandro con 290 punti, con Mariantonietta Morabito (288) e Riccardo Ranzani (286) ai posti d’onore. Nella P10-Sp si è imposto il foggiano Marco Morgese (367). Con lui sul podio sono saliti Nico Pugliesi di Ascoli Piceno (367) ed il torinese Riccardo Franza (366).
Doppietta per Weithaler Grandi soddisfazioni, a Roma, anche per Simon Weithaler. Il tiratore di Appiano San Michele ha ribadito la sua attuale supremazia nelle specialità a 50 metri di Carabina aggiudicandosi i titoli nazionali di CLT e CL3p. Nella prova a terra, Weithaler ha totalizzato 583 punti in qualificazione e 100,9 in finale. Il vice-campione europeo della specialità, al suo ultimo anno da junior, ha preceduto l`esordiente Alessio Cortiula (583 + 97,9). Il giovane friulano si dedica a questa specialità solo da una stagione e non si aspettava di poter salire sul podio, ma è tornato a Tolmezzo con un prestigioso argento... Il terzo gradino del podio è stato occupato da Antonio Rocca, di Ora, (582 + 98,3) già terzo dopo i 60
colpi di qualificazione. Simon Weithaler ha poi conquistato il titolo della CL3p, mettendo a segno 1.147 punti nei 120 colpi e 94,9 nei dieci tiri conclusivi. L’altoatesino ha potuto affrontare la finale con una certa tranquillità. Gareggiando con le “vecchie” modalità e potendo conservare l’abbondante vantaggio acquisito, ha portato a termine la sfida conclusiva senza troppi patemi. Sul podio con Weithaler sono saliti due suoi compagni di Nazionale, il pugliese Giuseppe Pio Capano (1.138 + 95,4) in seconda posizione ed il fiorentino Lorenzo Bacci (1.134 + 96,5) al terzo posto. Capano vincitore nella C10 Gli stessi protagonisti della CL3p sono saliti anche sul podio della C10, seppure in un ordine diverso. Il titolo, per il secondo Dario Di Martino ha mancato solo il podio dell’Automatica, in cui si è piazzato al quarto posto… Nella Pistola Libera e nella Pistola a 10 metri ha conquistato due medaglie d’oro, nella Standard si è aggiudicato l’argento e nella Pistola Sportiva il bronzo. Il partenopeo della Forestale usa armi Pardini
anno consecutivo, è stato conquistato da Giuseppe Capano (594 + 101,4). L’atleta di Candela ha preceduto di due decimi Lorenzo Bacci (593 + 102,2), il toscano delle Fiamme Oro, campione europeo in carica di questa specialità e categoria. Terza piazza per Simon Weithaler (590 + 102,2). Due vittorie anche per Di Martino La doppietta messa a segno nell’arma corta da Dario Di Martino è la più classica: il napoletano ha abbinato la medaglia d’oro della Pistola a 10 metri con quella della Pistola Libera. Il neo tiratore della Forestale ha conquistato l`oro ai 10 metri recuperando ben quatto punti di svantaggio rispetto ad Andrea Scafa. Il tiratore di Sarnano guidava la qualificazione con 569 punti, ma qualche sua incertezza in finale (92,6 punti) ha favorito la rimonta di Dario Di Martino (565 + 100,6). Andrea Scafa ha così occupato la seconda posizione, precedendo il napoletano Francesco Grimaldi (562 + 97,7). Nella specialità a 50 metri, Di Martino ha conquistato il titolo con 544 punti nei 60 colpi di qualificazione e 91,7 nei 10 tiri decisivi. Al secondo posto si è piazzato Leonardo Maurizi di Macerata (536 + 89,3) seguito da Andrea Scafa (533 + 87,1). Il 2013 per Dario è anno da incorniciare: in questa stagione, oltre alla doppia affermazione di Roma, ha conquistato anche i titoli europei delle due specialità ed è riuscito a compiere il grande passo verso una carriera da “tiratore professionale” entrando nei ranghi della Guardia Forestale. Filomena Nappo in testa nella C10 L’avvincente finale della Pistola a 10 metri femminile è terminata con la vittoria della diciottenne Filomena Nappo. La tiratrice di Legnano ha firmato 373 punti nei 40 colpi ed ha messo al sicuro il suo oro con un ottimo inizio di finale, poi GARE
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Giuseppe Pio Capano si è riconfermato campione italiano della Carabina a 10 metri. Il tiratore di Candela utilizza abitualmente una Walther LG 400
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Ecco Jasmine Copetti durante la vittoriosa finale della Pistola Sportiva. La tiratrice di Tolmezzo impugna una Pardini SP
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Filomena Nappo, di Legnano, è la campionessa italiana della Pistola a 10 metri
Nella PSp oro per Jasmine Copetti Nella Pistola Sportiva si è imposta Jasmine Copetti di Tolmezzo (563 + 189,3) che ha conservato il primo posto nonostante qualche errore commesso in finale, resistendo all’attacco di Chiara Gianni. La pistoiese ha disputato la miglior finale (198 punti) ma non è riuscita a colmare lo svantaggio di 12 punti che Jasmine Copetti aveva accumulato in gara. Sara Costantino (562 + 186,6) ha occupato la terza posizione. L’atleta di Reggio Calabria è scesa di una posizione rispetto alla qualificazione, superata da Chiara Gianni, risalita dal quinto posto. Zauli vincitore nella PA Sfida tra milanesi nella finale di Pistola Automatica, conclusa a favore di Francesco Zauli Da Baccagnano con 16 centri in finale e 2 nello shoot-off, contro Luca Dirienzo, 16 centri in finale e 1 nello spareggio. Francesco Zauli si dedica a questa difficile specialità da poco tempo ma ha dimostrato di avere un’ottima predisposizione, concludendo la qualificazione in testa con 547 punti e 10 lunghezze di vantaggio su Dario Di Martino. Luca Dirienzo, dopo i 60 colpi, era quinto a quota 520. Sul terzo gradino è salito Davide Rovere. Il tiratore di Palmi era terzo anche dopo la gara di qualificazione con 530 punti. In finale ha totalizzato 11 centri. Di Martino, con 8 centri, ha occupato il 4° posto in graduatoria. A Balzano e Fratini i titoli di PS e PSp Nella Pistola Standard ha dominato Salvatore Balzano di Eboli con 557 punti, davanti al partenopeo Di Martino (547) ed
I CAMPIONI ITALIANI JUNIORES (SPECIALITÀ OLIMPICHE) Gara
Atleta
Gruppo sportivo
Punti
Arma
CL3p
Weithaler Simon
Appiano San Michele
1.147 + 94,9
Walther
Cs3p
Schiava Maria
Roccella Ionica
573 + 96,2
Gm E.V. 1000
Clt
Weithaler Simon
Appiano San Michele
583 + 100,9
Walther
C10 Ju
Capano Giuseppe Pio
Candela
594 + 101,4
Walther Lg400
C10 Jd
Schiava Maria
Roccella Ionica
391 + 101,1
Walther Lg 400
Pl
Di Martino Dario
G.S Forestale
544 + 91,7
Pardini
Psp Jd
Copetti Jasmine
Tolmezzo
563 + 189,3
Pardini Sp
Pa
Zauli Francesco
Milano
547 + 16 Hit
Pardini Sp
P10 Ju
Di Martino Dario
G.S. Forestale
565 + 100,6
Pardini
P10 Jd
Nappo Filomena
Legnano
379 + 96,5
Pardini
Francesco Zauli Da Baccagnano si è “laureato” a Roma campione italiano della Pistola Automatica dopo lo spareggio con il compagno di squadra Luca Dirienzo. Il milanese ha utilizzato una Pardini SP
al toscano Andrea Giannoni di Pietrasanta (537). Alessandro Fratini, di Sarnano, ha conquistato il titolo nella Pistola Sportiva mettendo a segno 566 punti e precedendo di una lunghezza Salvatore Balzano. Sul terzo gradino l’onnipresente Dario Di Martino (558). I campioni italiani della categoria Allievi Nel Bersaglio Mobile Allievi, Raoul Amitrano, di Napoli, ha accumulato 109 punti e superato i compagni di squadra Raffaele Gallo (100) e Vincenzo Salerno (90). Nella P10 affermazione del pordenonese Andrea Morassut (184) su Francesco Di Davide di Chieti e Manuel Marasco di
Palmi, entrambi a quota 178. Nell’arma lunga della stessa categoria il titolo è andato a Nicole Gabrielli di Predazzo che ha ottenuto 191 punti e preceduto di un punto i lucchesi Elena Pizzi e Niccolò Biagini. I vincitori della categoria Ragazzi Mariantonietta Morabito ha portato a casa il titolo della C10 Ragazzi accumulando 388 punti. La pisana si è piazzata davanti a Riccardo Ranzani di Veroli, autore di 387 punti, ed a Lorenz Lanziger di Sesto in Pusteria, a quota 386. Nell’arma corta il Campione Italiano Ragazzi è Paolo Monna, di Carovigno, che ha messo a segno 369 punti. Alle sue spalle il bolognese Mattia Andalò (367) ed il foggiano Daniele di Nunno (366). LM
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conclusa a quota 98,8. In seconda posizione si è classificata la tiratrice di Reggio Calabria Sara Costantino (370 + 97,9) che ha avuto la meglio sull’udinese Eleonora Mazzocoli (370 + 96,7).
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La consulta riunita a Milano La Consulta dei Comitati regionali Uits si è svolta durante i Campionati italiani assoluti senior e master a Milano a cura dell’ufficio stampa Uits
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Nella foto i rappresentanti dei Comitati regionali e il direttivo Uits
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E
rano presenti alla riunione milanese della Consulta il presidente dell’Unione italiana tiro a segno Obrist Ernfried, il vice presidente Uits Tito Suss, i consiglieri federali Ivo Angelini e Luigino Masut, il direttore sportivo junior Horst Geier, il segretario generale Uits Alessandro Martolini, e la responsabile del settore amministrativo Uits, Laura Forti. Obrist ha relazionato i presenti affrontando diversi argomenti di carattere istituzionale e politico, tenendoli informati sulle novità in campo tecnico e legislativo, e ha ricordato gli
straordinari successi internazionali ottenuti dagli atleti italiani nel 2013. Sono stati inoltre presentati i dati inerenti all`attività formativa e istituzionale degli ultimi due anni. Il vice presidente Tito Suss ha parlato della gestione amministrativa dei Comitati regionali e dell`attività sportiva giovanile complimentandosi per il lavoro svolto. La dottoressa Laura Forti ha approfondito aspetti tecnico - contabili relativamente alla gestione dei fondi per le strutture territoriali. Il direttore sportivo junior Horst Geier ha illustrato alcuni dati relativi alla
attività giovanile con riferimento alle diverse regioni italiane. Il consigliere federale Ivo Angelini ha descritto l`attività di promozione e l`iniziativa “Porte Aperte al Tiro a Segno”, che coinvolgerà quest`anno quattro sezioni Tsn Italiane per promuovere il nostro sport. Infine, Martolini ha mostrato il video promozionale dell`Uits che verrà divulgato a scopo promozionale e didattico. Al termine dell`incontro, i presidenti si sono confrontati con i relatori con alcuni interessanti interventi in riferimento agli argomenti trattati durante la riunione. ATTUALITÀ
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CM
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Air Arms S510 Ultimate Sporter La precisione di una carabina match in una carabina hunter a cura della redazione
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Il vincitore è…
Panoramica della shooting area del nuovo campo di tiro della Fitld di Pellegrino Parmense, su quale si è disputata la 1° finale del Campionato nazionale F-Class
di Fabio Ferrari
Luigi Arrigucci (TR) e Gianfranco Zanoni (Open) sono i primi campioni italiani F-Class dopo la finale di domenica 15 settembre sul nuovo campo F.i.t.l.d.. di Pellegrino Parmense. Una buona occasione per rivedere tanti amici, complimentarsi con i campioni 2013, e rispondere a una domanda: dove va il tiro a lunga distanza? Dall’area ristoro si poteva assistere, comodamente seduti, allo svolgersi delle sessioni di tiro. Un grande monitor mostrava i sei bersagli su cui stavano sparando i tiratori in pedana; una bella idea, accolta positivamente da tiratori e accompagnatori
A
ttesa come (e più) degli Academy Awards, desiderata come Irina Shayk, è arrivata anche la finale di questa prima edizione dei Campionati italiani F-Class. Un grosso lavoro da parte della Fitld (Federazione italiana tiro a lunga distanza), durato oltre un anno, dalle gare pilota 2012 disputate sul campo di Coazze al vero e proprio Campionato nazionale su tre sedi, una per ogni “macroregione”. Dodici le gare di qualificazione alla finale, che hanno selezionato i tiratori più forti della specialità. A seguire, in rigoroso ordine alfabetico, i trenta tiratori ammessi alla finale: venti per la categoria F/TR (quella che ha avuto il più alto numero di partecipanti), dieci in categoria Open (Alfano Luigi, Arrigucci Giulio, Baldo Stefano, Bernini Vanni Paolo, Bianciotto Livio, Boni Valter, Canal Devid, Cassin Giovanni, Cipolla Fabio, Di Stasio Franco, Festari Fulvio, Forti Andrea, Gabellone Amleto, Galletti Davide, Grappa Rosario, Grasso Marco, Grazioli Sergio, Leoni Fabio, Licheri Lamberto, Magnani Dimitri, Molina Gianmattia, Monticelli Ettore, Murdocca Vincenzo, Pontiggia Ambrogio, Romano Claudio, Romeo Giuseppe,
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LONG LONG RANG RANGE
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Armi Magazine - Allora Marco, ora che siamo al capolinea posso così sintetizzare: fino a un paio di anni fa questo era considerato fantascienza. Voi lo avete trasformato in realtà. Ora abbiamo la F-Class e un vero campionato nazionale conclusosi nel migliore dei modi. Ho seguito le impressioni dei partecipanti sulle gare regionali: un successo, mi sono sembrati tutti molto soddisfatti. Marco Alberini - Secondo me anche quello del 2013 è stato un test, finalizzato a portare in Italia qualcosa che prima non c’era e della quale i tiratori avevano bisogno. Questo era necessario almeno sotto due aspetti: per rapportarsi con le realtà mondiali e per dimostrare che tutto ciò che non è tiro agonistico olimpico può e deve emergere, ed essere preso nella giusta considerazione, in maniera coerente con i principi sportivi di tale disciplina. In tre anni abbiamo lavorato tanto; senza peccare di superbia posso dire che pochi sono riusciti a fare così tanto in così poco tempo. Tutto grazie a pochissimi amici che si sono impegnati fortemente per il divertimento dei molti
tiratori che hanno partecipato. È mio auspicio che questo gruppo (che rappresenta poi la Federazione) si infoltisca e che arrivi qualche aiuto, come è successo qui grazie all’interesse del Comune di Pellegrino Parmense e della ASD Hunting & Sport, che hanno creduto in questo progetto e ci hanno lasciato lavorare in questa direzione. Spero che tale collaborazione continuerà anche in futuro; per noi questo campo ha ampie potenzialità, che vedremo di sviluppare ulteriormente. Da parte nostra è stato dato un significativo apporto al Comune che ci ospita, in termini di turismo e di visibilità. Ci può anticipare i progetti futuri, oltre agli imminenti Campionati europei di Bisley? A novembre ci saranno gli Europei e questi sono gli impegni per il 2014: 1 - l’esperienza di Raton New Mexico – U.S.A. (vedi riquadro dedicato, ndA) ci ha mostrato cosa manca per costituire una squadra nazionale di tiro forte, che possa fare concorrenza a chi fa questo tipo di tiro da
Il presidente Fitld, Marco Alberini (a destra), a sinistra l’autore. Le interviste si sono svolte al termine della finale del Campionato nazionale F-Class
150 anni. Direi che il primo obbiettivo per il 2014 è costruire una squadra italiana competitiva, con tanto di figure tecniche di riferimento; già adesso abbiamo ottimi tiratori individuali, ma ci manca l’esperienza su come fare squadra; 2 - l’altra cosa importante è il benestare della N.R.A. a fondare qualcosa di simile in Italia, vorremmo chiamarla “NRA of Italy” e costituirà l’alter ego della nostra Federazione, facendosi carico di rappresentare gli interessi e i diritti dei tiratori anche in sede istituzionale.
Vista della shooting area durante la fase preparatoria del match; in primo piano vediamo che il tiratore impiega una carabina Savage F/TR sormontata da un cannocchiale Nightforce serie BR
Tutto questo in base a un riconoscimento a livello internazionale, tenendo presente le profonde differenze culturali. L’attività, qui da noi, non potrà certo essere così aggressiva come in America; è anche vero – e taluni fatti sono lì a dimostrarlo – che non sempre ha ragione chi urla più forte. Certi risultati si raggiungono (altri sono già stati raggiunti) discutendo e portando avanti le proprie convinzioni, forti delle norme di diritto sovranazionale, senza animosità e litigando il meno possibile con gli interlocutori.
Squaratti Domenico, Toti Moreno, Vito Salvatore, Zanoni Gianfranco). I posti sono stati determinati su rigida base proporzionale (i criteri erano ben spiegati nel forum internet della Fitld), in base agli iscritti ai tre gironi nazionali: Nord, Centro e Sud. Il campo della finale Un campo di gara inedito quello scelto per questa finale, quello del comune di Pellegrino Parmense, gestito dalla ASD Hunting & Sport e adattato dalla Fitld in vista delle future attività, che ha posto sullo stesso piano tutti i tiratori eliminando appunto il “fattore campo”. Il primo contatto è avvenuto GARE
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La parola a… Marco Alberini (presidente Fitld)
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Armi Magazine - Un bel campionato, con tante vittorie e alti punteggi, finito alla grande. Gianfranco Zanoni - Beh, oggi poteva anche andar meglio, quel “4” di troppo al quarto match avrebbe compromesso la classifica, poi le cose sono andate così, come in ogni gara anche qui occorre un pizzico di fortuna. Oggi abbiamo sparato in condizioni severe, al limite; almeno ci abituiamo a quello che potremo trovare quest’autunno in Inghilterra. L’arma è la stessa dello scorso anno, quella assemblata da Gianni Prino?
Sì, è identica: barrel block, calibro .300 WSM, calcio costruito da Gianni Prino e ottica March 6-60x. C’è anche la ricetta per farla andare alla grande. La ricetta (sorride, ndA) c’è, palla da 210 grani VLD, un po’ di polvere… una munizione molto costante con SD = 1 nonostante le alte velocità ottenute. Aggiungo: un grande Campionato a livello di organizzazione, faccio tanti, tanti complimenti a quelli che hanno compiuto un gran lavoro perché tutto questo potesse accadere. Progetti per il prossimo anno?
Tre carabine nuove: due in calibro 7-.270 e una in 7 millimetri SAUM; più una
nuova canna del medesimo calibro per questa, che ormai è alla frutta.
Gianfranco Zanoni riceve da Marco Alberini il premio per il primo classificato in categoria Open
Un tiratore osserva le torrette del suo cannocchiale March per decidere se e quali correzioni apportare; notare la carabina custom e il cuscino posteriore in puro stile Benchrest
Devid Canal opera la collimazione fine muovendo il rest anteriore a controllo micrometrico; la carabina firmata “Tony” (Quaglino) in calibro 6XC è equipaggiata con ottica Schmidt & Bender. Le munizioni impiegano proiettili moly coated ad alto BC, probabilmente da 115 grani di peso
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La parola a… Gianfranco Zanoni (campione italiano F-Class Open)
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La presenza di un tablet (simile al notissimo iPad) a fianco di ogni tiratore consentiva la lettura dei colpi sul bersaglio. Carabina realizzata su base Remintgton 700 calibro .308 W con ottica Sightron SIII e bipiede Trakker I della Dolphin Gun
Giovanni Cassin, secondo classificato in categoria Open
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Gianfranco Zanoni, neo campione italiano F-Class Open, in azione con la MGP barrel block calibro .300 WSM con ottica March. Notare l’assetto di tiro, con il rest anteriore solidamente “piantato” nel terreno e il piccolo cuscino di appoggio per il braccio
Giulio Arrigucci, neo campione italiano F-Class TR, in azione con la sua carabina GAC-Rifles calibro .308 W con ottica March e bipiede Sumo
nella giornata di sabato, quando ai finalisti sono state concesse alcune prove per verificare lo “zero” sul bersaglio e le variabili meteo della nuova struttura, ed è stato subito chiaro a tutti che si trattava di un campo difficile da interpretare. La shooting area (in piano e coperta) è adiacente alle linee del Tiro a Volo di Pellegrino Parmense, e prosegue in un lungo pendio che arriva a una valletta, per poi risalire più ripida verso la zona bersagli. I venti si incanalano a sorpresa tirando brutti scherzi ai nostri campioni, molti dei quali hanno sperimentato sulla propria pelle (e sui loro punteggi) colpi finiti improvvisamente 1 MOA e oltre fuori rosata!
Una macchina ben oliata A questo si sono aggiunte le condimeteo avverse; la gara è partita puntuale con il bel tempo, ma già al terzo match è arrivata la perturbazione, che tutti i meteo avevano annunciato, portando forti piogge e venti ancor più imprevedibili. Il terzo match si è svolto in condizioni severe, al limite della praticabilità, ma al quarto gli organizzatori sono stati costretti a dare forfait. Dopo alcune sospensioni è stata decretata l’impossibilità pratica di portare a termine la quarta tornata; rifacendosi all’esperienza e alle decisioni prese a Bisley durante gli Europei dello scorso anno, è stato stabilito di conteggiare per
la classifica finale il risultato al termine del terzo match. Decisione formalmente esatta e ineccepibile, condivisa dai presenti. Fino a quel momento (punteggi alla mano) nulla sarebbe cambiato in categoria F/TR, dove Arrigucci aveva ormai conquistato un vantaggio matematicamente incolmabile. In Open – invece - Zanoni, Cassin e Squaratti erano divisi da un solo punto e il quarto match avrebbe potuto cambiare le carte in tavola. Allo stop per forza maggiore Gianfranco Zanoni, partito forte e mantenutosi regolare per l’intera gara, risultava primo, mentre il tiratore lecchese, con la sua arma calibro .284 W assemblata GARE
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Alcuni partecipanti alla finale, tra cui i vincitori e il presidente della Fitld, facevano parte della squadra che a fine agosto ha preso parte al F-Class World Championship di Raton (NM). Inevitabile chiedere ragguagli in merito, visto che là si è concentrato per circa una settimana il “meglio del meglio” del tiro a lunga distanza. Dalle impressioni, già oggetto di discussione su alcuni forum internet, diviene possibile delineare il quadro che segue. 1) Dal punto di vista tecnico/ balistico gli italiani se la vedono almeno alla pari con il resto del mondo, sia sotto il profilo di armi e calibri sia dal punto di vista dei preparatori. Le ultime tendenze vedono carabine in categoria Open che hanno abbandonato le canne smisurate (si sta al massimo sui 30”) in favore di un aumento di diametro delle medesime. In categoria TR si vedono invece “aste” da 33” che sparano cariche ampiamente sopra i massimi tabellari del .308 W (c’è qui una esasperata ricerca della velocità più alta), usando proiettili da 210, 215 grani e oltre. 2) Dal punto di vista del tiratore individuale occorre affinare non tanto
l’abilità nello sparare, quanto quella dell’interpretare correttamente i fenomeni atmosferici. Da noi si legge il vento, e abbiamo tanti bravissimi tiratori che lo sanno fare; a Raton occorreva leggere il miraggio, e nessuno era in grado di farlo in modo vantaggioso. Questo è un altro gap da colmare: prendere atto che esistono altri fattori condimeteo (oltre al vento) e imparare in fretta a leggerli e a valutare il loro effetto sul punto di impatto sul bersaglio. 3) Dal punto di vista delle gare a squadre gli stranieri più bravi sono su altro pianeta… una macchina da guerra che funziona con implacabile precisione, forte di attrezzature sofisticate ma ormai di uso comune (vedi cuffie-microfono wireless), di una perfetta sinergia fra tiratori, plotter, scorekeeper e coach. Dietro a questo vi sono precise strategie e presumibilmente intense sedute di allenamento, anche in bianco (squadra in palestra senza l’uso di armi da fuoco), per imparare a ruotare velocemente e a far fronte alle mutevoli circostanze che possono accadere nel tempo concesso per la sessione di tiro a squadre. 4) Abitudine al tiro a 1000 yard:
questo è uno svantaggio correlato alla attuale carenza di strutture idonee in Italia, che presumibilmente nei prossimi anni verrà meno, visto il successo e il numero crescente di tiratori che sta raccogliendo questa specialità; a ciò si aggiunge l’impegno della Fitld e di tanti appassionati. Concludo con un pensiero personale: il fattore campo è importante, direi fondamentale. Si è visto in questa finale italiana F-Class, figuriamoci all’estero o su un altro continente. Sarebbe quanto meno presuntuoso andare pranzare a casa altrui per la prima volta, pretendendo di avere per sé il “boccone del prete”. È meritorio andare a vedere di persona cosa succede in questi eventi; ciò è stato fatto nel modo corretto e sopportandone i relativi costi, non marginali. Mi è capitato di leggere commenti poco lusinghieri circa l’esperienza di Raton; mi spiace, ma chi scrive in tal senso non ha capito… o non vuole capire. Abbiamo bravi tiratori e c’è l’impegno della Federazione: la prossima volta saranno pronti a competere ad armi pari con i migliori del mondo: Bisley docet! (F. F.)
Marco Grasso. terzo classificato in categoria TR
Domenico Squaratti, terzo classificato in categoria Open
CAMPIONATO F-CLASS 2013: LE FINALI Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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L’esperienza dei Mondiali F-Class di Raton
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187 La carabina custom di questo tiratore poggia più in alto, ancorata a un rest anteriore specifico per la F-Class, di fattura molto robusta e preciso come una macchina utensile; anche qui vediamo un cannocchiale Nightforce serie BR
Armi Magazine - Gioco finito, Giulio Arrigucci meritato successo, punteggio mostra soddisfataltissimo, migliore di quello to la coppa del ottenuto nella Open: grande primo classificato giornata, dunque? in categoria TR Giulio Arrigucci - Certamente, ma abbiamo sparato in condizioni meteo mutevoli, pioggia forte, vento instabile, sole di fronte al mattino. Tutto molto difficile, alla fine è andata più che bene, con un distacco di punti che mi ha messo al sicuro dalle sorprese dell’ultimo minuto. Hai impiegato anche qui la Kelbly fornita dall’Armeria Regina? No, qui ho usato una GAC di Martino Baisotti. Ho portato in pedana la Kelbly per l’intero girone Centro di qualificazione (tranne l’ultima gara e questa finale). Un giudizio sul campionato Quest’arma era stata preparata e sulla F-Class? apposta per Bisley 2012; ha una Un grazie di cuore ai volontari a alla canna da 30” - anche troppo per le squadra, che hanno fatto funzionare distanze a cui abbiamo sparato – su per bene il campo di Grosseto che ha azione Nesika e canna Bartlein. ospitato le quattro gare. Alcuni tiratori Tutto in calibro .308 W ovviamente. provengono da specialità diverse, e qui Sparo munizioni basate sul proiettile in F-Class hanno trovato una madre da 185 grani Berger, alternando la unica (la NRA) di livello mondiale e un VLD alla LRBT; ho fatto numerosi solo regolamento internazionale, che test e tra poco vedremo come vanno non permette scappatoie per i furbi e anche a 1000 yard. L’anno scorso ho non consente di attuare i soliti giochetti, sparato bene, quest’anno spero di che spesso allontanano la gente da uno migliorare ancora. sport bellissimo qual è quello del tiro.
Andrea Forti, secondo classificato in categoria TR
da Tony Quaglino su calciatura Robertson, canna Krieger passo 1:9” lunga 28 pollici, azione Bat Machine e ottica March 8-80x, manteneva la seconda piazza, davanti a Squaratti. Fine dei giochi, quindi: dietro alla premiata ditta G&G (Giulio & Gianfranco) primi nelle due categorie con punti 224/26V (Arrigucci - TR) e 223/26V (Zanoni - Open), troviamo in Open Giovanni Cassin (punti 222/29V) e Domenico Squaratti (punti 221/28); in TR hanno guadagnato il podio Andrea Forti (punti 220/21) e Marco Grasso (punti 219/23). Le classifiche complete per ognuno dei tre match sono consultabili sul sito internet della Fitld (www. fitld.it). Un doveroso ringraziamento agli organizzatori e alla ProLoco di Pellegrino Parmense; tutti hanno svolto un lavoro egregio e indispensabile per la riuscita del Campionato e di questa finale. Una macchina ben oliata, che nonostante gli sforzi richiesti ha dimostrato di funzionare in modo perfetto. Ottima la decisione di piazzare un grande monitor in area ristoro, che mostrava in tempo reale i bersagli: tutti hanno potuto assistere “live” alle performances dei tiratori – colpo dopo colpo. Questa la succinta cronaca del vostro inviato; ora è doveroso lasciare spazio ai protagonisti. M C
GARE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La parola a… Giulio Arrigucci (campione italiano F-Class TR)
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Easy crono di Fabio Ferrari ferstudio@libero.it
Dalla norvegese Steinert Sensing System un cronografo balistico con poche funzioni e molto facile da utilizzare. È arrivato il SuperChrono: ora tanti appassionati non avranno più scuse per privarsi di un accessorio utile e ingegnoso
potuto incrementare di molto la versatilità di un simile strumento di misura. La novità maggiore dovrebbe però arrivare l’anno prossimo; stiamo parlando di un sistema di bersaglio elettronico di gestione del tiro a lunga distanza, fornito (così viene promesso) a costi bassi. È questo un sistema di una certa complessità, che interessa non tanto il semplice appassionato quanto le società sportive, le federazioni e i gestori di poligoni a
media e lunga distanza. Fino a oggi tali tecnologie esistevano già, ma il loro costo molto elevato ne rendeva problematica l’adozione (parliamo di decine di migliaia di euro per poche linee di tiro); vedremo nel 2014 se la Steinert riuscirà a rivoluzionare e a rivitalizzare questo settore, rendendolo alla portata di chi non può staccare assegni a cinque zeri. A proposito di prezzi, il SuperChrono è proposto a 410 euro.
Ecco come si presenta il cronografo balistico Steinert una volta aperta la confezione che lo contiene; tutti i componenti sono contenuti nel guscio plastico di colore arancio dai morbidi profili arrotondati
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L
a Steinert Sensing System, con sede a Oslo, sta predisponendo una linea completa di strumenti per gli appassionati di tiro; alla versione base del loro cronografo balistico (quella che stiamo testando) seguirà a breve – forse già al momento in cui leggerete questo articolo – un modello avanzato “Pro” che sfrutta la tecnologia wireless al fine di superare alcuni limiti di utilizzo di questo strumento. In effetti, quando ho finito di leggere le caratteristiche tecniche del SuperChrono e il succinto libretto di istruzioni, mi sono subito reso conto che le nuove tecnologie di comunicazione senza fili (siano queste di tipo bluetooth, wireless di derivazione informatica, o a radiofrequenza) avrebbero
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di circa 331 metri secondo (per temperatura di 0°) e di 343 metri secondo (per temperatura di 20° C) secondo la proporzione V = 331,4 + 0,62xTemp. Ciò premesso, il SuperChrono promette di superare ogni altro tipo di problema di rilevazione comune alle tecnologie a fotocellula: orientamento, ombre, variazioni di luce, riflessioni del terreno, scarsa luminosità. In teoria dovrebbe superare anche i problemi di rilevamento di talune tipologie di proiettile che talvolta sono emersi usando cronografi balistici che sfruttano il diverso principio fisico del rilevamento della massa magnetica (come il Magnetospeed da me testato per questa rivista, vedi Armi Magazine aprile 2013).
SuperChrono: un principio inedito di funzionamento Ritornando al presente e all’oggetto del nostro test, è interessante svelare il principio fisico su cui si basa il rilevamento della velocità del proiettile: due speciali capsule microfoniche – distanziate 20 centimetri l’una dall’altra – captano l’onda di pressione generata dalla veLa prima capsula microfonica è collocata a ridosso della “tacca di mira”. Più avanti si nota la piccola livella a bolla per collocare correttamente il cronografo balistico; il primo tasto che incontriamo, in alto, è quello di accensione e spegnimento
locità supersonica del proiettile. Prima conseguenza, da tenere in massima considerazione: proiettili con velocità inferiori a quella del suono non vengono rilevati (they would NO be detected by this product – si legge nelle istruzioni). Nessun problema per i calibri per arma lunga, tranne alcuni .22 LR, mentre per le armi corte dovremo considerare che numerosi calibri adottati sono subsonici. Tralasciando la fisica e le formule sui fenomeni di propagazione delle onde sonore del vari “mezzi”, che ciascuno di noi potrà reperire su un buon libro o su numerosi siti internet di carattere scientifico, possiamo banalmente ricordare che la velocità del suono nell’aria è
Il Superchrono alla prova pratica Come ben evidenziato dal costruttore, il cronografo non richiede complesse procedure di set-up: basta accenderlo ed è pronto all’uso. Servirà unicamente un supporto di altezza regolabile sul quale montarlo; un cavalletto per uso fotografico di tipo amatoriale, leggero e con ingombri non eccessivi, è l’abbinamento ideale. Con i movimento della testa del cavalletto otterremo in fretta il livellamento e l’allineamento del SuperChrono con il bersaglio. Con la preziosa collaborazione del TSN di Galliate abbiamo provato la munizione Viper .22LR da 36 grani (V° = 1410 ft/sec dichiarata dal fabbricante Remington), una tipolo-
La seconda capsula microfonica si trova all’estremità opposta dello strumento; in evidenza il “mirino” in plastica di colore nero
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Abbiamo girato sottosopra il SuperChrono. Si evidenziano il vano batterie, cui si accede asportando tre piccole viti, il foro filettato del passo adottato dai treppiedi fotografici, e un adesivo che spiega sommariamente la collocazione dello strumento. Istruzioni più dettagliate sono incluse nella confezione
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gia che ha spesso creato problemi con altri modelli di crono balistici. La prova ha coinvolto una carabina Anschutz mod. 64 e una Enfield 1918 Trainer che il poligono ci ha messo a disposizione. Su una media di 10 colpi per string, abbiamo registrato velocità di 1.335 piedi secondo con la prima e di 1.364 piedi secondo con la seconda. Il crono era posizionato a 1,50 metri dalla volata e 0,50 metri al di sotto dell’asse della canna; abbiamo provato a spostare lo strumento a ridosso del bersaglio, ma non abbiamo ottenuto alcuna lettura; probabilmente la velocità downrange non era sufficiente. Se lo strumento riesce a misurare le prestazioni di una .22 Long Rifle non dovrebbe avere alcun problema con calibri più potenti e più veloci. Tutto bene, dunque? Sì, anche se resta la modalità di rilevaIl display in modalità di mento che ripropone standby in attesa di misui problemi dei “vecrare il primo colpo sparato. chi” cronografi a letIl conta colpi indica doppio tura ottica. A causa zero (00); al di sotto viene vidella tipologia e della sualizzato il livello di carica sensibilità dei sendelle batterie sori, tali strumenti non possono essere impiegati a ridosso dell’arma da misurare, ma devono essere collocati a una certa distanza dal vivo di volata di questa (almeno 10 piedi/3 metri, si legge nelle istruzioni). Questo per evitare letture falsate dal muzzle blast, ossia dalla colonna di gas combusti ad altissima pressione che accompagna il proiettile nel primo tratto di volo, dopo che ha lasciato la canna dell’arma. In pratica Lo strumento, il cronografo difficilmente sarà posizionato su utilizzabile sul banco di tiro, e ciò un treppiede per ripropone i problemi di sicurezza uso fotografico che si riscontrano nei poligoni, visualizza il colpo dove i commissari non vedono numero 8 dello certo di buon occhio qualcuno string per una che si muove oltre la linea di tiro velocità di 1.309 per sistemare il cavalletto e livelpiedi secondo, rilare correttamente lo strumento levata a un metro di misurazione. Occorre chiedere e mezzo dalla voil permesso, mettere in sicurezza lata del fucile tutte le armi presenti in linea, STEINERT SENSING SYSTEM SUPERCHRONO Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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La pulsantiera del Superchrono. Dal basso: il tasto ON/OFF, il Reset e quello per ottenere la media tra le misurazioni eseguite (fino a un massimo di 99 consecutive). In alto: i due tasti per muoversi tra le righe del display e quelli per scegliere l’unità di misurazione, metri al secondo oppure piedi al secondo
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È uno strumento facile, elementare da settare e utilizzare, gli americani direbbero user friendly, e di fattura robusta: un semplice guscio in polimero plastico di colore arancio grande quanto una bilancia elettronica da cucina. Al di sotto troviamo un attacco a vite standard per treppiede fotografico e un vano batterie chiuso da tre viti a testa esagonale da 2,5 millimetri (la chiave a “L” della misura adatta è fornita in dotazione), l’alimentazione è fornita da quattro pile stilo di formato AA (da acquistare a parte). La parte superiore è comprensibilmente più affollata: alle estremità troviamo i sensori, andando verso il centro dello strumento troviamo un set di mire fisse in plastica (tacca con intaglio a “U” e mirino di forma squadrata) che servono a orientare correttamente verso il bersaglio lo strumento di misura. Nonostante il campo di lettura dei sensori sia molto ampio, il SuperChrono sviluppa una migliore precisione se è livellato (per questo è presente una piccola livella a bolla) e se i sensori risultano ortogonali alla traiettoria del proiettile; in tali condizioni l’area di misurazione – come da dichiarazione del costruttore – ha una forma a goccia rovesciata che si estende fino a 130 centimetri in altezza e fino a 80 centimetri in larghezza. Questo è facilmente spiegabile ricordando che qualsiasi dispositivo microfonico non direzionale ha un’area di lettura
a cardioide. La precisione di lettura non varia entro tale area, pertanto diviene possibile “coprire” un bersaglio ponendo il SuperChrono al di sotto del medesimo, per rilevare le velocità downrange. Usandone due, diviene possibile andare a calcolare il coefficiente balistico reale dei proiettili, ma il discorso di fa più complicato e specialistico. Nell’utilizzo a ridosso del bersaglio emerge anche una certa scomodità di impiego, poiché il display è fisso sul corpo del cronografo; potrò conoscere le velocità solo al termine della sessione di tiro, altrimenti dovrò recarmi dopo ogni colpo a verificare. Un display amovibile oppure con collegamento wireless con altri dispositivi avrebbero fatto la differenza… è certo che tale caratteristica sarà presente nei futuri modelli. La parte centrale dello strumento è occupata da un display lineare e da sette pulsanti: tasto di accensione ON/ OFF, reset, media, variazione tra metri secondo e piedi secondo e due tasti per visualizzare e muoversi tra le varie righe di lettura. Sul display del tipo a cristalli liquidi sono visualizzate poche basilari informazioni; in caratteri più grandi si legge la velocità del colpo, accanto è mostrata l’indicazione dell’unità di misura (piedi al secondo ovvero metri al secondo). Sul lato sinistro viene visualizzato il numero totale dei colpi sparati durante una data sessione e lo stato di carica delle batterie.
oltre alla presenza fisica di un responsabile. Questo fastidio risulta attenuato per chi ha la fortuna di sparare in un poligono privato, ma le norme fondamentali di sicurezza vanno comunque osservate anche lì. Un secondo svantaggio è legato all’inamovibilità del display e alle sue dimensioni: dalla posizione di tiro non risulta sempre ben visibile, nonostante sia opportunamente inclinato di 15°; sotto questo profilo operativo il vantaggio del Magnetospeed è evidente, perché il sensore di lettura si impiega sulla canna dell’arma (quindi tutto l’occorrente è sul banco di tiro accanto al tiratore) e la centralina di controllo – che include il display – può essere collocata a pochi centimetri dal tiratore. Questo mi fa pensare che tutti i cronografi balistici hanno pro e contro nell’impiego pratico. Dal punto di vista del risultato finale, invece, le differenti tecnologie adottate sono talmente avanzate e implementate su dispositivi digitali di precisione da risultare, agli effetti pratici, equivalenti. Una volta che il sistema funziona, le letture risultano accurate e i margini di errore minimi. Per quanto riguarda l’effettiva reperibilità ci si può rivolgere al distributore per l’Italia, la GAC Rifles srl, dove il titolare Martino Baisotti potrà fornire ogni indicazione per l’acquisto e l’utilizzo; Lo stallo di tiro utili informazioni complementari sono presso il TSN di reperibili anche via internet all’indirizzo Galliate. Vediamo la del costruttore che trovate in calce a quecarabina Anschutz sto articolo. Safe shooting a tutti. LM modello 64 dotata di ottica, le munizioni Remington Viper calibro .22LR e il cronografo balistico Steinert posizionato sul cavalletto
Per saperne di più Steinert Sensing System AS, www. steinertsensing.com GAC Rifles srl, tel. 0364 549140, www.gac-rifles.com
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Com’è fatto il SuperChrono?
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Rifle, cuore pulsante di LSSA Con gara-6, l’ultimo match del 1° settembre, sono stati assegnati i tidi Domenico toli di divisione del De Marco Campionato italiano, dedicato al Rifle, della disciplina americana fondata dal texano Gary Burris Cinque Top players. Con le coppe da vincitori di Divisione in mano, da sinistra fanno bella mostra: Manenti, Mazza, Coscelli, Turelli e Zane
I
l ritorno all’agonismo dopo le vacanze estive è coinciso con la disputa dell’ultima gara per l’Italian National Championship Rifle 2013 della Lone Star Shooting Association. La sesta prova, svoltasi a Mazzano la prima domenica di settembre, ha messo in palio gli ultimi punti per il conseguimento dei 5 titoli di divisione, differenziate – come previsto dal regolamento - in base ai calibri e all’equipaggiamento dei rifle in azione. Analogamente alle precedenti tappe, gli atleti hanno bruciato le iscrizioni all’ultimo match in pochi giorni, sancendo con il loro coinvolgimento un pieno successo per l’innovativa formula di campionato
2013 offerta dalla disciplina statunitense, rispetto a quella dello scorso anno, come noto ‘concentrata’ in una gara secca. Rifle & LSSA Il canovaccio dei “cinque match più uno” voleva essere un curioso esperimento per Fabio Guerra - il principale propulsore dello sviluppo LSSA in Italia – invece si è trattato di un risultato più che lusinghiero e da replicare assolutamente per il prossimo futuro. Ciò attesta tra i tiratori il crescente gradimento sia per il rifle come arma di pratica sportiva, sia per le peculiarità di LSSA, che con la propria semplicità del regolamento di base, u-
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pionato Rifle per il 2014, con la prima prova prevista il prossimo 5 gennaio, e nel mezzo… l’imperdibile titolo iridato del “Rifle Indoor” in programma il week-end del 23-24 novembre, nella suggestiva location del Poligono Orobico a Ubiale di Clanezzo.
Gli “inossidabili”. Foto ricordo per (quasi) tutti i principali protagonisti senior e over 60 del Campionato. La carrellata da sinistra è: Malinverno, Grillo, Romanini, Garzaro, Damnotti e Corazzini
nita ad un’efficace spettacolarizzazione delle modalità di ingaggio, sta riuscendo ad accattivare in maniera trasversale le simpatie degli ‘addetti ai lavori’ del tiro action.“Siamo andati oltre le migliori aspettative – chiosa il presidente bresciano – e ringrazio tutto lo staff e gli arbitri per l’impegno profuso. La nostra meticolosa organizzazione ha saputo nuovamente essere all’altezza del prestigioso appuntamento, colpendo in positivo i tanti tiratori che si sono avvicinati quest’anno per la prima volta alla disciplina e riempiendo di grande soddisfazione il nostro Gary (Burris, ndA), che si è complimentato con noi subito dopo le premiazioni e sul sito web ufficiale di LSSA”. L’eclettico fondatore americano, infatti, non ha nascosto un grande entusiasmo per il successo di LSSA in Italia, in poco più di due anni. Vietato fermarsi, dunque: già calendarizzata la replica del Cam‘Double shot’ al fulmicotone. É Andrea Bertelli che ‘brucia’ una sagoma ravvicinata, con entrambi i bossoli roventi ancora in volo dopo la doppietta
Taccuino alla mano L’ultimo atto si è snodato lungo 7 esercizi per 194 colpi minimi che hanno animato lo ‘square’ di Mazzano col fragore tipico dei calibri di specialità. Inconfondibile lo stile di conteggio punti, il “Paladin modificato”, che gli appassionati ormai conoscono molto bene: ricordiamo che detto conteggio comporta per ogni sparo la scelta tattica di ingaggiare con una doppietta rapida l’intero target o con un solo colpo più mirato, obbligatoriamente nella zona 5. A latere, anche la partecipazione di alcuni tiratori defensive che han voluto cimentarsi con la pistola: il preludio ad un nuovo Campionato LSSA 2014 interamente per arma corta? Perché no, ma di questa novità avremo modo di parlarne approfonditamente nei prossimi numeri. Molta complessità nella progettazione da parte del team organizzativo di Guerra, con frequente alternanza creativa tra gruppi di sagome (spesso parzializzate) a media distanza, colpi ravvicinati ed invece altri fino ai 38 metri, anche su bersagli e piastrine di legno di dimensioni ridotte davvero probanti (come al bay 5): aspetto non trascurabile per dispositivi che montano l’ottica, perché rende più complicata per ogni agonista la strategia di taratura. Molti gli scenari con abbondanza di ricorso a coperture e finestre, aree racchiuse nella red line di dimensioni contenute, due fattori per canalizzare l’agonista in ‘course of fire’ meno liberi ed aumentare la selezione e il tasso tecnico. Da non sottovalutare, in termini di prestazione finale, anche la tempistica dei cambi, che fa una certa differenza tra chi ha un approccio agonistico focalizzato sull’arma lunga e chi invece proviene da un’impostazione tecnica più di matrice handgun. Due classifiche... Le prime 5 tappe dell’anno avevano assegnato per ogni Divisione un punSPORT
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Armi Magazine… alla finestra. Daniele Belussi mira attraverso l’ostica cover dello stage 4, dedicato alla nostra rivista dall’organizzazione LSSA
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teggio decrementale a partire da 15 punti al primo classificato, 14 al secondo e così via. L’ultima prova, una sorta di gara finale con un numero superiore di string, ha premiato il primo partendo però da 17 punti e per la determinazione del ranking finale di Campionato sono stati considerati i tre migliori piazzamenti di ciascun atleta nel totale dei 6 match. Un simile regolamento sportivo ha ‘costretto’ i protagonisti ad una presenza costante per tutta la stagione, per vincere il maggior numero di prove e mantenere a distanza di sicurezza gli avversari diretti, anche con l’ausilio di punti da buoni piazzamenti: proprio il più alto numero di vittorie ha spostato la bilancia del primo posto nella Subgun, arridendo alla caparbietà di un ‘solito noto’ della disciplina, come Eros Manenti. A fine gara le premiazioni sono state dunque doppie: sono saliti sul podio prima i vincitori di match, poi gli assoluti del Championship Rifle 2013. La nostra rivista non poteva certamente mancare accanto ai protagonisti: Armi Magazine in qualità di main sponsor della competizione ha ricevuto da parte dell’organizzazione di Guerra una ‘dedica’ gradita allo stage 4, in quello che è stato considerato da tutti l’esercizio più tecnico di tutta la gara. Nella Tactical Scope, la Divisione regina, Federico Coscelli ha vinto la 5° gara consecutiva su 6, dopo un match di ‘ambientamento’ al debutto invernale: meritatissimo dunque l’oro finale per il Campione, che ha dominato su tutti, precedendo due ottimi Box piccolo più hard cover. La progettazione con elementi tipici del defensive costringe tutti gli atleti, come Fernando Schiappa, ad un ingaggio sempre ragionato
ITALIAN CHAMPIONSHIP RIFLE LSSA: VINCITORI ULTIMA PROVA Divisione
Vincitore
Tactical Scope
Federico Coscelli
Tactical Limited
Luca Turelli
Subgun / Mini-Rifle
Daniele Vezzoli
Tactical Scope cal .22 LR
Mirko Mazza
Tactical Limited cal .22 LR
Isaia Zane
Doppio bobber ostaggiato. Una delle string più impegnative di tutta la gara, nella seconda parte dell’esercizio “Armi Magazine”. Di spalle, in esecuzione, è il senior Danilo Mainardi
rivali come Andrea Bertelli e Alessio Galliani (2° e 3° assoluti); indomiti a 38 punti due senior di qualità, come Andrea Gavazzeni e Danilo Mainardi, mentre il miglior over 60 è stato Massimo Corazzini con 26 punti. Migliore Lady di gara: Brunella Bertelli. Nonostante il serrato agonismo, fa piacere sottolineare lo spirito di grande sportività che pervade sempre le competizioni di LSSA: un fuoriclasse come Matteo Pellegris (al debutto stagionale, 2° di match) ha fatto correggere un errore sullo statino della sua prova, lanciando Coscelli alla vittoria di gara-6 con merito e uno scarto irrisorio, inferiore ai 50 centesimi, proprio sullo stesso Pellegris. Nella Tactical Limited la vittoria di Luca Turelli in gara-6 (seconda affermazione consecutiva) ha portato il lombardo a blindare la Divisione,‘infastidito’ fino all’ultimo dal marcamento stretto di
Flavio Brizzolari, 2° di match ad un secondo di distanza e bronzo nell’Assoluta. Giovanni Cesati ha difeso coi denti l’argento di Divisione con un 3° piazzamento in gara-6, capitalizzando così i punteggi delle prove iniziali di stagione disputate da protagonista. Giovanni Malinverno ha messo in ghiaccio l’oro della Senior, regolando le velleità dell’indomito Antonio Pellegrino proprio in ultima gara; inoltre, avvincente il 4° posto assoluto a pari merito tra Marco Bottale e Mario Merlo. Tiratissima la Subgun! La Divisione dei fucilotti si è risolta all’ultimo respiro, anche nella categoria Senior: Renato Grillo ha vinto l’oro degli over 50 per un solo punto
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Divisione
Prime posizioni
Tactical Scope
1° Federico Coscelli 47 pt. 2° Andrea Bertelli 42 pt. 3° Alessio Galliani 37 pt.
Tactical Limited
1° Luca Turelli 47 pt. 2° Giovanni Cesati 45 pt. 3° Flavio Brizzolari 40 pt.
Subgun / Mini-Rifle
1° Eros Manenti 46 pt. 2° Daniele Vezzoli 46 pt. 3° Raffaele Ruotolo 41 pt.
Tactical Scope cal .22 LR
1° Mirko Mazza 47 pt. 2° Renzo Garzaro 44 pt. 3° Fausto Alberti 40 pt.
Tactical Limited cal .22 LR
1° Isaia Zane 47 pt. 2° Romano Romanini 44 pt.
Cover e red line: Roberto Moriondo affronta uno spostamento da copertura entro i limiti dell’area di ingaggio, contornata appunto da una linea rossa
Cambio da manuale! Sicurezza perfetta dell’esperto Valerio Bruschi mentre toglie il caricatore dalla buffetteria: vivo di volata ai bersagli e indice destro parallelo all’arma
Nella Subgun, dedicata ai fucilotti mini-rifle, il duello mozzafiato tra Eros Manenti e Daniele Vezzoli è finito alla conta delle vittorie, che ha visto il primo imporsi sul secondo per 3 successi a 2. Davvero notevole la battaglia agonistica tra due tiratori eccezionali, che Vezzoli aveva provato in estremo a girare a suo favore vincendo gara-6: Manenti però ha retto l’urto, terminando a meno di 3 secondi e ottenendo il secondo posto di match che si è tramutato in oro di Divisione. Dietro la lotta allo spasimo del tandem di testa, agevole il bronzo per Raffaele Ruotolo, bravo per lunghi tratti della stagione. Anche l’oro della Senior è rimasto in bilico fino all’ultimo colpo: Renato Grillo infatti l’ha spuntata su Valerio Bruschi per un solo punto. Primo supersenior: Enrico Damnotti. Nelle divisioni in .22 LR, speculari rispetto a quelle di grosso calibro, i rispettivi primi posti dell’Assoluta non sono mai stati realmente in discussione. Incontenibili Mirko Mazza nella Scope .22 e Isaia Zane nella equivalente Limited, troppo forti ‘Tactical lady’. Bruper i rivali e capaci nella Bertelli, prodi vincere tutte e tetta dalla ‘nostra sei le prove di stacover’, indirizza gione, arrivando l’ottica attraverso così all’oro con un’insidiosa finestra una passerella di laterale soli primi piazzamenti. Renzo Garzaro si è comunque difeso nella Scope, con l’argento assoluto e il primo posto della Senior. Per concludere, merita l’encomio il ritorno all’agonismo di Romano Romanini, rientrato nel ‘circus’ dopo alcuni mesi di forzoso stop per problemi di salute: per lui è arrivato l’argento di Divisione dietro all’imprendibile Zane. Per consultare le classifiche complete: www.lssa.us oppure www.fiids.it. LM SPORT
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ITALIAN CHAMPIONSHIP RIFLE LSSA: CLASSIFICA FINALE
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EHC 2013 PORTOGALLO
Barçelos si
Ai Campionati europei di pistola svoltisi a Barcelos, in Portogallo, dall’8 al 15 settembre, la nostra “Region” si è confermata ai vertici europei, guidando la classifica del medagliere con 15 riconoscimenti
di Nello Capoccia
La parola a… Gavino Mura, presidente Fitds “È sicuramente un grande risultato degli azzurri del tiro dinamico sportivo agli Europei in Portogallo. Subito dopo la sfilata della cerimonia di apertura di EHC, ho parlato con i nostri tiratori ed ho chiesto loro il record. Con un po’ più di fortuna l’obbiettivo sarebbe stato raggiunto; oltre ai medagliati, ho assistito a prestazioni maiuscole di molti tiratori: cito per tutti Luca Borsari che con una gara impeccabile entra di diritto tra i top della specialità, solo per una manciata di punti non raggiunge un podio, a mio parere, meritatissimo, alla fine è quarto. Anche questo fa parte dello sport: abbiamo visto perdere me-
daglie alle Olimpiadi per pochi centesimi di punto! Sono però convinto che per questo giovane è solo l’inizio di una grande avventura e di un futuro ai vertici mondiali. Ha finalmente rotto il ghiaccio: la determinazione,
l’impegno e lo spirito di sacrificio dimostrato negli allenamenti, ripeto, lo porteranno lontano. Così come Luca anche tutti gli altri tiratori sono arrivati provati ma motivati da una stagione sportiva molto impegnativa, hanno dovuto anche affrontare una trasferta particolarmente faticosa in pullman, esigenza dettata da motivi economici ma soprattutto per semplificare le procedure del trasporto delle armi e delle munizioni. Quella che sembrava un altro ostacolo, si è rivelato un momento aggregativo che ha dato ulteriore entusiasmo a tutta la delegazione Italiana. Un plauso a tutti i dirigenti Federali, e in par-
ticolare a tutto il settore tecnico federale e al nostro C.T. che instancabilmente ha lavorato con passione e tenacia, e ha determinato le scelte che si sono dimostrate vincenti. Da uomo di sport quale amo definirmi, ho seguito e condiviso passo passo la preparazione e i progetti messi in campo, tra i quali quello molto importante di valorizzare i nostri giovani talenti, che come premio, sono stati accreditati a questi campionati europei alle stesse condizioni dei tiratori delle squadre ufficiali. Sono estremamente soddisfatto dei prestigiosi risultati e del medagliere ottenuto dalla nostra Federazione”.
La parola a… Edoardo Roberto Buticchi, commissario tecnico “In qualità di commissario tecnico, non posso che essere soddisfatto dei brillanti risultati conseguiti dalla nostra Region. Ritengo doveroso evidenziare che la Fitds ha vinto più di tutte le altre Nazioni, sia in termine numerico (15 medaglie) sia in termine di qualità (6 ori), sfiorando altre 4-5 medaglie che non sono arrivate solo per sfortuna, ma comunque non scalfiscono la bravura, la professionalità e la tenacia
di quegli atleti. La nostra Federazione è composta da persone speciali, che per pura passione ogni giorno si allenano fisicamente e tecnicamente per poter competere e ben figurare a livello internazionale. Questa è la Fitds! Per questo motivo sono assolutamente orgoglioso e onorato di aver guidato le nostre Nazionali. Nel mio cuore rimarranno ricordi bellissimi e indimenticabili!”.
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TIRO DINAMIC TIRO DINAMICO
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GARE
tinge d’azzurro
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DIVISIONE STANDARD Medaglia d’ORO a SQUADRE Adriano Santarcangelo (Cap) Max Bragagnolo Dario Forlani Cosimo Panetta Medaglia d’ORO a SQUADRE SENIOR Esterino Magli Mauro D’Alessandro Tullio Silvera Salvatore Simula (Cap) Medaglia d’ORO INDIVIDUALE SENIOR Esterino Magli Medaglia d’ARGENTO INDIVIDUALE SENIOR Salvatore Simula Medaglia di BRONZO INDIVIDUALE Cosimo Panetta Medaglia di BRONZO INDIVIDUALE SENIOR Tullio Silvera
La classifica 1 Italia
DIVISIONE PRODUCTION Medaglia d’ARGENTO a SQUADRE SENIOR Nicola Rutigliano Francesco Servodio (Cap) Marco Tiberi Ettore Tozzi Medaglia d’ARGENTO a SQUADRE LADY Lucia Caroli Patrizia Giannella (Cap.) Ilaria Giunchiglia Marianna Limarova Medaglia d’ARGENTO INDIVIDUALE SENIOR Francesco Servodio DIVISIONE OPEN Medaglia d’ORO a SQUADRE SENIOR Giuseppe Todaro Enri Botturi (Cap)
Oro
Argento
Bronzo
Totale
6
5
4
15
2 Spagna
5
4
1
10
3 Russia
4
4
2
10
4 Germania
3
5
3
11
5 Francia
3
3
2
8
6 Rep. Ceca
3
3
1
7
7 Austria
3
2
5
10
La squadra azzurra durante la cerimonia di apertura della manifestazione portoghese
Francesco Montesanto Paolo Ravizzini Medaglia di BRONZO INDIVIDUALE SENIOR Giuseppe Todaro Medaglia di BRONZO INDIVIDUALE SUPER SENIOR Giovanni Furio Liberti DIVISIONE CLASSIC Medaglia d’ORO a SQUADRE Giacomo Bolzoni Edoardo Buticchi (Cap) Mauro Di Prospero Roberto Vezzoli Medaglia d’ORO INDIVIDUALE Edoardo Buticchi Medaglia d’ARGENTO INDIVIDUALE Roberto Vezzoli
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Gli azzurri vincitori
Il medagliere degli Europei
Un podio tutto italiano per la Standard senior individuale: Esterino Magli (oro, al centro), Salvatore Simula (argento, a sinistra), e Tullio Silvera (bronzo, a destra)
Marianna Limarova, argento nella Production a squadre LM
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La distanza Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Oramai un buon telemetro laser fa parte della dotazione di ogni cacciatore a palla coscienzioso; conoscere la distanza alla quale si andrà a tirare è un’informazione fondamentale per il piazzamento di una palla risolutiva. Bushnell è stata la prima azienda ad avvicinare la massa di cacciatori al mondo della opto-elettronica, grazie a prodotti alla portata di tutte le tasche. Sono passati molti anni dalla comparsa dei primi modelli e la Casa americana ha continuato a lavorare sia sulla miniaturizzazione sia sull’offerta delle cosiddetta “distanza balistica reale”, ottenibile grazie alla compensazione dell’angolo di sito. L’ultimo nato in casa Bushnell è il G-Force 1300 ARC; vediamone in breve le caratteristiche a cura della redazione
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I
l telemetro laser è diventato un oggetto indispensabile per il cacciatore a palla che ci tiene a fare le cose per bene, a concludere l’azione con un tiro pulito, che conceda alla propria preda solo pochissimi attimi di vita. Bushnell è stata la prima azienda ad avvicinare al mondo della telemetria applicata alla caccia un numero impostante di cacciatori a palla (malgrado allora, e stiamo parlando di almeno vent’anni fa, il numero dei cacciatori a palla non fosse così alto). Erano già in circolazione ottimi telemetri dei soliti brand austriachi e tedeschi, ma a costi improponibili. Quand’ecco arrivare
OTTICHE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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giusta
Conosciamolo meglio Il nuovo telemetro laser G-Force 1300 ARC ha una serie di caratteristiche che non possono passare inosservate sia ai cacciatori (obiettivo primario) sia ai tiratori. L’unità dispone di funzionalità di misurazione massima che arriva fino a 1.300 yard (1.200 metri circa), 900 metri per oggetti come alberi, rocce eccetera, e 500 metri per i cervi o comunque direttamente per il nostro obiettivo (nel caso non ci fosse proprio nulla vicino ad esso e l’erba secca o la neve non dessero al laser la necessaria riflettenza). Il G-Force 1300 ha un oculare 6x21, munito di regolazione diottrica. L’unità è completamente impermeabile (IPX7) e inoltre Bushnell ha brevettato un rivestimento delle lenti (RainGuard) per una visione chiara e luminosa in caso di maltempo. Il G-Force 1300 ARC utilizza la tecnologia di visualizzazione Vivid della Bushnell, che offre un display luminoso chiaro, facile da leggere in ogni condizione di luce. Il G-Force 1300 ARC Il G-Force 1300 ha dispone, e questa è la notizia che tutti un oculare 6x21, ci aspettavamo, anche della compenmunito di regosazione dell’angolo di sito, fornendo lazione diottrica. la cosiddetta “distanza balistica reale” L’unità è comple(davvero fondamentale, in particolar tamente impermodo se si caccia in montagna). Il simeabile (IPX7) e stema ARC calcola la distanza dal berinoltre Bushnell ha saglio tenendo in considerazione anbrevettato un riveche l’inclinazione. Inoltre il G-Force stimento delle lenti si avvantaggia della funzione Variable (RainGuard) per uSight-in Distance (VSI) permettendo na visione chiara e ai cacciatori e ai tiratori di impostare luminosa in caso di informazioni come la caduta del promaltempo iettile, disponibile in MOA o pollici, e scegliere tra le distanze: 100, 150, 200 sul mercato questo prodotto americano, e 300. È possibile entrare in possesso di indalle prestazioni più che accettabili e formazioni accurate con la semplice presdal prezzo rivoluzionario. In molti (che sione di un tasto. Questo telemetro utilizza abbiano superato i 40 anni) ne avranno il nuovo E.S.P. (Extreme Precision Speed), acquistato uno. Le lenti non erano della turbo processore per un’acquisizione del qualità attuale, ma più che altro erano bersaglio più veloce. La precisione è di così sature di informazioni riguardanti i 1/10 yard/metro con range da 5-125 metri. vari settaggi dello strumento che risultaIl telemetro è costruito con un frame meva sempre piuttosto difficile ingaggiare tallico robusto e dotato di un rivestimento il bersaglio o almeno la zona desiderata. in gomma. Il telemetro è disponibile sia Ora, per fortuna, i tempi sono cambiati, nero, sia camo e il prezzo consigliato è inla tecnologia avanza come un rullo comtorno ai 540 euro. LM pressore, a tutto nostro vantaggio, che ci ritroviamo a poter utilizzare strumenti PER SAPERNE DI PIÙ sempre più sofisticati a costi, per quanto Bushnell, www.bushnell.com concerne Bushnell, che non si discostano Bignami: tel. 0471 803000 molto da quelli iniziali (fatte le debite www.bignami.it proporzioni).
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L’educazione secondo
L’
ultima novità presentata dalle coltellerie Maserin si chiama 987 Siberian Knife ed è l’esatta copia del coltello realizzato per il film di Gabriele Salvatores, tratto dal libro bestseller “Educazione siberiana”. A differenza Il siberiano di molte lame tratte di Maserin ha da film, il disegno non forme sinuoè firmato da qualche se e affascifamoso knifemaker, nanti, senza rinunciare alla bensì da Kolima stesso, Un semplice filework percorre il dorso sobrietà, indugiando in inuovvero Nicolai Lilin. della lama, per poi lasciare spazio a un tili orpelli. Le dimensioni Ispirato alla tradizione basso controbisello. La sua funzione è sono importanti, come ci si siberiana, questo fisso sia estetica sia di appoggio per il pollice aspetta da un vero tuttofare sorprende per la sobrietà e la pulizia delle linee. Maserin non ha voluto realizzare una Tra lama e manico replica meramente espositiva, bensì un c’è una spessa guarvero coltello, che può essere usato senza dia inclinata; il ratimori. L’acciaio è il 440 e la lama, appena mo inferiore è ben estratta dalla scatola, è affilata come un sviluppato, mentre rasoio. Il tagliente è lungo e sinuoso: il quello opposto è bisello ne copia precisamente le curve. abbastanza basso e Vicino alla punta, il dorso parte con arrotondato da poun’aggressiva controbisellatura, per poi ter essere scavalcato lasciare spazio a un filework man mano dal pollice, quando che ci avviciniamo alla guardia. L’attacquesto debba appoggiare sul dorso della impediscono che l’impugnatura ruoti. co della bisellatura è preceduto da un lama per un miglior controllo. In questo A prima vista sembra che si tratti di un incavo per l’indice. Maserin ha mancaso, il filework a cui accennavamo priunico massello di legno, tanto bene è tenuto le incisioni al minimo. Sul lato ma fornisce un ottimo grip. curata la giunzione; invece si tratta di sinistro troviamo la firma del designer e Il codolo è nascosto e il manico in legno due metà, fissate con viti con intaglio ad di pau santo s’impugna comodamente. asterisco, come quelle viste sull’ultimo il simbolo con la Tokarev, il pugnale e la Ci sono degli incavi per le dita, ma sono coltello da caccia dello stesso produttore croce: oggetti la cui importanza è chiara appena accennati, in modo che la mano maniaghese. Il manico termina con uno fin dalle prime pagine del libro. Sul lato possa trovare la posizione più comoda. spessore metallico fermato da un termidestro troviamo i riferimenti del proLa sezione ovale e la piegatura costante nale avvitato al codolo filettato. duttore in caratteri minuscoli e nitidi. MASERIN 987 SIBERIAN KNIFE Ordine n. 21403 del 04/11/2013 - Licenza esclusiva a Federico Michelucci
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Molte volte le repliche delle lame usate nei film sono oggetti di arredamento troppo fragili, per essere usati. Nel caso del coltello testo e foto di visto in “EducaTommaso Rumici zione siberiana” di Gabriele Salvatores, realizzato da Maserin, la versione in commercio è assolutamente identica all’originale e, soprattutto, si tratta di un vero coltello
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I richiami all’autore del libro, nonché designer del coltello, sono sia sulla lama, dove troviamo il logo, sia sul fodero, dove è riportato un disegno nello stile dei tatuaggi siberiani
L’ i m p u g n a t u ra finisce con un terminale metallico fissato da un disco avvitato. Come per la guardia, anche qui le superfici sono lucidissime
Compagno fedele Destinazione d’uso? Semplicemente essere un compagno fedele. La lama permette di fare di tutto, visto che la lunghezza non manca e la presa con indice oltre la guar-
dia e pollice premuto sul filework, consente una sicurezza e un controllo veramente sorprendenti ed inaspettati, in un coltello di queste dimensioni. Il fodero è in cuoio marrone, con cuciture a contrasto bian-
Maserin 987 Siberian Knife Produttore: Coltellerie Maserin, www. maserin.com, www.nicolaililin.com, www.educazionesiberianafilm.it Modello: 987 Siberian Knife Materiale lama: 440A Materiale manico: pau santo Lunghezza totale: 294 mm Lunghezza lama: 170 mm Lunghezza filo: 140 mm Spessore lama: 4,6 mm Peso: 287 g Fodero: cuoio Prezzo indicativo: 165 euro Pro: lo stesso usato nel film Contro: nulla da segnalare
che. Davanti reca impresso un disegno sullo stile dei tatuaggi siberiani, che sono uno dei temi caratterizzanti del libro, oltre che del corpo e della vita dell’autore stesso. Come ovvio su un coltello d’impostazione tradizionale, il porto è previsto in cintura, ricorrendo all’ampio passante. Il consueto lacciolo chiuso da un bottone automatico, impedisce alla lama di fuoriuscire, bloccando saldamente il ramo di guardia inferiore. Ma si può recensire il coltello (nella sezione video di CAFF TV dedicata alle lame potete avere ulteriori delucidazioni sul Maserin 987 Siberian Knife) di un film senza riassumere la storia narrata? Il nostro consiglio è di vederlo e, soprattutto, di leggere prima il libro, come abbiamo fatto noi. L’atmosfera in cui si svolge il racconto, lontanissima non tanto nel tempo, quanto per i valori e gli aspetti culturali che la permeano, non può essere riassunta frettolosamente, in poche righe. Il ruolo centrale che vi ha il coltello, con i suoi significati sociali e religiosi, lo rende un titolo che un appassionato non può ignorare. M L
È IN EDICOLA Se sei un appassionato di coltelli (artigianali, sportivi, militari, multiuso eccetera) non perdere l’appuntamento con il bimestrale Coltelli; l’ultimo numero è già in edicola dal 5 ottobre, il prossimo lo sarà dal 5 dicembre: prenotalo dal tuo edicolante o scarica la versione per iPad. Informazioni sul sito www.caffeditrice.com
Sebbene si tratti di una lama tratta da un film, Maserin ha corredato il 987 con un robusto fodero in cuoio, che ci permette di fissarlo in cintura e usarlo realmente
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rezzo di lancio*
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