Piano di Riqualificazione e Valorizzazione del Centro Storico di Sessa Aurunca

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Scuola di Specializzazione BAP

PIANO DI RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO DI SESSA AURUNCA

HUL, Parigi, 2011

Carolina Capone | Rosa Corradino Angela Galeano | Valentina Travaglino

“Urban conservation is not limited to the preservation of single buildings [...] It lies at the very heart of urban planning.”

PIANO DI RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO DI SESSA AURUNCA

Carolina Capone | Rosa Corradino | Angela Galeano | Valentina Travaglino Relatore: Prof. Loreto Colombo Correlatore: Prof. Aldo Aveta

Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, a.a. 2015-2016


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PIANO DI RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO DI SESSA AURUNCA Carolina Capone | Rosa Corradino | Angela Galeano | Valentina Travaglino Relatore: Prof. Loreto Colombo Correlatore: Prof. Aldo Aveta

Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, a.a. 2015-2016

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Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio Piano di Riqualificazione e Valorizzazione - il centro storico di Sessa Aurunca Relatore: Prof. Loreto Colombo Correlatore: Prof. Aldo Aveta Angela Galeano | Carolina Capone Rosa Corradino | Valentina Travaglino a.a. 2015-2016

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Da soli si cammina veloci ma insieme si va lontano... Proverbio africano

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INDICE

INTRODUZIONE PREMESSA METODOLOGICA

10

ANALISI DELLO STATO DI FATTO 1.

2.

3.

4.

6

L’AMBITO SOVRACOMUNALE

16

1.1 1.1.1 1.1.2 1.1.3 1.1.4 1.1.5

18 19 20 21 22 23

Sessa Aurunca e il suo territorio Aspetti geografici La Bonifica Aspetti geologici della piana di Sessa L’economia delle terre aurunche L’agricoltura delle terre aurunche

IL TERRITORIALE COMUNALE

26

2.1 2.1.1 2.1.2 2.1.3 2.2 2.2.1 2.2.2

28 28 29 32 33 33 34

Sessa Aurunca inquadramento territoriale comunale Territorio e sistema naturale Sistema antropico insediativo Sottosistema antropico relazionale Sessa Aurunca inquadramento territoriale centro edificato del territorio Sistema antropico insediativo del centro edificato Sistema antropico relazionale del centro edificato

GLI STRUMENTI URBANISTICI VIGENTI

36

3.1 3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.1.5 3.2 3.2.1

38 38 42 43 44 44 46 46

I livello di pianificazione urbanistica PTR - Piano Territoriale Regionale PTCP - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Piano di Bacino - Piano di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno Rete Natura 2000 - Aree naturali zone SIC e ZPS Misure di Salvaguardia del Parco regionale Roccamonfina-foce del Garigliano II livello di pianificazione urbanistica PUC - Piano Urbanistico Comunale preliminare

IL PROCESSO FORMATIVO DEL CENTRO STORICO

52

4.1 4.2 4.2.1 4.2.2 4.3 4.3.1 4.3.2

54 56 56 58 70 70 73

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Excursus in date Sessa Aurunca dalla fondazione all’età classica Le antiche origini di Suessa Suessa Aurunca Colonia latina Sessa Aurunca nel Medioevo Periodo Longobardo Periodo Normanno


4.3.3 4.3.4 4.4 4.4.1 4.4.2 4.5 4.5.1 4.5.2 4.6 4.6.1 4.6.2

5.

6.

Periodo Svevo-Angioino Suessa capitale dei feudi di Marzano Sessa Aurunca tra ‘500 e ‘700 Evoluzione urbana Interventi sulle preesistenze tra ‘600 e ‘700 Sessa Aurunca tra ‘800 e ‘900 Nuove infrastrutture e sventramenti Il caso del Ponte Ronaco Sessa Aurunca nell’iconografia storica Sessa Aurunca nell cartografia storica Sessa Aurunca nel vedutismo

76 82 90 90 92 104 104 111 113 113 122

IL SISTEMA DELLA VIABILITÀ E LE PAVIMENTAZIONI STORICHE

126

5.1 5.2

128 132

La mobilità, la sosta e i collegamenti tra il centro e il territorio Le pavimentazioni storiche

LA SCHEDATURA DEGLI EDIFICI E LE CARTE TEMATICHE

136

6.1 6.2 6.2.1 6.2.2 6.2.2 6.3 6.3.1 6.3.2

138 142 142 143 143 144 144 148

Ambiti omogenei del centro storico Comparti e unità di intervento Le unità di intervento I comparti Le schede Le carte tematiche: proprietà ed usi delle unità di intervento Le proprietà delle aree edificate, libere e verdi Gli usi degli edifici e dei piani terra

PROGETTO 7.

I VALORI CULTURALI DEL PAESAGGIO

152

7.1 7.1.1 7.1.2 7.1.3 7.1.4 7.1.5 7.1.6 7.1.7 7.1.8 7.1.9 7.2 7.2.1

154 154 155 156 157 158 159 159 160 161 162 162

I valori materiali Valore dell’antico Valore storico-urbanistico Valore storico-costruttivo Valore corale e ambientale Valore identitario Valore d’uso Valore di superficie Valore artistico Valore paesaggistico I valori immmaterialie di comunità Eventi rituali e festivi

Indice |

7


7.2.2 7.2.3 7.2.4 7.2.5 7.2.6

8.

9.

8

164 166 166 167 167

POTENZIALITÀ, CRITICITÀ, OBIETTIVI, PRIME IPOTESI STRATEGICHE

170

8.1 8.2 8.3 8.4 8.5

Introduzione Potenzialità Criticità Obiettivi Ipotesi strategiche

172 174 176 178 180

LE STRATEGIE DI PROGETTO

182

9.1 9.1.1 9.1.2 9.2 9.2.1 9.2.2 9.2.3 9.2.4

10.

La settimana santa Artigianato tradizionale, arti e mestieri Enogastronomia Tradizioni ed espressioni orali Il Miserere

Strategie a livello territoriale Sessa Aurunca polo territoriale La promozione del turismo culturale territoriale Strategie alla scala urbana Concept - Polifunzionalità e integrazione Destinazioni d’uso Itinerari nel centro storico Il sistema della mobilità e della sosta

184 184 185 192 192 194 198 200

IL PROGETTO: L’ ARTICOLAZIONE

202

10.1 10.2 10.3 10.3.1 10.3.2 10.3.3 10.3.4 10.3.5 10.3.6 10.4 10.4.1 10.4.2 10.4.3 10.4.4 10.4.5 10.4.6 10.4.7 10.5 10.5.1 10.5.2 10.5.3 10.5.4 10.5.5 10.6 10.6.1 10.6.2 10.6.3 10.6.4 10.6.5

204 206 212 212 213 215 216 216 217 218 218 219 220 220 220 221 221 223 223 224 224 225 227 228 228 228 228 229 229

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Introduzione al progetto Il masterplan L’ albergo diffuso Definizione La normativa Proposta di progetto Identificazione dell’albergo diffuso Interventi per il funzionamento del borgo diffuso I servizi per i fruitori Il centro commerciale naturale Definizione La normativa Proposta di progetto Enti promotori Logo identificativo Interventi a sostegno del CCN I servizi per i cittadini e le imprese SESSArtigianato Definizione Proposta di progetto Il centro per la formazione artigiana ed enogastronomica Le botteghe artigiane tradizionali I meccanismi di finanziamento SESSArte Definizione Proposta di progetto Spazi per l’arte Residenze per artisti Polo cinema teatro


10.7 10.7.1 10.7.2 10.7.3 10.8 10.8.1 10.8.2 10.8.3 10.8.4 10.8.5 10.9 10.9.1 10.9.2 10.10 10.10.1 10.10.2 10.10.3

11.

12.

SESSAssistenza Definizione Proposta di progetto Spazi per il sociale SESSAzienda Definizione Proposta di progetto L’incubatore d’impresa Il centro d’imprenditoria turistica Spazi per l’imprenditoria Il sistema del verde Gli orti urbani L’orto didattico Eventi, folklore e cultura inSessa Attori del progetto Il ruolo della comunicazione Eventi e tradizioni culturali

230 230 230 230 232 232 232 233 234 234 236 236 240 245 245 245 246

IL PROGETTO: L’ ATTUAZIONE

252

11.1 11.1.1 11.2 11.3 11.4 11.4.1 11.4.2 11.4.3 11.5 11.6

254 254 256 258 261 261 263 265 267 269

Gli interventi: il progetto di restauro ambientale Criteri per il restauro ambientale Manutenzione ordinaria Manutenzione straordinaria Restauro e risanamento conservativo Restauro ambientale del tessuto edificato Restauro ambientale degli spazi aperti Restauro ambientale delle aree verdi Ristrutturazione edilizia Demolizione

FOCUS DI PROGETTO

270

12.1 12.1.1 12.1.2 12.2 12.2.1 12.2.2 12.2.3 12.2.4

272 272 276 280 280 282 284 288

I dettagli di progetto L’arredo urbano Il percorso ciclopedonale Caso studio di restauro ambientato: il Castello Ducale Stato di fatto Concept e scelte strategiche Restauro del giardino e potenziamento del polo museale Il restauro della torre

BIBLIOGRAFIA

290

Indice |

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“Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti, ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato...

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...di quest’onda che rifluisce dai ricordi la città s’imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano.” Le città invisibili, Italo Calvino, 1972

INTRODUZIONE

PREMESSE METODOLOGICHE 11


INTRODUZIONE

PREMESSA METODOLOGICA

Il progetto riguarda un contesto di grande pregio storico, archeologico, architettonico, ambientale e paesaggistico, dotato di un peculiare equilibro tra patrimonio naturale e patrimonio costruito: il centro storico dell’antica città di Sessa Aurunca. Nella volontà di realizzare questo progetto, determinante è stato il rigore scientifico, le indagini sullo stato di fatto dei luoghi, la definizione degli interventi e la tutela dei valori materiali e immateriali. Le prospettive dell’elaborazione analitico conoscitiva sono principalmente due: la prima è quella “dilatata”, ovvero di apertura al territorio e agli elementi strutturanti dei luoghi che circondano Sessa anche in relazione al parco del Roccamonfina-Liri Garigliano e dei monti Aurunci; la seconda è quella “contratta”, mediante uno sguardo focalizzato sul centro storico di Sessa Aurunca e sulle sue peculiarità, sugli spazi aperti e sull’edificato, per individuare le caratteristiche dei singoli edifici evidenziandone anche le alterazioni (superfetazioni, detrattori), che in una ipotesi di riqualificazione e valorizzazione vanno soppresse. Lo sforzo è finalizzato alla costruzione di un progetto completo e credibile sia dal punto di vista istituzionale che dei contenuti disciplinari del restauro di grande scala; l’intento è sistemico: il piano/progetto interessa tanto le emergenze quanto il tessuto connettivo, nel quale ogni singolo episodio, con le sue specificità, trova il suo motivo d’essere; di ciascun elemento, quindi, vanno lette le peculiarità nel più ampio contesto del progetto di restauro ambientale. Un sistema, infatti, non è la sommatoria dei singoli elementi che lo compongono, ma qualcosa di più complesso che include le relazioni funzionali e spaziali che intercorrono tra ciascun elemento e tutti gli altri.

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| Introduzione. Premesse metodologiche

La collocazione geografica di Sessa in Campania obbliga al riferimento normativo vigente: la L.R. n. 16. del 22 dicembre 2004, “Norme sul governo del territorio” fissa gli obiettivi, i contenuti e le procedure della pianificazione territoriale ed urbanistica. La legge stabilisce la tutela dell’integrità fisica e culturale del territorio estesa alle risorse paesistico-ambientali e storicoculturali. L’articolo 26 disciplina i piani urbanistici attuativi, che comprendono i piani di recupero1 e i c.d. programmi complessi2, come i programmi integrati di intervento3 e i programmi di recupero urbano4. Nessuno dei piani citati è singolarmente idoneo ad accogliere i contenuti del piano/progetto qui esposto: il piano di recupero ha rivelato col tempo i suoi limiti, soprattutto in relazione all’imputazione dei costi e alla limitazione normativa ai soli interventi sull’edilizia esistente; il programma integrato di intervento è caratterizzato dall’estensione ad ambiti estesi e anche funzionalmente distinti dal centro edificato; il programma di recupero urbano è limitato all’edilizia pubblica. Il programma che meglio si presterebbe all’attuazione degli obiettivi e degli interventi prospettati è quello definito dalla L.R. n° 26 del 18 ottobre 2002 “Norme ed incentivi per la valorizzazione dei centri storici della Campania e per la catalogazione dei Beni Ambientali di qualità paesistica. Modifiche alla Legge Regionale 19 febbraio 1996, n.3” in quanto Sessa Aurunca è uno dei luoghi storici della regione Campania, che mantiene ancora la sua funzione di “presidio del territorio”, grazie all’equilibrio tra patrimonio antropico e naturalistico conservatosi quasi inalterato nel tempo. Il suo centro storico presenta le risorse e le potenzialità per attuare in maniera vincente, attraverso una politica di rigenerazione e rivitalizzazione, nuove condizioni


di sviluppo socio-economico, culturale e ambientale. Le decisioni e gli interventi derivanti da un programma di valorizzazione di questo tipo andrebbero supportate da un grande lavoro di ascolto e di collaborazione tra cittadinanza, pubblica amministrazione e progettisti. Ad oggi in Campania i possibili strumenti per la conservazione e valorizzazione dei centri storici sono: i Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale5 (L.R. n. 26 del 18 Ottobre 2002) e gli Accordi di programma (art.12 della Legge Regionale 22 dicembre 2004, n. 16). I Programmi integrati individuano le condizioni attuali del territorio (analisi storiche, urbanistiche, architettoniche, paesistiche e socio-economiche), descrivono i percorsi di sviluppo e riqualificazione (attraverso interventi di recupero e di adeguamento in campo igienico ed impiantistico), prefigurano il nuovo assetto attraverso l’individuazione delle risorse disponibili, la suscettività di sviluppo di luoghi ed attrezzature, le attese socioeconomiche di sviluppo e la congruenza tra le analisi, gli interventi proposti e i risultati attesi. Contengono, inoltre, tutte le indicazioni di un progetto d’intervento esteso a tutte le componenti architettoniche, paesistiche ed ambientali, ivi comprese le pavimentazioni stradali, le definizioni di aperture, ornie ed infissi, le insegne, i paramenti esterni, i colori, la scelta e la disposizione del verde pubblico, le apparecchiature di servizio e d’uso. Vengono adottati con una delibera del consiglio comunale e sono integrati da uno studio di fattibilità. La loro approvazione costituisce, per ciascuno degli interventi previsti, titolo preferenziale per l’accesso alle agevolazioni finanziarie, con priorità per gli interventi presentati dai piccoli comuni (con popolazione inferiore a quarantamila abitanti; Sessa e le sue frazioni contano 21.727 abitanti, dei quali 5.269 risiedono nel capoluogo). Due novità previste da questi programmi sono: la prima, la possibilità di promuovere cantieriscuola per sostenere l’attività di incentivazione nel restauro dei beni culturali in collaborazione con Enti ed Istituzioni altamente qualificati avvalendosi di personale specializzato, e dunque una sorta di alternanza scuola-lavoro per connettere il progetto alla comunità; la seconda, la possibilità della delocalizzazione di attività non compatibili con le finalità dei programmi stessi, ovvero di

edifici di scadente qualità e/o di epoca postbellica, che costituiscono detrattori ambientali. A questo scopo la Regione concede un incentivo per la delocalizzazione in area più idonea, oppure la possibilità di sostituzione in sito ma nel rispetto dell’ambiente storico e del contesto urbano in cui ricadono. Un programma dunque che non congela lo status quo ma anzi lo rinnova tutelandolo. Si procede, invece, alla stipula dell’accordo di programma per la definizione e l’esecuzione di opere pubbliche o di interesse pubblico, anche di iniziativa privata, di interventi o di programmi di intervento, se è necessaria un’azione integrata tra Regione, comune, amministrazioni dello Stato e altri enti pubblici. Alla stipula dell’Accordo partecipano tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati all’attuazione degli interventi previsti, nonché i soggetti portatori di interessi diffusi. L’Accordo si stipula mediante la convocazione di una Conferenza di servizi a cui partecipano i soggetti interessati e nella quale si specificano gli interventi oggetto dell’Accordo e il programma di attuazione delle opere e degli interventi con l’indicazione dei tempi e dei costi. L’obiettivo del progetto è il recupero e la valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca, utilizzando le metodologie, i criteri, i principi fondanti del restauro urbano. Roberto Pane, consapevole che il restauro dei centri storici non può essere affrontato come una sommatoria di interventi di restauro architettonico, ci insegna che per la riqualificazione dei centri storici occorrono strumenti di natura diversa, che attingono all’urbanistica. Il centro storico è da intendersi come un sistema composto da elementi, ma non è la sommatoria degli stessi, è qualcosa di più complesso che comprende le relazioni tra ciascuna parte e il tutto. Per poter operare sul tessuto storico, naturale e costruito, è necessaria una strategia di interventi, uno studio organico e complessivo che affronta il tema in maniera interdisciplinare. Il presupposto è quello di considerare il centro storico come un unico monumento costituito da componenti immateriali (storia, tradizioni, usi, attività economiche) e fisiche (edifici, tessuti, spazi aperti pubblici e privati, colori, materiali di arredo etc.).

Introduzione. Premesse metodologiche |

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Tali principi vengono ribaditi nella Carta di Venezia, che si sviluppa attorno alle tesi di Pane, Brandi e Gazzola e poi riconfermati nella Dichiarazione di Amsterdam in cui si evince la necessità di affrontare la questione dei centri storici in sinergia con una tutela a scala urbanistica. Il progetto dunque, nell’ottica del restauro urbano e tenendo conto dei principi sopra citati, si propone di impedire le alterazioni dei luoghi scegliendo un criterio conservativo che però non congeli tale contesto di notevole pregio, ma lo rivitalizzi attraverso un riuso e una trasformazione appropriati al genius loci, in dialogo e compatibili con il contesto. In particolare lo studio prevede di: -conservare e valorizzare il tessuto edilizio tradizionale e l’impianto urbano cittadino per il loro particolare interesse storico, artistico ed ambientale; -conservare e valorizzare i beni materiali ed immateriali nei contesti urbanistici e paesaggistici di pregio in cui sono inseriti; -suturare le lacerazioni ambientali e le discrasie presenti riconvertendo a verde alcune aree e rifunzionalizzando complessi monumentali e conventuali inutilizzati; -promuovere la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale, attraverso la salvaguardia della presenza antropica, in quanto presupposto per la conservazione dell’identità storico-culturale del luogo; -perseguire la riqualificazione ambientale secondo una matrice conservativa, per migliorare la qualità dei luoghi, anche attraverso un complesso integrato ed organico di interventi riguardanti le diverse funzioni che possano essere compatibili con le caratteristiche peculiari del centro storico; -disciplinare, in armonia con i valori peculiari dei luoghi, il restauro ambientale e tutte le operazioni da esso derivanti, al fine di ridurre il degrado del patrimonio edilizio ed ambientale presente; -estendere il programma alle aree circostanti al centro storico filologicamente riconosciuto e perimetrato per connettere il centro stesso al territorio urbano periferico e alle aree agricole secondo una concezione integrata delle componenti territoriali; -superare l’intento conservativo nella prospettiva

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| Introduzione. Premesse metodologiche

di una valorizzazione culturale e turistica connessa alle risorse storiche, naturali e paesaggistiche ed enogastronomiche; -proporre delle procedure di attuazione e di gestione degli interventi che prevedano una commistione dell’intervento pubblico e privato, prevedendo anche delle logiche compensative. La L.R. 26/2002 qualifica i centri storici, definendoli come gli impianti urbanistici o agglomerati insediativi urbani che sono centri di cultura locale o di produzione artistica e che, accanto alle testimonianze di cultura materiale, contengano opere d’arte entro il contesto storico per cui sono nate e in rapporto con il tessuto urbano, esteso al contesto paesaggistico di pertinenza, come risulta individuato nell’iconografia tradizionale, e che conservano l’aspetto della città storica, perché costituiscono una pregnante testimonianza materiale e immateriale di un agglomerato insediativo urbano che è sopravvissuto attraverso i secoli e si conserva ancora in parte riconoscibile necessitando di interventi di tutela, valorizzazione e regolamentazione perché sia trasmesso alle generazioni future. In questi casi contribuisce alla densità dei significati, oltre alla permanenza dell’impianto urbano di più antica matrice storica, la peculiare posizione geomorfologica dei luoghi, che determina unità di paesaggio edificato e non edificato di elevata qualità che contengono valori storico-documentali, etnografici, artistici, ambientali e naturalistici. Nel caso di Sessa, a questo complesso di fattori si aggiungono quelli del Parco regionale di Roccamonfina e foce del Garigliano e dei siti di interesse comunitario. La fase di analisi che ha interessato la natura, l’entità e l’allocazione delle risorse presenti si è sviluppata sia a livello comunale che sovracomunale e territoriale, individuando più sistemi interconnessi ma riconoscendo nella polarità del centro storico di Sessa il fulcro del complesso sistema generale. Il progetto, come previsto all’interno dei programmi integrati, contiene tutte le indicazioni e le valutazioni atte a definire un piano d’intervento esteso a tutte le componenti architettoniche, paesistiche ed ambientali, ivi compresi gli spazi aperti, i giardini, il verde pubblico, le pavimentazioni, i percorsi; esso è validato dallo studio di fattibilità, articolato nelle


sue componenti tecniche, finanziarie e gestionali, dal quale si evince come la proposta costituisca una occasione di rigenerazione urbana nell’ipotesi di collaborazione fattiva tra pubblico e privato, considerando l’accesso alle agevolazioni finanziarie previste dalla legge6 ai fondi comunitari stanziati per il 2014-2020. Lo studio è fondato sul principio guida innovativo e stimolante dell’Historic Urban Landscape dell’UNESCO, secondo il quale l’area urbana è il risultato di una stratificazione storica di valori culturali e naturali che vanno oltre la nozione di “centro storico” o di “insieme storico” per includere un contesto urbano più ampio insieme alla sua area geografica. Tale approccio supera la limitazione al singolo edificio, all’emergenza architettonica considerata come elemento avulso dal contesto in cui è collocato. La rilevanza ambientale dell’emergenza non viene disconosciuta, ma viene considerata come parte integrante di un organismo, di un insieme più ampio e complesso che è appunto il paesaggio storico urbano. Conservare il monumento implica la conservazione della sua condizione ambientale e pertanto non può essere separato dalla storia e dall’ambiente in cui si trova (Carta di Venezia, art.6, art.7). L’approccio dell’HUL è fondato una visione allargata alla città intera e a una sua nuova percezione. Le città sono, infatti, organismi dinamici: non esiste una singola città “storica” al mondo che abbia mantenuto il suo carattere “originale“ intatto: la città è infatti un organo dinamico, in continuo mutamento e destinato a cambiare con la società stessa. La conservazione del paesaggio storico urbano, di vitale importanza per le nostre città, deve fondarsi su alleanze strategiche e dinamiche tra i diversi attori della scena urbana, soprattutto tra Pubblica amministrazione e imprenditori. Il contesto ampio in cui va collocato il progetto, comprende la fisiografia del sito insieme all’ambiente costruito storico e moderno, le sue infrastrutture, i suoi spazi aperti e i giardini, l’organizzazione spaziale, le percezioni e le relazioni visive, le pratiche sociali e culturali, i valori materiali e immateriali, i processi economici e le dimensioni intangibili del patrimonio collegate alla diversità e all’identità dei luoghi.

L’approccio dell’HUL considera e interpreta la città come un continuum nel tempo e nello spazio. In tale prospettiva si inserisce il progetto di restauro e valorizzazione di Sessa Aurunca. Come ricorda Roberto Pane, la tutela del paesaggio e dei valori ambientali e architettonici non è un impegno astratto, occorre esercitare la propria azione militante e far sentire il peso della propria opinione anche nei fatti della vita quotidiana, nelle scelte urbanistiche, in quelle più generali di politica del territorio, nell’impegno civile, prima e oltre che in quello scientifico.

NOTE 1

Piani di recupero: di cui alla legge 5 agosto 1978, n. 457.

2

Programmi complessi: di cui al decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 398, articolo 11, convertito in legge 4 dicembre 1993, n. 493.

3

Programmi integrati di intervento: di cui alla L. 17 febbraio 1992, n. 179, articolo 17, e alla L.R. 19 febbraio 1996, n. 3 e alla L.R. 18 ottobre 2002, n. 26 4

Sono strumenti per la riqualificazione urbana, introdotti dall’inizio degli anni ‘90 volti non più a governare la crescita quantitativa ma a promuovere la trasformazione qualitativa e a definire interventi pubblici e privati, tra loro coordinati, che migliorino l’assetto e la qualità di un contesto urbano.

5

Nel regolamento di attuazione sempre della L.R. n.26 del 18 ottobre 2002, si disciplinano le modalità di redazione, approvazione, concessione ed erogazione dei contributi per gli interventi previsti nei programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale. 6

Il Programma di Valorizzazione concorre assieme al Piano del Colore per l’edilizia storica, a costituire, pur essendo un atto di programmazione dotato di valenza autonoma, il Programma Integrato di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale del centro, dei centri o dei nuclei storici, di cui alla L. R. 19 febbraio 1996 n. 3 e s.m.i.

Introduzione. Premesse metodologiche |

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“The historic urban landscape is the urban area understood as the result of a historic layering of cultural and natural values and attributes, extending beyond the notion of “historic centre” to include the broader urban context and its geographical setting.” Historic Urban Landscape, Parigi, 2011

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1. L’AMBITO SOVRACOMUNALE 17


1.1 SESSA AURUNCA E IL SUO TERRITORIO

“Sessa giace sulla medesima deliziosa collina dov’era l’antica, otto miglia al di qua del Liri, oggi Garigliano. Fu ella conosciuta sin dall’antichità con il nume d Sessa Aurunca.” Così Gianbattista Gagliardo1 desciveva la città nel 1814. La cittadina di Sessa è posta a circa 200 mt s.l.m. tra le pendici sud-orientali del vulcano spento del Roccamonfina2 e la fertile piana del Garigliano. Il Comune di Sessa Aurunca, situato a nordovest ha un’estensione territoriale di 163,09 kmq. Per superficie, è il più grande della provincia di Caserta. Del territorio comunale fanno parte, oltre alla città 26 frazioni3. La Terra aurunca è splendida, soprattutto per la morfologia che contraddistingue le diverse zone: la parte pianeggiante, dal mare con un tratto di costa

comune di sessa aurunca

sessa aurunca

Fig.1 La mappa mostra l’estensione dei confini comunali di Sessa Aurunca alle pendici del Roccamonfina. In evidenza il capoluogo, la S.S.7 ovvero la via Appia che attravera il suo territorio e il fiume Garigliano che segna i confini occidentali del comune.

18

| 1. L’ambito sovracomunale

bassa e sabbiosa lunga circa 9 km, da Levagnole fino alla foce del Garigliano, si prolunga fin sulle colline del Massico e sulle pendici del vulcano di Roccamonfina. Questo territorio, già parte dell’antica Campania felix, ancora oggi può essere definito “felice”, sia per la bellezza e la diversità del paesaggio, sia per la ricchezza di testimonianze archeologiche e monumentali. Nel secolo scorso numerosi interventi di bonifica hanno canalizzato le acque della depressione dell’antico pantano di Sessa e ne hanno prosciugato l’acquitrino. Questi interventi hanno contribuito alla scomparsa della malaria che infestava l’area. L’area della piana di Sessa4 era il territorio abitato dagli Aurunci, popolo appartenente al ceppo indo-europeo stabilitisi nella parte alta della Campania e nella parte bassa del Lazio. Dalle coste penetrarono all’interno e più tardi, quasi all’età del ferro, prima della espansione dei sanniti, erano presenti in tutta la Campania. Come è noto, l’odierna città di Sessa è l’antichissima Suessa, centro abitato dall’antico popolo degli Aurunci che si insediarono sui monti omonimi e che la fondarono intorno al 337 a.C. I numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano la sua importanza nel periodo romano ma oggi il centro storico ha l’aspetto conferitogli dall’insediamento medievale. Testimonianza ne sono i tratti superstiti delle antiche mura munite di torri cilindriche ben conservate ancora oggi, e il Castello Ducale, espressioni della Sessa medievale. Durante questo periodo però l’insufficiente difesa del territorio portò ad una invasione dell’acquitrino, determinando la diffusione della malaria e lo spopolamento delle aree del centro cittadino. L’opera di bonifica tra XIX e XX secolo ha risollevato le sorti della città e delle sue numerose frazioni. Il risanamento del territorio, infatti, ha comportato, il risollevamento delle sorti del territorio e della


Fig.2 Ripresa da drone del teatro romano di Sessa, del cardo massimo, oggi Corso Lucilio e del castello Ducale.

popolazione grazie allo sviluppo di diverse attività economiche tra cui l’agricoltura e il turismo balneare. Queste attività sono alla base dell’economia sessana di oggi.

1.1.1 ASPETTI GEOGRAFICI La piana di Sessa era un fondo marino agli inizi del quaternario e in quel periodo probabilmente cominciò l’attività vulcanica del distretto campano. Il Tirreno si insinuava tra i monti dell’Appennino e separava i diversi blocchi montuosi come il Massico, l’Aurunci etc. Questi blocchi avevano completato la loro emersone ed erano separati da bracci di mare. Cominciò poi l’opera di colmanento delle alluvioni del Garigliano5, e altri corsi d’acqua minori, e con l’abbondante materiale piroclastico, sabbia, cenere , lapillo, etc. proveniente per caduta dalle esplosioni del Roccamonfina. Quest’opera terminò con la formazione della pianura sessana. L’azione di dilavamento delle acque sui rilievi calcarei e sullo stesso Roccamonfina, ha portato, dove la pianura si innalzava per saldarsi con le montagne, all’accumulo di materiale calcareo e vulcanico grossolano e assai permeabile che ha originato il piano campano e piccoli centri

abitati6, poi la formazione della pianura più a valle verso il mare ad opera della duna costiera che, sbarrando il deflusso dei torrenti ha provocato la sedimentazione dei detriti e l’avanzamento del cordone lungo la linea costiera, poi l’azione di deposito di detriti esercitata dalle correnti marine, poi il bradisismo marino hanno contribuito a costituire l’immagine della piana sessana. Allo steso tempo le acque dolci non potendo defluire verso mare, vanno a confluire formando ristagni retrodunali e paludosi. Gli Enti di bonifica hanno prosciugato e risanato queste terre infestate dalla malaria per restituire terreni coltivabili alla comunità. La sua posizione, inoltre, favorisce la mitezza del clima e rende vivibile l’intero territorio in tutte le stagioni. In primavera si può ammirare la natura: con la fioritura e gli svariati profumi degli alberi da frutto (peschi, meli, susini, ciliegi, mandorli, fichi, agrumi, melograni); con la vista delle colline con le loro molteplici sfumature di verde, punteggiate dal giallo delle mimose e, poi, delle ginestre; con le pianure che mettono in mostra le sagome disuguali delle piante e le distese di prati con i broccoli in fiore. In estate, si può scegliere di fare una nuotata nelle acque del mare, di girovagare tra gli incantevoli vicoli di Sessa e dei suoi borghi limitrofi, di oziare nei boschi, lontani dalla calura, tra le ombre e gli odori delle resine e dei muschi.

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In autunno, le chiome degli alberi diventano un insieme di gialli e di rossi, più o meno accesi, sfumati, vivi ed intensi, ed il terreno, soprattutto nei querceti e nei castagneti, si ricopre di tappeti variopinti e profumati. Ma anche l’inverno è piacevole, perché le stagioni non sono mai né troppo fredde né troppo calde. Ciò è dovuto dalla disposizione dei monti Aurunci e del Roccamonfina che, con la loro notevole altitudine riparano la piana dai venti freddi da nord e, grazie all’azione mitigatrice dei venti umidi marini si ha un clima mite in inverno e non troppo caldo in estate. L’area è ben riparata dai venti in genere freddi e secchi e quando spira il vento freddo del Garigliano da nord-est provoca sulle montagne circostanti forti nevicate. Nel complesso vi sono condizioni climatiche favorevoli all’agricoltura. Il territorio sessano si può dividere in due aree ben distinte: una collinare che si estende da Sessa Aurunca alle pendici del Roccamonfina e l’altra pianeggiante ben più estesa. I terreni collinari sono costituti da sabbia e cenerume di origine vulcanica con elementi fortemente fertilizzanti come il fosforo e il potassio, essendo fertili vengono sfruttati per colture legnose7, la parte pianeggiante da terreni con materiali piroclastici e argille limacciose depositate dalle acque stagnanti durante il periodo di impaludamento, ma è altrettanto fertile e coltivata a seminativo asciutto e irriguo. Si rileva, inoltre, che il paesaggio agrario della zona di bonifica ha determinato una caratteristica fisionomica particolare, ovvero tanti appezzamenti di terreno di dimensioni pressoché uguali attraversati da canali di irrigazione e di scolo con strade di accesso asfaltate, mentre, nella zona collinare, vicino l’abitato di Sessa, le colture orticole e frumentose cedono il passo alle colture legnose e il paesaggio cambia colori e caratteristiche diventando quello tipico dell’insediamento mediterraneo.

Fig.3 Perimetrazione del consorzio Aurunco di bonifica.

Fig.4 Cartina che evidenzia oltre ai confini del comprensorio aurunco di bonifica, il perimetro del bacino di prosciugamento meccanico, i canali collettori, le idrovore presenti nella zona.

1.1.2 LA BONIFICA Prima delle operazioni di bonifica della Piana, questa era soggetta durante il periodo delle piogge a continue inondazioni da parte del Garigliano e dei diversi torrenti che affluivano nella zona più bassa della pianura e, per mancanza di pendenza e per l’ostacolo della duna costiera, l’acqua ristagnava. Questa depressione diede luogo alla formazione

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del malarico e vasto Pantano di Sessa e ancora nel 1931 gli abitanti di Cellole erano colpiti dalla malaria. I primi tentativi di bonifica furono fatti da Ferdinando II di Borbone tra il 1856 e il 1859 con un organico e ambizioso piano che doveva comprendere tutto il bacino del Garigliano. Eventi politici della monarchia impedirono la


realizzazione del piano di bonifica e il risanamento della piana, che ebbe inizio solo agli inizi del XX secolo con i progetti di bonifica del Consorzio aurunco di bonifica nel 1925 e terminarono nel 1950 e superano anche le distruzioni operate dai tedeschi in ritirata. Successivamente, furono realizzate numerose opere irrigue con una fitta rete di canalizzazione, che, attingendo acqua dal Garigliano distribuisce l’acqua in tutta l’area pianeggiante. La pianura trasformata in terreni irrigui ha determinato lo sviluppo e l’intensificazione della produzione agricola e se prima della bonifica l’indirizzo era latifondistico e si basava sull’allevamento del bufalo, poi le coltivazioni si sono orientate verso produzioni più mirate, si è favorita l’occupazione bracciantile stagionale e l’insediamento stabile dei coloni nella piana. Ciò ha determinato l’aumento della popolazione e dei traffici che ha reso necessario sviluppare e potenziare la rete stradale che ancora faceva capo alle due vie consolari, l’Appia e la Domiziana. Si aprirono tutta una serie di nuove strade che permisero di estendere la rete stradale all’insediamento sparso in tutte le aree pianeggianti collegando le due strade consolari e raccordandole altresì con la Litoranea che segue il cordone dunoso costiero. Lì vi era una grossa pineta in parte abbattuta per la realizzazione degli stabilimenti balneari lungo Baia Domitia8.

1.1.3 ASPETTI GEOLOGICI DELLA PIANA DI SESSA Il massiccio vulcanico del Roccamonfina, ormai estinto, rimane determinante nella caratterizzazione della pedogenesi locale poiché tutti i terreni agrari, in particolar modo quelli collinari, sono derivati dalla disgregazione delle colate e delle eruzioni piroclastiche avvenute in età pleistocenica. Geologicamente i terreni presenti, al disotto di una breve coltre di alterazione e fino a notevole profondità, come ricostruibile dalle osservazioni di superficie, sono prevalentemente costituiti da pozzolane e sabbie vulcaniche miste a pomici e frammenti lavici con livelli di lave tefritiche e leucitiche di età pleistocenica, provenienti dai centri di emissione del complesso vulcanico del Roccamonfina. Tale genesi ha generato terreni particolarmente dotati di tutti i macroelementi essenziali a qualsiasi

coltura agraria, la presenza inoltre di un discreto corredo di microelementi, fanno di questi terreni un substrato particolarmente adatto alla coltivazione dell’olivo rendendo i prodotti da questa derivati particolarmente pregevoli e ricchi di sostanze polifenoliche. L’eruzione di materiali piroclastici avvenute nell’età pleistocenica erano di enorme dimensione e portata, si ricorda infatti che il complesso vulcanico del Roccamonfina è un relitto vulcanico tra i più estesi d’Europa, sicuramente il più polimorfo. L’influenza delle sue bocche eruttive arrivavano sino ai versanti nord del massiccio del Monte Maggiore, mentre la catena dei Monti Aurunci, posta immediatamente a nord del massiccio vulcanico, e il massiccio del Matese ha avuto origine postuma all’attività del Roccamonfina: le caratteristiche pedogenetiche di questi due gruppi montuosi sono infatti ben diverse da quelle sorte sui materiali lavici del Roccamonfina, si tratta infatti di gruppi a prevalente determinazione carsica i cui terreni agrari derivati hanno ben diverso corredo nutrizionale. L’analisi geomorfologica dell’area ha messo in evidenza infatti l’assenza, lungo i versanti delle alture presenti, di forme del pendio legate all’essersi verificati nel passato episodi di fenomeni franosi o di evoluzione particolarmente accelerata, tantomeno esistono segni significativi che lascino supporre un suo probabile verificarsi in un immediato futuro. Le acque superficiali perciò defluiscono lungo direttrici preferenziali naturali che non apportano cambiamenti o situazioni di crisi ai versanti interessati, inoltre il loro movimento attuale è tale da non lasciar presupporre modifiche al deflusso delle acque sotterranee, in quanto la falda va ricercata, per le caratteristiche idrologiche dell’area, a notevoli profondità.

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Fig.5 Il settore primario di Sessa: l’agricoltura

1.1.4 L’ECONOMIA DELLE TERRE AURUNCHE Il settore primario9 è costituito prevalentemente da quello agricolo ancora oggi importante nell’economia locale. La maggior parte delle superfici sono occupate da seminativo irriguo e piante orticole e primizie (fagiolini, melanzane, cavolfiori, cipolle, peperoni, pomodori, lattuga e carciofi viola), da seminativo asciutto, come il frumento e coltivazioni da piante legnose per il frutteto misto e specializzato e olivi e vite. Le colture in serre si stanno diffondendo nelle terre di bonifica del Pantano di Sessa. Per quanto concerne lo sviluppo del settore secondario10, negli ultimi decenni sono state realizzate numerose opere infrastrutturali che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia del settore secondario. Interventi sulla viabilità, apertura di nuove strade e ammodernamento del reticolo stradale per adeguare il territorio alle nuove esigenze. Altro elemento importante è la costruzione di una centrale elettronucleare sul fiume Garigliano di potenza pari a 160000KW il cui scopo era alimentare di energia la nascente industria locale. Ad oggi è ormai è inattiva. Aperta nel 1964 e chiusa nel 1982 a causa di un guasto e della classificazione della zona come zona sismica in seguito alla rivalutazione conseguente al terremoto dell’Irpinia. Tale centrale non compare nelle carte geografiche perché “abusiva”, in quanto sorta in terreno agricolo. Non si hanno misure attendibili della pericolosità attuale delle possibili radiazioni o infiltrazioni in falda di tali rifiuti. Il loro recupero, richiesto nel 2005, è stato

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negato a causa dell’ ”inesistenza” formale della centrale. Per la distribuzione degli stabilimenti industriali nella piana sessana, si osserva che le fabbriche si sono coagulate intorno al centro di Carano, diventato vero e proprio polo industriale e poi anche nell’area compresa tra la Domiziana e la Appia. La concentrazione di industrie in prossimità di Carano si spiega con la vicinanza alla stazione ferroviaria di Sessa Aurunca, dalle due strade consolari e dalla convergenza di interessi tra il comune di Sessa di cui Carano è frazione e quello di Cellole11 per la sua vicinanza al centro di Carano. Prevalgono comunque piccole aziende complementari all’agricoltura che comunque non sono idonee ad assorbire la disoccupazione locale, alleviata invece da un ingente flusso migratorio verso Canada, Australia, Svizzera e Francia soprattutto nel periodo dal 1958-1963. Per il Settore terziario12, particolare importanza assumono i lavoratori del comparto turistico. Numerosi gli abitanti che lasciano le loro abitazioni per spostarsi nelle case vacanza sulle lunghe file di fabbricati allineati sulle strade di Baia Domizia. All’altissimo numero i turisti stagionali si aggiungono quelli pendolari che affollano le strade e le piazze del centro turistico. A questo fenomeno ha contribuito la creazione nel 1964 del complesso turistico alberghiero di Baia Domizia con la vendita di 400 ettari di pineta a sud della foce del Garigliano, alienata dal comune di Sessa. Essa si estende lungo la linea di spiaggia coprendo quasi tutto il cordone dunoso costiero e confinando a meridione col comune di Mondragone.

Fig.6 La centrale elettronucleare a Sessa


Fig.7 Distesa di ulivi nella piana di Sessa insieme ai ritrovamenti archeologici

1.1.5 L’AGRICOLTURA DELLE TERRE AURUNCHE L’agricoltura delle terre aurunche è la tipica agricoltura delle colline mediterranee. Innanzi tutto vanno distinte le colture specializzate ed intensive delle zone pianeggianti dove gli investimenti colturali e lo sfruttamento del territorio sono alquanto elevati, anche grazie alla particolare fertilità che ha dato sin dal tempo dell’antichità romana l’appellativo anche a questa zona di “Campania felix”, trovando molto sviluppo la coltura della mela annurca che di recente ha avuto il riconoscimento comunitario. Le colture erbacee sono destinate prevalentemente all’alimentazione zootecnica – sono abbastanza diffusi gli allevamenti di bufale per la produzione del latte necessario alla produzione della “Mozzarella di bufala campana d.o.p”. Sulle colline, invece, troviamo terreni particolarmente vocati e destinati all’olivicoltura per la produzione dell’olio extra vergine di oliva tipico delle terre aurunche. L’olio fu una componente basilare dell’alimentazione dei Romani e venne utilizzato anche per usi diversi da quello alimentare, quali la medicina, la cosmesi e l’illuminazione. Esistevano diverse qualità di olio: il migliore era l’olio vergine, o di prima spremitura “oleum flos”, dal costo molto elevato, l’olio di seconda qualità “oleum sequens”,

più economico; ed infine un olio di qualità ordinaria “oleum cibarium”. Con la denominazione di” oleum flos” si indicava spesso l’olio che proveniva dalle zone aurunche e limitrofe. L’importanza dell’olio nell’economia aurunca ha sempre assunto una posizione di primaria attenzione rispetto a tutte le altre attività agricole. La produzione di olio è da sempre legata alle usanze e alle credenze popolari e si può affermare che l’olivo rappresenta la coltura agraria più tradizionale e più espressiva del territorio di Sessa.

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NOTE

1

Gianbattista Gagliardi: abate tarantino, economista, agronomo particolarmente dotto, appassionato scrittore di agraria. Rifondò nel 1808 insieme ad altri dotti l’accademia pontaniana (nata nel 1458 da A.Beccadelli) dopo la sua chiusura nel 1542 per volere del vicerè Don Pedro De Toledo. Direttore generale dell’agricoltura e dei beni della corona del Re delle Due Sicilie e poi Ispettore generale delle acque e delle foreste. 2

Roccamonfina: vulcano spento dal III secolo a.C. compreso tra il Volturno e il Garigliano, ha contribuito grazie alle sue ceneri a rendere fertili le pianure che lo circondano ancora oggi.

3

Le frazioni di Sessa sono 26 e sono: 1.Aulpi, 2.Avezzano-Sorbello, 3.Baia Domizia, 4.Carano, 5.Casamare, 6.Cascano, 7.Cescheto, 8.Corbara, 9.Corigliano, 10.Cupa, 11.Fasani, 12.Fontanaradina, 13.Gusti, 14.Lauro, 15.Levagnole, 16.Li Paoli, 17.Maiano, 18.Marzuli, 19.Piedimonte, 20.Ponte, 21.Rongolise, 22.San Carlo, 23.San Castrese, 24.San Limato, 25.San Martino, 26.Santa Maria a Valogno, 27.Tuoro, 28.Valogno. 4

Il territorio è delimitato anche dalla perimetrazione della Denominazione di Origine Protetta dell’olio extra vergine di oliva “Terre Aurunche”, situato nella parte nord della provincia di Caserta ed è tutto baricentrato attorno al vulcano spento del Roccamonfina. Le olive destinate alla produzione dell’olio di oliva extravergine della d.o.p devono essere prodotte, nell’area di Sessa.

5

Garigliano: fiume dell’Italia centrale, nasce dai monti Simbruini nella Marsica (Abruzzo), dopo che ha ricevuto le acque del Sacco, a valle di Ceprano, scorre verso sud bagnando la Ciociaria e nelle vicinanze di Cassino riceve come affluente di sinistra il fiume Rapido, chiamato Gari, e percorre per un tratto la piana sessana versandosi nel Tirreno e segnando il confine tra Campania e Lazio.

6

Carano, Piedimonte Massicano, Rongolisi, Corigliano, etc.

7

Uliveto, frutteto, agrumi e vite.

8

Baia Domizia: importante località turistica balneare nata nei primi anni ‘70 nel mezzo della cosiddetta “Pineta o Pantano di Sessa”. Il comune di Sessa Aurunca vendette l’area dopo deliberazione del consiglio comunale del 29/9/1962 alla società Aurunca Litora S.p.a. di 313 ettari a condizione che rimanesse aperta a tutti e che fosse sviluppata e valorizzata per scopi “turistico-balnearo-residenziale” come citato nell’atto di compravendita. Le caratteristiche climatiche e paesaggistiche della sua pineta resinosa e balsamica, il suo finissimo arenile, facevano di Baia Domizia una meravigliosa oasi turistica. Oggi, invece, subisce un fenomeno di abbandono turistico per il forte degrado presente.

9

Il settore primario è definito, in ambito economico, il settore che raggruppa tutte le attività che riguardano l’agricoltura, la pesca, l’allevamento e l’attività mineraria. Si tratta di attività che vanno incontro ai bisogni primari dell’individuo e pertanto sono state le prime attività economiche poste in essere dall’uomo. Infine, si raggruppa in questo settore anche lo sfruttamento delle risorse minerarie e la silvicoltura.

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10

Il settore secondario comprende le attività dell’industria: le miniere, le attività manifatturiere, l’energia e le costruzioni. È caratterizzato dall’utilizzo di macchinari a sempre più elevato contenuto tecnologico, che richiedono una bassa quantità di mano d’opera.Il secondario è il settore industriale che prevede l’attività economica a livello mondiale. Questa deve andare incontro ai bisogni considerati, in qualche modo, come secondari rispetto a quelli cui va incontro il settore primario. Secondo la teoria di alcuni economisti, nel corso del suo sviluppo tecnologico, la società tende a lasciare dietro di sé lo stadio di economia agraria non appena ha assicurato il soddisfacimento dei bisogni primari: una volta raggiunta questa garanzia, essa concentrerà i suoi sforzi in attività di altri tipi. Molte volte, un’economia particolarmente attiva nel settore secondario è semplicemente impegnata nella lavorazione dei prodotti del settore primario. 11

Il comune di Cellole è situato nella parte bassa della pianatura di Sessa e fino al 1982 è stato una frazione di Sessa Aurunca. È diventato poi comune autonomo dopo alterne vicende nel 1982.

12

Il settore terziario è il settore economico in cui si producono o forniscono servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività del settore primario e secondario che vanno sotto il nome di servizi. In sostanza si occupa di prestazioni immateriali le quali possono essere incorporate o meno in un bene. Si può suddividere in tradizionale (comprendente servizi tradizionalmente presenti praticamente in ogni epoca e cultura) e avanzato (caratteristico degli ultimi decenni). Se in un’economia poco sviluppata esistono senz’altro attività di questo settore (si pensi ai servizi alberghieri), la società in cui si sviluppa il settore terziario avanzato offre servizi sempre più complessi per tutti.

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“Urban conservation is not limited to preservation of single buildings [...] it lies at the very heart of urban planning.� Unesco 2011

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2. IL TERRITORIO COMUNALE 27


2.1 SESSA AURUNCA

INQUADRAMENTO TERRITORIALE COMUNALE

2.1 TERRITORIO E SISTEMA NATURALE Il Comune di Sessa Aurunca è un comune italiano della regione Campania situato a nord-ovest del casertano e distante 44 km da Caserta. Il territorio comunale ha un’estensione territoriale di 163,09 kmq. Per superficie, è il più grande della provincia di Caserta e, dopo Ariano Irpino, è il secondo della regione Campania1. Il suo territorio, vasto e articolato, confina a sud con Mondragone, a est con Roccamonfina, Teano, Carinola e Falciano, a nord con Rocca d’Evandro e Galluccio, ad ovest con Minturno, S.S. Cosma e Damiano, Castelforte. Il territorio di Cellole, comune costituitosi nel 1975, enclave nel Comune di Sessa Aurunca, occupa, a sud-ovest, la posizione litoranea. A sud-est si colloca la catena del monte

Massico e, nella direttrice est-nord, i monti Torecasiello e la Frascara. Il Garigliano, a nord, costituisce il confine geografico con la provincia di Latina. Il litorale si affaccia sul golfo di Gaeta per circa 10,8 km2. Sessa si configura inoltre come nodo centrale della rete relazionale dei principali poli culturali dell’asse che collega il basso Lazio con Caserta, in cui si innestano i centri di Itri, Formia, Gaeta, Minturno, Roccamonfina, Mondragone e, lungo il percorso dell’autostrada E45 direzione Caserta, Teano, Calvi Risorta, Sant’Angelo in Formis, Capua, Santa Maria Capua Vetere, San Leucio, Caserta stessa, e a sud est Aversa. Si tratta di centri urbani collegati tra loro in cui sono ubicate importanti

Fig.1 La cartina mostra la distribuzione delle polarità culturali della provincia di Caserta e del basso Lazio, con Sessa Aurunca nodo centrale della rete relazionale.

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emergenze culturali, ossia complessi archeologici, architettonici, religiosi, museali. L’altimetria del territorio comunale varia dal livello del mare agli 813 metri s.l.m., raggiunti dalla vetta del monte Massico. Il nucleo storico di Sessa Aurunca è situato ad un’altitudine compresa tra 143 e 205 metri s.l.m. L’andamento clivometrico consente di distinguere tre grandi aree: la prima, localizzata nella parte meridionale del territorio, si estende da sud a nord-est (catena del monte Massico); la seconda, collinare, si estende da est a nord ed è costituita dalle falde del gruppo vulcanico di Roccamonfina; la terza, pianeggiante e degradante da nord-est verso sud-ovest e da sud-est verso nord-ovest, è attraversata dalla ferrovia Roma – Napoli via Formia e costituisce la piana del Garigliano, separata da quella del Volturno dalla catena montuosa del Massico3. Il territorio di Sessa Aurunca, attraversato da molteplici canali di deflusso e corsi d’acqua che si diramano prevalentemente dal Garigliano, è ricco di boschi e di numerose specie arboree, tra le quali l’Erica arborea, il Pioppo bianco (Populus Alba), il Carpino Orientale e il Carrubo; numerose sono le specie che formano la “macchia mediterranea”, tra le quali il lentisco, varie conifere, l’erba medica marina, il papavero e la salicornia. Gran parte della superficie collinare e montuosa è coperta da essenze boschive per un totale di 3.177 ha, pari al 19,4% dell’intera estensione territoriale comunale; la superficie agraria ne copre il 69,6% ed è così ripartita: 3.931 ha di frutteti, con le specie prevalenti del pesco, dell’albicocco, del susino, del melo, del pero e ciliegio; 2003 ha di seminativi irrigui; 88 ha di seminativi asciutti (frumento e avena); 4.008 ha di oliveti; 232 ha di vigneti. La fascia costiera, costituita dalla pineta e macchia mediterranea, si estende per 129 ha4. Il “Parco Regionale Roccamonfina – Foce del Garigliano”, istituito, nel 1993, dalla regione Campania, con legge regionale n. 33, insieme ad altri undici parchi naturali regionali (Matese, Taburno-Camposauro, Partenio, Foce Volturno e Costa Licola, Campi Flegrei, Monti Lattari, Monti Picentini, Monti Eremita-Marzano, Foce Sele e Tanagro, Lago di Falciano), trova la sua motivazione di esistere nell’importanza strategica delle risorse ambientali costituite dal fiume e dal

complesso vulcanico quali elementi strutturanti di un vasto ambito territoriale. Numerosi pozzi e sorgenti contribuiscono alla qualità delle produzioni agricole e zootecniche. Il “Parco” si estende per circa 9.000 ettari ed interessa i comuni di Sessa Aurunca, Teano, Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio e Tora e Piccilli5. Gran parte della superficie collinare e montuosa è coperta da essenze boschive per un totale di 3.177 ha, pari al 19,4% dell’intera estensione territoriale comunale; la superficie agraria ne copre il 69,6% ed è così ripartita: 3.931 ha di frutteti, con le specie prevalenti del pesco, dell’albicocco, del susino, del melo, del pero e ciliegio; 2003 ha di seminativi irrigui; 88 ha di seminativi asciutti (frumento e avena); 4.008 ha di oliveti; 232 ha di vigneti. La fascia costiera, costituita dalla pineta e macchia mediterranea, si estende per 129 ha6.

2.1.2 SISTEMA ANTROPICO INSEDIATIVO Del territorio comunale fanno parte, oltre alla città di Sessa Aurunca, anche molti centri più piccoli (Aulpi, Avezzano, Baia Domizia, Carano, Cascano, Cescheto, Corbara, Corigliano, Cupa, Fasani, Fontanaradina, Gusti, Lauro, Levagnole, Li Paoli, Maiano, Marzuli, Piedimonte, Ponte, Rongolise, San Carlo, San Castrese, San Limato, San Martino, Santa Maria a Valogno, Sorbello, Tuoro, Valogno), nonché alcuni abitati sparsi e quartieri periferici7. Il sistema insediativo risulta essere caratterizzato dall’accentuato dualismo tra l’edilizia compatta della costa (di Sessa fa parte il noto insediamento turistico - balneare di Baia Domizia centro, dotato di una serie di infrastrutture turistico-residenziali di notevole consistenza ma di non eccelsa qualità, con pubblici esercizi, quali bar, ristoranti, negozi e alberghi, e un campeggio di notevole estensione e di considerevole qualità, che si configura tra i più grandi e attrezzati d’Europa, e il villaggio svedese, al limite della zona nord “la pineta”, che si estende fino alla foce del Garigliano), e la disseminazione interna per piccoli nuclei8. Per la grande estensione del territorio (163,09 kmq) e una popolazione piuttosto ridotta (gli abitanti sono circa 23.000), Sessa Aurunca ha una bassa densità residenziale media (circa 145 abitanti per kmq)9.

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Fig.2 Sull’aereofotogrammetria sono individuati il sistema naturale ed il sistema antropico insediativo e relazionale che contraddistinguono il territorio comunale di Sessa Aurunca.

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| 2. Il territorio comunale


Il territorio comunale 2. |

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Le attività industriali a Sessa Aurunca sono suddivise in due ambiti, il primo ( in parte in fase di dismissione) presso il ponte sul Garigliano della SS quater (Domitiana) e il secondo (un agglomerato ASI con superficie scarsamente utilizzata) lungo la linea FS in corrispondenza della stazione di Sessa10. Sul fiume Garigliano è da segnalare la presenza di una centrale elletronucleare della potenza di 160.000 KW, che aveva lo scopo di produrre una rilevante quantità di energia da destinare alla nascente industria locale, inattiva dal 198211.

2.1.3 SOTTOSISTEMA ANTROPICO RELAZIONALE Il reticolo stradale ormai solca in tutte le drezioni l’area pianeggiante, mette in relazione le due strade consolari (Appia e Domiziana) e raccorda altresì queste ultime con la Litoranea, la quale segue per lungo tratto il cordone dunoso costiero. In prossimità del quale vi era una folta pineta, che in parte è stata abbattuta per far sorgere il grande centro turistico balneare Di Baia Domizia12.

Fig.3 Vista aerea di stralcio del centro storico di Sessa Aurunca ripresa con drone. Rilievo fotografico effettuato in Aprile 2017, in concessione dell’ing. A. Grella. Dall’immagine è possibile individuare la catena del monte Massico e sullo sfondo il litorale Domizio.

Fig.4 Vista aerea di stralcio del centro storico di Sessa Aurunca ripresa con drone. Rilievo fotografico effettuato in Aprile 2017, in concessione dell’ing. A. Grella. Dall’immagine è possibile individuare, sullo sfondo, il rilievo del Roccamonfina.

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| 2. Il territorio comunale


2.2 SESSA AURUNCA

INQUADRAMENTO TERRITORIALE CENTRO EDIFICATO DEL TERRITORIO

2.2.1 SISTEMA ANTROPICO INSEDIATIVO DEL CENTRO EDIFICATO Sessa Aurunca sorge ai piedi del complesso vulcanico di Roccamonfina, a circa 200 m.s.l.m.; a ovest la caratteristica emergenza del Monte Ofelio, a est la vallata del Rio Travata. La città di Sessa Aurunca ha una caratteristica forma allungata con notevoli pendenze tra sud e nord dell’abitato e valloni a est e ovest dello stesso. Il tessuto morfologico del centro storico è di eccezionale interesse ed è incardinato su una strada longitudinale, il corso Lucilio, dalla quale originano stradine ortogonali su cui prospettano edifici di pregio. Pregevolissimi il Duomo romanico (risalente al 1103), il Castello ducale, i numerosi complessi conventuali e i palazzi del centro storico che, con quelli di Capua e di Aversa, é tra i più nobili della

Terra di Lavoro. Tra le emergenze antropiche di rilevante interesse vanno ricordati: il Criptoportico (I sec. a. C.), il ponteviadotto Ronaco, con 22 arcate; il Teatro Romano (costruito nell’età di Augusto) ristrutturato nel II sec.d.C. e rinvenuto nei primi anni del 2000, le catacombe di San Casto. Si tratta delle testimonianze dell’importante ruolo territoriale rivestito nei secoli, non solo per la presenza di famiglie patrizie, ma anche per la ollocazione del centro abitato lungo l’itinerario per Napoli e per il Sud. La ricchezza del patrimonio culturale esprime il ruolo storico che la città ha svolto nei secoli; ruolo prevalentemente terziario, essendo Sessa tappa degli itinerari stradali per la discesa al sud e luogo di residenza di nobili famiglie con vasti

Fig.5 Vista aerea del teatro romano ripresa con drone. Rilievo fotografico effettuato in Aprile 2017, in concessione dell’ing. A. Grella.

Il territorio comunale 2. |

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patrimoni agricoli. Più recentemente, come si è già accennato, le direttrici di sviluppo hanno però emarginato Sessa Aurunca, limitandone la crescita e producendo un diffuso degrado da abbandono. nuovi sistemi di comunicazione hanno emarginato il centro, privandolo del suo ruolo storico, cosa che ha bloccato la crescita urbana ma che ha consentito la conservazione del ricco patrimonio storico-ambientale e culturale della città13. La fisionomia agricola del territorio sessano è contraddistinta da superfici coltivate a seminativo irriguo, soprattutto delle piante orticole e primizie, a seminativo asciutto, per lo più frumento, e in particolare dalle coltivazioni di piante legnose, tra cui spetta un largo spazio al frutteto misto e specializzato (pescheto)14. Si coltivano anche altre piante legnose di tipo mediterraneo, come l’ulivo e la vite, che sono di antica introduzione, e gli agrumi, diffusi in epoche più recenti 15.

2.2.2 SISTEMA ANTROPICO RELAZIONALE DEL CENTRO EDIFICATO Il sistema relazionale al servizio delle strutture insediative e produttive, formatosi nel corso della lunga storia urbanistica del territorio, fa perno sull’asse storico per la mobilità, ovvero la via Appia, che si delinea a sud del centro edificato

di Sessa Aurunca. Ancor oggi questa significativa arteria connette trasversalmente la collina ed il mare, collegando Gaeta a Sessa, con i nuclei urbani collinari del Comune, quali Cascano e Carano, nonché con significativi centri urbani collinari, quali Teano; ed infine con i comuni della Piana del Volturno. E’ da essa che si diramano le due arterie principali del centro urbano di Sessa, ossia Corso Lucilio, ex cardo massimo che ne attraversa il centro storico, e la SP 14, che, passando per Roccamonfina e Conca della Campania, collega Sessa a Mignano Monte Lungo immettendosi nella SS6 Casilina. SESSA AURUNCA | COME ARRIVARE IN AEREO Aereoporto di Capodichino IN TRENO -stazione di arrivo: Sessa AuruncaDa Napoli centrale Treni direzione Roma Via Formia o Via Cassino Da Roma Termini Treni direzione Napoli Via Formia o Via Cassino IN AUTO Autostrada A1, uscite consigliate: San Vittore, Caianello, Capua SS6 Casilina, uscite consigliate: Teano, Vairano Scalo, Marzano Appio, Tora e Piccilli SS7 Appia, uscita consigliata: Sessa Aurunca

Fig.6 Vista aerea di stralcio del centro storico, ripresa con drone. Rilievo fotografico effettuato in Aprile 2017, in concessione dell’ing. A. Grella. Si individuano il Castello Ducale con piazza Mercato e in primo piano la Chiesa dell’Annunziata. A destra, la strada a larga sezione è la SP 14, che costeggia ad ovest il cenro storico configurandosi come importante arteria a scorrimento veloce.

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| 2. Il territorio comunale


NOTE

1

Cfr. P. Cominale, C. Gentile e R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca, territorio storia tradizioni cultura, Proprietà letteraria riservata 2014, p. 6. 2

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, p. 51.

3

Cfr. Ibidem.

4

Cfr. Ibidem. p. 52.

5

Cfr. P. Cominale, C. Gentile e R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca, territorio storia tradizioni cultura, Op. Cit., p. 12. 6

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, Op. Cit., p. 52.

7

Cfr. P. Cominale, C. Gentile e R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca, territorio storia tradizioni cultura, Op. Cit., p. 6.

8

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, Op. Cit., p. 60. 9

Cfr. Ibidem. p. 52.

10

Cfr. Ibidem. p. 60.

11

Cfr. G. Liglia, Le trasformazioni geografiche della piana di Sessa Aurunca, Estratto dalla Rivista “Progresso del Mezzogliorno” Op. Cit., pp. 19-20.

12

Cfr. Ibidem, p. 11.

13

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, Op. Cit., p. 55. 14

Cfr. G. Liglia, Le trasformazioni geografiche della piana di Sessa Aurunca, Estratto dalla Rivista “Progresso del Mezzogliorno” Op. Cit., p. 17.

15

Cfr. Ibidem. p. 18.

Il territorio comunale 2. |

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“Il tema della rigenerazione urbana sostenibile è una questione centrale che deve diventare prioritaria nelle politiche di sviluppo dei prossimi anni. Per gli architetti italiani la questione urbana, infatti, è e sarà il principale problema dei governi di questi e dei prossimi anni.” CNAPPC, Padova, 2011

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3. GLI STRUMENTI URBANISTICI VIGENTI 37


3.1 I LIVELLO

DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA

3.1.1 PTR - PIANO TERRITORIALE REGIONALE In attuazione della legge regionale n. 16/2004, la Regione ha approvato con legge regionale n. 13/2008 il Piano Territoriale Regionale (PTR), in armonia con gli obiettivi fissati dalla programmazione statale e in coerenza con i contenuti della programmazione socio-economica regionale. Il PTR individua gli obiettivi di assetto e le linee principali di organizzazione del territorio regionale e le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione e detta gli indirizzi e i criteri per la elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e per la cooperazione istituzionale. Il PTR della Regione Campania è stato adottato con deliberazione di G.R. n. 1956 del 30 novembre 2006 pubblicata sul BURC speciale del 10 gennaio 2007 e approvato con L.R. n. 13 del 13 ottobre 2008 pubblicata sul BURC n. 48 bis dell’1 dicembre 2008. Il PTR consta dei seguenti elaborati: relazione, documento di piano, linee guida per il paesaggio in Campania, cartografia di piano.1 Al fine della comprensione dello stato di diritto dell’area Sessana attraverso il PTR, si è fatto riferimento alla cartografia di piano ed, in particolare, ai seguenti elaborati: Elaborati cartografici del documento di piano - 2° QTR - Livelli di urbanizzazione - 3° QTR – Sistemi territoriali di sviluppo dominanti - Visioning preferita Carta dei paesaggi della Campania -Sistemi di terre Elaborati cartografici degli elementi conoscitivi geologico-ambientali - carta geologica - carta dei complessi idrogeologici - carta della classificazione sismica e della zonazione sismogenetica - carta dei geositi

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti

Il livello di urbanizzazione dell’area sessana risulta essere basso. A rafforzare tale stato di fatto è la presenza di aree naturali, alla base della rete ecologica naturale regionale, con la presenza del Parco Naturale Regionale di Roccamonfina foce del Garigliano, di SIC e della vicina Riserva Naturale del lago Falciano. I Sistemi Territoriali di Sviluppo sono stati individuati partendo soprattutto dalle esperienze della programmazione negoziata degli anni ‘90 e dei Progetti Integrati tematici e territoriali del Programma Operativo Regionale 2000/2006, attraverso il riconoscimento delle identità locali e di autorganizzazione nello sviluppo. Il PTR definisce per ogni STS un particolare indirizzo strategico.I

Fig.1 2° QTR – Livelli di urbanizzazione


Fig.2 3° QTR – Sistemi territoriali di sviluppo: dominanti

Fig.3 4° QTR – Visioning preferita

campi territoriali complessi sono da intendersi come ambiti territoriali aperti, non circoscritti in maniera definita e non perimetrabili secondo confini amministrativi. Di essi sono individuati il visioning preferito, che indica ciò che ci si attende in seguito ad una corretta pianificazione di sviluppo del territorio e il visioning tendenziale, che indica quello atteso in base all’attuale assetto del territorio e alle politiche di sviluppo dello stesso.2 Il visioning preferito mostra un territorio caratterizzato da aree naturali e aree a vocazione agricola in cui vanno incentivate le tecniche ecocompatibili, con il centro di Sessa Aurunca identificato quale centralità di terzo livello. La Carta dei paesaggi della Campania è costituita da un insieme di elaborati che sono il principale riferimento per la definizione di strategie di salvaguardia e gestione sostenibile dei paesaggi e delle risorse ecologiche, agroambientali, storicoarcheologico e paesaggistiche, in accordo con i principi dettati dal Codice di beni culturali e del paesaggio e dalla Convenzione europea del paesaggio. 3

Fig.3 Carta dei paesaggi - Analisi - Sistemi di terre

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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Fig.4 Carta geologica

Fig.5 Carta dei complessi idrogeologici

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti

Si tratta di un inquadramento preliminare degli ambiti paesaggistici, a partire dal quale le province identificano gli ambiti paesaggistici provinciali. Dal punto di vista geologico, Sessa ricade all’interno dell’area del complesso vulcanico del Roccamonfina. La carta geologica è stata realizzata dall’APAT, Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici, in qualità di sintesi dei rilevamenti eseguiti a scala nazionale nell’ambito del Progetto CARG, Cartografia Geologica nazionale. Essa costituisce la base di partenza per effettuare analisi e valutazioni di dettaglio.4 L’ area di interesse (per brevità si fa riferimento esclusivamente all’area limitrofa del centro urbano di Sessa Aurunca), si trova su una faglia diretta e un sovrascorrimento, tra calcari e argilliti, tra trachiti, fonoliti, latiti, shoshoniti e basalti, e tra tefriti, tefriti fonolitiche, fonoliti, trachiti (lave e piroclastiti), pleistoceneolocene. La carta dei complessi idrogeologici fa parte del Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Campania, redatto in attuazione dell’art. 44 del D.L.vo n. 152/99 e s.m.i., ed adottato con Delibera di G.R. n. 1220 del 6 luglio 2007. L’area di intervento (con riferimento, ancora una volta per brevità esclusivamente all’area limitrofa al centro urbano di Sessa Aurunca), si trova nel complesso idrogeologico delle piroclastiti da flusso e da caduta e nel complesso idrogeologico delle lave.5 La carta della classificazione sismica e della zonazione sismogenetica è stata redatta in base all’elenco riportato in Delibera di Giunta Regionale della Campania n. 5447/2002 ed alla zonazione sismogenetica ZS9 (AA.VV. INGV, 2004).6 Il sito di interesse ricade in una zona a media sismicità. La carta dei geositi individua i luoghi ove sono conservate importanti testimonianze della storia dell’evoluzione geologica del territorio campano, ed essendo elementi a valenza paesaggistica, scientifica e culturale, andranno opportunamente inseriti in un contesto di pianificazione paesaggistica come punti o nodi della rete ecologica, quali aspetti rappresentativi della geodiversità regionale.7 Per quanto concerne il territorio comunale di Sessa, tra i geositi è individuata la foce del Garigliano; da segnalare il Monte Massico, Roccamonfina, il Monte Atani, il Savone delle Ferriere e il lago di Corree, quello di Falciano e la cava di marmo di Mondragone come emergenze limitrofe


L’attività di analisi della strumentazione urbanistica vigente preordinata a livello regionale ha permesso di evidenziare un patrimonio paesaggistico, ambientale e geologico di grande interesse con luoghi segnati da singolarità naturalistiche e geologiche rappresentative, talora rare o uniche, definibili come beni culturali di interesse. Gli intrinseci valori geologici e naturalistici del territorio sessano trovano al contorno una serie di fattori di convergenza che ne aumentano l’interesse e le potenzialità, come le emergenze geomorfologiche e architettoniche che spesso coincidono, andando a costituire un insieme di particolare rilevanza storica e paesaggisticoambientale. È importante sottolineare che tuttavia tale valore del territorio è ancora poco valorizzato in virtù di una pianificazione territoriale scarsamente attenta alle risorse del territorio e carente nella capacità promozionale e d’inserimento di esso nei circuiti del turismo culturale. Allo stato attuale infatti il rapporto nei confronti del notevole patrimonio culturale esistente non è certo soddisfacente. Si lamenta una scarsa presenza verso le problematiche di valorizzazione del patrimonio culturale delle istituzioni e particolarmente degli enti locali incapaci di attuare una vera politica di programmazione urbanistica del territorio incentrata sul recupero dell’esistente e sulla sostenibilità della crescita economica. Manca una schedatura a tappeto di tale patrimonio e una attenzione verso il patrimonio edilizio minore degli abitati, di quello rurale e dei manufatti poveri, ma di grande interesse storico, culturale e antropologico. Altra vulnerabilità è rappresentata dalle aggressioni, più evidenti e preoccupanti, che allo stato attuale vedono la sostituzione della vegetazione autoctona con altra (ad esempio sostituzione del castagno locale con quello giapponese), l’inquinamento biologico del fiume Savone e degli altri corsi d’acqua, nonchè del terreno stesso a causa di discariche abusive con presenza di materiali altamente tossici e pericolosi (presenza anche di eternit); l’aggressione edilizia per la realizzazione di edifici produttivi e edilizia speculativa, particolarmente sulla costa, in prossimità del Garigliano e di Baia Domizia; il degrado dei centri storici e dell’edilizia rurale.

Fig.6 Carta della classificazione sismica.

Fig.7 Carta dei geositi.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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3.1.2 PTCP - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE La Proposta al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) è risalente al 2007 per quanto riguarda il Documento di Indirizzi pubblicato per l’avvio della sua stesura, ma è divenuta operativa, dopo una lunga fase di elaborazione, che ha visto la redazione della bozza nel 2009, nel luglio 2012, con pubblicazione sul BURC. Tale proposta di piano è stata redatta secondo le disposizioni dell’articolo 20 del D.Lgs. 267/2000, dell’articolo 57 del D.Lgs. 112/1998 e dell’art. 18 della Legge Regionale 22 dicembre 2004, n. 16. Al PTCP, come prescrive la L.R. n. 16/2004, dovranno uniformarsi i PUC dei singoli comuni. Esso contiene un quadro conoscitivo ampio e articolato della provincia con dati ed elaborazioni relativi alla demografia, alla struttura della popolazione residente, ai beni culturali e paesaggistici, alle attività produttive, al settore agricolo, al sistema insediativo, al patrimonio edilizio, allo stato attuale della pianificazione comunale e quant’altro. Il piano consta dei seguenti elaborati: relazione, elaborati garfici del quadro conoscitivo, elaborati grafici di piano, schede programmatiche - interventi infrastrutturali e progetti territoriali prioritari, allegati, elaborati di valutazione ambientale, norme.8 Al fine della comprensione dello stato di diritto dell’area Sessana attraverso il PTCP, si è fatto riferimento alla cartografia di piano ed, in particolare, ai seguenti elaborati: Elaborati grafici del quadro conoscitivo - b1.1.1 inquadramento strutturale, spazi e reti - b2.2.2 integrità fisica, il rischio idraulico - b4.1.1 territorio agricolo e naturale, l’uso agricolo e forestale del suolo - b5.7.1 territorio insediato, centralità e relazioni. Nella tavola relativa all’inquadrameto strutturale in questione sono indicati l’organizzazione del territorio con le attrezzature e i servizi extracomunali. In particolare, per l’area di interesse, viene indicato l’assetto naturale territoriale con le aree assoggettate alla riserva naturale regionale, i siti Sic e Zps, e l’assetto insediativo. Nel territorio di Sessa Aurunca il rischio idraulico è localizzato in aree latistanti il Garigliano in corrispondenza di quella che è la pericolosità

idraulica definita in tavole precedenti; è Molto Elevato nei tratti densamente edificati, Molto Elevato Potenziale nei tratti di raccordo vocati all’urbanizzazione e Medio nei tratti non edificati. Per quanto riguarda l’area corrispondente al centro storico o al suo immediato ridosso, non si registra il rischio idraulico.9 Il territorio di Sessa Aurunca è caratterizzato

Fig.8 B1.1.1. Inquadramento strutturale. Spazi e reti.

Fig.9 B2.2.2. Integrità fisica. Rischio idraulico.

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti


da aree agricole di valore paesaggistico di rilievi collinari e di aree di pertinenza fluviale di rilievo provinciale, e da aree agricole con arborati e mosaici agricoli a diversa complessità strutturale o con ordinamenti erbacei e industriali. Sessa appare inoltre come nodo centrale tra le due polarità del casertano e basso Lazio, in relazione con i principali centri della rete insediativa.

3.1.3 PIANO DI BACINO - PIANO DI BACINO DEI FIUMI LIRI-GARIGLIANO E VOLTURNO Il territorio di Sessa Aurunca è compreso per intero nel Bacino interregionale dei fiumi LiriGarigliano7 e Volturno. Il “Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico” è previsto dal comma 6 ter dell’art. 17 della legge 183/89 (istitutiva delle Autorità di Bacino) – come modificato dall’art. 12 della legge 493/93 - e successivamente disciplinato dall’ art. 1 del D.L. n. 180/98 e dagli artt. 1, 1 bis e 2 del D.L. n. 279/00 convertito con modifiche e integrazioni nella legge n. 365/00. Obiettivo di fondo del piano stralcio è la definizione di misure e di interventi volti a ridurre i gradi di rischio e di pericolo idrogeologico esistenti nel bacino.10 Per il caso in esame si è fatto riferimento alla Carta degli scenari di rischio relativamente al rischio di frana. Nel territorio di Sessa Aurunca, quanto alla pericolosità di frana, è presente nelle aree alle pendici del Massico e, in maniera diffusa, nell’ambito collinare.

Fig.10 B4.1.1. Territorio agricolo e naturale. I sistemi del territorio naturale e aperto.

Fig.11 B5.7.1. Territorio insediativo. Centralità e relazioni.

Fig.12 Rischio di frana. Carta degli scenari di rischio.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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3.1.4 RETE NATURA 2000 - AREE NATURALI ZONE SIC E ZPS

3.1.5 MISURE DI SALVAGUARDIA DEL PARCO REGIONALE ROCCAMONFINA-FOCE GARIGLIANO

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003.11 Nell’area d’interesse, corrispondente al centro storico di Sessa Aurunca, non ricadono SIC o ZPS. Area SIC del restante territorio Sessano è il fiume Garigliano (IT8010029), la Pineta della foce del Garigliano (IT8010019) e il Monte Massico (IT8010015). Sono invece assenti ZPS.

Con la legge n. 394 del 1991 sono dettati i principi fondamentali per l’ istituzione e la gestione delle aree naturali protette. In Regione Campania, con il decreto del Presidente della Repubblica del cinque giugno 1995 vengono istituiti il Parco Nazionale del Vesuvio e quello del Cilento – Vallo di Diano, ai quali si applicano le misure di salvaguardia. Il primo parco naturale della regione Campania è quello di Decimare, nel 1980 con la legge n. 45, mentre il Parco Regionale di Roccamonfina e Foce Garigliano è stato istituito nel 1993 quando, dopo il trasferimento delle competenze in materia di aree protette dallo Stato alle Regioni, la regione Campania, con legge regionale 1 settembre 1993 n. 33, ha istituito ben undici parchi naturali regionali (Matese, Taburno-Camposauro, Partenio, Foce Volturno e Costa Licola, Campi Flegrei, Monti Lattari, Monti Picentini, Monti Eremita-Marzano, Foce Sele e Tanagro, Lago di Falciano). Il Parco ha una estensione di circa 11.000 ettari ed interessa i comuni di Sessa Aurunca, nella zona collinare e costiera, Teano e cinque comuni facenti parte della Comunità montana di Monte Santa Croce: Roccamonfina, per l’intero territorio, parzialmente Marzano Appio, Conca della Campania, Galluccio e Tora e Piccilli. È difficile trovare nella zona dell’Alto Casertano bellezze naturalistiche e paesaggistiche paragonabili a quelle del Roccamonfina e delle aree vicine, anche perché l’ampio, irregolare vulcano è un elevato terrazzo naturale, dal quale, a perdita d’occhio, si può ammirare il paesaggio all’intorno e sottostante: i monti Aurunci, il massiccio del Matese, il monte Camino, i monti Trebulani e Tifatini, il Vesuvio, la pianura campana, il monte Massico, la piana del Garigliano, il golfo di Gaeta, l’isola d’Ischia, le isole Pontine. La vegetazione dell’area del Parco, a partire da circa 400 metri, è caratterizzata dalla presenza massiccia di frutteti di castagno e da boschi cedui, associati a piante di cerro ed acero. Paesaggi incontaminati, variegata flora locale e numerosa fauna presente nell’habitat, contraddistinguono i tanti sentieri sparsi sulle pendici del vulcano e sul monte Massico, alla scoperta di sorgenti, di grotte e delle tracce di antichi insediamenti umani.12

Fig.13 Rete Natura 2000. SIC e ZPS.

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti


Fig. 14 Il parco regionale di Roccamonfina e foce del Garigliano.

Fig. 15 Limiti del Piano del Parco. Secondo l’art. 34 della legge regionale 18/2000, è stata definita una nuova perimetrazione del parco che vede la differenzazione delle misure di salvaguardia in area a riserva integrale (zona A), area a riserva generale (zona B) e area a riserva controllata (zona C). In quest’ultima ricade Sessa Aurunca, la quale prevede la riqualificazione dei centri urbani e la loro promozione economica e sociale, comprendendo aree ad elevato interesse storico ed ambientale integrate con gli insediamenti abitativi.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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3.2 II LIVELLO

DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA

3.2.1 PUC - PIANO URBANISTICO COMUNALE PRELIMINARE La legge 6 agosto 1967, n. 765, nota anche come “legge Ponte”, obbligava i Comuni non compresi nell’elenco di quelli tenuti a dotarsi di PRG a redigere il regolamento Edilizio con annesso Programma di fabbricazione. “[…] con l’indicazione dei siti di ciascuna zona, secondo le delimitazioni in atto o da adottarsi, nonché con la precisazione dei

tipi edilizi propri di ciascuna zona. Potranno anche indicare le eventuali direttrici di espansione.” (art. 34 testo coordinato legge 17 agosto 1947, n. 1150 e legge 6 agosto 1967, n.765). Contenuto dei Regolamenti Edilizi è riportato all’art. 33 della citata legge e, come è noto disciplina l’attività edilizia nell’ambito del territorio

Fig.16 A4 QUADRO DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA-sistema ambientale: morfologia del territorio.

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti


comunale per gli aspetti amministrativi, igienicosanitari, costruttivi, di decoro urbano. Sessa Aurunca non era dotata di alcuno strumento urbanistico, ove si eccettuino piani e progetti che riguardavano la fascia costiera: “la pineta di Sessa”, oggetto di lottizzazioni da parte di una società di Padova: “Aurunca Litora”, che, sulla scorta di accordi con l’ amministrazione e in base ad un programma temporale dal 1963, aveva acquistato aree costiere per realizzarsi con propria proposta e sostanzialmente senza vincoli volumetrici, l’insediamento di Baia Domitia. Risale al luglio 1964 la delibera consiliare di approvazione del piano di lottizzazione di Baia Domina sud e centro. Nella delibera del Consiglio Comunale n. 460 del 24 aprile 1968 venne conferito l’incarico di azione del Regolamento edilizio con annesso programma di fabbricazione, rimasto in vigore fino al 2015 dal 1972. Con deliberazione N. 18/E.I. del 27 marzo 2013 il Consiglio Comunale di Sessa Aurunca ha

adottato le Linee guida e gli indirizzi per il PUC.13 Nel mese di maggio è stato depositato e consegnato all’amministrazione comunale il preliminare del piano urbanistico comunale di Sessa Aurunca. Definite le peculiarità del territorio sulla base dell’articolato quadro conoscitivo, in linea con gli obiettivi del PTCP è stata redatta la proposta preliminare, costituita da elaborati grafici, dalla presente relazione e dal Rapporto ambientale preliminare, che definisce le modalità di valutazione e anticipa la struttura del Rapporto Ambientale. La componente strutturale del PUC richiede un’attenta conoscenza delle caratteristiche geomorfologiche del territorio, dei beni paesaggistici, culturali e ambientali, dei centri storici e delle emergenze monumentali al fine di accertare i limiti e la resistenza alla trasformazione del territorio. Gli elaborati grafici sono articolati in: · quadro della pianificazione sovraordinata

Fig.17 A7 QUADRO DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA- sistema ambientale: i valori storici e ambientali del contesto.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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· quadro della pianificazione comunale vigente e relativo stato di attuazione, di cui si è analizzata la tavola · quadro ambientale · quadro demografico e socio- economico · quadro morfologico.14 Gli elaborati cui si è fatto riferimento per la comprensione dello stato di diritto dell’area sono i seguenti: - A4 - QUADRO DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA, sistema ambientale, morfologia del territorio; - A7 - QUADRO DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA, sistema ambientale: valori storici e ambientali del contesto, principali monumenti e/ edifici di pregio nel contesto urbano; A45.2 QUADRO MORFOLOGICO STRUTTURALE - rete cinematica - attrezzature collettive esistenti - B1.1 - SISTEMA STRUTTURALE, proposta di

assetto della rete cinematica - B3.2 PRELIMINARE DI PIANO proposta operativa per il centro di Sessa Aurunca. Il PUC, mediante la componente strutturale: · classifica il territorio comunale in urbanizzato, urbanizzabile, agricolo e forestale, individuando le risorse naturali ed antropiche del territorio e le relative criticità; · determina le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili; · definisce i limiti dello sviluppo del territorio comunale in funzione delle sue caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche, pedologiche, idraulico-forestali ed ambientali. Fondamentale importanza assume il quadro conoscitivo condiviso e partecipato in grado di definire le condizioni del territorio per l’aspetto morfologico, ambientale, idrogeologico, infrastrutturale, normativo e socio-economico, al fine di valutare la compatibilità delle scelte e degli

Fig.18 A45.2 QUADRO MORFOLOGICO STRUTTURALE-rete cinematica, attrezzature collettive esistenti.

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| 3. Strumenti urbanistici vigenti


scenari probabili o possibili con le caratteristiche strutturali del territorio indagato.15 Si vedano pertanto i grafici alle figg. 16, 17 e 18. Per quanto riguarda la viabilità, il Preliminare di PUC prevede l’adeguamento della viabilità esistente, la realizzazione di numerose circumvallazioni, in primis quelle ad est e ovest della città di Sessa Aurunca, ma anche di Carano, Lauro, San Castrese, Piedimonte.16 Il Preliminare propone inoltre un collegamento tra la circumvallazione di Carano e la SS. 430 in un’area compresa tra le frazioni Lauro e San Castrese. Ovviamente tale arteria interseca la viabilità esistente e migliora l’accesssibilità a Sessa centro dalla viabilità per Fasani, a quest’ultima frazione e a Cupa, nonché a Lauro, San Castrese e San Venditto valorizzando i fertili territori della piana del Garigliano fino alle pendici dell’area medio collinare con conseguenti enormi vantaggi per il settore agricolo, eccellenza del territorio

aurunco. Il Preliminare prevede anche la realizzazione di “porte della città” all’innesto della provinciale per Piedimonte dalla SS.n. 7 quater Domitiana, a Cascano prima dell’ingresso nella galleria di recente realizzazione, sull’Appia, nonché alla confluenza di tale arteria con la Domitiana nei pressi del ponte “Real Ferdinando”. “Le porte della città” potranno accogliere informazioni multimediali, interattive in grado di far conoscere le principali peculiarità del comune e segnalare eventi, manifestazioni, notizie, ma anche accogliere sculture, fontane, sistemazioni a verde. Di importanza strategica è la previsione dell’asse stradale che sostanzialmente connette la fascia costiera con la ex SS 430 tagliando trasversalmente la piana del Garigliano. Tale strada consente non solo la valorizzazione dei terreni agricoli della valle, ma anche una più rapida accessibilità alle varie frazioni e allo stesso capoluogo comunale. La proposta del Preliminare prevede che la strada

Fig.19 B1.1 SISTEMA STRUTTURALE-proposta di assetto della rete cinematica.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

49


origini nei pressi della frazione Carano e, nel suo tracciato est – ovest, intersechi successivamente, con la contestuale realizzazione di rotatorie: la SS. n. 7 Appia, la strada Sessa – Fasani, la Sessa – Cupa, la prevista circumvallazione sud della frazione Lauro nei pressi di San Castrese, le strade provinciali che da Lauro si immettono sulla ex SS. n. 430 e quest’ultima arteria a nord di Maiano, consentendo a chi la percorre di raggiungere, dalla costa, più agevolmente l’autostrada A1 al casello di San Vittore. Si veda il grafico alla fig. 19. P 104 105. Il preliminare indica inoltre degli ambiti di trasformazione all’interno del sistema insediativo, per i quali si pone, oltre a quanto specificato nella normativa della componente programmatica, i seguenti ulteriori obiettivi: - conservare i fabbricati, i manufatti e gli spazi aperti di valore storico testimoniale e il tessuto morfologico di antico impianto; - valorizzare il patrimonio edilizio esistente attraverso il recupero degli edifici e delle aree dismesse, nell’ottica di garantire un’adeguata

Fig.20 B3.2 PRELIMINARE DI PIANO-proposta di piano, zona centro.

50

| 3. Strumenti urbanistici vigenti

articolazione funzionale che preveda, oltre alla destinazione residenziale anche quelle per servizi, commerciali, turistico ricettive, ecc.; - garantire le condizioni per la sosta dei veicoli; - valorizzare le attività economiche esistenti e di futuro insediamento anche attraverso meccanismi di agevolazione; - valorizzare gli spazi aperti di interesse storico e quelli di valore architettonico; - favorire il riuso degli edifici esistenti con riguardo alle funzioni residenziali e legate alla residenza; - favorire la costituzione e la valorizzazione delle attività del turismo religioso, culturale e legato al settore agricolo.17 In sintesi, il PUC, riguardo all’evoluzione degli insediamenti urbani, si pone i seguenti obiettivi: a) assicurare e mantenere una elevata qualità sociale e vitalità economica degli insediamenti b) assicurare la sostenibilità degli impatti degli insediamenti sulle risorse del territorio c) assicurare la maggiore equità possibile degli insediamenti.18


NOTE

1

Cfr. Regione Campania, Assessorato al Governo del Territorio - PTR, Piano Territoriale Regionale Relazione, p. 9.

2

Cfr. Ibidem, p. 10.

3

Cfr. Ibidem, p. 13.

4

Cfr. Ibidem, p. 14.

5

Cfr. Ibidem, p. 15.

6

Cfr. Ibidem, p. 17.

7

Cfr. Ibidem, p. 18.

8

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, pp. 20-21. 9

Cfr. Ibidem. p. 30.

10 11

Cfr. Ibidem. p. 28. Cfr. Ibidem. p. 32.

12

Cfr. P. Cominale, C. Gentile e R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca, territorio storia tradizioni cultura, Proprietà letteraria riservata 2014, p. 12-13.

13

Cfr. R. Bernasconi, L. Colombo, P. Castiello, V. Magnetta, E. Colloca, Città di Sessa Aurunca (Ce) - PUC, Preliminare di piano - Relazione, Op. Cit., p. 71. 14

Cfr. Ibidem. p. 95-96.

15

Cfr. Ibidem. p. 97.

16

Cfr. Ibidem. p. 104.

17

Cfr. Ibidem. p. 109-110.

18

Cfr. Ibidem. p. 107.

Strumenti urbanistici vigenti 3. |

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“La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.” Marco Tullio Cicerone

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4. IL PROCESSO FORMATIVO DEL CENTRO STORICO 53


4.1 EXCURSUS IN DATE

ETA’ CLASSICA IX-X sec. a.C. Secondo la tradizione, gli Aurunci fondano la città di Sessa. 340 a.C. Alleatasi con i Latini, viene sconfitta da Roma nella battaglia del Veseris. 337 a.C. Guerra tra Aurunci e Sidicini. Distruzione di Aurunca, i cui abitanti si rifugiano a Suessa che da allora viene detta Suessa Auruncorum. 313 a.C. Diventa colonia di diritto latino e viene edificata la cinta muraria. 209 a.C. Suessa si rifiuta di mandare denaro e uomini a Roma per la guerra contro Annibale. Nel 204 a.C. viene perciò punita con l’imposizione di tributi doppi. 175-170 a.C. Nasce Caio Lucilio padre della satira. 90 a.C. Suessa è elevata a municipio con diritto alla cittadinanza romana. È ascritta alla tribù Aemilia. 43 a.C. Silla amplia le mura della città. Probabile edificazione dell’anfiteatro. 30-28 a.C. Sotto Augusto la città riceve una nuova colonia. I-II sec. d.C. Risistemazione del foro ed edificazione dell’aerarium-tabularium, di una biblioteca e dell’acquedotto. MEDIOEVO 535-553 Guerra gotica. Suessa è più volte saccheggiata e soffre una grave crisi economica e demografica, ma non viene abbandonata. 568-571 Invasione dei Longobardi. La Città fa parte del ducato di Benevento. 840 Nasce la contea di Capua e Sessa diventa, probabilmente, sede di gastaldato. 963 Nel castrum Suessae è redatta la Carta di Sessa che testimonia il nascere della lingua volgare. 1032 Il vescovo di Capua Atenulfo investe Benedetto della diocesi di Sessa. Nella relativa bolla sono indicati i confini della diocesi ed

54

| 4. Il processo formativo del centro storico

elencate le sue 58 chiese, otto delle quali site dentro la città. 1054 Secondo la tradizione, il papa Leone IX, attuale protettore della Città, reduce dalla prigionia, si ferma a Sessa ospite nel convento di S. Domenico Vecchio. 1059-1064 Con la conquista di Capua, anche Sessa entra a far parte del regno normanno e, qualche anno dopo, è concessa a Riccardo dell’Aquila col titolo di conte. 1103-1113 Viene costruita e aperta al culto la nuova cattedrale. 1129 Ruggiero toglie Sessa alla famiglia dell’Aquila e la città passa in demanio regio. 1195 Riccardo II dell’Aquila riacquista la Città. 1200 Fondazione del convento benedettino di S. Germano entro la cinta muraria urbana. 1212 Riccardo è destituito dal figlio Ruggiero che prima parteggia per l’imperatore Ottone e poi, nel 1215, giura fedeltà a Federico II. 1220-1227 In questo periodo Federico II viene in Sessa tre volte ed ha modo di conoscere Taddeo da Sessa che diventerà suo consigliere giurista. Viene ampliato il castello. 1233-1240 Con l’edificazione del convento di S. Stefano e quello di S. Giovanni inizia a formarsi il borgo inferiore della Città. 1250-1254 Muore Federico II e gli succede il figlio Corrado IV. Sessa è occupata dalle forze pontificie ma è riconquistata da Manfredi. 1266 Muore Manfredi. Sessa riceve le truppe angioine e giura fedeltà a Carlo d’Angiò. 1276 Carlo I d’Angiò edifica il castello di S. Biagio. 1289 Carlo II fabbrica il convento di S. Domenico nel recinto del castello. 1309 A Carlo II succede il figlio Roberto che promette solennemente di tenere Sessa sempre in demanio e di non concederla in feudo.


1360 Nonostante la preceduta conferma, la regina Giovanna I vende Sessa a Francesco del Balzo col titolo di duca. 1362 Per la ribellione di Francesco la città viene di nuovo incamerata al demanio regio e poi venduta a Goffredo di Marzano che l’acquista per il figlio Roberto. 1425 Giovanni Antonio Marzano costruisce il nuovo convento di S. Domenico, quello francescano dei Minori Osservanti e quindi quello di S. Anna. 1464 Conclusasi la Congiura dei Baroni e sconfitto Marino Marzano, cognato di Re Ferrante, Sessa ritorna ancora in demanio regio. Intorno alla metà del ‘400 i borghi della città vengono difesi con la realizzazione di una cinta muraria; nel borgo superiore sorge il complesso dell’Annunziata. 1476 Ferrante d’Aragona concede nuovi capitoli alla Città che consentono ai Popolani di entrare a far parte, per la prima volta, dell’amministrazione dell’Università (Comune). PERIODO SPAGNOLO 1507 Conclusasi la guerra tra Francia e Spagna per la spartizione del Regno di Napoli, Ferdinando il Cattolico concede Sessa col titolo di Duca a Consalvo de Corduba, artefice della sconfitta dei Francesi a Cerignola e sul Garigliano. 1590-1593 Fondazione del convento dei Carmelitani e di quello dei Cappuccini di Sessa. 1606 Mons. Fausto Rebalio costruisce il Seminario, nel largo del vescovado, sul sito della sconsacrata chiesa di S. Silvestro. 1614 Fondazione del convento dei Crociferi, detto volgarmente delle Crocelle. 1688 Sessa è colpita da un forte sisma che danneggia il castello e l’episcopio. 1722 I Terzieri di Lauro e Cascano fanno richiesta di fallimento e nel 1730 vengono accorpati alla Città. 1731-1734 È ordinata la redazione di un nuovo catasto ostacolata da proprietari terrieri. Nel 1733 scoppia la guerra e, con la sconfitta austriaca, il cui viceregno è iniziato nel 1707, incomincia nel Regno il lungo periodo della dinastia borbonica. PERIODO BORBONICO 1761 Tommaso De Masi pubblica le Memorie istoriche degli Aurunci. 1792 In un pubblico parlamento si stabilisce di costruire un ponte sul Rio Grande e vengono

perciò imposte apposite gabelle sui beni di prima necessità. 1797 Il duca Vincenzo Ossorio y Moscoso di Cardona y Corduba vende a re Ferdinando il feudo di Sessa che ritorna definitivamente in demanio regio. 1799 Il 2 gennaio entrano in Sessa le truppe francesi. Il 21 gennaio viene piantato l’albero della libertà. Il 12 maggio gli occupanti lasciano Sessa che cade nell’anarchia. L’ anno successivo Ferdinando IV abolisce i seggi modificando così il sistema amministrativo delle Università. PERIODO NAPOLEONICO 1806 Le truppe francesi invadono il Regno ed occupano Napoli e Sessa beneficiò on gli altri paesi dell’eversione della feudalità. 1807-1809 Vengono soppressi i conventi di S. Giovanni, di S. Domenico di S. Agostino, dei Cappuccini, dello Spirito Santo, dei Carmelitani, dei Crociferi e dei Minori Osservanti. Con decreto reale del 1808 il castello è donato al Comune. 1810 Apertura al transito del ponte sul Rio Grande. 1813 L’ospedale dell’Annunziata viene trasferito nel convento soppresso dei Carmelitani. Nello stesso anno il convento degli ex Agostiniani è concesso gratuitamente al Comune per uso di alloggio degli ufficiali delle truppe di passaggio per Sessa. 1815 Viene stipulato il contratto di appalto dei lavori per la costruzione dell’acquedotto. In questa occasione viene abbattuta la porta del trofeo e costruita la fontana dell’Ercole. 1835 Viene completato il ribasolamento e il livellamento della principale strada di Sessa. È abbattuta la porta di S. Giovanni. PERIODO DELL’ITALIA UNITA 1860 Il Re Vittorio Emanuele II è a Sessa dove, in località S. Agata, installa il suo quartier generale durante la campagna per la presa di Gaeta. 1862-1868 Si registrano in questo periodo vari episodi di brigantaggio con vari sequestri nelle frazioni. 1864 Sessa diviene SESSA AURUNCA, 1943 i Tedeschi, in veloce ritirata, fecero saltare alcune arcate del ponte che collega Sessa all’Appia, non senza aver prima effettuato un rastrellamento di civili, dei quali alcuni riuscirono a fuggire, altri furono deportati in Germania.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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4.2 SESSA AURUNCA

DALLA FONDAZIONE ALL’ETÀ CLASSICA

4.2.1 LE ANTICHE ORIGINI DI SUESSA Il territorio di Sessa Aurunca in origine fu abitato dalle antiche popolazioni degli Ausoni-Aurunci che si sono succedute alle più antiche di origine neolitica, come confermano tracce di insediamenti preistorici e le necropoli dell’VIII secolo a.C. In particolare, a sud dell’attuale Sessa, nei pressi del Ponte Ronaco, sono stati ritrovati corredi tombali di una necropoli (fine VIII e inizi del VII secolo a.C.)1 e altri manufatti dello stesso periodo provenienti da un’area cimiteriale2. Nel 1980, a valle del ponte, vennero alla luce i resti di un abitato con relativa necropoli, databili fra gli inizi del VII e metà del VI sec. a.C.3.

Fig.1 La cartina mostra la distribuzione nella Penisola dei diversi popoli italici all’inizio del III sec. a.C.

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| 4. Il processo formativo del centro storico

Il territorio degli Aurunci, si estendeva dal Circeo al Monte Massico, tra Monti Aurunci e i Monti Ausoni e il Mar Tirreno, nella storica area tra il Liri e il Volturno4. La popolazione di origine indoeuropea, si stabilì su questo territorio intorno al 1000 a.C. e viveva in villaggi fortificati costruiti in pietra, sparsi sulle colline e in posizione dominante (fig.1 e 2). La tradizione ricorda gli Aurunci come un « popolo bellicoso, molto temibile per la grandezza fisica, la forza e la fierezza dello sguardo che aveva molta bestialità5», che riconosceva come capostipite un centauro di nome Mares, che si riuniva intorno al culto minturnese della dea Marica6 e si accreditava il titolo di essere il primo popolo, oltretutto autoctono, ad aver abitato l’Italia7. La voce latina Aurunci deriva dalla base greca Αυσονικοί, che per il rotacismo, divenne Auronici e per sincope Auronci, Aurunci. Tale derivazione era già nella coscienza storica degli antichi, secondo gli antichi greci infatti gli Aurunci erano detti Ausones8. Plinio distingue gli Aurunci dagli Ausonî, perché gli uni come gli altri costituivano due distinte unità politiche. Aristotele riteneva che gli Ausonî appartenessero alla stessa stirpe degli Opici ovvero degli Osci. Livio in accordo con Aristotele, riferisce che i romani dapprima debellarono gli Aurunci e, dopo, anche gli Ausonî, se però non si tratta, come qualche moderno ritiene, di un doppio resoconto di uno stesso fatto9. L’antico popolo degli Aurunci fondò una confederazione di cinque città, detta Pentapoli Aurunca, che comprendeva Minturnae, Sinuessa, Suessa, Vescia ed Ausona-Aurunca, che durante le guerre sannitiche partecipò al fianco dei Sanniti contro l’espansionismo posto in atto dai Romani. Questa alleanza, risultò fatale agli Aurunci che


Fig.2 Carte Guerre Romano Aurunce, autori ColdEel & Ahenobarbus.

sconfitti assistettero all’annientamento e alla totale distruzione delle città formanti la pentapoli. Addirittura due di esse, Ausona e Vescia, scomparvero. La capitale degli Aurunci si chiamò Aurunca dal nome del popolo; i resti di essa si crede di poterli riconoscere sul monte Santa Croce, che fa parte del massiccio di Roccamonfina. Secondo Festo la città fu fondata dall’eroe Auson, figlio di Ulisse e Calipso10; e forse da tale leggenda il Niebuhr fu indotto a supporre che la metropoli degli Aurunci si chiamasse anche Ausona in passato. Ma Livio ben distingue le due città, attribuendo agli Aurunci le città di Aurunca e di Suessa Aurunca e agli Ausonî quelle di Cales, Ausona, Minturnae e Vescia. Chi accetta quindi la tradizione liviana riterrà che gli Aurunci, distaccatisi dai fratelli Ausonî e costituitisi in unità politica, abbiano dato alla metropoli il loro nome etnico rotacizzato11.

Livio riferisce inoltre che, scoppiata intorno al 340 a.C. la guerra tra i Sidicini e gli Aurunci, questi, che invano avevano chiesto aiuto ai Romani, furono costretti, per paura del nemico che incalzava, ad abbandonare Aurunca, e rifugiarsi con le donne e i figliuoli nella loro colonia di Suessa, attuale centro storico di Sessa Aurunca, che si affrettarono a fortificare. L’antica metropoli Aurunca fu presa e distrutta dai Sidicini, nel 337 a. C. Suessa da allora fu cognominata Aurunca, sia perché nuova metropoli degli Aurunci, sia per distinguerla dall’omonima città dei Volsci Suessa Pometia. Con l’antica metropoli perì anche il nome di Aurunci, sostituito da quello di Sutessani, come risulta dalle monete12. La città di Suessa (da cui deriva il nome Sessa) deve la sua importanza, sin dall’antichità, alla felice posizione geografica del territorio, denominato poi dai Romani “Campania felix” (sessio = sedile, dolce collina dal clima mite).

Il processo formativo del centro storico 4. |

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Suessa fu fortificata con mura ciclopiche che abbracciano una superficie di circa 1 ettaro, molto esigua per un centro abitato e dunque si ipotizza che le mura proteggessero solo un forte militare. Delle mura aurunche di Suessa si conosce ben poco, tuttavia vi sono testimonianze di cinte murarie megalitiche che risalgono al VI sec. a.C. site sul Monte La Frascara e sul Monte Santa Croce a Roccamonfina13 (fig.3).

4.2.2 SUESSA AURUNCA COLONIA LATINA Gli Aurinci, fieri avversari dei Romani, furono più volte da questi sconfitti nelle storiche guerre a partire dal 505 e 495 a. C., fino alla definitiva sconfitta del 314 a.C. che viene ricordata come una estinzione etnica (nullus modus caedibus fuit deletaque Ausonum gens)14, quando il loro territorio diviene ager populi Romani. Nel 313-312 a.C., per consolidare i frutti della loro vittoriosa espansione in campania, nell’ambito delle guerre sannitiche, i Romani insediarono, nel territorio della Pentapoli, colonie di diritto latino, Suessa e Minturnae, che conservarono il nome e la posizione delle antiche città aurunche15. Durante il dominio romano a Suessa venne costruita una cinta muraria (fig.4 e fig.5) che seguiva la forma allungata della collinosa dorsale, lunga due chilometri e mezzo. Una parte di essa era in opera quadrata (IV sec. a.C.) e parte in opera quasi reticolata e listata (fine I sec. a.C., inizi II sec. d.C.), di cui ancora oggi sono visibili avanzi sul lato meridionale (nelle scarpate ad oriente dell’abitato), su quello occidentale (dietro l’attuale campo sportivo, a monte del teatro, nei pressi del consorzio di bonifica, e all’altezza delle torri del castello), su quello settentrionale (nella casa municipale) e su quello orientale (nella scarpata che casteggia il Rio Grande)16. La restituzione dell’antica cinta muraria e l’individuazione orografica del sito dell’antica colonia di Suessa si basa sugli studi condotti dalla Valletrisco e dal Sommella che analizzano anche il rapporto dell’insediamento suessano con il territorio circostante (fig.6). Da queste analisi è stato dedotto uno stretto rapporto tra l’antico sistema viario, il sistema idrografico, la centuriazione dell’agro suessano e le cinta murarie17. Nelle mura probabilmente si aprivano cinque

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| 4. Il processo formativo del centro storico

Fig.3 Recinto di mura megalitiche sul Monte La Frascara chiamato Orto della Regina, foto di A. Santulli.

porte: due sul lato ovest, a S. Giovanni e alla “Portella” , una ad est nell’area di San Sevile, una a sud dopo la porta Cappuccini e l’altra a nord nell’area del castello18. Lo schema urbano, racchiuso nella cinta muraria, era organizzato secondo una serie di terrazzamenti, ed impostato su un asse longitudinale, il cardus maximus, l’attuale Corso Lucilio, che metteva in comunicazione la sommità dell’altura, la zona dell’Arx, poi del castello, con l’area del Foro a sud19 (fig.7). I recenti restauri del castello hanno portato alla luce, infatti le fondazioni di un grande edificio, probabilmente il principale tempio del’Arx di età imperiale20. Sul cardus maximus si innestavano a pettine le altre antiche strade (decumani), definendo ad est una maglia ad isolati rettangolari di uguale larghezza e varia lunghezza21. Ad ovest del cardus maximus invece, sorgevano edifici a carattere pubblico, allineati lungo il corso stesso, i cui resti sono ancora oggi visibili (fig.7). Tra questi il Foro, che si identifica nello spazio della Villa Comunale e delle Piazze Tiberio Massimo e S. Giovanni a Villa e occupava un’ area pianeggiante e sopraelevata rispetto al territorio circostante, fulcro della antica città romana. Precisamente a nord-ovest dell’incrocio tra il decumano massimo (Via Roma-Via Mozart) e il cardo massimo (Corso Lucilio) si possono notare le strutture murarie di terrazzamenti e edifici a carattere pubblico e monumentale, che delimitano


Fig.4 Tratto della cinta muraria romana ad ovest, nell’area del teatro, foto del 08/05/2016.

una superficie rettangolare lunga 130 metri e larga 60 m (fig.8)22. Sul lato sud delle mura, accesso principale della città, si apriva la via per Sinuessa e l’Appia attraverso il Ponte Ronaco. Sempre a sud si incrociava la Via Adriana che ad est conduceva a Teanum ed a ovest a Minturnae. La porta a nord collegava Suessa con i paesi del Massiccio di Roccamonfina e della Valle di Cassino23 (fig.9). Sessa Aurunca, dunque acquistò una notevole autonomia e indipendenza, con proprie leggi , un propio esercito e una propria moneta; e grazie alla

sua posizione geografica vantaggiosa, tra la Via Appia e la Via Latina divenne punto di sosta tra Roma e Capua e importante centro commerciale per torchi vinari, oleari, ceste e canestri. Nel 90 a.C., grazie alla Lex Julia municipalis, divenne municipium con diritto alla cittadinanza romana24. Sotto Augusto nel 30-28 a.C., Suessa assunse il titolo di Colonia Julia Felix Classica, in quanto le sue terre vennero distribuite a una colonia di veterani della flotta romana.

Fig.5 Rappresentazione di Suessa Colonia chiusa da alte mura tra il Monte Massico e il suo ager centuriatus nel “Codice Arcerianus” dei Gromatici Veteres del VI sec., restituzione di Lachmann del 1948.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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CI CII

C

DI

1

B 2

3 5

4

D

DII

6

A

BI A

AI

IV

AII

7

0

500m

AIII Fig.6 Carta archeologica di Suessa in epoca romana; sono rappresentate la cinta muraria, le porte urbiche, i principali edifici pubblici e i tracciati delle antiche strade extraurbane , sulla base degli studi di A. Valletrisco (1980) e P. Sommella (1987). Restituzione grafica della carta elaborata da T. Coletta; in T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca: il ponte Ronaco e le vie per Suessa, Edizioni scientifiche italiane, 1989, p. 43. Legenda a pagina seguente.

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| 4. Il processo formativo del centro storico


LEGENDA fig.6 cinta muraria romana di età imperiale solo in parte conservata tessuto viario etraurbano strade romane ancora oggi esistenti e in uso tracce di antiche strade romane

porte urbiche A

Porta sud

B

Porta ovest

C

Porta nord

D

Porta est

A-AI

ramo variante dell’Appia antica per Sessa-Teano

A-AII

strada regia vicereale (Real Camino) per Capua e Napoli (Appia nuova, SS n°7)

A-AIII

strada di Ponte Ronaco per Sinuessa e l'Appia, oggi interrotta dopo il ponte

A-AIV

strada per Minturno

3 Foro e zona sacra

B-BI

strada antica per Minturno a monte del teatro

4 Criptoportico

C-CI

strada per Roccamonfina per S. Spirito e per località Ponte

5 Teatro romano

C-CII

strada per Roccamonfina per S. Spirito e per Tuoro

D-DI/D-DII strada antica per Teano

principali edifici pubblici romani

1 Acropoli 2 Probabile Aerarium (ambienti sotterranei)

6 Anfiteatro 7 Ponte Ronaco

Fig.7 Veduta aerea di Sessa Aurunca da google 2016 con l’illustrazione dei principali edifici plubblici romani e il cardo massimo, l’attuale Corso Lucilio.

Il processo formativo del centro storico 4. |

61


5 3

4

1

2

Fig.8 Restituzione dell’area del Foro del I sec. d.C, futuro largo San Giovanni, sulla base degli studi della Valletrisco, del Sommella e dei rilievi condotti dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta.i; in T. Colletta (a cura di), Le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, p. 49. LEGENDA Localizzazione dei rinvenimenti e strutture archeologiche:

1

Criptoportico

2

Teatro romano

3

Probabile Aerarium (ambienti sotterranei)

4

Probabile area del Foro e della parte sacra

5

Probabile Porta nelle mura ad ovest

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| 4. Il processo formativo del centro storico

mura della cinta romana ad ovest di Suessa ancora esistente (doppio tratto continuo) tratto della cinta murario ipotizzato (doppia linea tratteggiata) antico cardine massimo nord-sud che incrocia il decumano massimo est-ovest (linea a triangoli)


Fig.9 Individuazione della strada di Ponte Ronaco sul decumanus maximus e della centuriazione dell’ager suessanus restituita sull’attuale territorio. L’ipotesi di divisione nell’agro suessano è stata condotta sulla base degli studi di P. Arthur nel 1982 ed è una centuriazione non comune e molto antica, con un reticolo di 20x21 actus romani (ricostruzione grafica di R. Carafa e T. Colletta); in T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca: il ponte Ronaco e le vie per Suessa, Edizioni scientifiche italiane, 1989, p. 41.

1

3

4 5

7

6

2

LEGENDA La localizzazione dei rinvenimenti e reperti archeologici e i centri abitati d’epoca successiva medievale:

1

Suessa, colonia latina dal 313 a.C. (da A. Valletrisco, 1980-1982)

la perimetrazione delle colonie romane secondo le più recenti ipotesi

2

Sinuessa, colonia romana dal 295 a.C. (da M. Pagano 1978 e W. Johannowski 1979)

la centuriazione dell’agro sessano

3

Ponte Ronaco o Ponte Romano degli Auruici, strada con l’antico basolato sul decumanus maximus

4

Masseria Derola, sull’ Ottavo cardines

5

Carano, villaggio medievale sul Nono cardines

6

Piedimonte Massicano e Piedimonte Rivoli, villaggi medievali sul Quarto decumano

7

Masseria Quintola, all’incrocio tra il 2° decumano e il 5° cardine

via Appia antica o "Antica via Appia", oggi via 7 quater strada di Ponte Ronaco o via Suessa-Sinuessa, coincidente con il decumanus maximus della centuriazione via Adriana o via Minturnae-Suessa-Teanum, la bretella tra la via Latina e l'Appia antica, costruita su un precedente collegamento preromano via Appia nuova o strada statale SS.N. 7, l’antico "Real Camino" d’epoca vicereale (1571), ovvero la strada regia da Napoli a Roma per Capua

Il processo formativo del centro storico 4. |

63


Fig.1o Le colonne della scena in primo piano e sullo sfondo la cavea del teatro, foto del 08/05/2016.

In questo periodo si ebbe la costruzione del Teatro a ridosso delle mura urbane, a sud del foro e del criptoportico repubblicano25. La cavea del Teatro aveva un diametro di circa 90 m ed ospitava 5000 posti, e per la sua realizzazione furono utilizzate imponenti strutture in opus reticulatum e quadratum. La scena del teatro, invece, lunga quasi 40 m e alta almeno 25 m, era arricchita da tre ordini di ottantaquattro colonne scolpite in marmo colorato, simbolo di lusso e ricchezza, testimonia l’intervento diretto dell’imperatore o di uno dei suoi familiari nella costruzione del Teatro26 (fig.10 e fig.12). La summa cavea, che sembra essere un’aggiunta posteriore di età flavia, reca al centro resti di un sacello ed è circondata da una pavimentazione in opus spicatum. I restauri hanno inoltre consentito la messa in luce della proedria, cioè della prima fila degli spettatori, di colonne, capitelli, frammenti scultorei. Risale alla fine del I sec. a.C. la costruzione del Criptoportico avente una pianta a “U” costituita da tre bracci di cui quello centrale, in direzione est-ovest è lungo quasi 76 m, quello orientale 64

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con andamento nord-sud (lungo 40,7 m) e l’occidentale giace al disotto di una casa colonica, quasi completamente interrato. Il criptoportico è costituito da navate divise da una fila di pilastri centrali in blocchi di tufo raccordati da archi a tutto sesto, e coperte con volte a botte e poggianti sugli stessi pilastri e sui muri perimetrali realizzati in opus incertum di tufo locale. Il criptoportico di Suessa presenta l’apertura verso il teatro piuttosto che verso il foro e quindi si pensa potesse essere collegato a qualche tempio che lo connetteva al foro. Per quanto riguarda la destinazione d’uso del criptoportico, il ritrovamento di decorazioni in stucco (inizio I sec. d.C.), graffiti e disegni sull’intonaco fanno supporre che l’edificio svolgesse una funzione pubblica e possibilmente anche scolastica27 (fig.11 e fig.13). Nel 40 a.C. si data la prima fase di costruzione di un probabile edificio termale situato in Via Ferranzio dove è visibile parte di un muro in opus incertum affiancato a due volte a botte28. Degli stessi anni era l’Anfiteatro oggi seppellito e che presumibilmente si trovava nella zona fuori le mura conosciuta come “vigna del vescovo”29.


Fig.11 Criptoportico repubblicano, vista del braccio nord-sud, foto del 08/05/2016.

Fig.13 Criptoportico repubblicano, particolare delle decorazioni in stucco d’età augustea-tiberiana , foto del 08/05/2016. Fig.12 Sulla sinistra statua bicroma di Matidia Minore, sorella di Sabina moglie dell’imperatore Adriano, datata alla prima metà del II secolo d.C. A Matidia, personaggio di primo piano nella famiglia imperiale si deve la ristrutturazione del teatro e la sontuosa decorazione in marmi policromi con una serie di statue che abbellivano la scena, tra cui questa pregevolissima statua conservata al Museo Civico di Sessa Aurunca. Il processo formativo del centro storico 4. |

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Durante l’età imperiale, in particolare tra il I e il II sec. d.C., Suessa conobbe un periodo di grande splendore e di massima espansione urbana: il centro abitato si estendeva su un’area quasi doppia rispetto a quella attuale e contava numerosi e importanti monumenti. Si ebbe la risistemazione monumentale del Foro e l’edificazione dell’ Aerarium–Tabularium (tesoro-archivio). L’Aerarium è testimonianza dello straordinario potere politico ed economico che Matidia Minore esercitò su Suessa. Le strutture ipogee probabilmente fanno parte di un più vasto complesso monumentale in cui, forse, è possibile identificare la celebre bibliotheca matidiana, citata da un’iscrizione datata all’anno 193d.C. Parte delle strutture dell’aerarium furono utilizzate come fondazioni per gli edifici medievali, e l’edificio, che era articolato in due parti, conserva la parte ipogea mentre di quella superiore vi sono tracce visibili nella facciata di Palazzo Tiberio (fig.13), che da sulla omonima piazza30. Nello stesso periodo venne potenziata la viabilità

esterna con la costruzione del Ponte degli Aurunci, o Ponte Ronaco (fig.14), importante collegamento viario della città con il mare e con le vie Appia e Latina. Il ponte, con conformazione a “schiena d’asino”, è sostenuto da pilastri in opera incerta intersecata da mattoni, di altezza 15 metri nella parte centrale del pendio, e si articola in ventuno arcate a pieno centro in mattoni bipedali, e conserva quasi intatta l’originaria pavimentazione romana in basoli31 (fig.15). Inoltre sono presenti tracce di un parapetto in tufo in gran parte crollato. Per quanto riguarda la viabilità romana bisogna fare riferimento alla Tabula Peutingeriana (fig.16), disegnata all’incirca nel IV sec. d.C. e primo documento cartografico che riguarda anche la Campania, in cui venivano rappresentate la grandi linee di comunicazione e i più importanti luoghi di stazionamento dell’impero romano32. Al declinare dell’impero, Suessa probabilmente subì la devastazione dei Goti e venne successivamente unita al Ducato di Gaeta, vivendo un periodo di decadenza33.

Fig.14 Particolare di uno degli ambienti interni dell’ Aerarium, foto del 10/05/2017.

Fig.15 Strutture dell’Aerarium inglobate nelle mura di Palazzo Tiberio, foto del 08/05/2016.

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Fig.16 Ponte Ronaco, foto G.L. Studio 1983.

Fig.17 Ponte Rilievo del prospetto a valle del Ponte Ronaco in scala 1:200, Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, 1925 (a cura di G. Russi), da T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca.., op. cit., p. 87

Fig.18 Tabula Peutingeriana, particolare della Campania settentrionale, segmento VI.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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NOTE

1

Cfr. P. Cominale, C. Gentile e R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca, territorio storia tradizioni cultura, Proprietà letteraria riservata 2014, pp. 14-15.

2

Cfr. A. M. Villucci, Testimonianze archeologiche nel territorio di Sessa Aurunca, in «Studia Suessana», II, Marina di Minturno 1980, pp. 46-48; si veda anche P. Talamo, L’area aurunca nel quadro dell’Italia centromeridionale…, cit., pp. 7, 8, 51, 53, 161; Cfr. A. M. Villucci, Sessa Aurunca storia ed arte, Minturno, Caramanica Editore, 1995, p. 10.

3

P. Talamo, L’area aurunca nel quadro dell’Italia centromeridionale…, cit., p. 161. Cfr. T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca: il ponte Ronaco e le vie per Suessa, Edizioni scientifiche italiane, 1989, p. 18.

4

5

Dionigi di Alicarnasso, Ant. Rom. VI, 32,3. 6 Eliano, Varia hist. IX, 16. Sul centauro Mares si veda da ultimo A. Pagliara, «Osservazioni sul Mares di Eliano (Var. hist. IX 16, 1)», in G.M. Bacci, M.C. Martinelli (a cura di), Studi classici in onore di Luigi Bernabò Brea, Messina, 2003, p. 17-23. In particolare sul culto della dea Marica cfr F. Trotta, « Minturnae preromana e il culto di Marica », in F. Coarelli (a cura di), Minturnae, Roma, 1989, p. 11-28; C. Rescigno, « L’edificio arcaico del santuario di Marica alle foci del Garigliano: le terrecotte architettoniche », Annali dell’Istituto Orientale di Napoli (Sezione di Archeologia e Storia antica) 15 (1993), p. 85-108. 7

Eliano, Varia hist. IX, 16; Servio, Ad Aen. VII, 206 (Aurunci vero Italiae populi antiquissimi fuerunt). Per un’informazione generale sull’Ausonia aurunca si vedano B. d’Agostino, « Il mondo periferico della Magna Grecia », in B. d’Agostino, P.E. Arias, G. Colonna, Popoli e civiltà dell’Italia antica, II, Roma, 1974, p. 185-188; P. Talamo, L’area aurunca nel quadro dell’Italia centromeridionale. Testimonianze archeologiche di età arcaica, Oxford, 1987. 8

Cfr. La voce “aurunci” nell’ Enciclopedia Treccani, La cultura italiana, 1930. Cfr. Ibidem. 10 Cfr. A. M. Villucci, Sessa Aurunca, Storia ed arte, Minturno, Caramanica Editore, 1995, pp. 9-10. 11 Cfr. La voce “aurunci” nell’ Enciclopedia Treccani, op.cit. Inoltre si confrontano anche Th. Mommsen, Unterital. Dialekte, Lipsia 1850, pp. 109, 116; Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1883, I, p. 531 segg.; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, pp. 406-407 e passim; A. Sogliano, Disegno storico della Campania antica, in Atti della Società italiana per il progresso delle scienze, 1924; E. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, Torino 1894, cap. I, passim; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I, Milano 1924, cap. II. 9

12

Cfr. Ibidem. 13 Notizie dal sito http://www.roccamonfina.net/lorto-della-regina-2/#prettyPhot. 14 Livio IX, 25. Per la presenza degli Ausoni/Aurunci in Livio si veda A. Pagliara, « Gli Aurunci in Livio », Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità 1 (2006), p. 11-19. 15

Cfr. A. M. Villucci, Sessa Aurunca, storia ed arte, op. Cit., pp. 10-11.

16

Cfr. A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, Marina di Minturno (Lt), Caramanica Editore, 1980,

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p.11; per quanto riguarda il lato orientale delle mura, presso la porta della Maddalena, nel giardino del signor G. Casale è visibile un tratto i mura di fortificazione del IV sec. a.C. (lungo metri 8 e alto metri 3) costituito da sette assise di blocchi di tufo posti per testa e per taglio; altri blocchi di tufo compaiono nel giardino del prof. G. Perrotta e a monte della porta della Maddalena. 17

Cfr. T. Colletta (a cura di), Le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, pp. 45-46. 18

Cfr. A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, op. cit, p.11. Cfr. T. Colletta (a cura di), Le cinta murarie urbane della Campania..,op.cit., p. 46. 20 Cfr. S. Cascella, M. G.Ruggi D’ Aragona (a cura di), Memorie Aurunche di Matidia - Suessa: città e territorio dagli Aurunci all’età romana, London 2012. 19

21

Cfr. A. Valletrisco, Note sulla topografia di Sessa, in RANap., LII, Napoli 1977, p. 59. Cfr. S. Cascella, Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium, pp. 153-154, in AA.VV., Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità, Catalogo Scienze e Lettere, 8/2013. 22

23

Cfr. T. Colletta (a cura di), Le cinta murarie urbane della Campani..., op. cit., p. 46. Si veda anche A. M. Villucci, Sessa Aurunca, Storia ed arte, op.cit., p. 11. 24

Cfr. A. M. Villucci, Sessa Aurunca, Storia ed arte, op.cit., pp. 11-12. Cfr. Ibidem. 26 Cfr. S. Cascella, Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa..., op. cit., p. 162, in AA.VV., Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità, Catalogo Scienze e Lettere, 8/2013. 25

27

Cfr. Ibidem, pp. 155-156-157. Si veda anche A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, op. cit, pp.13-14. Cfr. A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, op. cit, p. 12. 29 Cfr. Ibidem, p. 15. 28

30

Cfr. S. Cascella, Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa..., op. cit., pp. 173 a 198, in AA.VV., Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità, Catalogo Scienze e Lettere, 8/2013. Si veda anche A. M. Villucci, Sessa Aurunca, Storia ed arte, op.cit., pp. 12-13.

31

Cfr. T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca: il ponte Ronaco e le vie per Suessa, op. cit., p.

32

Cfr. T. Colletta (a cura di), La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca.., op. cit., pp. 75 a 82. Si veda anche A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, op. cit., pp. 15-16. 33

Cfr. A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, op. cit., p. 6.

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4.3 SESSA AURUNCA NEL MEDIOEVO

4.3.1 IL PERIODO LONGOBARDO L’insediamento altomedievale di Sessa Aurunca si struttura in maniera diversa rispetto a quello antico e tardo-antico, seppur rimanendo, in parte, in continuità con esso. Infatti la localizzazione di alcuni edifici antichi rimane invariata, anche se, ricostruire la storia medievale di Sessa, risulta complicato per scarsità di documentazione archivistica e archeologica relativa a tale periodo. Le notizie tramandate dagli storici locali e dagli studiosi della città medievale sono poche se messe a confronto con la quantità di notizie relative all’epoca romana1. A Sessa è presente il Vescovato dal 501, ma, già a partire dalla guerra greco-gotica (535-553), subisce una grave crisi economica e demografica, a causa di frequenti incursioni e saccheggi, che portano alla perdita della sua sede vescovile. Questo riduce il prestigio della città e comporta anche una riduzione dell’abitato, che, tuttavia, non viene abbandonato, poiché nei registri degli itinerari scritti altomedievali, indicanti i percorsi interni diretti da Roma verso la Terra Santa, viene sempre indicata la tappa denominata “Sessaruntia” o “Suessa Irunca”2. In seguito alla conquista longobarda, la città diviene desolata, spopolata e impoverita, tanto che, per aver notizie certe su di essa, bisogna aspettare il consolidamento dello Stato longobardo. I contorni delle vicende Sessane diventano più nitidi, infatti, a partire dal IX secolo, quando Sessa diviene gastaldato3. Probabilmente è durante il periodo longobardo che la città inizia a definire il proprio impianto arroccato, sul sito dell’arx (rocca) romana, ristrutturato poi in epoca normanno-sveva come testimonia la struttura del castello. In base alle testimonianze di Pietro Diacono, continuatore del testo dell’Ostiense, in relazione al monastero di San Benedetto, il perimetro murario altomedievale era già esistente prima dell’anno 1009, ma non

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vi sono testimonianze dirette. Di fondamentale importanza per l’individuazione dall’abitato murato in epoca altomedievale è la Bolla del 1032, con la quale l’arcivescovo di Capua, Atenulfo, concedeva a Benedetto l’episcopato di Sessa, comprendente cinquantuno chiese nel territorio della diocesi, e otto chiese nella città. Dall’individuazione di questi edifici religiosi nel tessuto urbano si è risaliti all’ipotetica delimitazione dell’abitato in epoca medievale, ben più ristretto della Sessa tardoimperiale4. Il restringimento dell’abitato, avvenuto tra VI e IX secolo, comporta un abbandono dell’antico foro come centro della vita cittadina.

Fig.1 Schema in cui si raffigura la perimetrazione dell’insediamento altomedievale, che si restringe e si arrocca, rispetto a quello romano (in grigio), mantenendo quale spina dorsale l’attuale Corso Lucilio.


Fig.2-3 Gli elementi di spoglio sono comunemente impiegati nel nuovo insediamento medievale: dalle colonne all’interno della corte del castello ai cantonali degli edifici che si trovano percorrendo il centro storico.

Di conseguenza, vi è un accentramento, da un lato, del potere ducale a nord-ovest, sull’antica arx romana (castrum Suesse) e dall’altro, del potere religioso, con l’episcopio e la cattedrale, nell’area abitativa orientale. La prima si colloca al limite dell’abitato, a monte sull’altura, per chiari fini difensivi, la seconda si colloca a valle, in posizione opposta e ortogonale rispetto all’attuale corso Lucilio. Dunque, come accade per Napoli, anche per Sessa, oltre alla riduzione del perimetro delle mura rispetto all’estensione massima in epoca antica, si rileva una continuità della sede in cui si va a formareil nuovo nucleo abitato ed, allo stesso tempo, una discontinuità relativa ad una profonda mutazione della struttura edilizia e della funzione urbana. Tale discontinuità ha provocato profondi sconvolgimenti nell’utilizzazione degli spazi riservati ai grandi monumenti antichi e ai monumenti antichi stessi, sostituiti, scomposti o ricoperti da altre costruzioni che rispondessero al nuovo assetto, politico e religioso, della società medievale. La continuità, dunque, con l’antico, in epoca medievale, è da intendersi principalmente

nell’incrociarsi delle strade, nelle pietre e nelle colonne, comunemente reimpiegate per le nuove fabbriche, ma per il resto, si assiste ad un profondo cambiamento nell’assetto urbano, avvenuto in tutte le città campane a partire dall’ VIII secolo5. Per comprendere i mutamenti nell’assetto urbano in epoca medievale, bisogna analizzare le rete stradale che si trasforma inevitabilmente per motivi difensivi, ma anche commerciali e politici, in un territorio prima sottoposto al ducato longobardo di Benevento e poi infeudato durante il regno normanno-svevo. L’attraversamento principale è quello che va da nord a sud e corrisponde all’attuale corso Lucilio, antico cardo maximus, ed è proprio in corrispondenza di tale percorso che si innestano le due porte di ingresso alla città, all’ atto di costruzione delle mura: porta del Trofeo, poi del Macello, a nord, ai piedi dell’altura del castello e porta del Vagno (o porta de Lo Balio), poi porta S. Giovanni, a sud, ai margini del pianoro dell’ex foro. Dunque il lato settentrionale del foro diviene il limite inferiore della città medievale, racchiuso da imponenti mura

Il processo formativo del centro storico 4. |

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al cui centro era posta una torre di avvistamento, ricostruita nel XIII secolo ed identificabile oggi con la Torre di Transo. La particolare conformazione del pianoro su cui sorgeva il foro, troppo aperto e pianeggiante per essere difendibile, fece sì che quest’area venisse abbandonata e diventasse cava di materiale per la costruzione dei nuovi edifici della civitas6. Dalle varie fonti consultate, appare evidente che il tracciato meridionale delle mura medievali sia stato costruito sui resti di strutture più antiche, modificandone l’assetto per motivi di difesa, aggiungendo torri e cortine murarie. Di tale cortina muraria e della porta S. Giovanni vi sono dei rilievi accurati, operati dai due ingegneri Landi e Marancio nel 1836, prima della demolizione della porta e della sistemazione delle sue adiacenze7. Testimonianza di architettura longobarda è la Chiesa di S. Maria in Castellone o della Visitazione, risalente al 1032, costituita da aula unica semplice, priva di decorazioni, e dotata di atrio voltato a crociera con colonne costituite chiaramente da elementi di spoglio. Nei suoi pressi si erano sviluppate una serie di abitazioni, riunite in ghetto, a caratterizzare il quartiere degli Ebrei, espulsi dalla città nel 1541-42 da Carlo V8.

Fig.4 Schema dell’abitato in epoca altomedievale, con il corso Lucilio e le due principali porte nord- sud: porta del Trofeo e porta S. Giovanni.

Fig.5 Torre di Transo, in una foto del 08/05/2016.

Fig.6-7 Chiesa di S. Maria in Castellone o della Visitazione, in una foto del 06/11/2016. La Chiesa si trova in forte stato di degrado, nell’atrio è possibile riconoscere delle colonne di spoglio.

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| 4. Il processo formativo del centro storico


4.3.2 PERIODO NORMANNO Sessa non è immune alle scorrerie dei saraceni annidati nella piana del Garigliano e nelle colline circostanti, ma cresce d’importanza con la dominazione normanna. I Normanni si inseriscono quale nuova classe dirigente nel vecchio organismo longobardo, senza sconvolgere la struttura amministrativa. La città viene governata da Riccardo dell’Aquila, conte di Gaeta e appartenente alla dinastia normanna dei Drengot, e durante il suo governo, nella metà del XI secolo, inizia l’espansione della città al di fuori del perimetro delle mura altomedievali, con la costruzione, a nord, dell’abbazia di S. Leone (1059) e con la nascita dei primi episodi conventuali a sud9. In questo periodo si presume, infatti, che siano avvenute le prime urbanizzazioni del largo su cui sorgeva l’antico foro, con l’insediamento delle comunità monastiche benedettine di San Giovanni Battista. Tale espansione avviene nonostante la struttura urbana interna alle mura non rivelasse una particolare congestione o compattezza, poiché la maggior parte delle case doveva essere circondata da corti e giardini10. Questa caratteristica peculiare si ritrova ancora oggi, infatti all’interno del nucleo medievale del centro storico, sono presenti corti verdi e giardini pensili, spesso aldilà di alte mura, che non ne rendono immediata la percezione.

Fig.8 Chiesa di S. Leone in una foto del 06/11/2016.

Fig.9 Chiesa e convento di S. Giovanni in una foto del 08/05/2016.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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Fig.1o Castello su giardino interno (foto del 08/05/2016).

Durante il governo del conte di Gaeta, viene modificato l’impianto longobardo del castello che assume una forma rettangolare con cortine alte e torri quadrangolari11 .

Fig.12 Schema in cui si indicano gli edifici religiosi sorti al di fuori delle mura altomedievali e i principali monumenti sorti o riconfigurati in epoca Normanna.

Fig.11 Cartolina raffigurante il Castello - Acquaforte di Domenico Faro, stamperia Gabriele Corvo, Roma Editore, metĂ â€˜900.

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| 4. Il processo formativo del centro storico

Fig.13 Giardini pensili nel centro medievale (foto del 21/04/2016).


Fig.14 Cattedrale, facciata principale (06/11/2016)

Alla morte del conte, Sessa viene saccheggiata nuovamente ed occupata temporaneamente dall’ abate di Montecassino, ma, ritornata sotto il potere normanno, si comincia la costruzione della Cattedrale nell’anno 1103 per volontà del vescovo Giacomo I, sui resti di una presunta basilica cristiana o pagana, riutilizzando materiali di spoglio provenienti dalle rovine di epoca romana12. Rispetto ad altre zone d’Italia, durante la costruzione del Duomo di Sessa Aurunca, fu

molto semplice approvvigionarsi di materiale lapideo di pregio poiché gran parte degli edifici di epoca romana erano ancora emergenti. Dai recenti scavi archeologici che hanno riguardato il teatro romano si sono rinvenute, infatti, macerie di muratura mescolate caoticamente a quantità enormi di frammenti marmorei, evidenti tracce del cantiere di spoliazione medievale, finalizzato principalmente al recupero degli elementi in marmo bianco. Questo dato, che si ricava dallo scavo del teatro, associato al fatto che nel Duomo siano stati riconosciuti relativamente pochi elementi in marmo bianco provenienti dal teatro13, avvalora l’ipotesi che l’opera di spoliazione fu solo in parte finalizzata al reimpiego, poiché quasi tutto ciò che veniva trovato era frantumato sul posto per essere trasportato verso le calcare. Dunque, solo gli elementi di maggior pregio o considerati idonei alla facies della nuova fabbrica, vengono reimpiegati, come i due architravi della scena del teatro, raffiguranti maschere teatrali, tralci d’uva e pantere, riutilizzati al di sopra dell’ingresso centrale della Chiesa e alcuni capitelli corinzi, utilizzati nel colonnato interno14. Alcuni saggi condotti da Mons. Giovanni Maria Diamare nel XIX sec., insieme all’archeologo Ferdinando Mazzanti, Fig.15 Interno della Cattedrale, si notano le colonne di spoglio utilizzate nella scansione delle navate (foto del 08/05/2016). Il processo formativo del centro storico 4. |

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hanno messo in luce, al di sotto del pavimento dell’attuale chiesa, e in proseguimento della cripta, strutture risalenti ad un edificio più antico, che è attualmente adibito a sepolture. Questa struttura è stata spesso identificata come una basilica paleocristiana, o come una basilica civile pagana, poi trasformata in chiesa. Questa ipotesi, molto interessante, è tuttavia in contrasto con l’altra, sostenuta dalla tradizione letteraria locale, per la quale la Cattedrale sorge nel sito di un preesistente tempio, di Mercurio o di Ercole15. Il Venditti infatti non esclude la possibilità di ulteriori saggi in loco, per approfondire la questione. La costruzione della Cattedrale, insieme a tutto ciò che ne consegue, è sintomo di una ripresa economica e sociale, infatti la città, in questo periodo, diviene un importante centro per il commercio di un vasto territorio coltivato a vite, grano e dedito all’allevamento16.

Fig.16 Particolare del portale d’ingresso alla cattedrale, dove si riconosce il fregio appartenente al teatro romano (foto del 08/05/2016).

4.3.3 PERIODO SVEVO-ANGIOINO Con Federico II di Svevia, che visita tre volte Sessa, e di cui fu consigliere e giurista Taddeo da Sessa, si ha la risistemazione della cinta muraria turrita, tra cui la già menzionata Torre di Transo nel XIII secolo, e l’ingrandimento del castello, con aggiunta di torri agli angoli e al centro delle cortine. L’ampliamento del castello doveva rispondere a un organico disegno di controllo e difesa, per rientrare nei centri difensivi del Regno17. Sempre nel XIII secolo assistiamo alla nascita dei conventi francescani di S. Stefano (1240) e di S. Giovanni ante portam

(1246), collocati al di fuori della cinta muraria medievale, nei pressi della porta sud. Solamente dopo il consolidarsi dell’insediamento monastico di S. Giovanni ante portam, il toponimo della porta civica diviene porta S. Giovanni, per la vicinanza dell’omonima chiesa dei frati conventuali. Tale edificio religioso si colloca in posizione strategica, in un luogo pianeggiante ma sopraelevato, protetto naturalmente su tre lati dal pendio dell’altura su cui insiste, quasi come una propaggine delle mura meridionali, andandosi a sovrapporre ed allineare

Fig.17 Castello Ducale, facciata interna a piazza Castello. Si notino le torri quadrangolari, potenziate sotto gli Svevi (foto del 06/11/2016).

76

| 2. Evoluzione storica urbana


3 2 4 6

1

5

Fig.18 Restituzione del Largo S. Giovanni alla metĂ del Duecento. Da T. Colletta, le cinte murarie di Sessa Aurunca e la storia della cittĂ , in T. Colletta (a cura di),le cinta murarie urbane della Campania : Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, Fig. 11, Tav II, p. 60. LEGENDA

1

Porta de Lo Vagno (poi S. Giovanni)

2

Chiesa di Ssan Leonardo, XII sec. (oggi perduta)

3

Chiesa di San Benedetto (996)

4

Torre di Transo

5

Monastero di Santo Stefano (1233-1240)

6

Monastero di San Giovanni Battista (1246)

mura della cinta romana ad ovest di Suessa ancora esistente (doppio tratto continuo) tratto della cinta murario ipotizzato (doppia linea tratteggiata)

Evoluzione storica urbana 2. |

77


al criptoportico di epoca antica, le cui strutture vengono utilizzate come fondazione del braccio sinistro18. La configurazione assunta dal largo fuori le mura, che sfrutta l’orografia del luogo, crea un insediamento la cui morfologia si distacca molto da quella assunta dall’insediamento intramoenia, in cui assistiamo ad un accorpamento del tessuto edilizio, soprattutto in corrispondenza del margine sud. Qui, infatti, sorgeva già a partire dal X secolo, la piccola Chiesa di San Benedetto, con orientamento est-ovest, il cui accesso, allora come oggi, non era situato lungo l’asse viario principale (Corso Lucilio), ma vi si accedeva tramite un breve percorso interno sinuoso, protetto dalla piccola Chiesa di San Leonardo, con orientamento nord-sud, oggi perduta. Questa particolare conformazione, leggibile ancora oggi, era chiaramente dovuta alla presenza di un confine a cui allinearsi19. Nel 1222, S. Francesco d’Assisi è a Sessa e la tradizione vuole che, in un’antica via detta “vicus ad columnas”, oggi Via Ugolino, San Francesco compisse un gran miracolo: la risurrezione di un fanciullo morto. Tale evento è narrato negli affreschi di Giotto nella

facciata del transetto nord della basilica inferiore di Assisi20. In questo periodo sorgono, inoltre, alcuni complessi religiosi, poi rimaneggiati nei secoli successivi, fra cui la Chiesa di S. Germano, fondata nel 1200 per volontà delle suore di clausura benedettine, nello spazio antistante l’antica piazza denominata alle Colonne, alla fine di via Ugolino, e la Chiesa di S. Matteo o S. Maria del Rifugio, su Corso Lucilio, edificata, probabilmente nel 125821. Nella metà del XIII secolo, anche la Cattedrale viene ampliata, infatti viene aggiunto un pronao alla facciata, costituito da tre fornici, cui corrispondono ambienti voltati a crociera poggianti su semicolonne addossate alla parete. L’arcata centrale differisce da quelle adiacenti, poiché caratterizzata da forma lievemente ogivale, ma è affine, al contempo, alle altre, poiché arricchita da cornici che imitano i rilievi classici. Il pronao siffatto ha la capacità di smaterializzare la pesantezza della facciata preesistente, di chiara ispirazione romanica22.

Fig.19 Ingresso al vicolo che conduce alla Chiesa di S. Benedetto (foto del 08/05/2016).

Fig.20 Chiesa di S. Benedetto (foto del 19/11/2016).

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Fig.21 Chiesa di S. Germano, di cui non permangono tracce della facies medievale in facciata (foto del 19/11/2016).

Fig.22 Chiesa di S. Matteo, anch’essa rimaneggiata nei secoli successivi (foto del 19/11/2016).

Fig.23 Particolare del pronao della Cattedrale, con cornici in rilievo (foto del 08/05/2016).

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Fig.24 Torre di San Biagio, unico elemento superstite del castello piccolo di S. Biagio, attualmente di proprietà privata. (foto del 08/05/2016).

Con la dinastia angioina, Sessa diventa città regia e, a causa dello zelo religioso dei nuovi sovrani, si adorna di nuovi edifici religiosi, in gran parte sorti a discapito del tessuto urbano più antico. Per volontà di Carlo I d’Angiò, Sessa viene dotata nel 1276 del “castello piccolo” di S. Biagio, al di fuori della cinta muraria settentrionale e dell’allora porta del Macello, di cui oggi rimane soltanto la Torre di S. Biagio23. La rinascita di Sessa sotto il dominio

angioino è coadiuvata da un aumento demografico con conseguente crescita del borgo inferiore e del borgo superiore. Il borgo superiore incomincia ad accrescersi attorno al castello di S. Biagio e alla Chiesa di S. Leone24, edificata nel XI secolo su di una casa di un contadino presso le mura della città in cui trovò riparo, presumibilmente, papa Leone IX di ritorno dalla disfatta di Cividate, tanto da divenire il Santo patrono della città (ma qui ci sono diverse interpretazioni storiografiche) 25. Il borgo inferiore, invece, cresce intorno agli edifici monastici francescani sorti in precedenza nei pressi della porta sud.

Fig.25 In alto, schema dell’espansione urbana all’esterno delle mura medievali, intorno ai complessi religiosi e difensivi.

Fig.26 Chiesa di S. Agostino, nella sua facies settecentesca (foto del 08/05/2016).

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Fig.27 Chiostro del convento di S. Stefano (foto del 08/05/2016).

I due complessi francescani di S. Giovanni Battista e S. Stefano per tutto il duecento e fino al 1363, quando viene costruito il convento degli Agostiniani, controllavano i percorsi che dai vicini centri arrivavano a porta S. Giovanni, costituendo i poli urbani intorno ai quali si svilupperà il borgo inferiore. In particolare, con il passaggio dai

francescani ai benedettini, il complesso di S. Giovanni, in un secondo momento chiamato “a villa”, assume la configurazione che determinerà una prima perimetrazione della futura piazza S. Giovanni26.

Fig.28 Complesso monastico di S. Giovanni (foto del 08/05/2016).

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Fig.29 A Sarnelli, Quadro della Resurrezione (1759), particolare. Rappresentazione della città di Sessa entro le mura tardo- quattrocentesche.

4.3.4 SUESSA CAPITALE DEI FEUDI DI MARZANO Sessa divine Ducato intorno alla metà del XIV secolo, in particolare sotto gli Aragonesi, che succedono ai d’Angiò, legando la propria sorte per quasi un secolo alla potente famiglia Marzano (1374-1464), fedele agli Aragonesi e padrona di gran parte della Terra di Lavoro. Ai Marzano si deve l’ampliamento del perimetro urbano e la costruzione di un nuovo circuito urbano che includerà il Borgo inferiore e superiore all’interno del sistema difensivo di stampo quattrocentesco27.

I due borghi vengono inglobati dalle mura in età aragonese durante il ducato di Giovanni Antonio Marzano, per questo vengono aggiunte altre due porte (Porta dei Cappuccini a Sud, Porta di San Biagio o dei Ferreri a Nord28), di cui, ancora oggi la porta sud rappresenta uno dei principali punti di accesso alla città. Lungo gli assi viari, i seggi, luoghi deputati all’amministrazione, gli edifici con annesso cortile e le case a torre, si arricchiscono di elementi architettonici importati dalle maestranze catalane al seguito degli Aragonesi, in un fondersi con lo stile tardo-gotico meridionale. Ne è un esempio il sedile di San Matteo, che seppur con rifacimenti tardogotici ottocenteschi, è aperto sulla strada con un grande arcone, secondo la più consueta iconografia dei

Fig.30 Schema in cui si rappresenta l’espansione del centro abitato sotto i Marzano, con potenziamento della cinta muraria e delle porte d’ingresso.

Fig.31 Sedile di S. Matteo in una stampa del 1817 di A. M. Chenavard.

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sedili medievali, mentre nella facciata posteriore è ancora visibile una finestra in stile durazzescocatalano29. Le testimonianze durazzesco-catalane sono, sicuramente, l’elemento più caratteristico e significativo dell’abitato medievale di Sessa, anche se la mancanza di documentazione di prima mano ne rende difficile l’esatta collocazione cronologica. Si diffonde in questo periodo, la tipologia edilizia caratterizzata da un piano nobile, spesso non accessibile direttamente dalla strada e un secondo piano di servizio, oltre al piano terra adibito a bottega. L’ingresso all’interno dei palazzi gentilizi è, spesso, definito da portali con arco a sesto ribassato, tipico dell’architettura catalana30. Nel cortile di Palazzo Polito, lungo corso Lucilio, nelle vicinanze del borgo inferiore, resta una torre cilindrica di età aragonese, affiancata da una loggetta in stile catalano, sostenuta da pilastrini poligonali e capitelli “a cespuglio” di tufo, addossata alla cinta muraria medievale, che su corso Lucilio aveva come ingresso la porta di S. Giovanni, abbattuta nel secolo scorso. In Via Scanzati si trova il palazzo appartenuto, presumibilmente, ai de Cordoba, caratterizzato da una facciata in cui spiccano le quattro finestre a croce guelfa, con un’esile colonnina nella parte inferiore, riferibili all’opera di Forsimanya e Antonio Gorino. Anche il castello si rinnova, assumendo uno stile conforme al gusto dell’epoca soprattutto nelle aperture: artistiche bifore si aprono sul cortile interno, su cui si affaccia una loggetta ad archi a sesto ribassato con colonne e capitelli di spoglio.

Fig.32 Portale intarsiato con arco a sesto ribassato in Via Spine. (foto del 08/05/2016).

Fig.33 Particolare di Palazzo de Cordoba, finestra a croce guelfa (foto del 06/11/2016).

Fig.34 Torre cilindrica di epoca aragonese e loggiato di Palazzo Polito (foto del 10/04/2017)

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Fig.35 Particolare di una bifora in stile catalano nella corte interna del castello (foto del 03/12/2016).

Lo stesso castello viene ampliato e cambia di funzione, diventando un palazzo ducale31. Sotto i Marzano sorgono Chiese e complessi religiosi a ridosso della nuova cinta muraria, come nel caso di San Domenico, edificato nella zona est della città nel 1425, ove sorgeva anticamente la Chiesa di Santa Maria degli Orti. La posizione non viene scelta a caso, infatti il complesso viene edificato a ridosso delle mura e, precisamente a controllo della porta romana denominata in epoca medievale “dei Saraceni”, sia per motivi di sicurezza, sia per intercettare i flussi di pellegrini

e mercanti che, passando per un nodo viario importante che corrisponde con l’attuale via S. Domenico, avrebbero reso proficua la raccolta dell’elemosina. La porta viene, poi, detta “di San Domenico” per la vicinanza con la Chiesa ed il convento32. Tuttavia, ad oggi rimane ben poco, tra cui il chiostro voltato a crociera, con affreschi riguardanti la vita di S. Domenico e la parte del convento, caratterizzata da una scansione di arconi che prospettano a valle33. Nei pressi della porta meridionale della città voluta dai Marzano, sorge la Chiesa di San Giacomo, edificata nel XV secolo Fig.36 A lato, Sessa (Sessa Aurunca) 1702, Anonimo (da Francesco Cassiano da Silva) incisione del Pacichelli. Si noti l’estensione della cinta muraria, che ingloba il borgo inferiore e superiore, con alcuni edifici religiosi posti nei pressi delle porte, come nel caso di S. Domenico e della porta omonima. Fig.37 In basso, particolare dell’incisione del Pacichelli, in cui è visibile porta S. Domenico, con il giardino e il complesso di S. Domenico nelle immediate vicinanze.

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Fig.38 Convento di S. Domenico (foto del 06/11/2016).

Fig.39 San Domenico in A. Sarnelli, Quadro della Resurrezione (1759), particolare.

da alcuni nobili famiglie sessane con annesso ospedale per poveri pellegrini. Anche questa sorge nei pressi di un importante punto di accesso alla città, per controllarne i flussi di passanti e per assistere poveri, malati e pellegrini, ma si trova oggi in condizioni precarie di conservazione, tanto da risultare impraticabile. La porta nord e la via roccolana vengono, invece, nella metà del XV secolo, controllate dal complesso dell’Annunziata, voluta dalla corporazione dei conciari e calzolai, che doveva godere di privilegi e rappresentatività nella città, e dotata di annesso ospedale ed educandato34. Nel borgo inferiore, i complessi conventuali di S. Stefano, S. Giovanni Battista e S. Agostino vengono inglobati nel sistema urbano mentre altre chiese e complessi religiosi sorgono nelle vicinanze o al di fuori delle nuove porte delle mura quattrocentesche, in parte ancora conservate. In quest’incremento della presenza religiosa promossa dai Marzano, si innesta, nel

1400, la costruzione del convento di S. Anna nel lato sud del largo S. Giovanni, arricchito con opere e dipinti importanti nel 1471. Questo è il terzo grande monastero dedicato ai francescani costruito in città, con annesso conservatorio e Chiesa, che si accorpa al complesso conventuale di S. Stefano, costituendo un “super isolato” conventuale nel Borgo inferiore35.

Fig.40 Schema del borgo inferiore e dell’aggregazione dei complessi conventuali, tra i quali sorge S. Anna, a costituire con S. Stefano un “super isolato” conventuale.

Fig.41 Ingresso Chiesa e Convento di S. Anna (foto del 19/11/2016).

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NOTE

1

Le notizie relative all’evoluzione del costruito storico di Sessa Aurunca risultano ancora poco indagate e scarse rispetto all’importanza del sito, come viene più volte accennato da Teresa Colletta, nei suoi scritti. A tal proposito si veda T. Colletta, le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, pp. 9-10.

2

Cfr. T. Colletta, le cinte murarie di Sessa Aurunca e la storia della città, in T. Colletta (a cura di),le cinta murarie urbane della Campania : Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, p. 51. A tal proposito, si veda anche A. M. Villucci, Sessa Aurunca storia ed arte, Minturno, Caramanica Editore, 1995, p.14. 3

Il gastaldato o gastaldia, nell’ordinamento medievale, era una circoscrizione amministrativa governata da un funzionario della corte regia, il gastaldo o castaldo. E’ evidente che la rinascita di Sessa, nel periodo medievale, è legata al consolidamento dello Stato, infatti si hanno notizie documentarie di un primo castrum proprio nel 963. Si veda A. M. Villucci, op. cit., p.14.

4

Cfr. T. Colletta, op. cit., pp. 52-53. Per il testo originale dell’Ostiense si veda Leone Ostiense, Chronicon monasterii Cassinensis, Libro II, cap. 27. La Bolla di Atenulfo del 1032, in cui sono elencate tutte le chiese aniche di Sessa, viene riportata in vari testi, primo tra tutti il de Masi nel testo Memorie Istoriche degli Aurunci antichissimi popoli dell’Italia e le loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli, 1761, pp. 256-257 lib. II, cap. VII. Le chiese menzionate nella bolla sono Santa Maria e San Pietro, San Giovanni ante portam, Santa Maria in Castellone, Sant’Angelo, San Nicola, Sant’Eustachio, San Nicola e Silvestro. 5

Molto interessante è l’analisi condotta da T. Colletta, op. cit., pp. 53-54, nella quale si evidenzia come in Sessa Aurunca sia chiaro il restringimento dell’abitato in epoca medievale, ma vi sia al contempo un mantenimento della sede dell’originaria colonia romana. Questo accade in molti Comuni campani, come evidenziato da G. Galasso, Le città campane dell’alto medioevo, in ID, Mezzogiorno medievale e moderno, Napoli, 1975, pp. 63- 135. 6

Cfr. T. Colletta, op. cit., pp. 54-56.

7

Gli storici sei – settecenteschi ci vengono in aiuto per quanto riguarda il posizionamento della porta S. Giovanni, infatti già il de Masi nel testo op. cit., pp. 181-182, si afferma: ”Si veggon poi le Terme o sieno i Bagni in poca distanza de’ surriferiti luoghi, e propriamente nel di sotto al giardino con Torre de’ Signori di Transo appo una delle Porte della Città nominata di S. Giovanni, ove per la poca distanza , che vi è da questa ad un’ altra consimil Porta, per cui si esce dal Borgo inferiore, dicevasi alle due porte”. Dai disegni d’archivio ottocenteschi degli ingegneri Marancio e Landi, la porta risulta, inoltre, a due fornici, affiancata da una torre quadrata. La ricostruzione grafica a firma del volante è stata resa possibile grazie al documento rinvenuto da G. Parolino e riguardante il “rapporto relativo alla descrizione ed apprezzo del fabbricato della porta di San Giovanni nel comune di Sessa per la controversia coi fratelli Capizzi” del 1412-1836 conservato all’archivio storico di Caserta, Intendenza Borbonica, Consiglio, Busta LXIV, fasc. 2289 e riportato da G. Parolino in la porta di San Giovanni e la chiesa di San Leonardo a Sessa Aurunca, in civiltà Aurunca, II, 1990, 11, pp. 11-33.

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8

Cfr. A. M. Villucci, op.cit, p.50.

9

Cfr. Ibidem, p.15.

10

Cfr. A. M. Villucci, I Monumenti di Suessa Aurunca, Marina di Minturno (Lt), Caramanica Editore, 1980, p.17. 11

Cfr. Ibidem, p.20-21. Per altre informazioni sul castello in epoca Normanna, si veda anche A. M. Villucci, Sessa Aurunca storia ed arte, Minturno, Caramanica Editore, 1995, p.37-38.

12

Cfr. Ibidem, p.23.

13

Cfr. A. M. Villucci, M. D’Onofrio, V. Pace, F. Aceto, La Cattedrale di Sessa Aurunca, Marina di Minturno (Lt), Caramanica Editore, 1983, p. 7 ss. 14

Cfr. Ibidem, p. 12 ss.

15

Cfr. A. Venditti, La cattedrale di Sessa Aurunca, da Atti del Convegno nazionale di studi storici promosso dalla Societa di storia patria di Terra di Lavoro, 26-31 ottobre 1966, De Luca Editore, Roma, 1967, pp. 220-221.

16

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1995, p. 16.

17

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1980, pp. 20-21.

18

Cfr. T. Colletta, op. cit., pp. 58-61.

19

Cfr. Ibidem. Si veda anche A. M. Villucci, op. cit., 1995, p. 16.

20

Su vari testi viene documentata la presenza di S. Francesco a Sessa intorno al 1220, e in particolare, T. Celano ne “Il trattato dei Miracoli” racconta : “Nella città di Sessa, nel vico denominato alle colonne, il demonio, depredatore di anime ed uccisore dei corpi, fece crollare un fabbricato dalle fondamenta nel tentativo davvero satanico di travolgere molti bambini che spensieratamente ed innocentemente giuocavano attorno, riuscendo però ad uccidere soltanto un giovane, il quale morì all’istante. Al fragore del crollo corse una gran folla da ogni parte, con molla fatica estrassero dalle macerie il cadavere del giovane e lo resero alla madre, la quale graffiandosi la faccia e strappandosi i capelli, singhiozzando e piangendo inconsolabile, con quanto fiato aveva in corpo si mise a gridare: «San Francesco, San Francesco rendimi il figlio». Non solo lei, ma tutti i presenti, uomini e donne, piangevano amaramente e ripetevano: «San Francesco, rendi il figlio alla povera madre!». La madre inoltre, dopo essersi riavuta alquanto dalla gravissima scossa ed essendo tornala in sé, formulò questo voto: «O San Francesco, rendi a questa sventurata il suo caro figlio, ed io cingerò il tuo altare con un filato di argento, lo coprirò con una tovaglia nuova, e circonderò di candele tutta la tua chiesa!». Scese la notte ed il cadavere venne deposto sul letto, per essere seppellito il giorno seguente. Ma verso la mezzanotte il giovanetto cominciò a respirare, e prima che spuntasse il giorno tornò completamente alla vita, prorompendo in grida di lode al Signore. Allora tulio

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NOTE

il popolo ed il clero, vedendolo sano e salvo, ne resero grazia al beato Francesco”. A tal proposito, si veda pure G. Monarca, Sessa Aurunca dalla A alla Z: guida storica e turistica in forma di dizionario, Publiscoop, Sessa Aurunca, 1994, in cui si afferma che molto probabilmente S. Francesco dimorò nel monastero di S. Domenico e che alla sua morte gli venne intitolata una Chiesa, proprio nel luogo in cui egli aveva dimorato. Nel XVI sec.venne costruita una nuova Chiesa, dedicata al Santo, e corrispondente all’attuale S. Giovanni, che, per l’esistenza dell’allora Chiesa di S. Francesco non potette prendere il nome del Santo. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, affievolitasi la devozione al Santo, venne abbattuta la vecchia Chiesa di S. Francesco e al suo posto si edificò quella barocca di S. Carlo. Si veda anche A. M. Villucci, op. cit., 1995, p 83. 21

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1980, pp. 26-27.

22

Cfr. A. Venditti, op. cit., 1967, pp. 225-226. Si veda anche F. Divenuto, Il cantiere infinito delle cattedrali di Sant’Agata dei Goti e di Sessa Aurunca, Roma : Bonsignori editore, 2002, pp. 213-215.

23

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1995, pp. 16-17.

24

Cfr. Idem.

25

Gli storici locali hanno sempre riportato la permanenza di papa Leone IX, per un certo periodo, durante il quale compì molti miracoli, a Sessa, divenendo, dopo, patrono della città. F. Londrino, nel testo Leone IX e Sessa Aurunca, il papa santo e una città, Caramanica Editore, Marina di Minturno (Lt), 1998, pp. 1924, smentisce l’ipotesi storicizzata, secondo la quale il Papa sarebbe stato a Sessa nel 1053-54, dopo la disfatta di Civitate, ma non ci sono comunque notizie attendibili e certe di un suo transito in un periodo successivo. Il culto, data la fama del personaggio, potrebbe essere stata dovuta a tanti altri episodi, tra cui la presenza di una reliquia del santo a Sessa. Infatti, il culto di Leone IX potrebbe essere cominciato quando le reliquie dei santi Casto e Secondino furono traslate a Gaeta, ed avendo i Sessani a disposizione il braccio di S. Leone (“brachium Suessae”), ne adottarono il culto. 26

Cfr. T. Colletta, op. cit., pp. 61-63.

27

Con il dominio dei Marzano, la città viene dotata di statuti che tendono a garantire le sue libertà e organizzazione civile. Si ha una rinascita, dunque, sociale, economica che si lega all’espansione urbana, che avviene prevalentemente all’esterno della città di impianto medievale. Si veda A. M. Villucci, op. cit., 1995, pp. 16-18 e T. Colletta, op. cit., p. 63. 28

Cfr. G. Di Marco, G. Parolino, Frati e fabbriche: i conventi maschili di Sessa - storia e architettura, Caramanica Editore, Minturno, 2000, p.22. 29

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1995, pp. 17-18. Per quanto riguarda il sedile di S. Matteo, si veda G. Alisio, Il sedile di San Matteo a Sessa Aurunca, in Scritti in onore di Roberto Pane, Napoli, Istituto di storia dell’architettura dell’Università, 1971, pp. 261-273.

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30 31

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1995, p. 18.

Cfr. Ibidem pp. 18, 40.

32

Cfr. G. Di Marco, G. Parolino, op. cit., pp. 21-23. In questo testo, tuttavia, si ipotizza che la porta S. Domenico, venga costruita ex novo nelle vicinanze della vecchia porta dei Saraceni, mentre il Villucci fa intendere per lo piĂš un cambiamento di nome della stessa porta, per la vicinanza del convento di S. Domenico. Si veda, a tal proposito, A. M. Villucci, Il patrimonio archeologico ed artistico, in R. Giglio (a cura di), Sessa Aurunca. Territorio storia tradizioni cultura, Senza Torchi, 2015, p. 17. 33

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., 1995, pp. 91-96.

34

Cfr. Ibidem, pp. 18, 45-46, 106. Si veda anche A. M. Villucci, op. cit., 1980, pp. 19-20.

35

Cfr. T. Colletta, op. cit., pp. 63-68.

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4.4 SESSA AURUNCA TRA ‘500 E ‘700

4.4.1 EVOLUZIONE URBANA Nel 1507 la città è assegnata a Gonzalo Fernandez de Cordoba, artefice della definitiva conquista del Regno da parte di Ferdinando il Cattolico1. Alla morte di Consalvo Fernandez de Cordoba la città diviene possesso di Elvira de Cordoba e di suo marito, don Luigi, duca di Carinola e Mondragone, per poi passare nel 1529 a don Consalvo II, che accoglie nel Castello Carlo V. Estinta con Antonio, figlio di don Luigi, la famiglia de Cordoba, la città segue le sorti del Regno di Napoli con i Cadorna. In questo periodo della Controriforma è edificato da Galeazzo Florimonte il primo Seminario2. Dalle parole del Fuscolillo, primo descrittore di Sessa, si evince chi la piazza di San Giovanni nel 1500 assunse oltre che funzione di sacrato e di rappresentanza, anche funzioni di Piazza d’Armi e di parata, continuando a conservare il toponimo di lago San Giovanni da parte del governo spagnolo. La zona dell’antico Foro le acquista così una molteplicità di funzioni, da quelle civili e militari a quelle religiose ed è già da allora un’importante tappa dei percorsi processionali della Settimana Santa. Si delinea cioè una piazza fortemente caratterizzata in senso religioso che verrà significativamente circoscritta anche da una delle principali processioni della Settimana Santa, quella del martedì, svolta dall’ arciconfraternita del Santissimo Crocifisso secondo un percorso che partendo da San Giovanni a Villa, dove aveva sede l’ arciconfraternita, per via delle Terme, corso Lucilio, Via Delio, piazza Duomo, arriva alla cattedrale e ritorna per lo stesso percorso, fino all’antica porta a sud del tracciato altomedievale delle mura, Porta San Giovanni, ancora esistente per tutto il periodo vicereale. La processione circoscriveva l’isolato conventuale di Sant’Anna, per Via Dei Pignatari, futura via Roma, per ritornare al monastero e chiesa di San Giovanni.

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Il largo viene il nuovo centro di aggregazione preferito dai cittadini per la sua spazialità e per la presenza di monumenti e di giardini. Durante la Rivoluzione francese esso diviene, con la crescita di grande albero di arancio, simbolo della libertà, il centro simbolico della libertà cittadina3. Sul finire del secolo ampi spazi della collina sono occupati dai Cappuccini, fuori le mura del borgo inferiore, e dai Carmelitani, a nord dell’abitato. L’antico centro assume, così, l’aspetto di una città conventuale, ingabbiata da cupole, campanili e chiostri, che le costituiscono ancora oggi una peculiarità.

Fig.1 Largo San Giovanni durante la processione dei Misteri durante il Venerdì Santo. Sullo sfondo la Chiesa di S. Giovanni a villa (foto del 25/03/2016).


Agli inizi del Seicento la città appare cinta dalle sue forti mura; in essa si aprono diverse porte, tra cui quella di Ferrari e di San Biagio, del Macello e del Trofeo, della Maddalena, di San Domenico (già detta dei Saraceni), dei Cappuccini, San Giovanni. Frattanto con l’apertura nel 1571 del Real Camino, ossia la cosiddetta Appia Nuova, attraversante l’area sessana a sud dell’abitato, la città, che già mostrava in presenza un calo di traffico e di popolazione delle campagne, risulta appartata dal flusso principale delle comunicazioni4. Nel 1646 Sessa passa brevemente al demanio Regio. In clima di fervore controriformistico, confraternite e istituzioni assistenziali si affiancano alle chiese che già esistono. Un Monte di Pietà, che finanzia un ospedale e opere caritative, ha sede presso l’Annunziata, costruita alla fine del XV secolo, dalla corporazione dell’Arte della conceria, nella piazza nord del castello. Intorno a questo imponente edificio, ristrutturato nel XVIII secolo, gravita il quartiere commerciale che si sviluppa soprattutto tra XV e XVII secolo. Qui si svolge ancora oggi il mercato che, dalla metà del 500, si cerca

ripetutamente di regolare con una normativa che migliori le condizioni igieniche e abitative della zona; qui avvenivano le esecuzioni capitali, ma anche giochi di acrobati e sacre rappresentazioni. Più a sud, vicino alla chiesa della Visitazione (secolo XI), sorgevano, quasi in un ghetto, le abitazioni degli Ebrei, espulsi nel 1541 - 42. Il collegamento con gli insediamenti conventuali e residenziali esterni e con i casali sparsi nelle campagne si realizzava attraverso sei porte aperte nelle mura. In età aragonese una politica di esenzione daziaria per le merci in transito sul Garigliano aveva incoraggiato i commerci, ma a partire dal XVII secolo si ha una progressiva riduzione dei traffici e della popolazione delle campagne, assorbita quasi esclusivamente dalla capitale; la maggior parte delle diramazioni delle vie consolari che erano state l’asse portante dell’attività economica cadde in disuso. Allora l’unico itinerario frequentato rimane quello dell’ Appia, su cui, dal XVI secolo in poi, si interviene più di una volta con lavori di assestamento e varianti. Dopo Mola (Formia), Scauri e il Garigliano, dal XVIII secolo una nuova

Fig.2 Anonimo, “Topografica pianta del Real Camino di Roma da Napoli fino al confine del Regno e Prospetto de passi più cattivi che s’ incontrano nel medesimo”, carta m.s. a colori, fine sec. XVII/inizio sec. XVIII, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sezione Manoscritti e Rari. Stralcio. Nella tavola è visibile il Real Camino che non passa direttamente per Sessa, e questo porterà ad un isolamento della stessa.

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strada da entra in direzione di Sessa; un ramo di questa, attraversa il ponte romano detto Ronaco, giunge al convento di San Francesco alle porte della città. Verso Napoli, dopo la stazione postale presso la Taverna di Sant’Agata, la strada si biforca in direzione di Teano e della via Latina da un lato, e di Francolise, Sparanise, e Capua, dall’altro. Questo percorso transitava a qualche miglio da Sessa; e perciò la città, appartata dal flusso principale delle comunicazioni, è venuta accentuando la sua chiusura. Una condizione che in anni recenti la realizzazione della via Domiziana

(1954) e dell’autostrada del Sole (1960), ha ulteriormente incrementato deviando il traffico tra Roma e Napoli5. Inizia allora un periodo di isolamento, anche se nel ‘700 l’edilizia civile religiosa è oggetto di trasformazioni barocche, con chiare influenze artistiche napoletane; azioni giustificate anche dalla necessità di rimettere in sesto quanto il terremoto del 1688 aveva colpito, come per il Castello, restaurato da don Andrea Guerrero D.Torres, come ricorda l’ affresco della lunetta sullo scalone principale 6.

4.4.2 INTERVENTI SULLE PREESISTENZE TRA ‘600 E ‘700 CATTEDRALE I lavori promossi nella prima metà del XVIII secolo da Francesco Caracciolo, vescovo di Sessa dal 1729 al 1759, oltre a riparare i danni provocati dai terremoti dei primi decenni del secolo, produrranno una profonda trasformazione dell’ interno con un sostanziale programma di ammodernamento. Complessi interventi, dunque, ma che di fatto rispettano la precedente organizzazione tipologica e spaziale, seppure adattandola alle nuove esigenze liturgiche. Nel XVIII secolo infatti il coro fu spostato dalla sua posizione originale ristrutturando anche l’accesso alla cripta; questi lavori avevano richiesto l’avanzamento del piano

del presbiterio della navata centrale occupando i moduli di due campate mentre una terza sarà occupata dalla nuova scala in sostituzione dei due precedenti ingressi alla cripta, esistenti nelle navate laterali. Con questa nuova scala marmorea, dunque, l’ ingresso alla cripta risulta spostato al centro dell’ invaso sotterraneo, il quale ha conservato la precedente suddivisione spaziale tripartita, con le volte sostenute da colonne, anch’ esse di spoglio, mentre sono stati costruiti i nuovi altari, il pavimento maiolicato e, soprattutto, è stata rifatta l’ impaginazione parietale, con l’ aggiunta di stucchi, attribuiti alle

Fig.3 Interno del Duomo, nella foto è visibile il coro e l’apparato decorativo barocco (foto del 08/05/2016).

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stesse maestranze che hanno eseguito quelli della chiesa superiore sulla cui navata centrale, eliminato il precedente cassettonato, viene costruita l’attuale impaginazione con volta a botte e stucchi bianchi su fondo azzurro. Nello stesso periodo avverrà anche la sistemazione dell’ abside centrale. La vera trasformazione della cattedrale dal punto di vista tipologico è la realizzazione, sul lato destro del transetto, sulle fondamenta della torre campanaria, mai portata a termine, della cappella del Corpus Domini, a pianta centrale con cupola, il cui modello è individuabile in tante altre costruzioni barocche, cominciando dalla cappella di San Gennaro del Duomo di Napoli. La tela di Luca Giordano, La Comunione degli Apostoli, inserita in una complessa cornice, affiancata da angeli portatorce, completa la ricca struttura marmorea dell’ altare maggiore. All’ esterno la cupola costolonata, maiolicata con embrici gialli e verdi, che si inserisce nel panorama della città, riprende, anch’ essa un usuale tema del barocco campano. Durante questi complessi interventi, il

pavimento cosmatesco databile al XIII secolo, sarà conservato integro almeno per quanto riguarda tutta la navata maggiore7.

Fig.4 il pavimento cosmatesco della navata conservato pressoché integro (foto del 08/05/2016).

CHIESA E CONVENTO DI SANT’AGOSTINO Nel secondo Settecento, usando parte degli ambienti e le preesistenti strutture, furono ridisegnati i nuovi spazi conventuali. Nell’ incrocio tra via Mozart e corso Lucilio i monaci tenevano aperta al pubblico dalla prima metà del XV secolo una “spezieria” per aiuto ai poveri. Soppresso il convento nel 1809, quel locale fu convertito dal Governo di allora in deposito e spaccio di diversi generi della Dogana. La facciata su via Mozart ha perduto la configurazione originaria, per i rifacimenti di gusto tardo settecenteschi, cui sono seguiti rimaneggiamenti successivi 8. Attorno alla metà del Settecento viene portata a termine la ristrutturazione della chiesa che si presenta oggi di gusto tardo barocco. In essa l’impostazione planovolumetrica è perfettamente integrata all’ apparato decorativo. La Chiesa, dice la Torriero, si presenta oggi “con un impianto ad aula ripartito in quattro campate simmetriche le cui prime 3 di ogni lato ospitano cappelle non troppo profonde ogni spazio è scandito da un arcone sorretto da pilastri, una cornice continua separa questo dall’ ordine superiore che ospita 8 finestre in corrispondenza dei sottostanti arconi. L’ambiente coperto a tetto è fortemente caratterizzato dal pregevolissimo tavolato ligneo

Fig.5 Androne interno al Convento di S. Agostino (foto 10/05/2017)

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che maschera la sovrastante struttura a capriate alle cui catene è ancorata.” Due gradini e un arco trionfale separano il luogo di culto dal presbiterio che è sormontato da una cupola ellittica. Tutta una serie di leggende metropolitane si sono susseguite a Sessa su una pretesa progettazione vanvitelliana del maestoso complesso agostiniano. Secondo altri il progetto sarebbe stato del Sanfelice o del Vaccaro. In verità l’intervento settecentesco, con il quale si raccorda il vecchio convento con le nuove esigenze, sa qualcosa della eredità Vanvitelliana, nella accentuazione soprattutto degli effetti scenografici e nel gusto sobrio che costituisce quasi un ripensamento della lezione rinascimentale. L’equivoco nasce dall’attribuzione del restauro e ampliamento del convento alla prima metà del ‘700. Invece nella prima metà viene compiuto e, forse neanche del tutto, soltanto l’adeguamento barocco della chiesa di Sant’Agostino, mentre i lavori di ampliamento del convento appartengono tutti alla seconda metà del secolo, ed anzi si protraggono fino agli inizi del secolo seguente. L’intervento sul convento agostiniano è complesso e ardito nello stesso tempo. L’antica costruzione viene completamente avviluppata e fusa nella nuova con un risultato di sorprendente uniformità ed univocità. Lungo la strada principale che porta dalla porta di San Giovanni o De lo Vanno a quella dei Cappuccini o del borgo inferiore, a fianco della

Fig.6 Chiesa e Covento di S. Agostino (foto del 08/05/2016).

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chiesa di Sant’Agostino ma leggermente arretrato rispetto ad essa, viene innalzato un unico corpo di fabbrica costituito da un piano rialzato, un primo piano e un sottotetto che termina con un corpo quadrangolare avanzato, come una sorte di torre angolare in armonica corrispondenza con la Chiesa e la spezieria. La facciata in mattoni di tufo è divisa in due ordini, il piano terra presenta delle lesene listate che intervallano le finestre con un’ architrave. Il secondo piano presenta le penne lisce a scandire il ritmo della facciata con balconi con timpano archivoltato. La severità della facciata richiama quella di edifici toscani rinascimentali, e soltanto un elegante pennacchio con l’ orologio sormontato da un timpano triangolare e dalla campana interrompe con una nota di vivacità la compostezza del disegno. Il raccordo tra la prima e la seconda fabbrica è assicurato da un lungo porticato che prolunga il portone d’ingresso e corre lungo tutto l’edificio. Il nome di Francesco Gasperi venuto fuori dai bilanci del convento è stato recentemente messo relazione proprio con quello di Giuseppe Astarita; ammettendo per ipotesi che il progetto originario del complesso conventuale di Sant’Agostino sia stato fatto da Astarita morto nel 1775, si può ipotizzare un successivo intervento di Francesco Gasperi 9.


Fig.7 Campanili e cupola della Chiesa dell’Annunziata visibili dalla salita Castello (foto 17/04/2017).

CHIESA DELL’ANNUNZIATA Nel 1742 la Chiesa, fondata nel 1489, non è ancora compiuta: manca della facciata, dei campanili e della “ingegnosa” scala; Vaccaro muore nel 1745, ma i campanili laterali, che tra l’altro esistono già molto simili nell’ incisione di Cassiano da Silva stampata dal Pacichelli 1703, probabilmente crollati per un evento sismico, sono previsti invece nella nota riguardante Astarita. Per la morte del primo progettista subentra quindi Astarita che porta a termine l’incarico, con un suo personale intervento di riprogettazione della facciata. La facciata dell’Annunziata, posta com’ è in un punto sfavorevole della città in una strettoia che portava alla porta detta dei Ferrari, colpisce per il suo ritmo ascensionale oltre che per l’ austera classicità delle forme e per la proporzionata compattezza delle lesene di ordine gigante, innalzate da un’asta zoccolatura e stagliate come avancorpi su tutta la parete. Presenta tre portali, di cui il centrale sormontato da un timpano con un oculo in stucco, i portali laterali hanno timpani spezzati. Al centro della facciata una finestra ad arco ribassato sormontata da un timpano triangolare. Ai lati due campanili di forma quadrangolare con cupola a pagoda. Una facciata nella quale gli elementi classici Fig.8 Facciata della Chiesa dell’Annunziata (foto del 08/05/2016).

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che richiamano il tempio greco, ossia il timpano triangolare e le lesene, acquistano una valenza tutta particolare, insieme con la semplicità con cui è realizzata l’intonacatura lontana da fronzoli e belletti, l’austerità delle linee, la compostezza delle aperture, rappresentano qualcosa di diverso e di nuovo rispetto al tardo barocco.

CONVENTO DI SAN DOMENICO Della chiesa si San Domenico purtroppo non si ha nessun ricordo grafico ma se ne conosce appena l’orientamento dell’architettura ricavato da una vecchia fotografia che mostra un residuo di abside dopo il crollo della struttura. Occupava quanto tutta l’area su cui oggi insiste. Orientata parallelamente al sopravvissuto campanile, doveva aprire il suo portale, se non aveva addirittura un portichetto coperto con tre porte come farebbe pensare qualche allusione, nei pressi della porta di San Domenico alla quale conduceva una strada di accesso che per S. Sevile e il ponte sul Rio

Grande e Marzuli si ricollegava alla strada per Teano. Il convento e la sua Chiesa è stato costruito se non extra moenia, come vorrebbe la tradizione dei primitivi insediamenti mendindicanti, quasi immediatamente a ridosso delle mura della città. mole del convento. Del Settecento la chiesa Dominicana conosce un intervento di restauro barocco, forse, in conseguenza di numerosi terremoti che si susseguono nei primi anni del secolo, si rendono necessari interventi conservativi che adeguano anche l’ ornato al gusto corrente. Nel 1724 viene rifatto il pavimento di cotto maiolicato della cappella del Rosario dal Maestro riggiolaro Matteo Giustiniano. Con molta probabilità risale a questa data anche il magnifico altare in marmo policromo sempre nella stessa cappella del Rosario con il bel quadro della Madonna del Rosario che si dice “dipinto alla prima”, queste le parole con cui il De Dominici attribuisce la tela Solimena. Sia la tela che l’ altare oggi si trovano nell’oratorio della Confraternita del Rosario. Fig.9 Foto in basso, chiostro del Covento di S. Domenico

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CHIESA DEL CARMINE I Carmelitani vengono a Sessa nel 1590, un po’ tardi rispetto ad altri ordini, ma in piena epoca controriformistica e di fervore Teresiano per quanto riguarda i Carmelitani. Ciò accade comunque quando viene concessa loro una piccola chiesa eretta sotto il titolo di San Sebastiano e San Rocco. La posizione obbedisce alla logica carmelitana di cercare per gli insediamenti luoghi appartati e fuori le mura. Il convento di Sessa infatti sorge su una collinetta che soltanto con l’ urbanizzazione selvaggia novecentesca è stata raggiunta dalle abitazioni. La chiesa costruita tra la fine del 500 e i primi anni del 600, oggi non più esistente, doveva essere una semplice Chiesa di non grandi proporzioni. Su un fianco di essa si inizi a costruire il complesso conventuale che impegna i frati per lungo tempo. La Chiesa subisce un totale rifacimento nel XVIII secolo contemporaneamente a quanto avviene per altri complessi della città. Intervento consiste in primo luogo in un aumento delle dimensioni della fabbrica, cosa che si può seguire sulla parete laterale che guarda verso la via per Roccamonfina, dove si legge la traccia della muratura aggiunta. Della chiesa precedente rimangono soltanto poche testimonianze, costituite essenzialmente da

due lapidi sepolcrali rispettivamente del 1625 del 1649 ambedue della famiglia Di Lorenzo. Un’altra traccia della costruzione è nel locale adibito nell’intervento di ristrutturazione a sacrestia. Si leggono comunque di questa antica chiesa alcune parti preesistenti nel campanile a vela, sormontato da un piccolo timpano triangolare dietro il quale una loggia belvedere si apre con un arcata a tutto sesto su un piccolo vano rettangolare. L’intervento settecentesco si compone essenzialmente nella diversa organizzazione dell’illuminazione che viene dai lati e dalla facciata e di un elegante rivestimento di tonaca dell’Interno. L’opera settecentesca non è mai stata completa: la facciata è palesemente incompleta, così il tamburo della cupola, le pareti del fianco e del retro non sono state intonacate, la balaustra probabilmente risale al 1844, data di riconsacrazione della chiesa, posta anche sopra la cona dell’ altare maggiore. Non ultimo elemento, lo stesso altare maggiore, realizzato in stucco dipinto con una mensola in legno è molto diverso dai tipici altari policromi in marmo presenti e realizzati in quasi tutte le chiese di Sessa nel Settecento. Con ogni probabilità dovette mancare ad un certo punto al convento la capacità finanziaria di continuare le opere. Con la morte sopravventuta del Vaccaro l’opera viene portata avanti, almeno fino a quando cessano i fondi, da un altro architetto. L’applicazione delle decorazioni fa ritenere l’ opera un qualcosa che non appartiene più interamente al rococò, e probabilmente è proprio Astarita ad aver proseguito l’opera nella chiesa del Carmine, dal momento che si trova già presente a Sessa per la realizzazione di altre opere. Questo spiegherebbe la sincronia nella decorazione degli interni.

Fig.10 Interno della Chiesa del Carmine, riapertura della Chiesa, in seguito ai lavori di restauro, con il posizionamento, lungo l’altare maggiore, della Madonna del Carmine.

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CHIESA DI SAN GIOVANNI Non abbiamo notizie sulla prima chiesa francescana. La chiesa dedicata a San Giovanni Battista con il terremoto del 1456 subisce una profonda trasformazione e una prima riscrittura tardo rinascimentale ma oggi si presenta con la forma conferitagli dall’ultimo intervento settecentesco. Il portale d’ingresso è sormontato da un timpano curvilineo spezzato poggiato su due colonne laterali. L’ ordine superiore è separato dall’ inferiore da un cornicione e presenta un finestrone con un occhio superiore racchiuso da paraste. Un timpano di forma triangolare sormonta e chiude la facciata. La chiesa vera e propria è a navata unica e ha una volta a botte con lunette. Vi sono sei cappelle laterali, le pareti della navata sono interrotte da lesene con capitelli compositi. Il vano presbiteriale viene separato dalla navata da una balaustra in marmo policromo mappa del 1715 elaborata da elementi floreali emotivi che richiamano a destra la crocifissione (martello, chiodi, scala, lancia), e a sinistra l’episodio nell’orto del Getsemani. Il presbiterio è coperto da una cupola con un

Fig.11 Cupola della Chiesa di San Giovanni a Villa

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tiburio di forma ottagonale. Si può ipotizzare che l’accesso originario al convento non si trovasse dove è attualmente. Il vano del portale infatti è stato realizzato nel corpo del campanile che si erge sul fianco sinistro della facciata della chiesa. Anche il campanile sembra una realizzazione di una fase diversa della costruzione, più vicino all’ampliamento rinascimentale e anzi può essere stato alzato dopo questo. Colonne e capitelli di spoglio provenienti probabilmente teatro romano si notano incastrati nel muro di confine con la Chiesa ottenuto dalla tompagnatura del vano porticato antico. Il porticato era affrescato un tempo con scene di vita di Sant’Antonio. Alla destra dell’altare maggiore della chiesa si apre un vano dove oggi sono conservati i cosiddetti misteri che si portano in processione il Venerdì Santo. L’esterno della Chiesa corrisponde a due archi a sesto ogivale in pietra grigia lavorata che un tempo dovevano essere aperti realizzando così una specie di loggetta dove forse c’era una statua del Santo 13.


CHIESA DI SAN GERMANO Tra gli interventi sei-settecenteschi vi è l’ altare maggiore del XVII secolo in marmi policromi ha una cona costituita da colonne binate con capitelli corinzi che sorreggono un architrave con timpano spezzato su cui poggiano angeli in gesso. Ai lati due statue allegoriche in stucco; cantoria e gelosie sono in legno dorato e intagliato. La ricca ornamentazione in stucchi richiama moduli stilistici del Fanzago. Del Seicento è anche il pavimento del presbiterio e gli altari delle cappelle laterali. L’impianto della navata è invece opera di maestranze napoletane del XVIII secolo. In esso il motivo centrale della composizione è costituito da una corona circolare, da cui si diparte a raggiera La Rosa dei Venti i cui raggi appaiono intrecciati a volute; ghirlande di foglie, fiori e frutta e frutti animano il legno completando l’ornato 14.

Fig.12 Foto a destra, interno della Chiesa di San Germano, si noti la pavimentazione policroma e la ricchezza delle decorazioni stuccate lungo le pareti, in contrasto con gli elementi dorati.

CHIESA DI SAN CARLO Costruita nel 1615 su un probabile protoconventino e chiesa medievale di San Francesco dei Pignatari, così denominata perché gli incomodi erano raggruppate le botteghe dei vasai, a sua volta sosta su una cappella dedicata a Santa Maria della Neve. La facciata barocca è suddivisa in tre campate da paraste toscane; quella mediana più ampia ha un portale con timpano spezzato in cui è inserito un cartiglio in stucco. Quelle laterali sono caratterizzate da un oculo con fascia in stucco. L’interno a navata unica coperta da volta a botte lunettata e unghie, è scandito da due cappelle per lato con capitelli decorati con foglia d’acanto rovesciata. Sull’ altare della prima cappella di destra vi è un dipinto settecentesco “Madonna con Bambino tra i tantissimi Agostino e Lazzaro”. Il presbiterio, privo di cupola, ha una volta a botte lunettata, con altare in marmi policromi e tela raffigurante San Carlo Borromeo. La pavimentazione dell’ aula, delle cappelle e del presbiterio è in maioliche del XVIII secolo

decorate con foglie, fiori, frutti e conchiglie. La sagrestia è coperta da volta a padiglione e lunette nelle quali si individuano tracce di affreschi. La cripta, della seconda metà del XVIII secolo, cui si accede dal presbiterio tramite una scala, è un’aula rettangolare con scarsella voltata a botte e nicchie binate. Il pavimento in riggiole è realizzato nel 1778, ed ha come motivo centrale una grande Rosa dei Venti intrecciata da volute; la decorazione è bordata da una fascia a racemi e grappoli d’uva15. Fig.13 Particolare della pavimentazione della cripta

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CHIESA DI SANTO STEFANO Attualmente è preceduta da un avancorpo realizzato nel XVII secolo, con portale in tufo sovrastato da un timpano spezzato in cui è inserito un finestrone concluso da timpano triangolare. Arricchita al suo interno da stucchi barocchi, la chiesa presenta l’altare maggiore in marmi policromi con un dipinto della flagellazione di Santo Stefano. Di pregevole fattura anche le due tele ai lati del presbiterio datate 1754 opera del pittore Coscia, e il pavimento in maioliche dello stesso presbiterio16.

Fig.15 Foto a sinistra, particolare della facciata della Chiesa di Santo Stefano (foto 08/05/2017). Fig.14 Foto in basso, interno Chiesa di Santo Stefano (foto del 17/04/2017).

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CHIESA DI SANTA MARIA REGINA COELI Presso la Porta dei Cappuccini, fu costruita nel 1539 con convento abbattuto nel 1933, fornito di due dormitori, infermeria e giardino. E’ contraddistinta da un’ interessante facciata settecentesca, conclusa in alto da un timpano curvo. L’interno è a navata unica e volta a botte con tre cappelle per lato; il presbiterio rettangolare è caratterizzato dall’ armonia compositiva di fregi e stucchi del rifacimento barocco e conserva un bel pavimento in maiolica XVIII secolo17.

Fig.16 Chiesa di Santa Maria Regina Coeli (foto del 08/05/2017)

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Fig.17 Palazzo Gramegna, facciata su Piazza Duomo (foto del 08/05/2017)

PALAZZO GRAMEGNA Molti inoltre gli esempi di architettura civile barocca, come il palazzo Gramegna, a piazza Duomo, tipico esempio di rifacimento edilizio del Settecento su impianto più antico. La facciata al primo piano è una sequenza di balconi con cornici semplici e timpano architravato. Il piano superiore (sottotetto), presenta piccole finestre quadrate; un androne con volta a botte dà accesso al cortile sul quale si aprono gli ambienti di servizio, ossia stalla e rimessa.18 A via Spine al numero 18 un altro edificio di impianto medievale restaurato nel Settecento, con piano nobile costituito da finestre e balconi settecenteschi, di cui alcuni con timpano rettangolare, altri curvilinei; una fascia marcapiano divide le aperture inferiori da quelle del sottotetto, costituite da finestre semicircolari costituite da finestre semicircolari con arcatelle sei lobature.19 All’ inizio di via San Nicola un palazzotto edificato su un preesistente impianto.

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La cortina è elementare e priva di scansione architettonica, con consueto schema a tre livelli di cui quello corrispondente al piano nobile provvisto di finestra e balcone sorretto da mensole con semplici decorazioni in stucco sormontate da timpano curvo con cartiglio20. Elementi architettonici, lapidi e stemmi di notevole interesse sono diffusi in numerosissimi edifici, tanto che è impensabile volerli riportare tutti, se ne propone dunque una personale scoperta per il visitatore.


NOTE

1

Cfr. Touring club italiano, Caserta e il suo territorio. Capua, Aversa, il litorale, Sessa e il Matese, Touring Editore, 2013, p. 14. 2

Cfr. A. M. Villucci, Sessa Aurunca storia ed arte, Minturno, Caramanica Editore, 1995, p. 20

3

Cfr. T. Colletta, le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, pp. 66 - 69. 4

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., pp. 20 - 21.

5

Cfr. Touring club italiano, op. cit., p. 14.

6

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., p. 21.

7

Cfr. F. Divenuto, Il cantiere infinito delle cattedrali di Sant’ Agata dei Goti e di Sessa Aurunca, estratto da I quaderni di storia dell’ architettura, Dipartimento di storia dell’ architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici, nuova serie, fascicolo 34 – 39 (1999 – 2002), Bonsignori editore, 2002, pp. 213 - 215. 8

Cfr. Antonio Marcello Villucci e Paolo Maddalena, Chiesa e convento di Sant’Agostino in Sessa Aurunca, Sessa Aurunca, RDS grafica editore, 2016, p. 6. 9

Cfr. G. Di Marco, G. Parolino, Frati e fabbriche: i conventi maschili di Sessa - storia e architettura, Caramanica Editore, Minturno, 2000, pp. 106 - 129. 10

Cfr. G. Di Marco, G. Parolino, op. cit., pp. 30 – 63.

11

Cfr. Ibidem, pp. 143 – 149.

12

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., pp. 79 – 81.

13

Cfr. G. Di Marco, G. Paolino, op. cit., pp. 193 – 213.

14

Cfr. A. M. Villucci, op. cit., p. 87

15

Cfr. Ibidem, pp. 90 - 91.

16

Cfr. Ibidem, pp. 105 - 106.

17

Cfr. Ibidem, p. 23.

18

Cfr. Ibidem, pp. 64 - 65.

19

Cfr. Ibidem, pp. 65 - 67.

20

Cfr. Ibidem, p. 67.

21

Cfr. T. Colletta, La struttura antica del territorio di Sessa Aurunca, il ponte Ronaco e le vie per Sessa, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1989, pp. 50 - 55.

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4.5 SESSA AURUNCA TRA ‘800 E ‘900

4.5.1 NUOVE INFRASTRUTTURE E SVENTRAMENTI Il problema conservativo e di tutela delle cinte urbane non può essere disgiunto dalla comprensione dello sviluppo e trasformazione della città nel suo complesso, chiusa all’interno del perimetro delle mura, con le sue porte o accessi principali in collegamento con le vie extra-urbane. Come ha osservato Jaques Le Goff “questa problematica imperniata sulle mura scandisce la storia urbana secondo periodi di costruzione, riparazione, ricostruzione, e in altri di distruzione e di sopravvivenza sotto forma di tracce.”. È noto come esse siano state considerate un ostacolo allo sviluppo urbanistico con la perdita della loro funzione e in tale ottica si sono attuati, dalla fine del ‘700 ad oggi, abbattimenti, distruzioni parziali, demolizioni, sostituzioni e isolamenti. L’interesse odierno per le mura urbane si è manifestato unitamente a quello per la tutela dei centri storici all’indomani della II guerra mondiale, quando si

cercava di salvaguardare i nuclei antichi delle città storiche dalla distruzione per fagocitamento da parte delle nuove aree urbane. Fino alla metà del secolo scorso il cardo maximus era ancora l’asse nord-sud per eccellenza e chi si dirigeva verso Roccamonfina necessariamente doveva attraversare il centro urbano. Questa strada fu oggetto di più lavori di sistemazione, tra cui il rialzamento del livello stradale e la ripavimentazione con basalti nel 1811, lavori che resero difficile l’accesso per le antiche porte civiche. Per le cospicue addizioni edilizie del centro e per le effettive difficoltà di attraversamento si avanzò l’idea di costruire un percorso più veloce, alternativo all’antico tracciato che passava per la città, e che fungesse da collegamento tra le zone di Roccamonfina e delle Toraglie con Mignano e Sessa. Questa idea venne ufficializzata in una delibera del Consiglio Decurionale del 1856 e

Fig.1 La piazza del progetto originale della strada provinciale Sessa-Mignano del 1866, nel tratto attraversante la città di Sessa Aurunca (Caserta. Archivio di Stato).

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Fig.2 Antica veduta di Porta Cappuccini - Le vecchie cartoline di Sessa Aurunca Ristampa a cura de IL MENSILE SUESSANO 006. Nell’immagine è visibile come il Corso Lucilio sia ancora l’attraversamento principale, prima della costruzione della strada povinciale Sessa - Mignano sul finire del XIX sec.

confermata da una delibera reale del 1857, dove si parla chiaramente di una strada che, per lo sviluppo industriale ed economico di Sessa, colleghi la città stessa ai paesini di ponte, Toraglie, Roccamonfina, fino alla stazione di Mignano a nord con un percorso tangente al centro da ovest. Con tali interventi cominciò anche a Sessa un tipo di interventi che prediligevano grandi assi stradali, per agevolare i traffici veicolari e più rapidi collegamenti, operando nella città con grossi sventramenti e demolizioni, senza alcuna attenzione per il patrimonio storico-architettonico e ambientale. Con i lavori di sistemazione del corso Lucilio si era infatti reso difficile l’accesso dalle antiche porte civiche, così facendo seguito alle delibere del Consiglio fu abbattuta la porta di san Giovanni nel 1836 per agevolare appunto il traffico in città. Negli anni 1854-56 fu proposta l’apertura della nuova strada per RoccamonfinaMignano, realizzata dopo alterne vicende solo dopo il 1871 quale via Provinciale. La ricerca condotta all’archivio di stato di Caserta di Teresa Colletta (cfr. T. Colletta, le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996)

ha portato alla luce il progetto originario della strada da Sessa a Mignano e i grafici allegati ad opera dell’ingegnere del Genio Civile Giuseppe Garzia del 1866 nonché la successiva variante del 1871 redatta dall’ingegnere di Divisione Tommaso Licignano. Il progetto originale del 1866 collegava più centri ed era suddiviso in sette tratti e nel rilevare in scala 1:2000 lo stato di fatto dei centri abitati attraversati risulta di grande interesse per le trasformazioni poste in atto. Per quanto riguarda il primo tratto che attraversa Sessa Aurunca, sia nel progetto del ’66 che in quello del ’71 di variante, riguardante quest’ultimo proprio la modifica sostanziale del tracciato nel tratto passante per piazza San Giovanni. Il primo progetto prevedeva una strada tangente al centro abitato da ovest che dalla Appia nuova si distaccava all’altezza della porta Cappuccini nelle mura nuove a sud per raggiungere, circonvallando in quota il pianoro e la chiesa d San Giovanni, la piazza mercato e l’Annunziata a nord. Le planimetrie e le relative sezioni urbane redatte per i lavori fanno comprendere lo stato dei luoghi a metà Ottocento e il previsto andamento della strada con le relative quote.

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Fig.3 Particolare del Progetto originale della strada provinciale Sessa-Mignano del 1866, nel tratto di circumvallazione dell’altura di San Giovanni (Caserta. Archivio di Stato).

Fig.4 Progetto della strada provinciale Sessa-Mignano del 1866. Sezioni del terreno all’altezza delle Chiese di S. Stefano, e di S. Giovanni (Caserta. Archivio di Stato).

Fig.5 Sezioni del terreno della futura strada provinciale SessaMignano nel progetto originario del 1866. (Caserta. Archivio di Stato).

Fig.6 Sezioni del terreno della futura strada provinciale SessaMignano nel progetto originario del 1866. (Caserta. Archivio di Stato).

Questa soluzione si rese irrealizzabile per i forti costi dovuti agli errori del tracciato e alle forti pendenze della futura strada costeggiante la città in quota sul dirupo. Nella variante, differentemente dalle ipotesi di circumvallazione, si propose di “attraversare il Largo dei Cappuccini e la nuova linea della strada partiva dal limbo della torre di Santo Stefano con un rettifilo di 170 mt e una pendenza del 5%, doveva poi raggiungere rasentando i fabbricati dei due conventi di Santo Stefano e Sant’Anna, demolire gli alti muri conventuali la piazza San Giovanni e passare con un rettifilo di 80 mt dianzi alla chiesa, conferendo l’uniforme andamento del versante prossimamente al muro di cinta a diversi giardini, e con una larga curva raggiungere la Torre del

Marcheggiano all’angolo sud-ovest del Castello”. Le sezioni orizzontali del terreno e della strada chiariscono poi in dettaglio la situazione orografica dei luoghi precedente il tracciamento della strada e danno conferma della chiusura del largo san Giovanni dal lato ovest per i forti pendii, chiusi dagli alti muri dei conventi ivi localizzati. Questi nella loro compattezza sul lato ovest a chiusura del salto orografico del terreno, fanno ben capire come costituissero essi stessi una cinta muraria per la città da questo lato, non differentemente da altri centri urbani ove gli episodi conventuali costituiscono delle cittadelle murate di difesa. Tale strada con un percorso in pendio attraversando gli antichi giardini conventuali si Santo Stefano e Sant’Anna raggiugeva il largo e con l’abbassamento

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Fig.7 Particolare del Progetto di Variante della strada Sessa-Mignano del 1871, nel tratto attraversante il largo di S. Giovanni (Caserta. Archivio di Stato).

di quota isolava il complesso monastico di San Giovanni dalla piazza omonima che restava divisa in due parti distinte e separate: un piccolo spazio triangolare innanzi la chiesa e uno più grande tra la cortina edilizia e il convento di Sant’Anna. Il largo di San Giovanni perdeva con quest’intervento la sua organizzazione spaziale definita dai forti scoscesi dell’antico pianoro dal lato ovest, e aperta unicamente sul corso Lucilio. D’altro canto anche l’asse di attraversamento perdeva il suo ruolo di unico collegamento tra i centri del territorio, divenendo una semplice arteria stradale urbana. Il largo verrà ulteriormente frammentato nella parte est della nuova strada di via Provinciale con la creazione, agli inizi di questo secolo, della villa comunale che si definisce con un perimetro trapezoidale tra la chiesa di Sant’Anna e la nuova strada parallelamente al tracciato del vecchio decumano, attuale via delle terme. Al centro di questo spazio verde recintato una grande fontana circolare, arricchita da statue, che accentua il valore dello spazio verde aperto.

Fig.8 Sezioni del terreno della futura strada Sessa-Mignano nel progetto di Variante del 1871 attraversante il largo S. Giovanni (Caserta. Archivio di Stato).

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5

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2

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Fig.9 Restituzione dell’area del Largo San Giovanni e Piazza Tiberio massimo alla fine dell’Ottocento; in T. Colletta (a cura di), Le cinta murarie urbane della Campania: Teano, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Edizioni Scientifiche napoletane, 1996, p. 49. LEGENDA

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Piazza Tiberio Massimo

5

Villa Comunale

2

Corso Lucilio

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Chiesa e Convento di San Giovanni

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Chiesa di San Benedetto

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Chiesa di Sant’Anna

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Torre di Transo

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Via Provinciale Sessa-Mignano

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4. Il processo formativo del centro storico


Fig.10 Sessa Aurunca. La nuova strada provinciale detta “viale suburbano” in una fotografia di fine XIX sec.

L’inserimento poi del cinema-teatro nell’insula del complesso monastico di Sant’Anna, agli inizi del secolo, ne cambia sia l’aspetto fisico che funzionale, attribuendo alla piazza una ulteriore connotazione ricreativa e restringendo ulteriormente lo spazio libero. Lo sventramento

del 1933 taglierà una parte del lato lungo e del convento di Sant’Anna allargando via delle crocelle cioè la strada che passa davanti all’attuale cinema corso, verranno abbattuti i muri del monastero e la porta carrese, creando l’asse viario attuale di via Roma, anticamente detta “de Pignatari”,

Fig.11 Sessa Aurunca. La villa comunale nella piazza di S. Giovanni in una foto dei primi anni del Novecento. Il processo formativo del centro storico 4. |

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Fig.12 Foto di inizio ‘900, in cui è visibile la cortina edilizia costruita sulle mura altomedievali a sud, dove era ubicata Porta San Giovanni. Oggi questa cortina non è più esistente, a causa delle demolizioni conseguenti la costruzione di Palazzo Tiberio.

parte finale dell’antico decumano Maior che dopo cinque secoli appare quale arteria di collegamento tra est ed ovest dell’abitato. Gli interventi realizzati sulla piazza negli ultimi trent’anni sono anche peggiori di quelli tardo ottocenteschi, incuranti di qualsiasi salvaguardia delle antiche testimonianza cittadine, essi procedono all’abbattimento di parte della cortina muraria alto medievale, ancora visibile nelle foto di inizio secolo, per fare spazio all’edifico discutibile in cemento armato a più piani e ai negozi che si addossano alle mura lungo via delle terme. Il completo snaturamento dell’antico largo si raggiunge, tuttavia, con l’intervento di demolizione della torre angolare e dell’edificio romano, sostituito da un altro in c.a. che rovina non soltanto l’estetica della piazza, ma anche l’intera volumetria della cortina. Dell’antico foro, così come di piazza san Giovanni, per la frammentazione in tre parti, piazza Tiberio Massimo, villa comunale e largo San Giovanni, e per le continue manomissioni, oggi restano ben poche e isolate testimonianze. Resta da chiedersi se le autorità e la popolazione nel conoscere la storia di questo luogo sapranno restituirgli una 110 |

4. Il processo formativo del centro storico

adeguata qualificazione architettonica e una più degna fruibilità visiva.

Fig.13 Palazzo Tiberio in una foto del 24/04/2017


4.5.2 IL CASO DEL PONTE RONACO Dopo l’unità d’Italia con la costituzione della Commissione Conservatrice dei monumenti ed oggetti di antichità e belle Arti nella provincia di Terra di Lavoro vedremo sviluppare l’impegno dei suoi membri che dai 1871 formulano proposte circa una richiesta perché l’antichissimo ponte Ronaco venisse riparato. La Commissione sollecita l’Amministrazione provinciale a finanziare il Comune di Sessa per l’opera, per l’importanza viaria di quel tronco stradale unito al ponte il cui passaggio era obbligatorio per chi volesse raggiungere il mare e la costa, rimanendo ancora la via più breve. Nell’aprile del 1871 sulla base di tali proposte il ponte venne dichiarato “degno di speciale considerazione” e facendo seguito a tale fondamentale acquisizione nel 1972 il Sindaco di Sessa dichiarò che il ponte era costruito su una strada comunale, a sud della città, e che esso costituiva anche un collegamento con la provinciale Napoli-Gaeta e l’amministrazione espresse quindi il desiderio che alle spese di urgenza per la riparazione del ponte concorresse per una parte anche la provincia. La commissione però riteneva che, essendo la strada comunale, il Comune dovesse farsi carico delle spese relative: le

richieste di restauro del ponte si susseguirono fino al 1880 ma senza seguito. Nel 1925 il Tommasino nel descrivere la città di Sessa con le strade principali che conducevano dal territorio circostante alle porta urbane menziona tra i monumenti classici anche il ponte aurunco e la relativa via che chiama “Adriana”, sottolineando che la linea architettonica del ponte era stata svisata e deturpata da subcostruzioni di casette coloniche, oggi abbattute per la valorizzazione di tutti i monumenti romani d Suessa e individua nella strada del ponte quella che un epigrafe riporta fata da Adriano, ricordando che due vie principali chiudevano l’ager Suessanus: la Latina e l’Appia e raccordi secondari legavano Sessa con queste due arterie maestre. Registra, inoltre, che il Miller nei suoi studi sulla viabilità romana cita solo la Minturno-Teano e non menziona affatto la via Adriana, né tantomeno il collegamento con i ponte Ronaco. Nel 1925 il Borrelli aveva già lamentato i mancati interventi del comune, Soprintendenza, Consiglio superiore Antichità e Belle Arti a riguardi di un restauro del ponte romano. Lo storico locale, dopo un esame del degrado dei monumenti della zona registra lo stato deplorevole del ponte Ronaco, superbo

Fig.14 Antica veduta del ponte Ronaco in una foto di inizio Noecento

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Fig.15 Foto di inizio ‘900, in cui è visibile la cortina edilizia costruita sulle mura altomedievali a sud, dove era ubicata Porta San Giovanni. Oggi questa cortina non è più esistente, a causa delle demolizioni conseguenti la costruzione di Palazzo Tiberio.

monumento di architettura romana, unico in Italia che si ammira in tutta l’imponenza della sua mole e l’autore conclude che il ponte è gettato sul letto di un torrente ed è oggi usato solo dai contadini che dalla piana si recano a Sessa. Anche il Borrelli sostiene sia stato costruito al tempo di adriano. Queste considerazioni pongono la domanda senza risposta dell’attenzione mai rivolta al ponte per

Fig.16 Ponte Ronaco in una foto del 08/05/2016

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4. Il processo formativo del centro storico

cui esso non è stato degnamente illustrato anche se la Commissione Conservatrice dei Monumenti in terra di lavoro lo annovera tra gli avanzi monumentali di particolare importanza (1879). Lo stesso Maiuri pure interessando si dell’area sessana nei suoi scritti non fa mai menzione del ponte Ronaco.


4.6 SESSA AURUNCA NELL’ICONOGRAFIA STORICA

4.6.1 SESSA AURUNCA NELLA CARTOGRAFIA STORICA Pur se tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo iniziano con le prime carte nautiche le prime rappresentazioni cartografiche, solamente alla fine del XVI secolo nasce la cartografia territoriale e urbana che ha una sua valida diffusione tramite la stampa dei grandi “Atlanti” illustrativi cinque seicenteschi. Il territorio di nostro interesse è rappresentato per la prima volta nella “Carta del Regno Napoletano” di Pirro Ligorio del 1558, pubblicata nel 1570 nel Theatrum Orbis Terrarum dell’ Ortelio; in questa carta a grande scala è solo menzionata, tra i centri individuati in Campania, Sessa, quale antica diocesi campana. D’altra parte la zona dell’area Sessana non rivestiva la fama, sia per l’interesse archeologico che per la riflessione sull’ antico e sui fenomeni naturali dell’area dei Campi Flegrei con i suoi crateri e i suoi monumenti, oggetto fin dalla metà del XVI secolo di rappresentazioni particolareggiate. Anche il primo rilevamento del Regno di Napoli, suddiviso per province, condotto da Mario Cartaro su incarico vicereale alla fine del ‘500, coadiuvato dal matematico Colantonio Stigliola, non ha come

obiettivo il rilevamento completo del territorio, ma piuttosto l’indicazione delle caratteristiche geomorfologiche e idrografiche delle province meridionali con la localizzazione dei centri urbani sedi vescovili e arcivescovili; non riguardò dunque specificamente la rappresentazione della rete viaria e delle vie di comunicazione prioritarie. La “Carta di Terra di Lavoro” del 1613 non va oltre l’indicazione di Sessa con il simbolo di tre casette circondate da due affluenti del Liri (Garigliano). Nè si discosta da tale impostazione la cartografia di Giovanni Antonio Magini, che pubblicò le carte del Cartaro, restate manoscritte, nel 1620, inserendole nell’ Atlante d’Italia, più volte pubblicato e aggiornato e al quale attinsero tutti i maggiori atlanti italiani europei per tutto il Seicento (Bulifon nel 1692 a Napoli, De Rossi a Roma nel 1714, Hondius, Jansson ad Amsterdam nel 1647 e i Bleau nel 1662). La produzione relativa alle province napoletane dovrà aspettare la seconda metà del XVIII secolo per avere una cartografia scientifica precisa e direttamente rilevata sul territorio ad opera del geografo padovano Rizzi Zannoni.

Fig.1 D. De Rossi, Provincia di Terra di Lavoro, 1714, ampliamento della carta di Terra di Lavoro del Magini del 1620. Stralcio.

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Nel corso del Seicento e del primo Settecento per operare una ricostruzione del territorio bisogna fare tesoro di carte speciali o anche di carte utilitarie, cioè raffiguranti il territorio senza compiti istituzionali, ma dettati da interessi strumentali. Non è tanto dunque la cartografia ufficiale di stato quella che ci viene in aiuto nello studio storico di un territorio nel corso del Sei - Settecento, quanto piuttosto da un lato la cartografia strumentale, cioè quella ricca serie di carte manoscritte redatte a fini utilitari, militari, catastali, peritali o anche doganali e di bonifica; e dall’altro la cartografia ricostruttiva della Campania Felix operata dagli storici eruditi settecenteschi, cioè quelle rappresentazioni frutto

di studi sulle fonti scritte e verbali. A questo riguardo tra i primi studi di topografia antica intrapresi nell’ età moderna bisogna considerare la Campania Antica di Antonio Sanfelice nella ripubblicazione operata dal nipote omonimo nel 1726. Viene pubblicata dunque una prima rappresentazione grafica della Campania antiquae descriptio e nella tavola si individuano con qualche approssimazione i principali elementi della natura urbana del territorio napoletano: la dislocazione delle città e “stazioni” lungo le strade antiche che hanno rappresentato per secoli il supporto di ogni insediamento urbano. Si può affermare che è la prima rappresentazione grafica della rete viaria collegante Suessa Aurunca

Fig.2 Antonio Sangelice Junior, “Campania antiquae descriptio”, Napoli 1726. Stralcio.

con Minturno e Teanum e Sinope poste a Sinuessa. Seppure in maniera grafica sintetica si ha per la prima volta l’opportunità di individuare l’area geografica dell’ ager suessanus compreso tra il fiume Liri e i monti del Massico all’interno del sistema di collegamenti realizzati durante il periodo romano: Suessa da un lato è collegata con Minturno sul Liri e da qui a Sinope - Sinuessa e dall’altro a Teano. Quindi nella ricostruzione del Sanfelice è omesso il collegamento Sessa - Sinuessa. Questa omissione è riscontrabile anche in alcune carte particolari riguardanti il mantenimento delle strade vicereali

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4. Il processo formativo del centro storico

tra Napoli, Capua e Roma. Grande interesse infatti per l’analisi rivestono due carte manoscritte, tardo seicentesche, riguardanti il “Real Camino”, la cosiddetta Appia Nuova, conservate l’ una alla Biblioteca Nazionale di Napoli, più volte pubblicata, ma mai commentata, e l’altra, inedita, conservata alla società napoletana di Storia Patria. La prima, “La topografica pianta del Real Camino di Roma da Napoli fino al confine del Regno e Prospetto dei Passi più cattivi che si incontrino nel medesimo”, è una grande carta manoscritta a colori nella quale è illustrata la strada Regia in


tutta la sua lunghezza, in scala di canne 4000, con l’individuazione dei piccoli centri e delle relative tappe. La carta strumentale evidenzia con una doppia linea nera in tutta la sua estensione campana il Real Camino: la strada costruita nel 1571 per incarico del vicerè cardinale Grauvela dall’ingegnere Ambrogio Attendolo, indicata per la prima volta nella cartografia ufficiale del De Rossi nel 1714. Il disegno mostra una logica di costruzione nel sottolineare i “passi più cattivi”, illustrati di prospetto nel cartiglio in alto. La strada Regia partiva dalla capitale a Porta Capuana, raggiungeva l’odierna Capua, per Melito e Aversa, e attraversati i Regi Lagni, bonificati dagli

interventi di Domenico e Giulio Cesare Fontana, per Sparanise, Francolise, Ventaroli, passando per il valico di Cascano, arrivava il borgo di Sant’Agata, poco lontano da Sessa, al Garigliano, dove era il porto delle mole, superando il fiume con la scafa ( il ponte sul Garigliano ho costruito solamente nei primi dell’Ottocento dai Borboni); proseguiva per Mola Castellone (Formia), e Fondi per arrivare a Roma. Il tratto Laziale della strada regia però non è rientrato nella carta che termina la sua raffigurazione al confine del Regno con il lago di Fondi.

Fig.3 Anonimo, “Topografica pianta del Real Camino di Roma da Napoli fino al confine del Regno e Prospetto de passi più cattivi che s’ incontrano nel medesimo”, carta m.s. a colori, fine sec. XVII/inizio sec. XVIII, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sezione Manoscritti e Rari. Stralcio.

Il camino reale non passa per Sessa città, seguendo pressappoco l’attuale percorso della statale numero 7 bis, la carta manoscritta evidenzia invece un’altra strada, con un semplice tratteggio in partenza proprio da Sessa: l’antica Via Appia per Sessa, che dal Garigliano per Minturno conduceva per Sessa a Teano passando per Cascano. Scavalca il rio della Travata e si riunisce alla regia strada davanti il porto delle Mole sul Garigliano, ripercorrendo quel diverticolo dell’antica Via Appia, la via romana Minturno - Sessa - Teano

graficizzata dalla tavola del Peutinger unica alternativa al camino vicereale, qui bene illustrata in tutto il suo svolgimento identicamente a quello costiero per Mondragone, CastelVolturno fino a Pozzuoli (“Antica via Appia per Mondragone”, e dopo CastelVolturno “Antica via Appia per Pozzuoli”). A tratteggio puntiforme, quindi quali tratti secondari, la carta tardo seicentesca, traccia il percorso Sessa - Carano e Sessa - Sant’Agata dove nel punto di incrocio con il Camino Reale leggiamo “Posta” potrebbe essere questo il riferimento alla

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Fig.4 G. A. Rizzi Zannoni, particolare della Carta topografica delle Reali Cacce di Terra di Lavoro e loro adiacenze, Napoli 1787, Carta m.s., stesura finale, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sezione Manoscritti e Rari.

presenza del ponte - viadotto sul rio Travata, ma è solo una supposizione: il ponte degli Aurunci non viene identificato quale reale presenza. Tra i collegamenti minori viene evidenziato nella perduta viabilità della Appia Antica Romana tra Mondragone (Sinuessa) e Capua (Casilino) la bretella medievale per le cave di San Mauro fino a Francolise dove si riallaccia alla strada Vicereale. La carta conservata alla Società Napoletana di Storia Patria, intitolata “Camino da Napoli al Confine del Regno”, presenta un progetto di abbellimento della strada regia con una nuova suddivisione in miliari in pietra a mò di garitte, testimoniando l’ importanza del Real Camino per tutto il Settecento come unica strada per Roma di lunga percorrenza passante per Sessa. Osservando la cartografia settecentesca della Terra di Lavoro, redatta dal cartografo padovano Rizzi Zannoni, come ben sappiamo sapientemente rilevata sul campo, il tratto viario da Sessa Aurunca per il ponte Ronaco viene sempre graficamente individuato per raggiungere il Real Camino, pure se il viadotto non viene specificamente menzionato, proprio sull’ antico ramo dell’ appia da Minturno a Sessa, nel punto dove questo forma una forcella, poco dopo il borgo e la chiesa di Santa Maria della Piana. Infatti questo tracciato è ben riconoscibile nella ben

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4. Il processo formativo del centro storico

chiara carta manoscritta Zannoniana delle Reali Cacce del 1784, per la quale, differentemente dalla carta complessiva Regno di Napoli del 1769, dove sono riportati tutti i miliari romani conservati della via Appia, fu effettuato un rilievo diretto, in scala ravvicinata, circa 1:66000, di quasi tutto il bacino del Volturno, da Venafro alla foce, raggiungendo a sud Aversa e Caserta e a nord Sessa. La carta manoscritta e a colori delinea con grande cura l’orografia trattata a sfumo dell’ area sessana, le aree urbanizzate, le coltivazioni, la distribuzione della proprietà fondiaria; inoltre con una doppia linea viene identificato il tracciato della Via Minturno - Sessa. Il ponte degli Aurunci, sebbene non indicato con il suo toponimo, viene segnato precisamente nello scavalcamento del Rio Travata con lo stesso simbolo rosso con cui sono evidenziati gli altri ponti dell’area Campana. Possiamo quindi dire con certezza che dobbiamo alla prima opera di cartografia napoletana del Rizzi Zannoni e alla sua capacità topografica di grande sintesi l’opportunità di un primo fedele rilevamento dell’area Sessana.


Giovanni Antonio Rizzi Zannoni arriva a Napoli nel 1781 con il compito di fondare e dirigere il primo Reale Officio Topografico di Na­poli, destinato a divenire una delle prime istituzioni cartografiche di Stato in Europa. Con l’istituzione dell’Officina Topografica giunsero a Napoli im­ portanti disegnatori, cartografi e matematici che entrarono a far parte del laboratorio il quale divenne una scuola di alto livello nella prepara­zione di carte geografiche, contribuendo a farne conoscere i suoi docu­menti fino alla caduta della dinastia borbonica. Nella Carta dei dintorni di Napoli, foglio 18, viene rappresentata Sessa Aurunca nella

prima metà dell’800, documento di fondamentale importanza, soprattutto per la precisione dei rilievi, che permettono di identificare alcuni elementi fondamentali del centro storico e delle sue adiacenze. Sessa a metà Ottocento si presenta, infatti costituita dal nucleo altomedievale e dai due borghi alle appendici nord e sud dello stesso. L’attraversamento principale è costituito, ancora, da Corso Lucilio, ma a breve tale assetto sarebbe stato modificato dalla costruzione della strada provinciale Sessa-Mignano, come testimoniato dalla Carta dell’IGM riferibile al 1909.

Fig.5 Real Officio Topografico, Carta dei dintorni di Napoli, 1:20000, Foglio 18, 1836-40.

La prima rappresentazione grafica novecentesca degna di nota del territorio sessano è, sicuramente, l’aerofotogrammetria dell’ Istituto Geografico Militare, che raccoglie l’eredità del Real Officio Topografico di Napoli, ed è databile al 1909. Nella cartografia dell’IGM riferibile al volo dell’Ottobre 1909, è visibile il centro storico di Sessa, ormai differente da quello rappresentato da Rizzi Zannoni, in cui infatti si nota, in modo particolare, il potenziamento della rete stradale, con l’apertura della strada provinciale Sessa-Mignano.

Tale arteria stradale taglia, di fatto, alcuni elementi dell’edificato e del tessuto urbano storico, compromettendone la leggibilità. Ci riferiamo in particolar modo a Largo San Giovanni, pur tuttavia, la nuova arteria stradale passa in tangenza al lato ovest del centro storico, lasciando inalterato il passaggio preesistente di Corso Lucilio, ex cardo massimo, ed impattando relativamente poco rispetto agli sventramenti che, a quell’epoca, andavano di moda in tutta Europa.

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Fig.6 Istituto Geografico Militare, Foglio n.171 della Carta d’Italia, Sessa Aurunca, Ottobre 1909. Scala 1:25.000.

Un passo avanti si ha, poi, con la Carta del Regno d’Italia del 1942, dove, nel foglio 171, è rappresentato il territorio di Sessa Aurunca con un dettaglio ancora maggiore. In questa cartografia, i contorni di Sessa sono più definiti, grazie al maggior dettaglio e precisione del rilievo. Rispetto alla

carta precedente, l’estensione dell’insediamento non cambia di molto, nonostante si possano notare alcuni edifici che sorgono lungo la parte sud del Corso Lucilio, primo segno di un’espansione che avverrà prevalentemente nel dopoguerra.

Fig.7 Istituto Geografico Militare, Foglio n.171 della Carta d’Italia, Sessa Aurunca, 1942. Scala 1:25.000.

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4. Il processo formativo del centro storico


Fig.8 Pianta catastale, stralcio planimetrico Catasto fabbricati,Città di Sessa Aurunca, Foglio 112, fine anni ‘40

Altra testimonianza importante per ricostruire l’evoluzione urbana del centro storico è, la carta del catasto di fine anni ‘40, in cui è visibile lo stato dei luoghi sul finire della guerra, con i pricipali interventi edilizi attuati alle appendici del sistema allungato del centro storico. Qui è visibile il consolidamento della rete stradale di fine

Ottocento, con i primi borghi che nascono intorno ad essa, senza intaccare, ancora, l’edificato storico, nè tantomeno, alterare l’equilibrio tra ambiente naturale e costruito creatosi nei secoli, anche per la difficolà a costruire lungo le pendici. L’espansione lungo le appendici del centro continua negli anni ‘70, come visibile dal Programma di Fabbricazione.

Fig.9 Programma di Fabbricazione, Comune di Sessa Aurunca, Provincia di Caserta, 1972. Individuazione delle ZTO e delle infrastrutture.

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Fig.10 Foto satellitare, centro abitato Sessa Aurunca, 1989

Fig.11 Ingrandimento della Fig.10

Fig.12 Panorama dal castello deturpato dalle costruzioni sorte nel dopoguerra.

Grazie alle foto satellitari, è possibile ricostruire attentamente la storia degli ultimi decenni del ‘900 a Sessa, partendo dalla foto satellitare del 1989, in cui è visibile l’espansione della città. Siamo nel pieno dell’ espansione edilizia, tuttavia la città si espande secondo le direttrici nord-sud, ai limiti del centro storico, mentre le pendici della collina su cui sorge il centro storico non vengono aggredite da un’edilizia spregiudicata, a meno di alcuni edifici posti lungo la curva della strada

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4. Il processo formativo del centro storico

Sessa-Mignano, come si nota nello zoom. Infatti questi edifici, decisamente troppo alti, deturpano le viste panoramiche sul paesaggio occidentale, come visibile dalla vista panoramica in alto, in cui è visibile, aldilà degli alti edifici, la dolce altura del Monte Ofelio.


Fig.13 Foto satellitare, centro abitato Sessa Aurunca, 1998

Nella vista aerea del 1998, è ancora più visibile l’espansione nord-sud del tessuto edilizio moderno, infatti molti spazi vuoti tra le vie di collegamento più trafficate si saturano. Uno dei rinvenimenti più importanti della Sessa romana è, sicuramente, il teatro romano, scoperto negli anni ’20 da Amedeo Maiuri e portato alla luce tra 1999 e 2003. E’ interessante notare, come, in questo excursus cartografico, non ci siano segni tangibili del teatro,

1989

1998

se non nelle aerofotogrammetrie di epoca recente. Come si nota dagli zoom sottostanti, il teatro è ben nascosto nel 1989, ma è visibile qualche frammento, che ne connota la forma. Nel 1998 i frammenti sono maggiormente visibili, a denotare un inizio dei lavori di scavo archeologico. Nel 2006, lo scavo è, ormai, terminato, e il teatro è riportato alla luce e alla memoria della popolazione.

2006

Fig.14-15-16 Ingrandimenti delle foto satellitari rispettivamente del 1989, 1998 e del 2006, con zoom sull’area del teatro romano

Il processo formativo del centro storico 4. |

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Fig.1 Sessa Aurunca, 1702, da Francesco Cassiano De Silva, stampa 12,4 x 17,7.

4.6.2 SESSA AURUNCA NEL VEDUTISMO La rappresentazione della città, tratta dall’opera del Pacichelli, è riconducibile a un disegno di Francesco Cassiano De Silva. Il Cassiano ritrae l’insediamento da ovest accennando ad una leggera altura dove sarebbe sorta Sessa. Nessun riferimento al primitivo impianto romano, le emergenze indicate sono quasi esclusivamente religiose, delle due porte civiche, della Torre di San Biagio e del fortilizio. Le porti orientali di San Domenico e della Maddalena sono disegnate rispettando lo stato effettivo, mostrando chiaramente l’andamento delle mura civiche, che in prossimità dei varchi presentavano una rientranza, ulteriore accorgimento difensivo. L’abitato invece viene rappresentato alquanto disordinatamente al di là delle mura, senza fare intravedere la struttura della città. La sequenza delle emergenze non rispetta l’impianto urbano, mostrandole praticamente in successione senza mantenere la distanza tra i lotti. Lo stemma e il cartiglio posizionati sul lato destro, rispettivamente il primo in alto e il secondo in basso sono entrambi rimasti vuoti. Ulteriore elemento di rappresentazione della città risulta essere il disegno all’interno della cornice circolare, sempre di Cassiano de Silva; quindi lo stesso autore che fornì l’immagine per il testo del Pacichelli dovette, come per tutti i casi

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4. Il processo formativo del centro storico

simili, ridurre il disegno e renderlo più semplice per adattarlo al Regno Napolitano anatomizzato dalla penna di D. Francesco Cassiano de Silva nobile Milanese. La posizione della torre di San Biagio e del castello fanno supporre un punto di vista dell’osservatore lievemente diverso, e precisamente più spostato in direzione nord. La Torre di San Biagio, fatta costruire da Carlo d’Angiò nella seconda metà del Duecento, appare inserita nel fortilizio di cui faceva parte, rappresentato dalle mura merlate; oggi purtroppo la torre è l’unico documento dell’elemento difensivo medievale. Il castello longobardo, sorto su una preesistenza romana e adattato nei secoli a varie destinazioni, tra le quali quella di residenza del governatore, è caratterizzato dalla bandiera spettante e acquista in questa composizione una posizione più centrale. La composizione del disegno del Werner, riportato in alto, è simile a quella di altri dello stesso autore, come ad esempio quello di Capua; sul nastro vi è l’indicazione del soggetto, sui lati in alto due putti alati mostrano due fogli con la leggenda. Le emergenze segnalate sono le stesse a cui rimandano il Pacichelli e il Cassiano. Anche il punto di vista prescelto doveva essere posizionato nella fertile campagna a ovest del centro urbano. L’autore però questa volta da ampio spazio al


Fig.3 Sessa Aurunca, 1730–31, Friedrich Bernhard Werner (aut.) (1690-1778); J.C.L. Wendie (ed.) stampa, 20x29.

Fig.2 Sessa Aurunca (1695 - 1705 circa), Francesco Cassiano De Silva, disegno inchiostro e acquerello azzurro, 7 (d) Vienna, Osterreichische Nationalbibliotheck, On Alb 161 a.

Fig.4 Francis Towne, View from Sessa Aurunca, 1784. Acquerello, New Walk Museum & Art Gallery, Leicester Arts and Museums Service.

disegno del territorio circostante e all’ orografia dei luoghi, rappresentando la città su un altopiano ben riconoscibile. Gli edifici che chiaramente si leggono dietro le mura civiche sono quasi in prospetto, eliminando qualsiasi rimando alla pianta urbana. Questo dipinto, venne identificato, nel 1937, da Paul Oppè come una veduta di Pozzuoli, forse per l’identificazione del monte sullo sfondo, con il Vesuvio. In realtà esso dovrebbe identificarsi con il Roccamonfina, su cui si affaccia Sessa. La veduta inquadra una parte delle mura di

Sessa, probabilmente quella est, anche se non si escludono elementi raffigurati di fantasia, dato che l’artista dovette completare la veduta nel suo cammino verso Napoli. Molto interessante è il rapporto con il paesaggio circostante che emerge con chiarezza, a sottolineare l’importanza paesaggistica, oltre che storica e culturale, di Sessa fin dai secoli passati, riscontrabile ancora oggi, soprattutto nella parte ovest della città, qui raffigurata, dove, dall’interno del centro storico, per alcuni versi angusto, si arriva a godere di un paesaggio rimasto quasi inalterato.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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Fig.5 Jacob Philipp Hackert, View on Sessa Aurunca, 1806. Olio su tela, 64 x 94.5 cm, South German private collection.

Il dipinto di Philipp Hackert mostra una vista inedita di Sessa Aurunca, luogo esplorato dall’ artista per la prima volta nel 1792 e, poi, nel 1794. Il dipinto mostra uno scorcio interessante, in cui è possibile distinguere il borgo superiore di Sessa, immerso nel verde del ricco paesaggio circostante, in cui si nota in primo piano una scena pastorale. Sulla destra svetta la Torre di S. Biagio e l’omonimo castello, posto sul lato nord della città, di cui oggi non permangono tracce. Sulla sinistra, la Chiesa di S. Maria dell`Annunziata, con i campanili e la

cupola rivestiti di maiolica. Ai piedi del castello di San Biagio, è visibile una residenza al margine del centro abitato, corrispondente con il Palazzo Grimaldi, con giardino pensile, ancora oggi esistente. Sullo sfondo vi sono i Monti Aurunci, tipici del paesaggio sessano. La curva della Via Appia è visibile al centro del dipinto, mentre il centro storico di Sessa fa da sfondo ad un paesaggio ameno, di cui, però, Hackert, cambia la composizione originaria, aggiungendo un piccolo ruscello con una cascata sulla destra.

Fig.6 Particolare del dipinto di Heckart, in cui è visibile nel dettaglio l’edificato storico a inizio ‘800.

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4. Il processo formativo del centro storico


Alla base della produzione pittorica di Hackert stanno degli schizzi eseguiti durante le sue escursioni, categoria alla quale appartiene anche il disegno qui presente. Esso fu eseguito durante gli anni dell’artista alla corte di re Ferdinando IV di Napoli. Mostra una cascata bordeggiata da fitti

Fig.7 Jacob Philipp Hackert, Landscape close to Sessa Aurunca, 1794. Penna e matita su carta, 56,8 x 69,7 cm, Fine Art, Antonacci Lapiccirella collection.

pioppi nei pressi di Sessa Aurunca. Qui passa la Via Appia, spesso percorsa dall’artista durante i suoi viaggi da Roma a Napoli. Hackert aveva visitato Sessa Aurunca per la prima volta nel 1792 e ci tornò due anni dopo nel seguito del monarca che fece svolgere lì una esercitazione militare. Come dimostra il disegno, l’artista utilizzò il tempo passato a Sessa Aurunca anche per esplorare i dintorni del paesino, scoprendo la cascata raffigurata. Un altro disegno oggi a Berlino sempre dello stesso anno mostra uno sguardo sulle case e chiese di Sessa Aurunca sullo sfondo, mentre in primo piano si vede una strada – probabilmente la Via Appia – percorsa da contadini. Utilizzò entrambi i disegni nel 1806 come modelli per un quadro che mostra il paese di Sessa Aurunca sullo sfondo e la cascata bordeggiata dai pioppi in primo piano (dipinto precedente). I disegni a contorno come il nostro potevano essere rifiniti dall’artista nello studio con il pennello a seppia e venduto ai viaggiatori sul mercato d’arte. Molti di essi, però, Hackert li tenne per sè, visto che costituivano in un certo senso la sua memoria figurativa. Infatti scrisse in vecchiaia soddisfatto al poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), conosciuto a Napoli nel 1787: “Non mi mancano i soggetti, ho fatto migliaia di disegni secondo natura con correttezza e quindi posso dire che ho quasi tutto lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli nelle mie cartelle.”

Fig.8 Joseph Mallord William Turner, Landscape Studies on the Road to Capua, Including a Distant View of Sessa Aurunca, 1819, Tate Gallery.

Fig.9 Joseph Mallord William Turner, The Aurunci Mountains and the Plain of Sessa; and a View of Sessa Aurunca, 1819, Tate Gallery.

I due schizzi paralleli sul lato sinistro del foglio rappresentano delle vedute del Garigliano, mentre i restanti tre schizzi rappresentano delle viste del viaggio verso Capua, mentre il disegno centrale rappresenta una vista lontana di Sessa Aurunca, di cui si distingue il tipico paesaggio arroccato, immerso nel verde. Il primo schizzo in alto rappresenta la piana di Sessa, con i monti Aurunci da sfondo, mentre il secondo è una vista di Sessa, realizzata nel viaggio di Turner verso Capua.

Nello schizzo è riconoscibile il castello ducale mentre il resto è difficilmente identificabile. Ciò che interessa non è tanto il singolo monumento, in questo schizzo di Turner, ma l’eterogeneità del centro storico, e l’armonia che esso crea con il paesaggio circostante, fino a creare un tutt’uno. La sensazione è quella di una collina che, pian piano, tende a regolarizzarsi e a materializzarsi in quello che è l’edificato storico.

Il processo formativo del centro storico 4. |

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“La stratificazione è un processo contiguo, determinato da un procedimento di trasformazione del materiale che costituisce gli strati. Quand’anche lo strato nuovo che si sovrappone sembri estraneo, non tarderà ad essere assimilato, assorbito dalla materia sulla quale si poggia; con essa si salderà dando vita ad una qualità insieme nuova e stabile di tutta la stratificazione.“ Eugenio Tescione 126


5. IL SISTEMA DELLA VIABILITÀ E LE PAVIMENTAZIONI STORICHE 127


5.1 LA MOBILITÀ E LA SOSTA

E I COLLEGAMENTI TRA IL CENTRO E IL TERRITORIO

Il tema della viabilità e accessibilità nel territorio aurunco non è stato sufficientemente trattato da appropriati strumenti di pianificazione, ed esistono solo le proposte del Preliminare del PUC che prevedono l’adeguamento e l’ampliamento della mobilità esistente nonché la realizzazione di circumvallazioni che valorizzino i territori della piana del Garigliano e collegano la zona collinare con quella costiera, e nuove arterie che migliorino l’accessibilità al centro della città. Sessa Aurunca, data la sua collocazione geografica si trova in una posizione defilata rispetto alle principali arterie di traffico territoriali. I collegamenti con l’Autostrada del Sole (A1) sono raggiungibili dalle uscite Cassino e Capua e la stazione ferroviaria della linea Roma-FormiaNapoli si trova nei pressi di Carano, a circa 7 km di distanza dal centro storico, poco servita dai mezzi pubblici. La strada extraurbana più vicina alla città è la Via Appia Nuova (SS7), ovvero l’antico Real Camino da Napoli a Roma passando per Capua e Minturno. Dalla via Appia proseguendo sulla SP14, attraverso l’alto ponte sul Rio Travata, si giunge alla Porta Cappuccini che oggi rappresenta il principale accesso al centro storico dal borgo inferiore. Della fitta rete di strade provinciali che connettono la città di Sessa con le frazioni collinari e della piana del Garigliano, la SP14 passa tangente ad ovest del centro storico fiancheggiando le mura del Castello Ducale e conduce a Roccamonfina. Lungo la provinciale sono collocate tre fermate degli autobus e due parcheggi. Seguendo la circonvallazione (SP14), lungo le mura occidentali si arriva al convento di San Giovanni Battista con l’attigua chiesa e di fronte la villa comunale delimitata da due antichi decumani, oggi via Roma e via delle Terme.

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5. Il sistema della viabilità e le pavimentazioni storiche

Percorrendo la strada provinciale è possibile ammirare il sito archeologico del teatro romano e il criptoportico a valle del convento. Procedendo lungo la suburbana sono visibili mura di età sillana presso il Consorzio Aurunco di Bonifica, i caratteristici giardini terrazzati che affacciano sul panorama della Piana del Garigliano e il grande giardino pensile del Castello il cui fronte nord prospetta su Piazza XX Settembre, sede del tradizionale mercato del giovedì ed inopportunamente utilizzata come parcheggio negli altri giorni. Dalla Piazza Mercato si può percorrere la rampa carrabile sul lato nord del castello che conduce a Piazza Castello, attualmente parcheggio per i residenti dei palazzi prospicienti e per gli impiegati della sede comunale, per giungere poi a piazza Turpilio. Sempre da piazza Mercato si sale, tramite via T. De Matrico al borgo superiore, passando per la chiesa dell’Annunziata fino ad arrivare alla torre di San Biagio e ai ruderi della chiesa omonima. Attraverso il vicolo, a senso unico, di S. Lucia con l’omonima chiesetta, si ritorna sulla strada provinciale 14. A sud della Piazza Mercato si può accedere al cuore del centro storico, attraverso il largo Tommasino e la Piazzetta Umberto I, con al centro la marmorea fontana dell’Ercole. Da qui infatti percorrendo verso sud il Corso Lucilio, antico cardo massimo, si scende in senso unico fino alla porta dei Cappuccini. Il Corso Lucilio è l’asse principale della viabilità e sede delle maggiori attività commerciali. Lungo il Corso sono visibili le facciate di importanti palazzi quali il Municipio, il Sedile di S. Matteo, il Convitto Nazionale A. Nifo, il complesso di Santo Stefano. Ad est del cardo si innestano i vari decumani, tra i principali carrabili vi è via Delio che conduce al Duomo e via Garibaldi sulla quale si affaccia il


Fig.1 Schema tridimensionale in cui sono rappresentati i collegamenti da e per il centro storico.

palazzo Gramegna di impianto medievale. Il Duomo è delimitato dalle vie carrabili Spine e S. Nicola, sulle quali si innestano degli edifici di impianto medievale ristrutturati nel ‘700, dove sono visibili elementi di spoglio e portali catalani. Più a sud gli altri importanti decumani sono la via Ferranzio, in cui si trovano resti di un grande edificio pubblico tardo repubblicano, probabilmente delle terme, e una casa torre di età angioina e via Roma

(poi via Mozart) che conduce a un piccolo slargo con la chiesetta di S. Carlo Borromeo. Percorrendo l’asse del cardo massimo a nord di piazza Mercato, dopo la torre di S. Biagio, si giunge all’ insediamento dei Carmelitani del 1590, oggi ospedale civile. Nei pressi della costruzione è il complesso cimiteriale di San Casto di origine paleocristiana che fiancheggia la SP14. Fuori dall’abitato a sud, quando si lascia la

Il sistema della viabilità e le pavimentazioni storiche 5. |

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Fig.2 Via Delio, tipico vicolo in basoli vesuviani, con particolare del portale tardo gotico ad arco a sesto acuto, foto del 08/05/2016.

SP14 per proseguire sul Viale Trieste si giunge tramite una stradina al Ponte Ronaco, importante collegamento viario tra Suessa, l’Appia e Sinuessa, oggi non più percorribile. Una delle peculiarità del centro storico è rappresentata dalla permanenza della matrice urbanistica di epoca romana, infatti nonostante le stratificazioni e i mutamenti avvenuti nel corso della storia, il tracciato viario originario del cardo e decumani è ancora leggibile. All’originaria trama viaria si è sovrapposto l’impianto medievale, con i relativi borghi, che oggi risulta la componente prevalente del tessuto storico urbano e le cui principali arterie ricalcano quelle romane. La trama viaria del centro storico infatti, è costituita da piccoli e stretti vicoli, alcuni con scalinate che collegano il cardo massimo con l’altura su cui sorge il castello e che in origine rappresentava l’arx romana. Altri vicoli con scalinate si trovano nel suggestivo quartiere San Leo del borgo superiore. Gli stretti tracciati stradali a tratti si allargano confluendo in piccoli sagrati che costituiscono gli unici spazi pubblici aperti oltre alla piazza Mercato e alla piazza Castello ormai di proprietà comunale. Si rileva quindi che, l’unica strada che attraversa per intero il centro storico è il Corso Lucilio. Questa strada, ad una sola corsia e priva di marciapiede, in alcuni tratti si allarga, fino a 7 metri circa, permettendo la sosta delle auto, per poi restringersi fino a 3 metri, nel tratto della zona 130 |

5. Il sistema della viabilità e le pavimentazioni storiche

Fig.3 Corso Lucilio, antico cardo massimo, foto del 08/05/2016.

del Duomo. Essendo la via di accesso principale al centro storico, e che consente l’attraversamento da nord a sud verso la porta dei Cappuccini, il corso risulta fortemente congestionato dal traffico automobilistico e rischioso per i pedoni.


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5.2 LE PAVIMENTAZIONI STORICHE

Le infrastrutture per la mobilità sono quasi interamente realizzate con pavimentazione originale in basoli vesuviani in buono stato di conservazione. Fanno eccezione le aree esterne di nuova espansione che sono state realizzate in asfalto e le aree a margine del centro storico il cui manto in basalto è stato successivamente asfaltato. I materiali prevalenti nell’ambiente urbano sono i basoli e i cubetti in basalto vesuviano presenti nelle principali strade e piazze e l’asfalto spesso sovrapposto ai basoli. Alcuni vicoletti del borgo superiore e sentieri che si inoltrano nelle campagne circostanti sono rimasti in terra battuta (fig.9). A differenza della SP14 (fig.8) che è asfaltata, il Corso Lucilio è interamente in basoli vesuviani fino alla torre di San Biagio (fig.5, fig.6 e fig.11), segue un tratto in asfalto per poi tornare alla tradizionale pavimentazione in cubetti di basalto vesuviano nei pressi del Carmine. Le principali piazze (piazza Mercato, piazza Castello, piazza dell’Ercole, piazza Duomo e largo Tommasino) sono anch’esse in basoli o cubetti di basalto, mentre a piazza Turpilio l’asfalto è stato sovrapposto ai basoli originari. I due parcheggi esterni al centro storico, lungo la SP14, essendo di nuovo impianto, recano l’uno pavimentazione in asfalto e l’altro cubetti di porfido. L’alternanza di basoli e asfalto, come accade nell’antica zona del foro, lungo via delle Terme e lungo la parallela via Roma, oggi asfaltate, che incrociano il cardo in basoli, non giova certo al valore estetico e all’unitarietà ambientale. L’arredo urbano è carente, panchine e getta carte mancanti o poco idonei, i corpi illuminanti “in stile” spesso risultano mal distribuiti e la segnaletica e cartellonistica risulta insufficiente.

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5. Il sistema della viabilità e le pavimentazioni storiche

Fig.4 Via Pertiche, uno dei vicoletti in basoli vesuviani del quartiere del Duomo, foto del 08/11/2016.


Fig.5 L’ingresso alla città da porta dei Cappuccini e Corso Lucilio in basoli vesuviani, foto del 08/05/2016.

Fig.6 Largo in basoli recentemente ripristinati su via Taddeo De Matrico con vista della torre di S. Biagio, foto del 08/05/2016.

Fig.7 Via Pertiche verso la piazza del Duomo, foto del 08/11/2016.

Il sistema della viabilitĂ e le pavimentazioni storiche 5. |

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Fig.8 La strada provinciale SP14, con manto asfaltato, percorsa verso sud in direzione di San Giovanni a Villa, foto del 08/05/2016.

Fig.9 Stradina in terra battuta che da sul panorama di San Leo, foto del 10/05/2017.

Fig.11 Piazza Castello in basoli e cubetti di basalto.

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5. Il sistema della viabilitĂ e le pavimentazioni storiche

Fig.10 Uscita sulla SP14 da via San Lucia

Fig.12 Parte alta di Corso Lucilio con arredo urbano ed essercizi commerciali.


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“La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.” Italo Calvino

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6. LA SCHEDATURA E LE CARTE TEMATICHE 137


6.1 AMBITI OMOGENEI DEL CENTRO STORICO

Il centro storico di Sessa Aurunca assoggettato a Piano di riqualificazione e valorizzazione, ai fini dell’attuazione degli interventi, è stato suddiviso, in considerazione dello sviluppo storico e dei caratteri ambientali, in ambiti urbani omogenei, perimetrati nella tavola 07 - ”ambiti omogenei del centro storico”. I crietri adottati per la determinazione di tali ambiti omogenei sono stati innanzitutto il riferimento alla suddivisione dei quartieri esistenti e l’analisi delle emergenze storico-artistico presenti o delle peculiarità ambientali-paesaggistiche, da cui è scaturita spesso anche la denominazione degli stessi; ma anche la delimitazione data dalla viabilità esistente, e la delimitazione definita dal perimetro del centro storico.

2. BORGO SUPERIORE DI SAN BIAGIO AREA TOTALE:

4256 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende parte del borgo superiore, con il tessuto denso ai piedi della Torre di San Biagio e il tessuto nei pressi dell’Annunziata.

1. CARMINE AREA TOTALE:

4256 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende il complesso religioso del Carmine, il cui ex Convento figura oggi come Ospedale Civile.

Fig.1 Complesso religioso del Carmine.

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche

Fig.2 Fig.3 Chiesa dell’Annunziata. Torre di San Biagio.

2. ARIELLA | CASTELLO E PIAZZA MERCATO

Fig.4 Castello Ducale.


AREA TOTALE:

17015 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende parte del borgo superiore intorno a Piazza Mercato e il complesso stratificato del Castello, che prospetta su di essa.

AREA TOTALE:

15154 mq

Fig.7 Il Duomo durante la processione del Sabato Santo.

Fig.4 Cortine su Piazza Mercato.

2. BORGO SUPERIORE DI SAN BIAGIO

CARATTERISTICHE: L’area comprende parte del centro altomedievale delimitato dal Duomo e dalle arterie principali che ad esso, ossia via Garibaldi e via Pertiche.

5.2. DUOMO | PAESAGGIO EST AREA TOTALE:

23844 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende la parte del centro altomedievale che prospetta sul paesaggio ad est del centro storico, con un’area di verde filtro.

AREA TOTALE:

29405 mq CARATTERISTICHE:

L’area è compresa tra il Corso Lucilio e il suggestivo paesaggio ad est del centro storico.

Fig.5 Piazza Ercole.

Fig.6 Giardino pensile.

Fig.8 Cortine edilizie sulle mura della città ad est.

5.1 DUOMO | CATTEDRALE

5.3 DUOMO | CORDOBA

Fig.7 Cortine edilizie su Piazza Duomo.

Fig.9 Cortine edilizie su via San Domenico.

La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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AREA TOTALE:

15530 mq

CARATTERISTICHE: L’area comprende il cuore del centro altomedievale, prospettando a sud sul paesaggio di San Domenico.

Fig.12 Giardini pensili su SP14.

5.4 DUOMO | SAN MATTEO

6. SAN DOMENICO

AREA TOTALE:

11341 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende parte del centro storico in cui si inserisce la Chiesa di S. Matteo.

AREA TOTALE:

31125 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende una parte del centro altomedievale, con le espansioni quattrocentesche e alcune aggiunte del Novecento. Fig.13 (a lato) Chiesa di san Germano. Fig.10 (in alto) Vicolo Landi. Fig.11 (a destra) Chiesa di San Matteo.

5.5 DUOMO | PAESAGGIO OVEST

AREA TOTALE:

23595 mq CARATTERISTICHE:

L’area comprende parte del centro altomedievale che prospetta sul paesaggio ad ovest dello stesso, comprendendo anche una fascia di verde filtro.

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche

Figg.14 e 15 (in basso) Ambito San Domenico visto da Marzuli. Torre aragonese su cui sorge palazzo Polito.


Fig.16 Complesso religioso di San Giovanni a Villa.

Fig.18 Foto aerea con complesso religioso di San Francesco.

7. VILLA

9. IMMACOLATA

AREA TOTALE:

AREA TOTALE:

3657 mq

37251 mq

CARATTERISTICHE:

CARATTERISTICHE:

L’area comprende parte del borgo inferiore, costituito dal complesso religioso di S. Giovanni a Villa e la Chiesa di S. Anna, con l’ex convento. E’ compresa anche una fascia di verde-filtro, in cui si inserisce il complesso archeologico di età romana, costituito dal teatro e da una casa patrizia.

L’area comprende il complesso di San Francesco (dell’ Immacolata), che prospetta sul paesaggio Ovest e l’ampliamento Ottocentesco del centro storico verso sud. E’ compresa in fasce di verde-filtro ambo i lati, configurandosi con la strada provinciale SP14 che vi corre nel mezzo.

8. CAPPUCCINI

10. ANFITEATRO

AREA TOTALE:

AREA TOTALE:

36871 mq

55282 mq

CARATTERISTICHE:

CARATTERISTICHE:

L’area comprende gran parte del borgo inferiore, prospettando su entrambi i paesaggi su cui si snoda il centro storico.

L’area comprende un’ampia zona verde, ad est del centro storico, nella quale dovrebbe trovarsi l’Anfiteatro di Sessa Aurunca, avendo le potenzialità per diventare un ampio parco archeologico.

Fig.17 Ambito Cappuccini visto da Marzuli.

Fig.19 Sentiero da San Domenico.

La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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6.2 COMPARTI E UNITA’ DI INTERVENTO

6.2.1 LE UNITA’ DI INTERVENTO All’interno del perimetro del centro storico sono state individuate le cosiddette Unità d’intervento: organismi edilizi unitari indivisibili, a ciascuno dei quali si attribuisce un tipo di intervento. L’unità di intervento è un edificio che ha una sua compiutezza architettonica ed edilizia; è un’unità statica, costruttiva e architettonica. Spesso edifici nati come unico organismo, nel tempo si sono trasformati e sono stati frazionati tra i vari proprietari accorpando più particelle catastali. L’individuazione delle UI ha lo scopo di ricostituire l’unità del patrimonio architettonico e storico. Di seguito si indica il numero delle unità di intervento (UI) per ogni ambito omogeneo del centro storico: 1. CARMINE unità d’intervento n. 2 2. BORGO SUPERIORE DI SAN BIAGIO unità d’intervento n. 60 3. ARIELLA | CASTELLO E PIAZZA ARIELLA unità d’intervento n. 27 4. SAN LEO unità d’intervento n. 83 5. DUOMO (diviso in sottoambiti) 5.1 CATTEDRALE unità d’intervento n. 31 5.2 PAESAGGIO EST unità d’intervento n. 24 5.3 CORDOBA unità d’intervento n. 75 5.3 CORDOBA unità d’intervento n. 75 5.4 SAN MATTEO unità d’intervento n. 29 5.5 PAESAGGIO OVEST unità d’intervento n. 37

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche

6. SAN DOMENICO unità d’intervento n. 48 7. VILLA unità d’intervento n. 12 8. CAPPUCCINI unità d’intervento n. 36 9. IMMACOLATA unità d’intervento n. 19 10.ANFITEATRO unità d’intervento n. 14 unità d’intervento (UI) in totale: 491

Fig.20 Ambito 3. UI 2-3. Sopralluogo 8.05.2016.

Fig.21 Ambito 5.5. UI 28,29,30. Sopralluogo 2.06.2017


6.2.2 I COMPARTI L’insieme di una o più unità d’intervento, caratterizzate dalla presenza di aree verdi in comune. La loro individuazione ha lo scopo di proporre degli interventi di resturo ambientale unitari. rif.normativo L.457/’78 | d.P.R.380/2001 e s.m.i.

Fig.22 Ambito 5.5. UI. 1-2-3. Sopralluogo 22.06.2017.

Fig.24 Esempio di individuazione di unità d’intervento e comparti.

Fig.21 Ambito 5.4. UI. 2,3. Sopralluogo 1.07.2017

Fig.25 Stralcio della divisione in unità e comparti del centro storico. Fig.22 Ambito 3. UI. 19,20. Sopralluogo 10.04.2017

6.2.3 LE SCHEDE Per ogni unità d’intervento degli ambiti 3 e 5, (rispettivamente ambito Ariella e Duomo), è stata effettuata una schedatura con valore conoscitivo delle stesse UI, per un totale di 223 schede compilate in seguito all’associazione di dati ricavati da un rilievo diretto e dalla lettura dell’aereofotogrammetria, nonchè studio di fonti storiche per quanto concerne la datazione.

Fig.23 Ambito 4. UI. 42,43,44,48,50. Sopralluogo 13.05.2017

Si rimanda al fascicolo allegato per la visione delle schede compilate.

La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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6.3 LE CARTE TEMATICHE:

PROPRIETÀ ED USI DELLE UNITÀ DI INTERVENTO

Per approdare ad un valido progetto di restauro e valorizzazione del centro storico sessano è stato necessario conoscere nel dettaglio quanti e quali immobili sono presenti sul territorio, il loro particolare stato di degrado, il grado di conservazione e la rilevanza ambientale. Questa analisi urbanistica è stata approfondita grazie alla realizzazione delle schede che hanno messo in luce le caratteristiche specifiche di ogni unità di intervento. Lo studio derivato dalla schedatura è confluito nella realizzazione di carte tematiche riguardanti l’intero tessuto del centro storico. Nelle carte si individuano le proprietà delle aree edificate, delle aree libere e dei giardini, gli usi attuali degli edifici, e in particolare dei piani terra e gli usi delle aree verdi pubbliche e private.

6.3.1 LE PROPRIETÀ DELLE AREE EDIFICATE, LIBERE E AREE VERDI Nella tavola tematica delle proprietà degli immobili sono riassunte graficamente tutte le valutazioni approfondite nelle schede per avere, insieme alla tavola degli usi attuali che verrà illustrata successivamente, una panoramica completa delle condizioni del centro storico. Per quanto concerne le proprietà dei fabbricati, sono state distinte in pubbliche (comunali o demaniali), ecclesiastiche ed enti religiosi e private, che rappresentano la fetta più rilevante dell’edificato storico (73,6%). Nello schema tridimensionale (fig.26) sono messi in evidenza gli immobili di proprietà pubblica (14,6%) tra cui emergono il Castello Ducale, la sede comunale, l’ex ECA, l’ospedale civile, l’ex cinema, la villa comunale, il sito archeologico, il liceo A. Nifo, e gli

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche

ex complessi conventuali di San Domenico e Santo Stefano. Da questa carta tematica è interessante, ai fini del progetto, rilevare che alcune fra le maggiori fabbriche storiche, all’interno del centro storico sono di proprietà del comune e potrebbero entrare a far parte del sistema polifunzionale dei poli attrattori. La stessa distinzione è stata fatta sul sistema del verde che risulta per la maggior parte di proprietà privata (86,7%). Si è quindi dedotto che la superficie complessiva di terreni compresi all’interno del perimetro del centro storico, 169578 m2, copre il 60% della superfice totale. Questo dato testimonia come da sempre la popolazione abbia avuto cura e abbia tutelato la presenza di queste aree verdi, permettendo di mantenere un equilibrato rapporto tra patrimonio naturale e costruito nel corso dei secoli. Tutt’ora le aree agricole e i numerosi orti di pertinenza delle abitazioni, oltre a caratterizzare il paesaggio urbano, costituiscono un sostegno all’economia familiare e permettono di mantenere le tradizioni e la cultura locale. Nella stessa tavola tematica è stato approfondito l’uso attuale del verde distinguendone tre tipologie: il verde naturale e incolto; decorativo e ornamentale; produttivo-agricolo che rappresenta ben il 40% all’interno del centro storico. L’agricoltura sessana è caratterizzata dalla presenza di uliveti e vigneti da cui si produce l’olio extravergine d’oliva “Terre Aurunche” a denominazione di origine protetta (DOP) e vini DOP e IGP. È notevole anche la presenza dei giardini terrazzati, che rappresentano il verde decorativo-ornamentale o il naturale-incolto come nel caso del giardino del castello (fig.29).


La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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Fig.27 Stima proprietĂ dei fabbricati.

Fig.26 Schema tridimensionale con gli immobili di proprietĂ pubblica.

Fig.28 Stima proprietĂ dei terreni.

Fig.29 Foto 1. I giardini terrazzati del quartiere S. Leo; Foto 2. Vigneto nelle pertinenze di S. Giovanni a Villa; Foto 3. Uliveti nei pressi del teatro; Foto 4. Il giardino terrazzato del castello in stato di abbandono; foto del 10/05/2017.

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche


La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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6.3.2 GLI USI DEGLI EDIFICI E DEI PIANI TERRA La carta tematica degli usi generali degli edifici, degli usi ai piani terra e dell’utilizzo o meno che attualmente interessa l’edificato storico, fa emergere quegli importanti aspetti che ci permetteranno di individuare, nella fase progettuale, le più idonee e compatibili destinazioni d’uso ai fini di un riuso e una valorizzazione appropriati alle caratteristiche urbane e territoriali, al genius loci di Sessa. In un primo momento l’analisi ha evidenziato la prevalenza di edifici residenziali di proprietà privata nei quartieri Duomo, Cordoba, San Matteo e San Leo, nonché alcuni importanti edifici religiosi di pregio come la chiesa dell’Annunziata, la Cattedrale, San Germano, San Domenico, San Giovanni a Villa, Santo Stefano e San Francesco dell’Immacolata di proprietà ecclesiastica e in uso, distribuiti omogeneamente su tutto il centro storico. L’esame delle destinazioni d’uso degli immobili e della loro proprietà, ha rivelato la mancata utilizzazione di una cospicua parte delle residenze e di parte degli alloggi, prevalentemente nei quartieri più antichi del centro storico. Tra gli edifici privati, ve ne sono alcuni abbandonati da tempo, in particolare nel quartiere Cordoba, a sud del quartiere San Leo e a sud del borgo superiore. Questo è dovuto principalmente ad un calo demografico, come rilevato nelle analisi del PUC, a partire dal 2001, probabilmente prodotto dalla realtà territoriale sessana che per assetto geografico e socio-economico è affine ai territori più penalizzati del Mezzogiorno d’Italia. Il declino demografico ha motivazioni naturali (invecchiamento della popolazione), e motivazioni dovute all’assenza di fattori attrattivi (difficoltosa accessibilità e percorrenza automobilistica dell’area, onerosità della gestione immobiliare, scadente qualità degli impianti, mancanza di servizi e attrezzature collettive). Inoltre se da un lato lo sviluppo di nuove direttrici, emarginando la città di Sessa Aurunca, ha consentito la conservazione del patrimonio storico-ambientale, da un altro lato questo ha portato a una devitalizzazione del centro storico e un diffuso degrado da abbandono. La popolazione un tempo residente si è spostata verso le nuove e più attrezzate abitazioni lasciando le

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche


La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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vecchie in vendita, in affitto o come seconde case. Percorrendo le strade del paese si nota la presenza di numerose forme di degrado in estese porzioni di edificato, superfetazioni ed interventi incongrui (tinteggiature, infissi, rivestimenti ecc..), edifici abbandonati e in pessime condizioni. Dall’esame delle condizioni d’uso è emerso anche la mancata utilizzazione e abbandono di complessi conventuali, chiese ed edifici comunali quali: il complesso dell’Immacolata, il convento di San Giovanni a Villa, l’ex convento di San Giovanni a Piazza, la chiesa di S. Anna, la chiesa di S. Benedetto, la chiesa di S. Alfonso, la chiesa della Visitazione, la chiesa di S. Leo, la chiesa del Carmine, la chiesa di S. Maria Regina Coeli di proprietà demaniale, il convento di Santo Stefano in parte collabente di proprietà comunale, l’edificio ex Eca che faceva parte degli immobili di pertinenza dell’Annunziata, poi ceduto al comune e oggi ridotto allo stato di rudere, l’edificio del cinema e l’ex posta sempre di proprietà comunale. È stato anche approfondito lo studio dei locali terranei evidenziando la sussistenza di una concentrazione di esercizi commerciali, attività artigianali, attività ristoro e studi professionali lungo la direttrice principale di Corso Lucilio, via Garibaldi e piazza Mercato e pressoché assenti lungo le strade interne del centro storico. Fig.30 Schema tridimensionale delle attività commerciali attualmente presenti e potenzialmente sviluppabili su Corso Lucilio.

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6. La schedatura degli edifici e le carte tematiche

Un cospicuo numero di locali a piano terra risultano sottoutilizzati, abbandonati, in vendita o in affitto (23%) e potrebbero accogliere potenzialmente nuove attività commerciali e servizi. Si è inoltre rilevato come alcuni locali terranei sono utilizzati come residenza da nuclei familiari economicamente disagiati e molti sono riservati a garage pertinenti alle abitazioni superiori e magazzini. L’analisi dettagliata, all’interno di questa carta tematica, è stata condotta ricavando il numero di alloggi presenti in ciascuna delle unità di intervento non utilizzate o utilizzate in alcuni periodi stagionali in vista della definizione delle possibili destinazioni d’uso turistiche, ricettive, commerciali, artigianali, all’interno di un progetto coerente con l’ambiente storico e la comunità locale.


La schedatura degli edifici e le carte tematiche 6. |

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“...non significa imitarne le forme, ma coglierne i valori e garantirne la permanenza nel tempo� R.Pane

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7. I VALORI CULTURALI DEL PAESAGGIO 153


7.1 I VALORI MATERIALI

In un progetto di resturo ambientale, così complesso e articolato, un momento imprescindibile è quello della riflessione sui valori, materiali e immateriali, contenuti all’interno del nostro centro storico. Questo aspetto è di fondamentale importanza nella misura in cui si intenda rispondere ai seguenti quesiti: Perchè un progetto su Sessa Aurunca? e quali sono i valori che intendiamo tutelare, conservare perchè questo patrimonio venga trasmesso alle generazioni future? La risposta risiede in un cambio di prosepttiva rispetto alla tradizionale teoria dei valori di riegliana memoria, allargando lo sguardo dalla singola opera d’arte ad un intero tessuto storico edificato e alla rete di connessioni che lega insieme i monumenti al paesaggio e alla comunità.

“Talune di queste modificazioni sono sublimi. Alla bellezza come l’ha voluta un cervello umano, un’epoca, una particolare forma di società, aggiungono una bellezza involontaria, associata ai casi della Storia, dovuta agli effetti delle cause naturali e del tempo”. M. Yourcenar, Il tempo, grande scultore, in “La Revue des voyages”, 1954

7.1.1 VALORE DELL’ANTICO Il valore dell’antico a Sessa Aurunca si riconosce percorrendo ogni singolo vicolo di Sessa e non solo per la presenza di aree archeologiche di epoca romana, che testimoniano il passato glorioso del sito, in cui gli abitanti si riconoscono e di cui vanno orgogliosi, ma anche in tutto ciò che testimonia il passaggio incessante del tempo. Il carattere decadente, le imperfezioni, arricchiscono il tessuto storico di nuovi significati impressi dal tempo e dalla storia e ciò è visibile in maniera diffusa passeggiando tra i vicoli, come nei pressi del Duomo o di San Biagio, tra facciate che conservano la patina del tempo, rocchi di colonne nei cantonali, ruderi, resti di lapidi romane incastonate come preziosi gioielli all’interno di chiese ed edifici, con i suoi edifici nobiliari decadenti, i ruderi, le mura e le torri immerse nella vegetazione.

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7. I valori culturali del paesaggio

Fig.1 Il Ponte Ronaco in una foto storica di inizio XX secolo.

Fig.2 Uno scorcio su Via Garibaldi con una colonna di spoglio sul cantonale dell’edificio.


Fig.3 Vista del centro storico con in evidenza il teatro romano e i complessi conventuali ripresa da drone in volo sul borgo inferiore

7.1.2 VALORE STORICO - URBANISTICO Il centro storico di Sessa Aurunca ha un peculiare valore storico urbanistico in quanto la sua struttura urbana, la sua griglia, permane in maniera poco alterata. Infatti, l’impianto romano-medievale è ancora ben leggibile nei tracciati viari, come in Corso Lucilio, l’antico cardo massimo e in Via delle Terme, decumano massimo, nonchè nei tratti di mura ancora ben visibili. Un’altra cifra costitutiva dell’impianto urbano sono le strutture conventuali con corti, orti, vigneti e giardini storici annessi, come è ben visibile soprattutto nel Borgo inferiore, dove è ubicato il Convento di San Giovanni a Villa. Le indagini storico-urbanistiche, la consultazione delle fonti cartografiche e archivistiche, ci hanno consentito di rilevare la singolare stratificazione e le permanenze del tessuto urbano, che hanno contribuito alla formazione della sua identità.

“L’HUL è un’area urbana concpita come il risultato della stratificazione storica dei valori culturali e naturali, estendendo la nozione di centro storico per includere un più ampio contesto urbano e il suo ambiente geografico [...] Tuttavia, le sfide del presente e del futuro richiedono la ridefinizione e il miglioramento delle politiche pubbliche, identificando e proteggendo la stratificazione storica e l’equilibrio dei valori naturali e culturali nell’ambiente urbano”. Historic Urban Landscape | Parigi _Novembre 2011

I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.1.3 VALORE STORICO-COSTRUTTIVO Il valore storico delle tecniche costruttive rappresenta un fattore molto significativo. Si manifesta nella immediata lettura delle tecniche, dei materiali, che testimoniano l’evoluzione della tradizione costruttiva locale, come negli elementi costitutivi che formano: i paramenti murari, le piattabande, gli archi, i solai e le coperture, nonchè le mura di fortificazioni e le torri. Nel centro storico, in monumenti come il castello, ma anche nell’edilizia corale, appaiono evidenti le stratificazioni delle tecniche costruttive succedutesi dal periodo romano, fino ai nostri giorni.

“Questi spazi, questi fabbricati sono il risultato di una lenta elaborazione nel corso dei secoli, con le tecniche e le risorse locali essi esprimono funzioni precise e soddisfano bisogni sociali, culturali ed economici. Per il loro carattere, la loro originalità senza sfarzo essi si integrano naturalmente nell’ambiente e stimolano l’immaginazione creatrice.” Piero Bevilacqua, Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, spazi e paesaggi, 1989

Fig.5 Brano di muro romano nell’area archeologica del teatro

Fig.4 Edificio abbandonato dei primi del ‘900 in via Mozart

Fig.6 Fig.7 Fig.8 Scalone d’ingresso del municipio su Scala aperta in un edificio in via Solaio ligneo con incartata in un edificio in via Sa Leo. corso Lucilio. Seggetiello.

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7. I valori culturali del paesaggio


Fig.9- 10-11 Foto in alto: vista dal castello su un giardino terrazzato; foto in basso a sinistra: antica insegna lignea su corso Lucilio; foto in basso a destra: apertura catalana di palazzo De Cordoba.

7.1.4 VALORE CORALE E AMBIENTALE Il contesto ambientale di Sessa, in cui l’uomo non gioca un ruolo secondario, fa sì che al suo interno si ritrovino le condizioni per una vita in armonia con la natura, in cui la comunanza con gli spazi e le architetture, e il riconoscersi in essi come in un luogo della memoria diviene uno degli elementi di benessere per l’uomo e costituiscono uno dei motivi per cui ha senso studiare, conoscere e conservare questi insiemi architettonici, costituiti da palazzi con portali lavorati, alcuni di epoca durazzesco-catalana, con una corte da cui si

accede alla scala aperta da che conduce agli appartamenti, ai giardini pensili e alle cantine sotterranee. Questo valore si esplica anche nei piccoli dettagli, nelle insegne storiche disseminate lungo Corso Lucilio, in un balcone in ferro battuto, in una bifora rimaneggiata. Come osserva Di Stefano (Roberto Pane, la difesa dei valori ambientali, 1998) l’ambiente urbano, inteso come insieme di fabbriche monumentali e non, va difeso per garantire la tutela non tanto dei singoli episodi, ma del valore che essi rivestono per gli uomini.

“Il valore di ciò che ci sta intorno e che costituisce la scena della nostra vita quotidiana non consiste solo nell’importanza di un’insigne chiesa, oppure di un’insigne scultura, ma è invece qualche cosa di diverso. Parlo dell’ambiente, che è il risultato di una corrente produzione che ha una sua civiltà, che ha una sua qualificazione anche estetica, direi gergale, diffusa, ecco “corale” è precisamentela parola, l’attributo dei valori ambientali”.

Fig.12 R. Pane in Due lezioni di Roberto Pane, a cura di S. Casiello, foto di inzio ‘900 su corso Lucilio con i tendaggi e le insegne lignee G. Fiengo, R. Mormone, 1988

I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.1.5 VALORE IDENTITARIO L’identita’ degli abitanti di Sessa è fortemente connaturata ai luoghi, frutto della sedimentazione storica, e alle tradizioni che si svolgono nelle piazze e negli slarghi: Piazza Duomo, Piazza Mercato, Largo San Giovanni a Villa, in un connubio tra comunità, luoghi simbolo e tradizioni. Il legame con la terra lo si percepisce dalla disseminazione di giardini pensili a servizio delle abitazioni. Infatti, dalle indagini storiche abbiamo evinto che le espansioni del nucleo originario non sono avvenute mai a discapito delle aree verdi. Gli abitanti hanno

preferito conservare i giardini e prendersene cura. “Un bene diviene patrimonio nel momento in cui diventa un preciso punto di riferimento che orienta l’uomo in una specifica realtà dandogli il senso del suo posto nel tempo e nello spazio; è un’eredità preziosa da trasmettere alle generazioni future perché ad esso è legato il senso di appartenenza ad una specifica cultura che porta in sè i caratteri di fierezza, tradizione, identità e qualità del popolo a cui è legato” M.A. Brisbane, A Future for Our Past?:Introduction to Heritage Studies, J.C. Wood, 1996

Fig.13 Vista sul giardino pensile di un edificio su corso Lucilio.

Fig.14 Piazza su piazza Duomo durante i focaracci del venerdì Santo

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7. I valori culturali del paesaggio


Fig.15 vista su piazza Mercato durante la processione di lunedì in Albis

“La conservazione integrata è il risultato dell’uso congiunto della tecnica del restauro e della ricerca di funzioni appropriate.” Art. 7. Dichiarazione di Amsterdam, 1975

7.1.6 VALORE D’USO Il valore d’uso consente vivere il centro storico garantendone la conservazione. Il centro storico di Sessa Aurunca è ancora oggi un centro vissuto, che ha una prevalente funzione residenziale. Infatti, dalle nostre indagini, abbiamo riscontrato una carenza di servizi e infrastrutture. Tuttavia, il territorio presenta una forte vocazione agricola, una delle principali attività del territorio è l’agricoltura legata alla produzione dell’olio e del vino.

“Tenendo conto dei fattori psicologici che sono normalmente trascurati, mentre è proprio su una migliore convivenza umana che potrà fondarsi, sia la conservazione del patrimonio del passato che la creazione di una nuova città, dalla quale non si debba essere tentati di fuggire al più presto possibile”.

R. Pane, Teoria della conservazione e del restauro dei monumenti, in Attualitùà e dialettica del Restauro, a cura di M. Civata, 1987

7.1.7 VALORE DI SUPERFICIE Le superfici sono il dato materico, traduzione tangibile di vissuti ed esperienze, dei modi stessi con cui il luogo in cui sono contestualizzate viene esperito, oltre che del mero trascorrere del tempo; ne sono un esempio gli intonaci anneriti dei palazzi che prospettano sulle piazze in cui vengono accesi i focaracci, fuochi tipici della Settimana Santa.

Le superfici dunque depositarie di autenticità storica, estetica ed espressiva, palinsesto di corrispondenze e relazioni al di là dell’ età e della materia in sé, testimonianza diretta, in una continuità storica, antropologica e psicologica, del vissuto e del prodotto della collettività che vive i luoghi.

Fig.16 panoramica su piazza Duomo con in evidenza il degrado presente sulle facciate I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.1.8 VALORE ARTISTICO Il centro storico di Sessa è contraddistinto da molteplici elementi di valore artistico : portali e finestre lavorati, in stile catalano, cantonali realizzati con elementi di spoglio romani, pavimentazioni maiolicate, l’esemplare statua bicroma di Matidia Minore, gli affreschi presenti nei palazzi nobiliari.

Si tratta di alcuni esempi di quelli che sono i diversi elementi di interesse artistico che vanno relazionati al contesto, e che costituiscono un unicum, quale è il centro storico stesso, che diventa parte integrante del paesaggio, senza pregiudicare la struttura complessiva dell’ immagine paesistica.

Fig.17 statua di Matidia

Fig.18 affresco in un’abitazione in via Sal Leo

Fig.19 portale catalano in un edificio dietro il Duomo

Fig.20 bifora del castelloDucale

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7. I valori culturali del paesaggio


Fig.21 veduta di Sessa Aurunca

7.1.9 VALORE PAESAGGISTICO Il paesaggio di Sessa Aurunca è connesso alla memoria e alla sua società per la creazione di un luogo e di un tempo poetico e simbolico. Il paesaggio è fatto di miti, memorie, luoghi che sono alla base della loro interazione con la natura. Camminando per le sue strade, alzando lo sguardo sugli agrumi e i fiori che spuntano dalle terrazze e dai balconi, si scava sotto il nostro convenzionale livello puramente visivo per riscoprire le vene della bellezza che giacciono sotto la superficie di uno sguardo fugace. Vagando tra i portali catalani che si affacciano sulla distesa della piana del Garigliano da un lato e sul Roccamonfina dall’altro, si vive un’esperienza culturale non solo estetica, si imprime sulla retina cosa noi crediamo sia la bellezza. Questo luogo eredita tradizioni, rituali, miti, sacro e profano, e trasforma un elemento di geologia, di idraulica, di botanica, di architettura, in un luogo caricato simbolicamente come parte integrante del paesaggio. Simon Schama definisce il paesaggio come un “kulturlandschaft” ovvero natura trasformata dall’uso dell’uomo. Gli esseri umani sono il catalizzatore necessario perché la natura si trasformi in paesaggio. “...il paesaggio è l’opera della mente, e la sua rappresentazione è costituita tanto da stratificazioni di memoria quanto da stratificazioni di roccia” [...] I paesaggi sono cultura prima che essi siano natura; Costrutti dell’immaginazione proiettati sul legno e sull’acqua e una certa idea di paesaggio, di un mito, di una visione, si stabilisce in un luogo effettivo, ed ha un modo particolare di mescolare le categorie, di creare metafore più reali dei loro stessi referenti; diventando, infatti, parte della scenegiatura.” Simon Schama, Landscape and Memory, 1996

Fig.22 agrumeti nel quartiere di San Leo

Fig.23 Giardino fiorito nel chiostro di San Benedetto

I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.2 I VALORI IMMATERIALI E DI COMUNITÀ

Alla ricerca dei valori materiali che fanno parte del patrimonio e della essenza stessa di Sessa, bisogna accompagnare un’analisi di quelli che sono i riti, le usanze, l’enogastronomia, l’artigianato del territorio. Qualsiasi progetto e in particolare un progetto di restauro ambientale, deve essere pensato per l’uomo. Il rinnovamento della teoria riegliana si concretizza in un cambiamento di prospettiva, dove al centro del progetto non vi è più il monumento ma la popolazione, gli abitanti, i cittadini. Non bisogna dunque dimenticare la comunità sessana e il suo bagaglio di storia e di tradizione. Pertanto, accanto al patrimonio materiale, occorre riconoscere i beni culturali immateriali di Sessa Aurunca. Significa attribuire valore e attenzione alle espressioni culturali popolari di fondamentale importanza ai

fini della tutela dell’identità culturale sessana. Nella convenzione internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO del 2006 si definisce compiutamente cosa si intenda per “patrimonio culturale immateriale” e cioè: “le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati ad essi [...]. Tale patrimonio culturale intangibile, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi interessati in conformità al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”.

7.2.1 EVENTI RITUALI E FESTIVI

Fig.24 Piazza Mercato durante la Settimana Santa

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7. I valori culturali del paesaggio


Durante il corso dell’anno, corso Lucilio, piazza Mercato, piazza Duomo, appaiono come intorpiditi, sonnolenti e nella città scorre un ritmo sereno, pacato quasi serafico. A questa quotidianietà si contrappone la vitalità, il vigore, il brio durante gli eventi del calendario sessano. Celeberrima è la Settimana Santa, durante la quale si susseguono, processioni, eventi, spettacoli, l’infiorata, i focaracci, la processione dei misteri fino al Duomo, etc. Eventi che mettono in stretta relazione il sacro con il profano, che convivono in un connubio di festa e sacralità religiosa. La tradizione medievale,

intrisa in tutte le mura di Sessa, riprende fulgore durante il Gran torneo dei quartieri, dove giochi, danze, rievocazioni storiche si susseguono senza sosta. Costituiscono dei momenti di celebrazione sociale e di commemorazione, attraverso il ricorso a una pluralità di espressioni e elementi fisici: gesti e formule particolari, rituali, canti e danze, vesti particolari, processioni, alimenti.

Fig.25 Infiorata durante la Settimana Santa

Fig.26 Processione dei Misteri durante la Settimana Santa

Fig.27 Gran Torneo dei Quartieri. I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.2.2 LA SETTIMANA SANTA «Nel ricco programma delle tradizioni popolari che costituiscono l’ingente bagaglio culturale della gente aurunca, un posto di primaria importanza spetta e compete ai riti della “Settimana Santa” […]. Certamente il più sentito, il più emblematico ed il più suggestivo tra tutte le tradizioni aurunche è il ciclo della Pasqua che, anche se il tempo, pur non deturpandone gli alti contenuti spirituali, ne ha modificato tramite gli uomini qualche elemento spettacolare e scenico, ancora oggi conserva a Sessa Aurunca il suo classico sapore di antico». Così Pietro Perrotta, (in Tradizioni pasquali a Sessa Aurunca, Napoli 1978), descive la Settimana Santa. La struggente bellezza di questi riti, le suggestioni e le seduzioni che diffondono, sia che vengano vissuti da protagonisti, sia che si osservino da spettatori, sono così vivide ed autentiche, che, seppure bagaglio della gente aurunca, travalicano i confini del Massico e dei monti Aurunci, ed appartengono, invece, all’intera comunità cristiana. La Settimana Santa si sussegue senza interruzioni: dal Lunedì al Mercoledì, le confraternite cittadine, due al giorno, mattino e pomeriggio, e susseguendosi secondo un ordine stabilito da secoli, partendo dalle rispettive chiese vanno in processione fino al Duomo. In questi giorni, pertanto, file di confratelli, col saio ed una mantellina di raso (ogni confraternita si distingue per il diverso colore), il capo nascosto in un cappuccio, cantando il Benedictus, percorrono le strade e i vicoli

della città. Il Mercoledì Santo, inoltre, nella chiesa di S.Giovanni a Villa, si celebra l’Ufficio delle tenebre, dai più conosciuto come “il terremoto”, antico rito dalle valenze simboliche. Articolandosi tra i canti dei Salmi, le “lamentazioni” di Geremia e l’esecuzione del Miserere, è caratterizzato dallo spegnimento, una alla fine di ogni salmo, delle quindici candele poste su un candeliere triangolare (“saetta”). Infine, al buio, non spenta, ma nascosta dietro l’altare l’ultima candela, rintrona fragorosamente il suono del “terremoto”, prodotto dai fedeli, fino a quando la candela sottratta alla vista non riappare ad annunciare la fine del rito. Per gli abitanti di Sessa la funzione è una delle più importanti e toccanti della Settimana Santa: i canti, le lamentazioni, la luce piena di tutte le candele, l’oscurità crescente, il buio, il “terremoto”, la ricomparsa della luce, rappresentano, simbolicamente, la Passione, la morte del Cristo, la speranza, la vita che ritorna. Il Giovedì Santo, nel Duomo, si svolgono due funzioni: al mattino, la “Messa degli Olii”, nel pomeriggio quella “in Cena Domini”. La serata, poi, è dedicata alla visita dei “sepolcri”, allestiti dai fedeli in tutte le chiese della città. Il Venerdì Santo è per Sessa Aurunca il giorno della spettacolare processione “dei Misteri”. Il corteo, nell’oscurità della sera, attenuata dalle fiamme dei ceri votivi e ai falò dei “fucaracci” accesi, avanza lentamente per le strade medievali della città. I Misteri (si intendono i gruppi statuari di Gesù confortato dall’Angelo nell’Orto degli Ulivi, la Flagellazione, l’Ecce Homo, il Cristo caduto sotto Fig.28 Accensione dei “focaracci” durante la Settimana Santa e apposizione delle “quarantene”

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7. I valori culturali del paesaggio


Fig.29 Processione durante la Settimana Santa

il peso della Croce, il Cristo morto e le tre Marie), vengono portati a spalla per le strade di Sessa Aurunca e vengono fatti ondeggiare (il “passo” tenuto dai portatori è definito, in dialetto, a cunnulella ed è un incedere “dondolando”, un lento procedere, tre passi in avanti, poi un passo indietro, “come cullando” i gruppi statuari e, nei confronti di Gesù “morto”, quel “dondolio” è quasi un cullarlo per farlo dormire, è una preghiera e un collettivo affettuoso gesto materno). Poi la banda suona struggenti marce funebri come il canto del Miserere eseguito da tre confratelli

incappucciati. I riti “antichi” della Settimana Santa sono ancora celebrati, soprattutto nel Meridione d’Italia, in Spagna ed in Portogallo, ma non comune è, invece, questa singolare andatura processionale: la si ritrova a Siviglia e in in Venezuela a Charallave. Il Sabato Santo, infine, al mattino, si svolge la processione detta “della Deposizione e della Pietà”, con la sola partecipazione di due gruppi statuari, che il popolo, più semplicemente, definisce “Mistero di S. Carlo” e “l’Addolorata”: il primo, con Giuseppe d’Arimatea e Giovanni Nicodemo che tolgono dalla croce il corpo di Cristo e lo consegnano alla Madre; il secondo, con la Vergine che raccoglie il corpo di Cristo. La processione col Mistero della Deposizione, partita dalla chiesa di S. Carlo, si snoda lungo le vie di Sessa in un corteo lunghissimo, al quale partecipano, inoltre, delle donne scalze e vestite a lutto con tra le braccia grandi candele accese. Infine, percorse le principali vie della città, i due Misteri vengono riportati nelle rispettive chiese, dove i confratelli dispensano ai presenti i candeluotti (mozziconi di candele) e ramoscelli di ruta.

Fig.31 Processione durante la Settimana Santa

Fig.30 Processione verso il Duomo durante la Settimana Santa

Fig.32 I Misteri dinanzi alla chiesa dell’Addolorata I valori culturali del paesaggio 7. |

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7.2.3 ARTIGIANATO TRADIZIONALE-ARTI E MESTIERI La salvaguardia del patrimonio è rivolta soprattutto a quelle forme in cui l’arte è intesa come “saper fare” in continuità con la tradizione e rivolto all’innovazione, vale a dire alle tradizioni intese come veicolo del sapere ed è finalizzata alla trasmissione dei saperi. A Sessa tra i mestieri tradizionali si annoverano in particolare l’arte del merletto, della lavorazione della terracotta e dei vimini. Fig.34 Lavorazione dei vimini.

Fig.33 Lavorazione dei merletti.

Fig.35 Lavorazione della terracotta.

7.2.4 ENOGASTRONOMIA Elemento fondamentale per comprendere un luogo, le sue radici e le sue tradizioni è il cibo, e oltre alle risorse della terra, come le ricette si tramandano di madre in figlio e di come alcune ricette si eseguano in determinati periodi. Inoltre, la particolare dislocazione geografica fra un’ampia zona collinare e la fertilissima piana del Garigliano giustifica una produzione agricola altamente differenziata e di elevata qualità. Olio e vino pregiati e conosciuti già dai romani, tra cui il celeberrimo Falerno del Massico, decantato nell’antichità tanto da essere ritenuto un dono di Dioniso alla popolazione. Noto a Plinio, per le sue doti terapeutiche e ad Orazio, Marziale e Petronio per il suo gusto asciutto e forte. Pregevole l’olio d’oliva “terre aurunche” d.o.p. prodotto nella zona aurunca con i tradizionali metodi di lavorazione, la

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7. I valori culturali del paesaggio

raccolta a mano delle olive e la molitura in antichi frantoi. “Il cibo ha perso i suoi molteplici e complessi valori per diventare una commodity che ha senso solo in funzione del suo prezzo. […] Il cibo è una merce. Allo stesso modo potremmo dire che anche l’Italia è una merce. Credo che il nostro patrimonio culturale così come il cibo possa essere strumenti di esclusione così come di inclusione, strumenti per costruire il passato o strumenti per costruire il futuro. Che cosa saranno credo che dipenda solo da noi e dalla nostra capacità di mettere al centro la conoscenza”. Tomaso Montanari, lectio magistralis “Il patrimonio culturale italiano: di chi è e come si protegge” 2014.

F


auciati

biscotti al vinsanto

Falerno del Massico miele

calascione

castagnole

olio“terre aurunche” strangulaprievt

cioccolata calda

susamielli

crespelle

pepatelli

7.2.5 TRADIZIONI ED ESPRESSIONI ORALI Fanno parte del patrimonio immateriale le tradizioni ed espressioni orali, incluso il linguaggio, ossia proverbi, racconti, leggende, miti, canti, preghiere, finalizzate alla trasmissione di conoscenze, valori culturali e sociali, volta alla diffusione della memoria collettiva. Ne sono un esempio il canto del Miserere, il canto del BucoBuco, alcuni proverbi ed espressioni tipiche. Fig.36 Canto del buco-buco

7.2.6 IL MISERERE Il Miserere, di cui è stato richiesto all’Unesco il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’Umanità, si canta in trio ma è come se si sentisse una voce sola, le tre voci - bassa, media e alta - producono un lamento sonoro doloroso. Il canto che ancora oggi i confratelli dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso intonano durante il periodo quaresimale è giunto ai giorni nostri tramandato nei secoli solo grazie ad una gelosa tradizione orale: chi oggi vuole avvicinarsi per scoprire i segreti di questo canto deve necessariamente apprenderlo dai cantori più anziani. Si tratta di un canto polivocale in latino, a tre voci: quando queste eseguono il Miserere, si fondono in una sola voce, costituendo un “unicum”. Le parole del Salmo 50 del re Davide penitente, si percepiscono a tratti, e si diffonde nelle chiese e nei vicoli antichi, creando trai partecipanti un forte senso di pietà e commozione. Il Miserere è un canto che cerca la riconciliazione e genera armonia e identità, così questa antica città, attraverso questo canto, cerca la riconciliazione con la sua antica storia, fatta di cultura e bellezza.

Fig.37 immagini dei cantori del Miserere

I valori culturali del paesaggio 7. |

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“Urban conservation is not limited to the pre very heart of u

Cultural significan the place itself, its associations, meanin places and re

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eservation of single buildings [...] it lies at the urban planning�

nceis embodied in fabric, setting, use, ngs, records, related elated objects

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Conservare i valori e risolvere le criticitĂ ... Come? Obiettivi, strategie e azioni

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8. POTENZIALITÀ, CRITICITÀ, PRIME IPOTESI STRATEGICHE 171


8.1 INTRODUZIONE

Dalle analisi molto accurate svolte per una migliore conoscenza del centro storico in tutte le sue sfaccettature, sono emersi una serie di aspetti che costituiscono dei punti di forza, o delle potenzialità, ma anche degli aspetti negativi, o criticità. Tali aspetti riguardano il centro storico in tutta la sua complessità, dal piano sociale a quello del paesaggio, da quello del patrimonio costruito a quello delle tradizioni locali. La messa a sistema di questi aspetti peculiari, positivi o negativi, del centro storico, è utile per mettere insieme l’ingente mole di dati acquisita durante la fase di analisi e, contestualmente, elaborare un modello di sviluppo dello stesso, sulla base degli aspetti positivi da incrementare e di quelli negativi, da risolvere. Dallo studio, quindi, delle potenzialità e delle criticità, abbiamo elaborato gli obiettivi generali di progetto, intesi come gli indirizzi di sviluppo del centro storico. Gli obiettivi vengono, poi, ulteriormente specificati dalle strategie di progetto, che chiarificano nel dettaglio le intenzioni di progetto, fornendo anche delle specificazioni su come agire per attuare gli obiettivi e risolvere le criticità, incrementando le potenzialità.

Fig.1 Schema riassuntivo, comprendente potenzialità, criticità, obiettivi e prime ipotesi strategiche.

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8. Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche


PotenzialitĂ , criticitĂ , obiettivi, prime ipotesi strategiche 8. |

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8.2 POTENZIALITÀ

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8. Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche


Le potenzialità si caratterizzano come i punti di forza del centro storico, da conservare e valorizzare in fase di progetto. Le potenzialità individuate nel centro storico sono : 1. Sessa Aurunca come polo tra Caserta e Latina Sessa ha una collocazione geografica strategica per la presenza del Parco regionale Roccamonfina e per la vicinanza di importanti centri storicoculturali (Gaeta, Capua, Teano, Minturno). 2. Stratificazione del centro storico Presenza di risorse storico-culturali e tradizionali che si sono stratificate nel tempo, dall’epoca antica a quella odierna, in una continua osmosi tra presente e passato.

3. Patrimonio archeologico diffuso Presenza di siti archeologici come il teatro, l’Aerarium Tabularium e di parte della cinta muraria di epoca romana; permanenza di parte dell’antico impianto romano repubblicano. 4. Cinta muraria Presenza della cinta muraria in parte di epoca romana e in parte medievale ancora visibile. Di particolare interesse sono le torri, molte delle quali si conservano ma sono in condizioni di forte degrado. 5. Centro storico vitale Il centro storico è ancora oggi un centro vissuto, con prevalente funzione residenziale. Tuttavia si registra una calo demografico, per la scarsa offerta del Comune e del suo centro storico. 6. Identità collettiva e patrimonio immateriale Presenza di un sentimento di appartenenza dei cittadini al territorio sessano e alle sue tradizioni; presenza di tradizioni e feste popolari molto sentite dalla comunità come la Settimana Santa. 7. Equilibrio tra ambiente naturale e costruito Il contesto ambientale del centro storico non è stato eccesivamente alterato da quello costruito con il passare del tempo. Ciò probabilmente è dovuto sia ai collegamenti difficoltosi per raggiungere il centro storico, con un conseguente isolamento dello stesso con il tempo, sia per l’orografia del territorio, caratterizzato da forti declivi che non hanno consentito la costruzione immediatamente a ridosso del costruito storico. 8. Giardini terrazzati e orti Il centro storico è ricco di verde per la presenza di giardini terrazzati e orti di pertinenza delle abitazioni. La presenza di tali aree verdi ha radici storiche molto profonde: con l’ampliamento dell’abitato storico in epoca medievale si preferì costruire fuori le mura, piuttosto che ridurre al minimo gli spazi verdi, privando i cittadini del proprio orto o del proprio giardino. 9. Sessa come habitat ed ecosistema Presenza di risorse paesaggistiche, ambientali e naturalistiche che costituiscono un habitat imprescindibile per alcune specie vegetali e animali. Sessa fa, infatti, parte del Parco regionale del Roccamonfina, una risorsa paesaggistica ed ambientale di notevole importanza, ricca di diversità bilogica e di sentieri e percorsi naturalistci. 10. Settore agricolo sviluppato Le aree agricole sono una delle peculiarità del territorio sessano, basato sulla produzione di alcuni prodotti DOP e IGP, come il Falerno.

Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche 8. |

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8.3 CRITICITÀ

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8. Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche


Le criticità si caratterizzano come gli aspetti negativi del centro storico, da risolvere attraverso gli obiettivi e le strategie di progetto. Le criticità individuate nel centro storico sono :

1. Carenza di infrastrutture per la mobilità Mancanza di una rete di collegamenti pubblici dalla stazione ferroviaria al centro abitato che dista circa 10 km e carenza di infrastrutture viarie. 2. Degrado diffuso del centro storico Mancanza di interventi di manutenzione, miglioramento statico ed efficientamento energetico e conseguente degrado del patrimonio, degli spazi comuni e del verde. 3. Spopolamento del centro storico Molti abitanti tendono a lasciare il centro storico per mancanza di opportunità lavorative, attrezzature, spazi comuni, infrastrutture ed eventi di richiamo. 4. Carenza di servizi di interesse collettivo Mancanza di politiche per lo sviluppo territoriale e conseguente carenza di attività ricreative, ricettive e informative. 5. Carenza arredo urbano e percorsi ciclopedonali Scarsa attenzione e gestione degli spazi pubblici, dell’arredo urbano e del sistema di illuminazone; inadeguatezza dei percorsi pedonali e assenza di percorsi ciclabili. 6. Scarsa capacità imprenditoriale Mancanza di iniziativa e carente spirito imprenditoriale dei cittadini per le attività volte allo sviluppo turistico e culturale del centro. 7. Viabilità a traffico intenso La carenza dei parcheggi pubblici e una poco accorta progettazione della mobilità comporta il congestionamento delle arterie viarie primarie (Corso Lucilio , SP14) e la sosta delle auto nelle principali piazze. 8. Rischio idrogeologico Il centro storico sorge su un’ altura delimitata in parte da pareti rocciose a picco che comportano un rischio idrogeologico molto elevato lungo il margine sud-est del centro storico. 9. Isolamento del centro storico La particolare collacazione geografica e la carenza di collegamenti pubblici efficienti rendono problematico l’arrivo al centro storico e portano al suo isolamento rispetto ai poli culturali circostanti.

Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche 8. |

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8.4 OBIETTIVI

Gli obiettivi sono volti alla risoluzione delle criticità, con conseguente conservazione e valrizzazione dei valori insiti nel centro storico. Pertanto gli obiettivi si focalizzano su quattro punti fondamentali: 1. Tutela e valorizzazione del centro storico La tutela e la valorizzazione si attuano non solo creando le situazioni favorevoli per una migliore conservazione e la coseguente fruizione del patrimonio costruito, ma interessano tutti i valori, materiali ed immateriali del centro storico. 1.1 Patrimonio costruito Iniziative ed incentivi volti alla tutela del patrimonio costruito, anche attraverso una puntuale regolamentazione degli interventi. 1.2 Patrimonio archeologico Iniziative ed incentivi volti alla tutela del patrimonio archeologico e delle aree verdi circostanti. 1.3 Paesaggio Iniziative ed incentivi volti alla tutela delle risorse naturali presenti per usufruire della ricchezza naturale del territorio, della biodiversità del parco e della ricchezza del patrimonio agricolo. 1.4 Valori immateriali Iniziative ed incentivi volti alla tutela del patrimonio immateriale, attraverso la promozione e valorizzazione di eventi culturali legati alla tradizione popolare, come le feste religiose, le sagre, i riti. 2. Promozione turistica del territorio Potenziamento dello sviluppo del turismo naturalistico, storico, archeologico, culturale, enogastronomico e rurale e di tutte le risorse presenti sul territorio. 3. Polifunzionalità e integrazione Iniziative volte alla creazione di un centro storico dalle molteplici funzioni (mixitè funzionale), compatibili ed integrabili al tessuto storico presente.

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8. Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche


4. Miglioramento del sistema della mobilità e della sosta Realizzazione di nuove aree parcheggio e di una zona a traffico limitato per decongestionare il centro urbano dal traffico e migliorare la fruizione del centro storico. Questo avviene anche grazie alla riqualificazione dei percorsi pedonali esistenti,

la creazione di nuovi percorsi per la mobilità lenta, nonchè il miglioramento dei collegamenti da e per Sessa, con maggiori fermate autobus ed una maggiore frequenza di trasporto pubblico su gomma, coadiuvata da un servizio navetta che metta in connessione la mobilità intorno al centro storico con quella all’interno del centro stesso.

Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche 8. |

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8.5 IPOTESI STRATEGICHE

Le strategie di progetto riguardano le modalità di conseguimento degli obiettivi tramite una serie di operazioni volte alla riqualificazione e valorizzazione del centro storico. La tutela del costruito storico, delle sue aree verdi, dei collegamenti e delle piazze non può prescindere da un attento studio circa la possibile fruizione di tutto il centro storico, perchè, se è vero che il fine del restauro non è la funzione, è anche vero che senza una funzione adeguata e compatibile, la conservazione e la manutenzione continua e costante non è garantita. Perciò il connubio tra conservazione e fruizione è di fondamentale importanza affinchè i valori del centro storico siano preservati e le criticità risolte. Partendo da questi presupposti abbiamo identificato le strategie di progetto, a partire dalla considerazione che il centro storico è caratterizzato da una serie di vocazioni (per esempio quella artigianale, arhceologica, legata all’assistenza e all’accoglienza) da implementare e mettere a sistema, al fine di creare un centro a vocazione interconnessa, cioè caratterizzato da varie anime messe a sistema, al fine di tutelare e valorizzare i valori del centro storico. Pertanto, le startegie rigurdano: 1. Creazione di un centro storico a vocazione interconnessa, attraverso la riqualificaizone del costruito storico con funzioni compatibili al contesto in un progetto di restauro ambientale che sia conservativo e compatibile con il carattere dei luoghi. 2. Nuovo piano urbano del traffico, attraverso il quale abbiamo ripensato la circolazione nel centro storico, creando nuove opportunità di sosta, attraverso parcheggi ai limiti del centro storico, in modo da decongestionare il traffico interno ed

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8. Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche

azzerare il parcheggio selvaggio, e percorribilità. La nuova circolazione garantirà un servizio navetta, per i turisti, ma anche i residenti, nel centro storico, elaborando una ztl per consentire solamente ai residenti la possibilità di usufruire dei percorsi interni al centro storico, limitando il probema dell’eccessivo traffico veicolare lungo le arterie storiche (Corso Lucilio). 3. Realizzazione circuito ciclo-pedonale Proponiamo una percezione dinamica del centro storico tramite la realizzazione di una pista ciclabile che lo abbraccia e lo attraversa e la riqualificazione dei percorsi pedonali. La pista ciclablile sarà coadiuvata dalla presenza di punti per il bike sharing and parking, per consentire anche a chi non possegga una bicicletta di noleggiarla e visitare il centro storico attraverso la mobilità lenta. 4. Riqualificazione dei percorsi Proponiamo degli itinerari tematici che, percorrendo tutto il centro storico, ne consentano la conoscenza e la fruizione. 5. Realizzazione parchi archeologici Valorizziamo le aree archeologiche esistenti attraverso una migliore fruizione di queste tramite un’implementata accessibilità e la sistemazione delle aree verdi circostanti. 6. Realizzazione parco delle mura Valorizziamo i tracciati superstiti della cinta muraria medievale tramite la creazione di un percorso ciclopedonale lungo le mura. Tale percorso è affiancato, ove possibile, da aree verdi, costituendo un parco che cinga il centro storico ed in cui verde e storia si incontrano, creando spazi di fruizione collettiva.


7. Riqualificazione del verde Ripensiamo al centro storico come un borgo strettamente legato al verde, tramite la realizzazione di orti urbani, orti didattici, nuovi parchi, giardini, eventi per la conoscenza dei giardini pensili privati.

8. Riqualificazione degli spazi aperti Valorizziamo le peculiarità degli spazi comuni, recuperando la pavimentezione storica e la tradizione materica attraverso l’utilizzo della pietra locale; miglioriamo la percezione della spazialità tramite una nuova illuminazione pubblica, ed il godimento dello spazio comune con nuovi elementi di arredo urbano.

Fig.2 Schema relativo alle strategie di progetto nel centro storico

Potenzialità, criticità, obiettivi, prime ipotesi strategiche 8. |

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“To preserve the urban historic landscape, strategic and dynamic alliances need to be built between various actors in the urban scene, foremost between public authorities that manage the city and developers and entrepreneurs that operate in the city.“ HUL approach, 2013

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9. LE STRATEGIE DI PROGETTO 183


9.1 STRATEGIE

A LIVELLO TERRITORIALE

9.1.1 SESSA AURUNCA POLO TERRITORIALE Il progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca si colloca all’interno di un discorso ampio, che riguarda più in generale la riqualificazione e rigenerazione a scala urbana e ancor prima a scala territoriale; obiettivo primario è pertanto la tutela e la valorizzazione, al fine della loro fruibilità, delle aree di interesse ambientale del sistema dei Monti Aurunci e del parco di Roccamonfina e foce del Garigliano. Riqualificazione e valorizzazione dunque degli elementi al contorno che devono essere tra loro posti in relazione, una relazione finalizzata alla fruizione, in cui i centri storici della zona debbano assorbire una quota dei servizi ricettivi necessari alla fruizione dei beni naturali, antropici e archeologici. I centri storici devono diventare poli attrattivi

Fig.1 Sessa Aurunca come polo tra Lazio e Campania.

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9. Le strategie di progetto

sia in termini abitativi che turistici, attraverso la riqualificazione degli immobili, il recupero e la ridestinazione d’uso degli stessi e degli spazi aperti, in particolare degli spazi dismessi e del patrimonio sottoutilizzato, valorizzando i contenitori di pregio (emergenze storicoartistiche ed archeologiche); attraverso la ricerca di soluzioni ai problemi di viabilità e traffico, l’apertura di spazi per la commercializzazione delle eccellenze produttive locali, l’esaltazione della cultura immateriale tradizionale locale, la creazione di reti intelligenti che mettano insieme servizi trasversali. Sessa Aurunca si configura come polo dell’area di Roccamonfina, posto entro i limiti naturali del Fiume Garigliano e del Volturno; dal punto di vista geografico si pone come nodo centrale della rete relazionale del polo culturale


del basso Lazio, comprendente Gaeta e Formia, e di quello del Casertano, il cui collegamento è dato dall’Appia, arteria stradale storica. Il progetto per il centro storico di Sessa Aurunca dunque come tassello di un mosaico per un progetto di tutela e valorizzazione a scala territoriale. Attraverso strategie progettuali territoriali e urbane Sessa può divenire un polo attrattivo, centro di fruibilità, in collegamento con le attrattive culturali e naturali del territorio circostante comprendente il Parco e di quelle più prettamente locali.

9.1.2 LA PROMOZIONE DEL TURISMO CULTURALE TERRITORIALE La promozione del turismo culturale territoriale di qualità è possibile attraverso innanzitutto la piena fuibilità dei luoghi e il miglioramento del sistema di accessibilità e percorrenza esterna, laddove le molteplici risorse spesso non sono organizzate e collegate in un sistema che ne permetta una gestione coordinata. Occorre strutturare correttamente le proprie risorse e attrattive pertanto si propone: Fig.2 Percorsi naturalistici. Potenziamento della rete da e per Sessa.

Le strategie di progetto 9. |

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-la riqualificazione di infrastrutture viarie di connessione della rete da e per Sessa, con il potenziamento dei collegamenti mediante l’aumento del trasporto con gli autobus e incentivi con i biglietti; -potenziamento di percorsi escursionistici e apertura di nuovi con organizzazione di visite guidate; -sviluppo e pormozione della produzione tipica e della enogastronomia locale; -creazione e valorizzazione di percorsi storicoculturali attraverso la promozione di itinerari tra le principali emergenze architettoniche, le presenze archeologiche, i castelli e i musei dell’area. Nella fig. 2 è rappresentata la messa in rete dei principali siti naturalistici dell'area, a partire dal Monte Ofelio sessano. Fanno parte dell'itinerario

i monti Lattani e il monte Santa Croce, le neviere di Roccamonfina, ossia antiche “fabbriche” del ghiaccio, una vera e propria tradizione oltre che attività economica, utile per conservare i cibi in un’epoca in cui non v’era disponibilità dei moderni elettrodomestici, l’oasi della Ferrarelle a Riardo, le cascate di Conca della Campania con gli antichi mulini e quelle di Casafredda lungo il percorso del fiume Savone. Nella fig. 3 sono rappresentati invece i principali prodotti tipici locali, tra cui spiccano quelli più propriamente sessani come la mozzarella di bufala, il falerno del Massico, l’olio di oliva delle terre aurunche e il formaggio caso peruto, ossiaun formaggio a base di latte caprino, la cui produzione risale ai tempi di Plinio, il cui nome significa “raggrinzito”, e che presenta una crosta e

Fig.3 Prodotti tipici del territorio. Valorizzazione dell’enograstronomia locale.

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9. Le strategie di progetto


una pasta di colore grigio, con un gusto piccante e un odore fortemente aromatico; a lavorazione ultimata, il cacio ben asciutto viene bagnato con aceto e un po’ d’olio, conservato in un recipiente di creta o di vetro e trattato con aceto durante la stagionatura di 10-12 mesi. Tra i principali prodotti tipici locali vi sono le castagne di Roccamonfina, da cui si ricava il miele di castagne, le nocciole e le ciliegie, tipiche di Roccamonfina e Teano. Nella fig. 4 è rappresentata la messa in rete delle principali architetture del luogo: la cattedrale romanica, e le catacombe di San Casto di Sessa, il bordo di Valogno, frazione di Sessa, la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Marzuli, altra frazione di Sessa, e quella rupestre di Santa Maria in grotta di Rongolisi, ulteriore frazione sessana, costituita

da due ipogei intercomunicanti ricavati nel banco di tufo, collegati ad un soprastante edificio in muratura che ha svolto funzione di romitaggio fino agli inizi del Novecento, con affreschi di rinomato valore artistico. Nell’itinerario è inserito anche il ponte borbonico sul Garigliano situato nei pressi del comprensorio archeologico di Minturno, il primo ponte ponte sospeso in ferro realizzato in Italia e secondo in Europa (il primato spetta alla Gran Bretagna), industriale del Regno delle Due Sicilie esempio di avanguardia dell’architettura industriale delle Due Sicilie. Sono inserito anche il borgo abbandonato di Cerquarola, la collegiata di Santo Stefano di Sipicciano, il santuario della Madonna dei Lattani sul monte dei Lattani a 850 metri s.l.m., e la cattedrale di Teano.

Fig.4 Percorso architettura. Creazione e promozione di itinerari architettonici.

Le strategie di progetto 9. |

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Nella fig. 5 sono messi a sistema i poli museali dell’area: dal museo civico archeologico di Sessa Aurunca sito nel Castello Ducale, in cui vi sono molti reperti ritrovati nel teatro romano, tra i quali spicca la statua di Matidia Minore, con vesti gonfiate dal vento e atteggiamento imperiale, di grande qualità nei materiali e raffinata nell’esecuzione, tra le poche al mondo in marmo bianco e nero, al museo del complesso archeologico di Minturno, il museo storico di Caspoli, il museo delle arti e del geosito dei monti Aurunci a Roccamonfina, i musei archeologici di Teano e Mondragone. Nella fig. 6 è illustrato l’itinerario archeologico, che comprende innanzitutto il teatro romano di Sessa, che fu costruito nel II secolo a.C. e ampliato da Matidia minore, cognata dell’imperatore Adriano, quattro secoli dopo. In seguito fu abbandonato e progressivamente sepolto sotto il terreno, fino agli anni ‘20 del XX secolo, quando i lavori cominciarono sotto la guida dell’archeologo

Fig.5 Percorso musei. Creazione e promozione di una rete di musei.

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9. Le strategie di progetto

Amedeo Maiuri; interrotti per la seconda guerra mondiale, questi furono poi veramente ripresi solo nel 1999, per poi essere finiti nel 2003. E’ il secondo teatro più grande della Campania dopo quello di Napoli. E’ inserito inoltre il Ponte Ronaco sul Rio Travata, costruito anch’esso attorno al II secolo d. C. per collegare Suessa con l’Appia, il complesso archeologico di Minturno, le mura megalitiche del cosiddetto “orto della Regina” sul monte la Frascara a Roccamonfina, in opera poligonale, probabilmente un complesso fortificato finalizzato al controllo delle aree di confine comprese tra la Valle del Liri e del Volturno, realizzata dagli Ausoni-Aurunci o dai Sanniti. Sono presenti inoltre le “Ciampate del diavolo”, uno dei siti paleontologici più importanti del mondo, nei pressi di Tora e Piccilli, in località Foresta, ossia 56 impronte che studi specifici hanno rivelato appartenere all’Homo Heidelbergensis, ominide


che viveva nella zona circa 350 mila anni fa, cosa che le rende il più antico esempio attualmente conosciuto in Europa di traccia umana, nel mondo, solo in Kenya, ad Ileret, ne esistono di più antiche. Secondo la ricostruzione le impronte appartengono ad un gruppo di tre individui che discesero il fiume calpestando una fanghiglia calda, ma non abbastanza da non poter essere calpestata. Ecco perché le impronte appaiono tanto grandi, difatti il terreno fangoso e la leggera inclinazione hanno originato un calco molto grande, ma in realtà di tratta di piedi lunghi non più di 20 cm e larghi 10, gli archeologi, inoltre, hanno calcolato che l’altezza degli ominidi fosse circa di 160 cm. Infine, sono inclusi nell’itinerario il teatro tempio di Pietravairano e quello romano di Teano. Il primo è situato a 410 metri di altezza, in un’area già interessata dalla presenza di una cinta muraria megalitica di età preromana, in un paesaggio di grande bellezza. Il tempio e il teatro, il cui impianto

secondo gli archeologi è frutto di un progetto unitario, concepito come tale fin dalle prime fasi di costruzione, sono posti su due terrazze a quote differenti e denotano la capacità delle maestranze di costruire strutture imponenti anche in luoghi impervi come questo: su quella inferiore si trova il teatro del quale si conserva la cavea semicircolare, idonea a contenere diverse centinaia di persone, ricavata lungo il pendio naturale della collina sul modello dei teatri greci di cui troviamo significativi esempi nel Sud Italia, e la scaena, collocata lungo il margine meridionale della terrazza e munita di quattro contrafforti semicircolari. Il teatro romano di Teano invece è uno dei più grandi teatri del mondo romano. Dotato di una cavea (così si chiama la zona occupata dagli spettatori) di circa 85 m di diametro, l’edificio scenico è alto 26 m ed era decorato da tre ordini di colonne, capitelli, architravi e sculture realizzati con marmi rari e pregiati. Il teatro faceva parte di un complesso

Fig.6 Percorso archeologia. Creazione e promozione di itinerari archeologici.

Le strategie di progetto 9. |

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architettonico costituito da una grande terrazza artificiale che regolarizzava l’altura alle sue spalle (in foto) e sulla quale sorgeva un tempio dedicato, stando alle iscrizioni ritrovate, ad Apollo, dio delle arti e della poesia. Tra il XII e il XIII secolo sulla cavea fu impiantato un quartiere artigianale per la produzione di mattoni e ceramica, col tempo il teatro fu interrato e scomparve come la maggior parte dei monumenti antichi. Nella fig. 7 è rappresentato infine l’itinerario dei castelli, che ha il punto di inizio nel castello ducale di Sessa. Fu costruito verso gli inizi del X secolo sulla vecchia acropoli probabilmente ad opera di un certo Landone, che in quegli anni fu gastaldo di Sessa. Fu successivamente ricostruito non solo con funzioni di fortificazione militare (castrum), ma anche con funzioni residenziali per il signore della città (palatinum). Con Federico II di Svevia fu nuovamente ampliato con nuove torri e divenne un centro di difesa militare del Regno di Napoli. Inoltre, a partire dal XV secolo il palazzo fu modificato per farlo diventare più adatto alla vita di corte e renderlo residenziale: fu infatti dimora di governatori, viceré, dei duchi Marzano (che ne furono proprietari fino alla morte di Marino Marzano nel 1466) e dei Carafa di Stigliano (dal 1522 al 1664). Tra gli ospiti illustri si annoverano Federico III e Carlo V, la cui permanenza è stata raffigurata in un dipinto ancora oggi contenuto nel “Salone dei quadri” del municipio di Sessa. Il terremoto del 1688 causò gravi danni alla struttura, che però fu riparata sotto la guida di don Andrea Guerriero D. Torres (il tutto è rappresentato in un affresco interno). Dopo il possesso dei duchi di Paternò, nel 1806 il castello divenne proprietà del Comune, che lo usò prima come carcere e poi come scuola. Dopo i lavori di restauro durati dal 2007 al 2014 è stato adeguato ad ospitare il Museo Civico e la Biblioteca Comunale “Caio Lucilio”. Sono inseriti nel percorso il castello di Rocca d’Evandro, quello di Pietramelara, quello di Conca della Campania, la torre di Tora,il castello di Vairano Patenora, quello di Roccaromana, di Riardo, di Calvi Risorta, Calvi Vecchia, Francolise, Carinola, Mondragone e Marzano Appio.

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9. Le strategie di progetto

Ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 111), la valorizzazione dei beni culturali si consegue mediante la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all'esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità” come indicate nell’art. 6 dello stesso Codice. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati. Questa impostazione, se da un lato si conforma ai principi e alle strategie della valorizzazione integrata territoriale del patrimonio culturale, dall’altro rispecchia il ruolo di centralità assunto dai cittadini nell’ambito dell’azione generale dello Stato. Tali principi si sono affermati, negli ultimissimi decenni, come conseguenza delle riflessioni e dei dibattiti che, a livello internazionale, hanno visto attribuire al patrimonio culturale un ruolo sempre più significativo nel quadro dei modelli di sviluppo fondati sulle peculiarità locali e sulla valorizzazione delle risorse endogene dei territori. In particolare le identità culturali hanno assunto nuovi valori e specificità anche grazie alle implicazioni di natura immateriale - come quelle legate alle tradizioni, ai saperi e alle creatività - che hanno arricchito la nozione di patrimonio. In sostanza si è riconosciuto che il processo di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, se sostenuto da strategie di “sistema” erivolto quindi non solo ai beni culturali ma a tutte le altre risorse che caratterizzano e rappresentano i segni distintivi che la storia ha sedimentato in un territorio, può svolgere un’importante funzione sia al fine della preservazione dei beni, sia a promozione e sostegno dello sviluppo economico delle comunità locali. Il coinvolgimento delle comunità locali, attuato anche attraverso la messa in rete dei principali portatori di interesse sul territorio, innalza infatti la sensibilizzazione verso il patrimonio culturale, intesa come capacità dei cittadini di riconoscere la loro identità in quel patrimonio, di riconoscerlo come proprio e, di conseguenza, di cooperare


per la sua conservazione. La valorizzazione del territorio e la conseguente promozione turistica vengono infatti perseguiti attraverso un'ottica orientata al concetto di immagine coordinata quale strumento capace di consolidare e salvaguardare quel “genius loci”, il senso di appartenenza che permette ai cittadini in primo luogo di conoscere, apprezzare e rispettare gli aspetti naturalistici, storici e culturali del luogo in cui vivono. L’offerta integrata delle risorse può, inoltre, generare impatti economici diretti, con

l’esternalizzazione di attività e servizi legati alla sua gestione, come pure impatti indiretti. Questi ultimi derivano non solo dalle più note ricadute sull’industria turistica, ma anche dal fatto che il sistema che si sviluppa intorno al patrimonio accresce l’aspetto di competitività di un territorio, rendendolo capace di attrarre più di altri risorse umane e finanziarie, incrementando i flussi turistici, come pure l’insediamento di attività produttive non necessariamente appartenenti al settore culturale.

Fig.7 Percorso castelli. Creazione e promozione di un itinerario dei castelli.

Le strategie di progetto 9. |

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9.2 STRATEGIE

ALLA SCALA URBANA

9.2.1 CONCEPT-POLIFUNZIONALITÀ E INTEGRAZIONE Il progetto si pone l’obiettivo di riqualificare e valorizzare il centro storico sessano, puntando su funzioni peculiari e di interesse generale che siano in grado di garantire vivibilità ai cittadini ed essere motivo di interesse e attrazione per turisti e visitatori. Un’attenta analisi urbanistica dell’area, accompagnata da una approfondita ricerca storica e dall’analisi delle potenzialità e criticità che hanno causato, quest’ultime, nel corso del tempo, la perdita dell’antico ruolo storico della città, ha permesso di sviluppare, con una visione dinamica del centro storico, un progetto strategico che tiene conto della valorizzazione delle risorse locali, della possibilità di cooperazione fra operatori e cittadini, di una educazione alla cura, alla manutenzione alla promozione del patrimonio. Un progetto “moderno” che tiene conto dell’immateriale affiancandolo alla dimensione materiale e spaziale dell’ambiente storico. Il concept si basa su una visione dinamica del centro storico, in cui la tutela e la valorizzazione dei valori fondanti sono raggiunte tramite interventi conservativi del patrimonio materiale ed immateriale, ma anche innovativi, volti cioè a rivitalizzare le attività presenti sul territorio, immettendone anche di nuove, in un connubio tra conservazione e fruizione. La fruizione non è, tuttavia, raggiunta tramite interventi che snaturino la natura dei luoghi o una particolare tipologia edilizia storica, ma è raggiunta sempre in maniera compatibile con l’esistente. Nella scelta delle vocazioni possibili e compatibili con l’identità locale (artigianato, imprenditoria, accoglienza, assistenza, arte, cultura, ambiente) si è preferito il criterio della polifunzionalità, non solo come molteplicità di funzioni allocabili, ma come integrazione delle stesse in un tessuto urbano vitale. Vocazioni che non risultano chiuse

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9. Le strategie di progetto

all’interno di un preciso e prestabilito ambito del centro storico, ma, al contrario, siano interconnesse e sinergiche. Le vocazioni proposte riguardano, ad esempio, l’artigianato, che si concentra nell’area di S. Biagio, per la presenza, in loco, di alcune attività artigianali preesistenti (calzolai), ma che si irradiano comunque, in maniera meno concentrata, nelle altre zone del centro storico. Il fulcro del centro storico, invece, con la sua ingente mole di edificato disabitato ed abbandonato, si presta bene ad

Le

vocazioni si basano sull’identità del luogo ... non sono realtà chiuse bensì interconnesse e sinergiche

...al fine di tutelare i valori materiali e immateriali del centro storico


centro a vocazione interconnessa polifunzionalità e integrazione

accogliere una funzione che guardi all’accoglienza diffusa, mentre le aree conventuali, come quella di S. Giovanni a Villa e del Carmine sono legate ad una funzione di tipo assistenziale, compatibile con il patrimonio costruito. Non mancano attività legate all’archeologia, come nell’area del teatro e quella dell’anfiteatro, all’arte, alla musica, allo spettacolo ed all’imprenditoria. Queste nuove funzioni hanno il compito di attribuire una nuova forte valenza a tutto il centro storico, creando una offerta diversificata nella

vita quotidiana del cittadino e del visitatore, permettendo al contempo di esaltare le emergenze monumentali, di restaurare e rifunzionalizzare i contenitori di pregio al fine di creare spazi di aggregazione, spazi culturali, di svago e di servizio per allargare il ventaglio dell’utenza. Tale concept è stato pensato insieme ad una rete di percorsi di connessione e penetrazione degli spazi urbani dove il sistema della mobilità automobilistica e ciclopedonale si integrata fino a coprire l’intera area.

Le strategie di progetto 9. |

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9.2.2 DESTINAZIONI D’USO La rigenerazione del centro storico si attua anche tramite una scelta consapevole delle destinazioni d’uso, compatibili con il patrimonio storico ed utili alla rivitalizzazione dello stesso. Queste sono state individuate su tre livelli: quello delle attività commerciali e terziarie (prevalentemente piani terra), quello dell’edificato storico, quello delle aree verdi. L’analisi dello stato di fatto concernente le attività ai piani terra, seguita dallo studio accurato delle singole unità di intervento, ha fatto emergere una presenza diffusa di locali commerciali, situati ai piani terra, inutilizzati o chiusi. Questi si concentrano, per la maggior parte, lungo l’asse commerciale nord-sud di Corso Lucilio, mentre rimangono sparsi all’interno delle aree più periferiche del centro storico. Questa diffusione di locali inutilizzati ai piani terra ci ha permesso di elaborare un modello di rivitalizzazione urbana, a partire dalle attività commerciali, artigiane, di ristoro, di servizio da immettere nel circuito urbano. Tali attività sono integrate tra di loro da una politica comune di sviluppo e di promozione del territorio, configurando un Centro Commerciale Naturale (CCN). Il termine Centro commerciale naturale (Ccn) indica una rinnovata organizzazione delle attività miste negli spazi pubblici. Obiettivo della creazione di un CCN

è il recupero degli innumerevoli punti vendita al dettaglio disseminati nel centro storico che, da soli, non riescono più a stare al passo con le dinamiche concorrenziali imposte dalle grandi strutture di vendita. A Sessa questo avviene, nel progetto, attraverso la promozione di nuove attività basate sulle produzioni locali, sul Km0, sulle potenzialità del territorio da implementare. Nell’area di San Biagio questo avviene tramite la promozione di botteghe dedicate all’artigianato locale, nell’area del Mercato, cuore e fulcro del centro storico e punto di riferimento per i giovani, si promuovono una serie di attività legate al ristoro, con un wine bar (volto alla promozione anche dei vini locali), una tea room, un birrificio artigianale, la presenza di un punto CAI in prossimità dei percorsi naturalistici e di un info point ai piedi del Castello. Nel nucleo altomedievale vi sono le funzioni legate all’accoglienza diffusa, come il servizio di nursery, di dog-sitting, la ludoteca, oltre al punto CAI per le escursioni verso Marzuli e le botteghe per il restauro. Corso Lucilio vede rafforzata la sua immagine di promenade commerciale, già attualmente presente, con una serie di attività legate alle produzioni locali, ai prodotti tipici, alla loro lavorazione, coadiuvate da attività per il relax e per il ristoro.

Fig.1 Schema raffigurante le attività commerciali e terziarie di progetto, situate prevalentemente ai piani terra. Si indicano anche le attività già presenti e la presenza di garages e depositi.

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9. Le strategie di progetto


Dalle analisi dello stato di fatto sono emersi una serie di edifici non utilizzati o utilizzati in parte, dunque, da restaurare ed a cui assegnare nuove funzioni compatibili. Le destinazioni d’uso vengono scelte in base alle vocazioni del luogo ed alla compatibilità degli edifici da adibire a nuove funzioni. Nella zona di San Biagio si concentra l’area relativa all’artigianato (anche se queste si dipanano, in minor concentrazione, anche in altre sree del centro storico), chiamata SESSArtigianto, all’interno della quale ritroviamo le botteghe per la produzione artiginale locale (merletto, pietra dura, vimini, terracotta, calzoleria etc.) ai piani terra, con le residenze degli artigiani ai piani superiori, nell’ottica della volontà di rivitalizzazione del centro storico attraverso l’insediamento delle famiglie degli artigiani. Qui è ubicato il cervello della produzione artigianale, ossia il centro di eccellenza artigiana, per la formazione di eccellenza artigiana tradizionale e innovativa, ivi comprese le attività di formazione per la produzione enogastronomica, tra le quali si prevede anche un centro di ricerca per l’agricoltura biologica. Le botteghe per il restauro, ubicate nella zona di San Leo si ubicano in immobili in cui ai piani superiori sono previsti, oltre che residenze per gli artigiani stessi, anche luoghi per l’esposizione di opere mobili e per la formazione al restauro. Connessa alle attività legate all’arte ed allo spettacolo è SESSArte, che

connette le attività che si svolgono tra l’area del Castello e quella di Cordoba e San Domenico. Proprio nel cuore del centro storico si trova il centro per la raccolta del materiale archeologico rinvenuto perchè sia pulito, catalogato e smistato al Museo Civico del Castello, con annesso giardino per la mostra dei reperti; la funzione museale del Castello e del Museo Diocesano viene potenziata, l’ex Cinema Corso viene riaperto sia per spettacoli che per le prove e le esibizioni delle compagnie teatrali e musicali sessane, mentre, disseminate nel centro storico, sono le residenze per artisti: residenze-museo per artisti emergenti e non. Nell’area del Duomo, per un raggio di circa 300 mt, si disloca l’attività legata all’accoglienza diffusa, laddove vi sono una serie di edifici con alloggi abbandonati. L’albergo diffuso è un servizio di accoglienza che non risulta incentrato in un unico edificio, ma riqualifica l’esistente abbandonato dislocato in diversi punti del centro storico, con camere e servizi in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. È un motore dello sviluppo imprenditoriale che valorizza beni e risorse pubbliche e private. Per SESSAlbergo diffuso sono stati individuati 70 posti letto divisi in camere (44 pl) e alloggi (26 pl) dislocati nell’area del Duomo ma messi in rete e gestiti dalla società dell’albergo diffuso, con una Hall centrale, quale cervello del sistema di accoglienza, nell’ex Convento di San Giovanni a Piazza e giardino

Fig.2 Schema raffigurante le destinazioni d’uso dell’edificato storico inutilizzato presente a Sessa Aurunca.

Le strategie di progetto 9. |

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annesso per la colazione degli ospiti. Nell’ex Convento di San Francesco o dell’Immacolata vi è un resort, destinato ad ospitare anche eventi e ricevimenti, con annessa SPA e orto. Aldilà dell’Albergo diffuso, tutte le attività di accogilienza, tra cui resort e B&B si concentrano agli estremi sud e nord del centro storico, poichè da sempre, le aree ai margini del centro storico avevano avuto funzione di accoglienza o di assistenza anche dal punto di vista storico. Nel Convento di San Giovanni a Villa, da sempre voltato al sociale ed all’ospitalità, si incrementa la funzione assistenziale, già presente in passato, perchè nasca un punto di ascolto e assistenza dei cittadini sessani con particolari problematicità. Nell’ex convento di Santo Stefano, abbandonato, ci sono i presupposti affinchè nasca un centro per l’imprenditoria locale, luogo in cui si svolgono attività di assistenza tecnica, di formazione e aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa, gestione economica e finanziaria di impresa, accesso ai finanziamenti anche comunitari, tutela dell’ambiente, nonché all’attività finalizzata alla certificazione di qualità degli esercizi commerciali consorziati nei CCN. All’interno del centro potrebbe essere utile avere un’ala dedicata all’offerta di diversi beni e servizi a delle neo-imprese locali. Si tratta dell’incubatore d’impresa, funzione che nasce allo scopo di promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria locale,

Fig.3 Schema raffigurante le aree verdi e le loro destinazioni d’uso.

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9. Le strategie di progetto

sostenendo sotto diversi punti di vista (legale, amministrativo, ecc) la nuova impresa neo costituita, quindi l’incubatore d’impresa aiuta l’attività nella fase critica iniziale. All’interno dell’ex Palazzo delle Poste, un’ala dedicata all’informazione, con un info point ma anche un centro di imprenditoria turistica che si configura come un incubatore di impresa turistica, non orientata solo al settore alberghiero, ma intenta a favorire lo sviluppo del turismo locale, tenendo in debita considerazione non solo gli aspetti economici, ma anche i riflessi sociali ed ambientali connessi al movimento turistico. Tutto il polo imprenditoriale detto SESSAzienda si concentra nell’area dei Cappuccini, usufruendo per i convegni della Chiesa di S. Maria Regina Coeli, che attualmente è del FEC e potrebbe essere una sala conferenze in cui convogliare le attività del polo imprenditoriale ma anche di tutte le altre che si svolgono nel centro storico, compresi gli eventi. Questo quadro complesso di funzioni ed attività si integra a quello del verde, naturalmente di primaria importanza nel territorio sessano. Le aree verdi si distinguono in : aree di verde pubblico, in cui ritroviamo il verde attrezzato (parco delle mura, villa comunale, giardino-teatro all’aperto) e gli orti (urbani e didattici nel giardino del Liceo Classico Agostino Nifo); aree di verde privato, in cui ritroviamo i giardini privati, che si configurano come giardini segreti, nascosti molto spesso da spesse e alte mura nel centro storico


Fig.4 Uno dei giardini privati di Sessa Aurunca, in cui ci si imbatte camminando per il centro storico (foto del 19/05/2017)

e che possono essere aperti al pubblico durante l’evento “I Giardini segreti di Sessa Aurunca”. Nelle aree di verde privato si ritrovano anche le aree di verde filtro, cioè le aree verdi ai margini del centro storico, per le quali si applica il criterio della compensazione, tramite cessione al Comune delle proprietà private, che avranno in cambio dei diritti edificatori, cioè delle volumetrie da utilizzare in altre aree del territorio comunale destinate all’edificabilità (fuori sito). Il criterio della compensazione è di tre tipi : 1. In sito : quando c’è un edificio privo di valore e può esserne incrementata la volumetria; 2. Fuori sito: quando è possibile costruire una volumetria che ha quella in oggetto come area di decollo (è il nostro caso del verde filtro) e come area di atterraggio un suolo edificabile nell’ambito del piano urbanistico. 3. Fuori sito : è sempre una compensazione fuori sito come la seconda e si usa per la riqualificazione ambientale. Si può attribuire ai proprietari degli edifici del centro storico una volumetria da

utilizzare nelle aree edificabili in cambio della bonifica e della riqualificazione di una determinata area. In ultima analisi le aree verdi private constano di orti. Tra le aree verdi, in ultima analisi, ritroviamo le aree archeologiche a verde, ossia le aree a verde nei pressi dei ritrovamenti archeologici da attrazzare a parco, per la costituzione dei parchi archeologici. Questi sorgeranno sia in prossimità dei ritrovamenti archeologici già esistenti come nel caso del teatro romano, sia in prossimità di quelli da riportare alla luce (come nel caso dell’Anfiteatro). Gli studi effettuati da vari studiosi nel corso del tempo, infatti, circa la permanenza di fabbriche di epoca romana, hanno portato all’individuazione dell’Anfiteatro nella zona est del centro storico, che si intende, nel progetto, riportare alla luce, quale testimonianza materiale di epoca antica di grande rilevanza storica e ambientale.

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9.2.3 ITINERARI NEL CENTRO STORICO Una delle criticità del centro storico riguarda il degrado diffuso del patrimonio storico-artistico, che è conseguente ad uno scarso utilizzo e ad una mancata conoscenza adeguata. La mancata conoscenza è dovuta, anche, alla mancanza di segnaletica, cartellonistica, visite guidate; non si fa luce su un patrimonio che sembra dimenticato. Per favorire la rinnovata conoscenza dei luoghi peculiari e delle architetture emblematiche del centro storico, il progetto prevede la riattivazione di una serie di percorsi ed itinerari tematici, attraverso il miglioramento dei collegamenti, con un’adeguata segnaletica, ed il rimodulamento della mobilità (di cui si tratterà in seguito). Gli itirnerari proposti riguardano il percorso archeologico, quello religioso, quello storico artistico e quello del parco delle mura.

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L’itinerario archeologico parte dalle catacombe di San Casto per arrivare all’arx (museo archeologico), e proseguire lungo il cardo massimo fino ad arrivare al foro, passando per le terme e l’aerarium. Da qui si imbocca il decumano massimo e si scende verso il teatro, il criptoportico e la villa tardo repubblicana. Infine più a sud si imbocca la strada per Ponte Ronaco passando da alcuni edifici sepolcrali di età alto imperiale. Lo scopo è quello di illustrare le origini, la storia e l’identità della città di Sessa. L’itinerario religioso parte dalla Chiesa del Carmine, per poi proseguire lungo Via Taddeo De Matricio prima e Corso Lucilio poi, alla scoperta degli edifici ecclesiastici, cui è legata la storia stessa di Sessa. Fulcro dell’itinerario è il Duomo con il Vescovato, ma anche il borgo inferiore, ricco


di edifici conventuali sorti all’esterno della cinta muraria altomedievale dal XIII secolo in poi. L’itinerario storico-artistico viene legato alla conoscenza dell’edificato storico con funzione non religiosa, tra cui il Castello, le torri, i palazzi storici, le fontane e i portali monumentali, di cui Sessa è molto ricca, allo scopo di ritrovare la memoria storica, sedimentata sotto l’incuria e il degrado che attanagliano attualmente il centro storico. Degno di nota è l’itinerario legato al Parco delle Mura, attraverso cui si chiarifica la volontà di creare un percorso che migliori la conoscenza della cinta muraria di epoca medievale, di cui permangono alcuni tratti con le relative torri, in un connubio tra verde e patrimonio storico unico, coadiuvato dalla presenza di un percorso ciclo-pedonale che lo abbraccia e lo attraversa.

The HUL approach is aimed at preserving the quality of the human environment, enhancing the productive and sustainable use of urban spaces, while recognizing their dynamic character, and promoting social and functional diversity HUL, Parigi 2011

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9.2.4 IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ E DELLA SOSTA La creazione di nuovi percorsi all’interno del centro storico comporta uno studio approfondito della mobilità, che risulta diversa da quella attuale. Partendo dal sistema interurbano, la mobilità viene potenziata grazie ad un ampliamento delle corse da e per Sessa Aurunca ed i comuni limitrofi, predisponendo nuove fermate, negli snodi più importanti, cioè quelli dei parcheggi pubblici. A livello locale, la mobilità pubblica viene modificata, rendendo percorribili la zona nord e sud del centro storico, svincolando il cuore dall’eccessivo traffico e predisponenedo per esso, invece, una ztl. La mobilità pubblica viene coadiuvata dalla presenza di nuovi percorsi delle navette elettriche con i relativi punti di sosta, in modo da connettere tutti i punti nevralgici del centro storico, anche per chi non è intenzionato a viverlo a piedi o in bici. Il sistema della sosta si articola in: parcheggi pubblici per i visitatori, parcheggi pubblici scambiatori, in cui sono previsti dei servizi di noleggio di mezzi vari (auto, quad etc.), parcheggi pertinenziali, per i residenti e i titolari dei servizi locali. Il sistema ciclo-pedonale è caratterizzato da un circuito urbano a singola corsia lungo il perimetro del centro storico e due appendici a doppia corsia, di matrice più naturalistica a est, intorno alla nuova area archeologica dell’anfiteatro, e a ovest, intorno all’area archeologica del teatro romano. I circuiti sono coadiuvati dalla presenza cospicua di punti per il bike sharing and parking, per il noleggio di bici ed il semplice parcheggio. I percorsi pedonali vengono potenziati con la relizzazione, ove possibile, di marciapiedi, di percorsi affiancati alla pista ciclabile, aprendo nuovi percorsi, come quelli intorno alle mura, per raggiungere la Torre di San Biagio, quelli più naturalistici per raggiungere Marzuli e Monte Ofelio. Fig.5 Schema riguardante la nuova mobilità di I e II livello nel centro storico, nonchè il nuovo sistema della sosta. Fig.6 Pagina accanto, schema riguardante la mobilità di III livello, riuardante i percorsi ciclabili e pedonali.

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“Culture, in its manifold expressions ranging from cultural heritage to cultural and creative industries and cultural tourism, is both an enabler and a driver of the economic, social and environmental dimensions of sustainable development.� UNESCO, 2015

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10. IL PROGETTO L’ARTICOLAZIONE 203


10.1 INTRODUZIONE AL PROGETTO

Il tema del recupero, della riqualificazione e della valorizzazione dei centri storici delle città sempre più spopolati, rappresenta, ormai da diversi anni, una questione di particolare rilievo che investe non solo l’ambito sociale, ma anche quello economico, turistico e urbanistico. Il progetto che riguarda il centro storico di Sessa Aurunca, rientra in un discorso più ampio e riguarda più in generale la riqualificazione e rigenerazione urbana; occorre far sì, pertanto che le città tornino ad essere poli attrattivi sia in termini abitativi che turistici, attraverso la riqualificazione degli immobili, il recupero, e la ridestinazione d’uso degli stessi e degli spazi aperti, in particolare degli spazi dismessi e del patrimonio sottoutilizzato, valorizzando i contenitori di pregio (emergenze storico-artistiche ed archeologiche); attraverso la ricerca di soluzioni ai problemi di viabilità e traffico, l’apertura di spazi per la commercializzazione delle eccellenze produttive locali, l’esaltazione della cultura immateriale tradizionale locale, la creazione di reti intelligenti che mettano insieme servizi trasversali. Sessa Aurunca dunque come polo attrattivo è centro di fruibilità in collegamento con le attrattive culturali e naturali del territorio circostante comprendente il Parco del Liri-Garigliano e quelle più prettamente locali. Il progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca ha l’ambizione di divenire un modello in termini analitici e progettuali ma anche a livello gestionale, ossia di collaborazione tra enti, associazioni di categoria, associazioni di cittadini, nonché mondo scolastico e della ricerca accademica, sulla base di un approccio che vede una strategia di sistema. All’interno del centro storico sono insediati una serie di nodi, ossia “cittadelle” o in generale centri di attrazione e fruibilità in stretta relazione tra 204 |

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loro, posti dunque in un sistema di reti trasversali e innestati nel tessuto urbano come mezzi di promozione della sua vitalità, la cui scelta specifica è legata alle caratteristiche vocazionali del luogo. Si tratta dell’insediamento del borgo diffuso, del centro commerciale naturale, della cittadella dell’artigianato, della cittadella dell’arte, della cittadella dell’imprenditoria, della cittadella del sociale e degli orti urbani.


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10.2 IL MASTERPLAN

Il progetto parte dalla rigenerazione delle attività e dalle tradizioni culturali storicamente radicate al territorio, di carattere artigianale, agricolo, enogastronomico, rurale e si sviluppa in ambiti più differenziati per rispondere alle esigenze di un’utenza sempre più ampia. All’interno del centro storico sono state individuate diverse vocazioni, fisicamente definite e identificabili, ma integrate e relazionate l’una all’altra. Obiettivo del progetto è quello di conservare e rivitalizzare il patrimonio urbanistico esistente e valorizzare l’integrità culturale del centro storico, obiettivo che si persegue tramite il recupero abitativo e sociale del patrimonio edilizio minore e l’integrazione di attrezzature e servizi mancanti compatibilmente con la morfologia del tessuto urbano e con caratteri tipologici, strutturali e architettonici del patrimonio edilizio storico.

Nel progetto, pertanto, sono presenti la funzione residenziale, e la funzione ricettiva di albergo diffuso e B&B, individuata nelle unità di intervento che dalle analisi svolte tramite le carte tematiche risultano inutilizzate, abbandonate o seconde case. Nel cuore del centro storico, nell’ex convento di S. Giovanni a Piazza, è situata la hall dell’albergo diffuso con giardino pertinenziale per lo svolgimento di funzioni ristorative e ricreative. Gli spazi dedicati alla riscoperta delle attività artigianali, all’arte, alla cultura e all’imprenditoria che, insieme all’agricoltura sono le principali attività e forme di sostentamento del territorio, occuperanno alcune delle principali emergenze architettoniche (Castello Ducale come museo civico e polo culturale), gli ex complessi conventuali (ex convento di Santo Stefano come centro per l’imprenditoria locale, complesso dell’Immacolata

Fig.1 Schizzo di progetto dell’area del castello con torre e giardino in rapporto ai valori del tessuto e dell’ambiente storico .

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come resort, la chiesa S. Maria Regina Coeli come sala conferenze, il convento di S. Germano come museo diocesano), edifici inutilizzati di proprietà pubblica o privata (ex cinema come polo per il cinema e il teatro, l’ex posta come di imprenditoria turistica, l’ex ECA come centro di eccellenza artigiana) ed edilizia minore sottoutilizzata (residenze per artisti, residenze e botteghe artigiane e il centro per la raccolta reperti). Inoltre uno spazio dedicato al sociale è individuato nell’ex convento di San Giovanni a Villa. Per quanto riguarda la rivitalizzazione delle attività commerciali e terziarie, l’obiettivo è quello di creare un centro commerciale naturale che si sviluppi principalmente lungo l’asse di Corso Lucilio e che permetta l’utilizzo dei locali in disuso a piano terra. In coerenza con la vocazione del centro sono specificate le possibili attività commerciali per realizzare una politica di sviluppo e di promozione del territorio. Il miglioramento della fruibilità e accessibilità al centro storico viene perseguito mediante la riorganizzazione del sistema del verde e della mobilità, sosta e percorsi. La forte presenza di verde urbano con gli storici giardini terrazzati e gli orti pertinenziali, favorisce una elevata qualità della vita per residenti e turisti. Il progetto dunque prevede la tutela e la sistemazione delle aree verdi distinguendole in pubbliche (villa comunale, parco delle mura, giardino teatro, orti urbani e orto didattico), private (orti, giardini e verde filtro) e parco archeologico. Dal verde più intimo e raccolto dei cortili interni,

si distingue il verde che fa da filtro tra il centro storico e il territorio circostante. Il Parco delle Mura, che permette la riscoperta del manufatto e delle sue torri, insieme al verde filtro, al Parco Archeologico e al sistema dei percorsi pedonali e ciclabili con i relativi punti di sosta attrezzati (bikesharing e parking), concedono ai cittadini e visitatori i sublimi panorami della piana del Liri-Garigliano e del Parco di Roccamonfina, la fruibilità e la visibilità di luoghi che diversamente sarebbero stati negati alla percezione ed accessibilità, come nel caso delle mura medievali ad est del borgo e del giardino terrazzato del Castello Ducale. Quest’ultimo, con la realizzazione di un caffè letterario e di un anfiteatro all’aperto, come prevede il progetto, diviene luogo vitale a tutto tondo, sia nelle ore diurne che notturne, uno spazio catalizzatore delle attività culturali ma anche punto di snodo e cerniera tra la città e il territorio. La realizzazione del progetto presuppone una disciplina degli interventi volta al restauro e conservazione di ogni singola unità di intervento, sia essa un monumento, una chiesa o edilizia minore e dunque dei suoi caratteri identitari e del valore che essi hanno in relazione all’immagine complessiva del centro storico. Il progetto mira alla valorizzazione il centro storico come entità viva, polarità attrattiva per un’utenza turistica e culturale che si reca a Sessa Aurunca per fruire del paesaggio, dell’archeologia, dell’architettura storica e della cultura immateriale.

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10.3 L’ALBERGO DIFFUSO

10.3.1 DEFINIZIONE L’albergo diffuso può essere definito come un albergo orizzontale, situato in un borgo o in un centro storico, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. È un motore dello sviluppo imprenditoriale che valorizza beni e risorse pubbliche e private.

“Un po’ casa e un po’ albergo”. G. Dall’Ara Significa vivere un’esperienza a tutto tondo in un contesto di pregio. Esso mette in rete le case e offre i servizi propri di una struttura ricettiva, evitando tuttavia la “disneyficazione” del borgo che ne farebbe senz’altro perdere l’identità e il valore peculiare che lo contraddistingue. È sì una struttura ricettiva che propone servizi, ma propone soprattutto l’essenza di un territorio. Esiste l’associazione nazionale alberghi diffusi (ADI) secondo la quale tale struttura deve possedere le seguenti caratteristiche: -Una gestione unitaria; non un solo network di case ma uno standard elevato d’accoglienza sia per l’esterno che per l’interno delle abitazioni e promozione di attività ad esso connesse; -Locali comuni per gli ospiti; -Offerta di servizi alberghieri (navette per raggiungere le attrazioni della città, disponibilità di biciclette gratuite, colazione, pulizie, accoglienza, servizio di ristorazione anche esterno alla struttura con convenzioni nel centro storico, etc.); -Presenza di una comunità ospitante (i turisti vogliono vivere “un’esperienza” come abitanti di quel luogo piuttosto che da turisti e vogliono poter parlare con gli abitanti del posto e dunque il centro storico deve essere vivo e vitale); -Integrazione nel territorio e nella sua cultura (organizzare eventi, manifestazioni, escursioni, degustazioni, etc.);

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-Ambiente integro e autentico (non antichizzato in modo finto) con un’atmosfera unica; -Camere personalizzate e riconoscibili nel centro storico (creare un segno identitario dell’albergo con etichette con i nomi dei personaggi importanti che hanno visitato Sessa, colori, arredo comune, in linea con lo stile autentico del borgo, etc.); -Distanza ragionevole tra le camere e i servizi comuni e la hall (un raggio massimo di circa 300 mt, vedi L.R. Campania ). Un limite del turismo di massa è lo sfruttamento intensivo delle risorse del luogo e dell’ecosistema, col forte rischio di alterazione dello stesso perché i luoghi non sono in grado per la loro stessa natura di accogliere masse di turisti. Una possibile risposta/rimedio è questa forma di accoglienza che vuole coniugare l’accoglienza turistica ad uno sviluppo sostenibile dei territori e dell’ecosistema, garantendo la protezione dei luoghi, il loro mantenimento come organismi vitali, la loro manutenzione, grazie alla loro utilizzazione, la loro diffusione culturale e la nascita di una coscienza più consapevole negli stessi cittadini dei valori insiti nel borgo. Si accompagna all’attenzione sempre crescente ai temi della sostenibilità, dell’ambiente, della sua tutela, insieme con quella della tutela del patrimonio storico artistico, fuori dai grossi luoghi attrattori, mete di riferimento del turismo di massa. Tale struttura è un connubio tra l’impresa e la località. Essa aumenta le opportunità di occupazione, poiché impiega diverse figure manageriali, personale esecutivo, operativo e incrementa lo sviluppo economico di aree rurali e agricole limitrofe che contribuiscono ed entrano a far parte del progetto. È inoltre un’idea tutta italiana. Nasce in seguito al terremoto in Friuli del’ 76 a Carnia dove si vollero recuperare case e borghi ristrutturati.


Successivamente in Sardegna nella L.R. 1984 si qualificano come “strutture caratterizzate dalla centralizzazione in un unico stabile dell’ufficio di ricevimento, delle sale di uso comune e dell’eventuale ristorante e cucina, e della dislocazione delle unità abitative in uno o più stabili separati ubicati nel centro storico del comune e a non più di 200 mt dall’edificio in cui sono ubicati i servizi principali ricevimento”, (la prima esperienza di albergo diffuso in Sardegna si ha nella città di Bosa), poi viene qualificato come struttura autonoma ricettiva nella L.R. del 1998. Di tali strutture ve ne sono circa un’ottantina in Italia, uno in Spagna (Hacienda Zorita a Valverdon) e uno a Tokyo (Hanare albergo diffuso, Tokyo) . In ordine decrescente, la maggioranza è nel Lazio, 9, poi Umbria, Marche, Sardegna e Toscana, 7. Si individuano le seguenti categorie: 1. Paese Albergo- Borgo storico Un paese albergo è una proposta che coinvolge un intero paese o un centro storico abitato, o in una sua parte rilevante, attraverso una rete di offerte ospitali (camere, case, bar, ristoranti), servizi di accoglienza, e spazi comuni per gli ospiti. Tutto ciò viene messo a disposizione dei turisti tramite un servizio di prenotazione centralizzato, ma privo di gestione unitaria (Dall’Ara). Non è un albergo, bensì una “rete ospitale” che centralizza alcuni servizi, lasciando gli operatori indipendenti. 2. Albergo residence diffuso Una struttura ricettiva extra alberghiera che fornisce alloggio in più unità abitative, assieme ai servizi di accoglienza e di assistenza, situate all’interno di un unico territorio comunale, integrate tra loro dalla centralizzazione dell’ufficio ricevimento. Si tratta di una struttura ricettiva extra alberghiera caratterizzata da un sistema di prenotazione centralizzato e dall’offerta di servizi minimi di accoglienza ed assistenza gestiti non in forma alberghiera. 3. Albergo diffuso di campagna - antico casato rurale E’ un albergo diffuso vero e proprio, che opera però non in un Borgo, ma in un contesto rurale. I fruitori sono un’elevata quantità di ospiti che vanno per la prima volta in un territorio, ossia i cosiddetti first timers, ecco perché questo modello di gestione diventa un motore per lo sviluppo turistico generale del luogo.

10.3.2 LA NORMATIVA Le competenze sul turismo sono regionali (art.117 della riforma della Costituzione del 2001) ed è un settore fortemente regionalizzato e la Campania si è dotata di una sua legge in materia (L.R.17 del 24/11/2001 e regolamento n.4 del 13/05/2013). Secondo il presidente G.Dall’Ara, la normativa della Campania è la migliore in Italia. Oltre a definirne il concetto e a delinearne le caratteristiche, questa legge individua il livello demografico massimo della comunità ospitante. La legge li definisce all’art.8 e all’art.2 del regolamento come “strutture ricettive alberghiere situate nei centri storici caratterizzate dalla centralizzazione in un unico edificio dei servizi comuni e dalla dislocazione delle unità abitative in uno o più edifici separati. Le unità abitative sono dotate di arredi, attrezzature e servizi tra di loro omogenei.” All’Art. 4 ne definisce le condizioni per la localizzazione: a) I centri storici sono abitati, vitali e vivibili con una

Fig.2 Illustrazione del prof. Yasushi Watanabe; figura in alto il tipico hotel, in basso è rappresentato l’albergo diffuso.

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popolazione residente di almeno dieci famiglie; b) I centri storici ospitano attività commerciali o artigianali o enogastronomiche che concorrono ad animare e stimolare la vita e la produzione locali oppure servizi pubblici o privati in grado di funzionare da polo di attrazione verso altre zone del comune; c) I centri storici appartengono a comuni con una popolazione censita fino a 5.000 abitanti e fino a 10.000 abitanti se i centri storici hanno i caratteri identificativi di particolare pregio. (Sessa capoluogo ha circa 5269 abitanti). All’Art. 5 definisce le unità abitative distinte per camere e alloggi: 1. a) le camere sono composte da uno o più locali e hanno un accesso diretto da spazi di disimpegno o di uso comune. Le camere hanno arredi, attrezzature e servizi tra loro omogenei e presentano uno stile riconoscibile, coerente con l’immagine architettonica del luogo e rispettoso della sua identità. Le camere hanno un locale bagno autonomo dotato di w.c., bidet, lavabo, vasca da bagno o doccia. b) gli alloggi presentano le medesime caratteristiche delle camere di cui al punto a) ma sono dotati di cucina autonoma o di posto cottura. 2. Gli alloggi non superano il 40 per cento dell’intera capacità ricettiva dell’albergo diffuso. 3. La capacità ricettiva minima dell’albergo diffuso è pari ad almeno sette unità abitative di cui almeno cinque camere. 4. Le unità abitative di cui è composto l’albergo diffuso sono poste in almeno due edifici autonomi e indipendenti. È ammessa la presenza nello stabile dell’ufficio di ricevimento di unità abitative. 5. Le unità abitative distano non più di 300 metri in linea d’aria o quattrocento metri pedonali effettivi dallo stabile in cui è collocato l’ufficio di ricevimento. 6. Le unità abitative ricadono per almeno il 70 per cento all’interno del perimetro del centro storico del comune in cui l’attività alberghiera è svolta. Le unità abitative possono essere collocate nella misura del 30 per cento al di fuori del predetto perimetro purché la distanza in linea d’aria tra l’accesso al piano stradale dell’immobile contenente le unità abitative e il perimetro del centro storico non sia superiore ai cinquanta metri e sia rispettata la distanza dal servizio di ricevimento e dagli altri servizi principali.

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All’Art. 6 si precisa che l’apertura, il trasferimento e le modifiche riguardanti l’esercizio dell’albergo diffuso sono soggette alla Segnalazione Certificata di Inizio attività (SCIA) e la sua gestione fa capo ad un unico soggetto giuridico, mentre servizi diversi da quelli più strettamente alberghieri possono essere svolti da altri soggetti regolarmente abilitati in convenzione con il titolare dell’albergo a cui fa capo in ogni caso la responsabilità e la qualità dei servizi offerti dalla struttura. Inoltre, si precisa che la prima colazione è fornita nei locali che ospitano i servizi principali dell’albergo diffuso, (trovare un giardino terrazzato da acquisire pro colazione), mentre il pranzo e la cena agli alloggiati sono preparati dalla struttura ospitante oppure dati in convenzione ad esterni in possesso di regolare abilitazione. Le attività di ristorazione si svolgono all’interno di uno stesso stabile ricadente nel perimetro del centro storico. Una precisazione degna di nota è quella relativa ai titolari di albergo diffuso che provvedono direttamente o indirettamente alla somministrazione di cibi e bevande i quali debbono adoperare, in misura non inferiore all’80 per cento, prodotti tipici espressioni della cultura enogastronomica regionale e dello stile di vita della comunità ospitante. Nell’albergo diffuso è consentita l’esposizione e la vendita di prodotti tipici agroalimentari e artigianali di origine locale. All’art.13 si precisano i requisiti minimi dimensionali, tenendo conto che si utilizzano immobili non concepiti a fini alberghieri: a) la superficie delle camere da letto, comprensiva degli spazi aperti sulle stesse purché non delimitati da serramenti anche mobili ed esclusa ogni altra superficie, è fissata in 8 mq per le camere ad un letto e 14 mq per quelle a due letti. b) Per ogni letto aggiunto, consentito nelle sole camere a due letti e con un massimo di due posti letto aggiuntivi per camera, la superficie è aumentata di metri quadrati 6. I posti letto sono aggiunti esclusivamente in via temporanea a richiesta del cliente e possono essere realizzati anche mediante arredi che ne consentano la scomparsa. d) I limiti di superficie sopra indicati sono ridotti a metri quadrati 12 per le camere a due letti ed


a metri quadrati 4 per ogni letto aggiunto nel caso in cui non è possibile raggiungere la superficie minima senza effettuare interventi che alterino le caratteristiche tipologiche e costruttive storiche degli edifici. f) L’altezza minima interna utile dei locali posti nell’albergo diffuso è quella prevista dalle norme e dai regolamenti comunali di igiene, con un minimo di metri 2,70 per le camere da letto ed i locali soggiorno, riducibile a metri 2,40 per i locali bagno e gli altri locali accessori, fermo restando il mantenimento di altezze inferiori in presenza di alloggi già abitabili laddove le caratteristiche degli immobili non consentano il raggiungimento di tale altezza.

10.3.3 PROPOSTA DI PROGETTO Perché la fruizione, a scala territoriale e scala urbana possa avvenire, Sessa Aurunca deve divenire, oltre che una struttura attrattiva e un centro di fruibilità, un polo ricettivo. Il borgo si propone di sviluppare la vocazione turistica del territorio, promuovere la conoscenza delle ricchezze naturali, archeologiche e storicoartistiche, dell’attività agricola caratterizzata da numerosi prodotti DOP e IGP, si propone, inoltre, di realizzare un percorso di conoscenza promozione e valorizzazione del territorio e offrire un servizio innovativo a livello gestionale e di servizio. L’investimento che si propone è di circa 70 posti letto suddivisi in:

44 posti letto in 8 camere singole 10 camere doppie 4 camere quadruple

8 pl 20 pl 16 pl

26 posti letti per 4 alloggi da max 4 pl 16 pl 5 alloggi da max 2 pl 10 pl La realizzazione del borgo partirà dalla hall/ reception con camere/alloggi per il personale e sarà ubicata nell’ex convento di San Giovanni a Piazza, scelto per la sua particolare posizione strategica nel cuore del centro storico, che consente di raggiungere rapidamente e il duomo e piazza mercato col castello ducale e il teatro romano, affacciando sul cardo massimo, ossia corso Lucilio, asse viario dove si concentrano le principali attività commerciali e la vicinanza alla fermata della navetta sulla SP14. Obiettivi strategici: -Partendo dalla hall ci si estenderà per un raggio di 300 mt. -Per gli ospiti del borgo diffuso si prevede che sia predisposta un’area parcheggio sulla SP 14 a circa 70 mt dalla hall dalla quale si prevede un servizio di navetta gratuito per gli ospiti al fine del raggiungimento, con i bagagli, dei locali del borgo. -Un’indagine puntuale degli edifici ha permesso di individuare quelli che rientreranno nella rete del borgo diffuso per la realizzazione degli alloggi e delle camere, ciò al fine di ricollocare questi immobili in stato di degrado, e a volte di completo abbandono, in uno sviluppo armonioso del borgo.

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-Gli interventi sugli edifici verranno realizzati secondo le disposizioni del piano di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca, in termini di scelte progettuali di mantenimento di standard medio-alti per il comfort e la qualità sia per la parte impiantistica, tecnologica che di connessione in fibra ultra veloce. -Vi saranno piccole strutture costituite da mini appartamenti, camere e cantine restaurate nel rispetto dell’ambiente e del contesto sociale e materiale preesistente. L’azione che non deve essere di tipo prettamente immobiliare deve puntare a collegare il territorio e l’attività imprenditoriale. -L’area giardino accanto alla hall di circa 485 mq sarà acquisita dalla società del borgo diffuso per utilizzare il giardino pensile-terrazzato pensato per il servizio della colazione e per attività/eventi di promozione e percorsi di degustazione dei prodotti tipici. Ci sarà pertanto un’area colazione e un’area degustazione dove poi è possibile anche acquistare i prodotti del luogo. Camere e alloggi: La scelta degli edifici identificati per ospitare i locali del borgo diffuso è stata effettuata confrontando le informazioni derivanti dall’analisi dello stato di fatto (edifici con alloggi o vani liberi), con quelle derivanti dal rilievo degli edifici di maggior pregio. Ambito San Matteo Unità 17, 1 alloggio (villetta) Unità 20, 2 camere Unità 23, 3 alloggi Unità 27, 2 camere, 2 alloggi Ambito Duomo Unità 3, 1 alloggio Unità 18, 2 camere Unità 31, 4 camere 1’ piano e al p.t. parcheggio bici Unità 32, 1 alloggio 2’piano, 2 camere 3’piano, nursery/ludoteca al p.t. Unità 34, 2 camere Ambito paesaggio Ovest Unità 8, 2 camere Unità 9, 2 camere Ambito Cordoba Unità 52, 2 camere Unità 53, 1 alloggio Unità 54, 2 camere Tot. Camere: 22 Tot. Alloggi: 9

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10.3.4 IDENTIFICAZIONE DELL’ALBERGO DIFFUSO Le strutture costituenti il borgo diffuso sono immediatamente riconoscibili attraverso un espediente di identificazione immediata al fine di rafforzare l’immagine, la visibilità, l’attrattività e, di conseguenza, la vivibilità del borgo diffuso stesso, ossia attraverso la loro denominazione che fa riferimento ai personaggi storici importanti che sono legati al passato della città di Sessa Aurunca, mediante l’apposizione di apposite targhette affisse all’esterno con un linguaggio decoroso e soprattutto rispettoso del contesto del centro storico.

10.3.5 INTERVENTI PER IL FUNZIONAMENTO DEL BORGO DIFFUSO Alla costituzione del borgo diffuso conseguono degli interventi per migliorare l’accessibilità dell’area comprendente le sue strutture e che, rientrino, chiaramente, nel progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico. Tali interventi riguardano:


-l’abbattimento delle barriere architettoniche; -l’individuazione dei parcheggi, delle aree pedonali e delle aree di carico/scarico delle merci; -l’individuazione dei percorsi carrabili, ciclabili e pedonali con i percorsi di eventuali navette elettriche interne al CS; -miglioramento dell’illuminazione e dell’arredo urbano.

10.3.6 I SERVIZI PER I FRUITORI Oltre i ricettivi i visitatori avranno la possibilità di usufruire delle piste ciclabili, delle escursioni di trekking relative ai percorsi naturalistici del territorio del comune, del tiro con l’arco, degli orti didattici, del noleggio dei quad per le escursioni, o anche di noleggio di vespa per le visite al vicino parco del Roccamonfina, delle escursioni alle ferriere e del percorso sul fiume Savone, della visita alle cascate, al borgo dipinto di Valogno, (in riferimento alle tavole 14 e 15 del progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico con i percorsi individuati in scala territoriale). Per la ristorazione, relativa alle camere e non agli

alloggi che sono naturalmente di per sé dotati di una cucina, si intende avviare una collaborazione con i ristoranti del luogo, con l’obiettivo di creare delle convenzioni/pacchetti per costruire un percorso enogastronomico e offrire dei menù legati al concetto di biodiversità. L’intento infatti è diffondere la cultura del cibo biologico a km 0, rivitalizzando e promuovendo le eccellenze del territorio. Si intende inoltre creare connessioni con le aziende agricole locali con la consapevolezza di poter dare opportunità concrete di sviluppo per la comunità locale, puntando sul recupero e sulla valorizzazione delle tradizioni, intese non in senso nostalgico, ma come ricerca della tipicità e dei valori del luogo su cui costruire concretamente un’esperienza nuova e diversa. Si prevede l’istituzione di strumenti per il marketing, pagine internet, pagine legate ai social, possibilità di prenotazioni tramite ad esempio la piattaforma booking.com, particolarmente nota ed utilizzata dalla clientela, anche di tipo internazionale, che può raggiungere il borgo dall’aeroporto di Roma o da quello di Napoli, o dalla linea ferroviaria che collega i due capoluoghi, innescando tra l’altro meccanismi di fidelizzazione tramite il “passaparola”, come le recensioni da trip advisor.

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10.4 IL CENTRO COMMERCIALE NATURALE

10.4.1 DEFINIZIONE L’espressione, nata negli anni Novanta, indica quelle aree urbane, soprattutto all’interno dei centri storici, “naturalmente votate al commercio”, dove un negozio, una bottega o un ristorante è ormai fuso con la storia ed il costume della città stessa. Il termine Centro commerciale naturale (CCN) indica una rinnovata organizzazione delle attività miste negli spazi pubblici. Si tratta di esercizi del commercio, dell’artigianato, dei servizi della cultura, coordinati e integrati fra loro da una politica comune di sviluppo e di promozione del territorio. I Centri Commerciali Naturali (C.C.N.) possono essere definiti come “aggregazione di attività commerciali o di servizio in un contesto urbano riconoscibile, unitariamente organizzate per tendere a fare aumentare la domanda e la fidelizzazione dei consumatori”. Obiettivo della creazione di un C.C.N. è il recupero di una dimensione di mercato degli innumerevoli punti vendita al dettaglio disseminati nei centri urbani che, da soli, non riescono più a stare al passo con le dinamiche concorrenziali imposte dalle grandi strutture di vendita (GSV). Tale obiettivo si persegue attraverso l’abbattimento di fattori di diseconomia esterna alla piccola impresa e la definizione di una politica commerciale integrata in grado di trasformare brani significativi del tessuto urbano in C.C.N. da proporre alla competizione con le grandi strutture di vendita (GSV) extraurbane, mediante la messa a punto di opportune forme di associazionismo. I “Centri Commerciali Naturali” possono essere costituiti da un solo asse commerciale o da un sistema omogeneo di vie e piazze.

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10. Il progetto: l’articolazione

Obiettivi Il CCN consente: - di riqualificare le aree in cui sono inseriti gli esercizi e, indirettamente, anche le aree limitrofe; - di migliorare i servizi offerti da parte delle imprese e di favorire la crescita del tessuto imprenditoriale. Numerosi sono i vantaggi che ne derivano tra i quali: -Una maggiore competitività delle attività commerciali e di servizio; -L’aumento del numero di frequentatori; -L’incremento del valore dell’attività; -Il miglioramento del confort urbano; -La riscoperta della vita sociale negli spazi pubblici; -La maggiore cura degli spazi urbani. I Componenti e gli scopi Il Centro commerciale naturale coinvolge gli operatori senza distinzioni di dimensione, di forma giuridica, di categoria, appartenenti all’artigianato, al commercio, ai servizi, banche, assicurazioni, ecc. Esso rappresenta una risposta alla grande distribuzione, non tanto e non solo dal punto di vista della competitività mercantile, ma essenzialmente per la vocazione specifica volta a salvaguardare e valorizzare gli spazi urbanistici di socializzazione, di vivibilità, di equilibrio socio-ambientale, vivacizzando le potenzialità commerciali e culturali dell’area del centro, attraverso un’ampia offerta merceologica specializzata e rivolta a definiti targets di consumo con una forte aggregazione tra gli operatori, anche costituiti in consorzi. L’aggregazione tra operatori risponde allo scopo di: -Organizzare e proporre un Sistema Locale di Offerta Commerciale articolato e integrato e


funzionale, oltre ai residenti, ai turisti che gravitano sull’area; -Valorizzare l’area del Centro urbano e tutte le attività produttive, commerciali e culturali presenti; -Accrescere la qualità dell’offerta globale dell’area, le sue risorse, le sue potenzialità; passare da una concezione orientata al prodotto ad una finalizzata alla soddisfazione dei clienti. L’attenzione nei confronti dei clienti è il motore di un nuovo ciclo della qualità, che rappresenta anche l’unica prospettiva per mantenere e potenziare la capacità competitività di una rete distributiva polverizzata; -Collegare gli operatori, ovvero mettere insieme e far lavorare insieme le diverse tipologie di operatori economici di un area del settore commerciale, alla ristorazione ed ai servizi complementari, dai settori delle ricettività turistica, ai trasporti, dall’agricoltura di qualità all’artigianato tradizionale, anche per migliorare la gestione della singola azienda; -Ridurre i costi individualmente sostenuti (o da sostenere) per la comunicazione e la promocommercializzazione; -Elaborare disciplinari o regolamentazioni ad hoc per i vari settori produttivi coinvolti al fine di determinare standard basilari e comuni di qualità, nell’interesse delle stesse imprese aderenti e dei consumatori; -Conseguentemente lanciare un Marchio di Area e di qualità quale strumento comune di identificazione, promozione e garanzia dell’offerta. I Promotori Il costo presunto delle azioni con specifica della tipologia degli interventi previsti si realizza con il contributo attivo e fattivo di promotori, quali associazioni di categoria proponenti e col relativo affidamento ad Associazioni di categoria (CAT). Nel caso specifico della Provincia di Caserta, tale associazione si realizza tramite la costituzione di un comitato tecnico–scientifico-operativo (CTSO) costituito dalle associazioni di categoria proponenti e un rappresentante della Camera commercio di Caserta per la verifica e la realizzazione del progetto. Il CTSO, oltre alla verifica e alla realizzazione del progetto redige entro 15 giorni dall’approvazione del progetto da parte della Camera di commercio, apposito cronoprogramma completo del progetto e degli effettivi costi da sostenere a seguito di una specifica analisi economica di mercato.

10.4.2 LA NORMATIVA Tramite la Disciplina istitutiva dei Centri Commerciali Naturali in Campania – art. 3, comma 4, legge regionale n. 1/2009, La Regione Campania si è dotata di una regolamentazione per i Centri Commerciali naturali. Il CCN individuato dalla normativa è di due tipi: 1. Tematico: costituito da imprese che propongono un’offerta merceologica dello stesso genere o di generi complementari e assimilabili; 2. Territoriale: costituito da imprese che propongono un’ampia offerta merceologica ubicate nell’area individuata. Tra i requisiti affinché il CCN possa essere istituito vi sono limiti riguardanti il numero di aderenti: non inferiore alle 25 unità per il CCN tematico, mentre per il CCN territoriale il minimo di aderenti è di 60 unità per i capoluoghi di provincia e di 40 unità per tutti gli altri comuni. All’art. 9 viene individuata la necessità di dotarsi di un Centro di Assistenza Tecnica (CAT), che “svolgono attività di assistenza tecnica e di formazione e aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa, gestione economica e finanziaria di impresa, accesso ai finanziamenti anche comunitari, sicurezza e tutela dei consumatori, tutela dell’ambiente, igiene e sicurezza sul lavoro e altre materie eventualmente previste dallo statuto, nonché all’attività finalizzata alla certificazione di qualità degli esercizi commerciali”. All’istituzione dei CCN si accompagna un miglioramento del livello di produttività e di competitività delle imprese aderenti tramite il sostegno e l’incentivazione di interventi di formazione professionale, finalizzati al miglioramento delle competenze delle risorse umane, anche mediante percorsi e stage e tirocini formativi. Tutto ciò tramite misure di promozione e di finanziamento che coinvolgano i CAT e gli Enti Bilaterali del Commercio, turismo, servizi ed artigianato e gli Enti di formazione accreditati presso la Regione Campania.

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10.4.3 PROPOSTA DI PROGETTO

10.4.4 ENTI PROMOTORI

Sono almeno 108 i vani inutilizzati al piano terra che si configurano come potenziali attività da immettere nel nuovo circuito del centro commerciale naturale, senza contare i depositi/magazzini ai piani terra inutilizzati che potrebbero ospitare altre attività. In base alla Disciplina istitutiva dei Centri Commerciali Naturali in Campania – art. 3, comma 4, legge regionale n. 1/2009, il CCN di Sessa dovrebbe essere di tipo territoriale e cioè costituito da imprese che propongono un’ampia offerta merceologica. Per la reintroduzione di attività commerciali ai piani terra, il CTSO, ossia l’associazione che si realizza tramite la costituzione di un comitato tecnico– scientifico-operativo costituito dalle associazioni di categoria proponenti e un rappresentante della Camera commercio di Caserta, deve fornire delle agevolazioni fiscali, tramite dei contributi regionali. Affinché tali contributi vengano erogati, è necessario che il soggetto beneficiario offra dei servizi innovativi per il consumatore. Tali servizi dovrebbero puntare: -alla promozione dei prodotti tipici locali (tramite vendita al dettaglio, attività di ristoro); -alla promozione di prodotti eco-biologici basati sul km0 (ad esempio negozi in cui, oltre ai marchi già affermati, si vendono prodotti realizzati da aziende operanti sul territorio con prodotti provenienti dal territorio stesso); -all’ accoglienza per i forestieri (info-point); -servizi di nursery, ludoteca e dogsitting; -servizi di noleggio bici e mezzi per raggiungere i luoghi circostanti (motorini, quod); -attività artigianali (da localizzare principalmente nel borgo superiore); -attività ricettive (B&B); -servizi informativi riguardanti il CCN, gli eventi in programma, le modalità di fidelizzazione etc. (CCN info point, sede CTSO di Sessa Aurunca); -i centri di assistenza tecnica (svolgono attività di assistenza tecnica e di formazione e aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa, gestione economica e finanziaria di impresa, accesso ai finanziamenti anche comunitari, sicurezza e tutela dei consumatori, tutela dell’ambiente, igiene e sicurezza sul lavoro e altre materie eventualmente previste dallo statuto, nonché all’attività finalizzata alla certificazione di qualità degli esercizi commerciali).

Il Centro commerciale naturale a Sessa Aurunca può essere un’occasione concreta per la rivitalizzazione del centro storico e delle sue attività commerciali e ricreative. Da questo punto di vista le associazioni provinciali del commercio, turismo, servizi e artigianato di Caserta (AscomConfcommercio, Confesercenti, Compagnia delle Opere e Cna) sembrano interessate ad uno studio di fattibilità in collaborazione e sinergia con le associazioni promotrici, per la costituzione e realizzazione di Centri Commerciali Naturali (CCN), al fine di riqualificare e valorizzare le attività delle PMI nei centri naturali urbani nei comuni del casertano.

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10. Il progetto: l’articolazione

10.4.5 LOGO IDENTIFICATIVO Il centro commerciale naturale racchiude tutte le sue attività in un nome e un logo, per identificare le iniziative che si svolgono nel centro urbano del comune o che coinvolgono gli operatori economici presenti nell’area, al fine di rafforzare l’immagine, la visibilità, l’attrattività e, di conseguenza, la vivibilità del CCN stesso. Il logo del CCN di Sessa rappresenta, in maniera

Fig.3 Il logo di Sessa Aurunca sintetizza i suoi elementi identificativi: il castello, il Duomo, il teatro romano, i giardini pensili ed il vulcano spento del Roccamonfina.


dinamica, quelli che sono alcuni degli elementi identificativi del luogo, quali il castello, il Duomo, il teatro romano, i giardini pensili ed il vulcano spento del Roccamonfina (fig.3). Il nome “Un polo al centro” fa riferimento a due aspetti caratteristici: il concetto di Sessa come Polo del territorio di Roccamonfina, tra Latina e Caserta, ed il concetto di centro storico vivo, da vivere, da rivitalizzare, richiamando fruitori sia interni al centro stesso, quindi abitanti, sia esterni, quindi turisti.

10.4.6 INTERVENTI A SOSTEGNO DEL CCN Come avviene nel caso del borgo diffuso, anche nella realizzazione del CCN sono necessari interventi per migliorare l’accessibilità. Interventi che, chiaramente rientrano nel progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico. Tali interventi, già menzionati pertanto nel capitolo riguardante il borgo diffuso, riguardano: -l’abbattimento delle barriere architettoniche (individuarle e vedere come risolverle); -l’individuazione dei parcheggi, delle aree pedonali e delle aree di carico/scarico delle merci; -l’individuazione dei percorsi carrabili, ciclabili e pedonali con i percorsi di eventuali navette elettriche interne al CS; -il miglioramento dell’illuminazione e dell’arredo urbano.

10.4.7 I SERVIZI PER I CITTADINI E LE IMPRESE I servizi da erogare al cittadino riguardano la possibilità di avere una fidelity card (fig.4), attraverso cui ricevere degli sconti in base agli acquisti e facilitazioni negli esercizi commerciali e nelle attività di ristorazione e ricettività, al fine di realizzare un’alta integrazione fra i vari servizi offerti, a vantaggio sia dei fornitori degli stessi. Tale card consente ai visitatori di avere delle agevolazioni riguardanti il prezzo dei biglietti dei principali monumenti a Sessa, come dei Comuni afferenti al Polo, attraverso delle promozioni stagionali. Tramite la fidelity card, è possibile avere degli sconti sui biglietti riguardanti il trasporto pubblico da e per Sessa. Tra i servizi ai consumatori, anche la possibilità di consegne a domicilio o all’auto. Tra i servizi per i cittadini, la possibilità di utilizzare i QR code all’interno del centro storico, per il quale si realizza un percorso multimediale attraverso i principali luoghi di interesse storico-culturale. I QR Code sono fruibili mediante lettura del codice applicato nei cartelli esplicativi dei principali luoghi di interesse storicoculturale e all’ingresso di ristoranti e hotel. Ciascun luogo di interesse è collegato tramite un QR Code a una scheda informativa completa di descrizione, foto, orari di apertura, numeri di riferimento, mappa interattiva. Il percorso si sviluppa attraverso un numero ben identificato di QR Code dedicati a monumenti,

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musei, eventi, personaggi illustri raccontati con testi d’autore, ristoranti, hotel, bar, pasticcerie e gelaterie, circuito Un Polo al Centro. Tutte le schede associate a un codice QR possono essere scaricate insieme mediante il QR Code Master visibile nel totem posizionato in piazza Mercato di fronte al Castello. Grazie alla connessione WI FI del Comune, il visitatore può scaricare liberamente il QR Code e consultare tutte le schede in qualsiasi momento, senza bisogno di connettersi ad internet. Un’interessante sperimentazione potrebbe essere quella relativa al servizio di Realtà Aumentata completa il progetto con una nuova funzionalità che consente al fruitore di individuare sul proprio smartphone o tablet i punti di interesse che si trovano nel raggio di 10 km. Attraverso una apposita applicazione (QR Line), il visitatore rileva sul proprio mobile la presenza dei diversi luoghi sensibili, rilevati attraverso il piccolo radar che compare sulla App in basso a sinistra e visibili sullo schermo sotto forma di piccole etichette. Ciascun punto di interesse presenta un colore associato alla tipologia di scheda ed è completo di indicazione della distanza dal luogo in cui si trova il turista. Cliccando sulle etichette visualizzate si apre la relativa scheda pubblicata su QRLine come se fosse stato letto il codice QR corrispondente. I servizi da erogare all’impresa ubicata nel CCN

riguardano la corretta logistica per il carico e scarico delle merci (vedere in quali punti del CS fare carico-scarico), collegamenti con i centri ecologici, illuminazione pubblica e vigilanza (sistema di videosorveglianza con telecamere), formazione per addetti alle vendite. Le campagne di promozione commerciale verranno sviluppate principalmente attraverso il volantinaggio, le locandine nelle attività commerciali, annunci nelle radio private ed i social network, fondamentali per la partecipazione attiva dei giovani. Per incentivare la creatività dei commercianti potrebbero essere indette delle vere e proprie gare di abilità volte a decretare la vetrina più bella, votata dai cittadini e dai consumatori. I commercianti possono contare anche su una piattaforma online dove poter comprare o prenotare, anche da smartphone, gli articoli venduti fisicamente nei negozi. Uno dei servizi per incentivare i consumatori ad accedere al progetto “Un Polo al Centro” è il social networking, tramite piani di comunicazione coordinati e sponsorizzazione degli eventi (pagine internet, pagine sui social). Punto focale potrebbe anche essere il puntare sulle figure dei commercianti, che non sono più intesi operatori passivi dietro ad un bancone, ma persone propositive che offrono un servizio che possa soddisfare il fruitore.

Fig.4 La fidelity card permette di usufruire dei servizi offerti dalle attività commerciali, ristorative, ricettive, culturali e dei trasporti pubblici con maggiore falicità e agevolazioni, al fine di creare una rete d’interazioni.

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10. Il progetto: l’articolazione

Fig.5 Alcune icone dei social network tramite cui poter sostenere il progetto “un polo al centro”.


10.5 SESSA RTIGIANATO

10.5.1 DEFINIZIONE La cittadella dell’artigianato artistico risponde ad una precisa e puntuale analisi del territorio, innervata sull’osservazione del contesto socioeconomico attuale. Il progetto è una risposta lungimirante alla crisi che stiamo vivendo ad oggi, con il recupero delle tradizioni artigianali, adattate ad un contesto moderno e dinamico, che potrà avvalersi, oltre che dell’impegno della Confartigianato, anche dell’apporto della Provincia, e dell’aiuto economico della Regione Campania. La cittadella tenta di rilanciare, in chiave innovativa, i mestieri che hanno costruito, in passato, le fortune economiche del luogo. Tuttavia non si può non considerare il tema dell’artigianato innovativo digitale; il ‘digital maker’ non è altro che un programmatore informatico: uno sviluppatore di algoritmi, codici sorgente, software, app. In apparenza, non c’è niente di più lontano dall’immagine dell’artigiano intento a “sporcarsi le mani”, ma in realtà i concetti di “artigianato” e di “digitale” sono molto più vicini di quanto pensiamo. Il “metodo informatico” – cioè creare software, app, interfacce digitali, modelli 3D – non è affatto un processo industriale, ma è profondamente artigianale perché non può essere in alcun modo standardizzato né automatizzato e perché richiede un’elevata personalizzazione. L’utilizzo delle nuove tecnologie nel settore artigianale è imprescindibile perché ormai il digitale ha cambiato il mondo e la nostra vita quotidiana, che lo vogliamo o no. L’esplosione delle tecnologie digitali, l’open source, la standardizzazione delle interfacce, i routine software riutilizzabili e i modelli 3D di oggetti stampabili permettono all’artigiano di avere tra le mani una formidabile “materia prima digitale”, fatta di prestazioni elevate a costi contenuti, che

può essere ri-adattata alle sue specifiche esigenze. Per il settore industriale il digitale significa mera automazione dei processi produttivi (cioè avere i robot al posto dei dipendenti), mentre per l’artigiano significa migliorare il prodotto, fare le cose sempre meglio. L’artigiano italiano ha sempre fatto innovazione (ad esempio creandosi da solo gli utensili e i macchinari, sperimentando nuove tecniche e nuovi materiali) ed è per questo che le nostre aziende fanno prodotti straordinari e l’Italia rimane un Paese dalla forte creatività. Ma il digitale dà una marcia in più all’economia italiana, a patto che le nostre piccole e medie imprese sappiano rinnovarsi, riorganizzare le risorse e, soprattutto, saper lavorare in rete. Nel terzo millennio è questa la vera sfida dell’artigianato. Artigianato e informatica non sono concetti contrapposti. Dal un lato il maker, il programmatore deve possedere una grande manualità, ad esempio per scrivere sulla tastiera numerose e complesse stringhe di codice. Dall’altro, l’artigiano deve svolgere attività di astrazione (elaborare e progettare a lungo prima di passare alla lavorazione manuale), deve saper comunicare (cioè raccontare i suoi prodotti e la sua storia, fare storytelling) e, come ogni altra professione, deve studiare e aggiornarsi continuamente. Contrapporre “teoria” e “pratica”, “studio” e “lavoro” non è corretto: perfino la parola “manager” (professione che non fa lavori manuali in senso stretto) deriva dal latino “manu agere”, cioè guidare, condurre con la mano. Per quanto riguarda i giovani, la cultura artigiana e i ragazzi sono molto vicini: se chiediamo loro qual è il lavoro ideale, questo è molto simile ad un mestiere artigianale. Il loro sogno è fare un lavoro che piace e che sia creativo, innovativo. Possiamo dire che essere artigiani oggi significa abbracciare un certa filosofia di vita: è fare qualcosa che si

Il progetto: l’articolazione 10. |

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ama, è mettere passione e cura in ciò che si fa (la cosiddetta maestria, la craftsmanship artigiana), è innovare e condividere conoscenze ed esperienze attraverso gli open data, le comunità virtuali, gli spazi di co-working. Infine, non si può non considerare l’insediamento di spazi per la valorizzazione dell’artigianato legato alla produzione dei prodotti alimentari tipici, risorsa culturale cardine di una popolazione locale.

10.5.2 PROPOSTA DI PROGETTO La cittadella dell’artigianato a Sessa Aurunca diventa un centro per la produzione, formazione e promozione dell’artigianato artistico tradizionale e innovativo e dell’agroalimentare tipico del luogo, portatrice di valori economici, culturali e sociali, fonte di una forma di occupazione diffusa, ospitando non solo artigiani, allievi e personale locale, ma anche artigiani, artisti e allievi esterni, docenti e ricercatori, permettendo una rivitalizzazione del centro storico di Sessa Aurunca attraverso l’insediamento di figure diverse. Dunque la cittadella si configura come: -Centro per la formazione (connesso alla scuola di secondo grado superiore, ma comprendente anche corsi di formazione svincolati dalla scuola dell’obbligo, nell’ottica di una successiva occupazione, workshop ed attività di qualsiasi tipo di formazione di eccellenza artigiana tradizionale e innovativa, ivi comprese le attività di formazione per la produzione enogastronomica, tra le quali si prevede anche un centro di ricerca per l’agricoltura biologica); -Centro per la documentazione (luogo di incontri ed esposizioni, con raccolta delle attrezzature, raccolta foto, raccolta dei prodotti); -Centro per la produzione e centro per la vendita (legato al primo, si prevedono botteghe diffuse nel centro storico).

10.5.3 IL CENTRO PER LA FORMAZIONE ARTIGIANA ED ENOGASTRONOMICA

Fig.6 Lavorazioni tradizionali presenti nel territorio sessano.

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Il centro per la formazione e documentazione artigiana (tradizionale e innovativa) è connesso alla scuola di secondo grado superiore, ma, nell’ottica di una successiva occupazione, comprende anche corsi di formazione svincolati dalla scuola dell’obbligo, workshop ed attività di qualsiasi tipo di formazione di eccellenza artigiana tradizionale e innovativa, ivi comprese le attività di formazione per la produzione enogastronomica, tra le quali si prevede anche un centro di ricerca per l’agricoltura biologica legato dunque alla ricerca accademica. L’ Agricoltura Biologica è un’agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, promuove la biodiversità dell’ambiente in cui opera e limita o esclude


l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati (OGM). I locali previsti sono i seguenti: -uffici e direzione; -aule per corsi di formazione; -uffici per il personale; -eventuale area ristoro; -sala conferenze; -ecomuseo; -sala esposizioni prodotti artigianali tradizionali; -laboratori del centro di ricerca biologica: 1. laboratorio di analisi chimiche, per analisi di identificazione e speciazione delle molecole presenti nei frumenti, nelle uve e nei vini, negli oli e nelle olive; 2. laboratorio di biologa molecolare, per studi molecolari, analisi sanitarie e genetiche; 3. laboratorio agronomico, per studio delle caratteristiche morfo–fisiologiche dei campioni di terreno e piante, per comprenderne resa, qualità e redditività, e di conseguenza applicare le tecniche colturali più convenienti oltre che innovative; 4. laboratorio tecnologico, per analisi qualitative al fine di comprendere le caratteristiche tecnologiche e l’attitudine alla trasformazione finale; 5. Laboratorio sensoriale, per analisi qualitative e quantitative delle proprietà sensoriali dei prodotti alimentari.

10.5.4 LE BOTTEGHE ARTIGIANE TRADIZIONALI L’artigianato tradizionale è legato alla cultura locale di Sessa Aurunca, quindi alla produzione storica locale di: -terracotta -vimini -merletti -legno -vetro -pietre dure -metalli -manifattura tessile -calzoleria -restauro opere mobili Si insediano dunque botteghe di artigianato tradizionale diffuse nei vani terra del centro storico, scelti tra quelli vuoti ad elevata vocazione commerciale o tra quelli adibiti a deposito/ magazzini, ossia centri di produzione e punti vendita dei prodotti artigianali, prevedendo ai piani superiori dell’immobile le residenze degli artigiani, nell’ottica della volontà di rivitalizzazione del centro storico attraverso l’insediamento delle famiglie degli artigiani incentivate da meccanismi finanziari ad hoc (che si precisano a seguire). In particolare per le botteghe relative al restauro delle opere mobili (mobili, statue e tele), si prevede l’ubicazione in immobili in cui ai piani superiori sono previsti, oltre che residenze per gli artigiani stessi, anche luoghi per l’esposizione di opere mobili e per la formazione al restauro.

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Si riporta di seguito l’elenco delle unità di intervento scelte per ospitare le botteghe degli artigiani: Botteghe per restauro opere mobili Ambito San Leo Unità 50: botteghe al p.t. con alloggio ai piani superiori; Unità 72 e 83: botteghe al p.t. con alloggio ai piani superiori con annessi spazi di esposizione e formazione; Unità 81: botteghe al p.t. con alloggio ai piani superiori; Tot. Botteghe per restauro opere mobili: 3 Botteghe per artigianato tradizionale locale Ambito San Biagio Unità 12: centro di eccellenza artigiana tradizionale per la formazione e documentazione dell’artigianato artistico locale con spazio espositivo ed ecomuseo, con annesso Centro di ricerca per l’agricoltura biologica. Unità 13: al p.t. si prevede bar/caffetteria, al primo piano una parte destinata a verde attrezzato, altra parte a verde didattico. Unità 38: bottega al p.t. con alloggio ai piani superiori

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Unità 43: bottega al p.t. con alloggio ai piani superiori Unità 46: bottega al p.t. con alloggio ai piani superiori Unità 51: bottega al p.t. con alloggio ai piani superiori Unità 52: bottega al p.t. con alloggio ai piani superiori Ambito Ariella Mercato Unità 18: 3 botteghe Unità 20: 1 bottega Unità 22: bottega al p.t. di merletti Tot. Botteghe artigianato tradizionale locale: 10

10.5.5 I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO Il mix funzionale che si prevede all’interno del centro storico per una sua rivitalizzazione parte dall’abitare, ovvero da quella funzione che garantisce l’utilizzo 24h/24 del centro storico stesso. Si insediano delle opportunità di lavoro e di attrazione turistica, di attività commerciali e terziarie, senza dimenticare gli spazi per il tempo libero. Dunque si prevedono azioni per la permanenza insediativa di utenti interessati, promuovendo meccanismi finanziari che agevolino il meccanismo, quali fitti o mutui per l’acquisto degli immobili agevolati, finanziamenti per gli interventi di riqualificazione del patrimonio costruito esistente.

recupero in chiave innovativa dei mestieri tradizionali

...centro di valorizzazione dei mestieri e dei prodotti tipici locali...

La cittadella dell’artigianato è un centro per la produzione, formazione e promozione dell’artigianato artistico tradizionale e innovativo...

...portatrice di valori economici, culturali, ambientali e sociali.

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10.6 SESSA RTE

10.6.1 DEFINIZIONE

10.6.3 SPAZI PER L’ARTE

La cittadella dell’arte è luogo dell’esaltazione delle arti tradizionali locali, ossia luogo per la loro produzione e valorizzazione attraverso la promozione della formazione artistica e divulgazione.

Per la cittadella dell’arte si prevedono: -uffici e direzione; -aule per corsi di formazione; -uffici per il personale; -spazi espositivi per i prodotti di arti figurative; -spazi per le manifestazioni musicali; -spazi per le manifestazioni teatrali.

10.6.2 PROPOSTA DI PROGETTO In intima connessione allo sviluppo e promozione dei mestieri locali, ed inoltre sempre nell’ottica di un connubio e sviluppo consequenziale tra studio-ricerca, formazione, produzione, vendita e divulgazione, si prevede una cittadella delle arti tradizionali locali figurative (arte della pittura, della ceramica e della terracotta, del legno), musicali, (del resto è emblematica la tradizione artistica musicale della scuola secondaria superiore Agostino Nifo), nonché teatrali, laddove la città vede numerose compagnie teatrali attive le quali non hanno appropriati luoghi per l’esecuzione delle manifestazioni. Anche in tal caso dunque, si prevede: -Centro di formazione (connesso alla scuola di secondo grado superiore, ma comprendente anche corsi di formazione svincolati dalla scuola dell’obbligo, workshop ed attività di qualsiasi tipo di formazione di eccellenza nelle arti figurative, teatrali e musicali); -Centro di produzione (legato al primo, luoghi per l’apprendimento e lo studio delle arti applicate, musicali e teatrali); -Centro di divulgazione (luoghi per le manifestazioni teatrali e musicali, luoghi per l’esposizione dei prodotti d’arte).

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Fig.7 Foto in alto: unità 39 di Cordoba destinata a casa per artisti. Pagina seguente foto a sinistra: unità 9 di Cordoba come casa per artisti; foto a destra: corte interna del Castello Ducale sede del Museo Civico.


10.6.4 RESIDENZE PER ARTISTI

10.6.5 POLO CINELA TEATRO

Nell’ottica già ribadita di voler garantire una rivitalizzazione del centro storico attraverso, oltre che la riqualificazione e ridestinazione d’uso fisica degli spazi, una ripopolazione dello stesso, incentivando azioni per la permanenza insediativa del flusso di soggetti entrante, si prevede la realizzazione di tre alloggi per gli artisti, per i quali si prevede la possibilità di mutui agevolati per l’acquisto degli immobili e finanziamenti per gli interventi di restauro degli stessi. Ambito Cordoba Unità 9: Palazzo de Cordoba, 1 alloggio Unità 39: Palazzo rudere da restaurare, 1 alloggio Ambito San Leo Unità 4: 1 alloggio Tot. Residenze: 3

Il polo culturale del cinema-teatro sarà locato nell’edificio dell’ex cinema, oggi in stato di abbandono, su Corso Lucilio. Ambito San Domenico Unità 30 e 34: rispettivamente sala cinema e sala teatro, con sala utilizzabile per prove ed esibizioni delle compagnie teatrali sessane. L’area scelta ha il pregio di possedere due ingressi separati, uno su Corso Lucilio e uno retrostante. Ambito Paesaggio Est Unità 4: centro per la raccolta e il deposito del materiale archeologico al p.t., con giardino delle arti nel giardino retrostante, dunque un’area dove vi si svolgono mostre temporanee dei reperti ritrovati prima di portarli al Museo Civico situato nel Castello e mostre temporanee degli artisti residenti nel centro storico.

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10.7 SESSA SSISTENZA

10.7.1 DEFINIZIONE Si configura come un luogo per l’accoglienza, ascolto, orientamento e formazione per immigrati, categorie sociali deboli, quali donne in condizioni di fragilità, bambini minori stranieri, ex detenuti, ex alcolisti/tossicodipendenti

10.7.2 PROPOSTA DI PROGETTO La cittadella del sociale prevede: -Centro di accoglienza (info point, ascolto, sostegno, consulenza); -Centro per attività di integrazione e inserimento sociale (laboratori connessi alle scuole per i bambini stranieri minori, luoghi per corsi di lingua, per la formazione professionale, ossia tirocini, certificazioni delle competenze, riconoscimento dei titoli di studio, possibilità di annessione all’interno dei corsi di formazione di artigianato).

10.7.3 SPAZI PER IL SOCIALE Per la cittadella del sociale si prevedono: -uffici delle relazioni, dei diritti e della cittadinanza, ossia uffici relativi all’accoglienza, quindi ufficio informazioni, punto di ascolto, punto consulenza; -aule per la formazione al lavoro, corsi i lingua, attività extra per i bambini; -uffici per il personale; -luoghi per la formazione dei docenti e del personale sociale; -spazio ristoro; -alloggi temporanei.

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10. Il progetto: l’articolazione

Fig.8 Foto in alto: il prospetto della chiesa di S. Giovanni a Villa< Foto in basso: vista della chiesa e del convento percorrendo la SP14.


Fig.9 Foto del convento di San Giovanni a Villa con la vista a sud sul terreno coltivato a vigneto di pertinenza del complesso religioso.

Il progetto: l’articolazione 10. |

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10.8 SESSA ZIENDA

10.8.1 DEFINIZIONE

10.8.2 PROPOSTA DI PROGETTO

La Cittadella dell’imprenditoria è un centro servizi per l’innovazione e l’imprenditorialità locale, struttura dedicata agli aspiranti imprenditori comprendente spazi di promozione dell’imprenditorialità: punti di riferimento indispensabili per chi intende avviare un’attività in proprio e vuole gestire nel modo più efficace il suo sviluppo, con particolare riferimento all’imprenditoria legata alle risorse locali territoriali, culturali, enogastronomiche, artigianali, nonché all’imprenditoria turistica.

Il centro per l’imprenditoria è un luogo in cui si svolgono attività di assistenza tecnica, di formazione e aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa, gestione economica e finanziaria di impresa, accesso ai finanziamenti anche comunitari, sicurezza e tutela dei consumatori, tutela dell’ambiente, igiene e sicurezza sul lavoro, nonché all’attività finalizzata alla certificazione di qualità degli esercizi commerciali consorziati nei CCN. Tali centri possono essere focalizzati sul fare impresa per lo sviluppo del territorio, predisponendo corsi di formazione per lo sviluppo di imprese basate sulla lavorazione e promozione dei prodotti locali (olio d’oliva, miele, vino falerno, formaggio, mozzarella, agrumi), per la crescita dell’offerta enogastronomica biologica basata sul km0, in stretta relazione con le attività relative alla cittadella dell’artigianato. Alcune di queste materie prime possono essere utilizzate per lo sviluppo di prodotti eco-biologici nel settore della cosmesi (olio d’oliva, miele), dunque si incentiva lo sviluppo di imprese basate

Fig.10 Foto in alto: ingresso dal via Castello al palazzo che ospiterà la sede del CCN; Foto a destra: vista da Piazza Castello del sudetto palazzo.

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10. Il progetto: l’articolazione


sulla lavorazione di tali prodotti locali, non solo nell’ambito enogastronomico. I corsi di formazione inoltre sono basati, non solo sulla possibilità di fare impresa utilizzando i prodotti locali, ma anche puntando all’artigianato, allo sviluppo di tecnologie innovative nel settore del turismo.

10.8.3 L’INCUBATORE D’IMPRESA All’interno del centro si prevede un’ala dedicata all’offerta di diversi beni e servizi a delle neo-imprese locali. Si tratta dell’incubatore d’impresa, funzione che nasce allo scopo di promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria locale, sostenendo sotto diversi punti di vista (legale, amministrativo, ecc) la nuova impresa neo costituita, quindi l’incubatore d’impresa aiuta l’attività nella fase critica iniziale. A differenza di molti programmi di assistenza delle imprese, i business incubators non servono ogni e qualsiasi società. Gli imprenditori che desiderano entrare in un programma di business incubation devono richiedere l’ammissione. I criteri di accettazione variano da programma a programma, ma in generale sono ammessi solo quelli dotati di una idea fattibile e una pianificazione di attività percorribile. Attualmente gli incubatori d’impresa in Campania sono 3 e si trovano a Salerno, a Pozzuoli e a Marcianise e sono stati finanziati con il progetto Sviluppo Campania. L’incubatore di impresa è:

-Un luogo in cui esercitare la propria attività a costi e con servizi di base competitivi; -Un luogo di consulenza specialistica da parte di esperti tecnico-scientifici e di impresa; -Un luogo di erogazione di strumenti finanziari di supporto agli investimenti, come gli incentivi offerti dal Lavoro Autonomo e Microimpresa e il Microcredito FSE. La presenza di incubatori d’impresa nel territorio favorisce: la creazione di impresa, la maggiore occupazione, l'attrazione di nuovi investimenti, il networking, la riqualificazione urbana. Enti promotori “Sviluppo Campania” aderisce alla rete nazionale degli incubatori d’impresa gestiti da Invitalia, la rete di incubatori più vasta a livello europeo, e alla rete regionale degli incubatori d’impresa Campania INHUB, per promuovere e stimolare la Ricerca e l’Innovazione nel tessuto regionale, facilitando la sinergia tra il mondo delle imprese e quello della ricerca a favore delle piccole e medie imprese. Componenti Vi possono aderire: -Microimprese, anche in forma individuale; -PMI anche in forma individuale in fase di start-up; -Imprese esistenti che intendono diversificare e ampliare l’attività produttiva. L’ammissione agli incubatori d’impresa è disciplinata da un regolamento e da un contratto; le imprese che vogliono insediarsi devono presentare una domanda di ammissione e il business plan.

Il progetto: l’articolazione 10. |

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10.8.4 IL CENTRO D’IMPRENDITORIA TURISTICA Il centro di imprenditoria turistica si configura come un incubatore di impresa turistica, non orientata solo al settore alberghiero, ma intenta a favorire lo sviluppo del turismo locale, tenendo in debita considerazione non solo gli aspetti economici, ma anche i riflessi sociali ed ambientali connessi al movimento turistico. Tale centro va ad incentivare continuamente l’offerta turistica in qualità più che in quantità, attraverso un polo informativo (info-point) che permette ai viaggiatori appena arrivati, ma anche a coloro che intendono sostare più giorni, di avere un’interfaccia con un sistema informatico che informi su: cosa è aperto e visitabile oppure in quali orari è possibile visitare il punto di interesse; dove e quanti posti letto sono disponibili; quali eventi sono in programma; dove si trovano i poli culturali e come è possibile arrivarci; quali sono i percorsi tematici e quando sono previste visite guidate. Oltre al polo informativo, il centro di imprenditoria turistica ha una serie di uffici ed aule in cui organizzare dei corsi di formazione per giovani, ma non solo, interessati al mondo dell’imprenditoria turistica, nell’ottica dello sviluppo di un’offerta turistica basata sull’identità locale e che possa garantire standard elevati di qualità per i fruitori. Tali corsi hanno lo scopo, dunque, di incentivare i giovani ad investire nel proprio territorio, piuttosto che emigrare, puntando allo sviluppo di una mentalità propositiva. I corsi mirano anche allo studio e sviluppo di software sempre aggiornati per migliorare la qualità dell’offerta informativa,

nonché di applicazioni per smartphone e tablet basati sul sistema del QRcode e sul concetto di Realtà Aumentata.

10.8.5 SPAZI PER L’ IMPRENDITORIA In sintesi, nel centro servizi per l’innovazione e l’imprenditorialità locale si necessita di : -info point -uffici e direzione; -sportelli che si interfaccino con i fruitori; -aule per corsi di formazione; -uffici per il personale; -eventuale area ristoro; -sala convegni (da ubicare nella Chiesa di S. Maria Regina Coeli).

Fig.11 La chiesa di S. Maria Regina Coeli, in stato di abbandono, di proprietà del FEC, sarà adibita a sala conferenze.

Fig.12 L'ex convento di Santo Stefano nella foto a sinistra vista dalla chiostro, nella foto di destra vista dal sito archeologico del teatro.

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10. Il progetto: l’articolazione


Fig.13 Vista dell’ex convento di Santo Stefano in parte collabente da destinare al centro per l’impresa, dal sito archeologico, con particolare di una struttura muraria dell’area della villa romana.

Il progetto: l’articolazione 10. |

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10.9 IL SISTEMA DEL VERDE SESSAorti

Il sistema del verde comprende tutte le aree verdi, pubbliche e private, ricadenti nel centro storico come il Parco delle Mura (verde attrezzato di gestione comunale), i Parchi Archeologici, il verde filtro (gestito dai privati o ceduto al comune), il giardino terrazzato del castello di cui si parlerà nel capitolo 11 e gli orti urbani e didattici la cui realizzazione e gestione verrà affrontata nei seguenti paragrafi.

10.9.1 GLI ORTI URBANI Gli orti urbani sono appezzamenti di terreno, di proprietà comunale, destinati compatibilmente con le finalità sociali, educative, ricreative o terapeutiche, alla coltivazione di piante da frutto, ortaggi, erbe aromatiche, fiori, che vengono messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale a favore dei cittadini interessati a svolgere tale attività. L‘orto urbano è una risorsa collettiva dal grande valore sociale, che interessa comunità, gruppi di persone, associazioni locali, residenti, turisti, privati. Gli orti sono una buona occasione per rivitalizzare uno spazio verde con la presenza attiva dei cittadini, sono un modo per imparare insieme a condividere uno spazio e dare la possibilità a giovani e anziani di avere un passatempo come quello di coltivare l’orto. Coltivare l’orto aiuta a contrastare lo stress e l’eccessiva sedentarietà. Inoltre permette di avere a disposizione cibi freschi ricchi di vitamine e Sali minerali. Gli orti urbani aiutano la popolazione e le amministrazioni comunali ad orientarsi verso un uso sostenibile del suolo cittadino. Non è sicuramente un “nuova” invenzione, visto

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10. Il progetto: l’articolazione

che il possedimento comunitario delle terre “communia o communalia” è nato in Occidente al tempo dei romani con l’affidamento di terreni in regime di colonia ai componenti di una determinata collettività. “Orti Urbani” è anche un progetto nazionale di Italia Nostra, che si rivolge a tutti coloro che, privati o enti pubblici, possedendo delle aree verdi le vogliano destinare all’ “arte del coltivare” nel rispetto della memoria storica dei luoghi e delle regole “etiche” stabilite da Italia Nostra in accordo con l’ANCI (Associazione dei comuni di Italia) con il quale è stato sottoscritto un protocollo d’intesa e al quale hanno poi aderito Coldiretti e la Fondazione di Campagna Amica (vedi Protocollo d’intesa firmato il 10 maggio 2013 da Italia Nostra, Anci e Res Tipica). Obiettivi Gli orti urbani perseguono i seguenti obiettivi: -introdurre elementi di arredo nel sistemaparco o in aree non idonee ad essere attrezzate per la pubblica fruizione, integrando l’aspetto paesaggistico e quello sociale; -costituire una sorta di costante presidio nelle stesse aree, inibendone l’abbandono all’improprio utilizzo o al vandalismo; -favorire attività all’aria aperta, avvicinando la persona alla conoscenza della natura e dandole nel contempo, l’opportunità di sviluppare la socialità, intrecciare relazioni, creare nuove amicizie, stimolare il senso di appartenenza ad un gruppo attivo; -contrastare i fenomeni di debilitazione psicofisica, di disgregazione e di disagio; -favorire ed incentivare la nascita di associazioni nel settore orticolo; -promuovere e/o sostenere eventi di educazione


ambientale, legati alle pratiche agricole rivolte in particolar modo ai bambini della scuola dell’infanzia; -orientare le colture verso buone pratiche agricole, di sostenere e diffondere metodologie (biologico, biodinamico, permacultura, orti sinergici, ecc…) maggiormente rispettose dell’ambiente e della salute e di contribuire a salvaguardare la biodiversità agricola; -promuovere la cultura dell’alimentazione tradizionale, della riscoperta delle varietà tipiche; -consolidare il rapporto di fiducia e di collaborazione con le istituzioni; -consentire un’integrazione al reddito per le famiglie indigenti. Realizzazione Nell’ambito del “piano di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca”, finalizzato alla valorizzazione del patrimonio naturale e costruito, a mantenere le persone nel loro tessuto sociale e a favorire le attività turistiche, ricreative, di stimolo alla partecipazione alla vita collettiva, il Comune destina ad orti urbani appezzamenti di terreno di sua proprietà da concedere ai cittadini residenti nel centro storico. Gli ortolani beneficiari della concessione costituiranno una Comunità dei giardinieri degli orti di Sessa Aurunca. Frutta e verdura provenienti dagli orti del centro storico medioevale possono essere venduti a chilometro zero anche al mercato

settimanale. I produttori della Comunità possono dotarsi di un marchio degli ortaggi made in Sessa Aurunca ed esporre un banner all’ingresso del proprio orto al fine di promuovere gli ortaggi ottenuti da un’area dal grande pregio storico e paesaggistico. Il progetto prevede una campagna di informazione e comunicazione rivolta alla cittadinanza attraverso eventi a tema da tenere nella zona degli orti con degustazione di ortaggi della zona al fine di far conoscere agli stessi abitanti e soprattutto ai turisti questi prodotti che possono essere acquistati direttamente dai produttori della Comunità dei giardinieri. Acquistando gli ortaggi prodotti nella zona degli orti si contribuisce a finanziare la manutenzione e gestione di queste zone e consumando prodotti a chilometro zero e di cui si conosce la provenienza, ogni cittadino diventa attore protagonista di uno sviluppo sostenibile in grado di tutelare un paesaggio particolare come quello del centro storico sessano che diventa “cerniera” tra ambiente urbano e quello rurale. Il sistema degli orti urbani fa parte di una rete più ampia di servizi, attività e percorsi che interessano tutto il centro storico. Infatti la zona degli orti è attraversata da percorsi pedonali e ciclabili così previsti dal progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca. Aree da destinare a orti urbani Le aree destinate agli orti sono quelle di proprietà comunale in particolare le aree e i cortili del

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Complesso di Santo Stefano e l’area verde abbandonata dell’ex ECA. Ogni unità coltivabile potrà avere una dimensione variabile, di regola compresa tra i 35 e i 50 metri quadrati, in rapporto alla consistenza delle aree disponibili. La suddivisione delle aree individuate ad orti urbani in unità coltivabili viene determinata dagli Uffici comunali, che inoltre valutano l’opportunità di attrezzare preliminarmente le aree, prima di concederle. Beneficiari della concessione Possono presentare domanda per la concessione di un orto urbano tutti i cittadini residenti nel Comune di Sessa aurunca con preferenza per i residenti all’interno del centro storico, dei giovani tra i 18 e i 30 anni e i pensionati d’età non inferiore ai 55 anni e/o invalidi. La preferenza della concessione verrà data ai residenti che ospitano turisti con delle attività B&B che prevedono la partecipazione del turista ad esperienze di formazione agricole legate ai prodotti tipici. Non possono essere concessi orti urbani a: a) agricoltori a titolo principale b) coloro che hanno già in uso, in possesso o in proprietà, appezzamenti di terreno coltivabili posti nel territorio del Comune di Sessa Aurunca. Ad ogni nucleo familiare non é concesso più di un orto. Tra gli aventi diritto viene formulata una graduatoria che avrà valore per un anno solare, tenendo conto: -reddito ISE; -dimensione del nucleo familiare; -età del richiedente; -stato lavorativo del richiedente Natura e durata della concessione La concessione è a titolo precario e oneroso ed è revocabile in qualsiasi momento, con preavviso di almeno sei mesi e senza che nessun diritto o risarcimento spetti al concessionario. Il contributo richiesto per la concessione è di € 50 annui da versare anticipatamente. La concessione dell’orto ha durata massima triennale e può essere rinnovata per un ugual periodo seguendo i criteri di rotazione tra i residenti che ne fanno richiesta, salva la revoca motivata da parte dell’Amministrazione comunale. La concessione viene a cessare automaticamente alla fine del raccolto per coloro che si trasferiscono fuori dall’ambito territoriale comunale. Nel concedere il rinnovo si deve tenere conto e dare priorità ad

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10. Il progetto: l’articolazione

una opportuna rotazione nella conduzione degli orti sulla base delle domande presentate e non ancora accolte. Gli orti assegnati debbono essere coltivati direttamente dagli assegnatari, che non potranno avvalersi di mano d’opera retribuita per la coltivazione del lotto di terreno. Possono contribuire alla conduzione dell’appezzamento anche i familiari. Ad ogni nucleo familiare non sarà concesso più di un lotto. Allo scadere della concessione il concessionario dovrà rilasciare il terreno in ordine e libero da persone e cose, mentre rimarranno a beneficio del fondo i lavori, gli impianti e le colture eseguite durante il periodo della concessione, senza che il Comune sia tenuto a corrispondere indennità o compenso alcuno. In caso di decesso o rinuncia da parte del concessionario è facoltà del coniuge o dei figli subentrare nella concessione fino alla naturale scadenza. L’orto non è cedibile né trasmissibile a terzi a nessun titolo: il concessionario non può subconcedere il terreno affidatogli né può locarlo a terzi. Gestione dell’orto, norma di comportamento Il concessionario è tenuto a rispettare i confini del terreno concesso e non può svolgere attività diversa da quella della coltivazione ortofrutticola o floricola; in ogni caso la produzione ricavata non può dare adito ad attività commerciale o a scopo di lucro, ma è rivolta unicamente al conseguimento di prodotti per uso proprio e dell’ambito familiare. I cittadini a cui vengono concessi gli orti urbani si impegnano a rispettare tutte le norme previste dal presente regolamento ed in particolare: a) a mantenere l’orto assegnato in stato decoroso; b) a non recintare di regola il lotto assegnato: al massimo sarà consentita una semplice delimitazione di 30 cm. d’altezza; c) è fatto divieto di costruire di capanni e similari, a meno che non siano espressamente previsti e realizzati dall’Amministrazione comunale; per la custodia degli attrezzi di lavoro può essere utilizzata una cassapanca orizzontale di dimensione massima h. cm. 70x70x150; d) a tenere pulite e in buono stato di manutenzione le parti comuni, viottoli e fossi di scolo; e) a non danneggiare in alcun modo gli orti limitrofi; f) a non danneggiare e fare buon uso del sistema di irrigazione tenendo presente che nei mesi da aprile a ottobre l’uso dell’acqua dovrà essere


limitato tra le ore 18.00 della sera e le ore 9.00 del mattino con divieto di conservare acqua in fusti o barili aperti, onde evitare la diffusione di zanzare e altri insetti; g) a non accedere alla zona orti con auto o motocicli, ma servirsi degli spazi appositamente predisposti; h) a non scaricare o lasciare in deposito materiali di alcun genere anche se non inquinanti; i) a non tenere stabilmente cani o altri animali negli orti; j) a rispettare eventuali altre condizioni particolari poste in sede di assegnazione. Le coperture in plastica su semplici supporti metallici, ad uso serra, sono ammissibili a giudizio degli uffici comunali competenti, nella misura in cui non diano origine a strutture stabili o indecorose e, se realizzate, saranno rimovibili su semplice richiesta dell’Amministrazione comunale; In caso di inadempienza anche di una sola delle condizioni sopra indicate, si provvederà alla revoca motivata della concessione. Modalità di coltivazione Gli orti devono essere preferibilmente coltivati biologicamente; é vietato l’uso di concimi chimici e di prodotti inquinanti (diserbanti, antiparassitari

ecc.) che possano arrecare danno all’ambiente. L’accertamento dell’uso di tali prodotti comporta la revoca della concessione. Spese di gestione Ciascun concessionario sostiene le spese di gestione del lotto concesso (acqua, energia elettrica, ecc.), e le spese di coltura, senza che ciò possa costituire corrispettivo della concessione in uso, che rimane a titolo gratuito e temporaneo.

Fig.14 Foto in alto: terreno e rudere dell’ex ECA dove nasceranno gli orti urbani; Foto in basso: giardini pensili, oggi in stato di abbandono, dentro le mura presso la Porta dei Cappuccini, da destinare ad orti urbani per i cittadini sessani.

Il progetto: l’articolazione 10. |

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10.9.2 L’ORTO DIDATTICO Il progetto mira a istituire piccole comunità di apprendimento formate da studenti, insegnanti, genitori, nonni e produttori locali per facilitare la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell’ambiente. Questa esperienza unisce più generazioni e mira a costruire relazioni tra la scuola, gli studenti, le famiglie e la società civile che opportunamente coinvolta riesce così a trasformarsi in comunità educante.

Jean Piaget sosteneva che un’ ambiente di apprendimento fertile e multisensoriale, con le forme e le superfici, i colori, gli odori, i gusti e i suoni del mondo reale, è fondamentale per il pieno sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino

Promotori Il Comune di Sessa Aurunca: si impegna a fornire le sementi e gli attrezzi utili per iniziare a coltivare l’orto. Contribuisce al finanziamento del progetto. Realizzazione L’ente promotore, indirà un bando di concorso per la realizzazione dell’orto didattico e degli orti urbani per i residenti. L’orto nasce grazie ad un contributo comunale, e si reggerà sulla base delle proprie capacità di autogestione e autofinanziamento.

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10. Il progetto: l’articolazione

Enti gestori L’Istituto Superiore Agostino Nifo e la scuola primaria di primo grado: cura la programmazione didattica del progetto e la realizzazione dell’orto, collabora con la Condotta Slow Food nella ricerca di uno o più “nonni ortolani” che si prendano cura dell’orto in modo continuativo mantenendolo attivo durante tutto l’anno. • Slow Food Campania: si occupa dell’aggiornamento degli insegnanti e della gestione degli incontri informativi, e collabora nella ricerca delle sementi e di uno o più “nonni ortolani”, nonchè nella progettazione didattica. In particolare Slow Food si occupa dei contatti sul territorio e dei rapporti diretti con la scuola. Partners e soggetti coinvolti nel progetto Aziende agricole e florovivaistiche locali (Algio Srl. S.S.Appia, Masseria Felicia Az. Agric. di Brini Maria Felicia, Fattoria Savanelli Antonio), CIA (Confederazione Italiana Agricoltori, Via XXI Luglio, Sessa Aurunca), Centro UNESCO di Caserta, WWF Caserta. Gestione Il progetto dell’orto didattico prevede la gestione attraverso la stipula di un protocollo d’intesa (convenzione) tra gli enti promotori e Slow Food. La Scuola cura la programmazione didattica del progetto e collabora con Slow Food nella ricerca, realizzazione e coltivazione di un orto che rappresenti uno strumento di educazione ecologica in grado di riconnettere bambini e ragazzi con le radici del cibo e della vita. Gli studenti, attraverso le attività di semina, cura, raccolta, compostaggio apprendono i principi dell’educazione ambientale e alimentare, imparano a leggere in chiave ecologica le relazioni che legano i membri di una società e a prendersi cura del proprio territorio. Coltivare un orto in una scuola significa, pertanto, assegnare ai valori, ai saperi e alla multifunzionalità dell’agricoltura contadina un ruolo centrale nella formazione di comunità sostenibili. Gli allievi, coadiuvati dagli insegnanti si occuperanno della coltivazione dell’orto in cui si impara a conoscere i cicli alimentari integrando la consapevolezza della provenienza dei cibi con i cicli di semina, raccolta, compostaggio e riciclaggio. La ciclicità dei lavori aiuta a riconoscere l’ordine naturale di crescita e declino, nascita e morte, e come l’uomo sia inglobato nei cicli naturali e nella rete di relazioni che collegano gli organismi viventi.


ORTI URBANI Orti urbani

ORTO DIDATTICO

orti urbani

Orto didattico bio-sinergico

Giardino delle erbe officinali

Frutteto

Orti urbani

Il progetto: l’articolazione 10. |

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Questo progetto nasce con una valenza preminentemente didattica, in cui i ragazzi diventano “co-produttori” e avvicinandosi alla terra vengono educati alla varietà di verdure ed erbe, alla stagionalità, ai metodi di coltivazione biologici e al rispetto della natura. Un passo in più per una cittadinanza futura consapevole. Mantenere vivo il contatto con la terra è una di quelle cose basilari che è importante trasmettere alle future generazioni. La scuola sarà responsabile della cura e conservazione dei luoghi e in genere si occuperà della manutenzione ordinaria. La fase propedeutica all’attivazione del progetto sarà dedicata alla creazione di una rete progettuale caratterizzata da numerose convenzioni. Queste faciliteranno, attraverso la condivisione dei diversi obiettivi, le modalità realizzative del progetto. In particolare l’interazione con i soggetti che sul territorio si occupano a vario titolo dell’educazione ambientale o della valorizzazione del patrimonio agricolo e delle aziende collegate, consentirà di coinvolgere capillarmente il tessuto scolastico ed agricolo della provincia. A tale scopo verranno individuate e attivate collaborazioni e iniziative con soggetti pubblici e privati quali: CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), Confederazione coltivatori diretti, Confagricoltura, centro UNESCO di Caserta, WWF (progetti per la scuola, conoscenza della biodiversità). I partheners e sostenitori potranno utilizzare l’area dell’orto didattico per pubblicizzare i loro prodotti durante eventi, visite guidate e serate a tema. Progetto e organizzazione All’interno dell’orto didattico si possono individuare 3 zone da dedicare alle coltivazioni e a diverse attività: 1. L’orto didattico bio-sinergico al cui interno distinguiamo il percorso dedicato alla biodiversità, l’area ristoro, la casetta degli attrezzi, l’angolo degli antichi ortaggi, e l’orto in erba in cui si metteranno a dimora piante che produrranno parti commestibili nel periodo scolastico, ad esempio: fragole, ribes, aglio, baccelli, piselli, ravanelli, cipollotti, rucola, insalatina, carote, finocchio, lattughe, zucchine, patate, pomodori. 2. Il frutteto impiantato con tipiche varietà locali realizzato e gestito con la collaborazione con le

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10. Il progetto: l’articolazione

Fig.15 Schema illustrativo che sintetizza il ciclo dell’orto didattico.

aziende agricole e florovivaistiche locali. Il progetto partirà con la messa in cultura delle piante e continuerà con racconti e schede operative in cui i bambini e ragazzi rafforzeranno le competenze acquisite, terminerà con la festa del raccolto dove potranno presentare i prodotti da loro coltivati. 3. Il Giardino biologico delle piante officinali e aromatiche sarà gestito dalla scuola con l’aiuto di giovano professionisti che hanno competenze erboristiche. Si coltiveranno piante officinali (menta, agave, calendula, melissa, malva ..) e aromatiche (rosmarino, salvia, basilico, prezzemolo, aglio, origano, timo ..). L’orto è il campo per la formazione e lo sviluppo di tecniche di coltivazione biologica e biodinamica ed è aperto ad attività educative e di integrazione tra le scuole e i professionisti. Finalità La creazione dell’orto didattico è finalizzata ad influire positivamente sulla qualità della vita dei giovani soggetti coinvolti, per promuoverne il benessere, la cultura, la creatività e la socializzazione, fattori necessari nella formazione di comunità sostenibili. Bambini e ragazzi impareranno a conoscere ciò che mangiano producendolo da soli e rispettando le risorse del nostro pianeta.


Aspetti innovativi e sperimentali •Favorire l’opportunità di allacciare e consolidare il rapporto con l’extra scuola, la comunità locale, il territorio e le sue risorse. •Lavorare maggiormente sul collegamento materie curricoli-laboratorio registrando l’attività svolta e realizzando materiale iconografico e/o su supporto informatico per riflettere sull’esperienza e per diffonderla. •Promuovere educazione ambientale ed educazione al consumo sostenibile tramite il riuso di materiali avviando un programma di compostaggio dei resti organici prodotti nel laboratorio; •Prendere coscienza delle caratteristiche di un’alimentazione biologica; •Capire l’importanza della presenza di verdura e frutta nel menù quotidiano. •Favorire negli alunni l’acquisizione di “abiti mentali e comportamentali” tesi al rispetto della natura, ad una “coscienza ecologica” e ad una sana alimentazione; •Progettare un giardino impegnando i ragazzi ad affrontare problemi specifici dati (es. aiuole tematiche). •Fare uso di molteplici linguaggi (verbale, iconico, fotografico, sensoriale, manipolativo) e di tecniche linguistiche diversificate come la relazione, la scheda, l’inchiesta, il questionario, il grafico, la poesia, la favola...). Descrizione delle azioni Il percorso di orto didattico proposto è un progetto dinamico, flessibile e aperto che include una serie di laboratori pratici incentrati sull’educazione alimentare e sul gusto (e sempre riferiti e agganciati alla programmazione scolastica). L’Orto didattico è un progetto che avrà durata pluriennale, all’interno del quale sono state previste, in forma complementare, le seguenti azioni: 1)Attivazione di una rete territoriale partecipata nella fase di progettazione, realizzazione e mantenimento dell’orto, attraverso il coinvolgimento di diversificati interlocutori sociali (agricoltori, nonni, artigiani, ecc.). Uno dei requisiti fondamentali per la buona riuscita del progetto è il coinvolgimento, sin dalla fase di progettazione, del territorio circostante le scuole (genitori, associazioni, realtà che già collaborano o hanno collaborato con le scuole, ...) con l’obiettivo di “fare rete” ed innescare collaborazioni e sinergie in

grado di rendere le scuole punti di socializzazione e cittadinanza attiva. 2)Percorsi formativi per gli insegnanti in diversi ambiti disciplinari. Il percorso di aggiornamento degli insegnanti sarà curato da docenti esperti ed avrà una ricaduta pluriennale seguendo dei moduli formativi. 3)Attività di educazione alimentare e del gusto attraverso laboratori pratici. Il progetto si realizzerà attraverso le seguenti attività: Coltivazione dell’orto: le classi coinvolte ne cureranno le scelte di coltivazione, le semine o i trapianti e lo sviluppo degli ortaggi fino alla raccolta. Pulizia dell’orto dalle foglie in autunno e inverno, e dalle erbe, ove necessario, in primavera ed estate. Stesura di schede che consentono a bambini e ragazzi di osservare, descrivere, organizzare il materiale e le informazioni raccolte per comunicarle; si farà lo stesso lavoro con alcune specie erbacee comuni del prato della scuola, costruendo un erbario catalogando anche le piante officinali; Raccolta di informazioni e di osservazioni sulla fisiologia delle piante esaminate o altre attraverso sezioni di tronco, rami, radici e sui rapporti con terra, acqua e luce; Acquisizione di conoscenze sulla differenza e somiglianza tra vegetali e altri viventi, tra vegetali, specie legnose ed erbacee, muschi, alghe. Studio di brevi note sulla propagazione delle piante (in natura ed attuate dall’uomo) con particolare riguardo ai metodi che i bambini sperimenteranno: semina, divisione, talee; Coltivazione di bulbi da fiori e da alimentazione; Coltivazione dell’orto: lavorazione del terreno, concimazione, semina, annaffiatura, diradamenti, scerbatura, raccolta; Raccolta di dati e trasmissione del lavoro svolto, attraverso fotografie e cartelloni; Utilizzo di materiali di risulta per la formazione del cumulo di compostaggio e sua gestione; Potatura di alcune piante ed arbusti della scuola; Reperimento e/o coltivazione di specie autoctone e loro uso per la realizzazione di aiuole e nei vasi esistenti; Progettazione di aiuole che sviluppano un tema scelto: colore, provenienza geografica, famiglia o altra caratteristica; Studio e applicazione delle modalità necessarie (esami del terreno, eventuale correzione,

Il progetto: l’articolazione 10. |

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composizione chimica o fisica, costruzione di tutori) per la realizzazione delle aiuole; Documentazione scritta e iconografica del lavoro svolto. 4) Attività di educazione ambientale per i studenti ed insegnanti Verranno predisposte alcune uscite didattiche nel territorio con particolare attenzione alle “zone protette” caratterizzanti quel contesto ambientale; visite in alcune aziende agricole locali che sviluppano prodotti a “filiera corta”. 5) Seminari per genitori e nonni ortolani. Saranno organizzate alcune “Serate a Tema” riguardanti argomenti e problematiche che possano sensibilizzare le famiglie verso una Educazione sostenibile (ambiente, territorio, cibo, salute, stili di vita, educazione alimentare); 6) Fiere, workshop e laboratori creativi. Saranno organizzate delle fiere a tema e negli stand saranno attivati corsi di coltivazione e manutenzione, laboratori di flower design e di ikebana, iniziative originali che stimolano la creatività come ad esempio trasformare un vecchio elemento da giardino, un mobile o un cassetto dimenticato in un vivace contenitore per l’orto in terrazzo (Confartigianato). Con le piante anche gli animali che abitano orti, giardini e balconi sono i protagonisti del progetto.

Le fiere proporranno anche attività e laboratori, con i ricercatori ed entomologi, incentrati sulla conoscenza della vita segreta degli insetti e all’interazione con le piante e con l’uomo. 7) Attivazione di una piattaforma digitale dedicata al progetto. Verrà predisposta una piattaforma digitale che possa diventare anche luogo di scambio esperienziale e strumento di comunicazione tra le scuole ed i plessi partecipanti e gli interlocutori territoriali partner del progetto. Destinatari -Studenti dell’Istituto Superiore Agostino Nifo, scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado; -Insegnanti della stessa scuola; -Genitori e comunità locale; -Turisti alloggianti nel borgo diffuso e nei B&B locali; -Aziende agricole e florovivaistiche locali; -Le scuole che ne faranno richiesta potranno partecipare al progetto a discrezione degli enti gestori che stabiliranno i tempi e gli orari delle attività dietro corresponsione di un contributo minimo di 5 euro a visitatore. Manutenzione La manutenzione straordinaria verrà eseguita da ditta specializzata, facendo ricorso alla cassa derivata dagli introiti del parco. Obblighi L’attività di coltivazione sarà svolta nei tempi e periodi stabiliti dagli enti gestori. In ogni caso si deve cercare di garantire la produttività del terreno evitando il suo abbandono. Si potranno coltivare ortaggi, verdure alimentari, frutta. I derivati di tale attività possono destinarsi al consumo personale, o discrezionalmente alle mense alimentari scolastiche.

Fig.16 Illustrazione che descrive le fasi di lavoro: preparare del terreno, zappettare, seminare e infine raccogliere.

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10. Il progetto: l’articolazione


10.10 EVENTI, FOLKLORE E CULTURA INSESSA

Obiettivo generale è aumentare la frequenza e il gradimento del cuore della città da parte di turisti e residenti al fine di rilanciare la vivibilità dello stesso ed il settore del commercio nella sua più ampia accezione. Animare, partecipare, vivere il centro storico sono le parole chiave. Si promuovono eventi legati alle tradizioni culturali e folkloristiche della città, valorizzando le manifestazioni esistenti e inserendone di nuove, con l’intento di rendere la città di Sessa un luogo attrattivo per l’intero anno.

10.10.1 ATTORI DEL PROGETTO Il progetto inSESSA è animato e partecipato da un insieme di attori: -Amministrazione Comunale e Associazioni imprenditoriali di Sessa Aurunca: la cabina di regia del progetto a cui è affidata la supervisione dell’intero progetto e la direzione delle specifiche iniziative in centro. -Un’agenzia di comunicazione che ha l’incarico di promuovere la comunicazione delle iniziative, sviluppare un portale web e gestire i canali social (CTSO, come definito nel paragrafo relativo all’insediamento del Centro Commerciale Naturale). -Operatori del centro storico: gli aderenti al progetto che potranno sfruttare la visibilità dell’intero progetto per comunicare la propria attività. -Utenti (residenti e turisti): i destinatari a cui sono rivolte tutte le azioni di comunicazione. Nei loro confronti verranno progettate tutte le iniziative finalizzate a portare valore ad un centro storico più vivo e dinamico.

10.10.2 IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE Si utilizzerà principalmente la rete internet per le comunicazioni relative alle iniziative promosse per il centro storico di Sessa Aurunca, partendo da un portale che funge da aggregatore delle diverse realtà insediate (borgo diffuso, centro commerciale naturale, cittadella dell’artigianato, cittadella dell’arte, cittadella del sociale, cittadella dell’imprenditoria), e dalla gestione delle pagine dei social network in cui i singoli esercizi possono trovare una visibilità superiore e/o diversa rispetto la propria rete di relazioni. Portale Il portale www.insessa.eu offre agli utenti un primo panorama di tutte le attività del centro che hanno voluto aderire al progetto. Tramite pratiche mappe sono localizzati gli esercizi aderenti, profilati secondo macro categorie e categorie merceologiche, ogni aderente dispone di una propria pagina in cui vengono visualizzate le informazioni che ha voluto condividere. La sezione news riporta le notizie riguardanti il progetto, le iniziative e le promozioni che verranno sviluppate all’interno del progetto. La piattaforma che ospita il portale potrà essere sfruttata per l’implementazione di altre sezioni e funzioni che si mostrano utili, in questo senso la si può considerare in continuo sviluppo. Social Network La presenza sui social network è un fattore chiave per la riuscita del progetto. L’obiettivo generale dell’utilizzo di queste piattaforme è offrire la possibilità ad ogni partecipante di avere una visibilità più ampia e che vada oltre i limiti della propria rete relazionale. Affinché questa visibilità porti ad un effettivo

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ritorno, al di là di semplici aspetti quantitativi in termini di like o follower, si cercherà di invitare tutti gli aderenti a sfruttare questi canali con il fine di creare nuove relazioni e creare contenuti e iniziative che abbiano una reale utilità per gli utenti. Per ottenere questo risultato verrà offerto supporto alle persone aderenti al progetto con il fine di comunicare sfruttando al meglio le loro competenze e rispettando i diversi gradi di sofisticatezza con cui ognuno di loro si muove sul web. I social network scelti sono: Facebook come piattaforma principale del progetto, collegata a Instagram per la realizzazione di concorsi e contest legati alle immagini. Google+ riporterà le news e le iniziative pubblicate sul portale, mentre YouTube e Flickr saranno utilizzati prevalentemente come archivio e repository per contributi video/ fotografici. Newsletter Un servizio di newsletter permetterà agli utenti che si registreranno di rimanere aggiornati su eventi promossi all’interno del progetto inSESSA e sulle promozioni e iniziative degli aderenti.

10.10.3 EVENTI E TRADIZIONI CULTURALI Da Marzo ad Ottobre

Sessa in music*

All’ora dell’aperitivo, ogni venerdì del mese, in alcune piazze e slarghi della città si esibiscono gruppi o musicisti emergenti e non, in modo da intrattenere i fruitori, creando un ambiente conviviale, e dando l’opportunità a giovani artisti di misurarsi con esibizioni dal vivo. Per l’organizzazione dell’evento è necessario: -individuare alcuni palcoscenici urbani (piazzette e slarghi) della città storica (Piazza Mercato, Piazza Castello, Piazza Duomo, sagrato S. Giovanni a Villa, slargo S. Domenico, piazza Immacolata, slargo Agostino Nifo, terrazza paesaggio ovest; -definire un calendario per l’esibizione di artisti di diversi generi musicali; -allestire palchi e pedane, predisponendo il servizio audio; -installare punti di illuminazione e la fornitura di energia elettrica; -creare una segreteria organizzativa a supporto della programmazione musicale; -predisporre degli strumenti di comunicazione contenenti la programmazione degli eventi musicali a cadenza settimanale (maxi cartoline, pieghevoli, locandine, comunicati stampa, spot radiofonici), apertura di un sito dedicato sulla rete civica, campagna social su facebook e twitter; -installare sui palchi dei totem con la mappa delle postazioni musicali A seguito dell’esibizione, una volta al mese, si organizza il silent disco in Piazza Mercato. Marzo

Festival del gusto e dei prodotti tipici*

Fig.17 Alcune delle icone più note di social media e applicazioni.

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10. Il progetto: l’articolazione

La manifestazione si svolge a Piazza Mercato, attraverso delle esposizioni, direttamente dai produttori dell’alimentare sessano-altocasertano, leccornie spesso impossibili da trovare sugli scaffali dei negozi poiché la quantità limitatissima prodotta ne rende difficile il commercio. Il Festival dell’alimentare sessano è dunque un’ottima occasione per poter assaggiare e acquistare prodotti altrimenti difficili da reperire. Inoltre il festival di più giorni è arricchito da una serie di eventi collaterali condotti da esperti enogastronomici. A partire dalle degustazioni, a cui possono


eventi, folklore e cultura inSessa

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partecipare alcuni importanti gourmet per decretare il Re o la Regina del Mercato, passando per lo showcooking, una sfida di grande prestigio tra alcuni dei migliori chef della cucina a confine tra Lazio e Campania, ospitata presso il centro dell’Artigianato a Via Taddeo de Matricio. Un occasione anche solidale, dal momento che alcune delle eccellenze gastronomiche verranno donate alle associazioni che si occupano delle classi più deboli. Durante il festival vi saranno presentazioni di libri sull’alimentazione, laboratori di cucina per i bambini presso il centro dell’Artigianato a Via Taddeo de Matricio. Per i più piccoli, oltre ai laboratori di cucina, viene organizzata la caccia al tesoro: l’attività prevede la lettura di una fiaba nella Biblioteca del Castello; in forma di racconto verrà illustrato un oggetto proveniente dal mondo artigianale, che deve essere riconosciuto e ritrovato durante un percorso ludico-didattico, in una delle aree del centro storico. A chiusura dell’attività, si condividerà all’interno del caffè letterario del castello, la merenda della nonna: succhi biologici, marmellate e dolci fatti in casa. Aprile

I Giardini segreti di Sessa Aurunca*

#SessaAuruncaporteaperte #balconifioriti L’evento è dedicato al verde e alle fioriture tipiche del periodo primaverile, rivolgendo una particolare attenzione alla proposta di visite guidate a corti e giardini di particolare interesse storico, naturale, artistico, paesaggistico, ubicati nel centro storico. Una tradizione del luogo riguarda, infatti, la presenza di giardini pensili e di corti verdi nel centro storico, alcuni dei quali sono privati e chiusi al pubblico. L’evento si propone di rendere visitabili alcuni giardini, molto spesso occultati dalla presenza di alte mura, che non ne rendono percepibile nemmeno la presenza, per portare i visitatori alla scoperta di una delle peculiarità più forti e meno conosciute di Sessa Aurunca. Per stimolare i privati ad avere più cura e manutenzione del proprio giardino, alla fine dell’evento, viene decretato il giardino più bello. Non finisce qui! Per invogliare i cittadini ad avere cura del verde, viene organizzato un contest che riguarda i balconi fioriti più belli.

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10. Il progetto: l’articolazione

Periodo Pasquale

La Settimana Santa

<<Nel programma delle tradizioni popolari che costituiscono l’ingente bagaglio culturale della gente aurunca, un posto di primaria importanza spetta e compete ai riti della Settimana Santa. […] Certamente il più sentito, il più emblematico ed il più suggestivo tra tutte le tradizioni aurunche è il ciclo della Pasqua che, anche se il tempo, pur non deturpandone gli alti contenuti spirituali, ne ha modificato tramite gli uomini qualche elemento spettacolare e scenico, ancora oggi conserva a Sessa Aurunca il suo classico sapore di antico>>. Così scrive Pietro Perrotta, in Tradizioni pasquali a Sessa Aurunca. È senza pause, la Settimana Santa a Sessa. Processioni e riti si susseguono dal Lunedì al Sabato Santo. Dal Lunedì al Mercoledì, le confraternite cittadine, due al giorno, mattino e pomeriggio, e susseguendosi secondo un ordine stabilito da secoli, partendo dalle rispettive chiese vanno in processione fino al Duomo. In questi giorni, pertanto, file di confratelli, col saio ed una mantellina di raso (ogni confraternita si distingue per il diverso colore), il capo nascosto in un cappuccio, cantando il Benedictus, percorrono le strade e i vicoli della città. Il Mercoledì Santo, inoltre, nella chiesa di S. Giovanni a Villa, si celebra l’Ufficio delle tenebre, dai più conosciuto come “il terremoto”, antico rito dalle valenze simboliche. Articolandosi tra i canti dei Salmi, le “lamentazioni” di Geremia e l’esecuzione del Miserere, è caratterizzato dallo spegnimento, una alla fine di ogni salmo, delle quindici candele poste su un candeliere triangolare (“saetta”). Infine, al buio, non spenta, ma nascosta dietro l’altare l’ultima candela, rintrona fragorosamente il suono del “terremoto”, prodotto dai fedeli, fino a quando la candela sottratta alla vista non riappare ad annunciare la fine del rito. Per gli abitanti di Sessa la funzione è una delle più importanti e toccanti della Settimana Santa: i canti, le lamentazioni, la luce piena di tutte le candele, l’oscurità crescente, il buio, il “terremoto”, la ricomparsa della luce, rappresentano, simbolicamente, la Passione, la morte del Cristo, la speranza, la vita che ritorna. Il Giovedì Santo, nel Duomo, si svolgono due funzioni: al mattino, la “Messa degli Olii”, nel pomeriggio quella “in Cena Domini”. La serata,


poi, è dedicata alla visita dei “sepolcri”, allestiti dai fedeli in tutte le chiese della città. Il Venerdì Santo è per Sessa Aurunca il giorno del rito più importante della Settimana Santa, il giorno della spettacolare drammatica memorabile processione “dei Misteri”. Scrive Pasquale Cominale: «Particolarmente “suggestiva” è la Processione del Venerdì Santo, che tanto risente del periodo in cui re di Napoli era Ferdinando il Cattolico e duca di Sessa era Gonzalo Hernàndez d’Aghilar de Cordòba: il corteo, nell’oscurità della sera, attenuata dalle fiamme dei ceri votivi e, qua e là, dai falò accesi, avanza lentamente per le strade medievali della città; i Misteri vengono fatti ondeggiare (il “passo” tenuto dai portatori è definito, in dialetto,’a cunnulella); la banda suona struggenti marce funebri; il canto del Miserere (il “Salmo 50” di Davide), con note disuguali, sovrapposte ed alternate, viene eseguito da tre confratelli incappucciati5». E aggiunge, poi, riguardo al “passo” dei portatori: «’A cunnulélla: è un incedere “dondolando” i “Misteri”, è un lento procedere, tre passi in avanti, poi un passo indietro, “come cullando” i gruppi statuari (“culla”, appunto, deriva dal latino tardo cunula(m), diminutivo di cuna ‘culla’; in napoletano: cónnola, ‘culla’; cunnulià, ‘cullare, dondolare, fare oscillare’); nei confronti di Gesù “morto”, quel “dondolio” – quasi per farlo dormire o per facilitargli il sonno – è come una carezzevole e “fluente” preghiera, è un collettivo tenero ed affettuoso gesto materno. I riti “antichi” della Settimana Santa sono ancora celebrati, soprattutto nel Meridione d’Italia, in Spagna ed in Portogallo, ma non comune è, invece, questa singolare andatura processionale: certo perdura a Siviglia, in Spagna – e, forse, in altri Paesi, per influsso di una passata dominazione spagnola o perché abitati da spagnoli: l’abbiamo ritrovata, addirittura, a Charallave, in Venezuela –, dove i Misteri plastici vengono fatti oscillare con un movimento chiamato mecita, da mecer ‘cullare, dondolare’, che è, per l’appunto, proprio’a cunnulélla eseguita dai confratelli a Sessa Aurunca». Il Sabato Santo, infine, al mattino, si svolge la processione detta “della Deposizione e della Pietà”, con la sola partecipazione di due gruppi statuari, che il popolo, più semplicemente, definisce “Mistero di S. Carlo” e “l’Addolorata”: il primo, con Giuseppe d’Arimatea e Giovanni

Nicodemo che tolgono dalla croce il corpo di Cristo e lo consegnano alla Madre; il secondo, con la Vergine che raccoglie il corpo di Cristo. La processione col Mistero della Deposizione, partita dalla chiesa di S. Carlo, si congiunge, in via Roma, con quella col Mistero della Pietà, partita dalla chiesa del SS. Rifugio. Lungo le vie di Sessa, pertanto, si snoda un corteo lunghissimo, al quale partecipano, inoltre, centinaia di donne scauze e alluttate, scalze e vestite a lutto – un semplice grembiule nero, quasi “come” la Madonna –, con tra le braccia grandi candele accese. Infine, percorse le principali vie della città, i due Misteri vengono riportati nelle rispettive chiese, dove i confratelli dispensano ai presenti i candeluotti (mozziconi di candele) e ramoscelli di ruta. Maggio

Mostra itinerante: centro storico INart*

Sessa Aurunca diviene borgo d’arte, ospitando una mostra itinerante che percorre tutto il centro storico, in un connubio tra arte, architettura, tradizioni e paesaggio. A partecipare, i giovani artisti emergenti, ma anche gli artisti che vivono a Sessa, i quali aprono le proprie residenze per mostrare i loro lavori più suggestivi. Il percorso si conclude nel Giardino delle arti, e si conclude metaforicamente nel paesaggio, incorniciato dalla terrazza del giardino, che si affaccia verso l’infinito. 25 Giugno

Notte Romantica*

Nell’ottica della riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca, potrebbe essere interessante iscrivere il borgo all’associazione Borghi più belli d’Italia. Di conseguenza sarebbe interessare festeggiare il 25 Giugno l’arrivo del solstizio d’estate e l’amore nei Borghi più belli d’Italia. La Notte Romantica è una serata speciale per festeggiare la bellezza e l’amore in tutte le sue forme: nei vicoli, nelle piazze e nei palazzi storici vengono organizzate tante manifestazioni da non perdere. Spettacoli, concerti, musica, danza, buon cibo e alla mezzanotte, il suggestivo lancio dei palloncini. La Notte Romantica ha anche un suo contest Instagram, attraverso cui scattare foto con uno scorcio del borgo durante la manifestazione e caricarla sul social con #BorgoRomantico e #notteromanticasessaaurunca, mettendo in palio alcuni premi e la possibilità di decretare il luogo come Borgo del Cuore.

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Luglio

Settembre

Nel giardino sotto le stelle*

Festival di Musica d’insieme

Dopo cena, nel giardino terrazzato del castello, sarà possibile incontrare una esperta guida del Parco Regionale del Roccamonfina. Verranno illustrate le caratteristiche naturalistiche del Parco, i suoi prodotti tipici, la fauna e la flora, e le sue ricchezze più nascoste, allo scopo di divulgare conoscenza relativa alle aree circostanti Sessa Aurunca. Durante la spiegazione, vi sarà una degustazione di tisane, con indicazione sulle mappe dei migliori itinerari e le più belle escursioni da fare, partendo da Sessa Aurunca. A seguire, concerto di musica jazz, con apertura dei gruppi musicali locali. Luglio e Agosto

Teatri di pietra

Spettacoli teatrali nel teatro romano. Luglio e Agosto

Luoghi della memoria Spettacoli teatrali. Agosto

Medioevo sotto le stelle

Nel cortile del complesso A. Nifo il messere e la dama, padroni di casa, accolgono i convenuti all’ingresso e li accompagnano ai tavoli apparecchiati con juta e tela grezza, sopra i quali vengono poste candele e centro tavola di erbe aromatiche. Le pietanze dai sapori agrodolci e speziati, tipiche del Basso Medioevo, vengono servite nei “cocci” di terracotta e gustate con posate di legno, mentre l’oste riempie copiosamente le brocche di ottimo vino. Il tutto accompagnato da musiche d’epoca ed ammirando alla luce di torce e candele l’esibizione di attori, giocolieri, giullari, mangiafuoco, musici e sbandieratori. Agosto

Sessa jazz e wine

A Piazza Castello si predispongono spettacoli di musica jazz con allestimento di stand di Cantine Produttrici di vini DOP Locali, e possibilità di iscrizione a gruppi per degustazioni guidate presso aziende vitivinicole locali, nonché gruppi per visitare gratuitamente il Castello e il Museo Archeologico.

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10. Il progetto: l’articolazione

Nel Salone del Castello si predispongono spettacoli di musica diretti dal maestro violinista Rainer Kussmaul. Settembre

Gran Torneo dei quartieri

Il “Gran Torneo dei Quartieri” è stato ideato e organizzato per la prima volta nel settembre del 1971 dall’Associazione Turistica “Pro Loco” Sessa Aurunca, nell’intento di assegnare alla Città una manifestazione spettacolare. Rievocando alcuni degli episodi più significativi della ricca storia medievale e rinascimentale di Sessa, l’evento vuol essere un’attrazione per turisti e appassionati e consentire a tutta la Cittadinanza di prendere parte a gare e giochi tradizionali in simpatica e stimolante attività agonistica. Al Torneo partecipano le “squadre” dei nove storici Quartieri della Città, Carmine, San Leo, Duomo, Villa, San Domenico, Cappuccini, Borgo Nuovo, Sant’Agata, guidate da “Sindaci, Magistrati e Capitani”, secondo le antiche magistrature cittadine. Al termine di gare spettacolari e avvincenti, al Quartiere vincitore viene assegnato l’ambito “Palio” con le insegne della Città. Il momento più suggestivo, di maggiore richiamo e di più grande impatto spettacolare cade per le vie del Centro Storico, vero e proprio spaccato medievale, nel fastoso “CORTEO STORICO” che rievoca quelli che sono ricordati dagli antichi cronisti locali. Un coreografico spettacolo in costume d’epoca, al quale prendono parte centinaia fra Figuranti, Musici, Sbandieratori e Balestrieri, si snoda lungo le storiche vie del Centro. Il Corteo, attraverso la suggestiva rampa del Castello Ducale, approda nel magnifico arengo di “Piazza de lo Mercato” dove, in un tripudio di bandiere, di suoni e di colori si esibiscono i gruppi storici e si svolge la spettacolare “Gara della Balestra”. I Balestrieri dei più noti gruppi d’Italia, abbinati ai Quartieri per l’assegnazione della vittoria finale del GRAN TORNEO, danno vita ad una spettacolare gara di abilità e precisione che tiene col fiato sospeso tutti gli spettatori. Nel gennaio del 2014 è stata costituita un’apposita associazione denominata “Ente Gran Torneo dei


Quartieri” per coordinare tutte le associazioni ed i comitati dei Quartieri che storicamente, nel corso degli anni, hanno partecipato e collaborato tra loro nell’organizzazione del “Gran Torneo dei Quartieri”. Ottobre

Sessa Aurunca #greencity*

Tre giorni dedicati alla valorizzazione dell’ambiente e del mondo green: incontri con le istituzioni, mercatini, prodotti bio a chilometro zero e molto altro. Si comincia con i mercatini dei prodotti bio ed il mercatino del baratto, con l’apertura della Chiesa di S. Maria Regina Coeli, che per l’occasione diventerà un suggestivo giardino temporaneo, nella quale organizzare una mostra dedicata all’ambiente ed al mondo green, con proiezione serale di film in cui emerga il concetto di paesaggio, natura, pianeta. Nei giorni successivi si procede con attività legate ai giovani, con i laboratori del riciclo e gli spazi per l’educazione ambientale; convegni incentrati sulla questione ambientale nella Chiesa di S. Maria Regina Coeli; degustazione di prodotti tipici sessani; laboratori di scrittura creativa; biciclettata serale alla scoperta del suggestivo paesaggio sessano. Dicembre

Ciak si mangia*

I primi tre martedì di dicembre presso il Cinema Corso, riaperto in vista del piano di riqualificazione e valorizzazione del centro storico, viene proiettato un film incentrato sul cibo, cui segue una degustazione di piatti e ricette tratte dai film.

lo scetavajasse, le tacche tacche (o taccarelle), il triangolo, l’antenna, le forbici, la tammorra e le castagnette; ma, ad essi, spesso si aggiungono anche fisarmoniche e mandolini –, è il canto dell’ultimo giorno dell’anno: il più popolare, il più sentito. Gruppi di “bucobuchisti”, il 31 dicembre, a Sessa come nelle frazioni, percorrono le strade cantando, vanno da luogo a luogo, o meglio, sono ospitati, qua e là, in case private, dove, con il loro canto, con la cadenza dei loro “poveri” strumenti, fanno gli auguri ai padroni di casa. Questi, in cambio, offrono loro, non solo, come riporta l’antico testo del canto, “na bona spasa / d’auciati e susamiegli / e na ventina di carliniegli. (…) e nu bicchiere de vino buono”, ma, mutati oggi i tempi, molte più vivande e leccornie. Terminato il canto, si ricomincia, dopo, in un’altra casa: è da supporre, pertanto, che i cantori, oltre che cultori delle antiche tradizioni, siano tutti cultori (insaziabili) anche del buon cibo! I temi del buco buco sessano sono il peregrinare fino alla grotta di Betlemme e a Roma, la conversione dell’imperatore Costantino, i miracoli di San Silvestro e, infine, gli auguri ai padroni di casa. Dicembre e Gennaio

Mercatini natalizi Gli eventi contrassegnati dal simbolo * sono eventi nuovi, previsti attraverso le strategie di progetto del piano di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca.

31 Dicembre

Buco Buco

Finalizzato ad augurare un buon anno nuovo, con l’impiego e l’accompagnamento di strumenti poveri, quasi sempre costruiti dagli stessi esecutori – il “putipù” (un tamburo a frizione, di antichissima origine, tipico del folklore napoletano: alla pelle, nel mezzo, è inserita e legata un’asticella/una canna, sfregando la quale con la mano bagnata si ottiene un suono cupo ingigantito dalla cassa armonica; è chiamato anche struglio, buco buco o zuchete zu), il triccabballacche (o martieglio),

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“...sta a provarlo il perdurare dell’imitazione delle case “rustiche”e in tante nuove ville e villette “carine” realizzate appunto con le solite pergole, colonne, archetti e volte estradossate, e questo nella tranquilla persuasione che per fare cosa “intonata” al paesaggio, convenga imitare il già fatto.” R.Pane, Capri, 1982

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11. IL PROGETTO L’ATTUAZIONE 253


11.1 GLI INTERVENTI

IL PROGETTO DI RESTAURO AMBIENTALE

Ai fini della trasmissione dei valori del centro storico di Sessa Aurunca alle future generazioni, secondo quanto prescritto dall’art.29 del D.Lgs 42/2004, tutti gli interventi quivi descritti rientrano in un organico progetto d’insieme di restauro ambientale. All’art.29 si specifica che: ”la conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro”, e che per restauro si intende “l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali.” Dunque il progetto di restauro presuppone una serie di interventi, compatibili con il tessuto del centro storico, e passa attraverso la definizione dei valori che si intendono trasmettere. Nel progetto di restauro ambientale rientrano in questo modo non solo gli interventi sugli edifici ma anche per i margini inedificati, per gli spazi aperti, per gli spazi di transito tra l’edificato e l’esterno, ossia il paesaggio, gli spazi verdi, gli impianti viari, ovvero il centro storico globalmente inteso, il tutto messo a sistema in un unico progetto complessivo. Non si è inteso parlare di “classiche” categorie di intervento, perchè ciò porterebbe alla contraddizione formale delle nostre intenzioni di

progetto. Un progetto di restauro che non riguardi solo i monumenti e non riguardi i singoli monumenti, ma perseguendo una logica di progetto come di un unico organismo, si precisa che: tutto è restauro ambientale. Intendiamo: un restauro d’insieme che tiene conto anche dei valori paesaggistici, dei valori immateriali, non è limitato alla fisicità degli spazi ma ripristina un insieme recuperandone i caratteri generali e contestualmente valorizzandoli. Il restauro ambientale è una sintesi di restauri settoriali, specifici. Non è una sommatoria ma una sintesi. Di conseguenza, le caratterizzazioni delle singole categorie d’intervento sono necessarie per la definizione degli inteventi, che non sono l’illustrazione di interventi puntuali bensì rientrano in un complessivo progetto di restauro ambientale. Volendo riassumere in una sola espressione: nel nostro centro storico tutto è restauro. Una premessa che può apparire superflua ma che tuttavia è necessaria, riguarda l’eleborazione del progetto: ogni progetto dovrà essere accompagnato da un’accurata analisi storica, archivistica e bibliografica, da un’indagine sulla consistenza storica in essere, da rilievi stratigrafici, dei materiali e delle tecniche costruttive, architettonici, strutturali e distributivi, con una dettagliata elencazione e analisi storico-critica delle fasi di evoluzione succedutesi nel tempo.

11.1.1 CRITERI PER IL RESTAURO AMBIENTALE Prima della specificazione delle categorie di intervento rientranti nel progetto di restauro ambientale, vanno elencati una serie di criteri necessari per il progetto: Criteri per l’edilizia storica È essenziale la conservazione delle murature esterne e interne portanti, nonché delle principali

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11. Il progetto: l’attuazione

tramezzature caratterizzanti la tipologia distributiva storica. Gli intonaci originali o storici presenti o parzialmente conservati, ancorché fatiscenti, non devono essere rimossi ma reintegrati, così come le tinteggiature e i sistemi di decorazioni (affreschi, pitture murarie, stucchi, etc.). Nel caso di indifferibile reintegrazione, si dovrà evitare il


Fig.1 Mappa degli ambiti del centro storico.

rifacimento con soluzioni di tipo “rustico”, ad oggi largamente diffuse all’interno del centro storico e certamente non coerenti con il tessuto storico. Criteri per le aree libere Deve essere garantito, per quanto possibile, il recupero di tali aree e un’opportuna sistemazione che le metta in relazione e che ne esalti i valori 13 intrinseci. Criteri per le aree verdi Deve essere garantito, il restauro e la valorizzazione dei giardini terrazzati di valore storico, architettonico e ambientale e di tutte le aree a verde del centro storico. Criteri per i tracciati viari Deve essere garantita la valorizzazione dei tracciati stradali preesistenti di valore storico documentale come ad esempio il decumano massimo, ovvero Corso Lucilio. Criteri per gli impianti Vanno incentivate le trasformazioni finalizzate

Fig.2 Mappa degli interventi sulla pavimentazione.

all’adeguamento degli impianti tecnologici e igienico-sanitari, per una maggiore e migliore vivibilità del centro storico. Queste devono essere realizzate solo all’interno del lotto senza incrementi volumetrici e nel rispetto dei caratteri morfologici e tipologici dell’organismo edilizio storico. Tali trasformazioni devono essere subordinate al rispetto e al ripristino degli insiemi, delle parti o degli elementi che presentano carattere unitario compiuto e che hanno interesse storico-artistico e culturale. Per quanto riguarda, infine, una pratica ad oggi molto diffusa, ovvero quella della sistemazione selvaggia dei cavi impiatistici sulle facciate degli edifici, si precisa che i cavi elettrici, telefonici, di rete, e i cavi impiantistici in genere, nonchè i motori dei climatizzatori, non possono essere posti in opera lungo le facciate, specie sui percorsi principali, ma vanno sistematizzati all’interno di canalizzazioni, quando non sia possibile alloggiarli all’interno degli edifici.

Il progetto: l’attuazione 11. |

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11.2 MANUTENZIONE ORDINARIA

Come da art.3 del TU dell’edilizia, (decreto del presidente della Repubblica, del 6 giugno del 2001 n°380 e s.m.i.), si definiscono interventi di manutenzione ordinaria “le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti”, quindi tutte le operazioni finalizzate al mantenimento in efficienza delle finiture e degli impianti, anche mediante integrazioni, purchè le suddette integrazioni o le eventuali aggiunte siano effettuate con elementi consoni al contesto del centro storico e non ne alterino i caratteri ambientali del contesto, l’aspetto materico e formale e portino ad un miglioramento formale e sostanziale. Si distingueranno, di seguito, gli interventi che concernono gli esterni e quelli per gli interni. Sono da considerare opere di manutenzione ordinaria esterna i seguenti interventi: - il rinnovamento delle tinteggiature come da piano del colore; -l’integrazione e la riparazione di intonaci esistenti; -la riparazione di infissi esterni non più efficienti; -la sostituzione, limitata casi di comprovata necessità, dei serramenti tradizionali; -la sostituzione limitata di infissi esterni dissonanti con i caratteri ambientali della zona; -la riparazione, l’integrazione e l’adeguamento alle normative vigenti degli impianti tecnici e sanitari delle unità immobiliari, compresa la sostituzione di componenti; -l’integrazione limitata di rivestimenti e elementi decorativi se ne sia pregiudicata l’integrità o la funzionalità; -la tinteggiatura, la riparazione, l’integrazione e/o la sostituzione parziale, nei casi di comprovata necessità, di grondaie e pluviali, ringhiere e

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11. Il progetto: l’attuazione

parapetti, recinzioni e cancelli, canne fumarie e di ventilazione, frontalini di balconi e terrazze; -rivestimenti di pavimenti; -la reintegrazione delle opere di sistemazione esterna, come la pavimentazione di vestiboli, scale, logge, corti e viali e recinzioni; -la riparazione dei manti di copertura; -la messa in opera di presidi statici localizzati (cerchiatura di strutture lignee, applicazione di tirafondi, ecc.); -riparazione di inferriate, nicchie per contatori e pozzetti di ispezione; -la sistemazione e la canalizzazione dei cavi a vista in facciata con tubi e canaline passacavi; -lo spostamento dei motori degli impianti di climatizzazione dalla facciata sulla somità dell’edificio o all’interno di questo; Sono da considerare opere di manutenzione ordinaria interna i seguenti interventi: -il rinnovamento delle tinteggiature interne; -il rifacimento e l’integrazione di intonaci esistenti; -la riparazione o la sostituzione di infissi e serramenti interni e posa in opera di doppi serramenti e doppi vetri o altri interventi che apportino un miglioramento anche energetico dell’elemento; -la riparazione e rifacimento dei pavimenti interni; -la costruzione di arredi fissi e piccole opere murarie quali nicchie, muretti di arredamento; -la creazione di varchi nelle pareti divisorie interne alla stessa unità immobiliare; -l’installazione e lo spostamento di pareti mobili purché rispettanti i requisiti di aerazione e illuminazione previsti dal regolamento di igiene; -la costruzione di caminetti; Sono da considerare opere di manutenzione ordinaria impiantistica i seguenti interventi: -la mantenzione degli impianti esistenti; -la riparazione e sostituzione di apparecchi


Fig.3 Largo San Giuseppe, ambito 3, UI 27

Fig.5 vico San Benedetto, ambito 5.5, UI 19

Fig.4 Corso Lucilio, ambito 3, UI 19

igienico-sanitari e delle relative tubazioni, di impianti elettrici e di rete, telefonici televisivi e di connessione cablata, di riscaldamento, di ventilazione, di gas, caminetti e riparazione e sostituzione delle canalizzazioni della rete fognaria interna ed esterna fino al limite della proprietà privata; -l’installazione di apparecchi citofonici e di sistemi di allarme, o di apparecchiature di prelievo automatico di denaro e simili solo se realizzate nelle vetrine e delle relative opere purchè siano rispettati i criteri di conformità di cui sopra; Sono inoltre, da considerare opere di manutenzione ordinaria del verde i seguenti interventi: -il mantenimento del decoro del verde di pertinenza; -la potatura e lo spostamento di essenze di basso fusto; -la collocazione nel verde o all’interno di corti e terrazzi di modesti elementi ornamentali come statue, fontane, vasche, fioriere, pergolati, etc.

Fig.6 (da sinistra a destra) Corso Lucilio, ambito 5.5, UI 19; Corso Lucilio, ambito 5.5, UI 10

Il progetto: l’attuazione 11. |

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11.3 MANUTENZIONE STRAORDINARIA

Si definiscono interventi di manutenzione straordinaria “le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi delle singole unità immobiliari, che non comportino modifiche delle destinazioni d’ uso e che non creino aumenti di superficie non residenziale o di superficie utile. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione di uso. Sono da considerare opere di manutenzione straordinaria esterna i seguenti interventi: -l’impianto in locali esistenti di servizi igienici e impianti tecnici mancanti e la messa in opera dei relativi adduttori e esalatori; negli edifici tradizionali, ciò non deve comportare modificazioni dell’impianto architettonico e/o strutturale; -l’eliminazione di volumi esterni precari, come verande, tettoie, pensiline, e simili; -il consolidamento puntuale e il risanamento statico di singoli elementi strutturali verticali e orizzontali; -la riduzione, il frazionamento o la demolizione di balconi continui in calcestruzzo armato o in putrelle e tavelloni; -la realizzazione delle finiture di facciate, vestiboli, scale, corti che ne siano privi; -la sostituzione di finiture alteranti, quali serramenti in metallo, rivestimenti murali in ceramica e simili,

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11. Il progetto: l’attuazione

Fig.7 Vico I Paolini Lucilio, ambito 5.3, UI 56.

Fig.8 Dettaglio dell’edificio in vico Paolini, ambito 5.3, UI 56.


nonché di elementi estranei al contesto ambientale e tradizionale; -la sostituzione estesa di infissi interni ed esterni non riparabili o dissonanti con i caratteri ambientali del contesto ambientale urbano; -la sostituzione dei manti di copertura in fibrocemento, plastica o lamiera metallica; -il rifacimento dei manti di copertura e il consolidamento dei relativi elementi strutturali, con un mantenimento delle quote di colmo e di gronda e la conservazione degli eventuali manti tradizionali in coppi o embrici; -l’installazione di canali di gronda e di pluviali; -la realizzazione di pavimentazioni e altre sistemazioni degli spazi comuni che ne siano privi; -l’integrazione anche estesa delle ringhiere metalliche (ferro, ghisa) di balconi e logge, degli sporti dei balconi (lastre di marmo e mensole metalliche, ovvero putrelle e voltine) e pilastrini metallici di sostegno delle pennate sulle logge; -la messa in opera di elementi necessari alla coibentazione termica di pareti, orizzontamenti e coperture e di tutto ciò che apporti un miglioramento energetico all’edificio; -la realizzazione di muri di sostegno di contenimento in zone non sottoposte a vincolo idrogeologico; -l’installazione e la sostituzione di insegne, vetrine, pensiline e portoni con modificazione dei tipi, dei colori e dei materiali ma che siano sempre consoni con i caratteri ambientali del centro storico e siano sottopostie a preventiva autorizzazione; -la costruzione di canne fumarie che interessano le pareti esterne dell’edificio.

Sono da considerare opere di manutenzione straordinaria interna i seguenti interventi: -l’adeguamento o il rifacimento di vani di servizio (bagni e cucine) interni agli alloggi; -la creazione e/o lo spostamento di collegamenti verticali interni alle unità immobiliari non tradizionali; -l’apertura e chiusura di porte in setti non portanti, la demolizione e sostituzione e costruzione di partizioni interne; -il rinforzo delle solette di calpestio soprattutto se effettuata su solai tradizionali; -la demolizione e sostituzione dei solai se non più rispodenti alle sigenze di sicurezza per cui sono stati costruiti; -la messa in opera di elementi necessari alla coibentazione termica e acustica di pareti, orizzontamenti e coperture e di tutto ciò che apporti un miglioramento energetico all’edificio; -opere per realizzare e integrare i locali per servizi igienico-sanitari e tecnologici con relative canne e di esalazione; -creazione di soppalchi che non determinino aumento di superficie utile; -la realizzazione di controsoffittature; -le sotto escavazioni e gli interventi nel sottosuolo, -lo spostamenti dei tramezzi; -la variazione delle partiture murarie interne alla singola unità immobiliare; -la realizzazione di sistemi di canalizzazione di fluidi e gas, etc.; -le opere di consolidamento.

Il progetto: l’attuazione 11. |

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Fig.9 Foto in alto, Corso Lucilio, ambito 7, UI 6. Fig.10 Foto a sinistra, Via Taddeo De Matricio, ambito 2, UI 37

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11. Il progetto: l’attuazione


11.4 RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO

11.4.1 RESTAURO AMBIENTALE DEL TESSUTO EDIFICATO Per restauro si intende un complesso di opere finalizzate a conservare l’organismo edilizio ovvero conservando la loro autenticità materica, dell’impianto tipologico e strutturale, delle finiture e di ogni altro elemento costruttivo, e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi

estranei all’organismo edilizio. Si sottopongono a questa categoria tutti gli immobili vincolati ai sensi del d.lgs. 42/2004 e tutti gli edifici tradizionali, che siano testimonianza di tecniche costruttive e materiche non più in uso, e di sicuro valore ambientale, e che siano sostanzialmente conservati. Gli interventi di restauro comprendono: - il consolidamento delle strutture con metodi non invasivi, rispettosi dei materiali tradizionali e degli schemi statici preesistenti senza modificare la posizione o la quota degli elementi strutturali; -l’eliminazione degli elementi alteranti, come

Fig.11 Palazzo De Cordoba in via Scansati, ambito 5.3, UI 9

Fig.12 Edificio in via San Leo, ambito 4, UI 35

Il progetto: l’attuazione 11. |

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superfetazioni, verande, tettoie, porticati, etc. che non rispettino il contesto ambientale del centro storico; -l’integrazione parziale degli elementi costitutivi, nel rispetto dei valori testimoniali e formali presenti; -l’inserimento, metodologicamente fondato, degli elementi accessori e degli impianti necessari per migliorarne le esigenze di uso dell’edificio e renderlo consono alle esigenze contemporanee proprie di un edificio moderno. Queste ultime però sono da individuare tra quelle compatibili con le caratteristiche degli edifici; -gli interventi sulle scale esistenti senza la modifica della posizione del vano; è inoltre ammessa la realizzazione di nuove scale di accesso ai corpi secondari; -il restauro degli elementi lapidei, metallici, lignei interni e/o esterni all’edificio e mantenimento di questi in efficienza.

Fig.15 Edificio in via Castello, ambito 3, UI 13

Fig.13 Edificio in via Spine, ambito 5.3, UI 3

Fig.14 Edificio in via Taddeo De Matricio, ambito 2, UI 12

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11. Il progetto: l’attuazione

Fig.16 Palazzo Gramegna in piazza Duomo, ambito 5.1, UI 18


Fig.17 Edificio in via San Nicola, ambito 5.2, UI 7

Fig.18 Edificio in via Macello-San Leo, ambito 4, UI 7

11.4.2 RESTAURO AMBIENTALE DEGLI SPAZI APERTI Il progetto di restauro ambientale comprende anche l’insieme di interventi volti a preservare e migliorare le aree libere ovvero gli spazi aperti del centro storico. In particolare si distingueranno gli interventi relativi alle aree libere come un insieme sistematico di opere che portino ad una sistemazione complessiva di tali spazi che ne esalti i valori intrinseci, e tra queste: -il restauro delle pavimentazioni storiche e il loro ripristino in caso di copertura con asfalto; -l’integrazione di parti della pavimentazione dove necessario, usando materiali e tecniche analoghi di tipo tradizionale, evitando l’uso di materiali impropri; -l’eliminazione di elementi di arredo ritenuti incongrui e inserimento di elementi di arredo contenuti e sapientemente inseriti nel contesto (corpi illuminanti in LED, sedute e fioriere in pietra lavica); -l’inserimento di strutture mobili in legno in relazione alla riorganizzazione funzionale e formale delle aree libere, con attenzione alla loro accessibilità e fruibilità; -la realizzazione e/o la sistemazione delle aree di parcheggio pubbliche e private; -la previsione di arredo vegetale limitato a sistemazioni floreali e piccoli arbusti in fioriere. In particolare le strade e le piazze ricadenti all’interno del centro storico dovranno essere pavimentate con basoli o materiali analoghi come la pietra etnea ad esempio. E’ escluso il ricorso al porfido o ad altri materiali estranei alla

tradizione locale. Per il dettaglio delle suddette aree, si faccia riferimento alle aree individuate nel masterplan di progetto. Per la pavimentazione delle aree libere private (cortili, ecc.), è consentito il ricorso ai basoli lavici, al lastrame calcareo, al battuto di tufo, all’accoltellato di mattoni, ecc. È comunque escluso l’Impiego di pietrame estraneo alla tradizione locale, come il porfido o elementi preconfezionati in calcestruzzo. I proprietari degli immobili hanno, inoltre, l’obbligo di procedere, contestualmente agli interventi sui fabbricati, di procedere alla sistemazione delle aree libere di pertinenza.

Fig.19 Vista di piazza Turpilio

Il progetto: l’attuazione 11. |

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Fig.20-21-22 Foto dall’alto verso il basso rispettivamente: vista di piazza Mercato; vista di piazza Duomo; vista di piazza Castello.

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11. Il progetto: l’attuazione


11.4.3 RESTAURO AMBIENTALE DELLE AREE VERDI Non si può non prescindere, in un progetto di restauro ambientale, dalle aree verdi. L’analisi dei valori ambientali e paesaggistici ha individuato nei giardini terrazzati, nei chiostri, nei parchi, una cifra costitutiva e peculiare del centro storico di Sessa. Anche ad un primo colpo d’occhio, la cittadina di Sessa appare un’area non molto edificata e con numerose aree verdi. Per il restauro delle aree verdi, si procederà alla redazione di progetti specifici che portino ad una integrazione sostanziale di queste aree all’interno del contesto edificato a cui appertengono. Questi progetti specifici riguarderanno la loro sistemazione, la pavimentazione, la piantumazione e gli eventuali arredi, nel rispetto del contesto ambientale del centro storico e dei suoi valori. In questo ambito rientrano: -l’insieme di interventi volti a preservare e migliorare i giardini e gli orti esistenti e in special modo quelli di particolare pregio storico ambientale; -una particolare attenzione alle aree verdi pubbliche e alla loro accessibilità e fruibilità; -la realizzazione di orti didattici per riavvicinare i cittadini e soprattutto le nuove generazioni alla cultura della terra e della coltivazione dei suoi prodotti; -le operazioni di rimozione della vegetazione infestante; -il reimpianto di specie autoctone anche al fine di ricostruire continuità e integrazione nelle fitoassociazioni preesistenti; -la realizzazione di attrezzature finalizzate alla fruizione collettiva dei luoghi (culturali, sociali, di sosta e ristoro) anche attraverso il ridisegno stesso del verde, riprendendo il tema del giardino terrazzato tipico del luogo, con salti di quota del terreno; -l’aggiunta di nuova pavimentazione, con materiali analoghi a quelli tradizionali tipici del luogo (uso di basoli in pietra lavica) con attenzione all’accessibilità e fruibilità.

Fig.23 Corso Lucilio, giardino di Santo Stefano, ambito 8, UI 27

Fig.24 Via Castello, giardino ambito 3, UI 13

Il progetto: l’attuazione 11. |

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Fig.25 Foto in alto, giardino del castello, ambito 3, UI 14.

Fig.26 Corso Lucilio, giardino del liceo Agostino Nifo, ambito 8, UI 2

Fig.27 Il giardino sul retro del complesso dell’Immacolata, ambito 9, UI 1.

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11. Il progetto: l’attuazione


11.5 RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA

Una spiegazione della presenza di questa categoria d’intervento è d’obbligo. La scelta è motivata dalla presenza all’interno del centro storico di edifici che non presentano particolare valore oppure di edifici che hanno perso completamente il loro valore ambientale e per cui, all’interno di un complesivo progetto di restauro ambientale, gli interventi su quest’ultimi non potevano non essere di ristrutturazione. Alla categoria di ristrutturazione edilizia che qui si descrive va aggiunto l’aggettivo di “ambientata”. Ristrutturazione edilizia “ambientata” perchè l’intervento di ristrutturazione prevede anche la demolizione di alcune parti o di tutto l’edificio con successiva ricostruzione, ma questa deve essere compiuta nel rispetto dei valori e del contesto ambientale in cui l’edificio (seppure di nessun pregio) si trova e nel rispetto di un organico progetto che è comunque di restauro ambientale. Premesse a parte, si definiscono interventi di ristrutturazione edilizia (ambientata), le opere comportanti la trasformazione mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti. Sono ricompresi anche quelli consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria di quello preesistente, anche per le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Gli interventi di ristrutturazione edilizia comprendono: -opere su organismi edilizi che hanno perso i loro caratteri originari o che siano privi di valore storico-artistico; -il ridimensionamento volumetrico per edifici alteranti il centro storico ove non sia possibile una loro demolizionee ricostruzione;

-demolizione e ricostruzione dell’edificio con la medesima forma, volume, sagoma e ubicazione ma nel rispetto del contesto ambientale; -la sostituzione di elementi o parti costitutive irrecuperabili degli edifici, come strutture orizzontali e verticali; -l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi impianti; -l’adeguamento strutturale; -la ricostruzione di solai e coperture; -la ricostruzione delle falde dei tetti anche se non più esistenti; -la riqualificazione architettonica e il ridisegno delle facciate quando non siano presenti o non siano più assolutamente riconoscibili caratteri ambientali da conservare. Fig.28 Palazzo Tiberio, via delle Terme, ambito 5.5, UI 25

Il progetto: l’attuazione 11. |

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Fig.29 Foto in alto, edificio superfetato in via Roma, ambito 7, UI 11. Fig.30 Foto a sinistra, edificio in vico II Paolini, ambito 5.3, UI 40.

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11. Il progetto: l’attuazione


11.6 DEMOLIZIONE

Un’ultima categoria che abbiamo deciso di considerare è quella della demolizione. Questa categoria, che parrebbe inappropriata all’interno di un progetto di restauro ambientale, è invece particolarmente importante nella misura in cui, in qualsiasi centro storico italiano sono presenti degli elementi fortemente alteranti o degradanti il contesto e non perchè siano inclusi in un centro storico vanno anch’essi tutelati, ma anzi, anche se siano contenitori di alcune funzioni, deve prevalere il principio della tutela del contesto ambientale e vanno dunque demoliti. Non deve spaventare, dunque, l‘inserimento di questa categoria in un progetto di restauro, se vi sono degli elementi alteranti o degradanti il contesto, questi vanno senza alcun dubbio eliminati. Tra questi interventi vi sono: -demolizione di edifici alteranti il contesto storico e ambientale; -la demolizione di strutture precarie; -la demolizione di edifici in gravi condizioni strutturali e prossime al crollo; Le relative aree di risulta o di pertinenza degli edifici, una volta demoliti, vanno sistemate a verde, provvedendo alla loro piantumazione e pavimentazione.

Fig.31 S.P. 14, spogliatoio dell’ex campo sportivo, ambito 9, UI 8

Fig.32 Via San Domenico, ambito 6, UI 10 Fig.33-34 Foto in basso da sinistra a destra: via San Domenico, ambito 5.3, UI 9, via San Domenico, ambito 6, UI 11

Il progetto: l’attuazione 11. |

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“Architettura è creare attraverso una costante ricerca di equilibrio tra forma, tecnologia, funzione. ” Tommaso Valle

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12. FOCUS DI PROGETTO 271


12.1 I DETTAGLI DI PROGETTO

12.1.1 L’ARREDO URBANO Fulcro del progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca è l’intervento a scala architettonica di Piazza Mercato e del Castello Ducale in ambito Ariella. Piazza Mercato con il Castello si configura come nodo centrale del centro storico, posta a cavallo tra il nucleo originario romano della città, su cui è sorto il nucleo medievale, di cui essa stessa fa parte, e il nucleo di espansione quattrocentesco a nord e ad est, posta inoltre tra due arterie principali: la SP14, che con il suo percorso la delimita lateralmente, e Corso Lucilio, il cardo massimo che da essa si diparte. Piazza Mercato attualmente non ha una destinazione idonea: destinata ad area parcheggio, è anche spazio per la vendita ambulante e per il mercato settimanale. Si prevede pertanto la sistemazione della stessa attraverso la pulitura e ripresa a scalpello dei basoli esistenti lungo

la strada, con ripristino degli stessi laddove coperti da asfalto, ossia lungo il tratto della SP14, e il ridisegno di una rampa integrata con i gradini preesistenti nella piazza, la quale ha una pavimentazione in cubetti di porfido a coda di pavone, nonché la realizzazione di sedute in pietra lavica ricomposta con inserti in legno e fioriera posteriore, poste al di sopra di una pedana in legno, al fine di creare un’area di sosta con punto di vista verso il Castello. Viene proposto inoltre una funzionale segnaletica e cartellonistica in acciaio brunito ed infine la riapertura dell’arcata e risoluzione del salto di quota con il posizionamento di una rampa in legno e acciaio con gradini integrati per l’abbattimento delle barriere architettoniche ai fini dell’accessibilità del vicolo di Porta Santa Lucia, con riferimento alla rampa di accesso dei Mercati Traianei di Roma.

Fig.1 La nuova configurazione di Piazza Mercato, con sistemazione di un info point nella UI 4, installazione di sedute con fioriere su pedana, nuova illuminazione.

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12. Focus di progetto


Sono riportati i dettagli dell’arredo urbano previsto per Piazza Mercato e nel c.s. La scelta degli elementi si basa su forme semplici e materiali ecocompatibili, nel rispetto dell’ambiente. In particolare si fa uso della pietra lavica ricomposta; oggigiorno è possibile usufruire di prodotti artificiali o ricostruiti secondo particolari miscelazioni o tecniche costruttive: la pietra ricostruita o pietra artificiale, è capace di ricreare le medesime venature e caratteristiche di quella naturale, viene infatti realizzata in seguito ad un’attenta analisi della composizione del materiale originale, al fine di raggiungere una somiglianza pressoché perfetta.

Focus di progetto 12. |

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Fig.2 Foto da sinistra verso destra; foto 1 e 2: esempi di segnaletica e cartellonistica a Largo Tommasino e a Piazza Mercato; foto 3: illuminazione inadeguata e arredo urbano non inserito nel contesto e in un porgetto unitario.

Il centro storico è illuminato mediante lampioni in stile negli slarghi e piazze e a braccio nelle strade e vicoli, con lampade che determinano un abbagliamento sia come disturbo percettivo che come negazione del contesto circostante, con fiammate di luce che disturbano la vista: la distribuzione disorganica della luce crea zone fortemente illuminate a danno del confort visivo. Si propone pertanto l’installazione di una nuova illuminazione a led con lanterne contemporanee in acciaio brunito, su pali per slarghi e piazze, e a braccio per strade e vicoli, ed un altra tipologia di palo, ossia a testa doppia e anti urto, ma ugualmente in acciaio brunito e a led, per le strade carrabili contraddistinte dall’inserimento di pista ciclopedonale, con maggiore altezza sul lato prospettante su carreggiata carrabile rispetto a quelllo prospettante sull’area ciclopedonale, come dettagliato nei grafici.

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12. Focus di progetto


Focus di progetto 12. |

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12.1.2 IL PERCORSO CICLOPEDONALE Il tema della mobilità urbana è diventato un campo prioritario di intervento; molteplici sono le misure di politica dei trasporti tese a limitare il traffico urbano per contenerlo entro soglie di ammissibilità, favorendo il più possibile, allo stesso tempo, l’uso del mezzo pubblico e la mobilità non motorizzata: dallo sviluppo di moderne e competitive tecnologie per il trasporto collettivo (con un più elevato grado di compatibilitàambientale) al potenziamento dell’intermodalità e all’integrazione tariffaria; da un’oculata localizzazione e tariffazione dei parcheggi a misure sperimentali di car sharing; dai percorsi ciclo-pedonali, fino agli interventi di pedonalizzazione di interi settori urbani. Tra le politiche per la mobilità sostenibile, sempre più stanno prendendo piede iniziative di moderazione del traffico e della velocità che sembrano essere alquanto promettenti. In particolare, il traffic calming che, in alternativa alla rigida separazione tra strade per il traffico veicolare e strade-isole pedonali protette da qualsiasi funzione di transito dei mezzi motorizzati, si basa sul duplice principio della dissuasione del traffico di attraversamento (dirottato verso assi viari esterni e tangenti alle aree stesse) e della condivisione in sicurezza dello spazio della strada tra autoveicoli (sottoposti ad un basso limite di velocità), pedoni e ciclisti, con diversi livelli di separazione e demarcazione dei relativi spazi. E’ quanto si propone per il centro storico di Sessa, per il quale è previsto un percorso ciclopedonale integrato con quello carrabile, che circola lungo il perimetro del centro urbano con penetrazioni interne, con propaggini contraddistinte dal carattere naturalistico del percorso. L’importanza di questa soluzione risulta evidente: la strada è sempre più ridotta a spazio esclusivo per la sosta e la circolazione dei veicoli e sempre meno destinata a spazio dove tutti possano espletare quelle relazioni diffuse di socialità che uno spazio d’uso collettivo dovrebbe consentire: circolare, camminare, sostare, osservare, incontrarsi, conversare. Si rimanda ai grafici per la definizione dei materiali utilizzati. in particolare, la pista ciclabile è realizzata con uno strato di asfalto in cui è contenuto un materiale sintetico luminoso fosforescente a ricarica solare. Dopo essere esposto al sole diurno,

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12. Focus di progetto

è in grado di emettere luce nelle ore notturne fino a 10 ore, conferendo al circuito ciclistico un’immagine notturna suggestiva. Piste luminose di questo tipo sono state realizzate nei pressi di Lidzbark Warminski, nel nord della Polonia, sulla base di un progetto della TPA Instytut Bada Technicznych Sp. z o.o., ed anche a Nuenen, cittadina olandese a 100km da Amsterdam, esiste una pista ciclabile auto-illuminata creata dall’artista Daan Roosegaarde.

Fig.3 Layout dei percorsi, con indicazione dei punti del percorso ciclopedonale in cui sono effettuate le sezioni di dettaglio.


Nelle seguenti sezioni del percorso carrabile e ciclopedonale sono rappresentate le tre tipologie di pista ciclopedonale che si prevedono all’interno del progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico di Sessa Aurunca.

A | PERCORSO CICLOPEDONALE A UNA CORSIA In corrispondenza della strada provinciale SP 14, il percorso ciclabile è ad una corsia con una siepe continua come elemento di separazione e protezione rispetto alla carreggiata.

Focus di progetto 12. |

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B | PERCORSO CICLOPEDONALE A DUE CORSIE All’interno del parco archeologico dell’anfiteatro il percorso ciclabile è a due corsie. Penentrando nel parco archeologico e immersi nel verde si arriva all’anfiteatro romano.

C | PERCORSO CICLOPEDONALE A DUE CORSIE EXTRAURBANO Lungo l’anello esterno al centro urbano il percorso ciclabile è a due corsie. Immerso nel verde, è un percorso particolarmente panoramico: da esso è possibile ammirare l’urbano di Sessa e la cinta muraria, nonché il paesaggio naturale circostante.

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12. Focus di progetto


Fig.4 Vista diurna del percorso ciclopedonale sulla strada SP 14.

Fig.5 Vista notturna del percorso ciclopedonale sulla strada SP14, con l’illuminazione fosforescente della pista ciclabile.

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12.2 CASO STUDIO DI RESTAURO AMBIENTATO IL CASTELLO DUCALE

12.2.1 STATO DI FATTO Caso studio emblematico del piano di riqualificazione e valorizzazione del centro storico è, sicuramente, il Castello ducale. Questo perchè il castello è il punto di snodo principale per il raggiungimento del centro storico, mette in relazione il tessuto urbano contemporaneo (aldilà della SP14) e quello storico, ponendosi come collegamento principale con quello che è il cuore del centro medievale, di cui il Duomo è parte integrante. Inoltre, l’insula del Castello ha una particolare conformazione morfologica, situato sull’ex arx romana e il castrum longobardo, è delimitato da due importanti arterie storiche: Corso Lucilio, ex cardo massimo, e la starda provinciale Sessa Mignano (attuale SP14), di epoca ottocentesca. in più, il Castello ha alcune peculiarità tipiche del tessuto urbano storico Fig.1 Planimetria dell’area Castello, allo stato attuale

di Sessa Aurunca, come il giardino pensile abbandonato, la torre medievale arroccata (abbiamo visto in precedenza l’importanza della cinta muraria a Sessa, di cui la torre del Castello doveva far parte) e, al tempo stesso, racchiude molti dei temi progettuali affrontati a livello urbano, di cui è possibile dettagliare alcune scelte progettuali. Aldilà dell’acclarata importanza del castello come emergenza storico-culturale, urbana e sociale, la sua posizione strategica consente la messa in rete dei vuoti urbani (come gli spazi pubblici su cui si affaccia) in rete. Il progetto si focalizza sul restauro del giardino e della torre, non senza ripensare alle funzioni da potenziare nel Castello, che è, già, utilizzato come biblioteca, mentre una piccola area è adibita a museo archeologico. Dallo studio dello stato di fatto sono emerse le potenzialità, cioè i punti di forza dell’area, e le criticità, cioè i punti di Fig.2 Foto del Castello allo stato attuale

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12. Focus di progetto


Fig.3 Sezione dello stato di fatto

debolezza, dai quali sono stati desunti gli obiettivi generali del progetto, le successive strategie e poi le azioni progettuali. Le potenzialità riguardano: la caratterizzazione del Castello come monumento e simbolo per la città; la presenza della torre che, oltre ad essere importante dal punto di vista storico, assume un ruolo centrale, perchè cerniera e collegamento tra la strada provinciale e il giardino; la flessibilità d’uso del Castello, che, sempre compatibilmente, può ospitare un polo museale ed una biblioteca e la presenza degli spazi aperti pubblici, come il giardino e le vicine Piazze. Inoltre l’area fa parte

del Parco Regionale di Roccamonfina, sorge in prossimità di antichi tracciati romani e, anche per questo, ha una forte vocazione turistica. Le criticità riguardano: la mancanza di adeguati percorsi pedonali, la carenza di segnaletica e cartellonistica, la presenza di giardini pensili inaccessibili, il degrado diffuso del patrimonio, soprattutto della torre e del giardino, la prezenza di traffico intenso e i conseguenti parcheggi selvaggi, e una mancanza di manutenzione diffusa.

Fig.4 Schema planimetrico riguardante le potenzialità

Fig.5 Schema planimetrico riguardante le criticità

Focus di progetto 12. |

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Dallo studio delle criticità e delle potenzialità sono emersi gli obiettivi generali del progetto che riguardano: la valorizzazione del castello, della torre e delle mura storiche, sia attraverso scelte progettuali più ardite, come il restauro della torre, sia attraverso la valorizzazione delle funzioni esistenti; la creazione di nuovi percorsi pedonali, permettendo il raggiungimento del giardino anche dalla torre, svincolando, così, la fruizione dello stesso dall’accesso obbligato al Castello; il restauro del giardino, per la riapertura al pubblico; la rinnovata cartellonistica, che possa informare i turisti riguardo elementi particolarmente interessanti del tessuto storico; l’abbattimento delle barriere archiettoniche, migliorando l’accessibilità al castello ed al giardino; la regolamentazione dei parcheggi, per permettere un migliore godimento degli spazi aperti; la predisposizione di un nuovo arredo urbano, che parta dal rimodulamento dell’illuminazione, fino a toccare le sedute e le fioriere.

12.2.2 CONCEPT E SCELTE STRATEGICHE

Fig.6 Schema planimetrico riguardante gli obiettivi

Il concept si basa sulle caratteristiche intrinseche del Castello, visto come snodo tra il nucleo storico medievale e quello quattrocentesco, relativo all’espansione del borgo superiore, ma anche tra il tessuto storico ed il paesaggio, di cui si gode, immediatamente alle sue spalle, aldilà della strada provinciale Sessa-Mignano. Perciò il Castello deve mettere in rete, nel progetto, tutti questi elementi, da qui il Castello viene visto come cerniera, da cui si dipana la nuova rete di percorsi che raggiunge tutti i punti

del centro storico, come se fosse il cervello, il meccanismo chiave per l’accesso e il godimento delle aree limitrofe. Il concept si basa, dunque, sul fatto che il Castello è un elemento permeabile, infatti dal paesaggio incontaminato, alla città di recente espansione, si arriva, tramite la torre e, poi, il giardino, al Castello, in cui si riuniscono storia, arte, archeologia, sapere e intrattenimento, per poi arrivare al cuore della città storica, ricca e densa di storia, di luoghi di memoria, ma anche di socializzazione e tradizione.

Fig.7 Schema tridimensionale : Il Castello come snodo

Fig.6 Schema tridimensionale : La rete dei percorsi

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12. Focus di progetto


Fig.9 Schema riassuntivo del concept : il Castello come cerniera

Dal punto di vista strategico, l’attuazione del concept con rispondenza agli obiettivi, risolvendo criticità e valorizzando le potenzialità, avviene tramite: il potenziamento delle funzioni già presenti nel Castello, come quella legata alla lettura e all’esposizione (biblioteca e museo archeologico), con il caffè letterario che si lega ad entrambe le funzioni ed, in più, si affaccia sul giardino panoramico; il restauro del giardino pensile, attraverso la creazione di una serie di terrazzamenti che creano una platea naturale, immersa nel verde, che si affaccia sul paesaggio e da cui guardare eventuali spettacoli teatrali o musicali; il restauro della torre, attraverso l’inserimento di una struttura indipendente in acciaio che faccia sia da consolidamento che da scheletro di un nuovo corpo ascensore che

connetta la quota della rampa a quella del giardino e regga la nuova copertura fatta da listelli di legno che non poggiano sulla muratura; la realizzazione di una rampa-giardino, che connetta la quota stradale a quella della torre, in modo da creare un percorso ascensionale. Il giardino diviene, dunque, uno spazio di verde pubblico panoramico, con funzione flessibile, poichè può accogliere, per la sua particolare composizione, degli eventi di intrattenimento, ed è indipendente dal castello, per il restauro della torre e la realizzazione della rampa. La torre, inoltre, non è solo un elemento di connessione, ma ha anche degli spazi espositivi, poichè il posizionamento dell’ascensore al centro, consente la creazione di un’area espositiva alla quota del giardino ed alla quota della rampa.

Fig.10 Le strategie di progetto Focus di progetto 12. |

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Fig.11 Vista raffigurante il giardino e la torre

12.2.3 RESTAURO DEL GIARDINO E POTENZIAMENTO DEL POLO MUSEALE Il progetto del giardino parte dallo studio di quella che è una delle peculiarità del centro storico, i giardini terrazzati. Basandosi su tale studio e sull’eventualità di creare un giardino che possa, all’occorrenza, essere utilizzato per spettacoli, con il paesaggio suggestivo alle sue spalle, il giardino si sviluppa su quattro livelli, di cui il primo è in parte pavimentato, in pietra lavica, con sedute in pietra composita integrate ed uno spazio esterno dove allocare tavolini e sedute per il caffè letterario. Il primo livello consta, poi , di una zona di verde calpestabile che termina con un cordoletto in pietra, a scandire il successivo livello, posto a 45 cm di dislivello dal primo, per consentire al pubblico di sedersi potendo poggiare comodamente i piedi per terra. Tale livello è concluso a sinistra da una serie di gradini sfalsati e a destra da una rampa che conduce al livello successivo. Lo schema si ripete per ogni livello, con una composizione che si apre a ventaglio verso il Castello, di cui vengono seguite le direttrici per il disegno planimetrico. Il disegno, inoltre, rimanda ad una composizione che, dalla forma regolare, quasi austera del palco con il primo livello verso il basso di terrazzamenti si apre e conduce, naturalmente, verso il castello. Dunque un percorso ascensionale, che comincia con la 284 |

12. Focus di progetto

rampa e conduce, tramite la torre, al giardino, al Castello e, poi, da lì a tutto il centro storico (Piazza Mercato, Via Castello). A destra del disegno planimetrico vi è una gradonata che, dolcemente, conduce a Piazza Castello, connettendo direttamente la piazza con il giardino, oltre che con il Castello. Al giardino, dunque, si accede tramite il Castello oppure tramite la torre, ma la base della torre si trova ad una quota diversa, più alta rispetto a quella di Via Aldo Moro, e questo rende

Fig.12 Schizzo raffigurante il giardino


Fig.13 Planimetria area Castello: la salita Castello è visibile la nuova illuminazione, con contapassi e proiettori per illuminare la facciata; lungo Via Aldo Moro vi è la pista ciclabile di progetto, separata dalla carreggiata da dissuoasori e il percorso pedonale da cui si accede alla rampa; la rampa costituisce un’ascesa alla torre con giardino terrazzato integrato, risultando come un percorso ascensionale in mezzo al verde e riprendendo il tema del giardino pensile, peculiarità del centro storico; la torre è visibile con la sua nuova copertura, in listelli di legno, distanziati tra di loro in modo da essere permeabili e permettere il passaggio ed il filtraggio della luce attraverso di essi; nel giardino si ritrovano i livelli sfalsati dei terrazzamenti, in modo da creare una platea naturalmente voltata al godimento diegli spettacoli, con il realtivo palco in pietra lavica; nella pianta è anche visibile lo spazio esterno occupato dal caffè letterario. Fig.14 Schema funzionale del giardino

necessaria la predisposizione di una rampa. La rampa viene concepita, anche in questo caso, come un percorso tra il verde, come se fosse un giardino fatto da vari livelli di verde, dunque terrazzato, tagliato da un percorso che vi gira intorno, per

condurre alla torre. La rampa non è ,perciò, solo uno sterile collegamento, ma un percorso ascensionale nel verde. Dalla rampa-giardino si accede alla torre, che è visibile in pianta con la sua nuova copertura, in listelli di legno, distanziati tra

Fig.15 Sezione di progetto

Focus di progetto 12. |

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di loro in modo da essere permeabili e permettere il passaggio ed il filtraggio della luce attraverso di essi. Gli aspetti più approfonditi riguardanti la torre verrano dettagliati nel prossimo paragrafo. Per quanto riguarda il Castello, il progetto prevede un potenziamento delle funzioni, dal momento che ha subito dei recenti restauri, rimanendo, tuttavia, in parte inutilizzato. Le funzioni sono, ovviamente, compatibili con la tipologia morfologica e costruttiva del Castello e prevedono: al piano interrato, un archivio, compatibilmente alla funzione di biblioteca; al piano terra vi sono tutte le funzioni legate al museo, quindi sale espositive, pinacoteca, bookshop e caffè letterario, oltre alle funzioni ausiliare e necessarie come i servizi igienici, gli uffici, la reception ed il guardaroba; al primo piano vi sono, invece, le funzioni più strettamente legate alla biblioteca, quindi sale lettura, sale multimediali, depositi, ma anche una sala conferenze (nella quale già attualmente si tengono convegni) ed una zona direttiva con i relativi uffici. Nel nostro percorso, che è comiciato dalla rampa-giardino, passando per la torre, il giardino ed il Castello, non possiamo non trattare dell’illuminazione della facciata principale del Castello, quella che conduce a Piazza Mercato e da essa è visibile in tutta la sua monumentalità. Dalle analisi effettuate sul castello, sia dal punto di vista dell’attuale illuminazione, sia dal punto di vista architettonico-compositivo, è emersa la necessità di illuminare adeguatamente il manufatto, senza abbagliamenti puntuali in alcune zone, che ne snaturano la spazialità. Il concept nasce, dunque, dalla volontà di far emergere le qualità spaziali e

Fig.18 Schema che riassume le intenzioni del progetto illuminotecnico

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12. Focus di progetto

Fig.17 Schema assonometrico delle funzioni poteziate nel Castello

compositive del castello, che di notte tendono a non essere percepite, o percepite in modo sbagliato quando l’illuminazione (come quella attuale) non viene pensata in modo adeguato. A tal proposito, il concept per il castello ducale di Sessa Aurunca, riguarda l’esaltazione degli elementi architettonici emergenti, stabilendo delle gerarchie visive per le quali gli elementi sporgenti come le torri possano risultare più illuminati, mentre la restante parte della facciata possa


Fig.19 Schema riguardante tutti gli step del progetto illuminotecnico

risultare più in ombra, giocando sui chiaroscuri che si vengono a creare tra elementi sporgenti e rientranti. In tal modo la spazialità del castello viene esaltata e l’osservatore, da Piazza Mercato, avrebbe la possibilità di comprendere subito la tridimensionalità del monumento. Il percorso che conduce al castello, attualmente illuminato da corpi illuminanti posti su pali, che abbagliano in modo eccessivo il castello, creando degli eccessi di illuminamento in alcune aree, viene pensato come un percorso di ascensione alla piazza del castello attraverso “fiaccole” che conducono ad

esso. Gli accessi al castello, delineati da ingressi ad arco, vengono pensati come elementi da illuminare dall’interno, in modo da farne risaltare lo spessore e la spazialità architettonica. L’idea di progetto nasce, tuttavia, anche da esigenze funzionali, poiché la luce viene vista come strumento funzionale all’uso del castello, ossia al camminamento delle persone sulla rampa d’accesso, all’ ingresso nel Museo Civico e nella struttura del castello stesso. Lo scopo è quello di tutelare il monumento e attrarre l’attenzione dell’osservatore, in tal modo, la luce diventa un elemento di maggiore coinvolgimento.

Fig.20 Vista notturna del Castello con simulazione dell’effetto provocato dalla nuova illuminazione

Focus di progetto 12. |

287


12.2.4 IL RESTAURO DELLA TORRE La torre è l’elemento fondamentale del progetto, poichè, ancora prima del Castello, si configua come la nuova porta verso il centro storico. Tuttavia, si trova, attualmente, in forti condizioni di degrado, per questo si necessita anche di un restauro delle superfici. Il progetto consta, dunque di tre fasi principali per il restauro della torre. La prima fase è quella che riguarda la rimozione degli agenti degradanti come la vegetazione infestante previo preconsolidamento dei conci lapidei in condizioni di instabilità, la sigillatura delle fessurazioni e la pulitura dei conci lapidei. Tali indicazioni sono puramente metodologiche e necessitano di un progetto più approfondito dal punto di vista delle superfici materiche. La seconda fase riguarda il consolidamento della torre, da attuarsi mediante una struttura indipendente in acciaio inossidabile, che accolga il vano ascensore e gli orizzontamenti degi spazi espositivi, ma che funzioni anche come cerchiatura della muratura. Tale struttura è caratterizzata da pilastri HEB300 in acciaio inossidabile, travi di collegamento IPE300 ad ali parallele ed un elemento di cerchiatura interno in

acciaio. Tale elemento, al quale sono solidarizzate le travi, funziona come consolidamento della torre, ancorandosi alla struttura in acciaio da un lato ed a quella antica della muratura dall’altro. Il collegamento alla muratura avviene tramite barre filettate chiuse da dado esagonale su piastre d’ancoraggio. All’interno di tale struttura, l’ascensore vetrato connette la quota rampa con quella del giardino, protetto da un rivestimento in lamelle di legno che lascia filtrare la luce e richiama la copertura. Il vano ascensore è posto al centro della torre, permettendo di creare intorno ad esso uno spazio espositivo, alla quota della rampa ed alla quota del giardino con piano di calpestio in doghe di legno. La fase tre riguarda la chiusura della torre dall’alto, che avviene tramite l’utilizzo di travi ad arco in legno lamellare, sulle quali sono montate le lamelle lignee, distanziate in maniera tale da far filtrare la luce e consentire il ricambio d’aria. Dunque un percorso ascensionale che tiene conto della preesistenza, integrandosi ad essa, consolidandola e garantendone una funzione compatibile.

Fig.21 Piante della torre con indicazione degli elementi costitutivi e del percorso espositivo

Fig.22 Fasi relative al restauro della torre

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12. Focus di progetto


Fig.23 Pianta e sezione della torre

Focus di progetto 12. |

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